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LEISURE&LIFESTYLE NUMERO 23 . 2018 . MAGGIO PUBLIMAX EDITRICE WWW.PUBLIMAX.EU EURO 4.90 BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA 70 ANNI DI

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Agricar

AgricarConcessionaria Ufficiale di Vendita e Assistenza Mercedes-Benz Brescia (San Zeno Naviglio), Via Volta 1, tel. 030 216611

LEISURE&LIFESTYLE

NUMERO 23 . 2018 . MAGGIOPUBLIMAX EDITRICE WWW.PUBLIMAX.EUEURO 4.90

BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA

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Annalisa [email protected]

da un’autentica esuberanza condotta dal gentil sesso, più disinibito che mai e da un conseguente torpore legato a un quasi ovvio “risparmio energetico”. É come se, per il “sopravvento” femminile, gli uomi-ni si fossero messi in “modalità aereo”. I social dal canto loro hanno notevolmen-te trasformato i rapporti. L’immediatez-za, la stessa che ritroviamo ordinando una pizza on-line, ha dato vita a una si-tuazione strana in cui la proposta supera l’offerta e dove un’Emoji gialla con ba-cino rosso ha superato il senso del “mi piaci, vorrei conoscerti”. La vita on-line e off-line ha assunto il valore di una pre-notazione con “cancellazione gratuita” perché tutto avviene subito, tutto viene dato subito e tutto viene cancellato subi-to. Almeno Massimo Ranieri nel ’69 scri-veva, cantava e mandava rose rosse oggi al massimo si può sperare in una faccina con il bacetto o nei casi terminali wha-tasppate di parti del corpo che vengono inviate al destinatario in dono (dignità saltami addosso). E poi lamentatevi se non venite prese sul serio. Essendo una persona socialmente attiva e complice di

É primavera e ogni giorno assistiamo a un incessante risorgimento dei sensi. Sarà perchè le giornate si allungano e la voglia di esporsi diventa una logica quotidiana irrinunciabile. Vista, gusto, tatto, udito e olfatto vengono stimolati e la donna avverte la necessità di essere più aperta verso l’esterno e l’uomo per-cepisce questo cambiamento assecon-dandolo.Le mie amicizie si sono sempre arric-chite di complicità maschili perché pur-troppo, nelle donne ho quasi sempre smascherato maliziose avversarie più che alleate sincere e ho quindi deciso di investire in amichevole fratellanza ma-schile avviando rapporti a fiocco azzurro basati su quella schiettezza e istintività che solo un uomo può possedere. Da questo mondo parallelo, spesso recondi-to e quasi oscuro, quello maschile, ho as-sorbito costumi e “tipiche” usanze eredi-tando non solo un cinismo sano e buono ma anche un temperamento mentale ed emotivo completamente differente dal nostro (femminile), lo stesso che nel corso della vita ho utilizzato come arma “letale”. Ho imparato a pensare con la loro testa e a non sorprendermi per la loro imperturbabilità o per il loro sterile senso dell’amore anzi mi hanno insegnato che con troppi sentimentali-smi, delicatezze e aspettative non si va da nessuna parte. Ma oggi la situazione sta cambiando e il “cecchino” virile che è sempre stato al mio fianco mangiando pizza fredda e un litro di birra mentre schiacciava una zanzara tigre a mani nude si è trasformato in uno spettatore silenzioso da multisala che attende se-duto su una poltrona l’arrivo della sua “tigre di Mompracem”. Fattori decisa-mente infiammanti questa condizione che vanno ricercati sicuramente nella propensione alla comodità dei rapporti, particolarmente incoraggiati dai social,

un team completamente maschile assi-sto a una messaggistica sfrenata e spes-so non solo derisa ma anche divulgata al tavolo di un bar davanti a quel solito litro di birra (che se potesse parlare...). Con questo non voglio configurarmi nel mon-do del perbenismo monacale ma vorrei suggerire, in difesa di una “sorellanza” più che autentica, di non eccedere mai in disinvolture fotografiche e verbali perché è assai ovvio che le porte del pa-radiso si aprono in vari modi ma in virtù di una proposta palese si aprono quasi sempre per fame e ciò che viene dato con assoluta facilità indietro non ritor-na più. Ultimamente sono anche presa d’assalto da sentimentalismi femminili votati al neo-vittimismo, un’autocom-miserazione che preclude rapporti seri con uomini seri perché ormai estinti. Balla colossale perchè di donne e uo-mini seri il mondo è pieno. L’errore sta nel fatto che si “investe” in tempi di esecuzione troppo veloci che conduco-no alla creazione di rapporti “scremati” che io stessa ho bollato a “cancellazione gratuita” perché, basati sulla comodità, sulla doppiezza, sull’illusione e che non portano da nessuna parte se non al di-sincanto. Ed ecco che le donne odiano gli uomini e viceversa attraversando un percorso dozzinale e assai abusato che dipinge una caduta aberrante dei valori. Ma quali sono poi i valori? Quelli che in-viate in “direct” mostrando una foto del vostro corpo? Ricordatevi sempre il fa-moso detto: “del maiale non si butta via niente” e cercate di congelare o almeno preservare il vostro “io” più profondo perchè rappresenta il più importante valore che possedete. Abbiate il corag-gio di ritornare a farvi corteggiare con le rose rosse di Ranieri e di scoprire piano piano ciò che di più profondo vi rimane.E poi pensate bene a cosa inviare in di-rect agli uomini e agli uomini delle altre.

RAPPORTI A “CANCELLAZIONE GRATUITA”

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Maggio duemiladiciotto Editoriale scrive Annalisa Boni

Agricar

AgricarConcessionaria Ufficiale di Vendita e Assistenza Mercedes-Benz Brescia (San Zeno Naviglio), Via Volta 1, tel. 030 216611

LEISURE&LIFESTYLE

NUMERO 23 . 2018 . MAGGIOPUBLIMAX EDITRICE WWW.PUBLIMAX.EUEURO 4.90

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32“Ristrutturare casa come qualsiasi altro ambiente non rappresenta per me una limitata conquista oggettiva o materiale ma costituisce una grande vocazione, una passione che diviene l’ambizione di portare in scena uno stile progettuale evoluto, frutto di dedizione e conoscenza. Io ristutturo così!”

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“Fare Garda, fare sistema”Ne parliamo con Luigi Alberti Vicepresidente del Consorzio Lago di Garda Lombardia da sempre impegnato per un lago di Garda unico.

La cellulite è l’incubo che attanaglia moltissime donne, ben 8 italiane su 10 ne soffrono, generando un disagio anche interiore che tormenta a tutte le età. Ne parliamo con la Dottoressa Orlan-dini che con la mesoterapia ci indi-ca la strada per una guarigione definitiva.

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Un grande progetto di solidarietà tutto made in Brescia.

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Gianluca Lazzaroni presenta le nuove attivita’ ed i nuovi progetti dello Studio Tecnico Lazzaroni in grado di assolvere a trecentosessanta gradi tutte le aspettative dei clienti in ambito assicurativo.

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DENNY GALLA, l’intervista

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Per fare alta ristorazione non si può prescindere dalla qualità. Qualità non solo degli ingredienti e delle preparazioni, ma anche di servizio e di acco-glienza. Lo sanno bene Simone, Manuela e Nicolas, tre giovani bresciani che da poco più di tre mesi hanno deciso di intraprendere una nuova avventura imprenditoriale nel cuore di Brescia, aprendo un ristorante che sicuramente si appresta a diventare un punto di riferimento per i buongustai.

LUIGI ALBERTI, l’intervista

MARIA CRISTINA ORLANDINIL’ESPERTO RISPONDE

1000 MIGLIA CHARITYCON LA ZEBRA ONLUS

6C RESTAURANTLA GRANDE CUCINA NEL CUORE DI BRESCIA

STUDIO TECNICO LAZZARONI,IL FUTURO É QUI

2 BRE MAGGIO 2018

BRELEISURE&LIFESTYLEBRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA

SommarioNUMERO 23 . MAGGIO 2018, IN COPERTINA ANNA, GIAN PAOLO E UGO GRANDI DELLA CONCESSIONARIA RAU DI BRESCIA

Storie di copertina

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Incontriamo l’Avvocato Vittorini nel suo Studio, nel cuore storico della nostra città per appro-fondire l’ottimo stato di salute di cui gode oggi l’Automobile Club Brescia, di cui è Presidente e il futuro dei motori più rombanti della città, gloriosi del loro passato e ambiziosi di ritro-varsi a percorrere le strade di un mondo virtuo-so, solidale e anche sostenibile.

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Torna la corsa più bella del mondo, al via la trenta-seiesima edizione della corsa di velocità più amata dai bresciani e invidiatissima da tutto il mondo.Da mercoledì 16 maggio le piazze del centro divente-ranno il magico teatro della mitica Freccia Rossa un tripudio di motori, amicizia e competitività.

70 ANNI DI RAULa concessionaria bresciana della famiglia Grandi fe-steggia un importante traguardo e si proietta al futu-ro. Rau da sempre incorpora i valori e i significati di un territorio straordinario al quale è indissolubil-mente legata, trasformando il concetto di località e territorialità in un elemento distintivo per lo svi-luppo negli anni.

PIERGIORGIO VITTORINI, “IL MIO AUTOMOBILE CLUB, UN ENTE CHE GODE DI UNA SALUTE ESEMPLARE!”

1000 MIGLIA 2018IL PHOTOBOOK DELL’EDIZIONE 2017

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Paladina (BG)Via provinciale n.8 - T. 035 533013orari: lunedi 15.00 / 19.30martedi/venerdì: 9.00 / 12.30 - 15.00 / 19.30sabato: 9.00 / 12.30 - 14.30 / 19.30

Sarezzo (BS)Via Repubblica n.110/A - T. 030 8901002orari: lunedi 15.00 / 19.30martedi/venerdì: 9.00 / 12.30 - 15.00 / 19.30sabato: 9.00 / 12.30 - 14.30 / 19.30

Curno (BG)Via Bergamo n.23 - T. 035 616983orari: lunedi 15.00 / 19.30martedi/venerdì: 9.00 / 12.30 - 15.00 / 19.30sabato: 9.00 / 12.30 - 14.30 / 19.30

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Annalisa Boni, [email protected] oltre 10 anni è coordina-tore editoriale di due riviste nazionali di design e enoga-stronomia. Trendsetter e attenta osservatri-ce di tendenze e stili di vita ha il piacere di portare in pagina solo le grandi eccellenze del globo proponendo il più auto-revole specchio di una società in continua trasformazione.

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Mara Alberti,[email protected] quasi 30 anni commercia-le, organizzatrice di eventi e imprenditrice di se stessa. Nella vita e nel lavoro punta dritto all’obiettivo seminando e raccogliendo “emozioni”,il succo essenziale della vita. 

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Carlo Boni,[email protected] con il DNA dell’editoria trasmessogli dalla famiglia, socio aziendale da 25 anni ed esperto conoscitore del mercato, cura e sviluppa l’aspetto commerciale della rivista.

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Claudia Lazzari,[email protected]

Francesco Salvetti,[email protected]

Laura Sorlini,[email protected] un’esperienza giornalistica competente e versatile maturata in anni di redazione. Appassionata di enogastronomia e turismo e aspirante sommelier, è alla conti-nua ricerca di aspetti ed eventi da raccontare nelle rubriche che cura periodicamente per alcune delle più autorevoli riviste di settore.

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da sempre appassionato alla carta stampata entra nel mondo dell’editoria nel 1992 dal 1997 è socio e direttore responsabile di tutte le pubblicazioni della casa editrice Publimax. Giornalista pubblicista dal 2001si diletta nel tempo libero in reportage e ritratti last minute.

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cito una frase di Confucio che sento mia: “vivi come in punto di morte vorresti aver vissuto”.Ogni giorno vivo la vita, gli affetti e il lavoro con lo stesso entusiasmo e gratitudine, come se fosse l ‘ultimo...

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7 BRE MAGGIO 2018

70 ANNI DI

RAU

Maggio duemiladiciotto Testo di Laura SorliniImmagini di Matteo BiattaIn Copertina

La concessionaria bresciana della famiglia Grandi festeggia

un importante traguardo e si proietta al futuro

Rau da sempre incorpora i valori e i significati di un territorio straordinario

al quale è indissolubilmente legata, trasformando il concetto di località

e territorialità in un elemento distintivo per lo sviluppo negli anni.

Grazie alla sua filosofia, innovativa ma al contempo legata alla tradizione,

Rau tramite la famiglia Grandi si riconferma anno dopo anno un punto

di riferimento nel mondo dell’automobile, una concessionaria a conduzione famigliare,

dove ogni cliente è seguito con la massima attenzione

e i servizi sono cuciti su misura.

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Un aneddoto simpatico?Ricordo che a fine anni ’80 fu lanciata sul mercato l’Autobian-chi Y10, denominata in alcuni mercati esteri Lancia Y10 (ultimo modello a fregiarsi del marchio Autobianchi, passato poi a Lan-cia). Beh questo modello innovativo e “schiacciato dietro” - per intenderci - non piaceva a nessuno, tanto che le concessiona-rie non volevano nemmeno acquistarla. Mio padre, invece, che aveva l’abilità di capire e anticipare le mode, avendone notato e apprezzato l’innovazione, ne comprò 100 esemplari. Dopo poco Lancia ingaggiò dei testimonial famosi per promuovere la sua nuova nata con uno slogan che recitava: “piace alla gente che piace”. In men che non si dica iniziarono a piovere le richieste per questo modello, ma nessuno ne disponeva tranne papà che ci aveva visto lungo!

I motori, dunque, sono sempre stati una grande passione per vostro papà…Sì, il mondo automobilistico e quello del calcio. Per anni, infatti, ha fatto anche il presidente della squadra Aurora Travagliato.

Quando, invece, siete subentrati voi?Con la scomparsa di papà, il timone dell’azienda è passato a mio

fratello Gian Paolo, a me e ora anche e a mio nipote Ugo che porta il suo nome.

Oggi RAU è una realtà ben consolidata sul territorio bresciano. Quali i marchi che rappresentate?La grande esperienza della nostra concessionaria e il consolidato rapporto di collaborazione con LANCIA, in un dialogo che vanta 70 anni di storia, sono le credenziali principali che testimoniamo la nostra passione per la qualità automobilistica. A questo gran-de marchio si sono aggiunti Honda dal 2001 e Fiat dal 2016.

Nella sede di via Dalmazia oltre 3mila mq di officina e magazzino e circa 1100 mq di espo-sizione, che si suddivide tra nuovo e usato. È così?Esatto. La professionalità trasforma il tradizionale concetto di vendita in quello di vera consulenza, finalizzata alla completa soddisfazione del cliente, sia che la sua scelta si rivolga al nuovo o che desideri un’auto usata garantita la 100%.

Quali i servizi proposti?Fa parte integrante del nostro stile di servizio, offrire prove su

Nell’immagine accanto, Ugo Grandi, Fondatore di Rau Concessionaria8 BRE MAGGIO 2018

L’intervista a

titolare insieme al fratello Gian Paolo e al nipote Ugo della Concessionaria RAUAnna Grandi

Quella di RAU è una lunga storia di famiglia, tradizioni e passione per la qualità automobi-listica. Ce la vuole raccontare?RAU, acronimo che sta per Recupero Automezzi Usati, nasce uf-ficiosamente subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1946, dalla geniale idea di 4 travagliatesi doc di recuperare i mezzi lasciati sul territorio dagli americani e trasformarli in mezzi da lavoro, da utilizzare in campagna o nelle imprese, dopo averli convertiti a camion con l’aggiunta di un cassone. L’atto co-stitutivo ufficiale, invece, porta la data di settembre 1948. Pro-prio in quell’anno ha inizio anche la nostra affiliazione a Lancia, una tra le più antiche case automobilistiche italiane fondata nel 1906 a Torino da Vincenzo Lancia.

I soci, però, nel tempo si sono ritirati da

questa attività, lasciando suo padre da solo al timone dell’azienda…Esatto. Parallelamente al crescente sviluppo dell’attività, tutti i soci decisero di abbandonare il mondo dell’automobile, lascian-do mio papà alla guida della RAU, che nel corso degli anni è stata concessionaria di vari marchi, tra cui Lancia, Simca, Citroen e via dicendo. C’è stato un momento, tra gli anni ’60 e ’70, i cosiddetti del boom economico, che rappresentavamo molti marchi.

In 70 anni di storia sono tantissimi i modelli di autovetture passate nel vostro showroom…Tutta la gamma Lancia, nessuna esclusa. Dalla Bianchina del ’58 alla Thema Station Wagon, dalla prima Y10 fino agli ultimissimi modelli.

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stazioni, è estremamente innovativo e presta particolare atten-zione anche all’ecologia. Si tratta di un marchio con tantissime competenze trasversali a più settori: Honda costruisce motori per auto, moto, tosaerba, motori delle barche off shore, jet. E poi è firmato Honda anche “Asimo”, il primo robot androide pro-gettato per essere un assistente mobile multifunzione. Honda è un mondo.

Massima innovazione, ma anche precisione, è così?Assolutamente sì. La nuova fabbrica di Honda è robotizzata al 98%, ciò vuol dire che non c’è la mano dell’uomo e di conseguen-za nemmeno alcun margine di sbaglio. È un’azienda che presta la massima attenzione a qualità, dettagli e ambiente. E questo fa la differenza.

È in arrivo anche tutta la gamma in versione ibrida, giusto?Sì. A settembre inizierà ad arrivare qualche modello ed entro il 2019 dovrebbe arrivare tutta la gamma.

Qual è il modello di punta?Sicuramente la Honda Civic, caratterizzata da sportività e pre-

stazioni esaltanti. Un’auto pensata per la vita di tutti i giorni, per il piacere di guida ma non solo. esprime massima flessibilità e adattabilità alle esigenze che cambiano di volta in volta. Sono disponibili due motori benzina Turbo VTEC da 1.0 e 1.5 litri, e un nuovo motore diesel 1.6 i –DTEC estremamente efficiente. Si tratta di vetture affidabili, con prestazioni fantastiche e prezzi contenuti rispetto alle “corrispettive” di altri marchi.

Non manca una supercar…Certo che no! Honda per far concorrenza alle più sportive sul mercato, tra cui la Ferrari, ha dato vita alla NSX, un’auto da cor-sa che incarna tutti i valori della casa madre, un manifesto tec-nologico su 4 ruote.

Per informazioni:

RAU

Via Dalmazia, 3 / 25126 Brescia - Tel. 030 47362

www. raucommerciale.it - [email protected]

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strada, mettere a disposizione vantaggiose formule di finanzia-mento, proporre polizze assicurative personalizzate ed estensio-ni di garanzia per una completa tranquillità.Plus di RAU anche la messa a disposizione di vetture di corte-sia, la possibilità di offrire aperture anticipate per ogni esigenza della clientela e la consegna a domicilio. Insomma un servizio completo a 360°.

E poi entrare in RAU è un po’ come sentirsi a casa, si apprezza subito lo stile dell’organiz-zazione da un lato e la competenza dello staff dall’altro…Mi fa piacere che questa sia la sensazione. In questo modo inter-pretiamo i valori caratterizzanti dei nostri marchi e allo stesso tempo puntiamo a mantenere un’atmosfera di serenità condivisa anche con i nostri dipendenti. Siamo una squadra ma anche una grande famiglia. A conferma di quanto detto anche le periodiche feste che organizziamo con i dipendenti di più lunga data, che per l’occasione vengono premiati per la fedeltà.

Torniamo al mondo dell’usato: quali le opera-zioni effettuate in seguito al ritiro di un’au-tovettura?Essendo da sempre anche commercianti di auto usate, possia-mo vantarci di avere una significativa esperienza nel campo. Una volta rilevate le automobili vengono ricondizionate con un’ap-profondita igienizzazione delle stesse, sia interna che esterna, persino di tutti i condotti che portano l’aria condizionata. Le

vetture, inoltre, dopo essere passate in carrozzeria per elimina-re qualsiasi segno vengono tagliandate, revisionate e messe in vendita con garanzia ufficiale. Sembrano nuove.

Un cenno anche al marchio Honda, considerato attualmente il numero uno di costruttori di motori al mondo…Abbiamo scelto questo marchio perché è unico in termini di pre-

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13 BRE MAGGIO 2018

PIERGIORGIOVITTORINI

Maggio duemiladiciotto A cura di Annalisa Boni e Claudia LazzariProtagonisti

“Il mio Automobile Club, un ente che gode di una salute esemplare!”

Incontriamo l’Avvocato Vittorini nel suo Studio,

nel cuore storico della nostra città per approfondire

l’ottimo stato di salute di cui gode oggi l’Automobile Club Brescia,

di cui è Presidente e il futuro dei motori più rombanti della città,

gloriosi del loro passato e ambiziosi di ritrovarsi a percorrere

le strade di un mondo virtuoso, solidale e anche sostenibile.

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15 BRE MAGGIO 2018

Veniva così premiata la nostra decisione di “tirare la cinghia” per tre anni utilizzando per la gestione dell’Ente il solo provento della royalty. Così nell’autunno dello scorso anno mi ritrovai un “tesoretto” e ottenni la provvista per far fronte ai debiti: uno con Unicredit pari a due milioni e seicento mila Euro circa e uno con Aci Italia di un milione e trecentomila Euro circa. Preciso che il mandato di azzerare i debiti così come mi era stato demanda-to dall’Assemblea Generale dei miei soci. Utilizzai quelle som-me per sanare la condizione debitoria tenendo in considerazio-ne che 1000 Miglia S.r.l. non ne avrebbe risentito: le residuava infatti una robusta disponibilità liquida incrementata dai nuovi proventi derivanti dalle iscrizioni alla manifestazione 2018, dalle sponsorizzazioni e dai servizi offerti. A riprova è fatto documen-tato negli atti dell’Automobile Club Brescia che, a mia richiesta, l’amministratore delegato di 1000 Miglia srl confermò la disponi-bilità finanziaria ammontante a dieci milioni e seicentomila euro prima che venisse fissata l’Assemblea deputata a deliberare la distribuzione del dividendo chiesi all’Amministratore Delegato di 1000 Miglia S.r.l. A quel punto mi trovavo nelle condizioni ide-ali per avere due milioni e seicento mila euro per chiudere “la partita” lasciandone 8 milioni all’ente senza dimenticare tutti i proventi che arriveranno alla fine di questa manifestazione. Sul punto, mi siano concesse due minime digressioni. Con la prima intendo ricordare che l’Automobile Club di Brescia

è un Ente pubblico, anche se a me pare che molti se ne dimenti-chino. Ne deriva che non è plausibile che l’Ente sopporti il peso di debiti quando disponga delle risorse per farvi fronte, liberando così risorse per potenziare i servizi a favore dei tesserati.Con la seconda evidenzio che, ancora in questi giorni, talune voci tentano di divulgare la frottola (oggi si dice “fake news” ma sempre frottole sono) secondo la quale sarebbe mia intenzione “cedere/svendere” la manifestazione ed i suoi corollari (legga-si marchio Freccia Rossa) ad indeterminati potentati romani o stranieri. Si tratta di maldicenze con gambe cortissime. Basti considerare come in questi anni siano state difese tutte le pre-rogative patrimoniali e territoriali del nostro Automobile Club e come sia stato rafforzato economicamente, rendendo disponibili consistenti risorse con le quali garantire autonomia ed indipen-denza. Valori di cui sono e resto difensore al di sopra di qualsiasi fantasiosa e malevola illazione. Nessuna fuga altrove, 1000 Miglia rimane e rimarrà a Brescia.

Cosa intravede nel prossimo futuro?Abbiamo ragionato in maniera chiara ed inequivocabile. La pre-messa ineludibile è che l’Automobile Club di Brescia appartiene ai suoi diciottomila associati, con tutto ciò che compone il suo patrimonio. Se hai a disposizione delle risorse devi capire cosa farne nell’interesse dei tuoi soci. Se poi hai un’investitura pub-blica per operare nel contesto territoriale assegnatoti per legge, non puoi sottrarti a questo dovere di bene governare a vantaggio della tua citta e della tua provincia. Oggi 1000 Miglia è un cespite patrimoniale fondamentale che consegna ingenti riscontri non solo economici. Sulla scia di questa esperienza abbiamo deciso di rivalorizzare altri marchi di proprietà dell’Automobile Club che negli anni erano stati trascurati proprio per mancanza di risorse. Mi riferisco a quelli votati alle gare di velocità, ai il rally e via di-cendo. Eventi che premiano il prestigio di quelle manifestazioni ed alla circostanza che Brescia annovera il maggior numero di tesserati sportivi d’Italia. Dopo aver dimostrato in questi ultimi anni di saper dialogare costruttivamente con gli altri Automobile

14 BRE MAGGIO 2018

L’Intervista aAvvocato Penalista e Presidente Automobile Club, AC Brescia

Piergiorgio Vittorini

Tempo di bilanci per l’Automobile Club, ci racconta qualcosa in merito?Trovo indispensabile dover fare una premessa.Quando iniziai la mia esperienza in Automobile Club Brescia la situazione, non solo patrimoniale, era seriamente compromes-sa. Subimmo una prima istanza di commissariamento proprio in ragione del fatto che il nostro Ente risultava tra i più indebitati d’Italia. Gravavano sulla nostra testa svariati milioni di Euro e la situazione era diventata pesantissima. L’obiettivo doveroso era il risanamento delle due componenti che componevano il nostro passivo. La prima era rappresentata dal prestito che dovevamo rimborsare all’Automobile Club d’Italia, la seconda era relativa ai mutui contratti per l’acquisto dell’immobile di Via Ferrari (nuova sede dell’AC Brescia). Fatti complessi e preoccupanti ereditati da trascorse gestioni. A tutto questo si addizionava un’altra congiuntura: la rievocazio-ne della 1000 Miglia non veniva gestita da Automobile Club per-ché all’esito di un bando era stata assegnata in gestione ad una società esterna che operava autonomamente. Quella concessio-ne era prossima alla scadenza e si poneva l’alternativa di indire un nuovo bando o di gestire in proprio l’evento fondamentale per la vita del nostro Club. Ci preoccupava il fatto che un nuovo bando pubblico di gara avrebbe dovuto avere natura internazio-nale, quindi legittimamente aperto a tutti gli interessati, con la conseguenza, di una più che probabile, assegnazione a “mani” differenti non bresciane e, forse, neppure italiane. Era quindi doveroso trovare una soluzione. Decidemmo allora di imbocca-re un’altra strada, favoriti dalle facoltà concesseci della legge vigente e confermata da recenti normative: gestire come Ente proprietario la corsa attraverso la costituzione di una società interna (cosiddetta in house”). Obiettivo: invece di affidare la gestione della gara con procedura ad evidenza pubblica, operare con affidamento diretto avendo assimilato tale società “in house” ad una articolazione organizzativa interna all’Ente. Tutto in forza di una regola chiarissima: l’Ente, proprietario e socio unico della società in house doveva esercitare su quest’ultima un “controllo analogo” eguale a quello esercitato sui altri propri servizi. Così, legge alla mano, si decise di costituire la società “in house” che prese il nome di 1000 Miglia srl, per evitare quindi procedure rischiose che avrebbero potuto sottrarre la 1000 Miglia storica alla nostra città.A questa nuova società “in house” venne assegnato come og-getto sociale l’organizzazione della manifestazione e l’utilizzo del marchio 1000 Miglia, la nostra storica freccia rossa. Terminata questa procedura dal “respiro” difficile e complesso, l’Automobi-le Club Brescia purtroppo venne commissariato perché ritenuto non in grado di sostenere il peso organizzativo di una simile im-presa con il conseguente rischio di impresa. Seguirono ulteriori vicissitudini: ricorsi al TAR, impugnazioni al Consiglio di Stato, nuove elezioni che non esaurirono conflit-tualità interne. Il commissario ministeriale, nominò gli ammini-stratori della 1000miglia srl con incarico triennale. Per quanto concerne l’Automobile Club Brescia, dopo le elezioni e non pochi passaggi amministrativi, venni nominato presidente insieme agli attuali consiglieri.

Dopo tante traversie si deve ammettere che quella scelta di auto-nomia gestionale bresciana, peraltro da molti tanto contrastata, costituì un atto coraggioso ma non azzardato. Non fu un salto nel vuoto che metteva a rischio risorse pubbliche, ma la fiducia nella capacità della nostra struttura accoppiata alla nostra cultura in-dustriosa. Lo provano i risultati economici e di immagine.

Fatta questa premessa parliamo di presente e di futuro …Negli anni in cui la gestione della gara rievocativa della 1000 mi-glia fu affidata a terzi, come da quando essa divenne prerogativa concessa alla nostra “in house”, vige l’accordo in forza del qua-le l’organizzazione della corsa e l’utilizzazione del suo marchio impone il riconoscimento all’Automobile Club di una royalty da erogare all’Ente, proprietario sia della manifestazione che dei suoi identificativi grafici. L’importo di questa royalty costituisce il corrispettivo contrattuale della complessiva concessione alla “in house” di beni patrimoniali dell’Ente pubblico. Ovviamente all’Automobile Club di Brescia competono anche i dividendi de-gli utili conseguiti dalla gestione della società “in house” in quan-to essa è di esclusiva proprietà del socio unico, ossia l’Automobi-le Club di Brescia. Orbene: nei tre anni trascorsi accantonammo l’utile. Di conseguenza nel bilancio di 1000 Miglia S.r.l. alla data luglio 2017 erano giacenti in cassa pari svariati milioni di Euro.

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Club d’Italia siamo stati ammessi nel Consiglio Generale e sono diventato vicepresidente di AC Storico, sodalizio destinato a di-ventare la realtà federale di certificazione delle auto storiche. Ma c’è di più: grazie all’amicizia di tanti Club provinciali come il no-stro sono stato scelto per fare parte della Commissione Sportiva di Aci Sport, vertice organizzativo del movimento e dello sport motoristico italiano. Considero tutto ciò il riconoscimento del la-voro ben svolto dal nostro Club e sono onorato di rappresentare i nostri associati a questi prestigiosi livelli federali. Grazie a que-sto credito durante la prima riunione della Commissione è stato possibile iscrivere già per il 2018 il Trofeo di Valle Camonica nel calendario sportivo nazionale con convergente soddisfazione dei sindaci camuni, degli organizzatori e dei piloti. Per me ha rap-presentato la concretizzazione di un auspicio corale di tutti gli interessati alla manifestazione, consapevoli dei riflessi economici e dei vantaggi turistici che apporta.

Ultimamente vi abbiamo visti coinvolti anche in episodi di solidarietà…Anche in questo caso è doveroso fare una premessa. Sono due anni che dei generosi bresciani operano autonomamente con iniziative di solidarietà. Sono imprenditori, medici, studenti ,uni-versitari, gente ordinaria e benemerita. Hanno positivamente connesso la loro buona volontà di far del bene alla nostra città ed all’evento della Mille Miglia, rischiando in proprio e senza chiede-re altro se non un contributo di notorietà finalizzata alla raccolta di fondi con i quali ampliare il reparto di cardiologia pediatrica degli Spedali Civili di Brescia. Dopo i successi degli ultimi due anni nel 2018 ambiscono a raggiungere e superare i cento mila euro di raccolta. L’Automobile Club di Brescia doveva seguire quell’esempio sia perché moralmente ineccepibile sia perché come proprietario della manifestazione organizzata dalla 1000 Miglia srl sarebbe stato indegno restare alla finestra. Mosso da questo spirito di ottimismo e di solidarietà ho cercato di promuo-vere dei progetti per rendere anche l’Automobile Club partecipe di questa splendida iniziativa nell’assoluto rispetto dell’autono-mia e della libertà organizzative dei promotori, riconosciutisi nella Onlus denominata “LE ZEBRE”. Quindi, in questo terzo anno, effetto trainante del marchio la 1000 Miglia srl si è resa disponibile come sponsor insieme ad altri imprenditori, tutti i cittadini che vorranno contribuire potranno acquistare i biglietti della lotteria, persone di pubblico rilievo ed artisti presenzie-ranno alle tappe della gara su auto bellissime (Mercedes “ali di gabbiano”) ed nostro Club ha ricevuto il voto di approvazione del bilancio e alla mia relazione con la quale potremo offrire il contributo di un euro per ciascuno dei nostri associati. Confido che anche negli anni a venire il Club, senza enfasi né retorica, vorrà concorrere a consolidare la nostra tradizione di genero-sità. Un altro progetto che vorrei realizzare riguarda il progetto che al momento definiamo “delle vie sicure”. Vorrei che Brescia e altri centri urbani della nostra provincia (penso fra gli altri a Salò, Desenzano, Chiari, Palazzolo, Breno, Verolanuova) si tra-sformassero in ambienti virtuosi a misura di famiglia, di bambino e di anziano, di inabile. L’idea dovrebbe coinvolgere le autorità locali per individuare percorsi garantiti che “accompagnino”, at-traverso un tragitto segnato da tante frecce rosse, quantomeno i bambini alla scuola, con il minimo di attraversamenti stradali, con ampliamento della sicurezza nei confronti dei più deboli. E, ovviamente, con il concorso progettuale dei soci ACI Brescia di ciascun comune interessato.

Dal punto di vista della mobilità sostenibile

invece come intenderete muovervi?Già due anni fa in sede di Assemblea Generale uno dei temi sui quali avevo già formulato la mia relazione al bilancio aveva ad oggetto la mobilità sostenibile che si declina in due aspetti. Il primo rappresenta l’impossibilità di immaginare contesti urbani nei quali si possa interdire in radice la veicolazione automobili-stica. Si pensi a cosa potrebbe accadere alla gestione dei servizi, alle necessità famigliari, alle impossibilità dei più bisognosi di assistenza. Brescia in questo è già molto avanti grazie al presi-dio di percorsi pedonali tutelati da palettatura metallica ed alla metropolitana che incentiva l’impiego del mezzo pubblico. Tutta-via è altrettanto evidente che ciò non elide l’esigenza del ricorso all’automobile, che ragionevolmente sarà ibrida ed elettrica. Ma questa sarà una sfida sicuramente vincente per la nostra comu-nità e per la sua industria che nel settore automotive primeggia a livello non solo europeo. Nè si dimentichi la sinergia auspicabile con la multiutility di casa, A2A spa, di cui si auspica il forte con-tributo. In questa prospettiva il nostro Club mette a disposizione i suoi novant’anni di esperienza vissuti in stretto rapporto con le comunità della nostra provincia per la soluzione dei problemi legati allo sviluppo della movimentazione su strada.A riprova della nostra fattiva presenza e volontà di progettazione abbiamo registrato il marchio “Mille Miglia Green” e abbiamo pro-grammato due manifestazioni dedicate all’impiego di auto ibride ed elettriche: una insieme ai club lombardi, intressante i quat-tro laghi Garda, Iseo, Como, Maggiore; l’altra, programmabile in periodi di post vendemmia, a traino coinvolgente il lago d’Iseo, con epilogo in Franciacorta per festeggiare i cinquant’anni della Doc delle nostre bollicine. Questo rappresenta il futuro e non di-mentichiamo che in Italia sono state due le città particolarmente coinvolte da questo trend, Milano e Brescia. Quest’ultima ha di recente ricevuto in dono da Bonera Group e Mercedes-Benz la prima Smart Electric Drive. Anche nel car-sharing ad esempio c’è molto da programmare e realizzare. Penso alla godibilità delle strade dei nostri laghi o a quelle vie minori, tracciate sulla car-reggiata di antichi percorsi delle nostre campagne, ai castelli del-la nostra “bassa” come a quelli delle nostre prealpi, alle sinergie dei nostri siti termali e delle nostre cantine grazie ad un turismo non inquinante. Ne guadagnerebbe in appetibilità l’ambiente e la qualità della vita e non solo: oggi la nostra industria automobi-listica, se questo concetto decollasse, si ritroverebbe come agli esordi del ‘900 con un mondo di auto nuove tutto da progetta-re. Ed il nostro Club con un universo di educazione stradale, di eventi sportivi, di impulso economico che sarebbe un peccato non sperimentare per attrarre appassionati ed investitori. Per-ché, alla fine, il bello migliora la vita e, in questa vita, anche il nostro benessere economico.

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19 BRE MAGGIO 2018

PRONTIVIA!

Maggio duemiladiciotto A cura di Annalisa BoniImmagini ©PublimaxProtagonisti

Torna la corsa più bella del mondo, al via la trentaseiesima edizione della corsa di

velocità più amata dai bresciani e invidiatissima da tutto il mondo.

Da mercoledì 16 maggio le piazze del centro diventeranno

il magico teatro della mitica Freccia Rossa

un tripudio di motori, amicizia e competitività.

In queste pagine vi offriamo un felice sguardo al passato

nelle immagini dell’edizione 2017.

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25 BRE MAGGIO 2018

1000 MIGLIA CHARITY

CON LA ZEBRA ONLUS

Maggio duemiladiciotto A cura di Laura SorliniProtagonisti

Fare rete per fare bene

È una macchina importante quella che si sta muovendo

su tutto il territorio bresciano e che sta raccogliendo fondi

da destinare al progetto 1000 Miglia Charity

portato avanti dalla Zebra Onlus.

Progetto che, tramite una lotteria solidale, una charity dinner e donazioni dirette,

porterà all’acquisto di un nuovo ecografo da donare a tutti i bambini della città e

non solo. Uno strumento tecnologico all’avanguardia,

fondamentale per le diagnosi alla base di ogni cura,

che consentirà di effettuare ecografie precise

grazie a nitidezza e alta risoluzione.

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Un primo ecografo sempre di ultima generazione era già stato donato sempre grazie a Zebra, Apindustria e Comunità Bresciana, giusto?Proprio così. Pensa che ad oggi, anche grazie al nuovo strumen-to, abbiamo abbassato le liste di attesa conformemente a quanto richiesto dalla Regione Lombardia. È anche vero, però, che un solo ecografo non basta. Per questo motivo, nell’ottica di avere un ospedale attrezzato e in grado di effettuare diagnosi precise, abbiamo deciso di far partire una seconda raccolta fondi.

Quali i vantaggi apportati dalla nuova tecnologia?Ricordo che l’ecografia in ambito pediatrico e nell’ambito del-la diagnosi radiologica pediatrica è la metodica di primo livello ed è fondamentale: in primis si tratta di una metodica di rapida esecuzione, in secondo luogo è molto diagnostica nei bambini. Grazie alle sonde di ultimissima generazione, infatti, riusciamo a vedere con nitidezza e massima definizione all’interno del corpo dei piccoli. Inoltre non si tratta di un esame dannoso ed è ripeti-bile più volte perché non utilizza radiazioni ionizzanti. I softwa-re innovativi, infine, permettono diagnosi morfologiche e anche funzionali. Mi spiego meglio.

Oltre a dirmi la forma di un organo, queste immagini mi dicono anche quanta superficie di quell’organo funzione. Avere questa strumentazione ha cambiato notevolmente il modo e la rapidità di lavoro. La diagnostica come abbiamo già detto più volte è fon-damentale, perché da quella dipende la cura.

Quanti soldi sono necessari per l’acquisto e come verranno raccolti?Per l’acquisto del nuovo macchinario ecografico sono necessari circa 100mila euro e le modalità di racconta sono diversa. At-traverso una lotteria e un’asta legata alla Mille Miglia (16 – 19 maggio), un charity party dinner, che si terrà martedì 15 maggio nella prestigiosa location del Museo Mille Miglia e infine con do-nazioni libere effettuabili tramite il sito www.1000migliacharity.it.

Tutto, come sempre, in totale trasparenza. Come avverrà il passaggio?Certamente. Abbiamo definito un conto corrente vincolato sul quale verranno depositati tutti i ricavi e con il quale acquistere-mo il macchinario. Grazie al fondamentale supporto di tutti i no-stri sponsor, inoltre, abbiamo coperto tutte le spese del progetto, per cui il 100% del ricavato è destinato all’ecografo.

26 BRE MAGGIO 2018

L’Intervista a Daniela Scotti,Presidente de La Zebra Onlus,

Maria Pia Bondioni,Primario del Servizio di Radiologia Pediatrica dell’ASST degli Spedali Civili di Brescia,

Maria Bussolati Bonera e Carlotta Streparava, grandi sostenitrici e organizzatrici di eventi per la Zebra Onlus

Dall’ultima volta che ci siamo incontrate ci sono tante novità di cui parlare, in particolare del nuovo progetto Mille Miglia Charity…Esatto. L’obiettivo di oggi è quello di acquisire un apparecchio ecografico (e sonde pediatriche dedicate) di ultima generazione dedicato ai piccoli pazienti con software in grado di “catturare” gli ultrasuoni ad altissima velocità, quindi particolarmente adatto anche ai pazienti più piccoli e non collaboranti.

Spieghiamo perché è così importante la radiologia?

Forse non tutti sanno che questo reparto è il cuore dell’ospeda-le dei bambini, perché qui afferiscono tutti i piccoli pazienti sia ambulatoriali sia quelli che necessitano di cure ospedaliere: è in questo reparto che si fa diagnosi per tutte le patologie e in alcuni casi anche il follow up, ovvero il monitoraggio strumentale nel corso di mesi e anni.

Quanti bambini visitate ogni giorno?Ogni giorno visitiamo circa 200 bambini e i numeri sono in cre-scita. Di questi circa un terzo necessita di sottoporsi a ecografia per una prima diagnosi.

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Come ringraziamento per tutti coloro che hanno partecipato, inoltre, creeremo una sala ecografica personalizzata 1000 Miglia – Ali Solidali che ospiterà il macchinario donato.

Dove si acquistano i biglietti?Della promozione e della vendita dei biglietti, in versione rosa e azzurra a rappresentare simbolicamente gli equipaggi “maschili e femminili” che correranno la Mille Miglia a bordo di 2 automobili messe a disposizione da Ali Solidali, se ne sta occupando il team di volontari de La Zebra Onlus.

Con soli 2,50 euro, dunque, chiunque nel suo piccolo potrà acquistare un biglietto, partecipare alla raccolta fondi e al contempo sperare nella fortuna di vincere uno dei numerosi e prestigiosi premi messi a disposizione dagli sponsor?Proprio così. Abbiamo pensato di organizzare una lotteria per permettere a tutti di contribuire a questo progetto, anche con un piccolo contributo. E in palio c’è invece un grandissimo mon-tepremi, del valore di circa 20mila euro. Il primo premio è il tan-to ambito orologio Chopard 1000 Miglia Charity for Zebra che normalmente viene dato solo ai partecipanti in gara, il secondo è un bracciale tennis con brillanti, il terzo e il quarto sono due preziose borse griffate, il quinto una Mercedes bambino elettrica, il sesto una cena per due persone in ristorante prestigioso e dal settimo al decimo la divisa ufficiale 1000 Miglia Charity for Zebra. Un modo anche questo per fare beneficenza e restituire al con-tempo la Mille Miglia a tutti i bresciani.

Quando sarà l’estrazione?La sera dell’arrivo della Mille Miglia, sabato 19 maggio in piazza Loggia. Sul palco delle premiazioni faremo anche le estrazioni in presenza del notaio, sempre per dimostrare quanto sia traspa-rente e serio il nostro modo di operare. E poi via con i festeggia-menti!

Cosa mi dite della Charity Dinner?Martedì 15 maggio dalle ore 20, nella prestigiosa location del Mu-seo Mille Miglia, si terrà una cena di gala con musica & show. Una festa in atmosfera 1000 Miglia con 400 invitati al prezzo di 150 euro. Dopo la cena si esibirà gratuitamente per le Zebre il bresciano Andrea Casta.

Gli equipaggi di Ali Solidali, invece, da chi saranno composti e su che auto correranno?Ali Solidali, il progetto di #SocialResponsibility del Gruppo Bone-ra, che si occupa di sostenere progetti di natura etica e sociale, metterà a disposizione per correre la 1000 Miglia due autovetture esclusive: una Mercedes 300 SL Ali di Gabbiano e una Mercedes 300 SL Roadster, che saranno guidate da vari testimonial divisi appunto in due squadre a loro volta attive nella promozione del progetto benefico. Tantissimi anche i personaggi famosi che stan-no lasciando il loro contributo e si propongono – sempre gratui-tamente – come testimonial. Tra questi Alvaro Soler, che ha già confermato la sua partecipazione in veste di “zebrotto”.

Un contributo è venuto anche dall’Università di Brescia. Ci raccontate in che termini?

Il team della facoltà di ingegneria ha costruito una macchina mo-noposto da formula 1 che gareggerà a Indianapolis. In quest’oc-casione, sull’alettone verrà applicato il simbolo delle Zebre. Ma non è finita qui. A breve all’interno della sala d’attesa del pronto soccorso pediatrico verrà installata una monoposto in miniatura (ancorata al pavimento naturalmente) e con installato a bordo un simulatore. In questo modo i bambini che aspettano di essere visitati possono distrarsi e simulare una corsa proprio come in Formula 1.

Fondamentale poi la sinergia con tantissime realtà del territorio e con le istituzioni…È stato davvero emozionante vedere come Brescia ha risposto al nostro appello, mettendo in campo tutte le forze possibili per contribuire alla buona riuscita del progetto. Nonostante vi siano stati vari “ostacoli e rallentamenti”, grazie al contributo di tutti siamo riusciti a organizzare ogni cosa al meglio. Un grande gra-zie va ad ACI Brescia, che già durante una conferenza stampa lo scorso settembre aveva annunciato che avrebbe messo in atto sinergie con associazioni del territorio volte a lasciare un buon segno sui bambini della città. Così anche il comune 1000 Miglia Srl e molti altri.I bresciani sono “concreti” e quando credono in qualcosa non c’è niente che li possa fermare. Si è creata una sorta di spirale ener-getica attorno alla Zebra Onlus ed è davvero meraviglioso!

E poi so che volete ringraziare anche agli sponsor… Assolutamente sì, dal primo all’ultimo. Il title partner UBI Banca, i main partners Vivi Gas Energia e Scalo Outlet Milano, gli official partners Progetto 6, Bellavista, Streparava, Rubinetterie Brescia-ne, Bedeschi, Pasini e Rail e i partners Museo Mille Miglia Bre-scia, Gandellini Beniamino, Andrea Casta, VPP, VOV Industrial Components e Cartapani.

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COLORE&CO.Maggio duemiladiciotto A cura di Claudia LazzariScelti da Bre

Il grande mondo del colore secondo Pistacchio&Caffè

Una casa dalle generose metrature, una ristrutturazione che ha vi-sto i proprietari abbattere tutta la muratura per creare nuovi spazi. Un progetto, il nostro, che ci ha fatto attraversare il mondo del colore, mixando tinte neutre a colori decisi. Carte da parati nei bagni e in camera da letto, una parete da oltre 6 metri realizzata in calce rasata con effetto rigato e texture diamantata. Una porta che riscrive una delle canzoni più belle di sempre: “perchè sei un essere speciale ed io avrò cura di te”. In parte incisa ed in parte in rilievo questa scritta vuole ricordare alla coppia che abita la casa l’amore eterno, quello con la A maiuscola. Abbiamo aiutato i committenti a scegliere i mobili a rivestire un vecchio divano con una nuova pelle dalla sfumatura grigio-nera, a curare il rapporto con l’illuminazione, scegliendo luci adatte ad ogni ambiente. Un bilanciamento tra gusto moderno e sapore vintage che ha conquistato loro e noi del team. Una collaborazione che ci ha visti interagire con le aziende di sanitari e mobili bagno, falegnami e gessisti, mobilieri, elettricisti, e come spesso ci accade il tutto è fluito in perfetta armonia.Scegliere il colore, come sapete, è una delle nostre ambiziose caratteristiche, partendo da basi neutre possiamo azzardare toni diversi, in questo caso il blu si è scelto con il tortora ed il bianco, contrastato con il nero, perchè si sa che ormai Black & Blue is the new Black & White.

Pistacchio & CaffèPiazza Cesare Battisti, 8/B25128 Brescia BSTel 030 300379www.pistacchioecaffe.itSeguici su facebook: pistacchioecaffeo su instagram: pistacchio_e_caffe

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Progetto colore e consulenza d’arredo: Francesca Vizzari Colori: Farrow & Ball Carte da parati: Farrow & Ball – Osborne & Little – Fornasetti Photo: Mattia AquilaAccessori tessili: L’Opificio

Pelle nera primo fiore

Babouche, Farrow&Ball

Cook’s Blue, Farrow&Ball

Stiffkeyblue, Farrow&Ball

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IL MIOPROGETTO

DI CASA

Maggio duemiladiciotto A cura di Annalisa Boni e Claudia LazzariProtagonisti

“Ristrutturare casa come qualsiasi

altro ambiente non rappresenta per me

una limitata conquista oggettiva o materiale ma costituisce una grande vocazione,

una passione che diviene l’ambizione di portare

in scena uno stile progettuale evoluto, frutto di dedizione e conoscenza.

Io ristutturo così!”

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esponiamo al nostro committente una serie di rendering proprio per tradurre verosimilmente il lavoro che andremo a svolgere.

Ci sono delle novità o dei progetti particolari di cui vorresti parlarci? Ultimamente, grazie al contributo di un’azienda leader del setto-re, mi sto focalizzando tantissimo sulle resine e su tutte le loro molteplicità. É un mondo davvero infinito che molto spesso il cliente non conosce. In quel settore ci stiamo davvero distin-guendo grazie a progetti realizzati a regola d’arte.

Qual è la parte fondamentale del tuo lavoro? Penso che il riuscire a captare le esigenze del cliente rappresenti il primo punto di partenza.Osservare in maniera precisa e veritiera il budget imposto così come le richieste effettive del committente sono regole che non devono essere fuorviate. Io e il mio team riusciamo a divenire interpreti di queste necessità e al contempo togliamo qualsia-si incombenza “di cantiere” al cliente divenendo supervisori dell’intero progetto. In questo modo il committente non si sen-tirà vessato dalle normali “perdite di tempo” ma avrà un unico filo conduttore, un’unica azienda che assolverà ogni tipo di man-sione nell’interno del progetto.

Impresa EdileD.G. CostruzioniVia G. Matteotti 12, Villongo (Bg)Cell. 340 7006708Tel. 035 [email protected]

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L’Intervista aTitolare di D.G. Costruzioni

Denny Galla

Dalle tue parole emerge una profonda passio-ne, una grande esperienza e un’esplosiva verve creativa, quali sono le principali caratteri-stiche della tua azienda? Per raccontare il mio mestiere e la mia azienda dovrei fare un salto nel passato perchè è proprio lì che affondano le mie radici. Sono nato in questo mondo vocato alla realizzazione di costru-zioni e ristrutturazioni di ogni genere nell’azienda di famiglia nata nel 1980 per volere di mio padre Gianluigi. L’eredità lasciatami dalla mia famiglia è stata un bagaglio di sape-re non indifferente che mixato alla mia personale verve creativa si è trasformato in un’azienda completa a trecentosessanta gradi; dalla progettualità, alla creatività per poi concretizzarsi con il lavoro di cantiere. Ad oggi operiamo sia nell’ambito privato, nella ristrutturazione e realizzazione di ville e appartamenti sia per

quanto riguarda gli immobili commerciali e quindi studi e uffici offrendo al nostro committente una serie di servizi completi in modo che possa interfacciarsi con un’unica azienda responsabile dell’intero progetto.

Quali sono le caratteristiche che ti contrad-distinguono? Sicuramente la qualità. Seguo costantemente numerosi corsi di aggiornamento e contestualmente monitoro ogni nuova idea e novità proposta dalle aziende leader, in modo da fornire al mio cliente l’idea innovativa con un occhio di riguardo al suo budget, alle sue necessità e ai suoi desideri. Punto tantissimo sulla ri-cerca e consiglio una moltitudine di materiali nuovi che possano assolvere le varie esigenze legate sia all’estetica che alla funzio-nalità. Solitamente per meglio comprendere l’idea di progetto

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LUIGIALBERTI

Maggio duemiladiciotto A cura di Annalisa BoniProtagonisti

“Fare Garda, fare sistema”

É stata sicuramente l’estate dei record quella

della sponda occidentale del Benaco conclusasi lo scorso anno

con dati da primato (oltre 7.300.000 presenze)

e il Consorzio Lago di Garda Lombardia indica una stima positiva

in crescita del 4% anche per questa stagione ormai alle porte.

Dati entusiasmanti per la nostra meravigliosa sponda bresciana

che non gode solamente di buon sole e di un’autentica fortuna

ma di un territorio straordinario e prodigioso che attraverso i suoi enti

ha saputo al meglio valorizzarsi.

Ne parliamo con Luigi Alberti

Vicepresidente del Consorzio Lago di Garda Lombardia

da sempre impegnato per un lago di Garda unico.

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tipologia di vacanza strutturata nel rispetto dell’uomo e dell’am-biente è, ad esempio, uno fra i segmenti più importanti che stia-mo cavalcando in questi ultimi anni. Si pensa principalmente ai progetti Green Line e Green and Blue, che ci hanno permesso di promuovere prodotti turistici sostenibili, parallelamente all’e-spandersi di una coscienza di ecocompatibilità tra gli operatori della ricettività. Le strutture che abbinano comfort, qualità dei servizi a un ridotto impatto ambientale sono sempre più nume-rose nel nostro catalogo e questo per noi è motivo di immensa soddisfazione. Il rispetto e la tutela del territorio peraltro non è solamente un concetto legato alla responsabilità civile ma oggi come oggi rappresenta una vera e propria tendenza che ritrovia-mo in molteplici settori, basti pensare ai prodotti a marchio BIO laddove il prodotto biologico sta avendo successo ed è cresciuto notevolmente in termini di quantità e qualità.

Il 2017 si è chiuso con una crescita del 3/4% di presenze rispetto al 2016 con un grosso incremento di turisti italiani. Dati incoraggianti, a cosa deve questo successo turistico il nostro lago?Le potenzialità del lago di Garda sono davvero infinite e spesso e volentieri purtroppo non vengono utilizzate. Il Garda per molti, secondo un passato sistema, viene considera-to “fecondo” unicamente nei mesi estivi quando invece ci sareb-be tanto bisogno di estendere questa “stagionalità” sfruttando le mille risorse che peraltro è il territorio stesso a suggerirci. Gli operatori della ricettività sono in completo accordo con questo obiettivo volto ad amplificare il turismo anche nei mesi “bui” e tanti lo stanno già facendo ma è necessario studiare delle ini-ziative che possano al meglio supportare anche un turismo fuori stagione.Se pensiamo alle acque termali e alle meravigliose SPA presenti sul nostro territorio è facile potersi affidare a questo traguardo ma è essenziale fare sistema perché solo con il contributo di tutti sarà possibile potenziare il Garda nelle quattro stagioni. Fare rete tutti insieme vuol dire coinvolgere le cantine, i frantoi che devono essere aperti e accogliere i turisti 12 mesi all’anno. In questo senso vogliamo puntare sul turismo solidale proprio come ha anche dettato l’ultima edizione di Vinitaly che ha iden-tificato nel “bio” il futuro.I Consorzi si devono unire in questo senso ed è necessario pun-tare su eventi e iniziative di qualità.

Lei nel suo passato non ci ha mai provato?Ci ho sempre provato perché sono il primo a crederci. In passato ho cercato di proporre qualcosa di nuovo che potesse “abbrac-ciare” tutti gli operatori della nostra zona al fine di creare un indotto che potesse essere vantaggioso per tutti. Fare sistema è complicato ed è indispensabile il contributo di tutti.“Profumi di Mosto” ad esempio è una bellissima iniziativa che coinvolge la Valtènesi, ogni anno nel mese di ottobre e potrebbe essere estesa nel tempo attraverso una serie di appuntamenti con il contributo degli altri consorzi vicini come il Consorzio Val-tènesi e il Consorzio Lugana. Manifestazioni come queste, volte a rappresentare solo prodotti di eccellenza, potrebbero davvero sperare in una grande evoluzione e consentirebbero non solo di raccontare l’alta qualità dei nostri prodotti ma catalizzerebbero l’attenzione di moltissimi visitatori elevando di conseguenza il

valore del nostro territorio.Anche “Italia in Rosa”, la prima e più importante manifesta-zione nazionale dedicatata ai vini rosati meriterebbe un “respiro” più lungo in termini di tempo così da acquisire più importanza e consentire ad altre iniziative collaterali un indotto molto più importante.Questo è fare sistema. Una manifestazione può servire da ap-poggio all’altra. Sono eventi già di per se molto partecipati e non devono rimanere fermi, devono essere esportati anche negli altri paesi ed evolversi.

Il “fare sistema” che lei incoraggia è accolto da tutti?Trovo sì tanti consensi ma poi bisogna considerare la reale fatti-bilità perché a parole sono capaci tutti. Posso solo affermare che ricevo un appoggio importante dagli operatori turistici e dagli albergatori ma è necessario tradurre i sogni in fatti. Questo è uno degli aspetti più significativi. Il nostro territorio ha tanto, anzi troppo da offrire e bisogna in-sistere proprio su questi grandi “plus” densi di paesaggi meravi-gliosi, prodotti d’eccellenza, testimonianze storiche spettacolari, un mix straordinario da vivere “dentro” e “fuori” dal lago. Perché non valorizzarlo al meglio?Quando ricoprivo la carica di assessore al turismo del Comune di Moniga cercavo sempre di investire le risorse perseguendo una politica costruttiva ed evolutiva consegnando unicamente al ter-ritorio progetti in grado di generare un ritorno, questo vuol dire non sprecare le risorse ma investire in qualità. Il nostro Garda è una nicchia particolare e deve essere valorizzata proprio seguen-do queste dinamiche. Sempre a Moniga decidemmo di investire tanto già nel 2007 e oggi passeggiare su quel meraviglioso lungo-lago è una grande soddisfazione per tutti noi. Quelle sono state iniziative che hanno generato valore e il porto così come oggi si presenta, con l’afflusso costante e con una qualità turistica di livello, ne è un chiaro esempio.

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L’Intervista aVicepresidente del Consorzio Lago di Garda Lombardia

Luigi Alberti

Qual è il ruolo del Consorzio di Promozione Turistica Lago di Garda Lombardia?Il nostro Consorzio è nato attraverso la fusione del Consorzio Ri-viera dei Limoni, del Consorzio Riviera dei Castelli e del Consor-zio Colline Moreniche. É stata un’azione indispensabile che ci ha consolidati con il vicino Veneto e Trentino costituendo il Garda Unico, il grande punto d’incontro dei tre Consorzi areali ovvero il vero motore della promozione dell’intera regione turistica lacu-stre. Tra tutte le realtà presenti sul lago e sulla nostra provincia siamo gli unici impegnati nel “fare rete” con l’obiettivo costante di valorizzare e promuovere l’altissima qualità di cui la nostra sponda si fregia. La nostra missione, avvalendosi del brand “Gar-da”, è quella di favorire e incoraggiare il turismo in questa area e lo facciamo comunicando e promuovendo le nostre strutture e le nostre bellezze soprattutto all’estero partecipando a fiere

importantissime nei luoghi in cui il nostro lago gode di partico-lare appel. Non voglio citare solo l’Olanda e la Germania ma an-che l’Inghilterra, la Repubblica Ceca, la Polonia e la Danimarca paesi con i quali soprattutto negli ultimi tempi abbiamo stretto rapporti profondi e favorevoli. La stampa si è necessariamente avvicinata noi e ha attivamente partecipato a tutte le iniziative che abbiamo organizzato in quei paesi, in cui, fulcro centrale e attrattivo era dominato dal prodotto “Garda”, inteso come strut-ture ricettive, prodotti tipici e atmosfere uniche e suggestive. Ed è stato così che in poco tempo abbiamo conquistato un gran-de valore anche in termini di rapporti con questi paesi che ama-no il nostro lago e che rappresentano per noi una grande risorsa. Turismo ricettivo, ristorazione, enogastronomia, cultura e sport rappresentano i grandi “plus” del nostro lago ma non dobbiamo dimenticare il “turismo sostenibile”. L’economia turistica ed una

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41 BRE MAGGIO 2018

MIRIAMORLANDI

Maggio duemiladiciotto A cura di Laura SorliniProtagonisti

Il viaggio è un’estensione di me

In sella alla sua cocca, una Bmw R 100 GS del ’92,

l’osteopata e motociclista bresciana Miriam Orlandi ne ha macinati di chilometri,

attraversando in orizzontale e in verticale tantissimi Paesi del mondo.

Senza sponsor, senza limiti di tempo e senza troppi programmi,

perché solo così un viaggiatore è veramente libero di conoscere luoghi,

persone e culture. Per le straordinarie imprese realizzate nel corso

della sua vita in sella, Miriam lo scorso aprile è stata premiata insieme

ad altri 17 viaggiatori alla prima edizione di “Free Travelers Awards”,

il primo evento italiano in collaborazione con il Dubai Traveller Festival,

manifestazione ideata dallo Sceicco Awad Mohammad Bin Mejren,

giunta con successo alla sesta edizione negli Emirati Arabi Uniti.

Lo sceicco in persona, tra l’altro, lo scorso dicembre

ha scelto proprio Miriam come unica rappresentante dell’Italia

per la seguitissima manifestazione.

BRE

MA

GAZINE . MAGGIO 2018

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Esistono programmi per questa nuova stagione?Parlando anche di turismo sportivo non posso che citare il pros-simo grande appuntamento dedicato al Golf, la Valtènesi ospi-terà infatti il prossimo Open d’Italia, che rappresenta la punta di diamante del Progetto Ryder Cup 2022. Per questo evento ci siamo impegnati ad offrire tutta la nostra collaborazione al fine di lavorare tutti insieme per una sola e grande causa, il nostro territorio.

Quali possono essere i futuri obiettivi?Il mio desiderio è quello di organizzare una vera e grande mani-festazione che possa rappresentare tutto il bello e il buono del nostro lago. Un evento importante che riesca a convocare le no-stre eccellenze, sia in termini di strutture che in termini di agro-alimentare e vitivinicolo. Organizzare una grande manifestazione con queste particolarità non è facile, ne sono consapevole, ma è come vi dicevo prima, è il “fare sistema” che fa la differenza. Questa idea peraltro è già un anno che “aleggia” nell’aria, già durante lo scorso Vinitaly ne avevo parlato e speriamo che possa avere un futuro.

Anche le manifestazioni come Italia in Rosa quest’anno giunta alla sua undicesima edizione contribuiscono fortemente ad accrescere questo valore turistico o meglio eno-turistico, ce ne parla?Quest’anno siamo giunti all’undicesima edizione e abbiamo già 150 etichette pronte per essere degustate. Negli anni passati, a detta degli stessi produttori presenti, sono stati raggiunti risul-tati importanti, gli stessi che hanno contribuito ad elevare il vino rosato del Garda tra le carte dei vini dei migliori ristoranti non solo in Italia ma del mondo. “Italia in Rosa” è una straordinaria vetrina su questo eccezionale prodotto ed è doveroso ringraziare per il grande impegno il Comune di Moniga e il Sindaco Lorella Lavo.Quest’anno il calendario prevede tre giornate di degustazioni

fissate per l’1, il 2 e il 3 giugno durante le quali sarà possibile conoscere e brindare con le etichette presenti e assaggiare squi-siti abbinamenti con primi piatti e i formaggi strepitosi di Alpe del Garda.Non ci rimane che sperare nel bel tempo e cogliamo l’occasione per invitare tutti coloro che vorranno partecipare.

Esiste per lei un territorio modello per la promozione turistica?Ne esiste più di uno si tratta solo di capire che qualità di turismo si vuole conquistare. Io credo che per la “fisionomia” turistica il Garda potrebbe impa-rare molto dall’Emilia Romagna. Lo dimostrano anche i numeri che indicano un turismo in crescita. Per quello che invece può offrire un territorio posso citare Sardegna e Sicilia oppure il Sa-lento. Il nostro lago non può gloriarsi di un’acqua smeralda ma ha la possibilità di offrire davvero tanto e può fregiarsi di un turismo completo a 360°. Sarà necessario affrontare comunque il nodo fondamentale della percorribilità delle nostre strade soprattutto per quanto riguar-da la statale 572 che collega a Desenzano a Salò, primo biglietto da visita della Valtenesi, oggi piuttosto disordinata.La mobilità locale ci vede impegnati in questo senso come Con-sorzio Garda Lombardia a fianco della Comunità del Garda per cercare di trasferire sulle vie d’acqua parte del traffico costiero dei mesi estivi. L’idea di un servizio di navigazione di tipo urbano la cosiddetta “metropolitana del Garda” potrà permettere spo-stamenti più rapidi e più gradevoli da un paese all’altro e sicura-mente con meno inquinamento ambientale.

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ne, dalla convivialità e dagli amici. Preferisco spendere dei soldi per andare a cena con gli amici che per una maglietta da 80 euro. Non esiste “giusto” o “sbagliato”. Sono scelte.

Il primo viaggio, invece?Il primo in moto è stato in Valle d’Aosta. L’Italia posso dire di averla vista tutta e poi anche raccontata. Se mi invitano in una scuola o in qualche evento sono sempre molto felice, perché sa-rebbe inutile fare esperienze senza poterle condividere. E tan-tissime persone che ho avuto modo di conoscere durante questo mio giro d’Italia hanno capito il mio spirito e mi hanno regalato emozioni indescrivibili, ospitandomi in posti meravigliosi. È un continuo scambio.

Il tuo viaggio più lungo?Dall’Argentina all’Alaska (circa 52mila chilometri) in 23 mesi. Senza mai tornare.

Come hai fatto senza sponsor?Non è così dispendioso viaggiare se si dorme in tenda! Considera che, escludendo le spese di spedizione della moto, del mio viag-gio aereo, delle riparazioni varie e della benzina, in 11 mesi avrò speso forse 9mila euro, circa 400 al mese. E quanto spendiamo qui in Italia solo per l’affitto? In ogni caso per fare questo viaggio ho rinunciato a un lavoro, utilizzando i soldi della liquidazione per pagarmi il viaggio, e anche qui ritorna in campo il discorso delle priorità.

Viaggi sempre da sola?Sì, ma in realtà non sono mai sola, perché si finisce sempre per trovare qualcuno con cui chiacchierare, con cui condividere. Quindi il mio essere sola un modo per poter essere più integrata nel mondo che sto visitando. E poi sono consapevole del fatto che viaggiare con me è molto difficile; devi attenerti alle mie re-gole e spesso risulto insopportabile. Forse dovrei lavorare un po’ su questo, cercando di essere più tollerabile verso gli altri.

Raccontaci un aneddoto, un pezzo di viaggio che porti nel cuore…Percorrendo una strada in Oman, per diversi chilometri sono do-vuta rimanere in scia di un pick up per tagliare l’aria perché sta-vo finendo la benzina e non sapevo se sarei riuscita ad arrivare al distributore. Una volta giunta alla pompa ho ringraziato questo signore per avermi lasciato in scia, ma costui mi guardò strano. Con lui c’erano due giapponesi che hanno iniziato a scattare foto a distanza ravvicinata a dei locali seduti su un tappeto a man-giare datteri. Queste persone si sono immediatamente coperti il viso con la kefia e loro ancora più eccitati perché stavano immor-talando una scena caratteristica. Io capii subito che in realtà si stavano coprendo da quello che per loro è un insulto, e scossi la testa. Uno di loro mi sorrise e mi fece cenno di avvicinarmi. Per farla breve hanno notato la differenza di comportamento tra un viaggiatore discreto come me e quei turisti privi di rispetto, e mi hanno invitato a mangiare datteri con loro. Dentro di me porto un’esperienza incredibile, che nessuna fotografia può pagare.

Non è che magari il tuo bisogno di viaggiare è anche un po’ un desiderio di fuggire?Penso sia così. Mi rendo conto che la cosa che meno sopporto

è la mancanza di rispetto, in ogni situazione. Per cui mi infasti-disco se vedo che qualcuno fa delle foto rubate, così come se un paziente prende appuntamento e poi non si presenta senza disdire. La fuga nel viaggio, dunque, è un modo per cercare di abbassare il mio livello di intolleranza nei confronti della “civil-tà”. Sono tornata a metà gennaio dall’ultimo viaggio, ma già sono al limite di sopportazione e non vedo l’ora di ripartire.

Intendi l’ultimo viaggio tra Emirati Arabi e Oman?Esatto. Lo Sceicco Awad Mohammad Bin Mejren mi ha invitata al Dubai Traveller Festival per parlare dei miei viaggi e con l’oc-casione ho potuto anche visitare in orizzontale e verticale questi meravigliosi Paesi.

Non hai trovato difficoltà nell’essere donna a rapportarti con queste culture?Assolutamente no, anzi! C’è molto rispetto negli Emirati e nell’O-man nei confronti delle donne, che nella realtà dei fatti coman-dano e decidono dentro casa, mentre fuori “comanda” l’uomo. È inutile stupirsi, visto che così è sempre stato anche in Italia e lo è ancora oggi in molte situazioni!

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L’intervista aOsteopata e motociclista

Miriam Orlandi

Si può dire che tu abbia tante vite in una sola: sei osteopata specializzata in terapia somato emozionale e anateoresi, fisioterapista, naturopata, esperta di medicina cinese e medi-cina indiana. Durante la mia vita ho frequentato tutti i corsi possibili immagi-nabili per specializzarmi in questi ambiti, perché la mia missione primaria è quella di ridare equilibrio alle persone, insegnar loro a vivere in modo diverso, con un ritmo consono alle loro possibilità e aiutandole nell’ascolto di loro stessi. Non è solo un lavoro, ma una scelta di vita che vuole diffondere conoscenza e consape-volezza, in primis di sé, che può portare a evitare, ad esempio, l’assunzione inutile o addirittura dannosa di farmaci. Non è ini-bendo un segnale che si elimina il problema. E questa filosofia racchiude in sé tutto il mio modo di interpretare la vita.

Miriam, però, appena toglie il camice da lavo-ro, è anche motociclista… La moto e i viaggi sono la mia passione, una priorità, un rifugio dalla “civiltà”.

Un secondo lavoro?Non direi visto che non ho sponsor!

Dopo tutte le imprese non c’è nessuno che abbia

deciso di appoggiarti economicamente? Strano…Una volta ho ricevuto una proposta di sponsorizzazione, ma era davvero inaccettabile. Il viaggio, che al giorno d’oggi va tanto di moda, non può essere snaturato e legato prettamente al fattore business, non mi interessa. Il viaggio è conoscenza, incontro, è prendersi il tempo. Se mi viene chiesto di ritornare alla meta entro un preciso limite di tempo non hai capito di certo la vera essenza del viaggio stesso.

Possiamo definirti una viaggiatrice pura…Io nasco il 1° ottobre del 1971, in un periodo di moti rivoluzio-nari, e visto che anche le date hanno un valore, posso affermare che di certo l’atmosfera che si viveva in quegli anni mi ha segnato sotto diversi punti di vista. Allo stesso modo anche l’educazione che mi è stata trasmessa dalla mia famiglia, semplice e basata su forti valori, mi ha portato fin da piccola a stare alla larga dal consumismo, a sorprendermi per le piccole cose, a dedicare il mio tempo e le mie energie a ciò che conta veramente, a cercare un’identità fatta di conoscenza e condivisione.

Qual è stata la tua prima moto?Una KANGURO 350 usata, comprata con i miei primi soldi, per-ché nemmeno all’epoca avevo sponsor (ride – ndr)! Ho sempre pensato e calibrato la mia vita sulla base di necessità e priorità, che per me, oltre ai viaggi, sono rappresentate dalla condivisio-

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mentali che osservo da sempre e ritengo essere pilastri del vivere bene e con gli altri: non mentire, non rubare e non essere pigri.

Quante lingue parli?Quattro: italiano, inglese, francese e spagnolo. Recentemente, dopo la mia permanenza sul territorio, ho anche imparato un po’ l’arabo. Non lo parlo perché è molto difficile, però in buona parte lo capisco.

E con che moto viaggi solitamente?Durante il viaggio in America ho usato la mia cocca, una Bmw R 100 GS, un enduro del ’92 che pesa 250 kg, È la mia moto da più di 20 anni, anche se purtroppo, dopo oltre 200mila chilometri, non è più performante come una volta.

La conosci come le tue tasche ormai…Sì. Dieci anni fa circa le ho anche cambiato l’albero a camme sot-to gli occhi increduli di un americano che per sfida mi disse che se fossi riuscita a cambiarlo da sola me lo avrebbe regalato. Non sapeva che odio perdere le sfide e soprattutto che pur di rispar-miare quegli 800 dollari avrei fatto di tutto. Quando alla fine l’ho cambiato c’è rimasto male, non se lo aspettava da me.

Ti piacerebbe viaggiare per lavoro?Sì, non mi dispiacerebbe portare in giro la gente e fare da guida, ma mi sono resa conto che sono poche le persone capaci di viag-giare. In Croazia per colpa di due turisti poco rispettosi quasi mi arrestano…

C’è un Paese che non hai ancora visitato ma che sogni di farlo?La Mongolia, anche se mi fa un po’ paura l’altitudine (si va oltre i 4mila metri): non tanto per me (che la affronto senza problemi), quanto per la gente che potrei mettere in difficoltà se non doves-si sentirmi bene. Non voglio essere un problema.

Ho già capito che partirai lo stesso. Quando la data prevista?Vorrei partire a giugno, finiti gli impegni con la scuola di natu-ropatia. Anche io sono certa che troverò il modo, perché il mio bisogno di viaggiare – legato anche al fatto che non sopporto più la “civiltà” – sta aumentando sempre più.

Quando sei “costretta” a rimanere a Brescia dopo un viaggio, cosa ti piace fare nel tempo libero?Premetto che ne ho pochissimo, ma quando posso adoro stare con gli amici, andare al cinema e fare volontariato. Il mio tempo libero è dar valore alla vita. Per il resto medito e dormo.

E sentimentalmente?La verità è che non ci sono uomini che mi sopportano! Quelli che ho avuto modo di frequentare nel corso degli anni sono sem-pre stati molto affascinati da me, ma hanno resistito pochissimo. Forse perché non sono abituati ad avere accanto una donna in-dipendente e che sa quello che vuole e quello che non vuole. Per tornare al discorso di prima, non mi bastano le emozioni, io cre-do nei sentimenti e pretendo corrispondenza tra teoria e pratica.

Hai un sogno nel cassetto?Tanti, ma li tiro sempre fuori! Oltre al viaggio, sogno di avere una casa immersa nella natura, dove ricevere amici e stare in pace. Non ha importanza il dove. Ma questo lo realizzerò quando mi fermerò, perché altrimenti chi dà da bere all’orto?!

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Lo scorso aprile, a Milano, si è tenuta la prima edizione di “Free Travelers Awards”, il primo evento italiano in collaborazione con il Dubai Traveller Festival, che ti ha visto tra i 18 viaggiatori premiati. Raccontaci l’e-sperienza…Si tratta di un premio che ogni anno viene assegnato ad alcuni viaggiatori “liberi”, non sponsorizzati, ma che viaggiano con il cuore. Insieme agli altri premiati abbiamo deciso di presentarci sì in abito elegante – visto che lo avevamo promesso – ma con accessori che richiamassero la nostra personalità. E quindi con un casco al posto della pochette.

Cosa è per te la paura?La paura è un campo informativo, è curiosità, è uno stimolo che ci deve spingere a indagare oltre. E così, in ogni mio viaggio, cerco di spingermi oltre questo limite, perché altrimenti non vi è conoscenza né condivisione. Tutti conosciamo la paura, ma a livello diverso, un po’ come il dolore. C’è chi si schiaccia un dito e urla come un pazzo e chi va avanti a lavorare. La posso parago-nare a un campanello d’allarme, alla spia su un cruscotto che si accende, per cui devo andare alla ricerca della causa, altrimenti tutto è inutile e non imparerò niente di nuovo! E così accade per tutte le emozioni, che sono cosa diversa dai sentimenti (vero scopo della vita). La diversità tra questi due termini sta nella durata nel tempo: l’emozione si esaurisce come l’adrenalina o la paura, mentre il sentimento no. Se ti innamori finisce, se ami no.

Un concetto che si può riportare appunto al tema del viaggio e della condivisione…Esatto. Noi crediamo di dover vivere per le emozioni, ma in re-altà viviamo per i sentimenti. E qui torniamo al discorso della condivisione. Se io faccio un viaggio per vivere di emozioni mi renderò conto che manca un pezzo. Se lo condivido e vivo di sentimenti allora sì che avrò compiuto l’Opera. Inoltre, per poter dire di aver conosciuto un Paese – come dice lo scrittore argen-tino Jorge Luis Borges – bisogna averlo percorso sia in verticale che in orizzontale.

E tu quali Paesi hai percorso in orizzontale e verticale?Tutti quelli che ho visto! L’Argentina, l’Uruguay, il Brasile non lo includo perchè ne ho visitato solo un pezzettino, il Cile, la Boli-via, il Perù, l’Ecuador, la Colombia, Panama, Costarica, Hondu-ras, San Salvador, Guatemala, Messico. Gli Stati Uniti e il Cana-da, invece, li ho attraversati in verticale. E poi più recentemente l’Oman e gli Emirati Arabi, infilandomi anche in strade in cui non era permesso.

Ovvero?Mi sono trovata su una spiaggia e ho deciso di attraversarla ri-schiando anche di insabbiarmi e quando sono arrivata dall’altro lato mi sono imbattuta in alcuni militari che stavano di guardia a una zona che non si poteva oltrepassare. Ho sbagliato, ho chiesto scusa e sono tornata indietro. Perché tre sono le regole fonda-

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Spesso si tratta di una semplice ritenzione idrica dovuta alla perdi-ta di liquidi proprio durante lo sforzo fisico. La cellulite flaccidasi manifesta invece specialmente nelle donne di mezzetà, ipotoni-che, con muscoli poco sviluppati, sedentarie e poco attive.La cellulite edematosa infine si manifesta associata a quella compatta, colpisce principalmente le gambe e rappresenta la con-seguenza abbastanza comune di patologie circolatorie. Fondamentale è riconoscere a che tipologia appartiene la propria e individuare il rimedio più adeguato per ridurla ed essere pronti alla prova costume.

Esiste una risoluzione del problema sicura, efficace e affidabile? Uno dei trattamenti di medicina estetica più richiesti in quanto efficace per la risoluzione di questo inestetismo è assolutamente la mesoterapia. La mesoterapia è una tecnica ambulatoriale che mira all’eliminazione del ristagno dei liquidi in eccesso nei tessu-ti cutanei e sottocutanei (ritenzione idrica) causa principale della cellulite. Il suo obiettivo è quello di tonificare ed elasticizzare la pelle trattata.

Come avviene il trattamento?La mesoterapia è una tecnica che consiste nell’iniettare far-maci nel mesoderma mediante aghi sottilissimi puntando prin-cipalmente all’eliminazione del ristagno di liquidi nei tessuti cutanei e sottocutanei. Oltre a contribuire a elimi-nare il ristagno dei liquidi (edema) e gli accumuli adiposi, fa-vorisce l’eliminazione delle tossine e dei prodotti di scarto dei tessuti. In breve l’obiettivo primario della mesoterapia è quello di disintossicare l’organismo dalle scorie in eccesso, eliminare i liquidi e contemporaneamente tonificare ed elasticizzare la pelle.

Quanto dura il trattamento?La durata di un ciclo di mesoterapia è variabile da soggetto a soggetto proprio in base all’importanza del disturbo.

Per saperne di più: www.cristinaorlandini.it

Per qualsiasi approfondimento o richiesta potrete contattare la Dott.ssa Orlandini nelle sedi operative:

• RODENGO SAIANO Via Marconi, 11 Scala A - Tel 327 2324796 - [email protected]

• BRESCIA c/o Day Hospital Borgo Whurer - Via Borgo Pietro Whurer, 129

• BRESCIA c/o Promedica, via S.Polo, 159

• BERGAMO c/o Villa Sant’Apollonia, - Via Giovanni Motta, 37 - 39

• IMPERIA via Manzoni 35 Imperia

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Maggio duemiladiciotto A cura di Mara AlbertiTesto di Annalisa Boni

Salute&Bellezza

La cellulite è l’incubo che attanaglia moltissime donne, ben 8 italiane su 10 ne soffrono, generando un disagio anche interiore che tormenta a tutte le età. Dopo essere state “bombardate” da alchimie miracolose e da creme dall’effet-to prodigioso è arrivato il momento per tutte noi di cominciare a credere in una risoluzione di questa problematica che può tranquillamente risolversi con l’aiuto di un professionista che sarò in grado di correggere questo inestetismo consegnando assolute certezze.Per questo abbiamo voluto intervistare la Dottoressa Orlandini per fare un po’ di chiarezza sull’argomento arrivando splendide alla vicinissima “prova costume”.

Dottoressa Orlandini facciamo prima un quadro generale …La cellulite è uno degli inestetismi più temuti dalle donne ma che sfortunata-mente ne affligge circa l’80%. Un episodio quindi molto comune e “democra-tico” che si manifesta con un’alterazione del tessuto che appare con la classica “buccia d’arancia”. Esterno cosce, bacino, interno cosce e glutei sono le zone più colpite e la problematica molto spesso deve essere risolta me-diante un’indagine più profonda. La cellulite, del resto, è un nemico tosto perché resiste alle diete, agli esercizi e a molti trattamenti, ma qualcosa può essere fatto per arginarla e combatterla.

Esistono varie tipologie di cellulite?La cellulite non è uguale per tutti, ne esistono diverse tipologie. La cellulite compatta colpisce principalmente i soggetti in buona condizione fisica e con una muscolatura tonica.

CELLULITE?NO PROBLEM CON LA MESOTERAPIA

L’Esperto risponde.A proposito di Medicina Estetica con la Dott.ssa Maria Cristina Orlandini

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49 BRE MAGGIO 2018

STUDIO TECNICO LAZZARONI,IL FUTURO

É QUI

Maggio duemiladiciotto A cura di Mara AlbertiGrandi Aziende

Gianluca Lazzaroni presenta le nuove attivita’ ed i nuovi progetti

dello Studio Tecnico Lazzaroni in grado di assolvere a trecentossessanta gradi

tutte le aspettative dei clienti in ambito assicurativo.

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Lo Studio Tecnico Lazzaroni è una società di servizi che opera nel set-tore delle perizie, delle consulenze tecniche e di quelle assicurative e si occupa di perizie e liquidazione danni, analisi e valutazione dei rischi, gestione dei sinistri e consulenza.È una realtà che nasce nel 1994, quando il titolare ing. Gianluca Lazza-roni decide di costituire uno studio in grado di fornire un servizio com-pleto, professionale e al passo coi tempi, sia per la gestione di sinistri“complessi”, che “di frequenza”.

Grazie al costante sviluppo messo in atto, lo Studio Tecnico Lazzaroni è stato sempre in grado di rispondere alle esigenze di mercato, con l’ac-quisizione dell’esperienza e delle competenze necessarie per fornire un servizio adeguato alle mutate esigenze di mercato. Lo Studio è fiduciario ormai delle primarie Compagnie di Assicurazione.

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specifica è regolato dall’art. 2058 c.c. che recita: “il Danneggiato può chiedere la reintegrazione in forma specifica, qualora sia in tutto o in parte possibile”. La “reintegrazione in forma specifica” si risolve nell’obbligazione del responsabile di ricostituire la situazione di fatto anteceden-te il danno procurato. Nel caso del contratto assicurativo con garanzia diretta, cioe’ quando la polizza assicura e garantisce i beni dell’Assicurato, si ha che la Compagnia, invece di liquidare in forma monetaria il sinistro, procede alla riparazione del dan-no occorso. Tuttavia tale opzione e’ potenzialmente applicabile a qualunque tipo di danno e qualunque ne sia stata la causa a patto, ovviamente, che le condizioni al contorno rendano fatti-bile tale “processo”.

Cos’è e come funziona la videoperizia?Si tratta di una procedura atta a permettere l’accertamento delle cause del sinistro e del relativo danno occorso attraverso un’ap-posita App.Essa consente l’immediata visione, stima e definizione del dan-no assecondando le necessita’ dell’Assicurato/Danneggiato. Con un’apposita App per cellulare che ha anche funzionalità di ge-olocalizzazione, di registrazione video/vocale e di acquisizione di immagini e’ possibile procedere alle opportune verifiche ed acquisizioni che permettono di giungere alla liquidazione del danno nel rispetto delle garanzie di polizza, il tutto senza che il Perito sia necessariamente presente sul luogo del sinistro ed a patto che l’Interessato (Assicurato, Danneggiato, Cliente, ...) sia in possesso di un normalissimo smartphone.

E la perizia telefonica?E’ un processo che permette di implementare perizie tramite l’acquisizione di informazioni e documenti, secondo procedure preconvenute con le Mandanti, al fine di permettere la gestione e chiusura di un sinistro con semplice telefonata durante la quale si acquisiscono le necessarie informazioni.

In un settore in così forte evoluzione come si è pensato di affrontare il cambiamento?Sono convinto che il cambiamento non vada affrontato ma anti-cipato. Per tale motivo posso tranquillamente asserire che quan-to oggi è richiesto dal mercato è ciò che da tempo sto studiando, affrontando e perseguendo. Tutto quello che oggi lo Studio Tecnico Lazzaroni offre è frutto di anni di lavoro e questi progetti sono stati pensati, iniziati, in-trapresi e studiati gia’ da anni. Basti pensare che gia’ nel 1994 quando è nato lo Studio Tecnico Lazzaroni misi nella carta inte-stata “perizie, consulenze assicurazioni e servizi vari”: in molti mi chiedevano cosa fossero i servizi vari ... ecco già ci pensavo ... 24 anni fa tanto che pensavo gia’ alle procedure per fare le verifica dei danni di fenomeno elettrico e per la riparazione in forma spe-cifica almeno degli elettrodomestici.

Come è nata l’idea di questi progetti?Queste idee sono il frutto della continua ricerca di nuovi stimo-li, di nuove iniziative volte ad offrire nuovi servizi che possano offrire nuove soluzioni e nuovi metodi di lavoro ed affinare gli esistenti. La volontà è quella di migliorare e progredire con il desiderio di fornire i servizi oggi richiesti dal mercato assicura-tivo ed allinearci con gli altri paesi europei, più evoluti in questo settore, e che già da tempo operano sul mercato.

STUDIO TECNICO LAZZARONIVia Zanardelli, 13/a 25062 CONCESIO (BS)Tel. 0302006879Mail: [email protected]

I progetti nascono anche dall’ambizione di allargare il nostro “orizzonte” alla fine di proporci sul mercato con servizi d’eccel-lenza ed al passo con tempi.

Prerogative dello Studio Tecnico Lazzaroni?Lo Studio è in grado di avvalersi, nella gestione del servizio offer-to, di tutte le apparecchiature più innovative oggi in commercio tra le quali termocamere, tracer gas, sonde per videoispezioni, droni, piattaforme, ecc. Per la gestione dei sinistri e degli inter-venti riparativi viene impiegato un apposito software gestionale che permette di monitorare e tracciare il lavoro svolto.

Come è possibile garantire la riparazione in forma specifica?É sicuramente un servizio molto innovativo e performante e non tutti sono in grado di offrirlo; è necessario essere ben strutturati. Tramite il supporto di Aziende specializzate nei settori specifici, a seconda dell’esigenza Con STL garantiamo che le riparazioni siano eseguite a regola d’arte e con Imprese di altissime capacita’ e lunga esperienza. Solo con un servizio di eccellenza e’ stato possibile ottenere e conservare la fiducia dei nostri Clienti.

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L’ntervista aIngegnere e titolare dello Studio Tenico Lazzaroni

Gianluca Lazzaroni

Lo Studio Tecnico Lazzaroni è una società di servizi che da anni opera nel settore delle perizie e delle consulenze tecniche ed assicurative ma si occupa anche di perizie e liquidazione dan-ni, analisi e valutazioni dei rischi, gestione di sinistri e consu-lenza. Nata già nel 1994 ad oggi rappresenta uno studio in grado di for-nire un servizio completo, professionale con uno sguardo rivolto sempre verso il futuro sia per la gestione di sinistri “complessi” che di “frequenza”.Lo Studio Tecnico Lazzaroni ha ricevuto e riceve la fiducia di molti Clienti per sinistri di notevole valore, per consulenze di parte nelle cause e per incarichi di alta complessita’: per soddi-sfare tali esigenze si avvale di Periti qualificati, esperti e prepa-rati.

La lungimiranza e l’esperienza maturata in venticinque anni di presenza sul mercato assicurativo hanno indotto il titolare Gianluca Lazzaroni a differenziare, qualificare e specializza-re i servizi offerti dallo Studio.Per tale motivo lo Studio Tecnico Lazzaroni ha ampliato la gam-ma dei servizi offerti; da tempo lo Studio e’ in grado di offrire ai propri Clienti anche i servizi che oggi sono al centro dell’atten-zione: l’indennizzo / risarcimento in forma specifica, la videope-rizia, la perizia telefonica, la gestione del sinistro, accertamenti tecnici, ecc.

Cos’è l’indennizzo/risarcimento in forma specifica?Il concetto di reintegrazione o risarcimento del danno in forma

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SILVIA SORLINI

Maggio duemiladiciotto A cura di Laura SorliniProtagonisti

Donna con le ali.

Donne e Motori. Ma quali motori?

Motori che si alzano in volo quelli che Silvia Sorlini

sa mettere in moto con abile destrezza.

Nessuna “Paura di volare”

(niente a che vedere con il celebre romanzo femminista di Erica Jong),

ma al contrario una passione che viene da dentro, che dà “motore” alla vita,

con infinite esperienze, nuovi interessi,

indimenticabili emozioni.

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MA

GAZINE . MAGGIO 2018

Da dove arriva la tua passione per i motori?Penso sia innata. Il mio primo amore sono state le due ruote; ave-vo solo 17 anni quando ho preso la patente A. A bordo di una Guzzi 850 Le Mans, ancora in mio possesso e in perfetto stato nonostante l’inutilizzo, ho girato l’Europa. Naturalmente niente albergo, solo una tenda e pochi bagagli. Così ho continuato fino a 30 anni circa, quando, per merito o colpa di mio cugino Ugo, i miei occhi e il mio cuore si sono posati su quei mezzi di trasporto chiamati aerei. Da quel momento ho abbandonato la moto – non era possibile mantenere entrambe le passioni – e mi sono dedi-cata al volo.

Ricordi la prima “volta”?Come se fosse ieri. Era un venerdì pomeriggio quando Ugo venne a trovarmi e mi propose di andare con lui all’Aeroclub di Monti-chiari, di cui era socio. In quell’occasione mi presentò Rizzardo Trebbi che diventò il mio istruttore.

Decidi quindi di iscriverti alla scuola di volo e in breve tempo consegui il brevetto di pilo-ta. In che anni siamo?La mia prima lezione di volo è stata il 30 gennaio del 1988. Avevo 33 anni. Da lì a poco il brevetto. E poi tanta e tanta pratica. È solo volando che si impara a volare.

In quel contesto hai anche conosciuto tuo marito Giovanni, è così?Esatto. Giovanni era un mio compagno di corso, ci siamo cono-sciuti proprio nell’ambiente di volo. Dopo diversi anni di Aeroclub, però, abbiamo iniziato a cercare un posto tutto nostro, un’aviosuperficie dove costruire anche la nostra casa. Lo abbiamo trovato a Ceresara, dove abitiamo. Quello è stato il coronamento di un grande sogno.

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Sì… Lil Margaret (si chiama così perché all’epoca i piloti davano ai loro aerei il nome della fidanzata). Attualmente si trova in In-ghilterra, il tempo di ultimarlo e a giorni, sempre tempo permet-tendo, lo andiamo a prendere.

Un aereo che ha una storia particolare e che forse non tutti ricordano…Eh sì. Il Mustang fu uno dei più versatili caccia statunitensi della Seconda Guerra Mondiale, prodotto a partire dal 1941. In pra-tica è l’aereo che ci ha fatto perdere la guerra; faceva la scorta ai bombardieri, era armato, aveva delle prestazioni incredibili e un’autonomia lunghissima per cui poteva anche ingaggiare bat-taglie e tornare alla base.

Quanti ce ne sono in Italia?Due in Italia, pochissimi in tutta Europa.

Volare su una macchina del genere non è da tut-ti. Ci dai qualche dato?È vero, per gestire un aereo del genere serve una preparazione notevole, non solo pratica ma anche teorica. Al momento mi sto allenando con un Harvard T6, un addestratore americano bipo-sto da 650 cv. Il Mustang, invece, ne ha 1600 di cavalli, per cui la gestione del motore è molto importante, soprattutto conside-rando il peso della macchina. Per ora lo piloterà solo Giovanni.

Ogni anno tu e Giovanni organizzate un raduno di aerei storici volanti. Si avvicina anche l’edizione 2018: quando la data precisa?Tempo permettendo il raduno è previsto per domenica 3 giugno presso l’aviosuperficie di Ceresara. In quell’occasione verranno amici da tutta Italia con i loro velivoli storici perfettamente fun-zionanti. Un appuntamento che riscuote sempre tanto successo sia nel pubblico di settore sia da parte di persone appassionate. È aperto a tutti.

Gli aerei oltre a essere una passione ricoprono un ruolo da protagonista anche nel tuo lavoro.L’azienda Luciano Sorlini spa ha iniziato la sua attività nel set-tore aeronautico a partire dall’inizio degli anni ’80 e con il pas-sare del tempo, grazie all’impegno e a notevoli sforzi economici, è stata costituita un’organizzazione unica nel genere in Italia e tra le prime in Europa in grado di occuparsi delle manutenzioni periodiche e revisioni dei velivoli a pistoni e loro componenti. Mi

spiego meglio: all’inizio facevamo revisione motori, strumenti e componenti degli aerei da turismo e di aviazione generale. Negli anni poi siamo diventati anche dealer per la Rotax, fornendo sia il servizio di vendita che di assistenza, ricambi e manutenzione. Nello stesso tempo continuiamo a fare revisione dei motori di aviazione generale e delle cellule. Per ultimo abbiamo avviato anche un servizio di assistenza per i velivoli storici; poter metter mano a questi gioielli è una soddisfazione immensa.

La tua più grande soddisfazione?Ne ho avute tante nella vita, a partire dai mie due figli e la fami-glia per arrivare al mio primo volo da solista e al brevetto. Un’al-tra grandissima soddisfazione è stata quella di essere scelta da papà per prendere il suo posto. Lui non è stato un papà facile, ma al contempo mi sono resa conto che anche io non sono stata una figlia facile. Alla fine, però, mi ha sempre voluta vicina e ha voluto che io prendessi il suo posto. Ora sento una grandissima respon-sabilità e in tutte le cose che faccio mi chiedo cosa ne direbbe.

Quale il suo insegnamento?Mi ha sempre insegnato il buon senso, , la tenacia, l’umiltà ma anche l’orgoglio e ad essere sempre presente. Conduco l’azienda come una casalinga, ovvero come una madre di famiglia, stando molto attenta anche alle necessità psicologiche delle persone che lavorano con me. Se i miei collaboratori hanno delle difficol-tà o non stanno bene cerco di regalare loro un sorriso e essere loro vicina. A volte basta davvero poco, solo un briciolo di sensi-bilità femminile. Allo stesso tempo devi avere polso quando c’è qualcosa che non funziona. Lo stesso sistema che uso a casa lo metto in pratica anche sul lavoro.

Una bella squadra, unita e performante?Assolutamente sì. Sono consapevole di avere un’enorme fortuna: i miei collaboratori, tutti bravissimi, dall’operaio ai dirigenti. Tra di noi c’è rispetto e il confronto fa parte della quotidianità. An-che grazie a questo clima sereno in questi ultimi anni abbiamo raggiunto ottimi risultati, con un fatturato in continua crescita. Recentemente siamo stati premiati da Rotax quale migliore de-aler nel mondo.

Hai un sogno nel cassetto?I miei cassetti sono sempre aperti. Step by step cerco di realiz-zarli tutti.

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Il primo aereo tutto tuo?Il Colibrì, un MB2 autocostruito monoposto.

Con quale criterio hai fatto questa scelta?Da un lato perché in questo modo potevo volare sola e sentirmi libera - quando volavo con Giovanni ci contendevamo il pilotag-gio - , dall’altro poiché in quel periodo scoprii di aspettare il mio secondo bambino, per cui abbiamo scelto un aereo non troppo impegnativo.

Incinta e sola su un aereo? Che temeraria…Proprio perché ero incinta avevo più tempo da dedicare ai miei interessi. Non potevo non approfittarne! In quel periodo ho volato tantissimo, fino a due giorni prima di partorire, ed ero già oltre i termini.

Non avevi paura di partorire in volo?Assolutamente no. Avevo calcolato tutto, segnandomi sulla car-tina tutte le aviosuperfici da qui a Bologna; la distanza massima tra una e l’altra era di 20 minuti. Avrei potuto atterrare in caso di emergenza.

Il viaggio più lungo?Un viaggio molto interessante fino in Portogallo.

É una passione “totalizzante”?Sì. Ci pensi sempre. Ti entra nel sangue. Nel tempo libero, per esempio, rileggo i manuali, ripasso le check list, i programmi di addestramento e faccio degli appunti sulla base delle mie espe-rienze. È uno studio continuo.

Che tipo di impegno richiede il volo?Ci vuole molta disciplina. Quando sali su un aereo - ognuno è diverso - hai dei parametri da rispettare come le velocità, giri, potenza e si devono rispettare anche le regole del volo! Non ci si inventa niente.

So che vai in aereo anche al lavoro…Meteo permettendo sì. L’aereo ha le sue comodità: è velocissimo e non è soggetto al traffico. Non fai tempo a metterlo in moto che sei già arrivato.

Però dipende dalla variabile meteo… Sì. Il meteo è l’unico nostro padrone.

Che emozioni provi là sopra?Quando dai motore, parti e ti stacchi provo una felicità indescri-vibile. Mi si libera la mente, è emozione pura.

Il volo, però, oltre a essere libertà è anche condivisione?Assolutamente sì. Non appena abbiamo del tempo libero atter-riamo su qualche campo in compagnia di amici, facciamo una grigliata e condividiamo esperienze.

I tuoi figli sono appassionati?Luigi è un appassionato di camper, mentre Giulia un po’ di più, forse perché ci è “nata” sopra gli aeroplani. Vedremo se con il tempo prenderà lo stesso “vizio” della mamma (ride – ndr).

Come sei caratterialmente?Gli amici mi definiscono “miccia corta”, perché prendo fuoco su-bito. Un difetto che con gli anni ho cercato di migliorare (con scarsi risultati).

Cosa non sopporti?La prepotenza verso le persone più vulnerabili.

So che hai un debole per i velivoli storici?Sì, li adoro. Solo il fatto di sedersi dentro ti dà emozioni inde-scrivibili.

Oggi hai una splendida collezione di aerei, storici e non…Sì. Al nucleo della collezione di papà si sono poi aggiunti gli aerei personali miei e di Giovanni.

È visitabile?Certamente. Il volo, insieme all’arte, è sempre stata una grande passione di papà, quindi se qualcuno vuole visitare gli hangar è possibile.

Dall’America è in arrivo un nuovo acquisto, un Mustang P-51 monoposto del 1944…

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Maggio duemiladiciotto A cura di Laura SorliniImmagini di Matteo BiattaScelti da Bre

Un’esperienza gastronomica unica che passa attraverso i 5 sensi

Per fare alta ristorazione non si può prescindere dalla qualità.

Qualità non solo degli ingredienti e delle preparazioni,

ma anche di servizio e di accoglienza. Lo sanno bene Simone, Manuela e Nicholas,

tre giovani bresciani che da poco più di tre mesi hanno deciso di intraprendere una

nuova avventura imprenditoriale nel cuore di Brescia, aprendo un ristorante

che sicuramente si appresta a diventare un punto di riferimento per i buongustai.

Un locale diverso dai soliti, quasi un secret restuarant, dove privacy e atmosfera

fanno da cornice a un’esperienza gastronomica unica. Conosciamoli da vicino.

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Antipasti, secondi, primi e dessert. L’ordine mi pare che abbia subito delle modifiche o sbaglio?Proprio così. Questa è un’altra particolarità che ci caratterizza e al contempo segue un discorso logico. Abbiamo scelto di invertire l’or-dine delle portate in seguito a constatazioni fatte in anni di esperien-za. Spesso – noi compresi – quando andiamo al ristorante non pren-diamo in considerazione i secondi in quanto le portate precedenti sono troppo “impegnative”. In questo modo, lasciando per ultimi i carboidrati, completare il menù non è più un’impresa e si gustano maggiormente tutte le portate.

E poi… c’è quel fantastico vassoio del pane ser-vito con burro di malga al quale è difficilissimo resistere. Fate in casa anche quello?Sì. È una selezione di 4 tipologie di pane presentato con un burro di malga mantecato. Anche nelle piccole cose amiamo offrire qualità, e il cliente va coccolato dall’inizio alla fine. Con il caffè portiamo poi della piccola pasticceria sempre fatta in casa.

Un doveroso cenno al menù degustazione, che si può concordare con lo chef qualche giorno prima oppure si può creare personalmente dalla carta. Come funziona?Su prenotazione è possibile concordare con il cliente un menù per-sonalizzato, dove posso sbizzarrirmi pur seguendo le linee guida in-dicate, in un percorso che va dalle 5 alle 8 portate. In questo caso è possibile scegliere carne o pesce, cotture, contorni e quant’altro in base a esigenze e budget. In alternativa, a prezzo fisso, si può sce-gliere un antipasto, un secondo, un primo e un dessert dalla carta, creando il proprio menù. L’importante è che sia per tutto il tavolo.

Il cavallo di battaglia?Qui i pareri sono contrastanti. Lo chef considera il suo cavallo di bat-taglia la guancia di vitello brasata cotta a bassa temperatura 24 ore, laccata nel cacao e presentata su una spuma di patate sofficissima. Un piatto imparato da Andrea Mainardi nel 2007 e che con il tempo ha migliorato sempre più. In realtà la clientela fa sempre i compli-menti anche per tutti i piatti di pesce in generale, dei veri quadri.

Dove prendete ispirazione per i nuovi piatti?Dalla fantasia dello chef, che ogni giorno sperimenta accostamenti e preparazioni che valutiamo sempre insieme. Siamo una squadra unita e affiatata, per cui il confronto, tra di noi e anche con il cliente è fondamentale.

È vero che i clienti sono sempre più preparati ed esigenti?Sì è così. Social e media influenzano tantissimo la gente, che nel tempo ha imparato tantissime nozioni di cucina e questo crediamo che sia un bene, perché in questo modo ogni cuoco è spronato a fare sempre meglio.

Tutt’altro che altezzosi, siete sempre ben con-tenti di modulare la carta in base al riscontro dei clienti. È così?Manuela dalla sala riporta le impressioni dei nostri ospiti e in base a quelle cerchiamo di apportare migliorie alle nostre ricette. Ascoltia-mo sempre volentieri spunti e consigli.

Devo dire che a Brescia mancava un locale così. E poi… anche l’atmosfera è davvero unica. È possi-bile riservarlo per eventi privati?Certamente. È possibile riservare l’intero ristorante per un evento privato, organizzando sia aperitivi a buffet con finger food di alta qualità sia una cena completa a più portate spiegate dallo chef e dal personale di sala. Dal compleanno alla laurea, dall’anniversario al battesimo o anche un matrimonio con pochi invitati. Naturalmente prima in base a gusti ed esigenze creiamo un menù personalizzato in modo che tutto risulti perfetto.

6C Restaurant, Via Calzavellia, 6/c BresciaPer info e prenotazioni: +39 329 912 4457

+39 030 3752462 - www.6crestaurant.it

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L’intervista aTitolari di 6C Restaurant

Simone, Manuela e Nicholas

Siamo in via Calzavellia 6C, lontano dalle piazze più animate, ma in uno degli angoli più affascinanti e romantici della città. Perché avete scelto questa zona?Il 6C Restaurant nasce con l’intento di dare ai nostri ospiti, oltre a un’estrema qualità proveniente da ricerca dei migliori ingredienti e da uno studio su abbinamenti e metodi di preparazione dei piatti, anche da un’accoglienza con la A maiuscola in un ambiente elegante, raffinato, riservato e allo stesso tempo informale. Non poteva che essere in questa zona, il centro più autentico di Brescia.

Non appena varcata la soglia veniamo accolti in un salotto, dove la clientela si può accomodare, magari gustando un ottimo aperitivo per stuzzica-re l’appetito…Esatto. Abbiamo voluto ricreare un ambiente quanto più piacevole possibile, dove gli ospiti potessero sentirsi come a casa. Un format che sta prendendo sempre più piede non solo in Italia, ma anche nel-le grandi città europee. In controtendenza, dunque, con chi vede la cena come un pasto frugale e semplice, proponiamo un servizio che coccola il cliente a 360°. Da qui anche la scelta di avere solo quattro tavoli, per garantire servizio e attenzione impeccabili.

Come definite la cucina del 6C?Quella che proponiamo è una cucina sincera e immediata, ricercata ma allo stesso tempo concreta, dove il rispetto per la materia prima è il punto di partenza per la creazione di grandi piatti. Ingredien-ti di stagione, provenienti da piccoli produttori, portano il menù a evolvere in continuazione e ad ammaliare i palati di volta in volta. E così Simone crea assonanze inattese ed equilibri sorprendenti in

veri capolavori di bontà e bellezza. È fondamentale che il cliente percepisca la qualità in un ingrediente che riconosce, quindi da un lato con piatti della tradizione che vengono al contempo rivisitati e reinterpretati in chiave moderna, dall’altro sviluppando nuovi piat-ti, decisamente più particolari, per soddisfare anche quei palati che vanno alla ricerca di ricette più insolite.

Come si legge dal menù, tutto è fatto in casa e i piatti sono preparati espressi. Ci fate qualche esempio?Non compriamo niente di pre lavorato, tutto è preparato in casa sempre nell’ottica di proporre altissima qualità. Per questo motivo non abbiamo una carta molto amplia, ma ci focalizziamo su pochi piatti (quattro per ogni portata più un paio di fuori menù) lavorati dalla a alla z. Frutta e verdura sono sempre di stagione, quando possibile biologi-che o biodinamiche, mentre per quanto riguarda carne e pesce, tutto proviene da piccoli produttori selezionati. Ci teniamo a sottolineare anche il fatto che per valorizzare ogni ani-male non abbiamo paura di proporre più parti dello stesso, creando con fantasia ricette sempre diverse. Un esempio con la coda di rospo, dove utilizziamo sia il filetto che la parte della guancia, ma così anche con il maiale e con il manzo.

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Cresce la famiglia Bicimia: al via e-Bicimia, il nuovo bike sharing elettrico!

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Maggio duemiladiciotto A cura di Claudia Lazzari e Annalisa BoniProtagonisti

BRESCIA: UNA CITTÀ SEMPRE PIÙ A DUE RUOTE

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STEFANO PASOTTI

Maggio duemiladiciotto A cura di Annalisa BoniProtagonisti

il designer che funziona!

Istinto, metodo e follia proprio come cita il suo web profile.

Stefano Pasotti è tutto questo e molto altro. 31 enne bresciano, appassionato

e ambizioso si presenta a me, in realtà un mesetto fa,

per raccontarmi di un grande progetto, quello che la Sergio Mori Foundation sta con-

ducendo per l’assegnazione di una borsa di Studio che abbiamo pubblicato sul

numero precedente di questa rivista. Succede che si inizia a parlare di vita

e della sua mi appassiono e mi sorprendo decidendo di portarla in pagina

su BRE con l’obiettivo di descrivervi come una “svolta” possa cambiarti

la vita e donartene una nuova. La stessa che, “quando facevi

l’operaio”, hai da sempre sognato!

BRE

MA

GAZINE . MAGGIO 2018

Partiamo dal 1986...Il 1986 è l’anno in cui sono nato. Figlio di una mamma separata che mi ha allevato insieme al suo nuovo compagno, che a sua vol-ta mi ha cresciuto come un figlio insieme ai miei due fratelli mino-ri. Lumezzane, il mio paese d’origine, quadrata e “nostalgica”, ha segnato le prime tappe della mia infanzia custodita e sostenuta da mamma e dal mio nuovo papà che dopo l’asilo mi portava con sè al lavoro. All’epoca mi “nutrivo” di latte e casalinghi e pensate che nel magazzino dell’azienda di famiglia c’è ancora la mia culla. Ho frequentato l’ITIS e subito dopo ho iniziato a lavorare nell’a-zienda di famiglia, ma sin da subito ho avuto la percezione che quella non poteva essere nè la mia vita nè il mio futuro. Mosso da dubbi, incertezze e un serio senso di scoraggiamento ho iniziato

a ricercare altrove quel valore di pienezza che al tempo mi man-cava. Mi sono iscritto alla facoltà di ingegneria ma me ne liberai dopo la prima lezione di quantistica che stabilì dentro di me un senso di nebbia assoluta. Io da una parte e l’ingneria dall’altra. Avevo poco più che vent’anni e il mio spirito progettuale si con-trapponeva alla realtà dei fatti. Continuai a lavorare nell’azien-da di famiglia e la mia creatività “implosa” cominciava a bussare “saggiamente” dentro di me.

La svolta?Sergio Mori. Mi trovavo in città, una sera, a cena per caso con de-gli amici e mi presentarono questo designer, Sergio Mori, docen-te alla Laba, uno spirito libero, creativo, appassionato, tagliente.

L’Intervista aDesigner e Docente al’Accademia di Belle Arti Laba di Brescia

Stefano Pasotti

62 BRE MAGGIO 2018

Marco MedeghiniDirettore Generale di Brescia Mobilità

e-BICIMIA rafforza la presenza “a due ruote” in città grazie all’introduzione di altre 20 bici elettriche.Le nuove bici a pedalata assistita sono collocate in 5 postazioni già presenti ma appositamente rinnovate per accoglierle: stazio-ne FS, San Faustino, Zanardelli, Branze e Arnaldo, che per l’occasione hanno cambiato colore passando al verde, la nuan-ce che caratterizza il nuovo servizio.Le biciclette a pedalata assistita sono destinate a far crescere ul-teriormente gli abbonati a Bicimia: sono adatte a tutte le età e a tutte le preparazioni atletiche grazie alla leggerezza del telaio e perfette per andare in ufficio o spostarsi in città, ma anche per una gita fuori porta senza troppa fatica grazie alla buona resisten-za e ad un’autonomia di carica in grado di raggiungere i 70 km.Le e-bike si utilizzano come le normali biciclette Bicimia: basta essere abbonati, avvicinarsi alla postazione, sganciare l’e-bike con la tessera e iniziare a pedalare! Con una sola accortezza: le e-bike devono sempre essere riconse-gnate in una delle apposite postazioni con ricarica. E anche il prezzo non cambia: come per Bicimia “tradizionale” i primi 45 minuti di utilizzo sono gratuiti.

Brescia: una città sempre più a due ruote

Soddisfatto del grande successo del bike sharing il Direttore Generale di Brescia Mobilità Marco Medeghini, che dichiara:“Bicimia, il servizio di bike sharing del Comune di Bre-scia gestito da Brescia Mobilità, continua a crescere: dalle 24 postazioni dell’inizio del servizio nel 2008 si è ormai arrivati a 76 postazioni dislocate in tutta la città e ad oltre 600 biciclette a disposizione degli entusiasti utilizzatori del servizio. I bresciani amano la bici e Bicimia rispon-de alle loro esigenze con postazioni attive 24 ore su 24, illuminate tramite luce a LED che ne permette l’utilizzo in sicurezza anche durante le ore notturne, telecamere di sicurezza e pulsanti di chiamata SOS che permettono di mettersi immediatamente in contatto con la sala telecon-trollo di Brescia Mobilità in servizio 24 ore su 24.”.

Ma Bicimia non si ferma qui: altre postazioni sono previste nell’immediato futuro per andare incontro alle esigenze di una città che non per caso con oltre 22.000 abbonati a Bicimia si trova ad essere la terza città italiana per utilizzo del bike sharing e la prima in rapporto al numero di abitanti.

I premiE che Brescia ami le due ruote è provato anche dai rico-noscimenti che le vengono dati proprio per l’atten-zione della città all’importanza della bicicletta nel suo sistema di mobilità.Nel 2017 il Gruppo Brescia Mobilità si è aggiudica-to il prestigioso premio nazionale promosso dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e da Ecomondo che attribuisce un riconoscimento alle aziende che si distinguono particolarmente per attività e impianti che producano rilevanti benefici ambientali, abbiano un contenuto innovativo, positivi effetti economici e oc-cupazionali ed un potenziale di diffusione e Brescia è stata premiata per il Bike System, il progetto che ri-conosce la bicicletta come mezzo ecosostenibile per eccellenza e che fa perno sulla preziosa esperienza del bike sharing Bicimia.

Nel 2018 inoltre Brescia ha ottenuto i 4 Bike Smile, il riconoscimento che FIAB – Federazione Italiana Ami-ci della Bicicletta assegna ai comuni più “a misura di bicicletta” sia per la mobilità quotidiana che per l’e-sperienza turistica e di cui al momento si possono fre-giare solamente 69 comuni italiani in totale.

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65 BRE MAGGIO 2018

Quali sono stati i tuoi più grandi insegnamenti?La scuola di Ulm senza dubbio ma anche tutto ciò che mi ha tra-smesso Mauro Martinuz un professore della Laba estremamente preparato.

Da questo si percepisce anche la tua vera verve progettuale?Progettare in modo funzionale è oggi la mia filosofia. Con Martinuz ho sviscerato e approfondito questo grande inse-gnamento. I suoi studi erano appassionanti e riusciva a trasmet-tere grandi emozioni agli allievi.Oggi, io insegno tecnologia dei materiali e conduco studi di fat-tibilità in università e ogni giorno cerco di tradurre il mio stile sia nelle lezioni con gli allievi che nei progetti che porto avanti. Questo è il mio modo di fare design.

Esistono aziende che investono tanto nel desi-gn nonostante il panorama nell’ultimo decennio sia notevolmente cambiato?Oggi ahimè è difficilissimo collaborare con le aziende se sei un designer. Per poter “entrare” in un’azienda devi inevitabilmente presen-tare qualcosa che possa essere estremamente innovativo. Non si vive più di rendita o di estetismi. Non è più come un tempo in cui si assisteva a una sorta di processo di emulazione seria-le, oggi devi essere sempre il primo, progettando qualcosa che davvero non esiste ancora. É una logica basata sulle idee. Sulle nuove idee. Ormai il design non è più commerciale e seriale come un tempo oggi il design si basa sull’innovazione.

E ora?Oggi con Formalab e Essart, perseguo questa stessa filosofia pre-sentando progetti innovativi e altamente performanti in modo da introdurre sul mercato la “soluzione” che ancora non c’è.Un designer emergente deve creare qualcosa che non è ancora stato fatto.

Come cavalchi l’innovazione in questo senso?Ogni azienda è composta da un mondo cavilloso e inimmaginabi-le. Devi vivere l’azienda, toccare il prodotto, cogliere le negativi-tà e trasformarle in opportunità. Sono gli stessi limiti e svantaggi del prodotto a condurti alla creazione di una risposta innovativa e funzionale. Bisogna ideare qualcosa che nell’azienda stessa ma soprattutto tra i competitori non è ancora stata prodotta. Le pro-blematiche così diventano i dettami per un prodotto nuovo. In questa modo il designer diventa portavoce di innovazione ma al contempo di ricchezza aziendale. Come avviene il tuo processo creativo?Quando inizio a progettare, analizzo quali possono essere le esi-genze del consumatore finale, partendo in un certo senso dai difetti del prodotto stesso. Sono aspetti che noi non teniamo in considerazione ma che vanno colti. Ogni prodotto può essere mi-gliorato. Ai miei studenti dico sempre “come riusciresti a miglio-rare il prodotto, quali sono i problemi? É necessario approcciarsi al prodotto partendo dalle sue “de-bolezze” per risolverle e migliorarle. “Il design è la risoluzione logica di un problema” proprio come disse Max Bill.

É stato complicato riuscire ad entrare in aziende così grandi?Una delle problematiche che ho dapprima riscontrato è stata una chiusura nei confronti di progetti innovativi. Ad esempio, prima di proporre il mio progetto a Colombo Design entrai con la stessa idea in tante piccole aziende bresciane che non lo accolsero però piacevolmente. Spinto dall’idea che probabilmente le piccole aziende hanno più paura di investire in nuove idee e magari an-che in un nome ancora emergente, decisi di contattare il leader mondiale del settore ottenendo un riscontro positivo.Il mio vantaggio è sicuramente la profonda conoscenza della parte tecnica e progettuale grazie all’esperienza decennale accu-mulata in un’azienda produttiva, una “cultura” che un designer spesso non possiede. Quando seguo un progetto tengo soprattu-to in considerazione proprio la parte produttiva, anche in termini di costo per l’azienda. In fin dei conti per le aziende, l’idea è vincente se si vende è inutile girarci intorno.

Cosa pensi del design sostenibile? Il design sostenibile era il futuro già alla fine della seconda guer-ra mondiale. Oggi, quando si va a progettare la sostenibilità deve essere la regola. Come designer abbiamo una responsabilità nei confronti della natura. Se immettiamo sul mercato un prodot-to che ha un impatto ambientale troppo elevato questo influirà negativamente su tutto ciò che ci circonda. Basti pensare che nel 2013 è stato dichiarato un nuovo continente sulla terra chia-mato Great Pacific Garbage Patch che non è altro che un’isola galleggiante composta da rifiuti per lo più plastici, entrati a far parte dell’alimentazione delle creature che vivono nell’oceano. É responsabilità anche del designer fare in modo che la società converga su un maggior rispetto per l’ambiente.

64 BRE MAGGIO 2018

Ero rapito dai suoi discorsi, dalla sua esperienza e dal suo lavoro. Lui all’epoca era un designer di successo e progettava per una grossa azienda bresciana, la Idrosanitaria Bonomi, per la quale ha firmato bellissimi prodotti tutt’ora ai vertici delle vendite. Ero estramamente rapito dal suo essere e dalla sua professione. Avevo 21 anni. Circa un anno dopo cominciai a giocare a football americano e conquistai il campionato. La conquista del campionato e l’incontro con la ragazza che tutt’oggi è mia compagna mi condussero anche a raggiungere quello che rappresenta la cosa più importante per me, il mio fu-turo. Da lì a poco mi iscrissi alla Laba e mi ritrovai su un banco di scuola con Sergio, ignaro della mia “immatricolazione” come studente. Fu una sorpresa per tutti. Nello stesso tempo lavoravo nei tubi capillari trasformandoli da crudi a cotti. Operaio di gior-no e studente di notte. Sono stati anni davvero pesanti e ricordo come se fosse ieri di notti trascorse in azienda nelle quali alter-navano tubi capillari a progetti da consegnare il giorno dopo. A 27 anni la tanto desiderata laurea e le prime esperienze lavorati-ve nel mondo del design in uno studio di Milano. Poco dopo de-cisi di aprire il mio studio mantenendo però il mio lavoro nell’a-zienda di famiglia in modo che, quel piede tenuto in due scarpe, potesse per lo meno assicurarmi un salvagente economico. Dopo pochissimo tempo dovetti fare una scelta, la più dura, sia dal punto di vista lavorativo che famigliare: staccarmi dall’azienda di famiglia e intraprendere il mio unico e grande percorso, quello del designer. Era il 4 marzo del 2016 e attraversai un momento personale molto difficile dovuto appunto a questa “separazione”. Nello stesso tempo lavoravo presso un’azienda che si occupava di tubi capillari, nello specifico il mio ruolo era quello di trasfor-mare a livello fisico la materia prima. Dall’altra parte c’era la figu-ra della mia compagna che non faceva che incoraggiare e stimo-lare le mie ambizioni apportando sempre di più nuova “linfa” al mio percorso creativo. La mia tesi universitaria basata sul design funzionale di Ulm si trasformò in due conferenze straordinarie e fu per me una delle prime grandi soddisfazioni.

Perchè Ulm?La Hochschule für Gestaltung Ulm, fondata nel 1953 da Inge Ai-cher-Scholl, Otl Aicher e Max Bill, aveva lo scopo principale di integrare il progetto nella cultura industriale e di dare forma a una cultura materiale contemporanea. Quel tipo di funzionalità rappresentava la filosofia del mio fare design. L’importanza della Scuola di Ulm nella storia del design sta nella severa metodolo-gia imposta all’elaborazione del progetto, la stessa che tutt’oggi come docente insegno ai miei allievi alla Laba.

Cosa avvenne successivamente?Cominciai subito a lavorare con alcune aziende di Lumezza-ne come Casa Bugatti e Metal Glass. Nel 2015 si presentò una grande occasione lavorativa e fu proprio Sergio Mori ad esserne portavoce, che credendo fortemente in me, mi consigliò di ca-valcare. Mi candidai a quel progetto e riuscii a portarlo “a casa”. Il 2016 invece ha rappresentato per me l’anno del dolore per la scomparsa di Sergio, spentosi a soli 43 anni. In quel momento insieme ai famigliari e alle aziende più vicine a lui creammo una borsa di studio, la Sergio Mori Foundation, che involontariamente mi condusse ad intrattenere dei rapporti con le stesse aziende con cui Sergio collaborava. Le stesse che hanno creduto in me e per cui tutt’ora progetto.

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67 BRE MAGGIO 2018

MAISOND’OR

“GARDEN”

Aprile duemiladiciotto A cura di Annalisa Boni e Claudia LazzariTendenze&gourmet

Da lunedì 14 maggio Maison D’Or apre le porte all’estate

inaugurando i suoi spazi estivi nel cuore della città.

Live music, djset e animazione per vivere l’estate con glamour e un gusto inimitabile.

Asiatico dall’attitudine orientale, Maison d’Or, oggi diventato punta di diamante dei ristoranti a Brescia, apre le porte al suo meraviglioso dehor estivo e lo fa con la stessa classe e glamour che da sempre la contraddistinguono. Design raffinato, atmosfe-re suggestive e una proposta gastronomica vocata all’altissima qualità della materia prima saranno i protagonisti delle serate all’aperto della prossima stagione. L’evento di apertura fissato per lunedì 14 maggio con live music e dj set ripercorrà i grandi successi gastronomici di Maison D’Or offrendo ai propri ospiti le più gustose interpretazioni nipponiche sotto il segno dell’ele-ganza della gastronomia orientale. Accanto ad una prestigiosa e selezionata carta di sushi e sashimi potrete degustare una ma-gnifica variabile di Dim Sum, caleidoscopiche micro-portate di tradizione cantonese oggi più che mai segno distintivo della qua-lità Maison D’Or. Lo stile che si gusta in un boccone lo si respira nelle atmosfere che per un attimo ci riportano in un roof-garden di New York come di Shibuya. Esperienze di gusto, da provare!

Maison D’OrVia Solferino, 55/N, 25121 Brescia BS - Tel. 030 240 0458 - www.maisondor.it

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Si tratta certamente di una delle proposte più innovative che caratterizzano il Canossa Campus perchè introduce nel cur-ricolo una consistente area di personalizzazione e di flessibili-tà. In sostanza tutti gli studenti del terzo e del quarto anno del Liceo Scientifico, del Liceo delle Scienze umane e del Professionale per i servizi sociosanitari possono scegliere una materia (tra otto diverse proposte) che frequentano per uno o due anni per due ore settimanali inserite a tutti gli effetti nell’orario scolastico. E’ evidente che la possibilità di scegliere consente di costituire dei gruppi di lavoro nei quali gli studenti hanno una forte moti-vazione perchè entrano in campo gli interessi e le attitudini indi-viduali, il desiderio di approfondire o migliorare una particolare competenza, la voglia di esplorare qualcosa di nuovo e di farsi un’idea più mirata sul proprio futuro. In queste materie è molto forte la dimensione labora-toriale: lavorare insieme attorno a dei progetti come avviene soprattutto nelle materie di area espressiva o artistica oppure consolidare delle competenze attraver-so delle modalità didattiche che privilegiano la ricerca, il problem solving, l’esercitazione ed il lavoro di gruppo. Così, inevitabilmente, anche il consueto repertorio delle moda-lità di controllo e di valutazione, lascia lo spazio a una varietà di situazioni di apprendimento nelle quali gli studenti si trovano del tutto a loro agio. Molte di queste materie sono affidate a formatori e pro-fessionisti esterni alla scuola e questo – come per altre esperienze innovative che sono in atto nella scuola – consente legami con il territorio e contaminazioni di sti-li e di contenuti che sono indubbiamente una ricchezza per tutto il sistema.

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CANOSSA UN PIACERE E

NON UN OBBLIGO

Maggio duemiladiciotto A cura di Laura Sorlini e Claudia LazzariProtagonisti

Creare flessibilità nella struttura della scuola per offrire

una scuola più innovativa e più “adatta”, sia a studenti che a professori,

dove tutti sono motivati e l’apprendimento avviene con più facilità.

Al Canossa Campus tutti gli studenti delle classi terze

e quarte all’inizio dell’anno possono scegliere di frequentare,

oltre le lezioni delle materie classiche, due ore di laboratori

tenuti da docenti esterni che consentono

di approfondire un proprio interesse e questo sicuramente

è un valore aggiunto che permette agli studenti di vivere la scuola in un clima più

sereno, di confrontarsi tra di loro (anche se non appartenenti alla stessa classe e

corso di studi) e di farsi un’idea più mirata sul proprio futuro.

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GAZINE . MAGGIO 2018

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Camilla Pedretti, 4° Liceo Scientifico Atelier dell’immagine“Abbiamo lavorato sul rapporto tra l’immagine e il quotidiano, in particolare esplorando le pe-riferie della città e provando a rappresentare at-traverso scatti con gli smatphone l’elemento im-portante che noi vediamo in una situazione. Ora stiamo lavorando alla post produzione, poi alle-stiremo una mostra in autunno. Tra l’altro abbia-mo imparato anche come organizzare da zero una mostra e come pubblicizzarla al meglio sui social. Forse non sarà il lavoro della mia vita ma è stato un percorso davvero interessante”

Pierfelice Rocco, 4° Liceo Scientifico Laboratorio di musica d’insieme“Poter fare ciò che ci appassiona è molto bello: io suono il pianoforte e con il laboratorio, che interrompe un po’ la quotidianità della scuola, ho la possibilità di suonare con altri studenti in una sorta di piccola orchestra nella quale met-tiamo a punto dei pezzi che poi trovano spazio negli eventi che accadono a scuola: dalla Gior-nata della memoria al Live di fine anno. Lo scorso anno, nello spazio delle materie op-zionali, mi è stata data l’opportunità di avviare, insieme a studenti di altre classi, un progetto di laboratorio di fisica: abbiamo messo a punto degli esperimenti e condotto delle esercitazioni con gli studenti del biennio”

Alice Frialdi, 4° Liceo Scienze umaneLaboratorio di canto“Insieme ai ragazzi del laboratorio di musica prepariamo la colonna sonora degli eventi del-le scuola. Ogni settimana lavoriamo su alcune canzoni e prima delle voci e delle melodie, ve-diamo di capire il senso dei testi e el caratteristi-che della musicalità dei vari brani sui quali poi cerchiamo di migliorare continuamente l’espe-rienza del canto corale”

Andrea Romeli, 3° Liceo ScientificoLaboratorio di lingua inglese “Ho deciso di investire le due ore della materia a scelta sull’inglese perchè è un valore aggiunto per la materia già prevista nel corso di studi e perchè consolidare l’apprendimento dell’ingle-se potrebbe essere una possibilità per studiare e lavorare all’estero. L’insegnante che è madre-lingua, durante il laboratorio ci sta insegnando a esporre meglio lavori e presentazioni di grup-po, a essere più sciolti nei dialoghi e infine ci sta prepara adeguatamente per sostenere i livelli avanzati delle Certificazioni Cambridge”

Luca di Girolamo, 4° Liceo Scienze umaneLaboratorio di lettura“Lo scopo principale di questo corso è quello di rendere collettiva un’attività individuale come la lettura: questo mi ha stimolato molto perchè oltre a leggere i libri scelti da me ho ascoltato le esperienze di lettura di tanti altri studenti e questo migliorare la sensibilità, la capacità di ascoltare e indubbiamente la voglia di legge-re. Inoltre, abbiamo avuto l’idea di invitare ogni settimana un personaggio bresciano (che può essere un avvocato, un medico, uno chef, un ar-tista e via dicendo) a raccontare il proprio libro del cuore, quello che gli ha cambiato la vita: un’esperienza continua di confronto e di arric-chimento anche tra generazioni”

Andrea De Aloe e Luca Lazzarini, 3° Liceo Scientifico Laboratorio multimedia e web“L’insegnamento più importante appreso in quest’anno è stato come costruire un sito inter-net dalla A alla Z, la programmazione completa dal punto di vista del codice e della pagina, quindi anche i vari aspetti che riguardano lo sti-le, la struttura e altre funzioni secondarie come il colore dei testi e le immagini. In aggiunta ci siamo anche dedicati alla parte dei video, ana-lizzando i passaggi necessari per arrivare al prodotto finito e come funziona la ripresa ed il montaggio video.Molti di noi, dopo aver frequentato questo cor-so, hanno aperto un blog, realizzano video di qualità e anche siti web. Pur non essendo una scuola tecnica, al Canossa Campus si imparano cose utilissime per la vita di tutti i giorni.

Per informazioni:CanossaCampus

Liceo Scientifico Bilingue, Liceo delle Scienze umane Professionale Servizi sociosanitari

Brescia Via San Martino della Battaglia, 13 Bwww.canossacampus.it70 BRE MAGGIO 2018

Vediamo ora, in dettaglio, di cosa stiamo parlando. Le materie opzionali sono otto:

Scrittura creativa e reportage (Prof.ssa Silvia Cerotti, docente di lettere) Lettura e letterature (Prof. Massimo Serra, formatore della Coop. Tornasole) Laboratorio di teatro (in collaborazio-ne con il Teatro Telaio con Angelo Facchetti, regista e Fran-cesca Franzè, attrice e formatrice) Musica d’insieme e coro (con il M° Claudio Bonometti e Letizia Rivali direttrice di coro) Atelier dell’immagine (in collaborazione con l’Accademia Santa Giulia con il Prof. Massimo Tantardini Coordinatore del corso di Laurea in Grafica e Comunicazione e della Scuola di Scenografia) Inglese Cambridge per le certificazioni Pet e Business economic (Prof.ssa Jcelyn Montini, docente madre-lingua) Web e multimedialità con le certificazioni avanzate dell’ECDL (Paolo Civardi Esaminatore del test center Ecdl e Davide Manfredi, video maker) e Public speaking (Prof.ssa Silvia Quarantini, docente di lettere, Teatro Telaio).Infine c’è possibilità che gli studenti presentino dei progetti a candidatura (Big picture project) con i quali possono realizzare con l’aiuto di un tutor un particolare progetto. Quest’anno, per fare un esempio, un paio di studenti stanno realizzando una ricerca sui sogni in alcune scuole primarie che finirà poi in una mostra e in una pubblicazione).

Martina Pedrini e Giulia Gosetti, 4° Liceo Scienze umaneLaboratorio di giornalismo e reportage“Il laboratorio è dedicato alla scrittura (a noi pia-ce scrivere e questo laboratorio poteva tornare utile anche nelle cose quotidiane delle scuola), in particolare al reportage. Abbiamo letto rac-conti di viaggio e articoli di reportage. Poi ci siamo messi al lavoro cercando qualcosa che valesse la pena di essere raccontato e stiamo ora costruendo un reportage sul quartiere di San Polo (il progetto iniziale, i luoghi dell’edu-cazione e delle vita sociale) anche attraverso interviste sul campo. Un lavoro appassionante che ci può aiutare anche a costruire le strade che prendere dopo la scuola”

Marta Altieri, 3° Liceo Scientifico Corso di public speaking “In questo corso abbiamo imparato moltissime cose, ad esempio a utilizzare una presentazione per esporre un discorso e le varie tecniche im-plicate (il tono della voce, la postura, la gestuali-tà). Durante la seconda parte, invece, attraverso esercizi di comunicazione abbiamo imparato a conoscere noi stessi in modo da esporre me-glio le nostre idee imparando a gestire l’ansia e l’emozione. Abbiamo anche ascoltato discor-si di persone famose commentandoli insieme, analizzando punti deboli e punti di forza per prendere spunto e migliorare la nostra capa-cità di comunicazione. Nella vita (e anche nella vita dello studente, nelle interrogazioni di tutti i giorni) è assolutamente decisivo saper gestire ed esporre il proprio pensiero e saper coinvol-gere le persone intorno a ciò che abbiamo da dire”

Aurora Ingemi, 4° Professionale Servizi socio-sanitariLaboratorio di teatro“Il laboratorio di teatro fornisce diversi insegna-menti, utili non solo a muoversi sul palcosceni-co, ma anche a rapportarci con le persone (tra questi una parte legata alla dizione e una al co-noscere noi stessi). Inizialmente mi sono trovata un po’ a disagio, in particolar modo a fare gli esercizi mirati a una maggior conoscenza di noi stessi e degli altri componenti, per formare il gruppo. Dopo un primo disagio, però, abbiamo capito che il lavoro è stato un modo utile per superare la timidezza, per fare amicizia e sentir-si parte di un progetto. Ora stiamo preparando lo spettacolo di fine anno, che consiste nella rappresentazione di una versione tutta nostra di Orfeo ed Euridice: le scene partono da testi che abbiamo scritto noi raccontando la stessa storia ma da punti di vista differenti”

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73 BRE MAGGIO 2018

SAMUELE BRIANZA

Maggio duemiladiciotto A cura di Laura SorliniProtagonisti

L’architetto bresciano alla conquista della Grande Mela

Da Trenzano a New York.

La storia di un giovane architetto e interior designer bresciano

che grazie a competenze, onestà e umiltà è riuscito a coronare il suo sogno

di vivere e lavorare oltre oceano.

Dopo le prime esperienze in diversi e noti studi di architettura tra Bergamo e Milano,

7 anni alle dipendenze del suo grande maestro, Giorgio Armani, la svolta.

Dall’ufficio risorse umane di Diane Von Fürstenberg

riceve una proposta che non può non accettare e parte.

Oggi Samuele, senior director store design and architecture,

si occupa dell’apertura di nuovi negozi DVF in tutto il mondo,

del visual merchandising e dell’organizzazione di eventi legati agli store.

Ma in un futuro - ancora molto lontano - si rivede in Italia,

in Sicilia possibilmente, a dirigere un B&B che guarda il mare…

BRE

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un inizio zoppicante (avevo 5 in pagella) a causa di timidezza e timore forse reverenziale, senza un motivo evidente mi sono sbloccato e da lì è stato tutto in discesa. Matite, squadre e righelli sono diventati il “mio pane quotidiano” e anche la professoressa, con la quale c’è sempre stato un rapporto di stima reciproca, capì che avevo una particolare predisposizione per le sue mate-rie, tanto da affidarmi persino le interrogazioni dei compagni e la correzione di compiti in classe degli studenti più giovani.

Come hai superato il blocco iniziale?Provenendo da una realtà molto provinciale come Trenzano, dove alle elementari e alle medie ero uno dei più bravi, nell’ar-rivare al Calini mi sono trovato a essere tra i meno dotati pro-babilmente perché la formazione che avevo ricevuto non era a livello di quella dei miei compagni. È stato proprio questo il vero starter, la ragione per cui oggi sono qui. La voglia di emergere ha fatto sì che si innescasse in me il desiderio di fare bene, sempre meglio, e di tornare a essere fra i primi della classe.

Esci brillantemente anche dall’università, 110 e lode immagino? Sì, mi laureo in poco tempo - sono anni matti di studio, di la-voro, di scoperte. Ma soprattutto all’università, avendo avuto la fortuna di interfacciarmi con professori davvero bravi, imparo la teoria di cosa vuole dire essere un architetto. Anche in questi anni sono le sfide ad appassionarmi: mi iscrivo sempre ai corsi più difficili, a quelli che ti mettono più alla prova, ma che alla fine ti lasciano tanto. Eppure, anche dopo la proclamazione di laurea, nonostante la commissione tutta si alzò per applaudire la mia discussione, non ero del tutto soddisfatto.

Non è che forse sei troppo esigente con te stesso?Sì. È uno dei miei più grandi difetti. Pretendo sempre tanto, an-che se da quando vivo a NY ho imparato una cosa fondamentale per la sopravvivenza, ovvero a scindere la vita lavorativa da quel-la privata, trovando sempre dello spazio per me.

La tua prima esperienza lavorativa?In un piccolo studio di architettura a Bergamo, Bianco + Gotti Associati. Ancora oggi posso dire che quella sia stata una del-le esperienze più formative da un punto di vista deontologico poiché nonostante fosse uno studio di limitate dimensioni, gli architetti sono sempre stati molto attenti al processo, ai dettagli

di ogni progetto, all’interesse del cliente e alla trasparenza di ogni passaggio nei confronti di ogni interlocutore. Da loro ho im-parato cosa vuol dire l’onestà della professione, oltre che a cosa significa lavorare nell’ambito del retail.

Superato l’esame di Stato, però, hai iniziato a fare progetti con la tua firma e parallelamente a insegnare…Per due anni e mezzo ho insegnato disegno geometrico e storia dell’arte (la stessa materia della mia insegnante Borgia) al liceo scientifico San Bernardino. La ricordo come un’esperienza molto bella e da un punto di vista umano quella che fino ad oggi mi ha dato di più in assoluto. Andavo a scuola con un estremo piacere e nonostante fossi davvero un giovane professore sapevo che i miei alunni mi rispettavano e al contempo frequentavano volen-tieri le mie lezioni.

Il primo salto di qualità avviene quando il noto studio di architettura Dordoni di Mila-no ti propone un’importante collaborazione. Ci racconti cosa è successo?All’epoca lavoravo in proprio e mi limitavo a completare qualche piccolo progetto, tra cui la ristrutturazione della casa di un ami-co a Milano. Qualcuno notò il mio lavoro e da lì a poco ricevetti una proposta di collaborazione da questa realtà stimolante, che cercava una persona da inserire nel proprio organico. Si entrava in ufficio alle 9 e si usciva non prima delle 22, il sabato era lavo-rativo e talvolta anche la domenica. Sono stati anni di intenso lavoro, ma anche di soddisfazioni.

Ad esempio?Aver avuto la possibilità di realizzare progetti di altissima qualità per clienti molto importanti, come D&G, Flos, Minotti e via dicendo. Ma anche il residenziale era di altissimo livello e di estremo lusso. Durante questo periodo, inol-tre, l’insegnamento più grande ha riguardato il processo: tutto era organizzato e controllato in maniera estrema, dall’archivio di cartelle e documenti all’organizzazione del timing e del budget da rispettare. Uno dei 2 soci è svizzero e svizzera era l’organiz-zazione.

Tra i lavori più stimolanti?Sicuramente il progetto di ristrutturazione del secondo piano di Rinascente di Milano, che si apprestava a diventare il depart-

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L’ntervista aArchitetto

Samuele Brianza

Oggi sei cittadino del mondo, ma le tue origi-ni ti riportano a Trenzano, un piccolo paesino della provincia di Brescia dove hai vissuto fino agli anni del liceo. Raccontaci qualcosa di te... Terzo di tre fratelli, nasco a Brescia il 30 aprile del 1979 e vivo a Trenzano fino all’età di 18 anni, quando, dopo aver conseguito la maturità al liceo scientifico Calini, decido di iscrivermi alla fa-coltà di architettura presso il Politecnico di Milano. Ricordo con grande gioia gli anni della mia adolescenza perché sono quelli in cui ho capito cosa avrei voluto fare della mia vita, iniziando a gettare le basi per il mio futuro.

L’aria del “cantiere” la respiri fin da piccolo grazie a tuo papà, che ti portava con sé al la-voro quando eri a casa da scuola. È così?Esatto. Mio padre è un artigiano, che ha iniziato con una semplice dit-ta di imbianchino per poi espandersi negli anni e specializzarsi, grazie anche all’ingresso in azienda dei miei fratelli, in ristruttu-razioni, decorazioni e finiture di interni ed esterni di qualità. Ri-cordo che sin da quando ero piccolo, durante l’estate e nei giorni in cui non si andava a scuola, papà mi portava con sé in cantiere,

dapprima per tenermi d’occhio in modo ravvicinato, in un secon-do momento per far sì che lo aiutassi in piccole faccende, con la promessa di “farmi guadagnare” 1000 lire al giorno. Ma non era un peso per me, mi divertivo ed ero sempre incuriosito da tutto. Per questo posso dire che la mia famiglia e l’impronta artigianale che la caratterizza è parte integrante della mia formazione, di quello che sono oggi.

Cosa ti affascinava in particolare?Prediligevo i cantieri di costruzione rispetto a quelli di decoro, poiché sono sempre stati spazi che mi stimolavano e mi incurio-sivano, in primis perché il fatto di poter entrare in uno spazio e vederlo progredire prima degli altri mi faceva sentire privilegia-to, in secondo luogo perché potevo partecipare alla trasforma-zione facendo qualcosa di concreto, una sensazione che ancora oggi mi fa stare bene.

Al liceo la conferma di questa passione grazie a un’insegnante che ti ha portato ancora di più ad amare disegno e arte. Quando è arrivata la “chiamata” definitiva? Tra le materie di studio previste al Calini c’era disegno geometri-co e storia dell’arte, affidate all’insegnante Rossana Borgia. Dopo

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so, perché solo la tua lingua madre ti permette di usare tutte le sfumature che conosci. E poi diciamo la verità, da bravo italiano mi manca la cosa più bella: la mamma!

Cosa pensi dell’amicizia?È un legame vero e indissolubile. Ogni volta che torno dalla mia famiglia trovo tempo per vedere un gruppo di amiche del liceo. Ci conosciamo da 25 anni e sebbene ormai ci vediamo solo 2 o 3 volte l’anno siamo uniti da radici comuni e dagli anni del liceo che ci hanno formato e cresciuto. Quando ci ritroviamo ritorna la spensieratezza di quegli anni, sembra non sia passato un minuto e tutto è come allora. Durante gli anni trascorsi a Milano poi ho costruito un gruppo di amici che amo come se fossero famiglia. Anche loro sono una tappa fissa di ogni mio rientro.

In un futuro ti vedi sempre a NY o torneresti nel tuo Paese?Oggi come oggi sinceramente non ho le idee chiarissime su quale sarà il nuovo passo perché chiaramente il fatto di essermi trasfe-rito a 36 anni per me ha voluto dire investire tantissime risorse fisiche, mentali ed emotive. Alla tua domanda non ho una vera risposta: al momento so solo che mi sento in una terra di mez-zo, perché non appartengo ancora agli Stati Uniti e al contempo sono sradicato dall’Italia. Non lo so, per la prima volta nella mia vita non ho un vero programma per il futuro.

Cosa ti piace di Brescia?Le persone. Brescia vive grazie a grandi lavoratori, impresari, gente che sa fare e fare bene. Poi anche la città in sé, che ricordo pulita e ordinata. E infine c’è la componente emotiva: a Brescia ho fatto le prime esperienze al di fuori della mia famiglia, il liceo, la prima sbronza, la prima e ultima sigaretta, gli scioperi in piazza Loggia. Diciamo che è la città che raccoglie tutti i miei ricordi di quando ero giovane.

Il tuo posto del cuore?Birbes e la sua pizzetta. Ogni volta che posso ci torno!

Serata nella Grande Mela: dove vai e cosa fai?La serata tipo è un po’ noiosa, quindi ti parlo della mia serata ideale, come lo è stato il sabato dello scorso weekend. Cena al “The Pool”, un ristorante che si trova in uno dei miei edifici pre-feriti di NY, il Seagram Building, costruito su progetto di Mies Van der Rohe, uno degli architetti più famosi dei primi del ‘900. L’atmosfera che si respira è davvero unica, grazie a luci, musica e allestimento ti senti proiettato negli anni ’60.

Piatto preferito?Uno dei miei piatti preferiti bresciani in assoluto è il manzo all’o-lio, mentre di New York amo i bagles, dei panini di forma tonda e con buco centrale farciti in vari modi. Il mio preferito è con salmone, crema di formaggio, capperi e pomodori. È gustoso e anche abbastanza “healthy”. Oltre all’hamburger, tra l’altro, è l’unico piatto tipico della zona, il resto è cucina internazionale.

Il tuo artista preferito?Molti, ma se devo sceglierne uno in assoluto dico Donald Judd. Quest’estate ho in programma un viaggio a Marfa dove ha costru-ito un villaggio laboratory nel deserto del Texas.

In vacanza a ...? Se mi voglio rilassare in Sicilia o Grecia, se voglio scoprire luoghi ogni volta deve essere un posto diverso.

La cosa che proprio non sopporti?La maleducazione e L’arroganza.

Il segreto per essere un architetto di successo?Premetto che non mi considero un architetto di successo, ma un professionista che ha la fortuna di lavorare per aziende im-portanti. In ogni caso il segreto è la passione per quello che si fa.

La tua più grande soddisfazione?Il rapporto che ho con la mia famiglia e i miei amici.

Il tuo grande maestro?Sicuramente il signor Armani.

Cosa sognavi di fare da piccolo?Di vivere a New York.

Un sogno nel cassetto?Potermi comprare una casa in Sicilia. Ristrutturarla, usarla per vacanze, ospitare amici, eventualmente avere anche un piccolo B&B dove, magari tra molto più di 10 anni, ritirarmi e fare una vita tranquilla.

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ment store di lusso più importante al mondo inserito in un altro progetto strategico economico culturale molto specifico. Con l’occasione ho dovuto interfacciarmi con tutti gli uffici tecnici dei brand che si affacciavano sulla galleria principale per fornire loro le linee guida da seguire affinchè avessero un comun deno-minatore.

Tra questi c’era anche Armani…Esatto. Quell’incontro è stato sicuramente significativo per il mio futuro professionale perché dopo due mesi ricevo una proposta da parte dell’ufficio risorse umane. Al termine di 7 colloqui so-stenuti, tra cui due alla presenza del signor Armani in persona, prendo la decisione di lasciare lo studio Dordoni e lanciarmi in questa nuova e stimolante avventura.

Sette è un numero speciale, perché 7 sono anche gli anni che hai lavorato proprio per Armani nelle vesti di architetto e interior designer negli store del grande maestro. Cosa ti ha la-sciato questa esperienza?È vero! 7 è uno dei numeri magici e rappresenta il cambiamento. Oltre ad essere cresciuto professionalmente sono anche matu-rato. In Giorgio Armani ho passato degli anni professionalmente molto intesi, ho imparato tantissime cose e ho avuto la geran-dissima opportunità di viaggiare per tutto il mondo conoscen-do nuove culture e soprattutto conoscendo meglio me stesso. Mi ritengo etremamente fortunato per questa esperienza e sarò eternamente grato al Sig. Armani che mi ha dato l’opportunità di formarmi in questo settore molto speciale: senza questo asso nella manica NYC sarebbe rimasta solo un sogno.

A fine 2015 arriva l’inattesa chiamata per New York da parte di Diane Von Fürstenberg, che ti voleva tra i suoi talenti…Premetto con il dire che lavorare nella Grande Mela è sempre stato un grande sogno, che si è andato confermando negli anni. La primissima volta che ho potuto visitare NY, infatti, me ne sono

innamorato e ho subito avuto la sensazione di essere parte della città. Ma torniamo al 2015. In quel periodo avevo fatto richiesta di trasferirmi all’estero per lavorare sempre per Armani, ma pur-troppo non c’era alcuna posizione aperta. Dopo qualche mese, però, quasi per magia, arriva una proposta firmata Diane Von Fürstenberg e che mi chiedeva la disponibilità a lavorare per la sua azienda proprio a New York. Ho subito pensato si trattasse di uno di quei segni che la vita ti manda, un treno che dovevo essere pronto a prendere. E così, anche se un po’ a malincuore poiché mi ero affezionato al mio ruolo, al signor Armani e a tutto l’ambiente, decido di fare lo step successivo: preparo una lunga lettera di ringraziamento per tutto quanto imparato da Armani, mi dimetto, faccio una grande festa di addio con amici e colleghi e poi volo negli States.

Cosa l’ha convinta a scegliere te tra i tanti candidati?Credo il mio profilo internazionale. Diane è originaria del Belgio, ha vissuto per anni in Italia e per questo motivo – secondo me – ha apprezzato il mio “asset”. E poi le avevo aperto il mio cuo-re, ero stato onesto con lei dicendole che quello sarebbe stato il mio sogno sia per quanto riguarda l’opportunità di lavorare negli Stati Uniti, sia alle dipendenze di una figura femminile di tale calibro.

Cosa ti affascina di Diane?Diane rappresenta oggi quello che i mecenati rappresentavano nel Rinascimento in una versione 100% femminile per promuo-vere l’indipendenza e la crescita delle donne nella società con-temporanea. Oltre a essere una designer di fama internazionale che ha cambiato il sistema moda è una grande collezionista d’ar-te, una donna con mille passioni, coinvolta in tantissimi progetti di charity e di finanziamento alla città per la costruzione di opere pubbliche. E’ una persona estremamente influente, amata e ap-prezzata sempre pronta all’ascolto e attentissima ai cambiamenti che influenzano la vita di tutti i giorni. Tra le tante attività una fra le più importanti da lei promosse sono i DVF AWARDS ovve-ro premi che ogni primavera vengono assegnati a donne che si sono contraddistinte nell’ambito di progetti speciali a favore di minoranze.

Presso DVF di cosa ti occupi?Ad oggi sono due anni abbondanti che lavoro per Diane Von Furstemberg e il mio ruolo principale è quello di senior director store design and architecture: in poche parole apro negozi e mi occupo di ridisegnare lo store concept, ovvero l’immagine dei punti vendita. Di recente, inoltre, mi è stato assegnato anche il visual merchandising, per cui sono responsabile anche del grup-po che gestisce le vetrine e gli allestimenti all’interno dei negozi. E ultimamente sono diventato anche responsabile degli eventi che stiamo facendo e che faremo per la promozione di prodotti e negozi. Una nuova sfida che mi intriga molto e mi riempie di soddisfazioni.

Cosa ti manca dell’Italia ? Tutto! Soprattutto ora che sono passati più di due anni da quan-do me ne sono andato. In particolare mi manca la mia famiglia, gli amici, il cibo e la facilità di comunicazione. Anche se ormai l’inglese lo parlo bene, il rischio di fraintendimento non è esclu-

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MODA

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la wishlist di maggio, tutto quello che non dovete perdere !

BRE

MAGAZINE

.MAGGIO2018

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Maggio duemiladiciotto A cura di Annalisa BoniModa

Balenciaga, biker in pelle nera

Fendi, borsa Kan I F

Balmain, giacca di paillettes

Balenciaga, stivaletto Knife

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