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SOMMARIO DISETTEMBRE1899 L'INONDAZIONEDELRIONEGROELENOSTREMISSIONI DELLAPATAGONIA pag. 221 UNALTROPREZIOSODOCUMENTO sulladivozionealSacro CuorediGesù » 223 LAPOSADELLAPRIMAPIETRA dell'IstitutoSalesianodi Ancona » 225 MISSIONI : - COLOMBIA : Lagrandeimpresadeilazza rettipeilebbrosi.-TERRADELFuoco:Levere notizieintornoaMonsFagnano . - PATAGONIA SETTENTRIONALE : LaMissionedelleAndeedelle PampasPatagoniche.-AFRICA:DueBattesimia LaMarsa(Tunisi)elaParrocchiadiManouba» 230 GRAZIEDIMARIAAUSILIATRICE . . »242 NECROLOGIA : IlDott.Gio .BattistaCarattini . 244 NOTIZIE VARIE :- L'IstitutoS .BenedettoelaScuola diReligioneaParma- Unanuovacappellaa MariaAusiliatrice - Esempiodaimitare . 244 ILLUSTRAZIONI : - D GiuseppeCafasso,pag .226. - Prospettoparzialedell'erigendaChiesadellaS.Fa- migliaedell'annessoIstitutoSalesianodiAn- cona.-Lamoltiplicazionedeipani(quadro adolio),235 .

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Bollettino SalesianoSOMMARIO

DI SETTEMBRE 1899

L'INONDAZIONE DEL RIO NEGRO E LE NOSTRE MISSIONIDELLA PATAGONIA pag. 221

UN ALTRO PREZIOSO DOCUMENTO sulla divozione al SacroCuore di Gesù

» 223LA POSA DELLA PRIMA PIETRA dell'Istituto Salesiano di

Ancona » 225MISSIONI : - COLOMBIA : La grande impresa dei lazza

retti pei lebbrosi.-TERRA DELFuoco: Le verenotizie intorno a Mons Fagnano . - PATAGONIASETTENTRIONALE : La Missione delle Ande e dellePampas Patagoniche.-AFRICA:Due Battesimi aLa Marsa (Tunisi) e la Parrocchia di Manouba » 230

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

. . » 242NECROLOGIA: Il Dott. Gio . Battista Carattini . 244NOTIZIE VARIE : - L'Istituto S. Benedetto e la Scuola

di Religione a Parma - Una nuova cappella aMaria Ausiliatrice - Esempio da imitare . . » 244

ILLUSTRAZIONI : - D Giuseppe Cafasso, pag . 226. -Prospetto parziale dell'erigenda Chiesa della S. Fa-miglia e dell'annesso Istituto Salesiano di An-

cona.-La moltiplicazione dei pani (quadroad olio), 235 .

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L'INONDAZIONE DEL RIO NEGROE LE NOSTRE MISSIONI DELLA PATAGONIA .

VErso la fine dello scorso luglio i giornali annunziavano che il Rio Negronell'Argentina era straripato nuovamente, inondando tutta la regione cir-costante, rovinando le campagne e distruggendo tutto quanto trovava sulsuo passaggio . La desolante notizia veniva da Buenos Aires ed era con-

cepita in questi termini : « Si narrano scene terribili : le località di Roca e di Viedmavennero completamente distrutte, così che i due paesi sono ridotti ad un cumulodi rovine ; molti abitanti si salvarono a stento ; tutto il bestiame si annegò e si temeche vi siano anche vittime umane . Cinquemila persone sono restate senza tetto esenza pane, ridotte alla più estrema indigenza . Il Governatore di quella provinciaha chiesto urgenti soccorsi . e venne subito aperta una sottoscrizione, che ha giàfruttato una bella somma . Il Presidente della Repubblica, Generai Roca, allo scopodi prendere i necessari provvedimenti a favore di quelle popolazioni colpite datanta sventura, ha rinviata la sua , partenza per il Brasile al giorno due del pros-simo agosto . »È più facile immaginare che descrivere la trepidazione prodotta nei Salesiani

e nei nostri Cooperatori dall'annunzio di questa terribile inondazione, avendo noi a

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Viedma ed in Roca i due centri più importanti_ delle nostre Missioni Patagoniche .La dolorosa notizia pareva a tutti incredibile, e noi ci lusingavamo ancora nellasperanza, se non di uria totale smentita, almeno di una relazione meno sconfortante ;quando il nostro Superiore ricevette da Monsignor Cagliero . Vicario Apostolico dellaPatagonia e Superiore di quelle nostre Missioni, uri assai laconico telegramma chenella sua brevità ci toglieva persin quest'ultimo filo di speranza. Il telegrammaera semplicemente così concepito :

MISSIONI TUTTE INONDATE RIO NEGRO.Bastarono queste cinque parole a farci comprendere lo strazio d'animo dell'amatis

-

simo nostro Monsignor Cagliero, la guida e l'angelo tutelare dei pionieri salesiani inPatagonia, ed a rappresentarci in tutta la sua triste realtà lo stato di quelle infelicinostre missioni.

Le fatiche di tanti anni, le enormi spese sostenute per fabbricare Chiese, Caseed Ospedali in Viedma, Roca ed altri punti del Rio Negro sono ridotte ora adun mucchio di rovine : tutto è perduto! Per ora non sappiamo di disgrazie a persone ;confidiamo che tutti, Missionari e Suore, coi numerosi alunni ed allieve, abbiano po-tuto salvarsi. Ma quando potranno esser ristorati di sì gravi danni ? Chi può calco-lare di quanti. anni ha retrocesso il sempre crescente progresso di queste Missioni,che in soli venticinque anni erano divenute già tanto fiorenti ed ubertose diabbondanti frutti per la civiltà e la religione dei Patagoni ?

Ci conceda Iddio e la nostra Madonna che non si abbiano a lamentare e pian-gere vittime umane nella persona dei nostri benamati confratelli !

Intanto noi facciamo caloroso appello alla carità di tutti i nostri Cooperatori,perchè ci vengano premurosamente in aiuto in questa dolorosa circostanza . La ca-rità è sempre industriosa, quando sopratutto la mano del Signore si aggrava soprai suoi servi per meglio esperimentarli alle lotte dell'apostolato, come nel caso pre-sente accade ai nostri fratelli della Patagonia . Essi ben possono ripetere le paroledel Profeta : «Manus Domini tetigit mie » . Ma poi, sollevando al cielo le pupille, si sen-tono supernamente riconfortati, perchè veggono quella mano, che li ha percossi,suscitare dappertutto nuova generosità di cuore negli amici della prima ora, nell'is-tante medesimo che fa sorgere dalla polvere altri campioni della carità, che nonisdegnano recare pur la loro pietruzza all'edifizio ricostruendo . Quelli che credono (esono tutti i nostri lettori) in una Provvidenza suprema, regolatrice delle cose diquesto mondo, hanno questo singolare vantaggio, che fanno, per una causa santacome quella delle Missioni, sacrifizio di tutto le forze loro, e poi si accorgono dinon averle mai. piú utilmente collocate, anche quando in poco d'ora veggono dis-trutta tutta l'opera di tanti e tanti anni e di sudori immensi . Inoltre la Provvidenza èsempre la cara serena inspiratrice d'ogni virtù più sublime, e pesca sovente i suoitesori là, dove l'occhio profano non avrebbe potuto nemmeno sospettare . E noi fidentiin questa diva celeste, a lei ci attacchiamo in questo luttuoso avvenimento, affinchèsi degni scaldare i petti, entusìasmare le menti ed intenerire i cuori di tutti infavore delle nostre Missioni della Patagonia .

L'appello nostro è rivolto a tutti, e tutti siam certi, vorrete essere anche inquest'occasione cooperatori di cuore ; siatelo in modo che il vostro concorso non siameno prezioso di quello che danno coloro, che, avendo consacrato le fatiche, leprivazioni, i disagi, il sangue, la vita all'apostolato della Buona Novella, si trovanoora nella dura alternativa di veder perduta l'opera antecedente o di correr rischiodi rimaner neghittosi sul campo della lotta .

Il vostro concorso, o buoni Cooperatori e pie , Cooperatrici, sia premuroso,ricco di zelo attivo, facendovi vivi presso il nostro afflitto Superiore Don Ruacon offerte di qualsiasi genere e natura a favore delle Missioni distrutte dalleacque del Rio Negro .

Coraggio tutti e subito all'opera!Charitas Christi urget nos !

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UN ALTRO PREZIOSO DOCUMENTO

sulla divozione al Sacro Cuore di Gesù

TUTTI i nostri Cooperatori eCooperatrici, unitamente aiSalesiani ed alle Suore diMaria Ausiliatrice , legge-ranno con sommo piacere laseguente lettera, con cui SuaEminenza il Card. C . Maz-zella, Prefetto della S . Con-

gregazione dei Riti, comunica ai Vescovidell'orbe cattolìco i desideri e le volontàdel Pontefice Sommo per l'ampliamentodel culto al S. Cuore di Gesù .

ECCELLENZA REVERENDISSIMA,

PER quanto mi sia sempre stato gradito dicomunicare ai Presuli della Chiesa tutto

ciò che il Pastore della medesima abbia coman-dato di render noto, oltremodo gradito mitorna ora far manifesto ai singoli AntistitiSacri la soavissima compiacenza, onde è statotocco il Santissimo S . N. P. P. Leone XIII°in seguito alla promulgazione dell'ultima suaLettera Enciclica, con la quale eccitava allaconsacrazione solenne di tutto l'uman genereal Sacratissimo Cuore del Signor Nostro GesùCristo . Gli è noto infatti con, quanta propen-sione d'animo, con quanta concordia di vo-lontà siano state accolte quelle lettere da tuttie Pastori e fedeli, e con quanta premura edaffetto siasi in ogni luogo corrisposto .Egli medesimo il Sommo Pontefice volle

coll'esempio suo andar innanzi a tutti ; e neiPalazzi Vaticani, nella Cappella Paolina, pre-messe devote suppliche, Egli stesso volle aldivin Cuore di Gesù consacrare ed offrire ilmondo iutiero . E sull'esempio di Lui il po-polo di Roma con grande frequenza si rac-colse nelle Patriarcali e minori Basiliche,in tutte le Chiese parrocchiali, in ogni sin-gola Chiesa, per quivi rinnovare la solenneformola di consacrazione e quasi ad una vocesola confermarla .Poscia pervennero lettere da ogni parto ed

ogni giorno ancora ne pervengono, per an-nunciare che il medesimo rito di consecra-zione con pari affetto e pietà è stato compiutoin tutte le diverse, anzi pressochè in tutte leChiese, non solo d'Italia e d'Europa, ma an-che delle più remote regioni . Di questa con-cordia di tutto il popolo cattolico nel corris-pondere al desiderio ed al comando del su-

premo Padre comune certamente si deve lapiù grande lode ai Sacri Presuli, che ailoro greggi furono in ciò consiglieri e guida .Onde io, ossequente al desiderio del SommoPontefice, con Lei e coi singoli sottoposti allasua autorità ed aventi cura di anime viva-mente mi rallegro e ringrazio .E in verità, come il Santissimo Padre

ammoniva nelle Lettere Encicliche, Egli con-fida e noi confidiamo con Lui, che da questaofferta solenne siano per derivare ubertosi esoavissimi frutti non solo ai singoli cristiani,ma a tutta la, cristiana famiglia, anzi a tuttol'umano consorzio . Tutti infatti sono intima-mente persuasi della grande necessità di su-scitare più viva la fede omai. troppo languente,di riaccendere l'ardore della sincera carità,per porre un freno alle troppo sbrigliatepassioni e trovare un qualche rimedio allacorruzione sempre crescente dei costumi . Devostare in cima al desiderio di tutti che l'umanoconsorzio si assogetti al soavissimo imperiodi Cristo, e che il suo regale dritto, a Luidivinamente conferito su tutti i popoli, anchedalle civili autorità sia riconosciuto e rive-rito, onde poi avvenga che la Chiesa di . GesùCristo, che è il suo regno, sempre più si am-plifichi e possa godere di quella libertà epace, che le è affatto necessaria per procuraresempre nuovi trionfi . Però finalmente devonotutti sforzarsi che le innumerevoli gravissimeingiurie, che di continuo alla divina maestàda ingratissimi uomini per tutto il mondosi arrecano, siano con buone opere compen-sate e riparate.

Ma perchè la concepita speranza acquistisempre nuove forze ed il buon seme copio-samente germogli e rechi messe più abbon-dante, occorre che la devozione, che si è destaverso il Sacratissimo Cuore del Redentoredivino, perduri stabile, o meglio si alimentiassiduamente. Giacchè la costante perseve-ranza della preghiera fa, per così dire, vio-lenza al dolcissimo Cuor di Gesù, per schiu-doro la fonte di quelle grazie, che Egliardentemente desidera di spandere, come benpiù volto Egli ebbe a dire alla sua amantis-sima B. Margherita Alacoque .

Per la qual cosa il Sommo Pontefice, fa-cendo me interprete della sua volontà, esortavivamente l'Eccellenza Sua e tutti i SacriAntistiti dell'orbe cattolico, affinchè, persis-tendo alacremente nell'opera, escogitino e

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stabiliscano tutto quanto, secondo la variacondizione dei tempi e dei luoghi, sembreràpiù acconcio a conseguire il fine desiderato .Lo stesso Beatissimo Padre raccomanda

poi sommamente l'uso già accolto in molteChiese, di offrire pubblicamente per l'interomese di Giugno particolare ossequio di devo-zione al divin Cuore ; e perchè ciò si facciacon più fervore, schiudendo i tesori dellaChiesa, concede ai fedeli indulgenza di tre-cento giorni da lucrarsi ogni qualvolta inter-vengano a tali esercizi di pietà, e plenaria achi vi abbia partecipato almeno dieci voltelungo il mese.Vivamente ancora desidera il S . Padre che

la pratica tanto commendata e seguitata giàin moltissimi luoghi di rendere ogni primovenerdì del mese qualche speciale ossequioin onore del Santissimo Cuore, si propaghisempre più largamente con la recita pubblicadelle Litanie, che Egli ha di recente appro-vate, e colla rinnovazione della formola con-secratoria da Lui proposta . Se questa praticasi rafforzerà tra il popolo cristiano e passeràin costume, diverrà potente ed assidua affer-mazione di quel divino e regale dritto, cheCristo ha ricevuto dal Padre su l'uman ge-nere, conquistandolo collo spargimento deldivin sangue.

Per questi ossequi placato, Egli, ricco comeè in misericordie e mirabilmente pronto a ri-colmare gli uomini de' suoi benefici, perdo-nerà le loro colpe e li abbraccierà non solocome sudditi fedeli, ma come amici e figlicarissimi.Brama inoltre vivamente il Beatissimo

Padre che i giovani, e massimamente quelliche sono avviati per gli studi, si ascrivanoa quelle associazioni che sono note sotto ilnome di Pie Unioni e Sodalizi del Sacro Cuoredi Gesù . Sono essi come una schiera di sceltigiovani, che danno spontaneamente il loronome, ed in giorno ed ora stabiliti nella set-timana si raccolgono in qualche oratorio ochiesa o nella stessa cappella delle scuole, esotto la guida di un sacerdote devotamentecompiono qualche esercizio in onore del Sa-cro Cuor di Gesù . Se ogni pio ossequio chegli sia reso dai suoi fedeli torna grato edaccetto al divin Redentore, graditissimo cer-tamente si è quello che gli derivi dal cuoredella gioventù. Nè si può dire a parole quantodi giovamento sia per venirne alla stessa etàgiovanile . Poichè la meditazione assidua deldivin Cuore e la più intima conoscenza dellesue virtù e dell'ineffabile amore suo non puònon spezzare le bollenti passioni dei giovanie non aggiungere stimoli a ricercare la virtù .Queste associazioni potranno anche fondarsie frequentarsi dagli adulti, nel seno delleSocietà Cattoliche di ogni specie .

Del resto tali devote esercitazioni non sonomenomamente dal S. Padre imposte, ma eglitutto rimette alla prudenza ed alla saggezzadei Vescovi, nella cui zelante e propensissima

volontà tranquillamente confida, questo solodesiderando che fra il popolo cristiano ladevozione verso il Sacratissimo Cuore di Gesùcontinuamente fiorisca e vigoreggi ..

Prego intanto alla Eccellenza Sua con tuttoil cuore diuturna felicità .Della Eccellenza Sua come fratello

Roma, dalla Segreteria della S . C . dei Riti,31 Luglio 1899 .

firmato : C. Card . MAZZELLA PrefettoD. PANICI Segretario .

Questa lettera forma un vero tesoroper tutti, e noi facciamo voti fervidi,perchè non passi inosservata a nessunodi quelli che sono in qualsiasi modoascritti al Pio Sodalizio Salesiano .A far tesoro di essa primi debbono

essere i Salesiani e le Suore di MariaAusiliatrice, cui D. Bosco ha legato inretaggio un amore tenerissimo e supe-riore a qualunque altro verso il Cuor diGesù ed un'ubbidienza illimitata e senzarestrizioni di sorta ai voleri non solo,sibbene anche ai desideri del Vicario diGesù Cristo, il Papa. Continuino essi edaumentino lo zelo nel propagare inde-fessamente questa soavissima devozionepresso i giovinetti . e le giovinette alleloro cure affidati, con dare un'importanzae solennità speciale alla pia pratica del1° venerdì di ogni mese e con eccitaretutti i loro dipendenti e soggetti adascriversi a quelle associazioni, che sononote sotto il nome di Pie Unioni o So-dalizi del Sacro Cuore di Gesù . Fra questePie Unioni ci piace insistere in modospeciale su quella dei Nove Uffizi delSacro Cuore, che fiorisce già in quasitutti i nostri Istituti . Immensi sono ivantaggi, che ritraggono i giovani daquesta pia pratica di facilissima attua-zione per tutti . Ottima cosa sarebbe pure,e veramente conforme ai desideri diLeone XIII, se i fanciulli e le fanciulletutti educati dai Salesiani e dalle Suoredi Maria Ausiliatrice facessero parte dellaGuardia d'Onore al Sacro Cuore di Gesù,pia Associazione che conta già più mi-lioni di associati . Noi facciamo appelloai venerandi nostri Confratelli ed alleFiglie di Maria Ausiliatrice di voler porretutto l'apostolico loro zelo per questo al-tissimo fine .Lo stesso poi diciamo ai benemeriti

nostri Cooperatori e Cooperatrici . La vitaattiva, cui li obbliga la Pia Unione, perdiffondere dappertutto lo spirito di ca-rità, impone necessariamente a loro di

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DELL'ISTITUTO SALESIANO DI ANCONA (*)

NEImomenti più critici della vitadei popoli (così il giornale catto-lico di Ancona La Patria), quandoi mali più propri di alcune età

sono giunti al colmo, o quando si vanno for-mando nella società dei turbini che sembranodover travolgere una serie di generazioni,Dio ha sempre suscitato degli intelletti gi-ganti, medici o condottieri dell'umanitàsofferente . Le pagine della storia rigurgitanodi esempi ; ma esempio vivente agli occhistupiti della mondanità odierna sono leopere del pastorello di Castelnuovo d'Asti,di Don Bosco, che consacrato prete, dovearicoprire la terra di istituti di ogni genereper la salvezza dei figli del popolo .

Quando i principii dell'ottantanove hannoraggiunto l'apice e già se ne intravedonole conseguenze nell'apparire del socialismoscientifico e organizzato, come frutto ma-turo che penda da un albero rigoglioso,due uomini s'affacciano alla gran scena delinondo, scendono nel gran campo sociale adingaggiare battaglia in nome dei diritti diDio e dei diritti del popolo ; e sono unVescovo ed un Prete : Emmanuele Kettelere Giovanni Bosco : entrambi spinti da unacarità ardente, da un'abnegazione sovrumana

(*) Dalla Patria, giornale cattolico di Ancona,n-4-5 Agosto, rileviamo quanto riguarda questoconsolantissimo avvenimento salesiano .

a tentare il miglioramento morale ed eco-nomico della classe infinita dei proletari permezzo dei proletari medesimi, offrendo nellostesso tempo alle classi dirigenti il mezzodi compiere la propria funzione sociale coa-diuvando le classi inferiori nell'auto-reden-zione .

Perchè, mirabile disposizione della Prov-videnza, la maggior parte, la massima partedi quegli intrepidi, che formano la Pia So-cietà Salesiana, vengono dalle classi inferiori .Figli di operai, che, entrati pei primi studinegli Oratori Salesiani, si sono sentiti sboc-ciare la vocazione di prete e di missionariofra i nugoli d'incenso delle solenni, devote,inappuntabili funzioni delle chiese maestoseannesso agli Oratori, o fra la quiete rac-colta e soave delle cappellette degli Istituti :figli di operai, diventati maestri operai allalor volta, che, innamoratisi della vita diabnegazione , di attività, di lavoro febbriledella Pia Società Salesiana, hanno doman-dato di dividere la vita umile dei figli diDon Bosco, e si sparsero per tutte le scuoled'arti e mestieri dell'Italia, della Francia,della Spagna, dell'Austria, del Belgio, del-l'Africa, dell'Asia e delle due Americhe, adinsegnare a centinaia di migliaia di giova-netti della stessa loro condizione come sipuò diventare operai abili, coscienti, cristiani,mercè l'industria e la pietà dei poveri e la

La posa della prima pietra

Quindi facciamo tutti tesoro di questoprezioso documento, e per quanto da noidipende facciamo sì che il secolo futurosi possa con ragione dire consacrato aCristo Redentore ed al suo divinissimoCuore.

zelare con tutte le forze l'ampliamentodel culto al Sacro Cuore di Gesù, poichèquesto divinissimo Cuore è fornace ar-dente di carità, ed è impossibile compierele opere di carità, senza attingere allasorgente di tutta la carità, che è la ca-rità stessa di Gesù Cristo .

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generosità dei ricchi, che soccorrono ai con-tinui ed urgenti bisogni di un numero cosìstraordinario di Case, di Ospizi, di Oratori,di Scuole , di Missioni, mostrando a tuttil'embrione di quell'armonia sociale che dovràconquistare il mondo .

Don Bosco apparve quando la grandeindustria era entrata nel periodo acuto : le

dodici, le quattordici ore del padre di fa-miglia non bastavano più alla macchina, che,entrata nel campo operaio per limitare lamano d'opera, finiva per moltiplicarla . L'of-ficina, come una voragine , dopo il padre,

(1) Dobbiamo ad una gentile concessione delRev.mo Can. Giuseppe Allamano . Rettore del San-tuario e del Convitto Ecclesiastico della Consolata,l'aver potuto decorare queste pagine col ritrattodel venerato suo zio D . Giuseppe Cafasso. Racco-mandiamo intanto ai Sacerdoti nostri Cooperatorii due volumi di Istruzioni e Meditazioni per eser-cizi spirituali al clero, che sono in vendita pressola Libreria Salesiana a L. 2,50 caduno . Affrettiamocol desiderio il giorno, in cui, esaurita la presenteedizione, si possa coi tipi salesiani non solo ri-pubblicare i due suddetti volumi, ma tutte le altreopere inedite di questo gran servo di Dio, mo-dello del clero e sostegno di D . Bosco nell'iniziodelle sue opere .

inghiottiva la madre, l'angelo tutelare dellafamiglia, la sacerdotessa del focolare do-mestico . E i vincoli famigliari erano spez-zati, la casa abbandonata nel disordine, gliuomini prendevano la via dell'osteria, illusidi potere col veleno dell'alcool restituire alcorpo affranto le forze negategli da un ri-poso insufficiente ; la donna s'abbrutiva nellastanchezza accasciante di un lavoro mono-tono ; i figli vagavano alla ventura per lecontrade della città in preda a tutte le sug-gestioni del vizio fin dai pili teneri anni,predestinati a riempire le carceri e i bagni,marchio vivente della società scristianizzatae utilitaria .

E Don Giovanni Bosco ebbe infatti l'in-tuito della sua missione nelle carceri di To-rino, dove, appena ordinato sacerdote, fucondotto periodicamente dal suo maestro DonCafasso, che ne aveva fatto il campo dellesue fatiche . Il vedere quelle turbe di gio-vanetti nell'età dai 12 ai 18 anni, inope-rosi, rosicchiati dagli insetti, espiare conuna triste reclusione le colpe di una pre-coce malizia, fece inorridire il giovane prete .Egli vide in quegli infelici, personificatol'obbrobrio della Patria e il disonore dellafamiglia ; vide anime redente e francate dalSangue di un Dio, gemere schiave del vizioe nel più evidente pericolo di andare eter-namente perdute. Osservò ancora che il nu-mero di quei disgraziati andava ogni giornocrescendo ; e quelli stessi che, scontata lapena, erano restituiti a libertà, ben prestoritornavano in quel luogo carichi di nuovivizi e di nuovi delitti . Bisognava salvare ifigli del popolo, bisognava supplire i padrie le madri costretti all'improbo lavoro, biso-gnava insegnar loro ad amare Iddio, la Patriae la società, bisognava renderli cittadinionesti, e toglierli dall'abbominio della strada .E così sorsero gli Oratori festivi, dove ipiccoli abbandonati imparano il catechismoe i principii di morale, le Scuole serali, cheDon Bosco istituì primo in Italia, le Scuoled'arti e mestieri, gli Ospizi, i Pensionati,gli Educandati ed i Noviziati per gli operaidi una messe così abbondante ; e così ben tre-

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cento mila fanciulli ogni anno ricevono l'i-struzione, l'educazione ed un mestiere, mercèl'opera provvidenziale della Pia SocietàSalesiana .

Ed il giovedì, 3 agosto, Ancona ha esul-tato pel faustissimo avvenimento del collo-camento della prima pietra di un IstitutoSalesiano, antiveggendo le centinaia di figlidel popolo, che vi troveranno ben presto ilmezzo di divenire buoni cittadini , perfetticristiani, valenti operai, onore della Reli-gione e della Patria .

La funzione.La giornata del 3 agosto 1899 rimarrà incan-

cellabile nella memoria di tutti gli Anconitani,che ebbero la ventura di partecìpare alla festadella posa della prima pietra dell'Istituto Sa-lesiano, vera festa di popolo, che gremiva non soloil recinto, ma tutte le adiacenze .

E noto come al Piano San Lazzaro per mezzodella Pia Opera di San Luigì si deve erigere ungrande Istituto, che verrà affidato ai figlì di DonBosco. Il disegno con l'annessa pubblica chiesaè grandioso assaì ; oggi però non si tratta chedi costruire una porzione di esso e precisa-mente soltanto un braccio composto di duepiani, attiguo alla futura Chiesa. Di mano inmano che la Provvìdenza susciterà oblatori, siverrà costruendo il resto, e non è a dire comenoi facciamo fervidi voti, perchè molte e assaicospicue piovano le offerte per questa Opera delleOpere, che è destinata a recare un vantaggioimmenso alla città di Ancona coll'educazione edistruzione deì figli del popolo .

Fino dalle 14 notavasi nel corso Carlo Albertoun'animazione insolita . Lo spazio, ove dovrà sor-gere la chiesa, era stato circoscritto da un altosteccato adorno di festoni di lauro e stendardi,bandiere ed orifiamme. Di contro alle casetteche esistono sul terreno era stato innalzato unpalco pel Capitolo della Cattedrale e un tronoper l'Emìnentissimo Cardìnal V escovo : a sinistradel palco, in fondo al recinto, un padiglìone perla musica e cantori dell'Istituto Buon Pastore .Il recinto presentava un aspetto festoso e sim-patìco. Tutto intorno erano state dìsposte parec-chie file di sedie e di panche, onde ben quattro-mila persone vi avevano preso posto, quando sidiede principio .. Moltissimi i signori e le signorevenute dalle campagne per prendere parte allafesta .

Alle 17,30 giungeva S . Eminenza il CardinalManara, accompagnato dal Vicario Generale, dalCapitolo della Cattedrale, dal Vice-ProcuratoreGenerale della Pia Società Salesiana Don Tom-maso Laureri, dai Direttori delle Case Salesìanedi Jesi, Macerata e Gualdo Tadino, dal Dìrettoredella Patria, da una rappresentanza del Seminariodi Jesi e da parecchi altri invitati . Erano adattenderlo il solerte Can . Bagnini, Presidentedella Commissìone per l'erìgendo Istituto, e ilbravo Parroco del Crocifisso Don Soccetti, chetanto spera di bene alla sua amata parrocchiadal nuovo Istituto . La brava musica del BuonPastore intuonò una marcia .

Vestiti gli abiti pontificali, preceduto dallacroce capitolare, dai seminaristi e dal Capitolo,fra il suono della musica, Sua Eminenza faceval'ingresso nel recinto e prendeva posto sul palco .

Quivi, recitatì i salmi d'uso, procedeva allabenedizione dell'Acqua Santa, mentre i bravicantori dell'Istituto Buon Pastore, lodevolmenteistruiti dal maestro Lori, cantavano l'antifonaSignum salutis pone, Domine Jesu Christe,in loco isto et non permittas introire angelumpercutientem ; cioè : « Stabilite in questo luogo,

o Signore Gesù Cristo, il segno della salvezza :,e non permettete che vi entri l'angelo punitore »,Il clero si mette in moto processionalmente earriva all'artistica croce innalzata, nel mezzo delrecinto .. La musica dell'antifona è un soave an-dante religioso del maestro Polidori .

Sua Eminenza benedice la Croce, ìndi ritornaprocessionalmente al palco . Tuttì si inginocchianoe il Capitolo intuona le Litanie dei Santi, a cuiìl popolo risponde ; è un istante commovente . IlCardinale benedice la prima pietra, che vienetolta dal. palco, e recata vicino all'ingresso delrecinto, dove verrà costruito il muro comunealla Chiesa e all'Ospizio . Intanto i cantori delBuon Pastore intuonano , su un bel motivo delmaestro Polidori, l'antifona : Mane surgens Ja-cob erigebat lapidem in titulum, fundens oleumdesuper, votum vovit Domino : vere locus istesanctus est, et ego nesciebam : « Nel mattinolevandosi Giacobbe ergeva una pietra in monu-mento, versandovi sopra dell'olio, disse in votoal Signore : in verità questo luogo è sacro ed iol'ignorava » .

Preceduto dal clero, il Cardinale si reca sulposto ove deve essere murata la pietra . Il Se-gretario Can . Giovagnoli legge la pergamena,che, rinchiusa in un cìlindro di latta deve esseremurata dentro la pietra . Essa dice :

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L'anno del Signore 1899 - XXII del Pon-tificato di Sua Santità Leone XIII - nel giornodi Giovedì 3 Agosto - S. Eminenza Rev.mail Cardinale Achille Manara - Vescovo diAncona, Vescovo e Conte di Umana - collasolennità del rito - presenti i sottoscritti e moltecentinaia di fedeli - collocava sulle fondamentaquesta prima pietra - di una chiesa ad onoredella Sacra Famiglia - che si erige colle offertedei devoti - di Ancona e di tutto l'Orbe - qualemonumento votivo per impetrarne soccorso -nell'imminente nuovo XX° secolo - e di unIstituto che sorge unito al tempio - d'affidarsiai Salesiani di .Don Bosco - per la cristianaeducazione dei figli del popolo. - La SacraFamiglia - benedica gli Oblatori e i Benefat-tori - di quest'opera a Lei sacra-.protegga lamedesima da ogni pericolo e sventura- la rendaprospera nei secoli - per la gloria sua, pelbene delle anime !

L'Eminentissìmo Principe firma la pergamena,che viene quindì firmata pure da Don TommasoLaureri come rappresentante ìl Superiore Gene-rale dei Salesìani, daì Direttori Salesiani presenti,dall'Architetto Cirillì, dal Vicario Generale, daisingoli membri del Capitolo e da parecchi di-stinti signori .

L'egregio ìngegnere Cirilli impartisce gli or-dinì, e la pietra vìene daglì operaì collocata aposto nel punto designato delle fondamenta . Labanda del Buon Pastore intuona una marciatrionfale .

Il clero ritorna processionalmente sul palco,e quivi prende la parola il Salesiano Don Lau-reri come rappresentante di Don Michele Rua,successore di Don Bosco . Eglì esordisce portandoi ringraziamenti del suo Superiore per la defe-renza usata verso i Salesianì dalla cittadinanzadi Ancona, affidando alla Pia Società Salesianal'erigenda Chiesa e stabìlimento educativo ; laquale deferenza sarà di stimolo ai suoi Confra-telli per lavorare cori tutte le forze, specialmentein pro della gioventù povera ed abbandonatadella nostra città. Si congratula del pensieroaltamente umanitarìo di fondare un Istituto, incui la gioventù del popolo possa trovare istru-zione ed educazione, Non è rettorica, dice, l'af-fermare che un Istituto educativo che si apreè una prigione che si chiude ; fermandosi effi-cacemente a dimostrare come segnatamente dallagioventù povera ed abbandonata bisogna inco-mincìare per curare la società odierna, poichè

è dessa che va ad ingrossare le file dei nemicidell'ordine civile e religioso . Fa voto perchè l'e-dificìo, di cui si è posta la prima pìetra, possasorgere quanto prima dalle fondamenta e per-mettere ai Salesiani di venire a intraprenderequanto prima la loro missione educativa . Maperchè questo avvenga, raccomanda caldamentel'Opera alla carità ben nota degli Anconitani, iquali devono venìre in soccorso della benemeritaCommissione, la quale con tanto slancio e mira-bile abnegazione si è sobbarcata alla non mendifficile che santa e patrìottica impresa .

Terminato ìl discorso, il Cardinale, precedutodal clero, gira tutt'intorno al recinto benedicendocoll'aspersorio le fondamenta tracciate della chiesa ;ìl clero canta i salmi di rito, mentre i bravigiovani del Buon Pastore egregiamente diretticantano l'antifona : Pax aeterna ab aeterno huicdomui. Pax perennis, Verbum Patris, sit paxhuic domui. Pacem pius Consolator huic praes-tet domui ; cioè : « Dall'Eterno si conceda eternapace a questa casa . La pace perenne, il Verbodel Padre, sia la pace di questa casa. Il pioConsolatore largisca la sua pace a questa casa . »

Terminato il rito, il clero ritorna sul palco ;la brava musìca del Buon Pastore intuona ilVeni Creator, che viene cantato da tutto ìl po-polo. Indi Sua Eminenza si avanza sul palco, eimpartisce alla immensa radunanza inginocchiatala pastorale benedizione .

Squillano le allegre note della musica, lafolla rompe i cordoni e si accalca intorno all'a-mato Pastore. La funzione è rìuscita mirabìl-mente e con edificazione grande e massìma sod-disfazione di tutti . Regnò sempre ordine perfetto,senza alcun incidente, grazie alle sapienti dispo-sizioni prese dalla Commissione, i cuì membrifurono tutti infaticabili .

La folla si allontana lentamente quasi a ma-lincuore dal recinto ; al di fuori un' onda dipopolo non meno numerosa di quella che hapotuto prender parte alla festa è stipata nelleadiacenze : l'animazione è grandissima .

Abbiamo udito molti abitanti del Piano SanLazzaro rallegrarsi della buona ventura lorocapitata, e far voti per la pronta inaugurazionedell'Ospizio . A loro ci assocìamo noi pure, au-gurandoci, mercè l'Opera Salesiana, tempi mi-gliori pel nostro popolo, per la diletta Ancona .

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COLOMBIA

La grande impresa dei lazzaretti poi lebbrosi .(Relazione di D. Evasio Rabagliati)

Contratacion (Dip . di Santander),18 Maggio 1899 .

REv.m° SiG . D. Rua,

Comeconseguenza dell'approvazioneed incoraggiamento del Sig. Pre-sidente della Repubblica, di ri-mettermi all'opera interrotta daqualche tempo dei lazzaretti per

i lebbrosi, subito dopo Pasqua, come già ebbia notificarle, lasciai la capitale Bogotà, e collacompagnia di uno dei nostri giovani più gran-dicelli e più serii, me ne venni a questo Di-partimento di Santander, il più infestato dalmale, il foco vero della lebbra in queste re-gioni colombiane.

Consultate le autorità locali, le civili e leecclesiastiche, si prese la risoluzione di darprincipio all'opera colla fondazione di tre laz-zaretti capaci almeno di due o tre mila leb-brosi ognuno .

Cifre spaventose - Fabbriche di lazzarini- I futuri lazzaretti dei Dipartimento diSantander - Terribile scoperta dei Dott.Olaya Laverde - All'Oriente di Pamplona- L'arma del Missionario .

Forse lei ed altri faranno le grosse mara-viglie al sentir discorrere di tre lazzaretti ca-paci di due o tre mila lebbrosi in questo soloDipartimento, e non senza ragione . Una na-zione europea, che avesse la disgrazia di con-tare, tra i suoi 20 o 30 milioni di abitanti, 8o 10 mila lebbrosi, lo terrebbe per un veroflagello, e farebbe di tutto per distruggerequesta piaga, che la rode e l'avvelena, mi-nacciandone anche l'esistenza . Qui le cosecorrono altrimenti : non sono meno di 20 milai lebbrosi in questo Dipartimento di Santan-der ; arrivano certamente a 30 mila quelli ditutta la Repubblica ; ad eccezione di due mi-

gliaia, che vivono nei due lazzaretti di Aguade Dios e di Contratacion, e di una sessantinaraccolti in un terzo lazzaretto della Costa, inCaño del Loro, tutti gli altri, vivono doveloro meglio talenta, nelle città, nei paesi, sullestrade pubbliche, per le piazze, da per tutto .Eppure finora si è fatto nulla o quasi nullaper levar su una diga ad impedire che ilmale la allaghi tutta e la distrugga . I duelazzaretti poi esistenti ., la cui conservazionecosta alla nazione non meno di mezzo mi-lione di scudi colombiani annualmente, nonservono a nulla, perchè di lazzaretti non hannose non il nome e null'altro ; anzi, per dirlaschìetta, son più di danno che di profitto,malgrado il grosso dispendio che costano allanazione. In più d'una occasione, non sola-mente in privato, ma anche in pubblico, da-vanti le stesse prime autorità civili, chiamaiquei lazzaretti grandi fabbriche di lazzarini ; el'esperienza di vani anni mi insegna che hoavuto ragione di così battezzarli. La liberamescolanza dei sani cogli ammalati, il denaro(biglietti di corso forzoso di ogni valore) chepassa dalle saccoccie e dalle mani dei sani aquelle degli ammalati e viceversa, unti, bi-sunti, schifosi, veri nidi di microbi ; i mer-cati frequentatissimi in ambidue i lazzaretti;i matrimoni misti di ammalati con sani, ecento altre cause, fanno di questi lazzarettiveri fochi d'infezione, donde esce il male aondate, e a poco a poco allargandosi v a in-nondando tutta la Repubblica, infestandolae corrompendola. Se non fosse che in questilazzaretti si fa del gran bene spirituale e sisalvano questi due mila infelici raccolti piùo meno spontaneamente, sarebbe proprio ilcaso di consigliarne l'abolizione, distruggendocosì un vero pericolo per la nazione, ed inpari tempo risparmiandole una somma in-gente, che per adesso non serve ad altro chead alimentare il mostro della lebbra, già diper sè così feroce. Ah! ben altra cosa io vo-glio che siano i lazzaretti futuri, se Dio miconcede la grazia di poterli fare ! Dopo d'a-ver visto quelli della Norvegia, dopo d'averconsultato quella celebrità medica che è ilDott. Hansen, dall'esperienza che ho di variianni saprei ben io come farli, vantaggiosiper tutti, sani ed infermi .

MISSIONI -

Bucaramanga è la capitale del Diparti-mento di Santander, che è il più flagellatodalla lebbra; esso solo forse ha più lebbrosi

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che non tutti gli altri insieme . È la sededelle autorità civili, e si è perciò che là midiressi, per trattare colle medesime sul dafarsi. Presentai al Governatore lettere d'ac-compagnamento e di raccomandazione chemi aveva dato il Presidente della Repubblicaallo scopo di facilitare l'opera mia ; e queglicortesemente invitò i principali signori dellacapitale ; si discusse la questione famigliar-mente ed amichevolmente, e fu là che si de-cise la creazione immediata di tre lazzaretti,capaci ognuno di due o tre mila ammalati,assicurando tutta l'opera sua e la coopera-zione del suo governo, per quando si potessedar principio ai lavori . Il Dipartimento èdiviso in varie Provincie ; le più infestatedal male sono quelle del Nord e del Sud ; lecentrali lo sono meno . Decisi quindi partirepel Nord e dar principio all'opera salvatrice,cercando una regione che avesse le condi-zioni per essere convertita in un vero lazza-retto .Prima però volli visitare un medico, amico

mio e dell'opera che ho tra mani, per averela sua opinione ed i suoi saggi consigli ; meli diede con grande discernimento. Si chiamail Dott. Olaya Laverde. È uno dei 120 me-dici che presero parte al Congresso di Ber-lino, nel 1897, dove venne da tutti ammiratoper i suoi studi in materia di lebbra ; lo stessoImperatore di Germania lo volle conoscerepersonalmente e congratularsi con lui per isuoi studi, animandolo a perseverare neglistessi a vantaggio della scienza e dell'uma-nità sofferente . Prima di tornare in patria,aiutato e consigliato dai migliori medici le-prologi di Berlino, Parigi e della Norvegia,si provvide di un completo laboratorio chi-mico per lo studio del bacillo della lebbra .- « Padre, mi diceva questo medico prima cheio mi accommiatassi da lui : io sono spaventatodi quello che mi accade ; coi miei nuovi stru-menti di professione che ho qui nel mio la-boratorio, ho fatto scoperte mai più immagi-nate. In meno di un anno, fra le persone chevengono qui per consulti, ne ho trovate 160che hanno già sviluppato il germe della leb-bra, senza che neppure esse lo sospettino ;voglio dire che abbiamo in questa città 160candidati lebbrosi per l'avvenire, senza con-tare i molti altri che non fanno parte dellamia clientela, senza contare i molti lebbrosigià dichiarati . Sarà domani, sarà fra un mese,un anno forse, o magari dieci, un'imprudenza,un colpo di aria, un bagno fuor di tempo, oqualsiasi cagione, ed ecco che avremo l'ap-parizione del terribile male in tutti questi160 disgraziati . Io sono davvero accasciato espaventato di questa scoperta . » . Il fatto èveramente tale da spaventare qualsiasi cheami la sua nazione, che la vede all'orlo diun abisso e non la può salvare .

Partii col mio indivisibile compagno, certoNepomuceno Gomez, giovane sui 18 anni, cheha mille riguardi per me in così lunghi e pe-

ricolosi viaggi, alla volta di Pamplona, sedevescovile. La stessa sera dell'arrivo vi fu, nelpalazzo, del Vescovo, riunione, nella qualepresero parte lo stesso Vescovo, cinque me-dici e varii dei principali della città . Prestoci mettemmo pienamente d'accordo : le regioniposte all'Oriente della Provincia, a circa 20leghe da Pamplona, sulla strada che conducealle immense pianure di Casanare, sono quelleche offrono tutti i vantaggi per un vasto econveniente lazzaretto, per due, tre ed ancheper cinque mila lebbrosi. Un medico giovane,eccellente in tutti i sensi, come l'ebbi poi aprovare, si offrì ad accompagnarmi ; un se-condo fu incaricato di accompagnarmi comeingegnere ; tre altri conoscitori di quei sitispontaneamente vollero pure venire gratis etamore Dei; il Vescovo volle che venisse mecoanche un Sacerdote, scelto fra i parroci deipaesi più vicini al punto che dovevamo visi-tare, caso mai ne avessi di bisogno, ben sa-pendo quanto sono pericolosi i viaggi a tra-verso di montagne, selve vergini, fiumi digran corso, ecc. ecc. Si provvidero le cose piùnecessarie per dormire e mangiare durante12 o 15 giorni, e si partì. La comitiva riuscìcomposta in tutto di 15 persone : sette eranoquelle che formavano la commissione ufficiale,la chiamerò così ; le altre otto erano personedi servizio, mulattieri, che conducevan lebestie da carico coi viveri e tutto il resto,uno che sapeva far cucina, due altri armatidi una falce, o piuttosto di una ronca, pertagliare i rami che c'impedivano il viaggiarea cavallo e così renderci la via meno diffi-cile e meno lenta . Avevamo poi un individuoscelto ex professo, amico di certe tribù di sel-vaggi che hanno loro stanza nelle vicinanzedei paraggi che andavamo ad esplorare . Egliveniva armato di un corno di bue, col qualechiama i selvaggi, quando vuol trattare conloro. Varii della comitiva portavano alla tra-colla un bravo remington ; tutti alla cinturaun revolver, caso mai si avesse qualche bruttoincontro o della tigre, o del leone, o di ret-tili velenosi, che non mancano mai nellé fo-reste dei climi ardenti ; l'unica arma mia erail Crocifisso, la medaglia di Maria Ausiliatricee lo scapolare della Vergine del Carmelo ; lealtre armi sarebbero state inutili per me, an-che me l'avessero offerte; in mia vita non homai sparato un colpo di nessuna arma.

Un'ingrata sorpresa - Necessità e tradi-mento - Alla sponda del Margua - Ponteaereo - Orrendo passaggio -Congratula-zioni scambievoli - Danza sopra l'abisso- Povera pazza !-Assennata riflessione.

Fin dal primo giorno ebbi una ingrata sor-presa ; me la diede il sacerdote che facevaparte della comitiva . « Padre, mi disse, seil lazzaretto, che si tratta di fondare in questaprovincia di Pamplona e di Cucuta, non hada contenere che due o tre mila infermi, basto

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io per riempirlo . Ecco là Labateca, è la miaparrocchia ; e mi mostrava un grosso paeseposto sul dosso di una collina ; conta cinquemila anime all'incirca ; e sono sicuro che al-meno 1500 sono già lebbrosi avanzati nelmale, senza contare molti altri che hanno giàvisibile in fronte il sintomo del male, operchè figli di lebbrosi, o perche sono personeche imprudentemente vivono troppo al con-tatto con loro. Ho nella parrocchia famigliecomposte di 12 persone, tutte lebbrose ; nellecampagne i più fra quelli che coltivano laterra sono lebbrosi. La maggior parte dellefrutta, dei formaggi, di certi dolci che sitrovano sui mercati di Pamplona, di Buca-ramanga e di Cucuta, sono mani lebbrose cheli hanno raccolti o fabbricati, ed è con que-sto commercio che la maggior parte di questagente vive . » Mi assicurava poi un medicoche in S. Andrea (Provincia di Garcia Ro-vira) su 20 mila persone che conta quel grossomunicipio, non meno di otto mila sono giàlebbrosi. Bagattella! S'incomincia bene, dicevaa me stesso, pieno di stupore all'udire talicose. Ed è naturale che le cose stiano così .Come si possono sostenere queste migliaia diammalati, che non vivono nei lazzaretti? La-vorando. Ma i prodotti loro non sono com-prati da quelli del paese, perchè li conoscono ;anche offerti per poco o nulla, non sarebberoaccettati ; l'unico smercio possibile è sui mer-cati, portati da persone sane ; e l'inganno,vorrei dire, il tradimento o l'avvelenamentoha luogo senza che quasi nessuno se ne av-veda. Così si spiega facilmente lo sviluppodella lebbra in queste contrade ! quante causee quanto terribili, mentre tutti dormono ofingono di dormire, per non vedere e nontemere il mostro! E questo avviene ed avverràfinchè le autorità non si decidano una buonavolta ad avere un po' più di pietà per i sani,in continuo pericolo di essere contaminati ;ed anche per gli ammalati, isolandoli, maavendone tutte quelle amorevoli cure chehanno diritto di esigere dal governo e dallasocietà, come compenso del sacrifizio che deb-bono fare nel separarsi per sempre dalle lorofamiglie e dal consorzio degli uomini .

Passata la notte alla bell'e meglio in unacapanna, e detta la S. Messa per tempo conassistenza devota di tutta la comitiva, ci ri-mettemmo in viaggio. Ma ecco una difficoltànon lieve che ci si presenta innanzi ; siamoalla sponda sinistra del fiume Margua ; perpioggie recenti è cresciuto di molto, e preci-pitando rapidamente fra enormi macigni, faun fracasso che assorda e spaventa . Si eraparlato di questo ostacolo, ma nessuno di noiavendolo visto, non lo temeva gran che . Tempofa vi era un ponte, che poi precipitò o perabbandono o per incuria o perchè non troppoben fatto ; se ne vedono ancora gli speroninelle due sponde, come aspettando che ilponte venga ricostrutto . Ed ora come si fa apassare ? Il fiume ha circa venti metri di lar-

ghezza ed altri venti di profondità dallasponda alla superate dell'acqua, ed una de-cina di metri dalla superficie dell'acqua alletto del fiume . S'immagini che il nostro Poabbia queste dimensioni ; due spranghe diferro sono piantate sulle rispettive sponde ; aqueste spranghe si è legato fortemente ungrosso fil di ferro da ambo i lati, assicuratoper di più a qualche rocca vicina ; i due filicorrono parallelamente da una sponda all'altra,formando così da soli le due sponde del pontesui generis . E meno male ; le mani hannoqualche cosa per attaccarsi . Ma e i piedi?due altri fili alla distanza d'un palmo l'unodall'altro, sono tirati nel centro, legati aicapi allo stesso modo dei sopra descritti. Suquesti fili si collocarono assi di legno, in mododa farne una lunga fila stretta tanto, che ap-pena vi stanno i due piedi sopra . Le assisono sciolte, voglio dire non sono assicuratein nessuna maniera, e succede che se unoinavvedutamente mette il piede su una dellepunte, l'altra punta si alza, e l'abisso è lisotto la persona che trema . Al mettere ilpiede sulla prima tavola, il ponte, che non haaltro appoggio che quelle quattro ferree sbarrefermate a venti metri di distanza, cominciaa dondolare per benino, e l'altalena ha prin-cipio .

A quella vista ci guardammo in faccia l'unl'altro senza parlare; e si voleva dire : « Io nonpasso su quell'abisso ! » Infatti era già unabuona mezz'ora che eravamo là, e nessunoosava arrischiarsi pel primo. Chi ha curadi quell'arnese, che prima chiamai ponte, passòuna e due e tre volte, per dimostrarci cheben si poteva passare e per animarci a imi-tarlo ; malgrado ciò, nulla di nulla ; nessunosi moveva. Allora si offrì a portarci uno peruno a cavalcioni, vo' dire sulle sue spalle ;l'offerta fatta con tutta serietà, ci fece rom-pere in uno scroscio di risa, ed è inutile cheio aggiunga che nessuno accettò . Ma che fareallora? Tornare indietro era ridicolo ; altromezzo per passare il fiume non v'era, neppurea nuoto, che nessuno osava gettarsi fra queivortici, anche essendo destro nel nuotareChe fare? Primi ad animarsi al terribile pas-saggio furono alcuni dei servi che venivanocon noi ; nudi i piedi, le mani fortemente ab-brancate ai due fili di ferro, passo passo, conuna lentezza mortale, uno dopo l'altro, giun-sero sani e salvi all'altra sponda . Allora civenne il coraggio ; e tutti, uno ad uno, scalzianche noi, per non scivolare su quelle assi,prima col segno di croce in fronte e l'atto dicontrizione nel cuore, si fece il tragitto. Suc-cedeva che tuttì di quando in quando ci fer-mavamo, o in un punto od in un altro, quasia riprendere il fiato che ci mancava soffocatoin petto dal terrore : e la guida a gridarci :Gli occhi in alto, non guardi l'abisso, distraggala fantasia! Ma come si faceva a non guar-dare l'abisso, se bisognava vedere dove si met-tevano i piedi, data la strettezza delle assi ?

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Quel passaggio ci costò la bagattella di treore; e noi a salutarci reciprocamente, a con-gratularci e farci i convenevoli, come si usafare con quelli che hanno scampato un grossopericolo. « Bravi ! ci disse quel. guardiano,siete proprio valorosi ; io non mi stupiva ve-dendovi restii al passaggio; molti altri nonlo vollero passare a nessun costo . Il generaletale (e ce lo nominava), tanto valoroso suicampi di battaglia, che sfidò la morte centoe cento volte, giunto qui non ebbe il coraggiodi passare, e preferì tornare indietro ; e moltialtri ne ho visti tornare indietro ; altri accet-tarono l'offerta che voi rifiutaste, e li passaisulle mie spalle cogli occhi bendati, per evi-tare le vertigini e forse un capitombolo ; altrinell'estate, quando la corrente è pieno forte,preferirono passarlo a nuoto . Conosco indi-vidui, che avevano iniziato grossi negozi inbestiame nelle pianure di Casanare, e li ab-bandonarono per non dover passare di qui . »E quell'uomo, passati noi, rifece la via diecio dodici volte, portando sulle sue spalle lenostre selle, le nostre casse, tutto quello cheavevamo con noi ; meno le mille, ben s'in-tende, le quali passarono a nuoto con tempoimmenso, immensa fatica, ben dimostrando,colla resistenza che opponevano per entrarenell'acqua, che non erano ignare del pericolo,al quale erano obbligate ad esporsi. Il restodella giornata si passò là nella misera ca-panna del guardiano del ponte, essendo troppotardi per poter arrivare di giorno ad un al-loggio qualsiasi, e non arrivando si avrebbedovuto passare la notte nella selva, letto pocogradito per tutti noi .Verso sera di quello stesso giorno, ecco

uno spettacolo che ci fece rabbrividire ; unadonna in mezzo a quel ponte sopra descritto,gesticolando, cantando e saltando come unapazza, non si teneva a nessuno dei due fili ;una delle sue mani era occupata nel tenere unsacco ripieno di non so qual cosa, che portavasulle suo spalle ; nell'altra aveva alcuni lunghibastoni . Fermatasi qualche tempo su quel-l'orrido abìsso, parlando in un gergo a noiincomprensibile, riprese la via, e venne dovenoi ci trovavamo. Noi la miravamo stralu-nati, senza saperci spiegare quello che ave-vamo visto. « È una povera pazza, ci disseil padrone della capanna ; quello che avetevisto or ora, lo fa tutti i giorni, e varie volteal giorno, senza un timore al mondo ; io nonmi so spiegare come non sia caduta mai ;cento volte tentai impedirle il passaggio, maessa aspetta che io non sia presente, o chemi trovi occupato, e rifà la via ogni giornoe non so ben dire quante volte . In questiboschi, or sono tanti anni, perdè il maritoper la morsicatura di una vipera ; fin d'al-lora si notarono i sintomi della pazzia, checrebbe sempre fino a trovarsi nello stato at-tuale. Non vi è al mondo chi si occupi diquesta infelice donna ; ha fratelli, ma l'ab-bandonarono alla sua misera sorte ; ha una

figlia, che non le può prestare assistenza al-cuna, perche troppo giovane e perchè lamadre non la può vedere : l'ho qui nella miacapanna e le fo da padre in cambio di qual-che servizio che mi può prestare » .Era impossibile che noi ci rassegnassimo

a passare quella notte con quella pazza incasa ; tanto più che una delle sue manie piùmarcate si è di gettare nel fiume tutto quelloche le capita fra mani ; quasi tutto il giornolo passa in quest'occupazione : raccoglierepietre, rami, piccoli tronchi di alberi . foglie,e gettarle nell'abisso ; e noi avevamo là sottouna piccola tettoia le selle, i freni, le gual-drappe, tutte le nostre cose, e tutte all'a-perto, perché la tettoia non aveva pareti disorta. Vi si aggiunga la circostanza che quellapazza non dorme mai, come ci assicurava ilsolito cicerone ; se la passa cantando, parlandoe lavorando nel portare al fiume quello chetrova. Vi era quindi pericolo, se non si pren-deva qualche precauzione, di trovarci al mat-tino svaligiati di tutte le cose nostre ; e poisi aveva bisogno di riposare e riprendereforze per seguitare il viaggio al mattino . Sitentò far ripassare il ponte alla pazza, manon voleva per nessun conto ; si provò a mi-nacciarla, sparandole vicino vani colpi difucile, le si fecero luccicare agli occhi certicoltellacci..., allora prese una corsa sfrenatae vertiginosa, ed in pochi secondi si trovòsull'altra riva. Respirammo. Senonchè, doponeanche un'ora, quando noi si incominciavaa sonnecchiare, ecco destarci un canto suigeneris ; era la pazza che, proprio sull'usciodel nostro dormitorio, era tutta intenta neldarci una serenata . Non so ne potè far ameno ; si dovette legare colle mani dietro lespalle, e due della comitiva la portaronolungi sotto una tettoia, dove si macina lacanna da zucchero, perchè non arrivasserofino a noi i suoi canti e le sue strane con-versazioni . Pare impossibile, all' indomani,mentre mi preparava a celebrare la S . Messa .essendo ancora notte fitta, ecco la pazza aricominciare da capo la sua serenata ; l'infelice,dimenandosi in tutti i sensi . com'è facile ilsupporlo, mettendo a partito i suoi denti, erafinalmente riuscita a liberarsi . Mi fece tantacompassione quella disgraziata, che al ritornodal nostro viaggio, cinque giorni dopo, pagaidue uomini e la feci portare colla figlia finoa Pamplona, perche fosse ricoverata in qual-che Casa di beneficenza. Il che difficilmentesi ottenne, malgrado gli impegni del Vescovo,per mancanza di un posto conveniente ; almio partire da Pamplona, la sua casa eraancora il carcere, come posto il più sicuro,mentre si provvedeva.

Al lasciare quella capanna, al gettare ancorauno sguardo sii quel ponte e ricordando le stra-nezze e peripezie della pazza, uno della comi-tiva osservò : « L'infelice donna adesso canta,giuoca, balla su quel precipizio ; ma un giornovi precipiterà di certo, se non si pensa presto

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a salvarla dal pericolo ; così è della nostrapovera Repubblica di Colombia ; è sull'orlodi un orrido precipizio, la lebbra ; ed i Co-lombiani a ridere, scherzare, senza un pen-siero al mondo sulla sorte infelice che loro siprepara ; quando meno lo pensino, cadrannonell'abisso di certo, se non si pensa presto alrimedio » . Paragone assennato e giustissimo,a mio modo di vedere .

Attraverso la foresta - 800 metri sul li-vello dei fium i - Il Murillo - La cenapronta - Un po' di pazienza - Lo scopo delviaggio è raggiunto - Ilfuturo lazzarettoDon Bosco - Le capanne degli Indii .

Per vie capresche (di capra) si viaggiò tuttaquella giornata, e verso sera colle mani e lafaccia più o meno graffiato ed insanguinateper le spine e rami che ci trattavano senzacompassione, colla persona tutta rotta per laginnastica continua che si dovè fare, affinedi schivare i tronchi caduti sulla via ed altriostacoli che si trovavano, si giunse al puntodi fermata. In quel giorno più di venti voltetutti dovemmo discendere dalla nostra caval-catura, preferendo andarcene a piedi, mal-grado si dovesse pestar fango, per così evi-tare di precipitare in qualche burrone. Incerti punti eravamo fino a 800 metri sul li-vello del fiume ; la montagna era tagliata per-pendicolarmente, e la vista si offuscava e gi-rava la testa al gettar l'occhio in quelle pro-fondità. Per fortuna i grossi alberi, i fitti edalti arbusti di ogni sorta ce ne toglievano lavista quasi sempre ; altrimenti nessuno avrebbeosato restare a cavallo a quell'altezza, su diun sentiero che non giunge ad avere un metrodi larghezza . Quante volte ho ricordato, inquei giorni di viaggio a traverso quelle fo-reste, il detto della S . Scrittura : Angelis suisDeus mandavit de te, ut custodiant te in omnibusviis tuis . Allora feci a me stesso, e ripetei alcompagno sacerdote, un'osservazione che maiaveva letto, nè sentito da alcuno : il testousa il plurale parlando degli Angeli, ed usail singolare riferendosi agli uomini. Perchèmai? Non basta un Angelo solo per guidarel'uomo nelle sue vie? Il testo lascia supporreche in certi casi l'uomo ha bisogno di variiAngeli per liberarsi dai pericoli che lo cir-condano . « È proprio così, seguitava io adire, per queste strade, fra mezzo a questiprecipizi e pericoli che si succedono e si mol-tiplicano ad ogni passo, o il cavaliere ha bi-sogno di due Angeli almeno per tenersi inarcione e non cadere, o ce ne vuole uno perl'uomo ed un altro per la bestia . Comunquesia, il plurale, parlando degli Angeli, è ve-ramente a suo posto. Se mai qualcuno no-tasse una qualche irriverenza in questa miainterpretazione di un testo santo, se l'abbiaper non fatta. Il fatto si è che i sette cava-lieri e gli otto pedoni alla sera ci trovavamosani e salvi nel nostro nuovo alloggio dettoMurillo .

La descrizione di questo Murillo è prestofatta : 6 pali o grossi bastoni sostengono unatettoia di paglia ; da una sola parte vi è unaparete fatta con canne silvestri, non tantocompatte da impedire l'entrata al vento ; lefessure sono tante quanto sono le canne ; glialtri tre lati sono aperti al freddo, al caldo,ai venti, alle pioggie ed anche alle bestieferoci, se mai capitassero da quelle parti, edavessero il ticchio di ricoverarsi là sotto. Inun angolo sono tre pietre ; sono tutti gli at-trezzi di cucina. I nostri cucinieri e marmit-toni in quel giorno ci avevano preceduti apiedi, portando sulle loro spalle la pentola,una pignatta e le altre cose più indispensa-bili per una cucina . In certe parti del mondo,come, per esempio, quelle che descrivo, si vapiù lesti camminando a piedi, che andandoa cavallo ! Al nostro arrivo pranzo e cenaerano lesti e preparati ; e noi, seduti sullenostre selle, altri per terra, con un po' di pa-zienza per parte dei più, non avendo che duescodelle di legno e due cucchiai pure di legno,che si passavano dall'uno all'altro, ci siamoproprio divorato quel po' di ben di Dio, tantaera la fame che ci pungeva dentro . E perdormire? Ognuno trattò di aggiustarsi allameglio. È superfluo il dire che non si avevanè lettiere, nè materassi ; ma si aveva unatenda militare, che generalmente serviva damaterasso ed in M urillo servì invece da cor-tina, per impedire che un forte e freddovento, che in quei paraggi è cosa di tuttele notti, ci facesse del male ; si aveva qual-che coperta, alcuni capezzali, il resto si to-glieva dalle montare ; tutto serviva, tantopiù che la stanchezza era all'ultimo gradoed il sonno quasi . A me toccarono i coperchidi due delle nostre casse vuote ; cosi avevala persona a, qualche palmo da terra, e po-teva riposare sufficientemente senza timoredi svegliarmi con una qualche puntura allereni. Si dormì come Dio volle ; al mattinosi tentò di dir Messa ; ma non si potè, per-chè il vento soffiava ancora con tutta forza,minacciando di abbattere quella così pocosolida casa . Si fece una piccola colazione, epoi in groppa .

Era il quarto giorno che si era partiti daPamplona ; i conoscitori di quelle regioniassicuravano che in quel giorno avremmotrovato quello che si cercava, e furono pro-feti. Il bisogno era d'un terreno vasto, suffi-cientemente piano per edificarvi qualche casa,come una piccola città, che fosse fertile assai,attraversato da molte acque, con molto le-gname da costruzione ; il clima ardente, seccoqual si conviene ai futuri abitatori, i lebbrosi .E l'abbiamo trovato tale quale si desiderava .Alle 12, fatta una piccola refezione in secco,perchè non v'era tempo da accendere il fuoco,lasciate le mule assicurate a qualche troncod'albero, a piedi si fece l'esplorazione . Daun piccolo rialzo di terra, di dove si potevadominare la regione circostante, si scoperse

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che la pianura aveva varie leghe di esten-sione; cogli strumenti si misurò la tempera-tura : la minima 26 centigradi, la media 30,la massima 34 . Quello appunto che ci voleva!Si analizzarono le acque delle varie sorgenti,e furono trovate eccellenti ; si trovò certa,terra molto adatta per fare mattoni e tegoleper le costruzioni , si trovò anche una sor-gente abbondante di acqua sulfurea, moltoutile, a detta del nostro medico, per le ma-lattie della pelle, e la lebbra è la regina diqueste malattie ; di legname non dico, ve n'èun subisso, tanto per fare dieci città comeLondra ; è tutto un bosco con alberi piccolie grossi, molti veri giganti che paiono giun-gano alle nubi, e questo bosco continua perleghe e leghe, e non se ne vede la fine .Prima di lasciare quel promontorio, si vollebattezzare quel luogo ; sulla corteccia di ungrosso tronco d'albero, colla punta di un col-tello, si fece una croce ; su di altro troncosi incisero queste parole : Lazzaretto DonBosco, Maggio 1899 . Aprendoci la strada concoltelli ad hoc, siamo giunti alla sponda de-stra del fiume M argua, di assai ingrossatoda quando l'abbiamo lasciato, per i moltitorrenti che vi mettono dentro. Ma ecco sul-l'altra sponda le capanne degli Indii ; sonotutte disseminate sul declive di una colli-netta bellissima posta in faccia a noi . In-torno alle casette vediamo piantagioni di pla-tani, yuca, cacao, mais, ecc., ecc . ; in lonta-nanza udiamo il corno dell'interprete che fai segnali convenuti, indicando che aveva coseurgenti da comunicar loro . Aspetta che aspetta,ma gli Indii non si presentavano . Noi ave-vamo un piccolo mondo di cosette da regalarloro, fazzoletti di, vario colore, spilli, filo,specchietti, acciarini per accendere il fuoco,chè i fiammiferi non li conoscono ancoraquei poverì selvaggi, e non li saprebberousare ; per accendere il fuoco hanno un modoancora tutto primitivo : battono due pietre,finchè traggono la scintilla, che cade nell'escapreparata ; avevamo del sale, del quale sonoghiottissimi ; alcune scuri per abbattere glialberi, queste le avevamo destinate per icaciques o capitani della tribù ; sono il piùbel regalo che si possa fare ad uno di quegliIndii ; avevamo ancora molte e molte altrepiccole cose da offrir loro, perchè avessero aconcepire un'idea favorevole delle vesti nere,come si chiama fra loro il sacerdote ; madopo molto chiamare ed aspettare, nessunosi lasciò vedere . « Ho due spiegazioni, ci dissel'interprete quando si unì alla comitiva, percapire questa assenza di tutta la tribù ; odè ancora alla pesca, approfittando degli ul-timi giorni dell'estate, alla confluenza delfiume Sarare, a varie leghe di qui ; oppure i .poveri selvaggi si sono spaventati ai colpidi fucile che udirono poco fa, e si sono in-tornati nella foresta, temendo qualche agguatoda parte dei bianchi. » Infatti i nostri caccia-tori avevano varie volte scaricato il loro fu-

cile o per tirare ad uccelli, o per ammazzareuna serpe che prendeva il sole avviticchiataal ramo di un albero, o per altri motivi ; eforse questo giuoco innocente ha spaventatie fatti fuggire gli Indii, privando noi di unacuriosità e di una soddisfazione tanto desi-derata, ed essi dei regalucci che avevamoportato loro. Si rifece la via verso le caval-cature, e bel bello si ritornò al nostro al-loggio di Mu rillo . Quel contrattempo inaspet-tato dei selvaggi non mi privò del pìaceredi sentire dalla bocca dell'interprete tante etante belle cose . Gli Indii in quelle montagnesono di due razze : l'una la formano i Pedra-zas, l'altra i Tunegos; dei primi non ve n'èpiù che una sola tribù, composta di circa500 persone ; i secondi sono suddivisi in variigruppi, dimoranti in montagne distinte, maparlando una sola lingua ; arrivano in tuttoad essere da tre a quattro mila. I primi sonopiuttosto tranquilli, amano il lavoro, e nontemono presentarsi di quando in quando nellehaciendas dei bianchi in cerca di qualcheoccupazione, in cambio di sale, vestiti, stru-menti per coltivare la terra ; il denaro nonl'apprezzano e non lo vogliono ; questi sipossono, per la loro indole e docilità, ridurrefacilmente ad accettare il battesimo e la ci-viltà. I secondi sono piuttosto diffidenti ri-guardo ai bianchi, sono feroci ancora, nonamano il lavoro e sono un pericolo per chiha la disgrazia di capitare fra loro ; il chenon dev'essere un ostacolo, perche si tentidi far loro qualche bene, e poco a poco ri-durli a migliori. sentimenti, fino a renderlicristiani, figli di Dio, membri di una societàcivile.

L'allegrezza delVescovodi Pamplona-Inspirazione divina - L'evangelizzazionedegli Indii - A Cucuta - Incidente più co-m ico che serio :i Bucaramanga - S. Gil -Al Socorro - Triste notizia .Giunti a Pamplona, otto giorni dopo la

nostra partenza, il carissimo Monsignore, nelpalazzo del quale aveva io alloggio e vitto, vollesubito essere informato di ogni cosa . Indici-bile fu la sua allegrezza, quando sentì a direche il punto scelto per il nuovo lazzarettoera nelle vicinanze delle tribù dei selvaggi .« Sono anni ed anni, mi diceva, che chieggoal Signore mi mandi qualche operaio evan-gelico per l'istruzione di quei selvaggi mieifigli (sono nella diocesi dì Pamplona), e fi-nora non ebbi ancora questa grazia. Scrissipiù volte al Sig . D. Rua, perchè mi mandassequalcuno de' suoi figli. ; lo feci ancora l'annoscorso, rinnovando la mia supplica, e sempremi si rispose che per adesso non si poteva,io ho sempre pensato che sarebbero i figlidi D. Bosco i scelti per l'evangelizzazionedi quelle tribù, sepolte ancora nell'om-bra dell'errore e della morte . Adesso inco-mincio a credere che fu la mia una inspira-zione divina, e credo pure che la mia preghiera

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di tanti anni sia per essere esaudita . » Dio lovoglia! E lo vorrà il Signore, se arriviamo afondare quel lazzaretto sulle rive del Margua,come non dubito che si farà . Allora i sacer-loti addetti all'assistenza dei lebbrosi ve-dranno il modo di passare all'altra spondadel fiume e d'introdursi fra quegli altri piùlebbrosi ancora, i poveri selvaggi, e ridurlial bene e convertirli a Cristo . Presto si sapràse questa speranza non avrà da essere che unapovera illusione, o se sarà un fatto da scri-versi nelle pagine della storia della nostraPia Società .In quella stessa sera, per mezzo di avvisi

stampati affissi alle pareti, si radunarono iprincipali della città per dar loro contezzadella missione compiuta; si nominò una Giuntadi sei persone autorevoli per vedere il mododi dar principio all'opera ; per acclamazionefa nominato l'Eccellentissimo Vescovo a Pre-sidente onorario della Giunta, per dare cosìmaggiori garanzie a tutta la Provincia, prin-cipalmente in quanto all'inversione dei capi-tali, che si sono raccolti già, o che si pos-sono raccogliere più tardi .All'indomani partii alla volta di Cucuta,

senza dubbio la più grossa, più commer-ciale e più ricca città della Provincia ;trovai l'antica Giunta formata quattro anniprima da me stesso, sempre ben organizzata, laquale dispone subito di 52 mila scudi raccoltinella sola popolazione per dar principio ailavori, somma che misero, dietro mia richie-sta, a disposizione della Giunta di Pamplona,nel caso ne abbisognasse ; e dopo due oredi conferenza con quei cari amici, rifa-ceva la via verso Pamplona, cori due gior-nate di cammino, e, di qui subito a Bucara-manga per fare relazione verbale al Sig . Go-vernatore del mio operato, mentre la Com-missione ufficiale nominata da lui, compostadel medico e dell'ingegnere, gliela preparas-sero per iscritto . Stampata che sia, la potròavere io pure, e vedrò se avrà qualche im-portanza per essere mandata a Torino .In Bucaramanga mi fermai 24 ore, tanto perradunare i principali della città e riorganiz-zare la Giunta primitiva disciolta da qualchetempo o per la, morte o per l'assenza di al-cuni de' suoi membri, il che si fece con qual-che incidente serio-comico, e più comico cheserio, che esilarò un po' la numerosa udienza .Ad un certo punto, dopo aver io parlato alungo, un giovanotto, che si disse rappresen-tante della stampa, si levò su ad interrogarmiche n'era dei fondi raccolti in Santanderquattro anni prima, e se era vero quello cheanni addietro si era pubblicato in Caracas epochi mesi prima riprodotto in un giornaledi Cucuta, che io avessi mandato due milionidi scudi tolti al fondo dei lazzaretti all'E-quatore per fare la contro-rivoluzione controAlfaro. Capii tosto l'indiretta ; si voleva at-taccar briga, fare uno scandalo in quella riu-nione ed impedire forse lo scopo che ci era-

vamo prefissi nel riunirci. Non so più cherisposi : il sangue m'era corso tutto al cuoree poi alla testa al sentire ripetere una ca-lunnia tanto ingiuriosa per un sacerdote ;ricordo solo che d'improvviso mi trovai inmezzo della sala, e colle mani distese versoil pubblico : « Ecco, dissi, le mani pronte allemanette ; se chi mi ha interrogato o qualcunaltro dei presenti ha vera convinzione che horubato ì due milioni, di cui si fece menzioneor ora, sono pronto alla prigione .» Un frago-roso battimano coprì le mie ultime parole .Tornò a parlare il mio interlocutore e chiesenuove spiegazioni, che gli diedero abbondantie forse troppo abbondanti e troppo pepate ilSig. Governatore presente e varii altri si-gnori ; io non volli più rispondere . L'ultimoa parlare fu il Parroco della città, un degnis-simo ecclesiastico, che, con una calma ammi-rabile, trattò di far dimenticare a tutti i pre-senti quell'incidente veramente increscioso (?) .La Giunta era stata già organizzata prima,e la seduta si sciolse con quel finale proprioserio-comico, e, come dissi più sopra, più co-mico che serio .

In due giorni arrivava a San Gil, altragrande città ; in sei ore il Socorro, risusci-tando in ogni parte il morto progetto deilazzaretti, per la salvezza della Colombia.Qui trovai brutte notizie . - « Sa lei già, midiceva la Superiora dell'Ospedale, dove avevapreso alloggio, che il P . Garbari fu vicino allamorte . » - « Ma io so nulla, risposi spaven-tato.» - « È proprio così ; giorni sono si seppequi che era gravissimo ; adesso però deve starun po' meglio .» - In quel momento mi venivaconsegnato un telegramma proveniente daContratacion . - Acceleri il viaggio quanto piùpossa, diceva lo scritto, P. Garbari e Suoremolto ammalati ; venga, senza indugio . - Inquella sera interrogai varii medici, preparaimedicine, cordiali, tutto quello che potei ecredei necessario in quelle circostanze, ot-tenni da un medico che stesse preparato apartire, se l'avessi richiesto, e l'indomani amarcie forzate, dopo 12 ore di mula, versole 8 di sera, essendo notte buia già, giungevaa questo lazzaretto, da dove scrivo questacorrispondenza ; e qui finisco per oggi perandare alla chiesa a far la predica della No-vena di Maria Ausiliatrice ; il resto lo rice-verà in un'altra corrispondenza, che speropoter scrivere dopo finita la missione a questilebbrosi, missione già annunziata per il 25 .

Preghi per noi, Salesiani della Colombia,principalmente per quelli dei lazzaretti, edin modo particolare per questo tutto suo

Affez.m° in CristoSac . EVAsIO RABAGLIATI .

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TERRA DEL FUOCO

Le vere notizieintorno a Mons . Giuseppe Fagnano Prefetto Apostolico

della Patagonia Meridionale .

CONTRARIAMENTEa quanto nelloscorso giugno circolava su per igiornali italiani - che cioè Mons .Fagnano fosse stato trucidatodagli Indii -siamo in grado di

poter dare ottime notizie di questo nostrocarissimo confratello ed intrepido campionedell'apostolato cattolico . Il venerato nostroSuperiore ha ricevuto ultimamente una letterada Monsignore stesso, in cui dice che dall'11aprile al 30 maggio si occupò nella Missionedella Candelara, facendo un' escursione inmezzo ai boschi per convincere alcune tribùa non recar danno alle tenute dei cristianie venire piuttosto alla nostra Missione . Que-sta escursione ha dato origine alla falsa no-tizia, trasmessa ai giornali italiani, sul suoconto. Il Commissario di Polizia e tutti gliimpiegati del Sig . Menendez, che vanno sem-pre armati ed in buon numero e qualchevolta ricevettero frecciate dagli Indii stessi,mentre Monsignore erasi inoltrato accompa-gnato solo dal confratello Ferrando e da ottoIndii della Colonia, non vedendolo arrivaredopo cinque giorni, sparsero la voce che gliIndii lo avevano ucciso, e questa a mezzo diun vapore venuto a Buenos Aires in unlampo si ingrandì e fece telegraficamente latraversata dell'Oceano . Dopo queste notiziepersonali, Monsignore accenna ai progressidella Missione ed alle fondate speranze chemutre per un sempre crescente sviluppo .

Il Governo Argentino gli concesse il de-naro necessario per innalzare una chiesa eduna casetta a Gallegos, sì l' una che l'altragià in costruzione, ed un sussidio per la Can-delara. Questa stazione ha bisogno di esseraiutata in modo speciale, perche ormai è unpaesello bell'e fatto con 200 Indii stabili, di-visi per famiglie ed aventi bisogno di tutto .

Per questi nel 1898 si consumarono 65,000kg. di carne, 20,000 kg . di pane, 2,500 diriso, 7,500 di patate, ecc. Oltre a questi visono ancora i nomadi, che vengono alla Mis-sione, rimangono sette od otto giorni e poise ne vanno di nuovo, perche non si adat-tano ancora alla vita civile, ed anche perchenon si può ancora far loro una casetta e darecarne in abbondanza, e senza di questo nonsi può civilizzarli . Forse in quest'anno alcuniverranno collocati a servire nelle grandi ca-scine vicine, avendo così il Missionario occa-sione di tenerli d'occhio, affinchè perseverinonella fede e nell'amore al lavoro .

La salute di questi Indii, scrive Monsignore,è buona, e quest'anno morì solo una donna .Ha ricevuti tutti i Sacramenti, ed è la prima

che fu accompagnata da tutti gli Indii consolennità al cimitero . I ragazzi si occupanotutto il giorno in custodire e mungere levacche, in provvedere legna pel fuoco, neltrasporto delle piccole cose e quasi sempreall'aria libera, eccetto il tempo di scuola . Lefanciulle sono occupate nella cucina, nel rac-cogliere legna, nel cucire e nelle altre faccendedomestiche . C'è bisogno di terminare la chie-setta, di fare un laboratorio per le donne,affinchè possano imparare a filare e tesserelana e nello stesso tempo il catechismo e lepreghiere, passando più ore al giorno colleSuore. Un gran passo s'è fatto per la Cande-lara, e pagati gli attuali debiti cammineràda sè al cominciare l'anno 1900, nel qualespero vedermi sollevato da tanta miseria,perche Dawson, ossia la Missione di S . Raf-faele va avanti bene coi suoi legnami, collesue lane e colle sue pelli .

Monsignore passa quindi a dare altre con-solanti notizie delle altre stazioni di Missioni ;e noi, mentre ringraziamo Dio e la MadonnaAusiliatrice per non aver permesso che ac-cadesse finora alcun male a Monsignor Fa-gnano tanto necessario al buon andamentodella Missione fueghina, facciamo umile, macaloroso invito ai nostri lettori a volersispesso ricordare con preghiere ed abbondantiofferte degli infelici Onas della Terra delFuoco .

PATAGONIA SETTENTRIONALE

La Missione delle Ande e delle Pampas Patagoniche .(Note di D . Domenico Milanesio)

L'INFATICABILEnostroMissionarioD. Domenico Milanesio da Juninde los Andes lo scorso gennaioscriveva al nostro Superiore :

Sono due anni che più non lescrivo e per non privare più a lungo la S .V . R.m ed i lettori del Bollettino di alcunenotizie sii questa importante Missione di Ju-nin, le mando alcuni appunti riguardanti leoperazioni evangeliche dello scrivente .

Una nuova Casa a Junin - Ringraziamenti.Il Bollettino Salesiano ha già altre volte ac-

cennato alla costruzione ed apertura d'unamodesta Casa e Collegio in Junin de los An-des, situato ai piedi della Cordigliera, di fiancoalla linea divisoria fra il Chili e l'Argentina .Ora però è bene che registri anche un'altracostruzione oramai terminata e destinata perle Suore di Maria Ausiliatrice.

La costruzione di queste due Case ci costòtante fatiche e sudori, che credo assai piùfacile immaginare che descrivere. Le immense

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distanze, i mezzi di trasporto, consistenti soloin alcuni giumenti, le strade pressoché im-praticabili, la somma povertà di questi luoghie la calamità dei tempi, come sono semprequando corre pericolo di guerra, sono tantimotivi che indicano eloquentemente le fatichesofferte e le difficoltà superate . Era però ne-cessario superare tutto per assicurare il trattodella Missione, perche ora stabiliti i Salesiani

le Suore, i fanciulli e le fanciulle, lamag-gior parte indigeni, bevono alla stessa foutele acque salutevoli di vita eterna coll'istru-zione religiosa e possono essere un giornobuoni cristiani ed onesti e laboriosi citta-dini.E di tutto questo po' di bene va dato

merito a quanti con cristiana liberalità ciaiutarono colle loro limosine ; ed io ringraziocon profonda riconoscenza tanto i nostri cariCooperatori e Cooperatrici, come le altre mi-gliaia di buoni cristiani che ci hanno offertoil loro obolo nelle città e paesi, ove ho tenutoconferenze a questo scopo . Come si avveraqui che il Missionario colla grazia di Dio edaiutato dalle elargizioni dei buoni può con-durre a felice esito grandi imprese per lasalvezza di tante povere anime !

Vita d el Missionario .

Il Missionario, armato della croce e ane-lando solo a conquistare anime a Dio, nontenne nè il freddo, nè il caldo, nè la pioggia,nè i venti, né la neve, nè la tempesta . Egli nondà indietro alla vista di alte e scabrose mon-tagne, nè lo intimidisce o la profondità degliabissi, o le folte boscaglie, o la corrente mi-nacciosa degli spumanti fiumi : imperterritoprosegue la sua missione. Spesso il suoletto è la nuda terra e talvolta il bianco egelido manto di una spessa cappa di neve ;e quando gli sorride la fortuna, trova peralbergarsi qua una capanna di giunchi, làun tondo di cuoio, qui gli si offre un'altarocca ed altrove il concavo di un grossotronco d'albero, che muti e pazienti gli dannogratuita ospitalità. Ma che vado io perden-domi a dir cose che lei, amato Superiore, co-nosce meglio di me? Si è perchè tale è lamia vita e più volte tutto ebbi a provare .

Anzi più volte dopo aver percorso ben 70miglia a cavallo attraverso la Pampa, giun-gendo di notte a qualche capanna, stanco ecollo stomaco vuoto, il Missionario si siedesopra un tronco d'albero o sopra il teschiod'un qualche animale morto, ed insegna ladottrina cristiana ora ad un gruppo di cris-tiani e tal altra volta ad un nucleo di indi-geni. Frattanto la padrona di casa infilza allospiedo un grosso pezzo di carne selvatica elo fa arrostire al fumo e fuoco, la cui fiammasuol esser anche l'unica luce che illuminal'interno di quel tugurio . Arrostita la carne,si pianta lo spiedo nel suolo ed ognuno siavvicina armato di un grosso coltello, ne ta-

glia un bel pezzo e se lo manduca col migliorappetito del mondo, in simili circostanze poinon si fa mai uso di vino, ma si è fortunatiquando si può bere acqua dolce e non pu-trìda. Dopo cena si prega per lo più in co-mune, e quando lo circostanze lo permettono,si recita il Rosario. Fatto quindi un brevesermoncino si va a dormire . Già si sa che ilnostro letto non è elastico, nè di piume, mafatto con alcune pelli dìstese sul nudo suolo,sotto un tetto di giunchi o a ciel sereno . Ciònon ostante si dorme saporitamente, perchèla coscienza tranquilla ci assicura di averpassato il giorno in sante operazioni . E quandola troppa stanchezza ci toglie il sonno, il cieloazzurro tutto trapuntato di brillantissimestelle ci rapisce in dolci meditazioni, mentrele nostre labbra vanno mormorando le paroledel Salmista : Coelienarrant gloriam Dei. Al-l'indomani si alza per tempo e, dove si può,recitato il Rosario e celebrata la S . Messa;si parte, oppure si fa stazione per due, treed anche per nove giorni . In questo caso simanda subito ad avvisare i vicini dell'arrivodel Missionario invitandoli a participare alleistruzioni e funzioni religiose. Si noti, di pas-saggio, che in queste regioni, le parole vicinoo lontano non suonano sempre come in Eu-ropa. Così a mo' d'esempio, se si chiede adun patagone la distanza per arrivare ad undato luogo, risponde con indifferenza, è vicino.oppure non è lontano, mentre si sa che quelluogo dista 10, 20 o 30 miglia . Dimodochèper arrivare ai così detti vicini, si deve im-piegare or un giorno, or due .Non sempre la Missione produce gli stessi

frutti, perchè l'esito felice di essa, dipendeda mille circostanze di luogo, di persone, divolontà e che so io. Nei punti dove si trovanoi cristiani più istruiti e meno esposti allearti sofistiche e maligne dei cattivi, è natu-rale che la scienza, la pratica e lo zelo delMissionario ottenga più copiosi frutti . Cosìpure si hanno maggiori frutti in mezzo alletribù isolate degli indigeni, che non nei cen-tri dove siano aggruppati indigeni e civiliz-zati insieme. E la ragione è chiara e più chenaturale. Gli indigeni segregati e soli sogliononella lor rozzezza seguire i principii dellalegge naturale, mentre quelli che hanno avutooccasione di trattare coi popoli civilizzati conpiù difficoltà si arrendono alle esortazioni delMissionario, perchè hanno acquistato più ma-lizia per i cattivi esempi avuti .

Durante la Missione le pratiche di pietàsi fanno così . I più fervorosi sogliono veniremuniti del necessario pel vitto e riposo. Inquesto caso si improvvisa un vero villaggio,donde è sbandita la bestemmia e la mormo-razione. Si prega, si medita, si fa lettura spi-rituale, si cantano inni sacri, come in unacasa religiosa. Le confessioni sono continuee nei centri più popolati si contano ognigiorno da 40, 60 e fin 100 comunioni. Si am-ministra pure il Battesimo ad un buon nu-

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mero di bambini e ad altri molti la Cresima .Si benedicono eziandio numerosi matrimoni .Soddisfatta la loro pietà, ritornano alle lorocase, per lasciar liberi di venire quelli cheerano rimasti ad accudire le domestiche fac-cende. L'ultimo giorno della Missione, dati iricordi, si benedice il popolo e si va a darMissione in altro punto . D'ordinario questabuona gente, riconoscente al benefizio cheha ricevuto ed in ossequio al Missionario, loprovvedono di vettovaglie e lo accompagnanolungo tratto di via e poscia nel separarsidolentissimi gli augurano un buon viaggioed un pronto ritorno .

I Battesimi dei bambini e degli adulti .

Tale è la vita del Missionario di D. Bosconelle Pampas patagoniche ; e qui dovrei farpunto, ma voglio ancor aggiungere una pa-rola sui battesimi . In quanto al battesimodei bambini indigeni può nascere il dubbiose sia conveniente battezzarli , prevedendoche, cresciuti attorniati dagli infedeli, sianoin pericolo di perdere il frutto del Sacramento .Ora se per questo pericolo si dovesse nonbattezzare i bimbi indii, parimente non sidovrebbero battezzare gli altri parvoli, per-chè si prevede pur troppo che un gran nu-mero di essi, fatti grandicelli, non osserve-ranno più le promesse fatte per mezzo deiloro padrini. Ma la Chiesa vuole che, ciò nonostante, si battezzino ; quindi non veggo perqual ragione non si debba fare altrettantoper i bimbi indii . E in quanto a pericoli,non saprei dire ove siano maggiori o nel senodi una civiltà miscredente e corrotta, o frale tribù indigene, le quali più o meno am-maestrate già dai nostri Missionari ricono-scono nel Battesimo un Sacramento che li facristiani e loro apre le porte del cielo .Nel battezzare i Patagoni adulti poi te-

niamo questa pratica . Prima si ha cura spe-ciale di istruirli intorno alle verità princi-pali della fede necessarie di necessità di mezzoper salvarsi. Dove vi è maggior comodità siinsegnano pure le verità necessarie a sa-persi di necessità di precetto . Così si èfatto nei punti più centrali della Pata-gonia e con preferenza in Patagones, Vied-ma, Conesa, Chi-chi-nal, ecc . Questa regolafu praticata dai Gesuiti del secolo scorsonell'Araucania e da alcuni di loro che visi-tarono in quei tempi alcuni punti della Pa-tagonia; fu praticata da Monsignor AntonioEspinosa, da D. Giacomo Costamagna (oraMonsignore) nel 1878 e più tardi da Monsi-gnor Cagliero nelle sue escursioni sulle rivedel Rio Negro e del Neuquen e sulle Cordi-gliere delle Ande. Questo sistema fu sugge-rito dall'esperienza, ed è l'unico, finche nonsi possa avere un maggior numero di Mis-sionari per istabilire e moltiplicare dapper-tutto stazioni permanenti. È vero che cosìfacendo alle volte può accadere che vi siano

di quelli che si facciano battezzare due volte,e ciò avviene sopratutto quando gli Indii,alquanto civilizzati, si recano nelle città, dovei parroci, non conoscendo il loro idioma,possono cadere in errore. Grazie a Dio peròciò non è ancor accaduto nè a me, nè adalcuno dei miei Confratelli . Preghi e facciapregare, amatissimo Sig. D. Rua, perchè pos-siamo sempre fare del bene . »

AFRICA

Due battesimi a La Marsa (Tunisi) .(Corrispondenze di D. Antonio Josephidi)

REv .m° ED AMAT.m° SIG. D. RUA,Tunisi (La Marsa), 1° Aprile 1899.

LE scrivo per comunicarle unagrande gioia della piccola fami-glia salesiana di Cartagine . Oggi,Giovedì Santo, 1° aprile, abbiamoavuto due bei pescì, che formano

le nostre più care delizie. Due dei nostrineofiti, due negri autentici, nacquero a GesùCristo nelle acque rigeneratrici del santoBattesimo .

Dirle la gioia della nostra piccola comu-nità, esprimerle le consolazioni provate e lesperanze concepite, e sopratutto descriverlela gioia di questi due fanciulli del Continentenero, è cosa superiore alle mie forze e perciòmi accontento di darle solo alcuni sempliciappunti sopra questo fatto consolante.La preparazione dei catecumeni ci costò

due anni di ripetizioni e di laboriose spie-gazioni, perchè si dovette insegnar loro lalingua prima del catechismo.Finalmente però eccoli alla porta della

Chiesa : i loro vestiti bianchissimi fanno mi-rabile contrasto con il bel negro d'ebano delleloro figure africane. Sua Ecc.a Rev.ma Mons .Combes, Arcivescovo di Cartagine e Primated'Africa, da buon padre qual è per noi, è tuttofelice di poter egli stesso conferire il Sacra-mento della rigenerazione ai nostri cari neo-fiti . I suoi due nipoti, l'esimio Sig . Peufaillit,ed il pio Sig . Marcale, a noi affezionatissimie pieni d'interesse per tutte le cose nostre,ben volentieri si prestarono a far da padrini .Le madrine sono presenti solo in ispirito eper procura. Esse sono : per il neofito piùgiovane la Signorina Maria Deubel, un'animatutta consecrata al santo sepolcro, avendo giàtre volte per puro spirito di divozione pel-legrinato fino al Sepolcro del Salvatore ; e peril più grande la Signora Contessa Barbier -Lamey de Sonis, ch'io non ho il bene di co-noscere personalmente, ma il cui nome solorisponde della sua fede e della sua carità

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essendo il nome d'un eroe cristiano, l'eroedel Sacro Cuore. Le cerimonie si fanno contutta la pompa consentita dalla nostra pic-cola cappella arcivescovile . I catecumeni ri-spondono essi stessi al Vescovo celebrante ;il raccoglimento s'impadronisce di tutti icuori, il silenzio è profondo, il momento so-lenne. L'acqua benedetta discende su quelleeburneo fronti ; la formola sacramentale èpronunziata e la nostra Santa Madre Chiesaha due figli di più : Renato Maria AgostinoAnnibale e Luigi Michele Alfonso Maria .A compimento della comune letizia i nostrigiovani viticoltori con le loro robuste vociintuonano il canto : Je suis chrétien !

Amatissimo Padre, questa è un'ora di pa-radiso per i suoi figli, che aspirano solo alladiffusione del regno di Gesù Cristo .In questi neofiti veggo con vera compia-

cenza le primizie dell'apostolato salesiano inmezzo ai figli di Cam. In essi saluto l'aurorad'un'evangelizzazione e più estesa e più fe-conda nel centro stesso del Continente nero .La mia indegnità, più ancora della mia sa-lute, mi toglie la dolce illusione di vedereun sì bel giorno ; ma, fedele all'ordine datomida lei, impiegherò tutte le forze che mi ri-mangono in prepararne i pionieri e gli apo-stoli. È a questo fine che speriamo di porrepresto la prima pietra dell'Oratorio S. Ago-stino, che sarà specialmente destinato allacoltura delle vocazioni apostoliche .Invochi, veneratissimo D . Rua, sopra di

noi e sulle nostre Opere la protezìone delSignore, senza cui tutto le nostre fatiche ap-prodano a nulla .

Ci benedica, caro Padre, benedica le nostreopere e sopratutto benedica lo scrivente .

Ubb m° ed Aff.mo figlio in G. C.Sac. ANTONIO JOSÉPHIDI .

La parrocchia salesiana di Manouba .

LA nostra modesta cappella fino adoggi in fatto d'immagini santepossedeva unicamente la statuadel Sacro Cuore, che S . Ecc. Mons .Combes, Arcivescovo di Tunisi

e Primate d'Africa, aveva offerto fin dall'a-pertura della nostra cappella . In breve spaziodi tempo la nostra chiesa fu dotata di duebelle altre statue. La prima, quella di NostraSignora Ausiliatrice, fu benedetta da S . E .Mons. Tournier, Vescovo titolare d'Ippona eZarite, che volle anche celebrare la santaMessa prima della cerimonia . La banda dellanostra Casa di Tunisi fecegli alla stazioneun solenne ricevimento. La seconda statua èquella di S. Giuseppe. Essa ci fu donata daun'eccellente e caritatevole famiglia di piccoli

commercianti della località, la quale vollecosì concorrere ad onorare la casa di Dio . Inostri giovanetti di Tunisi, sotto la direzionedi D. Corlay, vennero di nuovo ad accrescerelo splendore di questa bella cerimonia rega-landoci musica eccellente. Il Sig. Debono-Saliba, il generoso donatore, volle fare pres-sochè tutte le spese per una sostanziosarefezione ai nostri giovanetti . Mons. Pavy,Vicario Generale, presiedette la cerimonia.Al vangelo prese la parola, e con un'elo-quenza proprio cordiale, disse quanto volon-tieri siasi recato, dietro l'invito dello zelantePastore, a questa nascente parrocchia, e, sa-lutato il numeroso e benevolo uditorio rac-colto sotto la splendida cupola moresca dellachiesa, espose la dottrina della Chiesa intornoal culto dei Santi, raffigurata nelle immagini .Poi, inspirato dalla statua del glorioso fabbrodi Nazareth, parlò del lavoro .

Il primo operaio è Dio : la sua opera è ilmondo, che volle creare in sei epoche o sei .giorni : sei giorni di lavoro ed il settimo diriposo : è il tipo, il modello della divozioneebdomadaria del tempo, della settimana. Com-piuta la sua opera, il Creatore la rimette allasua creatura, fatta a sua immagine e somi- .glianza, all'uomo . L'uomo è posto in un giar-dino delizioso per coltivarlo, per lavorarlo .ut operaretur. Così, anche nello stato d'inno-cenza, si trova la legge del lavoro, legge chedopo il peccato, divenuta più imperiosa, piùpenosa, si trasforma per noi in espiazione epreservazione .

Nella seconda parte del suo discorso,Mons. Pavy considera il lavoro manuale in.quanto fu santificato da N . S. G. C., il qualevolle praticarlo facendosi apprendista fale-gname sotto la direzione di S . Giuseppe. Èalle mani adorabili del Salvatore che le opereservili debbono la loro riabilitazione, e lemasse di schiavi, i soli che penavano quag-giù, il loro riscatto, la loro liberazione, laloro dignità. In sul finire, Mons . Vicario Ge-nerale invita il suo uditorio a visitare spessola Sacra Famiglia nell'umile casetta di Na-zaret.

I coloni, i lavoratori, i proprietari dellabella campagna di Manouba, come pure i gio-vanetti dell'Orfanotrofio D . Bosco, venuti daTunisi per questa festa, ne conserverannopreziosa rimembranza .

A. J .

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GRAZIEdi Maria AusiliatriceEfficacia della novenaa Maria Ausiliatrice .

Compio la promessa fatta coll'inviare unatenue elemosina (L . 5) per la celebrazione diuna Messa all'altare di Maria SS . Ausiliatricee questa in ringraziamento della grazia chesto per narrare .Da parecchi mesi mio marito trovavasi in

grave pericolo di dover perdere la vista ; ilmale aveva preso proporzioni tali, da farmettere molto in dubbio la sua guarigione .Io era oltremodo angustiata per simile dis-grazia; pure non mi perdetti d'animo e piùche sperare nei mezzi materiali che l'artemedica suggerisce, sperai in quelli sopranna-turali. Mi rivolsi con gran fiducia alla nostracomune Madre Maria SS . Ausiliatrice, e quasicon certezza di ottenere la grazia feci unanovena in suo onore, promettendo in paritempo di far celebrare una Messa di ringra-ziamento nel suo santuario di Torino. Nonavevo appena finito la novena, che mio ma-rito incominciava già a mìgliorare . Di lì apochi giorni era del tutto fuori di pericolo epoteva riprendere il suo abituale lavoro . Pertale grazia ottenuta rendo a Maria SS. pub-blici ringraziamenti e prego a far pubblicarenel Bollettino Salesiano questa mia relazione amaggior gloria della gran Vergine Aiuto deiCristiani ed a saluto ed incoraggiamento de'suoi devoti .

Bagnacavallo, 28 Giugno 1899 .CARLOTTA SAPoRETTI-ANTONELLINI .

Speculum justitiae, ora pro nobis .Oh! quanto è vero che alla Vergine Santa

non si ricorre mai invano! - Fin dai primidello scorso novembre, innocente venni accu-sato di appropriazione indebita . A quell'im-putazione tutta la mia cittadinanza mi si ri-bellò contro come fossi un piccolo Dreyfus (sono

parole di un testimone in processo) . Sottol'incubo di tanta accusa, non posso esprimerequali pensieri passassero per la mia mente,quali sentimenti occupassero tutto il mio spi-rito. Quasi convinto che, innocente, avreidovuto pagare il fio d'altrui colpe, fui peralcun tempo fuori me stesso ed in preda alladisperazione, tanto che ripetutamente s'affac-ciarono alla mia mente pur le tetre idee delsuicidio. Senonchè, la lettura nel BollettinoSalesiano delle immense grazie prodigate dallataumaturga Vergine Ausiliatrice mi diede unraggio di luce e di speranza, ed a Lei subitoricorsi, fiducioso che Ella avrebbe fatto trion-fare la una innocenza. Da quel momento co-minciò un po' di calma nell'anima mia, egiorno per giorno aumentava la mia fiducianella potenza di Maria. Non fui deluso. Difatti guidando la Vergine Santa le cose e gliuomini nel processo, fu dal Tribunale ricono-sciuta la mia innocenza ed io venni piena-mente assolto . Non contento di ciò, il Pub-blico Ministero volle appellarsi ; ma la Corted'Appello respinse il suo ricorso e confermòla prima sentenza del Tribunale . Intimamentepersuaso che tutto ciò debba attribuirsi allapotenza di Maria Ausiliatrice, sommamentegrato a tanta sua bontà, prego sia questa raiainserita nel Bollettino Salesiano, perchè tutticonoscano che nulla è impossibile alla GranMadre di Dio e Madre nostra Maria !Bagni Canicattini, 1 Luglio 1899 .

SEBASTIANO CARPINTERI-Russo .

Maria aiuta a pagare i debiti .Una Cooperatrice Salesiana di Borgo San

Martino si trovava da molti anni aggravatada un debito che opprimeva la famiglia . Giàsi era appigliata a tutti i mezzi, di cui po-teva disporre per estinguerlo, ma inutilmente .Lesse nel Bollettino Salesiano di giugno unagrazia che le aprì il cuore alla speranza ;ravviva la fede in Maria Ausiliatrice, di cuialtra volta aveva sperimentato il potente pa-trocinio, ed incomincia una novena di pre-ghiere, facendo celebrare una Messa e pro-mettendo di far pubblicare la grazia chesperava di avere . Al quarto giorno della no-vena il creditore, come inspirato dalla Ma-

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donna, manda a chiamar la debitrice, e, controogni aspettazione, con lei aggiusta ogni cosa,condonandole parte del debito. Riconoscente .a Maria, manda una tenue offerta al santua-rio di Lei in Torino e prega che la graziasia pubblicata nel Bollettino Salesiano.Borgo S. Martino, 1 Luglio 1899 .

Sac. ERMENEGILDO BIANCO .

Maria Ausiliatrice lo ha esaudito .Un ottimo Signore su quel di Pavia, l'anno

passato ebbe danneggiati interamente i vastisuoi raccolti dalle acque del Po. Il dannosofferto fu così grave, che, se si fosse ripe-tuto ancora quest'anno, egli si sarebbe tro-vato in ben critiche circostanze. Per scongiu-rare adunque questa disgrazia, fece voto aIlaria SS . Ausiliatrice di offrirle una graziosagomma, se gli avesse scampati i suoi raccolti .La Vergine lo esaudì perfettamente, ed egliriconoscente spedisce al suo santuario l'offertadi L. 100 .

Torino, 21 Luglio 1899 .Sac . DOMENICo BELMONTE .

Torino . - La Signora Cristina Ansaldi il 20giugno venne al santuario di Maria Ausiliatrice aringraziare questa nostra buona Madre per una bellagrazia ottenuta proprio il dì sacro alla Madonnadi D. Bosco . Il marito di lei Prof . Giorgio, giàd a tempo malazzato, fu il 20 maggio assalito dafiera bronco-polmonite con minaccia, a giudiziodel medico curante, di complicazione col tifo . Intale frangente la desolata sposa ricorso con granfiducia all'Ausiliatrice di D . Bosco e promise L. 10per le Opere Salesiane, se la Madonna avessescongiurato col suo potere ed aiuto il minacciatopericolo . Questa promessa fu fatta il 23, vigiliadel gran giorno dell'Ausiliatrice, ed il 24 (oh!bontà e potenza di Maria!) la febbre aveva cedutele armi e l'infermo si trovava già fuor d'ogni pe-ricolo e pochi dì appresso perfettamente ristabi-lito. Ora si unisce alla diletta consorte in soddi-sfare la promessa votiva , ringraziando di tuttocuore la Madonna di D . Bosco, che supplica . mat-tina e sera a voler continuare la celeste sua pro-tezione su tutta la sua famiglia .

Sac . ABBONDIO ANZINI .

Torino . - Come è mai buona Maria ! Mi stavaa cuore che mio figlio studente all'Università diTorino potesse fare i suoi corsi e li coronasse con lalaurea : tanto più in questi tempi di corruzionenon perdesse la fede . Dal primo momento lo misisotto la protezione di Maria Vergine Ausiliatrice,con promessa di fare alla fine un'offerta e pubbli-care la grazia . Fui ad un punto che avevo dei timori,delle inquietudini, talmente ne ero scoraggiata .Fiduciosa più che mai, mi rivolsi a cotesta Madre dimisericordia, di cui già altre volte avevo speri-m entata la potenza, ed oh ! Maria come fubuona! Mio figlio coronò i suoi studi con la lau-rea, continuando a conservarsi un buon figliuolo .Pieno di gioia e di gratitudine compio il miodovere, ad incoraggiamento di altri bisognosi,per mia riconoscenza verso sì buona Madre e nella

speranza di ottenere sempre da Lei il suo validopatrocinio!

Luglio 1899.UNA COOPERATRICE .

Ottennero pure grazie da Maria SS . Ausilia-trice, e pieni di riconoscenza inviarono offerteal suo santuario di Torino o per la celebrazione diS. Messe di ringraziamento, o per le MissioniSalesiane, o per le altre Opere di D . Bosco, iseguentiA*) - Ales : Sac. P. Murru . - Amden (Canton S .

Gallo) : Thoma Adolfo, 1, a mezzo del Coadiutore D .Giov. Brander . - Ancona : Virginia Penna-Uccellini,Lire 2 . - Artegua : F. M ., 20, per due S. Messe al-l'altare di Maria Ausiliatrice .13) - Baggiovara (Modena) : D. Annibale Casolari,

Prevosto, Decurione Salesiano, per la miracolosa gua-rigione della propria sorella, 5 per dito S . Messe . -Barlassina : Ch. Ambrogio Trezzi, 5 . - Borgo S. Gia-como (Brescia) : Vincenza Scanzi . - Borzoli (SestriPonente) : Eugenio Bonelli, per due segualatissimegrazie, 2 per Messa e 5 per le Missioni .C) - Caraglio: D . Giovanni Delfino, Vice Curato,

a nome di una famiglia consolata colla guarigioned'una figliuola da pericolosissima malattia, 21 . - Ca-tania : Catterina Struzzo . - Catanzaro : Ilario Corabi,5 prima rata di un voto esaudito . - Cevio (Svizzera) :N. N ., 20 ; N. N . 6 . -- Chatillon : Celestina NoussanVed. Bognier, 11 . -- Chieri : Maddalena Vestapane,per la strepitosa guarigione della propria sorella . -Chivasso : Una pia persona graziata, 5 . - Cuneo Pas-satore: Lorenzo Rebuffo per la guarigione del fratelloAntonio .D) - Desenzano sul Lago : Maria Maray per essere

stata guarita da incurabile infermità ; D . Angelo Caimi,per auto speciale favore che da, lungo tempo sospiravadalla bontà divina e che ottenne dalla potente inter-cessione di Maria Ausiliatrice .G) - Gambarana: Giovannina Arrigoni, una pezza

di tela . - Godiasco : Teresa Guagnini . - Govone : Gio-vamiino Sacco, 5 .M) - Marcos Juarez (R . Argentina) : Bartolomeo

Ribba. - Mezocorona : Rosa V. Mathiovitz, 10. -Mezzana Bigli (Pavia) : D . Giovanni Cei, 5 . - Milano :Teresa Zunola, 5 ; Carolina Pedotti-Comerio, 6 . -Modena : Cli . Paolo Valle, per due grazie : la guari-gione del nonno e l'esenzione dal servizio militare .- Montese : Contessa Ernestina Mangoli-Barattini . -Morozzo : N. N., 6 .N) - Negrar (Verona) : Battista Bustagi, 2 .P) - Pamparato : Antonio Balbo, 2 . - Parma :

Michele Giribaldi ; Archimede Lorenzini ; Gio. BattistaBuffetti, 5 per Messa . - Perosa Argentina : GiacomoRaviol, 10 . - Pessina Cremonese : Lorenzo Puerari, 4 .- Pieve di Capio (Bologna) : D . Giuseppe Moruzzi perla guarigione del nipote Leo, 10 .R) - Rocca Grimalda : Maria Spirita Perfumo . -

Roma: D. Anastasio Crescenzi ; Ernesto Bellocci .S) - Sarone (Udine) : Giovanni Polo, 5 per Messa .

- S. Bernardino (Alessandria) : Rosa Stassano Sca-cheri, 3 . - S. Nicolas de los Arrogos (Rei) . Argentina) :I Coniugi Filippo Ronco e Maria Zimerman, per laguarigione d'un loro bambino di due anni da rio ma-lore ridotto in fin di vita . - Scarmagno Canavese :RosaMaga, 5.- Sesto al Regheno : Tiziano Tren . - Sesto SanGiovanni : Giuseppe Girotti Ved . Marazza . - Silvanod'Orba : Teresa Leva di Paolo .T) - Torino : Una Signorina dell'alta aristocrazia .

- Torrevilla : Ch. Francesco Carera, 1 . - Trento : IlCooperatore Salesiano A . Vitti . - Trino Vercellese :Camillo Scapini ; Sac . Federico Emmanuel a nome dicerta N. N., cui la Vergine guarì il figlio tormentato(la ostinata artritide .X) - Ermelinda Raviolo, 2 . - Margherita Sac-

chi, 2 . - C. G., 10 . - A. M . - A. G. i .(*) L'ordine alfabetico qui segnato è quello delle città e paesi

cui appartengono i graziati da Maria Ausiliatrice .

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NECROLOGIAGio . Battista Carattini .

ABBIAMOricevuto con pena l'annunzio,che "rassegnato al divin volere, mu-nito dei conforti di nostra Santa Re-ligione , dopo breve malattia , nelgiorno 30 luglio rendeva la sua bel-l'anima a Dio il Dott. G. B. Carat-tini di Varazze .Fin dal primo giorno, che i Figli

di D . Bosco, nell'ottobre del 1871 andarono nellacittà di Varazze a dirigere quel Collegio-Convitto,egli vi si mostrò buon padre ed amico fedele . Al-cuni de' nostri lettori ricorderanno ancora, comein principio di dicembre del medesimo anno, ilvenerato nostro Maestro e Padre D . Bosco, andatolà a consolare di sua presenza quei figli e ad am-maestrarli con l'opera nella difficile arte di edu-care, cadde gravemente ammalato . Nella sera delsei dicembre, verso le undici di notte, il Dott . Ca-rattini fu chiamato di premura, e si portò al lettodel nostro amato infermo . La sua impressione fupiuttosto di cosa grave : ma seppe dissimularla.Egli s'accorgeva che un travaso di sangue minac-ciava il cuore, e che bisognava fermarlo a qua-lunque costo . Mentre noi stavamo là per inter-pretare dal suo sguardo il carattere della malattia,egli tastava il polso, accostava l'orecchio, si se-deva, chiamava . . .Pareva che non osasse parlare . Finalmente con

aria disinvolta così parlò a D . Bosco : « Mio buonSignore, avrebbe piacere di un salasso? Raramenteora si fa, ed io mi vi adatto : nel caso suo . . . »

« Sono nelle sue mani, disse sorridendo DonBosco ; faccia di me ciò che Ella crede .»

« Mi basta . »

NOTIZIE VARIEL'ISTITUTO S . BENEDETTO

e la Scuola di Religione a Parma .

Ben si può giudicare di un'opera dopo diecianni di vita, e noi fin dallo scorso maggio ave-vamo intenzione di regalare ai nostri lettori al-cuni cenni intorno all'Opera Salesiana in Parma,la quale iniziata nel 1888 ed organizzata definiti-vamente nel 1889, è già entrata nel suo decimo-primo anno di vita, ricca di frutti tali da poterstar a pari con qualunque altra istituzione delgenere .

Il principio dell'Opera Salesiana a Parma si devespecialmente alle insistenti sollecitudini pressoD. Bosco per parte di S . E . R.ma Mons. GiovanniMiotti di v. m., alla prudenza con cui S . E. Mons .Giovanni Battista Tescari, attuale Vescovo di BorgoS. Donnino e già Canonico a Parma, ne rimovevatutte le difficoltà, e allo zelo di Mons . Giuseppe

Tuttavia non sapeva ancora decidersi . .. Tantogli pareva grave la risoluzione!

A mezzanotte si risolse di praticare il salasso .Il buon paziente se ne risentì subito un po' di

sollievo, e l'oppressione al cuore pareva diminuita.Malgrado questo, il Dottore, vedendo che il maleera grave, non si era mosso, ma accompagnavaogni momento il progresso della malattia . Dueore dopo, credette bene praticargli il secondo sa-lasso. D. Bosco gli disse : « Grazie, Dottore . Misento meglio. »Solo verso le quattro egli andava a casa a ripo-

sarsi, per tornar presto presto, appena si era fattal'alba .

Tuttavia si temeva : tutti gli amici di D . Boscoguardavano sospettosi verso Varazze, ed anchecolà si temeva sull'abilità del dottore . Si chiamòun consulto, e vi andò il celebre Dott. Fissoredell'Università di Torino .Fu allora che dopo una lunga conferenza tra i

due periti dell'arte, mentre noi trepidavamo sul-l'incertezza dell'esito, il Dott . Fissore disse aquei nostri Confratelli : « Don Bosco, stia tran-quillo nelle mani del Dott . Carattini ! Egli meritala sua confidenza . »E gli eventi confermarono la parola di quel

celebre professore della nostra Università .L'affetto, che egli pose a D . Bosco, non man-

cava di metterlo a quanti in quel Collegio abbi-sognavano della sua opera . Ed egli la prestòquest'opera per un quarto di secolo e più con unaesattezza inappuntabile e con una carità vera-mente da padre.

Umile, non ambì mai gli onori, contento solodi far del bene, e ne fece sino agli ultimi annidella sua vita .

Lo raccomandiamo alla carità de' nostri lettori .

Burlenghi - vero padre e primo consigliere deiSalesiani di Parma - allora Vicario Generale dellaDiocesi, il quale, accompagnando D . Bosco doveora sorge l'Istituto Salesiano, gli faceva conosceree toccar con mano in quale miserando abbandonomorale e religioso si trovava la gioventù e la po-polazione di quel popolare e frequentatissimo quar-tiere . La presenza di D. Bosco ha certo santificatoquel luogo, e solo in tal modo si può spiegare losviluppo preso in Parma dall'Opera Salesiana .Questa Casa fu l'ultima accettata da D . Bosco ela prima aperta da D . Rua .

Nel novembre del 1888 s'iniziò con la cura dellaParrocchia S. Benedetto, affidata ai Salesiani, edi un Oratorio festivo maschile . Nel 1889 inco-minciò l'Oratorio festivo femminile diretto dalleSuore di Carità fino al 1891, anno in cui si reca-rono a Parma le Figlie di Maria Ausiliatrice .Nello stesso anno fu aperto un piccolo Oratoriofestivo a Piazza di Basilicanova fuori città, di-

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retto da un sacerdote salesiano . Il Collegio Con-vitto ebbe principio, con poco più di 20 alunni,nell'anno scolastico 1889-90 . In quest'anno - cioè-a dieci anni di distanza - i 20 alunni del 1889-90si moltiplicarono fino alla bella cifra di 250 con-vittori . Le scuole professionali, o laboratorii perartigianelli, si aprirono man mano che la genero-sità dei Cooperatori parmensi lo permetteva. Cosìsi poterono - sebbene in proporzioni molto ri-strette a paragone del bisogno di tanti poveri gio-vanetti - iniziare nel 1892 i laboratori per i sarti,calzolai e falegnami ; nel 1893 una legatoria dilibri ; nel 1894 una piccola officina di fabbri ferrai

e nel 1895 una scuola tipografica con compositorie stampatori . Quest'ultima istituzione avvenne inseguito all'acquisto fatto dai Salesiani dell'anticae premiata Ditta Fiaccadori, nota ovunque inaddietro per le accuratissime sue edizioni delleopere dei più celebri autori nella storia del pen-siero cristiano ed oggi per pubblicazione di unaserie di importantissimi e ricercati lavori in rap-porto alla questione sociale nella base delle nuoveidee economiche agrarie del Cav . Stanislao Solari .Finalmente nel 1896 la generosità del MissionarioSalesiano Mons . Giuseppe Fagnano procurava iprincipali strumenti per l'impianto d'un Osserva-torio metereologico, che la riconoscenza dei suoiconfratelli intitolò a Mons . Fagnano stesso . Leregolari osservazioni datano dal I° luglio 1896 .

Tutte queste istituzioni si comprendono ora sottol'unica denominazione di Istituto S . Benedetto, edi esso dà questo sensatissimo giudizio la nuovis-sima Guida di Parma al capitolo Scuole ed Istitutiprivati : « L'Istituto S. Benedetto in Parma, di-retto dai Sacerdoti Salesiani di D . Bosco, com-prende un collegio convitto maschile con corsoelementare e ginnasiale, le scuole professionali perartigianelli, un ricreatorio festivo maschile, un ri-creatorio festivo femminile diretto dalle Suore diD. Bosco e l'Osservatorio Metereologico Mons . Fa-gnano. Dagli stessi Sacerdoti Salesiani di D. Boscoè diretta la scuola vescovile di religione per glistudenti dei corsi superiori, che ha sede nell'an-tico monastero di S . Giovanni.

» La saluberrima posizione, la bellezza dei localicostrutti secondo le moderne esigenze, l'insegna-mento razionale che vi si impartisce, i sani prin-cipii di onestà e moralità in cui i giovanetti ven-gono allevati, le cure di cui essi sono circondati,tutto ciò ha contribuito efficacemente all'incre-mento rapido di questo fiorente istituto . »

Questo giudizio fu scritto, se non erriamo, al-meno quattro anni fa, e d'allora in poi l'Istitutoha sempre continuato la sua progressiva ascensione,confermando, in un continuo crescendo di atti-vità, la bella rinomanza acquistatasi nei primianni di vita . Una bella prova di quanto asseriamol'abbiamo avuta quest' anno nelle solennissimecircostanze delle distribuzioni dei premi fatte inepoca diversa ai Convittori dell'Istituto ed aglialunni della Scuola Vescovile di Religione inParma. Della prima, che ebbe luogo il 27 scorsoluglio, così scrive l'Elettore Cattolico di Parma del5 agosto :

« È una festa solita a ripetersi ogni anno, ep-pure quanta attrattiva, quanta gente : di tutte lefeste scolastiche questa senza dubbio è la mag-giormente aspettata e desiderata dai giovani e daigenitori . Bastava trovarsi nel vasto cortile diS. Benedetto la sera del 27 luglio, osservare quel-l'onda di popolo attento, religiosamente silenzioso,per dover ripetere a se stessi, o che è falso l'an-

tico proverbio : assueta vilescunt, o che veramentei Salesiani hanno l'intuito di saper rendere at-traenti, rivestendole di forme nuove, cose a cuisi è già da lungo tempo avvezzi .» L'elegante programma comprendeva 15 nu-

meri, divisi in due parti : a prima vista sembravaeccessivamente lungo, ma la materia era così sa-viamente distribuita, che anzi si arrivò alla finein un'ora e tre quarti circa . Questa brevità rela-tiva devesi al lodevole pensiero di far succederel'un l'altro i numeri del programma senza frap-porre tempo in mezzo ed alla brevità dei compo-nimenti declamati o dei brani di musica eseguiti .

» Oltre ad un numero grandissimo di parentied amici dei convittori, notammo una rappresen-tanza numerosa delle principali persone del laicatoe del clero e dei Superiori dei varii Ordini reli-giosi della nostra città .

» Presiedeva la simpatica festa il Rev .mo nostroVicario Generale della Diocesi, Mons . Conforti .» Alle 18 precise si dava principio con una

marcia d'introduzione del M.° Contini, cui seguivauno splendido Coro a 4 voci del M.° Arnaldo Gal-liera. Quindi il Rev . Direttore dell'Istituto D . Ba-ratta leggeva un discorso sulla libertà dell'animo ;uno di quei discorsi brevi, calmi, pensati, pratici,ma che fortunatamente ogni anno ci fa gustareed applaudire .

» Riscossero le calde approvazioni del pubblicoi varii giovanetti che si presentarono o declamandovarii brani, quali serii, quali improntati ad unoschietto buon umore, o sonando al pianoforte pezziscelti del nostro Verdi. Siamo lieti di porgere permezzo del nostro giornaletto sincere parole diplauso e di incoraggiamento a tutti quei buoni ebravi giovani ; dispiacenti che lo spazio non cipermetta di ricordare i meriti di ciascuno .

» I vari cori di Schumann, Biblema, Weber,Mendelssonhn, opportunamente intramezzati allerecite, riescirono di effetto splendido, vuoi per labellezza loro, vuoi per la valentia con cui furonoeseguiti dalla Schola Cantorum del Collegio, Scholaalla quale è inutile ormai tributare elogi, essendotroppo conosciuta .

» Quindi seguì la proclamazione del risultato fi-nale e la distribuzione de' premi .» Mons. Vicario prese per ultimo la parola erivolse a' giovani educandi uno di quel suoi di-scorsetti, che non si possono riprodurre, perchèbisogna sentirli , mentre escono da quella bocca,da quell'anima eletta, inspirata da un unico sen-timento : la salute delle anime, il trionfo dellareligione .

» Una marcia finale alle 19,40 circa avvisavache il trattenimento era finito . Quel pubblico dap-prima così attento, parve scosso da una correnteelettrica ; era un abbracciarsi, un baciarsi di padri,di madri, di fratelli . Mezz'ora dopo due terzi deicollegiali erano già in viaggio, per godere nell'oziodelle vacanze il frutto degli studi prolungati pertutto l'anno scolastico .

» E noi, nel congratularci vivamente cogli egregifigli di D . Bosco, i quali con tanto sacrificio al-levano alla patria nostra dei figli buoni e studiosi,mandiamo a tutti di cuore un augurio : buonevacanze ! »

Della seconda solenne distribuzione di premi,che risale ad un'epoca più lontana, cioè al 17 maggioscorso, vogliamo pure dare qui un breve cenno,perchè la Scuola di Religione di Parma, quantunqueVescovile, è talmente incarnata con l'Opera nostra,che anch'essa può ben meritarsi il titolo di Sale-

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ciana . Nulla diciamo dell'origine di questa Scuoladi Religione ; solo ci piace notare che essa fu laprima istituitasi in Italia e che quest'anno compìil suo primo decennio di vita .Fummo presenti alla solenne premiazione del

17 maggio e ben potremmo scrivere le nostre im-pressioni ; ma poichè forse si correrebbe rischiodi sembrare parziali e perchè in quella circostanzasi trovava pure presente il nostro grande amicol'illustre Avv . Stefano Scala, Direttore dell'ItaliaReale-Corriere Nazionale di Torino, il quale, pre-gato di dire qualche parola, fu tanto entusiasmatoalla vista di quella balda gioventù non solo dellescuole secondarie, ma anche degli Istituti Supe-riori ed Universitarii, che tessè un magnifico di-scorso degno di fregiare le nostre colonne, tantopiù perchè mostra bellamente il gran bene che fain Parma questa Scuola fiorentissima di 400 e piùalunni. Il sullodato discorso venne pubblicato sul-l'Italia Reale del 20-21 maggio nell'articolo di fondodal titolo : La restaurazione sociale e la scuola direligione di Parma, e suona così

« Mi si è domandato un discorso, ed io non poteiricusarmi di rivolgervi qualche parola, non certocon autorità di maestro, bensì con vera cordialitàdi fratello . Ma il più bello, il più vivo, il piùsimpatico discorso, cari giovani, siete voi, è lavostra presenza, e, più che il premio, l'onoranzache vi è data in questa festa della Religione. Anzi,più che un discorso, è un poema : commoventepoema, di cui ogni canto, ogni strofa, ogni versonon è solo parola scritta, ma pensiero ed azionevivente .

» E siete voi, giovani carissimi, che formate glielementi e l'armonia di questo vivente poema, unonel concetto, polimetro nella varietà degli anni,degli ingegni e degli studi, dai baldi adolescentidelle scuole secondarie alla valente gioventù dellescuole superiori ed universitarie, la quale giusta-mente ha veduto come fra la proclamata banca-rotta delle promesso dei moderni scienziati, di unasola scienza le promesse non hanno fatto, nè po-tranno mai far bancarotta : la scienza della Reli-gione cattolica apostolica romana .

» Appositamente ho detto : bancarotta delle pro-messe dei moderni scienziati, e non già bancarottadella scienza, perchè ritengo che per sè non possaessere bancarottiera la scienza, figlia della ragionee della natura, sorella dell'arte, e quindi a Dioquasi nepote . Ma bancarotta è lo squilibrio degliscienziati, non della scienza : è la colpa d'averinvaso il campo della fede per regnar soli, disco-noscendo quell'armonia che è la più stupendagloria della verità del creato nell'unità del con-cetto creatore ; bancarotta è il non aver capitoche per mantenere l'equilibrio fisico, intellettuale,etico ed estetico , ad ogni ascensione altera efredda della scienza umana deve corrisponderel'armonia di una più calda ed umile espansionedella fede, della speranza e della carità, tronodella scienza divina .

» Onore a voi, o giovani, che di quest'armoniaincarnate il concetto ; onore agli incliti vostri Maestrie Duci ; onore alle famiglie vostre ; onore ed o-maggio al venerando Vescovo, che la dolcezza diquest'armonia incorona colla gloria della sua au-gusta presenza, della sua paterna benedizione, laquale per virtù di Dio dà la celeste fecondità aicampi affidati dallo Spirito Santo alle sue cure diPastore e di Padre .

» Con incisivo e stupendo discorso del vostrocarissimo ed ammirabile Direttore, o eletti gio-

vani, vi fu esposta, la posítìvità della nostra fedenell'omaggio positivo della ragione ; e in discorsidelicati e squisiti, alternati dalle armonie più soavi,vi furono narrati da diletti compagni gli splen-dorii di civiltà che la: Fede produce in genii im-nmortali, di cui celebrasi ora il Centenario, e lacui gloriaa si riverbera su di voi per diritto, direi,di cittadinanza . Oh come vorrei io stesso avereil metro, rude forse talora, ma forte ed onestosempre, di un altro grande italiano, di cui purefesteggiasi quest'anno il Centenario, dell'immor-tale Parini, carattere di cittadino, che non vuolestare dove non è ammesso il cittadino Cristo ;come vorrei avere le dolci rime di quel grandetriumviro delle italiane lettere, che la nobileParma può ben chiamare concittadino nei ricordidella sua magnifica Cattedrale, Francesco Petrarca,per cantare, non in un sonetto, ma come in unodei suoi Trionfi le grandezze di questo Poema vi-vente di Religione e di Patria, che è la festaodierna dì Parma .» M a la poesia di un cantore ancora più illustre,oso dire, del Petrarca e del Parini, aleggia sullavestra festa ; è un cantore, per cui io vo alterodi portarvi i saluti dall'augusta Torino, e dellasua radiosa aurora di romana Porpora, di quelcantore amico ; è un cantore capo scuola di glo-riosi poeti, e di giovanetti discepoli, nel cui voltoio leggo la rima del suo gran nome : Don Bosco .» Un motivo specialissimo di esultanza abbiamonella premiazione di quest'anno : poiche è l'annodel Decennio dalla fondazione - decreto vescovile,22 dicembre 1889 - e del quinquennio dell'indi-menticabile e trionfale intervento, per la premia

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zione - 8 giugno 1894 - di quell'augusto vostroConcittadino che col fulgore della Porpora e dellevirtù onora la Cattedra di S. Ambrogio .» Quanti eventi in questi cinque, in questi dieciamni ! Gloria e plauso ai pionieri della prima ora,agli ammirabili giovani che a quei dì ricevevanole meritate corone, ed oggi coll'esempio nobilissimodell'età più matura avvivano i fiori novelli sboc-ciati sulla benedetta pianta .» Che vi dirò di più ? Vi ho detto i vostri titolidi nobiltà . Non mi resta che soggiungervi : No-blesse oblige.

» Questi germogli e questi fiori della Scuola diReligione di Parma, primizia in Italia di tali ma-gnifiche istituzioni, promettono una raccolta ab-bondante di frutti squisiti e stupendi, e voi ladarete .» Voi entrerete nel mondo, e sarete lievito ga-gliardo di civiltà cristiana ; luce ed olezzo di virtù,di scienza, di operosità, di progresso civile e so-ciale, d'integrità di carattere e di costumi .

» Ogni scuola che veramente sia tale è luce, mala Scuola di Religione è luce e fiamma dell'Al-tare ; e voi questa fiamma, accesa al Sole del Ta-bernacolo Santo, porterete nelle famiglie e nellasocietà, mite e benefica, ad accendere i cuori nonalle vampe del petrolio ed agli scoppii della di-namite, ma agli splendori della, carità, al rispettodell'autorità, al progresso del vero e del bello . Ene additerete la fonte là donde voi l'attingeste,apostoli delle Opere Eucaristiche, di cui appuntooggi, 17 di maggio, si festeggia il celeste Patrono,proclamato non ha guari dal glorioso PonteficeLeone XIII : S. Pasquale Baylon, povero laicofrancescano . E nel nome dell'umile frate laico,datoci sapientissimamente a guida, noi, laici fra-telli, stringiamoci e giuriamo il patto, adorandoe cibando il Pane Eucaristico, di mostrarci ed es-sere sempre fedeli discepoli del Sacerdozio, del-

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l'Episcopato, del Romano Pontificato, che quelPane celeste ci consacrano e ci comunicano, men-tre altresì ce ne porgono, pascolo di vita eterna,l'infallibile insegnamento . E questo giuramentodeponiamo nelle mani venerate del piissimo edottissimo Vescovo, che corne ha di Pastore lagrazia e la dignità, così di Padre ha il cuore, ela gloria di sì bella corona di figli, cho D . Boscocon delizia di amore gli offre, indissolubilmenteuniti al Papa, all'Episcopato, al Sacerdozio, peressere uniti a Cristo .

• Onore pertanto e plauso a Voi, amatissimigiovani, poema vivente di grazia, di speranza edi gloria ; gloria di Parma, delle vostre famiglie,del vostro buon Padre Don Bosco, le cui armoniee celesti e terrene l'inclito ed impareggiabile vo-stro Direttore e i degnissimi suoi cooperatori, visuscitano così vivamente in cuore, da fare di voinon solo i cantori o gli ammiratori, ma nella realtàgli apostoli della Risurrezione di Cristo nella so-cietà, nell'imminente secolo ventesimo . Voi spe-ranza della nostra Italia, che tante speranze havisto deluse, ma non vedrà delusa questa, chedallo Scuole di Religione esca una schiera fermae potente per la salvezza dell'ordine pubblico, perl'ascensione di tutto il popolo all'ideale cristiano .

» Costanza. Ogni Scuola è milizia, e le Scuoledi Religione sono come l'Accademia Militare delgrande Esercito della Croce . Voi dovete uscire diqni, quando sarete nel inondo, come i soldati delgenio, che dico? corno gli ufficiali del genio nellaMilizia di Gesù Cristo .» E quando nel nuovo secolo, che è la nostrasperanza, e sarà il campo di vostra gloria, vi troverete, Eroi della Croce, a raccogliere le palmeche dalla Scuola di Religione debbono germogliare,vi sovvenga di questo giorno, in cui, sotto gli au-spizii della Madonna di D . Bosco, dell'Ausiliatricedei Cristiani, il vostro Vescovo vi ha fatti, colpremio che vi ha dato, Cavalieri della Legioned'Onore della Fede e della Patria ; - e alloravogliate di grazia, sovvenirvi anche di una preceper chi vi fa oggi, di quelle venture glorie, ilsaluto e l'augurio . »

Pagina migliore di questa non avremmo potutoscrivere per ricordare ai nostri lettori il 1° de-cennio della Scuola di Religione di Parma, e noipiù nulla aggiungiamo ; solo innalziamo fervidivoti, affinche il Signore e l'Ausiliatrice nostra sidegnino far prosperare in avvenire l'Istituto SanBenedetto e l'annessa Scuola Vescovile di Reli-gione per la maggior gloria di Dio e per il benedella diletta patria nostra .

UNA NUOVA CAPPELLA A MARIA SS . AUSILIATRICE .

L'Istituto Salesiano di S . Michele in Castella-mare di Stabia con solenni feste, la memoriadelle quali rimarrà incancellabile in quanti eb-bero la fortuna di pigliarvi parte, celebrava neigiorni 5, 6 e 7 del p. p. agosto la benedizionedella nuova cappella consacrata a Maria SS . Au-siliatrice . Già da molto tempo era vivamentesentito il bisogno di un luogo più ampio edadatto per le sacre funzioni, mentre il numerosempre crescente degli alunni rendeva pure ne-cessario un ampliamento dei locali dell'Istituto .Il veneratissimo nostro Superiore Generale, Sig .D. Rua, nella visita che fece nel dicembre del1898 a quella nostra Casa, dopo la solenne bene-

dizione della chiesa del S . Cuore di Maria inCaserta, lasciandosi muovere dalle insistenti pre-ghiere,di quei Confratelli ed alunni, dava ordineche si ponesse mano ai lavori riconosciuti neces-sarii, i quali furono proseguiti con tale alacrità,da permettere che prima del termine dell'annoscolastico si potesse fare l'inaugurazione dellacappella, del teatrino e di due nuovi cameroni,che colla destinazione ad aule scolastiche dell'an-tica cappella permetteranno l' accettazione dimolti nuovi alunni pel prossimo anno scolastico .

S. E . Rev.ma Mons. Michele De Iorio, VescovoDiocesano, a nessuno secondo nell'affetto versole Opere Salesiane, nel mattino del giorno 5, cheera stato dedicato per la festa di Maria SS . Au-siliatrice, procedeva, assistito dai Rev .mi Cano-nici Gambardella, Parroco della Cattedrale, eD'Arco, Cancelliere della Veneranda Curia, allarituale benedizione del nuovo edifizio ,e loinaugurava al culto divino col celebrarvi per laprima volta la S . Messa e distribuirvi la S . Co-munione a tutti quei bravi giovanetti che vede-vano così soddisfatto uno dei loro più ardentidesideri. Alla Messa solenne la Schola Cantorumdell'Istituto fece gustare agli intervenuti la Messaa 4 parti del Maguer. Dopo i Vespri in falsobordone del Bernabei ed il Laudate pueri delCapocci, il Rev .mo Parroco della Cattedrale tes-seva il panegirico di Maria SS. Ausiliatrice, ri-boccante di affetto per D . Bosco e pei Salesiani,assicurando gli Stabiesi che anche qui in mezzodi loro la Madonna di D . Bosco saprà operarequei prodigi che dappertutto altrove accompa-gnarono lo svolgersi del suo culto . Alla sera una .ben riuscita illuminazione di tutto l'Istituto, ac-compagnata da scelto programma musicale ese-guito dai giovani allievi della banda musicale,attirava la generale attenzione e poneva terminealla prima festa di Maria SS . Ausiliatrice cele-brata nella nuova cappella a Lei dedicata .

Dei due altarini di marmo, dono di due egregi,benefattori, uno è dedicato all'Arcangelo S . Mi-chele, titolare dell'Istituto, e l'altro, per votofatto durante l'anno scolastico da quel Direttore,al S. Cuore di Gesù . Il giorno 6, festa dellaTrasfigurazione, veniva scelto appunto per festeg-giare il S. Cuore. La Messa solenne con musicadi D. Lorenzo Perosi veniva pontificata da unodei Rev.mi Canonici mitrati della Cattedrale, edalla sera, dopo i Vespri, il M . R. Dott. D . Anto-nino Di Napoli tratteggiava in uno stupendo emagistrale discorso le glorie del S . Cuore, invi-tando tutti a rendere proficua la solenne consecra-zione, che per invito del sapientissimo Leone XIIItesté fu fatta di tutto il mondo a quel Cuore di-vino che tanto ha amato e beneficato gli uomini .

Riuscì pure superiore ad ogni aspettazione, e perl'intervento di cospicue persone e per l'ottimariuscita in ogni parte, l'inaugurazione che con unosplendido programma di canto e suono volle farsinella sera stessa del nuovo teatrino, che dovevacompensare quei bravi nostri giovanetti di averpassato l'intiero anno scolastico senza alcun trat-tenimento drammatico per mancanza di localeadatto .

Il giorno 7 era destinato per la solenne distri-buzione dei premi . L'accademia musicale e lette-raria, di cui un giornale di Napoli scrisse che ilprogramma conteneva quanto vi ha di meglio infatto di musica e letteratura, riuscì di generalesoddisfazione . Fu vivamente applaudito il discorsodel Prof. D. Tommaso Chíapello, Direttore del-l'Istituto, che parlò della missione della gioventù

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nei tempi presenti . I giovani allievi declamaronocon sentito entusiasmo alcuni passi in prosa epoesia, e la Schola Cantorum e la banda musi-cale nella esecuzione dello svariato programmanon si mostrarono per nulla stanchi delle gravie prolungate fatiche dei giorni precedenti . Primadi procedere alla premiazione, il Direttore in unbreve resoconto dell'andamento degli studi ebbeoccasione di far apprezzare gli eccellenti risultatiottenuti negli esami finali, specialmente nella li-cenza elementare, in cui su 14 presentati 13 fu-rono subito promossi, e di proscioglimento con10 promossi su 11 presentati davanti alle rispet-tive Commissioni governative nominate dal R .Provveditore agli studi di Napoli. Presiedevanol'adunanza, circondati da bella corona di ammi-ratori delle Opere salesiane, S . E. Rev.ma Mons.Vescovo e l'Ill.mo Sig. Sindaco Cav. TommasoCuomo, ai quali porgiamo le più sincere azionidi grazie per tanta loro bontà . La simpatica festafu coronata da brevi, ma toccanti parole di Mons .Vescovo, che esortava tutti a congratularsi coiSalesiani dello sviluppo insperato che in pochis-simo tempo potè prendere il loro Istituto in Ca-stellamare a benefizio dei poveri orfanelli ab-bandonati e della studiosa gioventù .

Di tutto siano rese grazie a Dio ed a Maria SS .Ausiliatrice ; ed ora che Maria aedificavit sibid omum, sia speciale impegno di quei nostri cariconfratelli ed alunni di mostrarsele teneramentee sinceramente divoti, seguendo i consigli e gliesempi del comun Padre D . Bosco .

ESEMPIO DA IMITARE

I giovanetti della la Classe Tecnica del CollegioPontificio diretto dai Salesiani nell'ameno borgod'Ascona (Canton Ticino), il giorno 23 maggio,vigilia della solennità di Maria Ausiliatrice, siraccolsero nella loro scuola convertita in elegantesalotto, sotto gli occhi della Celeste Patrona, perfesteggiarla con una ben riuscita accademia . Pre-senziava il geniale convegno il Rettore del Col-legio con alcuni Professori. Dopo un discorsettodel Professore della Classe, che esortava i suoialunni all'amore ed alla divozione di sì buonaMadre, quei cari giovanetti, di tenera età e pocostudio, si avanzarono a declamare le loro semplicicomposizioni, ma con tale elevatezza di pensieri ecorrettezza ed eleganza di forma da meravigliaretutti i presenti . Infine fu fatta una colletta perl'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice, tanto rac-

comandata da D. Bosco di v. m. e dal suo successoreD. Rua, colletta che fruttò la bella somma di L . 40 .Pose termine il Rettore, encomiando quei bravigiovanetti, che seppero organizzare sì bella fes-ticciuola, preparata anche assai bene da un mesedi maggio di vere Comunioni quotidiane . Nobileesempio, che si vorrebbe vedere imitato nei gio-vani di tanti e tanti Istituti cattolici ! Bravigiovanetti, crescete con tali sentimenti, e forme-rete davvero l'orgoglio dei vostri genitori, la spe-ranza della patria e la gloria di cotesto CollegioPontificio, che diede già alla Chiesa ed allo Statoin tre secoli d'esistenza tanti e tanti celebri uo-mini, educati ben s'intende alla scuola della Re-ligione ed alla morale del S . Vangelo .