Bollettino ufficiale dell’UNEBA Istituzioni e Iniziative ... · di carità e di amore...

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale anno XXXVII - n. 1-2 - 2011 spediz. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 2 e 3, Roma

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Page 1: Bollettino ufficiale dell’UNEBA Istituzioni e Iniziative ... · di carità e di amore fraterno”. Con queste parole l’Arcivescovo di Milano, mons. Giovanni Battista Montini,

Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale

anno XXXVII - n. 1-2 - 2011spediz. in abb. post. - D.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 2 e 3, Roma

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3 – UNEBA COMPIE 60 ANNI

5 – COSTITUZIONE E DIRTTI DEI CITTADINI

8 – POVERI, MA… POVERI

10 – LA GRAMMATICA DELLA CASA DI CARTONE

12 – 2011: ANNO EUROPEO DEL VOLONTARIATO

14 – IL VOLTO SEMPLICE DELLA MORALE

16 – CONTRATTO A TERMINE: COME EVITARE TRAPPOLE - QUALCOSA DI NUOVO NEL COLLEGATO LAVORO

19 – NORME GIURIDICHE-GIURISPRUDENZA-

CONSULENZA

23 – AMPLIATI I SERVIZI UNEBA

24 – COLPO D’ALA: UN’EPIGRAFE D’ERBA

Ricordiamo che l’UNEBA ha il suo sito www.uneba.org dovesi trovano notizie aggiornate sulle varie tematiche che inte-ressano i nostri associati e coloro, Istituzioni comprese, cheoperano nei settori socio – assistenziali. Per ricevere il servi-zio di Newsletter, in funzione dal 2008, scrivere [email protected].

In copertina: nelle pagine deinostri periodici lastoriadell’UNEBA

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“C’è stata una specie di vegetazionespontanea, che attraverso i secoli

ha fatto arrivare al di là della singola ini-ziativa particolare con l’istituzione di uncoordinamento di queste molteplici umili egrandi opere di beneficenza e di assistenza,di carità e di amore fraterno”. Con questeparole l’Arcivescovo di Milano, mons.Giovanni Battista Montini, intervenendo alCongresso nazionale del 1955 nel quale la

nostra associa-zione venivatrasformata daANEPAB(AssociazioneNazionale En-ti Privati diAssistenza eBeneficenza)in UNEBA(Unione Na-zionale Enti diBeneficenza edAssistenza),

salutava ed incoraggiava il consolidarsi diquesta “vegetazione spontanea”, di questovolontario consociarsi delle istituzioni as-sistenziali per meglio affermare la propriafunzione di operatrici di fraterna assistenzae mutuo aiuto e comprensione.Il futuro Pontefice così continuava: “E’ no-stra fiducia che da questa mutua comprensio-ne e sostegno venga ad accrescersi la poten-zialità di bene delle nostre opere, le cui fun-zioni non saranno mai rese superflue. Perquanto i benefattori siano numerosi, perquanto le opere pubbliche assicurino una mi-gliore convivenza sociale e tutta la società siindirizzi verso quella che il vostro presiden-te, on. Giambattista Migliori, ha definito“sicurezza sociale”, restano sempre marginiimmensi di bisogni e di sofferenze, a cui nonpuò arrivare che l’opera, lo studio, la avver-tenza anche, dell’iniziativa privata. E chequesta abbia perfezionamenti, abbia mezzinuovi, non può che meritare plauso e sugge-risce l’augurio che l’esercizio della caritàpossa sempre avere maggiore estensione e

perfezione per la gloria di Cristo e per il be-ne del nostro Paese.”Il primo atto della nostra associazione risali-va però al 20 novembre 1950, quando su ini-ziativa dell’Istituto cattolico di attività socia-li (ICAS) e di un gruppo di studiosi ed espo-nenti di opere assistenziali-caritative e sottol’impulso dello stesso mons. Montini, fu de-ciso di costituire a Milano un coordinamentoed una prima forma di rappresentanza delletante opere, prevalentemente di ispirazionecristiana, che agivano a sostegno dei poveri edegli emarginati. La formalizzazione av-venne subito dopo con i l depositodel l ’atto costi tutivo e del lo statutopresso i l notaio nel gennaio1951.La seconda trasformazione, non solo nomi-nalistica, ma anche e soprattutto sostanzia-le, avvenne con l’VIII Congresso svoltosi aRoma nel 1979, quando si decise di mante-nere l’acronimo UNEBA, ormai entrato nel-la legislazione e nella conoscenza comune,ma di affiancarlo e specificarlo con la attua-le denominazione di “Unione nazionale isti-tuzioni ed iniziative di assistenza sociale”,che meglio rispondeva e risponde tuttora al-la mutata legislazione ed al mutato spiritodei tempi,. Si veniva così a comprendere,rappresentare, tutelare tutte le istituzionisenza scopo di lucro che operano nel camposocioassistenziale, sociosanitario e socioe-ducativo, quel complesso e significativo“terzo settore”, composto da associazioni,fondazioni, istituzioni (comprese quelle di-pendenti dall’autorità ecclesiastica e le exIPAB, trasformate in persone giuridicheprivate) che gestiscono servizi residenziali,semiresidenziali, domiciliari, per soggettiin stato di disagio sociale e/o economico,per portatori di handicap, per tossicodipen-denti, per anziani, per la non autosufficien-za, la prima accoglienza, le case famiglia,gli alloggi protetti, etc.

VERS O NUOVE FRONTIEREHo parlato di “terzo settore”, ma ormai an-che questo concetto comincia ad essere limi-tativo e deve essere ripensato in termini at-

L’UNEBA COMPIE 60 ANNIdi Maurizio Giordano

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stema. Ebbene, questo sistema è entrato inuna crisi dalla quale non si può uscire conti-nuando a contare sul solo intervento pubbli-co, ma coinvolgendo le persone in una logi-ca di fratellanza e, quindi, di reciprocità. Nella Enciclica se ne individuano alcuni pas-saggi chiave, tra i quali l’affermarsi di questaampia realtà economico-sociale, a fianco del-le tradizionali organizzazioni di non profit,le associazioni, il volontariato, le opere dicarità, etc. già oggetto della precedente enci-clica Deus caritas est. Realtà che è uno deitanti modi di esprimersi della fraternità-donoe che attua il principio della sussidiarietà, al-tra parole chiave della Dottrina sociale dellaChiesa (ma anche della nostra Costituzione)ed espressione dell’inalienabile libertà uma-na e che è “prima di tutto un aiuto alla per-sona attraverso l’autonomia dei corpi inter-medi. ... Riconoscendo nella reciprocitàl’intima costituzione dell’essere umano, lasussidiarietà è l’antidoto più efficace controogni forma di assistenzialismo paternalista”(CiV, n. 57), ma deve essere intimamentelegata alla solidarietà, perchè senza questascade nel particolarismo sociale, così comela solidarietà senza la sussidiarietà (che è par-tecipazione, responsabilità) scadenell’assistenzialismo che umilia il portatoredi bisogno. Se questo vale per il tradizionalecampo di azione del “mercato”, a maggior ra-gione deve essere affermato - e vissuto - inquel privilegiato campo di espressionedell’attività umana che sono le “opere carita-tive”, nelle quali davvero l’uomo è principioe fine del nostro agire e nelle quali unica lo-gica è quel concetto di fraternità che in Bene-detto XVI è il nome nuovo della gratuità edel dono.Quella che il futuro Paolo VI definiva “ve-getazione spontanea” (alludendo alla tensio-ne delle opere caritative ed assistenziali amigliorare la propria azione e rafforzare lapropria presenza anche dando vita ad organi-smi associativi e rappresentativi, quale èl’UNEBA) continua a dare i suoi frutti, an-che se “la nostra vicenda giuridica non hasempre tenuto conto di ciò e tutte le volteche il potere pubblico ha preso in mano leopere nostre ha cercato di ignorare o addirit-tura mortificare queste ispirazioni e questefinalità superiori”. Le parole, ancoradall’intervento di mons. Montini al Con-gresso del 1955, sono tuttora attuali. e, in-sieme all’intuizione di Benedetto XVI, da unlato confermano la validità del ruolo origi-nale dell’UNEBA, dall’altro ne indicano lenuove frontiere.

tuali (e questa esigenza coinvolge anchel’UNEBA che ne è nel contempo espressio-ne e rappresentanza) ed è significativo cheè ancora ad un Pontefice, Benedetto XVI,che si deve la lettura più originale ed inno-vativa della nostra società. Nella enciclicaCaritas in veritate, affermando che “La dot-trina sociale della Chiesa ritiene che possa-no essere vissuti rapporti autenticamenteumani, di amicizia e di socialità, di solida-rietà e di reciprocità, anche all’internodell’attività economica e non soltanto fuoridi essa o dopo di essa”, fa assumere al nonprofit un significato ed un ruolo sinora maicon così tanta evidenza trattato. Ne derivaun quadro giuridico-economico in cui tuttoè e deve essere permeato dallo spirito di fra-ternità (una sorte di fil rouge che collegatutte le attività umane), ma nel quale possa-no compiutamente esprimersi le “attivitàeconomiche realizzate da soggetti che libe-ramente scelgono di informare il proprioagire a principi diversi da quelli del puroprofitto, senza perciò stesso rinunciare aprodurre valore economico” (CiV, n. 37). Questa impostazione permette al Ponteficeun originale colpo d’ala: l’affermazione cheil modo nuovo di rapportare etica e impresafa superare la distinzione tra imprese finaliz-zate al profitto (profit) e organizzazioni nonfinalizzate al profitto (non profit), non piùadeguata ad una realtà in cui troviamo unavasta area di imprese profit che sottoscrivo-no patti di aiuto per i Paesi in via di svilup-po, fondazioni create da imprese e da questefinanziate, comunità di partecipazione, etc.“Non si tratta di un terzo settore, ma di unanuova ampia realtà composita, che coinvol-ge il privato ed il pubblico e che non esclu-de il profitto, ma lo considera strumento perrealizzare finalità umane e sociali” (CiV, n.46): il profitto come strumento per raggiun-gere finalità di umanizzazione del mercato edella società. Con questa intuizione ilPontefice supera di slancio anche la tradizio-nale dicotomia tra l’economia, quale luogodi produzione della ricchezza, e il sociale,quale luogo di solidaristica distribuzione del-la stessa (o di parte della stessa), che è, a benvedere, il compromesso - sicuramente mol-to “alto” - su cui si sono basati capitalismoe democrazia: lo Stato garantisce libertà diazione alle forze economiche ed opera unprelievo sui redditi prodotti che impiega sianelle tradizionali forme (sicurezza, difesa,giustizia, etc), sia nel sostegno ai redditi del-le persone non incluse nel circuito lavorati-vo, garantendo la complessiva tenuta del si-

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Il prof. Ermanno Gorrieri, che ha curato ilprimo rapporto sulla povertà in Italia per

incarico del Ministero dell’Interno, dicevache il problema più grave in Italia non è la po-vertà, ma la disuguaglianza sociale.Disuguaglianza significa che alcuni hannotroppo, altri troppo poco; alcuni hanno mol-to potere e fanno quello che vogliono, altrinon hanno nessun potere per far valere i lorodiritti.Io vi presenterò alcune riflessioni su questo

tipo di povertà che nasce dalla disugua-glianza. Forse non tutti saranno

d’accordo su quello che dico, ma graziea Dio siamo tutti liberi di espri-

mere il nostropensiero. Uno strumentoche ci consentedi promuoverel’uguaglianza èla Costituzio-ne che – primoelemento diuguaglianza –vale ed è vin-colante pertutti gli ita-liani.E qui nasce

già un problema. Il Presidente della Repubbli-ca fa riferimento continuamente alla Costitu-zione, mentre il Presidente del Consiglio daqualche tempo va ripetendo pubblicamenteche con questa Costituzione non si può gover-nare e perciò ripete che vuole cambiarla.Del resto è coerente con se stesso, perché giànel 1994, quando è entrato in politica, avevaaffermato che la Costituzione va cambiata an-che nella prima parte: non “L’Italia è una Re-pubblica fondata sul lavoro”, ma “L’Italia èuna Repubblica fondata sulla libertà” e ha di-mostrato poi nei fatti che cosa intende per li-bertà.La preparazione a questa relazione mi ha datol’opportunità di rileggere attentamente laCostituzione e di confermarmi nell’idea chela sua attuazione promuove uguaglianza,mentre la sua violazione produce povertà edemarginazione sociale. Non abbiamo il tem-

po per esaminare i 54 articoli che pongono iprincipi fondamentali e regolano i diritti e idoveri – civili, etico-sociali, economici, po-litici – dei cittadini. Mi limito ad alcune ri-flessioni su alcuni articoli, una decina, chemi sembrano più significativi per questo con-vegno.

1 . Articolo 1, secondo capoverso: “La sovra-nità appartiene al popolo, che la esercita nel-le forme e nei limiti della Costituzione”, cioèattraverso la forma rappresentativa. Il popoloelegge i membri del Parlamento che fa le leg-gi. E l’art. 48 dice che l’esercizio del voto, an-dare a votare, è dovere civico. Il cittadino cheinvece di andare a votare va al mare, o in mon-tagna non è un buon cittadino e da solo si im-poverisce della sua sovranità non esercitan-dola.

2 . Art. 2: “La Repubblica riconosce e garanti-sce i diritti inviolabili dell’uomo”. Notate idue verbi: riconosce e garantisce”, non ‘con-cede’, ma ‘riconosce e garantisce’ i dirittiumani, perché sono già nella naturadell’uomo.Si tratta di diritti inviolabili dell’uomo. Eccoil fondamento dell’uguaglianza, la naturaumana. Qui non si usa il termine ‘cittadino’,ma ‘uomo’.Possiamo dire che negli immigrati e nei rom,che sono persone umane, la Repubblica rico-nosce e garantisce gli inviolabili dirittidell’uomo?L’art. 10 dice che “Lo straniero, al quale siaimpedito nel suo paese l’effettivo eserciziodelle libertà democratiche garantite dalla Co-stituzione italiana, ha diritto all’asilo nel ter-ritorio della repubblica, secondo le condizio-ni stabilite dalla legge”.Il respingimento in mare di navi e gommonidi immigrati senza poter verificare se avevanodiritto all’asilo politico non è una grave vio-lazione dei diritti inviolabili dell’uomo,quando si sa che la Libia di Gheddafi non con-cede l’asilo politico perché non ha sottoscrit-to questa norma internazionale?Il «Gazzettino» di Padova recentemente mi hafatto una intervista. Fra le varie domande c’eraquesta: “Si è mai vergognato di essere italia-

COSTITUZIONE E DIRITTIDEI CITTADINIdi Giovanni Nervo *

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lavoratori che hanno passato giorni e setti-mane del passato rigido inverno sul tetto del-le loro aziende per difendere il loro lavoro escongiurare il licenziamento. Fa riflettere an-che il susseguirsi di casi di suicidio per la per-dita del lavoro. Anche dalla mancanza di attua-zione del precetto costituzionale nasce la po-vertà.L’opposizione politica da mesi e mesi battesu questo chiodo: lavoro, lavoro.Il “Corriere della sera” del 3 agosto scorso ini-ziava l’editoriale di Dario Di Vico con questeparole: “Sono novanta giorni che Silvio Ber-lusconi ha l’interim del Ministero dello svi-luppo economico dopo le dimissioni di Clau-dio Scaiola, e la maggioranza non è ancorariuscita a sostituirlo”. Finalmente ora (e sia-mo in ottobre) quel ministero è coperto.La disoccupazione involontaria è una delleforme più gravi di disuguaglianza fra chi ha illavoro e chi non lo ha e inevitabile sorgentedi povertà.

5 . L’articolo 31 interessa particolarmente lavostra Associazione delle famiglie rurali: “LaRepubblica agevola con misure economiche ealtre provvidenze la formazione della fami-glia e l’adempimento dei compiti relativi, conparticolare riguardo alle famiglie numerose”.Il Rapporto 2010 di Caritas Italiana e Fonda-zione Zancan sulla povertà e l’esclusione so-ciale in Italia, dal titolo In caduta libera, ci di-ce quanto la Repubblica ha mantenuto fede aldettato costituzionale e quali conseguenze nederivano per la vita delle famiglie.

6 . L’articolo 36 dice: “Il lavoratore ha dirittoad una retribuzione proporzionata alla quan-tità e qualità del suo lavoro e in ogni caso suf-ficiente ad assicurare a sé e alla sua famigliauna esistenza libera e dignitosa”.Come giudicare allora i fatti di Rosarno e il la-voro nero cui sono costretti molti immigratinon regolari, soprattutto nel lavoro rurale,nell’edilizia e nel lavoro delle badanti?Ecco dove si annida la disuguaglianza e la po-vertà.

7 . L’articolo 38 dice: “I lavoratori hanno di-ritto che siano provveduti e assicurati mezziadeguati alle loro esigenze di vita in caso diinfortunio, malattia, invalidità e vecchiaia,disoccupazione involontaria”.La manovra economica ha tagliato in modoconsistente i fondi trasferiti alle regioni per iservizi sociali, aumentando le disuguaglianzee le povertà e l’esclusione sociale.La Regione Veneto ad esempio ha portato que-sti tagli sulle risorse per l’assistenza alla po-vertà estrema e ai senza dimora: nel 2008 aveva destinato 532.000 euro;

no?” Io ho risposto: “Quando ho visto la ma-rina italiana respingere in mare gli immigratiche tentavano di approdare alla costa italia-na, mentre certamente molti di loro avevanodiritto al rifugio politico perché provenivanoda paesi, come l’Eritrea, dove non c’è libertàpolitica: allora mi sono vergognato di essereitaliano”.L’articolo 2 della Costituzione dunque rico-nosce e garantisce gli inviolabili dirittidell’uomo: quando non vengono riconosciutie garantiti, come spesso avviene per gli im-migrati, nasce una povertà che portaall’esclusione sociale.L’articolo 2 aggiunge che la Repubblica ri-chiede l’adempimento degli inderogabili do-veri di solidarietà politica, economica e so-ciale.Inviolabili diritti e inderogabili doveri.Noi viviamo in un periodo in cui c’è una gran-de e giusta esaltazione del volontariato. Ma ilvolontariato c’è dove c’è, se può, se vuole.Una società senza volontariato è certamentepiù povera, ma è molto più povera se i cittadi-ni non adempiono agli inderogabili doveri disolidarietà politica (ad esempio non vanno avotare), economica (ad esempio non paganole tasse), sociale (ad esempio non assicuranoi livelli essenziali di assistenza).

3 . L’articolo che particolarmente promuovel’uguaglianza è l’articolo 3: “Tutti i cittadinihanno pari dignità sociale e sono uguali da-vanti alla legge, senza distinzione di sesso,di razza, di lingua, di religione, di opinionipolitiche, di condizioni personali e sociali”.Siccome però i costituenti sapevano che que-sto articolo, quando non è osservato, mettemaggiormente in evidenza le disuguaglianzesociali – basta pensare alle leggi ad perso-nam, ai bambini esclusi dalla mensa scolasti-ca perché non potevano pagare, al frequentecomportamento della Lega di fronte agli im-migrati, alla mancata o scarsa tutela dei carce-rati poveri, che spesso si limita alla difesa diufficio – perciò i costituenti hanno aggiuntoall’art. 3 un capoverso: “È compito della Re-pubblica rimuovere gli ostacoli di ordine eco-nomico e sociale, che limitando di fatto la li-bertà, impediscono il pieno sviluppo dellapersona umana”.Dalla violazione di questo articolo della Co-stituzione nascono le varie forme di disugua-glianza, discriminazione ed esclusione socia-le. Sono forme moderne e acute di povertà.

4 . L’articolo 4 dice: “La Repubblica ricono-sce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e pro-muove le condizioni che rendano effettivoquesto diritto”.Abbiamo in mente tutti le scene di decine di

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nel 2009 aveva destinato 350.000 euro;nel 2010 euro zero.In materia penitenziaria: nel 2008 aveva destinato 475.000 euro;nel 2009 aveva destinato 400.000 euro;nel 2010 euro zero.Contro l’abuso dei minori e lo sfruttamentodella prostituzione:nel 2008 aveva destinato 342.000 euro;nel 2009 aveva destinato 150.000 euro;nel 2010 euro zero.

8 . Il governo intende modificare l’articolo 41della Costituzione, che dice tre cose:“L’iniziativa economica privata è libera”: equesto promuove l’uguaglianza; secondo ca-poverso: “Non può svolgersi in contrasto conl’utilità sociale e in modo da recare danno allasicurezza, alla libertà, alla dignità umana”: ègià una limitazione che garantisce i cittadinidai pericoli di devastazione che può portare illibero mercato se non è saggiamente regola-to, ma dà fastidio ai liberisti, secondo i quali èla mano invisibile del mercato che da soloprocura il benessere per tutti, mentrel’esperienza ci dimostra che in un mercatosenza regole i ricchi diventano sempre più ric-chi e i poveri sempre più poveri.Ma quello che dà più fastidio a qualcuno e cheil governo vorrebbe togliere è il terzo capo-verso dell’articolo 41: “La legge determina iprogrammi e i controlli opportuni perchél’attività economica pubblica e privata possaessere indirizzata e coordinata a fini sociali”.La proposta di modifica dell’articolo 41 del-la Costituzione, che il Consiglio dei Mini-stri ha approvato il 18 giugno scorso e in-viato al Parlamento, prevede che una impre-sa possa iniziare anche soltanto conl’autocertificazione e senza preventive au-torizzazioni. Dopo e soltanto dopo lo Sta-to, la Regione, il Comune potranno control-lare se l’attività è in contrasto con qualchedisposizione di legge. Altrettanto perl’attività edilizia.Che una burocrazia troppo complessa e trop-po lenta possa intralciare lo sviluppo delleimprese è innegabile. Ma questa liberalizza-zione – il titolo del quotidiano “La Repubbli-ca” era: “Mani libere per imprese e case” – fa-vorisce veramente il bene comune, di tutti e diciascuno? La devastazione dell’ambiente conl’edilizia abusiva, il dramma dei palazzi deL’Aquila, crollati con vittime perché mal co-struiti, le case crollate a Messina perché co-struite su terreno inadatto obbligano a chie-dersi se l’autocertificazione è sufficiente onon contribuisce invece ad aumentare le disu-guaglianze e l’esclusione sociale.

9 . Concludo citando l’articolo 53 della Co-

stituzione, con un breve commento: “Tuttisono tenuti a concorrere alle spese pubbli-che in ragione della loro capacità contribu-tiva. Il sistema tributario è informato a cri-teri di progressività”, cioè chi ha di più devedare di più.Alcuni responsabili politici ripetono cometitolo di merito: “Non mettiamo le mani nelletasche dei cittadini”. Certo lo Stato ha il do-vere di usare bene il denaro dei cittadini e direndere conto di come lo usa. Ma ha il doveredi ricordare che “Tutti sono tenuti a concorre-re alle spese pubbliche” necessarie per garan-tire il bene comune, fatto anche di ospedali,scuole, sicurezza, strade, università, ecc.Il contribuire alle spese pubbliche per il benecomune è un dovere civico e morale.Affermare come un vanto che il Governo nonmette le mani nelle tasche dei cittadini non èindebolire la morale pubblica e incoraggiarel’evasione fiscale?Nella situazione del terremoto dell’Abruzzo,ad esempio, dove la ricostruzione è lenta o èferma perché non ci sono soldi, piuttosto divantarci di aver fatto molte opere senza mette-re le mani nelle tasche dei cittadini, non sa-rebbe più giusto, come hanno proposto i par-lamentari di un gruppo politico, dopo aver vi-sitato L’Aquila e lo stato della ricostruzione,introdurre una tassa di scopo, motivandone leragioni e rendendo conto di come viene utiliz-zata?Sono forme concrete con cui la Costituzioneci aiuta a promuovere uguaglianza e a combat-tere la povertà e l’esclusione sociale.

Forse da un sacerdote voi aspettavate un di-scorso meno laico, più religioso.Ma se noi crediamo che l’uomo è creato a im-magine di Dio e che la gloria di Dio è l’uomovivente, vedete che c’è un collegamento so-stanziale fra il discorso civile, laico e il di-scorso religioso.E quando l’uomo viene umiliato nella discri-minazione ed esclusione sociale è l’immaginedi Dio che viene discriminata e umiliata.

Concludo ponendo una domanda e lasciando avoi la risposta: la Costituzione è da cambiareperché con questa Costituzione non si può go-vernare, o è da attuare con più fedeltà, più co-raggio e più fiducia?

(*) Presidente onorario Fondazione «E.Zancan» Onlus Centro Studi e ricerca so-ciale

Intervento al Convegno dell’Associazione Famiglie

Rurali Sinistra Piave – Laggio di Cadore, 6 novembre 2010

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si al Nord prevalgono gli stranieri ed al Sudgli italiani.

Queste cifre non sono aride ma gridano lasofferenza di larghi strati di popolazione, laloro disperazione e la sfiducia per il futuro.Non per nulla il titolo del Rapporto è “In ca-duta libera” e contrasta con l’ottimismo go-vernativo diffuso dai mezzi di comunicazio-ne, al punto che il Ministro del welfare si èlamentato di questa analisi spietata che peròè incontrovertibile.La situazione non sembra risolvibile nel bre-ve periodo, anche perché la produzione è inforte calo e la ripresa tarda ad emergere e co-

munque è in Italiaassai più lenta chein altri Paesi euro-pei.

Le politiche di ta-gli alla spesa pub-blica indiscrimi-natamente effet-tuate impedisconoagli Enti locali diintervenire perfornire adeguatiservizi di contra-sto alla povertà.Anzi le famigliesi trovano ad avereprestazioni infe-

riori agli anni precedenti nei servizi sociali,nella sanità e nella scuola. Le recentissimemanifestazioni studentesche sono il sintomodel malessere giovanile per l’incertezza delloro avvenire. Non potendosi aumentare laspesa pubblica, un po’ di ossigeno sarebbepotuto venire da un aumento delle impostedirette specie sulle rendite speculative (esem-pio); invece il Governo ha aumentato le im-poste indirette, specie con la facilitazione deigiochi “gratta e vinci”, del lotto e simili che,notoriamente, in periodi di crisi, sono la dro-ga dei poveri; di contro sono state ridotte leimposte dirette, specie con i condoni e lo“scudo fiscale”, favorendo così l’ulterioreevasione fiscale. Ciò ha determinatol’allargamento della già larga forbice fra uncrescente numero di poveri e un crescente

Il 2010 destinato dall’Europa alla lotta allapovertà ha visto due momenti importanti

di denuncia della gravissima situazione at-tuale: il Decimo rapporto su povertà edesclusione sociale in Italia, pubblicato da IlMulino, curato e presentato da Caritas Ita-liana e Fondazione Zancàn in ottobre 2010 eil convegno su un nuovo welfare, organizza-to a Bologna in novembre col titolo “I di-ritti alzano la voce” dal CNCA e numerosis-sime organizzazioni di volontariato e pro-mozione sociale.

La situazione fotografata dal X Rapporto sudati del 2008/09 è la seguente.Il tasso di disoccu-pazione è pariall’8,5%, ma quel-lo della disoccupa-zione giovanile èdel 28%; il poteredi acquisto dellefamiglie è dimi-nuito dello 0,6%nel 2009 rispettoal 2008; la spesadelle famiglie ita-liane nel 2009 èscesa dell’1,9%; idue terzi dei pove-ri si concentranonel Sud, dove siconcentrano purele centrali di mafia, ‘ndrangheta, camorra esacra corona unita; nel 2009 sono stati persial Sud 194.000 posti di lavoro e al Nord186.000; il 10% degli italiani è a rischio dipovertà; il 55% delle famiglie italiane è sta-to colpito dalla crisi sia per la perdita del la-voro, sia per l’insolvenza di debiti contratti,sia per la caduta nelle maglie dell’usura. Ciòcomporta un ritardo nei matrimoni: i ma-schi sposano verso i 32 anni e le donne ver-so i 29; il primo parto avviene intorno ai 32anni. La povertà è pure causa dell’aumentodegli aborti e dei divorzi.La povertà relativa, cioè rispetto alla mediadella popolazione, è salita all’11%; ma nel-le famiglie con 5 figli sale al 25%; i poverinel 2009 sono oltre otto milioni, di cui cir-ca un milione assistito dalla Caritas; tra es-

POVERI, MA… POVERIdi S alvatore Nocera

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scenza, che diminuirebbe da 43,9 a 40 mi-lioni, come nel 2010.

Nel complesso, le risorse destinate al socia-le passerebbero dai 2 miliardi 527 milionidel 2008 ai poco più di 545 milioni previsti,a oggi, per il 2011.Le difficoltà economiche di Regioni ed Entilocali si tradurranno non solo in meno servi-zi, ma anche in un aumento dei ritardi nei pa-gamenti dovuti al terzo settore, che già orasono talmente alti – in alcune regioni si ar-riva anche a due anni – da mettere a rischio lasopravvivenza stessa delle organizzazioni:siamo al collasso. Tanto più che il Governoha deciso di tagliare anche il 75% del fondodel 5 per mille, di cui usufruiscono pure leorganizzazioni sociali.Saranno proprio i più deboli a pagare talisciagurate scelte politiche, perché Regioni eComuni non saranno in grado di assicurareservizi essenziali come l’assistenza domici-liare agli anziani, i servizi di supporto allafamiglia, i contributi economici che aiutanole famiglie ad arrivare alla fine del mese, gliinterventi per i bambini e i ragazzi con pro-blemi di disagio sociale e quelli in favoredelle persone con disabilità. Una morte an-nunciata, dopo anni di tagli sistematici.”

Di fronte al pessimismo delle cifre e della ra-gione non rimane che l’ottimismo della vo-lontà di resistere al declino e di sperare in unaclasse politica più seriamente responsabiledel bene comune.

drappello di ricchi. Fra i poveri si fa semprepiù pesante la posizione dei più deboli comele famiglie delle persone anziane con disabi-lità, specie di quelle non autosufficienti.

Riporto uno stralcio del comunicato-stampapubblicato al termine del convegno su “I di-ritti alzano la voce”, che denuncia la gravitàdella situazione di queste fasce debolissimedi popolazione a causa della nuova legge fi-nanziaria per il 2010:“Ciò che appare ingiustificabile e inaccetta-bile è l’incredibile riduzione di risorse chehanno subito i fondi nazionali che riguarda-no le politiche sociali: dal 2008 al 2011 lerisorse complessive subirebbero una riduzio-ne di quasi l’80%! Nessun altro settore di ta-le rilevanza ha accusato una decurtazione an-che solo paragonabile. Andando nel detta-glio, il Fondo nazionale politiche socialiscenderebbe dai 929,3 milioni di euro del2008 a 275,3; il fondo per la non autosuffi-cienza (già fortemente sottodimensionato)passerebbe da 300 milioni (400 nel 2009 enel 2010) a zero; il fondo per le politiche del-la famiglia da 346,5 a 52,5; il fondo serviziinfanzia – che ammontava a 100 milioni –resterebbe a zero, come nel 2010; il fondoper le politiche giovanili passerebbe da137,4 a 13,4 milioni; il fondo affitto da205,6 a 33,5 milioni; il fondo perl’inclusione degli immigrati, che ammonta-va a 100 milioni nel 2008, è stato azzeratogià nel 2009. Qualche milione sarebbe toltoanche al fondo nazionale infanzia e adole-

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usando i social network in modo da coinvolgere, in mo-do attivo, sempre più persone. I convegni e i momenti diformazione sono rivolti a persone già motivate ed esper-te. Per anni ci siamo ritrovati a essere sempre gli stessi.Perché non riusciamo ad attirare nuove persone? Perchéutilizziamo il linguaggio sbagliato. Serve un linguaggionuovo e creativo, che usi le tecniche seducenti del marke-ting e della comunicazione patinata. Questo in Europa sifa già, in Italia molto meno.

Ma ques ti meto di rag g i ung o no effetti v amentel ’o bi etti v o di atti rare nuo v e pers o ne?Stiamo cercando di creare un movimento culturale, per-ché siamo convinti che se riusciamo a far germogliarecerte idee, queste prenderanno piede come un virus. E poile persone arriveranno.

Al di l à del l e fo rme di di ffus i o ne, qual i s o no l ei dee che v o l ete di ffo ndere?Innanzitutto vogliamo dire basta alla retoricadell’ascolto. Ripeto, basta ascoltare in maniera passiva,l’ascolto deve essere attivo. Dobbiamo comprendere ibisogni delle persone senza dimora e poi trovare una ri-sposta. Quando qualcuno ci chiede “come posso aiutare isenza dimora?”, noi suggeriamo risposte pratiche. Glidiciamo: “Se hai due case, una affittala a noi. Ci pensia-mo noi a pagare l’affitto”. In quella casa ci possono abi-tare quattro persone che seguono un progetto di inclusio-ne sociale, e non c’è bisogno di distribuire panini.

A pro po s i to di pani ni . Quando s i pens a ad azi o -ni di s o l i dari età nei co nfro nti dei s enza fi s s adi mo ra, v i ene s ubi to i n mente i l g ruppo di v o -l o ntari che di s tri bui s ce pani ni . È s o l o uno s te-reo ti po ?I senza dimora hanno un problema complesso, a cui cor-risponde un ventaglio di risposte molto limitato. La no-stra società non riesce a fornire risposte efficaci. Anni faalla stazione Termini accadeva che nella stessa giornataci fossero più gruppi a distribuire pasti, mentre in altrigiorni non c’era nessuno. E questo si verificava perché igruppi non conoscevano l’esistenza gli uni degli altri.Alla stazione il problema è stato risolto, ma in altri am-biti sussiste ancora. Conosco persone tesserate a piùcentri diurni. È possibile che gli operatori non sappianoche quella persona è seguita anche da un altro centro diur-no? Il rischio è quello di darsi da fare senza risolvere ilproblema reale della persona.

Ques to è un pro bl ema o rg ani zzati v o , ma

Non è stato possibile pubblicare questa inter-vista sul numero 12/2010 di Nuova Proposta,numero per il quale era stata preparata. Lasua attualità rimane comunque intatta.

Fa l’operatore sociale e ama il suo lavoro, ma al tem-po stesso ha un forte cruccio: quello di avere

un’occupazione grazie al fatto che esistano i poveri. Perquesto Gi ro l amo Grammati co , dal 2001 impegnatocon le persone senza fissa dimora per conto di diverseorganizzazioni della Capitale, dedica parte del suo tem-po libero al volontariato: occupandosi sempre dei tantiche nella città di Roma non hanno la fortuna di avere untetto sulla testa e trascorrono la vita tra la strada e i cen-tri di accoglienza. «Ho fatto volontariato con molte or-ganizzazioni diverse», racconta di sé. «Conl’associazione “Ins i eme nel l e terre di mezzo ” or-ganizzavamo la Notte dei senza dimora, che si tiene ognianno ad ottobre. Poi insieme ad altri ho fondato “La ca-s a di carto ne”, di cui sono presidente. Operando comevolontari abbiamo capito sempre più chiaramente chemanca la capacità di creare un movimento culturale dellasolidarietà. Restiamo sempre collegati all’ottica odell’assistenzialismo o della retorica dell’ascolto».

Che i ntende per reto ri ca del l ’as co l to ?Si dice sempre che i poveri vanno ascoltati e che non bi-sogna limitarsi a distribuire pasti e coperte. Tuttavia, aforza di ripetere che le cose puramente materiali non ba-stano, si è creato un effetto boomerang: l’atteggiamentodell’ascolto che hanno i servizi, e a volte anche il volon-tariato, è diventato passivo. Non ci chiediamo più: a cosaserve ascoltare? Ascoltiamo, ascoltiamo, ascoltiamosempre, spesso senza dare una risposta ai bisogni delle

persone. Questo atteggiamento poteva avereun senso quando l’ascolto non c’era, ma oggiprobabilmente ce n’è troppo. A momenti cisono più centri di ascolto che posti letto. In-somma, va bene la cultura dell’ascolto, madobbiamo rilanciare modalità nuove per farciascoltare e per far ascoltare i poveri.

A co s a s i ri feri s ce es attamente?Penso, ad esempio, al “marketing virale”,possibile grazie alle nuove forme di comu-nicazione sul web. Noi produciamo dei vi-deo tipo spot, che sovvertono le logichepiù scontate dell’agire quotidiano. E questivideo li diffondiamo in rete come un virus,10

LA GRAMMATICA DELLA CASA DI CARTONEi nterv i s ta di Anto nel l a Patete

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l ’appro cci o è quel l o g i us to ?Esiste una sorta di diritto di prelazione al povero. Mispiego: molte associazioni considerano i poveri di cui sioccupano i “loro” poveri e non vogliono che altri se neoccupino. Ci sono gruppi che fanno fatica a scambiarsiinformazioni, perché preferiscono che non entri in gio-co un altro attore. È assurdo che nella solidarietà ci siacompetizione tra associazioni, ma è una cosa che ho vi-sto tante volte.

To rni amo al l a do manda s peci fi ca. Serv e di s tri -bui re pani ni e co perte?Nel percorso volontario individuale serve come passag-gio. È utile andare su strada, incontrare le persone e ave-re un rapporto diretto con loro. In questo senso il paninoe la coperta possono diventare un mezzo per approcciar-le. Ma in un’ottica sistemica non serve a nulla. Nel per-corso di inclusione sociale, infatti, è solo un modo di re-plicare metodologie superate. Sono tanti i gruppi e lemense che forniscono pasti. Ma sarebbe piuttosto il ca-so che una cooperativa sociale facesse lo sforzo di assu-mere una persona senza fissa dimora, sostenendo il suopercorso insieme all’assistente sociale, allo psicologo eagli altri operatori sociali. Ecco cosa bisogna fare: ri-schiare, mettersi in gioco. E non limitarsi a distribuirepanini. A volte alla stazione Termini sono più i volonta-ri che i senza dimora che si mettono in fila per il pasto.Certo è un caso limite, ma fa riflettere.

Perché accade ques to ?A volte ho l’impressione che si siano invertiti i ruoli:spesso il volontario che dovrebbe occuparsi di poveri sioccupa di povertà, impegnandosi nell’organizzazione digrandi eventi di sensibilizzazione. Mentre chi si do-vrebbe occupare di povertà, come i grandi en-ti e le amministrazioni pubbliche, spes-so si occupa di poveri. Si limitano,cioè, a seguire un nucleo di poverisenza affrontare il grosso proble-ma della povertà. Si nascondonodietro l’alibi della mancanza distrutture e di risorse. Quindi lafilosofia diventa: aiutiamoquelli che riusciamo ad aiutare.

Ci s o no deimo menti i n cuii s enza di mo ras al g o no s ul l acres tadel l ’o nda. Ilperi o do di Na-tal e-Capo dan-no è i l l o romo mento . Ches uccederà du-rante l e fes te?Succederà quelloche succede ogni

anno. Molti decidono di usare le ferie in modo costrutti-vo e vanno a fare volontariato. Ci sono gruppi che sispostano da una città all’altra per prestare servizio nellestrutture adibite. Così i senza dimora si ritrovano unamassa di persone desiderose di aiutarli: ballano, cantano,giocano a tombola, partecipano al Cenone di Capodan-no. E questa compagnia fa un immenso piacere. I proble-mi nascono il 7 gennaio, quando tutto finisce: dopo que-sto tsunami dell’amore le persone si ritrovano col vuotototale, esattamente come prima. Anzi il vuoto che senti-vano prima del 24 dicembre è acutizzato dall’assenza.Perché durante le feste ci sono state tante promesse. È in-dubbio che molti volontari si innamorino. Quando unvolontario dice a un senza fissa dimora “ti penserò, tiscriverò, ci sentiremo”, ci crede davvero. Ma nella stra-grande maggioranza dei casi i gruppi di volontariato chevengono a fare servizio a Natale non riescono a istaurareun rapporto continuativo. E allora subentra la frustrazio-ne: si mette in evidenza ancor di più il fatto di essere aimargini della società. Insomma, il problema non è quel-lo di fargli compagnia a Natale. Il problema vero è chegli manca il focolare, la dimora, il lavoro, le risorse eco-nomiche per il sostentamento. È ovvio che gli manchianche l’amicizia, perché sono ormai arrivati alla frutta.Però non è il vuoto di amicizia che dobbiamo colmare, leamicizie sono in grado di costruirle da soli.

Ma l e rel azi o ni no n hanno un v al o re di per s é?Relazione significa legame. Queste persone vannoascoltate solo se c’è l’intenzione di creare un legame.Oggi i media alzano il livello di euforia con un pianto ditv, e dopo cinque minuti siamo tutti a pensare ad altro.Sono fugaci momenti di eccessiva emozionalità, ma in

realtà ascoltare una persona è il presupposto per creareuna relazione: bisogna però offrirle una rispo-

sta, che non è immediata, ma deve esserecontinuativa. Queste persone ti rac-

contano tutto, ma dopo averle ascol-tate non puoi esimerti

dall’aiutarle, altrimenti che le haiascoltate a fare? Allora è compi-to dei volontari trovare delle al-ternative. Se lo Stato da solonon riesce a trovare soluzioni,dobbiamo inventarci qualcosa.Senza cadere nella trappola dellacarità: perché non è caritatevolefornire aiuto, cibo e cure medi-che. È una questione di giusti-zia.

C’è qual co s ’al tro che v uo l edi re ai v o l o ntari i n chi us u-ra di i nterv i s ta? Vorrei lan-ciare questo messaggio: fate vo-lontariato tutto l’anno e a Nata-le riposatevi con le vostre fami-glie.

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GLI OBIETTIVI DELL’ANNO EUROPEO DEL VOLONTARIATO

Gli o bi etti v i generali dell’Anno europeo sono: 1 ) creare co ndi zi o ni fav o rev o l i al v o l o ntari atonel l ’Uni o ne euro pea e puntare alla rimozione degliostacoli esistenti allo svolgimento delle attività o cheimpediscano di avvicinarsi al mondo del volontariato,come la mancanza di informazioni su come partecipare,le scarse risorse economiche e la sensazione di non esse-re in grado di “permettersi” di fare volontariato. Vi po-trebbero rientrare quindi anche proposte per superare gliostacoli di carattere burocratico, come alcune barriere peri cittadini extracomunitari o gli adempimentidell’associazione connessi allo svolgimento delle loroattività.2 ) fo rni re ag l i o rg ani zzato ri di atti v i tà di v o -l o ntari ato g l i s trumenti per mi g l i o rare l a qua-l i tà del l e l o ro i ni zi ati v e e agevolarle, nonché aiuta-re gli organizzatori stessi a introdurre nuovi tipi di atti-vità volontarie, incoraggiando la collaborazione in rete,la mobilità e la cooperazione tra organizzazioni di vo-lontariato nonché con soggetti di altri settori.3 ) ri co no s cere l e atti v i tà di v o l o ntari ato al finedi promuovere incentivi appropriati per i privati, le im-prese (datori di lavoro) e le organizzazioni che formano esostengono i volontari (andrebbe inclusa, quindi, anchela sicura fruibilità di permessi lavorativi per svolgerel’attività di volontariato) ed assicurare forme di ricono-scimento, in ambito lavorativo e formativo, anche conriguardo alle capacità ed alle competenze acquisite. Unaproposta: il certificato YOUTHPASS per i giovani asso-ciato a quello di EUROPASS, per fare in modo che il vo-lontariato non sia considerato un’alternativa alla forma-zione ufficiale ma un suo complemento.Un’ulteriore ipotesi per rendere ancor più tangibile e tra-ducibile il valore delle attività di volontariato è di au-mentarne la visibilità come contributo per la società an-che sotto il profilo economico, inserendo il volontaria-to come categoria specifica nei conti statistici di Euro-stat; ma già un primo passo è stato fatto, tant’è che ilcontributo del volontariato sta iniziando ad essere rico-nosciuto come forma di cofinanziamento (contributo innatura da parte dell’associazione) all’interno dei progettipresentati dalle associazioni, sia in ambito comunitarioche nazionale (criterio adottato ad esempio nella diretti-va-bando pubblicata annualmente dal Ministero del la-voro e delle politiche sociali).4 ) s ens i bi l i zzare l ’o pi ni o ne pubbl i ca sul valore el’importanza del volontariato nel tradurre valori in azio-ne, giorno dopo giorno, per uno sviluppo sociale armo-nioso e per la coesione sociale ed economica.

Le i ni zi ati v e che si intendono adottare per conseguiretali obiettivi consistono in:a) s cambi o di es peri enze e di buo ne prati che ,specialmente mediante sistemi efficienti di cooperazio-ne e collegamento in rete tra le associazioni di volontari

L’Anno europeo delle attiv ità di volontariato che pro-muovono la cittadinanza, più brevemente detto an-

che Anno europeo del volontariato, è stato proclamatocon la Decisione del Consiglio dell’Unione europea del27 novembre 2009, pubblicata sulla Gazzetta Ufficialedell’Unione europea L. 17 del 22 gennaio 2010. Con ta-le Decisione è stata approvata una proposta precedente-

mente formulata dallaCommissione euro-pea e si compiel’ultimo atto di unpercorso iniziato an-ni addietro: già in unaComunicazione delgiugno 1997, la

Commissione europea aveva espresso l’importanza dipromuovere il ruolo delle associazioni e delle fondazio-ni in Europa. Già in precedenza il Consiglio aveva indi-cato l’attività di volontariato quale elemento fondamen-tale nel settore della gioventù, elencando gli obiettiviper incentivare le attività di volontariato dei giovani efavorire la mobilità dei giovani nell’UE.

LE PREMESSE DI FONDO

Le attività di volontariato rientrano tra le finalità di nu-merosi programmi tra cui L’Europa per i cittadini e ilServizio volontario europeo del programma Gioventù inazione. Esistono attività di volontariato che si intende preser-vare e, anzi, suscettibili di ulteriore sviluppo (anche senel testo del citato provvedimento comunitario si parladi un volontariato “non ancora sfruttato appieno”, chesuona meno bene). L’Anno europeo delle attiv ità di volontariato vuole for-nire l’occasione di dimostrare, in un contesto europeo,che le attività di volontariato rafforzano la partecipazio-ne civica e possono contribuire a stimolare nei cittadiniil senso di appartenenza alla società ed il loro impegnosociale a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale ed eu-ropeo.L’iniziativa tiene conto della situazione specifica diogni Stato membro: nel documento ci si riferisce, per-ciò, a tutti i tipi di attività di volontariato esistenti, sia-no essi formali o informali, purché intrapresi in base al-la libera volontà e realizzati (precisazione, forse, super-flua dei redattori) senza scopo di lucro. C’è un’importante sottolineatura in cui si precisa che leattività di volontariato aggiungono valore alla societàma no n s i s o s ti tui s co no a po s s i bi l i tà pro fes -

s i o nal i o o ccupazi o nal i remunerate .Sottolineatura rafforzata anche da un Pareredel Comitato delle regioni sul tema Annoeuropeo del volontariato (del febbraio2010), in cui si invitano le autorità pubbli-che a vigilare affinché né esse stesse né iloro partner contrattuali adottino pratichedi questo tipo.12

2011: ANNO EUROPEODEL VOLONTARIATOdi Alessio Affanni

Il 2011 è stato dichiarato “Anno europeo delle attività di volontariato che promuovonola cittadinanza”. Quali sono gliobiettivi e quali le prospettive?

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degli Stati membri. Una proposta per la diffusione di ma-teriali è la creazione di una banca dati europea on line del-le organizzazioni e degli interessati attivi in un determi-nato settore del volontariato, che comprenda sia i pro-getti da essi già completati che quelli in corso, nonché leloro iniziative future, allo scopo di migliorarne il colle-gamento in rete e la comunicazione;b) real i zzazi o ne di s tudi e di l av o ri di ri cerca edi ffus i o ne dei rel ati v i ri s ul tati : un documento inte-ressante è per esempio Volontariato in una politica dieducazione permanente, pubblicato dal Centro EuropeoVolontariato (CEV) nel 2006 oppure Sviluppo di volon-tariato dei dipendenti - una joint venture tra organizza-zioni di volontariato e le imprese? Storie di Successo,pubblicato dal CEV nel 2009, consultabili, insieme amolti altri studi, sul sito www.eyv2011.eu, il sitodell‘Alleanza EYV (European Year of Volunteering), unarete europea creata proprio per l’Anno europeo da vari or-ganismi operanti nel settore;c) co nferenze ed ev enti per pro muo v ere i l di bat-ti to , s ens i bi l i zzare l ’o pi ni o ne pubbl i casull’importanza e al valore delle attività di volontariatoche stimolano l’impegno dei cittadini e, conl’occasione, rendere o mag g i o al l ’azi o ne s v o l tadai v o l o ntari e dal l e l o ro as s o ci azi o ni ;d) i ni zi ati v e co ncrete neg l i Stati membri volte apromuovere gli obiettivi dell’Anno europeo;e) campag ne d’i nfo rmazi o ne e di promozione perdiffondere i messaggi chiave, anche attraverso il ricorsoai nuovi media e ad internet e la creazione, a tal fine, di unportale europeo.L’Anno europeo del volontariato avrà un sostegno finan-ziario di 11 milioni di euro ma la quasi totalità del bilan-cio è destinato agli Stati membri per la realizzazione del-le iniziative previste. Un solo bando di finanziamento:quello per progetti bandiera (flagship projects) con cui sipossono finanziare massimo due progetti che abbiano lafinalità di rafforzare la partnership di livello europeo traorganismi che si occupano di volontariato e che si rico-noscano negli obiettivi dell’Anno.Entro il 31 dicembre 2012 la Commissione europea pre-senterà al Parlamento europeo una relazionesull’attuazione, sui risultati e sulla valutazione globaledelle iniziative previste e realizzate.L’anno 2011 coinciderà con il decimo anniversariodell’Anno internazionale dei volontari promosso dalleNazioni Unite nel 2001, che ottenne un buon livello diattenzione da parte dell’opinione pubblica, e il 5 dicem-bre si celebra la Giornata mondiale del volontariato. Sul-la linea dell’iniziativa promossa all’epoca dalle NazioniUnite, la Commissione europea tenta dunqueun’operazione di rilancio, per lavorare ad una strategiapolitica che promuova, riconosca, faciliti e sostenga ilvolontariato e al fine di sviluppare un’agenda di lavoriche dovrebbe raggiungere il culmine nell’Anno europeodel volontariato + 10, previsto nel 2021.

COSA SUCCEDERA’ IN ITALIA?

L’Osservatorio Nazionale del Volontariato, assumendocome documento di base il Manifesto del volontariato

per l’Europa già adottato dall’AssembleaNazionale del Volontariato tenutasi a Romail 4 e 5 dicembre 2009, ha deliberato il docu-mento d’indirizzo del Piano Italia per il2011 Anno europeo del volontariato. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche So-ciali è stato indicato dal Governo alla Com-missione europea come organismo che

coordinerà le azioni per la preparazione e l’esecuzionedell’evento.Intanto è già stato scelto il logo e lo slogan (“Volunteer!Make a difference”), che le associazioni interessate potran-no utilizzare, senza alterarlo, all’interno dei propri materiali;attraverso il www.destinazioneeuropa.eu invece è possibileconsultare i documenti ed i materiali di lavoro utili alla rea-lizzazione di iniziative di sensibilizzazione e di formazionenonché i calendari degli eventi previsti (la Conferenza diapertura si terrà a Venezia).Nel Piano Italia per il 2011 deliberato dall’OsservatorioNazionale viene citata la Carta dei valori del volontariatosottolineando che la gratuità è l’elemento distintivodell’agire volontario rispetto ad altre componenti del terzosettore.Tra le iniziative previste nel Piano c’è l’utilizzo di cana-li di comunicazione più ampi, come ad esempio mostrefotografiche, spot video, ecc. fino ai social network, perintercettare anche le giovani generazioni. La Commissione Europea organizzerà eventi chenell’arco dell’anno toccheranno tutti i paesi dell’UE equindi interesseranno diverse città italiane. Si ritiene an-che di assegnare premi e riconoscimenti sia istituzionalisia promossi dalle reti associative.

ALCUNE CONSIDERAZIONI

Sarebbe opportuno che la designazione del 2011 quale An-no europeo del volontariato sviluppasse alcune delle atti-vità già previste nel quadro del 2010 Anno europeo dellalotta alla povertà e all’esclusione sociale, sia per il ruolosvolto dal volontariato in tale ambito sia, e soprattutto,per fare in modo che i risultati di queste iniziative non siconcludano con l’anno in cui sono state celebrate: si po-trebbero utilizzare le iniziative del 2011 anche per pianifi-care e attuare azioni collegate ai futuri Anni europei, comel’Anno europeo dell’invecchiamento attivo (previsto peril 2012) e l’Anno europeo della cittadinanza (proposto peril 2013).Approfittando dell’evento, un argomento sul quale dibat-tere potrebbe essere l’individuazione di uno status giuri-dico per i volontari che sia compatibile in tutta l’UE, conun’operazione normativa che possa eliminare le barriereche ostacolano iniziative transfrontaliere (ad esempio,manca una procedura sistematica a livello UE che certifi-chi idoneità e competenze di coloro che desiderano lavo-rare con bambini e adulti fragili, oppure strumenti di tu-tela per consentire, senza ricadute negative, che occupatie disoccupati possano impegnarsi nelle attività di vo-lontariato).Il livello di finanziamenti destinati all’Anno europeodel volontariato è irrisorio (soprattutto rispetto ai 17milioni di euro stanziati per l’Anno europeo del 2010).C’è il rischio che, con finanziamenti di questa entità, gliobiettivi dell’Anno non vengano pienamente realizzatie le attività non arrivino al “grande pubblico”, cioè icittadini. Le associazioni non dovrebbero lasciarsi sfuggirel’opportunità per riflettere sulle crisi istituzionali, so-ciali ed economiche attuali, pensando ad esempio a nuo-ve forme di volontariato impegnate in nuovi (o ritrovati)spazi di intervento ed a nuove modalità per comunicare:dalla promozione di valori etici, a allo sviluppo eco-so-stenibile, dai quali potrebbe scaturire anche un maggiorecoinvolgimento delle nuove generazioni.. . Tutte tracce anche per costruire una “Carta europea del vo-lontariato” (non ancora approvata) che definisca il ruolodelle organizzazioni e stabilisca i loro diritti e le loro re-sponsabilità.13

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limitazioni della libertà di immigrati. E questo è ri-portato con titoli cubitali, senza tener presente la pre-sunzione di innocenza, ma soprattutto insinuando chela provenienza fa classificare tutti gli immigrati diquel Paese come pericolosi delinquenti. Cosa ancorapiù grave, anche se rara, è la notizia che sbatte in pri-ma pagina il nome di un minorenne accusato di com-portamento contrario alle regole civili o al codice pe-nale.

Torno sulla necessità della preparazione adeguata.Specie nelle professioni sociali è successo in passa-to, ma anche oggi non è raro, che un professionistanell’area sociale ( operatore socio-sanitario o educa-tore) possa essere considerato tale, anche se non haconseguito un titolo di studio riconosciuto. Ma anchese è stato definito il profilo professionale, può acca-dere che vi siano in servizio ancora operatorinell’area sociale e socio-sanitaria senza un’adeguatapreparazione.Si deve aggiungere che specie in questo campo non ba-sta la preparazione ( il sapere), ma occorrono anche at-titudini e capacità umane, più che per altre professioni.

Sempre nell’area dei servizi sociali è facile, anche neilivelli alti della dirigenza dello Stato, come delle re-gioni e degli altri enti locali, l’applicazione dellospoils system con il quale le forze politiche ai vari li-velli di governo distribuiscono incarichi ai propriamici o simpatizzanti, che spesso si distinguono perfedeltà al politico più che per preparazione certificatacon un serio curriculum. Si spera che si cambi registrodopo le recenti tre sentenze della Corte Costituziona-le del 2010 (num. 9, 34, 81) con le quali è stato riba-dito che “troppo” spoils system viola la Costituzio-ne, in quanto la regola dell’accesso ai pubblici uffici èil concorso (art. 97).Al riguardo nella mia attività di dirigente nell’area so-ciale, assunto con il vecchio sistema del concorso,dopo un po’ di anni di lavoro e di esperienze in varieamministrazioni e a livelli differenti, ho avuto mododi incontrarmi con colleghi stranieri. Ricordo che in un’occasione, negli USA, il dirigen-te, assunto con lo spoils system, con il quale dovevodefinire un progetto di scambio di giovani operatorisui temi sociali, si presentò consegnandomi un bre-ve curriculum, da cui si desumeva sia la sua preparazio-ne, come l’esperienza acquisita. Questo mi era parsoun modo serio di farsi conoscere non tanto come ami-co del politico, ma come persona esperta e capace.

L’etica in questo periodo viene spesso evocata. Siparla della necessità di maggiore etica da parte dei

rappresentanti della politica e di chi ci governa, de-gli amministratori degli enti regionali e locali e degliorganismi dei servizi strumentali, come da parte deglioperatori dei servizi alle persone.

E’ una parola alla quale si attribuiscono significati di-versi, a seconda di chi la usa, specie in questi tempi.Tralascio quindi una disquisizione sull’etica e in con-creto focalizzo queste note sul come la parola vieneconiugata in concreto a livello di professionisti e dioperatori dei servizi sanitari e sociali. In tal sensosembra accettabile una definizione di etica come uninsieme di regole e di comportamenti che condiziona-no e limitano il potere che ciascuno di noi esercitasugli altri e su se stesso nell’esercizio di una profes-sione o di un ruolo.

Escludo di occuparmi del come spesso l’etica vieneinterpretata a certi livelli alti, perché la cosa ci por-terebbe molto lontano. Infatti, sulla base del princi-pio machiavellico che il fine giustifica i mezzi, incerti casi si ritiene etico qualsiasi comportamento,senza andare per il sottile nella distinzione di ciò cheè bene e ciò che è male sul piano morale.Se quindi – come accennato- si focalizza il tema dell’etica a livello di alcune professioni, si riesce anche aindividuare il denominatore comune. Infattil’avvocato, il maestro e il professore e il giornalista,come il medico e l’infermiere, lo psicologo,l’assistente sociale e l’educatore e quanti altri hannocome “ clienti” le persone, tutti, nessuno escluso, de-vono essere in possesso della preparazione adegua-ta ai compiti da svolgere e tutti devono rispettare re-

gole e avere comportamenti propri dellaprofessione.

Esempi di comportamenti che contrasta-no con l’etica sono quelli del medico cheha poco tempo da dedicare all’ascoltodella persona che si rivolge a lui o quan-do divulga notizie sulla malattie dei suoipazienti. La stessa cosa vale per il pro-fessore e il maestro che usa un linguag-gio volgare verso i propri alunni o chetollera forme di bullismo. Altrettanto sidica del giornalista che non verifica no-tizie di cronaca nera che coinvolgonopersone o soprattutto quando si tratta di

IL VOLTO SEMPLICE DELLA MORALEdi Gi o v anni Santo ne

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Sarebbe possibile anche in Italia? E’ un po’ difficile,fino a quando prevale il criterio di servirsi di dirigentinoti più per la fedeltà e l’appartenenza politica, piùche per la preparazione e l’esperienza. Un freno sispera possa esserci con il richiamo delle citate sen-tenze della Corte Costituzionale.

Uno strumento che indica regole e comportamenti po-trebbe essere la Carta dei serv izi, che è un patto tral’Ente erogatore e le persone che accedono ai servizi,alle quali è riconosciuto il diritto ad essere informatesulle prestazioni offerte, sulle procedure e sugli stan-dard di qualità assicurati, sulle modalità di reclamocontro disservizi e irregolarità.La Carta dei servizi, ben esposta al pubblico, serve afar conoscere i principi che ispirano l’attività comedi seguito riassunti:- eguaglianza, che significa che i servizi previsti ven-gono erogati senza alcuna discriminazione;- imparzialità, che vuol dire che gli operatori ispirano

la propria attività al rispetto della dignità edell’identità culturale delle persone che accedono aiservizi;- partecipazione degli utenti che possono presentaresuggerimenti, istanze, osservazioni su modalità equalità dei servizi e dare la collaborazione richiesta,anche mediante eventuali indagini indirizzate a mi-gliorare le prestazioni. Peraltro dovrebbe essere buona regola che in alcunestrutture, specie gli ospedali e le residenze socio-sani-tarie, l’operatore dei servizi porti bene in evidenza ilcartellino che indica generalità e professione. Altracosa apprezzabile mi pare quella che fa conoscere altrepresenze nei servizi, come quelle dei volontari.

Per concludere, l’etica, specie in figure professionalia contatto con minori, disabili e anziani, esige nonsolo preparazione, ma anche coscienza dei propri li-miti e quindi necessità di aiuto da parte di altri profes-sionisti per l’eventuale e opportuna consulenza.

FAMIGLIE E DIRITTI DELL’INFANZIA E L’ADOLESCENZA- Il 20 novembre 2010 ricorrono i 21 anni della Convenzione ONU, sui diritti

dell’infanzia e dell’adolescenza.- Il 22 novembre 2010 si svolge un Convegno regionale “Verso gli stati generali dei

bambini e degli adolescenti nella Regione Veneto”.Lo scorso anno, in occasione dei 20 anni della Convenzione ONU, ci sono state, sia a li-vello locale, che a livello nazionale (cito il convegno di Napoli) varie iniziative celebra-tive, con risultati concreti modesti.

E’ recente il disegno di legge delega del Governo in materia di fi-liazione. Il Ministro Giovanardi, nel presentare alla stampa ilprovvedimento che equipara i figli naturali a quelli legittimi, haparlato di svolta epocale.

Al riguardo penso che l’Italia avrebbe dovuto adeguarsi da tempo alla Convenzione ONUsui diritti dell’infanzia e l’adolescenza del 20 novembre 1989, ratificata dal Parlamentocon legge del 27 maggio 1991 n. 176. Con tale Convenzione i bambini (tutti e senza al-cuna distinzione) devono essere considerati come persone a pieno diritto.A ciò si aggiungano gli scarsi risultati, sempre in occasione dei 20 anniL’occasione della recente conferenza di Milano sulla famiglia avrebbe potuto essere il ri-lancio delle politiche familiari con risorse certe e opportuni sgravi. Non è stato così. Mentre fa riflettere la proposta di legge del consigliere regionale della Lega del VenetoArianna Lazzarini di intervenire con contributi a favore delle famiglie con un solo geni-tore (anche se i dati del Veneto non differiscono da quelli di altre regioni), a condizioneperò (e questa è una novità discriminante) che risiedano nel territorio regionale da alme-no 10 anni (vale a dire “prima i veneti” e poi gli altri). Alcuni dati: sono quasi 11 milioni i bambini in Italia, di cui 932 mila stranieri (60% natiin Italia); più di 1,7 milioni in povertà relativa. La risposta nella finanziaria ènell’azzeramento del fondo dei servizi per l’infanzia.L’assenza di una politica nazionale e il servizio dell’apposita Commissione nazionale inquesto anno fa riflettere.Altro problema da risolvere è quello dell’ attribuzione della cittadinanza ai bambini natiin Italia da genitori stranieri, come avviene in molti altri Paesi. E ancora: ci sono bam-bini che, in base alla legge sulla sicurezza, rischiano di essere considerati - se i genitoriperdono il lavoro e quindi diventano irregolari e soggetti all’espulsione - figli di n.n. (=gli “ illegittimi” di una volta). Da questi cenni risulta evidente che sarebbe ora di affrontare la materia in modo complessivo!

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Art. 21 D.L. 112/08: aggiunge all’art. 1, comma 1, delD.Lgs 368/01, la previsione che le ragioni tecnico, produt-tivo, organizzativo o sostitutivo sono riferibili “anche allaordinaria attività del datore di lavoro”.

Tale pronunciamento ha il merito di chiudere la questione: èconsentito di ricorrere al contratto a termine anche se le esi-genze si riferiscono a prestazioni rientranti nella normale atti-vità dell’Ente. Questo è, ovviamente, il nostro caso, posto chele assunzioni a termine hanno luogo normalmente per sostitu-zione.NB.: Le ragioni che determinano l’apposizione del termine de-vono essere oggettive, specifiche e verificabili da parte del la-voratore, per evitare comportamenti fraudolenti da parte deldatore di lavoro e devono sussistere al momento della stipuladel contratto. Non ha importanza se successivamente venganomeno: la sopravvenuta stabilità dell’esigenza non incide sullalegittimità del contratto di lavoro e del termine ivi contempla-to.L’onere della prova dell’effettiva sussistenza delle ragioni chegiustificano l’apposizione del termine grava sul datore di lavo-ro, secondo la regola generale.

C.Civ. art. 2697– Onere della prova: Chi vuol far valere undiritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono ilfondamento. Chi eccepisce l’inefficacia di tali fatti ovvero eccepisce cheil diritto si è modificato o estinto deve provare i fatti su cuil’eccezione si fonda.

Tutto ciò premesso, gli Enti dovranno porre attenzione ai se-guenti elementi:• Lettera di assunzione• Limiti numerici• Limite individuale di 36 mesi• Diritto di precedenza nelle successive assunzioni• Meccanismo della proroga• Intervalli nella reiterazione dei contratti

1.Contratto individuale di assunzioneAttenzione, in prima istanza, alla lettera di assunzione. Infatti,le ragioni che giustificano il ricorso al contratto a termine de-vono essere specificate per iscritto nell’atto di assunzione.

Art. 1, D. Lgs. 368/2001: 1. E’ consentita l’apposizione diun termine alla durata del contratto di lavoro subordinatoa fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organiz-zativo o sostitutivo, anche se riferibili alla ordinaria atti-vità del datore di lavoro. 2. La apposizione del termine è priva di effetto se non risul-ta, direttamente o indirettamente, da atto scritto nel qualesono specificate le ragioni di cui al comma 1.

Pertanto le parti - in sede di stipula del contratto – non potran-no limitarsi a ripetere semplicisticamente la formula normati-va, ma dovranno indicare le ragioni dell’assunzione a termine,con sufficiente dettaglio. Ma veniamo al nostro caso prevalente, cioè l’assunzione a ter-mine per sostituzione. Nella lettera di assunzione è necessarioindicare il nominativo della persona sostituita.

Il 19 ottobre 2010 è stato approvato l’atto della Camera. n1441 – quater F, noto come “Collegato Lavoro”. Si tratta di

un provvedimento che conferisce deleghe al Governo in ma-teria di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi,aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi perl’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, dioccupazione femminile, nonché misure contro il lavoro som-merso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di contro-versie di lavoro (una sintesi del Collegato Lavoro è già statapubblicata su www.uneba.org).Il provvedimento contiene alcune ulteriori novità anche in ma-teria di contratti a termine, che si aggiungono a quelle già di-sposte dall’ art. 21 del D.L 112/08, convertito in leggen.133/08.Vi è da chiedersi la ragione di questo continuo rimaneggia-mento del contratto a termine. Il motivo più probabile è che es-so viene considerato, un po’ alla spicciolata, come la quintes-senza della precarietà, ed in quanto tale demonizzato.Non potendo il contratto temporaneo essere tolto di mezzo(questa sarebbe la speranza di molti), esso viene dunque sotto-posto ad una serie di lacci e lacciuoli di guisa che basti una di-sattenzione formale perché si trasformi automaticamente inrapporto a tempo indeterminato.Certamente, non mancheranno datori di lavoro propensi adabusare dell’istituto, ma questi saranno senz’altro bravi anchea schivare i tranelli della legge; il problema si pone invece perquei datori di lavoro che abbiano davvero esigenze tempora-nee, e che rischiano per disattenzione l’automatica trasforma-zione del contratto in tempo indeterminato. In modo tale cheavremo, come conseguenza, un precario in meno ed un impro-duttivo in più. Nel settore socio-assistenziale, occorre dire che il contratto atermine rappresenta uno strumento gestionale indispensabile.Con esso, infatti, facciamo fronte alle assenze programmate oprogrammabili.Ripercorriamo allora le tappe legislative in materia di contrat-ti a termine, evidenziando le principali precauzioni che gli En-ti dovranno adottare al fine di non incorrere in alcun tipo di in-conveniente.L’origine dell’attuale situazione legislativa possiamo collocar-la nel 2001, quando venne emanato il D.Lgs 368/2001 che,all’art.1, delinea la filosofia di fondo del legislatore sulla ma-teria, cioè quella che abbiamo sopra accennato:

Art.1 D.Lgs. 368/2001: “Il contratto di lavo-ro subordinato è stipulato di regola a tempoindeterminato”.

Tale previsione normativa codifica l’indirizzoutopico-sociologico prevalente, secondo cui leragioni giustificatrici del contratto a termine de-vono avere carattere eccezionale, e riferirsi a esi-genze di carattere temporaneo o, comunque, nonstabili.Poiché si riteneva, o si rischiava di ritenere chele attività ordinarie del datore di lavoro (il c.d.“core business”) fossero per definizione “stabi-li”, e quindi che il contratto a termine si potesselegittimamente adottare solo rispetto ad attivitàcollaterali ed accessorie a quella propriadell’Ente, si rendeva necessaria una fondamen-tale precisazione.

CONTRATTO A TERMINE: COMEEVITARE TRAPPOLE - QUALCOSADI NUOVO NEL COLLEGATO LAVOROdi Luciano Conforti

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Corte Cost., sent. n° 214/2009: nei casi di ricorso al con-tratto a tempo determinato per esigenze sostitutive, la veri-fica dell’esistenza dei motivi dell’assunzione a termine(previsti dall’articolo 1, del D.Lgs. 368/01) deve esseresupportata dall’inserimento del nominativo del lavoratoreda sostituire.

Questo obbligo è stato recentemente mitigato dalla Cassazione:

Cass.sent. 1577/2010: nelle realtà più complesse lafinalità sostitutiva non sempre si realizza attraversola sostituzione di un singolo lavoratore ma potrebberiguardare una funzione produttiva specifica che siaoccasionalmente scoperta. In tali circostanze non ésempre possibile l’indicazione del lavoratore o deilavoratori sostituti. Il controllo della specificità de-ve passare necessariamente attraverso la “specifica-zione dei motivi e mediante l’indicazione di criteriche, prescindendo dall’individuazione delle persone,siano tali da non vanificare il criterio selettivo cherichiede la norma”.

Questa sentenza ci consente di operare delle sostituzioni “a ca-scata”, mediante trasferimenti interni. Il nominativo da indica-re è comunque quello del dipendente effettivamente assente.

2.Limiti numericiLa legge prevede limiti massimi di utilizzo del contratto a ter-mine; tuttavia questi sono rimessi esclusivamente alla contrat-tazione collettiva.

D.Lgs 368/01, art. 10 c.7: La individuazione, anche in mi-sura non uniforme, di limiti quantitativi di utilizzazionedell’istituto del contratto a tempo determinato stipulato aisensi dell’articolo 1, comma 1, è affidata ai contratti collet-tivi nazionali di lavoro stipulati dai sindacati comparativa-mente più rappresentativi. Sono in ogni caso esenti da limi-tazioni quantitative i contratti a tempo determinato conclu-si: a) nella fase di avvio di nuove attività per i periodi chesaranno definiti dai contratti collettivi nazionali di lavoroanche in misura non uniforme con riferimento ad aree geo-grafiche e/o comparti merceologici; b) per ragioni di ca-rattere sostitutivo, o di stagionalità, ivi comprese le attivitàgià previste nell’elenco allegato al decreto del Presidentedella Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525, e successive mo-dificazioni; c) per specifici spettacoli ovvero specifici pro-grammi radiofonici o televisivi; d) con lavoratori di età su-periore a 55 anni.

Anche se il superamento dei limiti non è sanzionato, si ritienegeneralmente che in simile ipotesi si determini la automaticatrasformazione in contratto a tempo indeterminato : presumi-bilmente del solo contratto eccedente il limite.Nel settore Uneba, i limiti numerici sono previsti dall’art.22del CCNL: 30% omnicomprensivo, con esclusione delle as-sunzioni a termine per sostituzione, per le quali non vi è al-cun limite, conformemente alla legge.

3.Limite individuale dei 36 mesiE’ previsto un limite individuale di 36 mesi allasuccessione e reiterazione di contratti a termine,superato il quale il rapporto “si considera a tem-po indeterminato”.

D.Lgs. 368/2001 art. 5 comma 4-bis. Fermarestando la disciplina della successione dicontratti di cui ai commi precedenti e fattesalve diverse disposizioni di contratti colletti-vi stipulati a livello nazionale, territoriale oaziendale con le organizzazioni sindacalicomparativamente piu’ rappresentative sulpiano nazionale, qualora per effetto di suc-cessione di contratti a termine per lo svolgi-mento di mansioni equivalenti il rapporto dilavoro fra lo stesso datore di lavoro e lo stes-so lavoratore abbia complessivamente supe-

rato i trentasei mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, in-dipendentemente dai periodi di interruzione che intercorro-no tra un contratto e l’altro, il rapporto di lavoro si consi-dera a tempo indeterminato ai sensi del comma 2. In dero-ga a quanto disposto dal primo periodo del presente com-ma, un ulteriore successivo contratto a termine fra gli stes-si soggetti può essere stipulato per una sola volta, a condi-zione che la stipula avvenga presso la Direzione provincia-le del lavoro competente per territorio e con l’assistenza diun rappresentante di una delle organizzazioni sindacalicomparativamente più rappresentative sul piano nazionalecui il lavoratore sia iscritto o conferisca mandato. Le orga-nizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavorocomparativamente più rappresentative sul piano nazionalestabiliscono con avvisi comuni la durata del predetto ulte-riore contratto. In caso di mancato rispetto della descrittaprocedura, nonché nel caso di superamento del terminestabilito nel medesimo contratto, il nuovo contratto si con-sidera a tempo indeterminato.

E’ dunque espressamente previsto che nel computo si debbanocomprendere le proroghe o i rinnovi. La nuova previsione nonsi applica al primo contratto tra le parti il quale può essere an-che di durata superiore ai 36 mesi.Decorso il limite di 36 mesi si applica il periodo di tolleranzamassimo di venti giorni, con una maggiorazione retributiva:

D.Lgs. 368/2001 art.5: 1. Se il rapporto di lavoro continuadopo la scadenza del termine inizialmente fissato o succes-sivamente prorogato ai sensi dell’articolo 4, il datore di la-voro è tenuto a corrispondere al lavoratore una maggiora-zione della retribuzione per ogni giorno di continuazionedel rapporto pari al venti per cento fino al decimo giornosuccessivo, al quaranta per cento per ciascun giorno ulte-riore.2: Se il rapporto di lavoro continua oltre il ventesimo gior-no in caso di contratto di durata inferiore a sei mesi nonchédecorso il periodo complessivo di cui al comma 4-bis, ov-vero oltre il trentesimo giorno negli altri casi, il contratto siconsidera a tempo indeterminato dalla scadenza dei pre-detti termini.

I contratti collettivi di qualsiasi livello, stipulati con le organiz-zazioni sindacali comparativamente più rappresentative sulpiano nazionale, possono prevedere deroghe in aumento o indiminuzione del periodo legale dei 36 mesi.

D.L. 112/2008 art. 21 comma 2: All’articolo 5, comma4-bis, del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368,come modificato dall’articolo 1, comma 40, della leg-ge24 dicembre 2007, n. 247, dopo le parole «ferma re-stando la disciplina della successione di contratti di cuiai commi precedenti» aggiungere le parole: «e fatte sal-ve diverse disposizioni di contratti collettivi stipulati alivello nazionale, territoriale o aziendale con le orga-nizzazioni sindacali comparativamente più rappresen-tative sul piano nazionale».

La contrattazione collettiva Uneba non ha finora derogato né inpiù né in meno rispetto ai 36 mesi.Si computano nel limite di 36 mesi i periodi di lavoro con man-sioni “equivalenti”, svolti presso lo stesso datore di lavoro.Il principio di equivalenza è un’altra trappola tesa al datore dilavoro.A prima vista sembrerebbe che, se la stessa persona venisse as-sunta in mansioni di diverso livello di inquadramento, si po-trebbero superare i 36 mesi senza penalizzazioni. E invece no:

Cass. Sez.lav. 12.4.2005 n.7453; Cass. Sez.lav.11.12.2003n.18984; Cass. Sez.lav. 15.2.2003 n. 2328: L’equivalenzadeve essere intesa non solo nel senso di pari valore profes-sionale delle mansioni, considerate nella loro oggettività,ma anche come attitudine delle nuove mansioni a consenti-re la piena utilizzazione o, addirittura, l’arricchimento delpatrimonio professionale dal lavoratore acquisito. 17

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ipotesi la durata complessiva del rapporto a termine nonpotrà essere superiore ai tre anni.2. L’onere della prova relativa all’obiettiva esistenza delleragioni che giustificano l’eventuale proroga del terminestesso è a carico del datore di lavoro.

6. Intervalli nella reiterazione dei contratti

Attenzione all’intervallo tra un contratto a termine e l’altro:debbono intercorrere almeno 10 giorni (20 se il contratto è su-periore a 6 mesi):

D.Lgs. 368/2001 Art.5 - 3. Qualora il lavoratore vengariassunto a termine, ai sensi dell’articolo 1, entro un perio-do di dieci giorni dalla data di scadenza di un contratto didurata fino a sei mesi, ovvero venti giorni dalla data di sca-denza di un contratto di durata superiore ai sei mesi, il se-condo contratto si considera a tempo indeterminato.4. Quando si tratta di due assunzioni successive a termine,intendendosi per tali quelle effettuate senza alcuna soluzio-ne di continuità, il rapporto di lavoro si considera a tempoindeterminato dalla data di stipulazione del primo contrat-to.

Se l’intervallo è dunque inferiore a quello prescritto, solo il se-condo contratto a termine di trasforma a tempo indeterminato.Se non vi è alcun intervallo, il rapporto di lavoro diviene a tem-po indeterminato fin dal primo contratto.Alla conclusione di questo “excursus”, esaminiamo le novitàintrodotte sul contratto a termine dal “ Collegato lavoro” ( AttoCamera 1441 – quater F).L’innovazione di più ampia portata riguarda l’impugnativa dellicenziamento (art. 6, L. 604/66). Dalla nuova formulazioneemerge che il lavoratore deve impugnare il licenziamento, apena di decadenza, “entro sessanta giorni dalla ricezione dellasua comunicazione, ovvero dalla comunicazione dei motivi,ove non contestuale, con qualsiasi atto scritto, anche extragiu-diziale, idoneo a rendere nota la volontà del lavoratore ancheattraverso l’intervento dell’organizzazione sindacale direttoad impugnare il licenziamento stesso.L’impugnazione è inefficace se non è seguita, entro il successi-vo termine di duecentosettanta giorni, dal deposito del ricorsonella cancelleria del tribunale in funzione di giudice del lavoroo dalla comunicazione alla controparte della richiesta di tenta-tivo di conciliazione o arbitrato. Qualora la conciliazione ol’arbitrato richiesti siano rifiutati o non sia raggiunto l’accordo,il ricorso al giudice deve essere depositato a pena di decadenzaentro sessanta giorni dal rifiuto o dal mancato accordo.Tale procedura è estesa (comma 3):- ai licenziamenti che presuppongono la risoluzione di questio-ni relative alla legittimità del termine apposto al contratto;- all’azione di nullità del termine apposto al contratto di lavoro,ai sensi degli articoli 1,2 e 4 del D.lgs.n.368/2001, con terminedi impugnativa decorrente dalla scadenza del contratto di lavo-ro.Ulteriore estensione della medesima procedura è prevista(comma 4, lettera a), ai contratti a termine (stipulati ex articoli1, 2 e 4 del D.Lgs. 368/01) in essere alla data di entrata in vi-gore del collegato, con decorrenza per l’impugnativa dalla sca-denza del termine. La stessa prassi è prevista (comma 4, let-tera b) anche per i contratti a tempo determinato stipulati aisensi di precedenti norme (come per esempio la legge 230/62),già cessati alla data di entrata in vigore del collegato; in questaulteriore circostanza i 60giorni per l’impugnativa decorrono dalla data di entrata in vi-gore della legge.Il successivo comma 5 introduce un’ indennità risarcitoria dacorrispondersi nei casi di conversione giudiziale del rapporto atermine in contratto a tempo indeterminato. Il lavoratore ha di-ritto a ricevere “un’indennità onnicomprensiva nella misuracompresa tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 12 mensilitàdell’ultima retribuzione globale di fatto”. Nell’individuare lasomma risarcitoria il giudice deve tenere conto del numero deidipendenti dell’azienda, delle sue dimensioni, dell’anzianità diservizio del lavoratore nonché del comportamento e delle con-dizioni delle parti (art. 8, legge 604/66).

Dovremmo, insomma, considerare l’equivalenza non delle so-le mansioni “oggettive”, ma anche “soggettive”. Non essendoper noi agevole chiarire questo concetto, il suggerimento è:non superare comunque i 36 mesi. In deroga alla previsione generale, la norma consente che oltreil limite di 36 mesi o quello differente,determinato dai contrat-ti collettivi di qualsiasi livello, possa essere stipulato un soloulteriore contratto,“da sottoscriversi presso la Direzione pro-vinciale del lavoro competente per territorio con l’assistenzasindacale. La norma affida ad avvisi comuni – sottoscritti dal-le organizzazione sindacali dei lavoratori e dei datori di lavorocomparativamente più rappresentative sul piano nazionale, ilcompito di stabilire la durata del predetto ulteriore contratto.

L’accordo interconfederale siglato il 10 aprile 2008 traConfindustria e CGIL, CISL, UIL fissa la duratadell’ulteriore contratto in 8 mesi.

La normativa collettiva Uneba non prevede ancora alcuna du-rata per il contratto extra.Con riferimento al compito della DPL si precisa che il suo in-tervento è finalizzato esclusivamente alla verifica circa lacompletezza e la correttezza formale del contenuto del con-tratto a tempo determinato e la genuinità del consenso del la-voratore alla sottoscrizione dello stesso, senza che tale inter-vento possa determinare effetti certificativi in ordine alla ef-fettiva sussistenza dei presupposti giustificativi richiesti dallalegge.

4. Il diritto di precedenza

Dopo sei mesi di contratto a termine, si acquisisce un diritto diprecedenza nelle successive assunzioni a tempo indetermina-to.

D.Lgs. 368/01 art 5, comma 4 quater: Il lavoratore che,nell’esecuzione di uno o più contratti a termine presso lastessa azienda, abbia prestato attività lavorativa per unperiodo superiore a sei mesi, ha diritto di precedenza, fat-te salve diverse disposizioni di contratti collettivi stipulatia livello nazionale, territoriale o aziendale con le organiz-zazioni sindacali comparativamente piu’ rappresentativesul piano nazionale, nelle assunzioni a tempo indetermina-to effettuate dal datore di lavoro entro i successivi dodicimesi con riferimento alle mansioni già espletate in esecu-zione dei rapporti a termine.

In questo caso, tuttavia, non sussiste l’ambiguità che abbiamorilevato a proposito dell’equivalenza delle mansioni. Per averdiritto alla precedenza nell’assunzione a tempo indeterminato,deve trattarsi esattamente della stessa mansione ricopertanel corso di precedenti rapporti a termine che abbiano avutoluogo nei precedenti 12 mesi.Il diritto di precedenza non sembra sussistere rispetto a suc-cessive assunzioni ancora a termine.

5. Disciplina della prorogaAnche la proroga del contratto a termine, possi-bile una sola volta, deve trovare giustificazionein motivazioni oggettive, con onere della provaa carico datoriale, e riguardare la stessa attivitàdel contratto prorogato. Non sarà possibile pro-rogare contratti superiori al triennio. Non saran-no possibili proroghe che comportino una dura-ta complessiva del contrato superiore a tre anni.

D.Lgs.368/2001 Art.4:1. Il termine del con-tratto a tempo determinato può essere, con ilconsenso del lavoratore, prorogato soloquando la durata iniziale del contratto siainferiore a tre anni. In questi casi la prorogaè ammessa una sola volta e a condizione chesia richiesta da ragioni oggettive e si riferi-sca alla stessa attività lavorativa per la qua-le il contratto è stato stipulato a tempo de-terminato. Con esclusivo riferimento a tale18

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dagine va effettuata presso le Regioni e le Province auto-nome che – in base all’art. 7 del citato DPR 361 – sono te-nutarie del registro delle persone giuridiche ... L’eventualeindividuazione di soggetti privi di riconoscimento com-porterà l’esclusione degli stessi dall’elenco curato da questaAgenzia.” precisando di seguito che “nella considerazioneche l’art. 1, comma 1234, della legge 296 del 2006 faesclusivo riferimento alle associazioni riconosciute, si pre-cisa che l’unica forma di riconoscimento della personalitàgiuridica è quella disciplinata dal DPR 361 del 7 dicembre2000 (Regolamento recante norme per la semplificazionedei procedimenti di riconoscimento delle persone giuridi-che private e di approvazione dell’atto costitutivo)”.Dunque, ai fini del riparto della quota del cinque per milleper “associazioni e fondazioni riconosciute” devono inten-dersi le associazioni e le fondazioni che abbiano ottenuto ilriconoscimento della personalità giuridica ai sensi delDPR 10 febbraio 2000, n. 361.Con riguardo poi alle associazioni che operano nei settoridi cui all’art. 10 del decreto legislativo n. 460 del 1997, lacircolare precisa che i settori di attività che, ricorrendo ilpresupposto del riconoscimento della personalità giuridica,danno titolo alle associazioni e fondazioni riconosciute apartecipare al riparto della quota del cinque per milledell’IRPEF sono quelli relativi: all’assistenza sociale e so-cio-sanitaria; all’assistenza sanitaria; alla beneficenza; all’istruzione; alla formazione; allo sport dilettantistico; allatutela, promozione e valorizzazione delle cose d’interesseartistico e storico di cui alla legge 1° giugno 1939, n.1089, ivi comprese le biblioteche e i beni di cui al decretodel Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n.1409 (ora decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, re-cante il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”); allatutela ed alla valorizzazione della natura e dell’ambiente,con esclusione dell’attività esercitata abitualmente, di rac-colta e riciclaggio dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi dicui all’articolo 7 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22; alla promozione della cultura e dell’arte; alla tutela deidiritti civili; alla ricerca scientifica di particolare interessesociale svolta in ambiti e secondo modalità definite con de-creto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2003, n.135.L’esclusività o la prevalenza dell’operatività negli anzidet-ti settori è prevista dalle disposizioni in materia di cinqueper mille per l’esercizio finanziario 2008, dall’art. 3, com-ma 5, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finan-ziaria 2008); al contrario, relativamente agli esercizi 2006,2007, 2009 e 2010 le associazioni e fondazioni ricono-sciute possono accedere al beneficio del cinque per milleanche se svolgono attività nei settori di cui all’articolo 10,comma 1, lettera a), del decreto n. 460 del 1997 in manie-ra non esclusiva o non prevalente.A tal fine la circolare n. 30/2007, con riferimento alle fon-

STATO - AGENZIA DELLE ENTRATE - CIRCOLAREN. 56/E DEL 10 DICEMBRE 2010

(Chiarimenti in merito ai soggetti destinatari della quo-ta del cinque per mille dell’Irpef)

Con la circolare in parola l’Agenzia delle Entrate ha forni-to chiarimenti in merito ai soggetti destinatari della quotadel cinque per mille dell’Irpef, avuto riguardo in particola-re alle problematiche, evidenziate in fase di controllo delledichiarazioni sostitutive prodotte e di erogazione del con-tributo, relative all’individuazione degli enti riconducibilifra le associazioni e fondazioni riconosciute che operano inuno dei settori indicati nell’articolo 10, comma 1, letteraa), del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, nonchéalla cessazione dell’attività da parte degli enti destinataridella quota del cinque per mille ovvero dell’attività che dàdiritto al beneficio.Con riguardo al primo aspetto l’Agenzia, dopo avere os-servato che i beneficiari del contributo del cinque per mil-le sono stati individuati per categorie soggettive in funzio-ne della finalità di utilità sociale perseguita, ha evidenzia-to altresì che le associazioni e le fondazioni sono state co-stantemente ricondotte nella tipologia soggettiva che com-prende le organizzazioni private senza scopo di lucro cheoperano in settori di rilevanza sociale, sinteticamente indi-viduata come sostegno al “volontariato”.Alla stregua di ciò possono iscriversi negli elenchi deglienti destinatari del cinque per mille le associazioni e le fon-dazioni che abbiano ottenuto il riconoscimento ed operino,senza scopo di lucro, nei settori di cui all’articolo 10, com-ma 1, lettera a) del decreto legislativo n. 460 del 1997.In merito al requisito del riconoscimento si richiamanopreliminarmente i chiarimenti forniti con le circolari n. 30del 22 maggio 2007 e n. 57 del 25 ottobre 2007.Con la circolare n. 30/2007 è stato precisato che “la nor-ma istitutiva del 5 per mille, fa unico riferimento alle as-sociazioni e alle fondazioni riconosciute; per tali soggetti,dunque, l’unica forma di riconoscimento non può che es-sere quella che attribuisce ai medesimi la personalità giuri-dica e che viene attualmente disciplinata nel DPR n. 361del 7 dicembre 2000 (Regolamento recante norme per lasemplificazione dei procedimenti di riconoscimento dellepersone giuridiche private e di approvazione dell’atto co-stitutivo)”.Con la successiva circolare n. 57/2007 è stato chiarito che“I riscontri sulle dichiarazioni sostitutive prodotte dai rap-presentanti degli enti in parola devono in via prioritaria ac-clarare se gli stessi siano dotati del riconoscimento dellapersonalità giuridica, ai sensi del DPR n. 361 del 2000. Atal fine occorre prendere gli opportuni contatti con gli Uf-fici Territoriali di Governo, presso i quali potranno esserereperiti gli Statuti delle singole associazioni. Analoga in-

Norme giuridiche - Giurisprudenza - Consulenzan.138

a cura dell’avv. Giacomo Mari

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dazioni operanti in maniera non esclusiva o prevalente neisettori di cui all’articolo 10, comma 1, lettera a), del Dlgsn. 460 del 1997, ha chiarito che i controlli delle dichiara-zioni sostitutive devono accertare tra l’altro “che tra i finiistituzionali sia previsto lo svolgimento di attività nei set-tori indicati nel comma 1, lettera a), dell’articolo 10 delDlgs n. 460 del 1997” e “che le fondazioni oggettod’esameoperino concretamente in uno dei settori previsti dal ri-chiamato articolo 10.”La successiva circolare n. 57/2007, con riferimento alleassociazioni riconosciute, ha evidenziato l’esigenza di “ap-profondimenti di carattere amministrativo, tesi ad acclararela tipologia dell’attività, l’effettivo svolgimento dellastessa” anche attraverso le consultazione di atti o docu-menti quali l’atto costitutivo, lo statuto e l’ultimo rendi-conto annuale.Alla luce di quanto sopra l’Agenzia delle Entrate ha segna-lato che ai fini dell’accesso al beneficio del cinque per mil-le: nell’atto costitutivo o nello statuto devono essere indi-cate le attività che l’ente svolge nei settori stabiliti dallanorma; tali attività, ancorché non prevalenti, non devono,tuttavia, avere carattere di occasionalità, marginalità o sus-sidiarietà, ma devono concorrere a realizzare gli scopi pro-pri dell’ente; l’esplicita previsione statutaria deve trovareriscontro in concreto nell’attività effettivamente svolta.Con riguardo infine al concetto di non lucrativitàl’Agenzia delle Entrate segnala che le associazioni e fonda-zioni riconosciute, al pari degli altri soggetti ricondottidalle disposizioni in materia del cinque per mille nella ca-tegoria individuata come sostegno al “volontariato”, sonoorganizzazioni di natura privatistica senza fine di lucro; ta-le requisito, sebbene non espresso, costituisce carattere es-senziale costantemente attribuito alle associazioni ed allefondazioni riconosciute beneficiarie del cinque per mille.Ciò comporta in concreto per tali enti, come per tutti glialtri soggetti connotati dalla assenza di fini di lucro, il di-vieto di distribuzione, anche indiretta, degli utili e avanzidi gestione nonché di fondi riserve o capitale e, in caso discioglimento, il vincolo di devoluzione del patrimonio adaltra associazione con finalità analoghe o a fini di pubbli-ca utilità.

REGIONE FRIULI-VENEZIA GIULIA - LR 11/2006,ART. 8 BIS, COMMA 3. REGOLAMENTO DI MO-DIFICA AL REGOLAMENTO PER LA CONCESSIO-NE DEGLI ASSEGNI UNA TANTUM CORRELATIALLE NASCITE E ALLE ADOZIONI DI MINORIAVVENUTE A PARTIRE DALL’1 GENNAIO 2007DI CUI AL COMMA 3, DELL’ARTICOLO 8 BIS,DELLA LEGGE REGIONALE 7 LUGLIO 2006, N.11 (INTERVENTI REGIONALI A SOSTEGNO DEL-LA FAMIGLIA E DELLA GENITORIALITA’) EMA-NATO CON DECRETO DEL PRESIDENTE DELLAREGIONE 4 GIUGNO 2009, N. 0149/PRES.

(Decreto del presidente della regione 5 marzo 2010, n.46 - Pubblicato nel Bollettino Ufficiale della RegioneFriuli-Venezia Giulia n. 11 del 17 marzo 2010)

Con il decreto in parola, dopo la lettera e) del 1° commadell’art. 2 del decreto del Presidente della Regione 4 giugno

2009, n. 0149/Pres., sono inserite le seguenti: “e-bis) cor-regionali all’estero e loro discendenti che abbiano ristabili-to la residenza in regione: i soggetti di cui all’articolo 2,comma 1, lettera a), della legge regionale 26 febbraio2002, n. 7 (Nuova disciplina degli interventi regionali inmateria di corregionali all’estero e rimpatriati) che hannoristabilito la residenza nel territorio regionale; e-ter) Forzearmate e Forze di polizia: il personale in servizio nelle for-ze di polizia ad ordinamento civile e militare ed il persona-le delle forze armate, ai sensi della normativa nazionale vi-gente, ed in particolare Esercito italiano, Marina militareitaliana, Aeronautica militare italiana, Arma dei Carabi-nieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Corpo Foresta-le dello Stato, Polizia Penitenziaria”. Alla lettera c) del 1° comma dell’art. 3 del decreto delPresidente della Regione 4 giugno 2009, n.0149/Pres., le parole “il genitore con cui il figlio con-vive” sono sostituite dalle seguenti “il genitore aventela medesima residenza del figlio”. Dopo il 2° comma dell’art. 4 del decreto del Presidentedella Regione 149/2009 è inserito il seguente: “2-bis.S i prescinde dai requisiti di cui al comma 2 nel caso incui almeno uno dei genitori compresi nel medesimonucleo familiare, di cui fa parte il figlio per la cui na-scita o adozione si richiede l’assegno, sia un corregio-nale all’estero o un discendente di corregionaliall’estero che abbia ristabilito la residenza in regioneovvero presti servizio presso le Forze armate o le For-ze di Polizia”. Al 3° comma dell’art. 6 del decreto del Presidente dellaRegione 149/2009, le parole “e di figli gemelli” sonosoppresse. Dopo il 3° comma dell’art. 6 del decreto del Presidentedella Regione 149/2009 è inserito il seguente: “3-bis.Nel caso di nascita o adozione di figli gemelli,l’importo base dell’assegno di cui al comma 2 è au-mentato, per ogni figlio, di una valore compreso tra unminimo del venti ed un massimo del cento per cento”. Al comma 4 dell’articolo 6 del decreto del Presidentedella Regione 149/2009 le parole “ai commi 2 e 3” so-no sostituite dalle seguenti “ai commi 2, 3 e 3-bis”. Il 3° comma dell’art. 8 del decreto del Presidente dellaRegione 149/2009 è sostituito dal seguente: “3. I Co-muni presentano alla struttura regionale competente, aisensi di quanto disposto dall’art. 42 della legge regio-nale 20 marzo 2000, n. 7 (Testo unico delle norme inmateria di procedimento amministrativo e di diritto diaccesso) e successive modifiche e integrazioni, entro iltermine del 30 aprile di ciascun anno, la rendicontazio-ne delle spese sostenute per le nascite o adozioni avve-nute nell’anno solare precedente.”. La Giunta regionale, in considerazione della modalitàdi determinazione dell’assegno ai sensi del comma 3-bis dell’art. 6 del decreto del Presidente della Regione149/2009, come inserito dall’art. 3, comma 2, del re-golamento, può disporre con propria deliberazione aisensi del comma 4 dell’art. 6 e sulla base delle risorsefinanziarie disponibili, un’integrazione dell’importodegli assegni, anche già erogati, limitatamente alle na-scite ed adozioni di figli gemelli avvenute dal 1° gen-naio 2007 al 31 dicembre 2009.

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dividualizzato che tenga conto degli interventi riabilitativi,educativi e didattici. Al fine di adeguare i propri servizi sanitari alle problema-tiche delle difficoltà specifiche di apprendimento la Regio-ne adotta ogni misura necessaria dotando i servizi di neu-ropsichiatria infantile di appropriati strumenti riabilitativie di personale qualificato e predisponendo una campagna discreening e monitoraggio su tutto il territorio regionale. Attraverso il Servizio Sanitario Regionale ed in collabora-zione con le famiglie, le scuole di ogni ordine e grado,comprese le scuole dell’infanzia e le Associazioni interes-sate, la Regione promuove iniziative diretteall’identificazione precoce dei soggetti affetti da DSA. Qualora la scuola accerti la persistenza di difficoltà di ap-prendimento dell’alunno, nonostante adeguate attività direcupero didattico mirato, provvede a trasmettereun’apposita comunicazione alla famiglia. La Regione concede annualmente specifici contributi aglienti locali che abbiano segnalato la presenza di soggetti af-fetti da DSA con diagnosi accertata, al fine di favorirel’acquisto nelle scuole di strumenti informatici dotati divideoscrittura con correttore ortografico e sintesi vocale edi altri strumenti alternativi, informatici o tecnologici, perfacilitare i percorsi didattici degli alunni. Ulteriori contri-buti sono devoluti da altri interventi regionali alle fami-glie con soggetti affetti da DSA per l’acquisto degli stessistrumenti, destinati allo studio quotidiano a casa. Ai fini dell’attuazione di quanto previsto dalla circolare n. 28del 15 marzo 2007 del Ministero della Pubblica Istruzione, laRegione assicura alle Istituzioni scolastiche la fornitura dimateriale e tecnologia idonea all’assunzione, nei confrontidegli alunni correttamente diagnosticati ed attestati, di misu-re compensative e dispensative da adottare nello svolgimen-to delle prove scritte e orali anche in sede di esame di Stato. Allo stesso modo la Regione assicura alle persone conDSA uguali opportunità di sviluppo delle proprie capacitàin ambito sociale e professionale. A tutti i soggetti affetti da disturbi specifici di apprendi-mento (DSA) è assicurata, nelle prove scritte dei concorsipubblici indetti dalla Regione e dai suoi enti strumentali,la possibilità di sostituire tali prove con un colloquio ora-le o di utilizzare strumenti compensativi per le difficoltà dilettura, di scrittura e di calcolo, ovvero di usufruire di unprolungamento dei tempi stabiliti per l’espletamento dellemedesime prove e di ciò è data adeguata pubblicità nel ban-do di concorso. La Regione assicura inoltre la disponibilità delle misurecompensative e dispensative per le prove di concorsi pub-blici che si svolgono nell’ambito del territorio regionale;a tal fine il concorrente affetto da DSA deve produrre conla domanda di partecipazione una certificazione medica distruttura pubblica che accerti l’esistenza del disturbo.

REGIONE PIEMONTE - SERVIZI DOMICILIARIPER PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI.

(Legge regionale 18 febbraio 2010, n. 10 - Pubblicatanel Bollettino ufficiale della Regione Piemonte n. 8 del25 febbraio 2010)

Con la legge in oggetto la Regione Piemonte ha intesopromuovere il benessere, la qualità della vita el’autonomia dei cittadini non autosufficienti, prevenendo

REGIONE LIGURIA - INTERVENTI IN FAVORE DEISOGGETTI AFFETTI DA DISLESSIA E DA ALTREDIFFICOLTA’ SPECIFICHE DI APPRENDIMENTO.

(Legge regionale 15 febbraio 2010, n. 3 - Pubblicata nelBollettino ufficiale della Regione Liguria n. 3 del 15 feb-braio 2010)

Con la legge n. 3/2010 la Regione Liguria ha inteso rico-noscere la dislessia, la disgrafia o disortografia e la discal-culia, in quanto disturbi specifici di apprendimento che li-mitano l’utilizzo delle capacità di lettura, di scrittura e dicalcolo, come un ostacolo al pieno sviluppo delle poten-zialità dell’individuo. A tal fine la Regione promuove e sostiene interventi a fa-vore dei soggetti affetti dai disturbi di cui sopra, volti adincrementare la comunicazione e la collaborazione tra fa-miglia, scuola e servizi sanitari al fine di assicurare ade-guate possibilità per l’identificazione precoce degli stessi eper la riabilitazione dei soggetti che ne sono affetti, defi-nendo modalità e procedure per il riconoscimento el’attestazione; a sensibilizzare e preparare gli insegnanti edi genitori in merito alle problematiche collegate a tali di-sturbi; a favorire il successo scolastico ed a prevenire bloc-chi nell’apprendimento predisponendo misure adeguate disupporto; ad agevolare la piena integrazione in ambito so-ciale e lavorativo di coloro che sono affetti da tali disturbi. La Regione, nell’ambito della programmazione sociosani-taria, promuove iniziative con cadenza annuale volte a sen-sibilizzare le famiglie, la scuola, l’Università, il mondo dellavoro, le realtà sanitarie e l’associazionismo alla proble-matica delle difficoltà specifiche di apprendimento e ad in-crementare la comunicazione e la collaborazione tra fami-glia, scuola e servizi sanitari durante tutto l’arco scolastico. Nell’ambito della programmazione regionale nel settoredella formazione sono previsti interventi per la formazionee l’aggiornamento del personale del Servizio Sanitario Re-gionale e di personale docente e dirigente delle scuole diogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia el’Università. In particolare la formazione degli insegnanti è diretta a ga-rantire la conoscenza approfondita delle problematiche re-lative ai disturbi di apprendimento ed in particolare ai DSA(disturbi specifici di apprendimento), con specifico riferi-mento alla loro precoce individuazione; la conoscenza del-le strategie didattiche adeguate, individuate anche alla lucedelle esperienze innovative italiane ed estere, nonché conla collaborazione di centri di ricerca universitari e ospeda-lieri pubblici e privati, di associazioni, agenzie ed istitu-zioni educative; la capacità di applicare le strategie di cuisopra, nonché di adottare percorsi educativi individualizza-ti, anche attraverso soluzioni dispensative e compensativenel corso dei cicli d’istruzione; l’attenzione, nella sceltadei testi scolastici di pari qualità, a privilegiare le case edi-trici che forniscano i libri in formato digitale. E’ inoltre assicurata l’adeguata formazione el’aggiornamento degli operatori sanitari al fine di: fornireconsulenza ai docenti in merito ai disturbidell’apprendimento ed in particolare ai DSA; discriminaretra disturbi dell’apprendimento e DSA; diagnosticare ed at-testare le situazioni di DSA; fornire gli opportuni inter-venti riabilitativi; collaborare con i docenti alla stesura erealizzazione, per ciascun alunno con DSA, di un piano in-

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zione delle prestazioni offerte nonché i relativi criteritariffari. La legge prevede infine che, fatta salva la normativa in me-rito alla nomina dell’amministratore di sostegno, l’entegestore dei servizi socio-assistenziali e l’azienda sanitariapossono, con il consenso del cittadino o del suo ammini-stratore di sostegno, nominare un Garante personale, conil compito di rappresentare il cittadino nel rapporto con iservizi sanitari e sociali.

REGIONE TRENTINO-ALTO ADIGE (PROVINCIADI TRENTO) - MODIFICAZIONI DELLA LEGGESUL PERSONALE DELLA PROVINCIA: DISPOSI-ZIONI PER FAVORIRE L’INSERIMENTO LAVORA-TIVO DI PERSONE DISABILI.

(Legge provinciale 3 marzo 2010, n. 2 - Pubblicata nelNumero Straordinario al B.U. n. 9/I-II del 4 marzo 2010Bollettino ufficiale della Regione Autonoma del Trenti-no-Alto Adige)

Con la legge in parola l’art. 37 della legge provinciale 3aprile 1997, n. 7 (“Legge sul personale della Provincia”)è stato sostituito dal seguente: “La Provincia e gli entistrumentali garantiscono l’integrale copertura della quotad’obbligo di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68 (“Normeper il diritto al lavoro dei disabili”), secondo le prescrizio-ni derivanti dalle convenzioni stipulate ai sensi dell’art.11 della medesima legge, regolanti il programmad’assunzione per l’inserimento lavorativo delle personedisabili. La Provincia e gli enti strumentali, anche oltre laquota d’obbligo ed al fine di effettuare celermente la sosti-tuzione di personale disabile cessato dal servizio, pro-muovono, d’intesa con l’Agenzia del lavoro,l’effettuazione di stage formativi e di progetti di inseri-mento lavorativo per le persone disabili. Per il personaleinsegnante di ogni ordine e grado si provvede secondo lemedesime modalità di copertura della quota d’obbligoadottate dallo S tato.” Dopo l’art. 37 è inserito l’art. 37bis (“Disposizioni perfavorire l’inserimento lavorativo di persone disabili”) aisensi del quale “Per favorire l’inserimento lavorativo dipersone disabili in possesso dei requisiti previsti dallalegge n. 68 del 1999, non oltre il limite del 10 per centodella quota d’obbligo e con correlativo incremento oltre laquota d’obbligo di altrettante unità, per realizzare opere eattività affidate dalla Provincia, la Provincia individua lepersone in possesso dei requisiti previsti dalla legge n. 68del 1999 chiamate a prestare servizio presso cooperativedi primo e secondo grado, con riconoscimento dei costi dicarattere organizzativo ed educativo di supporto ancheconnessi alla situazione soggettiva del personale interes-sato. La Provincia, d’intesa con l’Agenzia del lavoro, ve-rifica al massimo ogni tre anni la possibilità di reinserirenel proprio organico la persona interessata. Per questi fi-ni la Giunta provinciale approva uno schema tipo di con-venzione da stipulare con le cooperative. Il comma 1 puòapplicarsi anche nei confronti di personale provinciale condifficoltà lavorative accertate, su disposizione diun’apposita commissione paritetica fra la Provincia e leorganizzazioni sindacali rappresentative del comparto diappartenenza.”.

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l’aggravamento delle loro patologie, attivandosi al fine dievitare ricoveri impropri e favorendo la loro permanenzapresso il proprio domicilio nel quadro del rispetto priorita-rio della cultura della domiciliarità richiesto dalla personae dalla famiglia. Per il raggiungimento di tali finalità la Regione: realizzaun insieme articolato e coordinato di prestazioni con crite-ri di equità; supporta coloro i quali assumono parte del ca-rico assistenziale di persone non autosufficienti facentiparte continuativamente del proprio nucleo familiare ana-grafico; valorizza il profilo professionale e formativodell’assistente familiare; garantisce la qualità dei serviziprestati e la professionalità degli operatori; rende effettivala possibilità di scelta tra cure domiciliari ed inserimentoin strutture socio-sanitarie. Gli interventi diretti alla realizzazione delle finalità propriedella legge consistono nell’erogazione delle prestazioni do-miciliari; nella formazione della figura professionaledell’assistente familiare; nella promozione dell’incontrotra domanda ed offerta di lavoro nel campo dell’assistenzadomiciliare; nell’informazione, assistenza, supporto e con-sulenza alle famiglie ed alle persone interessate. La legge prevede che la condizione di non autosufficienzaè accertata dalle apposite unità di valutazione competentiper territorio attraverso strumenti di valutazione delle con-dizioni funzionali della persona; a tal fine la giunta regio-nale approva con propria deliberazione ed in coerenza conla normativa nazionale gli indicatori di valutazione unifor-mi valevoli su tutto il territorio regionale, comprendentigli aspetti sociali e sanitari; i massimali di spesa destina-bili a ciascuna persona in relazione alla valutazione di gra-vità; i tempi massimi per la valutazione dei casi sottopo-sti e per l’eventuale revisione del livello di non autosuffi-cienza. Le prestazioni domiciliari sono assicurate attraverso: ser-vizi congiuntamente resi dalle aziende sanitarie e daglienti gestori dei servizi socio-assistenziali con gestionediretta o attraverso soggetti accreditati; contributi econo-mici o titoli per l’acquisto, riconosciuti alla persona nonautosufficiente, finalizzati all’acquisto di servizi da sog-getti accreditati, da persone abilitate all’esercizio di pro-fessioni sanitarie infermieristiche e sanitarie riabilitati-ve, da operatori socio-sanitari, da persone in possessodell’attestato di assistente familiare; contributi economi-ci destinati ai familiari, finalizzati a rendere economica-mente sostenibile l’impegno di cura del proprio congiun-to; contributi economici ad affidatari e rimborsi spese avolontari. La Regione promuove o sostiene attraverso contributi cor-si di formazione di assistenza familiare, preferibilmentegratuiti o semigratuiti, realizzati da soggetti pubblici oprivati accreditati, al termine dei quali è previsto il rilasciodi un attestato. Le province da parte loro rendono disponibili, attraver-so i centri per l’impiego ed il coinvolgimento degli en-ti gestori dei servizi socio-assistenziali, dei soggetti delterzo settore e delle organizzazioni pubbliche e privateoperanti in tale ambito, gli elenchi delle persone dispo-nibili all’assistenza familiare; la giunta regionale, conproprio provvedimento, definisce le modalità di tenuta edi aggiornamento degli elenchi, le modalità di pubbli-cizzazione degli stessi, l’articolazione e la denomina-

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ESSERE SOCI DA DIRITTO A: - p art eci p are al l a v i t a i s t i t uz i o nal e ed o rg ani z -

z at i v a del l ’UINEBA;- frui re del l a t ut el a e rap p res ent anz a a l i v el l o na-

z i o nal e, reg i o nal e, l o cal e nei co nfro nt i dei l e-g i s l at o ri , deg l i ammi ni s t rat o ri , dei s i ndacat i ;

- av ere co ns ul enz a g eneral e g rat ui t a s ul l e no r-mat i v e, s ul l ’ap p l i caz i o ne del co nt rat t o di l a-v o ro , s u ques t i o ni g es t i o nal i , et c. ;

- partecipare al le iniz iat iv e di formazione: conv e-gni , seminari , proget t i FORTE e FONDER, etc;

- ri cev ere l a ri v i s t a b i mes t ral e Nuo v a Pro p o s t a;- ri cev ere 2 news l et t er i nfo rmat i v e a s et t i mana;- acces s o al l a p art e ri s erv at a del s i t o ;- p ro mo z i o ne di p ro p ri ev ent i at t rav ers o i l s i t o

www. uneb a. o rg ;- ras s eg na l eg i s l at i v a e ras s eg na s t amp a l o cal i

(at t ual ment e ri g uarda i l Venet o , ma è acces -s i b i l e a t ut t i ed es t ens i b i l e a s eg ui t o di l o ca-l i i ni z i at i v e del l ’UNEBA)

QUOTE NAZIONALIValide per: Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trenti-no Alto Adige, Emilia Romagna, Umbria, Marche, La-zio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Si-cilia, Sardegna• Scuole materne, euro 50• Istituti fino a 50 assistiti, euro 130• Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 165• Istituti da 100 a 200 assistiti, euro 270• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 320• Sostenitori, euro 600Le quote possono essere versate con una di queste modalità:• sul conto corrente postale 18680009 intestato a Une-

ba - Via Gioberti, 60 - 00185 Roma, utilizzando bol-lettini postali o con bonifico postale. Codice Iban: IT45 Z 07601 03200 000018680009

• sul conto corrente bancario 90490/97 presso BancaIntesa Sanpaolo, ag.113 di Roma, intestato a Uneba.Codice Iban: IT 68 R 03069 05041 000009049097

Si racco manda, al mo ment o del p ag ament o , dis p eci fi care ci t t à e p ro v i nci a i n cui ha s ede i lv o s t ro ent e, o nde ev i t are di s g ui di do v ut i a cas idi ent i co n l o s t es s o no me.

QUOTE REGIONE LIGURIA (co mprens i v a del -l a quo ta nazi o nal e)• Scuole materne, euro 80• Istituti fino a 50 assistiti, euro 230 • Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 265• Istituti da 100 a 200 assistiti, euro 470• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 540• Sostenitori, euro 850Le quote devono essere versate sul conto corrente posta-

le 43151281 intestato a Uneba - Via Pisa,9/1 - 16146 Genova. Per informazioni:[email protected]

QUOTE REGIONE CALABRIA. Laquo ta reg i o nal e annua è da s o mmareal l a quo ta nazi o nal e

• per enti che erogano servizi a carattere sociale: euro 5a posto letto

• per enti che erogano servizi a carattere sociosanita-rio: euro 10 a posto letto

• per enti e associazioni di volontariato: 100 euroLe quote devono essere versate sul conto corrente banca-rio presso Banca Popolare del Mezzogiorno, agenzia diSanta Maria, interessato a Federazione regionale UnebaCalabria, Iban IT56B0525604401000000926170.E’ possibile versare assieme quota nazionale e quotaregionale a Uneba Calabria, specificandolo nella cau-sale. Per informazioni: Massimo Torregrossa, segre-teria Uneba Calabria, mtorregrossa@betania. it, 0961763169

QUOTE REGIONE LOMBARDIA (co mprens i v edel l a quo ta nazi o nal e)• Scuole materne, euro 90• Istituti per minori con meno di 50 assistiti, euro 200• Istituti con meno di 50 assistiti, euro 430• Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 470• Istituti da 101 a 200 assistiti, euro 750• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 950• Sostenitori, euro 1400Le quote possono essere versate con una di queste modalità:• sul conto corrente postale 17738204 intestato a Une-

ba - Piazza Fontana, 2 - 20122 Milano• sul conto corrente bancario intestato a Uneba Lombardia

presso Credito Artigiano, agenzia di via Larga 7, Mila-no. Codice Iban: IT 45 X 0351201602000000088126

Per informazioni rivolgersi alla segreteria di UnebaLombardia, aperta da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13. Tel.02.7200.20.18 - 02.8556.361 fax 02.8556.361, [email protected]

QUOTE REGIONE PIEMONTE – Verranno comunicatein seguito (comprens ive del la quota nazionale)

Le quote devono essere versate sul conto corrente posta-le 97389514 intestato a Uneba – Ass. Prov. TO – viaSan Giuseppe Benedetto Cottolengo 14 - 10152 - Tori-no. Codice Iban: IT55V0760101000000097389514 .Per informazioni contattare Uneba Piemonte: 0115225560, [email protected]

QUOTE REGIONE TOSCANA (co mprens i v edel l a quo ta nazi o nal e)• Scuole materne, euro 55• Istituti fino a 50 assistiti, euro 150• Istituti da 50 a 100 assistiti, euro 185• Istituti da 100 a 200 assistiti, euro 290• Istituti con oltre 200 assistiti, euro 340• Sostenitori, euro 650Le quote devono essere versate sul conto corrente posta-le 18680009 intestato a Uneba – Via Gioberti, 60 -00185 Roma

QUOTE REGIONE VENETO - verranno comunicate ainizio 2011Per informazioni: 049 6683012, [email protected]

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AMPLIATI I SERVIZI UNEBA

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA - Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza SocialeDirettore Responsabile: MAURIZIO GIORDANORedazione ed Amministrazione: 00185 Roma - Via Gioberti, 60 - Tel. 065943091 - Fax 0659602303e - mail: [email protected] - sito internet: www.uneba.orgAutorizzazione del Tribunale di Roma N. 88 del 21/2/1991Progetto, realizzazione grafica e stampa:Consorzio AGE s.r.l. - Via Giustiniani 15/A - Roma - Tel. 069111307

Il giornale è inviato gratuitamente agli associati dell’UNEBAFinito di stampare nel dicembre 2010

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LAQuesta pagina vuole essere un “colpo d’ala”, cioè una proposta per un momento di riflessione.

“Non mi vestite di nero: è triste e funebre.Non mi vestite di bianco: è superbo e retorico.Vestitemi a fiori gialli e rossi e con ali di uccelli. E tu, Signore, guarda le mie mani. Forse c’è unacorona. Forse ci hanno messo una croce. Hanno sbagliato. In mano ho foglie verdi e sullacroce, la tua resurrezione.E, sulla tomba, non mi mettete marmo freddo consopra le solite bugie che consolano i vivi.Lasciate solo la terra che scriva, a primavera,un’epigrafe d’erba. E dirà che ho vissuto, che attendo.E scriverà il mio nome e il tuo, uniti come due boc-che di papaveri”.

Adriana ZarriTeologa, giornalista, eremita

UN’EPIGRAFE D’ERBA