BOLLATE RAPPORTO 2011-3 DELLA RETE... · !3!!!!! !...

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2 PREMESSA Con questa relazione tecnica l’Amministrazione Comunale di Bollate intende intervenire nell’analisi e regolazione di un rilevante settore economico di propria competenza, quello del commercio al dettaglio in sede fissa di dimensioni medio grandi. L’analisi si concretizza in quanto segue: Redazione di uno studio tecnico di supporto alla stesura del Piano di Governo del Territorio (PGT) del Comune di Bollate, per gli approfondimenti relativi alla rete commerciale al dettaglio in sede fissa (Legge Regione Lombardia n. 6/2010, “Testo Unico delle Leggi Regionali in materia di commercio e fiere, art. 150). Lo studio, che era stato redatto nel corso del 2007, necessita infatti di essere completamente rivisto e aggiornato sia sotto il profilo dei dati conoscitivi di approfondimento e confronto territoriale, sia sotto il profilo delle scelte definitive che sono state introdotte successivamente nell’impianto del PGT. Come noto, la Legge Regionale 12/2005 (“Legge per il governo del territorio”), pubblicata sul BURL n. 11 del 16 marzo 2005, ha ridisegnato gli strumenti di pianificazione territoriale, e richiede un approccio rinnovato sia a livello locale, che nei rapporti con la Regione stessa. Il Programma Pluriennale per lo sviluppo del settore commerciale (art. 4 del “Testo Unico”), esaminato e approvato dal Consiglio Regionale, ruota sulla rinnovata impostazione, che privilegia una valutazione qualitativa dello sviluppo. Il rilascio delle autorizzazioni inerenti le medie strutture di vendita, di competenza comunale, è subordinato all’adeguamento dello strumento urbanistico generale ed attuativo agli obiettivi generali espressi dal Decreto Legislativo 114/98 e alle conseguenti norme fissate dalla Regione Lombardia. Per quanto concerne le grandi strutture di vendita, invece, la domanda di rilascio dell’autorizzazione è esaminata da una Conferenza di Servizi in base alla conformità dell’insediamento ai criteri di programmazione, ed è la Regione ad adottare le norme sul procedimento concernente le domande relative alle grandi strutture di vendita (vedi art. 6, “Autorizzazioni per le grandi strutture di vendita”, del Testo Unico). La Regione ha tracciato alcuni contenuti ritenuti rilevanti delle indagini richieste per la ricognizione di spettanza dei Comuni sulla propria rete commerciale:

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PREMESSA  

 Con  questa  relazione  tecnica  l’Amministrazione  Comunale  di  Bollate  intende  

intervenire   nell’analisi   e   regolazione   di   un   rilevante   settore   economico   di  

propria   competenza,   quello   del   commercio   al   dettaglio   in   sede   fissa   di  

dimensioni  medio  grandi.  

 

L’analisi  si  concretizza  in  quanto  segue:  

 

Redazione  di  uno  studio  tecnico  di  supporto  alla  stesura  del  Piano  

di   Governo   del   Territorio   (PGT)   del   Comune   di   Bollate,   per   gli  

approfondimenti  relativi  alla  rete  commerciale  al  dettaglio  in  sede  

fissa  (Legge  Regione  Lombardia  n.  6/2010,  “Testo  Unico  delle  Leggi  

Regionali  in  materia  di  commercio  e  fiere,  art.  150).  

 

Lo  studio,  che  era  stato  redatto  nel  corso  del  2007,  necessita  infatti  di  essere  

completamente  rivisto  e  aggiornato  sia  sotto  il  profilo  dei  dati  conoscitivi  di  

approfondimento   e   confronto   territoriale,   sia   sotto   il   profilo   delle   scelte  

definitive  che  sono  state  introdotte  successivamente  nell’impianto  del  PGT.  

 

Come   noto,   la   Legge   Regionale   12/2005   (“Legge   per   il   governo   del  

territorio”),  pubblicata  sul  BURL  n.  11  del  16  marzo  2005,  ha  ridisegnato  gli  

strumenti   di   pianificazione   territoriale,   e   richiede   un   approccio   rinnovato  

sia  a  livello  locale,  che  nei  rapporti  con  la  Regione  stessa.  

Il  Programma  Pluriennale  per  lo  sviluppo  del  settore  commerciale  (art.  4  del  

“Testo  Unico”),   esaminato   e   approvato  dal  Consiglio  Regionale,   ruota   sulla  

rinnovata   impostazione,   che   privilegia   una   valutazione   qualitativa   dello  

sviluppo.  

 

Il   rilascio   delle   autorizzazioni   inerenti   le   medie   strutture   di   vendita,   di  

competenza   comunale,   è   subordinato   all’adeguamento   dello   strumento  

urbanistico  generale  ed  attuativo  agli  obiettivi  generali  espressi  dal  Decreto  

Legislativo   114/98   e   alle   conseguenti   norme   fissate   dalla   Regione  

Lombardia.  

 

Per   quanto   concerne   le   grandi   strutture   di   vendita,   invece,   la   domanda   di  

rilascio  dell’autorizzazione  è  esaminata  da  una  Conferenza  di  Servizi  in  base  

alla   conformità   dell’insediamento   ai   criteri   di   programmazione,   ed   è   la  

Regione   ad   adottare   le   norme   sul   procedimento   concernente   le   domande  

relative   alle   grandi   strutture   di   vendita   (vedi   art.   6,   “Autorizzazioni   per   le  

grandi  strutture  di  vendita”,  del  Testo  Unico).  

 

La   Regione   ha   tracciato   alcuni   contenuti   ritenuti   rilevanti   delle   indagini  

richieste   per   la   ricognizione   di   spettanza   dei   Comuni   sulla   propria   rete  

commerciale:  

 

 

 

 

 

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CONTENUTI  DELLE  INDAGINI  CONOSCITIVE  DI  CARATTERE  URBANISTICO  

TERRITORIALE   E   COMMERCIALE   (estratto   Dgr   18   dicembre   2003,   n.  

VII/15716)  

 

A  titolo  generale:  

 

“Comma  1-­‐  ...ricognizione  della  struttura  distributiva  presente  nel  territorio  

comunale,  con  i  necessari  riferimenti  anche  ad  una  visione  sovracomunale,  

con  la  valutazione  degli  aspetti  critici  esistenti  e  conseguente  individuazione  

delle   più   opportune   linee   di   sviluppo   urbanistico   della   rete   commerciale  

locale;”  

 

A  titolo  particolare:  

 

“Comma  2,  punto  a    

- analisi della domanda commerciale comunale mediante

appropriate indagini sulla popolazione residente e fluttuante...,

sulla relativa composizione... e valutazione dell’incidenza della

componente gravitazionale attratta o rivolta all’esterno del

territorio Comunale;

-­‐     analisi   dell’offerta   globale   del   settore   commerciale   riferita  

alle  categorie  delle  strutture  di  vendita  previste  dal  D.  Lgs.  

114/98   e   formulata   esaminando   la   distribuzione   nel  

territorio   comunale   degli   esercizi   commerciali,   la   loro  

funzionalità  urbanistica,  le  tipologie  localizzative;  

-­‐     esame   delle   tendenze   evolutive   nella   localizzazione   degli  

esercizi  commerciali,   riferite  almeno  all’ultimo  decennio,  e  

valutazione   delle   conseguenti   ricadute   sull’offerta  

commerciale   al   dettaglio   necessaria   per   un   conveniente  

assetto  urbanistico  comunale  e  dei  diversi  quartieri;  

-­‐       confronto  tra  la  domanda  e  l’offerta  commerciale.”  

 

  A  livello  sovracomunale,  la  Regione  prevede  che  si  proceda  

alla  verifica  della  programmazione  commerciale,  e  delle  sue  

ricadute  sul  territorio,  “ricorrendo  eventualmente  a  modelli  

matematici  di  simulazione”.    

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I   principali   riferimenti   di   legge   riguardo   le   medie   e   grandi   strutture   di  

vendita,   nell’ambito   della   disciplina   nazionale,   sono   gli   articoli   8   e   9   del  

Decreto  Legislativo  114/98.  

 

Riguardo   l’articolo   8   ci   si   riferisce   ai   criteri   e   alla   regolazione   delle  medie  

strutture  (>  250  fino  a  2500  mq.  di  vendita),  per  concedere  l’autorizzazione  

all’apertura,   ampliamento   e   trasferimento;   questo   argomento   è   di   totale  

pertinenza   del   Comune,   e   non   è   certo   poca   cosa:   i   prossimi   anni   saranno  

infatti  caratterizzati  da  una  fortissima  dinamica  nelle  medie  dimensioni,  non  

solo  nel  settore  extra  alimentare.  

 

L’approccio   per   l’aggiornamento   del   tema   ricalca   pertanto   l’impostazione  

già   svolta   nel   2007;   in   particolare,   a   fianco   dei   doverosi   aggiornamenti  

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relativi   alla   demografia   e   alla   consistenza,   si   procederà   a   riconfigurare   le  

simulazioni  effettuate  tramite  lo  strumento  del  grafo,  che  hanno  consentito  

di  definire  parametri  di  efficacia  ed  efficienza  nel  servizio  reso  nella  doppia  

valenza  economica  e  territoriale.  

 

Le  simulazioni  consentite  dal  grafo  vanno  nella  direzione  prospettata  dalla  

Regione  Lombardia  quando  parla  di  “modelli  matematici  di  simulazione”.  

 

Si   tratta   del   sistema   analitico   più   avanzato   oggi   disponibile   per   le   analisi  

urbanistico  commerciali  e  per  la  convergenza  commercio/urbanistica.  

 

L’aspetto   innovativo  di  queste  simulazioni  è   rappresentato  ad  esempio  dal  

fatto   che   il   Comune   si   trova   a   possedere   informazioni   originali   sulla  

suddivisione  territoriale   in  bacini  di  utenza  reali  o  potenziali,  e  quindi  può  

interloquire   con   tutti   gli   interessati   (investitori,   operatori   ecc.)   con  

cognizione   di   causa   rispetto   alla   ricaduta   territoriale   delle   operazioni  

progettate.    

 

Lo   studio   verrà   impostato   in   modo   tale   da   poter   fornire  

contemporaneamente  risposta  alle  esigenze  conoscitive  proprie  dell’Ufficio  

Commercio   e   alle   esigenze   conoscitive   del   gruppo   di   lavoro   che   sta  

seguendo  l’impostazione  del  PGT.  

 

La  Regione  Lombardia   sottolinea,  nella  LR  12/2005,   il   ruolo   strategico  del  

SIT   (Sistema   Informativo   Territoriale   integrato),   al   fine   di   disporre   di  

elementi   conoscitivi   necessari   alla   definizione   delle   scelte   di  

programmazione   generale,   settoriale   e   di   pianificazione   del   territorio   e  

all’attività  progettuale.    

 

Il   SIT   è   fondato   su   basi   di   riferimento   geografico   condivise   tra   gli   enti  

medesimi  e  aggiornato  in  modo  continuo.    

 

Gli  elaborati  dei  piani  e  dei  progetti  approvati  dagli  enti  locali,  inseriti  sulle  

basi  geografiche  fornite  dal  SIT,  vengono  ad  esso  conferiti  in  forma  digitale  

per  ulteriori  utilizzazioni  ai  fini  informativi.  

 

E’   possibile   ipotizzare,   a   questo   proposito,   una   seconda   fase   nel   contesto  

della   quale,   tramite   un   apposito   software   di   georeferenziazione,   venga  

localizzata   l’intera   rete   commerciale   del   Capoluogo,   con   diverse   finalità  

(Pianificazione  di  settore,  marketing  urbano  e  territoriale).  

 

La   possibilità   di   disporre   di   una   georeferenziazione   delle   attività   miste  

(commercio   al   dettaglio,   bar,   ristoranti,   artigianato,   sportelli   bancari   e  

assicurativi,   sportelli   pubblici,   agenzie   di   viaggi,   fitness,   edicole   e   tutto  

quanto   fa   parte   della   animazione   del   centro   urbano)   consentirebbe   infatti  

da   un   lato   di   rispondere   al   meglio   alle   esigenze   conoscitive   della  

programmazione,   ma   potrebbe   nel   contempo   costituire   uno   strumento  

straordinario  di  marketing  urbano  per  governare  il  centro  storico  in  termini  

di   “centro   commerciale   naturale”   o   di   “distretto   urbano”,   secondo   le   più  

moderne   tendenze   di   valorizzazione   e   riqualificazione   urbana   e   in  

applicazione  delle  leggi  regionali  di  finanziamento  in  materia.  

 

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Ma   cosa   significa   programmare   oggi   un   settore   strategico   come   il  

commercio  al  dettaglio?  

 

A  livello  nazionale,  il  1998  ha  costituito  una  svolta  “forte”  in  questo  senso.  

 

Si  è  passati  da  un’ottica  prevalentemente  economica,  di  contingentamento,  

superfici   minime   e   tabelle   merceologiche,   ad   un’ottica   prevalentemente  

territoriale,   di   valutazione   per   3   tipologie   dimensionali   fondamentali  

(vicinato,   medie   e   grandi   strutture   di   vendita)   e   2   settori   merceologici  

(alimentari  e  non  alimentari).  

 

La  logica  del  Legislatore  presuppone  oggi  la  sostanziale  liberalizzazione  del  

servizio  di  vicinato  (sino  a  250  mq.  per  Bollate),  e  la  verifica  degli  impatti  e  

dell’efficacia  di  copertura  del  servizio  commerciale  per   le  medie  (tra  250  e  

2500   mq.)   e   grandi   strutture   (oltre   2500   mq.),   che   devono   essere  

attentamente  monitorate  e  distribuite  sul  territorio.  

 

La  convergenza  tra  PRG  e  programmazione  di  settore  diviene  una  necessità,  

stabilita   anche   dalla   contestualità   di   rilascio   della   licenza   edilizia   e  

dell’autorizzazione  commerciale.  

 

La   presente   relazione   raccoglie   pertanto   in   un   documento   unitario   gli  

aspetti   analitici   e   propositivi   per   l’adeguamento   degli   strumenti   Comunali  

economico   territoriali   al   dettato   del   Decreto   Legislativo   114/98   (detto  

“Bersani”)  e  della  Legge  Regione  Lombardia  n.  6  del  2010.  

Tali   provvedimenti   costituiscono   nel   complesso   il   nuovo   Strumento   di  

programmazione   commerciale   cui   il   Comune   di   Bollate   deve   fare  

affidamento   per   applicare   a   livello   locale   le   strategie   di   sviluppo   e  

rinnovamento  del  settore  commerciale.  

 

Questo   Strumento   fornisce   allora   le   ricognizioni   richieste   dalla   Regione   e,  

sulla  base  delle  indagini  condotte,  procede  alla  definizione  delle  conseguenti  

politiche   di   assetto   urbanistico   per   il   settore   commerciale,   in   debito  

raccordo   con   le   più   generali   scelte   di   sviluppo   e   con   gli   orientamenti  

regionali  in  materia.  

 

Sotto  il  profilo  amministrativo,  vengono  stabilite  le  opzioni  di  sviluppo  delle  

medie  strutture  e  si   ipotizzano   le  opportunità  di  realizzazione  delle  grandi  

strutture,  mentre   sotto   il   profilo   territoriale   si   forniscono   suggerimenti   al  

PGT   per   l’adeguamento   richiesto   dal   Decreto   “Bersani”   e   la   conseguente  

esplicitazione  delle  aree  intese  ad  ospitare  le  strutture  medio  grandi.  

 

Programmare   lo   sviluppo   di   un   settore   economico   pone   sempre   problemi  

rilevanti,  sia  sotto  il  profilo  tecnico  che  strategico/politico.  

 

Questo   è   vero   in   misura   peculiare   nel   settore   commerciale,   come   è   stato  

dimostrato   dai   27   anni   di   gestione   della   Legge   426/71,   e   come   sta  

dimostrando  anche  il  Decreto  Legislativo  114/98.  

 

Le  difficoltà  strategico  politiche  sono  sotto  gli  occhi  di  ogni  amministratore,  

e  su  di  esse  non  ci  si  sofferma.  

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Le   difficoltà   di   ordine   tecnico   vanno   commisurate   con   le   caratteristiche  

evolutive  del  settore  in  questione.  

 

Questo  capitolo  si  conclude  offrendo  uno  spaccato  dei  temi  più  rilevanti  che  

stanno  emergendo  negli  ultimi  anni,  o  che  si  presume  emergeranno  a  breve  

termine,  sull’argomento  della  distribuzione  al  dettaglio  in  sede  fissa.  

 

Verranno   sottolineati,   in   modo   particolare,   gli   elementi   che   rendono   più  

complesso   il   compito  del   programmatore;   i   temi  possono   avere   a   che   fare  

con  le  scelte  degli  “attori”  dell’offerta,  ossia  le  insegne,  con  la  messa  a  punto  

di   forme   commerciali   totalmente   nuove   o   quantomeno   fortemente  

aggiornate  (innovazione  di   “prodotto”,   inteso   in  questo  caso  come  formato  

distributivo),  con  le  scelte  che  portano  ad  un  incremento  della  produttività  

di   formati   già   consolidati   (innovazione   di   “processo”,   come   nel   caso   della  

recente   riorganizzazione   dei   criteri   di   layout   da   parte   di   varie   aziende   di  

vertice),  dei  consumatori  (nuovi  target,  nuovi  atteggiamenti,  nuovi  segmenti  

di  consumo).  

 

Prima  di  entrare  nel  merito  degli  argomenti  proposti  è  opportuno  ricordare  

il  significato  di  alcuni  termini  che  verranno  utilizzati  più  di  frequente.    

 

Chiariamo  allora  preventivamente  cosa  si  intende  per  formato  distributivo,  

insegna,  marca  industriale  e  commerciale.  

       

       

   

     

1.     I   formati   distributivi   (definiti   anche   forme   distributive)   si  

differenziano   tra   loro   rispetto   al   tipo   di   servizi   offerti   e   alla  

dimensione  del  punto  di  vendita.  Nell’ambito  del  settore  alimentare,  

ad   esempio,   si   possono   rintracciare   i   seguenti   formati:   negozio  

tradizionale,   minimercato   o   superette,   discount,   supermercato,  

ipermercato.  Per  quanto  riguarda  le  dimensioni,  i  negozi  tradizionali  

sono   inferiori  a  200  mq.  di   superficie  di  vendita,   i  minimercati   sono  

compresi  tra  200  e  400  mq.,  i  supermercati  sono  compresi  tra  400  e  

2.500  mq.,  gli  ipermercati  sono  superiori  a  2.500  mq.  Come  si  nota,  la  

classificazione   dei   formati   differisce   da     quella   ufficiale   del   Decreto  

Legislativo   114/98.   Per   i   discount,   inoltre,   non   esiste   una   fascia  

dimensionale  riconosciuta  dal  Ministero  dell’Industria,  Commercio  e  

Artigianato   come   accade   nei   casi   precedenti,   ma   nella   pratica   essi  

sono   compresi   indicativamente   tra   i   200   ed   i   1.000  mq.   circa.  Nella  

FORME DISTRIBUTIVE DELLA DISTRIBUZIONE ALIMENTARE - CARATTERI DIMENSIONALI E DI SERVIZIO

SERVIZI / DIMENSIONE Tradizionale Minimercato Supermercato Ipermercato Discount

LOGISTICIProssimità * * *Stoccaggio * * *Ampiezza assortimento * * *Orari * *

INFORMATIVIPreselezione * * * *Profondità assortimento *Informazione diretta * *

COMPLEMENTARIComfort * *Velocità * * *Servizi post vendita *

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tabella   precedente   le   forme   distributive   citate   in   precedenza   sono  

caratterizzate  in  termini  di  dimensione  e  tipo  di  servizi  offerti.  

   

Nel   settore   non   alimentare,   oltre   agli   esercizi   tradizionali,   è   possibile  

distinguere   i   grandi   magazzini   (definiti   anche   dal   Minind),   che   peraltro  

sono   in  una   fase  avanzata  del   loro  ciclo  di  vita,   le  medio  grandi  superfici  

specializzate  (che  operano  solitamente  tra  i  1.000  ed  i  5.000  mq.  di  vendita  

e   nelle   soluzioni   più   aggressive   vengono  definite   “category   killer”,   a   causa  

del   loro   elevato   impatto   sulla  merceologia   che   trattano),   le   recenti  outlet  

factories,   che  sono  costituite  nella   loro  versione  “ufficiale”  da  una  sorta  di  

centro   commerciale   formato   soltanto   da   punti   vendita   (di   solito   di  

dimensioni   tradizionali)   di   produttori   in   grado   di   offrire   a   prezzi   scontati  

prodotti,  soprattutto  dell’abbigliamento,  delle  annate  precedenti.  

 

Gli   Outlet,   come   sono   generalmente   chiamati,   hanno   fatto   registrare   negli  

ultimi   anni   uno   sviluppo   molto   intenso,   creando   ex   novo   straordinari  

magneti  solitamente  nei  pressi  di  svincoli  e  uscite  autostradali  e  garantendo  

flussi   di   acquisto   significativi   e   costanti,   con   naturali   punte   nel   fine  

settimana.  

 

Si   tratta   di   un   aggregato   che   a   differenza   dei   centri   commerciali,   dei  

complessi   commerciali   e   dei   parchi   commerciali,   è   nato   sin   dall’inizio   con  

ben   precise   caratteristiche   di   formato,   che   gli   hanno   consentito   di  

raggiungere   pressochè   dalla   propria   apparizione   un   livello   di  

standardizzazione  “industriale”  nel  design,  nell’organizzazione  e  nelle  forme  

di   promozione   e   comunicazione,   in   parte   mutuate   dagli   altri   aggregati  

commerciali  citati.  

 

In  particolare  da  sottolineare  il  design,  che  ne  fa  una  copia  (qualcuno  parla  

di  una  “brutta  copia”)  dei  centri  urbani  italiani.  

 

L’elevata  standardizzazione  succintamente  illustrata  ne  consente  anche  una  

ottima   misurazione   quantitativa   delle   performance,   e   pertanto  

l’approntamento   di   elementi   conoscitivi   tali   da   farne   un   naturale   format  

destinato   al   mercato   immobiliare   e   alla   compra   vendita   da   parte   di  

investitori  specializzati,  come  i  fondi  di  investimento  immobiliare.  

 

Soffermiamoci  sul  non  alimentare:   il  Ministero  definisce  grande  magazzino  

un  “esercizio  al  dettaglio,  operante  nel  campo  non  alimentare,  che  dispone  

di   una   superficie   di   vendita   superiore   a   400   mq.   e   di   almeno   5   distinti  

reparti   (oltre   l’eventuale   annesso   reparto   alimentare)   ciascuno   dei   quali  

destinato  alla  vendita  di  articoli  appartenenti  a  settori  merceologici  diversi  e  

in  massima  parte  di  largo  consumo”.  

 

Come  si  diceva,  questo  formato  ha  raggiunto  da  tempo  in  Italia   la  maturità  

del   proprio   ciclo   di   vita,   e   questa   situazione   è   testimoniata   dal   numero   di  

grandi   magazzini,   da   molti   anni   stagnante   quando   non   calante,   sebbene  

insegne   storiche   come   Coin   abbiano   saputo   sopravvivere   alle   crisi   e  

rilanciarsi  cogliendo  nuovi  successi  e  investendo  pesantemente  anche  sulle  

soluzioni  di  recupero  architettonico.  

 

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8        

     

Le  medio  grandi  superfici  di  vendita  specializzate  hanno  invece  attraversato  

una   fase  di  sviluppo,  che  è  sostanzialmente  rallentata   in  concomitanza  con  

la   crisi   del   2008/2009   come  d’altra  parte   è   accaduto  per   altri   formati,  ma  

che  in  alcune  merceologie  invia  segnali  di  ripresa.  

 

Le  dimensioni  medie  si  collocano  attorno  ai  2.000/3.000  metri  quadrati;  ne  

ricordiamo  alcune:  Decathlon,  Media  World,  Giacomelli,  Longoni,  Toys’R,  ma  

esistono   strutture   ben   più   grandi   (Castorama,   specializzata   in   bricolage,  

raggiunge  proprio  a  Baranzate   i  9.000  mq.,   e   la   stessa  Decathlon   in  alcune  

realizzazioni  supera  i  5.000).    

 

Per   fornire   un   parametro   sulle   potenzialità   di   sviluppo  di   questo   formato,  

basti  pensare  che  nel  corso  degli  anni  ‘90,  negli  Stati  Uniti,  in  diversi  periodi  

l’80%   dei   nuovi   spazi   per   la   vendita   al   dettaglio   non   alimentare   era  

rappresentato  dalle  medio  grandi  strutture  specializzate.  

 

Si   stanno   inoltre   manifestando   importanti   sperimentazioni   sul   fronte  

dell’innovazione  di   formato,   ad   esempio  nel   contesto  della   riqualificazione  

dei  mercati  coperti.  

 

In   molte   circostanze   nei   paesi   europei   i   mercati   coperti   hanno   svolto   un  

ruolo  fondamentale  di  distribuzione  al  dettaglio  di  generi  alimentari  freschi  

a  prezzi  abbordabili  per  decenni,  quando  non  per  secoli.  

 

Nel  momento  in  cui  si  è  dovuti  intervenire  per  ristrutturazioni  radicali  degli  

immobili,  si  è  colta  l’occazione  per  una  rivisitazione  e  un  aggiornamento  del  

formato,  che  ha  inglobato,  oltre  al  dettaglio  alimentare  tradizionale,  anche  la  

somministrazione   di   alimenti   e   bevande,   il   non   alimentare,   eventi   e  

manifestazioni  varie  in  proporzioni  variabili  a  seconda  del  contesto.  

 

Per   finire,   il   franchising   (che  non  può   certo   considerarsi  una   innovazione)  

continua   a   manifestare   una   notevole   capacità   di   sviluppo,   soprattutto   sui  

negozi  di  ridotte  dimensioni  e  sui  servizi.  

 

La  questione  posta  da  quest’ultima  formula  (che  non  costituisce  un  formato  

a  sé  vero  e  proprio,  quanto  piuttosto  una  particolare  soluzione  aziendale  e  

organizzativa)   sta   nel   fatto   che   consente   la   permanenza   e   la   redditività   di  

strutture   di   piccole   dimensioni,   ma   sostituisce   lavoro   dipendente,   o  

quantomeno   fortemente   vincolato   a   rigide   norme   di   comportamento,   al  

lavoro  pienamente  autonomo  di  un  tempo.  

 

La   sostituzione   di   lavoro   dipendente   a   lavoro   indipendente   è   una   delle  

caratteristiche   salienti   delle   trasformazioni   in   atto   nel   settore,   ove   la  

concentrazione   e   l’aumento   delle   dimensioni   medie   convogliano   verso   un  

approccio   aziendale   assimilabile   quasi   interamente   a   quello   delle   grandi  

marche   della   produzione,  mentre   in   passato   numerose   funzioni   “pregiate”  

(marketing,  logistica,  finanza    ecc.)  erano  di  stretta  pertinenza  dell’industria,  

ed  è  tuttora  così  per  una  importante  quota  di  esercizi  di  minori  dimensioni.  

 

In   media,   diventa   più   facile   accedere   a   punti   vendita   ben   attrezzati   e  

tecnicamente   efficienti,   a   prezzo   di   una   omologazione   e   di   un  

impoverimento  della  varietà  delle  proposte.  

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9        

     

Dove   si   collocano   tutti   questi   formati   che   abbiamo   sinteticamente  

richiamato,   e   che   hanno   un   preciso   significato   operativo,   rispetto   alla  

declaratoria  del  Decreto  “Bersani”?  

 

Non  esistono  statistiche  esaurienti  per  ora,  ma  sembra  possibile  affermare  

che   la  maggioranza   delle  medio   grandi   strutture   specializzate   o   “category  

killer”  si  colloca  al  livello  di  medie  dimensioni,  anche  se  sovente  la  soglia  dei  

2.500  mq.  è  poco  significativa.  

 

Nel  caso  alimentare  la  soglia  dei  2.500  mq.  ha  più  valore,  in  quanto  segna  il  

passaggio   (quantomeno   nei   Comuni   maggiori)   tra   la   media   e   la   grande  

superficie  per  il  Decreto  Legislativo,  e  tra  supermercato  e  ipermercato  per  il  

Ministero  e  in  termini  di  formato.  

 

I  250  mq.  non  hanno  significato   in   termini  di   formato   (le  piccole   strutture  

sono  mediamente  molto  al  di  sotto  di  tale  soglia,   le  dimensioni  medie  sono  

attorno   ai   40   metri   quadrati),   né   nel   settore   alimentare   (i   supermercati  

partono   da   400  mq.   di   vendita,   anche   se   una   soglia   di   questo   livello   oggi  

appare  piuttosto  bassa)  né  in  quello  non  alimentare.  

 

Per  concludere   il  discorso  riguardante   i   formati,  occorre  trattare   i  due  casi  

più  diffusi  di  aggregati  commerciali   in   Italia:   in  primo   luogo,  si   riprende   la  

definizione  di   centro   commerciale,   citata   anche  dal  Ministero   (solo   questo  

formato   vede   in   effetti   la   convergenza   delle   statistiche  ministeriali   e   della  

declaratoria  del  D.  Lgs.  114/98).    

 

Il  centro  commerciale  è  “una  media  o  una  grande  struttura  di  vendita  nella  

quale  più  esercizi  commerciali  sono  inseriti  in  una  struttura  a  destinazione  

specifica  e  usufruiscono  di   infrastrutture   comuni  e   spazi  di   servizio  gestiti  

unitariamente.  Per  superficie  di  vendita  di  un  centro  commerciale  si  intende  

quella   risultante   dalla   somma   delle   superfici   di   vendita   degli   esercizi   al  

dettaglio  in  esso  presenti”.  

 

In   questo   contesto   il   parco   commerciale,   pur   presente   nel   nostro   paese   e  

sovente   oggetto   di   contestazione   per   le   temute   implicazioni   in   termini   di  

impatto   territoriale,   non   possiede   uno   status   autonomo   sotto   il   profilo  

giuridico  o  amministrativo,  rientrando  in  sostanza  nel  più  ampio  concetto  di  

centro  commerciale  o  di  aggregato  commerciale.  

 

In  realtà,  si  tratta  di  un  insieme  di  più  strutture  di  medio  grandi  dimensioni,  

collocate  in  un’area  dotata  di  parcheggi  comuni  e  di  una  viabilità  idonea,  che  

non   dispongono   necessariamente   di   una   galleria   nè   di   una   struttura  

alimentare,   in   quanto   l’articolazione   merceologica   a   gamma   profonda  

consente  di  sostituire  efficacemente  il  ruolo  della  “locomotiva”.  

 

L’innovazione   di   formato   è   quindi   una   classica   “innovazione   di   prodotto”,  

ove  in  questo  caso  il  prodotto  è  il  servizio  commerciale  in  senso  lato.  

 

Altre  definizioni  utili:  

 

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10        

     

2.     Per   insegne   si   intendono   di   norma   le   varie   catene   della   grande  

distribuzione  organizzata  (ad  esempio  COOP,  CONAD,  DESPAR,  A&O,  

RINASCENTE,  ESSELUNGA  o  quelle  già  citate  a  livello  di  formato).  

 

3.     La  marca  industriale  (ad  esempio  BARILLA  o  BUITONI)  è  la  marca  di  

un  produttore,  mentre  la  marca  commerciale    (come  i  “Prodotti  con  

Amore”   per   COOP)   è   la   marca   di   un   distributore.   La   presenza  

crescente  di  prodotti  a  marca  commerciale  propria  nell’assortimento  

di  un’insegna  è  una  delle  leve  che  trasferiscono  potere  contrattuale  a  

quest’ultima,  sottraendolo  al  produttore.  

 

Riassumiamo  allora  nel  grafico  seguente  i  punti  qualificanti  l’offerta:  

                                 

                                                               

Livelli innovativi nel settore

commerciale. L'offerta

Sul punto di vendita

Innovazione di prodotto

Nuovi formati distributivi

Innovazione di processo

Nuove soluzioni per la fornitura di servizi in formati

esistenti

A livello aziendale

Innovazione organizzativa

Nuove figure professionali

Concentrazione/fusione imprese

esistenti

Innovazione di scopo

Diversificazione in settori economici

adiacenti

A livello territoriale

Innovazione di marketing

Nuove modalità di collaborazione su

aree definite (Centri storici,

vie...)

Innovazione logistica

Nuove soluzioni per il collegamento

tra p.v. e produttori

Innovazione competitiva

Nuovi competitors classici

Nuovi competitors E commerce

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11        

     

E’  utile  richiamare  a  questo  punto  alcuni  trend  che  hanno  caratterizzato  nel  

corso   degli   ultimi   anni   la   trasformazione   del   settore   del   commercio   al  

dettaglio  in  sede  fissa.  

 

I  due  aspetti  che  prendiamo  in  esame  riguardano  in  particolare  l’evoluzione  

numerica  e  la  quota  di  mercato  dei  macro  formati  (tradizionale,  ambulanti,  

distribuzione  moderna  e  rispettive  forme  specifiche).  

 

I  negozi   tradizionali  hanno  evidenziato  un   incremento  complessivo  del  7%  

circa  tra  il  1996  ed  il  2009,  pari  a  circa  43mila  unità.  

 

In   realtà,   peraltro,   l’incremento   in   questione   si   concentra   tra   il   1996   ed   il  

2007,  per  poi  cambiare  segno.  

 

Gli  ultimi  due  anni  sono  infatti  caratterizzati  da  un  calo.  

 

Questa   tendenza  complessiva  nasconde  peraltro  due   trend  completamente  

opposti   sotto   il   profilo   merceologico:   i   punti   vendita   tradizionali   non  

alimentari  concentrano  infatti   la  totalità  della  crescita  (in  particolare,   tra   il  

1996   ed   il   2007),   mentre   gli   alimentari   tradizionali   calano  

significativamente  anche  nel  periodo  1996/2007.  

 

L’ambulantato   non   alimentare   continua   a   crescere   per   tutto   il   periodo,  

anche  negli  anni  della  crisi,  mentre   l’ambulantato  alimentare  ripiega  senza  

interruzioni.  

 

Il   grande   sviluppo   della   distribuzione   moderna   può   essere   scomposto   in  

varie  tematiche.  

 

1. i   grandi  magazzini   raggiungono   il   punto  più  basso  del  proprio   ciclo  di  

vita   nel   2007,   per   poi   riprendersi   numericamente   proprio   nel   corso  

della  crisi;  

2. le  grandi  superfici  specializzate  aumentano  di  oltre  tre  volte  tra  il  1996  

ed  il  2008,  per  poi  fermarsi;  

3. gli   ipermercati   aumentano  per   tutto   il   periodo,   anche   durante   la   crisi,  

moltiplicando  per  2,4  volte  il  numero  iniziale;  

4. i   supermercati,   storicamente   il   formato   più   continuo   e   dinamico   del  

comparto   alimentare,   crescono   per   tutto   il   periodo   con   una   battuta  

d’arresto  nel  2009,  come  le  superettes;  

5. gli  hard  discount  raddoppiano  nel  periodo  preso  in  esame.  

 

In  termini  di  quote  di  mercato,  la  grande  distribuzione  sale  nel  periodo  dal  

36%   al   55%   circa,   ribaltando   completamente   i   rapporti   di   forza   nei  

confronti  del  commercio  tradizionale  di  piccole  dimensioni.  

 

Le   residue   forme   di   vendita   (dall’ambulantato   a   internet)   conservano   e  

rafforzano  la  propria  quota  di  mercato.  

 

Da   notare   che   nel   settore   alimentare   la   distribuzione   moderna   passa   dal  

50%  al  71%  circa  nel  periodo,  mentre  nel  non  alimentare  passa  dal  20,1%  al  

37,6%.  

 

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12        

     

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13        

     

 Fonte:  Rapporto  Federdistribuzione  2010  

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14        

     

 Fonte:  Rapporto  Federdistribuzione  2010  

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15        

     

 Fonte:  Rapporto  Federdistribuzione  2010  

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16        

     

Avendo   già   trattato   in   definizione   i   nuovi   formati,   soffermiamoci   ora   sulle  

nuove  soluzioni  per  la  fornitura  di  servizi  nei  formati  esistenti.  

 

Chiamiamo   innovazione   di   processo   ciò   che   consente   ad   esempio   ad   un  

supermercato   di   offrire   il   proprio   servizio   in   modo   nuovo;   un   caso  

relativamente   recente   è   connesso   proprio   al   settore   alimentare,   ove   sono  

stati   introdotti  nuovi   criteri  di   collocazione  della  merce  nel  punto  vendita,  

raccogliendo   le   referenze   per   categorie   rispetto   non   più   all’adiacenza  

merceologica   (che   è   un   concetto   legato   essenzialmente   allo   stoccaggio,  

quindi   al   punto   vendita),   ma   alla   contiguità   di   fruizione   da   parte   dei  

consumatori   (che   è   un   concetto   legato   all’effettiva   destinazione   finale   del  

bene).  

 

A  monte  di  questo  approccio,  che  trova  la  sua  espressione  organizzativa  nel  

“category  management”,  si  svolgono  analisi  molto  dettagliate  e  approfondite  

sui   richiami   e   i   collegamenti   tra   referenze,   che   facilitano   l’acquisto   di  

impulso  qualora  tali  referenze  siano  posizionate  adiacenti.  

 

A  livello  d’innovazione  organizzativa,  mentre  le  nuove  figure  professionali  

rappresentano  una  realtà  piuttosto  contenuta  (esempi  degli  ultimi  anni  sono  

i   category   manager,   che   però   sovente   sono   inglobati   in   altre   funzioni   e  

dispongono  dell’apporto   specialistico  di   consulenti   esterni),   la   fusione   e   la  

concentrazione   tra   imprese   esistenti   è   una   tendenza  molto   presente   nelle  

cronache  economiche.  

 

Le  operazioni  di  concentrazione  ridotta,  che  riguardano  in  un  primo  tempo  

soltanto   la   creazione   di   mega   centrali   d’acquisto,   costituiscono   ormai   un  

dato  strutturale  e  consolidato  del  panorama  distributivo  italiano.  

 

Negli   ultimi   anni,   fra   le   altre   cose,   la   forte   tensione   alla   fusione   e   alla  

concentrazione  ha  spinto  più  volte  l’Autorità  garante  della  concorrenza  e  del  

mercato  ad  occuparsi  del  settore  commerciale.  

 

Andando  oltre,  l’innovazione  di  scopo  prefigura  il  caso  di  una  azienda  che  

diversifica   il  proprio  portafoglio  prodotti  entrando  nel  settore  distributivo,  

ovvero  entrando  in  altri  settori  a  partire  da  quello.  

 

Si   tratta   di   una   innovazione   più   rara,   in   quanto   la   tendenza   attuale   è  

piuttosto  quella  di  concentrarsi  nel  “core  business”,  rinunciando  e  alienando  

settori  non  strategici.  

 

L’innovazione  di  marketing  assume  una  valenza  del  tutto  peculiare,  negli  

ultimi  anni,   a   livello  degli   esercizi  di  piccole  o  medie  dimensioni  ubicati   in  

aree  particolari,  come  i  centri  storici.    

 

Sono   ormai   numerosi   i   casi   di   centri   storici   che   divengono   oggetto   di  

programmi   dedicati   di   riqualificazione,   e   in   questo   contesto   il   commercio  

svolge  un  ruolo  decisivo.  

 

D’altro  canto  il  centro  storico,  che  in  una  realtà  come  la  nostra  è  un  bene  di  

grande   prestigio,   oltre   che   un   crocevia   di   scambi   sociali   primari   e  

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17        

     

commerciali,  non  di  rado  nonostante   le  buone   intenzioni  sconta  un  ritardo  

rilevante  in  termini  di  convergenza  delle  politiche  di  offerta.    

 

Difficile   risulta   oggi   disporre   di   una   visione   integrata   del   centro,   ma  

soprattutto  sono  agli  albori  oggi  gli  esempi  di  politiche  realmente  vincenti  e  

replicabili   su   questo   segmento   del   territorio;   occorre   fare   attenzione   a  

questo  proposito   a  non  mischiare  nell’interpretazione   tre  dinamiche,   e   tre  

crisi,  che  hanno  ragioni  diverse  se  non  antitetiche:  centro  storico  da  un  lato,  

commercio  dall’altro,  urbanistica  al  di  sopra  delle  parti.  

 

Tra  i  vari  tentativi  in  corso  di  finanziare  la  valorizzazione  dei  centri  storici  si  

possono   citare   la   nascita   dei   Distretti   Urbani   e   dei   Distretti   Diffusi   in  

Lombardia   (147   Distretti   finanziati   nel   corso   delle   prime   tre   edizioni   dei  

bandi   regionali),   i   centri   commerciali   naturali   e   il   progetto   “Vetrina  

Toscana”   in   Toscana,   i   Progetti   di   Valorizzazione   Commerciale   dell’Emilia  

Romagna,  i  progetti  di  valorizzazione  del  sistema  distributivo  e  turistico  del  

Friuli  Venezia  Giulia.  

 

Nel  caso  lombardo  ed  emiliano,  si  predilige  la  partnership  pubblico  privata  e  

si  finanziano  sia  le  amministrazioni  locali  che  le  imprese,  mentre  ad  esempio  

in   Friuli   Venezia   Giulia   sino   ad   oggi   i   finanziamenti   sono   stati   dedicati  

soltanto  ai  soggetti  pubblici.  

 

Quella   che   si   potrebbe   considerare   la   chiave   di   volta   del   processo   di  

valorizzazione  consiste  nella  creazione  di  un  nuovo  soggetto,  una  agenzia  di  

scopo  finalizzata  a  fornire  continuità  ed  efficacia  ai  progetti  di  promozione,  

marketing,   organizzazione,   valorizzazione,   commercializzazione   del   centro  

urbano,   sul   modello   della   ATCM   inglese   (Association   of   Town   Center  

Management)   che   raccoglie   ormai   centinaia   di   esempi   di   centri   urbani   di  

tutte   le  dimensioni   e   che  proprio  nel  2010  ha  organizzato   il   suo  periodico  

convegno  mondiale  a  Londra.  

 

L’innovazione   logistica,   che   in   certo   qual   modo   si   ricollega   alle  

problematiche   appena   sollevate,   assume   nel   settore   due   significati:   da   un  

lato,   le  mega   centrali   d’acquisto   e   i   rinnovati   centri   di   distribuzione   delle  

catene,  dall’altro  i  tentativi  sovente  abortiti  di  progettare  per  i  centri  storici  

un   sistema   centralizzato   di   stoccaggio   e   distribuzione,   che   dovrebbe  

consentire   nelle   intenzioni   di   ridurre   significativamente   il   carico   di  mezzi  

pesanti   che   raggiungono   giornalmente   le   aree   pedonali   per   rifornire   i  

negozi.  

 

Ottimizzare  le  modalità  di  rifornimento,  peraltro,  rappresenta  soltanto  uno  

dei   tanti   aspetti   che   assume   il   “nodo”   delle   “esternalità”   dell’attività  

commerciale,  ovvero  degli  impatti  sul  territorio.    

 

Solitamente   i   parametri   considerati   per   progettare   una   nuova   struttura  

sono   una   adeguata   capacità   di   parcheggi   e   una   viabilità   consona   alla  

movimentazione  dei  mezzi  che  vengono  attratti  dal  punto  di  vendita.    

 

Di  fatto,  però,  i  parametri  di  valutazione  dell’impatto  possono  essere  molto  

più   articolati,   se   l’obiettivo   è   quello   di   determinare   con   precisione   la  

capacità  di  una  determinata  forma  distributiva  di  incidere  sul  territorio  che  

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18        

     

la  contiene.  Un  esempio  di   tale  articolazione  viene   fornito  dal  grafico  della  

pagina  seguente.    

Le   forme   distributive   alimentano,   oltre   ai   flussi   di  mezzi   (insieme   a   quelli  

della   clientela,   occorre   ricordare   quelli   dei   fornitori),   una   fitta   rete   di  

connessioni  con  i  fornitori  di  “utilities”  (gas,  acqua,  energia  elettrica),  e  con  

le   operazioni   di   smaltimento   rifiuti,   sia   direttamente   che   tramite   il  

trasferimento  di  materiali  parzialmente  di  scarto  ai  consumatori.  

 

Gli   input   positivi   dei   consumatori   riguardano   le   scelte   d’acquisto,   che  

possono  condizionare  fortemente  le  strategie  delle  imprese.  

 

L’insieme  delle  variabili  enucleate  rimanda,  per  una  corretta  gestione,  ad  un  

lavoro  coordinato  dei  vari  strumenti  a  disposizione  dei  Comuni,  come  il  PGT,  

il  Piano  del  Traffico,   il  Piano  degli  Orari,   l’organizzazione  della  raccolta  dei  

rifiuti  ecc.  

 

Anche   sotto   questo   aspetto,   si   evidenzia   la   grande   importanza   della  

convergenza   tra   PGT   e   Programmazione   settoriale,   che   la   legge   prevede  

esplicitamente  e  che  può  costituire  una  sorta  di  innovazione  amministrativa  

che  bilancia  le  numerose  forme  di  innovazione  dell’offerta  che  abbiamo  sin  

qui  analizzato.  

 

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20        

     

L’irruzione  di  nuovi   competitori   sul  mercato,   che   rappresenta  un  ulteriore  

elemento  di  innovazione,  può  essere  dovuto  alle  fusioni  e  concentrazioni  o  a  

nuovi  ingressi.  

 

Di   fatto,   nel   nostro   paese   la   strada   dei   nuovi   ingressi   è   sempre   stata   più  

difficoltosa   che   all’estero,   e   tuttora   permangono   elementi   di   attrito   che  

spingono  sovente  i  grandi  gruppi  italiani  e  stranieri  a  privilegiare  il  sistema  

delle  acquisizioni.  

 

I  Competitori  attuali  e  quelli  in  arrivo  dall’estero  hanno  via  via  spostato  nel  

corso  degli  ultimi  30  anni  il  baricentro  della  loro  azione  strategica.    

 

Nel  momento  in  cui  le  dinamiche  di  consumo  erano  particolarmente  elevate  

(anni  ‘60  e  ‘70)  l’attenzione  è  stata  rivolta  essenzialmente  al  prodotto,  senza  

curarsi  eccessivamente  della  clientela.  

 

Quando,  negli  anni  ‘80,  il  trend  di  crescita  dei  consumi  ha  evidenziato  i  suoi  

limiti,  l’attenzione  si  è  concentrata  verso  il  servizio,  e  verso  la  fidelizzazione  

di  una  clientela  più  preziosa  e  sfuggente  che  in  passato.    

 

Ma   già   in   quel   decennio   stavano   emergendo   le   sollecitazioni   di   carattere  

ambientale  e  sociale,  che  hanno  via  via  focalizzato  l’attenzione  su  di  sé  negli  

anni  più  recenti.  

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21        

     

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22        

     

Le  tendenze  che  abbiamo  richiamato  si  inseriscono,  per  quanto  concerne  la  

domanda,  in  un  ampio  movimento  di  contrazione  delle  dinamiche  di  crescita  

dei   consumi:   se   nel   corso   degli   anni   ‘60   la   crescita   reale   dei   consumi   era  

stata  del   68%  circa   (un  valore  paragonabile   oggi   soltanto   a  quello  di   certi  

paesi  dell’estremo  oriente),  negli  anni  ‘70  tale  dinamica  si  era  già  ridotta  al  

47%,  per  poi  scendere  al  26%  circa  negli  anni  ‘80  e  al  18%  negli  anni  ‘90.  

 

Nei  Rapporti  precedenti  si  evidenziava  che  se  tale  trend  fosse  continuato,  la  

crescita   dei   primi   dieci   anni   del   2000   avrebbe  potuto   attestarsi   attorno   al  

14%,  pari  alla  crescita  media  di  24  mesi  nel  corso  degli  anni  ‘60.  

 

Le  cose,   come  noto,   sono  andate  assai  diversamente,  e   secondo   le  stime  di  

Federdistribuzione   nell’intero   periodo   2001   –   2009   i   consumi   reali   delle  

famiglie  sono  aumentati  soltanto  del  3,8%.  

 

Valutazioni   effettuate   da   Confcommercio   stimano   peraltro,   tenendo   conto  

anche   del   2010,   che   si   tornerà   ad   un   livello   reale   dei   consumi  

sostanzialmente  analogo  a  quello  di  fine  anni  ’90.  

 

All’interno   di   questa   dinamica,   sono   peraltro   contenuti   comparti   che   sono  

lievitati  in  modo  straordinario  negli  ultimi  10/15    anni.  

 

Si  tratta  di  generi  legati  all’innovazione  tecnologica,  da  un  lato,  e  al  concetto  

di  fitness  dall’altro.    

 

Più   in  dettaglio   si   fa   riferimento  nel   campo   tecnologico   alla   telefonia   (e   in  

particolar  modo  ai   cellulari,   smartphone   e   simili),   ai   tablet,   ai   computer,   a  

internet;     negli   ultimi   anni   in   particolare   si   è   avuto   un   nuovo   boom   dei  

televisori,   anche   in   questo   caso   legato   alle   innovazioni   tecnologiche   degli  

schermi  piatti  di  grandi  dimensioni  e  con  resa  HD  o  addirittura  3D.  

 

Tecnologie  come  i  modem  o  i  lettori  di  CD  rom  sono  viceversa  già  in  una  fase  

di  maturità  e  declino.  

 

Rispetto   al   concetto   di   fitness,   si   ricordano   gli   integratori   alimentari,   i  

prodotti  di  erboristeria,  gli  abbonamenti  a  palestre,   i  viaggi  e  vacanze,  i  già  

menzionati  pasti  e  consumi  fuori  casa  nella  loro  accezione  di  gratificazione  

nel  tempo  libero.  

 

Da   notare   che   alcuni   di   questi   prodotti,   in   realtà,   vedono   già   all’orizzonte  

l’innovazione  destinata  a  sostituirli.  

 

L’esigenza   di   soddisfare   sempre  meglio   le   esigenze   della   clientela,   sta   poi  

spingendo   insegne   e   privati   a   rifunzionalizzare   il   proprio   assortimento  

secondo   logiche   trasversali   alle   suddivisioni   merceologiche   classiche,  

imperniate  sulle  vecchie  tabelle  merceologiche.  

 

Da   qui   la   scelta   del   Legislatore   di   creare,   nel   contesto   post   “Bersani”,   due  

soli  settori,  alimentari  ed  extra.    

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23        

     

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24        

     

Si   tratta  di  una  scelta   “forte”,   che  può  essere   in  grado,  almeno   in   teoria,  di  

incentivare   ulteriormente   le   importanti   tendenze   già   in   atto,   e   in   grado  di  

premiare  progetti  innovativi  anche  sulle  piccole  dimensioni.  

 

I   vari   trend   descritti,   naturalmente,   hanno   “pesi”   e   velocità   differenti   nel  

modificare  il  quadro  d’insieme.  

 

Un  altro   fattore  da   sottolineare,  proprio   in   termini  di   forme  distributive,   è  

legato   al   rilancio   del   fenomeno   della   formula   “discount”,   che   ha   avuto   nel  

nostro   paese   uno   sviluppo   rapidissimo   a   partire   dal   1992,   per   poi  

raggiungere  precocemente  la  fase  di  maturità.  

 

La  crisi  dei  primi  anni  duemila  ha  incentivato,  oltre  alla  nascita  di  numerosi  

Osservatori  dei  Prezzi  che  si  sono  posti  l’obiettivo  di  monitorare  il  mercato  e  

informare   il  cittadino  consumatore  su  valori  medi  e  quindi  eventuali  abusi  

legati  a  rendite  di  posizione,  anche  la  ripresa  della  formula  del  discount,  che  

grazie   ai   propri   prezzi  mediamente   più   contenuti   rispetto   ad   altri   formati  

(in  primo  luogo  i  supermercati)  ha  potuto  recuperare  quote  di  mercato.  

 

Gli   ambienti   di   consumo   che   abbiamo   illustrato   sono   soltanto   una   parte  

delle   varietà   esistenti   negli   altri   paesi,   ed   in  particolare  negli   Stati  Uniti   si  

sono   da   tempo  manifestati   due   fenomeni   che   sono   destinati   a   incidere,   in  

misura  da  definire  ma  sicuramente  rilevante,  nella  nostra  realtà,  nella  quale  

stanno  già  presentandosi.  

 

Si  tratta  della  spettacolarizzazione  crescente,  e  dell’implosione.  

Spettacolarizzazione,   in   quanto  messa   in   scena   che   consente   di   rinnovare  

costantemente   l’attrazione   di   un   certo   “format”,   sempre   più   spesso  

utilizzando   tecnologie   che   consentono   ad   esempio   di   mettere   a   punto  

intrattenimenti  reali  o  simulati.  

 

Si   è   detto   a   questo   proposito   dei   mercati   coperti,   ma   le   iniziative  

promozionali  che  si  svolgono  nelle  gallerie  dei  maggiori  centri  commerciali  

sono  un  esempio  conosciuto  da  tutti.  

 

Implosione,   in   quanto   incremento   della   concentrazione   di   molteplici  

funzioni   in   un   solo  mega   centro:   si   è   partiti   20/25   anni   fa   con   un   grosso  

supermercato   (rispetto   ad   oggi,   non   si   può   parlare   di   veri   ipermercati)   e  

qualche   negozio,   o   addirittura   di   “piastre”   alimentari   isolate,   per   poi  

perseguire   la   logica   dell’abbinamento   forzato   tra   grande   distribuzione  

organizzata  (e  depositaria  della  tecnologia  degli   ipermercati,  ad  esempio,  o  

di  altri  formati  sempre  più  complessi),  e  distribuzione  di  piccole  dimensioni  

(allo   scopo,   rivelatosi   difficile   da   acquisire,   di   incentivare   lo   sviluppo   e   il  

rinnovamento   del   commercio   di   vicinato,   come   se   vicinato   e   piccole  

dimensioni   fossero   la  stessa  cosa),  per  poi  approdare  al  centro  che  offre   la  

grande   spesa   alimentare,   ma   anche   una   nutrita   galleria   di   strutture  

specializzate,  ma   anche   un   cinema  multisala   (la   grande   avanzata   di   questi  

ultimi   anni),   ma   anche   una   food   court   (tante   strutture   dedicate   alla  

somministrazione   di   alimenti   e   bevande),   ma   anche   veri   e   propri  

intrattenimenti   spettacolari,   soprattutto   per   i   bambini   o   per   target  

particolari.  

 

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25        

     

Uno  degli  obiettivi  finali  dello  sviluppo  del  settore  commerciale,  almeno  per  

quanto  riguarda  il  tempo,  è  quello  di  consentire  alla  gente  di  consumare  (o,  

quantomeno,  di  ordinare)  24  ore  al  giorno  per  ogni  giorno  dell’anno.  

 

Può  senz’altro  sembrare  un   fatto  discutibile,  ad  esempio  dal  punto  di  vista  

dei  commercianti  tradizionali.  

 

Ma   non   bisogna   dimenticare   che   le   indagini   che   vengono   fatte   oggi   sulla  

percezione   che   i   bambini   hanno   dello   spazio   e   del   territorio,   anche  

nell’ambito   dei   più   avanzati   piani   strutturali,   evidenziano   un   dato  

inequivocabile:   i   centri   commerciali   artificiali   sono   percepiti   come   un’oasi  

piena  di  caratteristiche  positive,  i  centri  storici  di  converso  sono  oggetto  di  

una  visione  ambivalente,  che  unisce  attrazione  e  repulsione,  ma  in  generale  

rischiano  di  risultare  perdenti  e  risultano  comunque  più  sfocati.  

 

La  generazione  degli  attuali  adolescenti  è  oggi  di  fatto  la  prima  generazione  

di  cittadini  che  hanno  conosciuto  e  percepito  i  centri  commerciali  periferici  

in   modo   tendenzialmente   alternativo   rispetto   ai   centri   storici,   oltre   ad  

essere  definita  come  noto  la  generazione  “nativa  digitale”.  

 

Sugli   aspetti   positivi   e   negativi   di   questo   cambiamento   sensibile   nella  

percezione  dello  spazio  urbano  si  rimanda  a  contributi  dedicati.  

 

Rimanendo   nel   campo   della   implosione,   anche   i   critici   dei   fenomeni   di  

modernizzazione  del  commercio  devono  ammettere  che  “i  nuovi  strumenti  

di  consumo”  hanno  avuto  un  tale  successo  tra  il  pubblico  che  altri  ambienti  

sociali  (impianti  sportivi,  università,  musei    e  simili  -­‐  noi  ci  permettiamo  di  

aggiungere   alla   lista   una   parte   dei   centri   storici),   hanno   cominciato   a  

mostrarsi  ormai  obsoleti  e  noiosi,  spingendo  chi  gestisce  questi  altri  tipi  di  

ambienti  a  imitare  ed  emulare  le  “cattedrali  del  consumo”.    

 

Ecco  allora  che  musei  e  impianti  sportivi  si  adeguano,  “implodendo”  al  loro  

interno  una  serie  di  funzioni  collaterali  e  possibilmente  spettacolari.  

 

I  più  moderni   impianti   sportivi,  per  ora  soprattutto  all’estero,  propongono  

centri   commerciali,   spazi   per   la   ristorazione,   ricettività   per   chi   viene   da  

fuori.  

 

I  prezzi  sono  naturalmente  legati  al  nuovo  livello  di  servizio  offerto.  

 

In   conclusione,   ci   sono   studiosi   che   richiamano   l’attenzione   sull’influsso   a  

volte   radicale   che   i   nuovi   strumenti   di   consumo   hanno   avuto   sul   nostro  

modo  di  pensare  e  sui  nostri  stili  di  vita.    

 

Il   tema   di   fondo,   si   sottolinea,   non   è   però   affatto   il   consumatore   o   la  

crescente  profusione  di  beni  e  servizi  ma,  piuttosto,   il  vertiginoso  aumento  

degli  ambienti  che  consentono  di  consumare  tanti  di  quei  beni  e  servizi.  

 

Il   tema   affrontato   è   indubbiamente  molto   allettante;   ci   consente   infatti   di  

ritornare   per   vie   traverse,   e   potenzialmente   per   questo   proficue,   su   temi  

ricorrenti;   ad   esempio,   sul   rapporto   tra   centro   storico   e   strutture  

commerciali  “artificiali”.  

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26        

     

Certamente,  i  grandi  centri  commerciali  periferici  o  i  parchi  a  tema  possono  

contare   su   alcune   regole   rigidamente   fatte   rispettare:   ordine   (telecamere,  

sistemi  di  sicurezza),  pulizia,  prezzi  reali  (dovuti  all’insieme  di  più  elementi:  

la  necessità  di  disporre  di  un’auto  per  garantirsi  l’accessibilità  alla  struttura  

va  messa  in  conto)  relativamente  elevati,  massima  prevedibilità.  

 

Potremmo   dire   che   i   grandi   centri   periferici   sono   strutture   “popolari”  

soltanto  in  apparenza.  Gli  anziani  soli,  le  persone  a  basso  budget,  i  deprivati  

di   qualsiasi   natura,   rischiano   di   non   essere   praticamente   ammessi,   o  

comunque  sono  fortemente  limitati.  

 

Sotto   questo   aspetto,   il   centro   storico   si   caratterizza   piuttosto   per   il  

disordine,  talvolta  la  sporcizia,  certamente  una  relativa  facilità  di  accesso  a  

tutti   (ma   in   compenso   richiede   un   aumento,   quantomeno   psicologico,   del  

budget   di   tempo   dedicato),   talvolta   l’imprevedibilità,   che   può   assumere  

varie  forme:  incognita  atmosferica,  incognita  sicurezza,  incognita  soste.  

 

Proprio   le   automobili,   sempre   più   spesso,   sono   escluse   dal   centro,   senza  

peraltro  fornire  in  diversi  casi  delle  alternative  equivalenti  di  sosta  in  tempi  

certi,   e   quindi   di   fatto   osteggiando   le   opportunità   di   accesso   dei   target  

medio  alti  di  popolazione,  caratterizzati  da  facilità  massima  di  spostamento,  

alto   budget,   scarsa   disponibilità   a   scendere   a   compromessi   con   il   proprio  

tempo  disponibile.  

 

Al   margine   delle   configurazioni   distributive   in   sede   fissa,   che   abbiamo  

chiamato   formati,   abbiamo   il  dovere  di   richiamare  due   formule   che  hanno  

un   grande   futuro,   e   in   certi   casi   un   grande   presente,   quantomeno   in  

determinate   merceologie   e   in   specifici   segmenti   di   clientela:   ci   riferiamo  

all’E  commerce  (commercio  via  internet)  e  al  commercio  porta  a  porta.  

 

Nel   primo   caso,   lo   sviluppo   è   già   una   realtà   e   si   prevede   che   potrà  

raggiungere  numeri  rilevanti   in  senso  assoluto  entro  breve,  dopo  che  sono  

stati   sostanzialmente   risolti   i   problemi   legati   alle   modalità   di   pagamento  

sicure.    

 

Il   commercio   elettronico   si   rapporta   con   merceologie   che   sono  

evidentemente  adeguate  ad  essere  trattate  senza  la  presenza  fisica  del  bene  

(come   il   software  o   i   dischi,   che  oggi   sempre  più   vengono   “scaricati”   dalla  

rete  su  Ipod  o  altri  “lettori”  analoghi,  e  sono  totalmente  dematerializzati)  ed  

altre   che   sono   molto   meno   inseribili   nel   listino   (i   deperibili   da   un   lato,   i  

prodotti  rari  e  preziosi  dall’altro).  

 

Le  vendite  che  ormai  sono  svolte  in  misura  determinante  in  rete  riguardano  

poi   ad   esempio   i   viaggi   (con   le   rotte   low   cost   in  primo  piano),   i   biglietti   a  

mostre,  spettacoli  ed  eventi  vari.  

 

Anche  il  commercio  porta  a  porta  può  incidere  pesantemente  (e  in  parte  lo  

sta  già  facendo)  su  segmenti  particolari  di  consumo:  è  il  caso  dei  surgelati  (si  

pensi   a   Bofrost,   Quinta   Stagione,   Eismann)   ma   altri   progetti   stanno  

maturando,   ad   esempio   per   il   servizio   a   persone   svantaggiate   per   varie  

ragioni.  

 

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27        

     

Concludiamo   questa   breve   disamina   delle   innovazioni   nel   settore  

commerciale  e  dei   loro   intrecci  attuali  o  potenziali  con   la  programmazione  

di   settore,   esplicitando   alcuni   temi   di   crisi   che   sono   emersi   nel   corso   del  

capitolo.  

 

Tre  temi  di  crisi  e  rinnovo  si  rincorrono  e  si  allacciano:  

 

-­‐     la  crisi  del  settore  commerciale,  o  meglio  di  alcune  sue  frange,  e  il  

forte   sviluppo   della   grande   distribuzione   organizzata   (nuovi  

format,  nuove  e  sempre  più  sofisticate  modalità  di  approccio  alla  

clientela,  grandi  colossi  all’opera;  

-­‐     la   crisi   del   centro   storico,   come   ospite   principe   del   commercio  

(circa  il  40/45%  dei  punti  vendita  in  un  campione  di  Comuni  noti  

si  trovano  mediamente  in  centro),  che  deriva  da  fenomeni  spesso  

“altri”  e  dalla  grande  difficoltà  di  coordinare  risorse  e  progetti  per  

un’area   complessa,   leggibile   per   analogia   biologica   in   termini   di  

“organismo”;  

-­‐   la   crisi   dell’urbanistica:   se   ne   parla   costantemente   sui   giornali   e  

nei   dibattiti:  ma  di   fatto,   lo   strumento  di   governo  per   eccellenza  

spesso  non  viene  rinnovato  per  decenni,  e   i   tempi   lunghissimi  di  

messa   a   punto,   adozione   e   approvazione,   con   gli   estenuanti  

confronti,  non  di  rado  confliggono  con  contenuti  di  profilo  medio  

basso.  Oggi,  i  nuovi  strumenti  che  fanno  capo  al  Piano  di  Governo  

del   Territorio   potrebbero   essere   la   risposta   vincente   a   questa  

empasse.  

 

Nella   situazione   descritta   occorre   aumentare   il   livello   qualitativo   della  

programmazione,   anziché   esautorarla;   occorre   riconoscerne   il   significato  

determinante  e  applicare  risorse  e  strumenti  nuovi  allo  scopo.  

 

Lo  schema  di  lavoro  relativo  al  documento  complessivo  è  il  seguente:  

 

A  -­‐  Analisi  dell'offerta  

 

A.1  :   Analisi   della   struttura   distributiva   presente   nel   territorio  

comunale,   riferita   alle   categorie   delle   strutture   di   vendita  

previste  dal  D.  Lgs.  114/98;  

A.2  :     Interpretazione  dei  dati  di  consistenza  e  densità  e  parallelo  

con  altre  realtà;  

A.3  :     Verifica   della   localizzazione   delle   strutture   commerciali  

(aggiornamento   del   “grafo”   territoriale   extraurbano)  

relativo   al   bacino   di   utenza   potenziale   del   Comune   di  

Bollate.  

 

B  -­‐  Analisi  della  domanda  

 

B.1  :   Indagini   documentali   sulla   popolazione   residente   e  

fluttuante   e   sulla   relativa   composizione,   e   aggiornamento  

dell’evoluzione  a  medio  termine;  

B.2  :   Stima   dei   livelli   di   domanda   dei   beni   di   consumo   dei  

residenti   distinta   per   categoria   merceologica,   effettuata  

tramite  il  modello  econometrico  Sincron;  

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28        

     

B.3  :   Aggiornamento   dei   fenomeni   di   gravitazione   ed   evasione,  

cioè  degli  interscambi  commerciali  con  altri  Comuni,  tramite  

dati  disponibili  e  confronto  con  situazioni  similari;  

B.4  :     Determinazione   del  mercato   teorico   per   l'intero   Comune   e  

per  categoria  merceologica.  

 

C  –  Elaborati  

 

C.1  :     Aggiornamento   dello   “Strumento   di   Analisi   e  

Programmazione  Commerciale”,  con  i  contenuti  menzionati  

e   le   indicazioni  previste  dal  Decreto  114/98,  dalla  Regione  

Lombardia  per  la  costruzione  degli  scenari  informativi  della  

Legge   Regionale   12/2005   e   dal   Programma   di   Sviluppo  

Pluriennale  Commerciale  Regionale.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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29        

     

LA  CONSISTENZA  DELLA  RETE  DI  VENDITA    

La   situazione   degli   esercizi   a   cui   si   fa   riferimento   è   quella,   aggiornata  

all’anno  in  corso,  fornita  dall’Ufficio  Commercio  del  Comune  di  Bollate.  

 

Complessivamente,   nel   territorio   comunale   di   Bollate   sono   in   attività  284  

esercizi,   per   un   totale   di   25.736   metri   quadrati   di   superficie   di   vendita  

(erano  274  esercizi,  per  un  totale  di  23.995  metri  quadrati  di  superficie  di  

vendita,  nel  2007).    

 

Si   riscontra  pertanto  un   saldo  positivo  di   10  unità  nel   periodo  2007-­‐2011  

(+3,6%),  e  un  incremento  di  1.741  metri  quadrati  (+7,3%).  

 

Nelle   tabelle   delle   pagine   seguenti   si   riporta   la   situazione   per   zona  

comunale  e  in  totale.  

 

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30        

     

Nelle   tabelle   delle   pagine   seguenti   si   riporta   la   situazione   per   zona  

comunale  e  in  totale.  

 

In  merito   alla   classificazione,   gli   esercizi   di   vicinato   sono   le   strutture   con  

superficie   di   vendita   entro   i   250   metri   quadrati,   le   medie   strutture   si  

collocano  tra  250  e  2.500  metri  quadrati,  mentre  le  grandi  strutture  sono  gli  

esercizi  con  oltre  2.500  metri  quadrati  di  vendita.  

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31        

     

 

 CONSISTENZA DELLA RETE COMMERCIALE IN SEDE FISSA DEL COMUNE DI BOLLATE (percentuali per colonna)

BOLLATE CENTRO

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 31 93,9 1.338 55,0 143 96,6 9.637 84,5 174 96,1 10.975 79,3MEDIE STRUTTURE 2 6,1 1.094 45,0 5 3,4 1.764 15,5 7 3,9 2.858 20,7GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 33 100,0 2.432 100,0 148 100,0 11.401 100,0 181 100,0 13.833 100,0

BOLLATE EST

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 0 0,0 0 0,0 4 100,0 176 100,0 4 57,1 176 9,6MEDIE STRUTTURE 3 100,0 1.665 100,0 0 0,0 0 0,0 3 42,9 1.665 90,4GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 3 100,0 1.665 100,0 4 100,0 176 100,0 7 100,0 1.841 100,0

OSPIATE CASTELLAZZO

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 5 83,3 190 7,6 31 91,2 2.262 58,1 36 90,0 2.452 38,4MEDIE STRUTTURE 1 16,7 2.304 92,4 3 8,8 1.630 41,9 4 10,0 3.934 61,6GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 6 100,0 2.494 100,0 34 100,0 3.892 100,0 40 100,0 6.386 100,0

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

 

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32        

     

 CASSINA NUOVA

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 12 100,0 635 100,0 22 95,7 1.144 78,5 34 97,1 1.779 85,0MEDIE STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 1 4,3 313 21,5 1 2,9 313 15,0GRANDI STRUTTURE 0 0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 12 100,0 635 100,0 23 100,0 1.457 100,0 35 100,0 2.092 100,0

CASCINA DEL SOLE

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 8 100,0 200 100,0 12 92,3 584 42,2 20 95,2 784 49,5MEDIE STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 1 7,7 800 57,8 1 4,8 800 50,5GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 8 100 200 100,0 13 100,0 1.384 100,0 21 100,0 1.584 100,0

TOTALE COMUNE DI BOLLATE

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 56 90,3 2.363 31,8 212 95,5 13.803 75,4 268 94,4 16.166 62,8MEDIE STRUTTURE 6 9,7 5.063 68,2 10 4,5 4.507 24,6 16 5,6 9.570 37,2GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 62 100 7.426 100,0 222 100,0 18.310 100,0 284 100,0 25.736 100,0

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

 

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33        

     

CONSISTENZA DELLA RETE COMMERCIALE IN SEDE FISSA DEL COMUNE DI BOLLATE (percentuali per riga)

BOLLATE CENTRO

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 31 17,8 1.338 12,2 143 82,2 9.637 87,8 174 100,0 10.975 100,0MEDIE STRUTTURE 2 28,6 1.094 38,3 5 71,4 1.764 61,7 7 100,0 2.858 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 33 18,2 2.432 17,6 148 81,8 11.401 82,4 181 100,0 13.833 100,0

BOLLATE EST

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 0 0,0 0 0,0 4 100,0 176 100,0 4 100,0 176 100,0MEDIE STRUTTURE 3 100,0 1.665 100,0 0 0,0 0 0,0 3 100,0 1.665 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 3 42,9 1.665 90,4 4 57,1 176 9,6 7 100,0 1.841 100,0

OSPIATE CASTELLAZZO

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 5 13,9 190 7,7 31 86,1 2.262 92,3 36 100,0 2.452 100,0MEDIE STRUTTURE 1 25,0 2.304 58,6 3 75,0 1.630 41,4 4 100,0 3.934 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 6 15,0 2.494 39,1 34 85,0 3.892 60,9 40 100,0 6.386 100,0

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

 

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34        

     

CASSINA NUOVA

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 12 35,3 635 35,7 22 64,7 1.144 64,3 34 100,0 1.779 100,0MEDIE STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 1 100,0 313 100,0 1 100,0 313 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 12 34,3 635 30,4 23 65,7 1.457 69,6 35 100,0 2.092 100,0

CASCINA DEL SOLE

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 8 40,0 200 25,5 12 60,0 584 74,5 20 100,0 784 100,0MEDIE STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 1 100,0 800 100,0 1 100,0 800 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 8 38,1 200 12,6 13 61,9 1.384 87,4 21 100,0 1.584 100,0

TOTALE COMUNE DI BOLLATE

TIPOLOGIA NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE % NUMERO % SUPERFICIE %

VICINATO 56 20,9 2.363 14,6 212 79,1 13.803 85,4 268 100,0 16.166 100,0MEDIE STRUTTURE 6 37,5 5.063 52,9 10 62,5 4.507 47,1 16 100,0 9.570 100,0GRANDI STRUTTURE 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

TOTALE 62 21,8 7.426 28,9 222 78,2 18.310 71,1 284 100,0 25.736 100,0

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

ALIMENTARE/MISTO NON ALIMENTARE TOTALE

     

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35        

     

Questa   lettura   evidenzia   una   naturale   presenza   dominante   di   strutture  

piccole   e  medio   piccole   nel   territorio   comunale,   in   termini   di   consistenza  

numerica.  

 

In  termini  di  numerosità  il  94,4%  circa  della  rete  è  composta  da  esercizi  di  

vicinato,  suddivisi  fra  74,7%  circa  di  esercizi  non  alimentari  e  19,7%  circa  di  

esercizi  alimentari.  

 

In   termini   di   superficie   la   situazione   si   modifica;   infatti   gli   esercizi   di  

vicinato   passano   dal   94,4%   circa   in   numero   al   62,8%   in   superficie   (erano  

rispettivamente  il  94,2%  ed  il  68,3%  nel  2007),  le  medie  strutture  dal  5,6%  

al  37,2%;  la  grande  dimensione  non  è  presente  sul  territorio  del  Comune  di  

Bollate,  in  particolare  a  seguito  della  creazione  del  Comune  di  Baranzate,  in  

quanto  tutte  le  strutture  maggiori  sono  ubicate  nella  ex  frazione.  

 

Nel   caso   del   comune   di   Bollate,   la   “liberalizzazione”   del   settore   sotto   il  

profilo   delle   autorizzazioni   commerciali   riguarda   quindi   circa   i   due   terzi  

della   superficie   di   vendita   esistente   (esercizi   entro   250   mq.   soggetti   a  

semplice  comunicazione).  

 

Osservando   la   ripartizione   in   relazione   al   settore   merceologico   di  

appartenenza,  si  può  notare  che  all’aumentare  della  superficie  di  vendita,  il  

ruolo   del   settore   alimentare   tende   ad   aumentare,   passando   dal   20,9%   a  

livello   di   vicinato   al   37,5%  nell’ambito   delle  medie   strutture   di   vendita   in  

termini  numerici,  e  dal  14,6%  al  52,9%  in  termini  di  superficie.  

Di   seguito   si   riportano   gli   elenchi   completi   delle   strutture   di   medie  

dimensioni  e  la  cartografia  con  la  loro  localizzazione.  

 

 

LOCALIZZAZIONE MEDIE STRUTTURE PER ZONA

ZONA N. SUPERFICIE TOTALE

BOLLATE CENTRO 7 2.858BOLLATE EST 3 1.665OSPIATE CASTELLAZZO 4 3.934CASSINA NUOVA 1 313CASCINA DEL SOLE 1 800

TOTALE 16 9.570    LOCALIZZAZIONE MEDIE STRUTTURE PER ZONA

ZONA N. SUPERFICIE TOTALE RESIDENTIMQ. PER 1.000

RESIDENTI

BOLLATE CENTRO/BOLLATE EST 10 4.523 20.983 215,6OSPIATE CASTELLAZZO 4 3.934 3.737 1052,7CASSINA NUOVA 1 313 7.025 44,6CASCINA DEL SOLE 1 800 4.722 169,4

TOTALE 16 9.570 36.467 262,4

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36        

     

     

COMUNE DI BOLLATE: MEDIE STRUTTURE DI VENDITA AL DETTAGLIO

SUPERFICIE ALIMENTARE

SUPERFICIE NON ALIMENTARE ODONOMO STRADA NR. CIVICO ZONA COMMERCIALE

SUPERFICIE TOTALE MERCEOLOGIA

690 74 VIA VESPUCCI 2 BOLLATE CENTRO 764 ALIMENTARE270 60 VIA MAGENTA 33 BOLLATE CENTRO 330 ALIMENTARE0 420 VIA CAVOUR 14 BOLLATE CENTRO 420 NON ALIMENTARE0 400 VIA IV NOVEMBRE 92 BOLLATE CENTRO 400 NON ALIMENTARE0 367 VIA MAGENTA 19 BOLLATE CENTRO 367 NON ALIMENTARE0 307 PIAZZA DELLA RESISTENZA 24 BOLLATE CENTRO 307 NON ALIMENTARE0 270 VIA MATTEOTTI 24 BOLLATE CENTRO 270 NON ALIMENTARE

385 135 VIA XI FEBBRAIO 2 BOLLATE EST 520 ALIMENTARE375 375 VIA XI FEBBRAIO 29 BOLLATE EST 750 ALIMENTARE242 153 VIA MADONNA IN CAMPAGNA 41 BOLLATE EST 395 ALIMENTARE1380 924 VIA REPUBBLICA 41 OSPIATE - CASTELLAZZO 2304 ALIMENTARE

0 900 VIA REPUBBLICA 41 OSPIATE - CASTELLAZZO 900 NON ALIMENTARE0 450 VIA MILANO 17 OSPIATE - CASTELLAZZO 450 NON ALIMENTARE0 280 VIA MILANO 35 OSPIATE - CASTELLAZZO 280 NON ALIMENTARE0 313 VIA SAN BERNARDO 56 CASSINA NUOVA 313 NON ALIMENTARE0 800 VIA OSPITALETTO 10 CASCINA DEL SOLE 800 NON ALIMENTARE

3.342 6.228 9.570  

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