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BRUNO TAUT

IL PARADISO DI VETRO

Valentina Prisco

BRUNO TAUT

E

IL PARADISO DI VETRO

di

Valentina Prisco

IL PARADISO DI VETRO

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Indice

Bruno Taut: un’archite ttura c ons ac rata alla luc e

Il paradiso di vetro

Introduzione: La nascita di un ideale

Cap. I

1. Biografia

2. L’esposizione del Werkbund di Colonia (1914)

3. Il padiglione di vetro

Cap. II

1. L’utopia nella Glashaus

2. Paul Scheerbart: la visione del poeta

Bibliografia

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Introduzione :

La nascita di un ideale

"La luce vuole il cris tallo"

Stadtkrone

Paul Scheerbart

A partire dal 1905 i movimenti di riforma delle arti figurative, iniziati alla fine del XIX secoloquale conseguenza di radicali modificazionisociali, tecniche ed economiche, raggiungonoun decisivo punto di svolta: movimenti artistici e gruppi di artisti giungono contemporaneamente, per diverse vie, ad unobiettivo comune, ovvero una riforma radicale dei principi che regolano le arti visive. La Germania fu la nazione europea protagonistadi questa trasformazione. Raccogliendol'eredità dei movimenti Arts and Craft inglesi e sviluppandola in funzione del suo recente processo di industrializzazione, fu uno deicentri catalizzatori della riforma artistica. Evento fondamentale fu la fondazione nel1905 a Dresda del gruppo Die Brücke, formatoda Heckel, Kirchner, Bleyl e Schmidt-Rottfluff, che propongono una nuova figurazione pittorica basata sull'interpretazione intenzionale ed emotiva della realtà da partedell'artista, e che segna la nascita dellacorrente espressionista. Nel 1909 il pittore Kandisky fonda a Monaco la Neue Künstler Vereinigung, gruppoanarchico oppositore della cultura di Stato. Nel 1910 lo stesso Kandisky dipinge il suo primoquadro astratto e l'anno seguente, insieme aipittori Kubin, Marc e Münter fonda Der BlaueReiter a cui successivamente si aggiunge anche Paul Klee. Queste esperienze pero' sisvilupparono soprattutto sul piano teorico èbisognerà attendere gli anni '20 per vederne glisviluppi nel campo dell'architettura, del design,del cinema. Il contributo autentico tedesco allariforma delle arti avviene nel campo del design. Hermann Muthesius dopo un decennio di studisull'architettura e il design inglese fonda nel1907 insieme a Naumann e Schmidt ilDeutsche Werkbund,associazione inizialmentecomposta da dodici artisti indipendenti e dodici ditte artigianali allo scopo di diffondere un modello ideale di cultura artigianalespontanea che nello stesso tempo difendessel'introduzione della produzione di massa. Questa associazione, tra i cui menbrispiccavano Olbrich, Hoffmann e Beherens,nacque in opposizione polemica alla situazione delle arti applicate in Germania e agli artigianied artisti conservatori e protezionisti.

Nel 1914 il Werkbund organizza a Coloniauna Esposizione allo scopo di esplorare ilegami tra queste esperienze artistiche el'architettura. Nell'insieme delle propostepresentate, a prevalere sarannno quellebasate sulla Kunstwollen, una "volontà dellaforma" espressiva ed individualizzante, la cuiicona è il Padiglione di Vetro dell'architetto Bruno Taut. Il Padiglione di Taut eracostruzione singolare che esplorava non tanto le possibilità costruttive del vetro, ancoralimitate, quanto i suoi caratteri simbolici emetaforici. La costruzione era una architettura"consacrata alla luce" nello spirito dellecattedrali gotiche. Quella forma piramidale,proposta da Taut come modello universale ditutti gli edifici religiosi, era in realtà una

o “corona della città”, che,unitamente alla fede che avrebbe ispirato,costituiva un elemento urbano fondamentaleper la ristrutturazione della società. In quegli anni nel panorama culturale tedesco spicca per la sua singolarità il poeta PaulScheerbart, scrittore di romanzi visionari che preconizzano l'affermazione di una cultura elevata basata su una "architettura di cristallo" destinata a trasformare la terra in un'unica, ciclopica opera d'arte. A Scheerbart eradedicato il Padiglione e suoi aforismi quali "il vetro porta con sé una nuova epoca" eranoincisi sull'opera. L'avvento della grande guerra costrinseall'inattività numerosi artisti. I piu' attivi sulpiano culturale avvertirono la necessità di confrontarsi e collaborare per definire, attraverso esperienze deliberatamenteutopiche, i punti di una nuova questionesociale. La visione di Scheerbart viene quindiripresa nel 1918 da Taut stesso e dal criticoAdolf Behne ed ampliata nelle sue implicazionisocio-culturali: "sostenere che l'architettura divetro porterà ad una nuova cultura noncostituisce affatto il capriccio sensa senso diun poeta, ma un dato di fatto … organizzazionidi assistenza sociale, ospedali, invenzioni, innovazioni e progressi tecnologici - tutto ciò non porterà ad una nuova cultura, mal'architettura di vetro sì (…)". Nel 1918 Taut e Behne fondano l'Arbeitstrat für Kunst, che propone una riflessionecompletamente nuova in campo artistico,ovvero un "universale progetto costruttivoutopico" da creare con l'attiva partecipazionedel popolo, attraverso l'architettura quale

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sintesi di tutte le arti. Nel 1919 questaassociazione si fonde con il Novembergruppe,una formazione artistica di stampomarcatamente espressionistico, formando unraggruppamento di una cinquantina di artistiguidato da Taut, Gropius e Behne e legato aipittori di Die Brücke. Nella primavera del 1919 l'Arbeistrat für Kunst produsse un manifesto dell'arte cheaffermava il principio generale che "l'arte e ilpopolo devono formare un'unica entità. L'arte non dovrà piu' essere un lusso per pochi, madovrà essere fruita e sperimentata dalle grandimasse". Bruno Taut sintetizzò le visioni diScheerbart e l'esperienza dell'Arbeistrat fürKunst in due libri Die Stadkrone e, appunto, Alpine Arkitectur. Divenuto architetto capo della città diMagdeburgo nel 1921, Taut cercò di realizzare in alcuni progetti di piccoli edifici o di quartieriresidenziali alcune delle idee sviluppate nellaStadkrone, ma i concreti bisogni sociali diedilizia a basso costo non consentivanoopportunità di realizzare il "paradiso di vetro".Altri architetti ebbero l'opportunità di costruire queste architetture simboliche, ma furono il

canto del cigno del movimento espressionista. Anche dai quartieri residenziali progettati daTaut a Berlino, possiamo capire la suaconcezione del colore nell’architettura:

La riforma delle arti figurative e applicatestava per iniziare la stagione della maturità, masenza quel carattere utopico che è la piùpotente eredità di Taut: il sogno di una nuova società nella quale Arte e Natura si fondonoper creare un nuovo ideale di libertà.

“Tutto ciò che es is te al mondo deve ave re ne ce ss ariamente un colore qualsias i. Tutta lanatura è colorata, e pers ino il grigio de llapolve re , de lla fuliggine e tutte le te tre zonemalinconiche hanno se mpre un de te rminatotipo di colore . Dove c’è luce , deve es s re rcine ce ss ariamente del colore . S pe tta all’uomodare forma a ques to fenomeno proprio come lofa con tutte le altre cose ; e non appe na lo fa,copre anche le cos e più te tre con un rifle ss ode l s ole . Poiché tutto ha un colore , anche tuttociò che gli uomini fanno, deve es se re fattodandogli colore .”

Bruno Taut, Il Padiglione di Ve tro, Colonia (1914)

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Cap. I

Bruno Taut nasce a Konigsberg il 4 Maggio 1880, secondogenito del commerciante JuliusTaut e di Henriette Auguste Bertha, nataMuller. Dei cinque fratelli due muoiono nelprimo anno di vita. Il fratello Max, nato nel1884, diventerà anche lui architetto. Consegue la maturità al KneipphofischesGymnasium e si guadagna del denaro dandoripetizioni. Frequenta poi la scuola professionale edile nei mesi invernali, mentre, nei mesi estivi,lavora come apprendista muratore in unaditta edilizia che realizza anche costruzioni incemento armato. Nel 1901 consegue il diploma alla scuola professionale edile e fa le sue primeesperienze presso alcuni studi di architetturaad Amburgo, collaborando con WiesbadenFabry. Dal 1903 inizia alcune collaborazioni, primacon lo studio berlinese di Bruno Mohring, poi con lo studio di Theodor Fischer a Stoccarda, città in cui questi insegna dal 1901 alla localeTechnische Universität. Durante i fine settimana si dedicaintensamente allo studio della pitturacompiendo escursioni con i giovani colleghi aChorin. Nel 1904 la richiesta di entrare nello studio di Hermann Billing di Karlsruhe, venne respintaper carenza di commissioni.

Conosce il pittore Franz Mutzenbecher,diventa amico di Paul Bonatz, anche luiassistente di Theodor Fischer. Dal 1906 lavora a tempo parziale nello studio di Fischer, per prendere parte a concorsi erealizzare propri progetti. Nello stesso annosposa Hedwing Wollgast di Chorin. L’annosuccessivo conosce Karl Ernst Osthaus diHagen. Nel 1908 Theodor Fischer viene chiamatoalla Technische Universität di Monaco. Nonviene accolta la richiesta di Taut di collaborareagli impianti delle officine Krupp a Essen e,durante l’estate decide di tornare a Berlino.

Taut chiede a Osthaus di aprire uno studioad Hagen per dirigere lavori edilizi, in attesa di propri progetti. Nello stesso anno collaboracon l'architetto Heinz Lassen (anche lui allievo di Fischer) in uno studio associato. Assisteanche alle lezioni di urbanistica di Theodor

Goecke, ma già nel 1909 apre uno studio a Berlino e prima dell'inizio della guerramondiale, ha già al suo attivo alcuneesperienze esemplari pubblicate dalle rivistedi tutto il mondo. Dal 1910 collabora episodicamente con ilfratello Max (1884-1967). Compie viaggi di studio in Inghilterra, nellaGermania meridionale ed in Olanda.

Di questo periodo le opere principali sono:palazzo con appartamenti, uffici e cinema – teatro, presso Berlin-Neukolln, incollaborazione con Hoffmann, pianta di ArthurVogdt (realizzato e ricostruito nel 1977-78); la Villa Reibedanz e il Padiglione della Trager-Verkaufs-Kontor, presso Berlin-Treptow, demolito. Nel 1913 Bruno Taut viene nominatoarchitetto consulente della DeutscheGartenstadtgellschaft, progetta la città-giardino di Falkenberg presso Berlino e ilcomplesso edilizio Reform a Magdeburgo. Costruisce anche il Padiglione espositivo per il Monumento del ferro a Lipsia .

Bruno Taut: un’archite ttura cons acrata alla luce

1. Biografia

Bruno Taut

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Si associa anche al fratello Max, costituendo la ditta Fratelli Taut e Hoffmann e insiemerealizzano il Palazzo con appartamenti e uffici'Am knie', Berlin-Charlottenburg (pianta diArthur Vogdt; demolito). Conosce Adolf Behne. In occasione del

progetto di una "casa di cristallo" perl'esposizione del Deutsche Werkbundorganizzata a Colonia nel 1914 conosce PaulScheerbart tramite Gottfried Heinnersdorff,direttore artistico della vetreria Puhl &Wagner. Si reca poi a Kattowitz, nella Slesiasuperiore, dove lavora al comprensoriominerario Oheim, degli stabilimentiHohenlohe. Nasce la "Catena di Vetro". Bruno Tautlavora in stretta collaborazione con il poetaPaul Scheerbart che scrive in quegli anni unaraccolta di poesia e aforismi che si intitola“L'architettura di Vetro”.

Nel 1915 torna a Kattowitz per progettare uncomplesso edilizio cittadino. Nello stesso annomuore Paul Scheerbart, Taut si sente il suoerede spirituale. In ottobre si trasferisce aBrandemburgo / Havel, per dirigere i lavoridelle case per i dirigenti della fabbrica dipolveri di Plaue, Havel. Nel 1916 si reca a Costantinopoli perpartecipare al concorso per la "Casadell'amicizia" del Werkbund e due anni dopo viene proposto per una cattedra a Dresda cheperò non ottiene. Dopo la fine della guerra Taut ritorna aBerlino. Fonda il Consiglio per l'arte insieme a Walter Gropius e Adolf Behne e diventamembro del Novembergroup. Dal 1919 al 1931 ricopre numerose cariche è Membro direttivo del Deutscher Werkbunde della Vereinigung fur die Socialisierung desBaugewerbes, Presidente del Comitato diarchitetti in seno al Consiglio per l'arte,Presidente del consiglio di vigilanza dellaCooperativa edilizia Gross-Berlin, Deputatocivico per l'arte della città di Berlino, membrod'onore della Società centrale degli architettiaustriaci, Consigliere all'edilizia diMagdeburgo, Architetto capo della Gehag(Società di pubblica utilità di risparmio ed edilizia), Professore onorario con l'incarico ditenere lezioni in materia di edilizia civile eagglomerati urbani alla TechnischeUniversitat di Berlin-Charlottenburg. presiede un ciclo di conferenze in Olanda, vieneinvitato al congresso della Legainternazionale di architetti giapponesi.Membro onorario corrispondentedell'American Institute of Architects, Membrodella Preussische Akademie der Kunste diBerlino.

Nello stesso tempo realizza il Salone Landund Stadt, Magdeburgo (con C. Krayl, K.Schutz, W. Gunther e J. Goderitz;parzialmente modificato), l’insediamento aferro di cavallo, Berlin-Britz (con MartinWagner; realizzato, restaurato negli anniottanta). Inoltre realizza l’aula sperimentalepresso la scuola aconfessionale, Dammweg,Berlino e il Centro residenziale Carl Legien,Berlino (con Franz Hillinger; realizzato).

Nel 1928 firma l’appello contro il riarmo. Nel 1931 è impegnato nella costruzione diun albergo a Mosca, dove si trasferisce edapre uno studio. Bruno Taut lascia Mosca nel 1933 per fareritorno a Berlino. Venuto a conoscenza dellasua inclusione in una 'lista nera', fugge daBerlino e passando da Stoccarda giunge inSvizzera. Con una nave da Vladivostok, arriva a Tsuruga in Giappone, a nord di Kyoto. Rimane in Giappone collaborando con istituti di artigianato artistico fino al 1936 , anno in cui collabora al progetto di Villa Okura (ditta diporcellane), Azabu, Tokyo (facciata e arredodegli interni di Taut, progetto di GonkuroKume; realizzata). Dall’agosto del 1934 p rogetta oggetti d’usoper la ditta di artigianato artistico Miratiss(Inoue e Taut), collaborando con l’istituto diartigianato artistico della prefettura Gumma diTagasaki. Si trasferisce nel santuario Shorinzan presso Tagasaki. Quando lascia Kyoto e attraverso la Corea,la Manciuria e Pechino arriva ad Istanbul, assume la direzione del Dipartimento diarchitettura dell'Accademia di belle arti (alposto del defunto Hans Poelzig) e diventadirettore dell'ufficio di architettura del Ministeroturco della pubblica istruzione, carica con laquale realizza la Facoltà di lingue, letteratura e geografia, Università di Ankara, Turchia (conF. Hillinger e H. Grimm) , la propria casa aIstanbul-Ortakoy (parzialmente modificata l’anno dopo). L'architetto Bruno Taut impiegòconsapevolmente il colore come strumentoeducativo finalizzato al "risveglio dellaconsapevolezza". Fece ricorso alle più diversevalenze del colore: il colore come espressionedi gioia di vivere, come mezzo per educarealla cultura, come oggetto di identificazione, il colore come strumento creativo a bassoprezzo, ma anche come elemento necessarioall'architettura moderna. Il 24 Dicembre 1938 l'architetto che avevalasciato la sua impronta in tre continentimuore ad Istanbul per un arresto cardiaco.

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2. L’e s pos izione de l We rkbund di Colonia (1914)

Il Padiglione di Vetro, secondo Adolf Behne un “esempio memorabile della suprema gioia dicostruire”, rimase accessibile ai visitatoridell’esposizione del Werkbund di Colonia soloper quattro settimane, dalla prima settimana diluglio, fino alla chiusura anticipata della mostrail 5 agosto 1914, giorno successivo all’ iniziodella guerra.

Gli edifici più importanti, o almeno i piùapprezzati dagli studiosi di storia dell’arte, tragli oltre 50 di cui si componeva l’esposizionedel Werkbund di Colonia, furono, oltre alPadiglione di Vetro di Bruno Taut il teatro diHenry van de Velde e la fabbrica di WalterGropius. Quasi nessuno conosce più ilPadiglione del Tabacco di Ernst LudwingKirchner, pochi parlano dei solenni edificiclassicizzanti, molto più vicini al gustodell’epoca, realizzati da quelli che furono gliinnovatori dell’esposizione del Werkbund e ipadri della modernità, ad esempio del saloneprincipale di Theodore Fischer, maestro dell’architettura della Germania del sud, delristorante centrale di Bruno Paul, architettoberlinese eper breve tempo maestro di disegnodi Ludwig Mies van de Rohe, o infine della mostra dei colori di Hermann Muthesius,l’architetto che aveva portato i n Germania lacultura inglese dell’abitare.

Bruno Taut, allora trentaquattrenne, creò ilPadiglione di Vetro, opera molto discussa,denigrata, e tuttavia spesso celebrataentusiasticamente. Solo a fatica Taut ottennel’approvazione dei patriarchi del Werkbund edegli organizzatori ufficiali. Nella secondaversione del piano generale dell’ esposizione, ilPadiglione di Vetro non era ancora statoinserito, mentre Taut lavorava già allaprogettazione dell’edificio. Per stile, materiali e

costruzione, il Padiglione di Vetro sidistingueva nettamente dagli standard correnti, di orientamento classicista, degli edifici deipadri fondatori del Werkbund. L’opera si trovava lontano dall’edificiocentrale della mostra, subito dietro allabiglietteria, all’ inizio di un lungo e piuttostoscomodo sentiero di accesso al padiglionecentrale dell’ esposizione,pieno di fango colbrutto tempo, di polvere col bel tempo. Bruno Taut osservò che quasi solo bambini e donne avrebbero potuto provare piacere allavista delle nuove attrattive del suo sacralepadiglione pubblicitario per l’industria del vetro,con le sue pareti cangianti e traslucide, lacascata luminosa, il teatrino caleidoscopico. Come si può ben capire da questa breve descrizione del padiglione, tutto ciò aggiunge ancora altri elementi che contribuiscono allacomprensione dell’esplosione dellecontraddizioni in seno al Werkbund. Da un latoarchitetti come Taut, ancora influenzati (comeil Padiglione eloquentemente mostra), dallostile, dal revival di modelli passati odall’adozione di motivi appartenenti ad altreculture, con fatica affrontano difficoltà enormi,cercano, enunciano teorie e poetiche ancora in“formazione”, ancora non sufficientementechiare in tutte le loro implicazioni politiche edideologiche; dall’altro, la linea egemone nelWerkbund sostenuta da Muthesius e dai suoiseguaci, scavalca a piè pari tuttoquest’assieme problematico di contraddizioni,quest’affannosa ricerca di nuove forme, di unlinguaggio compiuto.

In realtà l’opera rappresentava un’ impresapionieristica in fatto di cemento, un veroesperimento limite di costruzione leggera.

Pianta dell’e sposiz ione del Werkbun d, Colonia (1914)

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3. Il padiglione di vetro

L’opera di Taut, elaborata sotto l’influsso di una chiara influenza “orientaleggiante”,presentava nel basamento suggestioni indianee nel profilo della cupola, reminiscenzeottomane. Su di uno zoccolo rotondo incemento, che verso la base andavaallargandosi a forma di campana ed eradecorato da grandi sfere di vetro colorate, era collocata una struttura di sostegno o tamburo,a quattordici angoli, di sottili pilastri in cemento armato.

Su sei pannelli, opposti all’anello di sostegno della cupola e al corpo annesso posteriore, sileggevano frasi del poeta Paul Scheerbart, le cui fantasie letterarie e sperimentazionipratiche in materia di vetro, avevano indottoBruno Taut a costruire questo padiglione:

“(anello di appoggio della cupola, davanti)

(anello di appoggio della cupola, a destra)

(anello di appoggio della cupola, dietro)

(anello di appoggio della cupola, a sinistra)

(appendice superiore a sinistra)

(appendice posteriore a destra)

Coronava l’edificio, la cupola ellissoidale, che ricordava gli archi a sesto acuto del gotico. Lacupola, una volta a graticciato senza travi,anticipava le strutture laminari che sarebbero state realizzate dopo la guerra in legno, e piùrecente anche in cemento armato. Le facce del cristallo erano formate da grandi lastre di vetro, mentre i suoi spigoli sono sottilinervature in cemento armato. Da sette dellequattordici nervature, disposte a raggiera,pendevano, appese molto in alto, sfere di vetrobianchissimo. Si noti il gioco di numeri.

Naturalmente Taut impiegò il colore come ilterzo elemento a cui era affidata la definizionedello spazio del Padiglione di Vetro: i coloriiniziavano con il blu notte della parte inferiore,passando per il verde muschio salivano algiallo oro, e all’apice dello spazio terminavano

con un radioso giallo chiaro. Grandi lampadeda mezzo watt, ognuna con molte migliaia dicandele, riversavano una limpida luce biancasulla sala, all’interno della cupola di vetro. Alcentro era appeso un grande lampadario agrappolo, composto da lampadine colorate.

Il ve tro colorato dis trugge l’odio”

“Che cos a s are bbe la cos truzione senza ilce me nto armato”

“La luce vuole attrave rsare tutto l’unive rs o e d èviva come cris tallo”

“S e nza un palazzo di ve tro, la vita è un pe so”

“Il ve tro porta con s e ogni luce : impiegalos ubito nell’ edificio”

“Il ve tro ci introduce nella nuova e ra / la culturade l mattone fa s oltanto compass ione ”

Il lampadario a grappolo e le s fe re di ve tro

La scala

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Oggetti in vetro erano esposti nelle numerose vetrine interne, tra cui campioni di materieprime per la fabbricazione del vetro, prove dilavorazione, vetri veneziani, tedeschi e inglesi, vetri Tiffany.

La disposizione degli spazi era organizzata inmodo tale che il visitatore veniva guidato comein una coreografia dalla disposizione dellescale, dalle entrate e dalle uscite. Un’ ampia scala in cemento conduceva il visitatore finoall’altezza del grande bulbo, la cui partesuperiore era tenuta assieme da due possentifusi di cemento. In posizione diametralmenteopposta, sulla parte posteriore dell’ edificio, un’appendice a gradini conteneva ilcaleidoscopio e l’indispensabile impianto di ventilazione. Scale di vetro conducevano ilvisitatore, tra vitree pareti di prismi luxfer, alpiano superiore. Sulle scale, nonostante lospazio ristretto, non si provava alcun senso di insicurezza. Le leggere nervature in cementoarmato delle pareti di vetro, articolavano lospazio luminoso e gli davano consistenza eorientamento. Il pavimento della sala dellacupola era formato di prismi luxfer, con motivia forma di rombi (in vetrocemento armato).Prismi luxfer erano inseriti nel pavimento, efacevano filtrare la luce della cupola nellospazio sottostante. La luce passava anche daun’ apertura circolare, guarnita di un parapettoin rame. Da questa apertura il visitatore potevavedere anche la vasca d’ acqua e la cascata. Nello specchio d’acqua dello stagno, collocato al piano inferiore (spazio ornamentale), lastruttura cristallina della cupola si facevaliquida. Le formazioni fisse della partesuperiore si scioglievano in un morbido gioco di linee, a commento del quale stavano, sulfondo dell’ acqua, frammenti color ati e c ollane di perle di vetro. Osservando la pianta e la sezione possiamorenderci conto delle dimensioni di quest’opera:il basamento circolare in cemento armatopossiede un diametro di 15 m, mentre il corpocentrale raggiunge un diametro di 10.50 m. Lospazio al secondo piano raggiungibile tramitescalette di ferro che ospita la piccola terrazzacircolare, è ampio quanto una circonferenza di 6 m circa di diametro. La vasca d’acquaraggiungibile salendo 7 scalini, si trova a circa un’altezza di 2.80 m da terra. Tra il primo e ilsecondo piano, vi è un’ altezza di 3 metri. Lacupola comincia dunque ad innalzarsi incoincidenza del secondo piano, ad una altezzatotale da terra di 5.80 m, raggiungendo da sola un’ altezza di 8.50 m. L’edificio si eleva intotale per 14.30 metri.

Si noti nella sezione la posizione esterna delcaleidoscopio, che inviava immagini colorateall’interno del padiglione creando i famosi

giochi di luce. Nella sua struttura la costruzione ci appare abbastanza semplice, ma notevole è stata la capacità di Taut di utilizzare i pannellidi vetro e la luce.

Pianta: scala 1:200

Alzato

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Da notare anche la figura umana disegnata dall’ architetto nella sezione, dove appareaffacciata al balconcino in ferro del secondopiano: ciò rende esattamente evidenti leproporzioni del complesso.

L’ immagine architettonica che ne risulta, èviolentemente antiaccademica, che annullanella progettazione e nell’oggetto finito latradizionale composizione di elementi,sostituendola con la creazione di immaginiunitarie, plasticamente inscindibili, legate allarielaborazione stilistica delle forme complesse presenti in natura (curve, spirali, cristallizzazioni, polidimensionalità), e alletecniche del cemento e del vetro: i nuovimateriali, si fanno espressione di unapersonale ed emotiva interpretazione dellarealtà, con un progetto che nasce dallanecessità di oltrepassare il merofunzionalismo, costituendo una inesauribileriserva di suggestioni. Considerandol’inserimento dei versetti di Scheerbartall’esterno della costruzione e le opere d’artevetraria all’ interno, si è veramente raggiunto loscopo di riunire “tutte le arti sotto le ali di unagrande architettura”, obiettivo che si eranoprefissati gli esponenti della Novembergruppe(1910, Berlino), nata dalla fusione conl’Arbeitsrat für Kunst (Consiglio del Lavoro perl’Arte), prima manifestazione ufficiale dell’architettura espressionista a cui aderì Tautstesso e altri importanti architetti come E.Mendelsohn, W. Gropius, L. Mies van deRohe, con la stipulazione dell’armistizio nel1918.

Le vetrine interne

La cascata

S cala 1:200

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Cap. II

La Glashaus occupa tanto negli studi su Tautquanto nella storia artistica degli anni venti delNovecento un ruolo rilevante.

Il suo carattere di opera d’arte totale ha resoquesto piccolo manufatto, destinato a duraresolo per breve tempo, uno degli oggetti piùsignificativi dell’ architettura moderna del XXsecolo.

All’ interno della Glashaus si ha l’impressioneche sia un grande gioiello multisfacettato, checrea effetti particolari di luci, colori etrasparenze. Vi è una cascata d’ acqua susette livelli e un mosaico interamenterealizzato da tasselli di vetro colorato dorato con effetti metallici. Un luogo luminoso chesuscitava una sensazione di luce, energia, con un forte impatto sul visitatore.

La ricopertura interna della cupola eracomposta di piccole piastrelle di vetro, icosidetti prismi luxfer, saldati mediante un

procedimento galvanico a un reticolo di rame a maglie finissime, appena percettibiledall’occhio… Il secondo rilievo di questi vetri, impediva divedere dall’ interno verso l’esterno, etrasformava la luce del giorno che entrava nelpadiglione in una luce soffusa e senza ombreche avvolgeva uniformemente lo spazio

Al di là dell’intento di presentare il vetro nellesue diverse sfaccettature come materialecostruttivo, decorativo e artisticamente nuovo, Taut aveva anche l’ ambizione di visualizzarneil carattere immateriale e trascendente.

L’architettura per Taut, era un “fare luce” nelsenso più profondo e più vero del termine. El’architettura di vetro era dunque l’ultimaconseguenza, l’ultimo anello nella catena delcostruire.

L’uso del vetro nelle costruzioni fu la parolachiave dell’ avanguardia architettonica dei

Il paradiso di vetro

1. L’utopia del vetro nella Glashaus

Le las tre di ve tro della cupola

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primi anni venti. I progetti di grattacieli di Miesvan de Rohe, nacquero in quel clima. IlPadiglione di Vetro, nel 1914, fuun’avamposto, una primizia di quelle giornaterivoluzionarie piene di speranze irrazionali,piene della speranza che con una nuovaarchitettura si potesse rinnovare il mondo. Con il Padiglione di Vetro, Bruno Tautpersegue, al di là dell’effetto pubblicitario, l’intenzione di diffondere il vetro comemateriale da costruzione. Gli edifici del futurodovevano essere fragili, ricchi di lampi e riflessi, e splendenti, come il vetro, e inoltreduri e aspri come il ferro, e poi flessibili inarcati eppure solidissimi come il cemento. Gli immaginari architetti dovevano realizzare le idee di Scheerbart: è l’eredità spirituale diScheerbart (morto nel 1915), a dare altezzaideale al costruire con i nuovi materiali,cemento, acciaio e vetro, prima ancora che sipassi a spiegazioni oggettive.

Nella sua “ (Dottrinadell’architettura), uscita postuma, Taut indicò come compito dell’ architettura, la ricerca diuna sintesi fra tradizione (l’edificio a piantacentrale coronato da una cupola) e tecnicamoderna (la struttura in cemento armato,l’impiego del vetro). L’abbondanza di luce checaratterizzava il Padiglione di Vetro di Colonia,scriveva Taut nel suo “ ” del 1920, non doveva produrre una “fredda atmosfera di serra” ma invece il calore di uno spazioarchitettonico pieno di vita. Nel progetto dellaGlashaus si evidenzia l’atteggiamento religiosonei confronti di questo materiale, depositario delle utopie espressioniste di una nuovasocietà da ricostruire. L’espressionismo è statainfatti una delle prime avanguardie che haavuto la sua connotazione principale nelle artifigurative. Costituiva una presa di coscienzadella disperazione della condizione umana,che viene presentata dalla Germania e cheevolverà subito nella prima guerra mondiale.

La poetica espressionista affronta tematiche“antiborghesi” pretesto per lottare contro una serie di condizioni istituzionali considerate responsabili del disastro della guerra. Iltentativo di creare un futuro diverso era allabase delle utopie espressioniste, basate nelpensiero politico socialista della sinistraeuropea. I temi, in grandi linee, hanno deicaratteri comuni: 1. Il concetto del colossale simbolico.Vengono ripresi degli archetipi per costruireuna società ideale; archetipi quali la fortezza,la caverna, la montagna, la cattedrale e laforesta in cui si ravvede un mondocomunitario, ancestrale. 2. Il tema del farsi e del disfarsi della materia. Non esiste più il riferimento al bello ideale, c'è

lo studio per tutto ciò che è deformazione,travaglio e mutamento delle forme. 3. Il tema dell'uso di alcuni materiali quali ilvetro, simbolo di un atteggiamento utopicoverso il futuro. Questo tema si esemplifica nelprogetto di Bruno Taut all'expò del Werkbunddi Colonia (1914). 4. Il tema del segno dinamico dello spaziourbano, non più statico ed immobile ma inmutamento.Taut e Gropius del periodo post-bellico, sono

stati considerati da una certa storiografiaarchitettonica, come dei visionari, accesi,esasperati dalla guerra e dalla sua miseria,surriscaldati dal clima aggressivo di quegli anni agitati, per l’appunto “malati” di un temporaneoeccesso di ideologia, solo dopo questo periodo “patologico” si sarebbero riscontrati i concretifrutti dell’architettura moderna. Taut fu tra i primi a rivendicare all’architettura,soprattutto a quella monumentale, un ruolosociale e politico attivo; inoltre diede grandeimportanza alla relazione tra formearchitettoniche e forme naturali, con unatteggiamento che correva parallelo allacorrente contemporanea americana dettadell’ In quest’ ottica, vetro e ferrodovevano essere utilizzati un pò come lanatura utilizza le strutture cristalline; cerchio ed ellissi, forme naturali per eccellenza, dovevano prendere il posto del cubo e del rettangolo nonsolo negli edifici, ma anche negli arredi e neglioggetti. Il riservarsi l’effetto, per così dire,scenografico, stupefacente per l’interno,esprime, come si può ben comprendere, unachiara contraddizione con l’idea di stile el’eclettismo che l’esterno ostenta. Ed è proprioquesta contraddizione a rendere emblematicaed estremamente interessante l’opera di Taut.

Architekturlehre ”

Mein Weltbild

Organicismo .

Balconcino

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2. Paul Scheerbart: la visione del poeta

“Pe r innalzare la nos tra cultura ad un livellos upe riore s iamo obbligati, che ci piaccia o no,a tras formare la nos tra archite ttura. E ciò saràposs ibile s oltanto s e libe re re mo i locali neiquali viviamo dal loro caratte re di spaziochiuso. Tuttavia, pos siamo fare ciò s oltantointroducendo una archite ttura di ve tro, chelasci e ntrare la luce de l s ole , della luna e de lles te lle nelle s tanze, non s oltanto attrave rsos carse fines tre , ma attrave rso il maggiornum e ro poss ibile di pare ti, cos tituiteinte rame nte di ve tro, di ve tro colorato.”

Glasarchitektur

Glasarchite ktur”,

Glasarkitectur

Modellino de lla Glashaus

Paul Scheerbart,1914

Già nel 1897, al culmine dell’ “arte luminosa”,Paul Scheerbart aveva introdotto il vetro nellesue visioni, considerandolo un materiale ideale per le sue rappresentazioni, esso divenne perlui la materia base del futuro. Le sue opinioni inproposito furono elaborate nel 1914 in unaserie di tesi, che solo dopo molti sforzi riuscì apubblicare nelle edizioni Sturm di Berlino: era il piccolo volume dal titolo lapidario“ dedicato a Bruno Taut cheaveva collaborato alla sua stesura. Rispettoalle fantastiche premesse architettoniche diScheerbart degli anni precedenti, la

segnava un progresso, avvicinandosi molto di più ad una realizzazione delle sue idee e contenendo indicazioniimmediate di soluzioni tecniche e di nuoviprincipi strutturali da esse derivanti. CosìScheerbart decretò la fine della predominanzadelle linee perpendicolari e predisse unaarchitettura composta da superfici inclinate ecurve; parlò della crescente importanzaartistica dei profili delle costruzioni, della loro“profilatura” e della “forma e terrazze dei piani”;pensava alla scomposizione completa dellepareti esterne in vetro colorato e alladematerializzazione delle parti costruttiveevidenti attraverso un loro rivestimento conluminose superfici in vetro. Scheerbart auspical’avvento del vetro al posto di tutti gli altrimateriali da costruzione, cosa che secondo luicambierà completamente l’aspetto di tutto ilpianeta. Egli descrive “la bellezza della terraallorchè l’ architettura di vetro sarà universale.La superficie terrestre cambierebbe molto sel’architettura di mattoni venisse sostituita dalvetro.”

Quando Taut ottenne l’ incarico per ilPadiglione di Vetro, in definitiva creò unacostruzione che propagandava le idee diScheerbart.

Taut aveva scritto nel programma esplicativo:“L’ edificio di vetro non ha altro scopo se non diessere bello”. Esso doveva risvegliare nel senso indicato da Scheerbart, l’ impressione diuna bellezza travolgente. Il vetro esaltato daScheerbart e da Taut, è in se altamentesimbolico, trasparente, è allegoria di unanuova purezza collettiva, prodotto dallararefazione della materia, simboleggia iltrapasso dal reale all’ irreale, dal “pesante” al“leggero” in tal senso, è anche allegoria diliberazione cosmica.

Certamente dai toni enfatici, si valutafacilmente il carattere utopico di questeaffermazioni. Se poi si bada alle idee di pianeti ricoperti di vetro come se fossero degli enormigioielli sfacettati e luccicanti, se ne puòcogliere il portato ideologico estremo.

Il contenuto spirituale di questo Palazzo delleEsposizioni, fu descritto egregiamente daAngelika Thiekötter: “E’ come se la terra sifosse aperta partorendo uno zoccolodolcemente circolare di cemento armato, orlatocon grandi globi di vetro, come se questiimprovvisamente fossero venuti alla luce perl’eruzione posandosi poi su di esso. I vetrisfacettati della cupola emanavano un riflessodi un colore giallo – verdognolo quando iltempo era brutto e per questo la struttura fuchiamata “cima d’ asparago”. Di notte la Casa,illuminata dall’ interno con migliaia di watt, sitrasformava in un radioso gioiello luccicante”.

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