Brasile: Il Settore del Vino Vino 2011 ICE.pdf · La metodologia utilizzata nella realizzazione...
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L’Istituto nazionale per il Commercio Estero, con la propria rete di Uffici nel mondo e con le attività di promozione e di assistenza, costituisce un osservatorio sui mercati internazionali al servizio delle imprese italiane.
Maggio 2011
Copyright Istituto nazionale per il Commercio Estero
Brasile:
Il Settore del Vino
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Brasile – Il Settore del Vino
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Indice
1 Lavoro Realizzato ........................................................................................................ 3
1.1 Oggetto dell’indagine .......................................................................................... 3
1.2 Metodologia ........................................................................................................ 3
1.3 Fonti di Informazione .......................................................................................... 3
2 Introduzione Generale ................................................................................................. 4
2.1 Descrizione del quadro macroeconomico ........................................................... 4
3 Capitolo I: Introduzione al settore ................................................................................ 5
3.1 Overview e tendenze .......................................................................................... 5
4 Capitolo II: Analisi della domanda ............................................................................... 8
4.1 Tipologia di consumatore / utilizzatore finale .................................................... 10
5 Capitolo III: Analisi dell´offerta ................................................................................... 12
5.1 L´export ............................................................................................................ 14
5.2 L´import ............................................................................................................ 15
6 Capitolo IV: L´ambiente competitivo .......................................................................... 18
7 Capitolo VI: Opportunità per le aziende italiane ........................................................ 20
7.1.1 Apertura di una filiale in Brasile.................................................................. 20
8 Capitolo VII: Normative e procedure burocratiche ..................................................... 24
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1 LAVORO REALIZZATO
1.1 Oggetto dell’indagine
Il presente studio cerca di evidenziare il panorama attuale del settore del vino in Brasile
con l’obiettivo di sviluppare uno strumento concreto in aiuto alle aziende italiane del
Settore.
Sono state realizzate varie attività di ricerca e analisi per illustrare la dinamica e la
struttura del Settore e potere identificare reali opportunità d’investimento in Brasile così
come indicare le tendenze previste per il Settore.
1.2 Metodologia
La metodologia utilizzata nella realizzazione dello studio si basa sull’analisi strategica di
informazioni e dati raccolti sul mercato, cercando di offrire alle imprese italiane una
visione ampia ed imparziale del settore del vino brasiliano.
1.3 Fonti di Informazione
Il mercato locale del vino presenta un ristretto numero di produttori locali, numerosi
importatori indipendenti a livello regionale e pochi che operano a livello nazionale.
Sono stati realizzati incontri di lavoro con operatori di mercato, tra cui:
União Brasileira de Vitivinicultura (UVIBRA)
Marco Guimarães, Managing Partner – D´Olivino
Carolina Pirré de Castro, Marketing – La Pastina
Jorge Da Conceição Lopes, Direttore Commerciale – Empório Santa Luzia
André Di Napoli, Sales Manager – Il Pianeta.
Inoltre è stata sviluppata un’intensa attività di desk research per identificare studi
aggiornati sul Settore, working papers ed analisi settoriali di organi e associazioni.
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2 INTRODUZIONE GENERALE
2.1 Descrizione del quadro macroeconômico
Il Brasile conta oggi con 192 milioni di abitanti, ed una popolazione economicamente
attiva di circa 85 milioni di persone, con uno sviluppo demografico annuo pari a 2,5
milioni di persone.
L’anno 2010 si è chiuso con una crescita del PIL del 7,5%, con una previsione per il
2011 del 5%.
Il Brasile dispone del secondo maggior parco industriale del continente americano e la
sua crescita industriale è in continua crescita grazie anche agli investimenti diretti esteri
pari, nei primi due mesi del 2011, a USD 14 miliardi verso USD 42 miliardi ricevuti
durante l’intero 2010.
Si nota l’aumento costante del potere d’acquisto soprattutto delle classi meno abbienti,
dovuto alla crescita economica del paese, alla diminuzione del tasso di disoccupazione,
alle politiche redistributive di diversi governi ed alla riduzione dell’inflazione relativa ai
beni di consumo di base.
La disoccupazione è diminuita negli ultimi anni dal 10,9% del 2003 all’attuale 6,8%.
L’indice d’inflazione è oggi pari al 4,5% anno, anche se esiste una tendenza al rialzo.
Attualmente la Cina, il principale partner commerciale del Brasile, è un grande
importatore di materie prime e importante esportatore di beni semilavorati e manufatti.
Nel 2009, il Brasile e la Cina hanno scambiato € 28,9 miliardi, di cui € 16,6 miliardi
rappresentano le esportazioni brasiliane. Nel mese di aprile del 2010, i due paesi hanno
firmato un importante accordo bilaterale che stabilisce gli obiettivi bilaterali nel periodo
2010-2014.
Al fine di permettere l’organizzazione della Coppa del Mondo di calcio nel 2014, sono in
corso innumerevoli opere soprattutto per quanto riguarda aeroporti, porti, strade e
ferrovie. Il governo brasiliano ha previsto un fondo d’investimento esclusivo per i
municipi che ospiteranno la Coppa, denominato PAC (piano di accelerazione della
crescita) che prevede 3,5 miliardi di Euro in particolare, ma non solo, per i municipi di
San Paolo e Rio de Janeiro. Quest’ultimo ospiterà inoltre le Olimpiadi del 2016.
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3 CAPITOLO I: INTRODUZIONE AL SETTORE
3.1 Overview e tendenze
In un contesto economico-industriale favorevole all’ingresso di nuove aziende sul
mercato e da una crescente domanda non ancora soddisfatta dai produttori locali, il
Brasile continua ad importare beni di consumo, tra cui i vini ed affini.
La cultura gastronomica brasiliana caratterizzata da una pluralità etnica presenta tratti
di notevole sintonia con l’Italia, dovuta in parte ad una intensa immigrazione italiana
avvenuta soprattutto tra il 1880 e 1930.
Questo fenomeno ha portato in Brasile molte famiglie di contadini e di piccoli agricoltori
che hanno diffuso la loro cultura e le loro tradizioni, tra cui il know-how della coltivazione
di vigneti e l’abitudine del consumo del vino da tavola.
Il vino italiano, diffuso nel mercato locale, deve tuttavia competere di forma crescente
con vini argentini e cileni che risultano spesso più competitivi in termini di prezzo al
pubblico.
A prescindere dall’aumento costante del consumo di vino in Brasile, i brasiliani
consumano poco vino, 1,3 litri/anno pro capite, se comparato al consumo europeo, con
una crescente preferenza per i vini esteri rispetto ai vini nazionali.
Il 90% del consumo di vino è di vino rosso. Il consumatore predilige un vino
tendenzialmente sul dolce, come ad esempio diversi vini importati dal Cile che
possiedono un alto tenore di zucchero.
Nel corso degli ultimi 8-10 anni il vino è entrato a fare parte delle abitudini alimentari dei
brasiliani. Anche se non ancora comune nel quotidiano, il vino appare sempre più
spesso sulla tavola di ristoranti e di case della classe medio-alta. Si nota un continuo
aumento dello spazio riservato alla vendita di vini nei supermercati e la continua
crescita del numero di enoteche e negozi specializzati nella vendita di vini e liquori,
soprattutto importati.
La limitata presenza di produttori locali di vino pregiato ha anche favorito la crescita
costante del consumo di bevande alternative come birra e bibite analcoliche. Bisogna
tenere presente che il consumatore brasiliano, vivendo in un paese con ampie aree di
clima tropicale, preferisce bevande fresche e leggere.
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Tra i vini italiani, il Lambrusco è quello maggiormente consumato, anche se il crescente
potere d’acquisto in Brasile ed una migliore conoscenza del prodotto, hanno portato ad
una crescita della domanda di vini più elaborati e quindi più costosi.
Nei supermercati di livello medio-alto si trovano vini piemontesi, toscani e siciliani, vini
che fino a pochi anni fa erano presenti solo presso enoteche specializzate.
Il maggiore ostacolo alla diffusione di vini esteri, tra cui italiani, è ancora costituito dalle
barriere doganali che rendono oneroso e complesso l’ingresso dei vini provenienti
dall’area extra Mercosul. Inoltre è completamente assente, o molto lacunosa, la
campagna di promozione e di marketing relativa ai vini italiani in Brasile.
I vini frizzanti e gli spumanti in genere sono molto diffusi ed apprezzati, anche se il
prodotto più consumato ed in crescita costante è il vino da tavola rosso.
Il consumo brasiliano di vino è cresciuto del 16% nel 2009 rispetto all’anno 2008 ed è in
leggera crescita nel 2010. Nonostante l’aumento del consumo, la crisi del 2009 si è
riflessa sulla produzione di uva da tavola, portando alcuni produttori ad abbandonare
parte dei propri vigneti.
Secondo l’UVIBRA, associazione del settore che elabora statistiche nazionali del
prodotto, nel 2009 sono stati consumati 240 milioni di litri di vino, essendo oltre il 90% di
tipo rosso. Già nel 2010 si è manifestata una leggere crescita, con un consumo totale
anno pari a 247 milioni di litri.
Il consumo di vino importato è in continua crescita. Secondo l’Istituto Brasiliano del Vino
(Ibravin), solo nel periodo gennaio - maggio 2010, l’importazione è aumentata del 28%
in relazione allo stesso periodo del 2009. Tra i prodotti europei, in questo periodo, le
importazioni dall’Italia sono state pari al 58% del totale.
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270.671244.900
221.122197.563
222.237 214.796
21.914
22.476
20.996
17.015
18.01918.288
0
50.000
100.000
150.000
200.000
250.000
300.000
350.000
2005 2006 2007 2008 2009 2010
Principali tipologie di vini commercializzati in Brasile(in migliaia di litri)
Vini Vinifera
Vini Comuni
Fonte: UVIBRA
Il consumo pro capite di vino ha raggiunto nel 2010 i 1,3 litri pro capite. Questo valore è
notevolmente inferiore ai 34 litri pro capite argentini, 16 litri cileni, 25 litri spagnoli, 58 litri
francesi.
Basandosi sui studi realizzati dall’Istituto Brasiliano del Vino (IBRAVIN) in
collaborazione con la Cooperativa Vitivinicola Argentina (COVIAR), il consumo
brasiliano di vino e di spumante pro capite arriverà a 3,5 litri solo nel 2030, con un
aumento dell’84%.
Secondo studi dell’International Wine and Spirit Record (IWRS), il consumo di vino
rosso è aumentato del 28% in Brasile nel 2010, collocando il paese al nono posto tra i
maggiori mercati del mondo per quel che riguarda il vino rosso.
Analizzando qualitativamente il consumo, si rivela una mancanza di cultura da parte del
consumatore medio. Non è un caso che il 63% dei brasiliani pensino che il sidro sia una
tipologia di spumante. . Secondo l’importatore D’Olvino, i vini più economici continuano
ad essere i più venduti, indipendentemente dalla classe sociale anche se si nota che il
cliente tende ad informarsi maggiormente sull’origine e sulla stessa casa vinicola.
Attualmente il consumatore medio brasiliano risiede principalmente nelle aree urbane.
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4 CAPITOLO II: ANALISI DELLA DOMANDA
L’economia brasiliana è in forte crescita grazie anche ad una moneta forte ed
esportazioni crescenti.
Nonostante i numerosi problemi strutturali ancora da risolvere, la crescita economica è
sostenuta da diversi settori come la produzione di petrolio, l’esportazione di prodotti
agro-alimentari, di minerali, di biocombustibile, ma soprattutto dai consumi interni.
In seguito allo sviluppo dell’economia brasiliana si nota la crescita in particolare di due
classi sociali brasiliane: la prima, quella dei milionari, pari oggi a circa 200 mila in tutto il
paese, secondo il Boston Consulting Group, raggiungendo uno dei tassi di crescita più
rapidi del mondo.
La classe che più si è sviluppata in Brasile è la classe denominata C in Brasile, con un
reddito tra i R$ 1.116 e i R$ 4.807/mese. Questa classe sociale rappresenta circa 100
milioni di persone, metà della popolazione del paese.
Famiglie che fino a pochi anni fa avevano difficoltà ad acquistare beni di consumo non
strettamente necessari, ora grazie anche al credito facilitato, tendono ad acquistare
prodotti alimentari come il vino. Secondo una ricerca dell’International Wine si stima che
il consumo di vino della classe C in Brasile crescerà del 39% nel 2011.
Una delle principali barriere per la crescita del consumo del vino continua tuttavia a
essere il prezzo finale della bottiglia.
Una bottiglia di vino importato può arrivare a costare oltre 5 volte il prezzo FOB di
origine, causa le pesanti imposte e margini che, a seconda dell’importatore, possono
essere decisamente più elevati che in Italia.
Per i principali importatori di vini, sono soprattutto 4 i fattori principali che condizionano
le loro vendite: prezzo di vendita, l’etichetta/origine, la degustazione e le eventuali
premiazioni, punteggi indicate dalle guide di riferimento internazionale, come Robert
Parker ed il premio Diageo dedicato alle delicatessens.
Gli operatori indicano due tipi di consumatori brasiliani: i off-trade e on-trade. I
consumatori off-trade consumano vino irregolarmente, non si interessano a riviste o siti
internet specializzati e acquistano presso supermercati, con prezzo di vendita a bottiglia
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fino Euro 12; scelgono secondo il packaging, le promozioni, il paese di provenienza, il
tipo di uva o marca.
I consumatori on-trade, segmento che cresce costantemente, consumano con alta
frequenza e con piacere il vino e ne studiano attentamente la sua cultura. Acquistano
numerosi prodotti legati al vino come libri e riviste, studiano siti internet, seguono
conferenze ed eventi, partecipano a degustazioni ecc. In questa nicchia si inserisce il
consumatore più sofisticato.
Il mercato del vino pregiato è una nicchia di mercato anche se in continua crescita e
ancora legato in Brasile al fenomeno dello status symbol. Il vino “Made in Italy” in
Brasile è ben considerato e molto apprezzato e tende ad essere acquistato da
consumatori disposti a pagare prezzi a partire da Euro 25 la bottiglia. In diversi ristoranti
alla moda di San Paolo, i proprietari confermano che il vino con un prezzo promozionale
viene venduto molto meno che con un prezzo normale, pur trattandosi della stessa
bottiglia.
Il consumatore si sente spesso poco seguito e considerato dal produttore: non incontra
informazioni sul vino e si sente obbligato ad acquistare spesso solo in funzione del
prezzo o per indicazione di terzi. Spesso si incontrano punti vendita e ristoranti non in
grado di spiegare la differenza tra i vari vini disponibili, carte di vini mal strutturate e
venditori o camerieri poco preparati, oltre alla quasi totale mancanza di propaganda e
marketing.
Il mercato del consumo può essere segmentato a livello regionale. Per esempio gli stati
delle regioni Sud e Sud-Est consumano l’88% del totale del paese, San Paolo è lider di
consumo con il 36% del totale nazionale, seguito da Rio de Janeiro, che consuma 4,8
litri pro capita all’anno, ossia, il 21% del totale nazionale.
Esiste un forte potenziale di crescita a lungo termine sul mercato delle regioni Nord,
Nord-Est e Centro-occidentali con i loro 80 milioni di abitanti. Per ora queste regioni
consumano solo 0,6 litri pro capite/anno.
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4.1 Tipologia di consumatore / utilizzatore finale
Vendita all’ingrosso e al dettaglio
Elevato il numero di società di importazione di vini in Brasile. Sono oltre 300 tra cui i
principali sono la Mistral, con oltre 2.000 etichette, la Casa Flora/Porto a Porto, la
Decanter, World Wine, Grand Cru, Interfood, Expand e Vinci.
Molto specializzate sono la Cellar, per vini dall’Italia e Francia, e l’Enoteca Acquasanta
per vini italiani.
Le più significative società d’import operano con etichette provenienti da diversi paesi,
ma con i vini italiani considerati essenziali in particolare dalle regioni del Piemonte (tra
cui Escaiola, Cordeiro de Montezemolo, etc.); Lombardia (Villa Crespia...); Veneto;
Toscana (Brunello, La Velona, Poggio di Sotto, Fratelli Montoni...); Sicilia (Puglia
Rivera...).
L’acquisto è realizzato direttamente dall’importatore che entra in contatto con la casa
vinicola estera anche attraverso la sua partecipazione a fiere del settore.
I consumatori finali delle società di import sono gli empori alimentari, ristoranti, hotel,
piccole reti di vendita al dettaglio e persone fisiche che desiderano acquistare una
particolare tipologia di vino.
Gli empori e le piccole reti di vendita al dettaglio sono i maggiori clienti delle società di
import con gli empori che tendono a comprare grandi volumi per uno stock di circa 120
giorni. Hotel e ristoranti invece acquistano volumi più ridotti; alcuni importanti ristoranti
acquistano anche solo 6-10 bottiglie al giorno.
Oltre il 50% delle vendite di vino, espresse in volumi, avviene presso supermercati ed
ipermercati. Makro, una catena distributiva di punti vendita all’ingrosso, ha realizzato
un’area riservata ai vini, con una temperatura adeguata alla tipologia dei propri vini. Altri
supermercati ne seguono l’esempio.
Secondo l’ABRAS - Associazione Brasiliana di Supermercati - il maggiore
supermercato del Brasile è il gruppo Pão de Açúcar, con 600 negozi ed un fatturato
annuo di R$ 26,2 miliard.
Il gruppo Pão de Açúcar è stato uno dei primi grandi retailers a contattare nel 1997 il
sommelier Carlos Cabral al fine di promozionale.
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Nel 2010 il gruppo Pão de Açúcar ha venduto 18 milioni di bottiglie di vini nazionali ed
esteri, importando circa 100 mila casse di vino; nel 2011 prevede un aumento delle
importazioni del 30%.
Il secondo maggior supermercato è Carrefour, con 500 negozi ed un fatturato di R$
25,6 miliardi. Secondo Carlos Eduardo Saco, responsabile dell’area di bibite, la vendita
di vino è cresciuta del 70% in questi ultimi 4 anni. Carrefour ha investito R$ 1,5 milioni
per organizzare 9 fiere presso i suoi negozi principali, con eventi, degustazioni gratuite,
musica dal vivo ecc. Presso i negozi Carrefour che hanno ospitato gli eventi, il fatturato
del vino è raddoppiato in pochi mesi. Nel 2010 le importazioni sono cresciute del 100%
per i vini cileni, del 50% per quelli portoghesi e del 30% per quelli argentini.
Importante anche il supermercato Zona Sul a Rio de Janeiro. Nonostante sia al
17esimo posto nel ranking della Abras, è il lider del segmento dei vini a Rio de Janeiro.
Secondo industry experts, nel 2010 l’importazione di vini ha raggiunto 87,5 mila casse,
di cui 35% provenienti dal Cile, 25% dall’Argentina, 13% dalla Francia, 10% dal
Portogallo, 7% dall’ Italia e 10 % da altri paesi come Australia, Stati Uniti, Nuova
Zelanda, Africa del Sud e Spagna.
Nel 2010 sono stati venduti un totale di 1,9 milioni di bottiglie di vino e spumante, con
un fatturato di R$ 42 milioni.
Secondo il Dott. Mello della UVIBRA, “le reti di supermercati scelgono fornitori (case
vinicole) tenendo conto della loro solidità e della possibilità di stabilire una partnership a
lungo termine. La dimensione della casa vinicola non è prioritaria, ma è essenziale
essere in grado di mantenere un flusso continuo di offerte del prodotto richiesto”.
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5 CAPITOLO III: ANALISI DELL´OFFERTA
In Brasile, la regione più importante per la produzione di vino è lo stato di Rio Grande
do Sul al confine con l’Uruguay e l’Argentina.
Nello stato di Rio Grande do Sul si trovano oltre il 50% della case vinicole brasiliane che
producono il 90% del vino brasiliano.
La cultura del vino in questa regione è stata sviluppata dagli immigranti italiani che
hanno cominciato a coltivare i primi ceppi di uva proprio nella Serra Gaúcha. Dobbiamo
quindi agli italiani l’espansione della viticoltura nel Rio Grande do Sul. Attualmente sono
i loro discendenti che si occupano di questa produzione, riflettendo cosi la tendenza di
questo Settore di essere di micro e piccolo porto, con prevalenza di imprese familiari.
Gli stati del Nord del paese, soprattutto Bahia e Pernambuco, si stanno affacciando sul
mercato come alcuni produttori di vino nelle valli di São Francisco. Con una produzione
su scala industriale iniziata 15 anni fa, oggi è il secondo maggior produttore di vino del
Brasile, con circa 7,5 milioni di litri all’anno.
Lo stato di San Paolo, con un volume molto inferiore, occupa il terzo posto, con una
produzione di bassa qualità.
La produzione nazionale è altalenante, come indicato nel grafico. Questa mancanza di
tendenza non rispecchia l’aumento costante del consumo di vino.
185.076
275.288287.442
205.418195.267
32.19443.176 47.334 39.900
24.805
0
50.000
100.000
150.000
200.000
250.000
300.000
350.000
2006 2007 2008 2009 2010
Principali tipologie di vini prodotti in Brasile
(migliaia di litri)
Vini Comuni
Vini Vinifere
Fonte: UVIBRA
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Per accompagnare la crescita del mercato, i viticoltori brasiliani hanno cercato di
migliorare la qualità ed il prestigio dei loro vini introducendo ad es. le indicazioni
geografiche, la denominazione di origine, etc. La prima indicazione geografica è stata
delle Valli dei Vigneti (Vales dos Vinhedos).
La vitivinicoltura è ancora tradizionale e molto poco industrializzata. Ogni regione
produce in funzione del proprio clima e del proprio territorio. Esistono tre tipologie
basiche di viticulture: la più importante è da clima temperato, seguita da quella da clima
subtropicale e tropicale.
La prima è la più tradizionale, di origine italiana e si concentra nella regione Sud e Sud-
Est del paese, rappresentando circa l’88% dei vigneti e il 98% dell’uva utilizzata nel
processo di produzione.
Le principale regioni localizzate in questo tipo di clima sono:
Serra del Sud- Est di Rio Grande do Sul
Serra Gaucha
Vale do Rio Peixe
Regioni Sud di Santa Catarina
Est di San Paolo
Sud di Minas Gerais
Queste regioni possiedono caratteristiche climatiche molto simili tra loro, sono
localizzate a 700 o 900 metri sul livello del mare, con una temperatura che varia dai 17
ai 20 gradi ed un’umidità relativa dell’aria che va dal 70% all’80%.
In questa regione esiste una produzione molto diversificata: vengono coltivate uva
bianca e nera di specie come la Vitis vinifera, Vitis labrusca e a Vitis bourquina. Da
queste coltivazioni si producono i vini Isabel, Bordô (Ives), Couderc, Niagàra Branca,
Concord Niagàra Rosada, Jacquez e Seibel 1077, Cabernet Sauvignon, Merlot, Tannat,
Cabernet Franc, Pinot Noir, Touriga Nazionale e Tempranillo.
Esistono altre nove regioni emergenti con clima temperato nello stato di Santa Catarina,
a 900 o 1400 metri sul livello del mare, con produzione di vini di alta qualità.
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5.1 L´export
Secondo i dati della FAO (Food and Agriculture Organization) il Brasile è all’11° posto
in quantità di uva vitis vinifera esportata ed al 7° in termini di valore.
Le esportazioni di uva vitis vinifera del 2010, pari a Euro 110 milioni, sono state
superiori dell’11,95% a quelle registrate del 2009, ma inferiori al 2008 (Euro 144
milioni).
I vini da tavola sono stati esportati hanno anche subito una flessione nel 2010. Nel 2010
le esportazioni sono state di 1,28 milioni di litri, equivalente a ca. 1,7 milioni di euro.
5.273
6.623
1.700
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
2008 2009 2010
Esportazione di vino da tavola negli ultimi 3 anni(migliaia di Euro)
Vino da tavola
Fonte: UVIBRA
L’Ibravin (Istituto Brasiliano del Vino) insieme all’Agenzia di Promozione delle
Esportazioni e dell’Investimento (Apex-Brasil) ha realizzato il progetto Wines of Brasil
per promuovere il vino brasiliano all’estero.
Nel 2011 si attende una crescita in valore delle esportazioni pari al 90%, per un totale
pari a Euro 3,25 milioni in vini brasiliani di alta qualità.
Ranking dei paesi importatori di vini brasiliani nel 2010: 1°Inghilterra; 2°Stati Uniti;
3°Olanda; 4°Germania; 5°Paraguai; 6°Colombia; 7° Svizzera; 8°Polonia; 9°Giappone;
10°Danimarca.
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5.2 L´import
L’importazione di vino in Brasile è stata in costante aumento negli ultimi 6 anni, grazie in
particolare alla valorizzazione del Real, alla mancanza di una produzione diversificata
locale ed all’aumento del potere d’acquisto.
Le importazioni sono state nel 2010 pari a € 195 milioni, equivalente a 71 milioni di litri
di vini.
Da notare che tra il 2005 e 2010, la crescita delle importazioni in valore ha superato la
crescita in volumi, mostrando una propensione a migliorare la qualità del consumo.
La tendenza per il 2011 è un aumento costante delle importazioni di vini di qualità.
Anni Migliaia di Euro Evoluzione % Migliaia di Litri Evoluzione %
2005 72.910 - 39.501 -
2006 101.380 +40,27 49.884 +25,64
2007 126.975 +24,75 59.567 +20,04
2008 134.663 +6,34 56.594 -5,08
2009 142.064 +5,97 57.848 +1,78
2010 195.336 +37,32 71.009 +24,56
Fonte: Global Trade Atlas 2010
Il Cile continua ad essere il principale esportatore di vino in Brasile, superando il 30%
del totale importato in valore 2010. Tale crescita è dovuta anche in base all’esenzione
dell’imposta di importazione sui vini cileni stipolata in un accordo bilaterale tra i due
paesi.
Sempre nel 2010, l’Argentina occupa il secondo posto nelle importazioni con il 22%,
seguita dalla Francia con 14% e dall’Italia 13%.
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Espresse in litri, le importazioni dall’Italia sono notevolmente superiori a quelle dalla
Francia, dovuto n particolare al fatto che il Lambrusco è il vino più importato dall’Italia
rappresentando il 59% delle sue esportazioni seguito dal Prosecco con il 14%.
Nel 2009, dovuto principalemente alla crisi economica mondiale, il consumo di vino è
rallentato in Brasile, risultando in una diminuizione delle importazioni in generale. Da
evidenziare la ripresa delle esportazioni italiane nel 2010, ma con una notevole
riduzione dei prezzi di vini di medio-alta qualità.
12
15
19 18
22
26
1112
1614 14
17
6
89 10 8
56
7 6 6
8
22 3 2 2 3
508971 862 990 1 2
0
5.000
10.000
15.000
20.000
25.000
30.000
2005 2006 2007 2008 2009 2010
Origine delle importazioni dei 6 principali paesi(milioni di litri)
Cile
Argentina
Italia
Portogallo
Francia
Spagna
Fonte: UVIBRA
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Come si evidenzia nel grafico delle importazioni espresse in valore, l’Italia e la Francia
hanno mantenuto negli ultimi 6 anni una crescita costante delle loro esportazioni verso il
Brasile.
In particolare la Francia ha attuato programmi di marketing e pubblicità che le há
permesso di essere considerata come il produttore di vini di alta qualità e di prestigio sul
mercato brasiliano.
Tra i più importanti importatori di vino in Brasile, si nota la presenza obbligatoria sai dei
vini italiani che francesi, spesso in una proporzione di 10 vini italiani a 25-30 francesi.
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17
19
27
3537
45
59
18
22
27 2930
43
10
16 18 20
21
27
10
15
1921 19
26
11 1417 14 17
23
24 4
5 69
0
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
2005 2006 2007 2008 2009 2010
Origine delle importazioni dei 6 principali paesi(milioni di Euro)
Cile
Argentina
Francia
Italia
Portogallo
Spagna
Fonte: Aladi
La crescita del consumo di vini di alto livello francesi, acquistati da importatori
specializzati, non è l’unica tendenza in atto. I grandi retailers del settore alimentare
sempre più spesso importano direttamente vini dall’estero, in particolare vini da tavola,
più economici, con l’Italia ben posizionata in questo segmento di mercato.
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6 CAPITOLO IV: L´AMBIENTE COMPETITIVO
Negli ultimi anni l’apertura crescente ai mercati internazionali e la stabilizzazione
dell’economia brasiliana hanno trasformato il mercato del vino in Brasile obbligandolo a
modifiche strutturali ed a migliorare la performance produttiva e la qualità delle proprie
produzioni.
Il mercato del vino è costituito in gran parte da di imprese localizzate del sud del paese,
di capitale famigliare e locale, con una minoranza di aziende con capitale estero.
Queste imprese sono considerate dei cluster, tenendo conto che esistono 10 imprese
principali del settore, di cui 5 cooperative.
La grande concorrenza per i vini brasiliani si concentra in primo luogo nei prodotti
importati da paesi del Mercosul, principalmente dall’Argentina e dal Cile e, a grande
distanza dai vini europei.
I produttori locali sono anche preoccupati dall’aumento del prezzo dell’uva, che rende il
prodotto locale sempre meno competitivo, in termini di prezzo, rispetto ai vini importati.
Si delinea di forma sempre più marcante una suddivisione del mercato tra vini comuni e
vini high end. La produzione di vini comuni è caratterizzata dalla presenza di controlli e
fiscalizzazioni superficiali che le permette di aggirare verifiche spesso costose e quindi
offrire vini a prezzi competitivi. Inverso il caso delle case vinicole che offrono prodotti di
lato livello.
Nonostante la qualità del vino brasiliano aumenti costantemente, i vini nazionali non
concorrono con i vini importati. I vini importati dispongono spesso una qualità superiore,
con tecnologie di produzione e pratiche distributive e di promozione collaudate ed
efficienti.
L’Italia possiede vini di alta qualità con i quali il Brasile non è in grado di competere.
Anche se le principali marche brasiliane come Miolo, Salton e Casa Valduga, si
adeguassero alle tecniche di produzione italiane o francesi ed adottassero strategie
differenziate di marketing e di distribuzione, la loro materia prima non presenterebbe un
livello di qualità stabile e costante, principalmente per quanto riguarda l’uva nera.
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La manodopera locale inoltre lascia non dispone ancora della necessaria preparazione
tecnica e di formazione adeguata.
I vini importati dall’Italia arrivano generalmente via nave, come “test di mercato”, con un
minimo di 2 pallets, con capacità di 600 bottiglie. I principali porti d’entrata dei vini sono
Itajaí, São Francisco do Sul e Santos. Il transit time Genova - Itajaì è di 30 giorni, ai
vanno aggiunti circa 10 giorni per lo sdoganamento.
La conseguente distribuzione avviene per la maggior parte nello stato di San Paolo, Rio
de Janeiro e Brasilia.
Il fenomeno contrabbando, presente anche nel settore del vino, ma di forma irrilevante,
si nota soprattutto soprattutto nelle regioni meridionali confinanti con l’Argentina.
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7 CAPITOLO VI: OPPORTUNITÀ PER LE AZIENDE ITALIANE
Con un mercato di oltre 190 milioni di possibili consumatori, il Brasile è in prospettiva
una realtà di sicuro interesse per i produttori italiani.
Il costante sviluppo del paese e il conseguente aumento del reddito pro capite hanno
permesso negli ultimi anni un forte aumento dell’importazione di diversi generi
alimentari.
Attualmente il reddito della popolazione in Brasile è in crescita del 6,3% all’anno,
ampliando la classe media, possibile consumatrice di vini italiani importati.
Nella distribuzione locale di vini operano diversi operatori con caratteristiche e modalità
operative differenti: dalle grandi organizzazioni internazionali di vendita (GDO), come
Carrefour e Walmart, ai gruppi di distribuzione brasiliani, fino ad una serie innumerevole
di piccole catene regionali. Diffusa inoltre la distribuzione via piccoli supermercati o
negozi al dettaglio di generi alimentari.
Un forte incentivo anche in prospettiva al consumo di vino italiano in Brasile è l’aumento
costante dei ristoranti italiani di alto livello, molto appezzati dal consumatore brasiliano.
Da ricordare tuttavia che manca ancora la cultura gastronomica e la capacità di
valorizzare la qualità intrinseca dei vini. In questo contesto è da segnalare l’aumento
costante delle iscrizioni a corsi di sommelier, che crescono in media 30% all’anno.
Esistono inoltre 5 corsi per enologi riconosciuti dal Ministero e 580 associazioni online
sul vino.
Attualmente i vini italiani sono importati da importatori specializzati o direttamente dalla
grande distribuzione. Lo stock locale risulta essere imprescindibile al fine di minimizzare
i possibili ritardi alle dogane e disporre di vini in pronta consegna.
7.1.1 Apertura di una filiale in Brasile
Essere presente sul mercato, come già indicato nell’analisi, risulta essere sempre più
un fattore chiave nel successo, nel mercato del vino in Brasile.
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Avendo una propria filiale locale, la casa vinicola italiana è in grado di riconoscere da
vicino e di forma costante il reale andamento di mercato, l’esigenza specifica di ogni
cliente e cogliere le diverse opportunità di business offerte dal mercato.
Esiste inoltre un vantaggio anche economico nel disporre di una propria società in
Brasile: il potere capitalizzare il transfer price interno, minimizzando la base imponibile
all’entrata e le relative imposte d’importazione brasiliane.
L’immagine aziendale nel mercato locale, la presenza costante e la facilità nel contatto
diretto con i clienti brasiliani sono alcuni elementi che evidenziano l’importanza
strategica di disporre di una società locale propria.
Il tipo di società più comunemente utilizzata e consigliata è la SRL, denominata Ltda in
Brasile. La costituzione di questa società a San Paolo richiede circa 2 mesi a partire
dalla disponibilità dei documenti richiesti.
Sono necessari un minimo di 2 soci, persona fisica o giuridica, entrambi anche esteri.
È tuttavia necessario che l’amministratore della società disponga di una residenza
fiscale in Brasile, indipendentemente dalla sua nazionalità.
Esistono due forme di società disponibili in Brasile: Ltda. e S/A.
Società limitata Ltda.
Questo tipo di società deve essere costituita da almeno due soci, persone fisiche o
giuridiche, senza la necessità di cittadinanza brasiliana o residenza in Brasile. è
necessario che il titolare possegga come minimo 75% dell’impresa per avere il controllo
delle decisioni.
La legislazione brasiliana non esige l’iscrizione o il deposito di un capitale minimo, il
capitale è diviso in quote e, al contrario di quello che succede nelle società per azioni, le
quote non possono essere rappresentate da certificati o titoli.
I tributi dei soci possono essere pagati in contanti o in beni, entro la data stabilita per la
fine del contratto sociale.
Società per Azioni S/A
Sono necessarie almeno due azionisti per la sottoscrizione del capitale ed inoltre 10%
del valore sottoscritto deve essere depositato immediatamente ed in contanti.
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Il deposito in contanti del valore previsto dalle parti dovrà essere depositato presso una
banca autorizzata dal CVM (organo equivalente al CONSOB italiano). Per avere il
controllo decisionale dell’impresa, il titolare deve possedere come minimo il 51% delle
azioni.
Il capitale sociale, stabilito nello statuto sociale della società ed espresso nella valuta
nazionale, è diviso in azioni con o senza valore nominale. Il deposito delle azioni
sottoscritte può essere effettivato una volta conferiti i valori in contanti o in beni, a patto
che siano suscettibili di validità economica.
L’amministrazione della società può essere composta da persone fisiche brasiliane o
titolari di residenza permanente in Brasile, dai soci (tutti od alcuni), o terzi, se così è
autorizzato dal contratto sociale.
In caso di amministrazione da parte di vari, è possibile creare un consiglio direttivo,
ossia, un organo autorizzato ad assumere la gestione per un periodo determinato o fino
alla revoca del nominativo dell’amministratore, posto che la legge brasiliana non
prevede una validità massima di durata per l ’incarico.
L’amministrazione di una società può avvenire in due modi:
Sistema “diretto”, nel quale l’assemblea generale nomina un consiglio direttivo
con un minimo di due membri.
Sistema “indiretto”, nel quale l’assemblea generale nomina i membri del consiglio
di amministrazione, organo non esecutivo, che a sua volta nomina i membri del
consiglio direttivo che diventano i rappresentanti della società.
Il consiglio di amministrazione deve essere costituito da un minimo di 3 membri che
devono essere azionisti e possono risiedere all’estero, a patto che almeno uno dei
membri risieda in Brasile.
Il consiglio direttivo deve essere composto per lo meno da due membri, che siano o
meno azionisti, ma che devono obbligatoriamente avere il permesso di residenza
permanente in Brasile.
Registro del Capitale Sociale e dell’impresa nel BACEN
I soci dell’impresa devono essere registrati presso la Banca Centrale del Brasile
(BACEN) per l’omologazione del capitale investito e per effettuare transazioni
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commerciali - entrata ed uscita di contanti – tra paesi in cui ci sia l’esenzione di
qualsiasi imposta fiscale. Tutti i depositi posteriori decorrenti dall’aumento del capitale
devono essere registrati nel BACEN.
Attualmente le operazioni di cambio in Brasile sono soggette all’imposta IOF, di 0,38%,
che può variare a seconda della durata dell’operazione.
Regime Fiscale
Esistono due tipi di regime fiscale che l’impresa può scegliere, indipendentemente dalla
sua fatturazione:
Regime dell’utile previsto (“lucro presumido”)
Questo tipo di regime prevede un valore fisso del 14% per servizi sulla fatturazione, o
del 7% per l’industria/commercio.
Regime dell’utile reale (“lucro real”)
Questo tipo di regime prevede il pagamento di un’imposta di rendita di circa 35% sul
risultato del bilancio dell’esercizio.
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8 CAPITOLO VII: NORMATIVE E PROCEDURE BUROCRATICHE
La legislazione brasiliana in materia non presenta particolari ostacoli alle importazioni di
prodotti italiani. Tuttavia sono elevati i dazi d’importazione dei vini provenienti da paesi
non membri del Mercosud.
Il Ministero dell’Agricoltura, Allevamento e Approvvigionamento (MAPA) è l’organo
responsabile per la registrazione in Brasile delle case vinicole nazionali ed estere. I
principali documenti necessari per le esportazioni in Brasile sono il certificato di origine
e di analisi, oltre che la comune documentazione di trasporto, imballaggio, etichettatura
e fattura commerciale.
A partire dal novembre 2009, è stata introdotta con una nuova normativa locale, la
Normativa 54 del MAPA, secondo la quale per esportare il vino non è più necessaria la
registrazione preventiva della casa vinicola estera e dei relativi presso il Ministero
dell'Agricoltura brasiliano.
Tuttavia, il Fisco brasiliano (“Receita Federal”), tramite la Normativa SRF n. 504 e
Normativa RFB n. 1065 del 16 Agosto 2010, determina che i vini importati ai fini di
distribuzione in Brasile, a partire del 1° Gennaio 2011, devono avere un “bollo di
controllo” con il relativo codice d’identificazione, che indica diverse caratteristiche sul
prodotto importato, tra cui l’importatore responsabile. Tale importatore deve essere
stato previamente autorizzato ai fini delle importazioni dal Fisco brasiliano. Gli
importatori che operano con negozi propri, dedicati alla vendita di vini importati, sono
esenti dalla necessità di disporre della sopracittata autorizzazione.
Il “bollo di controllo” dovrà essere richiesto dall’importatore, al Fisco, indicando le
quantità esatte da importare e dovrà essere riportato, su ogni singola bottiglia,
dall’importatore o dall’esportatore, previa autorizzazione della dogana brasiliana.
Etichettatura dei prodotti
L’etichetta sulla bottiglia importata può essere in lingua originale italiana, ma con
l’obbligo della traduzione in portoghese su una retro-etichetta, che avrà la stessa
dimensione e grafica di quella italiana e dovrà contenere tutte le informazioni
dell’etichetta originale, in base al Decreto nº 99.066, de 1990 art.47 e 49. Un esempio:
Nome del Prodotto
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Produttore/Imbottigliatore
Indirizzo
Marchio
Capacità della bottiglia: 750ml, 500ml, 1 litro
Ingredienti: Uve vinifere
Conservanti / Additivi
Origine delle Uve
Graduazione alcolica
Contiene o non contiene Glutine
Validità: indeterminata
Rappresentante Importatore
Indirizzo del rappresentante
C.N.P.J. (Registro del rappresentante in Brasile.
Regime Doganale Brasiliano
Nella seguente tabella sono riportate le aliquote delle principali imposte che incidono
sulle importazioni dei vini:
Voce Doganale Prodotto II IPI ICMS PIS COFINS
2204 Vini di Uve fresche; Mosti di Uve diverse della voce n. 2009
2204.10.10 Champagne / Altri 20% 20% 25% 1,65% 7,60%
2204.21.00 In recipienti di capacità
inferiore o uguale a 2 litri 27% 10%
25% 1,65% 7,60%
2204.29.00
2204.30.00
Altri
Altri Mosti di Uva 20% 10% 25% 1,65% 7,60%
2205 Vermut ed altri vini di uve fresche preparati con piante e con sostanze aromatiche
2205.10.00 In recipienti di capacità
inferiore o uguale a 2 litri 20% 30% 25% 1,65% 7,60%
2205.90.00 Altri 20% 30% 25% 1,65% 7,60%
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In base alla voce doganale, denominata NCM in Brasile, è possibile identificare le
seguenti numerose imposte:
d’importazione (II);
sui prodotti industrializzati (IPI);
per l’integrazione sociale (PIS);
per il finanziamento della sicurezza sociale (COFINS);
sulla circolazione delle merci (ICMS).
Le imposte d’importazione sono calcolate in sequenza, come indicato qui di seguito. Si
pagano quindi le imposte sulle imposte:
II = percentuale sul valore CIF
IPI = percentuale sul valore CIF + II
PIS = percentuale sul valore CIF + II + IPI
COFINS = percentuale sul valore CIF + II + IPI + PIS.
Inoltre esiste l’imposta sulla circolazione delle merci e servizi (ICMS), simile all’IVA, che
essendo un’imposta statale, non possiede un’unica aliquota in Brasile. Dipendendo
dalla politica tributaria adottata e dagli incentivi fiscali, ogni stato del Brasile stabilisce il
proprio ICMS. Esiste tuttavia una concertazione tra i principali stati del paese, per i quali
si applicano aliquote uguali o simili al 18%, ad eccezione degli stati del nord del Brasile.