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1 PREMESSA Riteniamo che la politica regionale nella prossima legislatura debba contenere indirizzi e progetti di forte spessore politico. Nelle ultime legislature si è verificato un notevole deterioramento della qualità e del livello dell’azione di governo; occorre, quindi riorientarne l’attività a partire da alcuni valori fondamentali e da una riconsiderazione delle funzioni proprie dell’istituto regionale. Le basi da cui ripartire Il governo regionale dovrà: Nelle politiche sociali orientare le proprie scelte riscoprendo, in positivo, il ruolo della famiglia mettendola al centro delle politiche di settore, come naturale nucleo sociale. Nelle politiche sanitarie difendere il principio del diritto alla salute universale, riorganizzando il Servizio e mettendo l’utente al Centro! Negli affidamenti dei servizi o nella selezione dei ruoli dirigenziali introdurre a tutti i livelli il rispetto del principio della selezione di merito, offrendo a tutti la possibilità di parteciparvi (limitare le nomine di dirigenti esterni fiduciari). Nelle politiche dello sviluppo economico favorire la libera concorrenza e promuovere l’espansione dello spirito imprenditoriale, riducendo pesi e ritardi che pongono difficoltà alle attività economiche, semplificando la burocrazia in tutti i settori. Nelle politiche territoriali adottare linee di tutela del territorio che non contraddicano lo sviluppo delle opportunità e l’espansione delle vocazioni territoriali: o Nelle politiche per la casa dare la giusta rilevanza all’accesso alla proprietà della prima casa per i giovani e le famiglie di prima formazione, oltre che nell’assegnazione delle case popolari; l’immediata acquisizione del diritto al riscatto. o Avviare un grande piano per realizzare alloggi di ERP per risolvere l’annosa Emergenza Abitativa. o Nelle politiche scolastiche rispettare la norma costituzionale sulla parità al fine di favorire il pluralismo dei progetti educativi. o Nelle politiche fiscali regionali orientare una riforma secondo il principio del reddito familiare al fine di favorire una politica demografica consona

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PREMESSA

Riteniamo che la politica regionale nella prossima legislatura debba contenere indirizzi

e progetti di forte spessore politico. Nelle ultime legislature si è verificato un notevole

deterioramento della qualità e del livello dell’azione di governo; occorre, quindi

riorientarne l’attività a partire da alcuni valori fondamentali e da una riconsiderazione

delle funzioni proprie dell’istituto regionale.

Le basi da cui ripartire

Il governo regionale dovrà:

• Nelle politiche sociali orientare le proprie scelte riscoprendo, in positivo, il ruolo

della famiglia mettendola al centro delle politiche di settore, come naturale

nucleo sociale.

• Nelle politiche sanitarie difendere il principio del diritto alla salute universale,

riorganizzando il Servizio e mettendo l’utente al Centro!

• Negli affidamenti dei servizi o nella selezione dei ruoli dirigenziali introdurre a

tutti i livelli il rispetto del principio della selezione di merito, offrendo a tutti la

possibilità di parteciparvi (limitare le nomine di dirigenti esterni fiduciari).

• Nelle politiche dello sviluppo economico favorire la libera concorrenza e

promuovere l’espansione dello spirito imprenditoriale, riducendo pesi e ritardi

che pongono difficoltà alle attività economiche, semplificando la burocrazia in

tutti i settori.

• Nelle politiche territoriali adottare linee di tutela del territorio che non

contraddicano lo sviluppo delle opportunità e l’espansione delle vocazioni

territoriali:

o Nelle politiche per la casa dare la giusta rilevanza all’accesso alla

proprietà della prima casa per i giovani e le famiglie di prima

formazione, oltre che nell’assegnazione delle case popolari; l’immediata

acquisizione del diritto al riscatto.

o Avviare un grande piano per realizzare alloggi di ERP per risolvere

l’annosa Emergenza Abitativa.

o Nelle politiche scolastiche rispettare la norma costituzionale sulla parità al

fine di favorire il pluralismo dei progetti educativi.

o Nelle politiche fiscali regionali orientare una riforma secondo il principio

del reddito familiare al fine di favorire una politica demografica consona

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alla esigenza dell’incremento delle nascite, applicando il principio del

quoziente familiare alle tasse regionali.

o Nelle politiche della solidarietà in favore degli emarginati o delle disabilità

intervenire sulla base del principio della sussidiarietà partendo dal

sostegno al singolo, alle famiglie, alle espressioni della società civile e di

volontariato.

o In tutti gli appalti di fornitura di servizi inserire la clausola sociale che

tuteli i lavoratori

Le alleanze

L’alleanza politica per la prossima legislatura regionale dovrà avere, a fondamento,

una forte condivisione di una concezione dei rapporti politici come patto di governo nel

quale sia compresa l’idea di:

• Una politica che non sia espressione di una cultura aziendalista ed efficientista,

ma rispettosa delle forze politiche come espressioni di identità e strumenti per

la partecipazione alla politica.

• Un’alleanza che comporti pari dignità politica tra tutte le forze che la

compongono.

• Un’alleanza basata sul rispetto e l’attuazione di un programma condiviso.

• Un’alleanza che non preveda un Presidente PADRONE ma che attui una gestione

collegiale.

La governance

Il governo regionale dovrà:

• Riformare le politiche di bilancio con l’ottica di aumentare le entrate proprie

della Regione non attraverso il semplice aumento della pressione fiscale, ma

con la valorizzazione del patrimonio regionale, la riduzione dei costi e altri

strumenti che saranno individuati grazie ad un confronto con esperti del settore

e mondo accademico.

• Garantire certezza nei tempi di pagamento ai fornitori e nel trasferimento delle

risorse alle province e ai comuni.

• Razionalizzare le aziende regionali con la costituzione di una holding regionale

che accorpi tutti le aziende partecipate della Regione.

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• Riaffermare le prerogative dell’Ente: legislazione, programmazione e

decentramento delle funzioni amministrative.

• Ricollocare l’attività legislativa nell’ambito del confronto di commissioni e

Consiglio, ponendo fine alla pratica della produzione di nuove leggi attraverso

l’improprio strumento delle leggi di bilancio.

• Qualificare e rendere operativa l’attività di programmazione, ferma nell’attuale

legislatura o prodotta solo negli ultimi mesi, dotandola di strutture e strumenti

idonei all’aggiornamento e alla verifica. Gli strumenti di programmazione

saranno definiti entro i primi due anni di legislatura.

• Accelerare il decentramento delle attività amministrative con i relativi supporti

di risorse e di affiancamento nei percorsi iniziali, a partire dai settori economico

produttivi, del patrimonio, della sicurezza, dell’ambiente sotto il profilo

gestionale, dell’agricoltura, del diritto allo studio.

• Ridifinire il rapporto con le Province e la Città Metropolitana di Roma.

• Riorganizzare la struttura e riqualificarne le funzioni in rapporto ai compiti di

programmazione e destinando risorse umane alle attività decentrate presso gli

enti locali, sfoltendo la pletora degli uffici creati ad hoc nelle ultime legislature.

• Ridurre gli Enti dipendenti dalla Regione.

• Ridurre e riorganizzare le ASL.

• Rivedere la legislazione regionale con l’adozione di testi unici al fine di

razionalizzare le normative per facilitarne la comprensione e l’uso da parte di

cittadini, operatori ed amministrazioni locali ed eliminare la produzione

legislativa obsoleta.

• Avviare concorsi per dirigenza e altre categorie per evitare il continuo accesso

ad esterni.

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Il futuro della famiglia: al centro della società

Politiche sociali, casa, sport, giovani, prevenzione del randagismo e

benessere degli animali

Il futuro della salute: al centro del risanamento

Più efficienza, nuovi servizi e maggiore trasparenza

Il futuro dello sviluppo: al centro del benessere

Imprese, formazione e nuove opportunità per il lavoro

Il futuro del territorio: al centro della qualità della vita

Nuove infrastrutture, sviluppo urbanistico, l’ambiente come risorsa,

turismo e cultura

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La Regione Lazio nel futuro: competitività e sussidiarietà

“Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e

viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto

vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell'assistenzialismo che umilia il portatore di

bisogno.”

BENEDETTO XVI

Riteniamo che nella prossima legislatura occorre ripartire da due valori fondamentali

quali: competitività e sussidiarietà, principi guida per attuare una riconsiderazione

delle funzioni proprie dell’istituto regionale per guidare con sicurezza il Lazio verso un

futuro di valore.

I valori di riferimento

La Competitività

Riteniamo che il governo regionale debba puntare ed incentivare due tipi di

competitività, una interna ed una esterna.

Competitività Interna

La Regione dovrà strutturare la propria azione politico-amministrativa attraverso delle

fasi ben precise che daranno organicità e concretezza all’ente oltre che a renderlo

appunto, competitivo. Riteniamo che questo iter debba cominciare con una fase di

Programmazione da sviluppare nel medio - lungo periodo, in cui dare alla Regione le

linee guida di governo. Dopo aver stabilito la fattibilità del programma, lo si rende

concreto attraverso la seconda fase di legislatura, la Regione assolve il suo più

importante compito: tradurre in provvedimenti di legge gli obiettivi di governo.

Successivamente sarebbe opportuno coordinare le leggi per materia in appositi Testi

Unici ed effettuare un’opera di decentramento delle competenze amministrative a

province e comuni; competenze che non devono limitarsi alla mera dicitura

programmatica ma essere supportate dagli strumenti idonei (finanziari, logistici, ecc.)

a renderle concrete da parte degli enti che le ricevono. Attraverso questa

riorganizzazione strutturale dell’azione amministrativa, l’ente risulterà essere più

competitivo nel suo complesso, i benefici che ne trarranno province e comuni,

costituiranno un valore aggiunto.

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Il rapporto con Provincie e Città Metropolitana deve essere ridefinito anche per la

sciagurata riforma Del Rio che ha distrutto il ruolo delle Provincie.

Competitività esterna

Intesa soprattutto in merito all’erogazione dei servizi, questo tipo di competitività

deve basarsi su un principio fondamentale: il merito. Tale principio può trovare

attuazione attraverso una riforma delle procedure di nomina del comparto dirigenziale

specie di quei settori importanti come ad esempio la sanità. Attraverso una capillare

disamina delle attitudini professionali e manageriali di coloro che si propongono di

dirigere uno specifico settore, può infatti emergere il principio del merito che a sua

volta darà luogo ad un altro aspetto importante e positivo della competitività esterna

tra settori, ovvero, la concorrenza. Concorrenza - impegno - merito, queste

caratteristiche se riescono ad entrare nell’ottica dei servizi pubblici, ci consentiranno di

avere una Regione nel suo complesso (province e comuni) più che competitiva.

Sussidiarietà orizzontale

Riferita ai “corpi sociali” ovvero alle formazioni sociali presenti sul territorio e che

costituiscono un centro d’interesse economico, culturale e sociale per l’intera

collettività. È compito della Regione dare sussidio ed incentivare le formazioni sociali

come la famiglia, le associazioni, il volontariato e tutte quelle realtà che contribuiscono

alla crescita della comunità regionale. Riteniamo quindi di predisporre un vero e

proprio piano di sussidiarietà orizzontale che preveda oltre agli atti d’indirizzo

anche le risorse opportune per far progredire al meglio le attività poste in essere da

questi soggetti.

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La necessità di una strategia per il Lazio 2018-2028

La regione Lazio è una realtà territoriale ricca di talenti. Da tempo, tuttavia, la

collettività regionale vive una condizione di profondo disagio. Inoltre il tessuto

produttivo presenta da anni i segni dei ritardi nella realizzazione di un sistema

territoriale (opere pubbliche, «qualità» e «quantità» dei servizi pubblici, etc.) in grado

di supportare e promuovere le condizioni per lo sviluppo economico e il benessere

dell’intera comunità.

L’assetto viario, i trasporti e la logistica, la riqualificazione di porzioni rilevanti dei

centri storici e delle periferie urbane e i servizi alle persone non sono capitoli separati.

Al contrario, sono tutti tasselli di un unico mosaico che va composto e riportato ad

unità.

Ogni attività, ogni progetto, anche il più rilevante e necessario, non può essere

pensato e realizzato come disgiunto dal contesto più generale (territoriale, sociale ed

economico) nel quale si va a collocare ed inserire.

Si coglie, e non da oggi, l’assenza di una guida politico-amministrativa dei processi, di

una regia complessiva in grado di promuovere azioni concrete e positive per

risollevare le sorti di un sistema regionale che attraversa una crisi d’identità che, nel

tempo, si è trasformata in un declino di carattere strutturale. Ad un quadro già di per

sé allarmante, si aggiunge oggi la crisi economica globale. Per raggiungere questo

ambizioso ma indifferibile obiettivo la strada da percorrere, tenendo conto della

complessità delle dinamiche del sistema regionale e delle risorse a disposizione, è una

sola:

Adottare a livello regionale il metodo e gli strumenti organizzativi e procedimentali

propri della pianificazione strategica

La pianificazione strategica

L’idea di pianificazione strategica nasce in Europa come tentativo di dare un’innovativa

risposta alla crisi degli strumenti di pianificazione, intervenendo su una pluralità di

risorse, materiali e immateriali, e non solo sull’utilizzo dei suoli.

Nella programmazione strategica, infatti, rivestono un ruolo di assoluta rilevanza:

• Il capitale umano.

• La coesione sociale.

• L’atteggiamento della comunità.

• La partecipazione consapevole e fattiva di tutti gli attori del sistema regionale.

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• Il sentimento di fiducia nel futuro della regione sia nei rapporti interpersonali

che nelle relazioni tra cittadini e istituzioni.

La pianificazione strategica in ambito territoriale ha le seguenti caratteristiche, alcune

delle quali strettamente interconnesse:

• Il carattere partecipato del piano, attraverso la costruzione di una ‘visione’ del

futuro condivisa dal maggior numero di attori istituzionali del sistema regionale.

• Il carattere operativo, cioè orientato alla promozione di azioni e progetti.

• Il carattere flessibile, cioè suscettibile di aggiustamenti e revisioni.

• L’approccio integrativo, che non solo supera e ricompone il tradizionale

approccio settoriale della pianificazione, ma mette anche in relazione tutti gli

attori istituzionali.

• La funzione di quadro strategico di lungo periodo entro il quale assicurare

coerenza ai singoli progetti.

• La partnership pubblico-privati nella promozione (e nel finanziamento) degli

interventi seguendo i principi della sussidiarietà orizzontale.

• La dimensione territoriale di area vasta rilancia la necessaria concertazione tra

livelli di governo diversi.

I macro-obiettivi del piano strategico regionale

Di seguito indichiamo i macro-obiettivi del piano strategico regionale che saranno

approfonditi nei capitoli successivi di tale documento programmatico.

Il futuro della famiglia: realizzazione d’investimenti finalizzati alle politiche sociali

capaci di tutelare e valorizzare, in base al principio della sussidiarietà, le famiglie

laziali, vero nucleo della comunità regionale.

Il futuro della salute: riorganizzazione e messa in efficienza del sistema sanitario

regionale per offrire servizi di cura e assistenza al passo con i tempi.

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Il futuro dello sviluppo: individuazione di nuovi stimoli e modalità di supporto al

mondo produttivo, proponendo una strategia per il sostegno a chi perde o è in cerca di

lavoro.

Il futuro del territorio: realizzazione di programmi di riqualificazione territoriale,

anche attraverso una corretta valorizzazione delle forme di partenariato pubblico e

privato, al fine di combattere il degrado, ritrovare un equilibrio nelle relazioni

complesse tra centri storici/periferie e comune capoluogo/comuni della Regione.

Obiettivo 2018 - 2023: Roma città metropolitana in una regione a statuto

speciale per un Lazio di valore

La Regione si è sviluppata nel corso degli anni con un accentramento delle funzioni,

degli interessi e dei servizi sulla città di Roma perdendo la capacità di essere il punto

di equilibrio anche per quei cittadini che non vivono a Roma. Occorre individuare

nuove forme di assetto istituzionale che possano recuperare e garantire uno sviluppo

del territorio dell’intera Regione, con il ruolo fondamentale di Roma capitale. Il

prossimo governo regionale deve proporre una riforma istituzionale che preveda la

creazione della città metropolitana di Roma Capitale, comprensiva di Roma e di tutti i

comuni della provincia di Roma, inserita nella regione speciale autonoma del Lazio,

come previsto dall’art. 116 della Costituzione.

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Strumenti per la tutela della Libertà educativa – Voucher scuola

Oggi le famiglie che iscrivono i figli nelle scuole paritarie pagano due volte, sotto

forma di tasse e poi di retta.

Non è giusto e soprattutto non è libero un Paese dove una famiglia che iscrive un figlio

ad una scuola paritaria debba pagare per questa sua scelta, infatti, senza parità

economica, la parità giuridica tra scuole statali e scuole private, ex L 62/200, è solo

un’illusione di libertà.

Proponiamo lo strumento del Buono-scuola nella consapevolezza che la prima vera

rivoluzione in tal senso sarebbe l’abolizione dell’ anacronistico valore legale del titolo

di studio che non sembra rientrare tra le priorità di alcuna forza politica attuale.

In relazione alla sostenibilità economica delle famiglie per la scelta dell’istituto in cui

poter far studiare i figli, già la Legge 107/2015 ha introdotto la possibilità di inserire la

retta in detrazione delle imposte sui redditi, ma la cifra massima risulta essere

insufficiente per garantire la libertà di scelta ai cittadini, anche se sul piano simbolico

sposta il confronto dal “se” sostenere finanziariamente tali famiglie a “come”

sostenerle.

Ciò premesso è possibile pensare un’ulteriore possibilità che rientri nella detraibilità

delle spese per giungere, utilizzando l’idea di “imposta negativa” già ipotizzata di

Milton Friedman, al sostegno della libertà educativa dei genitori di scegliere il percorso

per i figli in coerenza con le proprie idee e con le aspirazioni di questi ultimi.

Se l’ISEE familiare non superasse i 40'000 euro, così come previsto anche dalla

Regione Lombardia per l’accesso alla Dote Scuola, sarebbe interessante pensare a una

detraibilità progressiva della retta pagata per la frequenza dei figli pari al:

- 25% per valori ISEE fra 30.001 e 40.000 euro

- 35% per valori ISEE fra 20.001 e 30.000 euro

- 50% per valori ISEE fra 15.001 e 20.000 euro

- 75% per valori ISEE sotto i 15.000 euro

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(Voucher che sarà caricato sulla tessera sanitaria: per semplificazione, disponibilità

immediata delle risorse e trasparenza sul modo in cui vengono spese).

Qualora, poi, l’ammontare dell’imposta da versare a consuntivo annuo non fosse

sufficiente a coprire la detrazione ecco che la stessa diventerebbe un sussidio per la

differenza, esattamente come previsto dalla proposta di Friedman in ambito

reddituale.

Solo in questo modo è possibile garantire la vera libertà di educazione e di

insegnamento così come previsto dall’art.33 della Costituzione Repubblicana,

ricordando che il comma III si riferisce ad oneri per l’istituzione di scuole paritarie e

non al sostegno economica della libera scelta delle famiglie.

Lo stato di diritto ha l’obbligo di mettere a disposizione i mezzi perché tutti i cittadini

possano istruirsi, ma non ha il diritto alla gestione monopolistica dell’istruzione

pubblica: la competizione è la più alta forma di collaborazione, come accade nello

sviluppo della scienza, nella vita di una democrazia e nell’economia di mercato.

Sempre per permettere una perfetta attuazione del dettato costituzionale, in particolar

modo del III e del IV comma dell’art. 34, si propone l’istituzione di un premio di

merito, erogabile a tutti gli studenti con media alta che permetta, senza distinzione

reddituale dei genitori, di accedere in maniera completamente gratuita alla scuola

statale o paritaria scelta portando al 100% la detrazione descritta in precedenza.

Quanto proposto scaturisce dalla piena consapevolezza che una Scuola Libera può

darsi solo con un intervento su scala nazionale, agendo direttamente sull'ammontare

totale dell'Irpef, ma in qualche caso, la crescita della libertà può passare per un

sistema assai imperfetto quali sono i voucher: in grado di allargare la competizione e

la libertà di scelta, conducendo entro un sistema scolastico variegato e dinamico.

La Regione Lazio deve introdurre un meccanismo di “restituzione” anticipata

attraverso il voucher che copra parte ed oltre delle spese che deve sostenere la

famiglia, mutuando le già buone esperienze di altri Enti locali.

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Sarebbe l’ora, dopo l’inserimento formale delle scuole paritarie nel sistema nazionale

dell’istruzione pubblica, di ammainare la bandiera storica della sinistra “scolastica”,

quella dell’equivoco del “senza oneri per lo Stato”.

L’opzione del voucher è da considerare come un ragionevole compromesso per iniziare

a trasformare in senso liberale l’istruzione: un mezzo per allargare l’autonomia delle

famiglie e per incanalare i fondi delle famiglie verso le scuole migliori e gli insegnanti

più capaci.

Il futuro della famiglia: al centro della società

Essere vicini alla famiglia significa riconoscere il valore fondamentale che questa

ricopre nella nostra società. La Regione e gli enti locali sono diventati sempre più

importanti nel riconoscere servizi e rispondere ai bisogni del nucleo familiare: dalla

casa allo sport, ai giovani; dagli aiuti alle giovani coppie all’assistenza agli anziani. La

famiglia è il metro con il quale pensare e valutare un’azione amministrativa e di

governo.

Le politiche sociali: servizi alle famiglie per rendere più forte e giusta la

comunità del Lazio

Per comprendere appieno quale sfida pongano oggi le politiche sociali che non

vogliano ricadere nei tradizionali modelli, ereditati dal secolo XX, dobbiamo partire

proprio dal Nuovo Statuto della Regione Lazio (anno 2004) che recepisce una

impostazione delle politiche sociali non assimilabile né al modello socialista, né al

modello liberale, né al modello corporativo. Infatti l’art. 7 dello Statuto parla di

“obiettivi prioritari” rispetto allo sviluppo civile e sociale e comincia a riconoscere come

strumenti privilegiati per il raggiungimento dei fini progettati diversi indirizzi di azione,

tra cui spiccano:

• Rilancio e sostegno alla natalità.

• La garanzia del diritto allo studio e della libertà di scelta educativa.

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• L’agevolazione e il sostegno alle iniziative di utilità sociale poste in essere da

associazioni e da organizzazioni non lucrative di solidarietà e di volontariato.

In questi principi non vi è nulla che non sia già contenuto nella Costituzione della

Repubblica italiana, ma proprio perché riprende queste linee portanti della nostra

Carta fondamentale, occorre partire da qui per capire se le politiche sociali della

Regione Lazio si siano mosse in questi anni secondo questi criteri attuativi e cioè:

• La famiglia come soggetto sociale (Artt. 2 e 29 della Costituzione).

• La garanzia della libertà di educazione (Art. 33 e 34 della Costituzione).

• Il principio di sussidiarietà come elemento centrale di risposta alla crisi

dell’istituzione politico-giuridica (Art. 118 della Costituzione).

Per questi motivi occorre quindi chiedersi se da una semplice “gestione” dello Statuto

si sia passati a un’attuazione dello Statuto come criterio di scelta delle politiche sociali.

Si tratta quindi di utilizzare lo strumento statutario per risposte finalmente diverse alle

problematiche oggetto delle politiche sociali, non più viste come politiche di tipo

assistenziale che da un lato cercano di porre rimedio alle diseguaglianze tra gli

individui e dall’altro, non riuscendo a garantire questo obiettivo, chiedono poi

l’intervento dei corpi sociali intermedi e soprattutto della famiglia per supplire, con un

principio di sussidiarietà rovesciato, alle carenze dell’intervento pubblico, senza però

riconoscere soggettività sociale a quei corpi.

Occorre quindi un vero salto di qualità ripartendo dallo statuto e individuando i temi

prioritari delle politiche sociali in:

• Società a misura della famiglia.

• Scelta educativa e funzione pubblica della scuola.

• Sussidiarietà orizzontale.

Il nostro obiettivo, quindi, è porre la famiglia al centro degli interventi nel

perseguimento del nuovo welfare e dunque nella realizzazione del bene comune,

riconoscendone la priorità all’interno del sistema di servizi alla persona. Innanzitutto,

ridefinendo l’intitolazione dell’assessorato con la dicitura: “Assessorato alla Famiglia e

alle Politiche Sociali”. Bisogna prevedere la trasversalità di competenze tra gli

assessorati, affinché - ad esempio - in materia di minori e relative problematiche

nell’ambito della scuola, questa fattispecie non sia, soprattutto dal punto di vista

finanziario, a carico solo ed esclusivamente dell’assessorato alla famiglia e politiche

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sociali, ma preveda il coinvolgimento anche dell’assessorato alla scuola e della

formazione. Delle politiche sociali realmente concrete ed efficaci al sostegno della

famiglia devono intervenire e regolare i seguenti servizi e aree d’intervento:

• Interventi di sostegno alle famiglie.

• Sostegno ai poveri.

• Asili nido.

• Consultori.

• Anziani.

• Minori.

• Disabili.

Solo tenendo conto di tale aspetti possiamo offrire ai cittadini della nostra regione un

aiuto concreto che ridia all’Ente regione il suo ruolo di guida e indirizzo che gli spetta.

Le nostre proposte per le famiglie

Interventi di sostegno alle famiglie

• Introdurre un voucher universale detraibile erogato alle famiglie che possono

utilizzarlo presso strutture accreditate o per sopperire a esigenze di cura alle

persone.

• Individuare il Fabbisogno assistenziale attraverso l’analisi ed il censimento

operato da un Osservatorio Statistico Regionale, in grado di raccogliere i dati in

entrata ricevuti dall’Agenzia di Sanità Pubblica e di confrontarli con standard

nazionali ed europei.

• Recepimento nella Regione Lazio della Legge 328/2000 (Legge quadro per la

realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali): in tale

previsione, la persona viene considerata nella sua globalità e gli interventi sono

mirati a risolvere gli specifici problemi ma con una conoscenza globale del

cittadino e dei suoi bisogni.

• Potenziare l’Assistenza Domiciliare Integrata verso anziani, disabili e minori, in

cui vengono assicurati, in un unico Piano Assistenziale Individuale, interventi di

tipo sanitario (medico, riabilitativo, infermieristico), ma anche di tipo tutelare e

di aiuto alla vita ordinaria.

• Sciogliere le IPAB e creare l’Azienda dei Servizi alla Persona. Questa sarà una

società pubblica formata da ASL e Comuni, braccio operativo per la promozione

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di un programma, non più sperimentale ma attuativo, di tutti i servizi socio-

sanitari integrati non ospedalieri, nel quale il cittadino verrà preso in carico

nella globalità dei suoi bisogni e verranno assicurate prestazioni di tipo sanitario

e di sociale.

• Ridefinire il reddito minimo garantito, applicandolo alle famiglie in cui almeno

uno dei coniugi abbia perso il lavoro, stia per perderlo, e/o che comunque sia in

condizione di grave difficoltà nel sostenere i carichi familiari.

• Consolidare gli Sportelli Famiglia laddove esistano e istituire tali sportelli nei

comuni capofila dei distretti socio sanitari con il compito di supportare le

famiglie in ogni necessità, facendosi carico delle problematiche e fornendo le

informazioni necessarie per consentire l’accesso ai servizi.

• Promuovere un accordo con aziende ed enti regionali per facilitare l’inserimento

e il reinserimento delle donne, dopo la nascita di un figlio, nel mercato del

lavoro attraverso forme di flessibilità lavorativa (part-time, telelavoro) che

tengano conto dei carichi familiari con servizi e orari di lavoro commisurati ai

tempi della famiglia.

• Applicare una no tax area di 10.000 euro per ogni figlio per il calcolo

dell’addizionale regionale IRPEF.

Asili nido

• Portare la copertura territoriale degli asili nido dall’attuale 7% al 33%, come da

obiettivo fissato nel 2000 dal Consiglio europeo, anche attraverso forme di

project financing.

• Stabilire criteri certi di assegnazione dei fondi ai Comuni per la costruzione di

nuovi asili nido.

• Promuovere iniziative verso il governo per arrivare alla gratuità degli Asili Nido.

Sussidiarietà orizzontale e scelte educative

• Promuovere e sostenere servizi di assistenza all’infanzia, anche gestiti

direttamente da associazioni di famiglie e/o associazioni no profit, attraverso

forme di accreditamento del servizio con l’obiettivo di offrire ascolto, tutoraggio

e accompagnamento, facendosi carico delle situazioni di difficoltà manifestate

dagli adolescenti e dai giovani.

• Avviare progetti pilota di sviluppo di comunità di famiglie per la progettazione di

servizi innovativi di sostegno ai minori, anziani e persone a rischio di esclusione

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sociale.

Anziani

• Finanziare o stipulare convenzioni per iniziative di assistenza temporanea, o

realizzazione di « servizi di sollievo », volti a non sradicare l’anziano dalla

famiglia ma offrire ai familiari che se ne prendono cura, momenti di riposo e

periodi di "alleggerimento".

Disabili

• Prevedere forme di sostegno economico per chi rinuncia ad intraprendere

un’attività retribuita per provvedere al sostegno dei propri familiari bisognosi di

assistenza continuativa.

• Sostenere progetti per l’acquisto di strumenti tecnologicamente avanzati con

l’obiettivo di sviluppare le potenzialità del disabile, contribuire a rendere la

persona il più possibile autonoma e cercando di compensare le limitazioni

funzionali di cui soffre.

• Sostenere l’inclusione socio-lavorativa del disabile attraverso l’adesione alla

Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e l’adeguamento della

normativa regionale in particolare riguardo: l’accessibilità, la vita indipendente

ed inclusione nella società, mobilità personale, lavoro e occupazione,

partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport.

• Integrare la Fondazione regionale “Dopo di noi”, con le altre associazioni

familiari che si occupano del “Dopo di Noi”, che si prenderà cura dei disabili

gravi nel momento in cui verranno a mancare i genitori. Esempio di finanza

creativa concreta capace di produrre benefici economici, fiscali e materiali,

potendo ricevere lasciti, donazioni e finanziamenti diversi da Stato, Regione,

Comune e UE.

• È fondamentale incrementare l’assistenza domiciliare attraverso i medici di base

con la collaborazione d’infermieri professionali, anche nei casi in cui l’infermità è

determinata da disturbi senili o di patologie croniche per cui si ritiene

indispensabile la verifica periodica dello stato clinico del paziente.

• Migliorare il servizio di trasporto con pulmini dedicati per l’accompagnamento al

lavoro, a scuola o per sottoporsi a terapie mediche.

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• È necessario migliorare il nomenclatore tariffario delle protesi per disabili

attraverso:

o Riconoscimento di una maggiore autonomia nella scelta degli specifici ausili,

presenti nel nomenclatore, per i disabili di “vecchia data”.

o Identificazione di criteri chiari per l’applicazione degli elenchi del

nomenclatore che riducano al minimo le possibilità di differenti

interpretazioni per gli elenchi degli ausili disponibili.

o Maggior frequenza degli aggiornamenti degli elenchi, in modo tale che essi

siano al passo con i progressi tecnologici.

o Ricorso a persone disabili che potrebbero intervenire in qualità di consulenti,

nella scelta degli ausili da incorporare negli elenchi del nomenclatore.

Sono queste le nostre proposte per la famiglia, per i suoi componenti e i servizi che

riteniamo fondamentali da offrire. Rimettere al centro dell’azione regionale le famiglie

è la prima condizione per sviluppare un giusto welfare, che difende la comunità nelle

fondamenta e permette alla Regione di farsi percepire come ente capace di proteggere

e guidare i propri cittadini, offrendo prospettive più serene e di crescita a tutti i

cittadini e, in primis, alle famiglie.

PREVENZIONE DEL RANDAGISMO E BENESSERE DEGLI ANIMALI

1. Utilizzo delle Guardie Zoofile regionali al fine delle prevenzione del randagismo e

del maltrattamento degli animali. Creazione di un gruppo di guardie zoofile

volontarie con servizi di vigilanza gestiti direttamente dalla Regione Lazio;

2. Miglioramento delle condizioni di vita dei cani ricoverati nei canili con incentivi alle

adozioni (un cane ricoverato in canile costa al Comune € 1.500,00 annue)

3. Vigilanza e controllo degli allevamenti di animali (da carne, da latte e da pelliccia)

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Progettare un futuro di Pari Opportunità ed Integrazione

Le pari opportunità

È necessario affermare un forte impegno a favore dell'integrazione della dimensione di

genere in tutte le politiche in collaborazione con le parti sociali e la società civile.

Un impegno rivolto in modo prioritario a valorizzare il patrimonio di cultura, di

esperienza, di competenze femminili presenti sul territorio, nella consapevolezza che

investire sulle donne è fondamentale per lo sviluppo della competitività del sistema

regionale nel suo complesso.

Proponiamo l’avvio di un percorso di lavoro partecipato per l’approvazione di un Piano

integrato delle azioni regionali in materia di pari opportunità, adottando il principio di

mainstreaming di genere nella programmazione delle attività sviluppate dalle diverse

Direzioni generali, in conformità agli orientamenti europei e nazionali per:

• Favorire l’equilibrio tra vita e lavoro, per consentire un maggiore, più stabile e

qualificato accesso delle donne al mercato del lavoro e alle opportunità

formative, e l’inclusione sociale attraverso la riduzione del rischio di povertà.

• Assicurare pari accesso all’educazione e alla cultura, all’istruzione e alla

formazione lungo tutto l’arco della vita, valorizzando le differenze di genere.

Occorre aumentare la presenza femminile nei percorsi formativi e professionali

in particolare nei percorsi tecnico-scientifici; favorire la crescita e la

valorizzazione delle donne nella ricerca e nell’innovazione; contrastare la minor

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partecipazione femminile alla formazione continua e permanente; favorire

l’accessibilità e la fruizione dei servizi pubblici (culturali, sportivi, turistici, ecc.).

• Sviluppare la dimensione di genere nel settore sanitario. Si tratta di coniugare

le politiche della salute rispetto alle specifiche necessità della popolazione

femminile.

• Realizzare una pari autonomia economica per donne e uomini. In tal senso si

propone di favorire la crescita e la valorizzazione delle donne nella ricerca ed

innovazione, e la presenza di donne nello spin-off di imprese innovative;

contrastare i rischi di presenza marginale e residuale nel mercato del lavoro.

• Contrastare i fenomeni di povertà e marginalità sociale di genere, favorendo

l’inclusione attraverso un potenziamento delle reti sociali che già esistono e che

di fatto costituiscono modalità efficaci per rispondere alle situazioni di disagio.

• Garantire la sicurezza, contrastando ogni forma di abuso e violenza attraverso

la promozione ed implementazione di iniziative di informazione e di

sensibilizzazione su queste tematiche; l’attivazione e il consolidamento di

strumenti di monitoraggio per una rilevazione periodica dell’andamento del

fenomeno della violenza sulle donne, in collaborazione con gli Enti locali

territoriali, e le realtà istituzionali della comunità regionale; lo sviluppo di

interventi di prevenzione sociale e culturale rispetto alle violenze e in

particolare a quelle domestiche.

• Promuovere la parità tra i generi nella partecipazione alla vita politico-sociale ed

ai livelli decisionali. Per realizzare l’impegno statutario della “piena parità tra

donne e uomini” si devono incoraggiare con maggior forza la cittadinanza attiva

e la partecipazione delle donne alla vita politica.

Rispondere ai bisogni primari dei cittadini: la necessità di nuove politiche

abitative

Il permanere dell’emergenza casa nel Lazio, e in particolare nell’area romana, è

certamente conseguente alla forte contrazione dei flussi finanziari statali dopo la

cessazione negli anni ’90 dei contributi Gescal, ma anche ad una inadeguata azione, a

livello regionale e locale, sia di programmazione urbanistico - edilizia sia di

progettualità e capacità gestionale.

Il disagio abitativo si manifesta oggi in varie forme e proviene da fasce sociali diverse.

Alle consuete tipologie di fabbisogno abitativo si sono a mano a mano affiancati nuovi

bisogni che, anche per le sopravvenute difficoltà del bilancio pubblico, possono trovare

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soddisfacimento solo se si opera, con un ventaglio di interventi differenziati, per

intensità e modalità di finanziamento, sorretti da strumenti nuovi, operativi e

gestionali, oltre che di programmazione e di coordinamento.

L’edilizia sovvenzionata soffre ormai da anni di notevoli limiti, di efficienza oltre che

finanziari: la struttura tecnico-economica delle nuove A.T.E.R. non ha consentito di

recuperare le insufficienze operative gestionali che erano proprie degli IACP, a cui

sono subentrate, anzi alcuni, vedi Roma, sono a rischio di fallimento. Le graduatorie

per le assegnazioni delle case popolari presentano forti rigidità impedendo una

gestione dinamica e flessibile, capace di rispondere al manifestarsi via via delle

necessità, specie quelle più urgenti, come gli sfratti.

L’edilizia agevolata – convenzionata, è in crisi: basata sul tradizionale criterio del

“costruire e vendere”, non è stata capace di rinnovarsi a fronte dell’emergere e

consolidarsi di una domanda in locazione che, per tipologia e gestione, necessita

invece di una diversa struttura operativa e soprattutto di un diverso modo di porsi sul

mercato delle abitazioni, soprattutto nell’area romana e nei grossi Comuni.

Si aggiunga che i piani di zona per l’edilizia economica e popolare della legge 167 del

1962 hanno ormai esaurito la loro funzione, essendo stato, da una parte parificato il

valore di esproprio a quello del libero mercato delle aree edificatorie e non essendo

stati, dall’altra, azionati da Regione e Comuni i dispositivi di controllo sui prezzi di

vendita e sui requisiti degli acquirenti.

Tutta la materia richiede pertanto una complessiva rivisitazione in funzione della

introduzione di una nuova disciplina dell’intervento pubblico.

Di fronte ai nuovi e diversi tipi di disagio abitativo la risposta pubblica deve essere

articolata e differenziata, mirata sulla specifica tipologia, inserita in un quadro di

interventi, modulato su un ampio arco temporale, da programmare all’inizio della

legislatura in modo da attivare subito le necessarie progettualità e metterne a punto

gli strumenti di attuazione.

Nel Lazio sarebbe necessario avere circa 30.000 alloggi Tra ERP e forme diverse di

Edilizia Sociale e Agevolata.

Le nostre proposte per una nuova politica abitativa

Garantire una casa alla famiglie più deboli

• Vi è innanzitutto la domanda delle persone e delle famiglie socialmente ed

economicamente deboli che non dispongono della possibilità di vivere in uno

spazio dignitoso e sicuro e alle quali deve essere data massima protezione

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sociale. A tali persone deve essere offerta subito una sistemazione abitativa,

che può inizialmente essere anche provvisoria ma che deve poi portare ad una

più dignitosa e, permanendo le condizioni di bisogno, stabile abitazione. A tal

fine, utilizzando subito gli stanziamenti oggi disponibili per l’emergenza

abitativa, occorre costituire un apposito fondo regionale per contributi ai

Comuni, che consenta di disporre progressivamente di un “parco-alloggi”, in

attesa che vengano realizzate nuove abitazioni.

Un programma regionale per la costruzione di nuove case

• Occorre predisporre un programma regionale pluriennale di interventi per la

costruzione di abitazioni da parte delle A.T.E.R., da assegnare alle famiglie che

hanno presentato domanda ai Comuni e che sono collocate da tempo nelle

graduatorie specificatamente stilate, iniziando, previa verifica, da quelle che

versano nelle situazioni di maggiore criticità. La copertura finanziaria deve

essere trovata chiedendo al governo di coprire i 220 ML di Euro che dovevano

essere trasferiti alla Regione dalla Cassa DD. e PP.

Per una politica degli affitti

• Rispondere al disagio abitativo di persone che non sono in grado si misurarsi

con l’odierno mercato dell’abitare. Si tratta di una platea estremamente

differenziata in termini di bisogni. Tra queste persone, la maggioranza è

rappresentata da affittuari. Un forte contributo regionale deve essere quindi

dato al mercato delle locazioni private, predisponendo forme diversificate di

incentivi nei riguardi sia degli inquilini, per sostenerli nel pagamento dei canoni,

sia dei proprietari delle seconde case – attualmente inoccupate (e sono molte a

Roma ed in altri grossi centri urbani) – sotto forma di garanzia e/o di sgravi

fiscali che i Comuni potranno disporre a fronte di un reintegro da parte della

Regione. Per quanto riguarda gli incentivi per favorire nuove locazioni, occorre

predisporre specifici accordi con i Comuni, le Associazioni della proprietà edilizia

e le Organizzazioni dell’inquilinato per definire criteri, modalità, tempi ed entità

degli sgravi (e quindi dei relativi reintegri regionali) nell’obiettivo di offrire alla

proprietà convenienze economiche all’affitto, prevedendo nel contempo un

sistema di garanzie sussidiarie (regionali/comunali) circa l’adempimento da

parte dell’inquilino degli obblighi contrattuali.

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Migliorare e rendere operativa la normativa regionale sull’alloggio sociale

• Rivedere la normativa regionale dell’alloggio sociale – operata con la L.R. n. 21

dell’agosto 2009 – che richiede di essere completata e meglio indirizzata,

poiché un’indistinta definizione – che abbia a comprendere situazioni sociali ed

economiche molto diversificate ed anche lontane fra loro – non favorisce una

corretta programmazione, a livello regionale e comunale, e non consente di

finalizzare al meglio le poche risorse disponibili. Innanzitutto, il recepimento

dello standard per l’edilizia residenziale sociale non può essere demandato a

futuri piani regolatori o varianti generali, dai tempi lunghi e dalle procedure

complesse, né essere reso possibile soltanto nell’ambito dei vigenti piani

urbanistici attuativi. Accanto a questa previsione generale occorre consentire ai

Comuni, sulla base di un censimento dei fabbisogni abitativi provenienti dalle

famiglie oggetto di protezione sociale, di individuare in tempi ristretti ambiti

territoriali di trasformazione urbanistica. Di questi ambiti bisognerà ottenere in

tempi celeri la cessione gratuita delle aree, attraverso strumenti di

compensazione urbanistica, previo accordo di programma e sulla base delle

procedure delle opere di pubblica utilità ritenute indifferibili, anche di variante,

impostando quel piano pluriennale di costruzione di abitazioni da destinare alle

famiglie inserite nelle graduatorie comunali. Inoltre è necessaria l’articolazione

delle tipologie di intervento che possono ricadere nell’ambito dell’edilizia

residenziale sociale e che possono essere rivolte sia alla locazione che alla

proprietà degli alloggi. Occorre quindi una normativa regionale a riguardo, che

deve altresì regolamentare i rapporti giuridici ed economici che sorgono a

seguito delle intese che vi saranno tra pubblica Amministrazione e privati.

Utilizzare la strategia del social housing

• Puntare sul “social housing”, che rappresenta una fra le diverse strategie di

intervento da mettere in campo. Si tratta di un’area di politica abitativa che non

è ricompresa nella tradizionale Edilizia Residenziale Pubblica e che da questa si

differenzia per la flessibilità, per il target (non i più poveri ma un’ampia fascia di

persone in difficoltà) e per i soggetti coinvolti (non solo pubblici ma anche

privati e non profit). Uno degli aspetti più interessanti è quello del partenariato

tra il pubblico e privato per l’investimento di risorse in favore non solo della

realizzazione di singoli interventi edilizi (di costruzione e di recupero) ma anche

di riqualificazione urbana ed ambientale, puntando sul risparmio energetico e

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sulla bioarchitettura. La Regione deve promuovere e incentivare la definizione

di questi programmi che poi possono trovare formalizzazione utilizzando

strumenti già presenti nella vigente normativa (programmi integrati; piani di

recupero urbano; project financing; etc.). la Regione interviene con quote di

contributi finanziari, attingendo ai fondi annualmente accreditati dalla Cassa

DD.PP. mentre i Comuni possono attivare strumenti ed agevolazioni di tipo

urbanistico, fiscale, di garanzia. Nell’ambito di tali programmi, oltre ad

abitazioni da cedere in proprietà a persone che dispongono di propri risparmi e

di un reddito tale da pagare le rate di ammortamento dei mutui ( agevolati e/o

ordinari) per un prezzo di cessione controllato e determinato

convenzionalmente da Regione e Comuni, vanno ricomprese altresì abitazioni

da cedere in locazione a canone agevolato o calmierato, convenzionalmente

stabilito, consentendo prelazioni di acquisto con possibilità di riscatto da parte

degli inquilini.

Una politica abitativa che crei integrazione e armonia sociale

• Costituire condizioni favorevoli affinché nell’ambito del social housing siano

promossi dal terzo settore, in partenariato con gli Enti locali, progetti abitativi

finalizzati all’inclusione sociale, nonché a residenze anche con servizi di tipo

comunitario (per studenti lavoratori; per soggetti con frattura del nucleo di

provenienza per separazione, divorzio, vedovanza; per persone e nuclei

familiari soggetti a sfratto esecutivo).

Riattivare il Piano Casa (2011/2012)

• Attraverso una legge che rilanci quanto era previsto all’Art. 3 ter della Legge

21/2009. In particolare attraverso la leva urbanistica consentire di avere

alloggi in affitto sociale di proprietà privata a 4/5 Euro a Mq. A costo zero

per la Pubblica Amministrazione e con un rapporto corretto e trasparente tra

Pubblico e Privato e senza consumo di suolo, ma lavorando solo su edifici già

esistenti.

Recuperare patrimonio pubblico:

• Attraverso la riattivazione del Piano Casa legge 21/2009 art. 3, art. 4, art. 3

ter, attuare un programma di recupero di spazi non residenziali di proprietà

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ATER e Comuni da destinare a nuovi alloggi. (un progetto elaborato insieme

all’Ordine degli Architetti di Roma prevedeva di tirare fuori 3.000 alloggi di

ERP)

Un testo unico per le politiche abitative

• Approvare in tempi stretti un Testo Unico che assicuri un puntuale

coordinamento con le leggi statali poiché nel corso di oltre trent’anni la Regione

ha emanato leggi di carattere speciale o derogatorie e leggi che disciplinano

solo in parte aspetti e settori rinviando per il resto a leggi statali, sicché, ad

oggi, diventa difficile individuare la normativa da applicare.

Rivedere i criteri per le graduatorie d’assegnazione delle case popolari

• Riformare i termini dei canoni di locazione e dei criteri per la formazione delle

graduatorie delle domande per l’assegnazione delle case popolari vanno

interamente riformati: dovranno essere rivisti i criteri di valutazione del

“requisito reddito” (l’attuale, di tipo convenzionale, crea effetti distorsivi) e delle

situazioni di disagio e bisogno abitativo introducendo il diritto al riscatto

automatico per gli assegnatari regolari.

Una gestione più efficiente e trasparente dell’ A.T.E.R.

• Riformare gli A.T.E.R. che sono caratterizzati sempre di più da numerose

disfunzioni, con giuste lamentele degli inquilini. Si deve pertanto avviare una

riforma del settore capace di incidere sulle carenze e le insufficienze gestionali.

Inoltre la Regione deve garantire un rapporto più trasparente e più ravvicinato

con gli assegnatari, anche nel quadro delle nuove forme di housing sociale, i cui

interventi a locazione richiedono una gestione moderna da parte di soggetti

qualificati, dotati di strumenti e di efficienti strutture.

• Rivedere la proprietà degli alloggi ATER, ERP che deve diventare regionale per

no pagare più l’Imu delle seconde case.

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Queste le nostre proposte per la casa fondate su nuovi obiettivi e su innovative

metodologie di approccio e risoluzione del problema. Questo ventaglio di azioni

politiche rappresenta un punto centrale per chi, come noi, vuole garantire una vita

dignitosa a tutti coloro che sono privati, nei fatti, del diritto fondamentale della casa.

Se vogliamo, infatti, che i cittadini del Lazio vedano nella Regione un’istituzione

autorevole e capace di migliorare la vita della comunità, dobbiamo garantire che le

famiglie, soprattutto quelle in difficoltà e a rischio di esclusione sociale, abbiano un

luogo dove ritrovarsi, crescere e prosperare. Ovvero una casa.

Un nuovo patto con i giovani: ridare energia al futuro della Lazio.

I giovani costituiscono un gruppo in divenire, caratterizzato da: un ritardo nell’accesso

all’occupazione e nella fondazione di una famiglia, frequenti avvicendamenti tra lavoro

e studi, ma soprattutto percorsi individuali molto più variegati che in passato. Ma,

soprattutto, si assiste «ad un accavallamento delle sequenze della vita: si può essere

contemporaneamente studente, avere responsabilità familiari, essere lavoratore o alla

ricerca di un lavoro, vivere presso i genitori e il passaggio dentro e fuori da tali

condizioni è sempre più frequente»1.

Per riattivare le giovani energie del Lazio, c’è bisogno di una nuova strategia formata

da proposte concrete per le politiche giovanili: non più politiche per i giovani, né

politiche dei giovani ma politiche d’investimento sociale, dell’autonomia e della fiducia.

Diritto allo Studio

Negli ultimi anni il delicato tema del diritto allo studio ha spostato i propri obiettivi

e il proprio ambito d’azione, passando dal tradizionale ruolo di semplice erogatore di

servizi essenziali (posto letto e mensa) a collettore di diverse e particolari esigenze di

un mondo come quello universitario in continua evoluzione (studenti meno abbienti,

studenti con disabilità, studenti stranieri e altro).

Il rafforzamento dell’offerta pubblica e del sostegno alla realizzazione privata di alloggi

per studenti, insieme al potenziamento della qualità dell’offerta formativa, costituisce

l’indispensabile premessa per l’accrescimento dell’attrattività, a livello nazionale ed

internazionale, dell’offerta universitaria laziale.

Considerata l’unicità, a livello nazionale, del sistema universitario laziale per

concentrazione e qualità di istituzioni universitarie, proponiamo:

1 Libro Bianco della Commissione Europea. Un nuovo impulso per la Gioventù Europea” (2001)

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• Una nuova politica abitativa universitaria che, con il coinvolgimento dei privati e

il ricorso al social housing, incrementi gli esistenti 2000 posti a fronte di una

stimata domanda di oltre 90000 posti letto per studenti fuori sede.

• La sperimentazione di nuove forme di recupero urbano di veri e propri quartieri,

inserendo la popolazione universitaria fuorisede in aree periferiche. Si

aumenterebbe così la redditività del patrimonio abitativo, attraverso

l’inserimento di tipologie di affitto convenzionato, e si promuoverebbe il

contatto e la solidarietà tra generazioni, ringiovanendo le stesse aree.

• Snellimento delle procedure di bando per l’assegnazione di posti alloggio e

borse di studio, al fine di consentire un allineamento tra didattica ed erogazioni

delle borse e degli alloggi.

• Promozione delle convenzioni per la mobilità internazionale tra le università

della regione e le altre università straniere per lo scambio di studenti.

La scuola rispettando il diritto allo studio è, per tutti, educazione al rispetto dei diritti

umani; per gli immigrati, e in particolare per quelli di seconda generazione (cioè nati

in Italia o immigrati nel nostro paese in età scolare con almeno un genitore nato

all'estero), rappresenta l'occasione e il principale strumento d'integrazione.

Nel sostegno alla integrazione sociale, proponiamo:

• Il finanziamento di progetti specifici dove venga prevista ed utilizzata in modo

sistematico la figura professionale rappresentata dai “mediatori culturali”.

• La creazione nelle scuole di laboratori di lingua italiana per stranieri.

• Il potenziamento dell'anagrafe scolastica regionale.

• Un intervento ad integrazione delle scuole statali favorendo il potenziamento

dei centri territoriali per l'istruzione degli adulti stranieri.

Le nostre proposte per le politiche giovanili

Un “Patto con i giovani” per dare cittadinanza al futuro.

• Stipulare, a livello regionale, un “Patto con i giovani” per dar vita ad un nuovo

rapporto tra l’amministrazione regionale e le giovani generazioni del Lazio che

avrebbero la loro rappresentanza nel Forum Regionale dei Giovani. Si

tratterebbe di una reciproca scommessa, in cui la partecipazione dei giovani alle

decisioni e alle azioni che li riguardano diventa essenziale per la costruzione di

un Lazio capace di rispondere alle esigenze e alle aspettative dei nostri ragazzi

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e delle loro famiglie. Al centro del “Patto con i giovani” ci sarà la categoria della

cittadinanza, dei diritti e dei doveri e del loro effettivo esercizio. Non si tratta

solo di “diritti al futuro” per la vita di domani, ma anche di diritti coniugati al

presente.

Una ricerca di qualità e una rete regionale per l’innovazione

• Sostenere, d’intesa con le università del Lazio, l'attività dei giovani ricercatori,

sponsorizzare la loro permanenza all'estero per periodi di studio e formazione e

promuovere progetti con le imprese per tradurre le idee innovative sviluppate

negli atenei in realizzazioni. Sviluppare anche una rete regionale per

l’innovazione e la valorizzazione del capitale intellettuale che persegua

l’accrescimento dei saperi professionali e la messa a disposizione del sistema

produttivo di progetti imprenditoriali innovativi.

Accesso al lavoro

• Consentire ai giovani disoccupati e inoccupati di accedere a indennità di

partecipazione, servizi di orientamento e reinserimento lavorativo e brevi

percorsi formativi di riqualificazione professionale. Inoltre è necessario favorire

la diffusione della cultura e dell’orientamento imprenditoriale, nella scuola di

ogni ordine e grado, come fattore strategico di sviluppo.

Favorire l’imprenditorialità dei più giovani

• Sostenere, anche attraverso forme di microcredito, lo spirito di iniziativa e di

imprenditorialità dei giovani, promuovendo l’autoimpiego e

l’autoimprenditorialità, con particolare attenzione alle imprese sociali e alle

imprese femminili e supportando le iniziative imprenditoriali in settori specifici

(servizi turistici, beni culturali, settore agricolo, settori avanzati della ricerca e

della tecnologia). Sostenere lo sviluppo delle cooperative, delle cooperative

sociali e dei consorzi di cooperative attraverso finanziamenti regionali e risorse

rese disponibili dagli istituti di credito.

Accesso al credito agevolato per i giovani

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• Favorire l’accesso al credito dei giovani fino a trentacinque anni, ed in

particolare dei lavoratori atipici, mediante la costituzione di idonee forme di

garanzia o sotto forma di integrazione al pagamento del mutuo o dei canoni di

locazione. Inoltre dobbiamo agevolare l’erogazione di un “credito sulla fiducia”

consistente in un capitale (concesso con una parte a fondo perduto e l’altra a

prestito agevolato a tasso zero) per offrire la possibilità d’autonomia economica

per i più giovani.

Aver fiducia nel futuro e nella creatività

• Offrire spazi (laboratori della creatività) in cui i giovani abbiano la possibilità di

rivestire un ruolo attivo e creativo nella produzione culturale regionale, in

particolare negli ambiti della musica, della produzione audiovisiva e

multimediale, della danza, del teatro, delle arti visive, del recupero di antichi

mestieri.

Queste le nostre proposte per i giovani. Coinvolgerli nei processi decisionali, offrire

loro mezzi per essere autonomi dal punto di vista economico, valorizzare i talenti e la

competitività di ciascuno, significa finalmente liberare le nuove energie del Lazio. Una

politica indispensabile se vogliamo un futuro di benessere e sviluppo per la nostra

Regione, se vogliamo impegnarci a rinnovare quella promessa che ogni generazione

deve a quella che la segue: il futuro sarà migliore del presente.

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Lo sport: un servizio di qualità per tutta la società Lo Sport è un fattore di socializzazione straordinario. Per aver modo di sprigionare

tutta la sua potenzialità, le attività sportive devono poter mettere le radici in ogni

territorio ed essere messe al centro delle politiche non solo per i giovani, ma anche

urbanistiche, della salute e di integrazione.

Infatti, lo sport tiene lontani i più giovani da devianze sociali, trasmette e fa

condividere i valori di una competizione vera ma con regole precise. Insomma, lo

Sport, nell’accezione più nobile della parola, è un servizio per tutti i cittadini della

regione, momento di formazione e crescita per i giovani, fattore di integrazione e

socializzazione per l’intera popolazione.

Per questo vogliamo formulare alcune proposte che tendono a realizzare quanto sinora

è stato appena vagheggiato ma mai concretizzato dalle precedenti amministrazioni.

Le nostre proposte per lo sport

Sostenere prioritariamente le ASD ed Associazioni che svolgono attività sportiva

integrata e unificata. Normodotati e disabilità fisica ed intellettiva hanno diritto ad

avere la possibilità di fare sport.

Più soldi allo sport e a chi ne assicura lo sviluppo

• L’Assessorato allo Sport, per i compiti che gli sono propri, deve sostenere e

sviluppare le organizzazioni che già operano in favore dello sport, senza dover

creare delle costose e fumose alternative.

Impianti sportivi: una casa per ogni Associazione Sportiva

• Promuovere, nei nuovi piani urbanistici, gli impianti sportivi a opere di

Urbanizzazione Primaria. Tali impianti saranno considerati come le scuole, le

chiese e le caserme di polizia. Si favorirà così la diffusione di un “progetto

standard” a basso costo di costruzione e di gestione, utilizzo di energia

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alternativa e gradevolezza architettonica.

Una gestione condivisa per crescere tutti

• Favorire la creazione di nuovi impianti, basati nuovi modelli di gestione, che

favoriscano la crescita omogenea di tutti gli operatori del settore. Per questo si

dovrà evitare l’assegnazione a singole associazioni, che in genere nel passato è

avvenuta con criteri clientelari: gli impianti sportivi pubblici vengano affidati a

nuovi Consorzi delle Associazioni Sportive, realmente presenti e operanti sul

territorio, previa valutazione della storia, della consistenza e delle capacità delle

stesse. La Regione favorisce, tramite Lazio Innova, la creazione di un fondo di

garanzia per l’attivazione di mutui da parte dei Consorzi e delle Associazioni,

per l’acquisto di Aree e la costruzione di impianti sportivi.

Sostenere lo sport è sostenere la salute

• Dotare ogni impianto sportivo di un defibrillatore cardiaco. Si assicurerà una

maggiore diffusione di competenze e sensibilità sulla sicurezza sportiva

favorendo la formazione e preparazione del personale dirigenziale e tecnico su

tale importante tema.

L’unico vero baluardo per la nascita di quella nuova frontiera della Medicina

della prevenzione e del mantenimento dello stato di salute. Dal momento di

ingresso del Giovane nello Sport, l’individuazione di qualsiasi problematica

sanitaria, quanto la sua correzione, avviene attraverso questo nuovo ed attento

protocollo patrizio che estende a tutti i Giovani sportivi, la stessa tutela

Sanitaria oggi riservata esclusivamente allo sport professionistico. Tale

evoluzione della Medicina dello Sport in chiave preventiva, è stata resa possibile

grazie alla nascita di un innovativo fascicolo telematico individuale, contenente

tutti le indagini diagnostiche del Giovane nella sua vita non solamente sportiva,

sancendo così la nascita del “Passaporto Biologico dell’Atleta”. Ciò consente la

nascita di una quella “Nuova Generazione” cresciuta sana grazie allo Sport ed

alla sua tutela sanitaria, con il risparmio di spesa sanitaria futura facilmente

immaginabile.

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Più economie per lo sport vero

• Rivedere i criteri di assegnazione di contributi per eventi ed iniziative sportive,

come pure quelli per l’impiantistica, poiché gli attuali criteri hanno determinato

forte sdegno e disillusione nel mondo sportivo per come sono stati gestiti negli

ultimi quattro anni. Occorre cambiarli radicalmente, prevedendo la presenza di

rappresentanti dell’Associazionismo sportivo nelle Commissioni per i

Regolamenti e Bandi. La funzione sociale dello Sport, prevista appositamente

nello Statuto della Regione, deve essere valorizzata prevedendo contributi

adeguati, in luogo di quelli attualmente esistenti, decisamente inadeguati

Sede unica ai comitati regionali di enti e federazioni

• L’enorme potenzialità a livello di Volontariato del movimento sportivo può

essere sviluppata e messa al servizio delle Istituzioni in modo continuativo ed

organico. Destinare strutture pubbliche in disarmo quali caserme vuote o scuole

inutilizzate per compattare le sedi regionali e provinciali dei Comitati degli Enti

di Promozione e Federazioni Sportive potrà determinare oltre ad un sensibile

risparmio di risorse economiche, anche una maggiore coesione e interrelazione

tra le forze sportive del territorio. Gli enti locali e le istituzioni potranno inoltre

contare su di un nucleo immediatamente e continuamente attivabile per

iniziative socialmente utili.

Lo Sport ha valore, dai valore allo Sport

• Sostenere le iniziative che metteranno in evidenza i veri Valori insiti nello Sport.

Riconoscimenti a Società Sportive, Dirigenti, Tecnici, Volontari ed Atleti

costituiranno un appuntamento annuale. Saranno valorizzate iniziative che

enfatizzeranno la tradizione sportiva, con borse di studio per Studenti che

effettueranno ricerche sulla Storia e sulle tradizioni sportive del territorio.

Lo Sport promuove Cultura e Turismo

• Potenziare lo sviluppo turistico attraverso manifestazioni sportive. Il Lazio ha un

tesoro ineguagliabile di bellezze architettoniche, artistiche, archeologiche e

naturali. L’abbinamento Sport e Turismo risulterebbe quasi naturale, tenendo

conto che qualunque organizzatore di eventi di carattere nazionale sarebbe lieto

di portare iniziative sul nostro territorio. Occorre favorire tale linea di tendenza,

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con la costruzione di strutture, connettendola alla ricettività alberghiera.

Scuola di Sport, Scuola di Vita

• Occorre favorire l’introduzione dell’attività motorie e ludico - sportiva nelle

Scuole dell’Infanzia e Primarie. Sarà opportuno dare maggiore risalto all’attività

sportiva scolastica nella Scuola Secondaria di primo e secondo grado,

valorizzando l’attività interna agli Istituti e le fasi provinciali e regionali dei

Giochi Sportivi Studenteschi.

Valorizzare il volontariato sportivo

• Valorizzare il volontariato sportivo nel Lazio. La Regione potrà favorire l’impiego

di tali energie per l’affidamento di spazi verde e parchi, che diverranno le

“nuove piazze” della nostra società. Si garantirebbe un miglior controllo del

territorio ed un suo uso a scopi sociali.

Il Rispetto delle regole nello sport come nella vita

• L’offuscamento dell’etica quanto della morale comune richiede un

“Rinascimento”. Lo Sport rappresenta oggi una delle ultime password ancora

aperte con il mondo dei Giovani, grazie a quell’isola felice in cui ancora

resistono le “Regole Antiche”. Lealtà, Rispetto reciproco e “Regole”, quelle

stesse che apprese per gioco, possono divenire quelle della vita. Nasce così

quella “Pergamena Etica”, contenente quel codice di regole redatto per la prima

volta dai Giovani, da coloro ai quali si chiede in ogni istante il rispetto delle

regole, solo a parole e mai nell’insegnamento. Per questo proponiamo la

creazione di una consulta che colleghi il mondo giovanile dello Sport e quello

della Scuola affinché sia riportata in vita quell’etica che i nostri Padri ci hanno

lasciato.

Queste le nostre proposte per lo sport. Non centrate su una visione riduttiva delle

attività sportive e della loro funzione sociale. Anzi, la novità costituita dalle nostre

proposte è proprio il ruolo strategico dello sport che, interagendo con altri settori della

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politica regionale, salute, enti locale, diviene finalmente motore di aggregazione

sociale e strumento educativo. Con lo sport ci si allena alla vita e al suo rispetto. È

questo il primo valore che dobbiamo fare in modo la regione trasmetta soprattutto ai

cittadini più giovani.

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La Regione Lazio così come deciso dal Consiglio dei Ministri uscirà dal

Commissariamento della Sanità il 31 dicembre 2018.

I cittadini del Lazio hanno sofferto tasse altissime e servizi sempre più difficoltosi in

questi 12 anni di commissariamento.

TURN OVER bloccato, i nostri servizi sanitari sono con pochi infermieri, pochi medici,

pochi specialisti, molto precariato.

LISTE D’ATTESA lunghissime.

Si sono chiusi 30 ospedali e 7000 posti letto.

Si sono chiusi di fato grandi strutture ospedaliere (vedi il CTO).

Pur avendo negli ultimi 5 anni avuto 1 MLD circa di trasferimenti dal F.S.N. i tagli ai

servizi sono continuati e il SISTEMA E’ AL COLLASSO.

Il sistema territorio – Ospedale non funziona e i P.S. scoppiano.

Il futuro della salute: al centro del risanamento

La correlazione sempre più stretta tra vincoli economici e obiettivi sanitari impone alla

Regione Lazio di ripensare l’organizzazione sanitaria esistente e di riprogettare un

Sistema Sanitario Regionale che, ottimizzando i costi del volume del potenziale

assistenziale, lo renda compatibile con le reali esigenze di salute della popolazione

nell’erogazione delle prestazioni in accordo con i “livelli essenziali di assistenza” (LEA).

Fino ad oggi la mancata utilizzazione d’indicatori ben precisi, l’assenza di una

fotografia dettagliata degli obiettivi di salute individuati nel “documento di

programmazione annuale” ed effettivamente raggiunti, la scarsa chiarezza rispetto

all’appropriatezza delle prescrizioni e delle prestazioni, la difficoltà a esplicitare

quantitativamente gli obiettivi sociali e sanitari. I nostri cittadini pagano il massimo

dell’IRPEF regionale previsto per legge e un ticket sanitario sulle prestazioni e sui

farmaci.

Verso una Sanità al servizio del cittadino

Il sistema – inteso nella duplice logica di servizi ospedalieri ed extraospedalieri – non

funziona anche a causa di un retaggio culturale della politica che ha sempre inteso la

sanità come servizio ospedaliero. In questo modo i servizi extraospedalieri si sono

configurati come un insieme frammentato e burocratizzato di prestazioni dal difficile

accesso.

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Altra criticità odierna è la duplicazione dei servizi tra ambito ospedaliero ed

extraospedaliero, con la paradossale conseguenza di costi diversi per uguali servizi.

Riorganizzazione del sistema sanitario

Ridurre le attese

• Le liste di attesa sono uno dei punti critici del sistema sanitario del Lazio.

Premesso che in ogni sistema pubblico esistono liste di attesa, il problema che

si ha è quello di governare la lista, in particolare evitando attese per chi non

può permetterselo. Occorre cioè stabilire dei criteri di priorità d’accesso alle

prestazioni sulla base di chiare indicazioni cliniche.

Il servizio RECUP è il sistema regionale di prenotazione e visite specialistiche. È

il più importante servizio di prenotazione italiano, con 4.000.000 di prenotazioni

nell’ultimo anno. È indicato dal ministero come uno dei più efficienti ed

importanti. Va confermato e potenziato.

Il problema delle liste d’attesa potrebbe esser risolto senza grandi investimenti,

ma semplicemente inserendo nell’elenco delle strutture quelle private e quelle

religiose accreditate. Solo questo in molti casi farebbe dimezzare i tempi di

attesa. Inoltre potrebbe concorrere al controllo della appropriatezza delle

prestazioni. Occorre:

• Incrementare il rapporto fra RECUP e medici di famiglia.

• Far pagare un ticket ai cittadini che non si presentano agli appuntamenti fissati.

• Inserire nel RECUP gli screening oncologici che per il 50% sono gestiti dalle

ASL.

Criteri per il Piano sanitario Regionale

Il Piano sanitario Regionale deve essere varato entro i primi 12 mesi dall’insediamento

della nuova Giunta Regionale. I criteri base che lo guidano devono essere:

Ridefinizione del concetto di fabbisogno, dove si deve tenere conto di

elementi quali:

• Evoluzione dell’età anagrafica della popolazione e delle patologie ad essa

correlate, ivi comprese le cronico-degenerative.

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• Flusso di pazienti provenienti dalle altre regioni, pari a circa il 20% dei casi

trattati.

Le proposte per il Piano sanitario Regionale

Per quel che riguarda il merito del piano, le nostre proposte riguardano:

Riduzione numero ASL, una per provincia:

• Costituzione di unica ASL territoriale a ROMA comune, abolizione delle ASL

RM/A; RM/B; RM/C; RM/D; RM/E.

• Costituzione di unica ASL Territoriale ROMA provincia, abolizione delle ASL

RM/F;RM/G; RM/H.

• Conferma delle ASL Vierbo, Latina, Rieti e Frosinone.

Conferma delle attuali aziende ospedaliere:

• Azienda S.Camillo-Forlanini

• Azienda S.Giovanni Addolorata

• Azienda S.Filippo Neri1

Si propone l’istituzione: AZIENDA S.EUGENIO – C.T.O. ( Nuova proposta) DEA 2°

livello. Il C.T.O. viene indicato come Trauma Center di riferimento Regionale.

Policlinici universitari:

• Policlinico Universitario”La Sapienza- S.Andrea”

• Policlinico Universitario “Fondazione Policlinico Tor Vergata”

• Azienda ospedaliera universitaria S. Andrea.

IRCCS pubblici:

• 2 I.R.C.C.S. Pubblici (Spallanzani, IFO, Regina Elena San Gallicano.)

A queste si aggiungono gli ospedali gestiti dalle ASL, i policlinici a carattere religiosi,

Gemelli, Il Camups Bio-Medico, Ospedali classificati, strutture private accreditate e

IRCCS privati.

Proponiamo la riorganizzazione degli ospedali attraverso il collegamento in rete,

organizzato attraverso il sistema HUB/SPOKE. Si partirà dallo studio delle mission

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delle singole strutture ospedaliere creando un sistema della governance che risponda

all’esigenza di flessibilità ed efficienza della rete ospedaliera del Lazio. L’attuale rete

ospedaliera del Lazio, concentrata a Roma, dovrà prevedere uno studio per verificare

la possibilità di individuare almeno una struttura d’eccellenza in ogni provincia. Si

dovranno riconvertire le strutture ospedaliere non più idonee a svolgere servizio

ospedaliero dell’eccellenza. Riconvertire, e non chiudere, attraverso le proposte sulle

catene della cronicità di cui parleremo più avanti.

Organizzazione delle reti di alta specialità

• Le reti di specialità vanno ridisegnate secondo il modello Hub e Spoke ovvero

centri d’eccellenza e centri sotto ordinati. Questo modello esprime un’idea

dell’assistenza collegata ai gradi di complessità della situazione del paziente. Il

modello disegna l’organizzazione dei servizi afferenti della medesima filiera,

concentrando gli interventi ad alta complessità nei centri di eccellenza (HUB) e

distribuendo i terminali di accesso nei centri sotto ordinati (SPOKE), cui compete

principalmente la selezione e l’invio dei pazienti.

Esempi

• RETE TRAUMA GRAVE

Gli ospedali che fanno parte del SIAT (sistema integrato per l’assistenza al trauma)

potranno essere classificati in 3 categorie:

o CTS (centro traumi di alta specializzazione). Nell’attuale ordinamento è

collocabile presso DEA II° con tutte le specialità.

o CTZ (centro traumi di Zona). Si può identificare in DEA I secondo gli

attuali requisiti.

o PST (Presidio di pronto soccorso per traumi). È identificabile con un PS

ospedaliero, non sede di DEA.

• RETE DELL’EMERGENZA DEA 2° LIVELLO

• AREA UTIC – EMODINAMICA saranno definiti i centri HUB e SPOKE

• RETE DI CARDIOCHIRURGIA

o Bacino di riferimento del DEA 2° livello

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• RETE ICTUS CEREBRALE ACUTO

o CENTRO HUB: UNITÀ DI TRATTAMENTO NEUROVASCOLARE DI 2°

LIVELLO (UTN II)

o CENTRO SPOKE: UNITÀ DI TRATTAMENTO VASCOLARE DI 1°LIVELLO (

UTN I)

o TEAM NEURO VASCOLARE (TNV)

Creazione del polo oncologico

• Nella regione Lazio le patologie tumorali costituiscono la seconda causa di morte

dopo le malattie cardiovascolari e rappresentano uno dei principali motivi di

ricorso al ricovero ospedaliero.

È necessario organizzare il sistema dell’offerta di servizi in ambito oncologico in

modo tale da garantire il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

o Equità nell’accesso ai servizi e ai trattamenti e superamento delle

disomogeneità territoriali.

o Costante miglioramento della qualità, dell’appropriatezza e dell’efficacia delle

cure.

o Percorsi diagnostico-terapeutici adeguati e tempestivi e riduzione delle liste

d’attesa.

o Integrazione fra i diversi livelli: promozione della salute, prevenzione,

diagnosi e cura ospedaliera e territoriale,riabilitazione.

o Continuità assistenziale fra strutture di alta specialità, ospedali del territorio,

altre strutture di assistenza territoriale.

o Adeguato aggiornamento degli operatori.

o Comunicazione efficace verso i cittadini.

o Sviluppo del sistema informativo oncologico ospedaliero e territoriale e

sperimentazione della cartella oncologica informatizzata.

Al fine di garantire l’effettivo funzionamento della rete e l’integrazione a livello

operativo dei servizi operanti nel territorio, sempre secondo la logica degli HUB e degli

SPOKE, si individua quale soluzione organizzativa la costituzione di un dipartimenti

oncologico per ASL e di un livello regionale di coordinamento della rete. All’interno dei

singoli dipartimenti oncologici verranno sviluppate funzioni di Spoke e Hub, I.F.O. ecc.

nella rete HUB. Queste strutture debbono essere corredate delle alte tecnologie

previste (RMN.TAC. PET. RADIO, SPECT).

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Lotta al dolore inutile: progetto ospedale /territorio “senza dolore”

• Realizzare a livello regionale un modello organizzativo integrato nel territorio

nel quale il livello assistenziale viene scomposto in 3 nodi complementari:

o HUB: centri di riferimento di terapia del dolore.

o SPOKE: ambulatori di terapia del dolore.

o AFT: aggregazione funzionale territoriale dei medici di medicina generale.

Per rispondere alle particolari necessità del paziente pediatrico, si prevede

un’ulteriore declassazione del modello basata sull’organizzazione di centri di

riferimento di terapia del dolore pediatrico (HUB) per problemi specialistici su

macroarea, e l’abilitazione di pediatri ospedalieri, universitari, e di libera scelta (in

rete con il centro di riferimento) alla gestione della gran parte delle situazioni di

dolore di più facile trattamento.

Presentare ed approvare, altresì, una legge regionale sulla terapia del dolore e cure

palliative.

Cure palliative

• Si chiede l’adozione del modello organizzativo di cui sopra. Per monitorare e

valutare l’efficienza e l’efficacia delle reti si deve prevedere a livello Regionale

l’istituzione di un “Osservatorio sulle cure palliative e sulla terapia del dolore”

per raccogliere e analizzare specifiche informazioni sulle strutture esistenti,

sulla loro organizzazione, sulle prestazioni erogate e sulla loro qualità.

• Nel Lazio si rivela l’assoluta insufficienza degli SPDC e il collasso dei centri di

salute mentale. Le case di cura neuropsichiatriche private accreditate, spesso,

offrivano l’opportunità di avviare percorsi terapeutici coerenti e studiati sulla

singolarità e specificità del singolo paziente. Vista l’impossibilità pubblica di

sopperire a tali esigenze, si ridefinirà un piano di accreditamento di strutture

neuropsichiatriche.

Progetto catena della cronicità

• Il progetto prevede la creazione di:

o HOSPICE (esempio 10-15 pl).

o OSPEDALIZZAZIONE DOMICILIARE (esempio 30 pl collegati).

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o Dotarsi di un sistema di classificazione delle strutture ospedaliere per

pazienti post acuti (riabilitazione e lungodegenza).

o Riabilitazione ad alta intensità.

o Costituzione di centri di odontoiatria geriatrica in sedazione.

o Riforma della legge sulle RSA aumentandone i posti disponibili, attualmente

insufficienti, e rivedere le tariffe in base al reddito ISEE.

o Potenziare i posti residenziali per i malati di alzheimer e aumentare i servizi

domiciliari specializzati in modo da alleggerire il carico delle famiglie.

Razionalizzazione per la riduzione dei costi

• La centralizzazione degli acquisti costituisce una misura strutturale per il

contenimento della spesa nelle pubbliche amministrazioni.

• Centralizzazione della piattaforma informatica.

• Centralizzazione dei magazzini.

• Unificazione dei sistemi informatici sanitari regionali.

Ogni centralizzazione deve rispettare l’economia del territorio per evitare che solo le

grandi multinazionali possono spartirsi le commesse, rispettare piccole e medie

imprese.

Controlli e nomine nella sanità

• Attuare in pieno e subito nuova normativa nazionale su nomina D.G. e

Primari.

Integrazione tra ospedalità pubblica ed ospedalità privata accreditata

• Concluso il percorso di accreditamento tutte le strutture private che ne fanno

richiesta possono entrare a far parte del sistema sanitario. Occorre pertanto

migliorare l’informazione ai cittadini affinché possano scegliere liberamente tra

servizi offerti da strutture pubbliche e private.

Sistema di accreditamento

• Definire, attraverso lo snellimento e la semplificazione delle procedure

burocratiche, definendo così le strutture che hanno titolo per entrare nel

sistema di accreditamento regionale. Tutte le strutture accreditate possono

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entrare a far parte del sistema sanitario regionale. Si definirà un tetto di spesa

per ogni Asl che potrà comprare prestazioni da soggetti pubblici e privati.

Assistenza sul territorio: medici di base e presidi territoriali di prossimità

Nella nostra regione la Medicina Generale e la Pediatria di libera scelta sono già

organizzate ed in grado di dare, con le Unità di Cura Primarie (UCP), medici di famiglia

e pediatri associati, una continuità assistenziale diurna dalle 9:00 alle 19:30. Si

auspica l’apertura di 800 studi medici aperti 9 ore al giorno compreso il sabato

mattina.

• Medici di famiglia in team, integrati con gli altri servizi del territorio e con

l’ospedale: progetti regionali organici che riformano l’organizzazione della sanità

territoriale, incentivando il lavoro di squadra dei medici, le reti e la nascita di

gruppi strutturati aperti anche a pediatri, infermieri e specialisti con l’obiettivo

di assicurare l’assistenza ai cittadini 12 o 24 ore (Unità o Gruppi o Nuclei di cure

primarie, Utap, Case della salute).

• Medicina d’iniziativa “non aspettare il paziente ma andarlo a cercare, assisterlo

nel tempo”: progetti e percorsi assistenziali specifici per la gestione delle

patologie croniche (diabete, cardiopatie, terapia anticoagulante

orale,scompenso, SLA) negli studi dei medici di famiglia; progetti di

prevenzione e misurazione del rischio (cardiovascolare,di sindrome metabolica).

• A livello ospedaliero: ambulatorio per la gestione dei codici di minore gravità

(bianchi).

• A livello territoriale: presidi ambulatoriali distrettuali H24.

• Assistenza territoriale integrata: ambulatorio territoriale integrato.

• Cure primarie: rappresentano l’organizzazione che garantisce e rafforza il

raccordo non solo con e tra i Medici di Medicina Generale (MMG) e i Medici di

Continuità Assistenziale (MCA), con i Pediatri di Libera Scelta (PLS) ma anche

con gli Specialisti ambulatoriali, convenzionati e ospedalieri , gli Infermieri e i

Tecnici della Riabilitazione, gli Assistenti Sociali e gli Addetti all’Assistenza, allo

scopo di garantire,riqualificare e razionalizzare la continuità assistenziale.

• Attivare punti di Primo Soccorso sul territorio regionale collegati con DEA di 1°

livello.

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Presidi Territoriali di Prossimità

• Bisogna poi dar vita ai Presidi Territoriali di Prossimità: strutture a vocazione

multifunzionale e a gestione multi professionale destinate a trattare persone

affette da patologie cronico-degenerative non in fase acuta e con esigenze

diversificate che in passato afferivano alla degenza ospedaliera.

Il PTP garantisce attraverso Le Unità Operative di Degenza Infermieristica

(UODI) l’assistenza in regime residenziale di natura medico-infermieristica di

quei soggetti che, spesso appartenenti alle fasce più deboli della popolazione,

sono affetti da riacutizzazione di patologie croniche che non necessitano di

terapie intensive e che non possono, per motivi sia di natura clinica che sociale

essere adeguatamente trattati a domicilio. Il PTP favorisce l’integrazione dei

servizi sanitari e sociali e valorizza il Medico di Medicina Generale e degli altri

professionisti che operano nell’area delle cure primarie e intermedie.

L’assistenza erogata dalle UODI possiede caratteristiche intermedie tra il

ricovero ospedaliero e le altre risposte assistenziali domiciliari (ADI) e

residenziali (RSA), alle quali non si pone in alternativa, ma in un rapporto di

forte integrazione e collaborazione, rappresentando uno snodo fondamentale

della rete di assistenza territoriale.

Gli obiettivi da raggiungere con il PTP sono:

o Ridurre i ricoveri ospedalieri inappropriati fornendo alternativa di cura e

assistenza per pazienti post acuti o per soggetti con patologie cronico-

degenerative.

o Ridurre giornate di degenza ospedaliera inappropriate, attraverso il

monitoraggio dello stato clinico generale dei pazienti con patologie cronico-

degenerative consolidando i risultati terapeutici ottenuti nel reparto

ospedaliero per acuti,favorendo il recupero dell’autonomia.

o Favorire l’integrazione tra strutture ospedaliere e territorio e la condivisione

di risorse umane e tecnologiche.

o Riconoscere il servizio dei Centri di Eccellenza regionale come la Fondazione

Santa Lucia (Centro di Eccellenza per la Riabilitazione) e per la Ricerca.

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Il futuro dello sviluppo: al centro del benessere

Difendere e valorizzare le nostre imprese, dare un nuovo slancio alla formazione

professionale creando così nuove opportunità per i giovani. È questa la nostra idea, il

nostro modo di mettere al centro i lavoratori e quelli che un primo o un nuovo lavoro

lo stanno cercando. È questo quello che deve fare la nostra regione nei prossimi anni,

per garantire un futuro di prosperità, sviluppo, benessere.

Ripartire dalla crisi: nuove opportunità lavorative nel Lazio

Gli ultimi anni dell’attuale consiliatura hanno visto deteriorarsi una situazione generale

che partiva da valori occupazionali ed economici positivi, anche a causa della crisi che

ha investito l’economia mondiale. Il Lazio vive una fase di recessione economica con

conseguenze serie in termini occupazionali che quindi richiedono interventi

straordinari soprattutto per le categorie più deboli e per il precariato, c’è una

accentuata flessione occupazionale per le donne.

Il mercato del lavoro si distingue per la segmentazione dell’attività occupazionale e

per l’aumento dei precari soprattutto nei settori delle comunicazioni, della ricerca,

dell’informatica, dell’istruzione. I tempi medi di modifica dei contratti precari in

contratto stabili sono ormai dilatati.

È aumentata la richiesta di cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria (per

quest’ultima l’aumento è di circa il 150%).Se si opera una distinzione tra le Province,

utilizzando come parametro la maggiore richiesta di CIG o CIGS, troviamo al primo

posto Frosinone, seguita nell’ordine da Latina, Rieti, Roma e Viterbo.

Il sistema produttivo conta una diversificazione tra il settore manifatturiero, la

specializzazione nei comparti chimico-farmaceutico, energetico, le attività immobiliari,

informatiche, del commercio, turismo, edilizia e cultura. Il tasso di crescita è però ora

il più basso dell’ultimo quinquennio. Il sistema economico si caratterizza per una

concentrazione alta d’imprese piccole e medie (sono il 10% del sistema produttivo

nazionale) con una dimensione media di 2,6 addetti ed un’elevata presenza di ditte

individuali.

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Le crisi maggiori si registrano nei complessi manifatturieri, nelle telecomunicazioni,

nell’informatica e nel chimico. Una forte recessione si avverte nel settore edile, oltre le

ben note difficoltà del sistema Fiumicino.

Le nostre proposte per le politiche del lavoro

La complessità delle problematiche che fanno riferimento al lavoro, all’occupazione,

all’inserimento dei giovani, richiede una rivisitazione dell’attuale assetto degli

assessorati e delle materie di loro pertinenza.

Si propone di riportare in un unico contenitore almeno: lavoro, formazione e politiche

per i giovani.

Un nuovo assetto amministrativo

• Istituire un assessorato che metta in campo degli strumenti per realizzare una

forte integrazione con altri assessorati contigui quali: lo sviluppo economico, i

servizi sociali e la sanità. Un assessorato così concepito, nato dall’unione di più

attività con linee programmatiche relative a temi di rilevante valore politico-

sociale così strettamente connessi tra di loro, potrà gestire con più incisività la

programmazione e la promozione degli interventi progettuali di politica attiva

del lavoro, l’analisi delle peculiarità del mercato del lavoro e la promozione di

strategie di animazione territoriale e marketing con un intervento per lo

sviluppo occupazionale. Dovrà inoltre prevedere un’integrazione e

concentrazione dei fondi attualmente disponibili per lo sviluppo economico.

Sostegno e sicurezza per i lavoratori

• Sostenere le politiche per la sicurezza sui posti di lavoro, combattendo il

fenomeno delle morti bianche e degli infortuni e proteggere le fasce sociali più

deboli (donne, anziani, giovani inoccupati, lavoratori disoccupati, persone

diversamente abili, migranti, ecc.) seguendo una politica pubblica che annulli le

condizioni di svantaggio. Alla luce delle difficoltà economiche attuali e delle

ripercussioni in termini occupazionali che queste hanno provocato, occorre

intervenire con determinazione sugli ammortizzatori per i lavoratori in cassa

integrazione in deroga e approntare interventi di politica attiva per i precari o le

persone in ingresso o reinserimento nel mercato del lavoro.

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POR FESR

La programmazione dei fondi europei 2014/2020 prevede quasi un miliardo di

finanziamenti per sostenere lo sviluppo, la crescita e l’innovazione della Regione Lazio.

Si tratta di un’importante opportunità che deve essere meglio colta dalla nostra

regione per poter diventare un progetto di lungo periodo ed una visione strategica

volta a sostenere al meglio le imprese del nostro territorio.

È opportuno creare una cabina di regia dotata di figure altamente qualificate, per

mettere le imprese nelle migliori condizioni di poter accedere rapidamente

all’utilizzazione dei fondi strutturali.

Occorre recuperare il terreno perso in questi anni, portando la nostra regione ai primi

posti nell’utilizzo strategico e produttivo delle risorse stanziate dall’Unione Europea per

favorire un riposizionamento competitivo della imprenditorialità laziale.

Con il POR FESR 2014/2020 la Regione Lazio descrive la strategia e definisce gli

strumenti per contribuire alla realizzazione della Strategia Europa 2020 per una

crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e per il conseguimento della coesione

economica, sociale e territoriale.

La scelta degli obiettivi tematici e delle priorità di investimento per il FESR nel periodo

2014-2020 è articolata come segue:

• Asse 1 - Ricerca e innovazione (180.000.000 euro)

• Asse 2 - Lazio Digitale (154.270.000 euro)

• Asse 3 - Competitività (276.400.000 euro)

• Asse 4 - Sostenibilità energetica e mobilità (176.000.000 euro)

• Asse 5 - Prevenzione del rischio idrogeologico (90.000.000 euro)

• Assistenza Tecnica (36.395.194 euro)

La dotazione finanziaria totale del POR FESR Lazio 2014-2020 ammonta a

913.065.194 euro.

Le azioni principali che vedono e vedranno coinvolti le Imprese e gli organismi di

ricerca sono:

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1.5.1 Sostegno alle infrastrutture della ricerca considerate critiche/cruciali per i

sistemi regionali

1.1.3 Sostegno alla valorizzazione economica dell’innovazione attraverso la

sperimentazione e l’adozione di soluzioni innovative nei processi, nei prodotti e nelle

formule organizzative, nonché attraverso il finanziamento dell’industrializzazione dei

risultati della ricerca

1.1.4 Sostegno alle attività collaborative di R&S per lo sviluppo di nuove tecnologie

sostenibili, di nuovi prodotti e servizi

1.2.1 Azioni di sistema per il sostegno alla partecipazione degli attori dei territori a

piattaforme di concertazione e reti nazionali di specializzazione tecnologica, come i

Cluster Tecnologici Nazionali, e a progetti finanziati con altri programmi europei per la

ricerca e l’innovazione

1.4.1 Sostegno alla creazione e al consolidamento di start-up innovative ad alta

intensità di applicazione di conoscenza e alle iniziative di spin-off della ricerca

3.5.1 Interventi di supporto alla nascita di nuove imprese sia attraverso incentivi

diretti, sia attraverso l’offerta di servizi, sia attraverso interventi di micro-finanza

3.5.2 Supporto a soluzioni ICT nei processi produttivi delle PMI, coerentemente con la

strategia di smartspecialization, con particolare riferimento a: commercio elettronico,

cloudcomputing, manifattura digitale e sicurezza informatica

3.3.1 Sostegno al riposizionamento competitivo, alla capacità di adattamento al

mercato, all’attrattività per potenziali investitori, dei sistemi imprenditoriali vitali

delimitati territorialmente.

3.4.1 Progetti di promozione dell’export destinati a imprese e loro forme aggregate

individuate su base territoriale o settoriale

3.1.2 Aiuti agli investimenti per la riduzione degli impatti ambientali dei sistemi

produttivi

3.1.3 Attrazione di investimenti mediante sostegno finanziario, in grado di assicurare

una ricaduta sulle PMI a livello territoriale

3.6.1 Potenziamento del sistema delle garanzie pubbliche per l’espansione del credito

in sinergia tra sistema nazionale e sistemi regionali di garanzia, favorendo forme di

razionalizzazione che valorizzino anche il ruolo dei confidi più efficienti ed efficaci.

3.6.3 Promozione e accompagnamento per l’utilizzo della finanza obbligazionaria

innovativa per le PMI

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4.2.1 Incentivi finalizzati alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas

climalteranti delle imprese e delle aree produttive compresa l'installazione di impianti

di produzione di energia da fonte rinnovabile per l'autoconsumo, dando priorità alle

tecnologie ad alta efficienza

Sviluppo economico locale

Lo sviluppo economico locale e le politiche del lavoro e della formazione, sono temi

centrali delle politiche regionali, che richiamano la necessità di valorizzare il ruolo

dell’Ente Regione che si sostanzia nella duplice attività di funzione legislativa,

esclusiva e concorrente a quella dello Stato, e nella funzione di organizzazione del

sistema delle autonomie locali per lo sviluppo economico, sociale e civile.

Centrale per lo sviluppo economico è il rilancio e la riorganizzazione della politica dei

distretti economici locali. I distretti sono oggetto di norme e politiche regionali, gestite

per competenza tra diversi assessorati e LAZIO INNOVA. Inoltre, se si considerano le

specializzazioni dei distretti, aumentano le competenze e le strutture assessorili:

agroalimentare e agroindustria, tessile, cartario, chimico-farmaceutico, logistica,

audiovisivo, ICT, innovazione, tecnologia aerospaziale, ambiente, energia, nautica.

Sono di forte rilevanza i distretti rurali, i distretti industriali disciplinati con legge

regionale 36/2001, i distretti tecnologici e di eccellenza, i distretti socio assistenziali.

Dal punto di vista della formazione professionale sono attivi i Poli formativi, quali

canali di percorsi formativi tematici, collocati in aree definite.

I distretti industriali, disciplinati da legge regionale (LR 36/2001), riguardano meno di

5.000 imprese, e 87.000 occupati:

Nautica (Provincia di Viterbo, Roma e Latina), Audiovisivo (Comune di Roma), Cartario

(Provincia di Frosinone), Chimico-farmaceutico (Roma, Latina e Frosinone), Elettronica

e ICT (Roma), Lapideo e pietre ornamentali (Tivoli, Guidonia, Frosinone), Innovazione

(Rieti, Cittàducale), Agroalimentare (Latina), Tessile (Frosinone, Valle del Liri),

Ceramica (Viterbese) e Tecnologia Aerospaziale.

I Poli formativi del Lazio (Corsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore):

Turismo integrato, enogastronomico (Roma), Agroindustria e Agroalimentare (Roma,

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Pomezia, Latina), Ambiente ed Energia (Roma), Aerospaziale e settori innovativi

dell’energia (Ferentino, Cassino), Nautica (Civitavecchia, Roma, Gaeta),

ICT, Cinema e audiovisivo (Roma), Beni e attività culturali (Roma, Pomezia), Grafica

editoriale (Roma), Tecnologia della produzione e manutenzione – automazione

industriale (Albano, Latina), Logistica integrata, mobilità sostenibile (Roma, Frosinone,

Rieti), Industriale di Civita Castellana (Civita Castellana), Chimico farmaceutico

(Roma, Pomezia).

Inoltre si richiamano le esperienze dei distretti tecnologici relativi all’aerospazio, alle

bioscienze, ai beni culturali, di competenza di Sviluppo Lazio; il Parco scientifico e

tecnologico del Lazio meridionale (PALMER), che comprende il laboratorio di prove

meccaniche e taratura di Ferentino, il laboratorio chimico e agroalimentare di Latina, il

polo informatico di Cassino. Dal solo elenco si evidenzia la necessità di una

riorganizzazione complessiva della materia.

Le nostre proposte per lo sviluppo dell’economia locale

Riorganizzazione dei distretti economici locali

• Sostenere l’organizzazione e l’attivazione del sistema delle autonomie locali con

un lavoro d’integrazione tra tipologie di distretto, che metta al centro l’elemento

della territorialità e della competenza dell’autonomia locale, come il raccordo tra

politiche, strumenti di programmazione economica, ricerca, innovazione, e

strumenti di ricerca per favorire l’occupazione.

Sostegno all’imprenditorialità e alle PMI

Nel Lazio il tessuto industriale è caratterizzato da un limitato numero di grandi

imprese o gruppi, da un popolo di medie e piccole imprese, e da migliaia di capitalismi

personali e molecolari. In generale le PMI stanno affrontando un periodo di grande

sfida e dovranno emergere dalle attuali difficoltà con una struttura dei costi più

leggera e un’organizzazione più efficiente dei processi di produzione.

Guardando alle imprese, i dati attuali tracciano uno scenario che vede:

• Aumento del costo delle materie prime.

• Difficoltà finanziarie per piccole e medie imprese.

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• Contrazione di ordini sul mercato interno con conseguente diminuzione del

fatturato.

• Difficoltà di accesso al credito.

• Riduzione di manodopera ed ore lavorate.

• Incremento dei ricorsi alla cassa integrazione: ordinaria, straordinaria, in

deroga.

Un tema al centro dell’attenzione è il credito alle imprese nella nostra Regione. Di

certo vi è l’esigenza di una strutturazione del sistema del credito ai bisogni, che deve

acquisire una maggiore efficienza, funzionalità e deve meglio adeguarsi alle

caratteristiche del sistema economico e produttivo. Peraltro va registrata la necessità

di offrire una maggiore conoscenza e formazione alle Imprese in materia di credito per

creare una nuova cultura in merito.

Alcuni studi recenti del Consiglio Regionale dell’Economia e del Lavoro del Lazio,

hanno prodotto l’idea di una “Scuola di formazione regionale sul credito”, che abbia

come obiettivo la realizzazione di un progresso sociale attraverso il contributo di tanti

e diversi attori: Pubblica Amministrazione, Consorzi di garanzia collettiva dei fidi,

sistema bancario e Università per avviare iniziative di studio e corsi di formazione

nelle materie economiche.

Le nostre proposte per il sostegno alle imprese

Tavolo per l’emergenza Credito

• La costituzione di un Tavolo per l’emergenza Credito, che miri a creare sinergie

tra Enti Locali, Camere di commercio, Confidi, Istituti bancari, per rafforzare i

fondi di garanzia, cercare di accelerare i tempi di pagamento della Pubblica

Amministrazione e poter aprire gli Sportelli provinciali di “emergenza credito” a

sostegno delle piccole e medie imprese.

Sfruttare le risorse comunitarie

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• Un piano pluriennale di sostegno alle PMI da attuarsi attraverso l’impiego

convergente e non dispersivo delle risorse comunitarie, nazionali e regionali e

secondo le seguenti priorità:

o produzioni innovative e/o a vocazione internazionale;

o imprenditoria giovanile e femminile.

Riorganizzare Confidi

• Occorre pensare ad un Regolamento di aggregazione dei Confidi, per rispondere

ai due tipi di richieste che arrivano dalle Imprese medio-grandi.

Politiche e servizi per il lavoro, formazione professionale

Le criticità del sistema dei servizi per l’impiego sono strettamente legate alla

incompiuta riforma del sistema, il cui elemento centrale è l’ingresso degli operatori

privati accreditati, e degli operatori pubblici soggetti ad autorizzazione, al fianco dei

“centri per l’impiego” trasformati e rinnovati nelle funzioni e nei compiti.

Il sistema invece è polarizzato tra i “centri per l’impiego” da un lato, e dall’altro le

Agenzie per il Lavoro. La polarizzazione è tra un sistema pubblico, territoriale, che

eroga servizi in presenza, ma che non riesce a trasformarsi compiutamente, ed un

sistema fortemente speculare alle richieste che provengono da aziende di medie e

grandi dimensioni.

Inoltre, il sistema è complesso se visto dal punto di vista dei vari livelli di

accreditamento: esiste un accreditamento nazionale per i soggetti privati, un regime

di autorizzazioni per quegli enti pubblici che possono operare nel sistema dei servizi al

lavoro (Comuni, Università, Scuole, Enti bilaterali, ecc); sistemi di accreditamento

regionali per l’orientamento e la formazione; nella Regione Lazio è possibile

accreditarsi anche solo per i servizi di orientamento, formazione dell’obbligo,

formazione superiore, formazione continua; Il sistema, rigido e complesso, rischia di

alimentare un sistema di servizi a compartimenti, lontani da un servizio integrato

all’utente di orientamento – formazione – lavoro.

Il sistema dei servizi è complesso ed irrazionale se letto dal punto di vista dell’utente

che deve rivolgersi al “Centro per l’Impiego” della propria Provincia per la ricerca del

lavoro e per gli adempimenti amministrativi, al proprio Comune o Municipio per un

colloquio di orientamento (ma ne esistono pochissimi e non resistono nel tempo per

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mancanza di finanziamenti), e infine deve rivolgersi alla Regione o direttamente agli

enti accreditati per conoscere le opportunità di formazione professionale esistenti.

Le nostre proposte per la formazione professionale

Il percorso ideale per l’utente cui si deve tendere si centra su di un sistema integrato

di servizi d’informazione – orientamento – formazione/lavoro, caratterizzato da due

elementi: la “presa in carico” e il supporto tecnico nella progettazione di un “percorso

mirato” d’inserimento lavorativo. I soggetti che operano nel sistema dei servizi

dovrebbero garantire un tipo d’intervento qualificato e capace di indirizzare la persona

con interventi sistematici e continuativi di informazione, orientamento al lavoro e alla

formazione, integrati al supporto nel percorso formazione – lavoro.

Queste le fondamenta per la costruzione di un sistema di apprendimento permanente.

Un servizio capace di seguire la persona nel tempo svolgendo una vera e propria

funzione di tutorship finalizzata a supportare, sviluppare, monitorare, un progetto

individuale di formazione continua, crescita professionale, inserimento lavorativo e

sviluppo della carriera.

Si propongono le seguenti priorità d’intervento:

Attuare e Completare le riforme di sistema

• Accorpamento assessorati e competenze per lavoro e formazione.

• Piena attuazione alla riforma dei Centri Per l’Impiego e dei Servizi Per l’Impiego.

• Semplificazione della riforma dell’accreditamento per orientamento, formazione,

servizi per il lavoro.

• Sostenere modelli di apprendimento permanente e di integrazione dei servizi

orientamento – formazione – lavoro.

• Perseguire la programmazione e certezza dell’offerta di servizi (formazione,

finanziamenti, fondi).

Rafforzare il sistema delle autonomie locali

• Sostenere la sperimentazione e lo sviluppo dei Comitati locali per l’educazione

degli adulti.

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• Sostenere il decentramento alle Province della gestione delle attività formative

in sinergia alle competenze provinciale in materia di gestione dei CENTRI PER

L’IMPIEGO.

• Concentrare ed indirizzare l’utilizzo delle risorse FSE avvio del POR.

• Modificare il sistema di gestione della “mobilità in deroga”.

Si propongono, infine:

• Un “Piano straordinario per la formazione e il lavoro” da condividere con enti

locali, operatori, cittadini, in una Conferenza programmatica.

• Un “Piano straordinario per le pari opportunità nel mercato del lavoro” con

particolare attenzione al tema della disabilità (attuazione della legge 68) e

dell’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati e forte rischio di esclusione

sociale.

Sostegno al commercio

Lo sviluppo di una Regione e delle sue città è tale se avviene nel rispetto dei valori di

tutte le persone e delle strutture commerciali che qualificano il Lazio e Roma come la

città del commercio di qualità e di classe. E’ molto importante sostenere il commercio

in tutti i modi possibili da parte dell’amministrazione Regionale per portare la Regione

Lazio ed i suoi capoluoghi a diventare la capitale mondiale dello shopping attraverso

un servizio al cittadino di straordinaria importanza con la tutela delle botteghe storiche

e tradizionali e la riqualificazione della rete dei mercati storici rionali.

Un “piano regolatore” del commercio nella Regione

• Programmare una forte e decisa azione contro l’abusivismo commerciale

supportato da una costante collaborazione con forze dell’ordine specializzate in

sinergia fra di loro al fine anche di riqualificare le vie commerciali della città

attraverso i suoi “centri commerciali naturali” costituiti dai negozi all’interno

delle vie storiche. Per permettere una migliore razionalizzazione del commercio

nella Regione va, comunque, indirizzato e regolamentato lo sviluppo della

grande distribuzione e della distribuzione sul territorio dei centri commerciali

attraverso un “piano regolatore” che razionalizzi le aree di mercato senza

“soffocare” la piccola impresa che preveda anche un allungamento della

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stagionalità con apposite iniziative agevolanti la commercializzazione delle

merci giacenti.

Sostegno amministrativo al commercio regionale

• Interventi sul territorio aprendo “sportelli anti usura”, riducendo la troppa

inutile burocrazia sulle licenze, sulle concessioni e sulle insegne mediante uno

sportello unico con responsabile unico del procedimento,

• Regolamentando il commercio ambulante regolare attraverso una rivisitazione

del sistema delle rotazioni e delle assegnazioni dei posti con incentivi per i

commercianti che investono in nuove attività nelle periferie

• Agevolando le imposte comunali per i piccoli esercizi artigianali e commerciali

attraverso un “patto con il cittadino” che, in contropartita agli “aiuti”

praticheranno sui beni di consumo primari prezzi concorrenziali.

Le nostre proposte per il funzionamento della PA

Un ente regione più efficiente, meritocratico e trasparente

• Un ripensamento dell’impianto organizzativo della Regione in termini di

razionalizzazione delle strutture di gestione e di controllo e di semplificazione

delle procedure amministrative, in modo che siano ristabilite condizioni di

efficienza ed economicità dell’azione amministrativa.

• Limitare agli effettivi bisogni l’eventuale ricorso a consulenze esterne.

• Valorizzare secondo il merito le risorse interne, offrendo al personale regionale

– che certamente non rappresenta una classe di fannulloni - nuove motivazioni,

rinnovato orgoglio e senso di appartenenza all’istituzione regionale.

Riteniamo, in conclusione, che le misure organizzative qui appena accennate,

unitamente alle scelte di carattere politico ed amministrativo prima delineate,

costituiscano i presupposti essenziali affinché le forze politiche, gli Enti Locali,

l’imprenditoria, le forze sociali, le Istituzioni pubbliche e private, le Associazioni, i

singoli cittadini possano tornare a guardare alla Regione Lazio con fiducia e rispetto.

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Un’agricoltura forte in una regione forte

Il sistema agricolo nel suo complesso, e quindi anche quello della Regione Lazio, è

sempre più condizionato dai mutamenti che caratterizzano lo scenario socio-politico-

economico nazionale e internazionale:

• Il sempre maggior grado di globalizzazione e internazionalizzazione delle imprese,

che richiede una forza commerciale e una capacità concorrenziale che non si adatta

alle imprese agroalimentari del nostro territorio.

• L’emergere di nuovi modelli di consumo, sia di beni alimentari che di servizi, che

evidenziano il ruolo del localismo in alternativa alla globalizzazione, che

rappresentano un’opportunità per molte imprese integrate con il territorio.

• Le scelte della nuova politica agricola comunitaria, che favoriscono una agricoltura

che produce servizi collettivi ed esternalità positive, piuttosto che un’agricoltura

che si limita alla funzione produttiva.

• L’obiettivo di un ambiente più compatibile con la vita per consolidare gli equilibri

futuri tra agricoltura e ambiente, ma anche salute umana e animale, nell’ampia

dimensione internazionale della protezione del suolo e delle possibilità che le nuove

tecnologie agricole offrono, con l’introduzione di pratiche agronomiche e sistemi di

produzione sostenibili.

Per le imprese agricole i cambiamenti del contesto socio-politico-economico

comportano la necessità di una rivisitazione delle strategia aziendali.

Semplificando l’approccio, si può affermare che tale scenario spinge verso una duplice

direzione strategica:

• L’impresa agricola dovrà essere sempre più competitiva, ovvero capace di

rapportarsi con il mercato, introducendo innovazioni di processo e di prodotto; è la

diretta conseguenza della riduzione della protezione fornita dalla Pac, della logica

del disaccoppiamento degli aiuti comunitari, dell’internazionalizzazione dei mercati

e della maggiore concorrenzialità nelle filiere agro-alimentari a livello mondiale.

• Parallelamente, l’impresa agricola dovrà fare sempre più attenzione ai nuovi

obiettivi di politica agricola, che tendono a premiare i comportamenti

(condizionalità ecologica, qualità, ambiente, benessere degli animali, ecc.) nella

logica della multifunzionalità dell’agricoltura e delle nuove opportunità offerte dal

localismo e dai nuovi modelli di consumo orientati alla richiesta di sicurezza

alimentare, qualità e legame con il territorio.

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L’agricoltura laziale ha forti elementi di competitività.

Possiede alcuni punti di forza da spendere:

• Settori di eccellenza e fortemente innovativi, in cui operano imprese fortemente

orientate al mercato e che creano innovazioni di processo, di prodotto ed

organizzative: florovivaismo, orticoltura, frutticoltura, zootecnia (in alcune zone).

• Un’immagine territoriale consolidata in alcune zone (Castelli Romani, Viterbese,

aree a Parco, Sabina).

• Tipicità che non riguarda solo i prodotti, ma si allarga a tutto il territorio.

Parallelamente, registra anche una serie di criticità:

• Presenza di alcuni settori tradizionali (cerealicoltura, tabacco, zootecnia ovina,

olivicoltura) in cui i cambiamenti della Pac e la maggiore competitività nei mercati

hanno messo in crisi il sistema di produzione tradizionale.

• Frammentazione fondiaria, che rende difficoltosa la competitività basata sui costi di

produzione, ma che, contestualmente, rappresenta un punto di forza legato ad uno

sviluppo diffuso e ad una adeguata distribuzione della popolazione sul territorio.

• Alcuni territori deboli (Maremma laziale, Reatino, Collatina e montagna frusinate),

che richiedono riconversioni e nuove strategie.

A tutto ciò si deve aggiungere l’attuale criticità dei mercati, che coinvolge anche le

fluttuazioni delle materie prime agricole, che costringerà giocoforza l’agricoltura

romana e laziale in futuro ad essere maggiormente competitiva, unica soluzione per

riuscire a rappresentare un modello economico vincente di sviluppo, in grado di

soddisfare le esigenze della futura area metropolitana romana.

L’obiettivo di queste pagine è lo sviluppo di un modello di agricoltura laziale che

sappia essere competitiva e multifunzionale. Per esserlo, però, occorrerà una forte

riconversione rispetto alla situazione attuale, allo scopo di creare opportunità sia per

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le imprese innovative e orientate al mercato sia per le imprese integrate con il

territorio.

Multifunzionalità e competitività non esprimono due percorsi alternativi, ma sono due

direzioni congiunte per centrare l’obiettivo di una maggiore vitalità delle imprese.

Questo è un concetto che deve essere posto alla base della strategia delle imprese

agricole e per la stessa azione politica regionale. Da questo concetto si deve, quindi,

partire per discutere sulle strategie a disposizione delle imprese agricole per sostenere

la loro vitalità, per promuovere lo sviluppo dei territori rurali e per delineare una

politica agricola regionale di supporto allo sviluppo.

L’impresa agricola deve essere capace di affrontare i nuovi contesti di riferimento

(contesto politico e di mercato). Cultura e creatività imprenditoriale devono diventare i

nuovi pilastri dello sviluppo. Nell’economia moderna contano più le idee, la

comunicazione e la capacità di creare reti di imprese, che i capitali; oggi è così anche

in agricoltura.

Si devono creare le condizioni per l’affermazione di un "modello agro-alimentare-

territoriale laziale", che sappia essere efficiente al suo interno, riconosciuto all’esterno,

capace ancora di rafforzarsi e di generare opportunità per le imprese del territorio.

La politica agricola, in questo contesto, sarà un supporto essenziale per lo sviluppo di

un modello competitivo e multifunzionale, che parte delle imprese e dalle realtà

territoriali e che dovrà essere supportato dalla politica agraria regionale.

Le nostre proposte per l’agricoltura

Le linee strategiche di questa politica agricola regionale dovranno essere:

• Competitività dell’impresa agricola attraverso l’innovazione, la qualità delle

produzioni e l’orientamento al mercato.

• Integrazione e valorizzazione del territorio per accrescere il valore aggiunto

delle produzioni e per la creazione di nuove opportunità nella vendita di servizi,

nella logica della multifunzionalità.

• Produttività certificata, di qualità e sostenibile dal punto di vista ambientale.

• Integrazione fra soggetti pubblici e privati, per creare reti attive e una

concertazione virtuosa finalizzata allo sviluppo.

• Competitività istituzionale, realizzata tramite un decentramento, funzionale al

territorio e alle imprese, e una forte sussidiarietà orizzontale.

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• Competitività territoriale, per creare uno sviluppo che parta dal basso, duraturo

e sostenibile.

• Snellimento burocratico dell’iter amministrativo degli adempimenti delle

imprese.

• Aggregazione dell’offerta commerciale dei prodotti agricoli.

• Rafforzamento del ruolo dell’ARSIAL e diversificazione delle sue competenze

specifiche.

Sosteniamo i seguenti progetti:

Qualità nell’agro-alimentare ed internazionalizzazione.

• È opportuno valorizzare la misura, già prevista nel PSR della Regione Lazio, in

materia di “commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità”.

In tale ambito, sono da ampliare gli interventi previsti per la realizzazione di

azioni di informazione dei consumatori e di diffusione della conoscenza dei

prodotti tipici riconosciuti a livello comunitario, attraverso alcuni passi:

1. Investimenti materiali per la costituzione di reti informatiche e archivi per le

attività di commercializzazione dei prodotti di qualità svolte da soggetti

associati.

2. Investimenti per la strutturazione dei servizi telematici.

3. Realizzazione di servizi volti all’introduzione di sistemi di autocontrollo e alla

implementazione di sistemi di qualità dei prodotti agricoli ed agroalimentari.

Progetti integrati di filiera

• Nell’ambito delle strategie atte a promuovere la vitalità delle imprese

agroalimentari laziali vi è sicuramente il sostegno alla competitività basato

sull’integrazione di filiera.

• Favorire lo sviluppo della filiera corta. Sono già stati emanati strumenti

normativi nazionali innovativi come la legge di orientamento che ha introdotto il

concetto di multifunzionalità ed ha allargato l’operatività delle imprese agricole

dalla produzione alla trasformazione e alla vendita. Devono essere previste

azioni in grado di favorire lo sviluppo nella regione di una rete di spazi dedicati

ai farmer market, spazi destinati esclusivamente ai produttori, favorendo

attraverso opportune campagne pubblicitarie la visibilità di questi punti vendita.

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È opportuno evidenziare come i farmer market svolgono un’importante funzione

calmieratrice dei prezzi a vantaggio sia dei consumatori che delle imprese

agricole.

Diversificazione dell’impresa agricola

• Queste ultime devono sfruttare e saper cogliere le nuove opportunità che

derivano dal mercato, dai consumatori, dai cittadini, dai turisti.

Diversificazione che si amplifica nel momento in cui si considerano le differenti

vie che le imprese possono seguire nelle fasi della trasformazione

(trasformazione tradizionale, nuovi prodotti trasformati) e della

commercializzazione dei prodotti stessi (circuiti brevi, circuiti lunghi). La

diversificazione in agricoltura investe sempre più i servizi che le imprese

agricole sono in grado di produrre:

o Il turismo rurale, l’agriturismo, l’ippoturismo.

o Le aziende didattico-ambientali.

o Le agro energie.

La riconversione dei fabbricati rurali non più utilizzati a scopi agricoli per

destinazioni di pubblica utilità:

o Infanzia.

o Residenza sanitaria assistenziale.

o Edilizia sociale.

o Altre attività connesse. Sono servizi di fondamentale importanza, perché

rispondono ad una nuova domanda della società e forniscono un

contributo insostituibile per la stabilizzazione dell‘occupazione ed

essenziale per la formazione del reddito.

Nel Lazio la direzione strategica della diversificazione è favorita dalla presenza

di un importante luogo di consumo (la città di Roma) con oltre 4 milioni di

abitanti e dalla grande affluenza turistica.

Favorire il consumo dei prodotti a chilometri zero.

• Devono essere attivati incentivi in grado di favorire il consumo di prodotti

provenienti dai territori limitrofi di cui si conosce l’origine. In particolare occorre

prevedere azioni indirizzate alla ristorazione pubblica, sopratutto nelle scuole,

per favorire il consumo dei prodotti locali.

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Riduzione della burocrazia

• Per quanto riguarda il rafforzamento delle imprese agricole nella loro capacità

produttiva l’azione più significativa è quella di ridurre il carico burocratico sulle

imprese. Potenziando anche gli strumenti esistenti che regolano già il rapporto

impresa-pubblica amministrazione in applicazione del principio della

sussidiarietà orizzontale.

Modello strategico produttivo per una nuova agricoltura

• Un modello progettuale così articolato prevede una grande sinergia tra

Istituzioni ed imprese agricole, per realizzare precise scelte:

o Un marchio di qualità, per offrire al consumatore tutte quelle garanzie

richieste in termine di sicurezza, genuinità e provenienza locale.

o La riduzione della CO2, che si ottiene dall’adozione di pratiche agronomiche

corrette, che consentirà alle amministrazioni coinvolte l’ottenimento di crediti

carbonio, favorendo evidenti vantaggi economici e sociali.

o Un “disciplinare di produzione” che consenta agli agricoltori di garantire

produzioni certificate di qualità, ma soprattutto sostenibili dal punto di vista

ambientale.

o La diffusione delle conoscenze di queste tecniche colturali di coltivazione.

o Una migliore organizzazione della concentrazione dell’offerta dei prodotti

agricoli tramite strutture territoriali.

o La valorizzazione del modello verso i cittadini romani e anche verso il gran

numero dei turisti attraverso iniziative di divulgazione e promozione.

o L’organizzazione di canali di commercializzazione sul territorio.

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Il futuro del territorio: al centro della qualità della vita

Le politiche del territorio incidono in maniera diretta sulla qualità della vita dei

cittadini. Noi abbiamo sempre mirato a creare le condizioni affinché ai territori sia

riconosciuta una centralità all’interno delle politiche nazionali e regionali. Ambiente,

turismo, urbanistica, mobilità sono argomenti in una stretta relazione e puntare al

miglioramento del territorio significa interessarsi ad ognuno di questi ambiti.

Urbanistica e tutela ambientale: un nuovo modello di sviluppo

Lo sviluppo economico e sociale che ha caratterizzato la seconda metà del Novecento

ha condotto a una crescita disordinata della città e del territorio,impegnando con

nuove costruzioni una quantità di suolo maggiore di quella utilizzata in tutti i secoli

precedenti.

Gli oggetti principali di tale aggressione edilizia sono stati soprattutto i litorali, le

pianure produttive e i centri antichi.

Un enorme impegno di quantità e un modestissimo impegno di qualità, tanto è vero

che le nostre periferie urbane sono sciatte, brutte e dequalificate formalmente, non

solo quelle “abusive” o “spontanee”, ma spesso anche quelle pianificate, come Tor

Bella Monaca, Corviale a Roma e Laurentino38, ma anche per alcuni dei nostri centri

storici, abbandonati e degradati.

Occorre pensare un modello di sviluppo basato in larga misura sul restauro e sulla

riqualificazione di tanta parte della Regione. Di seguito sono illustrati i criteri con cui

tutto questo deve essere fatto sono.

Le nostre proposte per i criteri di un nuovo sviluppo

Sostenibilità

• Lo sviluppo del territorio si deve basare sul principio della sostenibilità. La

centralità di questo principio determina l’emergere del sistema ambientale

come supporto fondamentale degli altri sistemi territoriali. Vale a dire che i

valori ambientali costituiscono le invarianti rispetto al sistema delle

infrastrutture e a quello insediativi. Parlando di urbanistica, sviluppo sostenibile

vuol dire riconoscere la necessità di associare in modo strutturale tutela,

valorizzazione e riqualificazione, affinché l’ambiente si trasformi in una risorsa

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economica con la convinzione che sviluppo economico e la salvaguardia

ambientale siano due facce della stessa medaglia.

La valorizzazione e la riqualificazione

• La valorizzazione si riferisce soprattutto alle parti urbane e territoriali

caratterizzate da notevoli valenze e potenzialità storiche e architettoniche, nelle

quali i segni delle trasformazioni incontrollate hanno determinato uno stato di

degrado.

I campi d’azione privilegiati per la valorizzazione sono:

o Tra le aree urbane, i centri storici e la città consolidata.

o Nel territorio, le parti di elevata sensibilità ambientale, prime tra tutte

le aree protette regionali.

In particolare per i centri storici, se le cause principali sono da imputare

all’abbandono da parte della residenza e alle conseguenze nel campo delle

attività commerciali, occorre permettere trasformazioni delle destinazioni d’uso

degli immobili compatibili con la loro morfotipologia. Questo al fine di

permettere non solo la modifica quantitativa delle superfici delle unità

immobiliari e la loro ristrutturazione per usi compatibili, come ad esempio le

abitazioni per giovani coppie, ma anche usi temporanei da parte degli studenti

e del turismo culturale, corrispondente a una quota non marginale del turismo

complessivo che, come avviene in molte città d’arte, ama trascorrere periodi di

vacanza nei centri storici più qualificati. Le politiche urbane non possono

limitarsi alla tutela poiché ci sono parti di città che hanno l’esigenza di essere

riqualificate per venir reinserite nell’organizzazione urbana, riguadagnando la

qualità cancellata da processi d’urbanizzazione disordinata e da fenomeni di

degrado e di abbandono.

La riqualificazione deve essere rivolta verso gli insediamenti cresciuti senza

un’adeguata struttura, con scarsi servizi ed elevate quote di abusivismo, con

particolare riferimento alle aree periferiche, ai tessuti edilizi incompiuti e ai

vuoti urbani non definiti, predisponendo programmi finalizzati alla

localizzazione di funzioni pregiate che caratterizzano un sistema urbano.

I campi d’azione privilegiati per la riqualificazione sono pertanto:

o Nelle aree urbane, le periferie e i tessuti edilizi degradati.

o Nel territorio le aree sensibili compromesse, prima fra tutte l’intera

fascia costiera regionale da Formia a Montalto.

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Le nostre proposte per gli strumenti con cui sostenere uno sviluppo

sostenibile

Per rendere operative le politiche urbanistiche secondo le logiche dello sviluppo

sostenibile occorre dotare la Regione di un quadro normativo che innovi alcuni

procedimenti e introduca o modifichi strumenti operativi.

Testo unico delle norme in materia urbanistica

• È lo strumento normativo indispensabile per dotare la Regione Lazio di quel

quadro normativo che definisca il suo ruolo di programmazione ovvero

d’indirizzo, valorizzazione, tutela del territorio, non solo come sistema di

vincolo ma come sistema di prevenzione dei dissesti ambientali.

Nel Testo unico dovranno trovare definizione molti dei capitoli già affrontati ma

anche quelli riferibili alla cosiddetta urbanistica contrattata, poiché non è equo

in termini di opportunità, per i comuni e per i singoli cittadini, che essa venga

lasciata, come attualmente accade, ad una mera regolamentazione

amministrativa che assume caratteri discrezionali.

Con tali interventi normativi, in particolare, si dovranno definire i seguenti

temi:

o La perequazione urbanistica, che di principio disciplina l’equa ripartizione

delle previsioni edificatorie tra aree e soggetti, si dovrà basare non solo su

elementi di carattere finanziario che, comunque, vanno resi meno onerosi

per le finalità d’interesse pubblico, ma anche su contenuti di carattere

incentivante per il soggetto proponente.

o La compensazione, che di principio disciplina la cessione compensativa in

luogo dell’espropriazione pubblica, si dovrà basare anche su contenuti di

carattere incentivante per il proponente, da attuarsi nelle aree oggetto di

cessione o anche compensando perequamente il valore delle aree cedute in

altre località, anche all’interno delle aree metropolitane previo assenso delle

amministrazioni interessate e verificata la compatibilità urbanistica e

ambientale.

o Piani di Recupero nei centri storici. Tali Piani sono attuativi al pari dei Piani

di particolareggiati di iniziativa privata (lottizzazioni) o di iniziativa pubblica

(167, PRU, Print, ecc) ma per essi sarà necessario un diverso modo di

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reperire gli standard urbanistici, magari utilizzando il principio della

monetizzazione e facendo rientrare in limiti più ragionevoli il principio del

contributo straordinario commisurato alla valorizzazione. Il tema dei Piani di

Recupero dei centri storici va inteso come valorizzazione di un patrimonio

comune e non come una mera speculazione privata.

o Piani di Recupero Urbani, di principio riguardano le zone a forte carenza

infrastrutturale e dove è prioritario il principio del restauro urbano ed

ambientale esteso all’intera area metropolitana e dove prevalga il concetto

della demolizione e ricostruzione secondo la disciplina della perequazione e

della compensazione commisurando a livelli non disincentivanti il contributo

straordinario.

o Programmi Integrati. Nella pianificazione possono essere individuati i

Programmi Integrati di cui all’art. 16 della Legge 179/92, opportunamente

inseriti attraverso una normativa che preveda la costruzione, da parte delle

amministrazioni, di “schemi strutturali” di riqualificazione a corredo di

programmi idonei al raggiungimento di obiettivi specifici contenuti negli

stessi “schemi strutturali”, concedendo sia ai proprietari dei lotti edificabili

che partecipano ai suddetti programmi incentivi di superficie edificabile

definiti entro limiti ammissibili per ogni area di intervento, sia ai proprietari

di immobili degradati disposti a demolire e ricostruire premi di cubatura tali

da rendere giustificabile l’operazione. Si tratta, in sostanza, di rendere

ordinari, strumenti incentivanti di tipo straordinario.

o Demolizione e ricostruzione. La riqualificazione del territorio e del tessuto

edilizio urbano e rurale costituisce non solo una esigenza di miglioramento

ambientale, ma anche una prospettiva di sviluppo produttivo e di positiva

ricaduta economica. Un mezzo di grande rilievo è costituito dalla possibilità

che offrono gli interventi di demolizione e di ricostruzione, la cui normativa

va adeguatamente ampliata e incentivata, soprattutto nelle zone C, D, E, F,

di cui al D.M. 2 aprile 1968, favorendone il cambio di destinazione d’uso, nei

limiti della compatibilità urbanistica e paesaggistica e nel rispetto della

normativa riguardante gli standard.

Con il Testo Unico la Pianificazione Paesistica si riallaccia alla Pianificazione

Generale formando un Piano di settore stabilendo un rapporto tra la tutela e la

salvaguardia del territorio in relazione al suo sviluppo.

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Il piano territoriale regionale generale

• Il frequente uso dell’istituto procedurale dell’Accordo di Programma, che

doveva essere utilizzato solo per interventi straordinari dove l’interesse

pubblico prevaleva su quello privato, sottolinea la difficoltà del controllo della

dinamicità delle scelte urbanistiche.

Per coordinare e organizzare tali scelte all’interno di un quadro conoscitivo

organizzato si deve lavorare verso il modello del Piano Generale Territoriale che

assume un valore strutturale e strategico, che definisce gli elementi di natura

prescrittiva con riferimento agli strumenti territoriali che esercitano tale

efficacia (Piano Territoriale Regionale Generale, Piano dei Parchi, Piani di

Assetto Idrogeologico ) e che soprattutto delinei gli scenari dei futuri obiettivi e

tale da renderlo cogente e sovraordinato alla pianificazione comunale.

I grandi temi che il PTRG dovrà affrontare riguardano sia il telaio delle

infrastrutture, che comprenda e valorizzi anche i grandi elementi storici

culturali ambientali, sia gli elementi di indirizzo programmatico, per un corretto

sviluppo del sistema dei trasporti della mobilità.

Il Piano dovrà avere anche una valenza paesistica con la costruzione in

prospettiva di un unico strumento creando un rapporto tra pianificazione

territoriale e pianificazione paesistica, al fine, anche, di dare un indirizzo di

sviluppo alle vocazioni territoriali e superare un dualismo di strumenti, con un

primato della tutela, a volte contraria ad uno sviluppo eco-compatibile.

Il PTRG sarà chiamato a definire gli obiettivi generali da perseguire nell’uso e

nell’assetto del territorio contenendo disposizioni strutturali e programmatiche:

in esso saranno inseriti i diversi piani di settore (Mobilità, Rifiuti, Energia, ecc.).

In sostanza sarà un vero strumento strategico della pianificazione del territorio,

della valutazione della pianificazione territoriale provinciale, della distribuzione

territoriale degli insediamenti produttivi e commerciali, di rilevanza regionale,

della valutazione degli indirizzi e dei criteri per il dimensionamento degli

strumenti di pianificazione territoriale, della definizione delle reti

infrastrutturali. Insomma deve assumere efficacia di piano urbanistico

territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali.

Occorrerà creare una struttura articolata a livello dipartimentale, con un

osservatorio territoriale sostenuto da un sistema informativo, al fine di dare

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alla costruzione, revisione, attuazione e verifica del Piano una capacità

operativa nuova all’altezza delle relative competenze.

Il piano territoriale paesaggistico

• I piani paesistici possono essere l’altro importante strumento di riqualificazione,

affiancando alla tutela passiva, quella attiva o propositiva. Non dovrebbero cioè

limitarsi a dire quello che non si può fare, ma indicare anche quello che si deve

fare, divenendo lo strumento da un lato di una trasformazione ambientale

ordinata, e dall’altro di una riqualificazione urbanistica ed edilizia delle città e

del territorio. La legge regionale 24/98 già individuava alcune categorie

d’intervento in “positivo”. Queste dovrebbero essere ulteriormente sviluppate,

prevedendo differenti modalità di intervento, dal semplice restauro o

ristrutturazione nei centri storici fino alla demolizione e ricostruzione sia di

singoli edifici che di porzioni di tessuto urbano prive di valore storico –

urbanistico - ambientale. Il PTPR assumerebbe così il valore non solo di tutela,

ma anche di recupero, riqualificazione o valorizzazione delle aree e del

patrimonio edilizio degradato.

Il PTPR adottato e mai approvato si è dimostrato fortemente inadeguato e non

rispondente alla necessità di congiungere TUTELA e SVILUPPO.

VANNO RIVISTE LE NORME TECNICHE DEL PTPR E VANNO ESCLUSI GLI

AMBITI CHE NON HANNO VINCOLI COGENTI.

Ridefinire con i Comuni le osservazioni presentate ed esaminatein maniera non

condivisa.

PIANO CASA

A Maggio del 2017 la giunta regionale uscente non ha prorogato le norme dei

primi 6 articoli della Legge 21/2009 (Piano Casa). OCCORRE RIAVVIARLO CON

LA NUOVA LEGGE che ne recuperi le norme importanti e necessarie ad

affrontare l’emergenza e la crisi edilizia. A portare avanti prograi di

riqualificazione degli edifici esistenti con norme chiare e liberali.

Il PIANO CASA non è in contrasto con le norme della legge sulla rigenerazione

urbana (Legge 18 Luglio 2017 n.7) anzi sarebbe il giusto accompagnamento

alla completa attuazione della norma strutturale. Per mpedire il consumo di

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terreno libero e riqualificare IL PATRIMONIO EDILIZIO ESITENTE, dando

opportunità di LAVORO ai professionisti e alle imprese edili occorre semplificare

i canali di destinazione d’uso e la demolizione e ricostruzione.

APPROVARE UNA LEGGE CHE PREVEDA LA UNICA CONFORMITA’ URBANISTICA

superando la vetusta e supertata logica della DOPPIA CONFORMITA’.

Se il terreno dove è realizzato un manufatto senza licenza, consente

urbanisticamente, di realizzarlo, quindi conforme alle norme urbanistiche

vigenti, si può sistemare presentando una semplice domanda al Comune e

pagando un contributo allo stesso.

Rientrano tra gli strumenti di attuazione del PTPR:

o i programmi di intervento per il paesaggio.

o I programmi di intervento per la tutela e la valorizzazione delle

architetture rurali.

o I parchi culturali e archeologici.

o I piani attuativi comunali con valenza paesistica.

o Le varianti speciali per il recupero dei nuclei abusivi in ambito

paesistico.

Tra questi, rivestono una particolare importanza, i piani attuativi con valenza

paesistica, che verificano le perimetrazioni conseguenti alla diversa scala di

rappresentazione grafica dei PTP o del PTPR, precisano i perimetri entro i quali

si attuano le trasformazioni e possono disciplinare, in particolare, la

valorizzazione e il recupero degli insediamenti urbani periferici; la

riqualificazione delle aree di particolare degrado; il recupero del patrimonio

edilizio esistente; la riqualificazione del centro storico e delle relative aree di

rispetto. Tali piani costituiscono integrazione o specificazione del PTPR e

riferimento per il rilascio delle autorizzazioni paesistiche.

Sarebbe altresì opportuno che nel PTPR fossero distinti con maggiore puntualità

i centri e i nuclei storici dai tessuti consolidati esterni e dalle fasce più

periferiche, e che fossero altrimenti definite le fasce di rispetto dei centri

storici, tenendo conto del reale stato dei luoghi invece del generico rispetto di

150 metri, troppo o troppo poco, e comunque inadeguato a permettere effettivi

interventi di riqualificazione nelle fasce urbanizzate ai margini del tessuto

antico o consolidato.

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I centri storici

• La riqualificazione dei centri storici costituisce una priorità importante al fine di

valorizzare un patrimonio storico ed architettonico di grande rilievo. A tal fine

occorre rendere stabile il sistema degli incentivi e offrire modelli validi e

sperimentati di intervento elaborati dalla Regione.

Restaurare, valorizzare, riqualificare un intero territorio regionale è un

programma ambizioso, che necessita di opportune e preliminari

sperimentazioni mediante progetti pilota nei diversi settori d’intervento. A

questo riguardo la Regione Lazio ha già realizzato un’importante iniziativa di

restauro, finanziando e portando a completamento il progetto pilota per il

recupero e il risanamento di nove centri storici nell’alta valle dell’Aniene. In

questo contesto la Regione ha svolto il ruolo di promozione, finanziamento e

coordinamento, coniugando l’azione concreta con la cultura urbanistica e del

restauro.

Il progetto ha introdotto un cambiamento di metodo: non più finanziamenti per

il singolo edificio, ma restauri per valorizzare rilevanti porzioni del centro

storico, restauri che nei loro risvolti sociali ed economici possono contribuire a

sostenere e rilanciare intere comunità.

Occorre rilanciare il progetto di recupero dei centri storici che fu avviato nel

2004 per dare una continuità a questo progetto per il recupero e il risanamento

delle abitazioni dei centri storici minori del Lazio introducendo interventi di

riduzione del rischio sismico.

Riqualificazione della fascia costiera

• Il litorale laziale presenta in alcune zone della costa una edificazione di scarsa

qualità, che costituisce un continuum tale da condizionare l’uso delle stesse

spiagge e presenta una barriera di cemento tale da dequalificare zone di pregio

che altrimenti avrebbero un valore ambientale ed economico importante.

Escludendo qualsiasi intervento di carattere obbligante, trattandosi di zone

edificate legalmente o sanate, appare utile offrire ampi incentivi finalizzati alla

demolizione e ricostruzione con notevole premio di cubatura, in zone

dell’entroterra, individuate dai Comuni.

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La tutela dell’ambiente come risorsa per il territorio

Nella vita quotidiana cresce in tutti noi la voglia di qualità e ambiente. Le tematiche

ambientali rivestono sempre più importanza e suscitano crescente interesse. Tutte le

realtà sociali sono chiamate ad intraprendere quei cambiamenti sostanziali che,

attraverso la programmazione di interventi a medio e lungo termine e con

investimenti sulla formazione e sulle nuove tecnologie, permetteranno di gestire in

maniera oculata le risorse ambientali e per creare sviluppo, occupazione e – al

contempo – coniugare la tutela dell’ambiente garantendone la fruizione per le future

generazioni.

E’ essenziale a tale scopo creare e ampliare i rapporti tra il mondo dei decisori politici

e il territorio, al fine di realizzare quell’indispensabile connubio tra mondo politico,

della ricerca, delle associazioni imprenditoriali e di tutte le rappresentanze dei

cittadini.

La Regione ha un ruolo fondamentale nella definizione delle strategie da intraprendere

in campo ambientale, sia direttamente attraverso le proprie strutture operative, sia

indirettamente gestendo fondi strutturali dell’UE. Troppo spesso gli interventi

emergenziali risultano essere il comportamento ordinario. Bisogna, invece, ragionare

in una logica di pianificazione e programmazione strutturale degli interventi.

Le nostre proposte per la tutela dell’ambiente

La gestione del ciclo dei rifiuti

• La situazione delle gestioni dei rifiuti a livello regionale è preoccupante ed in

particolare nella città di Roma e nella sua area metropolitana.

Si è assistito in questi ultimi anni ad uno scontro istituzionale che non ha risolto

i punti controversi. In particolare non è stato redatto un piano regionale di

programmazione che desse un quadro chiaro sui siti e il numero di impianti di

trattamento.

In assenza di indirizzi chiari e credibili si rischia di continuare a rimandare le

decisioni importanti alimentando il timore di una emergenza che potrebbe

sfociare in una crisi simile a quella della Campania.

Un problema così complesso non può essere risolto adottando una sola filosofia,

né può essere ridotto a una semplice questione di “impianto sì, impianto no”,

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ma deve essere affrontato in maniera articolata con diverse iniziative tra loro

complementari.

• Occorre realizzare due gassificatori o termovalorizzatori che possano evitare di

continuare ad inviare i rifiuti all’estero oppure nelle altre regioni italiane.

• Occorre creare una serie di industrie nel Lazio che possano sviluppare le attività

di recupero dei rifiuti evitando di inviare la plastica la carta ed il vetro fuori dal

Lazio e creando nuovi posti di lavoro.

• Occorre insomma davvero completare il ciclo dei rifiuti producendo da questi

energia, metano e posti di lavoro.

La normativa vigente prevede per lo smaltimento dei rifiuti le seguenti

modalità:

o Riutilizzo e riciclo

o Recupero energetico

o Smaltimento in discarica dei residui trattati

Un approccio efficiente deve far convivere in maniera equilibrata tutte queste

soluzioni. Per fronteggiare correttamente la situazione descritta, occorre:

o Individuare nell’ambito della programmazione regionale in essere, Piano

Regionale dei Rifiuti, il numero degli impianti di trattamento dei rifiuti

necessari distinguendoli tra quelli attualmente in essere e eventualmente

da potenziare e quelli di nuova realizzazione.

o Definire la localizzazione territoriale degli impianti ipotizzando

ammortizzatori sociali per le comunità che vivono nelle aree circostanti

(tariffe agevolate, sgravi fiscali, investimenti locali, politiche di

assunzione che privilegiano la aree interessate ecc.).

o Individuare gli ambiti territoriali ottimali (A.T.O.) in funzione degli

abitanti, del territorio, della quantità e qualità dei rifiuti prodotti e in

relazione a questi indicatori, definire il numero, i siti e la tipologia degli

impianti.

o Ipotizzare per queste aree territoriali strutture di impresa a carattere

misto pubblico-privato in grado di poter gestire i processi nel rispetto

della normativa vigente (Servizi Pubblici Locali).

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o Dare potere a queste strutture per gestire effettivamente i processi per

mezzo della riscossione diretta della tariffa e la possibilità di gestire

direttamente le eventuali gare per l’affidamento dei servizi.

o Potenziare il sistema della raccolta differenziata con iniziative concrete

che permettano la chiusura effettiva del ciclo, favorendo la possibilità,

per le piccole-medie imprese che operano nel settore, di inserire

concretamente nei loro cicli produttivi i materiali provenienti dalla

raccolta differenziata al fine di favorire un reale mercato del rifiuto.

o Questa opportunità prevede il potenziamento di isole ecologiche, aree

attrezzate per il ricevimento delle varie frazioni merceologiche che poi

vengono accorpate e trasportate agli impianti di trattamento.

o Favorire i piccoli/medi impianti di produzione di energia da fonti

rinnovabili che hanno il doppio vantaggio di sottrarre al circuito dei rifiuti

discrete quantità di sostanze e nel contempo producono energia

sottoforma elettrica, biodiesel ecc.

o Favorire la formazione di personale specializzato che intervenga con

tecnologie innovative, nei vari cicli di produzione, per limitare al massimo

la produzione di rifiuti a monte.

Sostenere le imprese che rispettano l’ambiente

• Il programma degli obiettivi 2009-2013 dell’agenzia europea dell’ambiente,

prevede, tra gli altri, la valorizzazione dei servizi o prodotti realizzati da imprese

che rispettano l’ambiente attraverso l’attuazione di opportune procedure

gestionale e tecnologie innovative.

Al fine di minimizzare gli impatti ambientali delle varie realtà produttive si deve

avviare un processo finalizzato all’incremento delle aziende che rispetto alle loro

attività intraprendono e mantengono la certificazione ambientale.

L’obiettivo di aumentare le aziende certificate passa attraverso:

o La predisposizione di sgravi fiscali per i soggetti che mantengono nel

tempo la certificazione.

o La predisposizione di un elenco di fornitori accreditato presso la pubblica

amministrazione di soggetti che lavorano secondo un sistema ambientale.

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o Realizzazione di un accordo tra Regione e istituto di credito al fine

dell’erogazione agevolato di credito per le imprese accreditate presso la

Regione.

o Predisposizione di bandi o premi rivolti ad iniziative di innovazione

tecnologica destinata alla messa a punto di nuove pratiche di eco-

efficienza.

o Realizzazione di campagne informative a larga diffusione, destinate alla

popolazione/consumatori (tipo pubblicità progresso) riguardanti i marchi

di qualità ambientale (UNI EN ISO 14001, EMAS, Ecolabel) e i benefici

collegati.

Risolvere il problema energia: fonti rinnovabili ed energy manager

• L’adesione dell’Italia al protocollo di Kyoto, che impone agli stati firmatari la

riduzione delle emissioni per ridurre l’effetto serra, ha dato un impulso decisivo

all’incremento di produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili. Queste

fonti energetiche sono inesauribili e non producono né gas serra né scorie

inquinanti da smaltire.

Sta diventando indispensabile adottare una politica che consenta di operare

efficacemente ed efficientemente all’interno del complesso “sistema energia”

facendo ricorso essenzialmente a due tipologie di interventi:

o Azioni volte alla massima diffusione possibile di sistemi di energia

alimentati da fonti rinnovabili.

o Azioni volte al conseguimento del massimo risparmio energetico

possibile.

Compito di una Regione in una logica di “Federalismo Ambientale” è quello di

stimolare il mercato e la ricerca nell’ambito della produzione di energia attraverso

le fonti rinnovabili, grazie ad una serie di iniziative tra loro complementari:

o Semplificare, la procedura di autorizzazione e allaccio alla rete.

o Adottare provvedimenti autonomi di detassazione o di incentivazione per

le aziende produttrici tecnologia e servizi legati all’uso delle energie

rinnovabili.

o Adottare provvedimenti autonomi di detassazione o di incentivazione per

ampliare o rinnovare in “Conto Energia” per quelle aziende che

investiranno nel territorio regionale.

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o Installare negli edifici regionali di impianti di produzione di energia da

fonti rinnovabili.

o Recuperare siti come discariche, cave, impianti da bonificare, per la

realizzazione d’impianti di produzione di energia rinnovabile.

o Semplificare le procedure amministrative per la realizzazione di edifici di

nuova costruzione che abbiano integrato un impianto di produzione di

energia da fonti rinnovabile.

Prescindendo dalla fonte di produzione dell’energia elettrica è altrettanto

importante massimizzare il rendimento dell’energia utilizzata attraverso la

riduzione dei consumi e dell’impatto ambientale correlato.

Compito della Regione sarà quello definire percorsi di formazione professionale,

qualificazione ed accreditamento di operatori del settore quali gli “Energy

Manager”, figure professionali che la normativa impone ad ogni comune al fine

di attuare un efficace politica energetica.

L’istituzione di un albo regionale degli Energy Manager rappresenterà un valido

supporto per tutti gli enti locali e per la loro efficienza energetica. Di tale albo,

infatti, tutti gli enti locali dovranno servirsi per nominare il proprio Manager e,

attraverso tali professionisti, la Regione potrà svolgere un ruolo di coordinamento

per l’attuazione delle politiche energetiche regionali.

Aree e parchi da proteggere

Approvare subito i piani di assesto dei parchi

• Le numerose aree verdi abbandonate o mal gestite rappresentano una risorsa

preziosa se gestita in maniera accorta, senza alcun intervento economico da parte

della Regione. Associazioni riconosciute a livello nazionale o locale, con una

attività a carattere ambientale dimostrata da almeno 10 anni su bando regionale,

possono presentare un progetto di gestione di una singola area verde con un arco

di attuazione di 10 anni. Tale progetto deve essere sottoposto ad un controllo

annuale dalla Regione. All’interno del progetto la Regione può realizzare un

impianto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. La proposta, così

attuata, presenterebbe molteplici vantaggi:

o Innalzamento dei livelli occupazionali.

o Incremento della fruibilità da parte dei cittadini delle aree verdi.

o Diminuzione delle aree degradate a rischio criminalità.

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o Diminuzione della probabilità di incendi.

o Aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili.

Rilanciare il turismo con il brand “Lazio”

La crisi internazionale ha colpito diversi settori produttivi, in particolare “quello

turistico organizzato” che, già influenzato dal “fai-da-te” di internet, ne ha risentito

notevolmente. In particolare il nostro turismo sconta anche una scarsa “Brand

Reputation”: l’impoverimento del profilo della “qualità percepita” delle offerte

provenienti dalle varie località della regione Lazio, ha indotto i turisti, in un mercato

già difficile, a non spendere più verso queste destinazioni preferendone altre che sono

riuscite ad affermare un’immagine più appetibile ed affidabile. Questo si riscontra

particolarmente nel turismo incoming, poiché l’Italia e le sue zone di punta come il

Lazio, hanno progressivamente perso appeal per il turista straniero.

Il Lazio può e deve realizzare una struttura strategica di marketing capace di attrarre

mercati e mettere a sistema le risorse per lo sviluppo del:

• Turismo archeologico

• Turismo culturale

• Turismo religioso

• Turismo ambientale

• Turismo fieristico

• Turismo congressuale

• Turismo enogastronomico

• Turismo dello shopping

A livello regionale, l’iniziativa di creare il marchio “Mare del Lazio” per rilanciare la

personalità turistica di tutte le mete laziali balneari è un esempio positivo in questa

direzione, ma a tutt’oggi manca un brand unico per promuovere ed esportare

l’immagine variegata e innovativa della Regione (e non solo di Roma quale polo

attrattivo turistico per eccellenza). Mancano azioni sinergiche fra gli operatori, in

grado di offrire un’immagine forte, coesa, per promuovere la varietà di offerta in

maniera incisiva sui mercati esteri, con un effetto traino sull’attività dei singoli.

Investire in turismo oggi, significa investire nello sviluppo economico di tutto il

territorio.

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Le nostre proposte per il turismo

La campagna EducTour

• Gli EducTour costituiscono una importante occasione per presentare l’offerta

turistica della Regione Lazio, così da rispondere alle esigenze di un prodotto non

più mono-caratterizzato (orientato quindi principalmente all’offerta capitolina) e

non più stagionalizzato (aumentando e spalmando i flussi in entrata). Gli

EducTour sono un’occasione importante per restituire impulso alle imprese

territoriali, dando la possibilità di aumentare la propria competitività rispetto ai

competitor nazionali ed internazionali. La possibilità di vivere un’esperienza in

loco guidati su tutte le tradizioni avrà un effetto a cascata per l’affermazione della

nuova identità turistica della Regione Lazio. Ne consegue una promozione e

divulgazione “cosciente” al consumatore finale sapendo quanto sia importante il

rapporto one-to-one nella vendita.

Rilanciare il Turismo con una giusta sinergia tra pubblico e privato

• Un’agenzia di coordinamento tra i tanti operatori di settori contigui: turismo,

cultura, trasporti, ambiente, formazione e tra soggetti diversi come Comune,

Provincia, Regione, Imprese, Diocesi di Roma. Certamente tutti debbono

sviluppare iniziative autonome, ma occorre un punto di raccordo, informazione,

dialogo e sintesi per ricercare una strategia comune e coordinata che miri

all’accoglienza, alla promozione, alla fidelizzazione del cliente. Una cultura

dell’ospitalità, dell’efficienza dei servizi da contrapporre ad una tendenza che vede

troppo spesso il turista considerato solo per il proprio potenziale economico e

talvolta, purtroppo, anche truffato. Si deve operare per colmare la distanza tra le

nostre offerte e quelle di altri paesi europei, che offrono servizi di qualità,

personale dei servizi pubblici multilingue e maggiore facilità nella fruizione dei

servizi.

Investire nella formazione sul Turismo

• Per superare l’attuale crisi abbiamo bisogno d’investire in formazione in questo

campo. Oggi l’offerta formativa è frammentata, disomogenea e non adeguata. Le

scuole superiori spesso non sono idonee ad introdurre nel mondo del lavoro figure

preparate e in grado di contribuire allo sviluppo del settore.

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Favorire lo sviluppo del turismo agrituristico

• L’agricoltura in generale e, nello specifico occupazionale, l’Agriturismo come

possibilità di un turismo diverso, da affiancare ai percorsi tradizionali, che

rivalutando parti importanti di nostri territori ad una economia attiva, coadiuva la

tutela dell’ambiente e si erge ad ostacolo degli scempi di un non corretto uso dei

territori rurali (discariche, inquinamento, insediamenti abusivi, ecc).

L’applicazione della Legge sul Turismo rurale, che supera molti dei vincoli previsti

invece dalla normativa sugli Agriturismo, costituisce una occasione di occupazione

e recupera tessuti rurali altrimenti lasciati all’abbandono.

Turismo e ambiente

• L’andamento del turismo laziale evidenzia una marcata stagionalità dove i valori

più elevati di presenze si riscontrano nella stagione estiva, con picchi di

concentrazione nel mese di Agosto. Migliorare la qualità delle acque marittime

che bagnano le coste equivale ad aumentare la possibilità di incrementare il

flusso turistico. Per raggiungere tale obiettivo è fondamentale coinvolgere

attivamente le amministrazioni locali e gli organi di gestione e sorveglianza

regionale ARPA e ARDIS. Per incentivare i comuni a migliorare le proprie

performance ambientali la Regione deve istituire un riconoscimento di qualità, che

tenga conto degli sforzi e degli obiettivi raggiunti in campo ambientale dalle

singole amministrazioni locali. Tale riconoscimento sarà titolo di merito per

l’erogazione da parte della Regione di finanziamenti comunitari e nazionali. Tale

riconoscimento sarà legato al livello di qualità di diverse componenti ambientali:

o Qualità delle acque di balneazione su dati ufficiali (ARPA) non legati a

strumentalizzazioni politiche.

o Qualità del territorio: denuncie di abusivismo edilizio, variazione su base

annua della variazione delle percentuali di aree edificate.

o Incremento annuo della percentuale di energia rinnovabile prodotta nel

comune.

o Incremento annuo della percentuale raccolta differenziata.

o Incremento annuo della percentuale di acqua riciclata e riutilizzata.

o Iniziative a carattere informativo e sensibilizzazione a valenza ambientale

realizzate dal Comune (formazione nelle scuole).

o Incremento annuo della percentuale di abitazioni e alberghi che

incorporano soluzioni di architettura bioclimatica.

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o Presenza di strutture turistiche ed industriali che possiedono certificazioni

ambientali.

o Presenza di aziende di agroalimentari inseriti in circuiti che prevedono

marchi di qualità (DOP, DOC, biologici) coltivati o prodotti nell’area del

comune.

o Presenza e diffusione di piste ciclabili presenti nel comune.

Le nuove infrastrutture per i cittadini

I trasporti e le relative infrastrutture di mobilità su ferro, gomma e mare non sono un

settore qualsiasi dell’economia, ma integrati in una logica di intermodalità complessiva

stabiliscono “relazioni”, fanno “rete”: cioè le infrastrutture sono in grado di parlare

all’intero territorio regionale e anche oltre.

Pertanto dalla riprogettazione e soprattutto dagli investimenti, che si sapranno far

confluire in questo settore, dipenderà finalmente il dispiegamento di una più

equilibrata politica del territorio e dell’ambiente che interrompa il recente sviluppo

romano centrico delle giunte di sinistra e di destra, andando a ridefinire la “nuova

mappa delle opportunità dei territori”.

Il nuovo sistema di trasporti ferroviario AV Firenze-Roma-Napoli apre l’opportunità

finalmente di poter utilizzare i binari “normali” per strutturare un efficiente trasporto

regionale su ferro, facendoli diventare delle vere e proprie metropolitane.

Quanto al trasporto urbano su gomma nell’area metropolitana della capitale con oltre

3˙300 Km di linee di autobus registra livelli superiori a quelli delle altre città italiane e

si attesta sugli standard delle metropoli europee.

Al contrario è poco sviluppato il trasporto su ferro, con soli 236,6 Km di rete, parì a

0.09 Km ogni mille abitanti, contro i 0.21 di Torino e gli 0.14 di Milano. Mentre tra le

città europee spicca la dotazione di rete ferroviaria urbana di Praga, Berlino, Vienna o

Zurigo con indici superiori allo 0.50.

Certo è da tempo che grazie alla rete autostradale, il Lazio è più collegato al suo

interno: le autostrade in provincia di Roma raggiungono l’estensione di 388 Km, con

una densità per Km2 di superficie pari a 61.3 m, che in termini assoluti è il valore più

alto a livello nazionale.

E ancora, l’estensione della rete ferroviaria nel Lazio raggiunge i 1˙100 Km, con

elevati indici di qualità: il “doppio binario” è parì al 61% (contro il 37.5% della

Lombardia) e la quota di linee elettrificate si attesta ad oltre l’89%.

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Questi dati collocano la capitale fra le prime in Italia, ma fra le ultime metropoli nel

confronto con l’Europa.

Emblematico è l’aeroporto di Fiumicino, che con 285˙000 m2 di superficie, 265 banchi

per il check-in e 95 piazzali per gli aerei, rappresenta il principale scalo del paese in

termini di passeggeri. Ma, con tutto ciò, l’aeroporto romano trasporta 1/4 dei

passeggeri di Londra, poco più di 1/3 di quelli di Parigi e la metà di Francoforte.

Dal “Piano Regionale della Mobilità e dei Trasporti” si evidenzia che gli spostamenti

giornalieri della regione ammontano a 2.4 milioni, di cui il 75 % nel Comune di Roma,

il 15% nella Città Metropolitana di Roma, il 4% nella provincia di Latina, il 3% nella

provincia di Frosinone, il 2% nella provincia di Viterbo e 1% in quella di Rieti.

La mobilità dominante è quella intercomunale, mentre gli spostamenti extra-

provinciali dominanti riguardano le province di Latina e Frosinone.

Dallo studio sulla mobilità emerge una Regione con traffico congestionato, alto tasso

d’incidentalità stradale e basso utilizzo del trasporto pubblico. Il numero degli

spostamenti sistematici nel Lazio sono superiori alla media nazionale, ma solo il 10%

di questi avviene con il TPL.

Pertanto si impone un riequlibrio del territorio del Lazio attraverso interventi mirati e

relative infrastrutture sul territorio, affinché le aree a bassa demografia sopravvivano

alle forti attrazioni della città metropolitana di Roma, anche in una prospettiva

sovraregionale.

Infine è necessario intervenire anche per ridurre costi e rendere molto più efficiente il

sistema tecnico-amministrativo dalla Regione preposto agli interventi sul sistema

infrastrutturale laziale.

Come nel caso dell’ASTRAL Spa. L’Azienda Strade Lazio nasce con legge regionale

nell’anno 2002. Diventa operativa nell’anno 2003. A portare alla nascita dell’azienda è

il mutato quadro normativo per cui la cosiddetta “devolution” ha condotto alla

riconsegna da parte di ANAS delle tratte stradali che gestiva per conto delle regioni ai

rispettivi enti proprietari. Questo in applicazione del generale principio di sussidiarietà

volto ad avvicinare l’amministrazione ai cittadini e a rendere gli enti proprietari ed

erogatori di servizi direttamente responsabili del proprio operato. L’Astral è un

esempio di come vada ripensata la modalità di gestione delle risorse e quali strumenti

operativi devono essere impiegate per l’ammodernamento del sistema viario e, in

generale, della mobilità laziale.

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Le nostre proposte per la politica dei trasporti

Tra le priorità del futuro immediato, va segnalata l’urgenza del potenziamento del

patrimonio viario regionale in vista di una strategia unitaria e integrata alle altre

politiche per la mobilità intra-regionale per fornire una risposta coerente e strategica

alla domanda di mobilità che viene dai processi di riorganizzazione delle funzioni sul

territorio.

L’intermodalità necessaria nei trasporti della regione

• Individuare le stazioni utili per l’interscambio ferro-gomma-mare sia pubblico che

privato (nodi di interscambio).

• Ridisegnare la rete delle autolinee, in relazione ai nodi di interscambio,

eliminando le “ridondanze di rete”, dovute all’integrazione tra trasporto

extraurbano ed urbano, che spesso si traduce in sovrapposizioni di percorsi

Co.Tra.L. con i TPL locali comunali. In sostanza la nuova rete dei servizi

extraurbani Co.Tra.L. dovrà risultare più veloce, più semplice e razionale.

Pertanto si impone il superamento dell’attuale assetto di rete portante

fortemente radiale, in accesso nei vari capoluoghi, a favore di quei collegamenti

tangenziali fra i maggiori centri delle varie province ed in adduzione al sistema di

RMR, nei vari nodi di interscambio. Tale ridisegno andrà a liberare risorse da

poter meglio reinvestire, laddove necessario, per incrementare servizi di

trasporto locale, sottoforma di servizi aggiuntivi, anche mediante l’introduzione

di nuovi nodi di interscambio gomma- gomma. In proposito esistono studi,

anche recenti, che hanno consentito di individuare le aree a domanda debole la

cui offerta di trasporto pubblico potrebbe affidarsi alle linee dei servizi aggiuntivi,

di cui sopra. Nella sola provincia di Roma detti servizi ammontano ad al meno il

23% delle vetture-Km dell’intera rete, in aree ben localizzate, che possono

prestarsi alla introduzione di sistemi di trasporto alternativi, di base per la

realizzazione dei servizi aggiuntivi.

• Far partire i lavori del progetto del corridoio tirrenico meridionale che vada

dall’autostrada Roma Fiumicino a Formia risolvendo i problemi di tracciato che

collega Spinaceto-Tor de cenci fino all’innesto con l’autostrada per Civitavecchia.

• Corridoio tirrenico settentrionale Roma-Grosseto.

• Completamento Orte–Civitavecchia.

• Realizzazione Cisterna–Valmontone.

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• Completamento Cassia-bis

• Raddoppio della Salaria

Trasporto pubblico

• Concentrazione del programma quinquennale su un numero limitato di

interventi fattibili per raggiungere l’obiettivo di passare in 7 anni da 293.000

passeggeri/gg a 440.000 passeggeri/gg.

• Individuazione di risorse certe e congrue per la realizzazione del Piano di

sviluppo Rete Ferroviaria con investimenti in Infrastruttura.

• Realizzare una rete metropolitana regionale (RMR) che si integri con l’attuale

servizio ferroviario regionale (SFR), in termini di servizi di rete e di nuovo parco

rotabile, tale da garantire un aumento della frequenza dei passaggi dei

convogli, orari cadenzati ed elevata confortabilità nel viaggio.

• Realizzare una rete metropolitana del mare (RMM), resa ancora più fattibile a

seguito del recentissimo passaggio di competenze, risorse e titolarietà dallo

Stato alle Regioni dei collegamenti marittimi in ambito regionale. Non avendo

la Regione Lazio competenze pregresse, sarà gioco-forza il ricorso a gare per

l’espletamento dei tradizionali servizi marittimi e quelli metropolitani di nuova

concezione, attraverso vettori pubblico-privati di maggiore flessibilità in termini

di gestione e economia di esercizio, tali da recuperare risorse in grado di

garantire la sostenibilità dei nuovi collegamenti;

• Rivedere l’accordo regione-ferrovie dello stato per il pieno utilizzo delle reti

ferroviarie regionali.

• Riqualificazione, pulizia e messa in sicurezza e vigilanza di tutte le stazioni

ferroviarie regionali.

La costruzione e l’avvio della nuova linea AV Roma-Napoli ha consentito di superare le

limitazioni di carattere infrastrutturale, quale la necessità di raddoppio dei binari,

nonché la bassa capacità residua tesa a soddisfare la domanda potenziale da parte

della preesistente rete ferroviaria.

Pertanto interventi di riqualificazione degli attuali impianti di segnalamento ferroviario

e più disponibilità di adeguato materiale rotabile del tipo TAF (Treni ad Alta

Frequentazione) potrebbero in tempi brevi costituire la premessa per la realizzazione

di una Rete Metropolitana Regionale .

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Di seguito si indicano gli interventi prioritari in ambito regionale: Direttrice Rieti – Poggio Mirteto – Roma.

• La realizzazione della linea metropolitana Rieti – Poggio Mirteto – Roma

risolverebbe l’anomalia di Rieti, l’unico capoluogo di provincia mancante di un

collegamento ferroviario diretto e rapido con la Capitale.

Direttrice Rieti – Viterbo

• La realizzazione della suddetta linea metropolitana, secondo un ideale asse

trasversale Tirreno – Adriatico, assegnerebbe alle aree interne della provincia di

Rieti e Viterbo non un ruolo di frontiera, con le regioni Toscana, Umbria, Marche

ed Abruzzo, ma di attraversamento e di collegamento, fornendo loro una

centralità (o almeno un’importanza strategica) mai rivestita in passato. In

particolare la suddetta linea risponderebbe all’odierna quasi totale assenza di

spostamenti interprovinciali, rispetto a quelli più marcatamente presenti tre le

province di Latina e Frosinone (grazie anche alla SS156), in maniera da costituire

un’asse per il necessario riequilibrio territoriale ed ambientale della regione Lazio.

Direttrice Rieti - L’Aquila – Avezzano – Roma

• La suddetta linea metropolitana andrebbe ad innestarsi su tracciati preesistenti,

previo raddoppio del binario e riqualificazione del segnalamento, a mezzo

impiego di materiale rotabile del tipo TAF.

Direttrice Roma – Castelli

• Il sub bacino Castelli, costituito da 16 comuni (fra cui Albano, Ciampino, Frascati,

Marino e Velletri) con oltre 300.000 abitanti, largamente urbanizzato è quello più

abitato della provincia di Roma ed è attualmente servito dalla linea ferroviaria

metropolitana FM4, costituita da tre diramazioni a singolo binario,

rispettivamente per Frascati, Albano e Velletri che convergono al nodo di

Ciampino, secondo un classico imbuto. Mentre per la parte gomma, esiste una

rete di autolinee, che convergono in massima parte al terminal di Anagnina,

capolinea della linea A della metropolitana MET.RO. I principali problemi della

linea FM4 sono bassa potenzialità, bassa velocità di esercizio, scarsa accessibilità

di alcune stazioni.

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Direttrice Roma – Litorale Sud

• Il sub bacino Litorale Sud comprende 4 comuni (Nettuno, Anzio, Ardea e

Pomezia) ed ha registrato negli ultimi anni un rilevante incremento della

popolazione residente. Il principale polo di gravitazione è Pomezia, centro

industriale di notevole importanza, ma comunque numerosi servizi di trasporto

sono assicurati anche negli altri centri urbani e statali Pontina, Nettunense e la

Litoranea insieme alla ferrovia FM7 Roma – Nettuno, che costituiscono l’ossatura

fondamentale dei sistemi di trasporto. Il collegamento ferroviario FM7 a binario

unico, ancorché di tipo metropolitano, con fermate ravvicinate in ambito urbano,

si trova in condizioni di saturazione e con velocità di esercizio estremamente

bassa, tale da rendere competitivo il quasi parallelo trasporto su gomma offerto

dalla CO.TRA.L. per quel che riguarda i tempi di percorrenza: circa 1 h e 30 min

contro le 2 h della ferrovia nelle ore di punta.

Direttrice Fiumicino - Roma - Latina – Formia

• La realizzazione della linea metropolitana Fiumicino – Formia, con servizi

frequenti e veloci ed accesso attraverso nodi di interscambio strutturati, è ancor

più fattibile in conseguenza della realizzazione e avvio della AV sulla linea Roma

– Napoli, che ha liberato convogli e quindi aumentato la potenzialità sul

tradizionale tracciato ferroviario. Tale priorità è ancor più necessaria a causa del

mancato completamento del Corridoio Tirrenico Meridionale (autostrada

Fiumicino - Formia), che pure aveva registrato consensi unanimi da parte

dell’assemblea dei Sindaci dei comuni della provincia di Latina interessati al

tracciato.

• Urgente completamento anello ferroviario di Roma

• Fare un bando di project financing per la Roma Lido per farla diventare metropolitana, rifare le stazioni e potenziare la frequenza con diramazioni da Acilia Sud verso Fiumicino collegando cosi la Fiera di Roma.

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Traffico aereo

• Il piano regionale si dovrebbe focalizzare sull’efficienza delle strutture esistenti,

rivedendo il piano di investimenti privati (entro il 2020 5 mld di euro a salire

fino a 14 mld di euro entro il 2040) ed indirizzandolo verso l’integrazione con le

altre forme di trasporto (treno a.v. e collegamenti con porti, etc.).

• Interventi in infrastruttura soprattutto volti a diminuire i tempi di stazionamento

in aeroporto (sistema Bagagli, navetta veloce tra Roma e aeroporto

Fiumicino/Ciampino, collegamento con nodo A.V. di Tiburtina), i tempi (dei

processi) viaggiatori in partenza.

Traffico merci

• Individuazione delle sinergie tra le Piattaforme Multimodali Regionali Nord e Sud

(Orte e Frosinone/Santa Palomba Colleferro).

• Connessione della Rete Merci su Ferro con l’aeroporto Leonardo da Vinci per

traffico Cargo.

• Potenziamento Nodo Logistico Marittimo Civitavecchia (connessione

Civitavecchia-Civita Castellana-Orte-Ancona e Civitavecchia-Roma,

Civitavecchia-aeroporto Fiumicino).

• Partnership pubbico-privato e project financing per realizzazione di

infrastrutture.

Sicurezza stradale

• “Piani provinciali della sicurezza stradale” ai sensi del “P.N.S.S.” art. 32 legge

n°144/99 che prevedono:

o l’eliminazione delle cause di incidente stradale sulla viabilità di

competenza provinciale (il rischio mortale su vettore individuale risulta

21 volte superiore a quello su vettore collettivo, 15 volte superiore per i

feriti);

o sviluppo di numerosi servizi di assistenza alla mobilità in generale ed in

particolare alla viabilità stradale a seguito della diffusione di sistemi di

Information and Communication Technology;

o accordi mirati al miglioramento della sicurezza stradale nei Piani del TPL,

anche attraverso l’adozione sistematica per i vettori del TPL di sistemi di

monitoraggio offerti dalla I.C.T.: AVM (Automatic Vehicle Monitoring) e

RDM (Remote Devices Management) nonchè corsi di guida sicura.

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• Tra i principali sistemi a disposizione per un migliore utilizzo della rete

stradale andranno sviluppati :

o Sistemi di informazione via Segnali a Messaggio Varabile (VMS), con

informazioni in tempo reale dove oltre a segnalazioni di emergenza sono

disponibili tempi di viaggio, ritardi, cause della congestione e, se

presente, lunghezza della coda ed eventuali raccomandazioni sugli

itinerari;

o sistemi di controllo degli accessi alle rampe (Ramp Metering), per evitare

il verificarsi di perturbazioni ed incrementi di portata proprio in condizioni

critiche, quando cioè maggiori dovrebbero essere le prestazioni, possono

essere installati dei sistemi di accesso sulle rampe (a semafori)che

permettono l’ingresso sulla arteria principale (monitorata) solo se viene

garantita l’efficienza del deflusso sulla strada principale, attribuendo code

e ritardi ad un minor numero di veicoli sulla rete secondaria.

La cultura nel Lazio: trasparenza e coordinamento per un settore culturale

più aperto ed efficace.

La cultura è un diritto civile. Da qui deriva la necessità che eventi, spettacoli e i diversi

prodotti culturali siano resi fruibili alla più larga platea possibile, impegnandosi anche

nella valorizzazione delle piccole realtà locali come centri di produzione culturale. La

Regione, quindi, deve svolgere un ruolo primario di responsabilità promuovendo,

potenziando e coordinando le realtà operanti sul territorio regionale. Inoltre nei

processi di finanziamento, produzione e promozione si deve garantire la maggiore

trasparenza possibile affinché tutti i soggetti operanti nel settore possano godere, una

volta rispettati gli standard di qualità e gestione delle attività in questione, di un reale

supporto da parte dell’Ente regionale e della filiera istituzionale.

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Le nostre proposte per la cultura nel Lazio

Potenziare l’ATCL (Associazione Teatrale fra i Comun del Lazo)

La Regione deve potenziare questa Associazione che possa sempre di più veicolare il

“prodotto” culturale. Spesso le risorse sono troppo scarse per consentire agli operatori

di comunicare in modo adeguato quanto fanno sul territorio. L’ente regionale

dovrebbe sostenere tutti, attraverso una politica di Comunicazione e promozione che

agevoli la fruizione del prodotto culturale, portando a conoscenza del cittadino quanto

il territorio offre sotto il profilo della cultura. Questa agenzia dovrebbe avere la

funzione di coordinare gli interventi, di sostenere economicamente la promozione degli

spettacoli, di mettere in relazione gli spazi con le scuole per consentire a quanto più

pubblico in età scolare di accedere agli spettacoli, di fare da volano con le diverse

iniziative presenti sul territorio.

Un progetto per lo spettacolo nel Lazio

• È indispensabile creare un sistema progettuale permanente nell’ambito delle

province, capace di assicurare agli artisti luoghi creativi pensati per il teatro, il

cinema, la musica, la danza, con una tempistica non dettata dalle regole del

mercato ma dalle esigenze artistiche, con momenti di formazione permanente,

di laboratorio, di scrittura e sceneggiatura, di allestimento e messa in scena, di

confronto fra diverse esperienze e culture, di contaminazione di idee e progetti.

Ciò potrà consentire una visibilità permanente del patrimonio quale parte

integrante di un vissuto collettivo, l’attivazione di sinergie con il sistema

produttivo economico del territorio, l’affermarsi di processi di innovazione

tecnologica della filiera culturale, il mutare dei luoghi in set di ripresa di film o

di ambientazione di spettacoli, l’ampliamento e l’inserimento di tali esperienze

all’interno del circuito artistico internazionale, attivare collaborazioni con il

mondo scolastico ed universitario, attrarre quel mecenatismo culturale sensibile

ad una diversa concezione dell’ideare e del fare spettacolo. Inoltre sarà

doveroso rivolgere una particolare attenzione alle giovani generazioni, cui

affidare spazi di creatività,aggregazione, formazione e conoscenza delle

tradizioni, sollecitando l’espressione artistica del territorio collegata alle nuove

tendenze, alla multimedialità, all’uso delle tecnologie applicate alle arti visive, al

confronto con analoghe esperienze straniere.

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• Rivedere l’utilizzo della Film Comission del Lazio con la deiizione di criteri piu

ogettivi per decidere quali produzioni finanziare, partendo dall’obbligo di girare

il film almeno per il 60% delle riprese nel Lazio.

I piccoli centri come motore di una nuova offerta culturale

• Per aumentare l’offerta culturale e ricreativa bisogna valorizzare la vocazione

dei piccoli teatri mettendo in gioco le poetiche delle formazioni giovani, tenendo

conto della pluralità dei linguaggi dello spettacolo dal vivo e delle specificità

linguistiche degli artisti, attraverso un progetto coerente, teso a coinvolgere

non solo il pubblico locale, ma anche quello dei bacini contigui verso spazi poco

conosciuti. Nel Lazio questi teatri sono numerosissimi, e potrebbero assumere

una ritrovata centralità, consentendo di riqualificare i contesti socio culturali dei

piccoli comuni dove spesso sono allocati, consentendo così sia l’ampliamento

delle potenzialità del mercato teatrale con nuovi spazi e nuovi pubblici che si

affacciano sulla scena, sia la realizzazione di una rete che contribuisca alla

promozione turistica della conoscenza dei luoghi, attraverso itinerari e percorsi

di riscoperta del territorio, delle sue bellezze e della sua storia.

Nuovi parchi culturali

• Infine è possibile individuare la possibilità di creare Parchi culturali allo scopo di

promuovere alcuni territori della regione attraverso le opere che luoghi di

particolare bellezza hanno ispirato ai grandi della letteratura, del teatro, della

musica e della danza. Si potrebbe così promuovere una nuova domanda anche

turistica e l’organizzazione di attività innovative che favoriscano la creazione di

nuova imprenditorialità giovanile nel settore dei servizi al turismo ed il

consolidamento delle realtà imprenditoriali già esistenti, con una strategia di

marketing territoriale turistico di stampo culturale nei settori dell’artigianato,

prodotti agro-alimentari, servizi al turista, azioni formative e informative, visite

animate guidate, rievocazioni, percorsi culturali interdisciplinari, animazione

teatrale, festival artistici.

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Integrazione dei siti archeologici

• Un ulteriore aspetto che richiederebbe una più attenta progettazione culturale è

certamente quello dei siti archeologici, in special modo dei teatri antichi (Ostia,

il Tuscolo ecc) che dovrebbero essere programmati secondo una linea precisa e

non casuale come fino ad oggi è accaduto. Non è comprensibile il motivo che

spinge le Amministrazioni a programmare all’interno di questi spazi generi

teatrali che non hanno nulla da condividere con gli spazi stessi (comici di

minore o maggiore successo e qualità). Andrebbe creata una rete che, partendo

dai grandi teatri antichi (Es. Siracusa) valorizzi al massimo i siti archeologici

attraverso il recupero della grande tradizione classica, la sola capace di

convogliare grandi flussi turistici all’interno di questi spazi, e di porci in una

dimensione autenticamente europea.

La regione può costituire l’avanguardia istituzionale di una nuova concezione dello

spettacolo e della cultura di cui riconoscere, esulando dall’assistenzialismo degli

interventi a pioggia, l’eccellenza di un’espressione artistica frutto di un lavoro di

analisi, studio e proposta meditata, strumento indispensabile per la coesione, lo

sviluppo sociale ed economico di un territorio ed il miglioramento della qualità della

vita

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