BOLLETTINO ALPINISTI II TRIMESTRE TRIDENTINI SAT · lo studio dei ghiacciai trentini. Chi le ha...

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1 BOLLETTINO SAT SOCIETÀ ALPINISTI TRIDENTINI ANNO LXVI N. 2 - 2004 II TRIMESTRE Direttore responsabile: Marco Benedetti E-mail: [email protected] Redazione: Claudio Ambrosi Biblioteca della montagna-SAT Trento - Via Manci, 57 Tel. 0461 980211 E-mail: [email protected] Comitato di redazione: Bruno Angelini Giorgio Balducci Franco de Battaglia Franco Gioppi Ugo Merlo Piergiorgio Motter Enzo Zambaldi Direzione Amministrazione: SAT - Trento - Via Manci, 57 Abbonamenti: Annuo Euro 10,50 Un numero Euro 3,00 Rivista trimestrale registrata pres- so la Cancelleria del Tribunale Civile di Trento al n. 38 in data 14 maggio 1954. Stampa: Tipolitografia TEMI, Trento - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, com- ma 2, DCB Trento - Filiale di Trento - Italy - Tassa Riscossa - Taxe perçue. In copertina: “Vanoi, Val del Lozen”, 1967 Servizio Beni Culturali PAT Foto: Flavio Faganello Sommario Il Rifugio Taramelli compie cent’anni! 2 Qui Base Terra Nova - Intervista a Roberto Seppi 3 Marco Benedetti La modellazione idrologica di una superficie glacializzata: il caso del ghiacciaio dell’Adamello 7 Mario Chemelli Il Premio SAT 2004 12 Bruno Angelini Alcide Degasperi: diario su legno e “katàbasi” fra ciclamini 15 Franco Gioppi Aconcagua ieri ed oggi 18 Mario Brazzali - Graciela Lahoz L’Adamello, una risorsa da amare 25 Ruggero Carli Maurizio Doro, l’antidivo della “Esplorazione-Avventura” 27 Paolo Malfer Il taccuino di Ulisse: diamanti! 29 Michele Azzali e Mirco Elena La salita del Pelmo 32 Luigi Vettorato Malghesi e pastori del Lagorai 33 Laura Zanetti; foto di Christian Cristoforetti Percorso naturalistico dei laghi di Sternai 37 Lorenzo Iachelini Rubriche Biblioteca della montagna-SAT 43 Dalle Sezioni 49 Solidarietà 54 Notizie 57 Lutti 61 Libri 63

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BOLLETTINOSAT

SOCIETÀALPINISTI

TRIDENTINI

ANNO LXVIN. 2 - 2004

II TRIMESTRE

Direttore responsabile:Marco BenedettiE-mail: [email protected]:Claudio AmbrosiBiblioteca della montagna-SATTrento - Via Manci, 57Tel. 0461 980211E-mail: [email protected] di redazione:Bruno AngeliniGiorgio BalducciFranco de BattagliaFranco GioppiUgo MerloPiergiorgio MotterEnzo ZambaldiDirezione Amministrazione:SAT - Trento - Via Manci, 57Abbonamenti:Annuo Euro 10,50Un numero Euro 3,00Rivista trimestrale registrata pres-so la Cancelleria del TribunaleCivile di Trento al n. 38 in data14 maggio 1954.Stampa: Tipolitografia TEMI,Trento - Poste Italiane s.p.a. -Spedizione in AbbonamentoPostale - D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, com-ma 2, DCB Trento - Filiale diTrento - Italy - Tassa Riscossa -Taxe perçue.

In copertina: “Vanoi, Val delLozen”, 1967Servizio Beni Culturali PATFoto: Flavio Faganello

Sommario

Il Rifugio Taramelli compie cent’anni! 2

Qui Base Terra Nova - Intervista a Roberto Seppi 3Marco BenedettiLa modellazione idrologica di una superficie glacializzata:il caso del ghiacciaio dell’Adamello 7Mario Chemelli

Il Premio SAT 2004 12Bruno Angelini

Alcide Degasperi: diario su legno e “katàbasi” fra ciclamini 15Franco Gioppi

Aconcagua ieri ed oggi 18Mario Brazzali - Graciela Lahoz

L’Adamello, una risorsa da amare 25Ruggero Carli

Maurizio Doro, l’antidivo della “Esplorazione-Avventura” 27Paolo Malfer

Il taccuino di Ulisse: diamanti! 29Michele Azzali e Mirco Elena

La salita del Pelmo 32Luigi Vettorato

Malghesi e pastori del Lagorai 33Laura Zanetti; foto di Christian Cristoforetti

Percorso naturalistico dei laghi di Sternai 37Lorenzo Iachelini

RubricheBiblioteca della montagna-SAT 43Dalle Sezioni 49Solidarietà 54Notizie 57Lutti 61Libri 63

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Il 9 agosto 1904, giusto cent’anni fa,alla presenza del professor Torqua-

to Taramelli, veniva inaugurato il nuo-vo rifugio della SAT ai Monzoni.

Caso unico nella storia dell’associa-zione alpinistica, il rifugio venne dedi-cato ad una persona ancora in vita cheprese parte alla cerimonia inaugurale.

Nel corso della Grande guerra il ri-fugio venne trasformato in ospedale mi-litare, in seguito, dal 1948 al 1954, ven-ne gestito dalla Società di scienze natu-rali del Trentino-Alto Adige che lo ri-consegnò alla SAT nel 1955.

A partire dal 1961 la gestione venneaffidata alla SUSAT (Sezione Universi-taria della SAT), che lo mise a disposi-zione quale base logistica per gli stu-diosi di geologia attratti dalla ricchezzae varietà dei minerali e delle rocce checostituiscono il Gruppo dei Monzoni.

Il Rifugio Taramelli compie cent’anni!

Il Taramelli è sempre stato un rifu-gio particolare, ancora oggi è l’unicoesempio sopravvissuto di “rifugio acubo” pressoché integro, e oggetto diun interessante esperimento di gestio-ne diretta da parte della SUSAT.

Per ricordare il secolo del Taramelliil 4 luglio scorso si èsvolta una festa cele-brativa al rifugio.

La SUSAT gli hadedicato un volumecelebrativo curato daGian Marco Richiar-done, Sandro Zan-ghellini, Michele Cal-donazzi ed ElisabettaPellegrini, che sarà di-sponibile verso la finedel mese di luglio.

R.D.

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Un mese e mezzo nella base italiana inAntartide a Baia Terra Nova. È l’espe-

rienza di vita e di lavoro che ha potuto vi-vere un ricercatore trentino, il glaciologoRoberto Seppi, 33 anni, di Seio in Alta Valdi Non, membro del Comitato Glaciolo-gico Trentino della SAT e collaboratore delMuseo Tridentino di Scienze Naturali perlo studio dei ghiacciai trentini.

Chi le ha proposto di andare in An-tartide?

La comunità scientifica italiana operain Antartide dal 1985 nell’ambito del Pro-

Qui Base Terra Nova - Intervista a Roberto SeppiMarco Benedetti

gramma Nazionale di Ricerche in Antarti-de (PNRA) sotto l’egida del Ministero del-l’Università e della Ricerca Scientifica. Unconsorzio composto da quattro enti(ENEA, CNR, OGS e INGV) è incarica-to dell’attuazione di questo programma.Nell’ambito del programma di ricerche inAntartide ogni anno viene data la possibi-lità a chi lavora su tematiche simili a quellesvolte in Antartide, di fare un’esperienzadi ricerca laggiù. Io sto svolgendo un dot-torato di ricerca all’Università di Pavia sul-la geomorfologia periglaciale nelle Alpi, un

La calotta glaciale incontra il mare nella regione della base francese di Dumont D’Urville (Programma Nazionale diRicerche in Antartide - XIX Spedizione - Foto di R. Seppi)

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tipo di ricerca che viene sviluppato anchein Antartide. Si è quindi prospettata la pos-sibilità di fare questa esperienza. L’iter pre-vede una serie di tappe, a cominciare dallevisite mediche fino ad un corso di adde-stramento specifico, superate le quali sonostato prescelto per partecipare al program-ma di ricerca in Antartide e sono stato ag-gregato alla 19° spedizione italiana.

Su quale particolare progetto ha la-vorato in Antartide?

I progetti di ricerca sono presentati ognitre anni da Università o Istituti di ricerca evengono valutati e approvati da una appo-sita commissione nazionale. Ho collabo-rato ad un progetto di ricerca sul perma-frost dell’Antartide, finalizzato a studiarequali sono le caratteristiche e com’è distri-buito il terreno permanentemente gelatonelle zone non coperte dai ghiacciai. Stu-diare questo tipo di terreno e le forme ge-omorfologiche ad esso connesse serve acomprendere meglio come questa morfo-logia reagisce ai mutamenti del clima delpassato e di quello attuale.

Il solo viaggio versol’Antartide costituisceuna esperienza straor-dinaria, come si è svol-to?

La base italiana a BaiaTerra Nova si può rag-giungere in due modi. Al-l’inizio della stagione esti-va antartica (il nostro in-verno, ndr) direttamentein aereo dalla Nuova Ze-landa atterrando sul packdi una piccola baia inprossimità della base.

Successivamente, apartire dal mese di gennaio, il ghiaccio dellabaia non riesce a sostenere il peso dell’ae-reo e quindi in questo periodo la base vie-ne raggiunta in nave partendo dalla Nuo-va Zelanda o dall’Australia. Personalmen-te mi sono imbarcato con altri ricercatorisu una nave francese salpata dalla Tasma-nia che ha raggiunto la base francese diDumont D’Urville, situata a 1500 km daBaia Terra Nova. Da lì siamo stati trasferi-ti alla base italiana a bordo di un piccoloaereo.

Quanto personale c’è mediamentenella base italiana ?

La base ospita circa 80 persone tra per-sonale scientifico, tecnico e logistico, mail numero può variare in relazione al tran-sito del personale da e verso altre basi,come quella italo-francese di Dome C.

Ci sono anche donne?Si, a Baia Terra Nova e anche nelle al-

tre basi. La presenza femminile è impor-tante e molti programmi di ricerca, anchequello al quale ho collaborato, sono coor-dinati da donne.

Veduta aerea di Cape Hallet, a nord della regione di Baia Terra Nova (Program-ma Nazionale di Ricerche in Antartide - XIX Spedizione - Foto di R. Seppi)

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Com’è una giornata tipo a Baia Ter-ra Nova?

Le attività di lavoro si svolgono tutti igiorni della settimana, sabato e domenicacompresi. Chi svolge attività all’esterno disolito raggiunge in elicottero il sito di la-voro, che può essere anche a 250 – 300km di distanza, e lì rimane tutto il giorno.Alla sera il ritorno in base avviene verso le20, in tempo per la cena, per predisporreil materiale e le attrezzature per il giornosuccessivo e per riuscire, di solito a tardanotte, a comunicare con i propri familiario amici via e-mail o al telefono. La cena èsempre un momento molto aggregante,conviviale e importante per conoscere lealtre persone che lavorano nella base.

Su quali filoni si sviluppa la ricercain Antartide oggi?

Sono in corso ricerche che spazianodalla geofisica, alla meteorologia, alla cli-matologia, all’oceanografia, all’astronomia,alla geologia, allaglaciologia, alla ge-ofisica, alla biolo-gia ed ecologia del-la fauna marina,solo per citare i fi-loni più importan-ti. Le ricerche ditipo glaciologico,ad esempio, hannoconsentito di rico-struire il clima del-la Terra nel passa-to grazie alle perfo-razioni nel ghiacciodella calotta. L’An-tartide in effetti vavisto come un

grande archivio di informazioni che nonha subito le interferenze dovute alle attivi-tà dell’uomo. In questo archivio possiamoricercare le informazioni sull’evoluzionedel passato della Terra. È fondamentaleavere queste informazioni per capire se de-terminate tendenze o fenomeni che osser-viamo adesso si sono già riscontrati in pas-sato. Dalle perforazioni nel ghiaccio risul-ta che oscillazioni di temperature dell’at-mosfera terrestre si sono verificate più vol-te anche in passato come un fenomeno deltutto naturale, dunque non è una novitàciò che stiamo registrando adesso. Ciò chenon abbiamo ancora compreso è come leattività umane si stanno sovrapponendo aquesti cicli naturali e come li stanno modi-ficando. La ricerca in Antartide cerca an-che di dare queste risposte.

Quale impressione si coglie in An-tartide?

La sensazione che si porta via è senz’al-

La distesa glaciale del Rennick Glacier fra le Mesa Range, montagne alte circa 3000 metri(Programma Nazionale di Ricerche in Antartide - XIX Spedizione - Foto di R. Seppi)

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tro quella della vastità degli ambienti an-tartici, un luogo dove le dimensioni e ledistanze sembrano dilatarsi all’infinito ri-spetto a quanto si osserva di solito nelleAlpi. In effetti, i parametri di valutazionedegli ambienti e degli elementi naturali chesi adottano qui da noi valgono molto poconel continente antartico. È sorprendenteanche come, pur operando in condizionirelativamente difficili, si riesca a lavoraremolto bene grazie ad un supporto logisti-co e di mezzi che permette di portare avantile ricerche.

Il programma italiano di ricerche è or-mai una macchina collaudata che funzio-na bene. Grazie ad essa l’Italia ha matura-to un’esperienza di primo piano nell’orga-nizzazione delle ricerche in questo remo-to continente. I risultati sono venuti di con-seguenza e la ricerca italiana in Antartideha raggiunto livelli di prim’ordine.

C’è il rischio di una “turisticizzazio-

ne” dell’Antartide, proprio per la suaesclusività?

Tutte le attività che si svolgono in An-tartide sono regolate da un trattato inter-nazionale approvato dalle principali nazio-ni del mondo negli anni ’50. Anche il pro-gramma di ricerche italiane ha il suo fon-damento in questo trattato. Un protocollospecifico del trattato approvato nel 1991disciplina rigidamente la tutela dell’ambien-te e regolamenta anche il turismo.

Per ora il turismo in Antartide non rap-presenta un problema, perché il continen-te rimane difficile da raggiungere ed è allaportata di pochi. Solo alcune zone comela Penisola Antartica sono sottoposte aduna frequentazione crescente. La pressio-ne turistica sta comunque aumentando equindi sarebbero auspicabili nuove rego-lamentazioni, tenuto conto dell’estremafragilità degli ambienti che possono esse-re visitati dai turisti.

Colonia di pin-guini di Adeliaa InexpressibleIsland, un’isolasituata nei pres-si della base ita-liana (Program-ma Nazionaledi Ricerche inAntartide -XIX Spedizio-ne - Foto di R.Seppi)

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La modellazione idrologica di una superficie glacia-lizzata: il caso del ghiacciaio dell’AdamelloMario Chemelli*

Nel corso dell’anno 2003 è stato svol-to un lavoro di tesi sperimentale ap-

plicato al ghiacciaio del Mandrone in col-laborazione con il Comitato GlaciologicoTrentino della SAT, il dipartimento di In-gegneria Ambientale dell’Università diTrento, l’ufficio Neve e Valanghe della Pro-vincia Autonoma di Trento e il Nucleo Eli-cotteri dei Vigili del Fuoco, finalizzato adare indicazioni idrologiche e l’evoluzio-ne del ghiacciaio stesso.

Nel recente passato grande attenzioneè stata dedicata allo studio dei ghiacciai spe-cialmente al bilancio di massa. Il cambia-mento climatico recente ha spinto ad unapiù accurata valutazione della variazioneestensiva dei ghiacciai anche come effetti-vi indicatori degli effetti del riscaldamentoglobale. Uno studio più approfondito del-l’intero ciclo idrologico dei ghiacciai nonè però mai stato implementato in modosistematico in Trentino.

Negli anni recenti, la ricerca idrologicasi è evoluta verso una teoria complessivache descrive gli scambi di massa, di ener-gia e di quantità di moto tra superficie edatmosfera a scale molteplici, trascurandogli effetti delle zone innevate, che pure ri-sultano fondamentali per migliorare le pre-visioni idrologiche nel medio e lungo ter-mine.

Il lavoro di tesi si basa su una ricostru-

zione matematica dei processi che coin-volgono la massa glaciale in generale, ap-plicata quindi al ghiacciaio del Mandroneper simularne i comportamenti nel bilan-cio afflusso-deflusso ed analizzare gli an-damenti dei parametri che lo guidano,come ad esempio la temperatura dell’aria,l’umidità relativa, la velocità del vento e laradiazione solare.

Lo scopo fondamentale è quello di ca-pire l’evoluzione del ghiacciaio in rispostaall’accumulo invernale e alla fusione esti-va. Sulla base dei dati meteorologici rica-vati dalle stazioni limitrofe in quota, l’obiet-tivo nello sviluppo di questo lavoro, è di

* Tesista (E-mail: [email protected] - Tel.349.7887447). Relatori: Alberto Bellin, Vittorino Bettie Riccardo Rigon.

Panoramica del ghiacciaio del Mandrone

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valutare in un primo tempo l’apporto inacqua equivalente proveniente dalle preci-pitazioni nevose nella stagione fredda, suc-cessivamente il deflusso alla fronte delghiacciaio dovuto alla fusione della massaglaciale nel periodo giugno-settembre.

Il risultato finale è quello di ottenereun bilancio netto orario accumulo-fusio-ne della massa glaciale e capire come evol-vono nel corso delle ore del giorno i sin-goli fattori che lo influenzano.

Sarà inoltre valutata l’evoluzione dina-mica e morfologica del bacino delinean-do, in prospettiva, degli scenari futuri sot-to forcing climatici di varia natura.

Possiamo pensare al ghiacciaio come unbacino formato da una serie di serbatoiposti a diverse quote, collegati fra loro ealimentati dalle precipitazioni nevose.

L’apporto nevoso subisce continue tra-sformazioni nel corso delle stagioni, finoa raggiungere due possibili stadi terminali:la formazione di ghiaccio glaciale o la fu-sione in acqua e relativo deflusso in valle.Nelle zone più elevate del ghiacciaio pre-valgono i processi di accumulo e di tra-sformazione del manto nevoso prima infirn, poi in ghiaccio, per azione di com-pattamento dovuto al peso degli strati so-vrastanti. Nelle zone a quote più basse pre-vale l’effetto di fusione, o di ablazione, della

massa glaciale, indotto dai flussi energeti-ci che coinvolgono la superficie del ghiac-ciaio.

Negli ultimi decenni si è notato un mar-cato arretramento della linea di equilibrioche idealmente separa la zona di accumu-lo da quella di fusione.

La conseguenza è una diminuzione delrinnovo del ghiaccio associato ad un au-mento dello scioglimento anche nelle zonepiù elevate che restano prematuramentescoperte dalla copertura nevosa all’iniziodell’estate.

Il risultato è un arretramento della fron-te, dovuto ad una calo della spinta e delmovimento del ghiacciaio, e ad un assotti-gliamento dello spessore del ghiaccio nel-le zone interne.

Installazione della sezione di misu-ra al Lago Nuovo

Il bacino del ghiacciaio del Mandroneè compreso tra lo spartiacque del PassoAdamè Monte Fumo, le creste del CornoBianco, i Corni di Confine, la Cima Gari-baldi e i Monti Venerocolo, Narcanello eVenezia.

La fronte del ghiacciaio è in continuoritiro e fin dal 1950, la conca lasciata liberadai ghiacci andò a riempirsi d’acqua, for-mando il Lago Nuovo.

Panoramica della conca glaciale del Lago Nuovo

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Il lago posto ad una quota di 2.200 m,è alimentato direttamente dal deflusso dafusione del ghiacciaio, la cui fronte è arre-trata ad una quota di 2.700 m circa.

In prossimità della sezione di uscita alLago Nuovo, è stata collocata e poi rimos-sa una passerella con un parapetto di sup-porto alla strumentazione per misurare laportata in uscita relativa alla fusione delghiacciaio.

Nel corso della tesi, per motivi tecnici,siamo riusciti a misurare la portata solo delmese di ottobre, pari a 250 litri al secondo,con l’intenzione quest’anno di valutare ildeflusso in uscita in continuo da maggio aottobre.

In questo modo saremo in grado trarredelle conclusioni sulla bontà delle simula-zioni fornite dal modello matematico inraffronto con i dati reali.

ConclusioniÈ stato effettuato un test preliminare

per valutarne gli andamenti nel periodo 1-30 settembre 1999, con uno step tempo-rale d’analisi ogni 6 ore. Per un’analisi com-pleta si è suddiviso lo studio su tre diversequote del bacino: alla quota inferiore (2.575m), ad una quota intermedia (3.025 m) ealla quota superiore (3.375 m).

Notiamo come alle quote inferiori i

valori di temperatura sono superiori a quellirelativi alle quote più elevate del bacino.Questo influenza la fusione del ghiaccioin modo che le quote più elevate fornisco-no un apporto d’acqua equivalente, perunità d’area, minore.

I valori di deflusso da fusione del ghiac-cio (MI), relativi alla quota più bassa (2.725

Deflusso dalla fronte del ghiacciaio e sezione d’uscita dalLago Nuovo (a sinistra nella foto)

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m), forniscono generalmente dei picchi piùelevati, in termini d’acqua equivalente perunità d’area, rispetto ad una quota inter-media del bacino posta a 3.025 m. Analo-gamente si riscontrano apporti inferiori(per unità di superficie) nella zona più ele-vata del bacino, in cui è stata ipotizzata unacopertura nevosa permanente e il cui de-flusso deriva dalla fusione della neve stes-sa (MR).

In secondo luogo, registriamo la suc-

cessione di picchi d’ampiezza media uni-forme, i quali rispecchiano la periodicitàdella radiazione solare nel corso delle gior-nate; i massimi di tali picchi seguono nel-l’evoluzione del mese un andamento similea quello della temperatura dell’aria.

Prospettive futureCon l’anno 2004 è iniziato un progetto

di ricerca con lo scopo di sviluppare la te-oria introdotta con il lavoro di tesi sulghiacciaio del Mandrone e del Careser, in

collaborazione con l’ing. Mauro Gaddodell’Ufficio Meteo Valanghe della Provin-cia di Trento, l’ing. Fabrizio Zanotti e l’ing.Stefano Endrizzi dell’Università di Tren-to. L’analisi di un ghiacciaio porta con sénumerose indicazioni, ma in generaleesprime lo stato di salute di un’area benpiù ampia se non addirittura dell’intero pia-neta. I rilievi effettuati periodicamente ne-gli ultimi vent’anni in provincia, in colla-borazione con il Comitato Glaciologico

Tridentino SAT, denotanoun continuo regresso del-la massa glaciale, attribui-bile a due fattori principa-li: l’aumento della tempe-ratura media annua e la di-minuzione di precipitazio-ni durante la stagione d’ac-cumulo invernale.

A causa della scarsità didati che impedisce l’anali-si nel lungo periodo, dob-biamo in ogni modo con-siderare questo trend edelaborare degli studi ap-propriati a tale evoluzione.Lo studio è finalizzato a

prevedere i cambiamenti in atto in questaparte sensibile del territorio Alpino. La fu-sione e il ritiro dei ghiacci possono deter-minare l’insorgere di numerose problema-tiche sia a livello ambientale sia di risorse.

Realizzando un rapido quadro di quel-lo che potrà essere tra qualche decennio,nell’evoluzione del nostro territorio e del-l’intero arco Alpino in generale, si posso-no prevedere:- sensibili variazioni delle portate estive

dei torrenti montani, ricordando la pie-

Sezione di uscita al Lago Nuovo

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na della Val Ge-nova del 1986con un notevoleapporto dalla fu-sione dei ghiac-ciai sommatoalle abbondantiprecipitazioni;

- dissesti idrogeo-logici e di fabbri-cati civili nellearee interessate;

- accurata gestio-ne delle risorseidriche;

- accurata gestione delle risorse energe-tiche.Le prospettive nello sviluppo di que-

sto studio sono notevoli. Sfruttando il la-voro di preparazione effettuato in questimesi, sia a livello strumentale, sia a livellomatematico, si potrebbe, con l’anno ven-turo, iniziare ad estendere la rete dei mo-delli idrologici già esistente, alle quote piùelevate del nostro territorio, coinvolgen-do gli apporti non trascurabili dei ghiac-ciai in particolare nei mesi estivi.

In questo modopotremmo ottene-re indicazioni a piùlarga scala sui cam-biamenti in atto neideflussi e la relati-va stabilità dei ver-santi, in particola-re nei torrenti inquota, negli ap-provvigionamentiidrici e in quellienergetici.

RingraziamentiIl lavoro per la messa in opera della sta-

zione di misura al Lago Nuovo è stato co-ordinato da Mauro Mazzola dell’ufficioMeteo Valanghe della Provincia di Trentocon il supporto della Protezione Civile edel Nucleo Elicotteri dei Vigili del Fuocodi Trento.

Un particolare ringraziamento agliOperatori del Comitato Glaciologico Tren-tino SAT Franco Marchetti, Stefano Fon-tana, Corrado Dellai e Roberto Seppi.

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Venerdì 7 maggio ad ore 18, presso lasede della SAT di via Manci 57 a Tren-

to, in concomitanza con le manifestazionidel 52° Filmfestival della Montagna “Cittàdi Trento”, sono stati consegnati i PremiSAT 2004 per le Categorie: Alpinismo -Sociale e Scientifico/Storico/Letteraria.

La cerimonia di premiazione di questa8a edizione del Premio è stata presiedutadal Presidente della SAT Franco Giaco-moni, con il Presidente Generale del CAIGabriele Bianchi, il Presidente del Filmfe-stival Italo Zandonella Calleghér e il Pre-

Il Premio SAT 2004Bruno Angelini

sidente della Giuria Bruno Angelini.Importante presenza, nell’affollatissima

sala, di cinque componenti della spedizio-ne italiana al K2 del 1954, Achille Compa-gnoni, Lino Lacedelli, Erik Abram, UgoAngelino e Bruno Zanettin; con loro an-che la figlia del capospedizione al K2 Ma-ria Emanuela Desio.

Presenti anche i Vicepresidenti del CAIAnnibale Salsa e Francesco Bianchi con ilPresidente del Club Arc Alpin RobertoDemartin. Al termine della cerimonia, ilCoro della SAT ha intrattenuto i premiati

I vincitori del premio SAT 2004. Da sinistra: Franco Brunello e Mariano Storti, rappresentanti dell’associazione“montagne di solidarietà” vincitrice della categoria sociale; Erich Abram vincitore della categoria alpinismo e AlessandroFantin che ritira il premio per la categoria scientifico-storica assegnato alla memoria dello zio Mario Fantin

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e gli ospiti con alcune superbe ed applau-ditissime interpretazioni. Riportiamo diseguito il verbale della Giuria:

La Giuria del Premio SAT, presieduta daBruno Angelini (Direttore della SAT ePresidente della Comm. Biblioteca dellaMontagna) e composta da: Franco de Bat-taglia (Giornalista ed autore di importantilibri di montagna), Marco Benedetti (Gior-nalista e Direttore del Bollettino SAT), Ste-fano Fontana (Geologo e Presidente dellaCommissione Scientifica SAT), Ulisse Mar-zatico (Libraio e profondo conoscitore delmondo della montagna), Fabrizio Miori(Accademico del CAI) e Flavio Casetti (Se-gretario), si è riunita in data 16/04/2004presso la sede sociale; dopo aver esamina-to le candidature pervenute e la relativa do-cumentazione, ha così deliberato:

Premio SAT 2004 per la Categoria so-

ciale: Associazione Montagne e solida-rietà. Progetto “Adottiamo un rifugio”(Recoaro Terme) con la seguente motiva-zione:

Da diversi anni questo gruppo di sezioni CAI- SAT con i loro soci, insieme ad altre espressionidel volontariato, si sono attivate per sostenere nu-merose iniziative nate successivamente ad una se-rie di progetti avviati dall’Operazione Mato Gros-so a favore delle popolazioni delle Ande Peruvia-ne e finalizzate alla promozione sociale delle po-polazioni stesse attraverso nuove attività economi-che compatibili con le risorse del territorio. Nelnome di una solidarietà in cui la Sat stessa siriconosce e che fa parte del suo dna, la continuitàdi queste azioni ha creato un legame che perdurafra persone che qui vivono la montagna con pas-sione e quanti laggiù possono ora guardare ad essacome fonte per il sostentamento proprio e delle lorofamiglie.

Erich Abram, Lino Lacedelli, Achille Compagnoni, Ugo Angelino e Bruno Zanettin presenti in sala con la figlia del loroCapospedizione Ardito Desio, sig.a Emanuela, festeggiati dal Coro della SAT con il direttore Mauro Pedrotti

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Premio SAT 2004 per la Categoria sto-rico - scientifico - letteraria: Mario Fan-tin, alla memoria (Bologna) con la seguentemotivazione:

Alpinista viaggiatore, studioso delle montagne,fotografo e cineasta, scrittore e grande collezionistadi documenti alpinistici.

Un uomo intelligente, meticoloso, schivo ma altempo stesso dotato di grande forza di volontà e diperseveranza, che ha saputo utilizzare da veromaestro la penna e la cinepresa realizzando piùdi 30 film di alpinismo extraeuropeo, fra cui leimmagini della spedizione italiana al K2 fino alcampo IV° e scrittore fecondo di 18 monografiededicate alle montagne di ogni continente e di nu-merosissimi articoli. La sua passione documenta-ristica lo portò a costituire il Centro Italiano Stu-dio Documentazione Alpinismo Extraeuropeo(CISDAE) ora gestito dal CAI che costituisce lapiù importante raccolta italiana di documenti suquanto è stato realizzato in materia di alpinismoextraeuropeo.

Premio SAT 2004 per la Categoria al-pinismo: Erich Abram (Bolzano) con laseguente motivazione:

Come spesso ci è capitato nell’assegnare questoriconoscimento abbiamo sempre guardato all’alpi-nista e all’uomo insieme. La sua partecipazionealla spedizione italiana al K2 di cinquant’annifa, fu un primo tangibile riconoscimento al valoredell’alpinista che trovava nelle verticalità dolomi-tiche il senso e la pienezza di una vita ritrovatadopo gli anni difficili della guerra, le sofferenze e leprivazioni di una lunga prigionia. Cinquant’an-ni fa, lassù nei campi alti del K2, diede un impor-tante e fondamentale contributo nei giorni che pre-cedettero l’assalto finale alla vetta. Ritornò quin-di tra le sue Dolomiti, per tracciare su queste pa-reti nuove linee di salita che restano ancor oggi unmodello di intuizione, tecnica, estetica. Anche nel-la propria attività professionale, di pilota ed eli-cotterista, che lo ha tenuto vicino al mondo dellamontagna, l’uomo non ha mancato di esprimerespirito solidale e disponibilità verso gli altri.

Il folto pubblico intervenuto alla cerimonia di premiazione

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C ome molte famiglie di Borgo, an-che noi trascorrevamo l’estate del

1954 in Sella, “ai freschi”. Quella mattinad’agosto, però, qualcosa di nuovo o co-munque d’inconsueto sembrava aver tur-bato la tranquillità della valle, quotidiana-mente interrotta solo dal campanellio delbestiame al pascolo e dallo strillare gioco-so di una miriade di ragazzini felici.

Già di buonora, infatti, una folla insoli-ta si dirigeva oltre lo “Stabilimento” e, su-perati i “Prai Longhi”, imboccava la viache conduce a “Manasso”. Uomini in dop-piopetto, contadini e boscaioli, donnecomposte con bimbi al seguito, preti emilitari d’ogni corpo con basse ghette dacampagna stazionavano pazienti davanti avilla Romani, posta oltre la “Val de le Tào-le”, al margine del grande prato.

Mia madre, che ci accompagnava, midisse che proprio lì, nella casetta di Sella,era venuto a mancare un uomo illustre, ilpiù importante d’Italia. Dopo lunga attesaall’ombra dei grandi roveri, entrai in quel-la casa con un po’ di timore e in una stan-za del piano terreno, su letto di legno guar-nito di candido drappo, vidi un uomo di-steso con le mani giunte che stringevanoun rosario a grossi grani. Ai lati della ca-mera, quattro candelabri d’argento e gla-dioli d’ogni colore.

Non v’era, però, odor di morto, né dicera e nemmeno d’incenso bruciato. Anzi,un delicato, gradevole sentore d’essenzaavvolgeva tutta la stanza. Era il profumodei ciclamini che legati in mazzetti e di-

Alcide Degasperi: diario su legno e “katàbasi” fraciclaminiFranco Gioppi

sposti tutt’attorno al defunto ornavano lasalma. Quegli stessi piccoli fiori di boscoche proprio noi, ragazzini di Sella, aveva-mo raccolto il giorno prima e che, senzasaperlo, erano destinati a rendere omag-gio a quell’uomo tanto insigne, a noi sco-nosciuto.

È questo il mio debole ricordo di Alci-de Degasperi, di quel grande trentino che,assieme a pochi altri, pose le fondamentadella realtà in cui viviamo e contribuì a farmuovere i primi passi all’Europa.

Quest’anno, dopo mezzo secolo, tuttoil mondo ne parla. Istituzioni, studiosi,appositi comitati, autorità e personalità

Alcide Degasperi con la spilla recante lo stemma della SATal 54° Congresso SAT a Pejo del 29 agosto 1948

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politiche sono impegnati a ridisegnare l’im-magine di quell’uomo serio ed altero che,ogni tanto, calzoni alla zuava, intravedeva-mo al “Paradiso” intento a giocare allebocce. In Sella, infatti, lontano dagli im-pegni romani, Degasperi ritornava ad es-sere uno come tanti: padre di famigliaamoroso, trentino amante delle sue mon-tagne e della sua gente. Qui, trascorrevagran parte delle vacanze estive e solo inquesta valle, forse, si sentiva veramente li-bero, veramente… “in sella”.

Ogni anno, a guisa di piccolo diario,annotava sulle assicelle del “perlinato” dicasa i suoi momenti più felici, le piccolepassioni, le fatiche manuali di uomo co-mune, i pensieri più semplici.

“1932. Anabasi [ovvero salita, arrivo,ascensione] 15/7. Piove sempre.

23/7: 15° gradi in sala ore 12Dal 25/7 e per tutto agosto costantemente assai

bello e caldo; settembre bello (Ferragosto bello in

Fiemme); dal 11/9 gradi 21 in sala.Molti funghi in luglio, pochissimi dopo. Sta-

gione smentisce Augusto, astrologo oscuro; patatebuone, fieno tardivo, mele buone, prugne immatu-re. Il 10 sera nottata lunare e sciroccale.

Katabasi [ossia discesa, dipartita, ritirata] conrimpianti 12/9.

Piantato altalena, molto colore a olio”.E così, dal 1928 in poi, quel legno d’abe-

te rivive davvero e ci restituisce notiziemisconosciute sulla vita privata di quest’uo-mo, sulle salite e sulle escursioni compiu-te, sulla passione per la caccia alla lepre oper la raccolta dei funghi, sulle piccole gioiee sui molti “fastidi” che ogni individuoincontra durante la propria esistenza.

Apprendiamo, ad esempio, dell’ascen-sione effettuata nel 1934 sul pinnacolodella Torre Winkler in compagnia del fra-tello Augusto e degli amici Giovanni Tol-ler, Guido e Pia Unterrichter; della gita allavetta del Catinaccio d’Antermoia oppure

del classico giro delBrenta realizzato sul fi-nir dell’estate. In ambi-to locale, ecco la “rovi-nosa” traversata deiViazzi di Cima Dodici,la consueta salita a Por-ta Manazzo, l’appunta-mento del 10 agosto aSan Lorenzo, le escur-sioni sui Lagorai di ValCampelle, le scampa-gnate fra i monti di Te-sino che nel lontano1881 gli aveva dato i na-tali. Ma non di soleascensioni raccontaquest’insolito diario.

L’omaggio alla salma di Degasperi. L’autore di quest’articolo - all’epoca bambino -depone un mazzolino di ciclamini

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Accanto alle“scorribande” diTedeschi e di Par-tigiani del ’44 edel ’45, Degaspe-ri riferisce di fra-gole, di “giàseni”e di rossi mirtilli,di anni di “brise”e di “fìnferli” rac-colti nel boscodella “Val de laTogna”, del mieledi Sella e di fiena-gioni più o menoabbondanti. Pulcie foruncoli, inve-ce, sono registratifra i piccoli fastidi mentre la partenza diElsa restituisce la gioia in seno a tutta lafamiglia. Altre annotazioni ci rendono par-tecipi di fratture, di lombaggini e dellamalattia della zia Carlotta, raccontano levisite di amici e di conoscenti unitamentead allegri momenti allietati da cori “sati-ni”. E, ancora, l’arrivo della radio, della luceelettrica e del primo telefono in valle.

Nel 1948, il “perlinato” di casa riportal’Ufficio funebre di don Cesare Refatti -prete alpinista - e un lustro più tardi, nelluglio del 1953, la tragica scomparsa delgiovane Ruggero Lenzi, precipitato sulVajolet. Proprio dalla Winkler.

Fra una salita e un’escursione, alcunenote riguardano anche gli impegni scola-stici delle figlie dello statista, la posa delcrocifisso al “Belvedere”, la costruzionedella mansarda e dell’acquedotto dal “Pràde Sora”. Quanti, bellissimi, indelebili ri-cordi! Ricordi di un “grand’uomo”, come

diceva mia madre, membro sin dai tempidi “Cecco Beppe” di quella Società degliAlpinisti Tridentini che ancora dal suo na-scere intendeva difendere il patrimonio ita-lico di tradizioni e di cultura del popolotrentino. Nel ’47 il sodalizio gli conferì latessera di “Socio Benemerito” unitamen-te alla prestigiosa “Targhetta al merito al-pino”. Il Presidente ringraziò commossoper quel segno di sincera amicizia e vollelodare l’associazione per il suo costanteimpegno “anche per i segnavia, molto pra-tici e corretti”.

Dal 1954 Alcide Degasperi riposa aRoma, nell’antica Basilica di San Lorenzofuori le Mura, ma certamente il suo cuoreè ancora qui, in Sella, in quella “valle bea-ta, di vette incoronata eccelse e belle”, inquel “dolce paradiso che a Dio piacqued’ombre spargere e d’acque, e di giocondefarfalle vagabonde; e pace eterna diresti chegoverna questa valle”.

Il Coro della SAT in Sella (16 agosto 1949). Da sinistra Mario Pedrotti, Bruno Gilli,Romana Degasperi, Francesco Simeoni ed Alcide Degasperi

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28 dicembreTempo coperto ma fa caldo lo stesso;

Mendoza è una cittadina di cinquemilaabitanti di una cordialità e ospitalità noncomuni. Abbiamo conosciuto Patricia econ Lei possiamo rapidamente inserircinell’ambiente argentino. Assieme abbiamocambiato dei dollari in pesos; sembra digiocare a monopoli da quanti sono e quan-to poco valgono.

Ho acquistato “estampillas” per tutti

spendendo 5.340 pesos per 650 cartoline,(il guadagno di due stipendi) e l’ufficiopostale era bloccato per noi.

29 dicembreOre sette del mattino, caricato tutto sul

bus, siamo partiti alla volta di Puente delInca con la “caretera” panamericana checollega l’Argentina col Cile. Alle 15 pos-siamo sederci a tavola nell’osteria di Puentedel Inca che credevo fosse un buco e non

ha niente da invidia-re ai nostri impiantituristici. Tempo bel-lo ma soffia ventomolto forte.

30 dicembreSiamo partiti per

il campo-base e cifermiamo al guadodel rio Horcones, untorrente molto im-petuoso, freddo econ l’acqua colorcaffelatte, a circa3.350 m di altitudine.Aspettiamo Heinz

Aconcagua ieri ed oggi

Una momento di riposo durante la salita

C on le note seguenti abbiamo voluto pubblicare il diario tenuto da Mario Brazzali quando, ormaiventi anni fa, tra il dicembre 1983 ed il gennaio 1984, effettuò la salita dell’Aconcagua. Si

tratta della semplice trascrizione del diario di quelle giornate che ne restituisce l’immediatezza e soprat-tutto il clima delle piccole spedizioni in cui molti dei nostri soci si riconosceranno. La vetta dell’Aconca-gua è una meta raggiunta da molti alpinisti trentini, per questo vogliamo valorizzarla aggiungendoanche una appendice descrittiva della zona a cura di Graciela Lahoz.

Un settemila? Non è poi così faticoso…Fotografie e testo di Mario Brazzali

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che ci segue con i muli senza rischiare chele tende restino di qua. Lunga attesa. Pri-mo pernottamento in bianco dopo nonaver mangiato in tutto il giorno.

31 dicembreProseguiamo lungo la valle Los Hor-

cones fino al campo base a quota 4.300 mÈ una valle lunare, colorata e stratificata,dove si legge la creazione del mondo tan-to sono varie e selvagge le visioni. Mon-tiamo le tende e qualcuno, quando fa buio,cerca di far bollire dell’acqua per poter beredurante la notte. Così anche oggi abbiamomangiato molto poco. La notte fa troppocaldo o troppo freddo, soffia il vento perportarsi via la tenda, cadono i sassi dallepareti incombenti sul campo. Al mattinocomincia il mal di testa.

1 gennaio“Silvano? - Ha? - Gat en spegio? - Si! -

Ghe’ l’ Narciso (Claudio) che vol vardarse.Va la’ che te sei en po’ engrasà! - Vist? Sepol engrasar anca senza magnar!” È unaconversazione un po’ stramba tra Claudio,Silvano e me. Il fatto è che tutti abbiamouna bella cotta di sole, Claudio sembraun’anguria, Rolf ha gli occhi gonfi.

2 gennaioPrima puntata al campo 1 a quota 5.200

m circa per acclimatamento e per portarein quota i carichi che serviranno alla salita.Sono rilassato e contento del lavoro. Que-sta notte dormirò bene.

3 gennaioIn cinque sono partiti per il Cerro Ca-

tidral e noi restiamo al campo per riordi-nare le cose. La cucina è sistemata tra duemassi, chiusa con muri di sassi coperta conun telo di plastica. Rudolf sta sempre malee comincia a preoccuparsi. Verso sera si

decide di portarlo a valle per evitare com-plicazioni. Con lui scendono i due Heinz.

4 gennaioPartiamo la mattina presto alla volta del

Cerro Cuerno (5.300 m). Siamo in quat-tro; saliamo molto rapidamente le faticosemorene ed attacchiamo il ghiacciaio com-posto da “penitentes”. Una volta risalitocompletamente attacchiamo la parete sud.È una salita molto bella, aerea e pericolosaper la roccia marcia. Saliamo slegati, ognu-no attento a non commettere errori. Alleore 14 circa siamo in vetta e ci rimaniamoper poter effettuare un collegamento ra-dio e poi giù di corsa seguiti da brontoliipoco rassicuranti. Il tempo stà cambian-do. A capofitto lungo la cresta infilando laparete ghiacciata di circa 400 m e riattra-versato il ghiacciaio a “penitentes” tornia-

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mo al campo base con l’umore alto comel’appetito.

5 gennaioOggi riposo per noi del Cuerno. In

quattro salgono al campo 1 con le tende.Silvano che ieri era felice oggi deve rinun-ciare a tutto causa il mal di denti, scendecon Peter vittima della diarrea.

6 gennaioCredevo di aver convinto Rolf e Gotz

a rimanere per aspettare il ritorno dei dueHeinz ma invece alle 11 sono partiti per ilcampo 1. Io sono rimasto perché non tro-vo giusto che gli amici, scesi per aiutare unnostro compagno, tornando trovino ilcampo abbandonato, dove ognuno pensasolo per sé. Sono triste e completamentescaricato. Non ho voglia di mangiare. Nelpomeriggio ho guardato senza esito un

sacco di volte giù per la valle senza maivedere nessuno, poi sono andato nel ten-done di spedizione Svizzera dove ho tro-vato Daniel, una guida di Mendoza, sim-patico e preparato, sto con lui alcune orechiacchierando e a “tomar mate”. Il mioumore è sempre basso ed ormai non aspet-to più nessuno, decidiamo così di prepa-rare insieme la cena. Ognuno si avvia allatenda per portare qualche cosa. Sono den-tro la tenda quando mi sento chiamare pernome con accento stentato. Salto fuori evedo Heinz Riess sudato e sorridente chemi viene incontro. Felice lo abbraccio. Midice che anche l’altro Heinz sta arrivando,che Rudolf stava meglio e che hanno in-contrato Silvano e Peter in discesa. Lorosono risaliti a cavallo in modo avventuro-so non escludendo le cadute. Avevo pre-

Dalla vetta: la cresta Filo de Guanaco con la cima sud (5.933 m)

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parato il minestrone e mi metto a riscal-darlo. Mi torna l’appetito e quando arrivaanche Steinkotter nel riabbracciarlo sentocrescere la voglia della cima. Senza un re-sponsabile era chiaro che ognuno facesseciò che credeva meglio, senza però segui-re una logica che valesse per tutti. Pocodopo c’è un contatto radio con il campo1. Il risultato è che domani tutti scende-ranno al campo base lasciandoci il posto.

Ogni minuto che passa sto meglio esono sempre più carico. Sto pensando adun attacco volante alla cima ma non neparlo ancora.

7 gennaioPartiamo dopo mezzogiorno dopo aver

mangiato bene durante la mattinata. In tresono scesi e Rolf scenderà con i sacchi apelo degli amici. Saliamo con calma concarichi di 18 Kg. Dopo un paio di ore colvento cade una neve fitta e veloce tipo dibufera che ci accompagnerà fino al cam-po. Ci sistemiamo in tenda e fuori conti-nuano vento e neve.

8 gennaioCi mettiamo in movimento nei sacchi.

Alle 10 contatto radio con la base. Questamattina il mio polso segna 60 battiti edespongo l’idea di portare al campo 2 oltrealle tende anche i sacchi per il pernotta-mento così, se le condizioni saranno buo-ne, potremmo fare il tentativo alla cima.

Il campo 2 è previsto a 6.400 m nellazona chiamata “Indipendentia”. Dopo cir-ca 3 ore siamo a “Plantaruma” 5.800 mdove carichiamo il materiale lasciato dainostri amici.

Ora gli zaini sono molto pesanti, sia-mo in quattro, Heinz Riess, Rolf, Gotz edio. Steinkotter è rientrato per preparare il

secondo attacco alla cima, lasciandocil’onere del primo, viste le condizioni diforma. Il vento è fortissimo e toglie il re-spiro già faticoso per la quota. Saliamo cir-ca 250 m fino a 6.200 m circa dove deci-diamo di piazzare il campo perché prose-guire con questi carichi con il vento cosìforte e gelato è troppo faticoso. Sceglia-mo il posto per le tendine e dopo un’oradi combattimento in quattro, esausti, sia-mo riusciti a montarne solo una. Il ventoè terribile, montiamo la seconda tenda inun posto meno pratico ma più riparato acirca 50 m. Ci salutiamo e ci infiliamo nel-le tende. Con la neve cerchiamo di prepa-rare qualche cosa da bere.

Il vento è così forte che schiaccia la ten-da, rende difficile ogni lavoro che, data laquota, richiede uno sforzo fisico e con-centrazione. Continuiamo fino a notte fon-da. Poco fa ci ha fatto visita Gotz con ungoccio di grappa che quassù è una festa. Ilvento ci fa compagnia tutta la notte rom-bando fra le rocce e scuotendo la tendina.

9 gennaioCi alziamo in compagnia del vento e

dopo una tazza di caffè, unico sostenta-mento per tutta la giornata, ci avviamo len-tamente verso l’alto. Ora gli zaini sono piùleggeri. Saliamo bene fino a “Indipenden-tia” ma il vento continua ad aumentare.Dopo tre ore di tortura sono costretto aproseguire con le mani sul naso, ma siamosaliti di circa 600 m. Una sosta e poi risa-liamo sulla “Canaleta final” lunghissima edi pietre instabili. Ognuno deve salire pun-tando solo sulle proprie forze. Ogni po-chi passi ci si deve fermare per respirarepiù volte e la cima sembra sempre più lon-tana ma non è così. Verso le ore 15 siamo

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tutti e quattro in vetta. Felici di aver supe-rato questa allucinazione di sassi in movi-mento, ci abbracciamo soddisfatti e con lagioia e l’emozione ci sale alla gola ancheun poco di pianto come massima espres-sione di felicità. Le foto ricordo, un ap-punto nella cassettina vicino alla croce, lapolaroid ci da subito la gioia di vederci a7.000 metri. Dopo pochi minuti di riposoci avviamo verso il baratro: la canaleta, vi-sta da quassù, è un imbuto enorme cheprecipita verso il basso e la vallata sotto-stante è lontanissima.

Anche la discesa richiede fatica ed at-tenzione a causa dell’assoluta instabilità delpercorso. Alle 18 siamo al campo 2 cosìfelici e scaricati dalla tensione che quasinon sentiamo la stanchezza.

10 gennaioNel rientro verso il campo base incon-

triamo i nostri cinque amici in salita pertentare domani la vetta. Auguriamo loro“suerte” e diamo le informazioni utili. Si-curamente non li invidiamo sapendo lafatica che gli aspetta. Il giono dopo rag-giungeranno la vetta.

12 gennaioTorniamo al campo base.14 gennaioDopo le ultime foto di gruppo, in tre

partiamo per ripercorrere in discesa l’in-terminabile quebrada Horcones fino aPuente del Inca. A metà via, superati sen-za problemi i vari guadi, il tempo peggioraed arriviamo al passo bagnati fradici e semi-assiderati, con marcia forzata. La cosa piùimportante ora è una doccia bollente chelavi le fatiche di questi 15 giorni.

Foto ricordo sulla vetta

Mendoza, capoluogo della regioneCuyo, si trova nell’Argentina centro-occi-dentale, a mille km da Buenos Aires. Laregione è celebre per la produzione vitivi-nicola ed i suoi vini sono considerati i mi-gliori prodotti in Argentina. Per scoprirequesta grande area agricola si possono per-correre sette “strade del vino”, circuiti ide-ali da percorrere in macchina o a piedi conguide locali. A 30 km da Mendoza si trovala località di Barrancas del Rio, dove abi-tarono gli indios “los Huarpes”, che in

epoca preispanica costruirono un efficien-tissimo sistema d’irrigazione a Mendoza,le cui tracce si possono vedere ancora oggi.Attualmente, in questa zona, è molto svi-luppata la coltivazione della vite, ma nonmancano importanti attrazioni culturali,quali la chiesa di “Nuestra Senora del Ro-sario”, la più antica della regione di Men-doza.

Mendoza è anche il luogo principale ditransito e organizzazione logistica perl’ascensione dell’Aconcagua (6.962 m), la

Mendoza, capitale dell’Aconcaguadi Graciela Lahoz

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L’Aconcagua

più alta vetta del mondo, escludendo lecime asiatiche e neozelandesi. L’itinerarioMendoza-Aconcagua si svolge in direzio-ne est-ovest: una linea immaginaria oriz-zontale collega Mendoza con il principaleporto del Cile, Valparaiso. Partendo daMendoza si giunge a Potrerillos, localitàAndina dove si praticano numerose attivi-tà sportive, quali trekking, alpinismo, ka-yak, ippotrekking ecc. Da Potrerillos sulla“Ruta 7”, strada di montagna ma asfaltata,si giunge in circa un’ora alla Valle di Uspal-lata, zona abitata in epoca pre-ispanicadagli indios Huarpes. Proseguendo si giun-ge in circa un’ora a Puente del Inca, a 2.720m; troviamo numerose grotte e sorgentitermali di acqua ferruginosa che ha tinto,con il caratteristico colore rossiccio, il ter-reno. A Puente del Inca troviamo anche“El Cementerio del Andinista”, il cimite-

ro degli andinisti, così sono chiamati inSudamerica gli alpinisti. Da qui si prendel’antica strada Inca, proveniente da MachuPichu, proseguendo sempre in direzionedel Cile si giunge alla Quebrada de Hor-cones, dove appare per la prima voltal’Aconcagua. Ci sono quattro accampa-menti base: Confluencia, Plaza Francia,Plaza de Mulas, Plaza Argentina.

Confluencia: è il posto raccomandatoper l’avvicinamento verso le basi PlazaFrancia e Plaza de Mulas. Vi si trova acquapotabile e un servizio di guardaparco. Lalocalità si trova a 3.100 m, ed è bagnata daifiumi Horcones Superior e Inferior. Ci siimpiega quattro ore a piedi.

Plaza de Mulas: a 4.160 m c’è un picco-lo rifugio per 6-8 persone. Si trova acquapotabile e grandi rocce che proteggono letende dal forte vento. L’accesso è facile

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grazie ad un sentiero perfetto fatto dal tran-sito permanente di montanari e bestiame.L’attraversamento del fiume si effettua suun ponte. Il percorso da Puente del Inca(2.700 m) è di 36 km e di 1.500 m il disli-vello. Da Puente del Inca a Confluenciaoccorrono da 3 a 6 ore; da Confluencia aPlaza de Mulas 6-8 ore. Da lì si possonofare le “rute”: Nacional, Filo Sur-Oeste,Cara Oeste, Glaciar Los Polacos.

Plaza Francia: 4.100 m è si trova sulmargine della sinistra orografica del Gla-ciar Horcones Inferior. Ci sono vari luo-ghi per campeggiare e da qui si salgono lemontagne Almacenes (4.800 m) e Mirador(5.800 m). Da Puente del Inca ci sono 26km e 1.400 m di dislivello. Nella base Con-fluencia non è necessario incrociare il fiu-me come a Plaza de Mulas. Da Confluen-cia a Plaza de Mulas occorrono circa 3-5ore. Plaza Argentina: è situata a 4.100 m;anche qui è possibile installare le tende. Siparte dalla località di Puente de Vacas(2.400 m) e si passa lungo il fiume De LasVacas verso nord. Si trova acqua potabilea 60 km, il dislivello è di poco superiore ai

2000 m. Da lì si possono fare le “rute”Glaciar de los Polacos e Glaciar del Este.

L’Aconcagua ha tre grande vie di ac-cesso: sud, est e nord-est con più di 32itinerari. Le grandi “rute” sono: ruta Nor-mal da Plaza de Mulas, Glaciar de los Po-lacos da Plaza Argentina, Francesa Hor-cones Inferior da Plaza Francia, Suroeste-Filo Ibañez da Plaza de Mulas Viejas(4.230m), Glaciar Este o Argentina da Pla-za Argentina Superior, Filo Suroeste o deLos Mendocinos per la Valle de Horco-nes fino alla torre del Cerro Piramide.

L’Aconcagua è un largo piedistallo disedimenti massicci, ricoperti da uno stra-to vulcanico; ha due cime: la nord e la sud,unite da una cresta lunga circa un chilo-metro chiamata Filo de Guanaco. La cimaprincipale è la nord con 6.962 m di quotamentre la sud misura 5.933 m.

I vari itinerari di salita sono descritti innumerose guide alpinistiche che si posso-no consultare anche presso la Bibliotecadella montagna-SAT, dove si trovano an-che alcune carte topografiche dell’Acon-cagua.

Per ulteriori informazioni e per orga-nizzare trekking nella zona si può contat-tare direttamente l’autrice dell’articolo:

Graciela Lahoz PancheriGutierrez 789 PB 8, Mendoza (Argen-

tina) E-mail: [email protected]

Bibliografia- Aconcagua, nr. monografico di Alp grandi montagne,

Torino: Vivalda, 2001.- C. Capellas - Aconcagua, Sabadell: Servei general d’in-

formació de muntanya, 1993.- R. J. Secor - Aconcagua: a climbing guide, Seattle:

The mountaineers, 1994.

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Nell’estate del 2003 ho pensato diaccompagnare mio figlio Simone, di

otto anni, sul più grande ghiacciaio italia-no: il ghiacciaio dell’Adamello che con isuoi oltre 1800 ettari di superficie ed unospessore che raggiunge i cento metri entradi diritto a far parte delle grandi risorsenaturali che l’uomo ha a sua disposizione.

L’entusiasmo è alle stelle; in macchina,raggiungiamo la Val Genova e dal rifugio“Bedole” ci incamminiamo sul sentiero chesi presenta da subito, abbastanza ripido. Ilprocedere è lento a causa degli zaini cari-chi non solo di materiale occorrente persalire sul ghiacciaio, ma anche di tutto quel-

L’Adamello, una risorsa da amareRuggero Carli

lo che ci potrà servire in questi due giornidi escursione.

Dopo un lungo cammino, usciamo dallavegetazione che diventa sempre più radaper l’altitudine. Piano piano, davanti ainostri occhi, si scorge in lontananza ilghiacciaio e l’emozione per Simone diventaincontenibile: è un continuo susseguirsi didomande; interrogativi che ci hanno tal-mente distratto dalla fatica, che siamo ar-rivati, in breve tempo, al “Centro studi Ju-lius Payer”, meta ogni anno di numerosescolaresche.

In poco tempo arriviamo al rifugio“Mandron” dove siamo accolti con gran-

Sul ghiacciaio del Mandron

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de cordialità ed amicizia dai gestori Carloe consorte. Ceniamo presto per poter ave-re il tempo di ammirare dalla terrazza iltramonto sul ghiacciaio reso unico ed irri-petibile dai colori del Lago nuovo, distesad’acqua formatasi a causa dell’arretramen-to del ghiacciaio stesso avvenuto soprat-tutto in questi ultimi anni.

Guardiamo, stupiti, anche la grandecascata che fuoriesce dal fronte del ghiac-ciaio color azzurro bianco, rumorosa, im-ponente, punto di nascita del nostro fiu-me Sarca. All’alba arriva puntuale la sve-glia: Simone non si fa attendere alzandosivolentieri e velocemente; dopo la colazio-ne si parte.

L’avvicinamento è rapido; così veloceche dopo aver arrampicato sopra dei grossimassi granitici liberati dal ghiacciaio nellafase di ritiro, ci troviamo in un batter d’oc-chio ai suoi piedi. Ci prepariamo. Daglizaini estraiamo tutto l’occorrente che, confatica, abbiamo trasportato: corde, rampo-ni, imbrachi e moschettoni.

Finalmente siparte. Simone èagitato come nonmai, (anch’io losono) in questomondo fantasticoe per lui scono-sciuto. Tutto è im-menso: la distesa, igrandi crepacci, iruscelli d’acqua insuperficie che spa-riscono negli inta-gli. Ben prestoprende dimesti-chezza con l’am-

biente circostante e il tempo passa così ve-locemente che arriva subito il momentodi tornare sui nostri passi.

Arrivati al rifugio ci concediamo unmeritato riposo e dopo aver mangiato, ri-partiamo, anche se Simone mostra un po’di tristezza contrapposta ad una grandegioia.

Quella gioia che nasce dopo aver im-parato qualcosa di importante. Una veralezione di vita legata alla comprensione chetutta questa meraviglia ci è stata regalatadalla natura e che dobbiamo farne un buon“uso”. Rispettandola innanzitutto, così damantenerla con grande cura per traman-darla anche alle prossime generazioni.

Ritorniamo a valle con dentro di noi lasperanza e l’augurio che tutti i giovani pos-sano provare le sensazioni forti ed incan-cellabili di questa giornata, utili non solo asviluppare una maggior attenzione perl’ambiente che ci circonda, ma anche per“pretendere”, con il suo rispetto, una mi-gliore qualità di vita.

In posa davanti al rifugio

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L a Bolivia ha del-le stupende risor-

se naturali, dei veri dia-manti sparpagliati quae là e il mio desiderio èquello di farli scoprireanche a voi: sto prepa-rando un grande tourper agosto del 2003 dicirca 15 giorni.”

Questo il comu-nicato, chiaro esemplice, che Mau-rizio Doro avevascritto agli amici e atutti coloro che, inquesti anni di migrare un po’ in tutto ilmondo, lo hanno seguito con simpatia egrande interesse.

Maurizio nel 2003 è ripartito per unanuova avventura preparata con grande de-terminazione e con viscerale passione pro-gettando l’esplorazione-avventura “Natu-raid Bolivia 2003”, svoltasi completamen-te in autosufficienza e senza mezzi di ap-poggio. Un obiettivo centrato e portato atermine con esito molto positivo.

L’avventura di è iniziata il 4 agosto 2003,lungo un percorso che si è concluso in 24giorni, affrontando sale, sabbia, fango,neve, venti e freddo fino a meno 20° C. Laspedizione, partita da San Pedro de Ata-cama, ha raggiunto la zona Andina sull’al-topiano - oltre i 4.500 m di quota - dove,purtroppo, l’amico di Maurizio Doro, Eris

Zama, per problemi di altura, ha dovutoabbandonare.

Ma questo non ha compromesso laconclusione dell’avventura. In solitaria in-fatti si è spinto fino a raggiungere la quotamassima, in bicicletta, di 5.836 m. Ha poiattraversato due “salar” in tre giorni: il Sa-lar de Uyuni - la più grande distesa di saledel mondo di quasi 200 km - e il Salar deCoipasa di 100 km, quindi ha esploratol’estremo nord della Bolivia per 170 km inuna zona sconosciuta arrivando fino a4.800 m (è stato il primo ospite nel primodormitorio costruito per viaggiatori al ter-mine della pista nel paese di Aguas Blan-cas); infine ha ragginta la giungla con mezzilocali e di fortuna.

Con questa performance Maurizio di-venta uno dei pochissimi bikers al mondo

Maurizio Doro, l’antidivo della “Esplorazione-Av-ventura”Paolo Malfer

Pedalando sul Salar de Uyuni (Foto M. Doro)

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che sia riuscito a concludere questa impresain bicicletta e ad avere salito i passi più altidel pianeta - oltre i 5.000 m - con i due piùalti: in Himalaya il Kardung La a 5.602 me sulle Ande l’Uturuncu con 5.836 m).

Durante l’avventura “Naturaid Bolivia2003” sono stati percorsi 2.578 km e circa11.000 metri di dislivello di cui: 1038 kmin bicicletta, 470 km in autobus di linea,460 km in bus popolare per campesinos,310 km in autocarro, 160 in furgoncino,90 km in piroga a motore, 50 km in barcaa motore. Mangiato 50buste di liofilizzati epersi 8 kg di peso cor-poreo. È stato moltoimportante il supportodato da molti amici chegli hanno permesso diprepararsi con serietà eserenità riuscendo aportare a termine l’im-presa.

Durante la spedizio-ne ha realizzato un fil-mato in digitale e unaserie di diapositive che

andranno a documentarequesta impresa.

Durante questa “esplora-zione-avventura” Maurizioha tenuto circa 10 collega-menti via internet raccontan-do in diretta l’esperienza cheviveva. Il suo sito internet(www.mauriziodoro.it) è statotempestivamente aggiornatocon i reportage e le foto chelui stesso inviava.

La partenza è avvenuta aSan Pedro De Atacama - arrivo della suaspedizione nel 1998, quando attraversò in16 giorni 1.300 km e 20.000 metri di disli-vello in solitaria e autosufficienza l’impo-nente deserto di Atacama situato a quotasempre oltre i 4000 m.

Maurizio arriva in Italia dopo aver con-cluso il suo splendido viaggio. Un viaggiofatto di tanti chilometri. Un percorso den-tro la sua anima ricco e al di là della retori-ca. Un viaggio nel quale anche noi, a vol-te, ci siamo riconosciuti.

Campo sull’altopiano a 4.400 m (Foto M. Doro)

Passo Uturuncu, 5.836 m (Foto M. Doro)

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Il taccuino di Ulisse: diamanti!Michele Azzali e Mirco Elena

Nell’antichità, a partire almeno dal 400a.c., i diamanti provenivano tutti dal-

l’India, paese che è rimasto il principaleproduttore sino a tutto il XVII secolo. Poine sono stati scoperti anche in Brasile nelXVIII secolo, in Africa, einfine in Australia e in Ca-nada nel XX secolo. Oggii diamanti sono estratti incirca 25 paesi di ogni con-tinente, eccetto Europa eAntartide.

Per valore della produ-zione, i principali paesisono: il Botswana (28%), laRussia (21%), il Sud Afri-ca (11%), l’Angola (11%),la Namibia (7%), il Cana-da (7%). L’Australia è in-vece al primo posto pervolume del prodotto (con però solo il 4%del valore).

Ma perché i diamanti sono così prezio-si? Per le loro speciali proprietà: innanzi-tutto la durezza, di gran lunga superiore aquella di qualunque altro materiale. Que-sto fa sì che un diamante possa venir inci-so o graffiato solo da un’altra pietra dellostesso tipo. Importanti sono anche la suabrillantezza, lo scintillio, il colore. Vi sonoinoltre altre rilevanti caratteristiche. L’in-sieme di queste proprietà spiega a suffi-cienza il nome “adamas” dato dagli anti-chi greci a questo materiale, che significa“invincibile”.

Una cosa che gli antichi non avrebbero

potuto nemmeno immaginare è che, da unpunto di vista chimico, il diamante è for-mato dalla stessa sostanza della grafite odel carbone. Il diamante, infatti, altro nonè se non banale carbonio, proprio come la

mina di una matita. Ma cheenorme differenza c’è traquesti due materiali! Com’èpossibile che lo stesso ele-mento produca due so-stanze così drasticamentedistinte?

La scienza ci permetteoggi di comprendere que-sto fatto sin nei più minutidettagli. Se infatti identicisono i componenti atomi-ci del materiale, differenteè la struttura, la disposizio-ne in cui questi si ritrova-

no. La grafite di una matita presenta gliatomi del carbonio disposti su dei pianiregolari, poco “incollati” gli uni agli altri(da cui la facile sfaldabilità di questa so-stanza, che ci permette di scrivere con unaleggerissima pressione sulla carta).

Nel caso del diamante, invece, i singoliatomi di carbonio sono disposti uno vici-no all’altro, fortemente legati tra loro, a for-mare delle microscopiche piramidi ben“incastrate” le une nelle altre, ciò che ren-de conto della durezza del materiale risul-tante, oltre che delle sue altre insolite pro-prietà. A pensarci bene, sembra quasi im-possibile, ma davvero le enormi differen-ze tra dei normali pezzi di carbone o di

Un diamante lavorato

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grafite e il preziosissimo diamante, deriva-no solo dal modo in cui si situano gli ato-mi costituenti. Aver capito questo fatto èuna delle grandi conquiste della chimica edella fisica dei secoli passati.

Tra le caratteristiche insolite del diaman-te vale la pena di ricordare come esso ab-bia una densità tre volte e mezza quella del-l’acqua, piuttosto elevata per essere carbo-nio puro; presenta poi una trasmissionedelle onde elettromagnetiche su un’ampiagamma di lunghezze d’onda; è caratteriz-zato da un elevato indice di rifrazione (cherende conto della sua brillantezza e dei suoiriflessi, i più intensi possibili per una so-stanza trasparente; ecco perché si parla dilustro adamantino); ha una propensione arespingere l’acqua e a non bagnarsi, unitainvece ad un’attrazione per oli e cere (pro-prietà sfruttata per la sua estrazione dallascoria in cui si trova mescolato, alla finedelle operazioni minerarie); infine è dota-to di una elevatissima capacità di trasferireil calore (conducibilità termica), ben quat-tro volte superiore a quella -già ottima- delrame (ecco perché, potendo, sarebbe pre-feribile avere un paiolo per la polenta rea-lizzato in diamante anziché in rame).

Proprio questo fatto rende conto del-l’impressione di freddo che si ha toccan-do questo materiale; infatti esso porta viavelocemente il calore dalla nostra pelle.

L’efficienza nel trasportare il calore èanche il motivo per cui strati sottili di dia-mante vengono talora depositati su com-ponenti elettronici che altrimenti si scal-derebbero troppo.

L’elevata conducibilità termica viene an-che sfruttata in alcuni strumenti usati perdiscriminare tra i diamanti veri e altre pie-

tre preziose.La sua conducibilità elettrica è invece

bassa, rendendolo un buon isolante. Conl’aggiunta di quantità piccolissime di certesostanze chimiche (un processo che in ger-go tecnico viene chiamato “drogaggio”)esso può però diventare semiconduttore.Poche settimane fa si è infine scoperto chese un cristallo di diamante viene “droga-to” con l’elemento boro, a basse tempera-ture esso può anche presentare l’affasci-nante fenomeno della superconduttività.Sempre per la presenza di impurezze, ilcolore del diamante risulta estremamentevariabile, dal giallo al blu, dal verde al mar-rone, all’arancio al grigio, dal bianco alnero, al porpora, al rosa e, raramente, an-che al rosso.

Abbiamo già detto nel precedente arti-colo di questa rubrica che i diamanti si for-mano sulla Terra solo in condizioni assaiestreme, che si trovano all’interno del pia-neta a partire da cento e oltre chilometridi profondità, dove le temperature supe-rano i mille gradi centigradi e le pressionioltrepassano le decine di migliaia di atmo-sfere.

Alla superficie della Terra i diamantinon sarebbero stabili; resistono solo per-ché non c’è di solito abbastanza energiaper permettere un riarrangiamento dei le-gami atomici così da formare grafite (chesarebbe la forma stabile del carbonio allecondizioni di temperatura e pressione quiesistenti).

Ma basta che questa energia gli vengafornita, ad esempio da una fiamma, per-ché il fenomeno avvenga, ed anzi, se lacombustione è intensa, addirittura lo stes-so diamante bruci!

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Grazie agli avan-zamenti nel camposcientifico-tecnicola produzione didiamanti è oggi pos-sibile anche a livelloindustriale.

Le strategie pos-sibili sono due: dauna parte l’uso dispeciali “incudini”,capaci di svilupparepressioni enormi,permette di sintetiz-zare ad alta tempe-ratura piccoli dia-manti; dall’altra, sot-tili strati di diaman-te vengono realizza-ti con la cosiddettatecnica della deposi-zione chimica infase vapore.

Ancora lontano,e forse addirittura ir-raggiungibile, è inve-ce il momento in cuisi riuscirà a far con-correnza a MadreNatura per la produ-zione di diamanti digrosse dimensioni.

Le nostre zone non sono particolar-mente interessanti per quanto riguarda lepietre preziose.

Vi sono pietre semidure come i grana-ti, presenti in diversi gruppi montuosi, spe-cie vicino alle creste di confine, impiegatioltre un secolo fa come abrasivi industria-li (oltre che per le collane delle nostre non-

Le diverse forme e colori di alcuni diamanti grezzi africani. Le gemme più pregiate sono ingenere quelle incolori. Più la forma è sferica e più la pietra è stata elaborata dai fenomenierosivi.

ne).Nella zona di Merano 2000 vi sono

inoltre acquemarine. Al di là della frontie-ra con l’Austria vi sono invece bei smeral-di nella Habachtal.

Gli autori desiderano ringraziare il si-gnor Fulvio Maiello per le utili indicazioniricevute nella stesura di questo articolo.

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Per conquistare la cima di una monta-gna 50/60 anni fa venivamo sottopo-

sti a degli sforzi fisici notevoli, di gran lungamaggiori rispetto a quelli richiesti al gior-no d’oggi, derivanti sia dal tipo di materia-li usati sia dai percorsi sicuramente menoattrezzati. Per non parlare delle difficoltàincontrate nel raggiungere i punti di par-tenza: allora i mezzi di trasporto utilizzatierano i treni e i pullman, e dai problemiderivanti dalle incognite metereologiche.

Ricordo nitidamente le avventure con-divise con il mio amico Achille Gadler,quando trascorrevamo le nostre vacanzesettimanali girovagando nelle Dolomiti:allora salimmo tutte le cime del Cadore,L’Antelao, il Civetta, il Sorapis, il Cristallo,le Lavaredo, le Tofane ed il Pelmo.

Era veramente un’impresa arrivare ascalare queste cime, perché ci muoveva-mo in pullman e non conoscevamo quasimai le difficoltà del percorso e neppure leprevisioni del tempo, ma per fortuna l’abi-lità di Achille come cartografo ci è statapiù di una volta d’aiuto. Avevamo comeriferimento qualche “ometto” e contava-mo sulla nostra astuzia nel lasciare dellestrisce di carta rossa nei punti più scabrosi(canaloni, parti di pareti) come punti di ri-ferimento per il ritorno, in particolare neicasi di nebbia o cattivo tempo.

Allora si camminava con gli scarponichiodati per ben 16/18 ore, perché dopoaver scalato una cima si raggiungeva il ri-fugio che magari era in un’altra valle, e poisi saliva ancora, si scalava un’altra cima, che

emozione e che soddisfazione sentire den-tro di noi di aver compiuto una grandeimpresa, come quella dei nostri pionieri,dei quali leggevamo le avventure sui libri.Quando arrivavamo a toccare la cima eracome stringere la mano ai grandi conqui-statori.

Per coronare la salita effettuata ben 50anni or sono, quest’anno, in occasione delmio 75esimo compleanno, sono volutotornare a scalare in una sola giornata ilMonte Pelmo: al mattino presto del 4 set-tembre scorso sono partito con il mio ami-co Claudio alla volta del Pelmo. Erano le 8quando ci siamo incamminati per la stradaforestale n. 471 verso il Passo Ritorto (1960m), da dove si scorge il Rifugio Venezia,ed alle 14.30 abbiamo toccato la Cima delPelmo (3168 m).

A mezzanotte eravamo a casa, un po’affaticati ma contenti e, per quanto mi ri-guarda, soddisfatto per essere riuscito nel-l’impresa alla mia età. Mi sentivo partico-larmente leggero per essere riuscito a toc-care la croce della vetta.

La salita del PelmoLuigi Vettorato

Il Pelmetto dalla cima del Pelmo (Foto L. Vettorato)

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Sono passati più di vent’anni da quandoiniziai concretamente ad affrontare le

tematiche che guidano allo studio e alla sal-vaguardia dei contenuti storici e culturalidelle attività casearie d’alta montagna. Par-tii, assieme al mio compagno di ricercaGiuseppe Liguori, da una piccola malgaprivata, Valpiana, situata nel cuore di unecosistema montuoso, il Lagorai, che a tut-t’oggi sembra essere l’unica zona “decom-pressa” del Trentino.

Malga Valpiana (1.800 m) che per de-cenni era stata gestita dal mio bisnonnoprima, poi dal nonno, alla fine degli anni‘80 era un cumulo di sassi divorati da piante

Malghesi e pastori del LagoraiLaura Zanetti (foto di Christian Cristoforetti)

infestanti. In quegli anni l’amministrazio-ne di Telve aveva già avviato un’intelligen-te strategia di protezione ambientale delterritorio montano: la tutela di prati a pa-scolo, la riqualificazione delle malghe, illoro recupero edilizio, la chiusura di stra-de per difendere i prati permanenti dagliinquinanti del traffico veicolare.

Partimmo proprio dal “recupero edili-zio”: attraverso un’analisi minuziosa delleattività che si svolgevano in malga, tentam-mo di spiegare e valorizzare quelle parti-colarità costruttive stabilendo così un nes-so metodologico consigliabile ad ogni ope-ratore che volesse, nel suo intervento edi-

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lizio, salvare quegli elementi del passatocapaci di dar vita e calore agli involucriabitativi oggi troppo spesso semplificati edinespressivi.

Quella ricerca fu successivamente pub-blicata in un saggio, Formaggi e Cultura dellaMalga (di L. Zanetti, P. Berni, G. Liguori –Ed. Polisnova 1987-1988), che analizzavail valore “terra di montagna” attraverso trepunti di osservazione: la realtà oggettiva,la memoria complessiva dell’esperienza delpassato, la prospettiva ideale. Inoltre ap-profondiva in modo organico i molti ar-gomenti legati all’alimento-formaggio.

Nella sua nota introduttiva, Pietro Ber-ni, direttore della Facoltà di EconomiaAgraria Comparata dell’Università di Ve-rona, esponeva da un lato l’importanzaeconomica, sociale e territoriale del com-parto lattiero caseario nell’Europa comu-nitaria e soprattutto nel nord Italia, dall’al-tro le complesse problematiche legate alleeccedenze di produzione (i cosiddetti sur-plus), che stavano decretando la mortedelle piccole stalle di collina e montagna.Analizzava anche i conseguenti fenomenidi degrado ambientale sostenendo con fer-mezza che era giunto il tempo “di orienta-re la produzione verso la qualità che con-senta di ridurre la quantità a vantaggio delvalore bio nutrizionale dei prodotti lattie-ro-caseari”. E proseguiva: “anche se la stra-da della qualità è difficile ed il suo cammi-no carico di insidie, va tuttavia percorsacon impegno e determinazione, lavoran-do con coerenza per la costruzione di unacultura della qualità dove la diversificazio-ne produttiva consenta la valorizzazionedi tanti piccoli sistemi economici, la risco-perta stessa della forza storica e spirituale

della tradizione alimentare alpina”.Debbo riconoscere e con soddisfazio-

ne che quella “fatica” dette i suoi frutti. Ilmalghese, in primis, iniziò a rendersi con-sapevole del suo ruolo. Uomo si mitico,capace di fare eccellenti formaggi ma an-che uomo che sunteggia tutto ciò che èmontagna e la cura della montagna: il pa-scolo, le sorgenti d’acqua, il bosco, i sen-tieri, le architetture territoriali.

Nel 2000 conobbi Luca Battaglini, gio-vane ricercatore universitario presso la Fa-coltà di Economia dell’Università di Tori-no, che mi parlò di un suo lavoro per sal-vare i formaggi della Val d’Ossola. Mi ac-corsi che a differenza del Trentino, in Pie-monte si stava lavorando per accelerare lederoghe che avrebbero revocato, almenotemporaneamente, la rigidità di quella ter-ribile legge 5496 del ’98 (se attuata avreb-be decretato la morte di tutte le malghedell’arco alpino). Pensai di proporre alquotidiano trentino “l’Adige”, per il qualeero corrispondente da Verona, un servi-zio giornalistico “forte”, che fosse da sti-molo per la stesura di deroghe anche daparte dei dirigenti provinciali locali.

Per due mesi (era l’estate 2000) con ilgiornalista Renzo Maria Grasselli, indagai“a ventaglio” tutto quel Lagorai pastoralea ridosso della media Valsugana, il luogo,che per ragioni storiche e antropologichepuò essere definito il territorio trentinodella “resistenza casearia”. E compresi conchiarezza ciò che l’economista Pietro Ner-vi, membro del nostro comitato scientifi-co sta sostenendo da una vita, ovvero che“occorre inventare un meccanismo chepromuova la memoria procedurale in pro-getti ove la popolazione, che nel sapere dif-

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fuso ed i diritti inuso civico, torni adessere “l’esattore”del proprio territo-rio”. Nell’ottobredel 2000 radunai imalghesi intervista-ti proponendo lorouna sorta di periododi coscientizzazionesulla necessità del re-cupero delle espe-rienze del passatocome valore ancheeconomico e sulruolo del contadino come “operatore eco-logico” e corresponsabile nella produzio-ne di alimenti primari.

Nacque così, in forma ufficiosa, la “Li-bera Associazione Malghesi e Pastori delLagorai” che si rafforzò dopo “mucca paz-za”, catastrofe sanitaria ed economica, maanche storia emozionale ove si era andataa spezzare un’etica tra l’umanità e la suanutrice primaria. La data della sua nascitaufficiale è il 22 novembre 2002.

Uno per uno ecco gli obiettivi:1. “La realizzazione di tutte quelle attività

culturali preposte a rafforzare la voca-zione agro-pastorale dell’area sub-al-pina del Lagorai, promuovendo la dif-fusione del valore etico- ecologico-cul-turale-salutistico, legato alle esperien-ze lavorative in malga e ai suoi prodot-ti in ambito istituzionale, accademicomediatico ed educativo”. A questo pro-posito l’associazione ha già program-mato un progetto didattico, denomi-nato “I segreti racchiusi nelle Malghedel Lagorai”, che nell’arco di due anni

coinvolgerà le scuole di fondovalle conun metodo di apprendimento attivosulle valenze culturali, storiche, paesag-gistiche e produttive degli spazi ruraliprealpine.

2. “La ricerca di procedure perché il for-maggio ed il burro del Lagorai sianoprotetti da un marchio di tutela e cul-turale, che favorisca entro il “sistemad’alpeggio” in quanto “sistema di sa-peri”, nuovi modelli di turismo cultu-rale attento ed intelligente rafforzan-do così la relazione tra prodotto e ter-ritorio, le conoscenze etiche verso l’ani-male, la memoria del luogo”. A questoproposito è in corso uno studio in col-laborazione con il Dipartimento diEconomia Agricola e Ambientale del-l’Università di Trento.

3. “Studio per un più attento recupero del-l’architettura territoriale, riguardantenon solo gli edifici di malga, ma anchele piante monumentali, i sentieri, i ru-scelli, gli abbeveratoi, gli antichi ‘man-drini’, i siti minerari”.

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4. “Ripristino, in base alle recenti dero-ghe, dei sistemi tradizionali di lavorareil latte: fuoco a legna, ‘caldera’ in rame,piane d’abete per la conservazione delformaggio”.

5. “Progetto con Agenda 21 per correttosmaltimento dei rifiuti”.

6. “Studio per la conservazione delle bio-diversità vegetazionali nei pascoli, conmonitoraggio differenziato sulla salu-te dei foraggi”. In questo studio è coin-volto il dott. Roberto Cappelletti,esperto in cancerogenesi ambientale emembro del Comitato scientifico del-l’Associazione, che avvierà una colla-borazione con il Prof. Gios Docentedi Economia Agricola e Ambientalepresso l’Università di Trento.

7. “Studio per il ripristino, la tutela e lavalorizzazione delle razze di vacche au-toctone, le più vocate per i pascoli al-pini, come la Grigio-alpina, la Rende-na, la Bruno-alpina”.

8. “Studio e applicazione di tecniche ve-terinarie alternative ai metodi conven-zionali”.

9. “Laboratorio didattico-artigianale de-nominato ‘Lana del Lagorai’, per il re-cupero della lana dei nostri pastori”.

10.“Costruzione di un progetto eco-com-patibile per il futuro economico dellemalghe e della zootecnia di fondovalleche rispetti le differenti identità terri-toriali per contesto geografico, fisico,ambientale e culturale, stabilendo unarete tra Istituzione e chi di fatto gesti-sce la montagna, in modo efficace epartecipativo”.

11.“Confronti con altri presidi pastoralialpini ed extra-alpini con l’obiettivo di

Libera Associazione Malghesi ePastori del LagoraiVia Faccinelli, 28 - 38050 Telve diValsugana (TN)Tel.: 349-5363542E-mail: [email protected]

costruire insieme, un progetto di leg-ge ‘forte’ per la salvaguardia dei tradi-zionali formaggi di montagna, senzapiù necessità di deroghe temporanee”.

Come Presidente della Libera Associa-zione Malghesi e Pastori del Lagorai, an-ziché attenermi a ciò che di norma preve-de uno statuto associativo, ho desideratosperimentare quello che viene definito la-voro sistemico: ogni progetto è stato co-struito con il contributo di tutti. Lavoraredal basso non è cosa facile e richiede tem-pi lunghi, ma è un’esperienza molto for-mativa, perché esercitare il pensiero inmodo collettivo aumenta la qualità dellariflessione. Vorrei anche sottolineare chel’Associazione, non ha finalità di lucro e siautofinanzia, proponendo, ai miei concit-tadini, ad Istituzioni e Casse di Risparmioil calendario 2004 curato dal fotografo del-l’Associazione Christian Cristoforetti e de-nominato “Non chiamatelo passato”: ungioco grafico tra passato e presente, espres-sione di quel mondo pastorale qui ancorafortemente radicato e socialmente deside-rato, ma anche un lavoro di pensiero poi-ché ogni mese dell’anno riporta una rifles-sione poetica e filosofica con - nella suaparte finale - i versi del grande poeta ame-ricano Jack Hirscmhann donati dallo stes-so all’associazione.

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I l percorso si snoda lungo i trelaghi di Sternai situati fra la

Cima Sternai e la Cima di Saent.Fino al Lago Inferiore di

Sternai (2.596 m) si arriva consentiero segnato dalla SAT inbianco e rosso e successivamen-te si prosegue seguendo degliometti di pietra che, passandoprima per il lago superiore (2.744m) e poi per il lago intermedio(2.741 m), si collegano al sentie-ro SAT nr. 101 che scende dalPasso di Saent. Si tratta di un am-biente di grande pregio natura-listico e pertanto il percorso èstato realizzato in modo tale darispettare il più possibile le par-ticolarità di questi luoghi. Gliometti di pietra, antico sistemadi segnare i percorsi sulle Alpi,sostituiscono i segni bianchi e rossi, men-tre gli stop didattici sono individuati conprecisione tramite un apparecchio GPS(dispositivo in grado di determinare l’esattaposizione di un punto sul terreno colle-gandosi con una rete di satelliti) evitandocosì la posa di tabelle illustrative. Un at-tenta ricerca del percorso più adatto adinterpretare la morfologia del terreno hareso superfluo qualsiasi manufatto o sban-camento di terreno. Dislivello in salita: 350m; tempi di percorrenza: ore 1,5-2; diffi-coltà: escursionistica.

PUNTO 1Lago inferiore di Sternai 2.595 mRocce montonate e licheniLe grandi rocce arrotondate che si ve-

dono nei pressi del primo lago Sternaisono dette rocce montonate e sono tipi-che degli ambienti glaciali. Il ghiacciaio,muovendosi, leviga la roccia sottostantedandole una forma liscia nella parte alta epiù spigolosa e verticale nella parte versovalle indicando così il verso di scorrimen-to. Le incrostazioni colorate sulle roccesono licheni, organismi pionieri che apro-no la strada ad altri più esigenti: frutto diuna stretta combinazione (simbiosi) di alga

Percorso naturalistico dei laghi di SternaiLorenzo Iachelini*

* Il presente articolo è tratto da analogo opuscolopubblicato dal Parco Naturale dello Stelvio.

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e fungo, superano lo stress dei periodi sfa-vorevoli entrando in uno stato di vita la-tente. Particolarmente diffusi sulle rocceacide sono i licheni grigi-nerastri (gen.Aspicilia) e quelli giallo-verde (Rhyzocarpongeographicum). La conoscenza delle loro ve-locità di crescita e quindi del tempo di co-lonizzazione dei substrati sono alla basedella lichenometria, disciplina che riesce adatare importanti eventi geomorfologicicome il ritiro dei ghiacciai.

PUNTO 2Dosso erboso a Nord del Lago infe-riore di SternaiCrioclastismo ed erioforiIl detrito che si vede lungo il pendio

Ovest della cima Sternai proviene dalla di-sgregazione fisica delle rocce soprastanti.Questa è dovuta alle violentissime escur-

sioni termiche (possono arrivare anche a40° C giornalieri) e al congelamento del-l’acqua all’interno delle fratture. L’aumen-to di volume dovuto alla trasformazionedell’acqua in ghiaccio, crea delle pressioni

Una distesa di eriofori al Lago inferiore

Rocce montonate

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talmente elevate da spaccare la roccia (crio-clastismo) i cui frammenti si organizzanoin coni lungo il versante della montagna(conoidi di detrito).

In tarda estate i bordi del piccolo lagoe l’isolotto centrale si ricoprono di un’ec-cezionale fioritura di Pennacchi rotondi(Eriophorum scheuchzeri): il caratteristicoaspetto cotonoso è dovuto alle setole can-dide e piumose che aiutano la dispersionedei semi di questa cyperacea tipica di luo-ghi umidi e acque stagnanti preferibilmentesu terreni acidi. Nelle vicinanze è presenteun’altra specie, il Pennacchio a foglie strette(E. angustifolium), che si distingue per averepiù infiorescenze pendule invece di ununico fiocco tondeggiante alla sommitàdello stelo.

PUNTO 3Inizio cordone morenico a Nord delLago inferiore di SternaiColori delle rocce e curvuletumI molteplici effetti cromatici delle pa-

reti circostanti sono causati dai seguentifenomeni:- il luccichio argenteo è caratteristico del

minerale muscovite (mica bianca) par-ticolarmente abbondante nei micasci-sti (rocce metamorfiche) ovunque pre-senti nella zona dei Laghi Sternai;

- il giallo e il rosso si trovano per lo piùin corrispondenza di pareti strapiom-banti, dove gli ossidi non vengono di-lavati;

- il verde e il grigio sono dovuti all’estesapresenza di licheni;

- il nero corrisponde alla presenza di al-ghe che vivono solo su rocce moltospesso bagnate.

I cespi compatti di Carice ricurva (Ca-rex curvula) caratterizzano queste prateriealpine non troppo ripide, dove si formauna vegetazione stabile – il curvuletum–tipica dei rilievi silicei tra i 2300 e i 2800m. Il color ocra che lo caratterizza è dovu-to alle estremità secca delle foglie che unfungo parassita fa morire precocemente:questo strato superiore arricciato – da cuideriva il nome - contribuisce a frenare laforza del vento, limitando la traspirazionee quindi il disseccamento della pianta.

PUNTO 4Inizio del traverso prima del Lagosuperiore di SternaiFaglia, granati e salice erbaceoLa piccola parete di roccia liscia con

striature bianche e rosse è un piano di fa-glia, ossia una superficie di rottura e di scor-rimento della roccia.

Qui si vedono due grandi fratture chesi incrociano dovute ad una pressione indirezione dell’angolo acuto createsi duran-te i movimenti di sollevamento delle Alpi.Le striature bianco-grigie, spesso in rilie-

Le striature bianche e rosse di faglia

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vo, sono costituite da quarzo, un mineralemolto duro che resiste all’erosione moltodi più rispetto alla roccia che lo “contie-ne”.

Ai piedi di questa piccola parete c’è unmasso con dei puntini rossi in rilievo (dia-metro massimo mezzo centimetro): sonodei granati, minerali utilizzati in passatocome pietra per le collane.

Guardando la parete soprastante si puòosservare una nicchia di distacco di unafrana recente il cui deposito è formato dagrossi frammenti molto spigolosi.

PUNTO 5Riva ovest del Lago superiore diSternai, 2.778 mEvoluzione dei laghi glaciali e ra-nuncolo glacialeUn tempo (qualche migliaio di anni fa)

questo lago occupava anche tutta l’ampiaconca scavata nella roccia dalla Vedrettadi Rabbi. Come la maggior parte dei laghi

glaciali anche questo èdestinato a scomparirea causa dei seguentimeccanismi:- l’incisione, da parte

dell’emissario, dellasoglia rocciosa che locontiene;

- il riempimento daparte dei detriti cherotolano continua-mente dalla scarpatadella morena e dallepareti circostanti;

- la colonizzazione del-le rive da parte di pian-te acquatiche che tendo-

no a trasformarlo in una torbiera.L’intensa fatturazione della parete roc-

ciosa sopra il lago testimonia i complessimovimenti dell’orogenesi alpina durante laquale la placca africana si è scontrata conla placca europea causando il sollevamen-to delle Alpi, iniziato settanta milioni dianni fa e tuttora in atto con un innalza-mento medio di circa un millimetro e mez-zo all’anno.

Sulle rocce che circondano le rive dellago cresce il Ranuncolo glaciale (Ranun-culus glacialis), detto anche “erba dei camo-sci”, perché appetito dagli erbivori alpini.Inconfondibile per i suoi fiori bianco-ro-sati visibili tra luglio e agosto e per le fo-glie carnose e lucide, è la pianta alpina chedetiene il record di altezza: 4.275 m.

La sua strategia vincente è una grandeefficienza nella produttività – per sfrutta-re al meglio il breve periodo favorevole - eun sistema anti-congelamento che gli con-sente di resistere alle temperature gelide.

Ranuncolo glaciale

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PUNTO 6Dosso erbosoprima della di-scesa al Lagomedio di Ster-nai, 2.742 mMassi erraticie falso mirtilloI grandi massi

che si vedono spar-si qua e là sono det-ti massi erratici; essisono stati portati avalle dal movimen-to del ghiacciaio eabbandonati quinel momento in cuisi è ritirato. La pic-cola spiaggia sasso-sa è costituita da materiale alluvionale dipiccole dimensioni in quanto quello piùgrossolano è stato depositato più a mon-te. Questo lago non ha emissari superfi-ciali ma è tuttora visibile una valletta asciut-ta incisa dal torrente che un tempo uscivadal lago.

Tra i piccoli arbusti d’alta quota il Falsomirtillo (Vaccinium ghaultherioides) cresce te-nacemente anche nelle fessure delle roc-ce, aiutato dalla simbiosi con alcuni fun-ghi (micorrize) che ne facilitano lo svilup-po. Predilige i siti umidi e coperti a lungodalla neve, mostrandosi indifferente all’ori-gine litologica del substrato. I rametti le-gnosi bruni, le foglie verde scuro, le bac-che blu-azzurro con la polpa biancastra edi sapore insipido lo distinguono dal Mir-tillo nero (Vaccinium myrtillus) con cui simescola spesso, ma che risulta più sensi-bile alle basse temperature.

PUNTO 7Metà discesa dal Lago intermediodi Sternai e il sentiero n. 101Valle glaciale, morene e silene acauleGuardando verso il basso si ha una

splendida visuale dell’alta Valle di Saént:una tipica valle glaciale con fianchi ripidi efondovalle pianeggiante. Nel vallone com-preso fra la Bocca di Saent e la Cima Ros-sa si distinguono numerosi cordoni more-nici costruiti con un incessante lavoro discavo, trasporto e deposito, dal ghiacciaioche un tempo riempiva la valle. Al di sottodelle morene il versante è costituito da unasuccessione di rocce montonate, mentrela piana, punteggiata di massi erratici, èpercorsa da un torrente tortuoso che for-ma numerosi isolotti spesso sommersidurante le piene.

I cuscinetti densi e compatti della Sile-ne acaule (Silene acaulis) abbondano tra que-

Silene acaule

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ste rocce, saldamente ancorati ad una ro-busta radice che si insinua nelle fessure.Questa pianta erbacea nana, giunta sulleAlpi in seguito alle glaciazioni, sale fino a3.500 m di quota dimostrandosi una dellepiù specializzate all’alta quota, indifferen-te al tipo di substrato. Fiorisce precoce-mente dal disgelo fino ad agosto con nu-merosi fiori di un rosa intenso che spor-gono appena dallo strato di foglie lineari efittamente ammassate per proteggersi almeglio da gelo e disseccamento.

PUNTO 8Torbiera in prossimità della con-giunzione con il sentiero SAT n. 101TorbieraÈ un tipo di stagno nel quale, su uno

strato più o meno consistente di torba -formata in gran parte da sostanza organi-ca indecomposta o solo debolmente de-composta accumulatasi in condizioni diforte umidità - si è formato uno strato su-

perficiale di vegetazione in scarse condi-zioni nutritive. Ciò succede perché il baci-no in cui si è formata riceve acqua di de-flusso povera di minerali e di azoto, da areecon clima freddo e umido, dove le fortiprecipitazioni hanno provocato la liscivia-zione del suolo ed il ristagno dell’acqua perun lungo periodo dell’anno.

La vegetazione è composta per lo piùda Sphagnum ed Eriophorum.

Le torbiere sono ambienti vitali inso-stituibili per molte altre specie qui in isola-mento. Sono inoltre libri di storia in cuiclima e vegetazione depositano le proprietracce per migliaia di anni. Una di questetracce è costituita dai pollini che si sonoconservati per secoli nei vari strati dellatorba. A parte l’aspetto scientifico e quel-lo di un valido contributo alla conserva-zione di una consistente biodiversità, letorbiere costituiscono elementi essenzialidel paesaggio e luoghi di pace e serenitàper l’escursionista.

Una veduta d’insieme dei tre laghi

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Biblioteca della montagna-SAT

In questi primi mesi del 2004 è aumentata consi-derevolmente l’affluenza degli utenti in biblioteca.In particolare durante il Filmfestival della monta-gna ogni giorno decine di utenti hanno affollato ilocali della biblioteca, che ha ospitato anche cele-bri nomi dell’alpinismo.A fine aprile le classi III A e B delle scuole ele-mentari di Ravina hanno visitato biblioteca e mu-seo, mostrando grande interesse per i libri, in par-ticolare per il Fondo di libri per ragazzi “DarioBronzini”, una raccolta unica nel suo genere, co-stituita da centinaia di pubblicazioni per bambini eragazzi, riguardanti la montagna, l’esplorazione, l’al-pinismo e l’ambiente. I ragazzi hanno donato allabiblioteca un simpatico quaderno contenente di-segni e poesie sulla montagna.Anche una cinquantina di soci della sezione trenti-

na del Rotary club ha visitato la Casa della SAT,soffermandosi in particolare nel museo e nei localidella biblioteca.Tra gli ospiti della biblioteca ricordiamo alcuni ce-lebri nomi dell’alpinismo come l’indiano HarishKapadia, alpinista, compagno di spedizione diChris Bonington, esploratore e scrittore, direttoredell’Indus Publishing Company di New Delhi, curato-re dell’Himalayan Journal per oltre venticinque anni,presidente onorario dell’Indian Mountaineering Foun-dation e socio onorario dell’Alpine club, il club alpi-no inglese.Un altro gigante dell’alpinismo ha visitato la no-stra biblioteca: l’americano Charles S. Houston,capo spedizione con Tilman al Nanda Devi nel1936, membro della spedizione americana al K2nel 1938 e capo spedizione al K2 nel 1953. Nelcorso di quest’ultima spedizione gli americani riu-scirono a superare per la prima volta il “CaminoBill”, passaggio chiave per il raggiungimento della

Da sinistra: Charles S. Houston con i due bibliotecari Clau-dio Ambrosi e Riccardo Decarli

Da destra: Harish Kapadia, Franco Giacomoni (Presiden-te SAT) e Bruno Angelini (Direttore SAT)

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vetta, che sfuggì alla spedizione a stelle e striscesolo per un rapido cambiamento delle condizionimeteorologiche.Tra gli altri illustri ospiti citiamo ancora: SilviaMetzeltin-Buscaini, Daniele Canossini e Mar-co Salvo che hanno voluto consegnare di personaalla biblioteca la loro nuova guida sull’Appeninopubblicata nella “Collana dei Monti d’Italia” editadal CAI-TCI.

Gli autori della guida sull’Appenino, Daniele Canossini eMarco Salvo, con al centro Silvia Metzeltin-Buscaini

Grazie Achille!Un’importante donazione alla Biblio-teca della montagnaLa Biblioteca della montagna-SAT e l’Archivio sto-rico arricchiscono il loro patrimonio grazie adAchille Gadler che ha donato tutta la sua bibliote-ca alpinistica e le sue fotografie e diapositive scat-tate in oltre sessant’anni di frequentazione dellevette.La donazione risulta particolarmente importantesia per il valore di alcune monografie decisamentepoco comuni, sia perché si tratta di libri e docu-menti vari appartenuti al noto compilatore di gui-de. Gadler, classe 1920, è l’autore trentino di mag-giore successo nel campo della pubblicistica escur-sionistica; il suo lavoro più fortunato: “Guida alpi-

nistica escursionistica del Trentino occidentale” (ed.Panorama) esce per la prima volta in unico volu-me nel 1981 e nel 2000 compare la 7a edizione, unsuccesso straordinario, unico nel suo genere, tan-to che “il Gadler” è da oltre vent’anni il compa-gno fedele degli escursionisti trentini e non solo.Contemporaneamente dà alle stampe anche un’ap-prezzata guida escursionistica ai monti dell’AltoAdige che viene pubblicata in 3 edizioni, alcuni annidopo una guida ai rifugi e bivacchi del Trentinoscritta a quattro mani con Mario Corradini e unaguida alle Pale di San Martino e Cimonega – Vette.Gran parte dei suoi lavori sono tradotti in tedescoe conoscono la medesima fortuna di quelli in ita-liano. Tra i meriti di Achille ricordiamo anche giottimi articoli di scialpinismo pubblicati su variperiodici, in un’epoca in cui la documentazione inmateria era decisamente scarsa e la “scoperta” delgruppo dei Lagorai, con una fortunata guida che,tra l’altro, ebbe il merito di divulgare la traversatadi questo meraviglioso gruppo, una traversata cheoggi è una delle escursioni più ambite dai frequen-

Una lontana domenica con gli sci sul Bondone (Foto AchilleGadler)

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I bibliotecari del CAI a convegnoSabato 8 maggio si è svolto presso la Casa dellaSAT il 6° Convegno BiblioCai al quale hanno par-tecipato 34 bibliotecari in rappresentanza di 22biblioteche del Club alpino italiano con la parteci-pazione anche della Biblioteca “F. Anelli” dellaSocietà speleologica italiana di Bologna e del pre-sidente della sezione regionale Trentino-Alto Adi-ge dell’AIB, l’Associazione italiana biblioteche, Ro-dolfo Taiani. BiblioCai ha come obiettivi primari:formazione del personale volontario che opera al-l’interno delle biblioteche delle sezioni Cai e la re-alizzazione di un catalogo comune al quale aderi-scono le biblioteche che possiedono già un catalo-go standardizzato secondo le regole internaziona-li. Per ottenere questi scopi durante l’anno lavora-no alcuni gruppi di lavoro, è stata realizzata unamailing-list alla quale si può accedere tramite il sitointernet della SAT (www.sat.tn.it), vengono orga-nizzati seminari sulla catalogazione e, una o duevolte l’anno, si tiene a Trento, o in altra sede, unconvegno. Il presidente della SAT Franco Giaco-moni ha salutato i convenuti sottolineando l’im-portanza del progetto e la soddisfazione di vedere

la Biblioteca della montagna-SAT tra i promotori,assieme alla Biblioteca nazionale del Cai e Filmfe-stival internazionale montagna esplorazione avven-tura “Città di Trento”.Gabriele Bianchi, past president del Cai, ha sotto-lineato l’interesse del club alpino per questo pro-getto, che rientra tra le iniziative presentate all’Isti-tuto nazionale per la ricerca scientifica e tecnolo-gica sulla montagna (Inrm).Annibale Salsa, neopresidente del Cai, ha assicura-to che anche la nuova direzione del club garantiràl’appoggio a BiblioCai.Nel corso della giornata Roberto Montali del Caidi Parma ha riepilogato lo stato dell’arte del cata-logo unico delle biblioteche di montagna, Alessan-dra Ravelli della Biblioteca nazionale Cai ha indi-cato le strategie per la promozione del patrimoniobibliografico delle biblioteche.Sono stati fissati i prossimi appuntamenti: un se-minario sulla catalogazione che, accogliendo l’in-vito del bibliotecario Mario Alderighi, si terrà a Luc-ca il 16 e 17 ottobre, e il 7° convegno BiblioCai nelmaggio 2005.I vari gruppi di lavoro hanno presentato la relazio-ne sull’attività svolta nel corso dell’anno: GraziellaCusa del Cai di Varallo ha riepilogato lo stato delcensimento dei periodici delle sezioni del Cai eConsolata Tizzani della Biblioteca nazionale Caiha illustrato le modalità della realizzazione degliindici analitici dei periodici Cai, portando l’esem-pio dell’indicizzazione del periodico “Scàndere”.

tatori della montagna.Legato alla SAT da sem-pre Achille è stato pre-sidente della sezione diTrento dal 1981 al 1986e consigliere centrale delCAI, incarichi svolticon la consueta dispo-nibilità e l’immancabileironia.Ora che l’età non glipermette più di scoraz-zare sui monti come untempo ha deciso di do-nare gli amati libri e lefotografie alla Bibliote-ca della montagna-SAT,una scelta che ne sottolinea una volta di più la ge-nerosità e l’affetto che lo lega alla nostra SAT.Grazie ancora Achille!

Un momento del 6° Convegno BiblioCai

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Nuove tesi di laurea in biblioteca:Sport della neve: indagine terminografica initaliano e in tedescoQuesto il titolo della tesi di Chiara Briani. Si trat-ta di una raccolta terminografica che va ad inserir-si all’interno del progetto TERMit, la banca ter-minografica della Scuola Superiore di Lingue Mo-derne per Interpreti e Traduttori dell’Università diTrieste.L’ambito indagato è rappresentato dagli sport del-la neve. Sono infatti stati raccolti termini riguar-danti le diverse discipline sportive, termini riguar-danti la meteorologia, la regolamentazione FIS sullepiste da sci, la sicurezza e le tecniche impiegatenella pratica delle diverse discipline sportive inver-nali. La scelta di questo particolare ambito è daricondursi ad un particolare interesse e alla praticadi molte delle discipline sportive analizzate.Inoltre la popolarità raggiunta dallo sci ha avutoun peso rilevante nella scelta dell’argomento cosìcome il continuo aumento dell’interesse per lo stes-so dovuto anche alla nascita futura di una partico-lare normativa da adottare sulle piste da sci.La presente tesi si compone quindi di una partecentrale dedicata alla raccolta terminografica, pre-ceduta da un’introduzione all’argomento sci, al finedi fornirne una panoramica generale riguardantelo sviluppo dello sci sia come attrezzo che comedisciplina.Segue quindi il glossario bilingue italiano-tedesco,costituito dalle schede terminografiche e quindi lerelative schede bibliografiche utili per la consulta-zione delle fonti.Viene inoltre proposta una panoramica generalesulla lingua dello sport, seguita da un’analisi termi-nologica e linguistica dei termini facenti parte delglossario. Conclude infine la tesi un’analisi contra-stiva che vuole mettere in luce le principali diffe-renze riscontrabili nelle scale del pericolo di valan-ghe utilizzate sull’arco alpino.Economia e turismo in Val di Fassa nel secon-do dopoguerra: (1948-1960).La tesi di laurea di Paolo Deville è una ricostru-zione di quello che si è verificato all’interno dellavita economica della Val di Fassa, ed in particolareMoena ma tale analisi potrebbe essere allargataanche ad altre località di montagna della provincia.

La vita in una zona di montagna è caratterizzata daun’agricoltura di sussistenza, le cui difficili condi-zioni climatiche permettono la coltivazione di po-chi prodotti della terra. Tra questi citiamo la pata-ta, la segale, l’orzo e i cavoli. Il lavoro nei campi èmolto duro, e questo porta all’utilizzo di animalicome i buoi e i cavalli. L’agricoltura povera di que-ste montagne non prevede degli sprechi nei pro-dotti che fornisce, in questo caso l’uso delle fogliedei cavoli per il nutrimento dei maiali ne rappre-senta un esempio. Accanto all’agricoltura abbia-mo l’allevamento del bestiame. Esso si suddividenelle seguenti specie: bovini, suini, equini, caprinie ovini. Quello più importante per numero e perprodotti forniti è quello bovino. Le malghe, infat-ti, si basano soprattutto sulla lavorazione e trasfor-mazione del latte. Altre attività svolte in montagnaed importanti per la cura del paesaggio sono rap-presentate dal taglio dei prati. Con esse si ricava ilforaggio necessario per il nutrimento del bestia-me, ed inoltre si offre un paesaggio ben curato aldi sotto del manto roccioso. La presenza delle va-ste risorse boschive ha sviluppato un’attività dellegname connessa alla sua lavorazione. Sono sortediverse falegnamerie, che permettevano alle per-sone del posto di trovare lavoro, senza essere co-strette ad emigrare. L’allevamento del bestiame, inparticolare quello ovino e caprino subiscono però,nel corso del tempo, una diminuzione: questo fe-nomeno è probabilmente da ricondursi all’abban-dono di queste attività per dedicarsi ad occupazio-ni più rimunerative come il turismo; la diminuzio-ne dei proprietari dei caprini infatti, oltre alla crisidel mercato ovino e caprino, si può ricondurre alcambiamento di occupazione da parte di questepersone. L’attività turistica viene quindi a svilup-parsi e a coinvolgere gran parte della gente di mon-tagna. Le persone colgono la possibilità di incre-mentare il proprio bilancio, dando vitto e alloggioa pagamento. Alcune famiglie vanno a dormire nellesoffitte o nelle cantine, dando il proprio alloggioai turisti. Con le entrate vengono migliorate le abi-tazioni, e il paesaggio nelle sue diverse strutture sipresenta migliore. Il turismo in montagna non ri-guarda un solo periodo dell’anno, ma prende inconsiderazione due periodi: quello estivo da giu-gno a settembre, e quello invernale da dicembread aprile. L’indagine effettuata ha preso in parti-

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colare considerazione il turismo invernale, che conla fine degli anni cinquanta si trova in forte ascesa.La diffusione della pratica degli sport invernali haportato alla costruzione di diverse infrastrutture,con lo scopo di agevolare l’esercizio di queste atti-vità sportive. Le seggiovie e le sciovie vengonoutilizzate soprattutto nel periodo invernale. Moe-na come località turistica ha voluto dotarsi di que-sti impianti. Inizialmente la seggiovia veniva indi-cata come una struttura importante per il turismonel periodo estivo. La Società d’incremento turi-stico di Moena considerava questo impianto comenecessario per contrastare la concorrenza delle al-tre zone turistiche. L’investimento in queste attivi-tà risulterà importante per lo sviluppo del turismoinvernale. Il piano di finanziamento su cui poggia-va la seggiovia Moena-Pianac risulta essere piutto-sto fragile, come dimostra l’utile prodotto dall’im-pianto, non sufficiente a coprire gli interessi e l’am-mortamento del capitale investito. Come si verifi-ca spesso nella fase progettuale della costruzionedi un’infrastruttura l’importo che si prevede nellafase esecutiva diventa maggiore. La scelta deglioperatori è sempre quella di ricercare l’aiuto deglienti pubblici, per diminuire questo disagio. La man-cata assegnazione di un contributo, prova la debo-lezza finanziaria di quest’opera che doveva permet-tere di rilanciare il turismo in questa località. I socidella Società d’incremento turistico di Moena, vi-sta tale situazione e non volendo più contribuirecon i loro ridotti bilanci, decidono la vendita ditale struttura. L’interesse degli addetti al turismo sirivolgerà verso una zona più orientale del paese, equesto inciderà sull’offerta turistica. Il turista alla

ricerca di ogni comodità, si rivolgerà verso zonedove il disagio per raggiungere le piste da sci saràminore, preferendo posti con la partenza degliimpianti seggioviari dal paese. Quello che in sinte-si si è evidenziato, vuole essere un invito a riflette-re su come realizzare certe infrastrutture. Il turi-smo in tutti i suoi aspetti può produrre diversi di-battiti, dal turismo qualitativo e quantitativo, all’im-patto ambientale che gli impianti seggioviari com-portano: scopo è quello di presentare gli avveni-menti possibilmente in modo obiettivo, anche sequesto nella realtà risulta essere difficile. Moenacome località turistica si deve servire di queste in-frastrutture, per essere competitiva rispetto alle altrezone turistiche. Ogni investimento è sempre a ri-schio, in quanto non si può stabilire a priori la buo-na riuscita. L’esempio che ho preso in considera-zione riguardante la seggiovia Moena-Pianac, cimostra la debolezza del piano di finanziamento diquest’impianto. Nella fase di finanziamento del-l’opera bisognerebbe cercare di ridurre al minimoil rischio di prevedere una somma e di pagarneuna maggiore. Un altro aspetto sarebbe quello difondare il finanziamento su un capitale privato enon ricorrere sempre ai finanziamenti degli entipubblici. In questo modo probabilmente ci sareb-be una gestione maggiormente incentrata sull’ana-lisi dei costi e dei ricavi, cercando di evitare ognispreco possibile, con l’obiettivo di presentare deibilanci in attivo o perlomeno in pareggio, piutto-sto che in passivo.Quello che si verifica nella realtà però è diverso,anche perché le spese di gestione degli impiantisono molto onerose.

Convenzione SAT - Mart

Informiamo i Soci SAT che è stata rinnovata, fino al 31 dicembre 2004, la convenzione con ilMuseo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (MART), che prevede l’ingressoa tariffa ridotta per i Soci SAT che presentano alla Cassa la Tessera con il bollino 2004.Programma Mostre:- 30.04.04 - 30.11.05 Rovereto Il Laboratorio delle idee. Figure e immagini del ‘900- 25.05 - 22.08.04 Rovereto Medardo rosso. Le origini della scultura moderna- 28.05 - 05.09.04 Rovereto Transavanguardia. La collezione Grassi- 25.06 - 31.10.04 Trento (Pal. Albere) Il secolo dell’Impero- 07.07 - 10.09.04 Rovereto Maestri del fumetto europeo

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Dalle Sezioni

ARCOAltoGardaRonde: 25-26-27-28 agosto2004La Sezione di Arco organizza un trekking sui rifu-gi e sulle montagne dell’Altogarda riservato ai gio-vani dai 10 ai 16 anni delle sezioni SAT e su invitodella Sezione SAT di Arco.Scopo: far conoscere ai ragazzi dell’AlpinismoGiovanile le principali montagne e i principali ri-fugi dell’Altogarda e le potenzialità naturali, stori-che e culturali. È un’occasione unica per avvicina-re i nostri ragazzi ad un’esperienza indimenticabilein un ambiente che ci viene invidiato da tutti edinoltre per introdurre i giovani ad una più appro-fondita conoscenza dell’ambiente circostante acapirne le peculiarità e le bellezze. Tali possibilitàverranno sollecitate da singoli personaggi durantela manifestazione e nei vari rifugi.Il trekking non ha alcuna velleità alpinistica svilup-pandosi su percorsi escursionistici di tipo E marichiede comunque una buona ed adeguata prepa-razione al camminare. La partecipazione dei ragazzidovrà essere considerata come un premio-ricono-scimento per un effettivo impegno dimostratonello studio e nello sport.Per il 2004 vengono invitati a partecipare i giovanidelle sezioni SAT di: Arco, Riva, Mori, Brentonicoe Val di Ledro con 4 giovani ed un accompagnato-re, Nr. 1 Guida alpina di Arco + 4 responsabilidella SAT di Arco per un totale di 30 persone chepernotteranno nei rifugi.Responsabili sezionale: Ivo TamburiniTel.: 0464-532234Sito Internet: www.altogardaronde.itE-mail: [email protected]

ProgrammaMercoledì 25 Agosto - Arco (91 m) - Rif. P. Mar-chetti al monte Stivo (2.012 m)Ore 9: ritrovo e presentazione AltoGardaRondeai partecipanti in sede SAT. Partenza con pullmanda Arco (campo sportivo), Nago, Loppio, Ronzo-Chienis, Passo S.Barbara. Visita alle trincee della

val di Gresta e alle coltivazioni biologiche con ilgruppo SAT della Val di Gresta. Indi per il sentie-ro 608 B fino alle Prese, sentiero 608, MalgaStivo,Rif. Marchetti. Serata con Gruppo Astrofilidel Basso Sarca. Pernottamento.Giovedì 26 agosto - Rif. P.Marchetti al monte Sti-vo (2.012 m) - Rif. D. Chiesa al monte Altissimo(2060 m)Discesa verso il Passo Bordala dal sentiero 617 finoal bivio con il 623 che si prende fino a Passo Bor-dala. Da qui con pullman fino a S.Giacomo (mt.1194). Si parte dal sentiero 622, Malga Campo (mt.1635), Bocca Paltrane (mt. 1831), sull’Alta via delBaldo fino al rifugio D.Chiesa (mt. 2060). Durantel’escursione saremo accompagnati dalla Guida Par-co che spiegherà, durante il percorso, le caratteri-stiche botaniche e naturalistiche. Pernottamento.Venerdì 27 agosto - Rif. D. Chiesa al monte Altis-simo (2.060 m)- Rif. N. Pernici sulle Alpi Ledrensi(1.600 m).Per il 651 sulle Laste di Tolghe (Alta via del Baldo)fino alla Cresta di Navene (1.510), Bocca di Nave-ne (1.425), Baita dei Forti (1.752), discesa a Mal-cesine con la funivia, con traghetto sul lago di Gardaper Limone, Torbole e Riva. Dal porto di Riva conmezzi della SAT di Pieve fino nei pressi di malgaTrat (1.500), e poi sul sentiero 403 a piedi fino alrif. Pernici (1.600). Prima di cena informazioni sto-riche sulla zona a cura dell’esperto Mauro Zattera.Pernottamento.Sabato 28 agosto - Rif. N. Pernici sulle Alpi Le-drensi (1.600 m) - Arco (91 m)Sentiero 413 Itinerario Garda-Brenta, bivio 454 aBocca Saval (1.730), salita a cima Parì e poi ritornosul Senter de Saval che si prende fino a scenderealla malga di Saval (1.693), sella del Monte Cocca(1.360) ed infine a Pieve di Ledro (668). Spuntino-pranzo a carico Comuni Val di Ledro presso lasede SAT di Pieve. Breve escursione nel primopomeriggio al Colle S.Stefano e visita al MuseoGaribaldino. Da Bezzecca con pullman rientro adArco con pullman.Chiusura in sede.

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MATTARELLOSulla strada con Sepp JörgDopo quasi tre settimane di cammino dalla Lom-bardia attraversando il Trentino-Alto Adige, l’Au-stria e il ritorno in Italia si è conclusa l’avventura diSepp Jörg, un tipetto tutto pepe che ricorda vaga-mente il celebre gallico Asterix.L’ho conosciuto personalmente nell’autunno del-l’anno scorso, durante una serata organizzata dallanostra sezione di Mattarello in cui presentava unsuo precedente trekking attraverso l’antica via delTirolo.A dire la verità il primo a conoscerlo ed a propor-celo per una serata è stato il nostro noto e pittore-sco socio Alberto che casualmente lo incontrò neipressi della catena del Pasubio appunto durante ilsopracitato trekking e ne rimase colpito data lagrande simpatia del personaggio in questione.L’ispirazione che porta Sepp Jörg a compiere taliitinerari rigorosamente a piedi senza alcun supportodi trasporto, sobbarcandosi in media 6-700 km perviaggio è quella di seguire vie di antica memorialungo linee di confine percorse dai nostri avi e diconseguenza piene di storia e di avventure raccon-tate e tramandate attraverso generazioni di vian-danti. In quest’ultimo suo lungo cammino ha vo-luto ripercorrere le tracce delle peregrinazioni diAndreas Hofer, noto patriota tirolese molto vivonella memoria delle nostre popolazioni germano-fone, che fu ucciso a Mantova dai francesi nel 1810dopo aver combattuto contro gli eserciti invasori.Ed è appunto da Mantova, dove il patriota è purestoricamente riconosciuto, che lunedì 11 agosto2003 è iniziata l’avventura di Sepp. Noi della Sez.SAT di Mattarello lo abbiamo seguito virtualmen-te nella parte trentina del percorso tenendoci incontatto telefonico.Nei primi giorni di cammino attraverso la pianurada Mantova fino all’inizio della catena del monteBaldo è stato costretto dalle temperature tropicalidi questa torrida estate a procedere solo dal tra-monto fino a notte inoltrata, quando il suo puragile fisico supplicava pietà. Dopo tre giorni squil-la il mio cellulare: era Seep che con il suo accentomarcatamente sudtirolese mi avvisava di essere na-scosto in una nicchia rocciosa nel mezzo di un vio-lento temporale, dopo aver percorso la catena suddel Bondone, trovandosi nei pressi della cima Cor-

netto e di essere in procinto a trascorrere la nottenei dintorni del centro fondo delleViote.Prendere l’automobile per andare ad accoglierloera doveroso. Ci siamo quindi ritrovati al ristoran-te del centro fondo, dove pure la simpatica gestri-ce Alida si è divertita a farne la conoscenza. Cisiamo lasciati, dopo aver abbondantemente libatoalla tavola di Alida, promettendoci di percorrereassieme l’ultima tappa del suo giro, che si sarebbeconcluso entro circa due settimane.Il giorno dopo Sepp di buon mattino si è calato aTerlago proseguendo poi verso la Val di Non, doveci ha confessato in seguito di aver trovato grossedifficoltà a percorrere un itinerario alternativo allevie del traffico automobilistico. È comunque riu-scito a trovare un percorso arrangiandosi con qual-che informazione raccolta in loco e passando fragli sterminati campi di mele, a raggiungere S. Ro-medio, e la via fino al passo Palade. Il suo viaggio èpoi proseguito verso Merano, il passo Giovo, Bren-nero, Innsbruck, per rientrare poi attraverso la

Sepp Jörg giunto alle fine del giro a Bressanone

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PRESSANOLa Sezione entra nelle scuoleQuesta è la ricetta di un giovedì (20) soleggiato dimaggio: 32 alunni delle scuole elementari vociantie festosi, 3 maestri, 6 accompagnatori della sezio-ne di Pressano e un’idea nuova di come trascorre-re una mattinata all’insegna dello sport, del diver-timento ma anche dell’apprendimento.Cominciamo di buon mattino, ci si trova presso

l’oratorio del paese ed il preludioall’escursione sulle colline avisia-ne è la presentazione di un filma-to relativo allo scopo e alle attivitàdella Sezione SAT locale. Una qua-rantina di diapositive create da noidove si esponevano i vari program-mi tra cui ovviamente le attività peri giovani e per finire la spiegazionedi quanto ci apprestavamo a fare.E poi si parte! I ragazzi, divisi in 6gruppi e armati di bussola e carti-na topografica della zona, parto-no con noi dall’oratorio e percor-rendo i vecchi sentieri devono ar-rivare in cima alla collina di Pressa-

no. Lo scopo è quello di orientarsi con i riferimen-ti che gli diamo in gradi rispetto al nord scovandovia via le scatole che abbiamo nascosto qualcheora prima. Infatti la parte più divertente è quella diriuscire a trovare i “premi” nei vari punti indicatiche contengono le merendine. Durante il percor-so oltre alla ricerca degli oggetti e al divertimentocreato dallo stare insieme e dalla lunga passeggia-ta, entra in gioco anche la fase conoscitiva, ovverole lezioni di botanica che mano a mano abbiamoimpartito agli alunni incontrando nel bosco piantee fiori di cui spiegavamo nomi e caratteristiche.Dopo circa 2 ore ci troviamo tutti quanti in cima efacciamo merenda con quanto è stato scovato inquesta specie di “caccia al tesoro”. Verso mezzo-giorno i giovani rientrano a scuola e relazionanosull’esperienza vissuta, manifestando grande entu-siasmo con la speranza di poter ripetere questa bellagita a due passi da casa.

Foto di gruppo per i bambini di Pressano

RIVACiclo di serate “Alpinismo e solidarietà”Nell’ambito delle iniziative programmate per il2004, la Sezione SAT di Riva del Garda ha orga-nizzato, insieme al Circolo Culturale Zanelli, all’As-sociazione Serenella, alle Guide Alpine Arco, unciclo di cinque serate denominato “Alpinismo e so-lidarietà”.Il ciclo ha avuto il patrocinio dell’Amministrazio-

Zillerthal e la Val di Vizze in Italia.Come promesso ci siamo incontrati il giorno gio-vedì 28 agosto a Bressanone, e da lì ci siamo in-camminati sulla alta strada provinciale fra dei pae-sini da me finora scorti solo percorrendo frettolo-samente l’autostrada più in basso. Dopo circa treore siamo giunti al convento di Sabiona e piomba-ti in pochi minuti a Chiusa dove Sepp è stato ac-colto oltre che da una troupe del tg regionale dauna miriade di amici. Si è conclusa così quest’ulti-ma avventura di Sepp Jörg, che dopo aver girova-gato a piedi per tutto l’antico Tirolo ha dichiaratodi aver esaurito le sue aspirazioni in merito a que-sto tipo di imprese. Nonostante ciò, so per certoche chi usa molto le gambe per spostarsi è perva-so da una passione immensa, e che chi lo ha speri-mentato, come Sepp, alla scomparsa dell’ultimo“acido lattico” che attanaglia i muscoli, il desideriodi ripartire ritorna e rimane tale!

Tessadri Franco

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ne comunale con gli Assessorati alla Cultura e aquello delle Politiche Sociali.Il primo degli obiettivi che hanno portato questeAssociazioni a riunirsi, impegnandosi in stretta col-laborazione, è stato il raccogliere fondi per ado-zioni a distanza, dirette ad aiutare i “bambini distrada” argentini: nella città di Aso del Rey (quar-tiere di Gran Buenos Aires) e nella Parrocchia diPadre Elvio Mettone molte persone vivono in di-more e terre provvisorie con un livello di vita al disotto della povertà e la cosa più terribile è l’au-mento giornaliero dei ragazzi di strada. Padre El-vio, coadiuvato da Suor Luisa Olivera gestisce unacasa di accoglienza (Hogar “la Casita”) che ospitaun centinaio di bambine adolescenti a rischio. Perquesto un anno fa si è dovuto adibire un padiglio-ne per il recupero dei drogati, i quali necessitanodi un’attenzione particolare. Padre Elvio ha chie-sto aiuto per gemellare (adozione a distanza) 6ragazzi bisognosi.L’altro obiettivo è stato ravvivare l’interesse, e inparticolare quello giovanile, verso il mondo del-l’arrampicata e delle grandi imprese, proponendoalpinisti di livello nazionale ed internazionale e lapresentazione di loro diapositive e filmati.Abbiamo pensato che aver la possibilità di dialo-gare con importanti attori di questo settore di puntadell’attività in montagna, possa permettere di av-vicinare e capire le dinamiche che spingono l’uo-mo a cercare il limite delle proprie possibilità, piùmentali che fisiche.Crediamo che la loro testimonianza possa esserestata utile per capire anche cosa succede lassù, qualiatti di eroismo, di amicizia ma anche di miserieumane o di umanità trovino lo scenario in pareti,ghiacci eterni, cime assolute.Un ringraziamento particolare va agli alpinisti ve-nuti a Riva del Garda:- Fausto Camerini, che ha presentato una serata

sulla Cordillera di Huayahuash, in Perù;- Giuseppe Barattoli, che ha presentato la prima

invernale alla Torre Val Perse, in Brenta;- Giuliano Bressan, che ha presentato una pa-

noramica di scalate in tutto il Nord – Africa;- Angelo Giovanetti, che ha presentato le sue

esperienze in Himalaya;- Simone Moro, che ha presentato la sua tremen-

da esperienza sull’Annapurna.

Le serate sono state seguite con interesse e diver-timento dal numeroso pubblico (una media di 200presenze per alpinista), che ha particolarmentegradito la disponibilità dei protagonisti delle seratee degli altri numerosi alpinisti intervenuti a viva-cizzare i dopo proiezione con dibattiti mai banali.La Sezione SAT di Riva del Garda coglie quest’oc-casione per ringraziare tutti i soggetti che hannocontribuito al successo della manifestazione e tuttii cittadini rivani che, con il loro contributo solida-le, hanno voluto essere partecipi di queste seratedi solidarietà.

Simone Moro

VEZZANO - VALLE DEI LAGHIAssemblea della SezioneAssemblea della Sezione Vezzano-Valle dei LaghiSotto una copiosa nevicata si è svolta in localitàLagolo, l’assemblea elettiva della Sezione Vezza-no-Valle dei Laghi. Il presidente uscente GiuliettoTonelli ha illustrato ai molti soci convenuti le atti-vità sociali del 2003, contraddistinte da numerosiimpegni sociali. Tra queste da ricordare l’impegnonei riguardi degli iscritti più giovani, oltre alla col-laborazione con l’associazione “Comunichiamo”,per dare un diverso approccio alla montagna e lanatura. Diverse inoltre le gite sociali, le quali han-no visto la partecipazione di molti soci e simpatiz-zanti. Un ottimo stimolo per quelle in programmanei prossimi mesi sulle alpi Breonie di Ponente,sul massiccio Gazza-Paganella, sul Lagorai, oltre aquelle nel gruppo di Tessa e Sesvenna. Alla pre-senza del consigliere centrale Claudio Verza, della

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Il Rifugio “S.Agostini” in Val d’Ambiez fotografato dal gestore, Roberto Cornella, nell’aprile 2001

Una foto curiosa

Malga Gazza

commissione rapporti con le sezioni, sono statiapprovati i bilanci finanziari. Poco dopo sono ini-ziate le operazioni di voto, per l’elezione dei com-ponenti la nuova direzione.I maggiori consensi sono stati ottenuti da Giuliet-to Tonelli, Mariano Paris, Gianni Tonelli, MarioRuaben, Giuseppe Pisetta, Ezio Zuccatti, FabioFaes, Riccardo Garbari, Fausto Costa, Marco Mo-relli e Luigi Stenico. Per i revisori dei conti sonostati eletti, Alberto Chesani, Milena Paris e Loren-zo Pedrini.Al termine sono state consegnate delle beneme-renze ai soci Giuliano Rigotti e Ezio Pisetta, men-tre il diploma di fedeltà ai soci Renzo Depaoli edAugusto Cappelletti.Un ringraziamento particolare è stato riservato aglialpini di Vigo Cavedine ed al signor Stefano Flo-riani, per la disponibilità garantita durante l’escur-sione dal Lago di Cei sino alla Bora dei Carbonerisullo Stivo. I soci nel corso dell’anno sono ulte-

riormente aumentati (229), a dimostrazione del-l’impegno profuso dalla direzione uscente, mentrequella appena eletta rinnoverà le cariche socialientro le prossime settimane.

Roberto Franceschini

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Solidarietà

Gita in grotta, che emozioneNoi siamo il gruppo dei “camminatori” del C.S.E. PaludiSud dell’Anffas di Trento e il 20 maggio siamo stati ac-compagnati a visitare la grotta “Mas pomar”. Con il ca-schetto in testa abbiamo camminato sotto la pioggia sulsentiero, poi accese le pile siamo entrati. C’era tanto buio eavevamo un po’ di fifa, ma abbiamo fatto tutti tutto il giro.Dentro si camminava piegati come i minatori. Abbiamovisto anche un piccolo pipistrello. È stato bello e emozio-nante. Mi sono divertita gio ‘ntel poz. Ci piacerebbe ritor-nare in grotta. Grazie, grazie, grazie.Cosa meglio di queste parole può servire per rin-graziare i volontari del gruppo speleologico dellaSAT Bindesi-Villazzano, che ci ha accompagnato.L’esperienza, infatti, è stata molto positiva riuscen-do a far vivere ai ragazzi un aspetto della monta-gna a loro sconosciuto. L’ambiente, la novità, lacuriosità li ha spinti a provare a superare quelle

Solidarietà a MorotoDa anni, un gruppo di volontari satini delle Sezio-ni di Povo, Ala, Ravina, Centa è impegnato in ini-ziative di solidarietà a Moroto, regione ugandesedella Karamoja. Costruzione di scuole, ospedali,strutture di accoglienza in una delle regioni africa-ne più povere ed esposte da anni alla violenza diuna guerriglia crudele. A questa attività si è affian-cata la SAT centrale mettendo a disposizione i ge-neratori che vengono via via sostituiti nei suoi ri-fugi. Revisionati a cura dei volontari e spediti inUganda, diventano preziosi strumenti per la pro-duzione di energia utile a rendere meno difficile illavoro dei missionari e dei volontari.Dalle montagne trentine a quelle della Karamoja(dove vi sono montagne bellissime e ancora semiinesplorate) nel segno della solidarietà tra le gentidi montagna.

Il generatore dismesso al Rifugio Roda di Vael, revisionato dai satini volontari e operativo a Moroto, quale fonte di energiaper il funzionamento di un laboratorio meccanico.

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Circuito corsa in montagnaPubblichiamo qui la copia della lettera di rin-graziamento della dottoressa Anita Villafuer-te, Direttrice dell’Ospedale “Claudio Bena-ti” di Zumbahua in Ecuador.Grazie alla generosa offerta inviata dall’or-ganizzazione del V Trofeo SAT 2003 “Cir-cuito corsa in montagna” l’ospedale ha po-tuto così equipaggiarsi delle atrezzature ne-cessarie per la sala operatoria e per la salaparto.Un plauso particolare quindi agli organizza-tori del Trofeo SAT ed a tutti i soci che conil loro contributo ci hanno regalato questoimportante gesto di solidarietà.

Foto di gruppo in grotta per i “camminatori” del C.S.E. Paludi Sud dell’Anffas

difficoltà come la faticao il camminare in posi-zione non eretta e su ter-reno sconnesso, abilitàche non dimostrano nel-la vita di tutti i giorni.Fondamentale però èstata la disponibilità, lacompetenza e la capaci-tà di relazionarsi dei no-stri accompagnatori vo-lontari che oltre a “spie-garci” i canopi ci hannodato quella sicurezza perriuscire a vivere questaforte emozione senzafarci sopraffare dalla pa-ura. Nel nostro percor-so di far avvicinare i ra-gazzi alla montagna que-sta sicuramente è statauna di quelle occasioniche maggiormente in-fondono entusiasmo e permettono di fartrovare motivazioni ai ragazzi. La speranzaquindi è sicuramente quella di poter colla-borare ancora con il gruppo speleologicoper programmare altre “avventure” per i no-stri ragazzi.

Anffas C.S.E. Paludi Sud

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Notizie

Complimenti della Commissione Cen-trale per l’Escursionismo al volume“Sentieri sui Monti del Trentino” - edi-zione 2004Da alcuni mesi Filippo Cecconi, bolzanino socio della Se-zione di Bolzano del CAI Alto Adige già segretario dellaCommissione Regionale per l’Escursionismo è stato nomi-nato Presidente della Commissione centrale per l’escursio-nismo del CAI. Nel complimentarci con lui pubblichiamoquesto suo scritto indirizzato al presidente della SAT FrancoGiacomoni e al presidente della commissione sentieri dellaSAT Gian Marco Richiardone e dedicato alla nuova edi-zione del catasto dei Sentieri SAT

Ho ricevuto alcuni giorni or sono una copia dellaseconda edizione del libro “Sentieri sui Monti delTrentino” recentemente presentato a Trento. Ave-vo già avuto modo di apprezzare la prima edizionedell’anno 2000, ed ora, ancora una volta nello sfo-gliarlo, devo dire di avere fra le mani un preziosoricchissimo testo, unico nel suo genere ed in gra-do di offrire risposte a qualsiasi esigenza, dall’escur-sionista esperto all’appassionato occasionale. Unsimile patrimonio frutto di conoscenza, volonta-riato e grosso impegno personale di molti validicollaboratori, costituisce davvero un esempio daseguire e che sarebbe auspicabile fosse seguito an-che dalle altre regioni.Il massimo livello complessivo espresso in questapubblicazione ben può dare l’idea di quanto do-vrebbero rappresentare certi progetti altisonantiquali quello della “libera università della montagna”,che invece stentano a partire fin dall’inizio, men-tre, come in questo caso, “opere realizzate” costi-tuiscono veri e propri libri di testo sui quali ognu-no può cimentarsi o più semplicemente imparare.La splendida veste grafica, la ricchezza fotograficae documentale, oltre ai dati contenuti che sonopropedeutici alla gestione pratica del catasto, valo-rizzano ancora una volta la lungimirante idea em-brionale di Giovanni Strobele che fin dal 1932 avevaperfettamente intuito quanto c’era da colmare infatto di sentieri e sentieristica.

Questa pubblicazione rappresenta anche un dove-roso omaggio verso tutti coloro che operano oche hanno operato in questo settore, oltre che rap-presentare un efficace veicolo di interesse per co-loro che intendessero intraprendere questo silen-zioso, gratificante, ma ancora troppo poco cono-sciuto modo di operare.La Commissione Centrale per l’Escursionismo cheho l’onore di presiedere, è poi particolarmente gratae legata a tale riedizione, perché da questo grossosforzo portato avanti dalla Commissione SentieriEscursionismo della SAT, è nata poi tutta la sim-bologia standard della segnaletica dei sentieri adot-tata in tutto il territorio nazionale dal CAI.Concludendo mi riuscirebbe difficile ringraziaresingolarmente tutti coloro che hanno collaboratoa quest’opera, ma sicuramente non mancherò difarlo, oltre che a te Gian Marco, anche agli amiciTarcisio Deflorian ed Enzo Gardumi e con loroidealmente a tutti quanti hanno collaborato ed aiquali va il mio più caloroso elogio e sentito ringra-ziamento.

Filippo CecconiPresidente Comm. Centrale per l’Escursionismo

“Touching the void” vince il 52° Fil-mfestival Internazionale della Monta-gna “Città di Trento”.A Trento, al Filmfestival (il 52°) dedicato al K2,era tra i film più attesi e per la prima volta venivapresentato sugli schermi italiani. La giuria interna-zionale del 52° Filmfestival internazionale monta-gna esplorazione avventura Città di Trento presie-duta dal regista Maurizio Nichetti lo ha premiatocon la “Genziana d’Oro - Gran Premio Città diTrento”. Ma di genziane al film “Touching thevoid” del regista scozzese Kevin MacDonald, lagiuria ne avrebbe voluto assegnare due, anche quelladell’alpinismo, il Premio del CAI. Non hanno po-tuto perché il regolamento non lo consente Un’im-

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peccabile regia e una solida produzione, guidata daJohn Smithson, hanno contribuito a realizzare unfilm assolutamente fedele al racconto e all’avvin-cente spirito della storia. Una delle storie più co-nosciute dell’alpinismo moderno, che in diversimilioni hanno letto nel mondo, sfogliando le pagi-ne del libro da cui è stato tratto, “La morte sospe-sa” di Joe Simpson, un vero caso letterario. “Tou-ching the void” per la giuria è un vero capolavoro,un film originale che combina la tecnica di un filma soggetto con quella del documentario, che segnauno standard e diventerà un esempio e un parago-ne per i futuri film di montagna.La Genziana d’oro - Premio della Città di Bolzanoal miglior film di montagna è stata vinta dal filmAu sud des nuages di Jean Francois Amiguet(Svizzera), spaccato di quel villaggio globale che èil mondo raccontato con umorismo e tenerezzaattraverso la vicenda di un contadino di un piccolovillaggio svizzero che, persi tutti i suoi affetti piùcari, parte per un viaggio di scoperta verso la Cinacon un gruppo di amici, che lo abbandoneranno

lungo la strada. La Genziana d’Argento per il mi-glior film di sport e avventura sportiva è stata asse-gnata ex aequo a due film in qualche modo com-plementari. Socialmente inutile del giovane An-drea Frigerio (Italia), film che descrive la libertà ela gioia di un gruppo di amici che si impegna in undifficile progetto da realizzare in montagna. Do-lomites Trance di Dominique Janiszewski (Fran-cia) è un cortometraggio tecnicamente perfetto espettacolare concentrato su due discipline sporti-ve: arrampicata e base jumping che lasciano senzafiato. La Genziana d’argento per il miglior film diesplorazione è stata vinta da Alone across Au-stralia di Jon Muir e Ian Darling (Australia), la sto-ria epica di un uomo, un moderno Robinson Cru-soe, che ha attraversato l’Australia da solo, a piedie senza supporti. La genziana d’argento al migliorfilm di ambiente montano e di promozione dellosviluppo sostenibile al regista italiano Marco Preticon Papuas, protagonista ancora un uomo che dasolo affronta l’ignoto e l’imprevedibile. La giuriaha voluto inoltre assegnare un premio speciale alfilm Ergy del regista kirghizo Marat Sarulu. Il pre-mio del pubblico, istituito quest’anno per la primavolta è stato attribuito al film del regista russoAlexander Rogozhkin Kukushka. Questa 52° edi-zione ha proposto 58 opere da 21 paesi in concor-so, 2 retrospettive, 5 Sezioni speciali, alcuni eventispeciali. Gli spettatori sono cresciuti, il cinema alcinema (alla multisala del Modena e dell’Astra),dunque ha pagato, contribuendo a connotarlo piùche in altre edizioni come festival “di cinema”.Insieme ad altre pregevoli iniziative: molto bella lamostra storica sul K2 allestita a Palazzo Trentini ecurata da Leonardo Bizzaro e Roberto Mantovanicon la collaborazione della Biblioteca della monta-gna-SAT; una serie di incontri particolarmente se-guiti: con l’anziano alpinista John Houston, la pro-iezione di “Italia K2” restaurato da Cinecittà,“Montagne di Pace”, i ragazzi delle Scuole trenti-ne, l’incontro alla Sosat di “cordate nel futuro”,scelto dallo stesso Achille Compagnoni, per salu-tare Trento ed i suoi alpinisti dopo tanti anni, in-sieme agli altri protagonisti della serata dedicata aicinquant’anni del K2 e condotta da Reinhold Mes-sner, che ha fatto proprie le conclusioni dei “tresaggi”, nominati dal CAI. Merito a Bonatti e meri-to alla squadra tutta dunque che cinquant’anni fa

Il regista Kevin MacDonald ritira il premio per il film“Touching the void” vincitore di quest’ultima edizione delFilmfestival

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Un corso per i nuovi dirigenti elettinelle assemblee di SezioneSono stati 16 i partecipanti al momento formati-vo, proposto all’assemblea dei Presidenti tenutosisabato 15 maggio presso la sede della Sezione SATBindesi Villazzano.L’iniziativa era rivolta, in particolar modo, ai nuovidirigenti eletti nelle assemblee di Sezione ma aper-ta a tutti i componenti delle direzioni satine.Dopo un breve saluto del presidente Franco Giaco-moni, si sono svolte le relazioni previste da pro-gramma.Elio Caola ha motivato le ragioni dell’essere SAT, ivalori e gli impegni che sottendono l’appartenen-za al sodalizio, la necessità di essere sempre fedelialle ispirazioni e alle volontà dei fondatori. La fe-deltà ai valori fondativi assume maggior significatonel momento attuale, caratterizzato da una sem-pre minore considerazione della ricchezza, non

portò a casa quella vittoria. La 53° edizione delFilmfestival della montagna esplorazione avventu-ra “Città di Trento” si svolgerà dal 30 aprile all’8maggio 2005 il tema sarà: Antartide e Polo Nord.

Marco Benedetti

I protagonisti della serata dedicata ai cinquant’anni del K2, condotta da Reinhold Messner. A partire da sinistra: AchilleCompagnoni, Lino Lacedelli, Erich Abram, Bruno Zanettin ed Ugo Angelino

banale e mercificata, che la montagna può offrire.Bruno Angelini, compiuto un breve excursus stori-co della Società, ha messo in evidenza tutte le po-tenzialità presenti presso la sede sociale.Dalla Biblioteca al Museo, dalle conoscenze chesono messe a disposizione dalle varie Commissio-ni alle utili informazioni su sentieri, rifugi, itinerariche possono essere forniti da MontagnaSATinfor-mA. Nino Pontalti, presidente della CommissioneRapporti con le Sezioni, ha infine illustrato il me-todo di lavoro da adottare nelle Sezione con parti-colare attenzione a quegli aspetti (verbali, tenutacontabilità e corrispondenza, assemblee), che per-mettono una corretta gestione della Sezione e con-tribuiscono un importante fonte di documenta-zione futura.Alle relazioni è seguito un vivace dibattito dovetutti hanno potuto esprimere valutazioni e porredomande. Certamente sarebbe stata auspicabile unamaggiore presenza da parte delle Sezioni, tuttavial’iniziativa, che sarà certamente riproposta, si è ri-velata un’importante occasione di confronto, co-noscenza e reciproco scambio d’informazioni.Hanno partecipato all’incontro: Marco Miori SATTaio, Giovanni Girardi e Sergio Zeni SAT Pergine, PaoloWeber e Arturo Marchetti SAT Trento, Umberto UezSAT Levico Terme, Fulvio Donini SAT Molveno,Remo Nicolini SOSAT, Manuela Agostini e Michele Bon-

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fante SAT Caldonazzo, Nadia Simonetti e Sergio Gel-mini SAT Mori, Ivan Boneccher SAT Pinè, Giulio To-nelli SAT Vezzano, Franca Giovannini SAT Povo,Franco Tessadri SAT Mattarello.Infine, un particolare ringraziamento alla SezioneSAT Bindesi Villazzano, al Presidente, Renato Tar-ter e ai suoi collaboratori, per l’accoglienza e per lagagliarda cena che ha concluso i lavori.

Annibale Salsa eletto alla Presidenzadel CAIL’Assemblea deiDelegati delClub Alpino Ita-liano, riunitasisabato 22 e do-menica 23 mag-gio 2004, a Ge-nova, pressol ’Audi tor iumdella Fiera delMare, ha appro-vato la relazionedel presidenteuscente Gabriele Bianchi e il bilancio dell’Entepresentato dal Direttore generale Paola Peila. Du-rante i lavori, i 317 Delegati del CAI in rappresen-tanza di 243 Sezioni, hanno eletto con voto plebi-scitario il nuovo Presidente generale Annibale Sal-sa e il Vicepresidente generale Valeriano Bistoletti.Annibale Salsa è docente di antropologia culturaleall’Università di Genova (Facoltà di Scienze dellaFormazione). Ligure d’origine, è socio CAI di Sa-vona dove è nato nel 1947 e dove risiede. Annibale Salsa, neoeletto Presidente generale delCAI, ha detto in apertura del suo intervento: “As-sumo questo gravoso incarico facendo appello alsentimento più che alla ragione, all’emotività piùche al calcolo”.Dopo un commosso ringraziamento per la fiduciaricevuta ha salutato il “nuovissimo past presidentGabriele Bianchi che per sei anni ha retto il ClubAlpino Italiano con grande impegno eserietà”, assieme ad i nuovi componenti del Con-siglio Centrale del CAI, facendo appello alla dimen-sione umana dell’essere soci, “legati da amicizia e

Alla presidenza del Coro della SOSATconfermato Francesco BenedettiSi è trattato di una annunciata riconferma, quelladel presidente del Coro della Sosat Francesco Be-nedetti. La nomina è avvenuta nel corso dall’as-semblea del Coro, che diede i natali alla coralitàalpina nel maggio del 1926. L’assemblea si è svoltanei giorni scorsi. Anche nel direttivo del Coro del-la Sosat non ci sono novità. Sono stati infatti ri-confermati tutti i componenti della precedentedirezione, che sono: Bruno Filippi, Giovanni Fi-lippi, Rino Dalpiva, Luciano Pedrotti e StefanoSilvestri.Anche per la vice presidenza mantiene l’incaricoBruno Filippi, che ricopre anche il ruolo di vicedel maestro del Coro Paolo Tasin.La conferma di Francesco Benedetti è nel segnodella continuità. Benedetti, che ha 72 anni ricoprela carica di presidente del Coro sin dal 1978. Hasempre operato con grande entusiasmo e con com-petenza dimostrando oltre a significative doti neldirigere il direttivo e svolgere tutte le attività dellapresidenza, una longevità artistica. Francesco Be-nedetti, come tutti i componenti del consiglio di-rettivo del Coro ricopre un ruolo storico nelle filedei coristi, canta come baritono e questo lo fa dal1954. Quest’anno Benedetti festeggia quindi lenozze d’oro con il Coro.Anche per la vice presidenza come detto affidata aBruno Filippi nessuna novità. Egli è inoltre, datala sua lunga militanza, la memoria storica del Coro.Anche Bruno canta alla Sosat come tenore da ben35 anni. Gli altri componenti del direttivo cantanonel Coro della Sosat tutti da lungo tempo Giovan-ni Filippi è un basso e fa parte della formazionecorale sosatina dal 1975.Luciano Pedrotti, canta da tenore ed è nella Sosat

solidarietà: il volontariato - ha detto Salsa - è unascelta etica che trascende tutte le logiche utilitari-stiche.“Il CAI è davvero la casa della montagna ritrovatae sognata, - ha detto Salsa - la montagna degli al-pinisti di punta ma anche quella dei semplici con-templativi, per i quali la cultura della lentezza co-stituisce un valore aggiunto”.

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dal 1989. A Pedrotti è stato affidato dal direttivo ilruolo della gestione finanziaria, che tiene da tantianni. Rino Dalpiva fa parte del Coro dal 1989 ecanta nel ruolo di tenore. Stefano Silvestri è ungiovane alla Sosat dal 1999 e canta nel ruolo ditenore secondo. Fanno parte della segreteria ope-rativa in ruoli specifici: Beppo Failoni, Ugo Merloe Santo Friz.Il Coro come già annunciato anche per il 2004 haun intenso programma di concerti in Italia ed al-l’estero. Con il maestro Paolo Tasin sono in corsouna serie di rivisitazioni di brani del repertorio del-la coralità alpina del primo periodo, dal 1926 al1938 ed alcune nuove esecuzioni.

Ugo Merlo

Prosegue la collaborazione fra Meteo-trentino e SAT per la raccolta dei datimeteo presso i rifugiDopo la positiva sperimentazione degli scorsi anni,anche per la prossima stagione estiva Meteotrenti-no, cioè l’Ufficio Meteorologico della ProvinciaAutonoma di Trento, intende proseguire nella cam-pagna di rilevamento dati presso alcuni rifugi dellaSAT.La raccolta dei dati meteorologici era iniziata spe-rimentalmente nel giugno 2001 con lo scopo diavere qualche informazione in più rispetto a quan-to già normalmente a disposizione, per l’elabora-zione di uno specifico bollettino per alpinisti; illavoro svolto con grande passione, puntualità eprofessionalità da un gruppo di gestori di rifugiSAT che si erano resi disponibili e che sono statiopportunamente formati, ha indubbiamente per-messo ai meteorologi di perfezionare le conoscenzesulla climatologia delle nostre montagne renden-do le previsioni meteo per gli alpinisti ed escursio-nisti sempre più specifiche e dettagliate.L’osservazione e la raccolta dei dati avviene tuttele mattine, preferibilmente ad orari fissi e in ognimodo, compresi fra le ore 6,00 e le ore 8,00; i datirelativi a condizioni del tempo, nuvolosità, visibili-tà, vento, temperature e precipitazioni, sono codi-ficati secondo una apposita Tabellina dei codici perrilevamento dei dati meteo e successivamente raccoltiin un specifico Modello. Infine con un particolare

sistema, sono digitati tramite la tastiera del telefo-no ed automaticamente inviati a Trento nella salaprevisioni di Meteotrentino.In alcuni casi si sono installate delle vere e propriestazioncine automatiche sperimentali, molto sofi-sticate, dove poter leggere gran parte dei dati.La sperimentazione di queste ultime apparecchia-ture è avvenuta in modo molto positivo nella scor-sa stagione presso alcuni rifugi; è quindi intenzio-ne estenderla anche a tutti gli altri, qualora sussi-stano le condizioni tecniche ed ambientali minimeper poterlo fare.Sul sito di Meteotrentino (www.meteotrentino.it) sonodisponibili tutti i dati, sia sotto forma di specificheprevisioni molto dettagliate per contenuti e suddi-visione oraria, relative al giorno successivo, e contendenza per altri due (aggiornamento quotidianoverso le ore 12.00, alla voce bollettino meteo perla montagna), sia sotto forma di dati rilevati con-sultabili in tempo reale nella specifica sezione de-dicata alla montagna, sotto la voce dati provenien-ti dai rifugi SAT.

Gianluca Tognoni (Meteotrentino)

Una delle stazioni di rilevamento, posizionata da Meteo-trentino al Rifugio Stavel “F. Denza”

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Inaugurazione Malga BaelDopo un attento lavoro di ristrutturazione, dura-to oltre un anno ed una spesa di 253.000 euro, l’80%dei quali elargiti tramite un contributo provinciale,è stata inaugurata (domenica 16 maggio 2004) malgaBael a quota 1075, nell’area boschiva catastale lafrazione di Ranzo sui crinali del monte Gazza. L’iso-lata rustica abitazione alpina, posta lungo il segna-via escursionistico della SAT n.602, per molti annilasciata in un completo stato d’abbandono, crolla-ta in più punti ed orribile da vedere. Ma il tempo el’impegno profuso dall’amministrazione comuna-le di Vezzano hanno reso giustizia, ridando splen-dore e funzionalità alla dimora dei pastori durantel’alpeggio. Ora l’edificio è a disposizione di malga-ri e manze, oltre ad un ricovero riservato per quantivi transitano, oppure che cercano un punto di so-sta. Importante questo lavoro di ripristino edilizio,anche per dare così uno sbocco occupazionale perquanti lavorano ancora nel settore zootecnico. Lastruttura è infatti vincolata per 10 anni per un uti-lizzo silvo-pastorale. Significativo è in ogni modoil segnale culturale che si è voluto trasmettere, pertutelare un patrimonio dell’intera comunità. Lamontagna può così ritornare ad essere viva, con-trollata e tutelata da quanti vi lavorano, resa pulitae fertile dagli animali che vi stazionano. Ma l’impe-gno in tale ottica eco-ambientale non è ancora ter-minato. Un’altra malga, quella denominata “Vez-

La scomparsa di Fosco MarainiMartedì 8 giugno è scomparso a Firenze FoscoMaraini. Con lui perdiamo non solo il più grandeorientalista di sempre assieme al maestro Giusep-pe Tucci, non solo un grande fotografo e un raffi-nato scrittore, ma anche un eccezionale viaggiato-re ed un ottimo alpinista, membro di quel Clubalpino accademico italiano che raccoglie il fioredegli arrampicatori di casa nostra. Sono abbastan-za note le sue spedizioni alle montagne asiatiche,meno conosciute invece le arrampicate dolomiti-che, in cordata con Tita Piaz e Sandro Del Torso,

tra le varie ricordiamo: nel 1932 laparete nord-est della Torre Wink-ler e nel 1935 lo spigolo orientaledella Torre Winkler.Chi non ha mai letto un suo libroin un certo senso si può ritenerefortunato, in quanto gli si presen-ta la possibilità di scoprire un gran-de scrittore: “Segreto Tibet”, il suocapolavoro ma anche, restando intema di montagna: “Paropamiso”,“Gasherbrum IV” e “DrenGiong”. L’ultima fatica del novan-taduenne Maraini risale a pochimesi fa: con gli storici Luigi Zanzie Alberto Monticone ha condot-to un’accurata ricerca commissio-nata dal CAI per svelare definiti-vamente il giallo del K2.Malga Bael il giorno dell’inaugurazione

zano”, posta sulle pendici sud occidentali del monteBondone è nell’attesa d’essere sistemata, dopo chealcune associazioni del volontariato vezzanese han-no dato la propria disponibilità per un suo recupe-ro quale bivacco alpino. Anche in questo casomassima è stata comunque la disponibilità degli am-ministratori locali, per dare una dignità storica aquesti edifici, un tempo luogo di lavoro e di riccaproduzione casearia. Malga Bael si raggiunge daRanzo per segnavia SAT 602 in 45 minuti, da Mar-gone per il sentiero dei “7 passi” lungo le “Cruze”in 30 minuti, oppure scendendo da malga Ranzodal monte Gazza in 45 minuti.

Roberto Franceschini

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Lutti

Dario MonsornoSe ne è andato da poco Dario Monsorno, un sosa-tino che vogliamo ricordare agli amici della SAT.Eravamo in molti in quel freddo pomeriggio difine gennaio al cimitero di Trento ad accompa-gnare nell’ultimo viaggio Dario Monsorno, porta-to via alla vita da un male incurabile. I primi sinto-mi lo scorso anno, con già il programma delle gitein tasca e la voglia di montagna frenata da un ma-lessere. La tempra di Dario non ha vinto quel male,ma lo ha affrontato con serenità affiancato dalleamorevoli cure della moglie Margherita. Dario eraun uomo ben voluto da tutti, sia nel quartiere doveviveva, le Cave, sia sul lavoro era un abilissimo fa-legname, sia alla Sosat. In Sosat Dario era entratosin da giovane svolgendo una intensa attività alpi-nistica e distinguendosi soprattutto per la sua bra-vura nelle salite di alta montagna. Amava vivere lamontagna percorrendola a piedi, dalla base allacima, tendina in spalla, evitando i rifugi, con unostile puro. Aveva salito le più belle vette delle Alpi,soprattutto le occidentali, i quattromila, per vie im-pegnative, dove la resistenza e le abilità tecnichevenivano impegnate al limite delle forze. Per moltianni con l’amico Bruno costituiva una delle corda-te più forti nell’alta montagna. Dario in Sosat por-tò il suo contributo e la sua esperienza alpinistica,partecipando alle gite sociali d’alta montagna emettendosi volentieri a capo delle cordate con igiovani, che amavano legarsi in corda con lui, poi-ché infondeva una grande sicurezza. La sua calma,la sua pacatezza lo portavano ad affrontare le si-tuazioni, anche le più difficili, in modo sereno sen-za eccessi, con grande consapevolezza. Dario ave-va fatto parte anche per molti anni del direttivodella Sosat e li aveva portato tutta la sua caricaumana, la sua disponibilità, il suo equilibrio. Lo stes-so equilibrio e la stessa serenità, che lo hanno ac-compagnato nell’ultima fase della sua vita, nellaquale aveva combattuto con la malattia. Rimane ilricordo di un uomo buono, riservato, che ha la-sciato un grande segno ed ora un grande vuoto.

La Sosat

Marco FilippiMarchetto, così lochiamavamo amiche-volmente.Questo era il nomi-gnolo che amici e col-leghi della SezioneSAT - Mori di cui fa-ceva parte, avevanoconiato per descrive-re il suo fisico minu-to ma atletico, tantoda fargli vivere lamontagna a 360°.Era una persona gio-viale, aperta, sempreallegra, aveva un sor-riso per tutti ed erapiacevole fermarsi adialogare con lui. Se doveva sfogarsi con qualcunolo faceva amichevolmente solo con il fratello; equesti da buon fratello gli faceva da spalla condivi-dendo la passione per lo sci e la mountain bike.Parallelamente coltivava la passione per lo sci alpi-nismo, l’arrampicata libera, il ghiaccio e l’alpinismo;era impegnato anche in alcune attività del paesenatio. La sua attività alpinistica lo aveva portato acompiere salite nei gruppi dolomitici e nelle alpioccidentali, mentre la Val Daone, Sottoguda, ilMonte Bianco e il Monte Rosa, tanto per citarnealcuni, sono stati protagonisti delle sue più impor-tanti e belle salite su ghiaccio.Affrontava gli itinerari con grande preparazione,senza mai lasciare nulla al caso; era prodigo neiconsigli con chi arrampicava assieme a lui, inflessi-bile quando c’era di mezzo la sicurezza. L’espe-rienza maturata negli anni l’aveva messa a disposi-zione del soccorso piste di Rovereto di cui facevaparte come soccorritore sulle piste innevate diFolgaria. Marco Filippi se n’è andato il 27 dicem-bre 2003 a soli 33 anni, sul Latemar, travolto… dalsuo grande amore per la montagna.

Gli amici di tante salite (SAT Mori)

Marco Filippi

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Taccuino delle escursioninei rifugi della SatL’idea è nata da una doman-da che si sono posti i compo-nenti della Commissione rifu-gi della SAT: quanti sono i soci della SAT e gli escur-sionisti che hanno visitato tutti i 35 rifugi di pro-prietà del sodalizio?. Non c’è una risposta, ma lasensazione è che siano pochi quelli che hanno re-alizzato questa singolare collana. Così è nato que-sto volumetto che raccoglie in modo organico 35schede, una per ogni rifugio, oltre ad altre infor-mazioni, come la mappa dei rifugi SAT, le sei re-gole dell’escursionista, la mappa e l’elenco dei bi-vacchi. Ogni scheda è costituita dalla fotografia delrifugio, la quota, il gruppo montuoso dove si trovae il numero di telefono. Accanto vi è la parte che sipuò completare con alcuni dati relativi all’escur-sione effettuata per raggiungere il rifugio e nellaparte inferiore vi è lo spazio per apporre il timbrodel rifugio. L’iniziativa non vuole essere un con-corso, non vi sono premi in palio, non ha scaden-za, può essere anche un taccuino che dura tutta lavita di un escursionista. Chi vuole veder ricono-sciuta dalla SAT la frequentazione dei rifugi, dopoaverne visitato 25 e raccolto i relativi timbri, potràottenere un diploma. Il taccuino è gratuito e saràin distribuzione nei rifugi e presso l’ufficio infor-mazioni in via Manci 57 a Trento.

Ugo Merlo

La notte del CervinoEnrico CamanniCDA & Vivalda (Torino),2003Collana I LicheniPagine 150 - Euro 12,00Il romanzo ha per oggettouna storia d’amore che ha trai vari sfondi anche quello del-l’alpinismo ed in particolare diuna montagna simbolo: il Cer-vino. Camanni è un giornalista di montagna tra ipiù qualificati ed il suo saper scrivere in questo li-

bro, che pone la montagna come sfondo, emergein tutta la sua abilità e bravura.Così la storia d’amore di Chiara, la giornalista ri-belle ed ex sessantottina ed il compassato diretto-re Franco si sviluppa intrecciandosi con molti ri-cordi, che la protagonista ha del suo passato diuniversitaria nella Torino della ribellione studente-sca e con l’amara vicenda della malattia del padredi Chiara. Appassiona questo libro le cui paginescorrono velocemente ed amabilmente.Una storia affascinante, soprattutto per chi ha vis-suto gli anni della contestazione studentesca e cheha poi abbracciato la vita nella normalità o quasicome Chiara, mentre l’amica d’infanzia Anna èperduta perché rimasta con gli ideali di quegli annidiventati poi per certi versi un peso per altri. Ilconfronto tra Chiara ed Anna, tra il presente ed ilpassato è anche il confronto con l’utopia giovani-le, mai abbandonata dalla seconda. Chiara invecevive le esperienze della vita maturando e cambian-do come succede agli uomini, magari scendendo acompromessi, ma questa è la vita.

Ugo Merlo

Anatomia di montagne: lePiccole Dolomiti nelle fo-tografieAdriano TombaNuovi sentieri (Belluno), 2004Pagine 121Lefotografie di Adriano Tom-ba illustrano le Piccole Dolo-miti nei vari aspetti: montagne, paesaggio e abita-zioni rurali, uno splendido album curato da ItaloZannier, con una testimo-nianza di Bepi De Marzi.

I tempi sono maturiLuca MercalliCDA & Vivalda (Torino),2004Pagine 142 – Euro 9,00Il clima e la meteorologia spie-gati dal noto meteorologo

Libri

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ospite fisso della trasmissione di Fabio Fazio. Unsaggio acuto e spiritoso che scaccia numerosi luo-ghi comuni. Consigliato ai meteoropatici e non solo.

Cime di guerra: il Gasher-brum IV nel conflitto traIndia e PakistanMario CasellaCDA & Vivalda (Torino),2004Pagine 137 – Euro 17,00Una spedizione alpinistica in-cappa nella più alta guerra delmondo, un libro che contra-sta con la retorica della montagna ispiratrice solodi buoni sentimenti.

La scalata del CervinoEdward WhymperCda & Vivalda (Torino), 2004Collana I LicheniPagine 300 - Euro 19,00Un classico della letteratura al-pinistica, uno dei più belli eimportanti, che racconta lascalata che ha posto le basidell’alpinismo moderno: la sa-lita alla vetta Cervino delle cor-date di Whymper e della guida valdostana Carrel; l’in-cidente che trasforma il trionfo in tragedia.

Sardagna nella prima guer-ra mondiale: 1914-1918Dario De GasperiAssociazione culturale “AltoSasso” (Sardagna), 2004Pagine 159Sardagna nel vortice dellaguerra attraverso documenti,fotografie ed il diario del par-roco don Giuseppe Amech.

Monti SarentiniFabio CammelliPanorama edizioni (Trento),2004Pagine 175 – Euro 18,00Guida escursionistica ai MontiSarentini. Rifugi, traversate e

ascensioni tra Bolzano, Bressanone, Vipiteno eMerano.

Dolomiti e Prealpi di Sini-stra Piave. 50 escursioniRuggero TremontiPanorama edizioni (Trento),2004Pagine 195 – Euro 19,00Guida escursionistica alelDolomiti e Prealpi della Sini-stra Piave, il regno del Cam-panile di Val Montanaia.

Atti del convegno: un libroaperto sulla montagnaCAI Bergamo, 2004Pagine 85Atti del convegno svolto aBergamo il 16 novembre 2003e incentrato sulle bibliotechespecializzate in montagna e al-pinismo, sui libri e sulla foto-grafia di montagna.Per informazioni scrivere a: [email protected]

Momenti di vita: conquisteed esperienze…Giorgio RedaelliEdizioni Grafica Sovico (Bias-sono), 2004Pagine 221 - Euro 18,00In questa sua prima esperien-za a stampa Redaelli raccontala sua vita e le sue scalate, traqueste la celebre prima inver-nale della via Solleder sulla nord-ovest del Civetta,un’impresa che ha mutato radicalmente l’alpinismoinvernale.

K2 cinquant’anni fa: ricor-di e testimonianzeLuigi CentomoCai Valdagno, 2004Pagine 72La partecipazione di GinoSoldà alla spedizione italianaal K2 guidata da Desio e il clima di cinquant’anni

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fa a Valdagno, paese natale del grande alpinista eora, con la locale sezione Cai, impegnato in un lo-devole progetto di solidarietà sulla Cordillera Blanca(Operazione Mato Grosso) al quale va il ricavatodalla vendita di questo libro.

Marmolada: regina delleDolomitiLuigi CasanovaUCT (Trento), 2004Pagine 119 - Euro 13,00Cronaca di quindici anni diattività di Mountain Wilder-ness a difesa dell’ambientenaturale in Marmolada: la vi-cenda dell’eliski, l’opposizio-ne al golf sul ghiacciaio, la rimozione delle immon-dizie scaricate nei canaloni sino alla manifestazio-ne della “tenda gialla”, un utile riepilogo dell’attivi-tà meritoria dell’associazione per la salvaguardiadella “Regina delle Dolomiti”.

UPMaurizio Oviglia, Erik SvabVersante Sud (Milano), 2003Pagine 179 - Euro 15Annuario europeo di arram-picata, con la segnalazione ditutte le salite (bouldering, fa-lesia, alpinismo e ghiaccio) dirilievo realizzate in Europa nelcorso del 2003. Un prezioso repertorio, curato dadue esperti alpinisti, che colma una vistosa lacunanella documentazione alpinistica in lingua italiana.

K.u.k. Werk Dossaccio: sto-ria di un forte corazzato dimontagna (1886-1915)Nicola FontanaEnte Parco naturale Paneveg-gio Pale di San Martino (To-nadico), 2004Pagine 205A cura dell’archivista del Mu-seo storico italiano della guerra di Rovereto la sto-ria del forte con analisi del contesto storico-politi-co, lo “Sbarramento di Paneveggio”, i progetti dicostruzione, lo scoppio del primo conflitto mon-

diale e il conseguente abbandono.

L’ombra della montagna: illato tragico dell’avventuraestremaMaria CoffeyCorbaccio (Milano), 2004Pagine 275 - Euro 16,50Indagine sull’impatto che l’at-tività alpinistica ha nella vitaquotidiana degli alpinisti e,soprattutto, dei famigliari.Un’attività spesso rischiosa che poco si concilia conil bisogno di sicurezze che la vita impone. Il libroha vinto il premio “White award for mountain li-terature 2003”.

Oltre il silenzioAntonio MassenaTextus, (L’Aquila), 2004Pagine 94 - Euro 9,50La scrittura quale mezzo persuperare il trauma di un inci-dente in montagna, senza re-torica, solo il desiderio di fis-sare lo scorerre degli eventi, ildesiderio di ricordare per tor-nare in montagna e per tor-nare a vivere.

Appennino Ligure eTosco-EmilianoM. Salvo - D. CanossiniCAI-TCI (Milano),2004Pagine 511Euro 36,50; (SociCAI-SAT 25,55)Guida alpinistica-escursionistica all’Ap-pennino Ligure e Tosco Emiliano, della ce-lebre collana “Guida dei monti d’Italia” edi-ta da Club Alpino Italiano e Touring ClubItaliano.