Bruno Terranova - La Catalogazione Dei Mandolini

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Dottorato di ricerca in Storia e Analisi delle Culture Musicali 21° ciclo LA CATALOGAZIONE DEI MANDOLINI Tesi di dottorato di Bruno Terranova Coordinatore del dottorato Tutor prof. Giovanni Giuriati prof. Franco Piperno

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  • Dottorato di ricerca in Storia e Analisi delle Culture Musicali 21 ciclo

    LA CATALOGAZIONE DEI MANDOLINI

    Tesi di dottorato di Bruno Terranova

    Coordinatore del dottorato Tutor prof. Giovanni Giuriati prof. Franco Piperno

  • Definizione e descrizione sono attendibili soltanto se basate su una terminologia logica e coerente (Curt Sachs)

  • INTRODUZIONE 4

    PARTE PRIMA 9

    LA CATALOGAZIONE DEI BENI CULTURALI 10 LA DEFINIZIONE STRUMENTO MUSICALE DI LIUTERIA 17

    PARTE SECONDA 20

    IL MANDOLINO 21 Voci generali 39 Specificazioni geografiche 41 Specificazioni storiche 48 Voci stilistiche 50 LE ORIGINI DEL PROBLEMA TERMINOLOGICO 53

    PARTE TERZA 61

    LA CATALOGAZIONE INFORMATICA DEI MANDOLINI 62 REALIZZAZIONE DELLA SCHEDA 66 Livello 1 Strumento 67 Livello 2 - Cassa di risonanza 71 Livello 2 Manico 84 CONCLUSIONI 86 APPENDICE: GLI STRUMENTI DEL MUSEO NAZIONALE DEGLI STRUMENTI MUSICALI DI ROMA 90 BIBLIOGRAFIA 116

  • 4

    Introduzione

    Il presente studio non intende proporsi come analisi organologica esaustiva e

    completa di uno strumento solo apparentemente ben conosciuto e popolare come

    il mandolino, ma vuole portare un contributo alla semplificazione terminologica e,

    al tempo stesso, offrire un supporto a chi debba svolgere una catalogazione

    museale specifica.

    Per comprendere appieno il problema e le esigenze della catalogazione, non si

    pu prescindere dall esame del contesto legislativo. La prima parte della ricerca

    stata quindi dedicata allattuale collocazione degli strumenti musicali nella

    normativa museale e il loro rapporto con la definizione di beni culturali. Gli

    strumenti musicali si trovano attualmente privi di un indirizzo unico e chiaro per

    le politiche di conservazione e catalogazione, e le indicazioni dellIstituto Centrale

    per il Catalogo e la Documentazione (da ora in poi ICCD) non forniscono ancora

    un modello di riferimento. Solo per la catalogazione degli organi liturgici si

    finalmente adottato, ad ottobre 2008, il modello unico denominato SM-O (scheda

    Strumenti Musicali Organi). Le prime richieste specifiche in tal senso furono

    avanzate gi negli anni 70 dal Museo degli Strumenti Musicali di Roma: la

    scheda OA (Opera dArte), ancora attualmente in uso per le collezioni di

    strumenti musicali, non ne prevede la descrizione delle caratteristiche funzionali,

    limitandosi quindi ad una descrizione estetica. Tale scheda ha comunque

    lindubbio merito di consentire unidentificazione certa delloggetto catalogato. Di fianco alla necessit di stabilire e redigere un nuovo modello di scheda per

    quelli che qui saranno definiti come strumenti musicali di liuteria, un altro e pi

    basilare problema si presenter a chi dovr occuparsi della catalogazione dei

    mandolini: la terminologia di riferimento.

    Il mandolino a tuttoggi uno dei principali simboli dellitalianit; o meglio,

    di una certa idea di italianit. La sua immagine di strumento popolare nasce e si

    sviluppa nel XIX secolo, quando il mandolino ha gi una lunga storia alle spalle.

  • 5

    Le sue origini sono incerte, anche se gli attuali studi ne collocano al XVII sec. le

    prime attestazioni certe1. Il problema terminologico si presenta subito dinanzi al

    ricercatore: per il XVII sec. i termini mandola e mandolino sono infatti

    intercambiabili, e il secondo non si riferisce ad una riduzione del primo. Per

    questo periodo storico, entrambi i nomi indicano uno strumento simile al liuto (e

    spesso confuso con questo) ma di pi piccola taglia, dotato generalmente di

    cinque o sei cori di corde doppie in budello, pizzicate con le dita. Eppure, alla

    parola mandolino, non questo lo strumento al quale si pensa: il pensiero corre

    pi facilmente verso il modello pi comune, dotato di 4 cori di corde doppie in

    metallo, pizzicate con il plettro. Le differenze tra i due strumenti sono sostanziali,

    e riguardano la storia, la tecnica esecutiva, il processo costruttivo, la diffusione

    geografica, il repertorio. Si tratta, in pratica, di due strumenti differenti il cui

    unico tratto comune sembrerebbe essere il nome. Questa singolare situazione ha

    avuto come esito la moltiplicazione degli attributi individuanti, basati su

    distinzioni geografiche (si parla quindi di mandolino milanese, lombardo,

    napoletano, romano, ecc.), storiche (barocco, classico, ecc.) o stilistiche (con

    riferimento anche a singoli liutai capiscuola, come Luigi Embergher, la famiglia

    Vinaccia, Raffaele Calace solo per citare i pi celebri). Una selva di definizioni a

    volte ridondanti o poco indicative alle quali si sono aggiunte nei secoli numerose

    varianti, con alterne fortune. Pi semplice, anche se non priva di ambiguit, si

    rivela la terminologia relativa alle singole parti costitutive o accessorie.

    Risalire ai modelli base, e al contempo ordinare per relazioni gerarchiche le

    componenti dello strumento, consente di redigere una descrizione completa e

    strutturata.

    Tale metodologia di lavoro espressamente pensata per la sua applicazione

    con sistemi informatici, in quanto lapplicazione di una terminologia il pi

    possibile univoca e la strutturazione del processo di raccolta dei dati consentono

    di adattare il livello di dettaglio al grado di competenza del catalogatore. Questi 1 Il termine mandola appare in Italia per la prima volta nella descrizione degli intermezzi composti

    da Cristoforo Malvezzi per la commedia La Pellegrina di Girolamo Bargagli, la quale nel 1589

    ebbe la sua prima recita in Firenze per le nozze del Granduca Ferdinando I de Medici con Cristina

    di Lorena.

  • 6

    potr infatti contare su una serie di termini gi disponibili, corredati da descrizioni

    dettagliate e da immagini esplicative, che lo guideranno nelle fasi della raccolta

    dei dati, lasciando per al catalogatore esperto la libert di compilare anche campi

    a testo libero e non vincolati.

    Lurgenza di questo studio stata dettata dalla mia personale esperienza

    allinterno del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma, istituzione

    che si presenta come il pi ricco e significativo museo organologico italiano,

    degno quindi del titolo di museo nazionale [MEUCCI 1996] e presso la quale

    conservata una consistente raccolta di mandolini (74 conservati nel deposito privo

    fino ad ora di un impianto di climatizzazione2, e 15 esposti nelle sale aperte al

    pubblico), in condizioni di conservazione allarmanti. Nella realt,

    il museo degli strumenti musicali, non stato mai fondato:

    giuridicamente il suo status quello di Deposito di beni

    appartenenti alla Soprintendenza per i beni artistici e storici di

    Roma. N tanto meno esso Nazionale: era questo un ardente

    desiderio della Prof.ssa Cervelli, materializzato sulle insegne

    turistiche. Il desolante panorama culturale in cui inserito il

    Museo, vede limpossibilit di restaurare gli strumenti sia nei

    locali delle palazzine del Museo che in quelli dellIstituto

    Centrale per il Restauro [comunicato stampa di Italia Nostra del

    16/12/2002, riportato in COSTA 2006, pag. 28]

    Nello stesso dossier, Italia Nostra riporta la seguente dichiarazione di Oscar

    Muschiati:

    2 Le temperature superano di frequente i 30 gradi durante il periodo estivo nelle sale al secondo

    piano, con notevoli sbalzi di umidit. E la situazione ancora peggiore per gli strumenti conservati

    nelle sale al piano terra. I lavori per la climatizzazione del secondo piano, avviati da tempo (ed

    effettuati senza spostare gli strumenti, coperti solo con dei teli ed esposti quindi ai rischi di un

    cantiere), sono stati finalmente conclusi.

  • 7

    N la situazione pu dirsi migliore nella gestione

    dellimmenso patrimonio di strumenti musicali del nostro paese

    per alcuni settori, anzi - strumenti a tastiera (clavicembali,

    fortepiani ecc.), a fiato, ad arco, a percussione, della tradizione

    popolare (zampogne, launeddas ecc.) non siamo nemmeno

    all'anno zero. Non esistono infatti, a livello ufficiale, modelli di

    scheda descrittiva, direttive sia pur minime che regolamentino

    la conservazione, il restauro, la fruizione (quando essi siano

    raccolti in museo). [IDEM, s.n.p.]

    La posizione della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano,

    dalla quale il Museo dipende, esplicita:

    La prof.ssa Antonelli Carandini [ndr direttrice di Italia

    Nostra] definisce la situazione del Museo Strumenti Musicali

    disastrosa. Ci che non . Il Museo aperto al pubblico, con

    orari lunghi [], ha unintensa attivit culturale [], il primo

    piano sempre aperto [].

    Il secondo argomento proposto dalla Antonelli Carandini

    che il Museo non mai stato giuridicamente fondato in quanto il

    suo status quello di Deposito e non Nazionale. Ci risulta

    anche a me.

    Il terzo argomento che vi limpossibilit di restaurare gli

    Strumenti []. In realt nella palazzina Samoggia c un

    magazzino adibito anche a Laboratorio di restauro dove lavora

    infaticabilmente da anni un restauratore specializzato, Pietro

    Patacchiola, che ha restaurato innumerevoli strumenti e li cura

    con straordinaria attenzione. Il problema vero che questo unico

    addetto a breve andr in pensione e non c chi possa sostituirlo

    degnamente. [comunicazione del soprintendente Claudio Strinati

    del 29/01/2003 in IDEM, pagg. 38-39]

  • 8

    Meraviglia non poco la convinzione che un unico restauratore (qualificato o

    no) possa occuparsi del restauro di una collezione tanto varia quanto quella

    romana. Dal 2004, inoltre, la seconda palazzina (che ospitava la camera per i

    trattamenti antitarlo) stata affidata in project financing per il trasferimento del

    Dipartimento per lo Spettacolo e lo Sport. Il Museo ha cos recentemente perso

    anche la camera termobarica, qui ospitata.

    Questa situazione rende necessario e urgente un intervento volto alla

    conservazione del patrimonio culturale ivi custodito. Attraverso un percorso volto

    a definire una terminologia e una metodologia di riferimento per lo studio e la

    catalogazione dei mandolini, si pensato di offrire un contributo alla salvaguardia

    e alla conoscenza del patrimonio conservato nel Museo romano.

  • 9

    PARTE PRIMA

    La catalogazione degli strumenti musicali di liuteria

  • 10

    La catalogazione dei beni culturali

    La pi recente definizione a termini di legge di beni culturali rintracciabile

    nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (DL 22 Gennaio 2004, n.423) art.10,

    comma 2, lettera d:

    Le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che

    rivestono un interesse particolarmente importante a causa del

    loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura,

    dellarte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze

    dellidentit e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o

    religiose.

    La definizione proposta dalla Commissione Franceschini nel 1964 definisce

    come beni culturali ogni bene che costituisca testimonianza materiale avente

    valore di civilt 4 . Le due caratteristiche individuate con questa sintetica

    definizione sono quindi la materialit del bene (e quindi i pensieri, le parole, le

    riflessioni, ecc. si considereranno beni culturali solo se raccolti ed espressi in

    libri, quadri, edifici, spartiti o altro, cio fissati e materializzati) e il suo valore di

    testimonianza di civilt. Questultimo un concetto complesso (sicuramente

    meno evidente del primo): non tutto quello che intendiamo come bene culturale

    stato originariamente pensato come tale, n questa caratteristica sar sempre

    storicamente condivisa. Questo valido soprattutto per il patrimonio

    demoetnoantropologico, formato in larga parte da oggetti che per loro natura non

    posseggono quel carattere di unicit caratteristico dei beni culturali per eccellenza,

    le opere darte. Tali oggetti diventano beni culturali poich costituiscono

    testimonianza di una civilt. 3 Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 febbraio 2004, n.45 e disponibile allindirizzo web:

    http://www.governo.it/ GovernoInforma/Dossier/beni_culturali_paesaggistici/Codice2004.pdf 4 Commissione parlamentare mista per la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico,

    artistico e paesaggistico, presidente on. Francesco Franceschini, istituita con L. 23/4/1964

    Relazione finale: Per la salvezza dei beni culturali in Italia)

  • 11

    Gli strumenti musicali sono generalmente inseriti nella lista dei beni

    demoetnoantropologici, e hanno come questi sofferto un lungo periodo di oblio

    istituzionale. Questa tipologia lultima riconosciuta nel campo dei beni culturali,

    e questo riconoscimento

    il frutto di unevoluzione culturale relativamente recente

    che ha preso atto dellimprtanza dei prodotti materiali delle

    civilt []. In Italia [] linteresse, soprattutto negli ultimi

    anni, si concentrato sulla raccolta e sullo studio delle

    testimonianze materiali di culture e modi di vita in via di

    scomparsa [] propri della nostra civilt. [BALDACCI 2004, pag.

    129]

    In realt, come vedremo pi in dettaglio in seguito, il posizionamento degli

    strumenti musicali allinterno del variegato mondo dei beni culturali non cos

    univoco: lattuale sistema di catalogazione ministeriale, ad esempio, applica a

    questi il modello di scheda OA (opere e oggetti darte) e non la scheda BDM

    (beni demoetnoantropologici materiali). Il dibattito su questo argomento ancora

    aperto, come testimoniato anche dal recente seminario tenutosi a Cremona5.

    A parte queste differenze, i prodotti dellarte liutaria rientrano senza dubbio

    nella definizione di beni culturali in quanto appartenenti alla generica categoria

    degli strumenti musicali e, oltre a testimoniare una specifica pratica costruttiva,

    sono da sempre uno dei simboli della cultura musicale italiana. In quanto beni

    culturali, gli strumenti musicali di liuteria hanno diritto alla loro tutela, come

    sancito dallarticolo 9 della Costituzione: La Repubblica promuove lo sviluppo

    5 Presentazione della scheda SMO (Strumenti Musicali Organi) - Verso la definizione delle

    schede degli altri strumenti musicali, seminario tenuto a Cremona il 19 e 20 marzo 2009. Il

    programma del seminario consultabile online allindirizzo web:

    http://musicologia.unipv.it/organizzazione/conferenze/conf07-08/programma_mauri.pdf

    Inoltre, il Centro Regionale per l'inventario, la catalogazione e la documentazione dei Beni

    Culturali ed Ambientali della Regione Sicilia sta da tempo lavorando alla stesura di un modello

    unico di scheda per gli strumenti musicali, basati sul modello BDM.

  • 12

    della cultura e della ricerca scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico

    e artistico della nazione. I principi di tutela e conservazione sono quindi applicati

    non solo al paesaggio ma anche alle testimonianze del passato. Per tutela si

    intende

    linsieme di azioni (prescrizioni, misure e interventi) che la

    societ dispone al fine di garantire la conservazione e il pubblico

    godimento di quei beni ritenuti tali da costituire il patrimonio

    culturale della societ stessa. [CORTI 2003, pag.5]

    La catalogazione dei beni culturali, in quanto rilevamento sistematico,

    necessaria e preliminare a qualunque applicazione dei principi di conservazione e

    di tutela; assume quindi precisi connotati di servizio in funzione della

    conoscenza, protezione, e difesa del patrimonio [IDEM, pag.8].

    LIstituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD, nato nel 1975

    dallaccorpamento dellUfficio centrale per il catalogo e la documentazione, del

    Gabinetto Fotografico Nazionale e della Aerofototeca) lorganismo statale

    incaricato di stabilire i programmi comuni relativi alla catalogazione e alla

    conservazione, in accordo con lIstituto centrale per il catalogo unico delle

    biblioteche italiane, lIstituto per la patologia del libro e lIstituto centrale per il

    restauro. In particolare, lICCD

    esplica funzioni in materia di catalogazione e

    documentazione dei beni culturali di interesse archeologico,

    storico-artistico e ambientale e, fra le altre, in particolare: a)

    elabora programmi di catalogazione generale dei beni

    fissandone la metodologia; b) promuove e coordina lattivit

    esecutiva di catalogazione e di documentazione e ne cura

    lunificazione dei metodi; c) costituisce e gestisce il catalogo

    generale dei beni di cui sopra; d) cura le pubblicazioni inerenti

    alle attivit di cui alle lettere precedenti; e) cura i rapporti con

    istituzioni straniere, pubbliche e private, e con organismi

  • 13

    internazionali interessati alla catalogazione e documentazione

    dei beni culturali.6

    Nellordinamento interno dellIstituto inoltre esplicito il riferimento alluso

    delle nuove tecnologie per la gestione automatizzata dei dati7. In questottica,

    lesperienza delle prime campagne di rilevamento e catalogazione degli anni 80

    ha spinto lIstituto verso il completamento e razionalizzazione del sistema

    informativo centrale del Ministero per i beni culturali e ambientali8.

    Per razionalizzazione del sistema informativo centrale si intende

    larmonizzazione del formato dei dati raccolti e ladozione di un software unico

    per il loro trasferimento e la successiva conservazione.

    La razionalizzazione (cos intesa) dellintero processo di raccolta dati e

    catalogazione richiede un accurato studio preliminare sulla terminologia di

    riferimento, per la definizione di thesauri specifici e condivisi per ogni ambito dei

    beni culturali. Specifici, in quanto a termini uguali possono corrispondere (e

    corrispondono spesso) oggetti o sezioni di oggetti differenti; condivisi, poich la

    terminologia in uso soggetta a variazioni sia geografiche, sia storiche9 . La

    definizione della terminologia di riferimento propedeutica allo studio

    organologico cos come ad una campagna di catalogazione: la sua centralit e

    imprescindibilit espressa con chiarezza nello schema proposto da Emsheimer e

    Stockmann nel 1967. Tale struttura alla base del progetto del Manuale degli

    strumenti musicali europei e prevede sei fasi per la realizzazione di uno studio

    organologico completo10:

    1. Terminologia (denominazione degli strumenti e delle

    parti che li compongono)

    6 D.P.R. del 3 dicembre 1975 N. 805, Pubblicato nella Gazzetta ufficiale 27 gennaio 1976, n. 23 7 D.M. 20 luglio 1977, Ordinamento interno dellIstituto centrale per il catalogo e la

    documentazione. 8 Legge n.145 del 10 febbraio 1992, Interventi organici di tutela e valorizzazione dei beni culturali 9 Per un esempio di studio in tal senso si veda GATTA 2000. 10 Riportato in GUIZZI 2002, pag. XXV (tratto da EMSHEIMER e STOCKMANN 1967).

  • 14

    2. Ergologia e tecnologia (il processo costruttivo)

    3. Potenzialit musicali e tecnica esecutiva

    4. Repertorio

    5. Uso e ruolo sociale

    6. Profilo storico e diffusione geografica

    Daltra parte, lindagine organologica necessaria alla costruzione della

    scheda catalografica specifica:

    Nella ormai acquisita coscienza della significativit di ogni

    attestazione delleredit trasmessaci, cio di ogni bene culturale,

    non comunque possibile applicare i principi di conservazione e

    tutela senza una preliminare indagine conoscitiva. [CORTI 2003,

    pag. 8]

    Ne consegue quindi che lindividuazione di una terminologia specifica e

    condivisa (nel senso precedentemente descritto) risulta imprescindibile sia per la

    realizzazione di un catalogo dei beni culturali (in quanto alla base della tutela), sia

    per lo studio organologico.

    La costruzione di tale riferimento terminologico richiede senza dubbio una

    conoscenza profonda delloggetto di studio e del suo contesto: nel nostro caso,

    questo richiede di chiarire e sciogliere una serie di dubbi sullattribuzione del

    titolo di strumenti musicali di liuteria ad una categoria di strumenti eterogenea, e

    in particolare del nome mandolino ad una famiglia di strumenti non ancora

    interessata da studi sistematici e non ancora universalmente riconosciuta come

    omogenea.

    E inoltre indispensabile un costante riferimento al fine ultimo di tale studio,

    cio la costruzione di un sistema di raccolta dati specifico per quelli che sono qui

    identificati, appunto, come strumenti musicali di liuteria mandolino. Tale

    sistema dovr avvalersi delle pi moderne tecnologie informatiche. Attraverso la

    costruzione e luso di database informatici infatti possibile ottenere delle schede

    catalografiche duttili e aperte, che permettano sia la descrizione delloggetto, sia

  • 15

    di ricavare una sorta di stratigrafia culturale, cio di ricollocare nei tempi e negli

    spazi gli oggetti catalogati. Si possono creare basi di dati standardizzate e

    interscambiabili per permettere la ricostituzione di collezioni disperse o avere un

    quadro dinsieme che oltrepassi il singolo patrimonio museale.

    La discussione sulla digitalizzazione dei beni culturali avviata da tempo11,

    con lintento di produrre delle sorta di copie o duplicati su supporto elettronico da

    far visitare su uno schermo. Questo primo risvolto ludico nasconde in realt dei

    caratteri conservativi e di tutela nel senso pi proprio del termine, in quanto

    consente la gestione ottimale delle esposizioni pur mantenendo visibile (anche se

    virtualmente) tutto il patrimonio di un museo.

    Il primo grande problema da affrontare per la progettazione di un database

    riguarda la selezione delle tipologie di dati da inserire nelle schede catalografiche.

    Questa selezione implica lesclusione di altri parametri che potrebbero essere utili

    ai fini di una successiva suddivisione tipologica. Con questa finalit si proceder

    ad una formalizzazione delle esigenze di ricerca e di studio di una fascia di utenza

    specialistica, studiandone in seguito la risposta per individuarne i metodi di

    lavoro, ottenendo cos una classificazione o graduatoria delle chiavi di ricerca,

    delle quali tenere conto nella ridefinizione del modello12.

    Una accurata selezione dei parametri deve essere affiancata da una altrettanto

    oculata scelta del software da utilizzare: linformatica soffre infatti di una

    obsolescenza immediata dei prodotti utilizzati, sia software che hardware. Lunica

    soluzione possibile per mantenere inalterata la leggibilit e lutilizzabilit dei dati

    raccolti anche nel medio e lungo periodo rappresentata dallutilizzo di prodotti

    commerciali o open source gi disponibili sul mercato, i quali garantiscano sia

    11 Si vedano in proposito CORTI 2003, pp. 67-110 e la relativa bibliografia, nonch BALDACCI, V.

    2004, pp. 123-192. Per una trattazione pi esaustiva si vedano TRANT 2005; Archives & Museum

    Informatics, atti del convegno Museums and the Web 2007, su

    http://www.archimuse.com/mw2007/speakers/index.html; BALDACCI 1988; FLORIS E GIACOMELLI,

    (a cura di) 1998; FINICELLI E SBRILLI 2002, 12 Si prenda ad esempio lindagine preventiva condotta in collaborazione dal Getty Art History

    Information Program e Research in Information and Scholarship della Brown University: Object,

    Image, Inquiry: The Art Historian at Work, Oxford 1995, Oxford University Press.

  • 16

    laggiornamento continuo, sia strumenti per il trasporto dei dati con importazione

    ed esportazione dellarchivio in formati standard. Sar inoltre condizionante, nella

    scelta del software di base, la possibilit di una pubblicazione online come

    applicazione web dinamica. In questo modo sar possibile linterrogazione dei

    dati, la costruzione di relazioni e il trasporto delle informazioni senza i limiti

    imposti dallarchitettura classica di un sito web.

    Superate le prime due difficolt, bisogner procedere alla realizzazione

    effettiva del software di catalogazione e alla sua verifica attraverso una prima

    campagna raccolta.

  • 17

    La definizione Strumento musicale di liuteria

    La necessit di una definizione tipologica e terminologica il pi possibile

    completa ed esaustiva, per quanto riguarda la liuteria, sentita ed espressa da pi

    parti. Gli strumenti ad arco hanno da sempre beneficiato di una particolare

    attenzione da parte sia del mondo accademico che di studiosi legati al

    collezionismo o alla costruzione13 . Lo stesso non pu dirsi degli strumenti a

    pizzico e a plettro; sono rintracciabili numerosi studi sulla chitarra14 (ma nulla di

    numericamente paragonabile alla letteratura sul violino), ma poco spazio stato

    finora dedicato ad altri strumenti meno celebri. E ancora molto

    diffusa la tendenza a raccogliere in ununica tipologia i diversi

    modelli di mandolino rintracciabili o, al contrario, ad esagerarne

    la distinzione. Non raro imbattersi nellesito pi evidente di

    questa confusione, ad esempio scorrendo le descrizioni degli

    strumenti musicali conservati nei musei, o anche parlando con

    commercianti, liutai o musicisti. A titolo di esempio, il National

    Music Museum delluniversit del South Dakota , negli Stati

    Uniti15, possiede alcuni pregevoli esemplari (tra i quali anche il

    celeberrimo mandolino coristo di Antonio Stradivari, uno dei due

    soli esemplari superstiti), definiti come mandolino genovese,

    lombardo o senese, per poi ricorrere al pi semplice mandolin per

    descrivere due strumenti tra loro estremamente diversi, un

    Francesco Presbler, costruito a Milano nel 1680 (inventario NMM

    3435) e un Antonio Vinaccia, napoletano, del 1772 (inventario

    NMM 10006). Pu sembrare un problema marginale, ma la

    comune attribuzione alla generica categoria mandolin produce

    unidentificazione assolutamente errata dei due strumenti,

    13 Si veda per questo la ricca bibliografia pubblicata nel volume di Boyden D. D., Monosoff, S.,

    Schwarz, B. et al., Gli archi, Milano 1995, Ricordi, pagg. 270-284 14 Ad es.: RADOLE 1997, CHIESA 1990, TURNBULL1974 15 Il catalogo consultabile online allindirizzo web http://www.usd.edu/smm/

    Figura 1 - mandolino milanese di P.A. Gavelli, Perugia 1690 (Victoria and Albert Museum, Londra)

  • 18

    differenti tra loro per epoca storica, origine, repertorio, tecnica costruttiva e

    tecnica esecutiva.

    Il catalogo del Victoria and Albert Museum di Londra riporta

    la semplice denominazione mandolin per il notevole esemplare

    in loro possesso, costruito da Pietro Antonio Gavelli nel 1690 a

    Perugia (inv. n. 504-1868, fig.2), per poi definirlo pi

    precisamente Milanese nella descrizione dettagliata. La stessa

    tipologia di strumento viene a volte denominata Pandurina, e

    attribuita allarea romana. Se ne pu vedere un pregevole

    esemplare in un recente catalogo della casa daste Bloomsbury di

    Roma16(fig.2). La pandurina inoltre associata alla famiglia dei

    liuti.

    Per ottenere una soddisfacente suddivisione delle famiglie

    strumentali, necessario chiarirne caratteristiche distintive e

    possibili varianti. Ma se per la definizione delle sottocategorie

    necessaria lanalisi delle differenze, per la chiarificazione del

    concetto di strumento musicale di liuteria invece necessario

    definire e descrivere i tratti comuni alle diverse famiglie

    organologiche che vogliamo raccogliere sotto questa definizione comune.

    Con il termine liuteria ci si riferisce ad una quantit di tipologie di strumenti

    molto varia in quanto a caratteristiche tecniche ed evoluzione storica; sar quindi

    utile avviare lindagine partendo dalla definizione delle caratteristiche salienti

    delle tipologie strumentali da sottoporre a catalogazione.

    Si scelta lespressione strumenti musicali di liuteria in riferimento alla

    definizione della categoria Liuti proposta da Curt Sachs:

    Liuto. Si compone duna cassa e di un manico che espleta la

    funzione vera e propria di un manico da impugnarsi e anche

    quella di permettere che le corde proseguano oltre la cassa.

    16 Il catalogo dellasta pubblicato allindirizzo web

    http://roma.bloomsburyauctions.com/detail/ROMA-12/109.0

    Figura 2 - Pandurina romana attribuita a G. Smorsone, Roma, prima met del XVIII sec.

  • 19

    Nella maggior parte dei casi le corde sono tastate. Se vengono

    sfregate con un arco, allora lo strumento si dice liuto ad arco. La

    cassa di un liuto era originariamente il guscio di un frutto e ha

    preservata una forma a guscio, rotondeggiante o convessa, che a

    volte era ricavata intagliandola tutta intera, altre volte era

    composta di sottili liste come nel liuto moderno. Solo in uno

    stadio recente, le casse vennero costruite basse e piatte e infine

    trasformate in una cassa composita che conta una tavola, un

    fondo e fasce di connessione, come nei nostri violini o chitarre.

    [SACHS 1980, pag. 551]

    Gli strumenti qui esaminati appartengono alla classe dei cordofoni. Secondo

    Sachs, questa classe deve essere suddivisa in quattro tipi fondamentali: cetre, liuti,

    lire, arpe. Gli strumenti oggetto del presente studio appartengono esclusivamente

    alla famiglia dei liuti, tipologia che comprende al suo interno sia gli strumenti a

    corde pizzicate che quelli a corde sfregate per mezzo di un arco. Constatata

    lappartenenza comune alla famiglia dei liuti, si pu attribuire il termine di

    liuteria alla relativa arte costruttiva.

    Tale prima delimitazione riduce il campo dindagine ai soli strumenti dotati

    di una o pi corde tese al di sopra di un manico e provvisti di una cassa di

    risonanza.

    Si scelto lutilizzo della definizione strumento musicale di liuteria in quanto

    meno vago del pi comune liuto, termine con il quale pu definirsi sia linsieme

    principale che una particolare tipologia di strumento 17 . Questa definizione

    consente inoltre di collegare loggetto in analisi alla tecnica adottata per la sua

    costruzione.

    17 a questo proposito si vedano i dubbi espressi da MEUCCI 1993, pag 90

  • 20

    PARTE SECONDA

  • 21

    Il mandolino

    Un lettore che scorra le pagine del catalogo di un museo, di una mostra, di

    unasta o di una collezione di strumenti musicali, si imbatter immancabilmente in

    una selva di definizioni quali mandolino piatto, a goccia, a guscio, napoletano,

    romano, milanese, genovese, barocco, A-model, F-model, e rimarr

    probabilmente sorpreso dallo scoprire che uno strumento napoletano pu essere in

    realt fiorentino, o che un mandolino barocco porti allinterno unetichetta A.D.

    1804. E possibile districarsi in questa sovrabbondante e falsamente dettagliata

    distinzione? Come riunire in ununica categoria mandolino napoletano un

    Vinaccia del 1770 e uno del 1920?

    Al momento non esistono pubblicazioni specifiche, nonostante siano stati

    scritti e pubblicati vari studi sul mandolino18. Da questi si partir per realizzare

    una classificazione semplice ma il pi possibile completa e comprensiva, ad uso

    principalmente dei catalogatori: non quindi organologi ma persone che

    necessitano di precise informazioni per effettuare attribuzioni e redigere

    descrizioni che permettano un sicuro riconoscimento e una chiara collocazione.

    Allinterno della grande famiglia degli strumenti a pizzico, il mandolino

    rappresenta, insieme alla chitarra moderna, lo strumento pi vicino alla cultura

    popolare, sia per una oggettiva facilit esecutiva che per una economicit di

    realizzazione.

    Questa sua popolarit gli ha garantito unenorme fortuna a cavallo tra il XIX e

    il XX sec., ma ne ha decretato lesclusione dallalveo degli strumenti nobili,

    soprattutto dopo la rivitalizzazione, nella seconda met del 900, del liuto

    rinascimentale e barocco, nonch della chitarra romantica. Lassociazione a

    personaggi e situazioni stereotipate e tipiche dellimmagine popolare attribuitagli,

    non ha fatto altro che peggiorare questa situazione, relegando di fatto questo

    strumento ad un ruolo secondario nella storia musicale italiana. 18 Ad esempio: CAMPBELL 1980, COATES 1977, LUNDBERG 1996, MOREY 1993, ORLANDI 1999 ,

    SPARKS 1995, TYLER e SPARKS 1996.

  • 22

    Il mandolino, insieme agli altri strumenti della sua famiglia (mandola,

    mandoloncello, ecc.), ha rappresentato uno dei vertici dellarte costruttiva dei

    liutai italiani, e tuttora alcuni di questi strumenti rappresentano il fiore

    allocchiello di varie collezioni museali straniere19. Inoltre, negli ultimi anni si

    assistito ad un lievitare delle presenze di mandolini italiani nelle aste

    internazionali, soprattutto nei cataloghi di Sothebys e Bonhams, con quotazioni

    considerevoli per i pezzi pi pregiati. Solo a titolo di esempio, nel 2004 stato

    battuto per 24.000 sterline20 da Sothebys a Londra uno strumento, il mandolino

    artistico mod.8 (fig.3), realizzato nel 1895 a Roma da Luigi Embergher: una

    quotazione di certo non compatibile con una collocazione popolare!

    Figura 3 - il mandolino artistico Embergher mod.8

    Il crescente interesse internazionale non ha per suscitato che un limitato

    risveglio dellattenzione in Italia: pochi sono in effetti gli studi e gli articoli

    dedicati a questo strumento. Una maggiore attenzione riscontrabile nei

    collezionisti, prima unicamente interessati alla liuteria darchi: gli strumenti a

    19 Si vedano ad esempio le collezioni possedute da Victoria and Albert Museum di Londra,

    Kunsthistorische Museum di Vienna, Metropolitan Museum di New York o Cit de la Musique a

    Parigi. 20 Lesito della vendita visibile allindirizzo web

    http://www.sothebys.com/app/live/lot/LotDetail.jsp?lot_id=4B5GB. La quotazione originale

    (circa 5.000 sterline) stata ampiamente superata, indice di un profondo interesse da parte dei

    collezionisti pi attenti.

  • 23

    plettro hanno infatti dimostrato una capacit di crescita notevole a dispetto di un

    valore iniziale veramente basso, unito ad un innegabile valore artistico e

    artigianale. Basti guardare i cataloghi delle aste21 degli ultimi dieci anni, o la

    quantit e qualit degli strumenti esposti nelle mostre di liuteria prima

    esclusivamente dedicate alla chitarra e agli archi22, per constatare uninnegabile

    crescita delle stime, in particolare per gli autori maggiori (Embergher, De Santis,

    Vinaccia, Fabbricatore, Calace, Presbler solo per citarne alcuni) o per le loro

    scuole.

    Tutto ci ha un importante risvolto per le collezioni museali italiane: la

    maggior parte degli strumenti tuttora conservata nei depositi, poich i

    mandolini sono in queste sedi ancora ritenuti meno interessanti di altre opere

    esposte. Se sottoposti a lavori di restauro e recupero, non sempre questi si

    dimostrano rispettosi delle caratteristiche dello strumento 23 . Le collezioni

    qualitativamente e quantitativamente pi consistenti sono custodite in Italia, ma

    pochi mandolini possono oggi essere osservati nelle teche dei nostri musei24.

    Per quanto riguarda le nostre istituzioni museali, oltre al problema

    dellaffidabilit dei restauri, riscontrabile una generale assenza di competenze

    specifiche per la catalogazione e la collocazione di questi strumenti, carenza

    dovuta in buona parte alla mancanza di una classificazione cronologica o stilistica

    affidabile e condivisa.

    21 Un grande interesse stato dimostrato in particolare da Sothebys e Bonhams in Inghilterra e da

    Babuino e Rubinacci in Italia. 22 Ci si riferisce in particolare alle manifestazioni fieristiche Mondomusica di Cremona,

    Musikmesse di Francoforte, nonch alle numerose mostre realizzate sia in Italia che allestero. 23 In molti casi si riscontrato luso di colle o vernici non adatte, o lapplicazione di tasti e piroli

    non compatibili con la relativa collocazione storica. Il crescente valore di mercato rischia inoltre di

    far lievitare il rischio di furto di strumenti o di loro parti facilmente rimovibili (etichette, ponticelli,

    tastiere) 24 Solo al Museo nazionale degli strumenti musicali di Roma, a fronte di unesposizione di circa 15

    strumenti (sistemati ed esposti in modo poco coerente con le caratteristiche degli strumenti) vi

    sono 74 mandolini conservati nei depositi (elencati in appendice), e solo da poco tempo tenuti

    sotto controllo e sottoposti a qualche intervento di restauro, purtroppo volto a ripristinarne luso

    musicale.

  • 24

    Si gi posto laccento sullinadeguata suddivisione attuale, o meglio sulle

    attuali categorie in cui viene distinta la famiglia dei mandolini. Queste soffrono di

    una certa disomogeneit di fondo, derivando in parte da una classificazione

    cronologica, in parte da criteri geografici o ancora da caratteristiche stilistiche:

    questi tre ambiti (storico, geografico e stilistico) raggruppano effettivamente i

    parametri fondamentali per la definizione di categorie utili alla classificazione e al

    catalogo, ma vengono solitamente giustapposti in modo acritico, non essendo

    chiaramente delineati nei loro confini.

    Nel catalogo del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma,

    pubblicato nel 1994 sotto la guida di Luisa Cervelli, in relazione ad un mandolino

    settecentesco di Christian Nonnemacher si legge:

    Il mandolino genovese era simile a quello napoletano, in

    quanto aveva i piroli infissi dal retro nel cavigliere, aveva corde

    metalliche e veniva suonato col plettro, ma anzich di 4, esso era

    armato di 5 oppure [] di 6 corde doppie, ragione per cui aveva

    il cavigliere pi lungo e la tastiera pi larga. [CERVELLI 1994,

    pag.93]

    Nelle stesse pagine impossibile rintracciare un qualunque aiuto al

    chiarimento della definizione di mandolino napoletano. LAutore del testo si

    riferisce probabilmente al coevo modello napoletano di scuola Vinaccia,

    Fabricatore o Filano, gli autori principali del sec. XVIII, ma lattributo napoletano

    viene subito dopo assegnato a strumenti moderni difficilmente riconducibili ad

    una categoria stilistica unica25. Questultimo fatto indurrebbe a pensare ad una

    concezione geografica del termine napoletano, al quale verrebbero riportati gli

    strumenti dotati di quattro cori di corde doppie con piroli infissi dal retro nel

    cavigliere 26 costruiti a Napoli a partire dal sec. XVIII. Questa sarebbe una

    25 Ci si riferisce in particolare allo strumento definito come mandolino napoletano asimmetrico di

    N. M. Calace (1904), del quale riprodotta anche una foto in CERVELLI 1994, pag.116 26 CERVELLI 1994, pag. 96

  • 25

    delimitazione del campo di applicazione di questa categoria assolutamente

    condivisibile, ma escluderebbe gli strumenti che si rifanno al modello dei

    napoletani, se realizzati al di fuori del capoluogo campano. Poco pi avanti per,

    la stessa Cervelli definisce mandolini napoletani tre strumenti di Antonio Petroni,

    liutaio romano del sec. XIX27.

    Al contrario, il catalogo del Museum of Fine Arts di Boston riporta la

    semplice dicitura mandolino senza distinguere le famiglie o i periodi28. Vengono

    cos accostati strumenti estremamente diversi, come un mandolino Benedetto

    Gualzatta costruito a Roma nel 1724, a sei cori (cinque doppi e uno singolo), con

    corde in budello e piroli infissi lateralmente nel cavigliere (simile quindi al

    modello cosiddetto lombardo o milanese) e uno strumento di Ezechiele Torricelli,

    realizzato a Roma agli inizi del sec. XX, a quattro cori doppi con corde in metallo

    e meccanica chiusa (assimilabile al modello napoletano moderno)29.

    Lattributo (apparentemente) geografico di napoletano viene di norma

    concesso a strumenti dotati di caratteristiche stilistiche e costruttive specifiche

    (quattro cori di corde doppie in metallo, fondo a guscio, piano armonico spezzato,

    una determinata tecnica di giunzione delle doghe agli zocchetti di fondo cassa e di

    innesto, incatenatura specifica). Seguendo queste indicazioni, si considerer

    (correttamente) napoletano questo strumento:

    27 IDEM, ibidem. Uno degli strumenti (catalogato con il n.346) inoltre dotato di una meccanica a

    raggiera che sostituisce i tradizionali piroli. 28 Gli strumenti presenti nella collezione vengono denominati nel catalogo a volte con litaliano

    mandolino, altre con il francesce mandoline o linglese mandolin. Non c nessun apparente

    riferimento alla distinzione proposta in TYLER e SPARKS 1989, i quali utilizzano proprio questi tre

    termini dotandoli per di caratteristiche distintive ben definite. Questa incoerenza dimostrata

    dallattribuzione del nome mandoline allo strumento di Torricelli. 29 Il catalogo pubblicato su internet allindirizzo www.mfa.org. Il museo possiede 8 strumenti

    classificati come mandolino (tra i quali anche un notevole Vincenzo Vinaccia del 1771 e un

    Giovanni Battista Fabricatore del 1790) e una mandola.

  • 26

    Figura 4 - Mandolino Del Perugia, Firenze 1907 (coll priv.)

    Daltra parte, inutile definire una specifica categoria mandolino toscano

    o fiorentino, in quanto il modello seguito da Del Perugia indubbiamente derivato

    dalla tradizione napoletana, e pi precisamente dai Vinaccia, e non vi stato

    inoltre un seguito tale da avere fondato una tradizione locale autonoma.

    La definizione napoletano ha quindi valore stilistico e non geografico, e

    questo sicuramente accettabile e condivisibile. La sua rilevanza storica deve

    invece essere debitamente analizzata. Ma si pu dire lo stesso delle tipologie

    milanese, genovese o senese o sono queste legate pi alla tradizione del luogo che

    a differenze reali di modello? Quali caratteristiche spingono il catalogatore ad

    attribuire il titolo di mantovano ad un mandolino di modello lombardo costruito a

    Roma nel 1709?30 Alla luce di questi dubbi, di quale grado di definizione dovr

    godere una determinata categoria per non essere troppo esclusiva n perdere di

    interesse per troppa vaghezza?

    Le categorie tipologiche prime accennate (napoletano, senese, milanese,

    genovese) sono state tutte proposte nel celebre Real-Lexikon der

    Musikinstrumente di Curt Sachs, e poi riportate in parte nel Systematik der

    Musikinstrumente. Ein Versuch, di Sachs e Hornbostel (recentemente tradotto in

    30 E il caso del mandolino (numero di catalogo 746) esposto nella sala XII del Museo Nazionale

    degli Strumenti Musicali di Roma, vedi CERVELLI 1994, pag. 276.

  • 27

    italiano da Febo Guizzi in appendice al suo Gli strumenti della musica popolare

    in Italia pubblicato da LIM nel 2002).

    Nel dettaglio, Sachs propone le seguenti definizioni tipologiche31:

    Mandola: [n.d.r. identificata con la Mandora o Bandora.

    Vengono anche proposti i sinonimi Mandolle, Mandore,

    Mandorina, Mandura (in provenzale), Mandwr (inglese, XVI

    sec.)] Mandora, da Bandora. Indica due strumenti diversi: una

    riduzione del liuto e un ingrossamento del mandolino. Come

    piccolo liuto spesso con il cavigliere a coda, lo strumento che

    circola verso il 1235 nei paesi di lingua provenzale, e che viene

    rappresentato nelliconografia durante tutto il tardo medioevo.

    Di regola era a quattro cori non a cinque cori come dalle

    imprecise raffigurazioni di Virdung [n.d.r. Sebastian Virdung,

    ca 1465 - ?, autore del pi antico trattato sugli strumenti

    musicali, pubblicato a Basel nel 1511] con laccordatura

    . La corda pi alta veniva solitamente

    accordata tra fa3 e mi3 (accord corde avalle). Per primo

    Praetorius e non Mersenne da anche due accordature a

    cinque cori: e .

    Lo strumento si chiamava, nella Germania degli inizi del XVI

    sec., Quinterne, e pi tardi inizio del XVII sec.

    Mandrichen, Mandrichen o Pandurina. Questa forma pi

    piccola, introdotta gradualmente, indica comunque non una

    nuova pi piccola mandola, ma piuttosto lo stesso vecchio

    strumento che semplicemente, di fianco ai nuovi grandi liuti

    bassi, tiorbe e chitarroni, appariva pi piccola di prima. La 31 Vista lassenza di una versione italiana del Real-Lexikon der Musikinstrumente, nonch la

    notevole importanza per il presente studio, si riporta lintero testo originale in traduzione italiana.

    Gli schemi di accordatura sono riportati fedelmente.

  • 28

    Pandurina si svilupp dal Mandoline nel corso del XVII sec.

    Come la Pandurina e Mandolino si identificano nella lingua

    parlata, anche il Mailnder Mandoline [n.d.r. mandolino

    milanese] mostra ancora in maniera abbastanza chiara il suo

    legame con la vecchia Mandola. Il significato di Mandola non

    era univoco nel XVIII sec., a tal punto che agli autori di oggi

    manca una chiara rappresentazione. Walther (1732) risale alle

    fonti del XVII sec., a Praetorius e Furetire, senza per

    aggiungere niente di proprio. Bonanni (1722) parla di un piccolo

    strumento a quattro corde dal suono molto tagliente, riferendosi

    chiaramente al Mandoline, che lui chiama Mandola, e un altro

    con otto corde in acciaio, che si chiama, a Napoli, Pandurina;

    gli altri scrittori dello stesso periodo perlopi tacciono. Da ci si

    evince che lo strumento citato nel linguaggio parlato nella prima

    met del 18 secolo non esisteva fuori dallItalia. Soltanto nel

    1800 se ne trovano le prime notizie; nel 1790 la Mandora viene

    descritta da Albrechtsberger come un piccolo liuto con 8 corde

    di budello doppie accordate in

    dove il pi alto dei 4 cori bassi era sostituibile, e nel 1806 il

    viennese Molitor in particolare attesta queste caratteristiche. Gli

    esemplari conservati mostrano due tipi distinti. Uno la

    pandura napoletana di Bonanni ha 4 cori di metallo accordati

    in , il piano spezzato, la cassa armonica profonda,

    la cassetta e i piroli che sporgono da dietro come un mandolino

    napoletano pi grosso, laltro la Mandora di Albrechtsberger e

    di Molitor ha 5 o pi corde in budello accordate per quarte,

    cos come il piano piatto, la cassa meno profonda, il cavigliere

    ripiegato indietro con pomelli finali piramidali e piroli ai lati

    della cassetta, caratteristiche tipiche del mandolino milanese. I

    mandolini si erano successivamente sviluppati dalllantico

  • 29

    strumento Mandola, Mandora, Mandoer, Mandorichen o

    Pandurina; il nome originale Mandola o Mandora indic da

    allora le forme ingrandite di questi mandolini, sia quella del

    milanese con corde in budello, che non sopravvisse allinizio del

    19 secolo, che quella del napoletano ancora oggi costruito con

    corde di metallo.

    Mandoline [(anche mandolin, mandolino, bandoln,

    bandolim, mandolina, mandolini, mandolyn)]: un discendente

    pi piccolo della famiglia dei liuti, la cui tipica forma ha i

    seguenti tratti distintivi: una cassa armonica in legno molto

    inarcata, con piccole doghe, un piano armonico in legno

    leggermente piegato verso la fine, con la buca aperta, per lo pi

    ovale e pi dura, grazie a un intarsio immediatamente al di sotto

    con funzione di protezione contro i graffi (il battipenna), una

    tastiera corta con tasti in metallo fissati saldamente, un

    cavigliere leggermente inclinato con piroli inseriti sul retro ed

    infine 4 paia di corde in metallo accordate come il violino, che

    sono condotte su un ponte basso fino a una protezione rinforzata

    collocata oltre il piano armonico. Per suonare serve un plettro di

    tartaruga, corno, osso di balena o corteccia a forma di uovo

    (Penna), che serve nei cambi veloci a fare il tremolo con colpi

    di sopra e di lato, poich le corte corde in metallo sono meno

    ricche a livello di suono. Il precursore del Mandoline la

    Pandurina o Mandola, dalla quale ha ereditato lo stesso nome

    senza implicare nel frattempo, come gi stato illustrato sotto la

    voce Mandola, un reale ridimensionamento. Ma nel passaggio

    tra il milanese e il classico, cio il mandolino napoletano, non

    pi possibile pizzicare al ponte. La forma finale definitiva del

    1700 era gi nel 18 secolo un bene nazionale; nella penisola

    appenninica effettivamente suonato ancora oggi con molta

    arte, in tutte le stratificazioni popolari, e trova, tra i

    professionisti, dei virtuosi che si lanciano nei pi difficili lavori

  • 30

    della letteratura per violino. Anche al di fuori dellItalia il

    Mandoline ha trovato molti estimatori, gi dalla seconda met

    del 18 secolo, senza per diventare da nessuna parte lo

    strumento nazionale. Occasionalmente viene introdotto con

    particolari fini localcoloristici [orig. Lokalkoloristichen] nelle

    orchestre dopera e sinfoniche. Alle prime documentazioni

    appartengono Almena di Arne (1764), Lamant jaloux di

    Grtrys (1778), e il Don Giovanni di Mozart (1787), fino a

    Otello del giovane Verdi (1887) e la VII sinfonia di Mahler

    (1908).

    Mandolinochitarra: una chitarra con cassa armonica a

    guscio inarcato, ved. Chitarraliuto.

    Mandolinezither: cetra ad arco costruita da J. Halswanter a

    Monaco nella seconda met del 19 secolo con un contorno a

    forma di bottiglia.

    Mandolino fiorentino: dal piccolo corpo a guscio, come il

    napoletano, con il manico pi lungo, cinque corde doppie in

    . Un tipo pi piccolo a quattro corde

    singole in sol3 do4 mi4 la4.

    Mandolino genovese: come il napoletano ma con un

    manico pi largo e cinque corde doppie accordate in

    , oppure sei in

    Mandolino milanese [(anche mandurina, o, pi raramente

    mantolina)]: mandurina, i cui tratti distintivi sono una forma

    triangolare pi stretta e una cassa armonica meno curva, dal

    suono pi potente, un piano pi piatto, un cavigliere inclinato

    con una pronunciata forma a coda, con piroli infissi lateralmente

    e sei corde doppie in budello, singole a partire dal XVIII sec., in

    che vengono pizzicate senza plettro.

  • 31

    Occasionalmente pu essere accordato con laccordatura da

    chitarra e con corde rivestite in ottone. Questi segni distintivi

    avvicinano il mandolino milanese alla vecchia mandola o

    pandurina, da cui si distingue soltanto dal corpo leggermente

    pi ampio e dal foro armonico aperto.

    Mandolino napoletano [(anche mantolina)]: con quattro

    corde doppie in acciaio, accordato in . Il

    tipo di mandolino pi usato.

    Mandolino padovano: con cinque corde doppie e un corpo

    pi piccolo

    Mandolino romano: come il napoletano ma con un manico

    pi tondo e un ponte pi alto

    Mandolino senese: con quattro corde in accordatura da

    violino, o sei corde accordate come la chitarra

    Mandolino siciliano: come il napoletano, ma con cori tripli

    tranne che per i due bassi che restano doppi.

    Mandoloncello: mandolino tenore, sinonimo di mandola.

    Mandolone: arcimandola, un mandolino basso, italiano, del

    XVIII sec., di lunghezza 90/100 cm, con 7 o 8 corde di metallo,

    accordate in .

    [SACHS 1913, pag. 251 e sgg.]

    La classificazione proposta da Sachs (della quale si riportata la

    traduzione integrale) risulta ad una prima lettura molto precisa e dettagliata, ma,

    per chi abbia unesperienza museale o anche, pi semplicemente, agli occhi di un

    collezionista, risulta inapplicabile e inutilmente complessa. Alcune definizioni

    sono ormai obsolete: quella proposta per il mandolino romano non tiene affatto

    conto delle innovazioni proposte alla fine del XIX sec. dai liutai romani Maldura,

    De Santis e Embergher, i quali impongono un nuovo modello costruttivo,

    distanziandosi dalla tradizione napoletana delle famiglie Vinaccia e Calace.

  • 32

    Queste innovazioni sono tuttora alla base delle distinzioni rintracciabili persino

    nei cataloghi delle ditte costruttrici di tutto il mondo: i mandolini di nuova

    costruzione (prodotti con sistemi industriali o artigianalmente) vengono di solito

    suddivisi in napoletano (guscio pi rotondo, manico a sezione ovale, cavigliere

    chiuso con meccaniche infisse dal basso) e romano (guscio con piega pi marcata

    e profonda, manico a sezione triangolare, tastiera sovrapposta alla buca, cavigliere

    aperto con meccaniche infisse lateralmente). Non si pu prescindere da questa

    suddivisione, ormai globalmente accettata, parlando della produzione

    contemporanea.

    Questo solo un primo esempio della difficolt con le quali ci si scontra

    nellapplicare la catalogazione proposta da Sachs. Ancora pi grave risulta la

    quasi totale mancanza di riferimenti bibliografici per lidentificazione di strumenti

    di dubbia definizione come il mandolino padovano, il senese o il fiorentino. Nel

    caso del mandolino siciliano, la presenza dei cori tripli non cos storicamente

    evidente da giustificare la definizione di una categoria autonoma.

    Ma la confusione pi grave riguarda sicuramente le tre definizioni

    fondamentali: Mandola, Mandoline e Mandolino napoletano. Non chiara la

    differenziazione tra ponticello fisso o mobile, cos come non viene mai

    evidenziata la distanza di origine tra i due strumenti; del mandolino napoletano

    viene offerta una definizione incredibilmente sintetica e superficiale, che mal si

    adatta allasserzione finale: Il tipo di mandolino pi usato.

    La definizione dei termini di base non certo un problema di facile

    soluzione. Un tentativo di chiarimento pi accorto e storicamente fondato

    offerto dallopera di James Tyler e Paul Sparks, The Early Mandolin [TYLER e

    SPARKS 1992] e da The Classical Mandolin di Paul Sparks [SPARKS 1995]

    I due studiosi inglesi pongono gi dallintroduzione il problema della

    definizione terminologica, e propongono una suddivisione storico/stilistica in

    buona parte condivisibile:

    Until recently, very little research had been done into the

    historical background and repertory of the early mandolin. The

    possibility that there might have been two main types of early

  • 33

    mandolin, each with its own design, tuning, playing technique,

    and musical history seems not to have been considered. [] We

    shall call the earlier type of mandolin, the MANDOLINO, since

    this is the name most commonly used by its contemporary

    players, makers and composers; and we shall call the later type,

    the MANDOLINE, since, despite its southern Italian roots, its

    own considerable repertory was developed mainly in France.

    [TYLER e SPARKS 1992, pag. v]

    Questa prima suddivisione ha come principale effetto quello di far

    rientrare a pieno titolo nella famiglia dei mandolini tutti quegli strumenti spesso

    identificati con il liuto discanto o soprano, o con la pandurina, termine

    anacronistico e storicamente riscontrabile solo in Praetorius [1619], utilizzato

    spesso (anche da Sachs) per descrivere strumenti appartenenti ad un diverso

    periodo storico e con differenti accordatura e repertorio. Praetorius definisce cos

    la Pandurina:

    Pandurina: Mandrichen. Conosciuta anche come

    Bandrichen, da altri come mandor o mandurinichen (in

    quanto facile da maneggiare e suonare). E un liuto molto

    piccolo con quattro corde accordate in: g d g d. [] E

    molto usata in Francia, dove alcuni sono tanto esercitati da

    potervi suonare courants, voltes, e altre simili danze e canzoni

    francesi cos come passamezzi, fughe e fantasie sia con una

    penna come sul cittern o possono anche suonare con un singolo

    dito in modo rapido e preciso come se fossero usate tre o quattro

    dita. A volte, qualcuno suona con due o pi dita, in accordo con

    il proprio uso. [trad. propria, PRAETORIUS 1619, pag. 53,

    riportato in TYLER e SPARKS 1992, pag. 8]

  • 34

    Paul Sparks [SPARKS 1995] aggiunge a queste prime due categorie

    mandolino e mandoline una terza famiglia che chiamer propriamente mandolin,

    identificando al suo interno diverse varianti geografiche e storiche.

    Nonostante gli indubbi pregi di questa suddivisione soprattutto il suo

    essere estremamente semplice e di rapida applicazione i termini usati per ogni

    famiglia sono molto simili e di difficile utilizzo in campo museale, risultando

    infine poco chiari ai fini di una descrizione rapida di uno strumento, sia per la

    realizzazione di un catalogo che, soprattutto, dei cartigli informativi per il

    pubblico. E arduo accettare il termine francese mandoline per la descrizione di un

    mandolino napoletano Degrado del 1785 o di un Vinaccia del 1770. Infine,

    utilizzare litaliano mandolino limitandone lapplicazione ad uno strumento

    attualmente definito come pandurina o liuto soprano non facilita di certo il lavoro

    del catalogatore: cos facendo si attribuisce il termine pi comune allo strumento

    meno conosciuto e dal legame pi debole con la cultura musicale moderna,

    mentre viene stabilita una paternit culturale francese ad uno degli strumenti pi

    squisitamente italiani, nonch, in ultima istanza, un nome inglese (mandolin) alle

    ultime evoluzioni di questo strumento, solo in parte e molto recentemente

    avvenute in ambito anglosassone.

    Tutte le descrizioni pubblicate su enciclopedie o testi di organologia

    mostrano la necessit di distinguere i tipi di mandolino rintracciabili e ne

    propongono un esame alle volte molto dettagliato e attento, dedicando ampio

    spazio al problema delle tipologie (come nel caso del New Grove o del MGG), ma

    una classificazione che voglia essere snella e rapida nellapplicazione, essendo

    finalizzata ad un suo uso pratico sul campo, dovr basarsi sulla definizione di

    modelli standard riconoscibili e su parametri che consentano un certo margine di

    variabilit, necessario data la natura artigianale dellarte liutaria.

    Su Wikipedia (www.wikipedia.com), ad esempio, sono disponibili pi

    versioni. In lingua italiana, il mandolino viene presentato come

    uno strumento musicale antichissimo che [] appartiene

    alla famiglia degli strumenti cordofoni. Simile ad una mandola,

    di cui costituisce una variet, ha trovato spazio nell'antico

  • 35

    Impero Romano [sic!] e tuttora trova largo uso soprattutto in

    Italia e, pi specificatamente, a Roma e nel napoletano. Grazie

    alla sua particolare cassa armonica, piriforme, emette un suono

    melodioso e penetrante che lo rende uno strumento unico nel

    suo genere. Oltre al mandolino classico, detto mandolino

    Romano [sic!] (con quattro corde doppie omofone - la cui

    accordatura, cio, , per ogni coppia, uguale sia come tono che

    come ottava - in versione barocca oppure da concerto), ne

    esistono altri tipi fra cui: il bandolim, il banjo-mandolino, il

    mandolino napoletano, il mandolino catanese, il mandolino

    milanese (di origini pi antiche, con cinque o sei corde doppie),

    il mandolino genovese barocco ed il mandolino F-Style

    utilizzato nella musica bluegrass. [www.wikipedia.it]

    La definizione offerta in lingua inglese lo descrive come:

    Uno strumento musicale a plettro, a pizzico o entrambi.

    Discende dalla mandora. La forma pi comune, di origine

    napoletana, presenta otto corde in quattro coppie (cori) pizzicate

    con un plettro. Sono riscontrabili varianti a quattro corde (una

    per coro), sei corde (una per coro) come per il modello milanese,

    dodici corde (tre per coro), e sedici corde (quattro per coro). Ha

    un corpo con tavola armonica a forma di goccia, o

    essenzialmente ovale, con uno o pi fori armonici di varie

    forme, aperti e non reticolati. [www.wikipedia.com ]

    Queste due ultime descrizioni sono un ottimo esempio della difficolt di

    fornire una definizione univoca di uno strumento che presenta varianti strutturali

    importanti (provenienza geografica, tecniche costruttive ed esecutive, materiali e

    accordatura) unanimemente comprese nel generico termine mandolino. Solo per

    fare un esempio, nella prima definizione viene citato un mandolino classico,

    detto mandolino Romano con quattro cori di corde doppie omofone, mentre il

  • 36

    napoletano viene retrocesso al ruolo di altro tipo, insieme al mandolino

    catanese, il milanese, il genovese barocco e il f-Style americano. Del tipo

    catanese, in particolare, non se ne trovato alcun riscontro32.

    La seconda definizione, pi solida e dettagliata, si concentra

    maggiormente sulla descrizione dello strumento, presentandone le possibili

    incordature. Alcune di queste sono per secondarie, come il milanese a sei cori di

    corde singole 33 o inusuali, come il sedici corde in quattro cori. Molto pi

    importante il modello a undici (o dodici) corde in sei cori (cinque doppi e uno

    singolo), anche questo solitamente indicato come mandolino milanese o

    lombardo. Anche lultima asserzione (with a soundhole, or soundholes, of

    varying shapes which are open and not latticed[www.wikipedia.com]) risulta

    incomprensibile, essendo comunissima la presenza di rosoni intarsiati (in legno o

    in carta pergamena) a chiudere il foro armonico. La presenza di pi fori armonici,

    al contrario, abbastanza rara, riscontrabile soprattutto negli strumenti con fondo

    piatto. Queste due definizioni sono evidentemente imprecise e insufficienti, ma la

    loro diffusione globale e lenorme numero di utenti obbliga a tenerne conto.

    La definizione pi sintetica e comprensiva viene offerta da James Tyler,

    alla voce Mandolin [mandola, mandoline, mandolino] pubblicata nel New Grove

    Dictionary of Music and Musician:

    Any of several types of small, pear-shaped, fretted string

    instruments plucked with a plectrum, quill or the fingers.

    [TYLER e SPARKS 1996]

    32 Il redattore della voce ha sicuramente alluso alla importante tradizione costruttiva catanese, la

    quale ha sempre avuto come riferimento il modello napoletano, facendo per ampio ricorso a

    metodi industriali di produzione, con il fine di abbattere i costi. Per citare alcuni dei nomi pi

    importanti, possiamo ricordare Carmelo Catania e Giuseppe Puglisi Reale, dei quali si conservano

    numerosi strumenti, tutti riconducibili al modello napoletano (quattro cori di corde doppie, cassa

    piriforme, piano armonico spezzato) 33 Questo strumento stato costruito e venduto dalla ditta Monzino di Milano durante il XIX sec.

    In seguito allaffermazione di questo modello, il termine milanese stato generalmente applicato

    anche a strumenti pi antichi, prima indicati come lombardi.

  • 37

    La necessit di chiarire a quali strumenti in particolare ci si riferisca nella

    stesura di una definizione generica qui evidente:

    Although in modern Italian usage the term mandolino may

    mean any type of mandolin, it is used here for the earlier gut-

    strung instrument. Terminology is problematic from the

    mandolino's earliest period: mandola is found in Italian

    sources beginning in the 1580s and mandolino, the diminutive

    of mandola, appears as early as 1634 [IDEM, ibid.]

    Anche la voce Mandoline redatta da Kurt Reinhard per Die Musik in

    Geschichte und Gegenwart (vol.8, pag. 1577) presenta il mandolino come

    riduzione della pi antica mandola. Anche in questo caso, lautore pone subito

    laccento sulla necessit di definirne le tipologie, e parla quindi di mandolino

    milanese, lombardo, fiorentino, ecc. Con queste definizioni lautore fa uno

    specifico riferimento alle categorie proposte da Sachs e Hornbostel [1914].

    La grande quantit di specificazioni associate al termine mandolino rischia di

    spingere il catalogatore verso una semplificazione eccessiva, in quanto non

    sempre questi dotato della competenza necessaria per distinguere tipologie tra

    loro molto simili; tale appiattimento gi riscontrabile in numerosi cataloghi

    museali (si vedano in proposito gli esempi precedentemente esposti). La

    complessit una risorsa storicamente motivata e musicalmente giustificabile, e

    va organizzata senza eliminarne il carico di significato; la riduzione delle tipologie

    sicuramente necessaria e auspicabile, ma lobiettivo di una maggiore chiarezza

    va raggiunto prendendo lavvio dalla terminologia esistente, cercando di cogliere i

    tratti distintivi per ogni tipologia rintracciabile in studi, cataloghi di musei o di

    liutai. Ogni descrizione rintracciata costituita da una parte principale nella quale

    viene indicato il modello fondamentale, e da una o due specificazioni accessorie.

    Alla prima abbiamo dato il nome di voce generale. Accanto alla parte principale, e

    successivamente ad una sua trattazione pi o meno approfondita, chiunque abbia

  • 38

    scritto del mandolino ha sentito la necessit di utilizzare un gruppo di

    specificazioni molto ampio, organizzabili in attributi geografici, storici o stilistici.

  • 39

    Voci generali

    Contengono le definizioni delle famiglie principali di strumenti, indicandone a

    volte varianti e tipologie pi comuni. Dedicano la maggior parte del testo alla

    definizione essenziale (classificazione, storia, bibliografia, ecc.). Nonostante

    possano essere considerate di semplice stesura, proprio in queste voci che si

    riscontrano le principali disomogeneit, soprattutto per il basso livello di

    specializzazione del testo (ne sono un ottimo esempio i testi pubblicati in

    Wikipedia). Queste discordanze testimoniano inoltre la diversa fortuna di cui

    hanno goduto gli strumenti in oggetto nel corso della storia.

    Mandola (o mandora): la prima voce che si incontra in

    ordine alfabetico e contiene al suo interno, nella maggioranza

    dei casi, lo studio delle origini degli strumenti di tutta la

    famiglia. Il nome mandola quindi solitamente (e

    correttamente) attribuito allo strumento pi antico, capostipite

    dellintera famiglia. Ma lo stesso termine stato utilizzato

    anche per descrivere la versione accresciuta del mandolino a 4

    cori doppi. In questultimo caso, si pu trovare la distinzione

    in tenore (con accordatura in do2-sol2-re3-la3) o ottava (in

    sol1-re2-la2-mi3). Non quindi raro imbattersi in definizioni

    che si riferiscono alluno o allaltro tipo di strumento.

    Mandolino (con le varianti mandolin, mandoline o bandolim):

    quando non meglio specificato, con questa voce ci si riferisce

    allo strumento con 4 cori di corde doppie generalmente

    indicato come napoletano. Con la variante bandolim ci si

    riferisce principalmente allo strumento a 4 cori doppi con

    fondo piatto.

    Figura 5 - Mandola anonima, probabilmente napoletana., sec. XVIII Roma, Museo Nazionale degli Strumenti Musicali

  • 40

    Mandolone (per il XVIII sec. anche arcimandola,

    successivamente utilizzato come sinonimo di liola,

    mandocello, mandoloncello, a volte riferito anche al

    mandolonbasso): il nome mandolone dagli organologi

    generalmente utilizzato per indicare il grande strumento ad otto

    cori doppi diffuso tra Roma e Napoli a met del XVIII sec., di

    cui sono reperibili splendidi esemplari realizzati da Gaspar

    Ferrari a Roma, dai Vinaccia e i Fabbricatore a Napoli. Nella

    sua accezione pi recente (dal XIX sec.), il nome stato

    utilizzato per indicare gli strumenti bassi in uso nelle orchestre

    a plettro.

    Figura 6 - Mandolone di Antonio Vinaccia, Napoli 1772 (Parigi, Cit de la Musique, E.663)

  • 41

    Specificazioni geografiche

    In questo caso, viene specificata la provenienza storico-

    geografica di uno specifico modello. E il gruppo di definizioni

    sicuramente pi ricco e di difficile interpretazione; ogni voce pu

    infatti contenere varianti storiche distanti tecnicamente ma

    accomunate dal nome attribuito, come nel caso delle due principali

    tipologie (il napoletano e il milanese).

    Mandolino bresciano o cremonese: questa definizione gode di una

    discreta chiarezza ed tuttora di uso comune. Indica uno

    strumento con 4 cori singoli e ponte fisso alla tavola armonica

    piatta, accordatura per quinte (analoga a quella del violino), fondo

    piatto, cavigliere con piroli infissi lateralmente. E stato lo

    strumento di Bartolomeo Bortolazzi (1772 1820), e grazie a lui

    ha raggiunto una discreta notoriet. E lo stesso Bortolazzi a

    coniare il nome di bresciano o cremonese34. E una variante del

    mandolino milanese del quale conserva la struttura ma non

    laccordatura, derivata dal mandolino napoletano. E

    strutturalmente simile al toscano o fiorentino, come descritto da

    Sparks (1995, pag. 207).35

    Mandolino catanese o siciliano: questa voce ha una duplice

    valenza. Indica abitualmente la mera provenienza geografica di uno

    strumento, in genere costruito secondo il modello napoletano

    moderno. Di questo conserva intatte le caratteristiche costruttive: 4

    cori di corde doppie accordate per quinte (analogamente al violino),

    fondo generalmente bombato (piatto nei modelli pi economici),

    34 Tale doppio nome utilizzato dallautore nel suo metodo Anweisung fur die mandoline fr

    kennen zu leren, pubblicato a Lipsia nel 1805 35 CAMPBELL 1980, SPARKS 1995, TYLER e SPARKS 1985, WLKI 1984

    Figura 7 mandolino bresciano di M. Scolari (Cremona 1799) L'Aia - Gemeentemuseum

    Figura 8 - mandolino catanese di G. Puglisi Reale, Catania 1900 ca (coll. priv.)

  • 42

    manico tondo o triangolare (a seconda del modello di riferimento,

    napoletano o romano), ponticello mobile e corde fissate al fondo,

    chiavi meccaniche per laccordatura. Non presenta quindi alcuna

    originalit. In altre e pi rare occasioni, fa riferimento ad una

    variante del mandolino napoletano, dotato di corde metalliche

    organizzate in due cori doppi (registro grave) e due cori tripli

    (registro acuto). Tale variante ormai in disuso a causa delle

    difficolt di accordatura dei cori tripli.

    Mandolino fiorentino o toscano: le caratteristiche comprese in

    questa definizione non sono univoche. Per Sachs il fiorentino era

    uno strumento con 4 o 5 cori doppi, derivato dal mandolino

    napoletano ma con un manico pi lungo. Sparks (1995, pag. 207)

    lo assimila al mandolino toscano e lo descrive come discendente

    dal tipo lombardo, dotato per di 4 corde singole (due di budello e

    due di metallo) accordate come il tipo napoletano. In pratica un

    cremonese costruito con un manico di tipo romano. Per Briner-

    Aimo (1998, pagg. 272 e sgg.), lo strumento fiorentino ha 4 cori

    doppi, cavigliere leggermente inclinato e piroli infissi

    posteriormente; le corde sono attaccate al ponte fisso sul piano

    armonico, analogamente al lombardo, ma con un manico pi lungo

    e sottile. La buca aperta e il piano leggermente inclinato. Questo

    tipo di strumento sarebbe alla base (secondo Briner-Aimo) del

    modello napoletano divenuto celebre per merito della famiglia

    Vinaccia tra il XVIII e il XIX sec. Queste differenti specifiche

    fanno per riferimento a periodi storici distinti. Sachs e Briner-

    Aimo, pur non concordando sullordine cronologico, l collocano

    nel XVIII sec. Per Sparks si tratta dello strumento ideato da Lybert

    e Maurri a Firenze nel 1890 circa. In tempi molto pi recenti, la

    ditta americana Gibson (ideatrice dei mandolini a e f-style) ha dato

    il nome di Florentine mandolin ad alcuni dei suoi modelli

    bluegrass.

    Figura 9 - Gibson florentine mandolin, Nashville 1956

  • 43

    Mandolino francese: variante del mandolino piatto, dotato di piano

    armonico e fondo piatti. Il fondo una semplice tavola (particolare

    che distingue tale modello da quello portoghese).

    Mandolino genovese: lattributo geografico, in questo caso,

    definisce uno specifico e univoco modello di strumento,

    rintracciabile solo per qualche decennio, dal 1780 circa fino alla

    met del XIX sec. Presenta sei cori doppi accordati esattamente

    unottava sopra la chitarra. Questa accordatura rintracciabile in un

    manoscritto attribuito a Francesco Conti, intitolato Laccordo

    della Mandola listesso della Chitarra alla francese SCOLA del

    Leutino, osia Mandolino alla Genovese36. Sachs (1913) riporta una

    diversa accordatura della quale non sono stati trovati ulteriori

    riscontri. Il fondo bombato, la buca chiusa da una rosetta

    realizzata in legno o pergamena, il cavigliere ha i piroli infissi dal

    retro. Negli esemplari superstiti, il ponticello pu essere libero o

    fisso al piano armonico37, ma le corde sono, anche con il ponte

    fisso, agganciate a dei piccoli perni infissi allo zocchetto di fondo

    cassa: questo particolare spinge a pensare il ponte mobile come

    caratteristica originaria, eventualmente sostituito da un ponte fisso.

    Il piano armonico protetto da un battipenna. E stato lo strumento

    di Niccol Paganini, e questo gli ha garantito un discreto successo.

    36 Circa 1770-1780, conservato alla Euing Music Library di Glasgow. Riportato in TYLER e

    SPARKS 1989, pag. 140 37 Questo dato non verificabile in quanto il ponticello forse la parte pi soggetta a sostituzioni

    nel corso del tempo. Si vedano ad esempio i due esemplari di mandolino genovese esposti nella

    sala IV (vetrina 1) del Museo degli Strumenti Musicali di Roma (n. inv. 340 e 341), costruiti da

    Christian Nonnemacher [CERVELLI 1994, pag. 93 e 94]

    Figura 10 - mandolino genovese anonimo. L'Aia Gemeente-museum

  • 44

    Mandolino lombardo o milanese: viene generalmente identificato

    con queste specificazioni geografiche uno dei due modelli base

    del mandolino38. Diretto discendente del liuto, spesso confuso con

    il liuto soprano39, a volte chiamato pandurina, pi diffusamente

    indicato come mandolino barocco, il mandolino milanese (o

    lombardo) si riconosce per il suo guscio a forma di uovo (differente

    dalla forma a pera del napoletano) e il piano armonico piatto, il

    ponticello fisso e i piroli infissi lateralmente al cavigliere. Le sue

    caratteristiche sono del tutto analoghe a quelle della mandola; il

    termine mandolino, in questo caso, non indica n una riduzione

    delle misure originarie n una nuova accordatura, ma

    semplicemente un differente rapporto con le maggiori dimensioni

    degli strumenti coevi. La localizzazione milanese (o lombardo)

    invece da rapportare allenorme successo del mandolino

    napoletano e risale infatti alla seconda met del XVIII sec.

    Mandola e mandolino milanese sono dunque assimilabili.

    Nel corso del XIX sec. lo strumento sottoposto ad una

    modernizzazione radicale da parte dei liutai della famiglia Monzino

    (attivi a Milano sin dalla met del XVIII sec.). Monta sei corde

    singole accordate in sol2 si3 mi3 la3 re4 sol4, il cavigliere

    ha i piroli infissi lateralmente, la tastiera sovrapposta al piano

    armonico; il ponticello fisso. Linnovazione principale

    rappresentata dalla scannellatura della tastiera nella spazio tra i

    38 Come gi precedentemente detto, il termine mandolino indica due famiglie distinte di strumenti,

    con origini, evoluzione, repertorio, tecniche esecutive e costruttive completamente distinte e

    differenti. 39 E molto importante sottolineare la differenza tra la famiglia dei liuti e delle mandole in quanto

    strumenti dotati di funzioni musicali opposte. La mandola viene descritta gi da Agazzari come

    uno strumento a corde dotato di capacit melodiche simili a quelle del violino: li stromenti di

    corde, alcuni contengono in loro perfetta armonia di parti, quale lOrgano, Gravicembalo, Leuto,

    Arpadoppia etc; alcuni lhanno imperfetta, quale Cetera ordinaria, Lirone, Chitarrina; ed altri

    poca, niente, come Viola, Violino, Pandora etc. [AGAZZARI 1607, pag.4]

    Figura 11 - mandolino di F.Presbler - Milano 1774. Roma, Museo Nazionale degli Strumenti Musicali

    Figura 12 Mandolino di C. Albertini, Milano 1890 circa. Milano, Fondazione Monzino

  • 45

    tasti, la quale si accompagna alla riduzione del numero di corde per

    consentire una notevole velocit desecuzione e minori problemi di

    accordatura. La fortuna storica guadagnata da questa tipologia di

    strumenti ha causato una certa confusione nella terminologia di

    riferimento, in quanto ha reso poco chiaro e non univoco il

    significato delle specificazioni milanese e lombardo, nonostante le

    evidenti differenze tra i due strumenti40.

    Mandolino napoletano: il secondo dei modelli base, il pi

    conosciuto, comune e diffuso di questa grande famiglia di

    strumenti. La definizione di cosa sia il modello napoletano

    abbastanza semplice: strumento con fondo a guscio molto

    profondo, piano armonico spezzato, 4 cori di corde doppie

    pizzicate con il plettro, ponticello mobile, accordatura analoga a

    quella del violino. Dietro questa semplice definizione si

    nascondono per due secoli di evoluzione storica che hanno

    apportato modifiche importanti, conservando comunque le

    principali caratteristiche distintive sopra enunciate. La tipologia

    attuale frutto dellingegno della famiglia Vinaccia, tra i primi

    costruttori nel XVIII sec. e principali innovatori nel XIX.

    Mandolino padovano: tale tipologia rintracciabile in SACHS 1913

    (pag. 253) e JANSSENS 1984 (pagg. 234 e sgg.) e descritta come

    variante del mandolino lombardo con cinque cori doppi, un corpo

    pi piccolo e snello41. Purtroppo non stato possibile rintracciare

    nessuno strumento attribuibile univocamente a questa tipologia.

    40 Queste due denominazioni sono utilizzate entrambe per indicare luna o laltra tipologia: non si

    riscontrata omogeneit nellattribuzione del nome al relativo modello. 41 Il sito www.mandoline.de riporta la presunta accordatura del mandolino padovano: re3 sol3

    do4 sol4 la4 . Tale informazione non per supportata da altre fonti.

    Figura 13 - Mandolino dei fratelli Vinaccia, Napoli 1902 (coll. priv.)

  • 46

    Mandolino portoghese: denominazione molto comune e diffusa

    che indica una variante del mandolino piatto, con piano armonico

    piatto e fondo lievemente arcuato, a doghe.

    Mandolino romano: come per il mandolino napoletano e per il

    lombardo, questa definizione pu riferirsi a differenti strumenti in

    base al periodo storico. Levoluzione di tale tipologia (o sarebbe

    meglio dire levoluzione dellattribuzione di tale definizione) non

    lineare. Per quanto riguarda il sec. XVIII, si indicano come romani

    gli strumenti costruiti nella prima met del secolo da celebri liutai

    come Smorzone (o Smorsone), Tecchler e Gualzatta. Secondo

    Carlo Cecconi:

    Caratteristiche peculiari di questa produzione sono:

    cassa allungata e profonda (doghe piatte senza filetto

    o scanalate e filettate), dorso del manico molto

    rastremato verso il capotasto, tastiere larghe e

    convesse con notevoli spaziature tra i cori, ponticelli

    sottili, caviglieri a fondo chiuso, rose generalmente

    tagliate nella tavola con modalit e disegni adottati

    nei liuti coevi, diapason "lungo". Queste

    caratteristiche (insieme ad altre di minore rilievo)

    distinguono inequivocabilmente la mandola romana

    della prima met del XVIII sec. da quella di ambito

    milanese comune nella seconda met del secolo.

    Quest'ultimo tipo di strumento presenta di solito un

    disegno della cassa e del piano armonico pi

    arrotondato, tastiere pi strette e quindi cori

    ravvicinati, ponticelli con ampia superficie di

    incollaggio, caviglieri con fondo traforato, rose in

  • 47

    gran parte riportate (composte da due o pi strati di

    legno e pergamena), diapason "corto".42

    Se per questo periodo si deduce quindi una vicinanza sostanziale

    tra il modello romano e quello lombardo, gi Sachs lo segnala

    come variante del napoletano. Oggi, questattributo geografico

    indica nelluso comune (come nel caso dei cataloghi degli attuali

    liutai o produttori di mandolini) una evoluzione del mandolino

    napoletano, avvenuta ad opera dei liutai Maldura, de Santis e

    Embergher alla fine del XIX sec., con lapporto di numerose e

    sostanziali modifiche al manico, alla tastiera, alle meccaniche, al

    ponticello e alla forma della cassa di risonanza.

    Mandolino senese: tale denominazione, utilizzata da Sachs,

    raramente utilizzata se non con riferimento alla descrizione fornita

    nel Reallexikon.

    Mandolino toscano: si veda la voce mandolino fiorentino.

    42 Tratto dallanalisi stilistica redatta dal liutaio Carlo Cecconi per il Museo degli Strumenti

    Musicali dellAccademia di Santa Cecilia a Roma. Il testo pubblicato allindirizzo web

    http://museo.santacecilia.it/museo_0/?resource=StrumentiASC/allegati/ASC/STR/000/000/64/AS

    C.STR.00000064.0002.pdf

    Figura 14 - Mandolino mod. 5bis di Luigi Embergher (Roma 1929, coll. priv.)

  • 48

    Specificazioni storiche

    Il discorso in queste centrato sullorigine temporale del modello. Queste

    definizioni sono meno diffuse di quelle geografiche, ma hanno goduto e godono

    tuttora di una certa fortuna nel linguaggio liutario.

    Mandolino barocco: ci si riferisce generalmente, con questa

    definizione, allo strumento precedentemente descritto come

    lombardo, il modello usato nei concerti di Vivaldi e associato al

    periodo barocco. In realt non insolito trovare lindicazione

    barocco riferita anche al coevo modello napoletano o romano,

    soprattutto nelle descrizioni offerte dai liutai43.

    Mandolino classico: anche se relativamente poco diffusa, questa

    specificazione viene utilizzata per indicare gli strumenti di modello

    napoletano o milanese in uso a partire dal XIX sec. La

    denominazione Classical mandolin viene utilizzata in questo senso

    anche da Paul Sparks:

    A century ago [] throughout much of Europe and

    North America, the mandolin was one of the most

    widely owned and played of all instruments, its

    popularity amongst amateur musicians probably

    being equaled only by the piano. [] Verdi,

    Mahler, Webern, Massenet, Schoenberg, and many

    other leading composers included the mandolin in

    orchestral and operatic works. [SPARKS 1995, pag.

    v]

    43 Ad esempio, nei cataloghi dei liutai Pasquale e Leonardo Scala di Salerno, di Luca Centrone,

    Stefano Zanderighi e Marco Golinelli (laboratorio Liuteria dInsieme di Milano) o Federico

    Gabrielli di Milano.

  • 49

    Mandolino del vecchio tipo: questa denominazione rintracciabile

    in riferimento agli strumenti della prima met del XVIII sec.

    Lanalisi stilistica del Museo Internazionale e Biblioteca della

    musica di Bologna descrive cos questo tipo di strumento: non ha

    il guscio molto profondo, ha generalmente un cavigliere in forma di

    falce con piroli laterali, pu avere pi di quattro ordini, accordati in

    quarte, eventualmente con una terza maggiore, ha corde attaccate al

    ponticello, e soprattutto ha corde il pi delle volte di minugia,

    pizzicate direttamente con le dita. Vengono cos identificati come

    mandolino, del vecchio tipo i due strumenti qui conservati44. Questa

    tipologia utilizzata anche dal Metropolitan Museum di New York,

    nella nota descrittiva relativa allo strumento attribuito a Giovanni

    Smorsone (2008.2a,b).

    Mandolino moderno: loggetto di questa definizione trascende in

    parte le finalit del presente studio, in quanto viene solitamente

    riferito ai modelli in uso nei repertori country e bluegrass

    americani, soprattutto dalla casa statunitense Gibson (i modelli A-

    Style, F-Style, Florentine, ecc.)

    44 Lo stesso museo riporta la singolare specificazione geografica mandolino bolognese per uno

    strumento a fondo piatto e scolpito di tipo napoletano realizzato dal liutaio Luigi Mozzani nel 1933

  • 50

    Voci stilistiche

    Vengono raccolte in questa sezione tutte le voci che contengono un rimando a

    tradizioni costruttive specifiche, anche relative al lavoro d