BS novembre 2007 - Salesians of Don Bosco

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RIVISTA FONDATA DA S. GIOVANNI BOSCO NEL 1877 Novembre 2007 Mensile - Anno CXXXI - nr. 10 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD Spedizione nr. 10/2007 DESTINAZIONE PACIFICO (pag. 12) LA CITTÀ PERDUTA (pag. 16) PASTORE NELLE ISOLE DEL RE (pag. 18)

Transcript of BS novembre 2007 - Salesians of Don Bosco

RIVISTA FONDATADA S. GIOVANNI BOSCONEL 1877

Novembre 2007Mensile - Anno CXXXI - nr. 10Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PDSpedizione nr. 10/2007

DESTINAZIONE

PACIFICO(pag. 12)

LA CITTÀ PERDUTA

(pag. 16)PASTORE

NELLE ISOLE DEL RE

(pag. 18)

RIVISTA FONDATADA S. GIOVANNI BOSCONEL 1877

Novembre 2007Mensile - Anno CXXXI - nr. 10Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PDSpedizione nr. 10/2007

DESTINAZIONE

PACIFICO(pag. 12)

LA CITTÀ PERDUTA

(pag. 16)PASTORE

NELLE ISOLE DEL RE

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NOVEMBRE 2007 BS

Dio, amantedella vita,come vie-

ne definito dall’au-tore del Libro del-la Sapienza, nonè soltanto il suocreatore e il suosostegno, è an-che il suo futu-

ro. È appunto questa pro-spettiva di una vita senza fine che lorende attraente e convincente e, dipari passo, quello che riempie di si-gnificato l’impegno umano per pro-muovere la vita, difenderla, educare aessa. A poco servirebbe una vittoriasulla morte, come oggi si pretende difare in forza della scienza, che nonrendesse giustizia ai morti delle ge-nerazioni antecedenti. Fin dal mo-mento della creazione il Creatore si èrivelato come un Dio che ama la vita,la crea e persino la ri-crea dopo lamorte. Tale è il senso della risurrezio-ne. Mentre l’uomo già fin dall’iniziosembra impegnato a provocare lamorte, l’unico che veramente credenella vita e la mantiene anche oltre lamorte è proprio Dio.

� L’anelito dell’uomo di vivereper sempre si è espresso lungo lastoria in modi molto diversi, attra-verso il culto ai morti, la discenden-za biologica e, non meno, attraver-so la ricerca scientifica volta a pro-lungare la vita, sconfiggere l’infer-mità, produrre benessere, maturarela conoscenza di sé. Nella religionedi Zoroastro, la lotta tra il Bene e ilMale, tra Ormuz e Ariman, ha lasua controparte sul piano umano

STRENNA 2007di Pascual Chávez Villanueva

accettata da tutti i gruppi, per esem-pio quello dei sadducei (Mc 12,18).Gesù stesso, negli annunci della suapassione, allude alla sua risurrezione(Mc 8,31; 9,31; 10,33-34). Addiritturanella risurrezione di Lazzaro si eraauto-presentato come la Risurrezio-ne e la Vita (Gv 11,25).

� Ma la grande novità è stata laRisurrezione, che ha scatenato tra idiscepoli una forte resistenza a es-sere creduta, come testimoniano iracconti di apparizioni del Risorto intutti i quattro evangeli. Come crederevivo Colui che avevano visto morirecon un forte grido, confitto in croce eabbandonato da tutti? È del tuttonaturale che trovassero resistenze acredere alla testimonianza di coloroche lo avevano visto vivo dopo lasua morte e solo così avevano vintola propria incredulità. A ragione sidice che la Risurrezione è la paroladefinitiva e definitoria di Dio. La pa-

nel conflitto tra i buoni e i cattivi, eai caduti per causa del bene vienepromessa la risurrezione. Nell’Antico Testamento l’influsso del-la cultura e della religione persianadurante il suo dominio su Israele, dal539 al 333 a.C., lo si può constatarein alcuni libri, come quelli dei Macca-bei e di Daniele, dove per la primavolta si parla di credenti che non esi-tano a sfidare la morte pur di restarefedeli a Jahvé, convinti che Egli nonli deluderà, e si parla implicitamen-te o esplicitamente di risurrezione(2Mac 7,22-23; 12,43; Dan 12,2).

� Certo, c’erano già alcuni altritesti della Scrittura che parlavanoin questo senso, come il Salmo 16in cui il credente esprime il suo can-to di fiducia: “Non abbandonerai lamia vita negli inferi né lascerai cheil tuo fedele veda la corruzione. Mimostrerai il sentiero della vita, gioiapiena davanti al tuo volto, deliziaalla tua destra” (Sal 16,10-11). Ai tempi di Gesù la dottrina dellarisurrezione era ormai patrimoniodella fede israelita, anche se non

AMARE LA VITAIL TRIONFO DELLA VITA

“Perché mai cercate tra i morti colui che è vivo? Egli non si trova qui ma è risuscitato. Ricordatevi che ve lo disse

quando era ancora in Galilea” (Lc 24,5-6).

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L’anelito dell’uomo di vivere per sempre si è espresso lungo la storia in modi molto diversi, attraverso il culto ai morti. Alla fine i cimiteri rimarranno vuoti…

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In copertina:La fobia

delle immigrazioni sembra prendere semprepiù piede, dimenticando

che gli immigrati possonoessere una formidabile

risorsa.Foto: Gabriele Viviani

Novembre 2007Anno CXXXINumero 10

RIVISTA FONDATADA S. GIOVANNI BOSCONEL 1877

Novembre 2007Mensile - Anno CXXXI - nr. 10Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PDSpedizione nr. 10/2007

DESTINAZIONE

PACIFICO(pag. 12)

LA CITTÀ PERDUTA

(pag. 16) PASTORE

NELLE ISOLE DEL RE

(pag. 18)

Mensile di informazionee cultura religiosa editodalla Congregazione Salesianadi San Giovanni Bosco

Direttore:GIANCARLO MANIERI

CHIESA10 Quo vadis Europa? (12) di Silvano Stracca

FMA12 Destinazione Pacifico di Maria Antonia Chinello

VIAGGI16 Angkor Wat la città perduta di Giancarlo Manieri

MISSIONI18 Pastore nelle isole del re Salomone di Giovanni Eriman

RUBRICHE2 Il Rettor Maggiore – 4 Il punto giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nelMondo – 14 Prima Pagina 1 – 15 Il mese – 20 Laetare et benefacere… – 21 Prima Pagi-na 2 – 22 Libri – 23 Primo Piano/Focus

rola definitiva, vale a dire l’ultimaperché, avendo risuscitato Gesù daimorti e avendo sconfitto la morte persempre, ormai non ha più niente dadire, cioè da operare. La parola defi-nitoria perché riportando in vita unmorto che gli era stato fedele sinoalla fine, si è rivelato come un Dioche ama la vita, la crea e la ri-creaquando l’uomo la perde per Lui.

� Questa è in fondo la BuonaNotizia – buona perché gioiosa,splendida, bellissima –: la morte nonè l’ultima parola. La risurrezione cidice che Dio non delude la fede deisuoi credenti, non li abbandona allavergogna della tomba, ma li rialza eli riempie di vita e gioia senza fine.La risurrezione perciò non è unaverità da credere per l’aldilà. Èsoprattutto una nuova possibilità divivere, passando sin d’ora dalla mor-te alla vita se amiamo, conformandosempre di più la nostra vita a quelladi Gesù, l’unico che finora ha vintoalla grande la morte.Rallegriamoci, dunque, e viviamodonando la vita per riaverla inpienezza. Così potremo cantarein eterno: “Alleluia!”. �

È possibile leggere in anticipoil prossimo numero, collegandosi

al sito Internet:http://biesseonline.sdb.org

Redazione: Maria Antonia ChinelloNadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco LeverNatale Maffioli - Francesco Motto - Vito OrlandoSegreteria: Fabiana Di BelloCollaboratori: Severino Cagnin - Ernesto Cattoni Graziella Curti - Enrico dal Covolo Carlo Di CiccoBruno Ferrero - Cesare Lo Monaco - Giuseppe MoranteVito Orlando - Marianna Pacucci - Gianni RussoRoberto Saccarello - Fabio Sandroni - Arnaldo ScaglioniSilvano StraccaFotoreporter: Santo Cicco - Cipriano DemarieChiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo OdorizziGuerino PeraProgetto grafico: Pier BertoneImpaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino

Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,più di quelle in cui operano i salesiani.

Direttore Responsabile: Antonio MartinelliRegistrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova

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Dio non delude la fede dei suoi credenti, non li abbandona alla vergogna della tomba, ma li rialza e li riempie di vita e gioia senza fine.

Pino Santoro: “Soffio di Vita” (Computer art).

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di Carlo Di Cicco

L’ascolto viene prima e oggi, daparte di molti genitori o educatoripremurosi e coscienziosi, non

manca. Il difficile è dare risposte.Sempre più difficile darle ai giovani.Quanto più essi sono diventati esigentie audaci nelle domande, tanto più ildialogo si riduce all’ascolto. Ascoltare,è tanto, a volte moltissimo in contestidove la comunicazione esteriore èdivenuta ossessiva e dove cattedre e pulpiti che ci riversano addossocascate di parole dal saporepubblicitario si sono moltiplicatiall’inverosimile.

� È per questo desiderio incomprimibileed esistenziale di silenzio che i giovanicercano incontri dove le parole nonsiano così tante ma dove lacomunicazione sia viva, vitale,accogliente, non giudicante. E allostesso tempo efficace, non sterile. I guaie le cause di sofferenza dello spiritoprima ancora del corpo sono divenuti un ginepraio, la complessità è il vestitodella festa moderna. Mettere insiemecomplessità e senso di precarietà, vogliesconfinate del cuore e mercificazioneche tutto sgualcisce in poche ore, rendela vita frequentemente un guazzabuglio.E sentendosi annegare, perdere,sconfitti, depressi, delusi, amareggiati, i ragazzoni e le disinibite ragazzevogliono risposte per una svolta di vita.Risposte che diano senso nuovo aldover vivere quotidiano, al dovereaffrontare responsabilità in una societàche sempre più ti controlla, ti giudica, ti valuta, assegna punteggi per darti unlavoro qualsiasi, per capire se puòfidarsi di te, per cogliere la misura dellatua disponibilità a fare le cose richiesteda sistemi piccoli e grandi. Irrilevante,invece, essere come ci si sente dentro il proprio cuore.

� Stiamo parlando della sofferenzaesistenziale della gioventù. Che il luccichio mediatico, e lo sfolgorio del mercato con le sue ricadute dibenessere o di emarginazione nonhanno stemperato, ma di moltoaccresciuto.È che gli stessi adulti si trovano impigliatinelle stesse dinamiche che mettonoinquietudini perfino mortali ai giovani.

E trovare risposte che parlino al lorocuore diventa un bell’impiccio. Ne sannoqualcosa quegli psicologi che non hannoridotto il loro mestiere solo a fonte dellapropria sussistenza. Essi misurano conmano quanta fatica e quanta attesasono richieste per guarire le ferite deigiovani che pure sperano e investono,affidandosi alle moderne scienze dellamente. E gli stessi genitori meglioanimati provano in modo sfacciatol’impotenza di fare qualcosa di vitale peri propri figli, le persone che più sono peressi ragione di vita.

� Il ricorso ai farmaci, per i tanti infeliciche non si rassegnano ad assumere dase stessi qualche droga per sfuggire allapresa mortale dell’inappetenza di vivere,è in parte una bella trappola che laricetta medica cerca di garantiretranquillizzando le paure di possibilidipendenze.Resta forse la religione. Ma che non siaessa pure imbonitrice e basta, che nonsia una spinta verso la regressione dipratiche rituali anziché un taglio delnodo gordiano che ci lega ai formalismi,per librarci verso Dio. Ma se questo Dionon ha già sconvolto le vite degli adultifacendoli approdare a nuove rive, lerisposte ai giovani saranno insipidecome il sale scipito. Se ogni educatorecredente non si è seduto alla tavoladella locanda di Emmaus dove i duediscepoli, spaventati dagli eventidrammatici, Lo riconobbero e i loro occhisi illuminarono trovando il senso delvivere e del morire, le risposte educativerestano alla porta del cuore dei giovani.Non entrano e non guariscono.

� È diventato arduo rispondere aigiovani. Ma sono le loro domande chedevono spingere il mondo degli adulti e degli educatori a esaminare il bagagliodelle risposte che il sistema famiglia, ilsistema sociale, il sistema religioso offre.Forse queste risposte sono in buonaparte appropriate ma siamo forse noistessi che dobbiamo delle risposte aigiovani, ritrovare ragioni per aiutarli avivere sapendo che cosa fare dellapropria libertà, per gioire dell’essere vivi,scoprire senso nel pensare agli altricome la sola via di ritrovare se stessi e incontrare l’amore. �

LA RISPOSTAE L’ASCOLTOL’ascolto non è solo importante, è essenziale, vitale. Non solo da parte dei giovani, ovviamente. Più importante è l’ascolto dei giovani da parte dei genitori. Sull’ascolto reciproco si giocanol’approccio e la convivialità.

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IL PUNTO GIOVANI

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aspettava, deve aver fatto sal-tare la mosca al naso e larabbia in corpo a parecchianticlericali. Nel documentario, inoltre, vie-ne citata l’istruzione “Crimessollecitationis” (c’è anche inInternet) del 1962 (noti la da-ta), facendo capire che queldocumento tende a coprire idelitti omosessuali e di pedofi-lia dei preti. Ancora una pa-tente falsità. L’istruzione su74 paragrafi solo in quattroparla delle relazioni omoses-suali, e una riga, nemmeno in-tera, dedicata alla pedofilia. Enon è nemmeno vero che ilprete che denuncia degli abusisessuali è scomunicato, comefa intendere la BBC, è esatta-mente l’opposto: è denunciatochi non li denuncia! Alla fac-cia della conclamata serietàdella BBC e... della verità!

A SHLEY, THE PIL-LOW ANGEL. Caro

direttore, lei ha sentito parlaredel cosiddetto “Angelo delcuscino”, la ragazzina cui igenitori e i medici hanno de-ciso di bloccare il progressofisico all’età di 6 anni per tut-ta la vita? Qui a Parigi se ne èparlato molto [...] Che cosane dice la morale cattolica?

Maria Grazia, Parigi

Ho sentito e ho letto, Signora.Mi pare di ravvisare una“anomalia” di fondo nel ra-gionamento che è stato fattoper “giustificare” un inter-vento tanto “devastante” suuna bambina che certo nonpoteva esprimere un suo pa-rere, né minimamente opporsial “trattamento”. Leggo chela motivazione di fondo deigenitori è che “se fosse di-ventata una donna adulta,prendersi cura di lei sarebbestato un calvario”. E ancora“invecchiando, l’assistenza sisarebbe fatta sempre più dif-ficile”. Sembra, da queste pa-role, che l’intervento sia statofatto tenendo conto più del di-sagio degli altri che di quellodella bambina. Non credo siala prospettiva giusta. Anzi miappare decisamente pericolo-

dofilia dei preti sono di com-petenza “esclusiva” dellaChiesa. Ah, sì? Quindi, loStato è proprio liquidato [...].

Franco, Teramo

Caro signore, credo proprioche lei sia “molto” male infor-mato. Sicché i preti la passanoliscia! Quando mai? I preti so-no trattati peggio dei laici.Avendo, diciamo così, unadoppia appartenenza, essi in-vece che a un giudizio sonosottoposti a due giudizi, quellodel Diritto Canonico come ec-clesiastici e quello del Dirittocivile come cittadini. Insomma,si beccano non una, ma duecondanne, se proprio vuole sa-perlo. E questo, secondo lei,sarebbe un privilegio? Beh,penso che ne farei volentieri ameno. E anche lei, credo. Quanto poi al “documento se-greto” messo in onda dallaBBC, quel video/dossier è“falso e tendenzioso”. Diceper esempio che il documentoche parla dei delitti dei preti(“De delictis gravioribus”) èsegreto. Non è vero: è pubbli-co e palese. Se la prende conpapa Ratzinger che lo avrebbecompilato. Falso anche que-sto: si tratta della lettera apo-stolica “Sacramentum sancti-tatis tutela” di Giovanni Pao-lo II del 30/04/2001. Ratzingersi è limitato a promulgarla. Ancora, la BBC insinua chequel documento esorti i vesco-vi a sottrarre i preti che simacchiano di “delicta gravio-ra” (crimini più gravi) allagiurisdizione dello Stato làdove afferma che questi delittisono di “esclusiva pertinenzadella Congregazione per laDottrina della Fede”. È solouna miserabile barzelletta.Anche un ignorante compren-de che la frase non significache bisogna sottrarli allo Sta-to ma semplicemente agli altritribunali ecclesiastici, perchéin casi simili è competente so-lo il tribunale della Dottrinadella Fede. Conclusione: ildocumentario della BBC è unfalso clamoroso. Quel che èvero è che la Chiesa è sottoattacco... il milione di personeal Family Day, che nessuno si

“consegnato” la propria vita,fino al martirio. Per costoroGesù e Maria vengono primadei propri familiari, prima delpadre, della madre, della mo-glie, dei figli, secondo il dettodi Gesù stesso: “Chi ama ilpadre e la madre più di menon è degno di me”. Beh, ioragiono così: se dipingesseromia madre come una prostitu-ta, capolavoro o no, quantomeno li denuncerei per dannimorali. Per un “imbecille” in-dirizzato in un momento dirabbia all’imprudente che tiha sorpassato in macchinasulla destra rischi di finire intribunale, per l’abbandono diun cane arrivano multe sala-tissime e c’è chi addiritturaauspica la galera per quei“delinquenti” che abbandona-no “il miglior amico dell’uo-mo”; e tutti plaudono... Cristovale meno di un cane? Perchémai, per un insulto lacerantefatto a milioni di persone (icattolici sono centinaia di mi-lioni) si passa per bigotti re-trogradi se si denuncia la co-sa, se si grida allo scandalo,se si esige una rettifica? Soloperché si punta il dito controcerti manufatti che qualcunoha dichiarato opere d’arte?Esiste forse una norma checancella la “responsabilità”di chi insulta o ammazza, soloperché lo fa “con arte”? Gliartisti sono soggetti a una mo-rale diversa? Loro possonociò che io non posso? Allafaccia dell’uguaglianza! Emeno male che nelle aule deitribunali c’è (o c’era) scritto“La legge è uguale per tutti”e, che io sappia, non è maistata completata con l’orwel-liano “ma qualcuno è piùuguale degli altri”.

I FALSI DELLA BBC.Caro direttore, […] quando

succede qualcosa ai preti, oper riff o per raff la passanoliscia, mentre noi laici siamosenza remissione bollati dalleleggi. È un’ingiustizia [...].ah, un’altra cosa: ha visto ildocumentario della BBC [...]“Sex crimes and the Vati-can”? dice che i delitti di pe-

L ETTERE AL DIRETTORE

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M A QUALE ARTE?Caro direttore […] e

via! Domenica a messa il no-stro parroco ha gridato alloscandalo, e so quello che scri-vo […], ha gridato, urlato, pervia di qualche soggetto sacro– Papa compreso – “messo inmostra e spacciato” come ca-polavoro. Le virgolette indi-cano le parole del suddettoparroco. In fin dei conti, se èarte, e pare che lo sia, l’hagiudicata tale anche Sgarbi...Che si vuole fare come i mu-sulmani? […] Il parroco sem-brava assatanato [...].

Flavio, Lodi

Caro Signore, per che cosaprecisamente era “assatana-to” il parroco? Per papa Rat-zinger in giarrettiera e tanga?Per il Crocefisso trattato an-cor peggio? O per il quadrodella Vergine di cui mi vergo-gno a scriverne? Tutte aberra-zioni sacrileghe finite sui me-dia. Purtroppo. Qualche “gu-ru” ha detto che si tratta diarte? Ma che cosa è l’arte? Lericordo che alcuni famosi cri-tici avevano giurato che fosse-ro arte, perché attribuite aModigliani, certe maschere,risultate poi una solenne bug-geratura architettata da tre oquattro studenti buontemponi.In altre nazioni, con diversasensibilità religiosa, lei sa checosa capiterebbe agli autori disimili sceneggiate blasfeme.Vede, caro signore, esiste gen-te – e non è poca – che a Cri-sto e alla Vergine hanno

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OGNI MESECONDON BOSCOA CASA TUAIl BollettinoSalesiano vieneinviato gratuitamentea chi ne fa richiesta.Dal 1877 è un donodi Don Bosco a chisegue con simpatiail lavoro salesiano trai giovani e le missioni.

Per la vostra corrispon-denza:

IL BOLLETTINOSALESIANOCasella post. 1833300163 ROMA Bravettafax 06/656.12.643E-mail: [email protected]

Diffondetelo tra iparenti e gli ami-ci. Comunicatesubito il cambiodi indirizzo.

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suo bene? Ma allora, hascritto qualcuno, perché ai te-traplegici non si amputanobraccia e gambe? Tanto que-gli arti sono solo pesi morti ei pazienti diventerebbero me-glio accudibili...Mi fermo qui. Ma, come puòben constatare, niente è paci-fico, niente è risolto. La mo-rale cattolica rispetta il cor-po, anche quello di un handi-cappato, anche quello di untetraplegico... lo rispetta co-me “Tempio dello Spirito”. Elo Spirito non sceglie corpiperfetti: la sua dimora è do-vunque, per cui ogni corpo èsanto.

C HI SONO LE VDB?Caro direttore […], chi

sono le VDB? Ne sento parla-re ogni tanto, ma... non ne homai vista una!

Jack, Lugano

Ti faccio rispondere da unadi loro. Potrei anche essere la perso-na che ti è accanto... No, nonti guardare intorno per vede-

re se trovi qualcuna vestita inmodo particolare, o conqualche segno che ti permettadi identificarla: sono vestitain modo assolutamente nor-male, anzi mi piace vestiresportivo, adoro le scarpe datennis e i jeans! Mi piace lamusica: ascolto volentieriquella di De Andrè, ma nonsolo. Se ti stai chiedendo checosa ci sia di strano nellamia vita, ti rispondo: assolu-tamente niente. C’è solo chesono una VDB! Ti aiuto a de-cifrare la sigla: Volontaria diDon Bosco. Ho scelto di vive-re come consacrata secolarenel mondo con lo spirito sale-siano. Continuo a insegnarein un liceo, a vivere con lamia famiglia (che non sa nul-la della mia scelta), frequen-to i miei amici, coltivo qual-che hobby, mi piace viaggia-re. Che cosa c’è di diversonella mia vita? Apparente-mente nulla (ecco perché, an-che se continui a guardartiintorno non vedrai nulla distrano incrociando il miosguardo), ma la scelta miporta a vivere con uno stileche spero sia di testimonian-za, che mi permette a volte diessere una voce fuori dal co-ro, anche se il “coro” mi ac-cetta tranquillamente perchénon sospetta nulla. A volte,mi penso come un’automobi-le con motore “truccato”(dalla scelta per Dio), con uncarburante speciale (lo spiri-to salesiano), con vetri oscu-rati (per la riservatezza), macon la musica del sistemapreventivo e dell’amore per igiovani. Mi piace anche lacomplicità che talvolta sicrea con alcune sorelle,quando ci si incontra in luo-ghi normali, tra persone chenon sanno nulla di noi. In-somma eccomi, esisto! E ti horubato qualche minuto perfartelo sapere. Ciao.

sa. Difficile dire dove possa-no condurre queste premesse,tant’è che non pochi hannoparlato di eugenetica, di pra-tiche per sterilizzare i defi-cienti... (tristi riferimenti hi-tleriani). “L’abbiamo fattoper evitarle dolori e sofferen-ze”, hanno dichiarato i geni-tori. Se questo è il principiomorale ispiratore, allora gliinterrogativi sono laceranti:per evitare la sofferenze sipuò sterilizzare, mutilare,bloccare la crescita, uccide-re? – mi ha scritto un signore– E ha aggiunto che sonoscalini di una scala che nonsi sa dove possa terminare.Già, dove porta questa scala?Chi stabilisce quando fermar-si? E in base a che cosa? Lavita... ha valore solo quellasenza dolore? (e i malati?);solo quella razionale? (e i ca-ni a favore dei quali ci si bat-te ferocemente?); solo quellaperfetta? (ma dove abita laperfezione?). Qual è la diffe-renza tra la vita di un’eternabambina handicappata equella di una adulta handi-cappata? L’hanno fatto per il

Non ci è stato possibile pub-

blicare tutte le lettere perve-

nute in redazione. Ce ne

scusiamo. Provvederemo a

suo tempo alla pubblicazio-

ne o alla risposta personale.

APPELLIHo 58 anni, sono sola, cercoamiche coetanee, possibil-mente della mia città, per in-staurare sane e sincere amici-zie. Filippone Mariangela,Via Andrea Cesalpino 35,Palermo.

Vendo mia biblioteca di li-bri di religione cattolica,psicologia e filosofia, pernecessità di spazio ed eco-nomiche. Abate Vincenzo,Corso Umberto I 125,84098 Pontecagnano (SA).Tel. 329/71.44.337, e-mail:[email protected].

Sono una signora sola di 70anni. Vorrei corrisponderecon persone della mia etàper reciproca compagnia,residenti a Bologna o din-torni. Landi Anna Maria,Via Mazzini 40, 40046Porretta Terme (BO).

Sono un ragazzo di 23 anni edesidero conoscere ragazze20/26 anni della Campaniache come me amano le cosesemplici. De Campis Maria-no, Via Torrione San Mar-tino 21, 80129 Napoli, e-mail: [email protected].

Ringrazio suore e sacerdotiche mi vorranno inviare san-tini antichi, inoltre scambioanche con privati. MarinoLiberato, Via Molini Idrau-lici 10, 80058 Torre Annun-ziata (NA).

Hi, my name is Beatrice. I’m29 years old and I live in Italy.I’m Catholic and I’m lookingfor pen pals to exchangefriendship and culture. I speakItalian, English and someSpanish language. All friendsare welcome to respond. Thisis my address: Beatrice Roul-ph, Corso Galliera 12/24 sc.sx, 16142 Genoa (Italy).

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MACERATA, ITALIA

LAUREA HONORIS CAUSA

L’Università di Macerata haconferito la Laurea HonorisCausa in Scienze della For-mazione a don Lamberto Pi-gini, un prete singolare, im-prenditore della carta stampa-ta, inventore dei fumetti in la-tino e in altre lingue, presi-dente della Rainbow spa, lasocietà che ha inventato leWinx, fatine modaiole chehanno avuto l’onore di un

CHIMPAY, ARGENTINA

UNA STRAORDINARIA DOMENICAORDINARIA

IN ITALIA NEL MONDO&

della beatificazione delfiglio di Manuel Namun-curá, gran cacicco deiMapuche, il 19enne Zef-firino, o Ceferino, comelo chiamano e invocanoin Argentina. Sarannopresenti tanti salesiani,tra gli altri tutti gli ispet-tori d’Italia e di Argenti-na oltre al Rettor Mag-giore e vari membri delConsiglio Generale.

In questo mese di novem-bre, precisamente domeni-ca 11, la 32a del tempo li-turgico chiamato “ordina-rio”, sarà una domenicadel tutto straordinaria perla congregazione e l’interafamiglia salesiana, soprat-tutto quella argentina. IlSegretario di Stato di SuaSantità, cardinale TarcisioBertone, salesiano, sarà aChimpay per la cerimonia

Il Bollettino Salesiano dedicherà una serie di articoli a partire da gennaio2008 a questo figlio della pampa patagonica che ha saputo riempire di sé ilcuore dei suoi connazionali, tanto da poter affermare che ben prima di essereufficialmente riconosciuto dalla Chiesa tra i beati, il giovane mapuche è statofatto santo “a furor di popolo”.

film, in uscita proprio alla fi-ne di novembre. L’Unioneexallievi salesiani gli ha con-ferito la tessera di “SocioOnorario”. Il perché lo spiegalo stesso don Lamberto chel’ha gradita moltissimo: “So-no stato alla scuola di ungrande salesiano – don Anto-nio Paolone – e grande orga-nizzatore… ho ricevuto un in-segnamento preziosissimo cheha indirizzato la mia vita diprete. Ho conosciuto e apprez-zato nella mia vita tantissimisalesiani qui, ma anche fuoridi qui, a Tokyo, a San Paolodel Brasile, a Barcellona…”.

PREGANZIOL, ITALIA

INVITO AGLI EXALLIEVI

Qualcuno ricorda con tanto af-fetto gli anni passati a studiarein una scuola salesiana che, or-mai maturo professionista, citiene a farlo sapere, sperandodi incontrare qualche ex comelui con il quale scambiarequattro chiacchiere di ricordi.Ma il signor Ugo (il nome èquello vero), pur viaggiandocon un camper “targato” DonBosco ritorna, su e giù per l’I-talia, dichiara di non avernemai trovato nessuno. “Possibi-le? Siamo centinaia di mi-gliaia!”, scrive un po’ sorpre-so. Il signor Ugo ha ragione:per certe cose non bisogna farei modesti, fatevi riconoscere!Don Bosco è una bandiera perquanti l’hanno conosciuto eamato. (Trebbi Ugo)

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reda-

LORETO, ITALIA

60 ANNI DIGENEROSITÀSACERDOTALE

Ha celebrato 60 anni di sa-cerdozio nella basilica laure-tana don Gaetano Scrivo, giàispettore, consigliere genera-le per la pastorale giovanile

JUINA, RONDONIA,BRASILE

LA SCOMPARSA DI UN GRANDE

Il 2 agosto è morto improvvi-samente, stroncato da un in-farto, il vescovo salesiano diJuina monsignor Franco Dal-la Valle, amatissimo dal suoclero e dal suo popolo per labontà del suo cuore, la gene-rosità del suo servizio, lapredilezione per i più biso-gnosi. Nella sua città ha fat-

(1965-1971) e vicario del Ret-tor Maggiore (1971-1990), af-fiancando con quest’ultimoincarico due superiori genera-li, don Luigi Ricceri e donEgidio Viganò. A Loreto han-no concelebrato una sessanti-na di salesiani provenienti daben sette regioni oltre al car-dinale José Castello Lara e al-l’arcivescovo del luogo mon-signor Gianni Danzi.

to tutto da zero. Attraversol’Associazione “Carlo Mar-chini Onlus” che, si può dire,aveva adottato la sua diocesi,ha costruito uno studio denti-stico, una grande scuola, l’a-silo “Vasco Papa”, la chie-sa dedicata alla Vergine diLourdes, un grande oratorionel barrio Palmiteira. Il suoamore per le tradizioni e lacultura delle tribù del luogolo ha portato a fondare unmuseo interattivo, frequenta-to da scuole e privati: “Mu-seo dos povos da floresta”(Cfr. BS aprile 2003).

FORMIA, ITALIA

NUOVA CHIESAPARROCCHIALE

Eventi musicali, culturali e dispettacolo hanno accompagna-to e dato risalto alla solennededicazione della nuova chiesaparrocchiale del Villaggio DonBosco di Formia. Presenti ilsindaco della città e il neoelet-to sindaco di Gaeta dr. Anto-nio Raimondi, già presidentedel VIS, e altre autorità civili e

religiose, l’arcivescovo di Gae-ta, monsignor Pier Luigi Maz-zoni ha proceduto alla solennededicazione, incastonando nel-l’altare le reliquie di san Do-menico Savio e di santa MariaGoretti, proposti come model-lo di coraggio e di virtù a tutti igiovani d’oggi.

INCONTRO CON I SANTI (io li ho visti così)

di Leandro CastellaniEd. Segno, TavagnaccoUD 2007

Leandro Castellani, regista, haraccontato i santi con la mac-china da presa, l’inchiesta tele-visiva, il racconto radiofoni-co... Ora lo fa attraverso loscritto. Passa in rassegna 6 fi-gure: Antonio di Padova, Tom-maso D’Aquino, Carlo Borro-meo, Don Bosco, Pier GiorgioFrassati, Giovanni XXIII. Lofa con linguaggio chiaro e ac-cattivante. Racconta primacom’è nata l’inchiesta o il film,poi la parte biografica; a volteun dialogo vivacizza la narra-zione. Da studioso e docente dicomunicazione, Castellani sa

cogliere nelle varie figure l’es-senziale, di Antonio la disponi-bilità, di Tommaso la culturateologica, di Carlo il carismadel Pastore, di Don Bosco lascommessa sui giovani, di PierGiorgio la carità, di papa Gio-vanni la rivoluzione del Conci-lio. È un libro che consigliamo.

La cicogna è tornata a volaresui cieli di Roma dopo ilcrollo della natalità negli

anni ’90. Una cicogna sempre piùpoliglotta che preannuncia una“città multietnica” entro il 2020.Non nascevano quasi più nuoviromani e ora le culle hanno ripre-so a fiorire e sono sempre più pie-ne di figli d’immigrati. Su diecibimbi che vengono alla luce nellacapitale, ormai uno è straniero.Questi nuovi piccoli romani d’o-rigine forestiera sono destinati adiventare, fra meno di 15 anni, al-meno un quarto, se non addirittu-ra un terzo, dei futuri cittadinidell’Urbe.

CHIESA

I MIGRANTI…Roma, simbolo di un mondo in

diaspora. Su sei miliardi e mezzo diesseri umani, l’Onu nel 2005 hacontato in 191 milioni i migranti sulpianeta. L’Europa guida la classifi-ca per continenti accogliendone il34%, seguita da Asia (28%) e Ame-rica Settentrionale (23%). In terminiassoluti, le maggiori presenze distranieri in Europa si concentrano inRussia (12 milioni), Germania (10),Ucraina (7), Francia (6,4), RegnoUnito (5,4) e Spagna (4,8). Perquanto riguarda l’Unione Europea,a inizio 2005 si calcolava che glistranieri presenti fossero 26 milioni,dei quali circa la metà provenientida paesi esterni all’UE. L’altra metàè da considerarsi invece migrazione

Roma ha dunque il mondo in ca-sa. Ma quanto ne diventerà di ca-sa? Dalla risposta dipenderà il do-mani che è già dietro l’angolo e dicui l’oggi è pregno. Saprà, Roma,integrare felicemente i nuovi arri-vati grazie alla sua tradizione bi-millenaria di accoglienza e solida-rietà? Riuscirà a trovare il giustoequilibrio tra il rispetto dell’iden-tità propria e il riconoscimento diquella altrui? O romani e stranierisaranno condannati a vivere da se-parati in casa, vittime delle reci-proche paure? Oppure accetteran-no la sfida di una società aperta,con un’abbondanza di potenzialitàche, pur minacciando stili di vitadati per scontati, costringono lepersone ad aprirsi a un nuovo co-smopolitismo?

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QUO VADISEUROPA? (12)La paura dell’altrodi Silvano Stracca

Scat

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L’Europa unita...

“La Chiesa incoraggia la rati-fica degli strumenti internazio-nali tesi a difendere i diritti ditutti i lavoratori e le lavoratricimigranti e delle loro famiglie,e molto sta lavorando per l’in-tegrazione, anche se tanto re-sta da fare” (Benedetto XVI).

Cartina dei flussi migratori.

“Gli immigrati devono veder garantiti tutti i loro diritti” ma, da parte loro, essi devono sapere che diritti e doveri vanno di pari passo.

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48% degli spagnoli considera “ec-cessivo” il numero d’immigrati le-gali nei rispettivi paesi. Richiestiperò se l’immigrazione sia un dannoo un aiuto, opta per il secondo ter-mine il 54% dei francesi, il 53% de-gli spagnoli, il 51% degli italiani, il48% dei tedeschi, il 36% dei britan-nici. Quanto ai clandestini, gli italia-ni guidano la classifica di chi vor-rebbe espellerli (60%), seguiti dabritannici (59%), tedeschi (54%),spagnoli (43%) e francesi, i più tol-leranti (34%). I clandestini sarebbe-ro circa 8 milioni, e aumenterebberoal ritmo di 500 mila l’anno. Concen-trati in maggioranza in Italia (6-800mila), nel Regno Unito (570 mila),in Germania (500 mila) e Francia(300 mila).

DIGNITÀ PER GLI IMMIGRATI

Clandestino “non significa crimi-nale”, ha ammonito il rappresentan-te della Santa Sede durante un re-cente Forum ONU. L’arcivescovoMarchetto ha giustamente ricordatoche gli irregolari “indipendentemen-te dal loro status legale, hanno unadignità umana inalienabile”. E “i lo-ro diritti devono essere salvaguardatie non ignorati o violati”. Gli immi-grati – ha sottolineato – contribui-scono “al benessere del paese d’ac-coglienza” e, perciò, devono vedergarantiti tutti “i loro diritti”. Ma “di-ritti e doveri vanno di pari passo”. Ei migranti hanno “il dovere di rispet-tare l’identità e le leggi del paesed’accoglienza e di lottare per unagiusta integrazione”, e non assimila-zione. L’Europa sa che l’esperienzadella storia dimostra come le migra-zioni siano state più una risorsa cheun problema. Il paese più potente almondo si fonda ancora oggi sullasua capacità di attrarre milioni diuomini, integrandoli. Invece, quasitutti i governi del Vecchio Continen-te enfatizzano i rischi piuttosto chele opportunità. E la diffusa sindromedi difesa dall’estraneo e dall’ignotonon favorisce certo l’integrazione.Così gli europei sono destinati acoesistere in casa con milioni distranieri. Ma una vera convivenzanon è ancora di casa.

(continua)

vono da noi più di tre milioni e mez-zo di stranieri, la metà donne. Quasiil 6%, fra legali e irregolari, dellapopolazione residente. Assieme allaSpagna, l’Italia si avvia a raggiunge-re i numeri delle nazioni europee diantica immigrazione come Germa-nia, Francia e Gran Bretagna. Ed ec-co la vertigine o la paranoia “da in-vasione”. La sensazione di vivere incasa propria come in una fortezzaassediata nasce anche dalla rapiditàdella crescita degli stranieri. In soli35 anni dal 1970, quand’erano appe-na 144 mila, gli immigrati sono au-mentati di 25 volte. Verso la fine delprossimo decennio potrebbero supe-rare i 7 milioni. E intorno alla metàdel secolo varcare la soglia dei 10milioni, mentre gli abitanti dello Sti-vale dovrebbero scendere sotto i 56milioni. Se continuerà la forbice at-tuale fra calo demografico, flussi eriproduzione degli immigrati, appa-re realistico ipotizzare che, in un fu-turo non lontano, l’Italia diverrà ilprimo paese europeo per numerod’immigrati.

L’Italia è paradigma ed epicentrodel declino geopolitico, demografi-co ed economico di un’Europa cheondeggia fra bisogno – riconosciuto– e paura degli “altri”. Le indaginisociologiche mettono a fuoco i sen-timenti ambigui, spesso negativi,degli europei. Il 67% dei britannici,il 55% dei tedeschi e degli italiani, il

“interna” all’Unione. Considerandoanche gli illegali, il totale di immi-grati extra Ue si aggirerebbe sui 15milioni.

È nei due decenni a cavallo delterzo millennio che il VecchioContinente è diventata la regionedi massima attrazione dei flussi in-ternazionali. Italia e Spagna, nel-l’ultimo quinquennio, hanno avutoun’immigrazione più intensa – te-nuto conto delle dimensioni demo-grafiche – di quella assorbita dal-l’America ricca a nord del RioGrande. La persistente debolezzademografica di buona parte delcontinente e la discreta ripresa eco-nomica fanno pensare che l’Euro-pa, per molti anni ancora, conti-nuerà a essere meta di flussi consi-stenti. Se non ci fosse immigrazio-ne, i giovani che oggi hanno tra 20e 40 anni non potrebbero essererimpiazzati dai giovanissimi sotto i20 anni. I secondi sono meno nu-merosi del 30-35% in Italia, Spa-gna, Germania. Altrove il deficit èminore, ma pur sempre notevole.

L’ITALIA COME PARADIGMA

Nel contesto europeo l’Italia è sta-ta protagonista di una rivoluzionecopernicana. Siamo stati, dalla metàdell’Ottocento a quella del Nove-cento, il paese d’emigrazione nume-ro uno. Mezzo secolo dopo, il BelPaese è invece secondo, su scalamondiale, solo agli Stati Uniti quan-to a forza attrattiva sui migranti. Og-gi, secondo stime della Caritas, vi-

Le migrazioni sono più una risorsa che un problema. Il paese più potente al mondo si fonda ancora oggi sulla sua capacità di attrarre milioni di uomini, integrandoli.

Il grande fotografo Sebastião Delgado esprime icasticamente il dramma delle migrazioni.

Da quasi un anno, ormai,tre Figlie di MariaAusiliatrice sono aHoniara, capitale delleIsole Salomone,nell’arcipelagodell’Oceano Pacifico.Isole di sole e di vento, di cieli e di mari infiniti, di giovani e di bambini,sono diventate la loronuova terra di missione.Quasi subito a contattocon il dolore e ladisperazione, le suore e isalesiani si sono fatti “uno”con le popolazioni colpitedallo tsunami nello scorsomese di aprile. Ecco il lorodiario.

che sia con noi in questa nuova av-ventura”. Nei primi mesi, la comu-nità ha vissuto con i fratelli salesia-ni, presenti da 11 anni, e condivi-dendo con loro l’insegnamento nel-la scuola professionale e ponendol’attenzione soprattutto sulla situa-zione della donna che in questa ter-ra non viene riconosciuta nella suadignità e uguaglianza. Nel frattem-po, insieme alla costruzione dellacasa, che già sognano piena di bam-bini e ragazze, le suore si sono tro-vate da subito al centro dell’emer-genza tsunami.

VIAGGIO DELLA MISERICORDIA

L’onda altissima, quasi cinquemetri, si è riversata colpendo parti-colarmente le Isole di Ghizo e Sim-bo, parte della costellazione di isoleche formano l’arcipelago, conosciu-

to per i fondali marini e famoso perle tonnate. Era l’alba del 2 aprile2007, un giorno atteso: i giovanidella diocesi, gestita da 50 anni daidomenicani, si attendevano l’arrivodella Croce dei giovani in prepara-zione alla Giornata Mondiale della

FMA

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DESTINAZIONEPACIFICOdi Maria Antonia Chinello

L’arrivo a Honiara, capitaledelle Solomon Islands datail 16 gennaio scorso. Le tre

suore FMA partono cariche di tantesperanze, attese, trepidazione e de-sideri. Si sono preparate in Austra-lia, da mesi e ora sono arrivate peraprire la nuova comunità dedicata aMamma Margherita, la mamma diDon Bosco. “Ci piace pensare – rac-contano – che, ancora una volta,mamma Margherita abbia acconsen-tito alla proposta di Don Bosco difare da mamma ai tanti ragazzi po-veri delle Solomon Islands, che sisia rimboccata le maniche, che ciabbia aiutato a preparare la valigia,che abbia preso con noi l’aereo, e

Il gruppo di volontari del soccorso in partenza per l’isola di Simbo sulla nave gialla.

Don Capelli con le FMA e gli SDB davanti alla cattedrale distrutta dallo tsunami. Non sapeva ancora che sarebbe diventata la sua cattedrale.

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BS NOVEMBRE 2007

siamo stati investiti anche noi dallapioggia e dal mare mosso, ma poi-ché eravamo a pieno carico la navetagliava le onde senza troppi scosso-ni. Il mattino seguente ci ha salutatoun bel sole, mare calmo e la vista displendide isole tropicali, ricoperteda foreste, con le onde che si frange-vano su spiagge bianchissime.

COME NAUFRAGHINell’avvicinarci all’isola di Simbo,

abbiamo subito visto la gente che,sulle montagne, aveva acceso grandifuochi e sventolavano magliette ostracci, proprio come i naufraghi deiromanzi. Nel girare attorno all’isolaper raggiungere il golfo dove attrac-care abbiamo potuto renderci contodei danni. La nostra professoressa egli altri di Simbo ci dicevano i puntidove c’erano i villaggi dei pescatoried ora non c’era altro che sabbia,tutto lavato via! Una volta attracca-ti, il capo del villaggio ci ha invitatisotto una grande tettoia. Quando lebuone maniere fanno parte della cul-

tura, non vengono dimenticate, nem-meno nel momento del dolore. E fi-nalmente, tutti al lavoro, perché c’e-ra una nave da scaricare... a mano!!!Con i nostri ragazzi e la gente abbia-mo fatto una catena dalla nave allatettoia e ci passavamo la roba, un po’lanciandola (quando era leggera!),ridendo e scherzando, cantando eraccontandoci storie. La “roba” era-no 400 sacchi di riso da 25 kg l’uno,3 mila bottiglie e 100 damiglianed’acqua, 40 balle di vestiti assortiti,100 zanzariere, 50 tende di plastica,pentole, piatti, lampade ed alcunecose personali che la gente di Honia-ra, proveniente da Simbo, ci avevaaffidato per i loro parenti.

VERSO CASASiamo ritornati a Honiara la do-

menica di Pasqua. Abbiamo celebra-to la Risurrezione del Signore contanti motivi di ringraziamento nelcuore. È stata una visita breve ma isorrisi che abbiamo portato e ci han-no regalato gli amici di Simbo e Ghi-zo ce li ricorderemo per sempre. For-se la nostra nave gialla ha illuminatoun angolo di mondo che credeva dinon rivedere mai più la luce. Forseabbiamo ridato fiducia a gente che sicredeva abbandonata. Forse è questoil messaggio che quest’anno la Pa-squa ci ha dato: servire per portarela luce nei cuori stanchi e impauriti,non solo delle vittime dello tsunami,ma di tutti quelli che incontriamoogni giorno sulla nostra strada. Ser-vire i fratelli fa bella la nostra vita eporta gioia dappertutto”. �

Gioventù che il prossimo anno sicelebrerà a Sydney, in Australia.Ventiquattro morti e centinaia di fe-riti, in particolare tra i pescatori, chevivono in villaggi di capanne sullespiagge. La maggioranza delle Isolesono piccole e piatte: si possono im-maginare i danni sia alle capannesia ai campi. L’allarme è scattatoimmediatamente. La scuola salesia-na di Honiara, il Don Bosco Techni-cal Institute, si è subito mobilitata eha “adottato” i cinque villaggi checompongono l’isola di Simbo, dacui provengono una professoressadella scuola e uno studente. È ini-ziata una gara di solidarietà per re-cuperare viveri e generi di primanecessità. Una nave, affittata per tregiorni, ha percorso la zona devasta-ta e ha fatto tappa anche a Ghizo, ilcapoluogo di provincia. Stralciamodal diario di bordo.

“Venerdì mattina appuntamentoalle otto alla banchina del porto. LaM.V. Isabel, la nostra barca era pocopiù che un peschereccio, tutto giallo.Per caricarlo, ci sono voluti i nostriragazzi della scuola, i camion delDon Bosco e quattro ore! [...] Pertutto il viaggio (350 km solo andata)ci ha accompagnato lo spettacolodei pesci volanti. Disturbati dal pas-saggio della nave, saltano fuori dalmare e volano a pelo d’acqua perlunghi tratti prima di rituffarsi. Avolte sono banchi interi, altre singolivolatori; non si smetterebbe mai diguardarli... Sulle isole e anche all’o-rizzonte c’erano temporali; larghestrisce d’acqua scendevano giù dagrossi nuvoloni. Infatti, verso sera

Isole Salomone: visita a un villaggio.

L’isola di Simbo: i fuochi sulle montagne.

L’arrivo a Simbo e la catena umana per scaricare i viveri.

Marco Pappalardo

Quel sabato mattinail telefono squillò,traditore, rubando-

mi il sonno in più preven-tivato. Un trillo insistente,quasi un presagio. Avvertoun groppo al cuore:“Pronto… Un incidente.Non so bene…”. E, dopouna pausa pesante: “Fran-cesca non c’è più!”. Misento come se mi avesse-ro dato un pugno allabocca dello stomaco, unosmarrimento improvvisoe un farfugliare sbigotti-to: “Oh, Dio! Quando?…Fammi sapere…”. La te-lefonata più corta e piùlunga mai ricevuta. Laconversazione via cavo èterminata, ma non losmarrimento, il vuoto crea-tosi e un dolore acuto chenon sai dove si annida,ma lo senti, anche sematerialmente non ti famale nulla. In realtà ti famale tutto. Realizzi subitoche è iniziato un nuovogiorno, sai che sarà piùlungo di altri, e ne ripor-terà alla mente tanti altri.Sarà un giorno pesante diinterrogativi: quanto contano i progetti per l’indo-mani? Quanto i sentimenti, i piani minuziosamentestudiati, i programmi, i sogni… Vale la pena viverecome se si dovesse campare 500 anni? Vale lapena attaccarsi a un amico, un’amica se puoi per-derla di colpo? Oggi ti concedi di sognare in gran-de… già domani i tuoi sogni sono morti.

� Perdere un’amica ti fa guardare il mondo e lavita con occhi diversi, ti dà una percezione surrealedi ciò che ti circonda; sai ciò che è accaduto, macontinui a vivere come uno spettatore in un cinemain cui si proiettano film a tre dimensioni. Capisciche ciò che accade nel mondo di bello o di bruttonon è mai così lontano da te, che può toccarti daun momento all’altro e spesso sconvolgere ognicosa. Ti rendi conto di convivere con il mistero del-la vita e della morte, di essere parte di un progettopiù grande, coinvolto allo stesso tempo nella storiapiù bella e più dolorosa che si possa immaginare.

Scopri in un attimo il sen-so dei “ti voglio bene”,delle serate insieme, delletelefonate, degli incontri –casuali od organizzati –sempre intensi, dei discor-si e dei silenzi, dei sorrisie dei pianti, degli elogi edei rimproveri; insommal’amicizia si presenta intutte le sue forme nel tem-po più doloroso, e così tiviene rivelato il sensovero di ogni incontro chediventa un legame. Impa-ri, e forse riuscirai a farnetesoro per il futuro, che letante occupazioni, i diver-si impegni, la routine, ilquotidiano frenetico nondevono distoglierti dairapporti importanti, dal“tu per tu”, dal non ri-mandare a domani…

� Sì, domani, “un altrogiorno”, mai lo stesso,mai più lo stesso! Nelsonno, a questo punto, tirisveglieresti agitato e su-dato; diresti: “Fortunata-mente era solo un so-gno!”. Nel sonno… ma iosono sveglio, reale, fatto

di sentimenti veri, di fatti che si toccano conmano e che non mutano con un colpo di spugnao con invenzioni sceniche o una dipartita improv-visa. Mi resta la certezza di un dolore lancinanteperché lei non c’è più. Le hai voluto bene amodo tuo, ma sempre in relazione a un Amorepiù grande, che ci comprende tutti e rende com-prensibile l’assurdo. Il mistero in cui sei immerso,a volte buio triste, senza spiragli di senso, ma hasempre con sé una luce che orienta verso “l’albadel terzo giorno”, verso il “chi cercate non èqui”... Allora con tutta la forza ti aggrappi a quel-l’annuncio… Non è qui, non è qui… È fuori dal-l’abbraccio definitivo della morte. E dentro si rav-viva la scintilla di speranza che un giorno potràavvenire di incontrarla ancora, Francesca 28 anni,che se n’è andata senza salutare, che ha lasciatoil mio tempo per immergersi in un tempo “altro”di cui non so nulla se non che è diverso dal mio,perché è di Dio. �

PRIMA PAGINA 1

FRANCESCA NON C’È PIÙ

Torna novembre. S’affollano nella mente e nel cuore i ricordi di chi improvvisamente

ti ha lasciato, a volte senza un addio. Il richiamo dei morti è salutare,

pur se rinnova struggenti nostalgie e impalpabili sofferenze.

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Il grande cimitero del Verano a Roma.

L’ANIMALE FANTASTICODEL MESEIDRASecondo la mitologia greca, ilmostro, figlio di Echidna e Tifòne,viveva nelle paludi di Lerna, pressoArgo, dove faceva la guardia tra ilregno dei morti e il mondo dei vivi.Era raffigurato come un enorme ser-pente d’acqua a nove teste: se neveniva tagliata una, ne ricrescevanodue. Solo Ercole riuscì ad ucciderel’animale, aiutato dal nipote Iolao,che bruciava subito le ferite delleteste recise. Il sangue del mostroera mortale; la moglie di Ercole vibagnò una veste del marito (le erastato detto che era un filtro d’amo-re), provocando la morte dell’eroe.Nel Medioevo, con il nome Idra siindicava un drago con molte teste,simbolo del peccato e della malva-gità. Oggi portano questo nome unacostellazione, alcuni animali acquati-ci e anche attività ed oggetti collega-ti all’acqua, come idraulica, idrosco-pio o (cotone) idrofilo.

VITA DA PAPI • 1° novembre 1503: è eletto Giu-lio II, Giuliano Della Rovere; nel1950, Pio XII proclama il dogmadell’Assunta.• 2 novembre 676: è eletto Dono,romano. • 3 novembre 1529: a Bologna,Clemente VII incontra Carlo V.• 4 novembre 1650: data della let-tera inviata a Innocenzo X dall’im-peratrice Ningsentseso, della dina-stia Ming.• 5 novembre 1439: è eletto l’anti-papa Felice V, Amedeo VIII diSavoia.• 6 novembre 1406: muore Inno-cenzo VII, Cosimo de’ Migliorati, aSulmona.

• 7 novembre 680: sotto Agatone, siapre il III Concilio di Costantinopoliche condanna il monoteismo.• 8 novembre 618: muore Adeoda-to I, Deusdedit, santo. • 9 novembre 1282: Martino IV,scomunica Pietro III d’Aragona;durante il suo pontificato, scoppia-no i “Vespri siciliani”. • 10 novembre 1549: muore PaoloIII, Alessandro Farnese; convocò ilConcilio di Trento.• 11 novembre 1417: il Concilio diCostanza elegge papa Martino V.• 12 novembre 607: dopo nove mesidi pontificato, muore Bonifacio III.• 13 novembre 867: muore NiccolòI, santo; riaffermò l’autorità papale.• 14 novembre 2002: GiovanniPaolo II visita il Parlamento, riunitoa Montecitorio.• 15 novembre 1397: nasce Tomma-so Parentucelli, futuro Niccolò V.• 16 novembre 498: (per alcuni, il19): muore Anastasio II.• 17 novembre 1741: papa Bene-detto XIV firma l’enciclica “Satisvobis” sul matrimonio.• 18 novembre 1302: con la bolla“Unam Sanctam” Bonifacio VIII de-creta la suprema autorità del Papa.• 19 novembre 461: è consacratopapa Ilario, d’origine sarda, santo. • 20 novembre 1761: nasce Fran-cesco Saverio Castiglioni, futuroPio VIII. • 21 novembre 235: è eletto Ante-ro; regnò 40 giorni. Martirizzatosotto Massimino, fu sepolto nellecatacombe di san Callisto. • 22 novembre 1307: Clemente Vordina l’arresto dei Templari e laconfisca dei loro beni.• 23 novembre 1200 (circa): nasceGuy Foulquois, Clemente IV. Allasua morte la sede resterà vacanteper tre anni.• 24 novembre 624: è eletto Teo-doro I, nato in Palestina.• 25 novembre 1881: nasce AngeloG. Roncalli, Giovanni XXIII; indice ilVaticano II. È beato dal 2000.• 26 novembre 399: muore papaSilicio, santo.• 27 novembre 1095: Urbano IIindice la prima crociata.• 28 novembre 741 (per qualcuno il29): muore Gregorio III, santo.• 29 novembre 1223: Onorio IIIinvia a Francesco d’Assisi la letteracon la quale conferma la Regola deifrati minori.• 30 novembre 2006: papa Bene-detto XVI e il patriarca Bartolomeo Ifirmano una dichiarazione comune.

ASSIDERAMENTO

Se si sta a lungo al freddo, il cor-po ne soffre: compaiono intorpidi-mento, barcollamenti, calo dellavista, sonnolenza, sintomi dell’as-sideramento. Evitare di mettereneve sulle estremità e rientraresubito in casa. Il soccorritoredeve portare la persona al caldo,avvolgerla in coperte e metterlanella vasca da bagno, con acquaa temperatura inferiore ai 38°.Non mettere il paziente vicino astufe o al camino, né usare borsed’acqua calda per evitare di dan-neggiare la pelle. Dopo averloasciugato e avvolto di nuovo incoperte, fargli bere bevande cal-de, zuccherate, ma non alcoliche.Se si arresta il respiro, eseguirela respirazione bocca a bocca. Incaso di perdita di coscienza, por-tare la persona all’ospedale.

IL MESEIL MESE

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Savina Jemina

BS NOVEMBRE 2007

Novembre

LA SALUTE DEL MESE

Niccolò I

Martino IV

Gregorio III

Benedetto XIV

Una città nella foresta e gli alberi mangiapietra. La storia di una ex capitaleche sembra volerriemergere dalle suerovine. Milioni di turisti. Le scuole cambogiane in visita. Anche le scuolesalesiane.

e il trampolino di lancio per il recu-pero di una credibilità internaziona-le, compromessa dalle follie di unpassato recente. Non esiste scuolain Cambogia che non programmiun bagno di cultura ad Angkor Wat.Né fanno eccezione le scuole sale-siane, convinte che la visita all’an-tica capitale costituisca una spintaal recupero della propria identità el’orgoglio di appartenere a un gran-de popolo. “Questo che vedono è

nostro vanto e nostra past gloria”,andava dicendo una guida in un ita-liano un po’ rabberciato ma com-prensibile, a un gruppo di veneti edi altri turisti provenienti da varieparti dello Stivale. “Quando il pre-sente è difficile e problematico ilpassato diventa un bene di rifugio”,suggerii un po’ divertito a don Bat-tista. “Proprio così. E non capitasolo ai cambogiani”. “Ecco, l’haibuttata subito in politica!”.

VIAGGI

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di Giancarlo Manieri

Q uella mattina siamo partitiin aereo per il Nord dellaCambogia, meta Angkor

Wat, una delle meraviglie del mon-do, dichiarata dall’Unesco “Patrimo-nio dell’Umanità”, assaltata gior-nalmente dai turisti provenienti daogni parte del globo (pare più di unmilione all’anno), aumentati a livel-lo esponenziale dopo la caduta deikmer rossi. Dai cambogiani è consi-derata la culla della loro grandezza

ANGKOR WATLA CITTÀ PERDUTA

Enormi mascheroni scolpiti dall’alto di incredibili torri di pietrasembravano fissarti con un sorriso beffardo, come se volessero inchiodarti in quel luogo.

Durante il periodo della decadenzala foresta ha assalito strade e edifici e s’è ingoiata la gloria kmer, allungando le sue radici come tentacoli sulle costruzioni.

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BS NOVEMBRE 2007

ne un’opera talmente poderosa esplendida che il suo scopritore, l’e-sploratore francese Henri Mouhot, at-tribuendolo a qualche antico Miche-langelo, scrisse che Angkor Wat è piùgrandiosa di qualsiasi cosa ci abbianolasciato greci e romani. Il potente im-pero incominciò a sgretolarsi verso il1200 dell’era volgare.

BAYONCi fermammo in un posto incanta-

to. Confesso che per un attimo misentii a disagio. Battista rideva: “Beh,che ne dici?”. “Mi sento osservato!”.“È la sensazione che provano tut-ti…”. Enormi mascheroni scolpiti dal-l’alto di incredibili torri di pietra sem-bravano fissarti con un sorriso beffar-do, come se volessero inchiodarti inquel luogo. Erano un po’ dovunque“Sono circa 200!”, spiegava la guida.Erano in effetti un po’ dovunque. “Ve-di, fa più impressione essere guardatida facce giganti ben visibili che esse-re osservati da occhi invisibili… Quitutto è così gigantesco che l’insieme èperfettamente adatto a farti sentire unnulla”. Battista aveva ragione. Pocolontano due giovani bonzi, nel lorocaratteristico costume arancione, se-duti sugli scalini di un tempio, sem-bravano rapiti in estasi. Un attimo e lamia guida personale senza nemmenoche me ne accorgessi va a infilarsi trai due, si siede e inizia a conversare co-me se si conoscessero da una vita.Non mi meravigliai, conoscevo ormaiBattista e le sue improvvise perfor-mance. Ancora una volta dovetti am-mirare la sua inimitabile capacità diriuscire a farsi accettare, entrando su-bito in consonanza con chiunque. Laconversazione estemporanea durò una

decina di minuti. “Che cosa gli haichiesto?”. “Di tutto: l’età, gli studi, lafamiglia, il lavoro e… un parere suAngkor Wat”. “Ecco, questo interessaanche me. Che cosa ti hanno dettodella città morta?”. “Che qui le pietresono vive, parlano, raccontano lastoria dei fulgori della città, narranole imprese dei re e degli dei, custodi-scono la loro antica cultura fino alsuo risorgere, quando nuovamente ildio/re risplenderà sulle rinnovateglorie kmer”. “C’è un luogo di questodio/re?”. “Proprio dietro di te!”. Mivoltai: una scalinata tra le più ripidemai viste terminava in alto in unaspecie di sancta sanctorum, il luogoriservato al dio/re. Qualcuno salivafin lassù, e sembrava più arrampicarsiche salire le scale. “Lassù, continuòBattista, cielo e terra s’incontrano, ildio/re fa da tramite tra i suoi sudditie gli dei”. “Vado a vedere di che sitratta”. Salii con una certa fatica. Mane valeva la pena: il panorama erainimitabile. I due giovani monaci rac-contarono anche come la forza dellanatura ebbe il sopravvento sulla forzanon incanalata, cioè non morale, del-l’uomo e come la giungla lentamentestese il suo sudario sulle follie umane.C’è qualcosa da imparare, pensai.Oggi nella città morta riposa, vinto,intrappolato dagli alberi mangiapie-tra, il delirio di potenza dell’uomo.Ma il grande complesso di Angkortestimonia anche l’infinita, spossantericerca di uno spazio “altro” in cui vi-vere senza il ciarpame inutile dei de-sideri umani. �

LA VISITAEravamo arrivati in taxi dal piccolo

aeroporto della zona, affittandolo peruna giornata a meno di venti dollari.Ci aveva scaricati all’inizio della su-perba entrata della città morta, doveuna fila interminabile di statue d’am-bo i lati del viale d’ingresso accoglie-va e sorvegliava i visitatori. Una cittàimmensa, protetta da un fossato largoquanto un fiume e popolato un tempoda coccodrilli. La foresta che all’ini-zio era un ornamento protettivo dellacittà, durante il periodo della decaden-za ha assalito strade ed edifici e s’è in-goiata la gloria kmer, allungando lesue radici come tentacoli sulle costru-zioni. “È sito archeologico più gran-de, e very very importante e beautifuldi mondo”, s’affannava a spiegare laguida, esagerando un po’ per patriotti-smo. Prima di addentrarci nella giun-gla dei palazzi, la guida tirò fuori dal-la borsetta una bandiera, la spiegò da-vanti agli occhi dei turisti: “Questa ènostra bandiera di nazione. Qui incentro in grande cielo di fuoco An-gkor Wat stilizzata protetta in alto ebasso da blu di canali d’acqua. Peri-metro di grande tempio è 3,6 km”.

Ma Angkor non è un tempio,spiegò poi la guida, è un luogo di piùdi dieci km2 con moltissimi templi ecostruzioni. Camminammo in effettiper ore tra imponenti rovine, colossalistatue, lunghi corridoi, passaggi mi-steriosi, archi, enormi monumenti,pietre scolpite... Veniamo a sapereche l’impero kmer è uno degli imperimillenari che già prima di Cristo do-minava la grande penisola del Siam, eche la grandiosa costruzione di An-gkor Wat, iniziata verso l’8oo dopoCristo e durata quasi 200 anni, diven-

Don Battista va a infilarsi tra due giovani bonzi e con loro inizia a conversare come se si conoscessero da una vita.

Una scalinata tra le più ripide mai viste terminava in alto in una specie di sancta sanctorum…

Don Luciano è di Colognadi Tirano (Sondrio),divenuto salesiano scelse le missioni come campo diapostolato. Fu prima nelleFilippine, poi in Giapponeinfine nelle Isole Salomone.Qui, quando era direttoredella missione di Honiara,la capitale, lo ha raggiunto,inaspettata, la nomina a vescovo. Lo abbiamointervistato.

■ È una diocesi prosperosa?Beh, non la conosco ancora bene.

Se lo era, e forse lo era, ora non lo èpiù dopo le tre devastanti ondate ditsunami dei primi di aprile che han-no messo in ginocchio l’economia eucciso una trentina di persone. Lagente vive ancora sulle colline. Lun-go le coste praticamente non ci sonopiù strutture. È stata devastata anchela cattedrale. Quindi, certamente nontrovo una situazione rosea, ma que-sta è la vita del missionario. Perciònon mi spavento più di tanto: nei po-sti di missione tra le disgrazie si puòdire che ci si vive.

■ Qual è la consistenza delle settenell’arcipelago?

È forte. A fronte del 20% dei cat-tolici, insistono il 40% degli anglica-ni (le isole, indipendenti dal 1978,fanno parte di quel che resta delCommonwealth britannico), il 10%dei battisti e il 7% di avventisti, piùaltre sette minori. Comunque su unapopolazione di 380 mila abitanti euna superficie di 28 400 kmq i cri-stiani sono il 96%. Ma gli abitanti, inmaggioranza melanesiani, sono anco-ra a regime tribale; spessissimo incontrasto tra loro, tanto che dal 1999al 2002 si è combattuta una vera

MISSIONI

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Il 5 giugno u.s. papa Ratzinger ha nominato

PASTORENELLE ISOLE DEL MITICO RE

■ Monsignore, da quanto tempo imissionari sono nelle Solomon?

Dal 1500. I primi a mettervi pie-de furono i padri maristi che lavo-rarono molto bene. Oggi ci sonotre diocesi: quella di Auki fondatanel 1982, quella di Honiara (nel-l’isola di Guadalcanal) che risaleal 1897, e quella di Ghizo erettanel 1959, che sarà la mia diocesi,anche se proprio non ci pensavo.Si estende su un territorio di circa11700 kmq con 102 mila abitantidi cui 11400 cattolici. Più o menoun cattolico per chilometro qua-drato!

Don Luciano aiuta a lavare la testa ai bambini…

Monsignor Luciano Capelli: in questo mese di novembre viene consacrato vescovo di Ghizo.

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BS NOVEMBRE 2007

il salesiano don Luciano Capelli vescovo di Ghizo.

grande emergenza è quella educati-va. Per cui, la presenza dei salesianimi sembra un dono della Provviden-za. Una terza emergenza è la mala-ria, la cui incidenza è altissima. Ec-co anche il perché della mia insisten-za, per costruire un ospedale a Ho-niara. Ce l’abbiamo fatta, grazie aivolontari. ■ Quali sono le altre realizzazionisalesiane?

Abbiamo aperto una scuola a Hen-derson nel 2000: allora avevamo so-lo 16 giovani alunni, oggi invece so-no più di 300. E, badi, non sono gio-vani “comuni”, sono proprio quellipiù bisognosi, quelli rifiutati dallascuola pubblica. Se mi è permessauna battuta, le posso dire che lascuola pubblica è come un ospedaleche cura solo i sani! Abbiamo inol-tre un “Rural Center” e a Tetere unaparrocchia con tre salesiani.■ E che cosa può dire riguardo al-le vocazioni? Esistono candidatiautoctoni?

La situazione è particolarissima aquesto riguardo. Ecco, posso co-minciare con il dire che sì, esistonovocazioni autoctone, ma devono fa-re i conti con la loro tribù e le lorotradizioni. Le spiego. Quando uncandidato raggiunge la maggiore etàè facile che intervenga il capo delsuo villaggio o della sua tribù e glidica: “Ora sta a te mandare avantila famiglia ed essere utile alla tribù.Vieni, sposa la “tale” ragazza (dun-que l’amore c’entra poco) e comin-cia a essere utile alla comunità”.

Ebbene, al capo non si può nemme-no sognare di disobbedire. E addiovocazione!■ Com’è la situazione culturale?

C’è un analfabetismo altissimo, ol-tre l’80%. Le gravi difficoltà per lafrequenza scolastica vengono dal tri-balismo che costituisce un problemaanche per la Chiesa. Lo Stato fa ognisforzo, ma l’abbandono scolastico èdecisamente elevato. Ecco perchévedono di buon occhio la nostrascuola che recupera i più deboli. IlGoverno ci considera scuola modelloe ci ha riconosciuto come autoritàeducativa, tanto che possiamo conce-dere diplomi validi. Qui viene chia-mata “scuola pareggiata”. ■ E com’è la situazione della suadiocesi? Con quanti preti lavora?

La diocesi di Ghizo è quella checonta più isole... Dovrò imparare aguidare la barca! Il territorio è divi-so in cinque parrocchie, con una de-cina di preti e 17 religiose. Insom-ma... ci sarà da rimboccarsi le mani-che, come diceva Don Bosco.■ Quali altre risorse hanno le isoleSolomone, oltre al legno delle sueforeste?

Ovviamente la più consistente è larisorsa alieutica, cioè la pesca, cheperò adesso è in crisi, causa tsuna-mi, e chissà quanto durerà: qui nonsi possiedono le risorse tecnologi-che e i capitali che rimpinguanol’Europa o l’America del Nord. Insecondo luogo la miniera d’oro del-l’isola Guadalcanal, da cui provieneil nome, come le dicevo, dato a tut-to l’arcipelago: Solomon Islands. Eancora l’olio di palma (se ne produ-cono 7000 ettolitri). Però mi lascidire che per noi salesiani le risorsemigliori sono i volontari. �

guerra. Dopo le molte violenze inter-corse, è intervenuta nel 2003 una for-za australiana chiamata eufemistica-mente “di assistenza”. Le difficoltàrelazionali, comunque, sono dovuteanche alla diversità di dialetti cosìdifferenti l’uno dall’altro da essereassimilati a lingue. Nel territorio siparlano 74 lingue diverse.■ Si parla di “isole”, ma quantesono queste isole?

Poco meno di un migliaio. Alcunetuttavia sono solo degli atolli disa-bitati. Il terreno è quasi ovunquecollinare ed è ricco di foreste che,purtroppo, l’avidità di alcune grandinazioni sta distruggendo, essendocostituite da legno pregiato. ■ Perché si chiamano Isole Salo-mone?

Perché il primo esploratore – lospagnolo Álvaro de Mendaña yNeira – notò nell’isola di Guadalca-nal una grande quantità d’oro. Pro-prio per questo motivo quelle isolefurono chiamate con il nome delmitico re d’Israele, il più ricco e ce-lebrato dei re biblici.■ E quali sono secondo lei i pro-blemi più seri delle isole?

Non è difficile enucleare i proble-mi dell’arcipelago perché sono evi-denti. Gliene espongo subito uno: ladonna, che lavora più dell’uomo siain casa sia nei campi, non è valoriz-zata ma solo sfruttata. Addirittura sicompra. Ora ci sono le FMA checercano di coscientizzare le ragazzesui valori della femminilità, e questaè davvero una grazia di Dio. Un’altra

La cattedrale di Ghizo in rovina dopo lo tsunami.

Eccolo, al termine della costruzione dell’ospedale, da lui fortemente voluto e realizzato dai suoi volontari.

LAETAREET BENEFACERE…

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AFORISMI di Francesco Ferrara1) Spesso le qualità migliori di un uomo

sono i suoi difetti.2) Si può essere felici più volte, ma non

allo stesso modo.

di aloi & césar

Serena Manoni

IL CONTENUTOÈ pretenzioso il titolo e anche il contenuto delCalendario 2008, che si ispira alla Strenna che ilRettor Maggiore lancia ogni anno per proporre unavia di impegno apostolico e caritativo alla FamigliaSalesiana ma anche ai nostri lettori. Quella dell’e-ducazione è una grande sfida, la più difficile pergenitori, educatori, insegnanti, animatori, ecc. maanche la più esaltante.

IL COMMENTO Come ogni anno, sarà lo stesso Rettor Maggioreattraverso l’articolo di fondo a commentare mesedopo mese il tema presentato dal calendario assie-me alle effemeridi. Decisamente impegnativi i 12argomenti del 2008:• Don Bosco un santo educatore (gennaio)• L’esperienza educativa di Don Bosco(febbraio)• Il sistema preventivo (marzo) • Il servizio educativo pastorale dei salesia-ni (aprile)• Educare evangelizzando (maggio)• Evangelizzare educando (giugno)• La portata sociale dell’educazione salesiana(luglio)• Valdocco un laboratorio pedagogico(agosto)• La comunità educante (settembre)• Il progetto educativo (ottobre)• Sistema preventivo e diritti umani (novem-bre)• Educazione e cultura (dicembre)Temi e commenti intendono rilanciare l’azio-ne educativa a tutti i livelli, perché la societàmoderna ha fame di educazione. Una vitapoggiata sull’economia è una vita falsata. Unavita poggiata sull’educazione è una vita riusci-ta. L’originalità di Don Bosco consiste nei tregrandi pilastri che reggono il suo impianto edu-cativo: Regione, Religione, Amorevolezza.

DATI TECNICIAnche il calendario ’08, è illustrato dal pittoreUmberto Gamba che ha già illustrato altri

calendari del BS. Dato il contenuto, i disegnisono fortemente simbolici, ma diventano leggibilie fruibili previa lettura del tema del mese. Comegià gli altri anni, il calendario evidenzia – oltrealle domeniche – feste religiose e festività civili,santi e beati della famiglia salesiana, o vicini aessa, e ancora l’11 del mese (missioni), il 24 delmese (Maria Ausiliatrice), il 31 del mese (DonBosco). I santi della Famiglia salesiana vengonoanche presentati con un disegnino al tratto. �

PRIMA PAGINA 2

EDUCAREcon il cuore di Don BoscoIl calendario salesiano 2008

BS NOVEMBRE 2007

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FORMAZIONE

CRISTIANA TRAGEDIE DI OGGI

CON I PIEDI PER TERRA Percorso formativo per adolescentiimpegnati in animazionee catechesi a cura della C.A.Sa. EDB, Bologna, 2007 pp. 128

SE IL GRANO NON MUORELibano: 34 giorni di guerradi Vittorio PozzoPoiesis Editrice, Alberobello2007, pp. 144

Si tratta del diario di 34 gior-ni di guerra, scritto da donVittorio Pozzo, sdb, giàispettore del Medio Oriente,che quella assurda guerraha vissuto. L’ennesima tra-gedia libanese del luglio/ago-sto 2006 è raccontata dal-l’interno, da occhi che han-no visto piovere dal cielo lestupide bombe/intelligenti deibombardieri e la mitragliadegli elicotteri, e dal mare lecannonate delle navi daguerra. E salesiani ed FMAa darsi d’attorno per portarequalche sollievo, da tutti ac-colti come manna del cielo.È da leggere per sapere ilpunto di vista di chi s’è mos-so tra case crollate, cadave-ri, campi profughi e uominiin fuga, e che ha parlatocon i capi delle diverse fa-zioni... Per conoscere comemuore una nazione.

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a cura di Giuseppe Morante

IL MESE IN LIBRERIA

BENEDETTO XVILAVORATORE NELLA VIGNA Piccola biografia di Enzo Bianco, ELLEDICI, Leumann (To)2007, pp. 142

Il volume ripercorre constile agile e avvincen-te l’infanzia del futuropontefice, con un pa-dre severo (e antinazi-sta) e una madre gene-rosa d’affetto: la tragi-ca esperienza del nazi-smo e della II guerramondiale, l’ordinazionesacerdotale, l’insegna-mento universitario, ilConcilio, il Sessantot-to, l’incontro/scontro conHans Kung, l’esperien-za come arcivescovo diMonaco. Quindi, per 24anni, a fianco di Gio-vanni Paolo II, comecapo dell’“ex-Sant’Uffi-zio” che Ratzinger, daperito conciliare, avevacriticato. Fino a quel 19aprile 2005, quandoviene eletto Papa, inau-gurando un pontifica-to dallo stile personale,senza smarrire quellasemplicità di tratto e laprofondità di pensieroche lo hanno semprecaratterizzato.

CONFRONTI

L’UOMO, LA SUANATURA, IL SUODESTINO Antropologia cristiana di Giuseppe De RosaELLEDICILa Civiltà Cattolica, 2007 pp. 364

Il fatto della natura e deldestino dell’uomo sta allabase di un numero enormedi problemi di ogni speciee tutti assai gravi. Questoampio studio lo tratta nellasua interezza. La 1a parte(Chi è uomo) rileva chel’uomo è un essere pen-sante, autocosciente e li-bero. La 2a (L’uomo perso-na) affronta un proble-ma oggi assai discusso incampo bioetico. La 3a

(L’uomo, gli animali, la na-tura) esamina l’uomo come“essere a parte”, distintodagli animali non “per gra-do”, ma “per natura”. La4a (Nascita e morte del-l’uomo) affronta i proble-mi dell’origine e della finedella vita umana. La 5a (Lavita oltre la morte) affrontai problemi dell’immortalitàdell’anima e della risurre-zione. La 6a l’escatologiacristiana rivelata dalla Sa-cra Scrittura.

I ragazzi e gli adolescentid’oggi, in un mondo checambia, vivono un’esperien-za ricca di difficoltà, dovutaalla ricerca e costruzione dise stessi e dei propri ruoli;al tempo stesso hannoenormi potenzialità per loslancio generoso di cui so-no capaci. Il presente sussi-dio, eminentemente operati-vo, coinvolge gli adolescentiin un percorso di formazio-ne che li porta alla cono-scenza di sé (identità) e allacostruzione del gruppo (co-munità), fino al servizio aipiù piccoli (solidarietà) e al-l’incontro con Gesù attra-verso la Parola (Fede). Icontenuti si prestano all’uti-lizzo sia per gruppi formatividi adolescenti sia per l’ac-compagnamento di giovanicatechisti e animatori. Vi sitrovano schemi di lavoro,proposte evangeliche, tecni-che di animazione…

NON SI FA VENDITA PER

CORRISPONDENZA. I libri

che vengono segnalati si pos-

sono acquistare presso le libre-

rie cattoliche o vanno richiesti

direttamente alle rispettive

Editrici.

• Generale, sappiamo che lei ha studiato a Macerata dai salesiani.Chi ricorda con più simpatia e stima dei suoi professori di allora? Eperché?

Ricordo il consigliere don Giua Stefano perché aveva un fascinoparticolare. Era severo ma buono, una miscela che non riesce a tutti. Ericordo il massiccio don Ennio Pastorboni, un po’ caciarone, che sape-va farsi voler bene anche dai più scalmanati; certi sboccacciati incallitiquando l’incontravano per le vie della città lo salutavano contenti:“Don Ennio… sia lodato Gesù Cristo!”. E lui era contento perché allesolite parolacce avevano sostituito una giaculatoria.

• Ricorda qualche marachella… come finì?Un giorno uscii quatto quatto dal collegio con un amico, Elio Biondi,

per fumarmi in santa pace una sigaretta, lontani dagli occhi vigili didon Ferrelli. Che invece al rientro ci becca, e ci porta diretti dal diretto-re don Ciccio De Bonis: “E voi credete che il collegio sia un carcereda cui si può scappare quando si vuole? Avvicinatevi, meritate dueceffoni”. E ce li diede sul serio.

• E che ne dice di quella punizione?Benedetti ceffoni!

• È rimasto sempre in contatto con i suoi antichi prof anche du-rante il suo servizio come carabiniere e comandante?

Sempre. Sia con i salesiani, sia con i miei amici di classe con i qualiogni anno facciamo in settembre una riunione. E finora siamo stati fe-delissimi. Ci partecipa sempre anche don Gennaro Ferretti che era ilprof di matematica, oltre a don Gino Damiani e don Pastorboni quan-do erano vivi.

• Ha mai dovuto affrontare grandi problemi o emergenze duranteil suo servizio allo Stato?

Sì, a Roma durante il disordine del G8. Sono stati periodi brutti. Al-lora comandavo la compagnia di Piazza Venezia e ho dovuto far fronte– com’era prevedibile – a cariche, lanci di sassi, cori di derisione, in-sulti… c’era di tutto, ma tutto è bene quel che finisce bene.

• È vero che ha fatto da modello in una pittura?Sì, sono raffigurato nel grande dipinto sulla volta absidale della cap-

pella del collegio che raffigura l’Ausiliatrice mentre allarga il mantoad accogliere tutti i ragazzi. Io sono quello ginocchioni, il secondo dadestra, quello con la camicetta rossa…

IN PRIMO PIANO redazionale

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Gen.ANGELO NAPOLITANOGenerale dei carabinieri in pensione. Exallievo salesiano di Macerata. Ex responsabile della sicurezzadella Presidenza della Repubblica.Nativo di san Marco in Lamis, Puglia.

ISHMAEL12 anni nel 1993. Ragazzo

soldato, arruolato a forza con-tro i ribelli del RUF in SierraLeone. Una vita d’inferno nel-la foresta al seguito dell’eser-cito che lo “raccolse” dopoche i ribelli avevano assaltatoil suo villaggio, bruciato tutto,ammazzato senza pietà i suoigenitori e fratelli. I governati-vi lo addestrarono brutalmentea sparare senza pietà ai nemi-ci. Prima di ogni agguato loriempivano di droga e lui spa-rava a tutto ciò che si muove-va, uomo o donna, vecchio obambino. E non sentiva alcunrimorso. Ha visto morire moltidei suoi compagni, alcuni fattia pezzi da granate, altri bucatida proiettili che li trasforma-vano in “fontane di sangue”come ha raccontato lui stesso.Poi un giorno, nell’accampa-mento entrarono i civili, parla-rono con il capitano e portaro-no via i ragazzi. Avevanoscritto Unicef sulle loro ca-mionette. Ci vollero due anniterribili per disintossicare Ish-mael e fargli recuperare unaspetto decente. Ora è statoadottato da una famiglia ame-ricana... Studia, ascolta musi-ca. Ma gli incubi continuano echissà quando finiranno. Lasua tragica esperienza è di-ventata un libro “Memorie diun soldato bambino”, NeriPozza 2007.

BS NOVEMBRE 2007

TAXE PERÇUE

TASSA RISCOSSA

PADOVA C.M.P.

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NEL PROSSIMO NUMERO

INSERTO CULTURAdi Walter Fajardo e Jesús Jurado

CSCS in Perù

ANNIVERSARI di Francesco MottoHanno lasciato il segno

VIAGGIdi Giancarlo Manieri

Pol Pot la follia al potere

CASA NOSTRAdi Giovanni ErimanProgetto Laos