BS110 COLPEVOLE DI INNOCENZA

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Colpevole innoCenza Joseph Teller Immagine di copertina: Gettyimages Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano Questo volume è stato impresso nel settembre 2010 presso la Rotolito Lombarda - Milano CAPITOLO 5 6 7 8 Elegante, pratico, da portare sempre con te solo 5,90 € Rimani aggiornata, consultando il sito www.eHarmony.it come sempre, l’appuntamento è con DUE ROMANZI INEDITI, selezionati per non deludere la tua sete di mistero. tornano completamente rinnovati: a gennaio 2011 i

Transcript of BS110 COLPEVOLE DI INNOCENZA

Joseph Teller

Colpevole innoCenza

Immagine di copertina: Gettyimages

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

Depraved Indifference Mira Books

© 2009 Joseph Teller Traduzione di Marina Boagno

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con

Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Nuovi Bestsellers Special

ottobre 2010

Questo volume è stato impresso nel settembre 2010 presso la Rotolito Lombarda - Milano

I NUOVI BESTSELLERS SPECIAL

ISSN 1124 - 3538 Periodico mensile n. 110S del 16/10/2010

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 369 del 25/6/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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CAPITOLO

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«Allora» disse lei, appoggiandosi su un gomito e sollevandosi sul letto quel tanto che bastava a scoprire un capezzolo, ancora visibilmente turgido. «Che cosa fai nella vita, quando non sei occupato a buttare a terra la gente?» Lei era Amanda. O perlomeno quello era il nome che lui era riuscito a farsi dire nell'ora e venti minuti che era passata da quando l'aveva letteralmente gettata a terra per colpa dell'ec-cessivo impeto che aveva riversato sulla porta girevole della biblioteca pubblica sulla Quarantaduesima Strada. Non che avessero impiegato molto tempo, di quello che avevano tra-scorso insieme, a fare convenevoli o a conversare. In ogni ca-so, non certo gli ultimi venti minuti. «Sono un avvocato» rispose Jaywalker. «Più o meno.» «Più o meno?» «In questo periodo non esercito» spiegò lui. «Che cosa è successo?» chiese Amanda. «Troppo stress?» «No» disse lui. «Mi hanno buttato fuori. Sto scontando un periodo di sospensione di tre anni.» «E per quale ragione?» «Oh, varie ragioni. Ho inventato scorciatoie. Ho infranto re-gole stupide. Mi sono esposto a qualche rischio di troppo. Ho fatto arrabbiare qualche giudice idiota. Le solite cose.» «Un avvocato viene sospeso per questo?» «Così sembra.» Lui non aggiunse altro. Non vedeva la necessità di parlarle

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della più interessante delle accuse, quella di essere riuscito a farsi riprendere da una telecamera di sicurezza su una rampa di scale del tribunale, mentre accettava – o quanto meno non fa-ceva molto per respingere – un estemporaneo gesto di sentita gratitudine da parte di una prostituta per la quale aveva appena ottenuto una sudatissima assoluzione. «Come hai detto che ti chiami?» chiese Amanda. «Non l'ho detto. Ma mi chiamo Jaywalker.» Non si trattava soltanto di un caso di ritorsione, per cui le aveva nascosto una parte del suo nome perché anche lei l'ave-va fatto. In realtà, quello era tutto il suo nome. Harrison J. Walker si era contratto anni prima in Harrison Jaywalker e non molto tempo dopo anche l'Harrison era scomparso. Sicché, ormai da anni era conosciuto praticamente da tutti solo come Jaywalker. «Allora sei tu!» esclamò Amanda, coprendosi con improv-visa pudicizia il capezzolo con un guanciale. «Sapevo che ave-vi un'aria familiare. Ti ho visto sulla sesta pagina del New York Post. Frequentavi quella... quella... ereditiera milionaria as-sassina!» Jaywalker trasalì dolorosamente. Tre anni prima, se qualcu-no gli avesse chiesto di descrivere come si immaginava l'infer-no, avrebbe senz'altro risposto Apparire in un programma te-levisivo, oppure, Finire sulla sesta pagina del New York Post. E grazie a una breve, infuocata e non esattamente discreta re-lazione con una cliente di nome Samara Tannenbaum, era riu-scito a raggiungere non uno, ma entrambi quegli onorevoli o-biettivi, e nel breve spazio di una sola settimana. «Già» ammise rassegnato. «Ero proprio io.» Amanda scoppiò in una risata, gettando la testa all'indietro, con il viso incorniciato dai capelli biondi dal taglio corto e ri-cercato, in quella che sarebbe potuta essere la posa di una mo-della. Entrambi i seni rimasero scoperti causando una decisa crescita dell'apprezzamento di Jaywalker per lei. «E allora dimmi, signor avvocato famoso» riprese Amanda.

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«Qual è la tua parcella per un caso di guida in stato di ubria-chezza?» «Zero» rispose Jaywalker. «Sono sospeso, ricordi?» «Va bene, ma per quanto tempo ancora?» Jaywalker si strinse nelle spalle. «Non lo so. Sette mesi. Forse otto.» Il fatto era che non stava esattamente contando i giorni. An-zi, negli ultimi tempi aveva cominciato a prendere in seria considerazione l'idea di prolungare la sospensione per altri tre anni. Anche se, per quanto essere escluso dalla professione le-gale fosse stato piacevole, il suo conto in banca stava rapida-mente precipitando verso lo zero, rendendo quella decisione assai difficile. «E se non fossi sospeso?» Jaywalker tornò a stringersi nelle spalle. «Non saprei. In genere chiedevo qualcosa intorno ai duemi-lacinquecento, tremilacinquecento... una cifra del genere.» E nonostante tutto, si ritrovò a esaminare tutte le possibili variabili, esattamente come era abituato a fare. Per prima cosa bisognava stabilire se si stava parlando di un patteggiamento o di un processo. In secondo luogo era importante la sede. Una causa per guida in stato di ubriachezza a Manhattan, nel Bronx o a Brooklyn non era nulla di complicato. Se Amanda era stata sottoposta al test dell'etilometro ed era risultato un valore non troppo alto, ci sarebbero state buone possibilità di patteggiare una condanna per guida in stato di menomazione o forse anche solo di guida imprudente. Un paio di udienze sarebbero basta-te. A Queens e Staten Island, in genere, la cosa era più diffici-le. A mano a mano che ci si addentrava nelle contee vicine – Westchester, Nassau e Suffolk, dove si verificavano meno casi – i procuratori distrettuali diventavano considerevolmente più duri e potevano permettersi di insistere per patteggiare il mas-simo della pena. Non che facesse molta differenza, comunque. In ogni caso si trattava di una multa o di una sospensione della patente – o, nel peggiore dei casi, il ritiro – della condanna a

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seguire un corso di guida sicura di un giorno e di un sostanzio-so aumento del premio dell'assicurazione. In altre parole una bacchettata sulle dita e un alleggerimento del portafoglio. «Sei stata arrestata?» chiese Jaywalker ad Amanda. «E sei stata sottoposta all'etilometro?» Non aveva proprio potuto trattenersi dal porre quelle do-mande. «Oh, no» replicò Amanda scuotendo energicamente la testa e trasferendo il movimento ondulatorio anche a... ecco, ad altre parti del suo corpo. «Non si tratta di me.» «Ah, no? E di chi stiamo parlando, allora?» «Di mio marito.» Jaywalker si alzò a sedere, cercando con la mano i pantaloni con gesto quasi automatico. Il suo livello di apprezzamento si era, tutto a un tratto, drasticamente ridotto. Un fatto davvero curioso. «Non ti preoccupare» lo rassicurò Amanda. «Non è che lui sia sul punto di entrare e beccarci insieme, o cose del genere.» «Come lo sai?» «Perché è in prigione. Con una cauzione di cinque milioni di dollari. Ecco come lo so.» Jaywalker si rilassò appena. «Cinque milioni di dollari» ripeté. «Dev'essere stato un gran brutto caso di guida in stato di ubriachezza.» «Infatti» confermò Amanda. «Sono morte nove persone.»

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