BOLLATE RAPPORTO 2011-3 DELLA RETE... · !3!!!!! !...
Transcript of BOLLATE RAPPORTO 2011-3 DELLA RETE... · !3!!!!! !...
2
PREMESSA
Con questa relazione tecnica l’Amministrazione Comunale di Bollate intende
intervenire nell’analisi e regolazione di un rilevante settore economico di
propria competenza, quello del commercio al dettaglio in sede fissa di
dimensioni medio grandi.
L’analisi si concretizza in quanto segue:
Redazione di uno studio tecnico di supporto alla stesura del Piano
di Governo del Territorio (PGT) del Comune di Bollate, per gli
approfondimenti relativi alla rete commerciale al dettaglio in sede
fissa (Legge Regione Lombardia n. 6/2010, “Testo Unico delle Leggi
Regionali in materia di commercio e fiere, art. 150).
Lo studio, che era stato redatto nel corso del 2007, necessita infatti di essere
completamente rivisto e aggiornato sia sotto il profilo dei dati conoscitivi di
approfondimento e confronto territoriale, sia sotto il profilo delle scelte
definitive che sono state introdotte successivamente nell’impianto del PGT.
Come noto, la Legge Regionale 12/2005 (“Legge per il governo del
territorio”), pubblicata sul BURL n. 11 del 16 marzo 2005, ha ridisegnato gli
strumenti di pianificazione territoriale, e richiede un approccio rinnovato
sia a livello locale, che nei rapporti con la Regione stessa.
Il Programma Pluriennale per lo sviluppo del settore commerciale (art. 4 del
“Testo Unico”), esaminato e approvato dal Consiglio Regionale, ruota sulla
rinnovata impostazione, che privilegia una valutazione qualitativa dello
sviluppo.
Il rilascio delle autorizzazioni inerenti le medie strutture di vendita, di
competenza comunale, è subordinato all’adeguamento dello strumento
urbanistico generale ed attuativo agli obiettivi generali espressi dal Decreto
Legislativo 114/98 e alle conseguenti norme fissate dalla Regione
Lombardia.
Per quanto concerne le grandi strutture di vendita, invece, la domanda di
rilascio dell’autorizzazione è esaminata da una Conferenza di Servizi in base
alla conformità dell’insediamento ai criteri di programmazione, ed è la
Regione ad adottare le norme sul procedimento concernente le domande
relative alle grandi strutture di vendita (vedi art. 6, “Autorizzazioni per le
grandi strutture di vendita”, del Testo Unico).
La Regione ha tracciato alcuni contenuti ritenuti rilevanti delle indagini
richieste per la ricognizione di spettanza dei Comuni sulla propria rete
commerciale:
3
-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐
CONTENUTI DELLE INDAGINI CONOSCITIVE DI CARATTERE URBANISTICO
TERRITORIALE E COMMERCIALE (estratto Dgr 18 dicembre 2003, n.
VII/15716)
A titolo generale:
“Comma 1-‐ ...ricognizione della struttura distributiva presente nel territorio
comunale, con i necessari riferimenti anche ad una visione sovracomunale,
con la valutazione degli aspetti critici esistenti e conseguente individuazione
delle più opportune linee di sviluppo urbanistico della rete commerciale
locale;”
A titolo particolare:
“Comma 2, punto a
- analisi della domanda commerciale comunale mediante
appropriate indagini sulla popolazione residente e fluttuante...,
sulla relativa composizione... e valutazione dell’incidenza della
componente gravitazionale attratta o rivolta all’esterno del
territorio Comunale;
-‐ analisi dell’offerta globale del settore commerciale riferita
alle categorie delle strutture di vendita previste dal D. Lgs.
114/98 e formulata esaminando la distribuzione nel
territorio comunale degli esercizi commerciali, la loro
funzionalità urbanistica, le tipologie localizzative;
-‐ esame delle tendenze evolutive nella localizzazione degli
esercizi commerciali, riferite almeno all’ultimo decennio, e
valutazione delle conseguenti ricadute sull’offerta
commerciale al dettaglio necessaria per un conveniente
assetto urbanistico comunale e dei diversi quartieri;
-‐ confronto tra la domanda e l’offerta commerciale.”
A livello sovracomunale, la Regione prevede che si proceda
alla verifica della programmazione commerciale, e delle sue
ricadute sul territorio, “ricorrendo eventualmente a modelli
matematici di simulazione”.
-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐
I principali riferimenti di legge riguardo le medie e grandi strutture di
vendita, nell’ambito della disciplina nazionale, sono gli articoli 8 e 9 del
Decreto Legislativo 114/98.
Riguardo l’articolo 8 ci si riferisce ai criteri e alla regolazione delle medie
strutture (> 250 fino a 2500 mq. di vendita), per concedere l’autorizzazione
all’apertura, ampliamento e trasferimento; questo argomento è di totale
pertinenza del Comune, e non è certo poca cosa: i prossimi anni saranno
infatti caratterizzati da una fortissima dinamica nelle medie dimensioni, non
solo nel settore extra alimentare.
L’approccio per l’aggiornamento del tema ricalca pertanto l’impostazione
già svolta nel 2007; in particolare, a fianco dei doverosi aggiornamenti
4
relativi alla demografia e alla consistenza, si procederà a riconfigurare le
simulazioni effettuate tramite lo strumento del grafo, che hanno consentito
di definire parametri di efficacia ed efficienza nel servizio reso nella doppia
valenza economica e territoriale.
Le simulazioni consentite dal grafo vanno nella direzione prospettata dalla
Regione Lombardia quando parla di “modelli matematici di simulazione”.
Si tratta del sistema analitico più avanzato oggi disponibile per le analisi
urbanistico commerciali e per la convergenza commercio/urbanistica.
L’aspetto innovativo di queste simulazioni è rappresentato ad esempio dal
fatto che il Comune si trova a possedere informazioni originali sulla
suddivisione territoriale in bacini di utenza reali o potenziali, e quindi può
interloquire con tutti gli interessati (investitori, operatori ecc.) con
cognizione di causa rispetto alla ricaduta territoriale delle operazioni
progettate.
Lo studio verrà impostato in modo tale da poter fornire
contemporaneamente risposta alle esigenze conoscitive proprie dell’Ufficio
Commercio e alle esigenze conoscitive del gruppo di lavoro che sta
seguendo l’impostazione del PGT.
La Regione Lombardia sottolinea, nella LR 12/2005, il ruolo strategico del
SIT (Sistema Informativo Territoriale integrato), al fine di disporre di
elementi conoscitivi necessari alla definizione delle scelte di
programmazione generale, settoriale e di pianificazione del territorio e
all’attività progettuale.
Il SIT è fondato su basi di riferimento geografico condivise tra gli enti
medesimi e aggiornato in modo continuo.
Gli elaborati dei piani e dei progetti approvati dagli enti locali, inseriti sulle
basi geografiche fornite dal SIT, vengono ad esso conferiti in forma digitale
per ulteriori utilizzazioni ai fini informativi.
E’ possibile ipotizzare, a questo proposito, una seconda fase nel contesto
della quale, tramite un apposito software di georeferenziazione, venga
localizzata l’intera rete commerciale del Capoluogo, con diverse finalità
(Pianificazione di settore, marketing urbano e territoriale).
La possibilità di disporre di una georeferenziazione delle attività miste
(commercio al dettaglio, bar, ristoranti, artigianato, sportelli bancari e
assicurativi, sportelli pubblici, agenzie di viaggi, fitness, edicole e tutto
quanto fa parte della animazione del centro urbano) consentirebbe infatti
da un lato di rispondere al meglio alle esigenze conoscitive della
programmazione, ma potrebbe nel contempo costituire uno strumento
straordinario di marketing urbano per governare il centro storico in termini
di “centro commerciale naturale” o di “distretto urbano”, secondo le più
moderne tendenze di valorizzazione e riqualificazione urbana e in
applicazione delle leggi regionali di finanziamento in materia.
5
Ma cosa significa programmare oggi un settore strategico come il
commercio al dettaglio?
A livello nazionale, il 1998 ha costituito una svolta “forte” in questo senso.
Si è passati da un’ottica prevalentemente economica, di contingentamento,
superfici minime e tabelle merceologiche, ad un’ottica prevalentemente
territoriale, di valutazione per 3 tipologie dimensionali fondamentali
(vicinato, medie e grandi strutture di vendita) e 2 settori merceologici
(alimentari e non alimentari).
La logica del Legislatore presuppone oggi la sostanziale liberalizzazione del
servizio di vicinato (sino a 250 mq. per Bollate), e la verifica degli impatti e
dell’efficacia di copertura del servizio commerciale per le medie (tra 250 e
2500 mq.) e grandi strutture (oltre 2500 mq.), che devono essere
attentamente monitorate e distribuite sul territorio.
La convergenza tra PRG e programmazione di settore diviene una necessità,
stabilita anche dalla contestualità di rilascio della licenza edilizia e
dell’autorizzazione commerciale.
La presente relazione raccoglie pertanto in un documento unitario gli
aspetti analitici e propositivi per l’adeguamento degli strumenti Comunali
economico territoriali al dettato del Decreto Legislativo 114/98 (detto
“Bersani”) e della Legge Regione Lombardia n. 6 del 2010.
Tali provvedimenti costituiscono nel complesso il nuovo Strumento di
programmazione commerciale cui il Comune di Bollate deve fare
affidamento per applicare a livello locale le strategie di sviluppo e
rinnovamento del settore commerciale.
Questo Strumento fornisce allora le ricognizioni richieste dalla Regione e,
sulla base delle indagini condotte, procede alla definizione delle conseguenti
politiche di assetto urbanistico per il settore commerciale, in debito
raccordo con le più generali scelte di sviluppo e con gli orientamenti
regionali in materia.
Sotto il profilo amministrativo, vengono stabilite le opzioni di sviluppo delle
medie strutture e si ipotizzano le opportunità di realizzazione delle grandi
strutture, mentre sotto il profilo territoriale si forniscono suggerimenti al
PGT per l’adeguamento richiesto dal Decreto “Bersani” e la conseguente
esplicitazione delle aree intese ad ospitare le strutture medio grandi.
Programmare lo sviluppo di un settore economico pone sempre problemi
rilevanti, sia sotto il profilo tecnico che strategico/politico.
Questo è vero in misura peculiare nel settore commerciale, come è stato
dimostrato dai 27 anni di gestione della Legge 426/71, e come sta
dimostrando anche il Decreto Legislativo 114/98.
Le difficoltà strategico politiche sono sotto gli occhi di ogni amministratore,
e su di esse non ci si sofferma.
6
Le difficoltà di ordine tecnico vanno commisurate con le caratteristiche
evolutive del settore in questione.
Questo capitolo si conclude offrendo uno spaccato dei temi più rilevanti che
stanno emergendo negli ultimi anni, o che si presume emergeranno a breve
termine, sull’argomento della distribuzione al dettaglio in sede fissa.
Verranno sottolineati, in modo particolare, gli elementi che rendono più
complesso il compito del programmatore; i temi possono avere a che fare
con le scelte degli “attori” dell’offerta, ossia le insegne, con la messa a punto
di forme commerciali totalmente nuove o quantomeno fortemente
aggiornate (innovazione di “prodotto”, inteso in questo caso come formato
distributivo), con le scelte che portano ad un incremento della produttività
di formati già consolidati (innovazione di “processo”, come nel caso della
recente riorganizzazione dei criteri di layout da parte di varie aziende di
vertice), dei consumatori (nuovi target, nuovi atteggiamenti, nuovi segmenti
di consumo).
Prima di entrare nel merito degli argomenti proposti è opportuno ricordare
il significato di alcuni termini che verranno utilizzati più di frequente.
Chiariamo allora preventivamente cosa si intende per formato distributivo,
insegna, marca industriale e commerciale.
1. I formati distributivi (definiti anche forme distributive) si
differenziano tra loro rispetto al tipo di servizi offerti e alla
dimensione del punto di vendita. Nell’ambito del settore alimentare,
ad esempio, si possono rintracciare i seguenti formati: negozio
tradizionale, minimercato o superette, discount, supermercato,
ipermercato. Per quanto riguarda le dimensioni, i negozi tradizionali
sono inferiori a 200 mq. di superficie di vendita, i minimercati sono
compresi tra 200 e 400 mq., i supermercati sono compresi tra 400 e
2.500 mq., gli ipermercati sono superiori a 2.500 mq. Come si nota, la
classificazione dei formati differisce da quella ufficiale del Decreto
Legislativo 114/98. Per i discount, inoltre, non esiste una fascia
dimensionale riconosciuta dal Ministero dell’Industria, Commercio e
Artigianato come accade nei casi precedenti, ma nella pratica essi
sono compresi indicativamente tra i 200 ed i 1.000 mq. circa. Nella
FORME DISTRIBUTIVE DELLA DISTRIBUZIONE ALIMENTARE - CARATTERI DIMENSIONALI E DI SERVIZIO
SERVIZI / DIMENSIONE Tradizionale Minimercato Supermercato Ipermercato Discount
LOGISTICIProssimità * * *Stoccaggio * * *Ampiezza assortimento * * *Orari * *
INFORMATIVIPreselezione * * * *Profondità assortimento *Informazione diretta * *
COMPLEMENTARIComfort * *Velocità * * *Servizi post vendita *
7
tabella precedente le forme distributive citate in precedenza sono
caratterizzate in termini di dimensione e tipo di servizi offerti.
Nel settore non alimentare, oltre agli esercizi tradizionali, è possibile
distinguere i grandi magazzini (definiti anche dal Minind), che peraltro
sono in una fase avanzata del loro ciclo di vita, le medio grandi superfici
specializzate (che operano solitamente tra i 1.000 ed i 5.000 mq. di vendita
e nelle soluzioni più aggressive vengono definite “category killer”, a causa
del loro elevato impatto sulla merceologia che trattano), le recenti outlet
factories, che sono costituite nella loro versione “ufficiale” da una sorta di
centro commerciale formato soltanto da punti vendita (di solito di
dimensioni tradizionali) di produttori in grado di offrire a prezzi scontati
prodotti, soprattutto dell’abbigliamento, delle annate precedenti.
Gli Outlet, come sono generalmente chiamati, hanno fatto registrare negli
ultimi anni uno sviluppo molto intenso, creando ex novo straordinari
magneti solitamente nei pressi di svincoli e uscite autostradali e garantendo
flussi di acquisto significativi e costanti, con naturali punte nel fine
settimana.
Si tratta di un aggregato che a differenza dei centri commerciali, dei
complessi commerciali e dei parchi commerciali, è nato sin dall’inizio con
ben precise caratteristiche di formato, che gli hanno consentito di
raggiungere pressochè dalla propria apparizione un livello di
standardizzazione “industriale” nel design, nell’organizzazione e nelle forme
di promozione e comunicazione, in parte mutuate dagli altri aggregati
commerciali citati.
In particolare da sottolineare il design, che ne fa una copia (qualcuno parla
di una “brutta copia”) dei centri urbani italiani.
L’elevata standardizzazione succintamente illustrata ne consente anche una
ottima misurazione quantitativa delle performance, e pertanto
l’approntamento di elementi conoscitivi tali da farne un naturale format
destinato al mercato immobiliare e alla compra vendita da parte di
investitori specializzati, come i fondi di investimento immobiliare.
Soffermiamoci sul non alimentare: il Ministero definisce grande magazzino
un “esercizio al dettaglio, operante nel campo non alimentare, che dispone
di una superficie di vendita superiore a 400 mq. e di almeno 5 distinti
reparti (oltre l’eventuale annesso reparto alimentare) ciascuno dei quali
destinato alla vendita di articoli appartenenti a settori merceologici diversi e
in massima parte di largo consumo”.
Come si diceva, questo formato ha raggiunto da tempo in Italia la maturità
del proprio ciclo di vita, e questa situazione è testimoniata dal numero di
grandi magazzini, da molti anni stagnante quando non calante, sebbene
insegne storiche come Coin abbiano saputo sopravvivere alle crisi e
rilanciarsi cogliendo nuovi successi e investendo pesantemente anche sulle
soluzioni di recupero architettonico.
8
Le medio grandi superfici di vendita specializzate hanno invece attraversato
una fase di sviluppo, che è sostanzialmente rallentata in concomitanza con
la crisi del 2008/2009 come d’altra parte è accaduto per altri formati, ma
che in alcune merceologie invia segnali di ripresa.
Le dimensioni medie si collocano attorno ai 2.000/3.000 metri quadrati; ne
ricordiamo alcune: Decathlon, Media World, Giacomelli, Longoni, Toys’R, ma
esistono strutture ben più grandi (Castorama, specializzata in bricolage,
raggiunge proprio a Baranzate i 9.000 mq., e la stessa Decathlon in alcune
realizzazioni supera i 5.000).
Per fornire un parametro sulle potenzialità di sviluppo di questo formato,
basti pensare che nel corso degli anni ‘90, negli Stati Uniti, in diversi periodi
l’80% dei nuovi spazi per la vendita al dettaglio non alimentare era
rappresentato dalle medio grandi strutture specializzate.
Si stanno inoltre manifestando importanti sperimentazioni sul fronte
dell’innovazione di formato, ad esempio nel contesto della riqualificazione
dei mercati coperti.
In molte circostanze nei paesi europei i mercati coperti hanno svolto un
ruolo fondamentale di distribuzione al dettaglio di generi alimentari freschi
a prezzi abbordabili per decenni, quando non per secoli.
Nel momento in cui si è dovuti intervenire per ristrutturazioni radicali degli
immobili, si è colta l’occazione per una rivisitazione e un aggiornamento del
formato, che ha inglobato, oltre al dettaglio alimentare tradizionale, anche la
somministrazione di alimenti e bevande, il non alimentare, eventi e
manifestazioni varie in proporzioni variabili a seconda del contesto.
Per finire, il franchising (che non può certo considerarsi una innovazione)
continua a manifestare una notevole capacità di sviluppo, soprattutto sui
negozi di ridotte dimensioni e sui servizi.
La questione posta da quest’ultima formula (che non costituisce un formato
a sé vero e proprio, quanto piuttosto una particolare soluzione aziendale e
organizzativa) sta nel fatto che consente la permanenza e la redditività di
strutture di piccole dimensioni, ma sostituisce lavoro dipendente, o
quantomeno fortemente vincolato a rigide norme di comportamento, al
lavoro pienamente autonomo di un tempo.
La sostituzione di lavoro dipendente a lavoro indipendente è una delle
caratteristiche salienti delle trasformazioni in atto nel settore, ove la
concentrazione e l’aumento delle dimensioni medie convogliano verso un
approccio aziendale assimilabile quasi interamente a quello delle grandi
marche della produzione, mentre in passato numerose funzioni “pregiate”
(marketing, logistica, finanza ecc.) erano di stretta pertinenza dell’industria,
ed è tuttora così per una importante quota di esercizi di minori dimensioni.
In media, diventa più facile accedere a punti vendita ben attrezzati e
tecnicamente efficienti, a prezzo di una omologazione e di un
impoverimento della varietà delle proposte.
9
Dove si collocano tutti questi formati che abbiamo sinteticamente
richiamato, e che hanno un preciso significato operativo, rispetto alla
declaratoria del Decreto “Bersani”?
Non esistono statistiche esaurienti per ora, ma sembra possibile affermare
che la maggioranza delle medio grandi strutture specializzate o “category
killer” si colloca al livello di medie dimensioni, anche se sovente la soglia dei
2.500 mq. è poco significativa.
Nel caso alimentare la soglia dei 2.500 mq. ha più valore, in quanto segna il
passaggio (quantomeno nei Comuni maggiori) tra la media e la grande
superficie per il Decreto Legislativo, e tra supermercato e ipermercato per il
Ministero e in termini di formato.
I 250 mq. non hanno significato in termini di formato (le piccole strutture
sono mediamente molto al di sotto di tale soglia, le dimensioni medie sono
attorno ai 40 metri quadrati), né nel settore alimentare (i supermercati
partono da 400 mq. di vendita, anche se una soglia di questo livello oggi
appare piuttosto bassa) né in quello non alimentare.
Per concludere il discorso riguardante i formati, occorre trattare i due casi
più diffusi di aggregati commerciali in Italia: in primo luogo, si riprende la
definizione di centro commerciale, citata anche dal Ministero (solo questo
formato vede in effetti la convergenza delle statistiche ministeriali e della
declaratoria del D. Lgs. 114/98).
Il centro commerciale è “una media o una grande struttura di vendita nella
quale più esercizi commerciali sono inseriti in una struttura a destinazione
specifica e usufruiscono di infrastrutture comuni e spazi di servizio gestiti
unitariamente. Per superficie di vendita di un centro commerciale si intende
quella risultante dalla somma delle superfici di vendita degli esercizi al
dettaglio in esso presenti”.
In questo contesto il parco commerciale, pur presente nel nostro paese e
sovente oggetto di contestazione per le temute implicazioni in termini di
impatto territoriale, non possiede uno status autonomo sotto il profilo
giuridico o amministrativo, rientrando in sostanza nel più ampio concetto di
centro commerciale o di aggregato commerciale.
In realtà, si tratta di un insieme di più strutture di medio grandi dimensioni,
collocate in un’area dotata di parcheggi comuni e di una viabilità idonea, che
non dispongono necessariamente di una galleria nè di una struttura
alimentare, in quanto l’articolazione merceologica a gamma profonda
consente di sostituire efficacemente il ruolo della “locomotiva”.
L’innovazione di formato è quindi una classica “innovazione di prodotto”,
ove in questo caso il prodotto è il servizio commerciale in senso lato.
Altre definizioni utili:
10
2. Per insegne si intendono di norma le varie catene della grande
distribuzione organizzata (ad esempio COOP, CONAD, DESPAR, A&O,
RINASCENTE, ESSELUNGA o quelle già citate a livello di formato).
3. La marca industriale (ad esempio BARILLA o BUITONI) è la marca di
un produttore, mentre la marca commerciale (come i “Prodotti con
Amore” per COOP) è la marca di un distributore. La presenza
crescente di prodotti a marca commerciale propria nell’assortimento
di un’insegna è una delle leve che trasferiscono potere contrattuale a
quest’ultima, sottraendolo al produttore.
Riassumiamo allora nel grafico seguente i punti qualificanti l’offerta:
Livelli innovativi nel settore
commerciale. L'offerta
Sul punto di vendita
Innovazione di prodotto
Nuovi formati distributivi
Innovazione di processo
Nuove soluzioni per la fornitura di servizi in formati
esistenti
A livello aziendale
Innovazione organizzativa
Nuove figure professionali
Concentrazione/fusione imprese
esistenti
Innovazione di scopo
Diversificazione in settori economici
adiacenti
A livello territoriale
Innovazione di marketing
Nuove modalità di collaborazione su
aree definite (Centri storici,
vie...)
Innovazione logistica
Nuove soluzioni per il collegamento
tra p.v. e produttori
Innovazione competitiva
Nuovi competitors classici
Nuovi competitors E commerce
11
E’ utile richiamare a questo punto alcuni trend che hanno caratterizzato nel
corso degli ultimi anni la trasformazione del settore del commercio al
dettaglio in sede fissa.
I due aspetti che prendiamo in esame riguardano in particolare l’evoluzione
numerica e la quota di mercato dei macro formati (tradizionale, ambulanti,
distribuzione moderna e rispettive forme specifiche).
I negozi tradizionali hanno evidenziato un incremento complessivo del 7%
circa tra il 1996 ed il 2009, pari a circa 43mila unità.
In realtà, peraltro, l’incremento in questione si concentra tra il 1996 ed il
2007, per poi cambiare segno.
Gli ultimi due anni sono infatti caratterizzati da un calo.
Questa tendenza complessiva nasconde peraltro due trend completamente
opposti sotto il profilo merceologico: i punti vendita tradizionali non
alimentari concentrano infatti la totalità della crescita (in particolare, tra il
1996 ed il 2007), mentre gli alimentari tradizionali calano
significativamente anche nel periodo 1996/2007.
L’ambulantato non alimentare continua a crescere per tutto il periodo,
anche negli anni della crisi, mentre l’ambulantato alimentare ripiega senza
interruzioni.
Il grande sviluppo della distribuzione moderna può essere scomposto in
varie tematiche.
1. i grandi magazzini raggiungono il punto più basso del proprio ciclo di
vita nel 2007, per poi riprendersi numericamente proprio nel corso
della crisi;
2. le grandi superfici specializzate aumentano di oltre tre volte tra il 1996
ed il 2008, per poi fermarsi;
3. gli ipermercati aumentano per tutto il periodo, anche durante la crisi,
moltiplicando per 2,4 volte il numero iniziale;
4. i supermercati, storicamente il formato più continuo e dinamico del
comparto alimentare, crescono per tutto il periodo con una battuta
d’arresto nel 2009, come le superettes;
5. gli hard discount raddoppiano nel periodo preso in esame.
In termini di quote di mercato, la grande distribuzione sale nel periodo dal
36% al 55% circa, ribaltando completamente i rapporti di forza nei
confronti del commercio tradizionale di piccole dimensioni.
Le residue forme di vendita (dall’ambulantato a internet) conservano e
rafforzano la propria quota di mercato.
Da notare che nel settore alimentare la distribuzione moderna passa dal
50% al 71% circa nel periodo, mentre nel non alimentare passa dal 20,1% al
37,6%.
12
13
Fonte: Rapporto Federdistribuzione 2010
14
Fonte: Rapporto Federdistribuzione 2010
15
Fonte: Rapporto Federdistribuzione 2010
16
Avendo già trattato in definizione i nuovi formati, soffermiamoci ora sulle
nuove soluzioni per la fornitura di servizi nei formati esistenti.
Chiamiamo innovazione di processo ciò che consente ad esempio ad un
supermercato di offrire il proprio servizio in modo nuovo; un caso
relativamente recente è connesso proprio al settore alimentare, ove sono
stati introdotti nuovi criteri di collocazione della merce nel punto vendita,
raccogliendo le referenze per categorie rispetto non più all’adiacenza
merceologica (che è un concetto legato essenzialmente allo stoccaggio,
quindi al punto vendita), ma alla contiguità di fruizione da parte dei
consumatori (che è un concetto legato all’effettiva destinazione finale del
bene).
A monte di questo approccio, che trova la sua espressione organizzativa nel
“category management”, si svolgono analisi molto dettagliate e approfondite
sui richiami e i collegamenti tra referenze, che facilitano l’acquisto di
impulso qualora tali referenze siano posizionate adiacenti.
A livello d’innovazione organizzativa, mentre le nuove figure professionali
rappresentano una realtà piuttosto contenuta (esempi degli ultimi anni sono
i category manager, che però sovente sono inglobati in altre funzioni e
dispongono dell’apporto specialistico di consulenti esterni), la fusione e la
concentrazione tra imprese esistenti è una tendenza molto presente nelle
cronache economiche.
Le operazioni di concentrazione ridotta, che riguardano in un primo tempo
soltanto la creazione di mega centrali d’acquisto, costituiscono ormai un
dato strutturale e consolidato del panorama distributivo italiano.
Negli ultimi anni, fra le altre cose, la forte tensione alla fusione e alla
concentrazione ha spinto più volte l’Autorità garante della concorrenza e del
mercato ad occuparsi del settore commerciale.
Andando oltre, l’innovazione di scopo prefigura il caso di una azienda che
diversifica il proprio portafoglio prodotti entrando nel settore distributivo,
ovvero entrando in altri settori a partire da quello.
Si tratta di una innovazione più rara, in quanto la tendenza attuale è
piuttosto quella di concentrarsi nel “core business”, rinunciando e alienando
settori non strategici.
L’innovazione di marketing assume una valenza del tutto peculiare, negli
ultimi anni, a livello degli esercizi di piccole o medie dimensioni ubicati in
aree particolari, come i centri storici.
Sono ormai numerosi i casi di centri storici che divengono oggetto di
programmi dedicati di riqualificazione, e in questo contesto il commercio
svolge un ruolo decisivo.
D’altro canto il centro storico, che in una realtà come la nostra è un bene di
grande prestigio, oltre che un crocevia di scambi sociali primari e
17
commerciali, non di rado nonostante le buone intenzioni sconta un ritardo
rilevante in termini di convergenza delle politiche di offerta.
Difficile risulta oggi disporre di una visione integrata del centro, ma
soprattutto sono agli albori oggi gli esempi di politiche realmente vincenti e
replicabili su questo segmento del territorio; occorre fare attenzione a
questo proposito a non mischiare nell’interpretazione tre dinamiche, e tre
crisi, che hanno ragioni diverse se non antitetiche: centro storico da un lato,
commercio dall’altro, urbanistica al di sopra delle parti.
Tra i vari tentativi in corso di finanziare la valorizzazione dei centri storici si
possono citare la nascita dei Distretti Urbani e dei Distretti Diffusi in
Lombardia (147 Distretti finanziati nel corso delle prime tre edizioni dei
bandi regionali), i centri commerciali naturali e il progetto “Vetrina
Toscana” in Toscana, i Progetti di Valorizzazione Commerciale dell’Emilia
Romagna, i progetti di valorizzazione del sistema distributivo e turistico del
Friuli Venezia Giulia.
Nel caso lombardo ed emiliano, si predilige la partnership pubblico privata e
si finanziano sia le amministrazioni locali che le imprese, mentre ad esempio
in Friuli Venezia Giulia sino ad oggi i finanziamenti sono stati dedicati
soltanto ai soggetti pubblici.
Quella che si potrebbe considerare la chiave di volta del processo di
valorizzazione consiste nella creazione di un nuovo soggetto, una agenzia di
scopo finalizzata a fornire continuità ed efficacia ai progetti di promozione,
marketing, organizzazione, valorizzazione, commercializzazione del centro
urbano, sul modello della ATCM inglese (Association of Town Center
Management) che raccoglie ormai centinaia di esempi di centri urbani di
tutte le dimensioni e che proprio nel 2010 ha organizzato il suo periodico
convegno mondiale a Londra.
L’innovazione logistica, che in certo qual modo si ricollega alle
problematiche appena sollevate, assume nel settore due significati: da un
lato, le mega centrali d’acquisto e i rinnovati centri di distribuzione delle
catene, dall’altro i tentativi sovente abortiti di progettare per i centri storici
un sistema centralizzato di stoccaggio e distribuzione, che dovrebbe
consentire nelle intenzioni di ridurre significativamente il carico di mezzi
pesanti che raggiungono giornalmente le aree pedonali per rifornire i
negozi.
Ottimizzare le modalità di rifornimento, peraltro, rappresenta soltanto uno
dei tanti aspetti che assume il “nodo” delle “esternalità” dell’attività
commerciale, ovvero degli impatti sul territorio.
Solitamente i parametri considerati per progettare una nuova struttura
sono una adeguata capacità di parcheggi e una viabilità consona alla
movimentazione dei mezzi che vengono attratti dal punto di vendita.
Di fatto, però, i parametri di valutazione dell’impatto possono essere molto
più articolati, se l’obiettivo è quello di determinare con precisione la
capacità di una determinata forma distributiva di incidere sul territorio che
18
la contiene. Un esempio di tale articolazione viene fornito dal grafico della
pagina seguente.
Le forme distributive alimentano, oltre ai flussi di mezzi (insieme a quelli
della clientela, occorre ricordare quelli dei fornitori), una fitta rete di
connessioni con i fornitori di “utilities” (gas, acqua, energia elettrica), e con
le operazioni di smaltimento rifiuti, sia direttamente che tramite il
trasferimento di materiali parzialmente di scarto ai consumatori.
Gli input positivi dei consumatori riguardano le scelte d’acquisto, che
possono condizionare fortemente le strategie delle imprese.
L’insieme delle variabili enucleate rimanda, per una corretta gestione, ad un
lavoro coordinato dei vari strumenti a disposizione dei Comuni, come il PGT,
il Piano del Traffico, il Piano degli Orari, l’organizzazione della raccolta dei
rifiuti ecc.
Anche sotto questo aspetto, si evidenzia la grande importanza della
convergenza tra PGT e Programmazione settoriale, che la legge prevede
esplicitamente e che può costituire una sorta di innovazione amministrativa
che bilancia le numerose forme di innovazione dell’offerta che abbiamo sin
qui analizzato.
19
!"#$%&'()*#(+,*(-%&./*(&'(&0.)*("/.&
,*./1.&
!"#/(*"#.&
23(./*.&
#.2,4.#"&&'(#.**"&
#%22"3*%&'(!!.#./1(%*%&
#%22"3*%&(/'(!!.#./1(%*%&
$.11(&'(&*.#1(&
$.11(&&4#"4#(&
*#%)!.#($./*"&$%*.#(%3(&
$.11(& (/4,*&4")(*(-(&
#(!(,*(&
20
L’irruzione di nuovi competitori sul mercato, che rappresenta un ulteriore
elemento di innovazione, può essere dovuto alle fusioni e concentrazioni o a
nuovi ingressi.
Di fatto, nel nostro paese la strada dei nuovi ingressi è sempre stata più
difficoltosa che all’estero, e tuttora permangono elementi di attrito che
spingono sovente i grandi gruppi italiani e stranieri a privilegiare il sistema
delle acquisizioni.
I Competitori attuali e quelli in arrivo dall’estero hanno via via spostato nel
corso degli ultimi 30 anni il baricentro della loro azione strategica.
Nel momento in cui le dinamiche di consumo erano particolarmente elevate
(anni ‘60 e ‘70) l’attenzione è stata rivolta essenzialmente al prodotto, senza
curarsi eccessivamente della clientela.
Quando, negli anni ‘80, il trend di crescita dei consumi ha evidenziato i suoi
limiti, l’attenzione si è concentrata verso il servizio, e verso la fidelizzazione
di una clientela più preziosa e sfuggente che in passato.
Ma già in quel decennio stavano emergendo le sollecitazioni di carattere
ambientale e sociale, che hanno via via focalizzato l’attenzione su di sé negli
anni più recenti.
21
!""#$%&'$#()&*'+"!(!+(,#)*&%&'(
-!)&.#$")'(/#++0!""#$%&'$#(,")!"#1&.!($#++!(/&,")&-2%&'$#(
!""#$%&'$#()&*'+"!(!+(3)'/'""'(
!""#$%&'$#()&*'+"!(!+(.'$"#,"'(
!4-&#$"!+#5,'.&!+#(
!$$&(678(
!$$&(698(
!$$&(0:85;888(
22
Le tendenze che abbiamo richiamato si inseriscono, per quanto concerne la
domanda, in un ampio movimento di contrazione delle dinamiche di crescita
dei consumi: se nel corso degli anni ‘60 la crescita reale dei consumi era
stata del 68% circa (un valore paragonabile oggi soltanto a quello di certi
paesi dell’estremo oriente), negli anni ‘70 tale dinamica si era già ridotta al
47%, per poi scendere al 26% circa negli anni ‘80 e al 18% negli anni ‘90.
Nei Rapporti precedenti si evidenziava che se tale trend fosse continuato, la
crescita dei primi dieci anni del 2000 avrebbe potuto attestarsi attorno al
14%, pari alla crescita media di 24 mesi nel corso degli anni ‘60.
Le cose, come noto, sono andate assai diversamente, e secondo le stime di
Federdistribuzione nell’intero periodo 2001 – 2009 i consumi reali delle
famiglie sono aumentati soltanto del 3,8%.
Valutazioni effettuate da Confcommercio stimano peraltro, tenendo conto
anche del 2010, che si tornerà ad un livello reale dei consumi
sostanzialmente analogo a quello di fine anni ’90.
All’interno di questa dinamica, sono peraltro contenuti comparti che sono
lievitati in modo straordinario negli ultimi 10/15 anni.
Si tratta di generi legati all’innovazione tecnologica, da un lato, e al concetto
di fitness dall’altro.
Più in dettaglio si fa riferimento nel campo tecnologico alla telefonia (e in
particolar modo ai cellulari, smartphone e simili), ai tablet, ai computer, a
internet; negli ultimi anni in particolare si è avuto un nuovo boom dei
televisori, anche in questo caso legato alle innovazioni tecnologiche degli
schermi piatti di grandi dimensioni e con resa HD o addirittura 3D.
Tecnologie come i modem o i lettori di CD rom sono viceversa già in una fase
di maturità e declino.
Rispetto al concetto di fitness, si ricordano gli integratori alimentari, i
prodotti di erboristeria, gli abbonamenti a palestre, i viaggi e vacanze, i già
menzionati pasti e consumi fuori casa nella loro accezione di gratificazione
nel tempo libero.
Da notare che alcuni di questi prodotti, in realtà, vedono già all’orizzonte
l’innovazione destinata a sostituirli.
L’esigenza di soddisfare sempre meglio le esigenze della clientela, sta poi
spingendo insegne e privati a rifunzionalizzare il proprio assortimento
secondo logiche trasversali alle suddivisioni merceologiche classiche,
imperniate sulle vecchie tabelle merceologiche.
Da qui la scelta del Legislatore di creare, nel contesto post “Bersani”, due
soli settori, alimentari ed extra.
23
CRESCITA REALE DEI CONSUMI PER DECENNIO (%)
!"
#!"
$!"
%!"
&!"
'!"
(!"
)!"
*!"
+,,-".(!" +,,-".)!" +,,-".*!" +,,-"./!" +,,-"$!!!"
24
Si tratta di una scelta “forte”, che può essere in grado, almeno in teoria, di
incentivare ulteriormente le importanti tendenze già in atto, e in grado di
premiare progetti innovativi anche sulle piccole dimensioni.
I vari trend descritti, naturalmente, hanno “pesi” e velocità differenti nel
modificare il quadro d’insieme.
Un altro fattore da sottolineare, proprio in termini di forme distributive, è
legato al rilancio del fenomeno della formula “discount”, che ha avuto nel
nostro paese uno sviluppo rapidissimo a partire dal 1992, per poi
raggiungere precocemente la fase di maturità.
La crisi dei primi anni duemila ha incentivato, oltre alla nascita di numerosi
Osservatori dei Prezzi che si sono posti l’obiettivo di monitorare il mercato e
informare il cittadino consumatore su valori medi e quindi eventuali abusi
legati a rendite di posizione, anche la ripresa della formula del discount, che
grazie ai propri prezzi mediamente più contenuti rispetto ad altri formati
(in primo luogo i supermercati) ha potuto recuperare quote di mercato.
Gli ambienti di consumo che abbiamo illustrato sono soltanto una parte
delle varietà esistenti negli altri paesi, ed in particolare negli Stati Uniti si
sono da tempo manifestati due fenomeni che sono destinati a incidere, in
misura da definire ma sicuramente rilevante, nella nostra realtà, nella quale
stanno già presentandosi.
Si tratta della spettacolarizzazione crescente, e dell’implosione.
Spettacolarizzazione, in quanto messa in scena che consente di rinnovare
costantemente l’attrazione di un certo “format”, sempre più spesso
utilizzando tecnologie che consentono ad esempio di mettere a punto
intrattenimenti reali o simulati.
Si è detto a questo proposito dei mercati coperti, ma le iniziative
promozionali che si svolgono nelle gallerie dei maggiori centri commerciali
sono un esempio conosciuto da tutti.
Implosione, in quanto incremento della concentrazione di molteplici
funzioni in un solo mega centro: si è partiti 20/25 anni fa con un grosso
supermercato (rispetto ad oggi, non si può parlare di veri ipermercati) e
qualche negozio, o addirittura di “piastre” alimentari isolate, per poi
perseguire la logica dell’abbinamento forzato tra grande distribuzione
organizzata (e depositaria della tecnologia degli ipermercati, ad esempio, o
di altri formati sempre più complessi), e distribuzione di piccole dimensioni
(allo scopo, rivelatosi difficile da acquisire, di incentivare lo sviluppo e il
rinnovamento del commercio di vicinato, come se vicinato e piccole
dimensioni fossero la stessa cosa), per poi approdare al centro che offre la
grande spesa alimentare, ma anche una nutrita galleria di strutture
specializzate, ma anche un cinema multisala (la grande avanzata di questi
ultimi anni), ma anche una food court (tante strutture dedicate alla
somministrazione di alimenti e bevande), ma anche veri e propri
intrattenimenti spettacolari, soprattutto per i bambini o per target
particolari.
25
Uno degli obiettivi finali dello sviluppo del settore commerciale, almeno per
quanto riguarda il tempo, è quello di consentire alla gente di consumare (o,
quantomeno, di ordinare) 24 ore al giorno per ogni giorno dell’anno.
Può senz’altro sembrare un fatto discutibile, ad esempio dal punto di vista
dei commercianti tradizionali.
Ma non bisogna dimenticare che le indagini che vengono fatte oggi sulla
percezione che i bambini hanno dello spazio e del territorio, anche
nell’ambito dei più avanzati piani strutturali, evidenziano un dato
inequivocabile: i centri commerciali artificiali sono percepiti come un’oasi
piena di caratteristiche positive, i centri storici di converso sono oggetto di
una visione ambivalente, che unisce attrazione e repulsione, ma in generale
rischiano di risultare perdenti e risultano comunque più sfocati.
La generazione degli attuali adolescenti è oggi di fatto la prima generazione
di cittadini che hanno conosciuto e percepito i centri commerciali periferici
in modo tendenzialmente alternativo rispetto ai centri storici, oltre ad
essere definita come noto la generazione “nativa digitale”.
Sugli aspetti positivi e negativi di questo cambiamento sensibile nella
percezione dello spazio urbano si rimanda a contributi dedicati.
Rimanendo nel campo della implosione, anche i critici dei fenomeni di
modernizzazione del commercio devono ammettere che “i nuovi strumenti
di consumo” hanno avuto un tale successo tra il pubblico che altri ambienti
sociali (impianti sportivi, università, musei e simili -‐ noi ci permettiamo di
aggiungere alla lista una parte dei centri storici), hanno cominciato a
mostrarsi ormai obsoleti e noiosi, spingendo chi gestisce questi altri tipi di
ambienti a imitare ed emulare le “cattedrali del consumo”.
Ecco allora che musei e impianti sportivi si adeguano, “implodendo” al loro
interno una serie di funzioni collaterali e possibilmente spettacolari.
I più moderni impianti sportivi, per ora soprattutto all’estero, propongono
centri commerciali, spazi per la ristorazione, ricettività per chi viene da
fuori.
I prezzi sono naturalmente legati al nuovo livello di servizio offerto.
In conclusione, ci sono studiosi che richiamano l’attenzione sull’influsso a
volte radicale che i nuovi strumenti di consumo hanno avuto sul nostro
modo di pensare e sui nostri stili di vita.
Il tema di fondo, si sottolinea, non è però affatto il consumatore o la
crescente profusione di beni e servizi ma, piuttosto, il vertiginoso aumento
degli ambienti che consentono di consumare tanti di quei beni e servizi.
Il tema affrontato è indubbiamente molto allettante; ci consente infatti di
ritornare per vie traverse, e potenzialmente per questo proficue, su temi
ricorrenti; ad esempio, sul rapporto tra centro storico e strutture
commerciali “artificiali”.
26
Certamente, i grandi centri commerciali periferici o i parchi a tema possono
contare su alcune regole rigidamente fatte rispettare: ordine (telecamere,
sistemi di sicurezza), pulizia, prezzi reali (dovuti all’insieme di più elementi:
la necessità di disporre di un’auto per garantirsi l’accessibilità alla struttura
va messa in conto) relativamente elevati, massima prevedibilità.
Potremmo dire che i grandi centri periferici sono strutture “popolari”
soltanto in apparenza. Gli anziani soli, le persone a basso budget, i deprivati
di qualsiasi natura, rischiano di non essere praticamente ammessi, o
comunque sono fortemente limitati.
Sotto questo aspetto, il centro storico si caratterizza piuttosto per il
disordine, talvolta la sporcizia, certamente una relativa facilità di accesso a
tutti (ma in compenso richiede un aumento, quantomeno psicologico, del
budget di tempo dedicato), talvolta l’imprevedibilità, che può assumere
varie forme: incognita atmosferica, incognita sicurezza, incognita soste.
Proprio le automobili, sempre più spesso, sono escluse dal centro, senza
peraltro fornire in diversi casi delle alternative equivalenti di sosta in tempi
certi, e quindi di fatto osteggiando le opportunità di accesso dei target
medio alti di popolazione, caratterizzati da facilità massima di spostamento,
alto budget, scarsa disponibilità a scendere a compromessi con il proprio
tempo disponibile.
Al margine delle configurazioni distributive in sede fissa, che abbiamo
chiamato formati, abbiamo il dovere di richiamare due formule che hanno
un grande futuro, e in certi casi un grande presente, quantomeno in
determinate merceologie e in specifici segmenti di clientela: ci riferiamo
all’E commerce (commercio via internet) e al commercio porta a porta.
Nel primo caso, lo sviluppo è già una realtà e si prevede che potrà
raggiungere numeri rilevanti in senso assoluto entro breve, dopo che sono
stati sostanzialmente risolti i problemi legati alle modalità di pagamento
sicure.
Il commercio elettronico si rapporta con merceologie che sono
evidentemente adeguate ad essere trattate senza la presenza fisica del bene
(come il software o i dischi, che oggi sempre più vengono “scaricati” dalla
rete su Ipod o altri “lettori” analoghi, e sono totalmente dematerializzati) ed
altre che sono molto meno inseribili nel listino (i deperibili da un lato, i
prodotti rari e preziosi dall’altro).
Le vendite che ormai sono svolte in misura determinante in rete riguardano
poi ad esempio i viaggi (con le rotte low cost in primo piano), i biglietti a
mostre, spettacoli ed eventi vari.
Anche il commercio porta a porta può incidere pesantemente (e in parte lo
sta già facendo) su segmenti particolari di consumo: è il caso dei surgelati (si
pensi a Bofrost, Quinta Stagione, Eismann) ma altri progetti stanno
maturando, ad esempio per il servizio a persone svantaggiate per varie
ragioni.
27
Concludiamo questa breve disamina delle innovazioni nel settore
commerciale e dei loro intrecci attuali o potenziali con la programmazione
di settore, esplicitando alcuni temi di crisi che sono emersi nel corso del
capitolo.
Tre temi di crisi e rinnovo si rincorrono e si allacciano:
-‐ la crisi del settore commerciale, o meglio di alcune sue frange, e il
forte sviluppo della grande distribuzione organizzata (nuovi
format, nuove e sempre più sofisticate modalità di approccio alla
clientela, grandi colossi all’opera;
-‐ la crisi del centro storico, come ospite principe del commercio
(circa il 40/45% dei punti vendita in un campione di Comuni noti
si trovano mediamente in centro), che deriva da fenomeni spesso
“altri” e dalla grande difficoltà di coordinare risorse e progetti per
un’area complessa, leggibile per analogia biologica in termini di
“organismo”;
-‐ la crisi dell’urbanistica: se ne parla costantemente sui giornali e
nei dibattiti: ma di fatto, lo strumento di governo per eccellenza
spesso non viene rinnovato per decenni, e i tempi lunghissimi di
messa a punto, adozione e approvazione, con gli estenuanti
confronti, non di rado confliggono con contenuti di profilo medio
basso. Oggi, i nuovi strumenti che fanno capo al Piano di Governo
del Territorio potrebbero essere la risposta vincente a questa
empasse.
Nella situazione descritta occorre aumentare il livello qualitativo della
programmazione, anziché esautorarla; occorre riconoscerne il significato
determinante e applicare risorse e strumenti nuovi allo scopo.
Lo schema di lavoro relativo al documento complessivo è il seguente:
A -‐ Analisi dell'offerta
A.1 : Analisi della struttura distributiva presente nel territorio
comunale, riferita alle categorie delle strutture di vendita
previste dal D. Lgs. 114/98;
A.2 : Interpretazione dei dati di consistenza e densità e parallelo
con altre realtà;
A.3 : Verifica della localizzazione delle strutture commerciali
(aggiornamento del “grafo” territoriale extraurbano)
relativo al bacino di utenza potenziale del Comune di
Bollate.
B -‐ Analisi della domanda
B.1 : Indagini documentali sulla popolazione residente e
fluttuante e sulla relativa composizione, e aggiornamento
dell’evoluzione a medio termine;
B.2 : Stima dei livelli di domanda dei beni di consumo dei
residenti distinta per categoria merceologica, effettuata
tramite il modello econometrico Sincron;
28
B.3 : Aggiornamento dei fenomeni di gravitazione ed evasione,
cioè degli interscambi commerciali con altri Comuni, tramite
dati disponibili e confronto con situazioni similari;
B.4 : Determinazione del mercato teorico per l'intero Comune e
per categoria merceologica.
C – Elaborati
C.1 : Aggiornamento dello “Strumento di Analisi e
Programmazione Commerciale”, con i contenuti menzionati
e le indicazioni previste dal Decreto 114/98, dalla Regione
Lombardia per la costruzione degli scenari informativi della
Legge Regionale 12/2005 e dal Programma di Sviluppo
Pluriennale Commerciale Regionale.
29
LA CONSISTENZA DELLA RETE DI VENDITA
La situazione degli esercizi a cui si fa riferimento è quella, aggiornata
all’anno in corso, fornita dall’Ufficio Commercio del Comune di Bollate.
Complessivamente, nel territorio comunale di Bollate sono in attività 284
esercizi, per un totale di 25.736 metri quadrati di superficie di vendita
(erano 274 esercizi, per un totale di 23.995 metri quadrati di superficie di
vendita, nel 2007).
Si riscontra pertanto un saldo positivo di 10 unità nel periodo 2007-‐2011
(+3,6%), e un incremento di 1.741 metri quadrati (+7,3%).
Nelle tabelle delle pagine seguenti si riporta la situazione per zona
comunale e in totale.
!"#$
%"$&$
'()(*+,-$ ./0(/$1,23,,32/$ 42+*0($1,23,,32/$
!"#$%&'()'*"++,-&'.'!"%/)/-&%0,'(&++,'1&-&'!"##&1!),+&',+'(&--,2+)"')%'/&(&'3)//,'4&1'!+,//&'()#&%/)"%,+&'5%67'
!"#!""$
%#&'($
($($
)#((($
*#((($
"#((($
+#((($
!(#((($
!)#((($
!*#((($
!"#((($
!+#((($
,-.-/012$ 345-4$617811874$ 970/5-$617811874$
!"#$%&'()'*"++,-&'.'!"%/)/-&%0,'(&++,'1&-&'!"##&1!),+&')%'/&(&'2)//,'3&1'!+,//&'()#&%/)"%,+&'4/565')%'#&-1)'7$,(1,-)8'
30
Nelle tabelle delle pagine seguenti si riporta la situazione per zona
comunale e in totale.
In merito alla classificazione, gli esercizi di vicinato sono le strutture con
superficie di vendita entro i 250 metri quadrati, le medie strutture si
collocano tra 250 e 2.500 metri quadrati, mentre le grandi strutture sono gli
esercizi con oltre 2.500 metri quadrati di vendita.
31
CONSISTENZA DELLA RETE COMMERCIALE IN SEDE FISSA DEL COMUNE DI BOLLATE (percentuali per colonna)
BOLLATE CENTRO
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 31 93,9 1.338 55,0 143 96,6 9.637 84,5 174 96,1 10.975 79,3MEDIE STRUTTURE 2 6,1 1.094 45,0 5 3,4 1.764 15,5 7 3,9 2.858 20,7GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 33 100,0 2.432 100,0 148 100,0 11.401 100,0 181 100,0 13.833 100,0
BOLLATE EST
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 0 0,0 0 0,0 4 100,0 176 100,0 4 57,1 176 9,6MEDIE STRUTTURE 3 100,0 1.665 100,0 0 0,0 0 0,0 3 42,9 1.665 90,4GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 3 100,0 1.665 100,0 4 100,0 176 100,0 7 100,0 1.841 100,0
OSPIATE CASTELLAZZO
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 5 83,3 190 7,6 31 91,2 2.262 58,1 36 90,0 2.452 38,4MEDIE STRUTTURE 1 16,7 2.304 92,4 3 8,8 1.630 41,9 4 10,0 3.934 61,6GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 6 100,0 2.494 100,0 34 100,0 3.892 100,0 40 100,0 6.386 100,0
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
32
CASSINA NUOVA
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 12 100,0 635 100,0 22 95,7 1.144 78,5 34 97,1 1.779 85,0MEDIE STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 1 4,3 313 21,5 1 2,9 313 15,0GRANDI STRUTTURE 0 0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 12 100,0 635 100,0 23 100,0 1.457 100,0 35 100,0 2.092 100,0
CASCINA DEL SOLE
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 8 100,0 200 100,0 12 92,3 584 42,2 20 95,2 784 49,5MEDIE STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 1 7,7 800 57,8 1 4,8 800 50,5GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 8 100 200 100,0 13 100,0 1.384 100,0 21 100,0 1.584 100,0
TOTALE COMUNE DI BOLLATE
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 56 90,3 2.363 31,8 212 95,5 13.803 75,4 268 94,4 16.166 62,8MEDIE STRUTTURE 6 9,7 5.063 68,2 10 4,5 4.507 24,6 16 5,6 9.570 37,2GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 62 100 7.426 100,0 222 100,0 18.310 100,0 284 100,0 25.736 100,0
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
33
CONSISTENZA DELLA RETE COMMERCIALE IN SEDE FISSA DEL COMUNE DI BOLLATE (percentuali per riga)
BOLLATE CENTRO
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 31 17,8 1.338 12,2 143 82,2 9.637 87,8 174 100,0 10.975 100,0MEDIE STRUTTURE 2 28,6 1.094 38,3 5 71,4 1.764 61,7 7 100,0 2.858 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 33 18,2 2.432 17,6 148 81,8 11.401 82,4 181 100,0 13.833 100,0
BOLLATE EST
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 0 0,0 0 0,0 4 100,0 176 100,0 4 100,0 176 100,0MEDIE STRUTTURE 3 100,0 1.665 100,0 0 0,0 0 0,0 3 100,0 1.665 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 3 42,9 1.665 90,4 4 57,1 176 9,6 7 100,0 1.841 100,0
OSPIATE CASTELLAZZO
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 5 13,9 190 7,7 31 86,1 2.262 92,3 36 100,0 2.452 100,0MEDIE STRUTTURE 1 25,0 2.304 58,6 3 75,0 1.630 41,4 4 100,0 3.934 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 6 15,0 2.494 39,1 34 85,0 3.892 60,9 40 100,0 6.386 100,0
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
34
CASSINA NUOVA
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 12 35,3 635 35,7 22 64,7 1.144 64,3 34 100,0 1.779 100,0MEDIE STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 1 100,0 313 100,0 1 100,0 313 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 12 34,3 635 30,4 23 65,7 1.457 69,6 35 100,0 2.092 100,0
CASCINA DEL SOLE
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 8 40,0 200 25,5 12 60,0 584 74,5 20 100,0 784 100,0MEDIE STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 1 100,0 800 100,0 1 100,0 800 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 8 38,1 200 12,6 13 61,9 1.384 87,4 21 100,0 1.584 100,0
TOTALE COMUNE DI BOLLATE
TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %
VICINATO 56 20,9 2.363 14,6 212 79,1 13.803 85,4 268 100,0 16.166 100,0MEDIE STRUTTURE 6 37,5 5.063 52,9 10 62,5 4.507 47,1 16 100,0 9.570 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0
TOTALE 62 21,8 7.426 28,9 222 78,2 18.310 71,1 284 100,0 25.736 100,0
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE
35
Questa lettura evidenzia una naturale presenza dominante di strutture
piccole e medio piccole nel territorio comunale, in termini di consistenza
numerica.
In termini di numerosità il 94,4% circa della rete è composta da esercizi di
vicinato, suddivisi fra 74,7% circa di esercizi non alimentari e 19,7% circa di
esercizi alimentari.
In termini di superficie la situazione si modifica; infatti gli esercizi di
vicinato passano dal 94,4% circa in numero al 62,8% in superficie (erano
rispettivamente il 94,2% ed il 68,3% nel 2007), le medie strutture dal 5,6%
al 37,2%; la grande dimensione non è presente sul territorio del Comune di
Bollate, in particolare a seguito della creazione del Comune di Baranzate, in
quanto tutte le strutture maggiori sono ubicate nella ex frazione.
Nel caso del comune di Bollate, la “liberalizzazione” del settore sotto il
profilo delle autorizzazioni commerciali riguarda quindi circa i due terzi
della superficie di vendita esistente (esercizi entro 250 mq. soggetti a
semplice comunicazione).
Osservando la ripartizione in relazione al settore merceologico di
appartenenza, si può notare che all’aumentare della superficie di vendita, il
ruolo del settore alimentare tende ad aumentare, passando dal 20,9% a
livello di vicinato al 37,5% nell’ambito delle medie strutture di vendita in
termini numerici, e dal 14,6% al 52,9% in termini di superficie.
Di seguito si riportano gli elenchi completi delle strutture di medie
dimensioni e la cartografia con la loro localizzazione.
LOCALIZZAZIONE MEDIE STRUTTURE PER ZONA
ZONA N. SUPERFICIE TOTALE
BOLLATE CENTRO 7 2.858BOLLATE EST 3 1.665OSPIATE CASTELLAZZO 4 3.934CASSINA NUOVA 1 313CASCINA DEL SOLE 1 800
TOTALE 16 9.570 LOCALIZZAZIONE MEDIE STRUTTURE PER ZONA
ZONA N. SUPERFICIE TOTALE RESIDENTIMQ. PER 1.000
RESIDENTI
BOLLATE CENTRO/BOLLATE EST 10 4.523 20.983 215,6OSPIATE CASTELLAZZO 4 3.934 3.737 1052,7CASSINA NUOVA 1 313 7.025 44,6CASCINA DEL SOLE 1 800 4.722 169,4
TOTALE 16 9.570 36.467 262,4
36
COMUNE DI BOLLATE: MEDIE STRUTTURE DI VENDITA AL DETTAGLIO
SUPERFICIE ALIMENTARE
SUPERFICIE NON ALIMENTARE ODONOMO STRADA NR. CIVICO ZONA COMMERCIALE
SUPERFICIE TOTALE MERCEOLOGIA
690 74 VIA VESPUCCI 2 BOLLATE CENTRO 764 ALIMENTARE270 60 VIA MAGENTA 33 BOLLATE CENTRO 330 ALIMENTARE0 420 VIA CAVOUR 14 BOLLATE CENTRO 420 NON ALIMENTARE0 400 VIA IV NOVEMBRE 92 BOLLATE CENTRO 400 NON ALIMENTARE0 367 VIA MAGENTA 19 BOLLATE CENTRO 367 NON ALIMENTARE0 307 PIAZZA DELLA RESISTENZA 24 BOLLATE CENTRO 307 NON ALIMENTARE0 270 VIA MATTEOTTI 24 BOLLATE CENTRO 270 NON ALIMENTARE
385 135 VIA XI FEBBRAIO 2 BOLLATE EST 520 ALIMENTARE375 375 VIA XI FEBBRAIO 29 BOLLATE EST 750 ALIMENTARE242 153 VIA MADONNA IN CAMPAGNA 41 BOLLATE EST 395 ALIMENTARE1380 924 VIA REPUBBLICA 41 OSPIATE - CASTELLAZZO 2304 ALIMENTARE
0 900 VIA REPUBBLICA 41 OSPIATE - CASTELLAZZO 900 NON ALIMENTARE0 450 VIA MILANO 17 OSPIATE - CASTELLAZZO 450 NON ALIMENTARE0 280 VIA MILANO 35 OSPIATE - CASTELLAZZO 280 NON ALIMENTARE0 313 VIA SAN BERNARDO 56 CASSINA NUOVA 313 NON ALIMENTARE0 800 VIA OSPITALETTO 10 CASCINA DEL SOLE 800 NON ALIMENTARE
3.342 6.228 9.570
37