BOLLETTINO ALPINISTI III TRIMESTRE TRIDENTINI SAT · studi sui ghiacciai della provincia e un...

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1 BOLLETTINO SAT SOCIETÀ ALPINISTI TRIDENTINI ANNO LXVI N. 3 - 2004 III TRIMESTRE Direttore responsabile: Marco Benedetti E-mail: [email protected] Redazione: Claudio Ambrosi Biblioteca della montagna-SAT Trento - Via Manci, 57 Tel. 0461 980211 E-mail: [email protected] Comitato di redazione: Bruno Angelini Giorgio Balducci Franco de Battaglia Franco Gioppi Ugo Merlo Piergiorgio Motter Enzo Zambaldi Direzione Amministrazione: SAT - Trento - Via Manci, 57 Abbonamenti: Annuo Euro 10,50 Un numero Euro 3,00 Rivista trimestrale registrata pres- so la Cancelleria del Tribunale Civile di Trento al n. 38 in data 14 maggio 1954. Stampa: Tipolitografia TEMI, Trento - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, com- ma 2, DCB Trento - Taxe perçue. In copertina: Sommario Centro Studi Adamello “J. Payer” 3 Stefano Fontana e Christian Casarotto Molta neve in quota, ma i ghiacciai continuano a ritirarsi 6 Comitato Glaciologico SAT Mustang, il regno segreto 9 Fabio Cunego e Tiziana Salvadori Un Kaiserjäger in Val Concei 14 Piergiorgio Motter Uganda in vetta 15 Franco Giacomoni Speleologi per un giorno 20 Chiara Ghetta Segnali colorati nei boschi trentini 23 Franco Gioppi Antiche tracce sui monti dell’Alto Garda 25 Mauro Ischia e Maria Celestina Mottesi Elbrus fai da te 29 Luisa Tomasi e Fulvio Giovannini Acqua calda dal sole 33 Appunti sulle telecomunicazioni in montagna 35 Stefano Borsotti Piccola farmacia dell’alpinista: la disidratazione 38 Giorgio Martini L’Ecomuseo del Vanoi, un museo tutto da vivere 39 Rubriche 41 La foto di copertina (“Comunione a Kamauz - Val dei Mocheni”, 1984) farà parte di una Mostra fotografica di Adelfo Bayr, che la Biblioteca della Montagna- SAT allestirà, presso la Sede sociale, dal 27 novembre p.v. al 5 gennaio 2005. L’inaugurazione è prevista per venerdì 26 novembre ad ore 18.

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BOLLETTINOSAT

SOCIETÀALPINISTI

TRIDENTINI

ANNO LXVIN. 3 - 2004

III TRIMESTRE

Direttore responsabile:Marco BenedettiE-mail: [email protected]:Claudio AmbrosiBiblioteca della montagna-SATTrento - Via Manci, 57Tel. 0461 980211E-mail: [email protected] di redazione:Bruno AngeliniGiorgio BalducciFranco de BattagliaFranco GioppiUgo MerloPiergiorgio MotterEnzo ZambaldiDirezione Amministrazione:SAT - Trento - Via Manci, 57Abbonamenti:Annuo Euro 10,50Un numero Euro 3,00Rivista trimestrale registrata pres-so la Cancelleria del TribunaleCivile di Trento al n. 38 in data14 maggio 1954.Stampa: Tipolitografia TEMI,Trento - Poste Italiane s.p.a. -Spedizione in AbbonamentoPostale - D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, com-ma 2, DCB Trento - Taxe perçue.In copertina:

SommarioCentro Studi Adamello “J. Payer” 3Stefano Fontana e Christian Casarotto

Molta neve in quota, ma i ghiacciai continuano a ritirarsi 6Comitato Glaciologico SAT

Mustang, il regno segreto 9Fabio Cunego e Tiziana Salvadori

Un Kaiserjäger in Val Concei 14Piergiorgio Motter

Uganda in vetta 15Franco Giacomoni

Speleologi per un giorno 20Chiara Ghetta

Segnali colorati nei boschi trentini 23Franco Gioppi

Antiche tracce sui monti dell’Alto Garda 25Mauro Ischia e Maria Celestina Mottesi

Elbrus fai da te 29Luisa Tomasi e Fulvio Giovannini

Acqua calda dal sole 33

Appunti sulle telecomunicazioni in montagna 35Stefano Borsotti

Piccola farmacia dell’alpinista: la disidratazione 38Giorgio Martini

L’Ecomuseo del Vanoi, un museo tutto da vivere 39

Rubriche 41

La foto di copertina (“Comunione a Kamauz - Val dei Mocheni”, 1984) farà partedi una Mostra fotografica di Adelfo Bayr, che la Biblioteca della Montagna-SAT allestirà, presso la Sede sociale, dal 27 novembre p.v. al 5 gennaio 2005.L’inaugurazione è prevista per venerdì 26 novembre ad ore 18.

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PARETI ROSA - DATI ANAGRAFICI

Nome CognomeData di nascita Luogo di nascita

Via/Piazza, nr. LocalitàTelefono E-mail

Sezione CAI-SAT di appartenenza

Attività alpinistica svolta* (o allegare eventuale curriculum)

Indicare le salite principali con data, nome della montagna e via, se possibile anche i nomi deicomponenti la cordata, eventualmente specificare se effettuata in solitaria, se si tratta di ripetizio-ne o prima salita.

Nella storia dell’alpinismo trentino è pressoché assente, o quantomeno carente, la ricostruzionedell’attività, presente e passata, della componente femminile.È volontà della SAT colmare questa lacuna realizzando un censimento delle alpiniste trentine, inattività o meno, che conservi nel tempo storia, memoria e verità di questo importante ambitoalpinistico.L’iniziativa si inserisce in una proposta più ampia di collaborazione con l’Assessorato alle PariOpportunità che, se realizzata, potrà allargare e consolidare il progetto.Ritenendo comunque opportuno iniziare un percorso che riteniamo importante e necessario, laBiblioteca della montagna-SAT inizia da subito un censimento delle alpiniste.Per completare il lavoro si prega di compilare il modulo, presente anche sul sito web SAT(www.sat.tn.it), e spedirlo o consegnarlo alla biblioteca (Via Manci, 57 - 38100 Trento;[email protected]).

PARETI ROSA

* I dati raccolti verranno trattati in base alla Legge n. 675 del 31 dicembre 1996 “Tutela delle persone e di altrisoggetti rispetto al trattamento del dati personali”, (testo consolidato con il d.lg. 28 dicembre 2001, n. 467) edutilizzati esclusivamente per la realizazzione della manifestazione in oggetto.

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D omenica primo agosto è statainaugurata, presso il Centro Studi

Adamello “J. Payer”, la nuova mostra per-manente dedicata ai ghiacciai ed all’am-biente montano in alta quota.

La memoria corre subito ai primi anniNovanta, quando gli operatori volontari delneocostituito Comitato Glaciologico Tren-tino SAT, con numerosissime ore di lavo-ro e di fatica, avevano recuperato e ristrut-turato quello che fu uno dei primi rifugidel trentino: l’edificio della vecchia Capan-na Mandrone, costruita dalla Sektion Lei-pzig del DOeAV nel 1879.

Nell’estate del 1994, grazie ad una col-laborazione fra SAT e Museo Tridentinodi Scienze Naturali, all’interno dell’edifi-cio fu allestita ed inau-gurata una esposizionesui ghiacciai e sull’am-biente di alta montagna:era nato così il CentroStudi Adamello “JuliusPayer”.

Il Centro è dedicatoalla memoria di J. Payer,ufficiale e cartografoaustriaco di origine bo-ema, primo salitore del-l’Adamello, che contri-buì fortemente alla co-noscenza e all’esplora-zione delle montagnedel Trentino e in parti-

colare del Gruppo Adamello - Presanella.Fin da subito le finalità principali del

Centro sono state di promuovere e favori-re studi e ricerche sui ghiacciai e di divul-gare in maniera scientifica la conoscenzadelle zone glaciali e periglaciali.

Il Centro si trova al cospetto del mag-giore ghiacciaio italiano, sul percorso gla-ciologico “Vigilio Marchetti” ed è un me-raviglioso (anche per il panorama) luogodi formazione per tutti gli escursionisti egli appassionati che si avvicinano agli am-bienti dell’alta quota. Esso costituisce unavalida base logistica dove poter effettuarecorsi, momenti di formazione e approfon-dimento per tutti i gruppi organizzati: sia-no essi sezioni CAI - SAT piuttosto che

Centro Studi Adamello “J. Payer”Rinnovata l’esposizione scientifico - didattica

di Stefano Fontana (Comm. Scientifica SAT e Comitato Glaciologico Trentino SAT) e Chri-stian Casarotto (Museo Tridentino di Scienze Naturali e Comitato Glaciologico Trentino SAT)

La nuova esposizione realizzata all’interno del Centro (Foto R. Seppi)

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gruppi di studenti e scolaresche.Nei dieci anni trascorsi, il Centro ha

consolidato il suo ruolo di punto di ritro-vo e per questo si è ritenuto opportunorinnovare completamente l’esposizioneinterna, rivedendola in chiave moderna efacendo tesoro delle esperienze e dei sug-gerimenti raccolti in tutti questi anni.

Grazie alla continua collaborazione conil Museo Tridentino di Scienze Naturali,sono stati realizzati sedici pannelli didatti-ci attraverso i quali si possono scoprire lecaratteristiche geologiche, morfologiche ebotaniche dell’ambiente glaciale, oltre chegli aspetti storici ed alpinistici della zonadell’Adamello.

All’esterno del Centro è stato realizza-to un orto botanico - la cui manutenzioneè affidata ai tecnici del Parco AdamelloBrenta - che ospita quasi un centinaio dispecie rappresentative dell’ambiente circo-stante. La bontà delle specie floristiche è

stata testimoniata ilgiorno precedentel’inaugurazione, dagliovini presenti in zona,che hanno dimostratoun notevole apprezza-mento sia per la varietàche per la qualità delgiardino!

All’interno, la lettu-ra dei pannelli dellamostra è piacevole per-ché avviene in manieradivertente e interattivamediante plastici e “fi-nestrelle” che si apronolasciando scorgere unaricostruzione tridimen-

sionale delle particolarità morfologiche dighiacciai e rock glacier (ghiacciai di pie-tre). Attraverso il conteggio degli anelli diaccrescimento di una vera “carota” di le-gno che si può estrarre da un tronco dilarice, si può datare l’avanzata glaciale,mentre tramite la manipolazione di uncampione di tonalite (la roccia che caratte-rizza tutto l’ambiente attorno al Centro) sipossono riconoscere i vari minerali che lacompongono ed osservare da vicino il li-chene giallo (Rhizocarpon geographicum) chemolto spesso la ricopre e che permette didatare l’età delle morene.

Alcuni glaciologi in miniatura cheestraggono una carota dal ghiacciaio aiu-tano a comprendere la dinamica delle gla-ciazioni e i mutamenti climatici in atto.

Un pannello è interamente dedicato alla“Guerra Bianca”, combattuta sui ghiacciaidell’Adamello durante la Prima GuerraMondiale. Non manca un approfondimen-

Il folto pubblico intervenuto all’inaugurazione (Foto B. Angelini)

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to dedicato al Comitato Glaciologico Tren-tino che da quasi 15 anni, attraverso i pro-pri operatori volontari, effettua ricerche estudi sui ghiacciai della provincia e un do-veroso ricordo a Vigilio Marchetti guidaalpina e “padre” dei glaciologi trentini.

Un’attenzione particolare è rivolta ai piùgiovani visitatori del Centro: a guidare edaccompagnare i ragazzini, ma non sololoro, è infatti “Giazz”, un simpatico e vi-vace fiocco di neve che, muovendosi sulghiacciaio fra mille peripezie e avventure,racconta la sua storia e quella dei suoi ami-ci. Siamo infatti convinti che anche unastoria a fumetti possa contribuire a trasmet-tere agli escursionisti di ogni età quei valo-ri e “quella gioia che nasce dopo aver imparatoqualcosa di importante, una vera lezione di vitalegata alla comprensione che tutta questa meravi-glia ci è stata regalata dalla natura e che dobbia-mo farne un ‘buon uso’, rispettandola innanzi-tutto…” come scriveva l’amico e “collegaglaciologo” Ruggero Carli nel suo artico-lo pubblicato nel precedente numero delBollettino.

Ritornando alla cro-naca della giornata, al-l’inaugurazione eranopresenti i rappresentan-ti degli enti che hannopromosso e permessoeconomicamente la re-alizzazione della nuovaesposizione: il presi-dente, il vicepresidentee il direttore della SAT,il direttore del MuseoTridentino di ScienzeNaturali, il presidente eil direttore del Parco

Naturale Adamello Brenta oltre che i com-ponenti del Comitato Glaciologico Tren-tino ed i collaboratori di Museo e Parcocui si sono aggiunti il vice presidente delComitato Glaciologico Italiano assieme anumerosi escursionisti ed amanti dellamontagna.

La Provincia di Trento era rappresen-tata dalla vicepresidente e assessore allacultura Margherita Cogo e da RobertoBombarda nella doppia veste di consiglie-re provinciale e di componente del Comi-tato Glaciologico SAT.

Per raggiungere il Pian di Bedole, tuttihanno potuto usufruire di alcuni bus-na-vetta messi a disposizione gratuitamentedal Parco Naturale Adamello Brenta incollaborazione con Trentino Trasporti.

A conclusione della splendida giorna-ta, un simpatico rinfresco ed un ottimopranzo preparati al Rifugio Mandrone daCarlo Gallazzini “custode” generoso delCentro da oltre dieci anni e da 25 gestoredel rifugio assieme alla sua famiglia.

La splendida veduta che si ammira dal Centro e dal Rifugio (Foto B. Angelini)

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Molta neve in quota, ma i ghiacciai continuano a ritirarsia cura del Comitato Glaciologico SAT

T uristi stupiti nel vedere ad inizio ago-sto accumuli di neve dell’inverno

scorso a poco più di 1500 m di quota inalta Val Genova. Alpinisti ed escursionistisorpresi dalla molta neve ancora presentein quota che copre con una spessa coltrebianca gran parte dei ghiacciai della no-stra regione. Versanti freddi e ombrosiancora occupati da nevai che non si vede-vano da molti anni. Classiche vie alpinisti-che del Gruppo di Brenta rese più diffi-coltose dalla neve ancora presente a fineluglio. Si tratta di una situazione che eranormale fino alla metà degli anni ottanta,ma che ora ci sorprende, dopo aver vistonegli ultimi anni i ghiacciai quasi comple-tamente privi di neve, che scompariva giàall’inizio del mese di luglio anche dai ver-

santi meno esposti al sole.Cosa sta succedendo? Si tratta di un’in-

versione di tendenza o sono i soliti episo-di estremi che caratterizzano il clima degliultimi anni? La ragione di quello che stia-mo osservando sta nel fatto che gli appor-ti nevosi dello scorso inverno sono statimolto abbondanti sulla fascia prealpina emeridionale della nostra provincia, inmodo particolare sul settore sud-orienta-nord. Il periodo estivo, inoltre, si è rivela-to fino ad ora meno caldo di quello delloscorso anno e caratterizzato da frequentitemporali e perturbazioni, con intense pre-cipitazioni nevose avvenute alla metà delmese di luglio sopra i 2000 metri di quota.

Tutto quello che fino ad ora si è potutoosservare è confermato dai rilievi e dalle

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misurazioni che ogni anno gli oltre 50 vo-lontari riuniti nel Comitato GlaciologicoTrentino della SAT effettuano per teneresotto controllo lo stato di salute dei nostrighiacciai. Anche quest’anno l’attività dimonitoraggio sui ghiacciai è iniziata nelmese di maggio e, estendendosi lungo tut-to il periodo estivo, si concluderà ad otto-bre, quando sarà possibile avere un qua-dro definitivo della situazione di quest’an-no. Fino ad oggi, sono stati raccolti i datidi accumulo nevoso sui ghiacciai del Ca-reser (Gruppo del Cevedale - Val di Pejo),d’Agola (Gruppo di Brenta) e Mandrone(Gruppo dell’Adamello) che hanno con-sentito di determinare in dettaglio entità edistribuzione spaziale degli accumuli ne-vosi dello scorso inverno. Fra fine maggioe inizio giugno sono stati misurati spesso-ri del manto nevoso compresi fra 150 cmnel gruppo Ortles-Cevedale e i 400 cm sulgruppo di Brenta. Nel Gruppo della Pre-

sanella la neve caduta ha raggiunto a finestagione invernale i 300 cm di spessore.

Sul Ghiacciaio del Careser, in partico-lare, situato nel Gruppo del Cevedale fra2900 e 3200 m di quota, il manto nevoso èrisultato in media pari ad uno spessored’acqua superiore al metro, valore in lineacon i quantitativi medi del periodo 1967-2003 e confrontabile con quelli degli anniimmediatamente precedenti. Sul Ghiaccia-io d’Agola, invece, situato nel Gruppo diBrenta fra 2600 e 2900 m di quota e ali-mentato in parte dalle valanghe, l’accumu-lo invernale è risultato quest’anno pari aduno spessore d’acqua di due metri e mez-zo, quasi il doppio del valore misurato dueanni fa. La quantità di neve accumulataquest’anno è da considerarsi sicuramentesopra la media e probabilmente sarà ingrado di proteggere dalla fusione il ghiac-ciaio per gran parte della stagione estiva.

A causa dunque delle abbondanti pre-

Il ghiacciaio del Man-dron fotografato nelluglio di quest’anno(Foto R. Seppi)

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cipitazioni nevose e dell’estate non ecces-sivamente calda, quella che sembra dun-que delinearsi è un’annata positiva per inostri ghiacciai. Questo non significa peròche alla fine dell’estate potremo osservareghiacciai in controtendenza e quindi inavanzamento, dal momento che essi nonriflettono direttamente quelle che sono lecondizioni climatiche dell’anno in corso. Ighiacciai, invece portano oggi il ricordo delclima degli ultimi anni, caratterizzato damolti inverni con poca neve e da estatimolto lunghe e calde, come quella indi-menticabile del 2003. Di conseguenza, inostri ghiacciai sono destinati a vivere an-cora una fase di costante arretramento euna diminuzione del loro spessore. Unghiacciaio può avanzare solo a seguito diuna serie di annate favorevoli, durante lequali gran parte della neve caduta durantel’inverno non viene completamente fusanel periodo estivo. Solo a queste condi-zioni il cosiddetto “bilancio di massa” del

ghiacciaio, ovvero la differenza fra la neveaccumulata in inverno e la neve e il ghiac-cio perso per fusione, risulta essere positi-vo. I ghiacciai sono un bene ambientale dienorme valore sociale ed economico e rap-presentano uno dei più rilevanti serbatoidi acqua dolce disponibile per l’uomo.

Informazioni, notizie e curiosità sulmondo dei ghiacciai si possono trovare nelcuore dell’Adamello, ai 2430 metri del Cen-tro Studi Adamello “Julius Payer”. In oc-casione del decennale dall’apertura delCentro, la SAT (Società degli Alpinisti Tri-dentini), con la collaborazione determinan-te del Museo Tridentino di Scienze Natu-rali ed il supporto del Parco Adamello-Brenta, ha realizzato un nuovo allestimentoche, grazie ad una metodologia interattiva,svela i segreti dei ghiacciai e fornisce le piùrecenti informazioni sugli studi effettuatiin quasi 15 anni dagli operatori volontaridel Comitato Glaciologico Trentino dellaSAT.

Domenica 1 agosto, l’inaugurazione del nuovo allesti-mento del Centro Studi “Julius Payer” è stata l’occasioneanche per festeggiare i 25 anni di gestione di Carlo eFlavia Gallazzini al Rifugio Mandron “Città di Trento”.

Era il 1977 che l’allora Consiglio con Presidente RenzoGraffer affidava a Carlo la gestione del Rifugio Carè Alto,2.459 metri, alla testata della Val di Borzago. Durante i treanni di Carè Alto vi è stata anche la costruzione della tele-ferica. Poi nel 1980, veniva affidata a Carlo Gallazzini laconduzione del Rifugio Mandron “Città di Trento”, sottola Presidenza di Guido Marini. Giungano da queste paginegli auguri più sinceri ai nostri bravissimi gestori, custodi diuno dei rifugi fra i più amati dai satini.

Venticinque anni al Rifugio Mandron “Città di Trento”

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L a formidabile barriera himalayanaposta fra l’India e la Cina presenta

poche possibilità di passaggio: una di que-ste è la valle del Alto Mustang, l’anticoRegno di Lo, un appendice che si estendeverso nord lungo il fiume Kaligandaki. Pro-babilmente il nome “Mustang” è il risulta-to della cattiva pronuncia in Nepalese del-la capitale Lo Manthang, pronunciato MooStang.

La lingua, la cultura e le tradizioni sonotipicamente tibetane; la religione, il buddi-smo tibetano - quello della scuola Sakya

Pa - si differenzia dalle altre scuole di pen-siero per la sua socialità, per le vedute piùaperte e meno legate alla materialità. Inquesta valle gli edifici religiosi - i Chorten,i Gompa - si presentano dipinti a striscedi color grigio, bianco e giallo. Oggi l’affa-scinante mondo tibetano sta per scompa-rire sotto la pressione della Cina. Con que-sta nostra breve descrizione tenteremo difar conoscere questa splendida valle lungacirca 100 km, rimasta intatta, nelle tradi-zioni sia culturali che religiose e risparmiatadall’invasione cinese iniziata negli anni ‘50.

Mustang, il regno segretoL’ultimo regno himalayano ricco di fascino e suggestione

testi e foto di Fabio Cunego e Tiziana Salvadori

Garfuk sul sentiero che porta in Tibet

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Grazie a questa collocazione la gente diquesti territori marginali e inospitali hasviluppato un notevole attività carovanie-ra con cui integra i magri risultati dellecolture e dell’allevamento in alta quota.Aperta al turismo nel 1992 ne regola e li-mita tutt’oggi il flusso mantenendo anco-ra splendido e incontaminato questo mon-do, l’ultimo Tibet come l’ha battezzatoPiero Verni, uno dei più grandi conosci-tore del mondo tibetano in Italia.

Trento-Milano: eccoci in aeroporto;facciamo il check-in e ci liberiamo dei no-stri grossi e pesanti sacchi. Finalmente èarrivata l’ora di imbarcarci sul volo dellaQuatar Airway e nel primo pomeriggiotocchiamo il suolo della capitale nepaleseKathmandù. Recuperati i bagagli e pagato ilvisto d’ingresso usciamo dall’aereoporto:

l’aria inquinata ci assale, come i controlli ei posti di blocco dell’esercito in assetto diguerra per contrastare eventuali incursio-ni dei Maoisti. Le giornate successive sonodedicate ad organizzare le ultime cose:permessi, contattare i portatori, prenotarevoli interni. Otto ore di pullman su stradedissestate ed eccoci a Pokharà, un’incante-vole cittadina posta in una tranquilla valle,sul lago Phewa.

All’indomani sveglia di buon mattino.Carichiamo all’inverosimile un piccolo taxie ci rechiamo all’aeroporto, dove ci aspet-ta un piccolo aereo ad elica della CosmicAir: dai piccoli finestrini possiamo ammi-rare le splendide e maestose montagne hi-malayane, il “Fish Tail”, il Machapucchare,l’Annapurna Sud, il Nilgiri, il Dhaulagiri.Quasi ci dispiace atterrare nel piccolo ae-

L’alba sul Nilgiri

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roporto di Jomoson. Ciincamminiamo lungo lavalle del Kali Gandaki: èun ambiente molto bel-lo anche se ventoso.Dopo tre ore, passandoper Eklobhatti, arrivia-mo a Kagbeni, la portad’ingresso al Mustang,dove ci accampiamo vi-cino ad un gregge dicapre e ci prepariamo adormire per la primasera nelle nostre tende.Finalmente si aprono leporte della nostra avventura. Una ripidasalita ci porta a Tange e Chhuksang, attra-verso un paesaggio bellissimo: in lontanan-za scorgiamo Chele arroccato in cima aduna roccia, la meta della giornata.

Nonostante la temperatura sotto zero,abbiamo dormito benissimo nelle tende euna volta alzati e pronti per partire affron-tiamo il sentiero che siarrampica sulla dorsaledi un profondo canalo-ne, dai colori particola-ri, arrivando a Samar(3.700 m), dove assag-giamo per la prima vol-ta il the con il sale ed ilburro di yak che non èpoi così male! Ci aspet-tano ancora quattropassi, il Dzong La, BagaLa, Yendo e ShyammochenLa, tutti fra i 3.500 e i4.100 m. Sicuramentequesta è stata una delletappe più dure del no-

stro trekking. Il giorno seguente un’altrasalita ci aspetta, ma le bellezze del posto,la maestosità del muromani più lungo delNepal e il volo di innumerevoli gipeti ciaccompagnano. Arriviamo a Tsarang, dovecon nostra sorpresa, incontriamo il Re delMustang “Jigme Dorje Trandul Pharbat Bi-sta”: una persona curata sui 60 anni, viso

Montagne nei pressi di Dhakmar

Caratteristiche formazioni rocciose dell’altopiano

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tondeggiante, capelli lisci neri, trattenuti daun sottile filo di lana rossa, che ci accogliee saluta cordialmente.

Siamo circondati da formazioni roccio-se stranissime di color rosso, grigio, mar-rone e giallo; in lontananza vediamo la no-stra meta: Lo Manthang. Questo paese sipresenta circondato da un quadrilatero dialte mura con una sola entrata, dove al mat-tino e all’imbrunire incredibili file di ani-mali passano, incitate dalle grida dei pa-stori. Dopo una succulenta colazione, sia-mo pronti per una visita più accurata alla

capitale del regno del Alto Mustang, un’au-tentica città medioevale. Visitiamo dei mo-nasteri, veri templi di bellezza e di religio-sità. Lasciando alle spalle questa affascinan-te città, il sentiero si snoda lungo un co-stone sfiorando i 4.000 m.

Attraverso un paesaggio desertico rag-giungiamo il Marang La (4.363 m) dove le-ghiamo anche noi le nostre bandierine dipreghiera, come segno di ringraziamento.Ancora una salita per poi ridiscendere inun vallone incredibile che ci porta a Dhak-mar un tipico ed originale paesino che ri-salta contro la montagna ammantata dirosso.

Il giorno successivo scavalchiamo trepassi, tutti fra i 4.000-4.100 m. arrivando aShyammochen composto da quattro case.Questa notte la temperatura è scesa di pa-recchio sotto lo zero, aiutata dal forte ven-to. Il giorno seguente ci aspetta una lungae faticosa salita che ci porta a Sama, perpoi proseguire per Chele; rivediamo in lon-tananza le grandi e bianche montagne hi-malayane; le nostre tende vengono mon-tate sul tetto di una casa con vista sul gre-to del Kali Gandaki che all’imbrunire sicolora d’argento.

Al mattino, un veloce consulto e deci-diamo di incamminarci sul letto del fiumeper cercare i neri fossili di animali marinichiamati Saligram (ammoniti): ci troviamocosì, ad un certo punto, costretti a com-piere ben tre guadi, arrivando a Tetang unpaesino di 250 anime: alte case a tre o quat-tro piani, edificate su dei muri a secco disassi rotondi.

Ci chiediamo più volte come questopaesino fantasma riesca a rimanere in pie-di, senza l’ausilio di ferri o cemento dove

“Lo Manthang”, entrata dell’antico monastero “ThugchenGompa”

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l’unico legante è il fango.Ci siamo alzati di buon mattino: il sole

deve ancora sorgere, lasciamo il nostrocampo, passando vicino ad un anticoGompa, per un sentiero, dapprima argil-loso e poi sassoso, arriviamo al passo diGnyu 4.200 m dove incontriamo tantissi-me capre.

La vista al Tilicho Peak è bellissima: orail sentiero incomincia a scendere; arrivia-mo al complesso religioso sacro agli in-duisti ed ai buddhisti, posto in un boschet-to, dove sorge un Gompa buddhista ed iltempio di Jiwala Mayi, dedicato a Visnu.Infine eccoci a Muktinath circondati dal via-vai dei turisti: ci sembra di essere arrivatiin pochi minuti in una grande, chiassosa etrafficata città: siamo usciti dal Regno del-l’Alto Mustang!

Al mattino ci incamminiamo lungo iltrafficato sentiero che ci porta a Jomoson. Ilvolo, con il piccolo aereo ad elica, partemolto presto, prima che il forte vento pren-da possesso della valle, diventandone il pa-drone indiscusso.

Dopo venti minuti eccoci nuovamentea Pokhara e da lì con il bus turistico arrivia-mo finalmente a Kathmandù, dopo un’in-terminabile strada piena di buche, posti diblocco, controlli e camion fermi ed inci-dentati.

Passiamo le ultime serate nei tipici ri-storantini, mangiando piatti locali bagnatida un’ottima birra.

È stato un viaggio bellissimo, con un’at-mosfera magica, che nei nostri cuori avràsicuramente un posto particolare. Non di-menticheremo mai la semplicità e la dispo-nibilità della gente, i bambini, i loro sorri-si, così come la natura meravigliosa, uno

Informazioni pratiche

Visto d’entrata nel paeseDirettamente in aereoporto 30$ (portare 2fototessera). Chi torna in Nepal entro l’an-no dal primo visto d’ingresso 50$.Visto per i parchiSi richiede a Kathmandu, al “Dipartimen-to parchi e salvaguardia del patrimonio na-zionale”; in questo caso “Annapurna Area”.Permesso per trekking in aree protetteSi ottiene solo negli uffici del Dipartimen-to dell’immigrazione di Kathmandu e Po-kharà (portare 2 fototessera). Il prezzo allazona dell’Alto Mustang è molto elevato.Quando andareI mesi di ottobre e novembre coincidonocon la stagione secca: cieli limpidi e di co-lor blu intenso. Temperature dai +20° digiorno ai -8° la notte. Il trekking nell’AltoMustang si può fare anche durante la sta-gione delle piogge poichè le alte montagnefanno da schermo alle nuvole monsoniche.OrganizzazioneÈ preferibile prepararsi un itinerario di mas-sima. I trekking dell’Alto Mustang/Dolpo/Kangchenjunga e Makalu possono essereintrapresi solo appoggiandosi ad agenzie au-torizzate.Durata: minimo 3 settimaneDislivello: circa 8000 mDistanze: circa 200 kmSpostamenti interni- Kathmandu/Pokharà/Jomoson: aereo.- Kathmandu/Pokharà: aereo, bus turisti-

co , bus locale.- Pokharà/Jomoson: aereo, trekking 5-6

giorni.

spettacolo che ogni giorno si apriva ai no-stri occhi, gli incredibili colori in un am-biente unico e meraviglioso.

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Una suggestiva partecipazione diKaiserjäger provenienti dal-

l’Alto Adige, dal lontano Vorarlberge Tirolo, le compagnie degli Schüt-zen della Val di Ledro e di Rendena,una rappresentanza di Alpini dellaValle nonché alcuni figuranti in di-visa di guerra di 100 anni fa, ha fat-to da cornice sabato 31 luglio allaBocca di Trat a poche centinaia dimetri dal Rifugio Pernici alla presen-tazione del libro “Un Kaiserjäger inVal Concei: la storia del capitano LudwigRiccabona sul fronte di Ledro 1915-18”.All’appuntamento non sono man-cate varie autorità della Val di Concei e diLedro e da Riva ed Arco. Presente ancheil direttore del Museo Storico Italiano dellaGuerra di Rovereto Camillo Zadra ed ilrappresentante del Museo Storico di Inn-sbruck. Alcuni momenti rievocativi, pres-so appunto Bocca di Trat e la Galleria Ric-cabona, con interventi del sindaco di Con-cei e del curatore del libro Dario Colom-bo hanno preceduto il festoso incontroconviviale al rifugio Pernici. Una stupitaDietlind Riccabona nipote del capitanoLudwig Riccabona, ha posto la propria fir-ma, a ricordo della giornata, su vari libriche l’amministrazione di Concei ha distri-buito gratuitamente ai presenti.

La signora Dietlind aveva visitato lepostazioni difese dal nonno alla Bocca diTrat già l’anno prima ed aveva visionato latarga recentemente ritrovata.

Aveva allora portato con sé parecchie

fotografie di guerra e non della zona scat-tate proprio dal capitano durante la pro-pria permanenza in zona. Rare fotografieche illustrano ora il prezioso libro editodal Museo Italiano della Guerra di Rove-reto. Alcune di queste abbelliscono anchela sala del rifugio Pernici.

Il capitano Riccabona era al comando,oltre che sulle Alpi Ledrensi, anche delDente Austriaco sul Pasubio nel 1917,dove appunto venne trasferito.

Grande merito di tutta l’operazione vàsicuramente a Mauro Zattera, appassiona-to storico della prima guerra mondiale.Mauro ha anche recentemente tenuto unapiccola lezione, appunto di storia, ai ra-gazzi che hanno partecipato all’ “Altogar-daronde”, trekking sui rifugi e sulle mon-tagne dell’Altogarda organizzato dalla Se-zione SAT di Arco, che a fine agosto hafatto proprio tappa al rifugio Pernici.

Un Kaiserjäger in Val ConceiLa storia del capitano Ludwig Riccabona

di Piergiorgio Motter

A sinistra la signora Dietlind Riccabona nipote del capitano Lud-wig Riccabona

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S ono stati giorni di impegno intensoper tutti le due settimane che hanno

visto gli amici ugandesi Lilly Ajarova, ma-nager, Josiah Makwano e Robert Kabethe,ranger dell’Uganda Wildlife Authority,ospiti della SAT nell’ambito di un proget-to di solidarietà internazionale.

L’iniziativa, sollecitata da Carlo Spa-gnolli, conosciutissimo medico rovereta-no da anni impegnato in iniziative umani-tarie nel continente africano, ha avutocome obbiettivo una seria preparazionealpinistica di base al fine di permettere loroun’attività di accompagnamento in quotadei visitatori del Parco Nazionale del Ru-wenzori (vedi box).

Per la SAT non si trattava di una novitàma piuttosto la confer-ma di un lungo percor-so di “responsabilitàsociale” che trova le sueradici nei primi annidella sua ultracentenariastoria.

Così come nell’Ot-tocento il sodalizio fa-vorì la nascita delle pri-me Guide Alpine nelTrentino allo scopo dipermettere un’occasio-ne di reddito nelle no-stre, allora poverissime,vallate, oggi, con il pro-getto “Ruwenzori”, laSAT ha inteso offrire lestesse opportunità ai

ranger ugandesi.Il progetto, sostenuto dalla Provincia

Autonoma di Trento tramite l’Assessora-to alla Solidarietà Internazionale, ha vistoi tre partecipanti impegnati, dal 1 al 7 ago-sto nel corso di roccia della Scuola Gior-gio Graffer al Rifugio Agostini per poi tra-sferirsi, con una guida alpina, ai RifugiDenza e Larcher per uno stage su ghiac-cio. Nel corso delle due settimane i corsi-sti, oltre ad aver seguito le lezioni previstehanno salito la Torre d’Ambiez, la Presa-nella, il Cevedale e la Zufall Spitze. Giorniveramente intensi, dall’arrivo all’aeropor-to di Malpensa il giovedì pomeriggio alviaggio a Trento con la prima sistemazio-ne e l’impatto con la città.

Uganda in vettadi Franco Giacomoni

Lilly Ajarova con i due ranger Josiah Makwano e Robert Kabethe (Foto G. Pedrotti)

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Venerdì mattina un vero “tour de for-ce” per gli ospiti: ufficio immigrazionedella Provincia, conferenza stampa nellasede SAT, interviste agli organi di infor-mazione, visita della nostra Sede, del Mu-

seo, della Biblioteca, vestizione alpinisticacompleta. Al problema tempo si aggiun-gano le difficoltà e la necessità di tradu-zione inglese - italiano - inglese e compren-deremo che tutti i attori di questa avventu-

RuwenzoriIl grande massiccio del Ruwenzori, allungatofra il Lago Alberto ed il Lago Edoardo, al con-fine fra l’Uganda e lo Zaire, raggiunge nella suacima più alta la quota di 5.119 metri, e costitu-isce una delle più alte montagne dell’Africa.A differenza del Kenya e del Kilimangiaro,come della maggior parte delle più alte cimedel continente, non ha un’origine vulcanica matettonica. La sua nascita data al Miocene, nelTerziario, in cui un grandioso parossismo geo-logico ha causato la frattura del basamento cri-stallino dell’Africa orientale dal Mar Rosso alloZambesi. Tale movimento ha provocato da unlato lo sprofondamento di una serie di grandifosse, oggi occupate dai grandi laghi tipici diquesta regione, dall’altro l’innalzamento di al-cuni grandi blocchi cristallini fra cui il Ruwen-zori. Tale tettonica a Horst e Graben è stata ac-compagnata da intense effusioni vulcaniche chesono proseguite per tutto il Cenozoico fino alPleistocene.Il grande massiccio, orientato in direzione nord-nordest e sud-sudovest, costituisce un impo-nente sbarramento fra le regioni orientali del-l’Africa, che ancora in qualche modo risentonodegli effetti dei monsoni, e quelle più propria-mente centrali, in cui domina il clima di tipoequatoriale. Ne consegue che le masse d’ariadirette da est verso ovest, nel sollevarsi per su-perare il Ruwenzori, per espansione adiabati-ca, condensano l’umidità di cui sono ricche. Ilfenomeno determina un’elevata piovosità, par-ticolarmente interessante in quanto gran partedell’Africa orientale è caratterizzata da un cli-ma steppico. Sulle pendici del massiccio si rag-giungono ogni anno i 4.000 mm di precipita-zioni. Ai suoi piedi, all’estremità nord-orienta-

le, nella città di Fort Portal, si registrano 1.400mm di precipitazioni annue. Da quanto dettone consegue una lussureggiante vegetazioneequatoriale che sale sulle pendici del rilievo finoall’isoipsa 2.800-3.000. Al di sopra di questaquota la foresta, che già progressivamente si èdiradata, cede il passo a praterie ricche di gran-di arbusti, fra cui rododendri, eriche, lobelie,seneci; particolarmente abbondanti sono lefelci. Soltanto oltre i 3.600-3.800 metri la vege-tazione assume un aspetto più propriamentealpino con graminacee ed asteracee in preva-lenza, basse e caratterizzate dai tipici adatta-menti al clima alpino, quali peli, rapida fioritu-ra, forme emicriptofite.In conseguenza della notevole piovosità, dallependici orientali del Ruwenzori scendono ac-que abbondanti, che confluiscono nei laghi tet-tonici circostanti, in particolare nel Lago Vit-toria, che occupa la grande depressione postafra l’Uganda e la Tanzania. Uno di questi corsid’acqua, il Kagera, è considerato dal 1934, inseguito ai rilievi ed alle osservazioni effettuatedall’esploratore Baumann oltre quarant’anniprima, nel 1892, il primo tratto del Nilo. Fuallora conclusa una plurimillenaria disputa, sortae sviluppatasi, fin dai tempi di Tolomeo, sullefavolose sorgenti del Nilo.Ai piedi delle alte vette del massiccio, costellatedi ghiacciai abbastanza estesi nonostante labassa latitudine, si estende il grande parco Que-en Elizabeth ribattezzato con il nome di Ugan-da National Park (220.000 ha), ove un’accurataorganizzazione turistica permette di alternareescursioni in battello, fra cui non può essereignorata quella al Kazinga Channel, a gite inautomobile nella zona lunare della Crater Area.

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ra hanno dato il meglio di se stessi per labuona riuscita dell’operazione.

Sabato 31 luglio un veloce trasferimen-to ha portato Lilly, Robert e Josiah ai 2.410m del Rif. Agostini dove, la domenica, sot-to la vigile attenzione degli istruttori dellaScuola Graffer, hanno iniziato la loro av-ventura alpinistica.

Tenuto conto del salto culturale, oltreche ambientale, a cui gli allievi sono staticostretti (mercoledì 28 luglio a Kampala,sabato 31 luglio ai 2410 m del rif. Agostinie considerando che per i nostri ospiti ogninozione, ogni attrezzo, ogni nodo e ma-novra rappresentavano una novità assolu-ta, va detto che i risultati sono stati postivigrazie soprattutto alla disponibilità di Mau-ro Loss che si è assunto il compito, indu-bitabilmente gravoso, di seguirli passo pas-so e di tradurre in ingle-se ogni lezione e spie-gazione. Terminato ilcorso roccia un velocetrasferimento al Rif.Denza dove la G. A.Lorenzo Inzigneri, congrandissima sensibilità,si è assunto il compitodi proseguire l’attivitàformativa relativa alghiaccio. Il martedì 10agosto, salita per la vianormale alla Presanellaprendendo confidenzacon altri attrezzi scono-sciuti: piccozza, rampo-ni, chiodi da ghiaccio.

Un susseguirsi con-tinuo di insegnamentifino al venerdì 13, gior-

no che vede il trasferimento al Rif. Lar-cher e, il giorno successivo, la salita ai 3769metri del Cevedale raggiunto assieme a chiscrive e ad altri tre soci della Sezione diPovo. La conclusione del progetto è avve-nuta a Rovereto presso la sede della e SATin una serata ben organizzata dalla dire-zione della Sezione capitanata da FaustoAndrighettoni. In un clima di semplicità econ grande amicizia si sono incontrati ladirigenza della SAT e molti soci delle Se-zioni della zona, Carlo Spagnolli con i suoitanti amici, Lilly, Mauro Loss per la scuolaGraffer, Lorenzo Inzigneri per le GuideAlpine, i tanti volontari di Povo, Ala, So-pramonte che da anni operano a Moroto.

In quell’occasione Antonio Zinelli, cheha seguito con attenzione la nostra inizia-tiva fin dall’inizio, è riuscito a compiere un

Al rifugio Agostini con Giuseppe Pedrotti (a sinistra) ed il gestore Roberto Cornella

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piccolo miracolo: far incontrare, dopo 15anni, Carlo Spagnolli e il dott. PierluigiRossenigo, medico del CUAMM (CentroUniversitario Assistenza Medici Missiona-ri) impegnato da anni in Uganda nella zonadi Moroto e Kotido.

Robert e Josiah sono rientrati in Ugan-da il 18 agosto mentre Lilly si è fermata inItalia tutto il mese ospite di Carlo Spagnollie dei suoi amici roveretani e fassani.

Lilly ha inoltre partecipato, dal 22 al 28agosto, a Torino, al Congresso Internazio-nale di primatologia essendo una grandeesperta di scimmie, in particolar modo dei

gorilla di montagna e di scimpanzé sui qualiha prodotto diverse pubblicazioni.

In attesa di ulteriori sviluppi di questainiziativa, alla SAT rimane la soddisfazio-ne di aver realizzato un progetto che al-l’inizio sembrava di difficile attuazione.Distanze, lingua, periodi utili, disponibili-tà di Istruttori e Guide, normative inter-nazionali, apparivano “passaggi” difficili dasuperare. Con tanta volontà e, soprattutto,con l’aiuto di molti, l’idea iniziale si è rea-lizzata. È stata una lunga e grande cordatasolidale quella che ha portato, assolutamen-te per la prima volta, dei cittadini ugandesi

Sulla vetta del Cevedale

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in cima alla vetta del Trentino, la Presanel-la. Attorno al progetto si sono intrecciatetante contemporaneità: l’avvicinarsi, nel2006, dei 100 anni della salita del Ruwen-zori da parte del Duca degli Abruzzi, lecerimonie di ottobre, a Rovereto, in onoredi Giovanni Spagnolli (papà di Carlo) Pre-sidente, dal 1971 al 1980, del CAI, di cui laSAT è Sezione importante e numerosa.

Possiamo adesso tranquillamente affer-

mare che attorno ed a sostegno di questainiziativa si è trovato il migliore mondodella montagna, il Trentino della solidarietàpubblica e del volontariato, le nostre Scuoledi Roccia, le Guide, i gestori dei rifugi SAT,il Fondo Larcher, il CAI e, non ultima, laSAT stessa il cui personale e la dirigenzasi sono resi disponibili in ogni momento esituazione.

A tutti vada il nostro grazie sincero.

Fine luglio, pochi giorni è inizierà il nostro corso estivo di roccia. Si tratta della59° edizione. Tutto è pronto l’ultima telefonata con Marino, direttore del corso,per gli ultimi dettagli ma sappiamo entrambi che non sarà un corso come tutti glialtri, infatti quest’anno due dei nostri allievi provengono dall’Africa e precisa-mente dall’Uganda.Sono due ranger del parco del Ruwenzori qui in Trentino, grazie alla SAT e allaPAT, per un periodo di formazione sulle tecniche alpinistiche.Questo ci preoccupa e pone alcuni problemi, primo fra tutti la lingua infatti Jo-siah e Robert, questi i loro nomi, parlano solamente swaili ed inglese, per me cheli seguirò da vicino per l’intera settimana, si prevede una settimana impegnativa.Sono giorni che cerco e memorizzo i vocaboli tecnici utili.In secondo luogo ci si poneva il problema del loro inserimento, dovevamo riusci-re a far sentire Josiah e Robert parte integrante di un gruppo. Una volta iniziato,tutto è avvenuto in modo molto naturale: durante le giornate di lavoro eranosempre affiancati da un altro allievo che conosceva almeno un po’ l’inglese, aproposito grazie mille Maddalena grazie mille Lorenzo, e questo ha contribuitonon poco a rompere il ghiaccio, a diminuire le distanze culturali, a farli sentire unpo’ come a casa loro ed alla fine, anche chi l’inglese non lo conosceva, due paroleera in grado di dirle. Arturo, un caro amico ed istruttore che ci ha lasciato alcunianni fa, soleva dire che l’ultimo corso era sempre il più bello ed indimenticabile.Personalmente non sono mai stato d’accordo. Ogni corso a cui ho partecipato èdiverso dagli altri e ti lascia ricordi di momenti indimenticabili ma questo 59°corso qualcosa di in più l’ha avuto: l’esperienza umana fatta è stata senza dubbiointensa e gratificante e soprattutto…Mi rimangono due occhi che non dimenticherò.

Mauro Loss (Vice direttore 59° corso estivo di roccia F. Gadotti - Direttore ScuolaAlpinismo e Scialpinismo G. Graffer)

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Due classi della Scuola Media “Pe-drolli” di Gardolo (I e II F) nel cor-

so del mese di maggio hanno potuto visi-tare un ambiente sotterraneo ricco di fa-scino e davvero inusuale. Accompagnatida otto speleologi e da un istruttore na-zionale di speleologia, il signor WalterBronzetti, gli alunni hanno percorso unagrotta, detta “Bus del Diaol”, che si trovanel Monte Stivo ad Arco.

L’offerta del Filmfestival della Monta-gna e dell’Esplorazione “Città di Trento”è stata un’occasione di conoscenza delproprio territorio. L’esperienza, che ha ri-chiesto resistenza e determinazione, è sta-ta giudicata positivamente da tutti i parte-cipanti.

La guida esperta degli accompagnatoriha fatto apprezzare con semplicità e con-creti esempi un ambiente naturale che af-fascina e che sollecita la fantasia.

L’esperienza è stata per i ragazzi moltosignificativa anche dal punto di vista emo-tivo. Le aspettative generate da ogni uscitadalla scuola con i compagni in questo casosono state accentuate dall’attesa e dall’im-maginazione che il lato avventuroso dellaproposta ha sollecitato. Per ammissionedegli stessi protagonisti un po’ d’ansia e dipaura hanno accompagnato alcuni parti-colari momenti di questa giornata: l’entra-ta nella grotta che comportava una brevediscesa attrezzata; l’ingresso della grottache prefigurava il buio dell’interno; glistretti passaggi che imponevano di percor-rere dei tratti strisciando e “ci faceva sen-tire piccoli piccoli con tutta la montagnasopra”!

Nessuno però si è arreso a queste im-pressioni e con fiducia e curiosità, divisi inpiccoli gruppi, hanno seguito gli espertiaccompagnatori percorrendo circa 250metri e scoprendo camere, marmitte, sta-lattiti, rocce di vario tipo.

Un grande ringraziamento ad Elio Ca-ola che ha promosso l’iniziativa per contodel Filmfestival, a Claudio Bassetti che l’hacoordinata, a Trentino Trasporti che hamesso a disposizione il bus gratuito, allaSAT ed a chi ci ha accompagnato, il Grup-po Speleologico Trentino SAT BindesiVillazzano: INS Walter Bronzetti, IS An-drea Fambri, IS Daniele Sighel, SilvanoTava (Presidente del Gruppo), Elisa An-dreaus, Marco Roncolato, Laura Licati eLuca Zuchelli.

Speleologi per un giornoIl Filmfestival della montagna ha offerto a due classi un’opportunità davvero unica

di Chiara Ghetta (Insegnate - Classe I F Scuola Media “Pedrolli”, Gardolo)

Ultimi preparativi prima di entrare in grotta

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Ecco alcune parti estratte dai testi ela-borati dagli alunni della Classe I F.“…Arrivati a destinazione il Sign. Bronzetti edElisa, anche lei speleologa ci consegnarono dei ca-schi forniti di una luce frontale. Io indossai subitoquel fantastico casco e mi pareva d’essere anch’iouno speleologo!Ci avviammo lungo un sentiero che conduceva aduna piccola stradina che portava all’ingresso dellegrotte. Il sentiero era sassoso e gli alberi stavano ailati. La natura che ci avvolgeva era verde e il boscodi latifoglie ci toglieva il sole dalla faccia. Il profu-mo del bosco rendeva più piacevole l’avvicinamen-to alla bocca della montagna.Tutti si misero in fila per entrare. All’inizio ionon volevo entrare perché mi pareva di rimanereprigioniero.Anche il buio mi faceva paura perché mi sembra-va di perdere l’orientamento.Alla fine mi decisi e mi preparai per superare ilprimo dislivello. L’ambiente era molto diverso lag-giù: era pieno di sassi e molti erano rotondi. Ilbuco attraverso cui si entrava nella montagna erastretto e dovetti strisciare. Il percorso era moltostretto e la roccia era bucata. Per terra i sassi ro-tondi davano alla grotta l’aspetto di un ruscello. Ipassaggi erano molto stretti e c’erano diversi sifo-ni. In alcuni tratti delle corde facilitavano il pas-saggio. Una grande colata bianca ci attendeva inuna sala e le sue canne d’organo rendevano l’am-biente più pauroso. Le pareti della grotta eranoarrotondate e l’ambiente sembrava una chiesa.L’oscurità che mi avvolgeva mi faceva quasi sveni-re. Se non ci fossero state le luci sul casco sareimorto!Verso l’uscita si sentì una lieve ondata d’aria e latemperatura era più alta. Appena uscito un altrotipo di natura mi avvolse: non una natura cupa enera ma una natura verde, brillante e rassicuran-te. Fuori dalle grotte ero molto più sicuro e la luce

mi stava addosso.Questa esperienza mi è servita per diventare piùprudente e mi è piaciuta perché non mi ero maiavventurato in questo modo in un ambiente comequesto”.

Alessandro

“Caro diario,la gita ad Arco è stata fantastica, grazie ad essaho superato la paura del chiuso e ho scoperto che semi impegno posso superare me stessa e la mia pa-ura che in questo caso mi assaliva da una settima-na…La visione dell’entrata ha generato in me ango-scia, paura e …insomma ero veramente terroriz-zata!! Per fortuna la mie amiche e la prof. mihanno tranquillizzata.La discesa nella bocca della grotta era spaventosama una volta fatta ero pronta ad entrare. All’in-terno della grotta si localizzavano due passaggistretti che, se devo dire la mia, erano paurosissimi,soprattutto a me, perché, dovete sapere che il miocasco era senza batteria e quindi la pila non fun-zionava, per fortuna che Chiara, Mavy e Mar-zia, le mie amiche, mi stavano vicine facendo inmodo di farmi luce. Dentro la grotta era umido el’ambiente si presentava fangoso soprattutto nei

“Io indossai subito quel fantastico casco e mi pareva d’esse-re anch’io uno speleologo!”

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punti in cui l’acqua scendeva dalla roccia e forma-va stalattiti.Arrivati circa a metà del tragitto possibile noi cisiamo girati e quindi abbiamo rifatto la strada,con tutti i passaggi particolari. Ecco che ora, incerti punti, il coraggio mi veniva in soccorso!Dopo tanta fatica la luce mi è apparsa agli occhiinsieme all’aria che da umida si trasformava inpura e fresca.…È stata l’unica gita di quest’anno scolasticoma se dovessi dare una valutazione da zero a die-ci, darei sicuramente il massimo… dieci!Ciao diario e alla prossima esperienza.”

Monica

“Dentro la grotta abbiamo strisciato nel fango e cisiamo divertiti. Nella grotta c’erano dei punti bel-lissimi come le colate, le marmitte e le stalattiti.All’interno abbiamo fatto un percorso molto tor-tuoso ma bello. Io pensavo che succedesse qualcosadi grave a qualcuno ma non è successo.Il ritorno è stato facile perché conoscevamo il per-corso.”

Giuseppe

“Cominciammo ad inoltrarci nella grotta con ungruppetto di cinque, sei compagni: Andrea, il no-stro speleologo molto simpatico, ci rassicurò perchéla grotta incuteva timore soprattutto dove dei pas-saggi stretti congiungevano camere basse e buie.Avevo paura di rimanere chiusa dentro e non tro-vare più l’uscita, ma avevo fiducia in Andrea, peri passaggi infatti ci aiutò a non farci del male, cidiede dei consigli quando i canali si facevano peri-colosi. A volte fu necessario strisciar per terra apancia in giù!!Giungemmo ad una camera più ampia e spaziosadove ci spiegarono come mai sul soffitto ci fosserosolchi nella pietra e molte righe profonde, tipo cre-pature: erano stati fatti dall’acqua.Scendemmo con una corda un passaggio ripido earrivammo ad un canale chiuso della sabbia. Lun-go questo percorso scorsi una grande colata su cuiscorreva dell’acqua. Assolutamente stupendo!!Tornammo indietro, sempre con la stessa sensa-zione. Dopo il lungo viaggio di ritorno vidi la lucefiltrare da un buco, che sollievo! Mi tirarono sucon la corda e finalmente potei respirare ariapulita…I miei vestiti erano sozzi, tutti infangati!Ancora oggi penso a che bella esperienza è stata,troppo forte! È stato super avventuroso!Ho imparato a non avere paura quando si è conpersone esperte e ad avere fiducia. Spero di farepresto un’altra esperienza come questa!”

ChiaraL’ingresso della Grotta Bus del Diaol in una vecchia fotodi vent’anni fà

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Girovagando fra i 500 milioni di abeti, larici, pini e fag-gi che costituiscono la parte preponderante dei bo-

schi trentini non è cosa rara imbattersi in appariscenti se-gnali colorati dal significato apparentemente enigmatico edinspiegabile. Si tratta di strisce orizzontali, bolli circolari,marcature ad angolo aperto o chiuso, croci numerate e doppitratti paralleli posizionati per lo più lungo crinali, vallecole,sentieri, strade forestali ecc. da mani “occulte” per scopiincomprensibili ai non addetti ai lavori.

Il piccolo arcano, però, è presto risolto: sono i segni dellapianificazione forestale, uno strumento, o meglio un atto diprogrammazione sistematica, che mira ad una gestione so-stenibile del bosco “per farne una risorsa completa - ambientale,economica, culturale - senza tempo”.

Imperniata sul principio generale della “Nachaltigkeit”ovvero della “durevolezza” che persegue la perpetuità e lacostanza delle produzioni e delle erogazioni, tale pianifica-zione ebbe origine in Europa oltre due secoli or sono evenne gradatamente applicata ai boschi trentini a partiredagli ultimi decenni dell’ottocento.

Quindi, molto prima che si affermasse la tanto nota pia-nificazione urbanistica, nata per conseguire un equilibratosviluppo del territorio mediante la localizzazione delle in-frastrutture e delle attività della società odierna. In campoforestale, uno dei primi momenti operativi per la compila-zione di un moderno elaborato assestamentale è costituitodalla rilevazione dello stato reale del patrimonio e dal tra-sferimento sul terreno dei limiti territoriali del compendioconsiderato, ivi compresa la delimitazione della proprietàsulla base delle destinazioni colturali delle varie superfici(boschi di produzione e/o di protezione, pascoli ed altre colture, im-produttivi, ecc.), finanche della suddivisione della foresta incomprese topografiche fondamentali di dimensioni ridotte- denominate particelle o sezioni boschive - cui riferire ogniatto di gestione. Concretamente, per far ciò, si sono via viaadottati criteri distintivi generali di marcatura del territorio,

Segnali colorati nei boschi trentinitesto e foto di Franco Gioppi

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attraverso appositi segnali di forma e didimensioni predeterminate da apporsi sugrosse piante, massi stabili, cippi catastali,rocce, muri, ecc.

Due tratti di colore azzurro parallelidella lunghezza di 20 - 25 cm (spessore 5cm ca), infatti, stanno ad indicare il confi-ne esterno fra proprietà pubbliche asse-state; un bollo circolare sovrapposto (o sot-toposto) ad un unico segno marcano il li-mite tra una proprietà pubblica ed un pri-vato non assestato; un segmento singoloindica il confine fra sezioni; i numeri - so-litamente neri su fondo turchino - contrad-distinguono le particella boschive.

Proprio per non sovrapporsi alla segna-letica escursionistica abitualmente usatadalle associazioni alpinistiche nell’arco al-pino, da oltre un trentennio i Servizi Fo-

confine esterno di proprità assestate

confine tra proprità assestate e privato non assestato

confine tra particelle

tabelle numeriche negli incroci

angoli lungo il confine particellare

La segnaletica

restali delle Province Autonome di Tren-to e di Bolzano hanno evitato di utilizzarei colori bianco o rosso, impiegando neiloro lavori tinte che, pur risaltando in lon-tananza, non abbiano a causare confusio-ne o problemi di orientamento agli escur-sionisti. In luogo dell’azzurro, i cugini su-dtirolesi hanno optato per le “tradiziona-

li” tinte giallo - confiniinterni alla proprietà - enero - striscie di colore gial-lo-nero per i limiti esterni -integrati da paletti in le-gno bordato all’estremi-tà superiore in prossi-mità dei cippi catastali.

Solo all’interno del-le proprietà private onei territori adibiti a ri-serve di caccia ove è daevitarsi lo sconfinamen-to dei cacciatori vieneancora usato il colorerosso, anche se da alcu-ni decenni i forestali al-toatesini sconsigliano iproprietari di operare intal senso.

Tutto chiaro quindi?

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Dislivello: 1500 mDifficoltà: la salita si svolge su terreno

erboso. Le difficoltà sono concentrate ecrescenti nei primi 180 metri corrispon-denti alla prima cuspide e valutabili di Igrado; II fino all’insellatura di cresta e diIII grado sugli ultimi ripidi 30 metri. Laseconda e la terza cuspide non presentanodifficoltà tali da essere segnalate. Possibi-lità di rientro dopo la prima cuspide versoNord (Malga Nardis) e più in alto a 1950m circa, su un sentiero che valica la cresta,in entrambe le direzioni.

Tempo: 8-9 ore rientro compreso. Sa-lita: 4,30 ore.

Attrezzatura: da evitare le scarpetted’arrampicata, non adatte su terreno erbo-so. Si raccomanda di attenersi alle normedi sicurezza in montagna.

Partenza: da Resina, località situata a

2 Km a Sud di Ballino: dal Lago di Tennobivio dopo aver superato l’indicazione“Rio Freddo”, a sinistra per 200 m.

Itinerario: dai fienili di Resina m 706si cammina su strada bianca fino al 3° tor-nante (eventuale raccordo su sentiero trail 1° ed il 3° tornante) da dove si segue uncomodo sentiero verso destra (Nord). Inleggero saliscendi, si immette dopo un po’nella Valle dell’Inferno nel punto in cui ilRivo Secco forma delle sorgenti. Si risaleverso Ovest la valle che si presenta comeuno spettacolare canyon e termina a Ysotto alte pareti. Notevoli due cascate, unasulla destra e una in fondo. Si mantiene alungo la sinistra (destra orografica) su sen-tierino in parte danneggiato dalle alluvio-ni. Poi, attenzione, attraversa il greto e se-gue la destra (sinistra orografica) per untratto più breve dell’iniziale. Dopo aver ol-

Antiche tracce sui monti dell’Alto Gardatesto e foto di Mauro Ischia e Maria Celestina Mottesi

Il tracciato dell’itinerario disegnato su carta escursionistica Euroedit su tipi Kompass, nr. 690, “Alto Garda e Ledro”

Dos de la Torta 2156 m - Cresta dell’Inferno

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trepassato un’alta cascatella che scende la-teralmente, ritorna a sinistra attraversan-do il Rivo, circa 100 metri prima di divi-dersi nei due rami a forma di Y. Inizia asalire nel bosco con pendenza regolare egradualmente si porta in alto e nello stes-so tempo in fondo alla valle, sopra le pa-reti rocciose terminali. Attraversa un ca-nale fino a raggiungere l’alto ramo delladestra orografica. Si attraversa il fondoghiaioso e riprende a salire. L’ambiente èmolto bello: camosci! Il sentiero condur-rebbe a Malga Tenera, ma giunti a quota1400 m circa nel punto in cui risale la dor-sale rocciosa centrale, si nota sulla destra a40 metri, il solco marcato del canalone diSlavazzi. Si abbandona quindi il percorsoprincipale e si segue il fondo del canalonea V per circa 250 metri. Si contano tre fa-cili risalti in successione, fino a quota 1580m circa. Quando si nota una depressionenella parete erbosa di destra, si inizia adattraversare verso destra in leggera salita,scegliendo a vista il percorso migliore. Ametà percorso si salgono direttamente 10metri e si riprende la diagonale verso de-stra mirando ad una insellatura di crestacoperta dagli ultimi faggi, 1660 m, circa IIgrado. Rinvenuta una corda da roccia fissasul luogo, non indispensabile. Ora si pro-segue in cresta che dopo un po’ si fa mol-to ripida. Si supera così direttamente lospigolo erboso per circa 30 metri (deviareverso destra risulta più difficile, se non negliultimissimi metri ) III grado. Si esce in vettasulla prima cuspide, 1710 m circa. Si scen-dono alcuni metri e la cresta percorre untratto orizzontale in vista della secondaimpennata, la principale e la più lunga chesale ad una seconda cuspide a quota 1930

m circa. Giunti sotto il pendio posto aNord-Est lo si risale interamente puntan-do a delle roccette di cresta, per circa 80/90 metri. Al suo termine si sale su una bre-ve lama rocciosa superandone il gradino;si rimane così sulla cresta erbosa bellissi-ma e ripida fino in cima alla seconda cu-spide. Si prosegue sempre costantementein cresta oltrepassando un piccolo intagliovalicato da un sentiero a 1950 m circa. Sisupera poi un breve tratto roccioso diver-tente e si raggiunge infine il sentiero Gar-da-Brenta a 2100 m circa, sulla cima di cre-sta posta a Nord della Bocchetta di Sla-vazzi 2048 m. In 15/20 minuti si raggiun-ge il Dos de la Torta a 2156 m con puntotrigonometrico.

Discesa: si percorre il sentiero Garda-Brenta verso Sud e si supera la Bocchettadi Slavazzi. Si risale poi e si aggira un rilie-vo di cresta fino ad incontrare una secon-da insellatura. Da questa si può scendere

“Cresta dell’inferno”

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facilmente per il canalone Est, dopodichéil pendio si apre e va disceso. Prima di rag-giungerne il fondo sassoso si attraversaverso destra su tracce fino a Malga Tenèra.La discesa a Resina è quella che passa peril Monte Lione. Dalla malga si segue il sen-tiero verso est che risale fino a valicare lacresta. Si attraversa un versante roccioso,si scende per una cresta per un breve trat-to e si lascia verso destra. Ancora versodestra fino a quando il sentiero si fa piùmarcato. Si scende al Monte Lione (radura

Dislivello: 1100 mDifficoltà: EE. Nonostante l’imponen-

za e la complessità della parete, la Via daSud-Est non presenta difficoltà superiorial primo grado. È caratterizzata da un ca-

Corno di Pichea 2.138 m - Via da Sud-Est

nalino roccioso e da uno scivolo erbosoche consentono una salita lineare su terre-no mai franoso. Abbinata alla cresta Sud-Est di Magnone, l’itinerario al Corno diPichea risulta, dalla Capanna Grassi, par-ticolarmente diretto.

Tempo: Dalla Capanna Grassi, 6/7 orerientro compreso. Salita: 3,00-3,30 ore.

Itinerario: Capanna Grassi 1039 m –Bocca Magnone 1464 m ore 1,00 - PassoMagnone (Sentiero della Regina) 1693 more 1,00 - Corno di Pichea 2138 m ore 1,00.Da Campi si raggiunge Malga Pranzo 1039m nei pressi di Capanna Grassi (Parcheg-gio). Si segue la strada bianca per il Rifu-gio Nino Pernici, anziché il sentiero 402,per circa 0,5 Km, (10 minuti). Nel puntoin cui la strada piega un po’ a sinistra, silascia e si procede a lungo su un largo sen-tiero che sale più diretto. Giunti ad un tri-vio si va a destra e si attraversa il fondo diuna valletta su una strada simile ad una“pista” che termina subito sotto il pendioa 1300 m. Prosegue l’antico sentiero. Si salenel bosco fino a raggiungere Bocca Ma-gnone 1464 m. Una digressione di circa

Passaggio sotto una evidente torre. Versante Sud-Est delCorno di Pichea a quota 1.800 m circa

con capanna), poi a destra ad una baita. Asinistra si imbocca il sentiero che si im-mette su uno sterrato a tornanti. In bassosi incrocia la strada forestale: in quel pun-to conviene prendere il vecchio sentieroche conduce fino a Resina.

Un altro possibile rientro è quello perMalga Nardis e Ballino per mezzo del sen-tiero 420, dal valico del Do de la Torta.Da sconsigliare anche se possibile la di-scesa diretta nella Valle dell’Inferno daMalga Tenèra per l’esiguità del sentiero.

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10 minuti conduce airuderi della nascostaMalga Magnone,vero esempio di ar-cheologia alpina. Dalvalico si prosegue, sutracce di sentiero chea volte scompaiono,sul crinale erboso indirezione nord -ovest, leggermentesottocresta, sul latopiù panoramico in vi-sta del Rifugio NinoPernici: molto bello!Si raggiunge il PassoMagnone 1693 mdove si incontra ilSentiero della Reginache rappresenta an-che una via di fugaalla Bocca di Trat 1581 m (direzione Sud -ore 0,20), e va percorso per 100 metri ver-so sinistra fino al primo canalino roccio-so. Si inizia a salire sul fondo per un brevetratto fino a quando un sentiero consentedi procedere più comodamente sulla sini-stra. In un punto dove va a sinistra ed èmeno marcato, lo si abbandona e ci si diri-ge a destra verso un canalino che sale indirezione di una torre in alto, molto evi-dente. Individuato il punto più comodo perentrarvi, lo si risale e giunti alla base dellatorre, si prosegue alla sua destra nello stes-so canale o esternamente ad esso, su facilipassaggi di roccia. Percorsi circa 50 metri,lo si abbandona e ci si porta 20 metri adestra sul pendio erboso. Si risale così di-rettamente un bellissimo scivolo erboso dicirca 160 metri fino a raggiungere un’in-

sellatura di cresta. La si valica verso Norde poi si procede subito sulla contropen-denza erbosa un po’ verso sinistra per cir-ca 40 metri, dove termina la cresta roccio-sa. A questo punto bisogna forzare unabreve e fitta barriera di mughi; si percor-rono gli ultimi metri fino a giungere neipressi dell’anticima Sud a quota 2106 m.In pochi minuti si raggiunge la cima delCorno di Pichea 2138 m seguendo la cre-sta Sud.

Discesa: Dalla cima del Corno di Pi-chea, ci si abbassa di circa 40 metri versoNord sul sentiero Garda- Brenta 420, cheva percorso in direzione Sud fino alla Boc-ca di Trat 1581 m, ore 1,00.

Dal vicino Rifugio Nino Pernici 1600m si scende a Capanna Grassi sul sentiero402, ore 1,00.

Il tracciato dell’itinerario disegnato su carta escursionistica Euroedit su tipi Kompass, nr.690, “Alto Garda e Ledro”

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Catena del Caucaso e monte El-brus

La spettacolare catena montuosa delCaucaso, a cavallo tra il Mar Nero e il MarCaspio, è lunga circa 1.000 km e costitui-sce il confine più meridionale della Rus-sia. Con vette alte più di 5.000 m, è unalinea di demarcazione geografica, politicaed etnica, mentre il suo spartiacque segnail confine tra Russia, Georgia e Azerbaijan.

La catena conta oltre 2.000 ghiacciai,di cui il 70% sul versante settentrionale ealcuni lunghi 13-14 km Le vette più alte sitrovano nella parte centrale della catena,che è relativamente stretta. Da ovest ad estsi trovano: il Dombay-Yolgen, 4.046 m;l’Elbrus, 5.642 m; l’Ushba, 4.700 m; loShkhara, 5.068 m; il Dykhta, 5.204 m; ilKazbek, 5.033 m.

L’Elbrus in parti-colare è un conovulcanico a due vet-te (la cima ovest èalta 5.642 m, quellaa est 5.621 m) e sitrova nella FederataRepubblica RussaKabardino - Balka-ria con capitale Nal-chik. La sua altezzalo porta ed essere lacima più alta d’Eu-ropa. Il suo nome,che significa “a dueteste”, deriva dalpersiano. In lingua

Elbrus fai da tetesto e foto di Luisa Tomasi e Fulvio Giovannini

balkar la montagna è chiamata “Mingi-Tau”, ossia montagna “migliaia”, vale a diremolto grande. La prima scalata non uffi-ciale dell’Elbrus fu portata a termine nel1829 da una spedizione russa, ma pare chefu un solitario cacciatore, ingaggiato comeguida, a raggiungere da solo la vetta. Lavetta orientale fu scalata ufficialmente il 31luglio 1868 e quella occidentale il 28 luglio1874, entrambe da spedizioni inglesi.

La salita all’Elbrus8 agostoLa salita ha inizio a Terskol, un villag-

gio nel tratto superiore della Valle del-l’Azau. Le due tratte della funivia, ci por-tano da quota 2.350 m a quota 3.470 m(Stazione Mir). Una seggiovia porta poi al

L’alba scalando l’Elbrus. Sullo sfondo l’Uhshba

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campo “Garabashi” a quota 3.800 m In-sieme a noi sale una grande quantità di tu-risti che vuole ammirare la cima dell’El-brus: restiamo in coda alla funivia per 2ore! Il campo “Garabashi” è composto daun rifugio e da alcuni “barrels”, vecchiecisterne adibite a dormitori. Decidiamo dipernottare in tenda vicino al rifugio insie-me ad altri gruppi di escursionisti e a po-chi metri da una presa per l’acqua che siscioglie dal ghiacciaio.

9 agostoIl tempo è sereno ma c’è molto vento.

Per acclimatarci decidiamo di alzarci diquota e arriviamo fino al rifugio “Priut 11”a 4.157 m. Il rifugio è stato ricostruito vi-cino a quello vecchio, bruciato nell’estate‘98. Anche qui troviamo parecchie accam-pamenti di tende. Ritorniamo al campo“Garabashi” e pernottiamo in tenda.

10 agostoPortiamo tenda e viveri dal campo Ga-

rabashi fino al rifu-gio “Priut 11”. Nelrifugio possono per-nottare solo gruppiaccompagnati daguide.

Qualche gruppoha anche un cuoco.Si tratta per lo più te-deschi, spagnoli erussi. Noi pernottia-mo in tenda.

11 agostoDurante la notte

si alza un forte ven-to e al mattino co-mincia a nevicare.Vicino alla tenda c’è

un bivacco in cui è possibile pernottare:decidiamo di trasferirci lì e di provare lavetta il giorno dopo. Il costo del pernotta-mento è 250 rubli a testa, ed è incluso l’usodel gas per prepararsi da mangiare. Du-rante il giorno non cessa di nevicare.

12 agostoIl tempo peggiora: ormai la nostra ten-

da è sotterrata dalla neve. Rimaniamo tut-

La sella tra le due cime dell’Elbrus (5.416 m)

Campo “Garabashi” 3.800 m. I Barrels

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to il giorno nel bivacco. La maggior partedegli escursionisti è tornata a valle e resta-no in quota solo pochi temerari.

Decidiamo di aspettare… Nonostanteil brutto tempo ci avventuriamo fino allerocce “Pastukhova” a 4.690 m per accli-matarci.

13 agostoAll’una di notte ci alziamo per control-

lare se il tempo è cambiato: cielo splendi-damente sereno e con assenza completadi vento! Decidiamo di dormire ancora unpo’ e di partire verso le 3,00.

Sul ghiacciaio ci sono altre piccole luci,testimonianza di altre persone che tenta-no la cima. La volta celeste è costellata dimiliardi di stelle e ne vediamo anche alcu-ne di cadenti. Partiamo con un passo en-tusiasta: il nostro acclimatamento è otti-mo. Alle 7,30 arriviamo alla sella tra le duecime (5.416 m) ed alle 9,00 siamo in vettaad ammirare le bellissime cime che spicca-

no tra le nubi. Rimaniamo pochi attimi poiscendiamo perché il tempo sta di nuovocambiando. Alle 13,00 raggiungiamo il bi-vacco al campo “Garabeshi”, recuperiamotutto l’equipaggiamento e ci affrettiamo allaseggiovia. Raggiungiamo Azau ed infineTerskol.

La vetta è nostra!

Campo “Garabashi” 3.800 m. Particolare dei Barrels

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Informazioni generaliLa salita non è tecnicamente difficile:

oltre ad un abbigliamento d’alta quota sononecessari ramponi e piccozza (utilizzatisolo dopo aver raggiunto la sella tra le duecime). Il tracciato si svolge su di un terre-no con pendenza costante. Sono indispen-sabili buone capacità di adattamento, un

La cima ovest (5.642 m)

A pochi passi dalla vetta

- Altezza: 5.642 m (vetta più alta d’Europa).- Ubicazione: Caucaso centrale russo - Federa-

ta Repubblica Russa di Kabardino-Balkaria.Capoluogo: Nalchik.

- Aeroporti di accesso: Mineralnye Vody - via Mo-sca.

- Località di partenza: Azau (frazione di Terskol),villaggio a 2.180 m nella valle di Baksan.

ottimo acclimatamentoe una adeguata prepara-zione fisica.

Per quanto riguardail cibo, la gente caucasi-ca consuma molta frut-ta e verdura, formaggicaprini, carne e zuppedi ogni sorta, che si pos-sono acquistare in unnegozio a Terskol comepure il materiale tecni-co (benzina, abbiglia-mento, ecc.). La diffi-coltà più grande è co-stituita dalla lingua: lìnon si parla inglese masolo il russo!

Inoltre, si deve pre-stare grande attenzionealle formalità burocra-tiche che devono esse-re sbrigate prima dellapartenza: in particolarevisti e prenotazioni al-berghiere.

La polizia richiedepuntualmente i docu-menti di viaggio e com-pie controlli molto ac-curati.

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Notevole interesse hanno avuto ledue serate organizzate dalle locali

sezioni SAT di Mori e Brentonico rispet-tivamente in data 19 marzo e 4 giugno 2004sull’utilizzo dell’energia solare e sulla pos-sibilità di costruire pannelli solari per laproduzione di acqua calda.

L’occasione ha preso lo spunto dal pro-getto “Acqua calda dal sole” promossodalla cooperativa Kosmòs di Rovere dellaLuna che si è resa disponibile a realizzaregratuitamente le serate informative e cheda anni promuove iniziative senza scopodi lucro rivolte a sensibilizzare la popola-zione su tematiche quali risparmio ener-getico, bioarchitettura, prevenzione infor-tuni, ecc. Questa interessante iniziativa in-tende sensibilizzare la popolazione sull’usodell’energia solare e del risparmio energe-tico con il coinvolgimento diretto delle per-sone nella realizzazione “fai da te” dei col-lettori solari permettendo così una sensi-bile riduzione dei costi rispetto alle solu-zioni commerciali. Solo nel vicino AltoAdige, nel corso dell’ultimo decennio sonostati oltre 30.000 i metri quadrati di pan-nelli solari autocostruiti effettivamente in-stallati. Con l’autocostruzione dei pannel-li – regolarmente omologati e garantiti equindi ammessi sia allo sgravio IRPEF cheai contributi provinciali relativi al rispar-mio energetico - è infatti possibile abbat-tere la spesa di oltre il 50% rispetto a quan-to costerebbe un analogo impianto in com-mercio permettendo così l’ammortamen-to dell’intera spesa in circa quattro anni.

Relativamente ai soli pannelli solari, il ri-sparmio può arrivare anche ad oltre il 70%rispetto ai pannelli commerciali con ana-loghe prestazioni.

Nel corso delle due serate gli espertidella Kosmòs hanno parlato di energiasolare, dei vari tipi di pannelli solari, del-l’autocostruzione dei collettori solari pia-ni, delle agevolazioni fiscali (sgravio IR-PEF) e dei contributi disponibili.

Kosmòs ha illustrato come vengono or-ganizzati i corsi di autocostruzione doveuna decina di persone – sotto la guida dipersonale esperto ed avendo a disposizio-ne le attrezzature e tutto il materiale ne-cessario – realizzano in una giornata lesuperfici captanti (il cuore del pannellosolare) da montare successivamente sultetto “a falda” ovvero al posto delle tego-le. L’autocostruzione dei collettori nonnecessita di abilità particolari ed anche laposa in opera sul tetto - che richiede un’al-tra giornata di lavoro da parte di un paiodi persone - è piuttosto semplice.

Il collegamento tra i collettori solari e

Acqua calda dal soleEnergia solare e l’autocostruzione dei pannelli solaridi Natale Sartori

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l’allacciamento all’impianto idraulico rima-ne di stretta competenza di un idraulicoqualificato che, a fine lavori, deve rilascia-re l’apposita dichiarazione di conformità.

L’integrazione nel tetto è uno dei van-taggi dei pannelli solari proposti consen-tendo di ridurre al minimo l’impatto pae-saggistico della struttura.

Un altro vantaggio è la semplicità tec-nologica di questi pannelli solari che for-niscono comunque una resa di tutto rispet-to; si tratta infatti di una serpentina di rame,in cui scorre una miscela di acqua ed anti-gelo, che viene saldata ad una sottile lastrasi rame verniciata di nero per assorbiremeglio l’energia solare.

Il tutto viene sistemato all’interno di untelaio di legno e protetto inferiormenteda uno strato di isolante e superiormenteda una lastra di vetro temperato. Il fluido,mosso da una pompa, passa nelle serpen-tine del pannello solare e si riscalda; il ca-lore acquisito viene successivamente rila-sciato attraverso un’altra serpentina posta

Un momento della costruzione dei pannelli

all’interno del bollitore dell’acqua calda sa-nitaria. Il basso costo abbinato ai notevolivantaggi ambientali (basti pensare che ognimetro quadrato di pannello installato con-sente di non immettere in atmosfera circa300 kg in di anidride carbonica) rendonola proposta sicuramente interessante.

L’interesse all’autocostruzione dei pan-nelli solari – come riportato dai relatoridella Kosmòs - è pervenuto non solo daprivati cittadini ma anche da istituti scola-stici di diverso grado (medie inferiori esuperiori), amministrazioni comunali,comprensori, società energetiche, associa-zioni ed organizzazioni varie.

Ulteriori informazioni sulla cooperati-va e sul progetto “Acqua calda dal sole”(manuali di autocostruzione, articoli, linkutili, calendario serate informative e corsi,ecc.) sono disponibili sul sito internetwww.kosmositalia.it oppure è possibile con-tattare direttamente la cooperativa ai se-guenti recapiti: Kosmòs scarl - Via Feldi,

7- 38030 Roverè della Luna(TN) - telelefono: 0461.659064;cellulare: 320.0443800; e-mail:[email protected]

Le sezioni SAT di Mori eBrentonico raccolgono le ade-sioni di eventuali persone inte-ressate al fine di organizzare -in zona - un corso di autoco-struzione dei pannelli solari.

La Sezione di Mori (tel.0461.911212) è aperta il merco-ledì ed il venerdì dalle 20.30 alle22.30, mentre quella di Brento-nico (tel. 0464.394200) il vener-dì dalle 20.30 alle 22.30.

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Beh, parlare di radio a chi non è adden-tro nel settore è sempre molto diffcile

specie se coloro che leggono non sono“propriamente” dei tecnici. Ho pensato difornire qualche notizia utile a tutti i colle-ghi “satini” che a vario titolo frequentanola montagna e che quindi, poco o tanto,hanno a che fare con quello strumento “in-fernale”, ma estremamente utile, che è la ra-dio. Come ben sapete la radio è stata inven-tata da Guglielmo Marconi e dalla sua na-scita si è prepotentemente imposta nellanostra vita quotidiana arrivando a condizio-nare la nostra stessa esistenza. Chi di noi incasa o sul lavoro non ascolta la radio, moltila usano anche per lavoro (servizi pubbli-ci, privati, organizzazioni di soccorso, for-ze di polizia, militari e chi più ne ha più nemetta). Ora cercherò di spiegare, in manieraelementare cosa è una radio e come funzio-na. La radio (che nel nostro caso chiamere-mo ricetrasmettitore in quanto riceve matrasmette, anche) altro non è che una sca-tola, più o meno piccola, contenente unasorgente di energia (batteria) e un insiemedi circuiti elettronici che provvedono a tra-sformare la nostra voce in onde eletroma-gnetiche che, per mezzo dell’antenna, sonocapaci di abbattere le distanze con il mon-do che ci circonda e viceversa. In Trentinol’uso della radio in montagna è molto svi-luppato sia attraverso la delegazione tren-tina del CNSAS che attraverso la SAT. At-tualmente tutte le Stazioni del soccorso al-pino provinciale sono dotate di moltissimiapparecchi radio portatili (quasi uno per

soccorritore), più diverse stazioni fisse ubi-cate in ciascuna stazione, veicolari e pontiradio ubicati nei punti più consoni a forni-re la maggiore copertura radio possibile. Iltutto per la tranquillità di alpinisti ed escur-sionisti che sanno di poter contare su di unaefficiente maglia radio provinciale. Anchela nostra SAT possiede una frequnza radio,la ormai famosa frequenza verde 160.462.5Mhz in modulazione di frequenza, conces-sa appositamente in uso alla nostra organiz-zazione per il raggiungimento degli scopistatutari e cioè al fine di migliorare la quali-tà dei servizi previsti dal proprio regola-mento (Rifugi, sentieri, TAM, Soccorsoalpino, escursioni ecc.) e per garantire aipropri soci una maggiore sicurezza nel-l’espletamento di tali incombenze. Questafrequenza è stata regolarmente concessaalla SAT dal Ministero delle Comunicazionie prevede l’utilizzo della stessa su tutto ilterritorio provinciale. Fuori provincia lastessa frequenza potrebbe essere stata con-cessa ad altri utenti (a molti, in alta monta-gna, è capitato di ascoltare “altri servizi”sulla medesima frequenza). Tale frequenzaè concessa alle sole Sezioni SAT che ne fac-ciano regolare richiesta alla sede centraleper gli scopi sopra descritti. È consentito adogni sezione SAT l’utilizzo fino a due radioportatili con programmata la sola frequan-za SAT. È istituito presso la SAT il registromatricola delle apparecchiature portatili.Tutte le sezioni che si doteranno di radioportatili dovranno dichiarare la matricoladell’apparecchio alla SAT centrale e versa-

Appunti sulle telecomunicazioni in montagnaOvvero quattro chiacchiere sull’uso della radio in montagna

di Stefano Borsotti (AE - EAI, Sezione SAT di Lavarone)

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re la quota annuale per ogni portatile pre-vista dalla legge. È assolutamente vietatol’acquisto da parte di singoli soci SAT diapparecchiature radio con la frequenza as-segnata alla SAT stessa. Ogni sezione devevigilare sul corretto uso della frequenza edenunciare eventuali abusi od utilizzi “nonconformi” a quanto previsto dalla conces-sione. Per l’acquisto delle citate radio la SATcentrale potrà stipulare, se non lo ha giàfatto, delle convenzioni con alcune ditte,dimodochè le singole sezioni possano be-neficiare delle agevolazioni conseguenti.Oltre alle sezioni della SAT, sono autoriz-zati all’acquisto dei portatili con frequenzaSAT, seguendo la stessa prassi, i gestori deirifugi SAT e le Commissioni consultivedella medesima associazione. L’eventualealienazione, smarrimento o furto di unaradio portatile dovrà essere sollecitamentecomunicata alla SAT e dovrà essere, conte-stualmente, fatta regolare denuncia pressola locale Stazione dei Carabinieri. Non èconsentita l’installazione di stazioni ripeti-trici. La SAT, all’inizio di ogni anno, prov-vederà ad addebitare a tutte le sezioni SATe ai gestori dei rifugi la tassa governativaprevista dalla legge, in rapporto della radioin dotazione. Ricordo che la legislazione inmateria è molto severa e che ogni abusopotrebbe essere perseguito dalle autoritàcompetenti anche in sede penale oltre chein sede amministrativa, anche con multemolto salate. Tutto ciò non deve, ovvia-mente, scoraggiarvi dall’usare le radio inmontagna. Ogni gruppo di satini che va inescursione dovrebbe sempre avere con séalmeno un apparecchio in quanto, comedetto, rifugi e soccorso alpino sono semprein ascolto, o quasi, ed anche perchè il no-

stro inseparabile “telefonino” molte volte,in montagna, non ha “campo” sufficienteper poter funzionare e in operazioni di soc-corso l’elisoccorso ed il soccorso alpinousano sempre la radio per motivi di sicurez-za e praticità nelle comunicazioni. Il mas-simo sarebbe avere una radio in testa algruppo ed una in fondo o almeno una pergruppo se la nostra escursione, o ascensio-ne, si dovesse dividere, con tutti gli intuibi-li vantaggi del caso. Per informazioni potetecomunque rivolgervi alla SAT centrale. Perquest’ultimo aspetto, recentemente, sonostate create delle radio portatili di ridottis-simo peso ed ingombro, denominate LPD(low power devices – dispositivi a bassapotenza) che sono di assoluta libera vendi-ta, acquisto e detenzione, non soggetti al-cun canone di concessione o limitazione disorta, dotate di tutti gli accessori delle loro“sorelle maggiori” ma che hanno una por-tata utile ridotta ma comunque eccezionaliper l’utilizzo escursionistico tra testa e codadel gruppo oppure tra due gruppi diversinon eccessivamente distanti tra di loro. Taliradio posssono essere acquistate da chiun-que, anche dai bambini, ed hanno un costorelativamente basso, dell’ordine di 50,00 –100,00 euro. Chiaramente questa soluzionenon permette il collegamento con i rifugi ocon il soccorso alpino ma solo tra i mem-bri delle comitive per cui, con la mia espe-rienza di soccorritore alpino e di radioama-tore, consiglio vivamente di utilizzare radiocon programmata la frequenza SAT rele-gando gli LPD solo ad usi marginali e co-munque molto ristretti, come quelli descrit-ti poc’anzi. Fornirò, ora alcuni consigli utilie validi per tutte le tipologie di apparecchi,circa il corretto uso degli stessi al fine di

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ottenere le massime prestazioni, il minoreconsumo energetico e la massima duratadegli apparecchi:1. adottare antenne lunghe, o comunque in

relazione alla morfologia del terreno ovesi opera oppure alla realtà locale. Tene-re presente che per collegamenti a lun-ga distanza sono preferibili antenne lun-ghe; per collegamenti locali sono suffi-cienti antenne di normale lunghezza ca-ricate (con bobina di carica, il che per-mette di accorciare ancora la lunghezzafisica dell’antenna, al fine di non intral-ciare l’alpinista nelle manovre su cordao in escursione);

2. se sta piovendo, o nevicando, infilarel’apparecchio in un sacchetto di nylon(di qualsiasi tipo, meglio quelli dellaspazzatura o da frigo), chiuderlo adegua-tamente con nastro adesivo o un elasti-co. Le onde radio non sono schermateda questo sistema ed il microfono fun-ziona egregiamente;

3. se la temperatura esterna è troppo bas-sa tenere gli apparati protetti dal freddo(meglio sotto la giacca a vento o negliappositi contenitori imbottiti) ed estrarlisolo al momento del loro utilizzo, perparlare. Il freddo scarica molto più ve-locemente le batterie. Avvolgere l’appa-rato o il microfono ( se si usa il micro-fono separato) in un sacchettino dinylon per evitare che il fiato condensi egeli nel microfono stesso, provocandodanni irreparabili;

4. verificare sempre, appena preso in con-segno l’apparato, il suo corretto funzio-namento, l’integrità della batteria, anchedi quella di scorta (ogni apparato do-vrebbe essere sempre corredato di nr.2

batterie, di cui una di scorta) e la corret-tezza della frequenza operativa;

5. fare attenzione affinché i poli della bat-teria di scorta, che di solito viene infila-ta in tasca, nello zaino, ecc., non venga-no a contatto con oggetti metallici tipomoschettoni, piccozze ed altro materialemetallico, al fine di non pregiudicarnel’efficienza, o peggio, il corto circuito,con possibilità anche di incendio;

6. la sostituzione delle batterie deve avve-nire sempre al riparo dalle precipitazio-ni atmosferiche e bisogna impedire cheneve o acqua possano bagnare i contat-ti delle batterie e della radio. La sostitu-zione delle batterie deve avvenire sem-pre ad apparato spento;

7. i collegamenti devono essere effettuaticon la radio in posizione verticale (l’an-tenna soprattutto). In caso di difficoltànei collegamenti, qualora lo squelchvenga aperto a tratti, disinserirlo com-pletamento fino a collegamento ultima-to. In caso di difficoltà nei collegamentiprovare a spostarsi anche di poco dallapropria posizione, a volte può servire;evitare di effettuare i collegamenti dal-l’interno di bivacchi, rifugi, ecc., le strut-ture murarie o metalliche schermano laradio. Se si deve “parlare” per radio usci-re all’esterno della struttura;

8. dovendo portare con se una antennalunga è meglio che questa venga traspor-tata nello zaino in posizione verticaleaffinché non possa essere danneggiata.

Concludo sperando di aver fornito un pic-colo contributo alla conoscenza di questostrano “attrezzo” che è la radio e di averfatto capire l’importanza del suo utilizzoancorchè corretto.

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L’ organismo produce calore duran-te il lavoro muscolare e per poterlo di-

sperdere in modo efficace produce sudore,evitando in tale maniera pericolosi aumen-ti della temperatura corporea. Se viene amancare l’acqua, l’organismo tende a disi-dratarsi rapidamente, con un brusco calo direndimento del lavoro muscolare, la com-parsa di crampi, sensazione di affaticamen-to, esaurimento psico fisico, colpo di calo-re. Il meccanismo della sudorazione com-porta perdita di liquidi e sali che vanno, pa-rallelamente reintegrati, per evitare le gravisituazioni connesse alla disidratazione.L’equilibrio idrico, in condizioni normali,si conserva con l’assunzione di 2,5/3 litri diliquidi, nelle 24 ore; il 50% come bevande,per il resto come acqua componente dei cibie come acqua derivante dai processi di os-sidazione di glucidi, lipidi e proteine. Inambiente caldo, ove vi sia addirittura uncerto impegno fisico, si possono perdere

oltre due litri di liquidi/ora: tale disidrata-zione porta ad un abbassamento della cir-colazione superficiale ed a un incrementodella temperatura corporea per progressi-va cessazione della sudorazione. Si avràdunque disidratazione, deplezione del gli-cogeno epatico e muscolare, come fonteenergetica, e perdita con il sudore dei sali,che sono elettroliti necessari per le reazio-ni chimiche del nostro organismo. Si com-prende, pertanto, perché in ambiente caldoè importante ripristinare acqua unitamen-te ad elettroliti e glucidi in proporzioni ade-guate. Gli elettroliti indispensabili per unaintegrazione sono il Sodio (Na), il Potassio(K), il Cloro (Cl), il Magnesio (Mg) nellecorrette proporzioni e quantità. Inoltre, perevitare un rapido esaurimento delle scortedi glucosio ematico e glicogeno muscolareè importante assumere miscele di carboi-drati a differente velocità di assimilazione,in modo tale da coprire per il tempo neces-sario lo svolgimento di una determinataattività lavorativa. La bevanda ideale do-vrebbe avere un discreto potere energetico,avere una forte capacità reidratante ed ave-re una elevata velocità di svuotamento ga-strico e di assimilazione intestinale. L’uomoha quindi necessità di bere prima, duranteed anche dopo lo svolgimento dell’attivitàfisica, ma deve ricordare che il volume delliquido ingerito condiziona pesantementela velocità di svuotamento gastrico, e deveattenersi a delle regole di assunzione: 100-200 ml ogni 15-20 minuti durante attivitàfisica. Non oltre 800-900 ml/ora.

Piccola farmacia dell’alpinista: la disidratazionedi Giorgio Martini

In ricordo di Enzo Depaoli“Enzo, ora sei su altre montagne ma sarai sem-pre con noi, Barbara, Lori e Sergio”

Sergio Spagnolli - Sez. SAT di Aldeno

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La Valle del Vanoi si trova nella partesud-orientale della provincia di Tren-

to, è amministrata dal comune di Canal SanBovo, che conta una superficie di 125,54kmq per un’altitudine media di 757 m virisiedono 1.665 abitanti, suddivisi fra il ca-poluogo e le sue sei frazioni: Caoria, Ci-cona, Gobbera, Prade, Ronco e Zortea.

L’Ecomuseo del VanoiL’Ecomuseo del Vanoi è stato istituito

nel 1999 dal comune di Canal San Bovo. Èun museo dello spazio e del tempo, dell’uo-mo nel suo territorio, della comunità loca-le e della sua memoria. Lo spazio è il baci-no della Valle del Vanoi, teatro storico del-l’azione delle comunità che vi hanno vis-suto. Il territorio delComune di CanalSan Bovo costituisceperciò il cuore del-l’Ecomuseo del Va-noi. L’Ecomuseocura l’individuazio-ne, la conoscenza ela trasmissione delpatrimonio diffusosu tutta la Valle delVanoi attraversol’identificazione el’approfondimentodi sette temi cardine:acqua, legno, pietra,erba, sacro, guerra emobilità. Per ognu-no di questi temi

sono visitabili siti e strutture con allesti-menti specifici: la Stanza del Sacro a Zor-tea, il Museo della Grande Guerra sul La-gorai e il Museo Arti e Mestieri a Caoria, imulini di Ronco, la calchera di Gobbera eil Sentiero Etnografico del Vanoi.

Il Sentiero Etnografico del VanoiUno di questi siti è il Sentiero Etnogra-

fico del Vanoi, poiché rappresenta moltobene tre temi dell’Ecomuseo: l’erba, il le-gno e la mobilità. Il progetto del SentieroEtnografico del Vanoi nasce 10 anni fa dal-la volontà del Parco Naturale “Paneveg-gio-Pale di San Martino” e del Museo de-gli Usi e Costumi della Gente Trentina diagire concretamente per salvare e far co-

L’Ecomuseo del Vanoi, un museo tutto da vivere

Prà de Madego dove si può visitare la mostra permanente sui principali temi del SentieroEtnografico

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noscere il patrimonio storico-culturaledella Valle del Vanoi. Questo percorso ècomposto da un’insieme di sentieri e stra-de sterrate che partendo da Caoria (845m) arriva a Malga Vesnòta de sora a quota1.879 m. Il territorio occupato dal Sentie-ro Etnografico conta una superficie di cir-ca 4.000 ettari e risale 2 valli: la Valsorda ela Valzanca. Camminando su questi vie,percorse per secoli dalla gente del luogo,si possono ancora incontrare le tracce delloro passaggio: i muretti a secco lungo isentieri, i numerosissimi masi, molti deiquali sono ancor oggi vissuti, spiazzi diprati che tenacemente ancora resistono al-l’avanzare inesorabile del bosco. Il Sentie-ro è suddiviso in 4 anelli principali: anel dela val, anel dei pradi, anel del bosc, anel dela mon-tagna. Per ognuno di questi percorsi sono

Per informazioni

Casa dell’EcomuseoPiazza Vittorio Emmanuele II, 9 - Canal SanBovo (TN)Tel. 0439/719106 - E-mail: [email protected]

stati creati dei centri con allestimenti per-manenti e temporanei che sviluppano al-cuni aspetti dei vari temi: Prà de Madego,mostra permanente sui principali temi delSentiero Etnografico, Pradi de Tognòla, alle-stimento sulla vita dei pradi e Siega de Val-zanca, ricostruzione di una segheria idrau-lica veneziana perfettamente funzionante.

Sono presenti inoltre un punto ristoroa Pont de Stél, nei pressi della Siega e duestrutture ricettive: Pra dei Tassi (12 posti let-to) e Malga Vesnòta de sora (10 posti letto instile bivacco).

Il Coro dellaSOSAT, comeormai da lungatradizione, hacantato le pro-prie canzoni alRifugio XIIApostoli (25luglio di que-st’anno), in oc-casione dellecelebrazioni aricordo di tuttii caduti inmontagna.

Giornata dedicata ai caduti della montagna

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DolomitiGruppo del PuezCiampanil del Val 2022 mParete Est “Via Filip”

Prima salita: Ivo Rabanser, Stefan Comploi e Pa-trick Runggaldier, 26 aprile 2003.

Difficoltà: VI+, VII e un passaggio di VII+.Dislivello: 220 m.Orario di salita:8.30 ore.

Ultima in ordine di tempo fra le vie sul Ciampanildel Vai, quest’itinerario supera al centro la gialla-stra parete Est con linea molto estetica, destreg-giandosi fra strapiombi alla ricerca del percorsopiù logico ed agevole.L’arrampicata è sostenuta su tutto il tracciato, condue lunghezze molto impegnative se percorse incompleta arrampicata libera.Spettacolare ed assai esposta la quarta lunghezza,lungo una compatta parete gialla ed una seguentefascia di pronunciati strapiombi, da superarsi conatletica arrampicata grazie ad ottimi appigli.La qualità della roccia è in genere buona con tut-tavia alcuni tratti friabili ed ancora da ripulire.Durante la prima ascensione, la quarta e la ottavalunghezza sono state salite in parziale arrampicataartificiale e successivamente percorse in arrampi-cata libera. La via è stata dedicata al secondogeni-to del capocordata.I primi salitori hanno usato e lasciato in posto 16chiodi di sosta (di cui 8 spit) e 35 chiodi intermedi(di cui 4 chiodi a pressione).Per una ripetizione sono consigliabili una serie distopper e friends delle misure piccole e medie(Camalot 0.75, 1 e 2) da integrare con le protezio-ni in loco.

AccessoDal parcheggio allo sbocco della Vallunga si saleper tracce di sentiero verso la Vai da Udera, chedelimita sulla destra la Steviola.Giunti sotto le rocce si traversa a destra e si ri-

monta il ripido pendio erboso, costeggiando laparete del Cìampanil de Val.L’attacco si trova sotto un diedro aperto di rocciagiallo-nera (30 minuti).1. Alzarsi verso sinistra su di una lama, spostarsi

poi su roccia gialla verso destra (2 ch) e salireper una placca (2 ch) all’inizio del diedro, chesi percorre superando due strapiombi (3 ch),raggiungendo infine un piccolo gradino con ispit e i chiodo di sosta (30 m; VI, VI+ e ipassaggio di VII-).

2. Proseguire su roccia nera e montare da sini-stra su una lama staccata gialla; spostarsi versodestra ad una stretta cengia e traversare anco-ra fino sotto un diedrino giallo (1 ch), che sisegue uscendone in alto verso sinistra ad uncomodo terrazzino con i spit e 1 chiodo disosta (30 m; V, V+ e VI-).

3. Risalire un seguente diedrino di roccia friabilee al suo termine uscire verso destra (2 ch)aggirando in grande esposizione uno spigolo,per poi alzarsi ad un piccolo terrazzino con 2spit di sosta (20 m; V+ e VI).

4. Salire verso sinistra su parete gialla con buoniappigli (2 ch), quindi superare una placca diroccia compatta (1 ch e 4 ch a pressione) ed ilseguente strapiombo (4 ch), aggirare un se-condo strapiombo sulla destra (2 ch) e peruna placca raggiunge un esile ed esposto gra-dino con 3 chiodi di sosta (35 m; VI+, VII eVII+).

5. Per una placca grigia (1 ch) alzarsi ad una cor-nice erbosa, superare un’altra placca verticaletenendosi verso sinistra (2 ch), poi per topped’erba ad una cengia ed infine alzarsi versodestra ad un gradino con 1 spit e i chiodo disosta (25 m; V+ e VI-).

6. Proseguire lungo una fessurina gialla (1 ch),poi spostarsi su una cornice alcuni metri adestra ed alzarsi per roccia friabile (2 ch); inseguito continuare su una placca gialla versosinistra (1 ch), superare un tettino (1 ch) e peruna fessura raggiungere un esposto gradino

Alpinismo

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con i spit e 1 chiodo di sosta (30 m; V+, VI-e VI+).

7. Salire lungo una fessura e superare sulla destrail sovrastante tetto tringolare, giungendo adun gradino, quindi continuare lungo una fes-surina (1 ch) e per rocce friabili verso destrafino ad un comodo terrazzino con i spit e ichiodo di sosta (30 m; VI-, VI e VI+).

8. Percorrere un diedro strapiombante (8 ch) su-perando da ultimo un tettino, quindi uscireverso destra su alcune toppe erbose (1 ch) em seguito tornare a sinistra e superare un mu-retto giallo (1 ch), raggiungendo un terrazzinocon i spit di sosta (30 m; VI+, VII- e VII).

DiscesaUsciti dalla parete si sale per facili rocce ad unospiazzo (libro delle salite), quindi per crestine confacili roccette ed erba, si raggiunge in 10 minuti lavetta del Cìampanil de Val.Discendere lungo la cresta erbosa opposta, se-guendo tracce di passaggio, fino sopra un risalto,dove sulla destra è posto un ancoraggio di calata.Calarsi per 20 m ad una piccola cengia, seguirlaverso destra ed abbassarsi su rocce articolate (20e 30) ad una forcella erbosa.Da qui si può:a) seguire il canalone ad Ovest scendendo nella

Val da Udera, percorsa da una traccia di sen-tiero che conduce al parcheggio allo sboccodella Vallunga. Soluzione consigliabile poichépiù rapida e priva di difficoltà (ore 1).

b) dalla forcella discendere il canalone ad Est,oltrepassando una traccia di camoscio che sidiparte verso sinistra, fino sopra un risalto doveil canale si restringe. Con 2 corde doppie di25 m raggiungere il fondo della gola sotto-stante e proseguire su detriti superando daultimo un breve salto roccioso (1 passaggio di3°) pervenendo infine alla base della parete.Alternativa pratica per il recupero dello zainoall’attacco, ma più laboriosa e con qualche pe-ricolo di cadute sassi, specialmente con altrecordate sul posto (ore 1.15).

DolomitiGruppo del Sassolungo

Dito di Dio 2825 mSpigolo Nord-Est “via Manfred Feil”

Primi salitori: Ivo Rabanser e Stefan Comploi, 21luglio 2003.

Dislivello: 180 m.Difficoltà: V+, VI, 1 passaggio di VII- e 1

passaggio di VII+.Tempo Iª salita: ore 5.30.

L’itinerario percorre il giallastro spigolo del Ditodi Dio, ben visibile dalla Forcella del Sassolungo,offrendo una breve arrampicata molto bella edesposta.La roccia è in genere buona seppure in alcunipunti da ripulire.Particolarmente elegante la quinta lunghezza, lun-go lo spigolo interrotto da uno strapiombo conottimi appigli.Considerato anche il comodissimo accesso dal Ri-fugio Demetz, si tratta senz’altro di una via consi-gliabile e meritevole di essere ripetuta. La via èstata dedicata al ricordo della giovane guida alpinaManfred Feil (1973 - 2003).I primi salitori hanno usato e lasciato in posto ilchiodi di sosta (di cui 2 a pressione) e lì chiediintermedi. Utilizzati inoltre stopper e camalot divarie misure.

AccessoDal Rifugio Demetz sulla Forcella del Sassolungotraversare in quota il ghiaione verso destra pas-sando a monte di uno sperone roccioso, quindiscendere brevemente lungo il canale detritico finosulla verticale dello spigolo formato dal Dito diDio.L’attacco è in corrispondenza di una lama stacca-ta; 1 chiodo di sosta (10 minuti).1. Alzarsi verso destra e per una fessura portarsi

sul vertice della lama staccata (1 ch), quindisuperare una ripida placca grigia (1 ch), in se-guito obliquare su rocce coricate verso sinistra(1 ch) e infine salire una placca fessurata (1 ch)giungendo ad un gradino con 2 chiodi di sosta(40 m; IV, V, V+ e 1 passaggio di VI-).

2. Spostarsi un po’a sinistra ed alzarsi ad unospuntone, poi proseguire lungo una fessura eper rocce articolate fino ad una comoda cen-

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gia con 2 chiodi di sosta (40 m; IV e IV+).3. Obliquare ora su roccia giallastra verso destra

(2 ch) raggiungendo un espostissimo gradinocon 2 chiodi a pressione di sosta (15 m; VeV+). Spostarsi qualche metro a sinistra e per-correre una rampetta ascendente verso destra(2 ch), quindi superare una compatta placcagialla (2 ch) e sotto un tettino traversare inmassima esposizione a destra oltre lo spigolo(1 ch) e continuare su una placca grigia di ot-tima roccia (1 clessidra) arrivando verso sini-stra ad un esile gradino sullo spigolo; 2 chiodidi sosta (25 m; VI, VII- e 1 passaggio di VII+).

4. Salire verso sinistra su una placca giallastra conlicheni rossi e poi riportarsi sul filo dello spi-golo; continuare lungo una fessura (clessidracon cordino) ad una nicchia gialla (1 ch), quindisuperare uno strapiombo ben appigliato (cles-sidra con cordino) e per lo spigolo fino ad unterrazzino con 2 chiodi di sosta (45 m; IV+,V e 1 passaggio di V+).

5. Proseguire lungo la direttiva dello spigolo, su-perando ripide placche e due strapiombi conottimi appigli (1 clessidra), collegandosi da ul-timo alla via normale (1 ch) e raggiungendo lacresta sommitale; sosta con spuntone (45 m;IV, IV+ e V). 6- Seguendo la cresta si pervie-ne in breve sulla cima (15 m; III).

DiscesaDalla cima si scende brevemente lungo la crestafino ad uno spuntone con cordino di calata (II eIII). Con una corda doppia di 20m si supera unrisalto giallastro, quindi si prosegue lungo la crestae ci si abbassa girando a destra nella stretta forcel-la posta alla base dello spigolo Nord del Pollice (I,II e III-).Si scende ora in direzione SE (verso il RifugioDemetz), lungo un canalino e per rocce rotte condetrito, e da una cengia con due chiodi si effettuauna corda doppia di 28 m raggiungendo le ghiaiebasali sopra la Forcella del Sassolungo (45 minutidalla cima).

Gruppo del PuezGran Piza da Cir 2592

Parete Sud “La dlaceda”Primi salitori: Ivo Rabanser e Adam Holzknecht,

30 settembre 2003.Dislivello: 240 m.Difficoltà: VI, VII- 2 passaggi di VII e un bre-

ve tratto di A0.Tempo Iª salita: 5.45 ore.

Quest’itinerario si svolge a destra della via De Fran-cesch, lungo lo spigolo ottuso e strapiombante chedelimita sulla destra la giallastra parete, conclu-dendosi sul vertice di quel poderoso pilastro se-parato mediante una profonda spaccatura dal cor-po principale della montagna.Pur essendo relativamente breve, si tratta di un’ar-rampicata d’impegno, sia per le difficoltà abba-stanza sostenute, che per la qualità delle roccia, inbuona parte insicura e delicata.I primi salitori hanno usato e lasciato in posto 9chiodi di sosta e 12 chiodi intermedi. Per unaripetizione sono inoltre necessari una serie di frien-ds (misure anche molto piccole) ed una serie distopper.

AccessoDal Passo Gardena si segue dapprima una stradasterrata e poi un sentiero che porta ai prati sottola parete Sud della Gran Piza da Cir. Spostandosiverso destra si rimonta brevemente il ripido ghia-ione che scende dal Camino Adang, quindi si se-gue una cengia erbosa verso sinistra fino pocosotto una sella formata dall’avancorpo. L’attaccoè posto sulla destra di una marcata fessura gialla(45 minuti).1. Salire una placca grigia evitando a sinistra uno

strapiombo (1 ch), quindi percorrere la fessu-ra gialla superando uno strapiombo, quindi (1ch) si traversa su roccia friabile a sinistra ad unpulpito con clessidra e 1 chiodo di sosta (35m; V, VI- e 1 passaggio di VI).

2. Spostarsi ancora a sinistra e rimontare un die-drino giallo uscendone verso destra su unastretta cengia; superare un muretto giallo edevitare sulla destra uno strapiombo (2 ch), rag-giungendo una cornice friabile sulla quale sitraversa a destra; alzarsi verso destra su rocciafriabile (2 ch) fino alla scomoda sosta con 3chiodi (30 m; VI-, VI+ e 1 passaggio di VII).

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3. Spostarsi verso destra sullo spigolo e salire perfessurine ed un marcato diedro chiuso da unostrapiombo, quindi per fessura alla scomodasosta con 3 chiodi sotto un grande tetto (35m; VI, VI+ e VII-).

4. Superare il tetto sulla destra in grande esposi-zione (3 ch) e continuare su una placca verti-cale (2 ch) uscendo ad una comoda cengiacon 2 chiodi di sosta (25 m; VII- e i brevetratto di A0).

5. Salire una placca e per una fessurina ad uncomodo ripiano con clessidra di sosta (25 m;V e V+).

6. Superare una placca gialla sulla destra, quindispostarsi a sinistra (1 ch con cordino) e supe-rare uno strapiombo; continuare montandosu una lama staccata e superare l’incombentestrapiombo (2 ch), uscendo infine su facilirocce (30 m; VII-, 1 passaggio di VII e 1 pas-saggio di A0).Per rocce gradinate si giunge in breve sullasommità del pilastro staccato (I e II).

DiscesaRaggiunta la sommità del pilastro si scende peralcuni metri e, da una clessidra con cordino, ci sicala per 45 m nella profonda spaccatura che siapre fra il pilastro ed il corpo principale.Con breve salita si raggiunge la sella, quindi sidiscende lungo in canale opposto traversando poiper tracce di passaggio, fino a raggiungere il sen-tiero della via normale. Seguendo questo sentierosi ritorna al Passo Gardena (ore 1).

Gruppo del PuezSass CiampacParete Sud “Pilastro Bergerac”

Primi salitori: Ivo Rabanser e Stefan Comploi, 18giugno 2002.

Dislivello: 500 m.Difficoltà: VI, VI+ con brevi tratti di Al e un

passaggio di A2.Tempo Iª salita: 18 ore.

Il grande pilastro giallo sulla destra del Camino

Curvo è solcato frontalmente da una serie di mar-cate fessure con andamento obliquo da sinistraverso destra.La linea di salita di questo notevole itinerario, giàtentato in precedenza da altre cordate, segue que-ste fessure e nella parte centrale le placche grigiea sinistra di esse, riprendendo in alto la VarianteKammerlander.Arrampicata sostenuta e in parte assai esposta, inprevalenza per fessure e stretti camini, che obbli-gano ad alcune sequenze di movimenti faticosi edatletici. Roccia di qualità alterne: parzialmente de-licata e friabile nella parte iniziale, mentre versol’alto migliora decisamente.Particolarmente bella la nona lunghezza, dove sieffettua una spettacolare traversata in massimaesposizione.La via è sufficientemente chiodata e gran partedelle soste sono attrezzate. Per una ripetizionesono tuttavia necessari una serie di stopper, unaserie di friends (anche delle misure grandi) ed unpiccolo assortimento di chiodi.

AccessoDal parcheggio posto in corrispondenza della pri-ma curva della strada sotto il Passo Gardena ver-so la Val Badia, si prende un sentiero sulla sinistrache sale brevemente alla Malga Cir 2093 m, perpoi traversare lungamente in direzione Est conpercorso molto vario, passando da ultimo sotto lepareti del Sass Ciampàc.Arrivati ad una radura con grande blocco si lasciail sentiero segnalato risalendo nel rado bosco eper un ghiaione alla base della parete.L’attacco si trova al centro del pilastro giallo, sulladestra della marcata fessura dall’andamento obli-quo verso destra; 1 ch di sosta (ore 1).1. Superare un muretto con fessurina, quindi per-

correre un diedro giallastro obliquo a sinistra,e con un delicato passaggio su roccia friabile(1 ch) raggiungere una profonda nicchia conmasso incastrato (25 m; IV+, V e V+).

2. Uscire dalla nicchia montando verso destra suuna grossa lama staccata, immettersi nella fes-sura-camino e seguirla superando uno stra-piombo (2 clessidre con cardini e 1 ch), poipiù facilmente fino ad un comodo terrazzinocon 2 ch di sosta (25 m; VI, VI+ e 1 passag-

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gio di Al).3. Proseguire lungo una rampa inclinata a destra,

salire uno stretto camino (masso incastrato concordino), arrivando ad un gradino con clessi-dra di sosta (25 m; IV, IV+ e VI-).

4. Superare una fessurina gialla (1 ch), quindi per-correre una rampa obliqua verso destra di roc-cia un po’ friabile 1 ch), fino ad un espostogradino con 1 spit ed una clessidra di sosta(20 m; IV+, V e 1 passaggio di VI-).

5. Continuare lungo la rampa, ora più larga edagevole, raggiungendo il terrazzo al sole, un am-pio gradino con 2 ch di sosta (25 m; III e IV).

6. Si attacca la sovrastante parete di roccia giallae molto friabile: salire dapprima verso destra(1 ch), superare un muretto strapiombante (4ch e 2 spit), poi traversare a destra aiutandosicon una lama instabile (1 ch) e infine saliredirettamente (3 ch) alla scomoda sosta con 2spit (25 m; V+, VI con passaggi di Al e A2).

7. Superare uno strapiombo di roccia assai fria-bile piegando poi verso sinistra (3 ch e 2 spit),quindi percorrere uno stretto camino con sab-bia, uscendo ad una strozzatura sulla parete didestra (1 spit e 1 ch); continuare per la se-guente fessura fino a raggiungere un comodoterrazzino con 2 ch di sosta (40 m; V, V+, VIe 1 passaggio di Al).

8. Salire per il successivo diedro leggermente in-clinato a destra (1 ch), fino sulla sommità diun pilastro; 2 spit di sosta (25 m; IV e IV+).

9. Spostarsi un po’ a destra e superare uno stra-piombo (1 ch e 1 spit), proseguire su rocciagialla di ottima qualità (3 ch), poi traversare inmassima esposizione verso sinistra (3 ch), ab-bassandosi anche leggermente (1 ch), fino adun gradino con 1 ch e 1 spit di sosta (25 m;VI, VI+ e 1 passaggio di Al).

10. Superare verso sinistra un muretto giallo e leg-germente strapiombante (3 ch), poi salire constupenda arrampicata un netto diedrino uscen-do su di un comodo ripiano; proseguire lungouna fessura (1 ch) e poi più agevolmente finoad un terrazzino alla base di un diedrone gri-gio chiuso in alto da un grande tetto; 1 ch disosta (45 m; IV+, VI- VI e 1 passaggio di Al).

11. Risalire il diedro fino quasi sotto il tetto, quin-di traversare a sinistra e salire per lo spigolo di

ottima roccia, tenendosi da ultimo verso de-stra fino ad un piccolo gradino con 2 ch disosta (45 m; IV e IV+).

12. Obliquare sulle placche grigie verso destra,sfruttando alcune cornici erbose, quindi supe-rare una placca più liscia (1 ch con cordino)raggiungendo così un comodo terrazzino con2 ch di sosta (45 m; IV+, V e 1 passaggio diVI).

13. Alzarsi verso destra su un pilastrino, quindisalire un muretto verticale con fessura (clessi-dra con cordino), poi più facilmente per uncaminetto fino ad un gradino con 1 ch e 1spit di sosta (45 m; IV+, V+ e VI).

14. Proseguire lungo il seguente camino (sasso in-castrato con cordino) uscendo al suo termineverso sinistra su un ampio terrazzo con 1 chdi sosta (25 m; IV e V).

15. Salire su un pilastrino e proseguire lungo unarampa-fessura verso destra, quindi traversarea sinistra raggiungendo una comoda cengia con2 ch di sosta, sotto la gialla cuspide terminaledel pilastro (30 m; IV e IV+).

16. Proseguire lungo la direttiva della fessura, su-perando inizialmente una faticosa strozzatura(cordino e 1 ch), arrivando in una profondanicchia con ottima clessidra (15 m; VI+ e 1passaggio di A1).

17. Superare una fessura strapiombante, poi perun diedro ed una seguente placca rossa (1 ch),fino ad un comodo pulpito con 2 ch di sosta(30 m; V+, VI e 1 passaggio di Al).

18. Percorrere con faticosa arrampicata lo strettocamino che solca lo strapiombo finale, quindiper un’esposta fessurina che si allarga nuova-mente, fino ad uscire sulla sommità; 1 ch disosta (35 m; VI e VI+).

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Domenica 5 settembre è stata una giornata dav-vero speciale per i ragazzi dei Gruppi di Alpini-smo Giovanile SAT e CAI del Trentino e dell’Al-to Adige.Il Raduno Regionale 2004 ha raccolto l’adesionedi 19 gruppi AG della regione per un totale dioltre 400 partecipanti: erano presenti le sezioniCAI Bassa Atesina, Bolzano, Brennero, Bressano-

ne, Brunico, Laives, Merano, Salorno, Val Badia,Vipiteno e le sezioni SAT di Arco, Centa, Civez-zano, Fondo, Lavis, Pressano, Rovereto, Toblinoe Zambana.È senz’altro da sottolineare l’adesione all’iniziativadi solidarietà proposta dalla SAT Centrale a favo-re di bambini che vivono in Paesi del mondo doveper loro non è possibile avere un quaderno e una

Raduno Regionale di Alpinismo Giovanile Trentino-Alto AdigeOrganizzato dalla Sezione SAT di Zambana

La montagna ci aiuta a stare insieme

Alpinismo giovanile

I partecipanti a Malga Zambana

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penna da portare a scuola; al punto di raccoltasono stati molti i ragazzi che hanno consegnatodel materiale scolastico da donare ai loro coetanei“meno fortunati”.I giovani alpinisti, radunatisi ad Andalo, sono par-titi per un’escursione in Paganella raggiungendo lacima e percorrendo poi il suggestivo sentiero del-la “Roda” che nel tratto più impegnativo è con-tornato da un “arco” che offre un bel panoramasui laghi e Lamar e proseguendo, una bellissimavisione delle maestose pareti del “canalon Batti-sti”. Incrociato poi il sentiero 602 si raggiunge ilDosso Larici attraversando il “bus del Fotre”; daqui, per strada forestale, si arriva alla “Casara” neipressi di Malga Zambana.È stata preziosa la presenza di alcuni volontari delCorpo Soccorso Alpino Fai della Paganella che,posizionati lungo il percorso dell’escursione, han-no garantito la sicurezza a tutti i partecipanti.Arrivati alla Casara, i ragazzi hanno consumato ilpasto preparato con cura da alcuni rappresentantidel Comitato Associazioni di Zambana con l’aiu-to di altri volontari che si sono resi disponibili per

questa manifestazione. Uno splendido sole, il cie-lo limpido ed il panorama sul Gruppo di Brentasono stati la cornice della giornata per tutti i pre-senti. Oltre ai Gruppi di Alpinismo Giovanile del-la regione erano presenti, Nino Pontalti per la SATCentrale, il Presidente del CAI Alto Adige FrancoCapraro, il Presidente della Commissione Regio-nale di Alpinismo Giovanile Giuseppe Broggi, ilSindaco di Zambana Diego Filippozzi, il vice Sin-daco Tullio Cova e l’Assessore allo Sport RobertoCaracristi, il Comandante dei Vigili del Fuoco Vo-lontari di Zambana Flavio Clementel.Hanno presenziato inoltre alla manifestazione al-cuni volontari della Croce Bianca di Fai della Pa-ganella e due componenti del Corpo Forestale.La giornata è trascorsa in allegria e amicizia la-sciando un buon ricordo in tutti i partecipanti etanta soddisfazione per gli organizzatori.Naturalmente, come in tutte le cose che finisconobene, è fondamentale l’aiuto e l’impegno da partedi tutti ma anche di chi ha voluto sostenere la se-zione SAT di Zambana nell’organizzazione delRaduno.

L’Operazione Mato grosso ringrazia a nomedei bambini della Cordillera Blanca, sulle Andeperuviane, i ragazzi dell’Alpinismo Giovanileper i quaderni e gli oggetti di cancelleria chehanno voluto donare. Questi doni, simbolo disolidarietà dei ragazzi trentini e altoatesini, lispediremo con il prossimo container verso lescuole dell’Operazione Mato Grosso sullaCordillera Blanca, dove migliaia di bambinihanno la possibilità di frequentare scuole pri-marie, secondarie e professionali, gratuite e ri-servate ai più poveri tra i poveri. Poter fornirei bambini la cancelleria costituisce un aiuto mol-to prezioso per queste famiglie che non han-no nemmeno i soldi per mangiare e curarsi.Ciao e grazie di cuore.Un grazie di cuore anche alla SAT e al CAIAlto Adige per la promozione di iniziative disolidarietà verso le popolazioni povere dimontagna.

I volontaridell’Operazione Mato Grosso del Trentino

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ARCOAltoGardaRonde 2004Diverso, stupendo, istruttivo.Questi tre aggettivi rendono perfettamente l’ideadi come sia stato il trekking AltoGardaRonde or-ganizzato dalla sezione SAT di Arco.Diverso, perché noi ragazzi abbiamo avuto la pos-sibilità di trascorrere quattro giorni in un clima diamicizia montana che ci ha fatto sentire più sem-plici, più piccoli, ma nello stesso tempo percepirequanto importante sia la nostra presenza nell’am-biente in cui viviamo. L’incontro con i ragazzi afri-cani del Saharawui ci ha arricchiti interiormenteoltre che a farci conoscere la realtà di un popolosfortunato. Stupendo, perché abbiamo attraversa-to paesaggi e scenari da mozzafiato, dormito stan-chi nei rifugi dopo una giornata di cammino ap-prezzando le piccole comodità che magari a casanon ci facciamo caso, gustare dei piatti semplici dicui non si è mai sentito nemmeno il nome ( “lapoina” prima del trekking non sapevamo cosa fos-se, ora almeno la assaggiamo).Istruttivo, perché grazie alla guida alpina PaoloCalzà Trota e ai nostri accompagnatori non abbia-mo solo camminato ma spesso e volentieri ci sia-mo fermati stimolati dalle spiegazioni botaniche,alpinistiche, geologiche, ecc. E gli amici del grup-po val di Gresta della SAT di Arco a spiegarci letrincee della Grande Guerra e le coltivazioni bio-logiche, la serata con il gruppo Astrofili presso il

rifugio Marchetti: in una sera abbiamo capito dipiù che in una settimana sui libri.O al rifugio D. Chiesa sull’Altissimo con il gestoreDanny ha spiegarci la gestione più eco compatibi-le possibile del rifugio e l’educazione e solidarietàche dovrebbe animare ogni alpinista.E come ha catturato la nostra attenzione l’amicoMauro Zattera al rifugio Pernici e le sue spiegazio-ni storiche di quelle zone con la visita alla galleriaRiccabona.E la magnifica conclusione in val di Ledro (pasta-sciutta, quanto ti abbiamo gustato) sui luoghi diGaribaldi e della prima Grande Guerra con le spie-gazioni semplici, chiare della nostra amica Anna-maria. Poi vedere le immagini del trekking sul sitowww.altogardaronde.it ci ha fatto sentire oltre che al-

pinisti anche “navigatori” sep-pur virtuali.Ecco quindi con queste sem-plici parole noi ragazzi parte-cipanti ringraziamo gli orga-nizzatori per le fatiche profu-se e speriamo che il trekkingsi ripeta anche l’anno prossi-mo anche se sappiamo chenoi, avendo già partecipatouna volta, non potremmo piùpartecipare ma il pensiero (eanche un po’ di invidia) saràcon gli altri ragazzi.

Excelsior(ora più che mai abbiamo ca-pito il senso della massimasatina)AltoGardaRonde: foto di gruppo a Cima Pari

La G.A. Paolo Calzà in un momento dell’escursione

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TRENTO - SOSATTrekking del Lagorai

Ce la faremo…sotto, ma ce la faremo!Prossack en spala!

Sono questi i due fulminanti e simpatici motti chehanno caratterizzato il trekking intrapreso dalGruppo di Alpinismo Giovanile delle SezioniSAT di Trento e SOSAT durante gli otto giornidi marcia nel gruppo del Lagorai.Sono le 7.30 di sabato 3 luglio 2004 e ci troviamoin Piazza Dante a Trento: giovani partecipanti, ge-nitori, accompagnatori, i due Presidenti delle se-zioni. Foto di rito che apparirà domani su “l’Adige”con il titolo “Giovani alla conquista del Lagorai”.Alle ore 8.00 i 27 giovani ed i 5 accompagnatoripartono in pullman per Palù del Fersina (Val deiMocheni) da dove inizierà l’avventura escur-sionistica: la traversata del Lagorai da Palù aMalga Rolle.Ore 9.00 piazza di Palù – per la prima volta risuo-na alto e ritmato un grido: “Prossack én spala”. E’questo il segnale che dà inizio alla 1ª tappa e che ciaccompagnerà – rassicurante ed ossessivo – pertutto il trekking. Dopo la sosta al Rifugio SetteSelle si affronta la salita alla Forcella d’Ezze resadifficoltosa dalla presenza di neve; già qui si rilevala solidarietà del gruppo: due “grandi” si accollanolo zaino di due “piccoli”. Si scende verso Malgad’Ezze dove incontriamo gli alunni di 4^ e 5^della Scuola Elementare di Telve di Sopra chestanno festeggiando la chiusura del loro campeg-gio. Si guadagna in salita la Forcella di Valtrigonae scendiamo la Val Trigona, di recente diventata“Oasi WWF”. Alle 17.45 perveniamo a MalgaBaessa di Sotto dove la “Logistica” ha predispo-sto l’attendamento. La cena è una piacevole sor-presa; è possibile fare il bis e certuni si concedonoil….tris. Alle 22.00 coprifuoco con l’impegno disveglia alle ore 7.00.Domenica 4 luglio 2004 – 2ª tappa.Dopo la prima colazione facciamo la conoscenzadi Ivo, solido forestale fiemmazzo, elemento pre-zioso per la logistica/trasporti e per la didattica.Alle ore 8.50 al grido prossack én spala si riforma lacolonna. La salita è un sentiero che s’inerpica rab-biosamente nel bosco. A quota m 1.700 circa siapre il prato-pascolo, ricco di fioritura: gialline

pulsatille, genziane blu notte, rododendri rosati,dafne profumate attirano l’attenzione e attenuanola fatica dell’ascesa. Alle 12.15 siamo a ForcellaZiolera; scorgiamo sotto – in direzione NW – ilLago delle Buse. Superiamo la Forcella Pala delBecco e raggiungiamo il Lago Montalon. Sostaper il pranzo. Proseguendo, superiamo ForcellaMontalon e, percorrendo in discesa il rilassantePian della Maddalena, prima per pascolo e poiin un bel ed arioso bosco di larici, raggiungiamoMalga Cazzorga alle ore 16.10. Bella escursione,con rabbiosa salita iniziale, varia nel suo paesaggio,a volte severo, a volte bucolico. Anche oggi il me-teo ci ha risparmiato la pioggia e alla sera ci regalaun bel sole.Lunedì 5 luglio 2004 – 3ª tappa.Ore 9.00: lasciamo Malga Cazzorga. Il sentiero –bella strada militare di arroccamento – presentauna pendenza “umana” che permette i conversaripiù vari. Passiamo alti sul Lago delle Stelune, su-periamo Forcella Valsorda, e scendiamo ai La-ghi delle Buse Basse o di Rocco puntando poi

I ragazzi sui sentieri del Lagorai

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al Passo Val Cion (splendida vista sulla Cimad’Asta) accompagnati da una eccezionale fioritu-ra di rododendri e di innumerevoli altri fiori. Dopouna breve sosta riprendiamo il cammino, salitellerabbiose, vipere in agguato, si raggiunge ForcellaLagorai. Scendiamo per strada militare, tagliandonevai, agli splendidi Laghetti di Lagorai, dovesostiamo, finendo i panini del pranzo. Facciamopediluvi nel laghetto; il cielo si fa cupo e ci inducead abbandonare i giochi e a partire. Allegri e can-tando approdiamo allo “stalon” di Malga Lagoraidove ritroviamo i nostri bagagli.Due accompagnatori, dopo una itinerante ricogni-zione, ci informano che, dopo Forcella Lagorai, sidovrà attraversare qualche ripido canalone di nevee superare un camino gradonato. La raccomanda-zione è: all’erta. Il sereno, che segue sempre untemporale, ci vede coraggiosamente all’assalto ……della cena.Martedì 6 luglio 2004 – 4ª tappa.Ore 9.00: prossack én spala. Ripercorriamo in sensoinverso il sentiero di ieri fino a Forcella Lagorai.Il meteo non ci incoraggia, pascolano nubi e neb-bie. Tenuto conto del meteo, della lunghezza delpercorso, dell’innevamento che sicuramente rallen-terà il procedere, si decide di limitare le soste e itempi di sosta (decisione rivelatasi quanto mai op-portuna). Non vi tedio con i dettagli, ma vi assicu-ro che la tappa si è rivelata tosta per le difficoltàincontrate: neve in abbondanza, insidiosi maceretidi frana, perdite e conseguenti recuperi di quota,

segnavia nascosti dallaneve, posa di corda “fis-sa” (con ancoraggi degliaccompagnatori Mi-chelangelo e Gian Pao-lo) per superare un insi-dioso canalino innevato.Merito di tutti, ma è giu-sto citare Remo (accom-pagnatore) e la disponi-bilità di alcuni generosi“grandi”, per aver supe-rato indenni le insidie.Tappa veramente mon-tanina, in ambiente par-ticolarmente severo.Giunti a Passo Sadole,

il paesaggio si ammorbidisce….si rilassa, come pureil fisico provato dei bravi escursionisti. Ore 18.40:i primi arrivano alla Baita dell’Alpino (GruppoANA di Ziano) dove è installata la base logistica.Si dormirà tutti con un tetto rigido sulla testa. Sicena, si va a letto un po’ tardi nella prospettiva diuna giornata di sosta... operosa, come è nelle buo-ne intenzioni dell’Organizzazione.Mercoledì 7 luglio 2004 – giornata di riposo.Ore 5.00 circa, un festoso, rutilante scampanio dicampanacci si diffonde nell’etere: le vacche dellavicina Malga Sadole hanno invaso il prato dellabaita alpina. Vengono prontamente scacciate e ri-torna la quiete. Come tutti i giorni, alle 7.00 il po-sto tappa si anima e incominciano le sveglie. Lagiornata di riposo, opportuna e salutare, viene uti-lizzata da ciascheduno come meglio gli aggrada. Ilpranzo è una piccola sorpresa. Giuseppe e Rosadel Rifugio Cauriol hanno preparato una gradi-tissima e gettonata polenta con spezzatino e fa-gioli. Alle 16.00 il dr Marcello Mazzucchi, Cor-po Forestale, ci intrattiene con una appassionataconversazione che ebbe sintetizzo: “Montagna,maestra di vita e libro aperto che induce alla curio-sità, quindi alla conoscenza, quindi al rispetto.” Alle17.00 Giove Pluvio ci costringe a ripararci e Ivo,Assistente Forestale del Lagorai, ci illustra effica-cemente: “Le corna e i palchi negli ungolati”.Giovedì 8 luglio 2004 – 5ª tappa.Alle 8.40 prossack én spala. Mandiamo avanti in grup-po con le ghette per aprire la pista. Il meteo è in-

I partecipanti al trekking del Lagorai ormai a metà strada, al Rifugio Cauriol

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certo, anzi ogni tanto pioviggina, ma non in ma-niera convinta. In prossimità della ForcellaCanzenagol-Cadinon tira un forte e freddo ven-to che agita la festuca facendola assomigliare a unverde mare in burrasca. Il panorama verso nord-ovest è ampio: Corno Nero e Bianco, Latemar,Catinaccio, Sasso Piatto e Sasso Lungo, Grup-po Sella; nella Valle di Fiemme, Predazzo. La-sciata a destra Forcella Coldosè, scendiamo alLago delle Trutte. Sosta per il pranzo. Il meteo,sempre sul sospetto, ci induce a stringere i tempi;puntiamo su Malga Moregna, con l’ospitale baito.Si perde un po’ di tempo per non chiudere la tap-pa troppo presto e alle 15.20 siamo a MalgaValmaggiore, dove inizia una divertente piog-gerellina (siamo al coperto). Dopo cena Ivo in-trattiene i ragazzi sull’argomento “Gli abeti di ri-sonanza (idonei a costruire casse armoniche).” Lanotte… pioggia a cateratte.Venerdì 9 luglio 2004 – 6ª tappa.Ore 9.00 prossack én spala. Si decide che un gruppodi 10 “grandi” con un accompagnatore ascenderàCima Cece; gli altri ci restano male, mugugnano eproseguono come da programma. Alle 11.10 per-veniamo, su sentiero caratterizzato da ridondanzadi acque, alla Forcella Valmaggiore e al BivaccoPaolo e Nicola. Durante il percorso Federico eIacopo, generosamente, ma anche come atto diprotesta per l’esclusione dalla Cima Cece, portato– oltre al loro – él prossack di due “piccoli”. Bravis-simi. La salita si fa dura e, finalmente, alle 13.00 ilgruppo si ricongiunge con i “magnifici 11” di CimaCece. Ricompattati proseguiamo su un susseguirsidi stancanti nevai ed infidi macereti di frana. Final-mente siamo a Forcella Cece e scendiamoripidissimamente fino a Malga Miesnotta di So-pra (ore 16.15). Stupendo posto tappa. Dopo cenaIvo intrattiene i ragazzi sul rapporto cacciatore-cane, mentre gli accompagnatori e gli addetti allalogistica – come di solito - preparano i panini perla colazione ed il pranzo di domani.Sabato 10 luglio 2004 – 7ª tappa.Alle 9.05 prossack én spala. Ragazzi è l’ultimo strap-po. Con cielo coperto troviamo le tracce di sentie-ro e saliamo con passo cadenzato fino a ForcellaMiesnotta. Paesaggio severo, ma elettrizzante, trecavalli al pascolo, nubi, nebbia, inizia a piovere. Fafreddo. Grandina intensamente con un rumore

assordante. Soste brevi per compattare il gruppo,sentiero micidiale su bagnati ed instabili maceretidi frana, saliscendi…. Incrociamo tre Perugini, gliunici escursionisti incontrati in tutto il trekking. Alle12.50 zuppi ed infreddoliti raggiungiamo PuntaCes e ci rifugiamo nel deserto, ma confortevole,bar. Attacco ai panini e alle bevande calde. Gliaccompagnatori Arturo, Gian Paolo, Mi-chelangelo, Michele, Nino – contenti - si guar-dano negli occhi e si congratulano. Si temeva iltemporale; per fortuna solo grandine e freddo.Rinfrancati e riscaldati scendiamo per la pista disci e, con il sole, raggiungiamo il Rifugio Laghidi Colbricon e alle ore 16.00 Malga Rolle.Fine del trekking: obiettivo raggiunto. Ore 17.00partenza con pullman per Trento dove troviamofamigliari e genitori ad attenderci. Una mamma cidice: “Bravi .…. grazie.”La logisticaLa localizzazione, i tempi e le modalità del dormi-re, del mangiare, dell’igiene per circa 37 persone èstato “il Pensiero” (con la P maiuscola) dell’Orga-nizzazione avente in Aldo e Alcide i due referentisommi. I posti tappa dovevano essere tutti in pros-simità di malghe e tutti raggiungibili con automez-zi al fine di assicurare i rifornimenti delle vivande,delle tende e delle borse con sacco a pelo e ricam-bi. Si dovette attivarsi per ottenere il permesso ditransito dalla Polizia Forestale e l’autorizzazione adusufruire delle malghe o bivacchi, per il pernotta-mento, dai relativi proprietari. La Forestale – be-nemerito e autentico sponsor – ci ha concesso pertutto il trekking Ivo. La sua “mission” era duplice:da un lato fare didattica, dall’altro curare, assieme

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a Claudia, Remo e Alcide, il trasporto del baga-glio da un posto all’altro.Il dormireLa soluzione più spartana è la tenda, corredata datelo termico, stuoia, sacco a pelo e torcia elettrica.Un generoso sponsor ne ha messe a disposizione14. Bisogna montarle e smontarle: il compito se losono accollato Claudia e Remo della logistica,coadiuvati da Alcide e, occasionalmente, dai ragazzi.Il mangiare e il…..bereBisognava fornire puntualmente una cena calda,una colazione e i pranzi al sacco per 37 personeper 7 giorni. Ogni sera Aldo, il responsabile deirifornimenti, da Mezzocorona, sede di Risto 3,raggiunge i singoli posti tappa con i contenitoridella cena (pastasciutta o pizza, carne e verdura

FOLGARIALa neo costituita sezione di Alpinismo Giovaniledi Folgaria, ha organizzato per sabato 31 luglio edomenica 1° agosto, un’escursione di grande ef-fetto, per far scoprire ai ragazzi - ed ai genitoripresenti - la bellezza delle nostre montagne e quan-to possa essere appagante percorrerle in compa-

I ragazzi della Sezione di Folgaria con il Presidente SAT, Franco Giacomoni, davanti alCentro Studi “J. Payer”

cotta, a volte frutta, a volte dolce); pane, brioche,marmellate per la colazione; e ancora panini e af-fettati (speck o prosciutto e formaggio) per il pran-zo al sacco e qualche bottiglia di vino per gliaccompagnatori.I partecipanti6 ragazze e 21 ragazzi; età media: 14 anni. Giovan-ni A., Shasa e Vova, Silvia e Nicoletta, Alessia eEdoardo, Ermanno e Federico, Iacopo, Anna eSaverio, Paco e Giuseppe, Luciano, Tiziano, Sara,Roberto, Matteo B., Daniela, Emanuele, Ruggero,Beniamino, Giovanni F., Nicolò, Matteo O., MatteoP. Tutti hanno completato il trekking.Gli accompagnatoriRita, Arturo, Gian Paolo, Michelangelo, Michele,Nino, Remo.

gnia ed in amicizia.La scelta dell’itinerario è caduta sulla traversata dalPasso del Tonale al Rif. Città di Trento al Man-dron, attraverso il Passo Maroccaro, ed il giornosuccessivo la discesa verso il Rif. Collini al Bedolee la percorrenza della Valle di Genova, lungo il sen-

tiero delle cascate.Ovviamente, essen-do il tragitto assailungo, è stato op-portunamente dosa-to l’uso di mezzi ditrasporto. La riusci-ta dell’escursione èandata al di là dellepiù rosee attese, aiu-tati anche da untempo splendidocon sole, nubi, neb-bie e tramonto qua-si a comando. I gla-ciologi del CentroJulius Payer, ci han-no illustrato conpassione il loro lavo-ro ed i movimentidei ghiacciai, destan-do nei ragazzi, mol-to interesse e curio-

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sità. Più tardi ci hanno cortesemente guidati, inanteprima, alla visita del Centro che sarebbe poistato inaugurato ufficialmente il giorno dopo.Fra gli ospiti presenti al Rifugio Città di Trentoabbiamo incontrato anche il nostro Presidente

Franco Giacomoni che ha accettato con entusia-smo di farsi fotografare fra i nostri ragazzi, con gliAccompagnatori di A.G. Francesco Cuel e Marti-no Battisti ed il Presidente della Sezione SAT diFolgaria Giuliano Targher.

STOROÈ sempre bello trovare nuovi amici e rivederne divecchi. L’amicizia della SAT di Storo, con i ragazzidell’Alpinismo Giovanile di Arco, con il loro pre-sidente Bruno e i loro accompagnatori, iniziata l’an-no scorso con l’incontro a Malga Vacil, si è ulte-riormente rafforzata quest’anno con le due gior-nate passate presso la loro Baita Cargoni in locali-tà S. Giovanni ad Arco.L’impegno profuso dagli amici di Arco per ospi-tarci al meglio è stato notevole in quanto la bella eaccogliente baita Cargoni non era in grado di ospi-tare “l’allegra brigata” composta da più di 70 per-sone tra ragazzi ed accompagnatori, ma grazie alladisponibilità di Don Stefano che ha messo a no-stra disposizione la casa Parrocchiale di S. Giovan-ni tutti i problemi logistici sono stati risolti e l’ospi-talità offerta è stata ottima. I ringraziamenti a DonStefano vanno oltre perché con la sua cordialità edallegria ha allietato con canti e musica,fino a notteinoltrata, la serata preparata attorno al grande falò.Purtroppo la giornata didomenica non ci ha rega-lato il bel sole caldo che ciaspettavamo, ma una gior-nata grigia e piovosa. No-nostante ciò abbiamo co-munque fatto una bellaescursione con tutti i ra-gazzi fino a cima Biaina(1413 m). A causa della fit-ta nebbia, il panorama chesi vede dalla cima ce lo sia-mo solo immaginato ascol-tando la descrizione dellecime che avremmo potutovedere; ma Bruno ci hapromesso di inviarci dellefoto panoramiche per ap-prezzare quello che ci sia-mo persi.

Ritornati alla Colonia abbiamo pranzato e dopoaver smontato le tende sotto la pioggia, ci siamosalutati e ci siamo dati appuntamento all’anno pros-simo per un nuovo incontro; le belle amicizie van-no coltivate. Grazie amici di Arco.

Sezione SAT StoroAlpinismo Giovanile

I ragazzi di Storo e Arco sulla Cima Biaina

La tendopoli

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ROVERETOGiovedì 9 luglio siamo partitialle 8.00 dalla sede SAT per iltrekking di 4 giorni sulle Paledi San Martino. Arrivati fino aPasso Valles con il pullman ecaricati gli zaini in spalla abbia-mo cominciato a risalire i pen-dii scoscesi e battuti dal ventodelle Pale. Meta: rifugio Mulaz.Raggiunta la Forcella Venegia,da cui abbiamo potuto ammi-rare tutto il gruppo delle Pale,percorrendo prima pendii er-bosi e poi ripidi ghiaioni, ab-biamo raggiunto Passo dei Fo-chetti di Focobon e l’omonima valle, sovrastata daicampanili del Focobon e dalle imponenti pareti delMulaz. E qui abbiamo ritrovato anche il rifugio.Essendo ancora presto alcuni di noi si sono poiavventurati fino a Cima Mulaz. Peccato che il ven-to e la nebbia abbiano impedito la visuale.Nonostante il brutto temporale della notte il 2°giorno ci ha concesso il sole per poter affrontarela salita tra i nevai alla Forcella Margherita e la pic-cola ferrata per raggiungere Passo delle Farangole.Si è aperta davanti a noi la Valgrande, percorsa dalsentiero delle Farangole che ci ha permesso di at-traversare in costa il corpo delle Pale fino a rag-giungere l’Altipiano, dove si trova anche il rifugioRosetta, dove abbiamo avuto un piacevole soggior-no. Purtroppo la neve aveva ritardato la nostramarcia impedendoci di salire alla Cima della Vez-zana, la vetta più alta di tutto il gruppo.Il bel tempo che abbiamo trovato al risveglio nonci ha accompagnato per tutto il giorno, infatti si è

ben presto trasformato in una bufera di neve epioggia. Nonostante questo abbiamo cercato diraggiungere la cima che era in programma, Cimadella Fradusta, ma il peggiorare delle condizioniclimatiche ci ha costretto ad una precipitosa ritira-ta verso il rifugio Pradidali attraverso i nevai.Qui abbiamo trascorso tutto il pomeriggio raccol-ti intorno alla stufa in compagnia di tutti i cammi-natori che come noi erano stati sorpresi dal mal-tempo. La pioggia e la grandine ci hanno trattenu-to nel rifugio anche per gran parte della mattinatadel 4° giorno. Quando finalmente siamo riusciti apartire siamo stati costretti a ridimensionare il per-corso previsto facendoci scendere subito lungo ValPradidali verso il Cant del Gal dove ci attendeva ilpullman per il ritorno nella calda e soffocante re-altà di Rovereto. Pur essendo stato il tempo brut-to l’animo del gruppo era giusto per passare 4 giornidi divertimento assieme.I ragazzi dell’Alpinismo Giovanile della SAT Rovereto

Dopo la nevicata di domenica 11 luglio

Fondo “G. Larcher”

Si ringrazia la Fam. Giacomelli con Elena, Paola e Gino per il contributo elargito al Fondo “G.Larcher”, in ricordo di Gian Batta Giacomelli, Socio SAT e Presidente, per oltre un decennio, dellaSezione di Caldonazzo.

“Nella geografia della memoria la montagna diventa una grande immagine della vita, delsuo respiro che va oltre le singole esistenze.Così ricordiamo lo zio Nino.

Elena, Paola e Gino”

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Dalle Sezioni

FIAVÈ25 anni di SAT a FiavèDomenica 11 luglio scorso la Sezione SAT di Fia-vè ha celebrato i suoi 25 anni di vita. Sorta il 29luglio 1979, per iniziativa di alcuni appassionati dimontagna, ora conta 250 soci e un gruppo di 40giovani.Si apre la serata celebrativa con la cerimonia dellaS. Messa, per ricordare i soci che ci hanno lasciato.Il nostro socio, Padre Adriano Maronese dei Ver-biti di Varone, nell’omelia ha voluto ricordare chela SAT non ha il solo significato di Società degliAlpinisti Tridentini, ma la sigla richiama e deve ri-cordare altri valori come:S = salire - sfidare - soffrire - sacrificarsi - soc-

correre - sopportare;A = aiutare - ascoltare - aspettare;T = tentare - tracciare - trascinare - trionfare.Tutti questi termini (verbi) richiamano ai satini laloro attività ed il loro amore per e sulla montagna,lontano dai “colori”, schivi alle esibizioni, che avolte, vengono presentati. Un volontariato che tan-to avvicina e ci rende sem-pre più vicini l’uno all’altro.Al termine della celebrazio-ne religiosa, presso la salariunioni del caseificio di Fia-vè, si è ricordato il 25° annodi fondazione della SAT allapresenza di numeroso pub-blico, intervenuto per ap-plaudire e congratularsi coni satini di Fiavè. Presenti au-torità politiche e sociali del-la zona: Franco Giacomoni,Presidente della SAT centra-le con il Direttore BrunoAngelini e il Presidente del-la Commissione sentieriGiovanni Mattioli. MicheleZambotti, Presidente dellaSezione con il Direttivo alcompleto. In rappresentan-

za della PAT gli Assessori Margherita Cogo ed IvaBerasi con il Consigliere Roberto Bombarda. I Sin-daci competenti di zona Sandro Guella per Fiavè eAttilio Caldera per Bleggio superiore. L’editore diEuroedit Dario Scarpa. Coordinava e dirigeva, conla tradizionale capacità, Graziano Riccadonna. Dàinizio alla manifestazione il Coro “Pineta-Rio Bian-co”, che allieterà la serata con conti della monta-gna. Prosegue il Presidente della Sezione SAT diFiavè, Michele Zambotti, che ripercorre la storiadella Sezione, rievocando le attività principali e pre-senta l’opuscolo che ricorda la vita sociale dellaSezione. Seguono gli interventi del Sindaco di Fia-vè, degli Assessori Provinciali Cogo e Berasi, delConsigliere Bombarda con la conclusione del Pre-sidente centrale SAT Franco Giacomoni. Tuttihanno sottolineato l’importanza della SAT, delvolontariato congratulandosi con il Direttivo ed isoci della Sezione che durante questo quarto disecolo si sono prodigati per far conoscere, amaree rispettare la montagna e il suo ambiente.

Il Presidente della Sezione Michele Zambotti ed il tavolo delle autorità

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PEIOAgosto con la SAT di PeioSi sono rinnovati anche quest’anno gli ormai dueclassici e importanti appuntamenti proposti dallaSezione di Peio nel mese di agosto: il raduno dicorsa in montagna VETICAL VIOZ e la serata dialpinismo che quest’anno ha avuto quale protago-nista Sergio Martini.La quarta edizione del raduno di corsa in monta-gna VERTICAL VIOZ, organizzato dalla SATPeio con il supporto di IAT Peio, Soccorso Alpi-no, Peio Funivie e Promotur Peio e Parco delloStelvio ha avuto luogo il 22 agosto. Alla partenzadal Doss dei Gembri, con il Vioz imbiancato so-pra i 3.200 m dalla nevicata del giorno precedente,si sono presentati in 160. Dopo la partenza si sonosubito messi in mostra i primi classificati dell’edi-zione 2003 con in testa il “cuoco volante”, vinci-tore delle precedenti edizioni Gianfranco Marini.Lungo i più di 5 chilometri del sentiero, reso parti-colarmente scivoloso dalla neve nella parte alta, ilgruppo dei concorrenti si è via via allungato.Al traguardo ai 3.535 m del rifugio Vioz si è pre-sentato ancora una volta solitario, con un tempodi qualche decina di secondi superiore a quello re-cord dello scorso anno, proprio Gianfranco Mari-ni staccando di poco più di un minuto RodolfoGhirardini e Alberto Maganzini. Fra le ragazzedominio incontrastato della giovanissima campio-nessa dello Sci Club Rabbi Irene Cicolini che habissato il successo dello scorso anno davanti allarendenese Paola Maffei e alla clesiana NicolettaValentini. La premiazione si è svolta presso il piaz-zale delle Terme di Peio, presentata dal Socio An-gelo Dalpez, con il Presidente della Sezione Euge-nio Groaz, il Sindaco di Peio Alberto Rigo e il Pre-sidente della Cassa Rurale Alta Val di Sole e PeioRomedio Menghini.Oltre ai primi classificati è stato offerto un ricono-scimento ai concorrenti più giovani Bettini Ma-nuel e Alessandrini Alessandro della SAT di Pres-sano (classe 1998) e a quelli meno giovani PierinoCanella di Cogolo (1929) e Carlo Pisetta della SATPressano (1930). Il trofeo offerto dal Parco delloStelvio è andato al gruppo Campo Bambi con 11atleti iscritti: la SAT Peio infatti, nonostante i 17iscritti, lo ha ceduto per doveri di ospitalità.L’altro appuntamento fisso di Agosto organizzato

dalla Sezione ha visto a Peio Fonti, il famoso eforte alpinista roveretano Sergio Martini, primotrentino e terzo italiano ad aver scalato tutti i 14“ottomila” della terra. La serata intitolata “Hima-laya e dintorni” supportata dalle diapositive in dis-solvenza e dalle musiche tibetane in sottofondo,commentata da Sergio con sapienza si è incentratasui vari tentativi di salita all’ Everest. Le immaginesuggestive hanno inchiodato i quasi 300 presentiper più di due ore. Fra i sogni futuri di Martini ilritorno su alcuni “ottomila” già conquistati ma deiquali non ha potuto apprezzarne tutta la bellezza egrandiosità a causa di problemi tecnici o per lepessime condizioni meteorologiche. Essere uno deipochi grandi alpinisti che hanno raggiunto tutte levette oltre gli ottomila metri non ha però cambia-to il suo stile di vita, le scalate rimangono per luiun “passatempo”.Il suo modo di fare alpinismo è sicuramente diver-so da molti altri alpinisti e questa sua scelta, va sot-tolineato, lo fa essere “l’unico scalatore non professioni-sta ad aver raggiunto tutti gli ottomila”. Entrambe lemanifestazioni sono state organizzata dalla SATcol contributo economico della Cassa Rurale AltaVal di Sole e Peio, Comune di Peio, Famiglia Coo-perativa, Caserotti Sport, e di numerosi altri eser-cizio commerciali locali.

PERGINEIn occasione del 52° Filmfestival della Montagna“Città di Trento” il nostro Socio Luigi Fontanariclasse 1915 ha presentato tre opere di grande va-lore artistico mettendole in mostra nelle vetrinedella SAT in Via Manci a Trento con lo scopo diricordare i cinquant’anni della scalata al K2. Le treopere raffiguravano “Il K2”, affiancato dal “Cam-panil Basso” e dall’“Everest”. Indubbiamente, chiha avuto modo di vedere da vicino questi pezzi, hasicuramente notato che le opere, uniche nel lorogenere, denotano la passione sia per il tipo di lavo-ro che per i soggetti che vi sono rappresentati, cioè“la montagna”.Ma la Sezione di Pergine, nel mese di maggio èstata partecipe anche di una interessante iniziativache la Fondazione “Campana dei Caduti di Rove-

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RALLOEra il 23 giugno 1974 quando un gruppo di appas-sionati della montagna fondava la Sezione SAT diRallo, alla presenza dell’allora Presidente del diret-tivo centrale dott. Guido Marini. Trascorsi 30 annidalla fondazione, il direttivo della sezione ha deci-so di ricordare tale evento.Il trentennale di vita è stato festeggiato orga-nizzando una mostra fotografica commemorativaed un incontro con la popolazione allietato dal coroCoralità Clesiana con canti di montagna.Per l’occasione il socio presentatore dott. AldoValentini ha elencato le varie attività svolte:- la sistemazione della sede;- la valorizzaziOne dell’Eremo di S. Giustina con

il sentiero SAT 529;- il bivacco Pinamonti Guido alla malga Tassulla;- la manutenzione dei sentieri;- le gite sociali alpinistiche e culturali;- l’organizzazione di corsi di sicurezza in mon-

tagna;- la collaborazione con le altre sezioni del co-

mune di Tassullo e con le sezioni SAT di Tuen-no e Cles.

Tutto ciò illustrato da numerose fotografie espo-ste in mostra. Si sono ricordati i presidenti e i varicomponenti delle direzioni succeduti in questi 30anni ed i soci scomparsi.La festa si è conclusa con l’augurio che la SezioneSAT di Rallo continui ad operare per divulgare lapassione e l’amore per la montagna nei soci e sim-patizzanti anche in futuro.

Foto di gruppo al Rifugio Sette Selle

reto” ha visto come promotore: sono stati ospitidella Fondazione circa 40 tra ragazze e ragazzi Arabied Ebrei della Scuola “Hand in Hand” (Mano nel-la Mano) di Gerusalemme, per un progetto di con-vivenza pacifica che vede attualmente i due popolicontrapporsi oramai da diversi anni con le conse-guenze che tutti conosciamo. Alla Sez. SAT di Per-gine è pervenuta la richiesta della disponibilità delRifugio Sette Selle per poter far conoscere a questigiovani, innanzitutto l’ambiente montano con laneve e poi poter trascorrere un giorno immersi inun paesaggio (quest’anno molto favorito) inneva-to come visto poche volte e conseguentemente ave-re un punto d’appoggio.Al Rifugio i ragazzi e gli accompagnatori hannotrovato ospitalità con la collaborazione del VicePresidente Aldo Giusto, dei Soci Albino Valcano-ver con la moglie Mirella e Roberto Mosna checon entusiasmo hanno offerto agli ospiti bevandecalde ed un piatto caldo, certi di aver contribuitoin piccola parte a portare serenità per i rappresen-tanti di questi popoli provati da anni di guerra. Oltread una lettera di ringraziamento per l’ospitalità in-viata alla Direzione della Sezione SAT da parte delPreside della Scuola Media di Cognola, Prof. Ser-gio Casetti organizzatore dell’incontro, è di questigiorni l’arrivo di una lettera di ringraziamento per-venuta dal Preside della Scuola “Hand in Hand” diGerusalemme che riportiamo:“Ci è gradito nuovamente ringraziarvi per la Vostra ospi-talità la settimana scorsa quando la nostra scuola, Handin Hand: Centro Istruzione per Arabi ed Ebrei in Israele,ha visitato l’Italia.La nostra escursione in montagna, fino al vostro Rifugio è

stata la più bella della nostra visita. Tutti i ragazzi hannotrovato l’escursione eccitante, bella e difficile. Per molti deiragazzi, che vedevano la neve per la prima volta e per tuttidi noi è stata una magnifica esperienza che ricorderemo sem-pre. La nostra visita a Trento è riuscita molto bene e haaiutato a rafforzare il ponte di buone relazioni tra i nostrialunni ebrei ed arabi, insegnanti con gli alunni, insegnanti egenitori dei figli delle scuole locali.Estendiamo un caldo benvenuto a Lei per una visita inIsraele nella speranza che anche noi avremo un’altra voltal’opportunità di fare una visita a Lei coi nostri studenti inItalia.”

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SOPRAMONTE“Salire in alto per aiutarechi sta in basso”Quest’affermazione di Bat-tistino Bonali, alpinista de-ceduto sullo Huascaran, hamotivato il nostro viaggio inPerù sulla Cordigliera Bian-ca. In sei amici di Sopra-monte, soci della locale Se-zione SAT, siamo partiti il 16agosto con un duplice obiet-tivo: raggiungere qualchecima della Cordigliera Bian-ca, portare qualche aiutoconcreto ai campesinos delleAnde. Abbiamo potuto re-alizzare i nostri obiettivi, gra-zie agli amici dell’Operazio-ne Mato Grosso (O.M.G.),che da più di trent’anni sono presenti in mezzo aipoveri delle Ande Peruviane. Siamo stati ospitatinella parrocchia di Marcarà, sede della Scuola Gui-de di Alta Montagna. Qui ed in altre parrocchie-missioni abbiamo apprezzato il lavoro di tanti vo-lontari italiani (molti anche trentini), che offronomesi - anni della loro vita in favore dei poveri cam-pesinos. Con la realizzazione di scuole per la lavo-razione del legno, della pietra e della lana i volon-

tari dell’O.M.G. stanno prodigandosi per offrireun futuro migliore specialmente per i più giovani.Un’ultima intuizione del fondatore dell’O.M.G., p.Ugo De Censi, è stata la costruzione di tre rifugi.Anche il ricavato della gestione dei tre rifugi è in-teramente devoluto ai poveri. Abbiamo visitato tuttie tre i rifugi, sono molto confortevoli e offrono glistessi servizi dei nostri rifugi alpini. Da ogni rifu-gio si possono raggiungere diverse cime dai 5.500

ai 6.700 metri.Noi ci siamo accontentati di raggiun-gere due cime e precisamente: il Ne-vado Ishinca (5.530) e il Nevado Pi-sco (5.800). Da queste cime si pos-sono godere panorami di straordi-naria bellezza. Come si vede dalla fo-tografia abbiamo posato sul Neva-do Ishinca con il gagliardetto dellaSAT per onorare la nostra apparte-nenza alla sezione SAT di Sopra-monte.È stata davvero un’esperienza indi-menticabile che vogliamo augurarea tanti amici satini.Excelsior

Cappelletti Renzo, Girardi Bruno,Menestrina Diego, Menestrina Olindo,

Nardelli Walter e Zucal Ruggero.

Il gruppo in vetta al Nevado Ishinca (5.530 m) - Foto R. Cappelletti

Sul Nevado Pisco (5.800 m) con a sx, in lontananza, l'Alpamayo e a dxla vetta piramidale del Nevado Artesonraju - Foto R. Cappelletti

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Sentieri - Escursionismo

Archiviata con successo la 7a Settima-na Nazionale dell’EscursionismoOltre 1.500 persone provenienti da 11 regioni d’Ita-lia, da 37 sezioni CAI e da 18 SAT hanno parteci-pato all’edizione 2004 della Settimana Nazionaledell’Escursionismo che si è svolta dal 18 al 27 giu-gno fra i monti della Val di Non in Trentino, conbase nei paesi di Fondo, Rumo e Bresimo.Organizzata dalla Commissione Centrale perl’Escursionismo del CAI in collaborazione con laCommissione Regionale per l’Escursionismo delTrentino Alto Adige, la SAT e il CAI Alto Adige,la 7a edizione della più importante manifestazioneescursionistica nazionale, ha offerto la possibilitàai soci del Club Alpino Italiano e non solo, di co-noscere, attraverso 9 escursioni giornaliere e duetrekking di 3 giorni ciascuno, il territorio, l’ambiente,la storia, la realtà della Valle di Non ed in partico-lare della sponda che va dalla Roccapiana alle Mad-dalene passando per Roen e Penegal-Macaion.L’occasione per camminare sui sentieri della Valledi Non, ampiamente pubblicizzata sulla stampasociale del CAI, sulla stampa locale, pieghevoli, lo-candine e un apposito libret-to programma che ha rag-giunto tutte le sezioni delCAI, è stata colta da circa870 persone che, assiemeagli accompagnatori dellesezioni SAT e CAI localihanno potuto rendersi con-to direttamente delle note-voli potenzialità escursioni-stiche di questa valle delTrentino, oggi finora cono-sciuta soprattutto per lemele, e la “Ciaspolada” e perle vicine Dolomiti di Bren-ta. Il coinvolgimento di al-cuni esperti, avvicendatisigiorno dopo giorno per su-scitare interesse e curiositàfra gli escursionisti su uno o

più temi peculiari del territorio visitato, (LucioSottovia per la selvicoltura e la flora, Carlo Dal-piaz per la meteorologia, Torresani Paolo per leattività di alpeggio in quel di Rumo, l’incontro coni soci dell’AlpenVerein a Proves, Alessandro Branzper la visita al Santuario di S. Romedio, al Museodei Reti, alla Basilica di Sanzeno, Alessandro Bezzisulla flora, Alberto Trenti per la geologia) ha datola possibilità di informarsi su molti aspetti, cono-scere molti luoghi, particolarità e attività tradizio-nali. Sabato 19 giugno si è invece svolto a Fondo il6° Meeting nazionale sulla sentieristica CAI a curadel gruppo lavoro sentieri CAI in collaborazionecon la Commissione Sentieri Escursionismo dellaSAT, iniziativa congressuale che ha fatto il puntosulla situazione e le prospettive della sentieristicanazionale, combattuta fra i limiti del volontariato ele esigenze di maggiore professionalità del settore;è intervenuto il Presidente generale del CAI Anni-bale Salsa che ha voluto sottolineare il ruolo cultu-rale del CAI per promuovere la montagna con isuoi valori in modo armonioso. Domenica 20 giu-gno, giornata dedicata all’escursione al Monte Pe-

Ritrovo finale al Maso di Castel Basso (Bresimo) - Foto B. Angelini

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negal per gli interventi dimostrativi di manuten-zione del sentiero, il tempo davvero sfavorevole,non ha consentito di coinvolgere chi già non eraaddetto ai lavori, ma in ogni caso ha permesso dievidenziare l’enorme sforzo che i volontari dellesezioni SAT e CAI locali, assieme agli operatoridel gruppo intervento segnaletica della SAT, in vi-sta della Settimana, hanno fatto per riorganizzarela segnaletica dei sentieri su gran parte del territo-rio dell’alta valle di Non, uniformandola agli stan-dard provinciali e nazionali.Gli incontri serali con diversi ospiti e su temi in-troduttivi all’escursione del giorno successivo, in-tendevano creare un clima di accoglienza e di scam-bio fra popolazione locale ed escursionisti prove-nienti da varie regioni d’Italia, proposito certamenteraggiunto a Rumo e a Bresimo. L’incontro a Fon-do con Alessandro Gogna ha sottolineato l’aspet-to impattante dell’uomo sulla montagna e qualiazioni sono possibili per contrastare il degrado deirifiuti e l’uso irrispettoso della montagna; Anto-nella Cicogna e Mario Manica hanno invece spa-ziato in vari continenti fra i popoli e le montagnedi confine, regalando emozioni come raramente

capita. Il tempo meteorolo-gico durante la Settimananon è stato dei migliori, mala giornata finale ha potutogodere del più bel sole di giu-gno, coronando con succes-so un impegno lungo quasiun anno: al Maso di CastelBasso, sulle pendici meridio-nali del Monte Pin e poco amonte di Bresimo, si sonoradunate non solo le sezionidi CAI Alto Adige per il loroannuale ritrovo, ma anchemoltissimi valligiani con ilCoro Le Maddalene e quel-lo parrocchiale di Rumo chehanno voluto regalare unultimo ricordo della Valle diNon agli escursionisti. Neldiscorso conclusivo, LeoneCirolini, Presidente del Con-sorzio Turistico Le Madda-lene, - eccezionale sosteni-

tore della Settimana e dell’economia turistica tra-dizionale dell’alta valle di Non ha dichiarato “Que-sta manifestazione ha permesso di riconoscere fi-nalmente in Italia la Valle di Non per le sue mon-tagne e la possibilità di visitarle attraverso passeg-giate e sentieri, contribuendo a diffondere anchefra gli operatori locali una maggiore consapevo-lezza delle potenzialità del proprio territorio perun vero turismo alternativo”.Un incoraggiante e stimolante riconoscimento checi auguriamo si riversi anche localmente concre-tizzando gli auspici del neo-presidente generale delCAI Annibale Salsa.PartecipantiElenchiamo le sezioni SAT e CAI aderenti che sisono dichiarate agli organizzatori consapevoli chepurtroppo qualcuna è stata dimenticata. Ce ne scu-siamo fin d’ora.- Sezioni SAT partecipanti (18): Bresimo, Rumo,

Cles, Fondo, Vigo di Ton, Carè Alto, Cognola,Taio, Levico, SUSAT, Livo, Trento, SOSAT, S.Michele all’Adige, Villazzano, Mezzocorona,Valle dei Laghi, Arco.

- Sezioni CAI Alto Adige (7): Bolzano, Appia-

Meeting Nazionale dei sentieri- Fondo. Da sinistra: Filippo Cecconi (PresidenteComm. Centrale per l'escursionismo), Gian Marco Richiardone (Pres. Comm. Sen-tieri Esc. SAT), Annibale Salsa (Pres. Gen. CAI), Luigi Cavallaro (Pres. Comm.Reg. esc.), Tarcisio Deflorian (Comm. sentieri SAT) e Gianni D'Attilio (Coor.Gruppo lavoro Sentieri CAI)

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no, Laives, Bressanone, Salorno, Merano, Vi-piteno.

- Altre Sezioni CAI (30) rappresentate a variotitolo: Alessandria, Cassano d’Adda, Savona,Bergamo, Pistoia, Milano, Domodossola, Bra,Sacile, Bussolengo, Coazze, Giaveno, ReggioEmilia, Val d’Enza, Cesena, Gallarate, Ligure-Genova, Bolzaneto, Gorizia, Lucca, Padova,Viu, Fossano, Salerno, Mirano, Reggio Calabria,Desenzano, Dongo, Parma, Pescara, Rovigo.

- Regioni rappresentate (11): Piemonte, Lombar-dia, Liguria, Emilia Romagna, Veneto, FriuliVenezia Giulia, Toscana, Umbria, Campania,Calabria e Trentino AltoAdige. Hanno partecipa-to anche alcuni turistitedeschi.

- Per il Consiglio Centra-le della SAT: ClaudioColpo, Cinzia Marchi,Giuseppe Pedrotti, An-gelino Pontalti ed il Di-rettore Bruno Angelini.

- Per la Sede centrale delCAI: Il Presidente Ge-nerale Annibale Salsa e iconsiglieri Garuzzo eZanella; l’intera Com-missione Centrale perl’Escursionismo con ilPresidente Filippo Cec-coni, e il Gruppo lavoro

Sentieri con il coordinatore Gianni D’Attilio,il Gruppo di lavoro cartografia escursionisticacon il coordinatore Daniele Sarazzi.

- Ha inoltre partecipato Pier Giorgio Oliveti,direttore della stampa sociale CAI.

Le presenze alberghiere sono state circa 350.Particolarmente nutrita e significativa la partecipa-zione dei piemontesi, organizzatori della preceden-te edizione della manifestazione in Val Sangone eVal di Susa, che avevano passato il testimone allanostra regione. Per l’edizione 2005, la Commissio-ne centrale per l’Escursionismo ha affidato l’inca-rico ad alcune sezioni del CAI della Sicilia. Ci au-guriamo di poterci andare in molti, per fare nuoveesperienze e ri-trovare gli amici incontrati in que-sta edizione e contribuire a far crescere l’escursio-nismo nella regione più meridionale.RingraziamentiMolte sono le persone, le sezioni SAT e CAI, gliEnti e le ditte che hanno contribuito al buon esitodella Settimana nazionale dell’Escursionismo; no-minarli tutti non è possibile e desideriamo accomu-narli tutti in un unico grande e caloroso GRAZIE.Ci sia invece consentito evidenziare l’impegno ditutti quei soci che, in vista della manifestazione,hanno curato la manutenzione dei sentieri dellavalle, rinnovando talvolta per intero la segnaleticae, per lo stesso motivo, sottolineare la proficua col-laborazione fra le sezioni SAT e CAI Alto Adige.

Escursione al Macaion con l'esperto Lucio Sottovia che il-lustra le varietà botaniche di un pascolo - Foto T. Deflorian

La segnaletica dei sentieri dell'alta Valle di Non in occasione della manifestazione èstata completamente rinnovata - Foto T. Deflorian

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Lavori sulla rete sentieristicaIn attesa dei resoconti delle Sezioni per il 2004,un primo sintetico bilancioLe sezioni di Mezzocorona, Ton, Taio, Fondo,Runo e Bresimo in prima fila nell’impegno peril riordino dei sentieri di loro competenza –Ultimato il massiccio intervento del GIS nelVanoiNumerosi sono stati i lavori effettuati nel corsodell’estate e molti quelli ancora in corso. In attesadi ricevere i resoconti annuali da parte delle sezio-ni, evidenziamo in modo particolare i lavori effet-tuati dalle sezioni di Mezzocorona, Ton, Taio, Fon-do, Rumo e Bresimo per il riordino della segnaleti-ca dei sentieri di loro competenza.È inoltre proseguito l’impegno del Gruppo inter-vento segnaletica sentieri sulla rete del Vanoi cherisulta ora completamente rinnovata e percorribi-le in sicurezza, compreso l’itinerario E349 dal Ri-fugio Laghi Colbricon fino a Forcella Coldosè, la-voro effettuato in collaborazione con la sezionedel Primiero e del Parco Paneveggio Pale S. Marti-no. Anche la tratta trentina della Via Alpina, chesi svolge in Alta Val di Fassa dal Passo Pordoi finoal Passo Principe, è stata completamente segnata.Per un bilancio completo e più dettagliato riman-diamo al prossimo bollettino.

Sentieri danneggiati e chiusiO 208 Dal Rif. Stella Alpina al Masso del Bivacco;

chiuso per manutenzione; sentiero franato.O 227 Pian del Cuc-bivio sent. 220; chiuso per

manutenzione; sentiero inagibile; tratti da at-trezzare.

O 278 Per Malga Valchestria e Passo Falculotta;

Chiuso per manutenzione; sentiero inagibile.O 300 “San Vili” tratta da Moline (S. Lorenzo in Ba-

nale) a loc. Pargoletti; chiuso per manutenzio-ne; frana e smottamenti; attualmente sono incorso lavori di sistemazione del versante. Sipuò pervenire a San Lorenzo in Banale (op-pure a Deggia, in senso contrario) passandocon ampio giro dalla località Nembia.

O 359 Sentiero del Vallon; chiuso per manutenzio-ne; frane e smottamenti

O 374 Tra loc. Pontara e Bivacco Mario Gregorial Mezol; chiuso per manutenzione; crollodi alcuni muri di sostegno. Il bivacco è co-munque raggiungibile deviando su strada fo-restale.

O 426 Sentiero attrezzato del Rampin (M.Casale);chiuso per la necessità di adeguamenti tec-nici alle attrezzature.

O 529 Sentiero dell’Eremo di Santa Giustina; chiu-so per manutenzione. A seguito del rilasciodi parte delle acque del torrente Noce, è in-terrotto in prossimità dell’alveo del torren-te. L’accesso all’Eremo è quindi ora possi-bile solo dal lato di Dermulo.

O 604 Da Malga Zambana a Cima Paganella; chiu-so per manutenzione; sono in corso lavoridi sbancamento e sistemazione delle pisteda sci.

O 611 Dalla discarica di Trento a Bocca Paloni;chiuso accesso da Trento; a causa dei lavoridella discarica di Ischia Podetti, l’accesso daTrento non è possibile. L’imbocco è rag-giungibile solamente da Zambana Vecchia.

O 680 Da Cortalta a Belvedere; chiuso per manu-tenzione; presenza di schianti.

O 680, O 681, O 682 - Soprastanti l’abitato di Zam-bana Vecchia; benchè attualmente precor-ribili sono ancora chiusi per ordinanza sin-dacale. Nel frattempo sono state sostituitee messe a norma le attrezzature (funi corri-mano), sul sentiero 682, nei pressi della lo-calità “Doss de la Cordina” e rinnovata lasegnaletica.

E 402 Val Mistai, tra loc. Strada de Mez e CimaMonte Calisio; risulta chiuso causa frana

E 447 Pian dei Zirezari e bivio sent. 446 in loc.Doredondo chiuso per tratto franato; ina-gibile.

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La neocostituita Commissione Scuole alpinismo -scialpinismo e prevenzione, mette a disposizionedelle Sezioni SAT, un gruppo di esperti in grado diproporre serate a tema, volte alla divulgazione del-le norme basilari per un corretto approccio allamontagna e quindi destinate a prevenire eventualiincidenti.Le serate proposte affrontano le tematiche legate a:- Autosoccorso in attività di scialpinismo (valan-

ghe).- Medicina di montagna.- Progressione su ghiacciaio.- Set da ferrata.- Topografia e orientamento.Le richieste per le serate dovranno pervenirealla sede centrale con anticipo. Per informa-zioni sulle modalità del servizio, telefonare a:SAT - Sede Centrale 0461-981871.

La commissione scuole e prevenzione della SATorganizza, al fine di diffondere le conoscenze della“cultura” della sicurezza, un incontro di aggiorna-mento sul tema neve e valanghe per chi intendeaffrontare la montagna invernale.In maniera particolare il corso è rivolto a tutti co-loro che durante il periodo invernale organizzanopresso le sezioni itinerari di scialpinismo sciescur-sionismo e gite con ciaspole.Durante l’incontro verranno approfondite alcunetematiche riguardo alla neve di utilizzo pratico, conosservazioni sul manto nevoso per riuscire a per-cepire gli eventuali segnali di pericolo, nonché al-cune nozioni sulle modalità di condotta di un iti-nerario invernale. Inoltre verranno eseguite delleesercitazioni pratiche di autosoccorso, con l’utiliz-zo degli ultimi strumenti di localizzazione dei tra-volti in valanga. Lo scopo del corso è di diffonde-re un modo di approccio alla montagna innevatafatta di gioia, divertimento, ma anche sicurezza eresponsabilità per la propria e l’altrui vita.Il ritrovo per l’inizio del corso è previsto per ilgiorno venerdì 3 dicembre 2004 presso il rifugioGraffer al Grosté che offre la possibilità di unacapiente sala didattica e un ambiente ideale per le

prove in campo. In occasione del corso verrà inol-tre presentato il programma annuale della com-missione nel campo della prevenzione per un utilecontatto reciproco con le sezioni periferiche.

Corso neve e valanghe per organizza-tori gite SATIl corso si terrà nei giorni 3,4 e 5 dicembre 2004presso il rifugio Graffer al Grostè.Responsabile del corso Mazzola Mauro.Istruttori: Commissione Scuola e Prevenzione.

Programma di massima1° Giorno Venerdì 3 dicembre 2004

Ore 17.00 Arrivo e sistemazione al rifugio Graf-fer possibilità di salita con impianti, pelli di foca,ciaspole.Ore 18.00 Proiezione film didattici sul temaneve e valanghe.

2° giorno Sabato 4 dicembre 2004Ore 9.00 Presentazione corso programma, fi-nalità.Ore 10.00 Osservazione del manto nevoso le-zione pratica sul campo.Ore 13.00 Comportamento e conduzione diun itinerario escursionistico invernale.Ore 17.30 Lezione teorica in aula neve, valan-ghe e autosoccorso.

3° Giorno Domenica 5 dicembre 2004Ore 8.30 Breve itinerario fuori pista per osser-vazione manto nevoso.Ore 11.00 Autosoccorso in valanga prove pra-tiche sul campo ed esercitazione.Ore 15.00 Discussione e chiusura corso.

NB. Le adesioni dovranno essere inviate allaSede Centrale - Comm. Scuole, Tel. 0461-981871, Fax 0461-986462, E-mail: [email protected] il 15 novembre p.v., indicando il numerodi telefono o l’eventuale indirizzo di posta elet-tronica, al fine di poter comunicare per tem-po, i dettagli del Corso con i relativi costi (n° 2pensioni complete più spese trasferimento alrifugio).

Scuole alpinismo, scialpinismo, prevenzione

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“In montagna….Insieme”In una giornata che solo le nostre Valli sanno of-frirci si è concluso, in Val di Fassa, “In montagna...Insieme” il programma d’uscite, giunto al terzoanno, progettato per chi, con diverse abilità, vuolefrequentare la montagna.L’iniziativa, promossa dalle Sezioni SAT, con Anf-fas, CIRS, Ass. Estuario, Coop. La Rete, ed Asses-sorato alla Cultura, Politiche per la Pace e Pari Op-portunità del Comune di Trento ha visto quest’an-no tre uscite nei dintorni di Trento (Chegul, Sora-sass, Monte Bondone) tutte perfettamente riuscitecon partecipazioni complessive tra le 80 - 100 per-sone. A differenza degli altri anni, nel 2004 abbia-mo voluto chiudere “alla grande” con un’escursio-ne ad un nostro rifugio, in uno dei più bei luoghidelle Dolomiti: il Rifugio Vaiolet.Partenza con un pullman bello pieno da Trento,

un viaggio tranquillo, un veloce trasferimento daPera di Fassa (dove ci attendevano gli amici fassa-ni) a Gardeccia e poi su, verso il Catinaccio, puntaEmma, Torre Winkler, luoghi magici e storici dellastoria dell’alpinismo.Passo dopo passo, respiro dopo respiro, scherzosu scherzo ci siamo ritrovati sulla spianata del Ri-fugio. Incantati…La giornata è trascorsa veloce e perfetta grazie al-l’organizzazione impeccabile predisposta dal no-stro Consigliere Centrale, Tullio Dellagiacoma, edai soci della sua Sezione, assieme al gestore delVaiolet, Fabio Bernard, del Soccorso Alpino e del-la Croce Rossa di Fassa che accomuniamo in ungrosso grazie! Un grazie particolare ai gestori deipulmini Pera-Gardeccia che hanno generosamen-te offerto il trasporto a tutti.Augurandoci di leggere, nei prossimi numeri, le

“Insieme” al Rifugio Vaiolet

Solidarietà

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impressioni dei ragazzi, degli accompagnatori, deigenitori, non resta che ringraziare i tanti volontaridelle Sezioni che hanno permesso di ripetere, an-che quest’anno, un’esperienza attesa e amata per-ché “la montagna non è, e non deve essere, prerogativa di

Un rigraziamento da Casa SerenaReputo doveroso riconoscere a nome di tuttaCasa Serena, attraverso la gioia e l’entusiasmoche accarezzano il volto alle persone che hannopartecipato, che il progetto di uscita in monta-gna per i ragazzi disabili, promosso dal presi-dente Franco Giacomoni della SAT centrale, èuna bellissima realtà, una certezza, un appunta-mento da non perdere.Vanno sottolineate l’estrema disponibilità e l’ec-cellente organizzazione, frutto della grande col-laborazione di tutti i componenti le varie sezio-ni della SAT, che hanno reso possibile questastraordinaria esperienza.Casa Serena Anffas Trentino onlus ha parteci-pato a tre uscite: Chegul, Monte Bondone e“gran finale” al Catinaccio in un crescendo disoddisfazione, di entusiasmo, di emozioni, diamicizia. Come addetti ai lavori, sappiamo quantosia difficile organizzare e quanti possibili intop-pi, anche banali, anche dell’ultimo momento, sipossano presentare nel concretizzare un’uscitaper i ragazzi come i nostri. Problemi questi chedevono essere affrontati con tempestività e con…creatività. Tutto questo è riuscito con estre-ma efficacia ed ha reso possibile a noi di parteci-pare sempre più numerosi, grazie anche alla pos-sibilità di scelta dei percorsi diversi pensati “sumisura” per i nostri ragazzi. Altro elemento for-te di questa esperienza è stato il momento delpasto sia dal punto di vista organizzativo che peril clima d’accoglienza, con persone sempre pron-

te ed in aiuto in modo estremamente discreto.Sicuramente lo spettacolo del paesaggio così ca-ratteristico e unico delle Dolomiti, la festa e ilclima accogliente, i colori, i suoni della monta-gna trovati lassù rimarranno non solo nella mentema anche nel cuore di tutti i ragazzi. Queste sonole occasioni in cui anche le persone in difficoltàsi sentono libere e alla pari: la montagna méta diuna élite, avvicinata in questo modo, diventa luo-go vissuto e apprezzato anche dalle persone indifficoltà.È con grande ammirazione e riconoscimentoquindi che ringraziamo ancora le sezioni SAT diCognola, Povo, Bindesi di Villazzano, Matterel-lo, Ravina, Trento, SOSAT, Sardagna, Sopramon-te, di Pozza di Fassa con la certezza che questeesperienze di straordinario significato per tuttisiano un appuntamento da non mancare il pros-simo anno. Un arrivederci ai ragazzi delle altreassociazioni e realtà che hanno condiviso connoi questa bella esperienza.Un ringraziamento particolare all’assessore allacultura del Comune di Trento, Micaela Bertoldi,che ha messo a disposizione il pullman per lagita al Vajolet ed alla sezione SAT di Pozza diFassa che ci ha trasportati con i pulmini a Gar-deccia.Grazie ancora a tutti, a nome di tutta Casa Sere-na …alla prossima gita!

il direttore Massimiliano Deflorian

pochi, con qualche piccola accortezza può diventare ambien-te accessibile e invitante anche per chi vive una ‘diversa abi-lità’”.Arrivederci al prossimo anno.

F.G.

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A scuola di montagnaCorso di aggiornamento per docentiSettembre, tempo di scuola, tempo di incontri coni docenti. A distanza di qualche anno dall’ultimoincontro, ci si ritrova al rifugio Tonini per appro-fondire alcune tematiche, affrontarne di nuove, perdiscutere di ragazzi in montagna, per progettarescuola di montagna. L’iniziativa parte all’internodel gruppo scuola della SAT, che vede coinvolticomponenti di numerose commissioni; la finalitàdel gruppo di lavoro è quella di armonizzare le varieiniziative che esistono e che sono curate da sezionio da commissioni, individuare soci e docenti chesi vogliono mettere in gioco, sperimentare percor-si didattici per alunni e studenti.E allora in montagna, lasciando dolomie e granitiper capire meglio paesaggi e natura del Lagorai,lavorando in un rifugio che, fra gli altri, bene sipresta alle esperienze didattiche e formative, in virtùdello stanzone ricavato dalla attigua malga.L’attività si è sviluppata su due principali filoni: lacartografia e la geomorfologia, con due esperti dinotevole spessore, Gian Marco Richiardone, già

responsabile della commissione sentieri SAT e Ti-ziana Bampi, geologa e vecchia conoscenza deicorsisti. Ad essi si è aggiunto, strada facendo, Chri-stian Casarotto, studioso attento dei fenomeni ge-omofologici legati alle vicende glaciali.Il lavoro con i docenti ha seguito un andamentoche appare riproducibile con i ragazzi; in questo ilcorso ha raggiunto un suo scopo, consentendo adogni docente di entrare in possesso di strumentidi conoscenza e competenza e nello stesso tempoverificare sul campo la pratica attuazione degli stessi.Così è stata l’attività sulla cartografia, che a partiredal passo del Redebùs, ha impegnato i corsisti nel-la attenta lettura del territorio, nell’individuazionedei segni, nella loro restituzione sulla carta. Da stru-mento privo di indicazioni, via via si è arricchita diinformazioni e segni, verficati dalla attenta guidadi Gian Marco. Come pure per l’uso della bussolae della carta, attraverso lavori di gruppo studiati ecollaudati da Claudio Colpo della commissione al-pinismo giovanile SAT.L’escursione sul monte Rujoch del giorno succes-sivo, ha consentito la lettura diretta del paesaggio

porfirico e delle sue forme,introdotta la sera prima in ri-fugio da Tiziana. La splen-dida giornata ha consentitodi estendere lo sguardo an-che verso altri monti, versole dolomiti orientali, chepoggiano sul basamentoporfirico, osservandole conocchi diversi, più attenti ca-paci di vedere le differenze,mettere in relazione origine,natura, strutture, forme. Sa-per leggere il territorio na-turale è una competenzacomplessa ma molto impor-tante. Dà un significato pro-fondo al muoversi. Ed è perquesto che ci siamo ritrova-ti lassù, per “vedere” meglio,

Notizie

Lezione all’aperto sui prati del Rif. Tonini - Foto C. Colpo

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Graziano Maffei con il figlio Claudio, purtroppo scompar-so a pochi mesi di distanza dal padre

Ricordando Graziano Maffei nel de-cennale della morteGraziano Maffei (Rovereto 1939 - Marmolada1994) era un Accademico del CAAI che ha viag-giato attraverso le Dolomiti con lo stesso intattocandore nel quale ha vissuto. Amava le grandi pa-reti e le sue imprese più note le ha realizzate inMarmolada, in Civetta e in Vallaccia. Aveva costru-ito una minuscola baita in Vai San Nicolò, un ulte-riore segno del suo immedesimarsi con i monti, diquesto suo sprofondare nell’atmosfera alpina cheperseguiva in ogni momento e in ogni occasione,nei bivacchi scomodi, nella nevicata raggelante,nella pioggia sbattuta dal vento, tutti elementi na-turali che lo incantavano e che magnificava.I compagni con i quali ha svolto la maggior partedella sua attività sono relativamente pochi, tre iprincipali: Mariano Frizzera, Marino Stenico e Pa-olo Leoni poi Sergio Martini, Giuliano Stenghel,Antonio Bemard e Franco Filippi.Mariano rimase il suo preferito (il suo fratello comelo presentava agli altri) anche perché cominciaro-no ad arrampicare assieme da giovanissimi e conlui tracciò alla fine degli anni ‘60 primi anni ‘70alcune delle vie più belle, difficili e di grande lineaestetica. Tali itinerari erano ben più impegnativirispetto a quelli propagandati a quei tempi.Ma Feo e Mariano arrampicavano per il gusto per-sonale, non si ponevano limiti di tempo per creareuna nuova realizzazione, andavano nel loro tempolibero ed erano gelosi di quei pochi momenti cherubavano alla vita di tutti i giorni per farseli condi-zionare da fattori esterni.Tracciarono con questo stile itinerari grandiosi,come le grandi vie in Vallaccia via dei Bambini allaTorre di Mezzaluna, il colossale Pilastro Zeni laparete nord alla Torre di Vallaccia, più avanti, ilfiore all’occhiello di questa meravigliosa cordata, ilPilastro Lindo sulla punta Penia in Marmolada. Vieche tuttora contano pochissime ripetizioni e che

confrontate con altre del tempo sono nettamentesuperiori per l’altissimo livello raggiunto in arram-picata libera. Non è sbagliato dire dunque che giàin quegli anni la cordata Maffei - Frizzera raggiun-se il 7° grado, tracciando itinerari che erano in net-to anticipo sui tempi.Sul Sassolungo apre la via del calice sulla Torre In-nerkofier con Giuliano Stenghel, una classica or-mai che si sviluppa su una nervatura nera a formadi lungo calice in mezzo a gialle pareti.Il suo nome si associa così a quello degli alpinistiche si sono prodigati sul versante sud, tutti gran-dissimi e di indiscutibile valore a cominciare da LuigiRizzi e proseguendo con Bepi Loss, Emilio Bon-vecchio, Dietrich Hasse, Sepp Schrott, Marco Fur-lani, Ivo Rabanser, Franz e Norbert Prinoth, An-drea Andreotti, Fabio Bertoni…Graziano Maffei detto Feo aveva un viso lieto eonesto, capace di trasmette una gioia d’altri tempi.Magnificava i luoghi meno noti, quelli di una bel-lezza più semplice, più modesta, più povera, se sivuole, più selvaggia perché più naturale che eranogli stessi in cui viveva il suo spirito.Appariva estraniato dal resto del mondo, ma in-terpretava a suo modo il Trentino da cui aveva trattoanche i caratteri fisici, facendone in assoluto unaciviltà diversa che lui estremizzava conciliandolapersonalmente e in maniera irripetibile con la no-stra, strappata alle tentazioni di ogni mediazione.

ma soprattutto per portare poi i nostri ragazzi allascoperta della montagna. Portarli in ambiente, inalto per una esperienza formativa di grande valo-re, umano e culturale.

Claudio Bassetti

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Era un puro che rispondeva tranquillamente conle sue imprese, aperte anche in artificiale, al pro-rompere irruente del nuovo verbo della arrampi-cata libera, ripresentata come criterio innovatore eparadigma. Gli spiriti fantastici della montagna ave-vano trovato nella sua mitezza una nuova espres-sione, una misura umana e spontanea. In essa Feoavvertiva la propria essenza, qui sempre ritrovatasenza averla mai smarrita, sprofondando in essa,in qualcosa che riconosceva come se stesso e cheai più sembrava di non potere far coesistere entroi confini umanamente quotidiani.La sua vita è stata interrotta da una caduta in uncrepaccio scendendo dalla Marmolada dopo avereripetuto la via Don Quixote sulla parete Sud. Nel1994 Ivo Rabanser e Stefan Comploi nel decenna-le della loro attività esplorativa in Dolomiti saliva-no uno sperone roccioso che si eleva a est del Pic-colo Campanile del Sassopiatto e lo intitolavanoPiramide Maffei.

Dante Colli - Marco Furlani

Viva le nostre scuole d’alpinismoArriva il 2004, l’agognato anno del 16° complean-no di mia figlia Benedetta: avrebbe, finalmente, po-tuto frequentare il corso di Alpinismo della ScuolaCastel Corno, delle Sezioni di Rovereto e Mori, al

Prime lezioni del corso presso la storica palestra dei roveretani “ValScodella”

quale pensai bene di iscrivermi anch’io per vivereassieme quest’esperienza.I mesi antecedenti l’inizio del corso furono di pia-cevole e curiosa attesa.L’atmosfera vissuta al corso, fin dalla prima lezio-ne, è stata altamente positiva, generata dall’ottimaprofessionalità mostrata da tutti gli istruttori allaquale hanno saputo unire disciplina, molta passio-ne per l’insegnamento, oltre alla pazienza, alla cor-tesia e ad una sana allegria; mai ho notato il ben-ché minimo di supponenza da parte di alcuno diloro.Altrettanto piacevole è stato riscontrare anche ilbuon rapporto esistente tra gli istruttori giovani,che sono la maggioranza, e che contengono al lorointerno il gruppo dirigente, e gli istruttori menogiovani, che rappresentano la tuttora valida vec-chia guardia della Scuola Castel Corno. Questocorso mi rimarrà sempre nel cuore per i tanti en-tusiasmanti ed indimenticabili momenti vissuti sullepareti della Valle del Sarca, del Gruppo del Sella edella Marmolada, al punto d’aver pensato ad uncerto punto che l’“utile” di questo corso è l’averguadagnato 10 anni di vita.Positivo è stato anche il contributo alla riuscita delcorso dato da tutti gli allievi: molto interessati edin sintonia con il clima del corso stesso; a loro va ilmio ringraziamento.Verso la fine del corso ho incontrato un amico e

collega, nonché istruttore della Scuo-la Graffer, al quale ho raccontato del-la mia partecipazione al corso. Dopola conversazione, pensando alle qua-lità dell’amico appena salutato, misono trovato a dire che erano del tut-to simili a quelle degli istruttori dellaCastel Corno. Ho quindi pensato an-che ad altri istruttori che conosco delleScuole di Alpinismo della SAT ed hopotuto fare una considerazione… laSAT tutta deve essere estremamentefiera ad avere al proprio interno tantiuomini con tali qualità.Grazie quindi a tutti gli istruttori del-le Scuole di alpinismo e sci alpinismodel nostro Sodalizio, viva la SAT !Excelsior

Roberto Caliari

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A proposito del Monte Luco...Il Monte Luco (Laugenspitze per i sudtirolesi) m.2433 montagna porfirica posta all’estremità norddella Vai di Non, data la sua posizione isolata, do-mina sia l’Alta Anaunia che la Vai d’Ultimo e offrea quanti vi salgono un panorama grandioso e diineguagliabile bellezza.È sempre stato, perciò, meta frequentatissima du-rante la bella stagione da coloro che amano le escur-sioni a piedi; in questi ultimi anni, però, sono sem-pre più numerosi gli sci-alpinisti che vi salgono pured’inverno per godere Io spettacolo delle bianchedistese incontaminate e l’ebbrezza della discesa suglisci. I fianchi di questa montagna così cara a noi“nonesi”, un tempo ricoperti di erba, sono ora sog-getti a continui fenomeni di erosione tali da ren-dere instabili sia i versanti che i sentieri di accessoalla vetta.Se qualche tentativo per porre rimedio a questi fe-nomeni è stato fatto (fittoni in ferro per bloccaregrossi massi-installazione di paravalanghe, ora pe-raltro in stato di totale abbandono) bisogna con-venire che i risultati ottenuti sono stati molto scar-si, mentre il paesaggio ne risulta gravemente de-turpato. Vorrei però evidenziare un fatto nuovoposto in essere da poco tempo: sul fianco sud delLuco, sicuramente il più bello, il più panoramico, ilpiù sicuro d’inverno, si sta sistemando una speciedi “divisoria” lunga centinaia di metri costituita daquattro grossi fili di ferro zincati che sale fino acirca m. 2200 di altitudine ben al di sopra quindidella vegetazione.Questo manufatto serve quasi sicuramente per sta-bilire i confini dei pascoli delle due malghe posteai piedi del Luco e quindi per impedire lo sconfi-namento del bestiame.Non discuto sulla opportunità di delimitare conesattezza i confini dei vari territori, ma viene dachiedersi se non era sufficiente sistemare un unicofilo con inserita la corrente a batteria che potreb-be essere facilmente rimosso alla fine della stagio-ne del pascolo.La divisoria costruita, se stabile, costituirà infatti,

in inverno un grave pericolo per gli sciatori chescendono per questo versante in quanto la nevene impedirà la vista.Non è proprio possibile intervenire in qualchemodo per conciliare le esigenze sia di chi trae van-taggio dalla pastorizia sia di chi nelle ore libere vuoldedicarsi a un sano svago?Grazie per l’ospitalità.

Carlo Graziadei - Sezione SAT di Fondo

Considerazioni sul carosello sciisticosull’Altopiano di FolgariaIl supercarosello sciistico rovinerebbe una zonanaturisticamente perfetta e costerebbe 45 milionidi euro, trenta dei quali li sgancerebbe la ProvinciaAutonoma di Trento: noi insomma. Si è appenaesaurita la “debaclè” della Val Jumela e qualcosad’altro ed eccoci ancora qui.Il supercarosello sciistico dell’Altopiano di Folga-ria, fin giù al Veneto, comprende sette nuove seg-giovie quadriposto a servizio di almeno quindicipiste nuove ed una lottizzazione da 42 mila metricubi di residence, alberghi e strutture di servizioche dovrebbero insediarsi su un’area ad alto pre-gio forestale, botanico, faunistico, paesaggistico, na-turalistico.Ma quando la smettiamo di giocare col nostro (dicoproprio nostro) ambiente? Aspettiamo la sua di-struzione? I nuovi politici a cui tutto è permesso,di matrice “sinistra” avevano promesso chel’“ambiente” sarebbe stato per essi il pensiero pri-mario, poiché da questa ricchezza dipende la no-stra vita e quella di chi verrà verrà dopo di noi. Equi non si tratta di cercare e dar lavoro. Penso chesull’altopiano ce ne sia a sufficienza, se è vero chela zona appare fra le prime in assoluto come ric-chezza pro capite. E poi come si possono investi-re valanghe di soldi pubblici unicamente per lo scida discesa, quando lassù la montagna più alta arri-va sì e no a 1800 metri e sarà quasi sempre scarsa

Lettere

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di neve? Di inverni come quello del 2003-2004 necapita uno ogni cinquanta anni.Non si potrebbe semmai pensare a qualche altraforma di turismo, meno rovinoso e meno danno-so e più rispettoso di questa bella zona, che chia-ma a gran voce non solo lo sci da pista, ma qualco-sa di diverso, di culturale, di ricreativo, dove maga-ri si cammina invece d’esser trasportati, che soddi-sfi le esigenze di molti e non solo di coloro cheacquistano skypass o che fabbricano seconde case.Lo sci sull’altopiano c’è e va bene così. Forzare lamano sarebbe un delitto, un controsenso che po-trebbe ritorcersi come un boomerang.Ci pensino bene gli abitanti, trentini e veneti, nonsi facciano ingolosire troppo, perché il troppo

stroppia. Qui ci sono le bellezze collinari dei 1.500-1.700 metri, mettiamo in mostra quelle, senza pen-sare a caroselli che uniscono valli su montagne di2.500-3.000 metri.Ci sarebbe solo da guadagnare.In caso contrario sarebbe un po’ come comprarela “Ferrari” per trasferirsi da un’oasi all’altra neldeserto.Questi spazi enormi e bellissimi, sarebbero la man-na per pascoli e malghe modello, agritur non difacciata, visite guidate ai ricordi della guerra (forti)e molto altro, comprese grandi scivolate con scida fondo e camminate con racchette e pelli di foca.Con immensa stima

Tullio Dell’Eva - Sezione SAT Riva del Garda

I cento anni del Rifuguio Taramelli

Domenica 4 luglio si sono tenute le celebrazioni per il centenario del Rifugio Taramelli la inaugu-razione risale al 9 agosto del 1904.Alla festa dell’estate scorsa è intervenuta una folla numerosa che grazie all’organizzazione perfet-ta dei “susatini” ha potuto passare una giornata in allegra e buona compagnia.

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Libri

Pale di San Lucano:storia alpinistica e viedi salitaEttore De BiasioLuca Visentini editore(Cimolais PN), 2004Pagine 366Guida alpinistica allePale di San Lucano,l’estrema diramazioneorientale delle Pale diSan Martino nel Bellune-se. Un’edizione elegante, con numerose fotografiea colori e schizzi degli itinerari di salita, accuratanelle descrizioni delle vie e per quanto riguarda lastoria alpinistica. Non sono frequenti le guide diquesto livello.

Flora alpinaDavid Aeschimann, KonradLauber, Daniel Martin Mo-ser, Jean-Paul TheurillatZanichelli (Bologna),20043 volumi - Euro 190Monumentale catalogodella flora alpina in 3 vo-lumi: Lycopodiaceae-Apia-ceae, Gentianaceae-Orchida-ceae e indici. Moltissime leillustrazioni a colori e dati su 4500 piante vascolaridelle Alpi, frutto del lavoro iniziato nel 1990 dalConservatorio e giardinobotanico di Ginevra, conl’ausilio dei migliori bota-nici europei.Arrampicare in Svizze-ra: itinerari sportivi emoderni su rocciaFulvia Mangili, AristideQuagliaVersante Sud (Milano),2004Pagine 358 - Euro 22,00

Guida dedicata agli arrampicatori di livello medio-alto in gradi di ripetere le vie proposte, mai banalio facili. Numerose le foto in bianco e nero e glischizzi delle vie e delle falesie.

12.000 anni fa al Busde la Lum: un accam-pamento paleoliticosull’Altopiano delCansiglioMarco PeresaniSocietà naturalisti “S.Zenari” (Pordenone),2004Pagine 199Descrizione delle cam-pagne archeologichecondotte al Bus de la Lum, nota grotta del Cansi-glio, con descrizione dell’ambiente circostante ebelle illustrazioni. (Gli interessati possono rivol-gersi a: Società naturalisti “S. Zenari”, via dellaMotta, 16 - 33170 Pordenone).

Viaggio nella geologiadelle AlpiElfi Fritsche, Gudrun Sul-zenbacherFolio (Bolzano), 2004Euro 34Schede didattiche perconoscere la geologiadelle Alpi; pur essendoconcepita per i ragazziquesta bellissima pubbli-cazione offre interessan-ti spunti anche agli adulti che intendano appro-fondire alcuni aspetti della geologia, geomorfolo-gia e paleontologia dell’arco alpino.

Nuove carte topografiche della casa editriceTabaccoTradizionalmente accurate le carte Tabacco allascala 1:25.000 si arricchiscono di nuove zone (La-ces-Val Martello-Silandro; Lana-Val d’Adige; Val

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di Peio, Val di Rabbi, Valdi Sole), con un’impor-tante novità: il reticolochilometrico UTM cheagevola l’orientamentocon bussola o GPS. Allascala 1:50.000 la nuovaedizione di Dolomiti diBrenta, Adamello-Presa-nella, Val di Sole. Dallostesso editore un’altranovità decisamente no-tevole: la carta geologi-co-topografica alla scala 1:25.000 del Parco natu-rale Dolomiti di Sesto. Pubblicata in italiana e te-desco la carta porta evidenziati alcuni percorsiescursionistici alla scoperta delle peculiarità geolo-giche del Parco e sul verso troviamo note geologi-che, fotografie e profili geologici.

Cima d’Asta Gruppo di Rava e TolvàSAT Tesino, 2004Nuova edizione della carta topografica alla scala1:25.000 di Cima d’Asta e dintorni: dal rifugio Re-favaie a Castello Tesino. Sul verso sono elencati edescritti gli itinerari escursionistici.

Sopra e sotto: storie dimontagnaHans KammerlanderCorbaccio (MI), 2004Pagine 181 - Euro 14Dopo il successo di“Malato di montagna”Kammerlander ritornacon questa raccolta distorie ambientate inmontagna e nel mondodell’alpinismo.

Capodanno sulla nord-est del BadileFranco RhoNordpress (Chiari BS),2004Pagine 95 - Euro 10Cronaca della celebreimpresa compiuta daDarbelay, Armando,Troillet, Gogna, Bour-nissen e Calcagno in in-vernale sulla paretenord-est del Badile.

Nel numero precedente avevamo presentatoquesta iniziativa, invitando a frequentare i nostririfugi ed a imprimere sul “taccuino” i relativi tim-bri. Chi ne avesse raccolti almeno 25 avrebbericevuto dalla SAT il relativo diploma.Ed ecco che il primo taccuino è già arrivato: ilproprietario è un giovane socio di 10 anni, An-drea Fabbri, che a volte in compagnia del papàPiero, altre con il nonno Diego ha visitato inun’estate ben 26 rifugi.A lui vadano i nostri complimenti.

Arrivato il primo Taccuino delle escursioni nei Rifugi SAT