Bollettino Salesiano - 1 aprile 1952biesseonline.sdb.org/1952/195207.pdf · 2008. 8. 20. · 1°...

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  • Bollettino SalesianoANNO LXXVI

    1° APRILE 1952

    NUMERO 7

    Cooperatori Salesiani a RomaÈ la prima volta, dopo 75 anni dalla costitu-

    zione della Pia Unione!Ne sentivamo quasi rimorso . È vero che i

    Cooperatori Romani ci rappresentano assai benenella Città eterna, ma il desiderio di un convegnopresso la tomba del Principe degli Apostoli sifaceva di anno in anno più intenso .

    La fiamma dei grandi Congressi Internazionalidi Bologna (1895), di Buenos Aires (1900), diTorino (1903), di Lima e di Milano (19o6), diSantiago di Cile (1909), di San Paolo del Brasile(1915), di Torino (1920), di Buenos Aires (1924),di Torino (1926), e di Bogotà (1930) riprese adivampare, cessato l'uragano della guerra, orien-tandoci alla capitale del mondo cattolico . E scoccòpropizia l'ora giubilare con il 75° del riconosci-mento Pontificio dei Cooperatori .

    Il compianto Rettor Maggiore Don Ricaldoneaveva approvato il nostro programma, aveva be-nedetto il nostro entusiasmo, aveva anche pro-messo di venire a Roma a celebrare la santaMessa per noi nella Basilica di S . Pietro, all'al-tare di Pio X, il primo cooperatore salesiano Beato.Ma il Signore lo chiamò a sè. E noi speriamoche dal Cielo segua il lavoro : di organizzazionee ci continui la sua paterna assistenza .Avremo allora con noi, a Dio piacendo, il

    nuovo Rettor Maggiore,che verrà eletto nelprossimo Capitolo Ge-nerale .

    Il nostro Eminentis-simo Cardinal ProtettoreBenedetto Aloisi Ma-sella, nella sua affettuosabenevolenza, ha già pro-messo il suo ambito in-tervento . Attendiamopure l'adesione di altreillustri personalità delclero e del laicato .

    Ma quello che ci inon-da fin d'ora il cuore digioia è che il SantoPadre Pio XII ha gradito

    «Ed ora è tempo, diletti figli! Ètempo di compiere gli altri defini-tivi passi; è tempo di scuotere ilfunesto letargo; è tempo che tutti ibuoni, tutti i solleciti dei destini delmondo, si riconoscano e serrino leloro file; è tempo di ripetere conl'Apostolo : " Hora est iam nos desomno surgere " (Rom., 13, 11 ) : È orache ci svegliamo dal sonno, poichèvicina è adesso la nostra salvezza » .

    (S. S. Pio XII, il 10 febbraio u . s.) .

    il nostro progetto, si è informato della data eci ha fatto sperare, se il lavoro e la salute glielopermetteranno, la grazia di un'udienza e di unaparticolare benedizione .

    Noi pregheremo fervidamente il Signore per-chè gli conservi la freschezza di energie che gliconsente di farsi tutto a tutti con quella versa-tilità e dedizione che formano lo stupore delmondo e provano in lui l'assistenza divina. Cosìpotremo gustare anche noi qualche minuto diquella paterna effusione di cuore che Egli concedecon tanta affabilità a tutti i suoi figli .

    La sede del nostro Convegno.

    Abbiamo preferito il titolo di Convegno aquello di congresso, perchè non intendiamo im-pegnarci in sedute di studio di cui non vediamola necessità, essendo già tutto ben definito dalRegolamento e dalle norme date da San Gio-vanni Bosco e dai suoi successori .

    Vogliamo invece infervorare i nostri cuori acorrispondere sempre più generosamente al-l'ideale concepito dal Santo nella istituzione dellaPia Unione. Con questo intento abbiamo sceltola sede e abbiamo compilato il programma .

    Come sede abbiamopreferito Roma, non soloperchè di facile accessoai cooperatori del nordcome a quelli del sud ; maanche per l'attrattiva cheesercita sui cooperatoridell'Italia e dell'estero .

    Roma! Sede del Vi-cario di Nostro SignoreGesù Cristo, cuore delCristianesimo, città unicaal mondo! Vedere Roma,avvicinare il Papa è ilsogno di ogni buon cri-stiano, ma lo è sopra-tutto di chi attende al-l'apostolato .

  • Ora l'apostolato proposto da Don Bosco aiCooperatori e alle Cooperatrici salesiane è emi-nentemente cattolico e romano . Cattolico per ilcampo e per il programma di azione, che abbracciatutta la « messe affidata ai Salesiani » . Ed èessenzialmente « romano », di quella romanità dicui, Don Bosco fu costantemente araldo e pala-dino nel senso più proprio e più augusto, di fe-deltà e di devozione al Papa. L'apostolato deiCooperatori e delle Cooperatrici salesiane, dianno in anno orientato dai Rettori Maggiori aopere particolari, è tutto ispirato alle direttivedel Santo Padre e si protende con generosa col-laborazione alle necessità generali e contingentidella Chiesa e del popolo cristiano .

    Dove si potrebbe accendere, più retto e piùpossente, il fervore, se non in Roma, centro pro-pulsore dell'apostolato cattolico mondiale?

    Don Bosco si recò a Roma ben venti volte,soggiornandovi spesso a lungo e ritornando aTorino con crescente passione di apostolato .

    La prima volta fu nel 1858, nel mese di feb-braio, mentre Lourdes si commoveva alle ap-parizioni della Vergine Immacolata . L'ultima funel 1887, a conchiudere, come disse al Papa,la sua terrena missione con l'offerta della chiesadel Sacro Cuore al Vicario di Cristo .

    Pio IX e Leone XIII gli diedero testimo-nianze di affetto che noi non potremo mai di-menticare . Ambedue si degnarono di consentirea Don Bosco di porre il loro nome in capo allalista dei Cooperatori .

    I Successori, quando salirono al Sommo Pon-tificato, erano già cooperatori .

    Lo stesso santo Fondatore inviò il diplomad'iscrizione al Can . Giuseppe Sarto a Trevisonel 1880, e qualche anno dopo lo profferse alfuturo Pio XI con cui si trattenne nel 1883proprio a parlare della Pia Unione, che definìla sua longa manus .

    Noi renderemo omaggio, durante il Convegno,a tutti i Papi che hanno benedetto la Pia Unione,pellegrinando alle loro tombe e pregando all'al-tare del Beato Pio X, il primo dei CooperatoriSalesiani elevato all'onore degli altari . Cresceràcosì in noi l'amore alla Chiesa e al Papa, che DonBosco ha acceso nei nostri cuori col suo esempioe con la sua parola .

    La nostra più gloriosa divisa :Cattolici col Papa .

    È sempre di attualità il grido che egli lanciònel 1861 agli Italiani minacciati dall'eresia :«Italiani, voi siete eminentemente cattolici; di-chiaratevi tali anche in questo supremo momento,e sia la vostra più gloriosa divisa: Cattolici colPapa» (Mem . Biogr., vol. VI, pag. 861) .

    Pare scritta oggi la pagina che comincia : « Nonè più un mistero che si fa la guerra al Capo dellaChiesa per distruggere, se fosse possibile, la Chiesastessa» . E vale più che mai ai nostri giorni questosuo appello : « In tal guerra, che è guerra di Dioe nostra, ogni uomo è soldato ; tutti dunque i vericattolici si uniscano alla difesa del Romano Pon-tificato, ossia della Cattolica Chiesa » .Don Bosco - come disse Pio XI il 25 giu-

    gno 1922 - «al disopra di ogni gloria ponevaquella di essere il fedele servitore di Gesù Cristo,della sua Chiesa, del suo Vicario » .

    Alla vigilia della definizione del dogma dell'in-fallibilità pontificia dava ai Salesiani la gran pa-rola d'ordine : « Tutto per il Papa, col Papa, amandoil Papa . . . La parola del Papa dev'essere la nostraregola in tutto e per tutto . . . Amiamo i RomaniPontefici. Non facciamo distinzione del tempo edel luogo in cui parlano . Quando ci dànno un con-siglio e, più ancora, quando manifestano un desi-derio, sia per noi un comando» .

    Ci ritempreremo a questo spirito che è sal-vaguardia dell'ortodossia e condizione della ret-titudine e della fecondità dell'apostolato . Poichèsolo il tralcio unito alla vite - dice il Vangelo -porta frutto . E la vite è Gesù, sensibilmenterappresentato in mezzo a noi dal suo Vicarioin terra .Per questo Don Bosco volle la prima Confe-

    renza ai Cooperatori in Roma . E la tenne informa solenne, il 29 gennaio 1878, nella chiesadelle Nobili Oblate di Santa Francesca Romanaa Tor de' Specchi . La presiedette l'Em.mo Car-dinal vicario Monaco La Valletta e vi assistetteanche l'Em .mo Cardinal Sbarretti .

    Il Cardinal Vicario si congratulò pubblica-mente con Don Bosco, dicendo all'eletto udi-torio: « Io non posso che lodare l'opera deiCooperatori Salesiani, i quali, mentre hanno ilsublime scopo di tutelare il buon costume egiovare alla civile società, non trascurano d'in-sinuare e propagare i sani principi di nostrasanta cattolica religione» (Mem. Biogr ., vol . XIII,pag. 619) .

    Questa è infatti la missione essenziale dellaPia Unione, che il Santo sottolineò in uno de-gli ultimi convegni di ex allievi all'Oratorio diTorino, il 15 luglio 1886, con parole indimen-ticabili : « I Cooperatori sono il sostegno delleopere di Dio per mezzo dei Salesiani . . . L'operadei Cooperatori, l'opera del Papa, è fatta perscuotere dal languore, nel quale giacciono, tanticristiani, e diffondere l'energia della carità . . . Voiavete detto che l'opera dei Cooperatori è amatada molti. Ed io soggiungo che questa si dilateràin tutti i paesi, si diffonderà in tutta la cristianità .Verrà tempo in cui il nome di Cooperatore vorràdire vero cristiano . La mano di Dio la sostiene .I Cooperatori saranno quelli che aiuteranno a

  • promuovere lo spirito cattolico . Sarà una mia uto-pia, ma io la tengo . Più la Santa Sede sarà ber-sagliata, più dai Cooperatori sarà esaltata ; più lamiscredenza in ogni lato va crescendo e più i Coo-peratori alzeranno luminosa la fiaccola della lorofede operativa » (Mem . Biogr ., vol.XIII, pag. 161).

    Oratori e temi del Convegno .

    Alla luce di questo ideale l'On . Jervolino diNapoli ed il Sen. Magri tratteranno al Convegnodue temi fondamentali : la Cooperazione alle OpereSalesiane e la Cooperazione all'apostolato univer-sale della Chiesa .Ma prima il Sindaco di Torino, Comm. Avv .

    Amedeo Peyron, affezionato cooperatore, farà laCommemorazione ufficiale del 75° della Pia Unionee del « Bollettino Salesiano » e S . E. Mons. Giu-seppe Angrisani, Vescovo di Casale Monferratoed ex allievo dell'Oratorio di Valdocco, ci pro-spetterà la formazione spirituale del Coopera-tore Salesiano illustrando il tema : Il CooperatoreSalesiano secondo la mente di San Giovanni Bosco .

    Infine, l'Accademico Pontificio S . E . il Sen . Mo-desto Panetti illustrerà il Sistema educativo diSan Giovanni Bosco .

    Saranno tre care giornate - 11, 12, 13 set-tembre p . v . - santificate dalla festa del SS . Nomedi Maria. E, verranno coronate dalla posa dellaprima pietra del tempio a San Giovanni Boscoche sorgerà in Roma a Cinecittà .

    Mirabili le vie di Dio ! Cento anni fa Don Bo-sco inaugurava in Torino, il 20 giugno 1852,la sua prima chiesetta dedicata a S . Francesco

    Un eroe« Il nostro carissimo Don Enrico Fiorani, mis-sionario nel Rio Negro, viaggiava a bordo di unapiccola nave con solo 18 passeggeri e 13 marinai .Scendeva dalle Missioni, dalla casa di S . Izabel, accom-pagnato da un indio e dal diacono Kohaut . Si recavaa Manaus portando seco materiale per una espo-sizione missionaria, strumenti agricoli da riparare ebozze di stampa per un dizionario della lingua tu-cana. L'indio che gli era compagno lo avrebbe aiu-tato nella correzione delle bozze del dizionario .

    » Alle 13,45 del 26 gennaio la nave che si tro-vava a 5 ore da Manaus, cominciò ad essere sbalzatada una tempesta che allarma il comandante . Fu datol'ordine di trasportare la mercanzia dall'altra partedella nave perchè questa cominciava a cedere ; male manovre non furono sufficienti a scongiurare ilpericolo e la voce del comandante in mezzo al

    di Sales. A un secolo di distanza, Roma porrà laprima pietra di quella che verrà dedicata a lui!

    Noi assisteremo alla cerimonia e suggelleremocosì il nostro soggiorno romano. Ogni mesecontinueremo a dare i particolari .

    Ora rinnoviamo l'invito ad affrettare le iscri-zioni per poter sistemare tutto il meglio pos-sibile .

    Coloro che preferiscono provvedere personalmenteal viaggio e all'alloggio, basta che chiedano latessera d'iscrizione (L . 500) al

    COMITATO COOPERATORI SALESIANIVia Marsala, 42 - ROMA (121) .

    Gli altri che desiderano unirsi in comitiva pos-sono rivolgersi ai Salesiani incaricati dei Coo-peratori della casa più vicina, oppure ai Diret-tori Diocesani e ai Decurioni, che faranno lepratiche necessarie .

    Tatti, inviando la quota di iscrizione (L . 500),sono pregati di scrivere chiaro il proprio indirizzoe di conservare la tessera che riceveranno .

    Ringraziamo di cuore quanti vorranno aiutarcia sostenere le spese di organizzazione indiriz-zando la loro offerta alla Direzione GeneraleOpere Don Bosco - Via Cottolengo, 32 - Torino(709) e specificando che è destinata a sopperirealle spese del Convegno dei Cooperatori a Roma .Ma soprattutto chiediamo ai Cooperatori e alleCooperatrici particolari preghiere alla VergineAusiliatrice e a San Giovanni Bosco perchèvogliano far scendere copiose le benedizioni diDio su questa iniziativa .

    terrore universale si fece udire invitando a gettarsiin mare sull'unica scialuppa di cui la nave di-sponeva .

    Don Fiorani, dimentico di sè, corse per la navesollecitando le indie e quanti incontrava a rifugiarsisulla scialuppa e mettersi in salvo . Intanto la navecalava inesorabilmente . Don Fiorani chiese all'indiosuo compagno che ritirasse dalla sua cabina unavaligia con documenti e altre cose di valore cheportava seco. Fu ubbidito e l'indio ebbe tempo agettarsi a mare e fu salvo . Don Fiorani aiutò l'ultimopasseggero a salvarsi, poi la nave si chinò propriodalla parte sua e scomparve tra le onde . Tutti sisalvarono, persino un cieco con due bambini . Soloil nostro Don Fiorani, avvolto dalle acque nellanave, rimase vittima del naufragio . Due giorni dopola salma, rintracciata, ricevette solenne sepolturanella città di Manaus

    (Da una lettera dell'Ispettore Salesiano al Rev .mo Pre-fetto Generale) .

  • Don MICHELE RUAnel 42° anniversario della morie

    Mentre la causa di Beatificazione del Servo diDio Don Michele Rua, primo Successore di DonBosco, fa il sito corso regolare, giova in questoanniversario della sua morte dare uno sguardo allafigura di lui, sempre viva particolarmente nellafamiglia salesiana e tra i più anziani nostri Coo-peratori .

    Una cosa ci torna subito alla mente, quandopensiamo a Don Rua : il suo studio costante diimitare Don Bosco . Naturalmente bisogna inten-dere questa imitazione come la intendeva S . Paolo,quando scriveva ai fedeli di Corinto (I Cor ., 4,16 e 11, 1) : Imitatores mei estote, sicut et egoChristi ; siate imitatori miei, come io lo sono diCristo. È Gesù Cristo l'unico, supremo, univer-sale modello dei suoi seguaci. I Santi, modellatisisu di lui, c'insegnano come possa e debba ognuno,secondo la propria vocazione, riprodurre in se stessol'immagine, ossia la vita del Salvatore . « I Santi,scrive un moderno agiografo (1), si rassomiglianoe si differenziano, pur avendo tutti qualcosa diGesù Cristo, il Santo dei Santi. La santità nonpuò avere altra sorgente che quella » .

    Ciò premesso, ecco il punto che c'interessa : conquali occhi Don Rua mirava Don Bosco? Egliconsiderava nel suo Superiore e Padre l'incarna-zione delle Costituzioni, ispirate al Vangelo, . cheregolano la vita salesiana. La forma delle sue virtù,massime di certe virtù, la sua maniera di vedere edi giudicare, i modi suoi di parlare e di scrivere,di agire e di trattare, rivestivano agli occhi diDon Rua il carattere di norme pratiche, alle qualisi studiava di conformare sè e uniformare gli altri .Per lui camminare sulle tracce di Don Bosco eracome obbedire a una santa regola di vita e com-piere la volontà di Dio .

    Con questo però egli non rinunciava alla perso-nalità propria, nè costrinse la Congregazione al-l'immobilità, per tema di scostarsi d'un pollicedalle linee di Don Bosco .

    Insigne dote personale di Don Rua fu l'abi-lità organizzativa e amministrativa . Fece le sueprime prove nell'Oratorio . Don Bosco creò l'Ora-torio, ossia ne concepì l'idea, gli plasmò le mem-bra e v'infuse la vita; Don Rua ne regolava lefunzioni e ne alimentava le energie vitali . SenzaDon Rua disciplinatore di tutto e di tutti, DonBosco, dovendosene assumere intera la responsa-bilità, o ne sarebbe stato assorbito a segno da nonpotersi più dedicare liberamente ad opere lontane, o

    (1) P . G. GREMIGNI, Il Santo Curato d'Ars, pag . 251 .Firenze, Salani,

    avrebbe dovuto lasciare troppo spesso la nave senzanocchiero. Invece, riserbando per sè l'alta direzionedell'Oratorio, riposava in Don Rua, che, sempresul ponte di comando, non perdeva di vista personee cose, tutto ordinando, coordinando e curando inguisa da far onore a Don Bosco. Quando poi,come Prefetto Generale o Vicario di Don Bosco,dilatò sempre più la sua sfera di azione, si trovòben allenato a quella solerzia, con cui vegliavasulla disciplina morale e sull'amministrazione ma-teriale nel crescente numero delle case . Perciò,scoccata l'ora di prendere la successione, non ebbeche da avvivare queste sue attitudini con l'alitodella paternità, ereditata da Don Bosco, conteEliseo da Elia il prodigioso mantello.

    Anche nella vita spirituale di Don Rua si scor-geva del proprio . Limitiamoci a osservare quell'es-senziale elemento della vita spirituale, che è lamortificazione . Mortificato, mortificatissimo, comeben sappiamo, fu sempre Don Bosco; ma Don Ruafu quello che si dice un uomo di penitenza, di grande,di straordinaria penitenza . Sapeva però nasconderei suoi rigori, in modo che ne aveva sentore solochi da lungo tempo gli viveva accanto, più di tutti

  • un virtuoso coadiutore ad-detto alla sua persona,muto finchè Don Rua fuin vita, ma che sciolsela lingua nel fare dateste ai Processi di Bea-tificazione .

    E veniamo all'altro pun-to accennato sopra . DonRua era ben persuaso dinon aver ricevuto da DonBosco in eredità un fos-sile senza vita o una mon-tagna senza moto, maun organismo in continuosviluppo e quindi con esi-genze talora nuove . Stan-do vicino a Don Bosco,aveva notato come pernecessità di adattamentirichiesti dalle condizionidei tempi, dal progrediredella Congregazione egli,sull'esempio di altri Fon-datori, fosse andato ap-plicando nella vita dellaSocietà Salesiana succes-sive modificazioni; me-desimamente continuò afare con matura prudenzaDon Rua. Ma nel succe-dersi di questi mutamentilo spirito salesiano nonsolo non ne patì, ma ri-fulse ognora di vivida luce .Onde avvenne che mo-rendo lasciasse la SocietàSalesiana quale l'avrebbelasciata Don Bosco, sedi altri ventidue annila Provvidenza ne avesseprolungato la vita . Eccoperchè si potè dire cheDon Bosco era soprav-vissuto a se stesso perpiù di quattro lustri inDon Rua .

    Preghiamo il Signoreche abbia presto felicetermine la causa di DonRua, sicchè anche questogran Servo di Dio conla Confondatrice delle Fi-glie di Maria Ausiliatricee con l'angelico Alunnodell'Oratorio, possa farcorona a San GiovanniBosco nella gloria deglialtari.

  • L'umiltà nella gloria

    Echi delle feste in onore di S . Maria MazzarelloNon ci è possibile continuare a dare anche solo

    un cenno rapido delle celebrazioni che si sonosvolte in onore della novella Santa, in ogni partedel mondo, con l'intervento delle più alte Auto-rità e di grande concorso di popolo . Ci limiteremoquindi a farne uno schematico elenco seguendol'ordine cronologico .

    A Bang Pong nel Siam pontificò e tennel'Omelia S. E. Mons. Pietro Carretto . Per l'oc-casione venne offerto alla Santa un bel grappolodi nuovi battesimi . A Rosario nell'Argentinal'Ecc.mo Mons. Martinez celebrò il Pontificalee tenne il discorso commemorativo nel teatroEl Circulo della città . A Lima nel Perù chiusela serie delle sacre funzioni e di apposite «Gior-nate» il solenne pontificale celebrato da SuaEm.za Rev.ma il Card . Guévara, Arcivescovodi Lima e Primate del Perù . A Bahia Bianca(Argentina) onorò la festa S . E. Mons. Esorto .A Recife nel Brasile fu tenuto, in omaggio allaSanta, un riuscitissimo Congresso Catechistico .A Bogotà in Colombia le varie «Giornate» percategorie furono precedute dalla cosiddetta « Set-timana radiale», fatta di trasmissioni radiofonichee coronata dal pontificale dell'Ecc.mo NunzioApostolico Mons. Samoré. A S. Paulo nelBrasile le feste si svolsero sotto i paterni auspicidell'Em.mo Card . Arcivescovo Carmelo de Vascon-celos Mota. Anche nel Messico le risorgenti casepromossero feste grandiose : a Puebla nella ba-silica cattedrale con intervento dell'Ecc.mo Ve-scovo Mons. Ottaviano Marquez ; a Monterrey,non bastando più la cattedrale, le funzioni sidovettero celebrare nella vasta chiesa di N. S .del Roble, Patrona della città . Pontificò S. E .Mons. Alfonso Espino e Silva, AmministratoreApostolico ; in Mexico, capitale, il triduo vennechiuso nientemeno che nella Basilica nazionale diN. S. di Guadalupe . Vi celebrò il pontificalel'Ecc.mo Delegato Apostolico Mons. GuglielmoPiani, Salesiano. A Belo Horizonte (Brasile) lesacre funzioni del triduo, quanto mai solenni,furono coronate dal grandioso pontificale di S . E .Mons. Antonio dos Santos Cabral . A NizzaMonferrato, testimone degli ultimi due edifi-cantissimi anni della Santa, si svolse un solennetriduo nel quale ne celebrarono le lodi gli Ecc .miMons . Giuseppe Dell'Omo, Mons . UmbertoRossi e Mons . Giusep-pe Cannonero. La Santafu pure commemoratabrillantemente dal Sen .On. Baracco e dall'On .Martino, Sottosegretario

    di Stato. A Milano le feste furono solenni, maimprontate a una nota di dolore perchè apertesotto l'impressione della tragica sciagura del Po-lesine e chiuse con la notizia giunta da Torinol'ultima sera - 25 novembre - del grande luttodella famiglia Salesiana . Non mancò l'attesa pa-rola dell'Em.mo Arcivescovo, il Card . Schuster .A Trento pontificò e tenne il panegirico S . E .Mons. De Ferrari, venerato Arcivescovo . ASunbury in Australia le feste furono onoratedalla presenza di S . E. Mons . Mannix, Vescovodi Melbourne. A Mers el Kebir nell'Algeriariuscirono solenni per la cordialissima adesionedi tutte le Autorità. Degno di nota il compattostuolo di uomini che seguì la statua in proces-sione per dimostrare l'unanime profonda rico-noscenza del paese per l'opera svolta dalle Suorein 57 anni dì apostolato. A Bone la Santaebbe grandiose onoranze nella cattedrale affolla-tissima . L'Ecc.mo Vescovo dì Costantina onoròla festa col pontificale e con la sua fervida pa-rola. Quel giorno 100 ben forniti pacchi furonodistribuiti ai poveri . A La Manouba in Tunisiaintervennero gli Ecc.mi Vescovi di Cartagine,Mons. Gounot e Mons . Perrin, Ausiliare. InHabana (Cuba) pontificò S. E. Mons. Muller ySan Martin, mentre il panegirico della Santafu tenuto dall'Ecc.mo Arcivescovo di Santiagodi Cuba, Mons. Perez Serantes . Questa festa,preceduta dalla «settimana per il consolidamentodella famiglia cristiana», portò mirabili frutti digrazia, quali parecchi ritorni a Dio dopo anni eanni e 49 famiglie regolarizzate col matrimoniocristiano. A Porto Velho (Brasile Nord) le so-lenni funzioni svoltesi in cattedrale vennero pre-siedute dall'Ecc .mo Vescovo Salesiano Mons .G. B. Costa. A Caracas nel Venezuela con leLL. EE. Mons. Iturizza, Mons . Navarro e Mons .Castillo intervenne lo stesso Nunzio ApostolicoS. E. Rev.ma Mons. Lombardi. A Patersonnegli Stati Uniti la vasta cattedrale fu gremita difedeli accorsi da tutte le parrocchie della città .Celebrò l'Ecc .mo Vescovo Mons . Boland . Altrientusiastici omaggi le furono resi ad AtlanticCity, dove la vasta parrocchia di S . Micheledivenne incapace di contenere la marea di po-polo accorso ad onorare la Santa Confondatricedelle Suore che quella popolazione circonda ditanta stima e affetto .

    Adorando i disegni di Dio, presentiamo le nostre sentite condo-glianze alla Rev.ma Superiora Generale e a tutte le Figlie di MariaAusiliatrice per la perdita delle tre carissime Sorelle Argentine,perite tragicamente nello scontro automobilistico del 31 gennaio u . s .

  • NOTIZIE SALESIANELe opere che col vostro appoggio io ho cominciato, non hanno più bisogno di me, ma continuanoad avere bisogno di voi e di tutti quelli che, come voi, amano promuovere il bene su questa terra .

    DON Bosco ai suoi Cooperatori .

    Tor i no - La conferenza salesiana a Valdocco,il 10 febbraio u . s . chiuse il ciclo delle feste di S . Gio-vanni Bosco e di S . Francesco di Sales, richiamandodalla città un bel numero di Cooperatori, con eletterappresentanze dei centri di-azione salesiana costituitinei nostri oratori e istituti cittadini .

    La funzione si iniziò col canto del Magnificat .Salì quindi sul pulpito il Rev .mo Don Albino Fe-

    drigotti, del Capitolo Superiore, preposto alla direzionegenerale della Pia Unione, reduce dalla visita dellecase di varie repubbliche d'America .

    Rievocate le nostre date giubilari e prospettato ilprogramma del prossimo Convegno Generale a Roma,illustrò la missione della Pia Unione, ricordandonele tappe storiche e rilevando la necessità della coope-razione di tutti, adulti e giovani, per sostenere e svilup-pare le opere salesiane . Con dati dei suoi recenti viaggi,si fece eco degli immensi bisogni delle opere missio-narie e delle istituzioni travolte dalla persecuzione,esortando i presenti ad attirare altre anime generosealla Pia Unione .

    Impartì la Benedizione eucaristica S . E. Mons . CarloRe, delle Missioni della Consolata, Vescovo di Ampuriase Tempio, in Sardegna .

    Anche dalle altre case e dai centri animati dallo zelodei nostri Rev .mi Direttori Diocesani e Decurioni,giungono notizie consolanti sull'esito della Conferenzaprescritta dal Regolamento e sulle feste celebrate inonore di Don Bosco . Perciò mentre ringraziamo tuttigli organizzatori e oratori, esprimiamo la nostra rico-noscenza e venerazione agli Em .mi signori Cardinali,Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi che si degnarono di pre-siederle e di coronarle con la loro benedizione .

    Roma - Nuove opere al Borgo Don Bosco .- Al Borgo Don Bosco sono stati inaugurati, do-menica 20 gennaio, i nuovi dormitori per i ragazzi .I quattro capannoni ancora esistenti sull'area del Forte,un tempo adibiti a magazzini foraggi, sono stati tra-sformati in tre splendide camerate con annesso un mo-dernissimo impianto igienico-sanitario e un ampio saloneper il dopo-scuola .

    La cerimonia è stata semplicissima . Un alunnoespresse i ringraziamenti filiali a tutti i buoni che se-guono i ragazzi nel loro cammino, soprattutto al Papa,generoso ministro della divina bontà ; dopo di che ilPrefetto Generale della Congregazione Salesiana D . Zig-giotti, che era accompagnato dal Direttore generale de-gli studi Don Manione, dall'Ispettore della ProvinciaRomana, Don Oldani, e da un folto gruppo di confra-telli Salesiani e di autorità religiose e civili, amici ebenefattori, lesse la formula della benedizione, e ta-gliando il simbolico nastro pontificio, invitò tutti allavisita dei locali . Poi la conclusione lieta e festante dellacerimonia: gli alunni che si sono distinti per bontà,

    studio, lavoro, frequenza, ebbero il premio delle lorogenerose fatiche dalle mani dei Superiori presenti e daquelle delle Dame Patronesse, in particolare dalle Prin-cipesse Antici Mattei e Caffarelli, da S . E. Sir Osbornee da tanti altri amici e benefattori . In ultimo la estra-zione, fra i più bravi degli esterni, di cinque fiammantibiciclette, altro dono inviato da S . E. Mons . Montini anome del Santo Padre.

    Ma il regalo più grande per tutti, Salesiani e ragazzi,è stata la paterna benedizione del Papa, pervenuta pocoprima della cerimonia : « Ai cari Ragazzi del BorgoDon Bosco alle loro famiglie ai loro educatori e benefat-tori Sua Santità invia di cuore la benedizione imploratain segno della Sua paterna benevolenza ed in pegno dellaprotezione di Dio con augurio che cresciuti di numerocresca in essi la coscienza e la virtù della vita cristiana» .

    Le parole finali che il venerato Superiore, Don Zig-giotti, rivolse a tutti furono un inno di ringraziamentoal Papa e a chi della bontà del Papa è premuroso mi-nistro, alle Autorità presenti, agli amici e benefattori ;e furono ai giovani un accorato consiglio ad esseresempre più meritevoli della protezione divina e dellapredilezione di Don Bosco .

    Roma . - Eminentissimi Porporati alla festa diDon Bosco . -- Lo Studentato salesiano di Via AppiaAntica, presso le Catacombe di San Callisto, fu ono-rato, per la festa di S . Giovanni Bosco, dalla visitadi S. Em.za il signor Card . Clemente Micara, VicarioGenerale di Sua Santità .Lo stesso giorno il nostro amatissimo Cardinale

    Protettore, l'Em .mo Aloisi Masella, celebrava la santaMessa nella parrocchia di Maria Ausiliatrice, pressol' Istituto Pio XI ; e alla sera si recava alla Basilica delS . Cuore di Gesù per impartire la solenne benedizioneeucaristica .

    Roma . - Colonie estive . - Grazie al Signore ea tutti coloro che li hanno aiutati nei mesi di luglio eagosto, i S alesiani dell'Ispettoria poterono aprire ben13 Colonie o Campeggi (di cui una diurna al « BorgoRagazzi Don Bosco »con 1800 giovani) con 23 turnidi soggiorno, della durata di 30 giorni ciascuno, ospi-tando complessivamente circa 4000 ragazzi, mentre1270 bambine e giovinette furono affidate alle curedelle Figlie di Maria Ausiliatrice e da loro materna-m ente assistite .

    Attività assistenziale pro alluvio-nati .

    L'Ispettoria Veneta aprì i battenti di tutte le caseper il ricovero provvisorio di famiglie alluvionate,mantenendole per alcuni giorni con l'aiuto dei Comi-tati d'Assistenza e col proprio contributo . In tutte leScuole fece un'abbondante raccolta di denaro e di

  • indumenti, che passò ai suddetti Comitati . Fornì ri-covero, vestiti e sussidi a singoli profughi e a Comitati .Mantiene anche attualmente una trentina di giovanetti .In particolare la Casa di Verona ospitò per quasi duemesi una quarantina di mamme e bambini, e prestòle proprie aule scolastiche alle scuole della città, chefurono occupate dai profughi. La Casa di Gorizia hauna ventina di alunni interni, profughi della zonaallagata. A Venezia Lido si tiene tuttora in pieniattività un oratorio festivo e quotidiano per i giova-netti ricoverati nelle Colonie marine . A Chioggia, conl'Assistenza della Commissione Pontificia, si diede per40 giorni la minestra, la colazione e la merenda a circaun centinaio di profughi .

    Il alcune Case giovani e confratelli rinunciarono peralcune settimane alla frutta e al vino, per darne il ri-sparmio agli alluvionati .

    E stata in tutta l'Ispettoria una commovente gara digenerosità, cui certo avrà sorriso dal Cielo il nostrosanto Fondatore .

    Ispettoria dell'Italia meridionale . - Nell' Ispet-toria Napoletana ci fu una vera mobilitazione generalea favore degli alluvionati . Ci limitiamo all'eloquenzadelle cifre . Negli istituti e parrocchie salesiane furonoraccolte L . 957 .610: capi di vestiario 887 ; più 24 quin-tali di vesti e calzature varie, molte delle quali nuove .A questa gara di carità concorsero anche gli Oratoripiù poveri e i sordomuti di Napoli-Tarsia, imponen-dosi sacrifici personali, quali la rinunzia alla merendae alla frutta . Alcuni Direttori salesiani furono membridei Comitati cittadini pro alluvionati e ovunque con-fratelli e giovani furono generosi nel prestare a dettiComitati la loro opera personale .

    Particolarmente degna di elogio è l'opera svolta afavore degli alluvionati della Calabria dai Salesianie giovani di Bova Marina, che si trovarono al centrodi una vasta zona colpita . Ponti divelti, strade nazio-nali scomparse, paesi completamente distrutti e ormaiscomparsi dalla carta geografica, come Africo e Ca-salnuovo . È appunto per gli alluvionati di questi duepaesi che le autorità civili non trovarono altra soluzioneche quella di ricorrere all'intervento dei Salesiani .Perciò il Prefetto, il Vice Prefetto, il Preside dellaProvincia, le Autorità del Genio Civile si presentaronoal Direttore per ottenere che i Salesiani li aiutasseroa risolvere il gravissimo e urgente problema . Il Diret-tore Don Alessi rispose con tutto il calore possibileall'appello . In meno di una settimana apprestò allabisogna i vecchi locali del Seminario abbandonato .Un corpo di muratori e manovali sistemò i tetti, ag-giustò i muri, portò con un acquedotto improvvisatol'acqua ai lontani locali, portò con la palificazione dioltre un km. di linea la luce elettrica ; quindi si ap-pellò alla generosità delle Figlie di Maria Ausiliatrice,cui è affidato l'orfanotrofio del paese, perchè con tuttele orfanelle mettessero a punto gli ambienti . Generosafu pure la collaborazione degli allievi della nostrascuola, i quali, con un lavoro massacrante di due giorni,trasportarono brande, coperte, lenzuola, utensili dacucina e tutto quanto occorreva per l'attrezzatura, alvecchio Seminario .

    Così il 7 dicembre il Direttore poteva dare disposi-zioni perchè gli alluvionati fossero allogati nella nuovasede. Ben 300 furono sistemati, divisi per famiglia eparentela . I poveri sventurati continuano ad esserespiritualmente assistiti da un Cappellano salesiano. Leautorità civili hanno espresso tutta la loro devozionestima e riconoscenza per quanto avevano fatto i Salesiani .

  • Napoli . - La festa di Don Bosco nella casa diun Cooperatore salesiano . - Dopo il 31 gennaioscorso, abbiamo ricevuto parecchie interessanti re-lazioni di feste a S . Giovanni Bosco organizzate daaffezionati cooperatori, sacerdoti e secolari . Ci duoledi non poterle pubblicare, ma crediamo utile fare ec-cezione per quella svoltasi con grande entusiasmonella famiglia del cooperatore sig . Zamparelli Carlo,in ringraziamento per due segnalate grazie.

    Diramato l'invito ad amici e parenti, alcuni deiquali vennero fin da Avellino, il buon amico di DonBosco raccolse nella sua casa un numeroso stuolo difedeli, tra i quali spiccava la massa dei fanciulli . Traquesti, due poveri bimbi che egli aveva voluto bene-ficare, vestendoli a nuovo . Un sacerdote salesianobenedisse l'artistico tempietto con la statua del Santo .Si passò poi in un vasto salone dove il medesimo sa-cerdote illustrò con proiezioni luminose la fanciullezzadi Don Bosco . Al termine di questa commovente ce-lebrazione, i presenti sfilarono davanti al tempiettoper recitare la loro preghiera a Don Bosco e i piccolifurono infine rallegrati da abbondante distribuzionedi dolci e caramelle . I presenti vollero iscriversi tra iCooperatori salesiani e promettere di ritornare l'annoprossimo alla festa, che dovrà assumere maggiore so-lennità e beneficare un maggior numero di fanciullipoveri .

    Celebrazioni salesiane in Sicilia . - In questiultimi mesi in molte città della Sicilia si sono svoltecelebrazioni salesiane dirette a commemorare il Giu-bileo di diamante della Pia Unione dei Cooperatorisalesiani, a festeggiare i novelli nostri Santi, il B . Do-menico Savio e S . Maria Mazzarello, e a suffragare ilcompianto Rettor Maggiore .

    A queste feste, preparate da appositi Comitati or-ganizzati da Don Fasulo, presero parte le massimeautorità cittadine e gli stessi Ecc.mi Vescovi, tra iquali ci è caro ricordare S . E. Mons . E . BaranziniArcivescovo di Siracusa, che benedisse nella piazza delPantheon la statua di SanG. Bosco e del B . DomenicoSavio ; S . E . Mons . Carpino,Arcivescovo di Monreale,che promosse le feste sale-siane con l'intento di portareun'onda di vita cristiananella sua Archidiocesi ; S . E.Mons. Giovanni Peruzzo,Vescovo di Agrigento, chevolle tessere uno stupendoelogio funebre del IV Suc-cessore di Don Bosco ; S . E .M ons . Vincenzo Iacono,Vescovo Ausiliare di Agri-gento; e S . E. Mons . Pen-nisi che espresse il votoaccorato che i figli di DonBosco vadano presto a Ra-gusa nel luogo loro prepa-rato, dove sta sorgendo lachiesa parrocchiale di MariaAusiliatrice .Ringraziamo vivamente gli

    Ecc.mi Vescovi, le Auto-rità e gli zelanti Parroci, Di-

    rettori diocesani e Decurioni dei Cooperatori, che sisono prodigati perchè le feste riuscissero ovunque gran-diose e ricche di frutti per le anime .

    Campobasso . - Promettente inizio . - Dal-l'ottobre scorso i Salesiani lavorano a Campobassoin una casa per orfani di guerra e nell'Oratorio festivo .-I locali sono strettissimi, la povertà è grande ; eppurein pochi mesi si è creato un centro pulsante di fiorentevita giovanile che suscita l'entusiasmo della buonapopolazione e il plauso delle Autorità, in particolare diS. E. il Vescovo Mons . Alberto Carinci, che ha vo-luto i figli di Don Bosco nella sua città . La festa delsanto Fondatore, celebratasi il 3 febbraio per la primavolta nella vasta cattedrale, è stata affollatissima . Com-movente fra tutte la funzione per la gioventù che videcirca 800 giovani tutti in perfetto ordine, accompagnatidai loro professori, dalla 3a liceo alla 4a elementare .

    La nuova Messa "Filius sapiens " in onoredel Beato Domenico Savio del M° Salesiano Don Ni-cola Vitone ha meritato al suo autore il secondo pre-mio fra 143 partecipanti al concorso nazionale AnnoSanto 1950 .

    L'Osservatore Romano ne dà questo giudizio : C'ènella musica del M Vitone una modernità tempe-rata da stilistica severità : l'Autore vuol dire qualcosadi nuovo ; nella sua musica c'è slancio, vitalità eeffusione di caldo temperamento . Temi e fraseggiomusicale animati da un interiore giovanile lirismo : ar-monie e movimento di parti curati con gusto squisito,non privo di pratica brevità.» È un lavoro di getto, che si distingue per una con-cisa elaborazione formale e per la scorrevolezza delpensiero . L'organo, svolgendo una linea tematica e dia-logica sua propria, lascia libertà di canto alle voci ecementa l'insieme in una solida unicità . La composi-zione è illustrata da osservazioni utili per una buonaesecuzione ».

  • ANTILLE - Giorno di festa per l'Opera Sale-siana . - La domenica 3 febbraio ebbe luogo la so-lenne' benedizione della prima pietra del grandiosoOratorio festivo, destinato alla redenzione spirituale emorale di numerosissime famiglie della classe la piùumile che si possa immaginare e dei numerosi ragazziche pullulano nel rione dell'estremo est della città diSanturc , (Porto Rico) .

    L'annunzio della festa attirò numerosissime per-sone, con larga rappresentanza del clero secolare eregolare e di amici dell'Opera Salesiana .

    Presiedette la cerimonia il venerando Presule dellaRepubblica Domenicana e Primate delle Indie Occi-dentali, Mons . Riccardo Pittini, Arcivescovo di SantoDomingo, venuto per la circostanza . Con altre autoritàsi notò anche il Console della Rep . Domenicana, chevolle intervenire in omaggio al Ven.mo ArcivescovoMons. Pittini, Salesiano .

    Benedisse la prima pietra Mons . Grovas, rappresen-tante del Vescovo in visita pastorale e grande amicodei Salesiani, che pronunciò un eloquente discorsopieno di ammirazione per l'opera che i figli di Don Boscohanno svolto in Porto Rico, durante i soli quattro annidalla loro venuta, augurandosi che ogni città e borgataimportante possa avere presto un Oratorio festivo . Chiusela serie dei discorsi Mons Pittini, con la sua parola sem

    -

    plice, arguta e abbellita di cari ricordi di Don Bosco .La costruzione, che misura 100 m . per 40, è quasi

    ultimata e si spera possa funzionare regolarmente versola fine di aprile .

    SVIZZERA - Una nuova chiesa in onore diS. Giov. Bosco sta sorgendo nella città di Zurigo . Daoltre 50 anni i Salesiani attendono alla cura spirituale deinumerosi immigrati italiani e svizzeri ticinesi in quellapopolosa città, centro industriale di tutta la Svizzera .

    Finora ci si serviva, come chiesa parrocchiale, di unamodesta cappella al piano terreno della casa salesiana

    Ma troppo angusta e affatto insufficiente, non potevabastare alle necessità spirituali dei 20.000 italiani . Sipensò quindi alla costruzione di una nuova chiesa piùdegna e più capace. I nostri italiani vi concorsero conentusiasmo con la loro opera e con la generosa offerta .Autorità civili e religiose ci furono prodighe dei loroincoraggiamenti, sicchè si spera, entro pochi mesi, diveder funzionare la chiesa, anche a vantaggio dei nu-merosi cattolici di lingua tedesca della città.

    Compì la cerimonia religiosa della benedizione dellaprima pietra il Vescovo di Coira, S . E. Mons . CristianoCaminada, da cui dipende il Cantone di Zurigo, ed erapresente l'Ispettore Salesiano, Rev .mo Don FrancescoAntonioli in rappresentanza del Superiore Maggioredei Salesiani .

    La nuova chiesa in onore di San Giovanni Boscosarà così il centro spirituale e morale della comunitàitaliana di Zurigo, a vantaggio di tanti nostri fratelli chevi si troveranno uniti nei più nobili sentimenti di reli-gione e di fraterna solidarietà .

    SPAGNA - Venticinquesimo dell'Opera Sale-siana di Alcoy. - In questa industriosa città dellaProvincia di Alicante l'opera salesiana ha raggiunto svi-luppi consolantissimi grazie all'appoggio costante edentusiasta dei Cooperatori Salesiani, con a capo ilsig. Gishert Julià, vero papà dei Salesiani di Alcoy .

    Fondata nel 1927 dall'attuale Arcivescovo Salesianodi Valencia Mons . Olaechea, ha visto crescere costan-temente le sue opere : Oratorio festivo fiorentissimo,frequentato da 1 200 giovani, scuole elementari, ginna-siali e commerciali per i figli del popolo, con 580 al-lievi, assistenza agli operai delle numerose fabbrichelocali, chiesa pubblica .

    Gli Ex allievi e le Associazioni Oratoriane sono riu-sciti ad organizzare parecchi gruppi filodrammaticiche hanno permesso di abolire quasi completamente ilcinema con grandi vantaggi educativi. Un gruppo di

    più di 6o Ex allievi scelti rice-vono una speciale formazionecome catechisti, e la domenica

    s i distribuiscono nei vari rioniperiferici più bisognosi, com-piendovi un prezioso apostolato .

    A celebrare degnamente il25° dell'Opera Salesiana, il no-stro Arcivescovo di Valenciabenedisse con grande solennitàla prima pietra di una nuovaala di edifizio che permetteràdi estendere il beneficio del-l'educazione salesiana a un grannumero di giovani .

    Un dato che rivela la simpatiache l'Opera di Don Bosco si èguadagnata in questa città sonole numerose vocazioni salesiane :4 Sacerdoti, 12 studenti di Teo-logia, 11 di Filosofia, 4 Missio-nari, 11 tra Chierici e Coadiu-tori che lavorano nelle case,3 Novizi e 5 Aspiranti . Totale50 Salesiani, più 15 Figlie diMaria Ausiliatrice. E la cittànon raggiunge i 50 .000 abitanti!

  • INDIA - La solenne inaugurazionedel Centro Cattolico di Madras . --« Negli annali della città di Madras l'ul-timo giorno del 1951 rimarrà come unodei suoi giorni più gloriosi » . Con questeparole il Direttore dell'influente giornaledella città The Mail iniziava il suo arti-colo di fondo dedicato all'inaugurazioneufficiale, avvenuta il 31 dicembre, di quelcomplesso di edifici che va sotto il nomedi « Centro Cattolico » .

    È affermazione unanime che il CentroCattolico sia oggi l'edificio più bello eimponente della città di Madras . La suainaugurazione ha suscitato la più vivaammirazione in ogni ceto di persone . IlSindaco hindù in un messaggio personalea S . E . Rev.ma Mons. Luigi Mathias cosìsi esprimeva : « Questo edificio che V . E .inaugura quest'oggi è una nuova provadell'opera grandiosa che la Chiesa Cat-tolica va operando nel nostro Paese. Conquesta costruzione essa ha innalzato unedificio che non solo dà lustro alla nostracittà, ma darà pure asilo a numerose isti-tuzioni e a importanti uffici sì da trasfor-marlo in un centro vitale per la città diMadras. Mi congratulo con V. E . per ilcompimento di quest'opera e formulo ivoti più sinceri per il prosperoso avve-nire della medesima » .

    Di linee architettoniche severe e nellostesso tempo moderne, il « Centro Catto-lico» si erge per metri 33,5 d'altezza coisuoi sette piani e una snella cupola sor-montata da una bronzea statua del SacroCuore di Gesù . Due cupole minori ai lati gli dannomaggior risalto e finitura . È un vero grattacielo perMadras abituata a costruzioni piuttosto modeste . Ilnome di « Centro Cattolico » sta a significare chequesto edificio centrale come quelli che gli stanno sor-gendo intorno dovranno ospitare tutte le varie asso-ciazioni e attività cattoliche della città: sale di let-tura, uffici d'informazione, banche d'assicurazione,studi per medici e avvocati, scuole di avviamentoprofessionale, nonchè le sedi centrali di Azione Cat-tolica, della Legione di Maria, della Conferenzadi S. Vincenzo de' Paoli, ecc . Gli ultimi tre pianisono riservati per il Pensionato Cattolico con un cen-tinaio di camerette per studenti e operai provenientida lontano . Un vasto salone, capace di oltre 1000 per-sone, gli sorge al fianco sinistro, molto adatto per con-ferenze e rappresentazioni drammatiche . Dalla parteopposta sarà presto pronto un altro edificio destinato alleattività editoriali con una grande tipografia e con sa-loni per la « Mostra del giornale e del libro cattolico ».

    L'erezione di questo « Centro » fu un sogno accarez-zato da anni da S . E. Mons . Mathias e la sua realizza-zione viene molto opportuna a coronamento del tren-tennio apostolico di questo grande figlio di Don Boscoe ardimentoso pioniere delle Missioni Salesiane inIndia . Il Santo Padre, che s'era vivamente interessatodei progresso dei lavori, gli fece giungere una generosapersonale elargizione auspicando che il Centro Catto-lico di Madras diventasse realmente un gran centro di

    irradiazione di vita cattolica e una palestra di forma-zione di numerose schiere di apostoli laici . Nel suo di-scorso inaugurale Mons . Mathias ricordava commossol'udienza pontificia che aveva avuto il gennaio dell'annoscorso quando il Santo Padre aveva benedetto con veraeffusione di cuore i piani del Centro Cattolico . « Siamotanto lieti aveva detto Sua Santità - di benedirequesto Centro destinato ad aiutare i nostri cari giovanidi Madras» .A distanza di un anno il grande edificio è una realtà .

    Nel salone d'ingresso una bella bianca statua marmoreadi S. Giuseppe con un mazzo di gigli in mano sembrainvitare la gioventù cattolica ad ascendere in alto . E igiovani salgono veloci e felici su su per l'ampia gradi-nata sino alle loro camerette di studio e alle sale diriunione e di ricreazione . La grande statua di bronzo delRedentore con le braccia aperte è là in cima alla lorosuperba dimora in atto di protezione e di benedizione .

    BRASILE - Un " Circolo Operaio Don Bosco " fufondato in Corumbà (Mato Grosso) il 24 maggio 1951,festa di Maria Ausiliatrice, alla presenza dell'Ecc.moVescovo Diocesano, Mons. Orlando Chaves, del Pre-fetto, dell'Ecc .mo Ammiraglio della Base Navale e ditutte le autorità .

    L'iscrizione degli operai fu sì rapida che dal giugnocominciarono a funzionare nelle sale del santuario igabinetti medico e dentario ; nello stesso tempo si diedeinizio alle scuole serali per i figli degli operai, e alle

  • scuole di taglio e cucito per le alunne . Di giorno ingiorno erano decine di nuovi operai che si iscrivevano,tanto che la domenica 2 settembre si benedisse la primapietra della nuova sede del Circolo, dove saranno in-stallate le varie sezioni . La costruzione, che è già a4 m. di altezza, abbraccia un'area di 1350 m . quadrati,è a due piani, con una facciata di 22 m. per 50 di lun-ghezza ; a pianterreno, prospiciente l'elegante Piazza diCorumbà, sono distribuiti i tre gabinetti medico, den-tistico e di consulta, e nel piano superiore le sale di la-voro e di cucito. L'edificio si allunga in un ampio sa-lone-teatro per i divertimenti e conferenze .

    Attualmente il Circolo conta più di mille operai, re-golarmente iscritti e tesserati, e sono cinque le opereche funzionano e che estendono di giorno in giorno lapropria azione : 1 ° Gabinetto medico, che al 24 novem-bre 1951 contava già al suo attivo 720 persone curate insede, 33 a domicilio, 36 negli ospedali, più 32 casi di-versi ; 2° Gabinetto dentistico, che alla stessa data con-tava 198 estrazioni, 194o cure, 97 otturazioni ; 3° Scuoladi taglio e cucito ; 4° Scuole serali ; 5 ° Dipartimento diassistenza Sociale Diocesano, che in pochi mesi ha giàdistribuito più di 30 corredi per neonati e più di 100vestiti per Prima Comunione . Dispone di 8 macchineSinger a cui giornalmente dalle 14 alle 17 un gruppodi abnegate signore chiamate «Volontarie» lavoranoper preparare indumenti e vestiti .

    Il Circolo Operaio Don Bosco distribuisce rimedi emedicine e attende gratuitamente a tutti questi servizi .Al giovedì offre ai suoi soci un onesto divertimentonel salone-teatro .

    Con le contribuzioni degli operai (= 5 cruzeirosmensili, equivalenti a 100 lire), con l'aiuto dei poteripubblici e con le offerte del popolo corumbaense sispera continuare e terminare l'ingente e provvidenzialeopera del Circolo che, provvedendo alle reali necessitàdel popolo, garantisce nel modo più stabile la pacedelle famiglie e della Nazione.

    Come sempre, fu la fede che ispirò queste opere dicarità e di assistenza sociale, protette e potenziate dallaChiesa, fonte perenne di cultura e di benessere spiri-tuale e sociale.

    SIAM -Le Loro Maestà il Re e la Regina del Siamalla Scuola dei ciechi di Bang Kok . - Il 28 dicem-bre u . s . la Scuola dei Ciechi di Bang Kok - affidataalle materne cure delle suore di Don Bosco, le Figliedi Maria Ausiliatrice -- ebbe l'alto onore di riceverela visita semi-ufficiale delle Loro Maestà il Re e la Re-gina del Siam, da pochi giorni rientrati dalla Svizzera .

    Al loro scendere dall'auto, trovarono schierati difronte al padiglione centrale dell'Istituto una ottantinadi piccoli ciechi, fanciulli e fanciulle, che tosto intona-rono un melodioso canto composto dallo stesso giovaneRe, buon conoscitore di musica.

    Gli augusti visitatori passarono poi col seguito neivari ambienti, dove poterono ammirare i ciechi intentiallo studio ed al lavoro, manifestando il loro interessa-mento e ammirazione per il metodo di scrittura e let-tura e per l'abilità al lavoro manuale dei ricoverati .

    Subito dopo tutti si radunarono nel salone, oveespressero la loro gioia e riconoscenza per tanto onore

    con una breve accademia musico-letteraria . La musicae il canto dei piccoli ciechi piacque tanto a S . M . ilRe che promise di ritornarvi privatamente per regi-strare su dischi le diverse esecuzioni udite . Seguì l'of-ferta dei doni consistente per i ragazzi in un graziosocanestro in vimini di fine e difficile fattura, ricolmo difrutta, per il Re e per le ragazze in una elegante bor-setta a mano a punto crochet, per la Regina .

    Commosse la semplicità di una piccola cieca che pregòle LL. MM. di voler far sentire la loro voce quasi aricompensa di non poterli vedere . La gentile Reginasubito li accontentò: alzatasi in piedi, disse che erastata prevenuta in quello che era suo desiderio, ringra-ziarli cioè del cordiale ricevimento e dei graditi doni,rallegrati dalle loro abilità musicali e manuali e assicu-rarli di ulteriori visite . Infine disse tutto il suo con-tento per essere Patronessa dell'Opera dei Ciechi equindi di quella loro Casa e di tutti i suoi abitanti .

    Questa regale visita, mentre lasciò nelle dirigenti enei ricoverati il più gradito ricordo per il simpaticogesto di interessamento sovrano, suscitò negli augustiVisitatori ammirazione e riconoscenza per quante, nelsilenzio e sacrificio, lavorano con dedizione e amorea consolare e abilitare per la vita quella porzione deiloro sudditi, sperando solo nel premio del Re eterno .

  • Firmato : RAFFAELE FERRETTI »

    SIAM - Visita di S. E.il Ministro Plenipotenzia-rio d'Italia alla residenzadi Bang Nok Khuek . -Il Natale dell'Anno Santoebbe una nota gioconda esolenne nella visita di S . E .il Ministro Raffaele Ferrettie dell'Ecc .ma Signora a BangNok Khuek .

    All'arrivo i ragazzi eranotutti schierati vicino all'im-barcadero. Uno scolaro inperfetto inglese e una bam-bina in ottimo italiano sa-lutarono a nome dei com-pagni il Ministro e lasignora, esprimendo la lorogioia e augurando ogni bene .

    Le Loro Eccellenze edi-ficarono i cristiani col lorocontegno devoto: al Ponti-ficale di mezzanotte, volleroaccostarsi alla S . Comu-nione insieme con i fedeli,lasciando così un ricordoindelebile della loro pro-fonda divozione.

    In data 31 dicembre, S . E. il Ministro scriveva aMons. Carretto :

    « Desidero nuovamente ringraziarla per le cortesieche mia moglie ed io abbiamo ricevuto durante ilnostro soggiorno costà . Conserveremo tutta la vita

    un magnifico ricordo della sua belli Missione e del-l'accoglienza avuta da Lei e da tutti i Missionari eCoadiutori. È stato per noi un grande conforto spiri-tuale passare il santo Natale in quell'oasi cattolicadel Siam . . .

  • DALLE

    NOSTRE

    MISSIONI

    EQUATORE

    La visita alle Missioni dell'OrienteEquatoriano .Toccò al sottoscritto la soddisfazione di ac-

    compagnare il sig. Don Fedrigotti, del CapitoloSuperiore, nella visita che fece alle Missionidell'Oriente Equatoriano, a nome del RettorMaggiore, dal quale aveva avuto il mandato,senza poter avere il piacere di dargliene rela-zione, perchè il buon Padre se ne volò al premioeterno, proprio quando la visita straordinaria eragiunta al suo termine e il visitatore si trovavaancora in Cuenca .

    La spedizione partì da Quito, dopo esserciprovveduti delle cose indispensabili per un viag-gio di questo genere: stivali, casco, impermea-bile, spolverino, vestiti di ricambio, nonchè re-galucci da dare ai kivaretti : pettini, specchi, aghi,medaglie, palle, immaginette ecc . Il tutto benimpaccato in due casse che dovevano fare ilgiro delle Missioni, appese ai fianchi di unacavalcatura .

    Avremmo potuto volare da Quito direttamenteal territorio di missione ; ma per fare un con-siderevole risparmio di denaro pensammo diandare in auto fin dove si potesse . Partimmoquindi per Ambato, teatro di un gran terre-moto due anni or sono, ove passammo la nottepresso i Padri Giuseppini, del Servo di DioT eol . Murialdo. Per procedere dovemmo dar

    fondo a quasi tutto il risparmio contemplato,avendo dovuto affittare a mala pena una «ca-mionetta» che ci portasse fino a Shell-Mera,per raggiungere a tempo l'aereo proveniente daQuito. Il viaggio è interessantissimo : si passaalle falde del maestoso nevaio del Tungurahua,e per la valle del fiume Pastaza si entra nell'O-riente Equatoriano, per l'unica entrata che ab-bia strada carrozzabile . La vallata è lunghissimaed incantevole per panorama e cascate maestose .Le montagne, altissime sul principio, si vannoabbassando man mano che si avanza, fin che sigiunge alla pianura amazzonica, lasciando gliultimi contrafforti delle Ande. Arrivammo aShell-Mera (il nome si riferisce alla nota ben-zina marca Shell, che ha qui sue riserve) intempo per prendere il piccolo apparecchio dellaT AO (Transportes Aereos Orientales), recantein grandi lettere il nome di Murialdo . Il voloprende direzione Sud, lungo le ultime propag-gini delle Ande a destra e la pianura amazzonicaa sinistra, interrotta da cordigliere minori . Ilpilota ci mostra, sulla sinistra, una piccola chiazzasull'immenso verde: è Chiguaza, centro dell'ag-giunta fatta ultimamente al territorio del nostroVicariato ; consterà, sì e no, di due casupole ;ci sarà tutto da fare . Sotto di noi scorrono ifiumi, che scendono dalle Ande e vanno poi aformare il formidabile Rio delle Amazzoni ; sem-brano nastri d'argento, oppure rigagnoli in unenorme letto di sabbia . Ma bisogna vederli davicino! . . Dopo un'ora di volo, ecco Macas, sulfiume Upano ; e sulla sponda opposta, orientale,Sevilla Don Bosco, due sboscamenti in mezzoalla foresta ; sorvoliamo, perchè il velivolo, ca-

  • rico com'è di bagagli e di passeggeri, deve at-terrare prima in Sucúa, ove il campo è più so-lido e più lungo ; i nostri missionari non hannosaputo del nostro arrivo e perciò non si sonfatti vedere . Scaricati i bagagli e due Suore conuna maestra, rifacemmo il volo verso Macas,in circa sette minuti, distanza che in terra nonsi fa in meno di cinque ore a cavallo .Scendemmo a Macas e sorprendemmo i no-

    stri che stavano pranzando. L'avviso della no-stra andata non era ancora giunto fin là . Macasè la capitale (se è lecito chiamare così un vil-laggio di poco più di 1000 abitanti), della pro-vincia Santiago-Zamora, che prende il suo nomedai due fiumi principali della regione . Sede delleautorità civili e militari, cominciando dal Gover-natore della Provincia . La missione si dedica al-l'educazione della gioventù e alla cura spiritualedei coloni . La scuola conta 30o allievi ; le Figliedi Maria Ausiliatrice attendono alle ragazze nelleclassi elementari e alle giovani nella scuola di cu-cito . Quest'anno poi si è iniziata, non senza seriedifficoltà, la scuola normale per la formazionedi maestri per le scuole della regione. Gli al-lievi locali frequentano come esterni ; quelli chevengono da lontano vivono come interni nellaMissione . Gli edifici, come in tutta la regione,sono di legno incorruttibile ; è gran progressoil tetto di tegole, che sostituisce i tetti di paglia ;solo da poco si è cominciato a edificare in mat-toni o in blocchi di cemento, per iniziativa deimissionari.

    Sulla riva orientale dell'Upano, dirimpetto aMacas, alla distanza di forse due km . in linearetta, sorge la missione di Sevilla Don Bosco,dedicata esclusivamente all'evangelizzazione deikivari. Per andarvi bisogna attraversare il fiume .Non si parla nemmeno di ponti ; il letto del fiume-misura da 800 a 1000 metri di larghezza ; in tempodi piogge continue si riempie da sponda a sponda ;e chi può pensare a traversarlo? In tempo disecca relativa, poichè molto o poco piove quasi

    tutti i giorni in tutto l'Oriente Equatoriano, al-lora il fiume si divide in bracci di varia grossezza .Intanto bisogna scendere circa 200 metri pergiungere sul greto, cosparso di enormi pietreche, dall'alto della sponda, sembrano solamentesabbia. Giunti al corso dell'acqua, se è piccolo,lo si passa a guado, cercando di non lasciarsitrascinare dalla forte corrente ; chi non vuolbagnarsi i piedi, si fa trasportare sulle spalle daun robusto giovanotto kivaro . Quando invece ilcorso d'acqua è considerevole - e ve ne sonodue per andare a Sevilla Don Bosco - allorabisogna attraversare in canoa, manovrata consomma perizia da due kivari, pagati dal governo .Si tratta di tagliare la velocissima corrente earrivare alla riva opposta, senza lasciarsi trasci-nare per le rapide vicine, che riuscirebbero fa-tali . Il passeggero s'inginocchia sul fondo dellacanoa, senza badare all'acqua che gli bagna leginocchia, trattenendo il respiro, mentre la ca-noa, in balìa delle onde, ballonzola, trasportatacome una freccia dalla corrente . Torna a respi-rare, quando il canottiere, saltando nell'acquavicino all'altra sponda, afferra la canoa, acco-standola alla riva : la traversata non è durata

  • dell'alta sponda ; sono or-gogliosi di aiutare il vi-sitatore a fare la rapidaascesa, in cima alla qualesono schierate le kiva-rette, con le buone Suore,sulla soglia della Mis-sione .

    I princìpi del Vicaria-to, affidato ai Salesiani,furono difficili e scorag-gianti . Vi era l'unicastazione di Gualaquiza .Mendez, che era il ti-tolo del Vicariato insiemecon Gualaquiza, non sisapeva nemmeno dovefosse. Mons. Costama-gna, primo Vicario Apo-stolico, mandò due mis-sionari . . . a cercare Men-dez: trovarono due colonisperduti . Il lavoro dievangelizzazione tra i

    selvaggi non produceva nessun frutto : accettavanoavidamente i regali del missionario, ma quantoa conversione o non si verificava o era superfi-ciale e i nuovi cristiani ritornavano alla selva eai loro antichi costumi . Dovettero allora per-suadersi i Salesiani - e fu lo stesso Mons . Co-stamagna il primo ad accorgersene - che biso-gnava seguire Don Bosco anche nel lavoro tra iselvagge cominciare con i piccoli. Si andarono

    fondando dei piccoli in-ternati per ragazzi e ra-gazze, queste ultime inmano alle Figlie di Ma-ria Ausiliatrice, che sierano finalmente affian-cate ai Salesiani .

    Non fu, e non è an-cora troppo facile indurrei parenti a separarsi daifigli per lasciarli nellaMissione per anni interi .I ragazzetti stessi amanotroppo la vita libera deiboschi, cacciando e pe-scando, per adattarsi confacilità alla vita rego-lamentata di un inter-nato, fra libri e quaderni,sui quali devono appren-dere una lingua per loronuova e difficile . Tutta-via, con la pazienza e conla costanza si è potutoottenere che molti sifermassero per vari anni

    più di dieci secondi, ma la canoa ha approdatoa 25 metri più in giù di dove è partita . Il canot-tiere risale la sponda e poi si butta alla correntedi nuovo per ritornare a prendere gli altri pas-seggeri . Intanto il tempo passa e non si arriva aSevilla Don Bosco in meno di due ore .

    I kivaretti più grandicelli son venuti ad in-contrarci e ad aiutarci a passare il fiume ; glialtri ci aspettano con i loro superiori ai piedi

  • nella Missione, ove ricevono, educazione civile ereligiosa, sono battezzati, imparano la lingua na-zionale, vanno avvezzandosi a lavorare la terra, siesercitano in qualche mestiere . Quando è di etàconveniente, il giovane si sceglie tra le educandemaggiori tenute dalle Suore una sposa, con laquale celebra il matrimonio cristiano .

    Il missionario intanto gli ha procurato un ter-reno e una casetta ove la nuova famiglia si sta-bilisce, accanto ad altre famiglie cristiane, for-mando un villaggio, sotto la guida del missionario .

    Affinchè i coloni bianchi non li molestino, si èottenuto che il governo riconosca come terri-torio riservato quello che occupano i kivari, siacristiani che pagani. Il missionario poi è costi-tuito come tutore legale di tutti i kivari .

    Questo programma di civilizzazione e cristia-nizzazione si svolge normalmente in Sevilla DonBosco e nelle altre Missioni che si occupano dikivari . È ingente e gravosa la spesa del mante-nimento gratuito di tanti allievi. Il governo aiutacon una piccola sovvenzione e pagando alcunimaestri ; ma questo sarebbe insufficiente se laMissione non mantenesse in fiore la sua chacra,

    azienda agricola, sotto la direzione dei Salesianicoadiutori che guidano al lavoro i figli della fo-resta, insegnando loro a guadagnarsi da viverecol sudore della fronte . Così coltivano l'imman-cabile yuca, chiamata altrove mandioca, la « pa-tata cinese», che non è nè patata nè cinese maforma un cibo di cui sono ghiotti i giovani, ilplatano o banano, di varie qualità, i fagiuoli, ilriso, il t rigo tropical che vorrebbe sostituire ilnostro frumento, ecc .

    Sevilla Don Bosco mantiene 170 fra kivarettie kivarette, somministrando loro vitto, vestito eistruzione, formando l'ammirazione degli ispet-tori scolastici che rimangono sorpresi del pro-gresso che fanno quelli che solo ieri erano sel-vaggi. E non è solo scuola ; è colonia completa,con tutto quello che occorre alla vita, sia pureprimitiva. La farmacia, con la sua brava salaoperatoria, quando ce ne fosse bisogno ; il tra-piche per spremere la canna da zucchero e ri-trarne lo sciroppo che sostituisce lo zucchero (epurtroppo serve anche alla produzione dellaaguardiente, bibita fortemente alcoolica che formail flagello dell'Equatore) ; la macchina per sbuc-

  • ciare il caffè, le nocciole giapponesi, il frumentotropicale (macchine « fatte in casa » dal confra-tello sig. Bonato), assieme ad altre di utilità pra-tica e affatto indispensabili .

    Guai se si dovesse dipendere dal di fuori, conmancanza totale di strade, di comunicazioni edi denaro! . . .

    Da Sevilla Don Bosco rifacemmo la traversatadel fiume a Macas . Indi ci avviammo a cavalloversa Sucúa ; a cavallo si va discretamente peruna strada buona, ma non così quando vi sonosalite e discese ripidissime, per traversare levallate dei fiumi che incrociano la strada . Quandola strada è piana, allora consta di una continuafanghiglia, che occupa tutta la strada e dovela cavalcatura affonda fino alla pancia, con pe-ricolo di rimanervi . Lo sforzo continuo che fail giumento per uscirne rende la cavalcata dicinque o sei ore tutt'altro che una passeggiata .Mi dispenso poi dal dire come stanno le bestiee i vestiti all'arrivo .

    A buona distanza da Sucúa i nostri bravi mis-sionari ci vennero incontro col provvidenzialejeep, che i nostri cavalli riguardarono con sacroterrore, come un terribile e ignoto rivale. Lapresenza del jeep vuol dire che c'è una strada,cosa rarissima qui, dove si conoscono solo sen-tieri . Ci vuole del bel coraggio per fare dellestrade, come qui, in pianura . Il terreno è impre-gnato di acqua per le piogge quotidiane ; quindibisogna creare un fondo strada con un profondostrato di pietre, che provengono da cave o dafiumi non sempre vicini .

    Sucúa è la più progredita e progressista delle« città » del Vicariato, avendo un buon campodi aviazione, luce elettrica, prodotta da un mo-tore a petrolio, una stazione radio telegrafica mi-litare, nella soffitta della nostra residenza, e inol-tre ben due veicoli a quattro ruote ! È in costru-zione la nuova chiesa, in blocchi di cemento,la prima costruzione del genere in tutta la pro-vincia .

    L'internato ha 8o tra kivaretti e kivarette; la«città» ha 900 abitanti . Le famiglie kivare vi-vono in una riserva chiamata « Asunción », dal-l'altra sponda del fiume Tutanangosa, attraver-sato da un ponte di liane . La metà son giàcristiani . Tra tutti non sono più di 300 . Si cal-cola che in tutto il Vicariato non vi siano piùdi 6ooo kivari ; vanno decrescendo, mentre vannoaumentando ogni anno i coloni bianchi .

    Il più bello della visita straordinaria si pro-spettava ora : il viaggio alla residenza di Yaupi,sul confine col Perù, oltre la cordigliera del Cu-tucú, in tre giorni a piedi, per visitare il buonDon Ghinassi, che l'ha iniziata da solo . Non sa-rebbe avventura da affrontarsi da chi non haallenamento alpinistico ; ma in mancanza di questo,ci provvedemmo di buona lena e coraggio, di due

    buoni portatori, kivari cristiani, di pentolini percucinare, di viveri e di due galline vive . . . Iljeep ci portò fino a Huambi, ove termina la strada,e continuammo a cavallo, per le strade che sisa . . ., per Chinimbimi . Non mi si domandi quantiabitanti ha la «città»; si tratta solo di una ca-setta, eretta dai missionari, per riposare e passarvila notte, quando vanno da Mendez a Sucúa,

    o per accingersi, come noi, al viaggio di Yaupi.Vi è qualche colono nei dintorni, e numerosi

    kivari nelle vicinanze: ci sarebbe quindi bisognodi una residenza permanente . Passata la nottealla meglio, tra il fruscio delle innumerevolicucarachas (blatte), che rosicchiano le poche mas-serizie e libri qui depositati, celebrata la santaMessa e portandoci gli arredi sacri per celebrarein viaggio, ci incamminammo col cavallo diSan Francesco, dandoci appuntamento col nostromulattiere, « Don Cornelio », per dieci giorni piùtardi, cioè tre di andata, tre o quattro di visita

    e tre di ritorno.Anzitutto bisognò raggiungere di nuovo il fiume

    Upano, in questo punto meno terribile, perchèmeno rapido, ma in cambio più voluminoso .Lo passammo senza incidenti in canoa, ci ar-rampicammo per l'altra sponda e giungemmoad una capanna di kivari . Bisognerebbe sentirela botta e risposta della rapida conversazione chetosto ha luogo tra i nostri portatori e gli abi-tanti della capanna . Poi una donna passa la cio-tola della chicha (ciccia) a ciascuno : è il momentotemuto, di dover bere ciò che a noi ripugna ;ma ormai i kivari non si offendono più quandoil missionario rifiuta. La bevemmo però anchenoi senza tante smorfie durante il viaggio, quandola sete ci fece dimenticare tutte le precauzioni .In un angolo della capanna si vedevano ammon-ticchiati vari pacchi di mercanzia: è la «posta»di Don Ghinassi, che sta aspettando di raggiun-gere il domicilio . Il «postino» è il kivaro Bosco,che giace nella parte opposta della capanna, suuna stuoia, febbricitante. Quando starà bene farài viaggi necessari per portare la merce a destina-zione, per un tanto la libbra . Quella merce erapartita da Cuenca, Casa Centrale delle Missioni,due mesi prima! . . .

    Contrattato un altro portatore, che venne ac-compagnato dalla moglie con il figlio al seno,cominciammo la salita della cordigliera del Cu-tucú. Pazienza se si fosse trattato di un'unicasalita fino in cima per poi scendere sull'altroversante ; ma era invece una successione di ri-pide salite, annullate tosto da ripide discese cheparevano ridersi della nostra buona lena . Intantoil sudore gocciolava a profusione, lasciando labocca secca ; le gambe per un po' ubbidivano,ma poi cominciarono a dolerci, prima al ginoc-chio, poi ai garetti e poi dappertutto ; e non sipoteva dire se fossero peggiori le salite o le di-

  • scese. Ci si aiutava con le mani, aggrappandocialle piante, che per fortuna ci accompagnaronoin tutto il viaggio, facendoci graditissima ombrae impedendoci di rabbrividire davanti ai continuiburroni che nascondevano alla nostra vista . Nellevalli ci aspettavano fiumicelli incantevoli per re-frigerare la nostra sete ; nessuno di loro troppogrosso da non lasciarci passare . Intanto invidia-vamo i portatori che, malgrado il pesante far-dello di tutte le nostre masserizie, sostenutodietro la schiena da una fascia vegetale che giraattorno alla fronte, andavano leggeri come tantipasserotti .

    (Continua) .

    Coad . MATTEO AMBROGIOMissionario Salesiano.

    INDIANotizie brevi .

    Il Santuario mariano di Bandel nel Bengala .- A circa 50 km. da Calcutta sulle sponde del-l'Hooghly - una delle bocche del Gange - iSalesiani officiano il grande Santuario marianodi Bandel dedicato alla Madonna del BuonViaggio . Esso è mèta di continui pellegrinaggid a parte non solo dei cattolici indiani ma anchedegli Hindù e Mussulmani, perchè tutti amanola Bara Mah (la Gran Madre) che da oltre tresecoli ha posto la sua dimora nel cuore del Ben-gala. Il vecchio convento degli Agostiniani, an-nesso al Santuario, si presta assai bene a ospitarei numerosi pellegrini. « I nostri dèi non ci ascol-tano più - dicevano piangendo alcune signoreH indù al missionario salesiano - ma la vostraBara Mah è tanto buona . Essa certamente esau-dirà le nostre preghiere! » .

    Accanto alla chiesa c'è pure la St. John HighSchool frequentata da più di 600 giovani in granmaggioranza ancor pagani . Nei dintorni purtroppoci sono pochissimi cristiani . I Salesiani hannovoluto dar nuova vita al vetusto Santuario por-tandovi una cinquantina di giovani aspirantimissionari provenienti dal Bengala, dall'Assam especialmente dal lontano Malabar. Essi si prepa-rano all'ombra del Santuario a divenire zelantiapostoli dell'India pagana . Anche le Figlie diMaria Ausiliatrice hanno recentemente apertoin Bandel una scuola per i bambini e un ambula-torio per la povera gente dei dintorni .

    « Non possiamo farci nulla. . . » . - Le Figliedi Maria Ausiliatrice conducono ad Arni nella Mis-sione salesiana del North Arcot un ambulatorioche da qualche tempo è diventato il più rino-mato e ricercato della regione . Sono oltre 200

    gl'infermi che ogni giorno affluiscono al St. Jo-seph's Dispensary diretto da una suora coadiuvatada cinque assistenti indigene . In principio viandavano solo i paria o la gente di bassa casta .Ora ci vanno anche signore di elevato rango so-ciale, Hindù e Mussulmane, alcune delle qualida paesi anche molto lontani . È convinzionecomune ormai che « le medicine e le iniezionidella Suora bianca» sono di effetto infallibile .

    Le autorità dell'ospedale civile e di due altriambulatori governativi di Arni si allarmaronoper questo stato di cose e indissero persino unariunione per discutere la questione e trovarequalche rimedio . Fu appunto durante questariunione che un vecchio dottore pagano si alzòe disse: « Secondo me è inutile ogni discussionein materia. Tutti preferiscono l'ambulatorio dellaSuora cattolica . Noi non possiamo farci nulla . . . » .

    « In cruce salus ». - Nella Missione salesianadi Krishnagar nel Bengala si vedono ancora deipagani che portano al collo una piccola crocebianca. È questo un ricordo di tre anni fa quandogli Hindù e Mussulmani si scagliarono l'uncontro l'altro armati . La carneficina fu tremenda .In quella circostanza i Cristiani venivano rispar-miati . E allora numerosi pagani, sia hindù chemussulmani, per salvare la vita facevano ricorsoal pio stratagemma di portare al collo il sacrosegno della Redenzione cristiana . Il Vescovosalesiano Mons . Morrow, in quei tristi giorni diodio e di morte, distribuì ben 40 .000 piccolecroci . Ora molti pagani riconoscenti continuanoa portarle . . . Possa la piccola croce bianca, chefu loro sicuro scudo di difesa, diventare per loropegno di salvezza eterna!

    Conversioni tra Mussulmani . - Le con-versioni tra i Mussulmani, come è noto, sonoassai rare e difficili. La nostra Missione delKrishnagar conta un gran numero di Mussulmanied è praticamente l'unica Missione ove si regi-strano conversioni regolari dall'islamismo . Unacinquantina d'anni fa tale movimento aveva as-sunto proporzioni di massa in seguito alle grandiopere di carità iniziate dagli zelanti missionaridelle Missioni Estere di Milano durante un lungoperiodo di siccità e carestia .

    Alcune delle nostre più fiorenti cristianità ri-petono appunto la loro origine da quel tempo .Ai nostri giorni non si può più parlare di con-versioni in massa tra i Mussulmani ; pure è moltoconsolante il vedere ogni anno delle intere fa-miglie abbandonare l'Islam per abbracciare ilCristianesimo .

    Un apostolo bramino . - Nel Krishnagarl'anno scorso ha ricevuto il Battesimo dalle manidel Vescovo salesiano, Mons . Morrow, un vec-chio bramino di elevata cultura e posizione so-

  • delle vocazioni indigene dell'India . È bello ve-derle sfilare in bicicletta per portarsi in visita aivillaggi . In molti casi esse preparano la via almissionario e fanno un bene immenso special-mente tra le donne e i bambini

    SIAMGli Allievi del Sarasit College "di Banpong visitano il Cimiterodi guerra di Kanchanaburi.

    Bang Kok . - Facendo eco all'iniziativa Fiorisulle tombe della Pontificia Commissione Assi-stenza, il 2 novembre 1951, i 300 allievi internidel collegio salesiano S . Giuseppe (Sarasit College)di Banpong, guidati dai loro superiori, si porta-rono al cimitero di guerra di Kanchanaburi, di-stante circa 50 km . Lo stesso Ispettore salesiano,Don Ettore Frigerio, cantò le esequie e guidò lepreci per i defunti . I giovani nella maggior partebuddisti, posarono una ricca corona di fiori pressola monumentale croce del Camposanto, mentre,fra il silenzio e la commozione generale, uno diessi interpretava il gesto e i sentimenti di tuttii presenti con breve indirizzo: « Siamo qui acompiere - terminava l'alunno - ciò che non

    "Vada, a far Pasqua"A Parigi nel 1883 . Un elegantissimo signore si presentò a Don

    Bosco per domandargli un consiglio. Ma il Santo gli troncò la pa-rola in bocca dicendogli a bruciapelo : « Vada a far Pasqua « . L'al-tro, che toccava già le soglie della vecchiaia, alquanto sconcertatoda simile interruzione, voleva finire di esprimere il suo pensiero .Ma Don Bosco con voce dolce e insinuante gli ripetè : « Vada afar Pasqua». Quegli rifece il tentativo di continuare il discorso,e Don Bosco da capo, ma con accento imperioso e tenero a un tempo :«Vada, vada a far Pasqua » . L'interlocutore, un po' piccato, mo-strava di assumere un contegno freddamente cortese, ostinandosia dire tutto quello che voleva, senza che Don Bosco cessasse diricantargli il suo ritornello, accompagnandolo però con uno sguardoe con un sorriso tali, che finalmente la magica parola penetrò inquel cuore. Di botto, commosso fino alle lacrime, dichiarò di scorgerenel monito di Don Bosco un tratto della Provvidenza, che venivaa riannodare una lunga catena di grazie interrotta da molti e moltianni. Senza indugio, il giorno dopo si accostò con tutta la sua fa-miglia ai santi Sacramenti .

    (Mem. Biogr ., XVI, pag . 149) .

    ciale . Egli aveva studiato la religione cattolica e,trovandosi gravemente infermo, volle farsi cri-stiano . Guarito si mise subito a predicare la re-ligione cristiana nel suo villaggio ancora deltutto pagano. « Voglio portare alla Fede - di-ceva a Mons. Vescovo - almeno dieci famiglieall'anno . Questo in ringraziamento al Signoreche mi diede il dono della Fede e della guarigione » .

    Il buon vecchio non badò agli scherni deisuoi antichi correligionari . « È un pazzo - an-davano dicendo - noi non ci faremo mai cri-stiani». Egli continuò tranquillo e fiducioso nelsuo apostolato ed è già riuscito a convertire al-cune famiglie sia di Hindù che di Mussulmani .Questo irritò assai i fanatici di ambo le partiche cominciarono a minacciarlo e a molestarloin tutti i modi. Recentemente, mentre egli sitrovava in un « giro apostolico», gli rubaronoquattro vacche. Non contenti di ciò, scagliaronouna pietra nel cortiletto interno della sua casacolpendo malamente alla spalla una sua figliaventenne che da poco aveva ricevuto il batte-simo. «Vogliono intimidirmi - diceva al mis-sionario - ma non ci riusciranno . Io vogliomantenere ad ogni costo la promessa che hofatto al Signore» .

    Le Catechiste Missionarie di Maria Imma-colata. -- Lo zelante Vescovo salesiano delKrishnagar (Bengala) ha fondato una Congre-gazione di Suore indi-gene chiamandole «Ca-techiste Missionarie diMaria Immacolata» . Havoluto dare al nuovo Isti-tuto un carattere e unaimpronta spiccatamentemoderna e pratica . LeCatechiste Missionarieindossano un bel saribianco e non si distin-guono all'esterno dalledonne del ceto medio .Debbono acquistare qual-che grado accademico etra le materie d'insegna-mento c'è anche lo scri-vere a macchina e l'an-dare in bicicletta!

    Le Catechiste Missio-narie, tra novizie e aspi-ranti, sono già una tren-tina. Due di esse sonvenute dall'America e sisono adattate in tuttoe per tutto alle loro con-sorelle indiane . Il gruppoprincipale proviene dalMalabar, la terra classica

  • possono fare i vostri cari lontani . In nome loro,con affetto deponiamo sulle vostre tombe la no-stra preghìera e questi fiori . Accettateli, o fra-telli, come se qui li deponessero le vostre mamme,le vostre spose, i vostri figli . Il Dio della vita edella morte dia alle vostre anime l'eterna felicità» .

    Il cimitero di guerra di Kanchanaburi conta,in campi divisi secondo la nazionalità dei prigio-nieri militari e civili scomparsi, 6951 piccole crocibianche perfettamente allineate nella grande di-stesa verde ai margini della foresta che confinacon la Birmania . Qualche chilometro più in su,lungo il fiume Me Khlong, sorge un altro cimi-tero di guerra con 1700 croci. In maggioranzasono inglesi, australiani, olandesi e pochi altri .

    Ricordiamo uno dei tanti episodi che legaronoi missionari salesiani e i prigionieri della valledel Me Khlong.

    In un afoso pomeriggio del 1943 un ufficialegiapponese si presenta al missionario salesianodi Banpong e gli comunica il desiderio di unprigioniero inglese morente nel locale campo, divedere cioè un sacerdote cattolico . Il padre quasimeravigliato dell'accondiscendenza dell'autoritàmilitare giapponese, s'affretta a seguire l'ufficiale .Giunto però sul luogo non gli è permesso d'en-trare nel Campo poichè essendo la baracca ospe-dale poco lontana dalla cinta di filo spinato edaperta per il gran caldo, era possibile vedere e

    parlare con l'infermo dal di fuori . Al giungeredel missionario ufficiali, sanitari e prigionieri pro-testanti fanno tosto cerchio al paziente per con-trollare i primi e curiosare i secondi . Il malatomanifesta più con l'espressione del volto che conle parole la sua grande gioia di avere vicino chilo conforta alla suprema speranza e chiede l'asso-luzione . Attraverso il filo spinato viene tracciatoil segno del perdono . Il sacerdote prima di allon-tanarsi si china e raccoglie fra le erbe un comunefiore di campo e attraverso i reticolati lo porgeal più vicino dicendo: » Vi prego, passate questofiore al morente ; glielo offro in nome della mammalontana » . A quelle parole l'agonizzante ha unbrivido, abbraccia d'un affettuoso sguardo il mis-sionario, porta alle pallide labbra quel fiore chelascia tosto cadere sul petto stringendolo con lebraccia incrociate e abbozza un sorriso . Fu l'ul-timo sorriso .

  • "Là, incominciamo ! "Un affezionato Cooperatore, assiduo lettore del

    " Bollettino ", ci ha fatto delicatamente osservareche nella relazione delle grazie che Maria Ausiliatricecon materna bontà largisce ai suoi divoti si notauna certa confusione . I graziati, infatti, nella quasitotalità, dichiarano di essersi rivolti a Maria Ausilia-trice e a San Giovanni Bosco attribuendo poi lagrazia alla Madonna e a Don Bosco insieme . Il cor-tese lettore aggiunge che sarebbe bene invitare i di-voti a chiedere soltanto l'intervento dell'una o del-l'altro per sapere poi a chi attribuire la grazia emanifestare la propria riconoscenza .

    L'idea è buona e degna di considerazione . Eppurea noi piace tanto questa unione dei due veneratinomi perchè è l'espressione di una grande realtà,iniziatasi durante la vita terrena del Santo . San Gio-vanni Bosco infatti fu suscitato da Dio quale apo-

    stolo della divozione alla Madonna sottoil titolo di " Ausiliatrice dei Cristiani "e compì la sua missione in modo mira-bile, tanto che il popolo, il quale hasovente intuizioni felici, prese a chia-mare l'Ausiliatrice " la Madonna di DonBosco'' e a considerare il Santo come

    l'" Apostolo dell'Ausiliatrice " .Ora che egli è in Cielo continua, perfe-

    zionandola, la sua missione : non è piùsoltanto l'Apostolo dell'Ausiliatrice, maanche e soprattutto l'intercessore piùqualificato presso il suo trono di Regina .

    È naturale quindi che i Cooperatorie i divoti si assicurino il materno aiutodella " Madonna di Don Bosco " inter-ponendo la mediazione di colui che nelcuore dell'Ausiliatrice credono occupareun posto dì privilegio .

    Continuino pure dunque, i nostri cariCooperatori, a fare questa santa confu-sione che ottiene dal Cuore di MariaAusiliatrice, per intercessione di DonBosco, grazie numerose, talvolta anchemiracolose .Anzi per confermare e accrescere la

    comune fiducia nella mediazione di SanGiovanni Bosco presso Maria Ausiliatrice,ricordiamo che già durante la sua vitaterrena il Santo aveva, per così dire, asua disposizione la potenza miracolosadi Maria .

    Ecco due episodi di persuasiva elo-quenza.

    Nel gennaio del 1879 Don Bosco sitrovava a Marsiglia per cercar modo di

    dare sviluppo a quella sua incipiente casa . Dopoalcuni giorni, non vedendo sufficiente interessa-mento all'opera incominciata, osservò con ama-rezza : " Io sto qui a perdere tempo! "

    Ma a toglierlo d'imbarazzo pensò la Madonnaintervenendo con un fatto che cambiò in un batterd'occhio le disposizioni degli spiriti .Una madre gli condusse un suo figlio che

    era in uno stato da far pietà . Piccolo, rachi-tico, quasi raggomitolato in se stesso, moveva astento le povere gambe, sorretto da due stam-pelle .

    Il Santo rivolse a entrambi alcune amorevoli pa-role, quindi benedisse il fanciullo dicendogli di but-tar via le grucce . Ne seguì una scena indescrivibile .All'improvviso il ragazzo si raddrizza, lascia caderei sostegni e fugge via rapido come una saetta . La

  • (1) Piemontesismo che ha il significato di un invito :« Orsù, incominciamo! »,

    determinate preghiere da recitarsi per lungo spaziodi tempo per non far troppo rumore con guari-gioni istantanee (Mem . Biograf., XVIII, p . 55-56) .

    Quanta semplicità e quanta grandezza in questidue episodi! A Marsiglia dice : " Su, incominciamo! " .A Cannes esclama : " È tempo di fermarsi! " . Comese l'onnipotenza di Dio fosse a sua disposizione!Come se Maria Ausiliatrice mettesse a richiesta delsuo Apostolo la sua stessa potenza e bontà materna!

    Se questo succedeva quando Don Bosco vestivaancora questa misera carne mortale, ora che il suospirito è libero e beato in Paradiso, ora che l'auto-rità suprema della Chiesa ha approvato e propostoai cattolici di tutto il mondo il suo potere d'inter-cessione, chi potrà farsi un'idea dell'efficacia delsuo intervento presso Dio e presso la Vergine Au-siliatrice?

    La parola confidente che Don Bosco rivolse quelgiorno alla Madonna quando la invitò a dar prin-cipio alla serie dei prodigi operati in Francia, pos-siamo rivolgerla a lui con la stessa confidenza :" Caro Padre, su, cominciamo! Lo vedi, la mia fa-miglia ha bisogno della tua paterna assistenza, imiei figli han bisogno di camminare speditamentenella via della bontà e del sapere Su, cominciamoinsieme: tu, caro Padre, ad assicurarci la benedi-zione materna, quotidiana di Maria Ausiliatrice ;noi, genitori e figli, a meritarla con una vita inte-gralmente cristiana

    mamma, pazza di gioia, afferra le grucce e gli sislancia dietro gridando al miracolo .

    Qualche tempo dopo, Don Bologna, Direttoredella casa, domandò a Don Bosco come mai fosseavvenuta una cosa così meravigliosa . Gli risposecon tranquillità il Santo : " Vedi, Don Bosco si ac-corse che non riusciva a far nulla e disse alla Ma-donna : " Là, incominciamo! " (1) . E la Madonnaincominciò davvero, perchè la cittadinanza, cono-sciuto il miracolo, fu tutta per Don Bosco, tantoche egli stesso potè scrivere a Don Rua : " Le no-stre imprese qui procedono in modo favoloso, di-rebbe il mondo ; ma noi diciamo in modo prodi-gioso " (Mem. Biograf., XIV, p . 17-18) .

    Di carattere opposto è il secondo episodio, avve-nuto a Cannes nel 1886 .

    Don Bosco fu ospite ambitissimo di Mons . Gui-gou . Ma l'affezionato Cooperatore si vide ben prestoin serio imbarazzo perchè la sua abitazione fu ra-pidamente invasa dalla folla che voleva parlare conil Santo o almeno vederlo .

    A un tratto si fecero largo tra la gente alcuniche portavano un lettuccio, sul quale giaceva stesa elegata una fanciulla. La seguivano i genitori, che la-crimando pregarono Don Bosco di benedirla . Eglili compiacque, poi domandò :- Da quanto tempo tiene il letto questa fanciulla?- Da cinque anni - rispose il padre .- Avete fede in Maria Ausiliatrice?- Sì, signore - rispose ancora il babbo .- Se avete fede, slegate la fanciulla, fatela vestire

    in questa camera qui accanto e vedrete che si alzeràe camminerà da sola .- Oh, ma questo è impossibile, scattò la madre .

    I medici non vogliono che si tocchi . È impossibile .E poi son cinque anni che non può servirsi dellegambe .- Ma fate come vi dico! - ripetè Don Bosco .A questo punto intervenne la fanciulla stessa

    dicendo :-- Ma abbiate fede, credete a Don Bosco, provate

    a obbedirgli ; slegatemi e io guarirò .Dopo qualche esitanza, il padre l'accontentò . Al-

    lora la fanciulla si levò a sedere, si vestì e prese acamminare svelta come se non fosse mai statainferma .

    Poco mancò che la madre svenisse per la commo-zione, e in tutta la città fu un gran parlare e unportare di altri malati .

    Don Bosco ne fu tanto impressionato che esclamò :" Qui è tempo di fermarsi! " . E prese a ordinare

  • CORONA DI CENTO GRAZIE ATTRIBUITE AMARIA AUSILIATRICE E A S. GIOVANNI BOSCOPer compiacere le richieste dei numerosi graziati, giusta-

    mente impazienti di rendere pubblica la loro riconoscenza,in questo numero ci vediamo costretti a riassumere le gra-zie in poche righe, disponendole in ordine alfabetico perfacilitare la ricerca del proprio nome . Ci vogliano perdonarei benevoli firmatari se non possiamo soddisfare il comunedesiderio di veder pubblicata integralmente la loro relazione .

    Si crede tuttavia opportuno pubblicare per esteso la primagrazia per il suo carattere del tutto eccezionale .

    Guarigione istantanea. - La Gazzetta Sera diTorino del 9 febbraio e la Radio Sera di domenica 10dello stesso mese hanno dato notizia della guarigioneistantanea di Ghiotto Gilda Balasso, cinquantenne,oriunda di Breganze in provincia di Vicenza e at-tualmente residente con la famiglia al cascinale deifratelli Tamagnone in comune di Chieri . Lei perso-nalmente, accompagnata dal marito e dal genero, ladomenica io febbraio alle undici del mattino, si èpresentata all'Istituto per fare oralmente la deposizioneche è stata fedelmente raccolta .

    Circa la metà del mese di gennaio di quest'annoentrava nell'ospedale cittadino in seguito a un rincru-dimento di calcolosi biliare di cui era stata operataun anno fa, rimanendo sotto i ferri lo spazio di dueore. Doveva essere la terza operazione questa, poichèdue anni fa era stata ricoverata per appendicite . Sotto-posta ai raggi, risultò che - dei calcoli erano rimastinel coledoco, per cui venne giudicato assai rischiosoun nuovo intervento chirurgico . Il male era grave,il dolore lancinante, ma la scienza, scientemente per-plessa, decideva per il non intervento, sicchè la pazientevenne ricondotta in famiglia e abbandonata al suo de-

    stino . Unico conforto fisico all'organismo straziato,qualche iniezione di sollievo precario e momentaneo.

    Ai primi di febbraio ebbe una visita del sig . can . Bia-gio Tamagnone, il quale esortò la paziente a mettersinelle mani della Madonna di Don Bosco e a tal finele offrì il Bollettino del Colle con l'