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1 interviste Pietro Giuliani, Azimut editoriale Il ritorno degli euroscettici storie di business UniCredit / Adobe stile Il design è uno stile di vita n. 5 / aprile - maggio 2011

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Banca & Mercati - Il magazine on line su banche e dintorni

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interviste Pietro Giuliani, Azimut

editorialeIl ritorno degli euroscettici

storie di businessUniCredit / Adobe

stileIl design è uno stile di vita

n. 5 / aprile - maggio2011

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www.bancaemercati.com

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Direttore responsabile: Andrea Bigi

Testi a cura di: Andrea Bigi e Elena Giordano Bellini

www.bancaemercati.com

Top News

Previsioni Abi: le banche e lo scenario economico del prossimo biennio

L’Italia risente ancora delle incertezze congiunturali, perciò la crescita economica del Paese nel 2010 dovrebbe attestarsi attorno

all’1%, nel 2011 allo 0,9% e nel 2012 all’1,3 per cento. E’ il quadro tracciato dal Rapporto di Previsione Afo-Financial Outlook

2010-2012 dell’Abi. Negativi invece i dati per il 2011 del mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione all’8,5%, che potrebbe

scendere all’8% nel 2012. Quanto al tasso d’inflazione, dovrebbe stabilizzarsi all’1,5% nel biennio 2010-2011, con un lieve

incremento nel 2012. In questo scenario difficile, sottolinea Abi, le banche restano solide continuando a fornire credito a famiglie e

imprese. Gli impieghi al settore non finanziario dovrebbero crescere nel 2010 a un tasso del 2,2%, simile a quello del 2009, per poi

crescere poco meno del 5% nel biennio 2011-2012. In particolare, presenta variazioni positive e in accelerazione il flusso di prestiti

alle imprese: da una riduzione annua del 2,3% nel 2009 a tassi di espansione del 4,9% nel 2012. In ogni caso, il ciclo economico

attuale determinerà un ulteriore incremento del 10% delle sofferenze bancarie per il 2011 (dopo la crescita di oltre il 20% nel 2010)

per poi attenuarsi nel 2012 stabilizzandosi al -1.7 per cento. Dopo una riduzione del 29% nel 2009, l’utile netto delle banche potrà

segnare una lieve ripresa pari a 5,5 miliardi di euro nel 2011-2012, mentre il Roe raggiungerà nel 2012 un livello del 3,3%, valore

comunque ancora inferiore ai livelli pre-crisi.

Solvency II, quanto mi costi

Il traguardo del 2012 per Solvency II, che impone alle compagnie di assicurazione di tutta Europa di adottare un insieme comune di

norme in materia di solvibilità, verrà certamente raggiunto, quanto a tempistica, dalle compagnie europee. Ma a un prezzo inatteso e

superiore, rispetto alle previsioni, per più della metà delle assicurazioni. Lo indica un’indagine Accenture su 29 compagnie europee

(appartenenti soprattutto ai rami vita e danni), che segnala anche che un terzo delle società intervistate si aspetta di spendere più di

25 milioni di euro per adeguarsi alla direttiva. Tra queste, il 7 % prevede di spendere più di 100 milioni di euro. Si pensi che solo tre

anni fa, in un sondaggio analogo di Accenture, solo il 4% delle compagnie prevedeva di superare i 26 milioni di spesa.

Gli Atm italiani sono sempre più “evoluti”

Presso gli Atm non si preleva solo più il contante: i dispositivi sono diventati “evoluti” e offrono

al cliente numerosi servizi, che comprendono, oltre al saldo e ai movimenti di conto corrente,

anche la disponibilità residua di prelievo su conto corrente, la verifica della situazione assegni e la

consultazione della posizione mutui e finanziamenti. Secondo l’Abi, che ha fotografato la

situazione dei 46mila Atm italiani, gli sportelli automatici sono di supporto anche per le

operazioni routinarie, come il pagamento di bollette e multe, le ricariche telefoniche o le

donazioni. Nel corso del 2009 sono state usate agli sportelli automatici 37 milioni di carte, per un

totale di un miliardo di operazioni e un ammontare delle transazioni pari a 131 miliardi di euro (di

questi, 121,8 miliardi di prelievi). Va precisato che ormai la metà degli Atm a disposizione presso

gli istituti bancari è web based, dunque in grado di garantire alti livella di efficienza e aggiornamento dati.

Flash News

Domanda di mutui: +1% nel 2010

La newsletter di Banca&Mercati / n.13

interviste

Marco Boni, Zurich Italia

Federica Alletto, Genertel

storie di business

Oberthur / Sia-Ssb / Ipc

editorialeForziere Italia

n. 3 / dicembre - gennaio 2011

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Interviste

•Multinazionaleindipendente,Pietro GiulianidiAzimut 22

Focus corner

• L’ombradellecommoditysull’inflazione/Hervé Lievore, Axa Investment Managers 14

• Sottolapuntadell’iceberg/Didier Le Menestrel, Financière de l’Echiquier 16

• Lageopoliticarischiadifrenarel’economia/Andrea Ferrante, Swisscanto 17

• Fiducianelmediotermine/Mark Burgess, Threadneedle 18

• Tuttoilvaloredell’Europa/ Olly Russ, Ignis Argonaut Capital 20

News&Eventi

• LacrescitasostenibiledelCreval 24

• Ilcommerciodell’oroallaresadeiconti 25

• Cosìsiinnoval’areasinistri 26

• Ladridiproprietàintellettuale 27

• Largoagliinnovatori 28

Flash News 08

Editoriale 07

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Carriere 42

Stile

• Ildesignèunostiledivita 48

Banca&MercatièunperiodicoonlineRegistrazionepressoilTribunalediMilano,n.291del26/05/2010Banca&MercatièunatestatadiBusinessGallerydiAndreaBigi,P.IvaIT07041300968C.F.BGINDR69H16E897M

AnnoIInumero5aprile-maggio2011

Banca&MercatiBlendTower,PiazzaIVNovembre720124Milano

Tel.+390287343019Fax+390287344444www.bancaemercati.com

BG Business GallerydiAndreaBigiP.IvaIT07041300968C.F.BGINDR69H16E897M

ViaAriberto22,20123Milano

DirettoreresponsabileAndrea Bigi

TestiacuradiAndrea Bigi e Elena Giordano Bellini

GraficaewebCarlo Ghelfi

[email protected]

perinformazionicommercialiMassimo Rossetti [email protected]

hannocollaboratoOlly Russ, Andrea Ferrante, Mark Burgess, Hervé Lievore

Storie di business

• Customerexperience,webemodernitàsecondoUniCredit 46

n.5 aprile - maggio 2011

• Focussucomplianceecustomerexperience 30

• Unaquestionedigovernance 32

• Achipiaceilmobilecommerce 34

Performance 36

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L’ipotesi di consolidamento del debito greco rappresenta solo l’ultima delle frecce che stanno riarmando l’arco degli euroscettici. Quella dell’euroscetticismo è una corrente di pensiero trasversale che da anni è presente in tutta Europa, ma che oggi sta prendendo piede in modo significativo anche nel nostro Paese, da sempre convintissimo europeista almeno stando ai labili responsi dei sondaggi. La vicenda del debito greco è abbastanza illuminante. L’anno scorso, quando si trattò di salvare la Grecia dal default, si sollevarono le critiche da parte di autorevoli osservatori che facevano notare com e il salvataggio di Atene avrebbe avuto solo un valore temporaneo, producendo il rischio di un effetto domino presso altri paesi europei (come si è effettivamente verificato) e di fatto non risolvendo i problemi sottostanti. Controproposta dei critici di allora: meglio il default subito e il conseguente consolidamento o ristrutturazione del debito piuttosto che un’agonia prolungata di mesi o anni.Ebbene, questo episodio ha a che vedere con gli euroscettici nella misura in cui la parte più ricca e benestante dell’Unione, che ovviamente non siamo noi e neppure i francesi, ma i paesi del Nord Europa, continua a ripetere questa protesta: “Io intanto pago, ma a che serve?” La vittoria degli euroscettici nelle recenti elezioni in Finlandia testimonia questa situazione. Ma più in generale la questione è un’altra: è molto facile, anzi è stato fin troppo facile, essere europeisti finché le cose andavano bene. Ora che l’economia vive tempi di vacche magre e tutti i paesi europei devono fare i conti con gli effetti della crisi finanziaria globale, torna fatalmente sul palcoscenico questo genere di malessere e di contestazioni, acuito dal fatto che i paesi del Nord Europa (con l’ovvia esclusione della Germania) scontano un forte gap di peso politico all’interno dell’Ue.Il problema del peso politico è la scintilla che sta propagando l’euroscetticismo anche in Italia. In una ipotetica scala di valori, noi dovremmo venire subito dopo Germania e Francia, e invece la nostra distanza nella stanza dei bottoni dall’asse Parigi-Berlino è così considerevole che persino Londra, che non è

neppure nell’Unione Monetaria, e a volte anche la disastrata Madrid hanno più voce in capitolo. Ai tempi, siamo stati in grado di negoziare un cambio euro-lira assolutamente inadeguato, che ha provocato anni di inflazione rampante (nascosta dalle statistiche ma sotto gli occhi di tutti nella vita reale) che hanno compromesso il momentum relativamente favorevole del ciclo economico. Oggi invece siamo stati trascinati per i capelli in un conflitto assurdo come quello libico, e non riusciamo neppure a ricavare un minimo di supporto dall’Europa per fronteggiare l’emergenza immigrazione. Una volta fatto presente che in realtà l’euroscetticismo è una posizione che non ha sostanzialmente senso per un paese come l’Italia, che oggi non si potrebbe permettere di uscire dall’Euro (ma questo con ogni probabilità lo sanno anche gli stessi euroscettici di casa nostra), resta la sensazione sgradevole che ci si trovi di fronte a un gigantesco gioco delle parti, in cui alla fine ognuno suona le proprie campane perché gli fa comodo. Rafforzata, lo ripetiamo, dalla pressione feroce dell’economia sull’azione della politica. Ma fino a quando la dialettica politica europea dipenderà da chi è tenuto a guardare soltanto al proprio bacino elettorale nel Lombardo-Veneto, oppure in Provenza o in Baviera, la conseguenza sarà una sola: non esisterà nessuna seria dialettica politica, e ognuno baderà agli affari suoi in attesa del prossimo default.

Andrea Bigi

Il ritorno degli euroscettici

Editoriale

Andrea Bigi,direttorediBanca & Mercati

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Le imprese sostenute da Ripresa ItaliaGrazie a un accordo tra UniCredit e R.ETE. Imprese Italia disponibile un plafond da un miliardo di euro a supporto delle imprese

Se i segnali di ripresa sono timidi ma presenti, è tempo che le imprese italiane vengano adeguatamente supportate con progetti strutturali. Nasce con questo obiettivo orientato al breve-medio periodo Ripresa Italia, accordo tra UniCredit e R.ETE. Imprese Italia, l’associazione di coordinamento unitario delle Confederazioni dell’imprenditoria diffusa, che comprende Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. A disposizione delle imprese è stato stanziato un plafond da un miliardo di euro nell’ambito di un progetto basato su cinque pilastri: prodotti ad hoc per accompagnare le aziende nella fase di ripresa del ciclo produttivo; l’assistenza alle aziende che intendono riattivare gli investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo; percorsi di formazione destinati a giovani e neolaureati che desiderano scegliere il lavoro autonomo e imprenditoriale; sostegno alle imprese

Roberto Nicastro, direttore generale di UniCredit

nel processo di internazionalizzazione. I cinque pilastri del progetto verranno rilasciati in più riprese nel corso del primo semestre 2011. Si parte da subito con i primi tre: Ripresa, Innovazione e Formazione. “Nel 2010, UniCredit ha supportato l’economia con oltre 10 miliari di euro di nuovi finanziamenti a quasi 200mila piccole aziende, spiega Roberto Nicastro, direttore generale di UniCredit, e grazie al forte rapporto con i Confidi e le associazioni di categoria sono stati erogati quasi 3 miliardi di euro di nuovi finanziamenti a oltre 40mila piccole imprese, a riprova di un forte rapporto con il territorio e di una consolidata e proficua collaborazione. Questa nuova iniziativa è la naturale prosecuzione di Impresa Italia e Sos Impresa Italia e nasce, come sempre, da un dialogo continuo e costruttivo tra UniCredit e i propri partner del mondo imprenditoriale per disegnare soluzioni concrete che diano sostegno alle aziende in tutte le fasi del ciclo economico”.

Etichetta antieffrazione per le card CartaSiL’adesivo permette al titolare di accorgersi se la carta è stata manipolata in qualche modo

Ulteriore elemento di sicurezza per le carte di credito emesse da CartaSi: si tratta di un’etichetta adesiva antieffrazione, prodotta dalla società Arca Etichette, che viene applicata alle carte inserite nelle buste per la consegna. L’adesivo permette al titolare di accor-gersi se la carta è stata manipolata in qualche modo. Il nuovo sistema di sicurezza viene lanciato attraverso un progetto pilota che terminerà a giugno, per poi diventare prassi nei mesi successivi. Con questa nuo-va soluzione di sicurezza, CartaSi prosegue il proprio programma di prevenzione e gestione delle frodi che nell’ultimo anno ha condotto a un decremento di oltre il 20% delle transazioni illecite. I dati disponi-bili indicano che in circa l’80% dei casi le transazioni fraudolente vengono intercettate da CartaSi prima dell’addebito ai titolari, o addirittura stornate di-rettamente dall’esercente pochi minuti dopo la loro esecuzione.

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Flash news

Viva Dodici, la nuova carta di Compass, rateale ma non revolving Abbina le due formule di pagamento della carta di credito e del finanziamento classico

Sarà la carta principale su cui Compass punterà nel 2011, con l’obiettivo di emettere almeno 50mila carte. Carta Viva Dodici, la nuova carta lanciata dalla società di credito al consumo del Gruppo Mediobanca, abbina le due formule di pagamento della carta di credito e del finanziamento classico.

Semplice il suo funzionamento: il totale delle spese mensili dei cliente viene diviso in dodici rate uguali, a ognuna delle quali viene applicata una commissione per l’utilizzo rateale compresa tra minimo 50 e massimo 70 centesimi ogni 100 euro di spesa a seconda del profilo di rischio del cliente. Il cliente può anche scegliere, se lo desidera, di terminare i pagamenti rateali e rimborsare a saldo in un’unica soluzione. Per Viva Dodici, che ha un costo annuale di 24 euro (www.cartaviva.it), Compass ha implementato una serie di servizi legati alla sfera della sicurezza a garanzia del massimo controllo per il cliente: si va dall’adozione di tecnologie come il microchip Dda ad autenticazione dinamica al servizio MasterCard SecureCode per le transazioni sicure su Internet, al servizio di Sms Alert che comunica al titolare ogni singola transazione, oltre all’area riservata on line dove tenere monitorato lo stato del rimborso e gli estratti conto.

Per le microimprese è finito il tempo del pessimismoL’Osservatorio sulla Finanza per i Piccoli Operatori Economici di Crif Decision Solutions-Nomisma evidenzia un recupero nella disponibilità a investire

L’Osservatorio Crif Decision Solutions-Nomisma sulla Finanza per i Piccoli Operatori Economici, giunto alla sedicesima edizione, riscontra che nel 2010 è calato il numero delle aziende che hanno investito (25,3%) rispetto al 2009 (26,6%), anche se il trend negativo del periodo si sta attenuando. Il calo degli investimenti effettuati dai Poe nel 2010 si lega nella percezione dei microimprenditori alla generale contrazione della domanda e al quadro economico negativo. Secondo il 67% dei Poe, il principale ostacolo alla crescita deriva da una generalizzata diminuzione della domanda, che dipende primariamente dalla condizione economica nazionale, e dall’andamento negativo del settore nel quale le imprese operano, mentre l’ingresso nel mercato di nuovi concorrenti è percepito come ostacolo secondario.In ogni caso i Poe (soprattutto le microimprese del Nord-Est e del Centro) iniziano a sperare maggiormente nel futuro: il 25,6% prevede infatti di effettuare investimenti nel 2011. Tuttavia, il clima di relativa incertezza sta determinando l’adozione di strategie rivolte sia al rafforzamento dell’efficienza finanziaria aziendale, sia al consolidamento del proprio business all’interno del mercato di riferimento. Infatti, se nel 2010 gli operatori hanno destinato una maggiore quota di risorse principalmente all’acquisto di macchinari e attrezzature e al rafforzamento della sicurezza aziendale, saranno proprio queste le voci di investimento che in futuro subiranno la riduzione più consistente (rispettivamente dal 24,6% del 2010 al 17,5% del 2011 e dal 23,3% al 16,8%); al contempo, aumenteranno gli investimenti a carattere immateriale, come quelli finalizzati alla ricerca di nuovi mercati (dall’8,7% del 2010 al 12,4% del 2011) e al rafforzamento dell’area finanziaria (dal 10,0% del 2010 al 12,1% del 2011). Per quanto riguarda il credito bancario, infine,

gli impieghi erogati alle imprese nei primi sei mesi del 2010 hanno continuato a mostrare un certo rallentamento, con valori prossimi allo zero (-0,3%). Si registra però una situazione divergente: gli impieghi delle imprese individuali sono in crescita (+5,2% a giugno 2010) rispetto a dicembre 2009, mentre quelli delle società non finanziarie fanno registrare un valore negativo, seppur in lieve miglioramento (-0,9% a giugno 2010) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In compenso, cominciano a essere rilevati i primi segnali di miglioramento sul fronte della qualità del credito concesso alle microimprese rispetto al deciso deterioramento che emergeva a fine 2009 e nel primo trimestre 2010.

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Accordo di collaborazione tra Care Financial, divisione del Gruppo Care Holding specializzata nella distribuzione di prodotti assicurativi, e Genial+, divisione di Genialloyd (Gruppo Allianz) dedicata agli intermediari. La sinergia prevede che i professionisti di Care Financial forniscano ai propri clienti coperture per auto (tre formule personalizzabili), moto (due soluzioni), camper e veicoli commerciali realizzate da Genialloyd. I clienti potranno dunque beneficiare dei vantaggi in termini di qualità-prezzo dell’assicurazione diretta, uniti

all’assistenza e al servizio propri di un intermediario di fiducia. “Attraverso l’accordo di collaborazione che abbiamo concluso con una primaria e solida realtà assicurativa quale Genialloyd, ha spiegato Claudio Boso, responsabile del Gruppo Care Holding, i nostri clienti beneficeranno di un servizio e di coperture specifiche per qualsiasi esigenza, oltre all’efficienza e ai vantaggi delle assicurazioni dirette. Con questo accordo, inoltre, ampliamo la gamma delle coperture offerte, aggiungendo le polizze su autoveicoli e motocicli alle soluzioni vita e danni”.

Flash news

Non hanno più limiti di orario le rimesse verso l’estero che gli utenti devono eseguire: a partire da giugno, infatti, queste operazioni saranno eseguibili presso i 7.200 sportelli bancomat di Intesa Sanpaolo, grazie a un accordo che l’istituto ha raggiunto con Western Union Company. A partire da settembre, poi, all’interno delle filiali verranno attivate delle postazioni Internet, in modo che il servizio Money Transfer possa essere fruito sia attraverso

il web che il telefono cellulare. A utilizzare tutti i servizi saranno i titolari di conto presso una delle banche del Gruppo o chi possiede una carte prepagata SuperFlash. “Poter inviare denaro a costi vantaggiosi, sottolinea Marco Siracusano, responsabile della direzione Marketing Privati di Intesa Sanpaolo, è importante per tutti i nostri clienti che hanno esigenze di trasferimento di fondi all’estero e, in particolare, per i nostri 500mila clienti migranti.

Clienti che stanno consolidando il rapporto con la banca e che mostrano di apprezzare i nostri servizi: una parte importante e crescente di clienti di nuova acquisizione non è di origine italiana. L’accordo con Western Union ci consente di essere il primo operatore bancario in Italia a rendere disponibile un’operazione molto richiesta come il trasferimento fondi, 365 giorni l’anno e 24 ore su 24, alle migliori condizioni di mercato”.

Il servizio rimesse di Western Union passa dal bancomat di Intesa SanpaoloDa settembre, nelle filiali saranno attivate delle postazioni Internet, in modo che il servizio di Money Transfer possa essere fruito sia attraverso il web che il cellulare

Genial+ e Care Financial insieme per la copertura dei veicoliI clienti potranno beneficiare dei vantaggi in termini di qualità-prezzo dell’assicurazione diretta

Claudio Boso, responsabile del Gruppo Care Holding

Nonostante la crisi, le famiglie italiane confermano la propria capacità di tenuta sul fronte finanziario. Il livello di indebitamento, seppure in crescita, resta infatti contenuto, anche rispetto al confronto internazionale, anche perché la dinamica dei tassi d’interesse associata all’andamento del mercato immobiliare compensa la dinamica dei redditi, consentendo una maggiore accessibilità all’acquisto di un’abitazione. E’ quanto evidenzia il quarto numero del “Report trimestrale - indicatori di indebitamento, vulnerabilità e patologia finanziaria delle famiglie italiane”, realizzato da Abi in collaborazione con

il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Il report sottolinea come i finanziamenti per la casa continuino a crescere in quanto favoriti, da un lato, dal calmieramento dei prezzi degli immobili e, dall’altro, dal basso livello dei tassi. A settembre 2010 i prestiti per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti del 5,5% (+6,6% un anno prima). I dati più recenti, relativi a novembre 2010, segnalano una crescita del 7,7 per cento. Nel complesso aumenta il rapporto tra rata media sui mutui per l’acquisto di abitazioni e reddito disponibile, ma in ogni caso si mantiene su un livello ben inferiore rispetto ai massimi registrati due anni

Le famiglie italiane si confermano solideUn report a cura dell’Abi sottolinea come il livello di indebitamento, seppure in crescita, resti comunque contenuto rispetto al confronto internazionale

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Flash news

Banca Albertini gestisce le informazioni sui clienti con la piattaforma PodientIl software di front end Live Desk integra in un’unica interfaccia singole funzionalità presenti in diversi applicativi in uso presso la banca

Per agevolare le attività dei propri private banker, Banca Albertini Syz & C ha deciso di adottare la piattaforma di front end Live Desk sviluppata da Podient. Il software integra in un’unica interfaccia singole funzionalità presenti in diversi applicativi in uso presso la

banca, consentendo di disporre di ogni informazione utile alla gestione del rapporto col cliente. Tra le funzioni che i private banker possono utilizzare vi sono l’anagrafica cliente, il tracciamento automatico della storia del contatto grazie all’integrazione con Microsoft Office Outlook e il position keeping per l’analisi della posizione del cliente. “Nel confronto col cliente, afferma Alberto Albertini, amministratore delegato di Banca Albertini Syz, è essenziale poter disporre con immediatezza e precisione di tutti gli elementi informativi che qualificano il rapporto. Live Desk, integrando dati e informazioni di fonti diverse, è una soluzione efficiente a questa necessità, uno strumento di lavoro che consente al private banker di esprimere al meglio la propria professionalità, a beneficio del cliente”.

Alberto Albertini, amministratore delegato di Banca Albertini Syz

Prevenire e reprimere gli attacchi informatici diretti ai sistemi informativi critici e ai servizi di home banking e moneta elettronica del sistema bancario. Nasce con questi presupposti la convenzione della durata di tre anni stipulata tra Polizia Postale e delle Comunicazioni e Intesa Sanpaolo, che prevede l’adozione condivisa di procedure di intervento e lo scambio di informazioni, dati e segnalazioni per arginare il cybercrimine e contrastare minacce e attacchi diretti a servizi o a sistemi informativi delle infrastrutture critiche nazionali. La collaborazione consentirà anche di prevenire e contrastare crimini informatici che riguardano servizi e sistemi di Internet banking e monetica del Gruppo Intesa Sanpaolo.

Il ministero dell’Interno e Intesa Sanpaolo insieme contro i cyber criminiSiglata una convenzione della durata di tre anni

fa. Infatti, a settembre 2010, il complesso delle rate assorbivano il 5,1% del reddito, incidenza di mezzo punto più alta rispetto a un anno prima ma inferiore di 1,6 punti percentuali rispetto a settembre 2008.Tra gli indicatori di vulnerabilità è stato preso in considerazione l’indice di accessibilità all’abitazione. Tale indice, costruito dall’ufficio Analisi Economiche dell’Abi sulla base di prassi metodologiche internazionali e stime su dati di Agenzia del Territorio, Istat e Banca d’Italia, permette di misurare la possibilità di acquisto della casa da parte della famiglia media, dato l’apporto del credito bancario nonché dei livelli di reddito e dell’andamento del mercato immobiliare. Ebbene, tale indice di accessibilità è da circa due anni in tendenziale miglioramento, a testimonianza di una maggiore possibilità di acquistare una casa: l’indice di affordability mostra che a novembre la rata che la famiglia media deve pagare per comprare la propria casa è pari a poco meno del 24% del proprio reddito disponibile, quindi il bene casa rimane accessibile per la famiglia media grazie soprattutto al basso livello dei tassi.

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Costa molto alle aziende dell’area Emea impiegare software pirata. Secondo Business Software Alliance, organizzazione internazionale dedita al rispetto della proprietà intellettuale in campo Ict, nel 2010 il “total cost to business” italiano dell’impiego di software pirata è stato di oltre 520mila euro (quasi 13 milioni di euro a livello Emea): la somma si ottiene sommando i costi sostenuti dalle imprese scoperte a usare programmi senza licenza per accordi extragiudiziali e quelli sostenuti per l’acquisto delle regolari licenze dopo esser stati “scoperti”. In sostanza, il costo complessivo dell’utilizzo di software pirata per le imprese italiane è cresciuto del 234% rispetto al 2009 (la percentuale è del 110% a livello Emea). Nel corso del 2010, in Italia sono state comminate sanzioni amministrative per 3 milioni di euro. “Secondo i dati di un recente studio Idc, commenta Matteo Mille, presidente di Bsa Italia, almeno il 49% del software in Italia è illegale. E che la pirateria continui ad essere un problema endemico del nostro sistema lo dimostra il fatto che, per quanto il dato sia statisticamente grezzo, nel corso delle proprie indagini la Guardia di Finanza scopre aziende che utilizzano software pirata in ben il 62% dei casi. Sono cifre inconcepibili in una nazione avanzata dell’Unione Europea. Per questo riteniamo fondamentale che tutti gli operatori - utenti, ma anche dealer, consulenti e system integrator - comprendano che un mercato trasparente e legale è un valore essenziale per tutti, non solo per i produttori di software”.

Flash news

Matteo Mille, presidente di Bsa Italia

Quanto costa usare software pirata?Nel 2010 secondo Bsa il “total cost to business” dell’impiego di software pirata in Italia è stato di oltre 520mila euro

Con l’iPhone i pagamenti Visa diventano contactlessGrazie all’accordo che Visa Europe ha stipulato con Wireless Dynamics

A breve in Italia, Francia, Polonia, Spagna, Svizzera, Turchia e nel Regno Unito sarà possibile effettuare pagamenti Visa in modalità contactless con il proprio iPhone, grazie all’accordo che Visa Europe ha stipulato con Wireless Dynamics. Gli utilizzatori di iPhone dovranno solo collegare allo smartphone il dispositivo iCarte di Wireless Dynamics, disponibile tramite la

banca o il gestore telefonico, e scaricare la relativa applicazione. Il primo servizio contactless già operativo è stato lanciato da Visa Europe in collaborazione con la banca Yapi Kredi e Turkcell, il maggiore gestore di telefonia cellulare turco. “I test effettuati in tutta Europa, ha dichiarato Sandra Alzetta, senior vice president, responsabile Innovazione di Visa Europe, dimostrano chiaramente che il pagamento contactless

mobile è una proposta solida e interessante per i clienti. Visa ritiene che i consumatori che utilizzano smartphone come l’iPhone probabilmente saranno i primi ad adottare una tecnologia di pagamento all’avanguardia. Dato che la disponibilità di una vasta gamma di apparecchi cellulari che supportino i servizi di pagamento contactless rimane un fattore chiave che limita l’accesso a questi servizi, abbiamo deciso di superare l’ostacolo abilitando gli iPhone già in possesso dei clienti”.

Da Ipc la nuova piattaforma per il trading UnigyVelocizza la collaborazione tra i trader e l’intero team di supporto di middle e back office

Punta a gestire al meglio il workflow operativo la piattaforma Unigy, firmata Ipc System, dedicata alla comunicazione e alle applicazioni di trading. La piattaforma migliora la collaborazione tra i trader e il loro middle e back office, consentendo lo sviluppo di applicazioni personalizzate. Unigy è una piattafor-ma basata su architettura “service oriented” e open

standard, dotata di opzioni per assicurare la Business Continuity e il Disaster Recovery, oltre a un minore consumo energetico. “Unigy, dice Lance Bo-xer, chief executive offi-cer di Ipc, è una piatta-

forma rivoluzionaria che introduce un vero e proprio cambiamento delle regole del gioco nel settore del trading. Per la prima volta aziende di ogni dimen-sione e quasi la totalità dei loro dipendenti, indipen-dentemente dal ruolo, potranno trarre beneficio da quanto Unigy mette a disposizione. E’ un soft-switch in grado però di offrire molto di più. Unigy è così po-tente e completo che tutti i dipendenti di un’azienda di trading potranno trarne beneficio“.Insieme a Unigy, Ipc propone una nuova suite di dispositivi hardware e software che migliorano la collaborazione, una nuova torretta compatta e appli-cazioni per i trader funzionanti su Unigy realizzate attraverso la piattaforma di sviluppo Blue Wave.

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Flash news

Prendono vita in UniCredit due nuovi organi consultivi che hanno lo scopo di monitorare e orientare le attività di business della banca sul territorio italiano, rafforzando il rapporto con le comunità locali: i Consigli di Territorio e i Comitati Consultivi Divisionali. Sono 18 i Consigli di Territorio, il cui compito è individuare i fattori di successo e i nodi critici di una specifica area locale e le sue opportunità di crescita e sviluppo. Ai Comitati Consultivi Divisionali spetta invece il compito assicurare all’amministratore delegato e al management un supporto consulenziale nello sviluppo, monitoraggio e controllo dello sviluppo del business del gruppo in Italia. “Questi nuovi organi, dichiara Gabriele Piccini, country chairman Italia di UniCredit, completano l’assetto della nuova UniCredit in Italia e avranno come principale obiettivo strategico quello di rafforzare ulteriormente rapporto con le comunità locali e, contemporaneamente, non perdere le professionalità delle specializzazioni al fine di rendere sempre più profonde le sinergie tra i business in termini di efficacia commerciale ed efficienza”.

Gabriele Piccini, country chairman Italia di UniCredit

UniCredit si struttura sul territorioAl via due nuovi organi consultivi: i Consigli di Territorio e i Comitati Consultivi Divisionali

La business intelligence di Infor-mation Builders trova la strada italiana grazie all’apertura di una filiale nel nostro Paese. L’apertura della filiale italiana rientra nella strategia di crescita internazionale di Information Builders, che sta inaugurando nuovi uffici diparti-mentali in tutto il mondo, com-presi i paesi Bric. La società, che ha sede a New York e conta 1.350 professionisti, vanta come prodotti di punta la piattaforma di busi-ness intelligence WebFocus e la piattaforma di integrazione iWay Software. La filiale italiana, guidata da José Maria García-Soto, vicepresiden-te e direttore generale, si avvarrà della collaborazione di Mauro Grassi in qualità di direttore dello Sviluppo del Business, che avrà la responsabilità di promuovere l’at-tività di Information Builders nel mercato italiano. Il business plan per i prossimi tre anni prevede un incremento del volume delle

entrate pari a una media annua-le del 15 per cento. “La presenza diretta di Information Builders, spiega Grassi, ha un duplice obiet-tivo: consolidare il rapporto con i clienti, attraverso una relazione più diretta, e potenziare la nostra leadership nel mercato. Per questo ci affidiamo a una solida struttu-ra, a una tecnologia avanzata e in continua evoluzione, e a una nuova offerta molto competitiva di servizi in grado di rispondere e anticipare le necessità del nostro mercato”.Per il 2011 l’obiettivo principale di Information Builders è espandere la presenza nei settori del retail, delle utility e della sanità, attraver-so progetti destinati a implemen-tare l’integrazione e la qualità dei dati con soluzioni Eim (Enterprise Information Management) e Dqc (Data Quality Center). “Le esi-genze del mercato di Bi in Italia, spiega García-Soto, sono simili al resto dei paesi europei. Le azien-de hanno bisogno di risparmiare

i costi delle infrastrutture e sono quindi molto ricettive a introdurre soluzioni quali WebFocus e iWay Software, disponibili su qualsiasi piattaforma e molto competitive non solo nei costi di licenza, ma anche in quelli di amministrazione e manutenzione”.

José Maria García-Soto, vicepresidente

e direttore generale di Information Builders

Information Builders sbarca in ItaliaDuplice l’obiettivo: consolidare il rapporto con i clienti e potenziare la presenza sul mercato

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L’indice dei prezzi delle commodity del Commodity Research Bureau ha superato quota 560 l’8 febbraio scorso, cioè il 14% al di sopra del picco osservato nel 2008. Sono interessate tutte le categorie di commodity. In un primo momento, i prodotti direttamente collegati al ciclo economico (energia, metalli industriali) sono stati interessati dai rialzi maggiori, poi ha preso il sopravvento l’oro e oggi sono i prodotti agricoli a registrare un record dopo l’altro. Questa asset class sembra dunque aver girato la pagina della crisi e ciò solleva almeno due quesiti: l’aumento è destinato a durare e quali sono le conseguenze che questo potrebbe avere sull’inflazione?

Sono molte le ragioni dei rincari

Il ciclo delle commodity corrisponde, sul lungo periodo, ai cicli d’investimento e ai ritardi nella correzione delle capacità produttive rispetto agli shock, siano essi provocati dall’offerta (anni 70) o dalla domanda (anni 2000). Nel breve e medio termine, per contro, sono l’elasticità dei prezzi e quella del reddito della domanda a determinare il ciclo. Inoltre, oltre una certa soglia, l’aumento dei prezzi riduce la crescita dei rendimenti e ciò mantiene la dinamica ciclica. Da questo punto di vista, il 2010 avrebbe rappresentato un caso esemplare. La crescita globale ha raggiunto il 5% nel 2010, secondo le ultime stime dell’Fmi, cioè 1,1 punti percentuali in più rispetto alle previsioni d’inizio 2010. Tale crescita ha spinto la domanda oltre le aspettative. Prendiamo ad esempio il caso del petrolio. Nel gennaio 2010, l’Agenzia Internazionale dell’Energia prevedeva che la domanda sarebbe salita di 1,4 milioni di barili al giorno. Un anno dopo, la stima raggiungeva i 2,7 milioni di barili al giorno. Al contempo e nello stesso periodo, il prezzo medio del petrolio si attestava a un livello ragionevole leggermente inferiore agli 80 dollari.L’effetto reddito ha dunque svolto un ruolo determinante, mentre l’effetto prezzo, all’opposto, è stato minore. Per il 2011, anche se la crescita dovrebbe restare sostenuta, ci sembra che l’effetto prezzo sarà più sensibile. Parallelamente all’impatto di fattori reali sul fronte della domanda, l’offerta a breve termine (vale a dire le scorte effettivamente disponibili) è limitata. Nel caso dei prodotti agricoli, le scorte globali sono generalmente mantenute a livelli fiacchi, impedendo loro di svolgere il ruolo di stabilizzatore. Per quanto riguarda i materiali industriali, una percentuale significativa (ma difficile da

quantificare) delle scorte presenti è bloccata nei depositi e non può essere usata per l’approvvigionamento della domanda manifatturiera. Più specificatamente riguardo all’agricoltura, i disastri climatici che si sono verificati durante tutta la seconda metà del 2010 e all’inizio del 2011 stanno provocando una revisione ribassista delle aspettative sui rendimenti da parte dei mercati e, poiché le scorte erano già basse, ne risulta in automatico un rialzo dei prezzi. Infine, il ciclo di rialzo dei prezzi presenta una dimensione politica, poiché alcune decisioni hanno un impatto forte sul mercato, come quella della Cina di chiudere gli impianti di produzione d’alluminio più inquinanti o quella dell’Opec di non aumentare le quote produttive, invariate dal dicembre 2008. Il clima d’instabilità legato agli eventi in Nord Africa e in Medio Oriente aggiunge incertezza alla situazione, alimentando i timori di un’interruzione dell’offerta o incoraggiando l’Opec ad attendere ancora oltre prima di rialzare le quote di produzione.

Il caso del petrolio

Aumento del rischio politico, accelerazione della crescita all’inizio dell’anno, inerzia dell’Opec: a priori, ci sono tutti gli elementi per spingere al rialzo il prezzo del petrolio. Sul mercato del Brent, il barile è così passato dai 75 dollari d’inizio settembre ai 106 di metà febbraio. Inoltre, l’estremità corta della curva dei prezzi si è irrigidita, comportando un’inversione nella parte media (2012-2014). Chiaramente, la domanda di contratti future per le scadenze del primo semestre 2011 è forte, e a ragion veduta in un contesto di relativa penuria. Il mercato del Brent si contrae in effetti in maniera strutturale. La produzione di greggio nel Mare del Nord è infatti passata dai 6 milioni di barili al giorno di dieci anni fa a poco più di 3 oggi e il trend è orientato al ribasso. In tale contesto, l’interruzione della produzione in Libia, benché si tratti di un produttore minore (4,5% della produzione Opec), ha un impatto sproporzionato. Il Brent riflette la situazione di un mercato che è al contempo ristretto in termini di approvvigionamento autonomo, con un aumento dell’interesse degli investitori e ora i timori di un’interruzione dell’offerta dal Medio Oriente. Il Wti americano offre un’altra visione del mercato. La produzione statunitense on-shore, a lungo in calo, si è stabilizzata a partire dal 2006 e ha ricominciato a progredire da un anno a questo parte, grazie alle nuove tecnologie estrattive degli scisti bituminosi. Di conseguenza, i prezzi di riferimento del greggio negli Usa

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L’ombra delle commodity sull’inflazione

Hervé Lievore,strategistdi Axa Investment Managers

La recente impennata dei prezzi delle commodity sembra configurarsi come un trend rialzista duraturo che rischia di complicare notevolmente la gestione della politica monetaria

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Benché si possa ipotizzare una tregua nel secondo semestre sul fronte dell’inflazione, sarebbe solo temporanea e non dovrebbe farci dimenticare gli altri due fattori chiave in grado d ’incidere sull’inflazione: la mancanza di coordinazione delle politiche monetarie e l’incognita rappresentata dall’evoluzione dei costi salariali in Cina

sono sensibilmente inferiori a quelli prevalenti in Europa e la forma della curva dei prezzi è maggiormente in linea con la norma dell’ultimo decennio.Non appena l’Opec deciderà di rialzare le quote (evento poco probabile prima dell’estate), lo spread Wti-Brent, salito a oltre 18 dollari al barile a favore del Brent a metà febbraio, dovrebbe ritornare a un livello più simile a quelli passati, almeno per qualche tempo. In effetti, datol’attuale ritmo dell’aumento della domanda, l’equilibrio tra la domanda e l’offerta continuerà ad essere precario.

Quale impatto sull’inflazione?

Scomponendo le variazioni dei prezzi delle commodity in trend di lungo periodo da un lato e in un ciclo corto dall’altro, il picco ciclico sembrerebbe avvicinarsi, soprattutto per le commodity del settore agricoltura. La reazione dell’offerta dei prodotti agricoli al segnale del prezzo dovrebbe farsi sentire nel corso della prossima stagione 2011-2012 ed è improbabile che le condizioni meteorologiche eccezionalmente sfavorevoli dell’anno passato si verifichino di nuovo nelle stesse proporzioni.Per quanto riguarda i prodotti ciclici, il livello elevato dei prezzi e la probabile fine delle politiche monetarie accomodanti durante il secondo semestre del 2011 dovrebbero infine penalizzare la domanda (l’effetto prezzo finirà per avere la meglio sull’effetto reddito, anche in Cina) contribuendo dunque a stabilizzare i mercati. L’oro è in un’altra dimensione, avvantaggiandosi delle molte fonti d’incertezza in questo momento ma risentendo potenzialmente dell’aumento dei tassi reali.Oltre alla dinamica ciclica, sembra sempre più probabile che il trend dei prezzi sul lungo periodo sia ormai rialzista. Prima del 2002 era piuttosto piatto. Questa tendenza è visibile nel cambiamento relativo delle componenti energy e alimentari degli indici dei prezzi rispetto ad altri componenti. Dal 1985 al 1999, l’inflazione totale è stata più alta dell’inflazione ad esclusione di alimentari e energia, il 27% delle volte. Dal 2000, il rapporto è passato al 77 per cento. Fino a quando i prezzi delle commodity seguivano un trend stabile, il concetto d’inflazione sottostante aveva un senso poiché la volatilità delle commodity introduceva un temporaneo disturbo che le industrie manifatturiere potevano contrastare con le opportune coperture, evitando così la propagazione agli altri prezzi. Il trend ha però cessato di essere stabile e si orienta ora al rialzo: se gli incrementi di produttività non saranno sufficienti a

contrastare tale aumento, allora la pressione sull’intera struttura dei prezzi cambierà drasticamente. Nel 2007-2008, i produttori di auto e le compagnie aeree avevano in parte ricaricato l’aumento dei loro costi sul consumatore finale, nonostante la forte concorrenza che caratterizza queste industrie. Benché si possa ipotizzare una tregua nel secondo semestre sul fronte dell’inflazione, sarebbe solo temporanea e non dovrebbe farci dimenticare gli altri due fattori chiave in grado d’incidere sull’inflazione: la mancanza di coordinazione delle politiche monetarie e l’incognita rappresentata dall’evoluzione dei costi salariali in Cina.

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Sotto la punta dell’icebergLa logica degli investitori, soprattutto nei periodi critici del ciclo economico, più che sulle cifre e le informazioni immediatamente disponibili dovrebbe basarsi su “ciò che non si vede” di primo acchito. Come ad esempio la capacità di adattamento dell’uomo e in particolare dei buoni manager

Didier Le Menestrel, presidenteefondatoredi Financière de l’Echiquier

“Ciò che si vede, ciò che non si vede”. È a Frédéric Bastiat, economista e uomo politico francese del XIX secolo, che dobbiamo questa formula con la quale amava punteggiare le sue riflessioni economiche. Parlando di imposte, di sovven-zioni dello Stato o di ruolo del credito, era un fervente difen-sore del non interventismo, accanito liberale dimenticato in Francia, ma citato volentieri da Schumpeter. Poco importa la sensibilità politica di Bastiat, non è centrale nel suo racconto della finestra rotta: un ragazzino rompe la finestra di un commerciante, il quale chiama un vetraio che, con 6 franchi, gliela ripara. I 6 franchi che circolano vanno ad aumentare il patrimonio del vetraio, e questo è “ciò che si vede”, la punta dell’iceberg, cosicché un vetro rotto fa girare l’economia. Ma la spesa che il commerciante è costretto a sostenere lo priva dell’acquisto di un paio di scarpe nuove. I 6 franchi non finiranno nelle tasche di un altro commer-ciante, e questo è “ciò che non si vede”, la parte sommersa dell’iceberg, cosicché non basta rompere vetri per far girare l’economia.Inondati da una marea d’immagini del drammatico ter-remoto in Giappone, gli operatori del nostro settore si sono buttati a capofitto in una miriade di valutazioni ci-frate e calibrazioni di vario genere. I danni materiali subiti dal Giappone ammontano a 200 miliardi di dollari, il costo della catastrofe per tutti i riassicuratori sarà di 24 miliardi di dollari (fonte: società di riassicurazione Hiscox). Il fatto è che, di fronte a ogni crisi, “ciò che si vede” è stimato sempre più rapidamente e con un abbondanza di dettagli sempre maggiore.

L’esempio del Giappone

Valutare il costo di un sisma fornisce informazioni a breve termine sul crollo del Pil giapponese nei prossimi due trime-stri, ma questi dati aiutano poco l’investitore a lungo termi-ne che, come Bastiat, deve interessarsi piuttosto a “ciò che non si vede”. Ovvero i 13.700 miliardi di dollari di risparmio giapponese (fonte: Cahiers Verts de l’Economie) che “rela-tivizzano” i 200 miliardi di dollari distrutti dallo tsunami e che dimostrano come il popolo giapponese, oltre ad un am-mirevole coraggio, possieda le risorse necessarie ricostruire il paese. Ciò che non si vede è l’incremento dei prezzi che si ripercuoteranno sui riassicuratori in seguito al terremoto. Rinforzare oggi l’esposizione al settore riassicurativo non signi-fica solo dimostrare uno spirito contrarian, ma anche confer-mare la rapidità dell’adeguamento dei prezzi in questo settore. Significa concentrarsi su ciò che non si vede oggi, ma che sarà certamente visibile domani.Questa infatti è la realtà del nostro lavoro: l’evidenza di un

caso d’investimento non si rivela di primo acchito. Così, nel 2006, “ciò che si vedeva” delle banche erano bilanci tutto sommato ragionevoli, mentre “ciò che non si vedeva” erano gli enormi fuori bilancio che sarebbero esplosi nel 2008.Siamo spesso tentati a concentrarci e a rassicurarci con le cifre immediatamente disponibili, con le informazioni immediatamente accessibili. Un altro esempio, meno re-cente: di fronte all’abbondanza dei valori tecnologici negli anni 2000, era allettante concentrarsi su quel che si vedeva in rete e acquistare i fornitori di contenuti (Aol o Time War-ner). Dieci anni dopo, non vi è salvezza per loro. I grandi vin-citori rimangono, alla fine, i “facilitatori” di business, come EBay o Google, una realtà che all’epoca le cifre disponibili non lasciavano nemmeno intravedere.Dimenticare un po’ i calcoli immediati che minimizzano sempre la capacità di adattamento dell’uomo, in generale, e dei buoni manager, in particolare, diffidare dei riflessi incon-dizionati (“accendo la tv e vendo tutto!”): ecco qualche pre-cetto da tener presente in questi periodi tormentati dell’eco-nomia. Precetti che potremmo riassumere in un ossimoro: non dimentichiamo di guardare ciò che non si vede.

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I mercati sono attualmente sempre più in balia degli eventi geopolitici. Alla luce delle vicende in Nord Africa e in Medio Oriente gli investitori sono interessati a conoscere quali scenari si prefigurano con riferimento all’ulteriore evoluzione dell’economia mondiale e dei mercati finanziari. Certo è evidente che il peso economico del Nord Africa e della Penisola Arabica è modesto anche nell’ambito dei paesi emergenti. Nei periodi di crisi, tuttavia, la presenza di grandi giacimenti petroliferi nella regione impone prepotentemente all’attenzione degli operatori il prezzo del petrolio. A seconda della misura del rincaro della quotazione del greggio si avrà una fuga più o meno massiccia dagli investimenti a rischio verso agli asset che godono della reputazione di “porto sicuro” (ad es. l’oro o i titoli di Stato di paesi con un ottimo rating). Uno degli scenari più frequentemente evocati è il rischio di una propagazione dei disordini in Arabia Saudita, il paese con i più importanti giacimenti petroliferi. Un altro scenario negativo che viene ipotizzato è lo scoppio di ostilità tra stati islamici e Israele. In entrambe le ipotesi le ripercussioni sul prezzo del petrolio e quindi sui mercati finanziari sarebbero drastiche. Le conseguenze potrebbero essere analoghe a quelle che caratterizzarono la situazione nell’agosto del 1990, allorché le truppe irachene invasero il Kuwait, scatenando la prima guerra del Golfo. In quell’occasione il mercato azionario mondiale accusò un crollo di quasi il 30%, mentre le materie prime investibili subirono un’impennata di circa il 50%. A questo scenario attribuiamo un grado di probabilità di circa il 15 per cento. In un caso o nell’altro, l’eventuale forte rialzo del prezzo del petrolio giungerebbe in una fase di lenta ripresa delle economie occidentali. Qualora dovesse tuttavia già delinearsi nell’immediato un allentamento delle tensioni, i dati congiunturali e i risultati aziendali sostanzialmente buoni torneranno a calamitare fortemente l’attenzione degli investitori.Di fronte all’attuale clima d’incertezza, Swisscanto alleggerisce il sovrappeso registrato finora dalla componente azionaria, rafforzando per contro l’esposizione sui titoli del mercato monetario denominati in Chf, sulle obbligazioni e sulle materie prime. Sul fronte delle obbligazioni segnaliamo inoltre l’acquisto selettivo di titoli di Stato norvegesi in valuta locale (Nok). Congiuntamente alla sovraponderazione delle materie prime questa strategia si propone di proteggere in parte gli investimenti da un’impennata del prezzo del petrolio. In base ai modelli di valutazione da noi applicati, i mercati azionari nel loro complesso (Msci World) sono solo leggermente sottovalutati. Le azioni dell’Eurozona ci appaiono per contro sempre molto convenienti. Maggiori riserve sono tuttavia opportune nei riguardi dei titoli dei mercati emergenti, che possono già definirsi sopravvalutati. Sul versante delle obbligazioni, puntiamo su una duration inferiore alla media, contenendo in questo modo i rischi di perdite in vista di un aumento generalizzato dei tassi. Continuiamo a privilegiare gli investimenti in obbligazioni aziendali a scapito dei titoli di Stato. Restiamo tuttora cauti per quanto riguarda i titoli dei paesi Piigs, dal momento che in questi stati non si profila ancora all’orizzonte una soluzione credibile al problema del debito. Nell’ambito della nostra strategia valutaria abbiamo sovrappesato le “commodity currency” Aud e Nzd nonché le valute scandinave Nok e Sek, assumendo invece un atteggiamento più cauto nei confronti di Chf, Eur e Jpy.

La geopolitica rischia di frenare l’economiaLe incertezze che accompagnano le vicende nel mondo arabo spingono a prese di beneficio sulle posizioni azionarie. Il ridimensionamento della quota azionaria va tra l’altro a vantaggio delle materie prime e delle obbligazioni norvegesi

Andrea Ferrante,responsabileMercatoItalianodiSwisscanto

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Fiducia nel medio termine

Mark Burgess, chiefInvestmentofficerdi Threadneedle

Il costo geopolitico maturato nel prezzo del petrolio e l’impatto del terremoto giapponese sull’attività a breve e lungo termine hanno indubbiamente complicato lo scenario di riferimento sui mercati. Il quadro economico generale dovrebbe comunque consentire alle società di generare solidi flussi di cassa

Lo scorso mese gli attivi a rischio hanno patito una terribile ondata di cattive notizie e la loro tenuta è in parte attribu-ibile alle valorizzazioni interessanti che da lungo tempo sostengono il nostro giudizio positivo. Dalle assemblee svoltesi lo scorso mese sono intervenuti cambiamenti in tutta una serie di fattori ma il più significativo, in termini di economie e mercati, è presumibilmente il costo geopoli-tico maturato nel prezzo del petrolio e l’impatto del terre-moto giapponese sull’attività a breve e lungo termine. Abbiamo dedicato un po’ di tempo a valutare le implica-zioni di tali cambiamenti sulle nostre stime economiche, decidendo infine di apportare alcune modifiche ai nostri dati per il 2011. Di fatto, le uniche correzioni sono state il taglio delle previsioni sulla crescita giapponese, dall’1,5% allo 0,9%, alla luce delle chiusure di stabilimenti e delle interruzioni nelle filiere produttive a breve termine, e la revisione al rialzo delle nostre stime inflazionistiche allo 0% per il Giappone e al 3,25% per il Regno Unito. Abbiamo inoltre abbozzato alcune previsioni per il 2012 durante il quale anticipiamo livelli di crescita e inflazio-ne quasi sempre analoghi a quelli dell’anno corrente, con un rialzo soltanto modesto dei tassi d’interesse, poiché le banche occidentali cercano di bilanciare le pres-sioni inflazionistiche con una crescita fragile. Il Giappone fa eccezione, in quanto ci attendiamo che le turbolenze di breve periodo nella produzione dei prossimi mesi trovino soluzione nel 2012. Grazie anche al probabile sostegno all’attività derivante dall’impegno nella ricostruzione, nel prossimo anno prevediamo in Giappone una crescita del 2,5%-3,0%.

La fine dell’effetto Fed

La fine della seconda fase di espansione monetaria negli Stati Uniti si avvicina e crediamo che, una volta esaurita questa importante misura di stimolo, la Fed non interverrà con ulteriori provvedimenti. L’impatto sui mercati è difficilmente percepibile, ma l’eliminazione di un’importante acquirente di titoli di Stato occiden-tali, non sensibile ai prezzi, rappresenta un rischio di prim’ordine in grado di alimentare un consistente rial-zo dei rendimenti. L’effetto a catena di tale cambiamento sul costo del capitale potrebbe frenare il rialzo dei corsi

azionari ma, al momento, crediamo che la forza esercitata dalle valutazioni interessanti metta tale rischio in secondo piano. Restiamo pertanto sovraesposti sulle azioni rispetto alle obbligazioni e, nel segmento a reddito fisso, con-tinuiamo a privilegiare le aree a maggior rendimento. Anche se i rendimenti dei titoli societari ed emergenti han-no fatto molti progressi negli ultimi due anni, il quadro dei fondamentali di questi emittenti resta positivo e gli spread continuano a offrire una certa protezione da correzioni negative nei titoli di Stato.

Il trend sui mercati azionari

Nelle azioni rileviamo un ciclo di mercato in fase di ma-turazione. Continuiamo pertanto a operare selettivamente prese di beneficio nelle aree collocate all’inizio del ciclo che hanno conseguito performance importanti e presentano una valorizzazione piena. I proventi sono stati attentamente reinvestiti nei titoli alla fine del ciclo, o in società che offrono un valido mix di attività nelle fasi iniziale e finale del ciclo. Questo mese abbiamo operato due modifiche al nostro modello setto-riale globale, portando il segmento auto a una posizione di sovraponderazione in virtù delle interessanti valutazioni e della crescita sostenuta della domanda di grandi marchi da parte dei mercati emergenti, e riducendo l’hardware tecnologico a una posizione neutrale in considerazione della debolezza dei consumi (a esclusione di Apple) e della crescita nei prezzi dei fattori produttivi. Al contempo, le nostre aspettative per il prossimo anno di un rendimento modesto, trainato dal reddito, degli immobili commerciali supportano un posizionamento neutrale nel segmento immobiliare. In prospettiva, il mercato si trova oggi ad affrontare un maggior numero di fattori avversi rispetto ad un mese fa; riteniamo tuttavia, nel complesso, che le valutazioni di atti-vità rischiose restino appetibili. Il quadro economico che si desume dalle nostre previsioni dovrebbe consentire alle società di generare solidi flussi di cassa che saranno presumibilmente impiegati a favore degli azionisti. La tenuta delle azioni nelle ultime settimane ci spinge a confi-dare in rendimenti soddisfacenti a medio termine.

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Eurozona: una politica forse più stringente, ma senza un chiaro orientamento

L’espansione economica poggia su solide basi nei paesi centrali, e l’economia tedesca in particolare continua a beneficiare di politiche monetarie espansive, un tasso di cambio debole e una solida crescita nelle economie in via di sviluppo. Benché si ritenga che la Bce terrà fede, nel prossimo futuro, alla sua promessa di una contrazione monetaria, non siamo propensi a prevedere un ciclo prolungato di stretta e, pertanto, riteniamo che gli attuali prezzi di mercato sopravvalutino i rischi di stretta della Bce. La situazione delle economie periferiche, Spagna compresa, resta molto fragile e, nei prossimi anni, le economie irlandese, portoghese e greca non apporteranno alcun contributo alla regione. Tuttavia, il predominio dell’area centrale e la spinta in atto in queste economie suggeriscono per il 2012 un dato Pil probabilmente intorno all’1,5 per cento. Anche se nel breve periodo l’inflazione correrà leggermente al di sopra dell’obiettivo del 2%, a medio termine si dovrebbe rispettare l’obiettivo prefissato. Nei prossimi trimestri la performance economica della Spagna e le tensioni associate nel sistema bancario continuano a rappresentare un rischio importante per il settore finanziario e per la regione nel suo complesso.

L’impatto sui mercati è difficilmente percepibile, ma l’eliminazione di un’im-portante acquirente di titoli di Stato occidentali, non sensibile ai prezzi, rappresenta un rischio di prim’ordine in grado di alimentare un consistente rialzo dei rendimenti

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Se tra gli investitori così sfortunati da aver investito nel mercato Uk nel luglio 2007 (subito prima del credit crunch), qualcuno avesse avuto il coraggio di mantenere le proprie posizioni nonostante le condizioni estreme dei mercati negli ultimi anni, alla fine sarebbe stato premiato con un total return positivo di almeno un 4 per cento. Lo stesso vale per l’investitore inglese che avesse investito nel mercato europeo, che ha generato total return altrettanto positivi.Questo purtroppo non è altrettanto vero per gli investitori europei che, non avendo potuto beneficiare del declino della sterlina rispetto all’euro, nello stesso periodo hanno subito perdite di circa il 20 per cento. La svalutazione della sterlina ha mantenuto invece il valore delle posizioni europee per gli investitori d’oltremanica, anche se i mercati finanziari europei non hanno recuperato come invece è riuscito a fare il Ftse 100.Dovremmo dedurre che gli investitori abbiano assegnato alle azioni europee uno sconto del 20% a causa della crisi del debito sovrano. Tuttavia oggi persino gli osservatori più pessimisti sembrano concordare sul fatto che Spagna e Italia non pongono un significativo rischio di default. Resta comunque preoccupante la situazione di tre economie relativamente piccole: Grecia, Irlanda e Portogallo. La Grecia e l’Irlanda stanno attuando severi programmi di austerity che sembrano procedere come pianificato. I pacchetti di salvataggio potrebbero subire qualche aggiustamento, considerato che i burocrati europei sono alle prese con la ricerca di soluzioni di più lungo termine ai mali fiscali rispetto all’attuale intervento d’emergenza. Le aziende europee, tuttavia, rimangono profittevoli con un mercato che nell’insieme dovrebbe raggiungere il picco degli utili verso la fine dell’anno o all’inizio del 2012. Questo

renderà molte società profittevoli (per molte grazie ai piani di taglio dei costi) quasi quanto lo erano nella primavera del 2008, ma apparentemente con una perdita di valore di un quinto. Abbiamo già visto che gli asset allocator globali stanno riscoprendo l’Europa e iniziano gradualmente a reinvestire nel continente. E’ un processo ancora all’inizio e, per il momento, l’Europa rimane il mercato azionario più conveniente al mondo.In Europa l’ultimo trimestre del 2010 ha visto una sovraperformance aggressiva delle società cicliche, a causa della previsione e poi dell’arrivo di un secondo quantitative easing. Gli investitori growth hanno visto una sovraperformance dell’11% rispetto al value, quando il mercato aspettava che la liquidità del QE si riversasse sulle commodity e sui mercati emergenti. Dopo la pausa natalizia sembra che i gestori abbiano realizzato all’improvviso di aver trascurato una grossa fetta del mercato, così i titoli value sono tornati alla ribalta. Tuttavia nell’arco degli ultimi 12 mesi si è registrata una decisa sovraperformance dei titoli growth, un andamento che si è registrato in tono minore anche negli Usa.

Tutto il valore dell’EuropaQuali prospettive per le strategie value e high dividend sul mercato azionario europeo? Oggi l’Europa, dopo un periodo sostenuto di sottoperformance, resta ancora molto conveniente. Gli investitori alla ricerca di dividendi potranno aspettarsi un periodo di total return più generosi

Olly Russ,gestoredeifondiIgnis Argonaut European Income FundeEnhanced Income Fund

Quando parliamo di value in Europa oggi indichiamo tendenzialmente i finanziari, e quei paesi con esposizione all’Europa periferica. Anni di sentiment negativo hanno lasciato prezzi azionari depressi, ma spesso solidi utili sottostanti

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Attenzione ai finanziari

Vale la pena ricordare che quando parliamo di value in Europa oggi indichiamo tendenzialmente i finanziari, e quei paesi con esposizione all’Europa periferica. Anni di sentiment negativo hanno lasciato prezzi azionari depressi, ma spesso solidi utili sottostanti. Il settore assicurativo continua a essere tra i nostri favoriti. Svalutato a causa dell’associazione con altri finanziari, il settore non è mai stato tanto a rischio come ipotizzato da chi ha venduto le proprie posizioni. Oggi presenta opportunità ancora più interessanti. A seguito della tragedia giapponese, il mercato ha svenduto indiscriminatamente i titoli assicurativi, allarmato da chi fosse esposto a cosa. Munich Re, la compagnia riassicurativa più grande al mondo, ha subito un colpo da 1,5 miliardi di euro. Questo però rientra nello scarto predeterminato dalla compagnia nella sua gestione della liquidità. Oggi beneficerà della possibilità di aumentare i premi rispetto allo scorso anno, e prevediamo che questo si tradurrà presto in un miglioramento degli utili.Con una stagione degli utili ormai avviata, la maggior parte delle società sta mostrando una sana crescita dei dividendi, grazie a una crescita media del 10% sulla distribuzione degli utili. Questo potrebbe segnare l’inizio di una fase migliore per gli investitori alla ricerca di dividendi. Insieme alla rotazione verso il segmento value, molte aziende sono letteralmente sedute

su una montagna di liquidità e sono pronte a distribuirne gran parte agli investitori. Per fare un esempio Deutsche Telekom ha appena venduto la divisione Usa per 40 miliardi di dollari e, con tutta probabilità, gli investitori incasseranno un buon dividendo.Crediamo che questa tendenza a ridimensionare le compagnie a grande capitalizzazione (di per sé underperformer nel lungo termine), o a concentrarsi sui mercati core per i conglomerati più grandi, potrà portare risultati interessanti per chi investe in titoli high dividend, con un rafforzamento degli yield e dei dividendi speciali.L’Europa è ancora a buon mercato e dopo un periodo sostenuto di sottoperformance gli investitori alla ricerca di dividendi potranno aspettarsi un periodo di total return più generosi.

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Interviste / Azimut

Multinazionale indipendenteDopolafestaperivent’annidiattivitàsulmercatodelrisparmiogestito,Azimutpensaalfuturoinvestendosullainternazionalizzazione.“Stiamocercandodicostruirepartnershipconteamdigestioneedistribuzionelocalizzatiindiversicontinenti,spiegailpresidentePietro Giuliani,inmododasviluppareunadirettapresenzainquelleareeeapportarecompetenze specifichepermigliorarelanostracapacità di gestione”

Pietro Giuliani, presidente e

amministratore delegato del

Gruppo Azimut

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Interviste / Azimut

Abbiamo impostato una strategia estera che vedrà il nostro Gruppo assumere un respiro realmente internazionale con hub nei principali paesi del mondo. Non avremo più solo gestori italiani/europei, ma lavoreranno per noi fund manager in tutto il mondo, in particolare nei mercati emergenti

Ha festeggiato da poco i vent’anni di attività nel risparmio gestito, ma non riposa sugli allori ben consapevole che in questo settore il dinamismo è semplicemente indispensabile. Azimut, il principale gruppo italiano indipendente nell’ambito dell’asset management, oggi punta con forza sull’internazionalizzazione. “In questi primi vent’anni siamo arrivati dove nessuno si aspettava, dichiara Pietro Giuliani, presidente e amministratore delegato del Gruppo. Abbiamo dimostrato che è possibile costruire un’impresa di successo, solida, in grado di espandersi anche fuori dai confini nazionali salvaguardando l’indipendenza, caratteristica che reputo fondamentale per chi fa il nostro lavoro. L’innovazione, che è uno dei fattori del nostro successo, si è tradotta anche nella partecipazione azionaria di manager, dipendenti e promotori finanziari. Oggi confermiamo questo indirizzo proponendo la diretta correlazione tra utili societari e remunerazioni dei promotori mediante l’utilizzo degli strumenti finanziari di partecipazione”.Nell’ultimo semestre del 2010 Azimut, il cui patrimonio complessivo in gestione ha raggiunto quota 14,6 miliardi di euro (in crescita del 5,3% rispetto al 2009 grazie a una raccolta gestita netta positiva per 531 milioni e a una performance media ponderata netta al cliente dell’1,25%), ha posto le basi del proprio sviluppo futuro con una serie di nuovi progetti strategici: si va dall’espansione all’estero, attraverso la creazione di hub internazionali, al nuovo sistema partecipativo che prevede un forte coinvolgimento per promotori, gestori e dipendenti, agli investimenti in tecnologia (v. box) e in comunicazione e al rafforzamento delle reti distributive Azimut Consulenza, Az Investimenti, Apogeo Consulting e della divisione Azimut Wealth Management con l’avvio di nuovi progetti di formazione delle reti e una forte attenzione verso il passaggio generazionale con la nomina di cinque nuovi manager di rete in Azimut Consulenza.

L’espansione all’estero

Il punto chiave della strategia Azimut è comunque l’espansione oltre confine, in particolare sui mercati asiatici. “Quello che stiamo cercando di costruire, spiega Giuliani, sono partnership con team di gestione e distribuzione localizzati in diversi continenti così da sviluppare una diretta presenza in quelle aree e apportare competenze specifiche per migliorare complessivamente la nostra capacità nella gestione. Oggi ci servono almeno altri due poli oltre all’Europa (Italiua, Irlanda e Lussemburgo): uno in Asia-Australia e uno in America (Nord-Sud), in modo da coprire tutti i mercati attraverso gestori che lì vivono in tempo reale”.Il piano parte in pratica dalla Cina, con Hong Kong e Shanghai. Azimut prevede di costituire a Hong Kong una newco che controllerà direttamente società operative per la promozione, gestione e distribuzione di prodotti di risparmio gestito sui mercati asiatici. Lo sviluppo di questa area avverrà in joint venture con partner

locali e costituisce il primo passo per la penetrazione più ampia negli altri mercati della regione. A detenere la partecipazione nella newco è la AZ International Holdings sa, società di diritto lussemburghese interamente posseduta dalla capogruppo Azimut Holding spa, che avrà per oggetto in particolare l’assunzione di partecipazioni nelle società che di volta in volta saranno costituite dal Gruppo Azimut al di fuori del mercato italiano. Tre gestori di Az Fund (la società di gestione lussemburghese del Gruppo Azimut) che ora lavorano in Lussemburgo si trasferiranno nei prossimi mesi a Hong Kong per almeno tre anni e mezzo (si stanno adesso cercando /selezionando altri tre nuovi gestori per il Lussemburgo). Inoltre in Cina il Gruppo Azimut ha assunto professionisti senior locali a Hong Kong (un gestore) e Shanghai (tre fund manager).“Per continuare a crescere è fondamentale guardare anche al di là dei confini nazionali, ribadisce Giuliani. Per questo abbiamo impostato una strategia estera che vedrà il nostro Gruppo assumere un respiro realmente internazionale con hub nei principali paesi del mondo. Non avremo più solo gestori italiani/europei, ma lavoreranno per noi fund manager in tutto il mondo, in particolare nei mercati emergenti. Insieme alla gestione svilupperemo in loco anche la distribuzione che collocherà i prodotti Azimut ai clienti locali”.

Gli investimenti in tecnologia

Azimut ha acquisito, tramite sottoscrizione di un aumento di capitale riservato, una partecipazione del 19,9% nell’outsourcer informatico Daxtor srl (fornitore del Gruppo), per un controvalore di circa 400mila euro. “Grazie a questo accordo, spiega Pietro Giuliani, presidente e amministratore delegato del Gruppo Azimut, è in corso il restyling di tutta la piattaforma di rendicontazione sui clienti”. Inoltre il team di gestione di Azimut è stato dotato di uno strumento di front office all’avanguardia: Poms (Aim). “Il nuovo strumento, commenta Giuliani, consente di gestire e monitorare portafogli in qualsiasi parte del mondo semplicemente collegandosi a Bloomberg”. Infine nei prossimi mesi saranno attivi una serie di strumenti di lavoro su Tablet per i promotori finanziari del Gruppo per facilitare la relazione con il cliente ed esaltare gli aspetti di marketing relazionale.

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Il recupero di redditività ed efficienza, grazie innanzitutto alla semplificazione della struttura societaria e organizzativa. L’ottimizzazione dell’allocazione del capitale e il miglioramento del profilo di liquidità, in modo da ottenere la piena conformità ai requisiti patrimoniali di Basilea 3. Questi i punti principali del nuovo Piano strategico 2011-2014 del Gruppo Credito Valtellinese, che delinea le direttrici di sviluppo del Gruppo per il prossimo quadriennio sulla base della valorizzazione del proprio modello di banca del territorio, cooperativa e popolare, ma nel segno della cosiddetta “crescita sostenibile” secondo i nuovi canoni di Basilea 3. Il Piano si sviluppa sulla base di uno scenario di previsione che per prefigura un contesto di settore con tassi di crescita moderati sia per la raccolta diretta (Cagr 2010-2014 3,9%) che per gli impieghi (Cagr 4,7%) e più elevati per il risparmio gestito (Cagr 7,5%); la forbice dei tassi è prevista in lieve recupero, mentre si presume un aumento delle sofferenze, con un Cagr del 16,3 per cento. Tutto questo tenendo ben presente le novità di Basilea 3, che a regime (anche se il termine di compliance per Basilea 3 è molto più in là del 2014, ndr) comporterà impatti significativi sul sistema bancario a livello di gestione della liquidità e politiche di capital management. Va inoltre considerato, ha aggiunto l’amministratore delegato Miro Fiordi, il significativo ampliamento delle rete operativa realizzato dal Gruppo negli ultimi anni e la crescita sostenuta delle masse intermediate, con tassi di sviluppo al di sopra della media di settore. Insomma, una serie di fattori che impongono sostanziali interventi di consolidamento ed efficientamento.

I dettagli del Piano

Pertanto, il Piano intende realizzare innanzitutto l’efficientamento della rete commerciale e delle strutture centrali di gruppo, con l’introduzione di una nuova struttura di coordinamento delle reti di vendita e l’istituzione di nove “aree regionali” al fine di incrementare la vicinanza al territorio, il presidio commerciale e la rapidità decisionale. E’ prevista una revisione del processo del credito, con l’introduzione di più stringenti “credit policies” e l’adozione di modelli di pricing “risk adjusted”. Si punterà su una crescita per linee interne e sull’ottimizzazione del radicamento territoriale, attraverso l’apertura di 50 filiali nelle aree a elevata attrattività, prevalentemente localizzate nel Nord e Centro Italia. Infine, saranno sviluppati nuovi processi di pianificazione e controllo in ottica “value based management”. Dal punto di vista numerico, gli obiettivi del Piano si traducono in un utile netto di pertinenza della capogruppo a 178 milioni di euro al 2014 (Cagr 27,2%), un cost/income

ratio al 51,3% nel 2014 (in diminuzione di circa 13,8 punti percentuali) e un Roe tangible a 10,2%, in crescita di oltre quattro punti. La raccolta diretta è prevista a 30,4 miliardi (Cagr 8,7%), quella indiretta a 18,1 miliardi (Cagr 9,5%), i crediti verso clientela a 29,4 miliardi (Cagr 7,6%) e il Tier I ratio, fondamentale nell’ottica Basilea 3, previsto al 7,5 per cento.

La riorganizzazione societaria

Come detto, il raggiungimento di questi obiettivi di redditività passerà anche attraverso il recupero di efficienza derivante dalla semplificazione della struttura societaria e organizzativa. Il CdA della capogruppo ha infatti approvato un progetto di forte riorganizzazione del Gruppo che dovrebbe essere realizzato entro il 2011. E’ prevista innanzitutto la fusione per incorporazione nella capogruppo delle controllate Bancaperta, Credito Piemontese e Banca dell’Artigianato e dell’Industria, nonché la fusione per incorporazione nella controllata quotata Credito Artigiano di Banca Cattolica, Credito del Lazio e Carifano - Cassa di Risparmio di Fano e il successivo conferimento della rete sportelli presenti nelle regioni Marche e Umbria in una nuova società appositamente costituita, che manterrà il presidio territoriale di quelle regioni con il marchio Carifano. Verrà inoltre attuata una riorganizzazione complessiva della rete e l’istituzione di aree regionali, “con l’obiettivo di accrescere ulteriormente uno dei più importanti vantaggi competitivi delle banche locali, in particolare delle banche popolari, rappresentato dalla prossimità ai territori di radicamento. Anche a tale scopo, nelle aree di insediamento delle banche incorporate, saranno salvaguardati e valorizzati i marchi con maggiore avviamento commerciale”.

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Il nuovo Piano strategico del Gruppo Creval punta a raggiungere utili per 178 milioni al 2014, con una crescita media del 27,2%; allo stesso tempo l’obiettivo è la riduzione dei costi, con un cost/income al 51,3 per cento

Miro Fiordi, amministratore delegato del Credito Valtellinese

LacrescitasostenibiledelCreval

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Ilcommerciodell’oroallaresa dei contiIl mercato dell’oro è afflitto da gravi problemi come il riciclaggio, l’abusivismo e la ricettazione. Anopo, l’Associazione Nazionale Operatori Professionali Oro, invoca una nuova legge che la tuteli dal riciclaggio e dai traffici illeciti

Approfondire e indagare il mercato dell’oro e i traffici illeciti ad esso collegati, illustrando le ultime novità nel settore e proponendo soluzioni legislative in grado di diminuire i fenomeni di criminalità. E’ l’obiettivo della conferenza organizzata a Roma da Anopo, l’Associazione Nazionale Operatori Professionali Oro, in collaborazione con Aira, l’Associazione Italiana Responsabile Antiriciclaggio.Il problema è che, nonostante la presenza di una legge che regolamenta il mercato, i punti non rispettati sono molti. Il decreto antiriciclaggio prevede, infatti, per gli operatori in oro solo uno dei tre presidi fondamentali alla lotta al riciclaggio (la segnalazione di operazioni sospette, ndr). V’è da chiedersi, però, come possano tali soggetti segnalare operazioni sospette a fronte delle quali non possono approvvigionarsi d’informazioni detenute, poiché acquisite, presso i medesimi a fronte d’identificazione e adeguate verifiche della clientela. Negli ultimi anni, inoltre, si è assistito a una affermazione massiccia su tutto il territorio nazionale di negozi comunemente denominati “Compro Oro”, specializzati nell’acquisto di preziosi da parte di privati cittadini. Nulla vieta, anche al titolare di una ditta individuale, di acquistare oreficeria per poi successivamente rivenderla, sia all’ingrosso che al minuto. Purtroppo però, moltissimi gestori di questi negozi, assumono in toto le funzioni e le competenze commerciali proprie di un operatore professionale, pur non rispettando minimamente i requisiti imposti dalla legge, operando quindi in modo del tutto abusivo. “Anopo, dichiara il legale dell’Associazione Daniele Bertaggia, lamenta il fatto che venga continuamente violata la legge sia civile che penale, che sanziona gravemente i comportamenti non regolari e conformi a legge, con pene da sei mesi a quattro anni, e auspica nell’interesse di tutte le parti un maggior controllo dall’autorità preposta”.

Filiera illegale

La legge, sostiene Anopo, è chiara sia sulle modalità di identificazione della natura dei beni che possono essere qualificati come oro, sia sulle caratteristiche che un’azienda deve assumere per poter esercitare lecitamente tale commercio. Categoria alla quale non appartengono le ditte individuabili identificabili nei Compro Oro. Il giro d’affari medio di un negozio Compro Oro è stimato attorno ai 300mila - 350mila euro annui; dunque, considerando che oggi sono circa 20mila, si può raggiungere un business potenzialmente illegale pari a 7 miliardi di euro. Numeri altissimi che fanno gola alle associazioni mafiose e alla criminalità organizzata. “Ci si trova davanti ad una filiera di commercio illegale, spiega Andrea Zironi, presidente di Anopo; la nostra professione è messa a rischio, nonostante le norme vigenti, i Compro Oro e le attività che non rispettano i requisiti imposti dalla legge commercializzano prodotti per fini industriali provenienti da ‘situazioni ambigue’, non rispettando il prezzo stabilito dal mercato, non rilasciando scontrini fiscali, non documentando il traffico ne le operazioni effettuate. Una situazione che avvantaggia, quindi, l’illegalità. Per questo Anopo chiede alle autorità una maggiore regolamentazione e vigilanza. Vogliamo maggiori controlli, per una concorrenza leale, riuscendo così a tutelare anche il consumatore finale, che a prima vista potrebbe raggiungere un più facile guadagno nel rivolgersi a un operatore non in regola, ma così facendo incrementa anche l’evasione fiscale”.

L’impegno di Aira

Dal canto suo Aira, in qualità di associazione che rappresenta le esigenze dei responsabili antiriciclaggio anche in sede normativa, si impegna a studiare il fenomeno che, nonostante la scarsità di dati ufficiali attualmente in circolazione, denota un incremento esponenziale pari al 22,5% sul dato nazionale. “Al fine di proporre un tavolo di lavoro da offrire alle autorità, già impegnate sul territorio nazionale in numerose operazioni di polizia, e agli operatori ove possano confrontarsi sulla tematica e trovare una soluzione soddisfacente alle carenze attuali, afferma Ranieri Razzante, presidente di Aira, verrà vagliata la possibilità di proporre alcune osservazioni sin dall’immediato a partire dall’ormai prossima consultazione pubblica ufficiale sul ‘Provvedimento di attuazione del d.lgs. 231/07 in materia di adeguata verifica ai fini della disciplina antiriciclaggio’ la cui data di emanazione è indicata per ottobre 2011. L’obiettivo è richiedere chiarimenti alle autorità di riferimento in tema di adeguata verifica, attualmente non prevista per gli operatori professionali in oro, e richiamare l’attenzione sollevando un dibattito sull’opportunità di una modifica della normativa attuale”.

Ranieri Razzante, presidente di Aira

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Cosìsiinnoval’area sinistriUn rapporto di ricerca a cura del CeTIF sottolinea i profondi cambiamenti con cui le compagnie di assicurazione sono chiamate a confrontarsi nell’area sinistri

Circa il 67% del mercato assicurativo sta riconfigurando la propria offerta di mercato, con chiari effetti sulla tipologia e la qualità dei servizi offerti nell’area sinistri. In questo settore, a seguito degli interventi del legislatore e di Isvap, i player assicurativi sono chiamati a garantire maggiore trasparenza, efficienza e vicinanza al cliente. E’ quanto sottolinea il rapporto di ricerca “Innovare l’area sinistri: tra ricerca di nuove opportunità e miglioramento continuo dei processi operativi” a cura del CeTIF, il Centro di ricerca su Tecnologie Innovazione e servizi Finanziari presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Lo studio condotto da CeTIF, che è il risultato del Competence Centre svoltosi nel 2010, sostiene che le compagnie sono chiamate a realizzare innanzitutto un cambiamento culturale a tutti i livelli dell’azienda, coinvolgendo soprattutto le figure di agenti e liquidatori. Si evidenzia inoltre come stia evolvendo il concetto stesso di gestione del sinistro, che non è più considerato solo come un processo amministrativo, ma più globalmente come servizio offerto al cliente. Di fatto, i clienti avranno un peso sempre maggiore nella fase di costruzione del prodotto e i servizi che verranno offerti saranno sempre più personalizzati in base alle esigenze della clientela.“Nel 2009, dichiara Federico Rajola, professore di Organizzazione aziendale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e direttore del CeTIF, le compagnie di assicurazione hanno dovuto pagare sanzioni per un valore complessivo di 60 milioni di euro riconducibili all’inefficienza riscontrata nell’erogazione del servizio e nel processo di liquidazione. Da qui la necessità per le compagnie di focalizzare i propri sforzi da una parte sull’individuazione di processi efficienti e di valore per il cliente, dall’altra sulla misurazione del processo di liquidazione, in un’ottica di miglioramento continuo”.

Si investe sul know-how dei liquidatori

La ricerca delinea inoltre nel ramo sinistri uno scenario caratterizzato dall’accrescimento degli investimenti su tutti i canali di distribuzione, laddove oggi i canali che vengono maggiormente utilizzati continuano a essere

l’agente e i call center, mentre solo il 30% del mercato offre servizi che permettano di inviare le denunce via web. Allo stesso modo, sono segnalati forti investimenti da parte delle compagnie nelle attività che permettono l’efficientamento del processo operativo attraverso il miglioramento dei tempi di liquidazione e dell’adeguatezza degli importi liquidati: in effetti, circa il 62% delle imprese di assicurazione sta attualmente investendo sul know-how dei liquidatori.

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Federico Rajola, professore di Organizzazione aziendale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e direttore del CeTIF

Al via un nuovo Competence Centre triennale

Sviluppare sensibilità e cultura in merito alle principali trasformazioni in atto sul mercato assicurativo. E’ con questo obiettivo che il CeTIF, in partnership con Rgi Group, ha istituito il nuovo Competence Centre triennale “Innovare l’area sinistri - Fase II: Evoluzione normativa e modelli di valutazione dei costi operativi e delle performance nella gestione dei sinistri assicurativi”. Il Competence Centre si strutturerà come tavolo di lavoro e approfondimento orientato all’individuazione delle innovazioni strategiche per lo sviluppo di servizi a supporto dei sinistri, oltre a presidiare nel lungo periodo l’evoluzione normativa e i suoi effetti legali. Nel 2011, in particolare, la ricerca si occuperà di definire i modelli operativi target e le best practice per la gestione dei sinistri, di individuare una metodologia per la valutazione delle performance operative dell’area sinistri e di definire i modelli target per la gestione delle frodi.

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Qual è l’attuale livello di sicurezza delle informazioni economiche che appartengono alle aziende? Se ne occupa il report globale a cura di McAfee e Science Applications International Corporation (Saic) “Economie clandestine: capitale intellettuale e dati aziendali sensibili sono ora la nuova valuta del crimine informatico”, dove responsabili sicurezza e delle decisioni It illustrano come i criminali informatici abbiano compiuto un passaggio dal furto delle informazioni personali, per indirizzarsi verso il ca-pitale intellettuale dell’azienda di alcune delle principali organizzazioni riconosciute a livello internazionale. In sostanza, sembra che i criminali informatici abbiano com-preso che è più redditizio vendere informazioni proprieta-rie e segreti aziendali che sono meno o per nulla protetti, facendone così la nuova moneta di scambio. “I criminali informatici, conferma Simon Hunt, vice presi-dent e chief technology officer, endpoint security di McAfee, hanno spostato la propria attenzione dalla proprietà dei beni aziendali alle proprietà intellettuali, come ad esempio segreti commerciali o documenti di pianificazione della produzione. Abbiamo assistito a significativi attacchi rivolti verso questo tipo di informazioni. Attacchi sofisticati come ‘Operazione Aurora’, e anche gli attacchi meno sofisticati come ‘Night Dragon’ si sono infiltrati in alcune delle azien-de più grandi, e apparentemente, più protette al mondo. I criminali stanno prendendo di mira il capitale intellettuale delle aziende e spesso ci riescono con successo".

Difficile distinguere fra attacchi interni o esterni

Dunque, l’economia sommersa della criminalità informati-ca sta guadagnando denaro alle spese del capitale intellet-tuale aziendale che include segreti commerciali, piani di marketing, risultati delle attività di ricerca e sviluppo ed anche codice sorgente. McAfee e Saic, in collaborazione con Vanson Bourne, hanno intervistato più di 1.000 responsabili delle decisioni It senior negli Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Cina, India, Brasile e Medio Oriente. Lo studio, che fa seguito al report pubblicato nel 2008 “Unsecured Economies”, rivela quali paesi sono stati percepiti come i meno sicuri per l’archiviazione dei dati aziendali, in che percentuale le aziende subiscono violazioni

e in che percentuali intendono adottare soluzioni per preve-nire o porre rimedio alla violazione dei dati.“La distinzione tra attacchi dall’interno e dall’esterno è diventata labile, aggiunge Scott Aken, vice presidente per le operazioni cyber di Saic. Aggressori sofisticati si infiltrano in una rete, rubano credenziali valide, e riescono a operare liberamente, proprio come farebbe un insider. Attuare strategie difensive contro queste minacce miste interno-esterne è essenziale, e le organizzazioni hanno bisogno di strumenti di protezione dalle minacce interne in grado di prevedere gli attacchi basati sul comportamen-to umano”.

I principali risultati dello studio

• L’impatto delle violazioni di dati - un quarto delle organizzazioni oggetto dello studio ha rallentato subito il blocco o il rallentamento di una fusione/acquisi-zione, o il lancio di un nuovo prodotto/soluzione a causa di una violazione dei dati, o per la minaccia credibile di una violazione dei dati. Tra le organizzazioni che hanno subito una violazione dei dati, solo la metà ha preso provvedimenti per porvi rimedio e proteggere i sistemi da future violazioni.• La proprietà intellettuale si archivia all’estero - la recessione economica ha fatto crescere il numero delle organizzazioni che sta rivalutando i rischi legati al tratta-mento dei dati al di fuori della propria nazione, alla ricerca di opzioni più economiche.• Il costo della protezione dei dati all’estero - in Cina, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, le organizza-zioni spendono oltre un milione di dollari al giorno per l’It. Negli Stati Uniti, Cina e India, le aziende spendono più di un milione di dollari la settimana per la sicurezza delle informazioni sensibili collocate all’estero.• La percezione geografica delle minacce - Cina, Russia e Pakistan sono percepite come i paesi meno sicuri per l’archiviazione dei dati, mentre Regno Unito, Germania e Stati Uniti sono considerati i più sicuri. Tra le organizza-zioni globali intervistate, tuttavia, un numero elevato non effettua frequentemente valutazioni del rischio.• Il silenzio sulla violazione dei dati - solo tre organizzazioni su dieci rendono note tutte le violazioni di dati subite, e sei su dieci abitualmente “scelgono” quali le violazioni notificare. Lo studio, inoltre, indica che le orga-nizzazioni possono cercare i paesi che hanno una legislazio-ne sulla perdita dei dati più “clemente”: otto organizzazioni su dieci memorizzano le informazioni sensibili all’estero proprio a causa del fatto che le leggi sulla privacy del loro paese prevedono la notifica ai clienti delle violazioni dei dati.• La sfida della gestione dei dispositivi - una delle maggiori sfide che le organizzazioni devono affrontare nella gestione della sicurezza delle informazioni è la prolifera-zione dei dispositivi, come iPad, iPhone e dispositivi con sistemi operativi Android. Proteggere i dispositivi mobile continua a essere una nota dolente per la maggior parte delle organizzazioni: il 62% degli intervistati la considera infatti una sfida.

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LadridiproprietàintellettualeUno studio a cura di McAfee e Saic sottolinea il salto di qualità dei criminali informatici: è più redditizio vendere informazioni proprietarie e segreti aziendali

Quali azioni sono state intraprese per porre rimedio e proteggere i sistemi per il futuro?

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LargoagliinnovatoriNella settima edizione del “Cerchio d’Oro dell’Innovazione Finanziaria” il riconoscimento di Intermediario Finanziario più innovativo dell’anno 2010 è andato a Banca Monte dei Paschi di Siena, seguita da Genertel e Intesa Sanpaolo

Anche quest’anno il Premio “Il Cerchio d’Oro dell’Innovazione Finanziaria” a cura di AIFIn, giunto alla settima edizione, ha puntato i riflettori sui progetti più innovativi in ambito bancario, assicurativo e finanziario. Al Premio hanno partecipato 29 intermediari finanziari di diversa tipologia e dimensione, per un totale di 75 progetti. Ad aggiudicarsi il riconoscimento di Intermediario Finanziario più innovativo dell’anno 2010 è stata Banca Monte dei Paschi di Siena, seguita da Genertel e Intesa Sanpaolo.

L’evento ha rappresentato l’occasione per cogliere l’evoluzione dello scenario di settore, che oggi punta sulla competitività legata a doppia mandata proprio con l’innovazione. “In effetti, spiega Sergio Spaccavento, presidente dell’Associazione Italiana Financial Innovation, l’innovazione rappresenta per le banche una leva fondamentale per poter garantire agli azionisti adeguati rendimenti, soprattutto sostenibili nel tempo. Per riuscire ad acquisire vantaggi competitivi è importante sapere gestire correttamente il processo di innovazione e costruire un portafoglio di ‘progetti innovativi’ adeguato alla strategia e agli obiettivi aziendali”.La banca innovativa, così come delineata dai progetti che sono stati presentati, è quella che sa intercettare correttamente e velocemente le aspettative della clientela e dunque sviluppare in modo originale soluzioni di valore per il cliente, e per la banca, che vadano a soddisfare

bisogni ancora “latenti” o aree di insoddisfazione, rilevate per esempio da ricerche di mercato o addirittura da reclami da parte della stessa clientela. La conoscenza del cliente è quindi una primaria fonte di input del processo di innovazione, “che però, precisa Spaccavento, non sempre le banche utilizzano”.

Come cambia la filiale

Per quanto riguarda l’edizione 2010 del Premio, cartina al tornasole delle “spinte all’innovazione” dei protagonisti del mercato sono stati i canali distributivi, che hanno mostrato la maggiore innovazione in termini di progetti presentati. Ciò è legato, secondo Spaccavento, “alla necessità di ottimizzare il modello distributivo; all’evoluzione tecnologica (mobile, web 2.0 ecc.); alla modifica del comportamento di acquisito e consumo della clientela, sempre più multicanale”. Tutto è in evoluzione: il personale di rete, chiamato ad avere nuove competenze; il ruolo della filiale, sempre più orientato alla vendita e consulenza; la clientela, che frequenta sempre meno le filiali, operando sempre più spesso con i canali diretti e in particolare con Internet. Questi cambiamenti hanno fatto emergere una nuova figura - evidenziata dal Premio - il consulente remoto in filiale, che ha l’obiettivo sia di ridurre i costi utilizzando una risorsa a supporto di più filiali, sia di migliorare il servizio al cliente, ampliando l’orario di apertura della filiale e offendo una risorsa specializzata per la consulenza. Anche l’introduzione delle firma digitale nell’Internet Banking, i servizi di assistenza remota come la chat o la videochiamata sono driver del cambiamento per il canale diretto.

L’innovazione richiede continuità

Come valutare gli istituti che hanno ottenuto le migliori votazioni al Premio? “Le banche che hanno vinto il premio ‘Cerchio d’oro dell’innovazione finanziaria’, sottolinea Spaccavento, si sono sicuramente distinte per la capacità di essere spesso ‘first mover’ nello sviluppo di nuovi prodotti, servizi, processi, canali ecc. Tuttavia l’innovazione richiede continuità per poter conseguire quei vantaggi competitivi ricercati e che possono condurre a miglioramenti stabili e sostenibili di performance. Non sempre questo avviene nel settore bancario. Negli ultimi anni l’innovazione normativa - si pensi a Mifid, Sepa e Psd, Basilea 2 e 3 - ha assorbito gran parte della capacità di investimento in innovazione degli intermediari finanziari. L’adeguamento alla normativa è stata però spesso anche una giustificazione ‘interna’ alla ‘non capacità’ di innovare. Inoltre le operazioni di M&A (o di acquisto di filiali), con l’obiettivo di raggiungere adeguate economie di scala e capacità distributiva, sono state spesso anche una soluzione alla non capacità di crescere in modo organico. Per questo motivo, conclude Spaccavento, riteniamo oggi più che mai fondamentale che sia il top management delle banche il promotore del cambiamento e dell’innovazione”.

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Sergio Spaccavento, presidente dell’Associazione Italiana Financial Innovation

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L’innovazione richiede continuità per poter conseguire quei vantaggi competitivi ricercati e che possono condurre a miglioramenti stabili e sostenibili di performance. Non sempre questo avviene nel settore bancario

Canali distributivi1. Cassa Rurare Levico Terme - “La consulenza e la vendita in remoto in ambienti non presidiati - il progetto RealBanking”2. Intesa Sanpaolo - “Prestito Personale On line”3. UniCredit - “Vetrina On line”

Prodotti e Servizi di Pagamento1. Poste Italiane/BancoPosta - “Postepay&Go” 2. Cariparma - “City Card. Il tuo pass per i servizi scolastici”3. Banca Monte dei Paschi di Siena - “Mps Contozip”

Organizzazione e Operations1. Banca Monte dei Paschi di Siena - “Remote Learning - Remedy”2. Webank - “La banca che vorrei”3. UniCredit - “Nuova Library: flessibilità e personalizzazione al servizio della comunicazione”

Marketing1. Banca Monte dei Paschi di Siena – “Pricing Ava Based”2. Cariparma - “Felici e Clienti: sviluppo clienti come piattaforma di crescita”3. Banco Posta - “Sconti BancoPosta”

Nuovi Servizi1. Genertel - “ iGenertel, l’app che ti offre più assistenza”2. Intesa Sanpaolo - “Assistenza On line con chat e videochat”3. Genertel - “Denuncia on line”

Prodotti e Servizi di Investimento1. Banca IMI - “Behavioural finance, funzione utilità degli investitori e una nuova famiglia di prodotti”2. Genertellife - “Pensionline di Genertellife - il primo piano pensione on line e al telefono”3. Ing Direct - “Borsa Protetta Arancio”

Prodotti e Servizi di Credito1. Intesa Sanpaolo - “Bancabilità - Una linea d'azione per il rilancio del sistema delle Pmi”2. UniCredit - “Opzione Sicura. L’unico mutuo con il tagliando”3. Barclays - “Mutuo Variabile Tasso Protetto con Opzione di Passaggio a Tasso Fisso”

Comunicazione1. Axa Mps - “Previsio”2. Genertel - “Voglio una vita…”3. MC Gestioni - “Portafogli Chiari”

Prodotti e Servizi Assicurativi1. Tua Assicurazioni - “Tua Ti Guida”2. Axa Mps - “Axa Mps Valore Autonomia”3. Cariparma - “Protezione Leasing. La nuova polizza di protezione del credito dedicata al leasing”

Intermediario Innovativo dell’anno 20101. Banca Monte dei Paschi di Siena2. Genertel3. Intesa Sanpaolo

Tutti i premiati del “Cerchio d’Oro dell’Innovazione Finanziaria”

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Più proattive o reattive di fronte ai cambiamenti del mercato, della regolamentazione e della clientela? Quale sarà l’atteggiamento delle banche retail nel 2011? Lo abbiamo chiesto a Giles Nelson, deputy chief technology officer di Progress Software. “La regolamentazione è un ambito in cui chiaramente le banche dovranno abituarsi ai cambiamenti, nei prossimi anni, e la conformità alla normativa diventerà sempre più importante. Questo è stato riconosciuto dalle istituzioni non bancarie che lavorano nei servizi finanziari. Thomson Reuters, per esempio, ha recentemente annunciato la formazione di una divisione Governance, Risk & Compliance per fornire soluzioni informative a coloro che devono conformarsi alla normativa. Sicuramente utile, ma la stessa regolamentazione trova applicazioni diverse all’interno di banche differenti. I processi che supportano la normativa devono essere in grado di cambiare frequentemente. Ma in pratica le modifiche ai processi consentite dalle attuali applicazioni sono costose e richiedono tempo. Il metodo di progettazione delle applicazioni necessita, quindi, di essere esso stesso reattivo e di focalizzarsi attorno alle relazioni con gli eventi, le regole del business, il flusso di lavoro e le interfacce utente, non attorno alla cifratura del linguaggio di programmazione. Per fare un esempio, una banca, ora cliente di Progress, doveva conformarsi alle nuove disposizioni normative in poche settimane. Tuttavia

l’applicazione esistente della banca era troppo poco flessibile per essere aggiornata a un costo contenuto e in un tempo limitato. È stato scelto pertanto un approccio alternativo, basato sulla tecnologia di Business Process Management e di elaborazione degli eventi che ha consentito al processo di conformità di evolversi e modificarsi nel tempo in maniera più dinamica, e di essere personalizzato per soddisfare le esigenze della banca”.

Parola d’ordine: reattività

Un altro punto centrale per il 2011 sarà la customer experience. In generale, sottolinea Nelson, il settore bancario è rimasto indietro rispetto agli altri mercati nel reagire prontamente ai bisogni individuali dei clienti e a come questi interagiscono con la propria banca. “Un recente studio della società di analisi Aite ha mostrato che solo il 22% delle piccole aziende sono ‘estremamente’ soddisfatte della loro banca, mentre ben il 65% delle aziende più grandi ritiene che le banche non abbiano prestato particolare attenzione alle loro necessità. Un aneddoto personale può essere d’aiuto. Recentemente, ho trasferito del denaro da un conto di risparmio della mia banca a un conto di un’altra banca, che mi offre un tasso d’interesse superiore. La prima banca mi ha contattato per conoscere il motivo per cui non stessi usando il mio conto di risparmio, ma solo dopo che tutto il denaro ne era uscito. A quel punto era semplicemente troppo tardi. Come dire che le banche non sono ancora abbastanza sofisticate per monitorare come i clienti interagiscono con i loro conti, on line, via telefono, ecc. e non sanno interpretare correttamente ciò che queste azioni significano né rispondere opportunamente”. Insomma, di nuovo la parola d’ordine è reattività. “Il customer onboarding, il processo di gestione di una richiesta da parte di un cliente per un prestito, una carta di credito, ecc. recentemente è stato rivisto, non solo per migliorare la customer experience, ma anche per aumentare l’efficienza operativa dei processi bancari. Alcune banche hanno ora una visione in tempo reale di questi processi e possono immediatamente determinare se un mutuo ad alto valore debba essere trattato con una priorità maggiore rispetto a un prestito per una macchina, o se un certo numero di richieste per delle carte abbia richiesto troppo tempo per ricevere un credit check. Conoscere questo genere d’informazioni subito (piuttosto che dopo giorni o settimane) è vitale per individuare velocemente le eccezioni e riorganizzare la priorità delle risorse”.

L’innovazione nei pagamenti

Uno dei servizi chiave di una banca sono i pagamenti, sia che questi siano eseguiti tramite carte, trasferimento

Focussucomplianceecustomer experienceSecondo Giles Nelson, deputy Cto di Progress Software, sono due i temi principali su cui si concentreranno le banche nel 2011: il rispetto delle normative e la soddisfazione della clientela

Giles Nelson, deputy chief technology officer di Progress Software

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News

Le banche italiane? Puntino sull’innovazione

A Mattia Bruzzi, senior sales account manager di Progress Software, abbiamo richiesto un commento sullo scenario delle banche italiane. “Anche il nostro mercato, nonostante sia una realtà fortemente conservativa, deve prendere atto del contesto competitivo in cui opera, tanto a livello internazionale quanto a livello nazio-nale. La crisi ha ovviamente scatenato una forte pressione sulla riduzione dei costi che però non deve intac-care in alcun modo la customer experience, anzi tutt’altro. E’ necessario continuare a innovare per difendere ed espandere il proprio business, che altrimenti e inevitabilmente destinato a contrarsi.Anche per quanto riguarda l’ambito dei pagamenti, l’Italia è chiamata a tenere il passo con gli input e i cam-biamenti spinti dalle varie iniziative europee volte al miglioramento e all’armonizzazione delle operazioni intra ed extra europee.L’unico punto su cui l’Italia potrebbe farsi tentare dal lusso, commettendo però un grave errore strategico, riguarda la compliance, visto che le varie direttive promulgate (Mifid, Mifid II, ecc.) o in corso di definizione, non hanno ancora stabilito standard precisi e chiari input definitivi. Tuttavia le linee guida sono già state tracciate e sicuramente muoversi nella stessa direzione si tradurrebbe in un segnale positivamente percepito dal mercato nonché in un beneficio per i clienti, che sarebbero tutelati da una maggiore trasparenza”.

Mattia Bruzzi, senior sales account manager di Progress Software

Un importante punto di svolta potrebbe essere l’integrazione, da parte di Apple, di un chip Nfc (Near Field Communications) all’interno del prossimo iPhone, previsto per la metà dell’anno

bancario diretto, assegni o altro. Ebbene, fa notare Nelson, quest’anno in tema di pagamenti potrebbero essere introdotte innovazioni significative che richiederanno alle banche di rispondere in modo diverso da come erano abituate. “Un importante punto di svolta potrebbe essere l’integrazione, da parte di Apple, di un chip Nfc (Near Field Communications) all’interno del prossimo iPhone, previsto per la metà dell’anno. Questo permetterà all’iPhone di essere utilizzato come device di pagamento attraverso i Pos all’interno dei negozi. Non è una novità così grande. In effetti, in Giappone i chip Nfc sono stati incorporati nei telefoni cellulari già da qualche tempo, ma Apple ha la capacità di stimolare i mercati e non solo grazie all’iPhone. Ci sono infatti 160 milioni di account iTunes che già effettuano pagamenti. Anche Google e Paypal stanno considerando l’idea di offrire servizi Nfc”.

La domanda a questo punto è: questa innovazione scardinerà davvero i sistemi di pagamento esistenti che ancora, perfino nel caso di Paypal, si basano su un’infrastruttura di pagamenti fornita, in primis, dalle banche? “Ce lo auguriamo. Le banche sono state terribilmente lente in fatto di innovazione dei metodi di pagamento. È stata necessaria un’imposizione da parte dell’ente regolatore britannico per introdurre servizi di pagamenti più veloci nel Paese. Ancora oggi troppi pagamenti impiegano tre giorni, il che è eccessivamente lento per qualsiasi tipo di transazione. I pagamenti attraverso l’Europa sono addirittura più lenti e costosi.Se l’innovazione tecnologica spinge verso un cambiamento nei pagamenti, le banche saranno costrette ad aumentare la flessibilità e la velocità delle loro infrastrutture per gestire, potenzialmente, un maggior numero di piccole transazioni. Quindi? Avranno bisogno di essere più reattive. Se non saranno in grado di adeguarsi velocemente, le banche potrebbero sparire diventando semplici veicoli di pagamenti più grandi risultanti dall’aggregazione di tutte le transazioni effettuate con piattaforme più moderne. Anche le pressioni sui costi avranno il loro ruolo. Una recente analisi di Boston Consulting Group indica che chi gestisce i pagamenti ha bisogno di ridurre i costi tra il 10% e il 35% entro il 2012, per mantenere stabile il rapporto entrate-uscite.In definitiva, conclude Nelson, anche se è vero che il sistema bancario retail e wholesale spesso si muove troppo lentamente, grazie alla regolamentazione, la pressione dei clienti e l’innovazione tecnologica prevediamo significativi cambiamenti durante il 2011”.

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UnaquestionedigovernanceUna ricerca a livello Emea a cura di Informatica mostra rischi e inefficienze nella gestione dei dati da parte della maggior parte delle aziende

Che le imprese non brillino nella gestione dei dati è un dato di fatto di cui gli osservatori dell’informatica aziendale sono da sempre consapevoli. Ma che lo stato dell’arte fosse così allarmante come emerge dallo studio “The Data Ownership Dilemma” a cura di Informatica Corporation (fornitore

di soluzioni e servizi per la data integration), forse pochi avrebbero potuto immaginarlo. In sostanza la ricerca, che è stata commissionata da Informatica alla società Dynamic Markets coinvolgendo oltre 600 professionisti dei settori vendite, marketing e It presso aziende con almeno 250 dipendenti attive nella regione Emea, ha evidenziato come la scarsità di governance dei dati, il diffuso senso di confusione circa l’ownership dei dati e la tendenza a bypassare l’It per l’acquisto e la gestione di applicazioni e database siano tutti fattori che portano a un inutile incremento dei costi e al proliferare di dati inattendibili all’interno delle aziende. Ne consegue in effetti che l’80% dei manager delle aree vendite e marketing non ritiene affidabili e precise le informazioni fornite dai database aziendali. Ma ciò che preoccupa ancora di più è che questa considerazione viene confermata dall’83% dei professionisti It. La quasi totalità degli intervistati (97%) ammette, inoltre, la possibilità di problemi quando si devono fornire agli utenti aziendali dati precisi o analisi dettagliate degli stessi. “Una gestione non ottimale dei dati, dichiara John Poulter, senior vice president Emea di Informatica, può avere conseguenze preoccupanti e di vaste dimensioni, dalla perdita di opportunità per l’azienda al rischio di non conformità, fino al generarsi di operazioni inutilmente costose”.Le evidenze non cambiano se si localizzano i dati nell’ambito delle aziende italiane. “I risultati, in linea con il trend italiano, sottolinea Fredi Agolli, country manager Informatica Software Italia, indicano ancora una volta la carenza di un approccio strategico alla gestione dell’intero patrimonio informativo come vero e proprio asset aziendale. I dati di cui le aziende dispongono sono spesso inaffidabili, ridondanti e non tempestivi. La ricerca conferma quanto la domanda di strumenti per la data integration sia ancora attuale e urgente: le aziende devono poter fare affidamento sui dati con cui lavorano. Una piattaforma di integrazione dei dati è dunque indispensabile per colmare queste lacune e ottenere informazioni in linea con la dinamicità delle esigenze di business”.

Mancanza di governance

Una quantità spropositata di applicazioni e dati inutilizzati, l’eccessiva complessità delle infrastrutture di informazione e la mancanza di risorse ostacolano l’It nel gestire con efficacia i dati aziendali e nel distribuire tempestivamente le informazioni agli utenti:• Secondo il 75% dei professionisti It intervistati, negli ultimi tre anni un certo numero di applicazioni presenti sulla rete aziendale non è stato utilizzato. In media, tali applicazioni costituiscono il 25% delle totali disponibili sul sistema, finendo per consumare risorse It, potenza e tempi di gestione dell'azienda. • L’81% ritiene che le applicazioni inutilizzate rappresentino un costo per l’azienda, mentre secondo l’86% i sistemi It potrebbero funzionare più efficacemente se tali

News

Fredi Agolli, country manager Informatica Software Italia

Employees allowed access and to modify databases

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applicazioni venissero rimosse. • Il 46% sostiene che il più grande ostacolo alla gestione del volume di richieste di informazione da parte degli utenti sia la mancanza di risorse It, immediatamente seguita dalla complessità dell’infrastruttura (42 per cento).• Il 40% si lamenta dell’eterogeneità dei database all’interno delle aziende e riscontra problemi di incompatibilità tra gli stessi.

Chi è responsabile?

Dalla ricerca sono emerse grandi differenze per quanto riguarda la responsabilità della manutenzione e dell’esattezza dei dati presenti nei database aziendali:• L’86% degli intervistati dichiara che la propria azienda consente l’accesso ai database aziendali a dipendenti che non fanno parte dell’It, e il 32% arriva addirittura a consentire a tutti i dipendenti il diritto di accedervi e di effettuare modifiche.• Rispettivamente, il 52% dei professionisti delle aree vendite e marketing e il 50% dei professionisti It ritiene che l’ownership dei dati spetti all’It. Esiste un 20% che crede invece che sia di competenza di tutti i dipendenti, e un altro 27% che pensa sia di pertinenza dei singoli dipartimenti.

l’It sempre meno coinvolto

L’ownership di un database dipartimentale oggi è attribuibile a più dipartimenti, dal momento che i professionisti dei settori vendite e marketing acquistano spesso software senza accordarsi con le persone preposte a questo compito:• Il 94% degli intervistati lavora in dipartimenti che dispongono di almeno un database che i professionisti

dei settori vendite e marketing gestiscono direttamente, curandone anche la manutenzione. In media, tra gli intervistati, ci sono nove database ad azienda.• L’80% degli intervistati dei settori vendite e marketing afferma di acquistare solitamente il software senza consultare le persone dell’It o l’ufficio acquisti.

Una possibile soluzione

Lo studio sostiene infine che è possibile eliminare questi problemi legati alla gestione dei dati grazie alla combinazione dei seguenti fattori:• Policy ben definite per gestire il patrimonio dei dati aziendali, ridurre gli sprechi e impedire che i dati vengano gestiti in modalità ad hoc o che non vengano gestiti affatto.• Una piattaforma completa di data integration che favorisca l’integrazione e aiuti a trarre il massimo valore possibile dai dati, indipendentemente dal tipo e dal formato, per ottenere prospettive di business unificate, affidabili e tempestive. • Attribuire la responsabilità e la gestione degli strumenti per una data quality proattiva a chi è responsabile di tali tool e a chi li amministra per continuare a migliorare la qualità. • Una strategia di archiviazione e conservazione delle applicazioni supportata dalla tecnologia, per evitare di caricare inutilmente la rete aziendale ed eliminare così i costi non pertinenti al data management.

Level to which employees in other departments buy softwa-re without consulting IT or procurement

Increase in efficiency expected after removing unused applications

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News

Quasi la metà (45%) degli utenti più attivi di dispositivi mobili è favorevole alla possibilità di pagare beni e servizi tramite telefono cellulare, anche se resta una notevole preoccupazione riguardo a privacy e furti di identità. E’ il principale risultato di uno studio che Accenture ha condotto per conoscere le abitudini e la predisposizione dei consumatori rispetto al mobile commerce. Accenture ha effettuato un sondaggio on line coinvolgendo un campione di 1.100 consumatori tecnologicamente avanzati in 11 paesi, i cosiddetti utenti “Tech Forward”, che utilizzano almeno quattro dispositivi connessi e altrettanti servizi Internet.Dall’indagine emerge che gli utenti asiatici sono i più entusiasti: complessivamente il 69% ha dichiarato di preferire il telefono cellulare per effettuare la maggior parte dei pagamenti. In particolare guidano la classifica cinesi (76%) e indiani (75%), seguiti da coreani (56%) e giapponesi (47 per cento). Molto favorevoli anche i brasiliani con il 70%. Negli Stati Uniti e in Europa, solo il 26% degli intervistati ha affermato di preferire il telefono cellulare per la maggior parte dei pagamenti, ma a sorpresa il 38% del campione italiano si dichiara propenso a utilizzare il cellulare per i propri pagamenti.

“L’atteggiamento dei mercati emergenti nei confronti del mobile commerce, commenta Michele Marrone, managing director di Accenture Mobility Operated Services, è sicuramente influenzato da condizioni strutturali diverse. Nei mercati maturi la maggior parte delle persone ha un conto corrente bancario e i servizi di cui può disporre, mobile remote payment, Nfc, mobile commerce, sono basati su circuiti di pagamento già definiti. Nei mercati emergenti molti clienti sono unbanked: i servizi bancomat o i registratori di cassa (point of sale) ci sono nelle aree urbane, ma non nel resto del territorio. Qui il cellulare è usato per pagamenti peer to peer, ovvero per trasferire soldi da una persona a un’altra. Parliamo di Cina, India, Indonesia ma anche dell‘Africa, dove il cellulare è usato come un circuito parallelo per scambiare il denaro. Il canale mobile si aggancia agli strumenti di pagamento disponibili. Alla luce di queste differenze i protagonisti chiamati a giocare un ruolo nella diffusione del mobile commerce saranno produttori di device e operatori telefonici per i mercati emergenti, istituti di credito, banche, telco e Gdo nelle economie mature.” In effetti, prosegue Marrone, nelle economie mature si sta affermando sempre più il “mobile life scenario”, ossia un contesto in cui il cliente può soddisfare molteplici esigenze attraverso il cellulare. “Per le aziende diventa importante la capacità di offrire servizi avanzati, usufruendo di una piattaforma comune. Affinché questo avvenga in Italia la sfida maggiore sarà creare l’ecosistema adeguato: in questo caso le telco sono fondamentali come abilitatori, ma tutti gli attori coinvolti - operatori wireless, banche, società che emettono le carte di credito, aziende software, retailer, produttori di cellulari – possono contribuire alla creazione di un sistema virtuoso”.

Nuove tecnologie per i Tech Forward

Alla domanda riguardante l’eventuale utilizzo del telefono cellulare per effettuare acquisti nei sei mesi precedenti ha risposto affermativamente il 18% del campione, ma anche in questo caso si rileva una notevole predisposizione nei paesi asiatici: quasi la metà (47%) dei consumatori Tech Forward in Cina, seguiti dalla Corea con il 42% e dal Giappone con il 33%, mentre in Europa la percentuale più alta è quella della Germania (10 per cento).I Tech Forward iniziano inoltre ad adottare i codici a barre o la tecnologia Nfc (Near Field Communications) per interagire con il proprio ambiente d’acquisto: in Asia il 38%, in Europa e Stati Uniti il 16% dei consumatori intervistati hanno effettuato durante gli acquisti la scansione del codice a barre di un prodotto al fine di ottenere informazioni aggiuntive. Rispettivamente il 36%

Achipiaceilmobile commerceUno studio Accenture evidenzia che a livello mondiale sempre più persone sono favorevoli ai pagamenti via cellulare. In pole position le economie emergenti (cinesi e indiani in primis), con Usa ed Europa fanalino di coda (26 per cento). Ma in Italia è favorevole il 38 per cento

Michele Marrone, managing director di Accenture Mobility Operated Services

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News

e l’11%, ha visualizzato un “biglietto digitale” per accedere a un evento o per imbarcarsi su un volo e di nuovo il 31% contro il 5% ha acquistato un bene o ricevuto un coupon da uno “smart poster” contenente un tag elettronico o un codice a barre.In generale, la maggioranza dei consumatori intervistati (64%) ha indicato la propria disponibilità all’utilizzo di buoni regalo e coupon ricevuti direttamente sul telefono cellulare, il 79% si è detto disponibile a convertire tali coupon alla cassa di un negozio, rispetto al 77% dichiaratosi disponibile a utilizzare coupon da ritagliare da riviste.

Sicurezza e privacy preoccupano

Lo studio rivela il desiderio di risparmiare tempo e denaro malgrado le preoccupazioni legate alla sicurezza e alla privacy. Quasi tre quarti del totale degli intervistati (73%) hanno affermato di nutrire preoccupazioni sulla privacy in caso di utilizzo di un telefono cellulare per effettuare pagamenti. Il 70% ritiene che i pagamenti tramite telefono cellulare incrementino il rischio di frodi e furto d’identità.A prescindere da queste preoccupazioni, più della metà degli intervistati (59%) si è detta disponibile a ricevere promozioni con buoni sconto in funzione degli acquisti precedenti. Il 47% degli intervistati si è detto disponibile a ricevere sul proprio cellulare annunci pubblicitari personalizzati nel momento in cui si trova in prossimità del prodotto o del servizio in promozione. Infine, il 69% ha dichiarato la propria disponibilità a ricevere per contratto annunci pubblicitari sul proprio telefono cellulare, in cambio di una riduzione delle tariffe telefoniche applicate.

In-Store Purchase Methods: Mobile in Context

Mobile Commerce Activities

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Performance

Bper: pieno di utili e crediti ok

UniCredit: utili in netto calo, ma superiori alle attese

Utile netto complessivo consolida-

to a quota 327,4 milioni di euro, in

forte crescita rispetto ai dodici mesi

precedenti (169,5 milioni). Un risultato

di gestione di 1.634,5 milioni (+5,3%),

che si è giovato della tenuta dei ricavi

e del netto ridimensionamento delle

rettifiche su crediti (377,9 milioni,

-35% rispetto al 2009).Lacrescita

sostenutadegliimpieghi,aconferma

dell’impegnodelGruppoasupporto

dellosviluppodell’economiadeiterri-

toriserviti.IlCdAdellaBancaPopolare

dell’EmiliaRomagnahaapprovatoi

risultatidellabancaedelGruppoal31

dicembre2010,sottolineandochedal

puntodivistaeconomicoilpermanere

ditassid’interessecontenuti,l’elimina-

zionedellacommissionedimassimo

scopertoeunacrescenteincidenzadel

costodellaraccoltahannocomportato

unacontrazionedelmarginediinte-

resse(-3,8percento).Nelcontempo,è

statopositivoilcontributodell’attivitàdi

offertadiserviziallaclientelaevidenziato

anchedalladinamicadellecommissioni

(+8,2%),mentreilminorcontributode-

rivantedallanegoziazionedelleattività

finanziariehadeterminatoladiminuzio-

nedelmarginediintermediazione(-5,8

percento).

Ilrisultatodellagestionefinanziariaè

risultatocomunqueincrescita(+5,3%)

graziecomedettoalridimensiona-

mentodegliaccantonamentisuicrediti

(soprattuttonelNordItalia),mentresul

frontedeicostiilGruppohaconfermato

ilproprioimpegnoperunapoliticadige-

stionevoltaall’efficienza:icostioperativi

sonodiminuitiinfattidello0,3%rispetto

al2009nonostantegliimportantiinve-

stimentiprevistinelPianoIndustriale

2009-2011.

Ilrisultatoallordodelleimposte

evidenziaunincrementodecisamente

significativorispettoal2009:+30,2%.

L’utile netto consolidato di compe-

tenza della capogruppo (al netto della

quota di terzi) è pari a 293,1 milioni,

ma comprende i proventi straordinari

derivanti dalla cessione della quota di

controllo di Arca Vita ed Arca Assicu-

razioni (136 milioni).Tuttavia,ancheal

nettoditaliproventistraordinari,l’utile

nettodellacapogruppoècresciutodel

44,7percento.

Fabrizio Viola, amministratore delegato di Bper (a destra) con il direttore generale Mimmo Guidotti

UniCredithaapprovatoirisultaticonso-

lidatidell’esercizio2010,chiusoconun

utile netto di pertinenza del Gruppo di

1.323 milioni di euro(-22,2%rispettoal

2009),unrisultatocomunquesuperiore

rispettoalleattesedeglianalistichepre-

vedevanounutiledi1,2miliardidieuro.

Ilrisultatodel2009(1.702milioni),fa

notarePiazzaCordusio,avevabeneficia-

todiuncontestoditassipiùfavorevolee

diunmaggiorecontributodeiproventida

negoziazionealmarginediintermedia-

zione.IlCdAdell’istitutohacomunque

deliberatodisottoporreallaprossima

assembleaordinarialapropostadidi-

stribuzionedidividendiafavoredeisoci,

nellamisuradi3centesimiperazione

ordinariae4,5centesimiperazionedi

risparmio.

Il margine d’intermediazione nel 2010

ha raggiunto quota 26.347 milioni

(-5,9% anno su anno), mentre gli in-

teressi netti si sono attestati a 15.993

milioni (-9,3%),influenzatidaunconte-

stoditassidecisamentepiùsfavorevole

rispettoal2009.Lecommissioninettesi

attestanoa8.455milioni(+8,4%acambi

eperimetrocostanti),conunabuona

ripresadelleattivitàdirisparmiogestito

maancheunsoddisfacenteandamento

dellealtrevocicommissionali.Al31di-

cembre2010lemassedelladivisionedi

assetmanagementdelGrupporisultano

paria186,7miliardidieuro.

Ilrisultato netto della negoziazione,

copertura e fair value risulta pari a

1.053 milioni, in forte riduzione da

1.803 milioni del 2009.Taledinamica

èdovutaaldeterioramentodeimercati

finanziariaseguitodellacrisideldebito

sovrano,manifestatasisoprattuttonel

secondoequartotrimestredel2010.

Icostioperativiammontanoa15.483

milioni(-0,1%a/aacambieperimetro

costanti),conunaumentodellespese

perilpersonaledello0,3%(9.205mi-

lioni)euncalodello0,3%perlealtre

speseamministrative(4.995milioni).Il

rapporto Costi/Ricavi risulta pari al

58,8%, in crescita rispetto al 55,6%

del 2009.

Lerettifichenettesucreditiesuac-

cantonamentipergaranzieeimpegni

ammontanonel2010a6.892milioni,

equivalentiauncostodelrischiodi123

puntibase,conflessionedel18,2%anno

suannoacambieperimetrocostanti,

cherifletteilgradualemiglioramento

dellaqualitàdell’attivoinmoltitraipaesi

dipresenzadelGruppo.

Dieter Rampl, presidente di UniCredit

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37

Performance

Creval: utile netto in calo

Unipol ritorna all’utile

UnipolGruppoFinanziariohachiusoilbi-

lancioconsolidatoal31/12/2010conun

risultato economico positivo pari a 71

milioni di euro (-769milioninel2009),

in lineacon leattesedelprimoannodel

PianoIndustriale.

Perquantoriguardal’andamentodelbusi-

nessassicurativonel2010,nel comparto

Danni la politica assuntiva, fortemente

selettiva, ha determinato una prevista

diminuzione del portafoglio contratti,

con una lieve contrazione della raccolta

diretta,attestatasia4.243milionidieuro

(-0,4%sul2009),dicui2.553milioninei

ramiAuto(+1,1%)e1.690milionidieuro

nei rami Non Auto (-2,6 per cento). La

raccoltaaperimetroomogeneo,cioèsen-

zaconsiderarel’apportodelGruppoArca

(consolidata dal 1° luglio 2010), è stata

pari a 4.136 milioni di euro (-2,9% sul

2009).E’ continuata invece, come pro-

grammata, la crescita delle compagnie

Unisalute e Linear. Con premi per 177

milionidieuro,Unisalutecrescedel14%

econfermauntrenddicrescitaannualea

doppiacifranei15annidallasuafondazio-

ne.IrisultatidiLinearevidenzianoilcon-

temporaneomiglioramentonellacrescita

dei premi (171milioni di euro, +6,6%) e

nellaredditività(combinedratioal95,7%,

incalodell’1,4%rispettoal2009).

Analizzandol’evoluzionedellasinistralità,

nelcorsodel2010il comparto Danni del

Gruppo ha registrato gli effetti positivi

delle numerose azioni messe in campo

per contrastare l’erosione del margine

industriale del comparto, segnato negli

scorsi esercizi daun contestodi settore

fortemente negativo. Nel complesso, il

Grupporegistraunrapportosinistri/pre-

mi(lossratio)dellavorodirettodell’80%

control’86%difine2009.L’expenseratio

del lavoro diretto, nonostante la minore

raccolta premi, si mantiene al 22,1%, in

lineaconl’annoprecedente(22%)grazie

allacontinuaattenzioneerazionalizzazio-

ne dei costi generali. Pertanto il Gruppo

presenta a fine 2010 un combined ratio

(lavorodiretto)del102,1%controil108%

difine2009.Nel comparto Vita, la rac-

colta assicurativa diretta è risultata

pari a 4.734 milioni di euro, in calo del

9,7% sul 2009.GliottimirisultatidiArca

VitaeArcaVitaInternationalche,neido-

dicimesidel2010,hanno realizzatouna

raccoltapremiVitapariad888milionidi

euro (+86%) -dicui350milionidieuro

relativialsecondosemestreequindicon-

solidatidalGruppoUnipol-sonostaticon-

trobilanciatidallaflessionenellaraccolta

di Bnl Vita, di cui è prevista l’uscita dal

perimetrodiGrupponel2011,attestatasi

a2.475milionidi euro (-18,9percento).

Ilcalodellaraccoltapreminelconfronto

conil2009èdovutoancheallacontabiliz-

zazionediuncontratto importante(204

milioni)nonripetibilenel2010.

Infine, nel comparto bancario, il Gruppo

UgfBancaha registratouna raccoltadi-

retta,alnettodellecartolarizzazioni,pari

a8.679milionidieuro,inlineaconil2009,

maconall’internounacrescitasuperiore

al 7% della raccolta da clientela terza

(pari7.100milioni).Gli impieghi, sempre

alnettodellecartolarizzazioni,sisonoat-

testatiacirca7.817milioni(+926milioni

rispettoal2009).Alivellodirisultatieco-

nomici,il gruppo bancario segna un ri-

torno all’utile con 6 milioni di euro(–24

milionidieurodel2009).

Pierluigi Stefanini, presidente di Unipol

IlCdAdelCreditoValtellinesehaapprovatoilprogettodibilanciodellacapogruppoeirisultaticonsolidatial31dicembre2010.

InuncontestodimercatoincuicomunquemiglioralaposizionedelGruppo,conoltre940milaclientiafine2010(l’incremento

rispettoall’esercizioprecedenteèdi65milaunità,grazieancheall’ingressonelGruppodiBancadellaCiociaria,oraCreditodel

Lazio),euntassodifidelizzazioneprossimoal93%,irisultatieconomicivedonounincrementodel2,2%deiproventioperativi

(oltre840milionidieuro).L’andamentodeitassidimercatocondizionaladinamicadelmarginediinteresse(483milioni,-3,7%),

mentreèpositival’evoluzionedellecommissioninette,cheassommanoa290milioni(+21,3%rispettoal2009).Glionerioperativi

assommanoa546milioni(+4,4%):neldettaglio,lespeseperilpersonalesiattestanoa331milioni,inaumentodel5,7%,men-

trelealtrespeseamministrativesirappresentanoin174milioni(+0,7percento).Il risultato netto della gestione operativa si

rappresenta quindi in 295 milioni di euro, con una diminuzione pari a 1,5% rispetto allo scorso anno. Lerettifichedivalore

perdeterioramentocreditiegliaccantonamentiaifondiperrischieoneriassommanoa145milioni,indecelerazionerispettoa157

milionidel2009. L’utile lordo dell’operatività corrente è risultato di 150 milioni, in lieve crescita rispetto ai 143 milioni del

2009, mentre l’utile netto si è attestato a quota 69 milioni (-9% rispetto allo scorso anno).

Perquantoriguardagliaggregatipatrimoniali,icreditiversolaclientela(oltre22miliardidieuro)segnanounaumentodell’8%

rispettoal2009,marisultanoincrescitaancheicreditideteriorati(1.222milionidieurorispettoa1.084milionidell’annoprece-

dente)elesofferenze(465milionicontroi344milionidel2009),conun’incidenzasulportafogliocreditiparia2,1%rispettoall’1,7

percento.Laraccoltaglobale(oltre34miliardidieuro)segnaunprogressodel4,3%,laddovequelladirettadaclientelasiattestaa

oltre21miliardi,conunincrementosuperioreal7%rispettoall’esercizioprecedente,equellaindirettaèsostanzialmentestabile.

Infine,ilpatrimoniodivigilanzaèparia2.013milionidieuro,afrontediattivitàdirischioponderateper21.134milioni,consistenza

cheassicuralosviluppooperativodelgruppoincondizionidisoliditàpatrimoniale.Ilcorecapitalratiosiattestaa6,3%,mentreil

totalcapitalratioèparia9,5percento.

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Performance

Banco Popolare: cresce l’utile, prosegue il riassetto post Italease

IlconsigliodigestionedelBancoPopola-

rehaapprovatoilbilancioconsolidatodel

Gruppoal31dicembre2010.Nel corso

dell’esercizio 2010 l’istituto ha fatto

registrare un utile netto consolidato

di 308 milioni (+15,3% rispetto ai 267

milioni dell’esercizio precedente).Va

dettoperòcheilGruppohabeneficiato

nelsecondotrimestredell’iscrizionedi

creditiperimposteanticipateriferite

all’exgruppoBancaItaleaseper285,8

milioni,creditilacuirecuperabilitàè

stataresapossibiledall’estensionedel

perimetrodelcosiddetto“consolidato

fiscale”delBancoPopolareallastessa

BancaItaleaseeallesocietàdaquest’ul-

timacontrollate.IlGruppohainoltre

beneficiatodell’effettopositivosull’utile

derivantedallavalutazionealfairvalue

dellepassivitàdipropriaemissione

conseguenteallavariazionedelproprio

meritocreditizioperunimportodi267,7

milioni.Percontro,gliimpattinegativi

sullequotazionideititoligovernativi

conseguentialletensioniregistrate

suimercatieuropeihannocomportato

larilevazionediminusvalenzeconun

impattonegativosull’utileparia105,5

milioni.Infine,nelcorsodelquartotri-

mestresonostatirilevatiancheglioneri

derivantidalladefinizionedellaquasi

totalitàdelcontenziosofiscaleriguar-

danteBancaItalease,siadalprevisto

pianodiriduzionedegliorganici,conun

impattonegativoalivellodiutilenetto

rispettivamenteparia165,2e42milioni.

L’utiledelBancoPopolare“standalone”

-cioèsenzal’apportodiItalease-èparia

255,5milionicontroi202,4dell’esercizio

precedente(+26,2percento).

Nelcorsodel2010,l’istituto sottoli-

nea le buone performance della rete

commerciale-conl’ottimacrescita,tra

lealtre,deimutuiaprivati(+10%)edelle

attivitàdibancassicurazione(+13%)-il

mantenimento del positivo turnaround

della Banca Popolare di Lodi e le ope-

razioni di rafforzamento patrimoniale

conlacessionediassetnonstrategici

comeFactoriteBancaCaripe.

Perquantoriguardal’evoluzionedei

principaliaggregatipatrimoniali,la

raccoltadirettaal31dicembre2010rag-

giungei104,5miliardi(+0,3%rispetto

al2009).Escludendolacomponente

dell’aggregatoriferitaaBancaItalease,

lemasseraccolteammontanoa100,2

miliardi(+3,3%rispettoainizioanno).La

raccoltaindirettaammontainvecea76,2

miliardi(-0,9%rispettoafine2009).Gli

impieghilordiammontanoa98,6miliar-

di,increscitadello0,3%rispettoadini-

zioanno.AlnettodegliimpieghidiBanca

Italease-incalodi3,2miliardi(-23,0%)

-lacrescitaèparial3,2percento.

Leesposizionilordedeteriorate(sof-

ferenze,incagli,creditiristrutturatied

esposizioniscadute)ammontanoal31

dicembre2010a12,9miliardi(-2,6%

rispettoainizioanno).

Infine,inmeritoairatiopatrimonialidel

Gruppo,al31dicembre2010ilCoreTier1

ratioèrisultatoparial5,7%,ilTier1ratio

al7,2%eilTotalCapitalratioal10,7per

cento.Talidatimiglioranoperòsesiten-

gonoinconsiderazioneglieffettiderivan-

tidall’operazionediaumentodelcapitale,

dalsuccessivorimborsodeiTremonti

bonds,dallecessionidipartecipazioni

perfezionatesuccessivamenteallachiu-

suradell’esercizioedall’attesaelimina-

zionedelfiltrorelativoalleDta(Deferred

TaxAssets)conseguenteall’approvazio-

nedeldecreto“Milleproroghe”.Inquesto

caso,ilCoreTier1ratioproformarisulta

parial6,5%,ilTier1ratioal7,9%edil

TotalCapitalratioall’11,4percento.

Vittorio Coda, presidente del consiglio di gestione del Banco Popolare

Intesa Sanpaolo: lieve flessione degli utili, ratios patrimoniali ok

IlconsigliodigestionediIntesaSanpaolohaapprovatoilpro-

gettodibilanciod’esercizioeconsolidatoal31dicembre2010,

cheregistraunrisultatoallordodelleimposteparia3.983

milionidieuro(-10,2%rispettoal2009)eunrisultatonetto

consolidatodi2.705milioni(-3,6%);tuttavia,sesiescludono

leprincipalicomponentinonricorrenti,il risultato netto del

2010 è stato pari a 2.329 milioni di euro, in linea con i 2.356

milioni del 2009.

I proventi operativi netti sono risultati pari a 16.625 milioni

(-5,9% rispetto al 2009).Inquestoambito,nel2010gli

interessinettiammontanoa9.768milioni(-7,2%rispettoal

2009),mentrelecommissioninettesonorisultateparia5.671

milioni(+5,7%),conunacrescitadellacomponentedaattività

bancariacommercialedel2,7%edellacomponentedaattività

digestione,intermediazioneeconsulenzaparial6,9percento.

Ilrisultatodell’attivitàdinegoziazioneèstatoparia464milioni

rispettoai1.122milionidel2009;senzalariclassificazioneIAS

diattivitàfinanziariedetenuteaifinidinegoziazioneafinanzia-

mentiecreditieadattivitàfinanziariedisponibiliperlavendita,

sisarebbecomunqueregistratounimpattopositivoanteim-

postesulrisultatodell’attivitàdinegoziazioneparia92milioni.

Ilrisultatodell’attivitàassicurativaammontaa654milioni

rispettoai589del2009.Glionerioperativiammontanoa9.354

milioni(-1,8%),determinatodallespesedelpersonale(-0,8%),

dallespeseamministrative(-1,4%)edagliammortamenti

(-11,2%);conseguentemente,il risultato della gestione opera-

tiva ammonta a 7.271 milioni (-10,6% rispetto al 2009), con

un cost/income ratio al 56,3% rispetto al 53,9% del 2009.

Perquantoriguardalostatopatrimonialeconsolidato,al31

dicembre2010icreditiversolaclientelaraggiungonoquota

379miliardidieuro(+1%rispettoal2009,maindiminuzione

del4,6%sesiconsideranoivolumimedianzichéquellidifine

periodo).Ilcomplessodeicreditideteriorati(insofferenza,

incagliati,ristrutturatiescaduti/sconfinanti)ammonta-al

Page 39: B&M_5

39

Ubi Banca: ratios solidi ma si ricapitalizza

UbiBancahacomunicatoidatidibilancio2010,chiusoconunutile netto di 172,1 milioni di euro (in netto calo rispetto ai

270,1 del 2009), proventi operativi a 3.496,1 milioni (-10,5%) e oneri operativi a 2.468,6 milioni (-1,8 per cento).Icreditialla

clientelaammontano101,8miliardi(+3,9%annosuanno),mentrelaquotadimercatodegliimpieghidel6,21%adicembre2010

èinaumentorispettoal6,14%del2009.Laraccoltadirettasiattestaaquota106,8miliardi(+9,8%annosuanno),mentrequella

indirettaèinleggeraflessione(78miliardirispettoai78,8del2009).Laraccoltagestitacrescedell’1,6%(30,3miliardi),lepolizze

vitadell’1,8%(a12,3miliardi)mentrelaraccoltaamministratafasegnareun-3,8%a35,4miliardidieuro.

In questo quadro, gli indici patrimoniali al 31 dicembre 2010 appaiono solidi: Core Tier 1 al 6,95%, Tier 1 al 7,47% e Total

Capital ratio all’11,17 per cento.Labancahatuttaviadecisodiattuareunaumentodicapitalefinoaunmiliardodieuroche

recherebbeunbeneficiodi106puntibasealCoreTier1.Lapropostadiaumentodicapitale,ilcuicollocamentosaràgarantitoda

Mediobanca,verràsottopostaallaprossimaassembleaconvocatainsedutastraordinaria.

“IlpatrimoniodelGruppoèdielevataqualità,sottolineaunanotadell’istituto,datocheilTier1èrappresentatoperil94%daCore

Tier1(capitale+riserve)esoloperil6%dastrumentiinnovatividicapitale”.Comesispiegadunquel’aumentodicapitale?“I

nuovirequisitipatrimonialirichiesticonl’introduzionediBasilea3,l’evoluzionedeimercatiedellasituazioneeconomica,nonché

l’imminenzadelnuovoPianoIndustriale,hannoportatoilGruppoariconsiderarelapropriasituazionepatrimoniale”.L’obiettivo di

Ubi è posizionarsi a un livello patrimoniale superiore alla media,migliorareilmixelaqualitàdelpatrimoniodelGruppo,evitare

nelbrevel’emissionedinuovistrumentidipatrimonializzazionechepresentanoonerositàelevata,rafforzareiratingattribuitidalle

agenzieinternazionali(coneffettipositivisullapercezioneinternazionaledelGruppoesulcostodelfunding)einultimaanalisi

mettersinellecondizioni,infunzionedelPianoIndustriale,dicoglieretutteleopportunitàdicrescitaendogenachesipresenteran-

noneiprossimianni,perseguendoalcontempounapoliticasostenibiledeidividendi.

Performance

nettodellerettifichedivalore-a21.208milioni(+3,7%rispetto

al2009).Inquest’ambito,icreditiinsofferenzaregistranoun

aumentoa7.354milionidieurodai5.365milionidel31/12/09,

conun’incidenzasuicrediticomplessivipariall’1,9%(1,4%nel

2009).

Leattivitàfinanziariedellaclientelarisultanoparia828miliardi

dieuro,increscitadello0,8%rispettoal31dicembre2009.

Inquestoambitodelleattivitàfinanziariedellaclientela,la

raccoltadirettaammontaa427miliardi(+0,5%);anchela

raccoltaindirettaraggiungei427miliardi(+0,6%rispettoal

2009).L’ammontaredirisparmiogestitoèparia234miliardi

(+0,6%);lanuovaproduzionevitanel2010ammontaa14,5mi-

liardi(+19,2%rispettoal2009).Infinelaraccoltaamministrata

raggiungei194miliardi(+0,7percento).

Quantoaicoefficientipatrimoniali,applicandoleregoledi

Basilea2foundationeimodelliinterniaimutuiresidenzialieal

portafogliocorporateededucendoilvalorenominaledelleazio-

nidirisparmio,al 31 dicembre 2010 risultano pari al 7,9% per

il Core Tier 1 ratio (7,1% nel 2009), al 9,4% per il Tier 1 ratio

(8,4% nel 2009) e al 13,2% per il coefficiente patrimoniale

totale (11,8% a fine 2009), calcolati tenendo conto della

proposta di distribuzione di un miliardo di euro di dividendi.

Carife: migliorano i conti, ma resta il rosso

IlCdAdellaCassadiRisparmiodiFerrara,

capogruppodel gruppobancarioCarife,

haapprovatoilprogettodibilancioal31

dicembre 2010, chiuso con unaperdita

di 46,9 milioni di euro, il che significa

un miglioramento del 32% rispetto

all’anno scorso.

L’insieme dei costi operativi risulta in

calodioltre17,5milioni(-14%).E’prose-

guitoinfattiiltrenddicontenimentodel-

lespeseamministrative,scesedioltre7

milioni(-6%),evidenziatosianell’ambito

dellespesegenerali(-11.9%)cheinquel-

lo delle spese per il personale (-1.8 per

cento).Tuttaviailperduraredelledifficol-

tà del contesto economico in cui opera

la Cassa ha richiesto ancora importanti

accantonamenti per il rischiodi credito,

nell’ordinedi104milioni, indiminuzione

del 12%rispettoal2009.Conseguente-

mente,saleal37,73%illivellodicopertu-

ra complessiva dei“crediti anomali” dal

precedente31,45percento.

In relazione allo stato patrimoniale, la

raccolta diretta si attesta su un valore

di 4,9 miliardi (-11,8% rispetto all’eser-

cizio precedente); a tale dinamica ha

concorso la sceltadi ridurre l’esposizio-

neversoemittentiinternazionaliper500

milioni, bilanciata da un significativo in-

cremento della raccolta obbligazionaria

versolaclientelaretail,cheharegistrato

unacrescitadel23,1%,attestandosia1,2

miliardi.

Nell’ambito dell’ottimizzazione dell’uti-

lizzodellerisorsepatrimoniali,gli impie-

ghi verso la clientela si attestano a 4,8

miliardi di euro (-2,4% rispetto all’an-

no precedente),inequilibrioconiltotale

Page 40: B&M_5

40

L’utilenettoaquota985,5milionidieuro

dai220,1milionidel2009.Unrisultato

operativonettopiùcheraddoppiato

(+104,6%)grazieall’incrementodei

ricaviprimari(+1,6%),ilnettocalodei

costi(-5,2%)eladecisariduzionedelle

rettifichesuicrediti(-21,2percento).E

unaposizionepatrimonialechemigliora

perilterzoannoconsecutivo,conilTier

Iratioall’8,4%eilpatrimonionettodi

gruppoa17,2miliardidieuro.Sonogli

ottimirisultaticoncuiBancaMontedei

PaschidiSienahachiusol’esercizio2010

proponendoladistribuzioneagliazionisti

di167,76milionidieurodidividendi.Va

comunqueprecisatochesuldatodell’uti-

lepesalaplusvalenzadicirca405milioni

relativaall’operazionedivalorizzazione

dipartedelpatrimonioimmobiliare

strumentale.

In ogni caso, particolarmente significa-

tivo appare lo sforzo di contenimento

dei costi operativi: grazie al quarto

anno consecutivo di riduzione degli

oneri operativi, il cost/income si col-

loca al 61,6% dal 64,7% di fine 2009.

Neldettaglio,lespeseperilpersonale

(2.211,2milioni)sonoincalodel3,8%

annosuanno,grazieaglieffettistruttura-

lidelprocessodiriduzioneericomposi-

zionedegliorganici,incorsodalsecondo

semestredel2008;le“altrespeseammi-

nistrative”(1.044,7milioni),siriducono

del9,8%grazieallesinergiedicosto

ottenuteconiprocessidiriorganizzazio-

neeleazionidicostmanagement;infine

lerettifichedivaloresuattivitàmateriali

edimmateriali(175,2milioni)sonoin

aumentodell’8%rispettoal2009princi-

palmentepereffettodegliinvestimentiin

Icteffettuatinell’ultimotriennio.

Perquantoriguardagliaggregatipatri-

moniali,al 31 dicembre 2010 i volumi di

raccolta complessiva del Gruppo sono

di circa 303 miliardi di euro, in crescita

del 6,9%sull’annoprecedente,con

dinamichedisvilupposignificativesia

sullacomponentediretta,chesuquella

indiretta.Laraccoltadiretta,circa158

miliardidieuro,aumentadel3,6%sul

31/12/2009,conlaquotadimercatodel

Gruppochesaleal7,88%conunmiglio-

ramentosubaseannuadi70bps.L’evo-

luzionedelleconsistenzeèdaricondurre

all’apportodellaraccoltadaclientela

istituzionale(+8,8%circasul2009),alle

emissioniamedioelungotermine,agli

strumentidimercatoabreveealcontri-

butodellaclientelacommerciale(+1,2%

sul2009),acuisonostatidedicatinuovi

collocamentiobbligazionaripercirca14

miliardidieuro.

I crediti verso la clientela del Gruppo,

a fine 2010, erano circa 156 miliardi

di euro, in crescita del 4,1% sull’anno

precedente, con una quota di mercato

del 7,84 per cento. E’ in forte crescita

la percentuale di impieghi garantita

(68%deltotaleimpieghirispettoa56%

del2009).Ladinamicadegliimpieghi

nel2010habeneficiatodinuovimutui

stipulatipercirca15,8miliardidieuro,

inaumentodell’11,1%rispettoall’anno

precedente.Relativamentealcredito

specializzatoerogatodalGruppotramite

societàprodottodedicate,nel2010iflus-

sidinuovifinanziamentisonocomplessi-

vamente12,8miliardidieuro,increscita

dioltreil25%rispettoal2009.

Al31dicembre2010ilGruppoMontepa-

schiavevaun’esposizionenettaintermi-

nidicreditideterioratidi11.381milionidi

euro,inaumentodi1.160milionirispetto

afine2009,maconun’inversionediten-

denzanelquartotrimestre2010quando

l’aggregatoharegistratounaflessione

dell’1,7%rispettoal30/09/2010,ripor-

tandol’incidenzasultotaledeicrediti

versolaclientelaal7,28%(dal7,58%di

settembre).

Mps: boom di utili e taglio dei costi

Performance

Antonio Vigni, direttore generale di Mps

dellaraccoltadiretta.Ancheall’internodi

questoaggregato,emerge ilprocessodi

ricomposizione a favore del credito nei

confrontidismallbusiness,Pmi,famiglie

e privati consumatori, che ora incidono

per circa il 70%delmonte crediti com-

plessivi.

IlTotalCapitalratiosiattestaa19,29%e

ilCoreTier1ratioa12,28percento.

A livello consolidato è proseguito il per-

corso di efficientamento del perimetro

del Gruppo. Nel 2010 si è concretizza-

ta la cessione della partecipazione in

Banca Treviso, pari al 60,31%:dalpun-

todivistadellegrandezzepatrimoniali,la

cessione sopradescritta e ledinamiche

della Capogruppo, hanno avuto riflesso

anchesuidaticonsolidati.Daciòderiva-

noinlargapartelaflessionedellaraccol-

tadiretta(-17%)edegli impieghi(-12%),

che si attestano rispettivamente a 5,6

miliardie5,5miliardidieuro.

Sonostaticonseguitisignificativimiglio-

ramentisulpianodell’efficienza:lespese

amministrativediGrupporisultanoinfat-

tiincalodel3%esiattestanoa149mi-

lioni. Il risultato dell’esercizio include

inoltre accantonamenti per un totale

di 152,1 milioni. Il risultato consolidato

chiude pertanto in sostanziale miglio-

ramento (+25%) rispetto all’esercizio

precedente, contabilizzando una per-

dita di 58 milioni dopo le imposte. Il

TotalCapitalratioeilCoreTier1ratiosi

attestano rispettivamenteall’8,13%eal

5,11percento.

“Idatidel2010,dichiara ilpresidentedi

Carife Sergio Lenzi, confermano il cam-

biamento di rotta iniziato l’anno scorso

eproseguitoconlanominadeldirettore

generale e la redazione del Piano Indu-

striale2011-2014”.

Aquestoriguardo,Carife ha annunciato

un aumento di capitale da oltre 150 mi-

lioni di euro che dovrà essere approvato

dall’assemblea straordinaria dell’isti-

tuto del prossimo 6 maggio.“L’aumen-

todicapitale,spiegaLenzi,permetteràdi

rafforzarelastrutturapatrimonialedella

banca,rispettando iparametrifissatida

Basilea3.L’operazioneciconsentiràinol-

tre di proseguire la strategia di consoli-

damento e sviluppo delineata nel Piano

Industriale2011-2014”.

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42

UniCredit

Maurizio Berettaèilnuovoresponsabile

dellastrutturaIdentityandCommunica-

tionsdiUniCredit, cheguida la comuni-

cazioneesternae internadelGruppo in

Italiaeall’estero.

Giornalista professionista, milanese, 55

anni,Berettaha lavorato inRaiperoltre

vent’anni.AlTG1èstatoredattore,inviato

speciale,caporedattoreperl’informazio-

ne economica e sindacale e poi vicedi-

rettore.Dopol’esperienzaaltelegiornale

viene nominato direttore delle Relazioni

IstituzionalieInternazionalidellaRai.As-

sume quindi l’incarico di direttore della

divisioneUno,conresponsabilitàsuibud-

geteipalinsestidiRai1,Rai2,Tg1,Tg2e

RaiSport.Nel2000ènominatodirettore

diRaiUno,responsabilitàchelascianelgiugnodel2001perentrareinFiatcomediret-

toreRelazioniEsterneeComunicazione.Nel2003assumel’incaricodidirettoredelle

Relazioni Istituzionalie Internazionalidelgruppo.E’statopresidentedelFiatMedia-

Centereconsiglieredell’Upa(UtentiPubblicitàAssociati).HafattopartedelConsiglio

Nazionale dell’Economia e del Lavoro ed è stato consigliere di amministrazionedel

Sole24Ore.Dalluglio2004algennaio2009haricopertolacaricadidirettoregenerale

diConfindustria.Nelsettembre2009vienenominatopresidentedellaLegaCalcio.

AdAntonellaMassari,finoaieriallaguidadellastrutturaIdentityandCommunications

diUniCredit,toccainveceilcompitodiguidareildipartimentoGroupStakeholderand

ServiceIntelligence,nuovarealtàcheavràilcompitodimigliorarelacapacitàdiascol-

tare,comprendereegestireibisognieleaspettativedeglistakeholderdiUniCredit.

Maurizio Beretta, responsabile della

struttura Identity and Communications

di UniCredit

Carriere

Ubi Pramerica

Andrea Pennacchia è il nuovo diretto-

regeneralediUbiPramericaSgr, la joint

venture fra Ubi Banca e Prudential Fi-

nancialnelsettoredel risparmiogestito.

Pennacchia,chedal2009èresponsabile

dell’areaOrganizzazione delGruppoUbi

Banca, sostituisce Diego Cavrioli, che

lasciaUbiPramericaperassumerelare-

sponsabilità della macroarea Finanza di

UbiBanca.

Pennacchia ha fatto il suo ingresso nel

grupponel2003,ricoprendoprimailruo-

lodiresponsabiledellastrutturadiSvilup-

poStrategicodiUbiBancaesuccessiva-

mente lacaricadivicedirettoregenerale

diUbiAssicurazioni.Inprecedenzaavevamaturatounapluriennaleesperienzanelset-

toredellaconsulenzastrategicaeorganizzativa,lavorandoperMcKinseyeAccenturein

numerosiprogettialserviziodiistituzionifinanziarienelsettoredelretailbanking.

Andrea Pennacchia, direttore generale

di Ubi Pramerica Sgr

Assicurazioni Generali

IlCdAdiAssicurazioniGeneralihanomi-

nato all’unanimità Gabriele Galateri di

Genola nuovo presidente del Consiglio

diAmministrazionedopoaverproceduto

allasuacooptazionenelconsigliostesso.

Galateri,cheè ildiciottesimopresidente

delleGenerali,subentraaCesareGeronzi,

cheavevarassegnatolepropriedimissioni

loscorso6aprile.“L’impegnochemipro-

pongo, hadichiarato il nuovopresidente

delLeone,èconsentireallasocietàdirag-

giungere traguardi ancora più ambiziosi

diquellichesinoadoraharaggiunto”.

Romano, classe 1947, Galateri di Genola

è il presidente uscente di Telecom Ita-

lia. Nel corso della sua carriera è stato

amministratore delegato di Ifil nel 1986

nonchéamministratoredelegatoediret-

toregeneralediIfinel1993,enel2002è

statodesignatoamministratoredelegato

diFiat.Nel2003èstatonominatopresi-

dentediMediobancafinoalgiugno2007.

Dal2003al2010è statovicepresidente

e membro del Consiglio di Amministra-

zione di Generali. Attualmente ricopre,

tralealtrecariche,quelladiconsiglieredi

BancaCarige,BancaEsperia,BancaCrs

eItalmobiliare.E’inoltremembrodelCdA

della Fondazione dell’Accademia Santa

Ceciliaedell’IstitutoEuropeodiOncolo-

gia,emembrodell’InternationalAdvisory

BoarddellaColumbiaBusinessSchool.

Gabriele Galateri di Genola,

presidente di Assicurazioni Generali

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43

Carriere

Jean Pierre Mustierèstatonomina-

todalCdAdiUniCreditvicedirettore

generaleeresponsabiledelladivisione

Corporate&InvestmentBanking,con

decorrenzadal14marzo2011.Sarà

adirettoriportodell’amministratore

delegato,FedericoGhizzoni,efaràparte

dell’ExecutiveManagementCommittee.

Mustierèstatoresponsabiledelladivi-

sioneCorporateeInvestmentBankingdi

SociétéGénéraledal2003al2008,ean-

cheunesponentedelcomitatoesecutivo

delGruppo.Nelsettembre2008,prende

laresponsabilitàdelleattivitàdell’As-

setManagement,PrivateBankingand

SecuritiesServicesdiSociétéGénérale.

Nell’agosto2009halasciatoilGruppo-

nelqualeavevainiziatolasuacarrieranel

1987-edèstatoadvisordivarieistitu-

zionifinanziarieoltreasostenerediverse

istituzioninonprofitnellaraccoltafondi.

“Conl’arrivodiMustier,hadichiarato

DieterRampl,presidentediUniCredit,

lanostrafortedivisioneCorporate&

InvestmentBankingsaràingradodi

rifletterepienamenteilprofilodiUni-

Creditcomegruppobancarioleaderin

Europa.Lanostrasquadradiverticeora

ècompleta.Sonoconvintochesitratti

diunasquadramoltoforte:labancaè

oraestremamentebenattrezzataeben

posizionataperconseguireobiettivi

moltoambiziosinelretail,nelprivatee

nelcorporateeinvestmentbanking”.

Jean Pierre Mustier, vicedirettore

divisione Corporate & Investment

Banking di UniCredit

BinckBank

Vincenzo Tedeschi è il nuovo direttore

generaledellasedeitalianadiBinckBank,

banca olandese specializzata nei servizi

diinvestimentoonline(ètraleprimecin-

queperdimensioni inEuropa).Tedeschi

vantaoltre12annidiesperienzanelset-

toredellafinanzaon line. Inprecedenza

ha avuto esperienze significative in Ep-

tasime IWBank (GruppoUBIBanca) ri-

coprendoiruolidiresponsabileSviluppo

ProdottieresponsabileMarketing.

“Siamo lieti di accogliere in Binck una

professionalitàdialtolivelloeunafigura

storicadel tradingon line italianoquale

Vincenzo Tedeschi, ha dichiarato Nick

Bortot,consiglierediamministrazionedi

BinckBankedirettoredelladivisioneRe-

tail. Con l’apertura della sede diMilano,

Binckcontinuailprocessodiespansione

a livello europeo iniziato nel 2006 con

l’aperturadellafilialebelgaeproseguito

nel2008conl’aperturadellafilialefran-

cese.Nelcorsodel2011 lavoreremoper

formare la squadradi professionisti che

lavorerà presso la nostra sede italiana.

Contiamo di rendere disponibili i nostri

servizi di investimento e di trading pro-

fessionaleperlaclientelaitalianaametà

del2012”.

Vincenzo Tedeschi, direttore generale

della sede italiana di BinckBank

Credit Suisse

Francesco de Ferrari è stato nominato

responsabiledelPrivateBankingdiCre-

dit Suisse per l’area Singapore, Malesia

e Indonesia. De Ferrari, attuale ammini-

stratore delegato di Credit Suisse Italy

SpA, legalentitychecontrolla leattività

diprivatebankingdiCreditSuisseinIta-

lia,assumeràl’incaricoapartiredalpros-

simo1°agosto.

“Con la nomina di de Ferrari alla guida

dell’areaSingapore,MalesiaeIndonesia,

commentailcountryCeoinItaliaFederi-

coImbert,CreditSuisse,anchegrazieai

successi ottenuti in Italia, è ancora una

voltaesportatoreditalenti,confermando

le capacità di un gruppo internazionale

comeCreditSuissedi individuare lemi-

gliori risorse e farle crescere al proprio

interno. Ringrazio Francesco de Ferrari

per il suo significativo contributo al pri-

vatebankinginItaliaeperlapassionee

l’entusiasmoconcuihaportatoavantila

nostra strategia di banca integrata che

viene incontro al meglio ai bisogni dei

propri clienti, cogliendo le significative

opportunità di crescita di Credit Suisse

inItalia”.

Francesco de Ferrari, responsabile del

Private Banking di Credit Suisse per

l’area Singapore, Malesia e Indonesia

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Carriere

Matt Christensen è stato nominato

head of Responsible Investment di Axa

InvestmentManagers.Lavoreràapartire

dal2maggio2011pressolasedediParigi

riportandoaChristopheCoquema,mem-

brodelconsigliodiAxaIMeheadofMar-

kets&InvestmentStrategy.

Christensenèunafiguradispicconell’am-

bito degli investimenti responsabili in

cuihalavoratopernoveannicongrande

successo.Primadientrarea farpartedi

Axa InvestmentManagers, dal 2002, ha

ricoperto il ruolodi executivedirectordi

Eurosif, il principale serbatoio di cervelli

degli investimenti responsabili europei,

cheraggruppa85società,conattiviparia

oltre1trilione.Inprecedenza,Mattèstato

consulentestrategicoper l’Ftse100,pri-

madidiventaredevelopmentdirectordel-

lasocietàdiservizifinanziarimultimediali

MotleyFool.

“LanominadiMattChristensen,hacom-

mentatoCoquema,confermalavisionedi

lungoperiododiposizionareAxaIMcome

serio interlocutorenelcampodegli inve-

stimentiresponsabili.Sonoconvintoche

l’esperienzadiMatt,lesueconoscenzeela

reputazionenelsettoredegliinvestimenti

responsabili rappresenteranno un asset

inestimabileperAxaIMerenderannopiù

rapidal’integrazionedellebestpracticein

tuttelenostreareediexpertise”.

Axa Investment Managers

Matt Christensen, head of Responsible

Investment di Axa Investment Managers

Ubs

Pierpaolo Di StefanoeRiccardo Mulonesonoinuovijointheads

delladivisioneInvestmentBankingdiUbsinItalia.Sioccuperanno

dell’originationedell’executiondimandatidiadvisoryefinancing

periclienticorporateeistituzionalidellabanca.L’ingressodeidue

managersegueilrecentecambioaiverticidelladivisioneeuropea

dellabanca,einparticolarelanominadiDiegoPignatelliapresi-

dentediInvestmentBankingperl’areaEmea,ruolochericoprirà

mantenendol’incaricodiGroupcountryheadItaliadiUbseCeodi

UbsItaliaSim.DopounpassatoprofessionalediottoanniinMerrill

LyncheditreanniinLazard,DiStefanoèentratoinUbsnelgiugno

2005pergestireildipartimentoEuropeanMergerseAcquisition

daLondra.Nelsettembre2007DiStefanosiè trasferitopresso

la sede milanese della banca. Mulone, dodici anni in Ubs dopo

un’esperienzainSopafetreanninelcorporatefinancediArthur

Andersen,haricopertoincarichineiteamdiM&AediLeveraged

FinancediLondrafinoadarrivare,nelluglio2003,inUbsItalia.

Pierpaolo Di Stefano e Riccardo Mulone, joint heads

della divisione Investment Banking di Ubs in Italia

Simon LovatèentratoafarpartediCar-

mignacGestion(fra iprincipaliprotago-

nisti europei nel settore della gestione

di attivi finanziari) in qualità di analista

specializzato nellematerie prime. Lavo-

rerà nell’ambito del teamcoordinato da

DavidField.

Conun’esperienzadecennalenelsettore

finanziario,negliultimicinqueanniLovat

èstatoco-gestorediunfondospecializ-

zatosullematerieprimepercontodella

societàGaiaCapitalAdvisorsaGinevra.

Algebris Investments

Simon Lovat, analista specializzato

nelle materie prime di Carmignac

Gestion

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Storie di business

Customer experience, web e modernità secondo UniCreditLamigliorfruizionedicontenutieserviziwebsiottienerendendomisurabileilcomportamentodelclienteelasuasoddisfazione.Ilprogettodidigitalmarketingrealizzatodall’istitutodiPiazzaCordusioconAdobe

Il rapporto di fiducia tra la banca e i suoi clienti, specie se si tratta di banca multicanale, non passa più solo attraverso promotori o filiali. C’è ben altro, e in UniCredit ne sono consapevoli: gli stessi servizi on line vengono fruiti da diversi device, dal pc allo smartphone. Il tema dell’interazione utente-interfaccia grafica, che forse un tempo non veniva preso in considerazione, è oggi prioritario, e parte integrante di una buona esperienza da far vivere al cliente nel momento in cui entra in contatto coi servizi digitali della banca. Dunque come comportarsi, per fare in modo di “catturare” la fedeltà e la soddisfazione del cliente che ricerca contenuti on line? Per esempio si possono sfruttare le potenzialità della tecnologia, per rendere misurabile, controllabile e rivedibile ogni contenuto che viene proposto agli utenti.

Alla ricerca della migliore web experience

Spiega Alessandro Colafranceschi, head of Global Online & Mobile Banking di UniCredit: “La nostra azienda opera in un settore complesso e delicato, nel quale viene mosso

denaro, e che ingaggia fortemente il cliente. Per fare in modo che la customer experience di quest’ultimo sia adeguata, internamente all’istituto team di professionisti simulano il comportamento dei target di clienti, disegnano interfacce grafiche, le mettono on line, sul sito o sulla piattaforma di Internet banking, e attraverso le web analytics indagano come gli utenti si muovono, navigano, scelgono”. Questo lavoro - basti pensare ai due milioni di clienti dell’Internet banking di UniCredit - comporta la lavorazione e lo studio di miliardi di numeri e dati, che devono essere organizzati in modo da diventare uno strumento su cui costruire per esempio le appropriate interfacce grafiche. Per eseguire questo processo al meglio, UniCredit ha scelto di dotarsi della piattaforma Adobe Online Marketing Suite, recentemente estesa a due nuove funzionalità, i prodotti Adobe Discover e Adobe Digital Pulse. Ecco così che dotarsi di una reportistica efficace, prendere decisioni di business sulla base di analisi avanzate, segmentazioni comportamentali e geografiche delle transazioni dei visitatori di web e mobile diventa

Alessandro Colafranceschi, head of Global Online & Mobile Banking di UniCredit

Gaetano de Benedetto, solution consultant Omniture business unit di Adobe Systems Italia

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Storie di business

semplice, così come identificare nuovi segmenti di mercato o attivare rapidamente iniziative di marketing. “Grazie alla tecnologia implementata, prosegue Colafranceschi, una volta disegnata per esempio una pagina web, presentata in diverse versioni, riusciamo a verificare con precisione, sulla base del comportamento monitorato degli utenti, quale versione è la più efficace. Considerato che le statistiche dicono che sono sufficienti sette secondi di cattiva navigazione per perdere un cliente, si capisce perché è importante disegnare pagine e servizi che garantiscano la migliore fruizione possibile. Soluzioni di questo genere ci consentono inoltre di prendere decisioni rapidamente, basandoci sui valori dei dati”. Commenta a questo proposito Gaetano de Benedetto, solution consultant Omniture business unit di Adobe Systems Italia: “L’innovativo progetto di ottimizzazione delle attività di digital marketing realizzato da UniCredit in Italia e all’estero ha generato importanti risultati in termini di miglioramento della web experience degli utenti, grazie allo sfruttamento di tutte le potenzialità della Adobe Online Marketing Suite. Il successo di questa iniziativa ci conferma il trend in crescita di consapevolezza del ruolo strategico dell’innovazione in banca e dell’attenzione verso l’esperienza web e mobile. L’implementazione di

tecnologie avanzate che forniscono un’analisi dettagliata dei comportamenti dei visitatori sul web e su dispositivi mobili, modalità di testing in tempo reale e possibilità di analisi dell’efficacia delle campagne marketing, consentono oggi di offrire servizi e contenuti personalizzati e adeguati alle specifiche esigenze e di supportare in modo determinante il business aziendale”.

Dalla velocità ai social network, nuove esperienze di interazione

La web experience - vale per UniCredit così come per ogni altro soggetto bancario - è solo uno dei temi che il settore finance si troverà ad affrontare nei prossimi mesi. Gli utenti stanno crescendo in numero ed evolvendo in competenza e preparazione: questo genererà inevitabilmente nuovi comportamenti e atteggiamenti anche da parte delle banche, pur nel rispetto del loro ruolo istituzionale. “Una chat in un sito di banca, conferma Colafranceschi, era sino a poco tempo fa impensabile. Ora invece è presente. Se il cliente si attende risposte sempre più veloci, unitamente a convenienza e comodità, noi dobbiamo essere pronti, e sfruttare tutte le potenzialità offerte dall’essere banca multicanale. Da poco abbiamo rilasciato la piattaforma di mobile banking, pensata appositamente come ‘telecomando’ per gestire in comodità il proprio conto corrente”. Oltre alla relazione sempre più stretta e multiforme con il consumatore, c’è poi il rovescio della medaglia, quello che vede i clienti in prima persona commentare e “vivere” l’esperienza della marca, con tutto ciò che questa nuova tendenza del marketing prevede (cioè la possibilità di criticare e giudicare senza che la banca possa porre un freno o filtrare i contenuti), come accade sui social network. “Vendendo noi servizi finanziari e denaro, commenta Colafranceschi, diventa difficile entrare nell’arena dei social network come potrebbe fare una qualunque azienda di un altro mercato. Vi sono però interessanti esperienze negli Stati Uniti, il che significa che le banche dovranno trovare il modo di padroneggiare anche questi strumenti. Per quanto ci riguarda, UniCredit è già presente sui social network con iniziative ad hoc commerciali, pensate per specifici target di clientela. Va comunque precisato che dopo esserci posti in ascolto ‘attento’ e aver interagito in maniera informale con i clienti nel corso del 2010, abbiamo acquisito importanti informazioni che ci hanno permesso di ridisegnare alcuni contenuti o schede prodotto che difficilmente avremmo modificato se non avessimo recepito la voce degli utenti”.

La nostra azienda opera in un settore complesso e delicato, nel quale viene mosso denaro, e che ingaggia fortemente il cliente. Per fare in modo che la customer experience di quest’ultimo sia adeguata, internamente all’istituto team di professionisti simulano il comportamento dei target di clienti, disegnano interfacce grafiche, le mettono on line, sul sito o sulla piattaforma di Internet banking, e attraverso le web analytics indagano come gli utenti si muovono, navigano, scelgono

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Stile

Il design è uno stile di vitaDai Saloni del mobile agli oggetti di uso quotidiano, quando l’eleganza sposa la praticità e la voglia di osare, ecco spuntare le migliori performance del design

Il disegn è attorno a noi, ci permea, contraddistingue gli oggetti di uso comune, quelli che semplificano la vita in ufficio, che rendono la casa elegante e moderna. Il design è uno stile di vita smaccatamente italiano, perché solo da menti creative raffinate - che hanno respirato le bellezze di secoli di storia e osservato il buon gusto straniero - poteva nascere un progetto di vita complessivo rivolto al Bello in ogni sua forma ed espressione.Il design non è un concetto indefinibile: teorizzato astrattamente, diventa concreto in un preciso momento dell’anno, a Milano, in occasione dei Saloni del mobile, che si tengono, nell’edizione 2011, da martedì 12 a domenica 17 aprile. In queste giornate metropoli e persone si trasformano. Il meglio del design non resta confinato nei capannoni della fiera di Rho (anch’essi capolavoro di design firmato Massimiliano Fuksas) ma si diffonde ovunque come un fluido. Esperienze, tendenze, espressioni di design “fuoriescono” dalla metropolitana, dal baretto della via del centro, dalle installazioni provvisorie nelle piazze. Abbinamenti un tempo impensabili - cibo e illuminazione, materiali innovativi e aperitivo lounge - sono i momenti clou che anche i non addetti ai lavori apprezzano. Ecco perché Saloni e non “salone”. Questa è la magia del design: essere ovunque. Passando dall’universale al particolare, quali sono, nel marasma di progetti, materiali, linee e sperimentazioni, gli oggetti culto che non devono mancare nella casa e nell’ufficio di un professionista? L’elenco è lunghissimo, le regole di abbinamento (oggetto-colore-stile-occasione d’uso) sono praticamente infinite. Ma il buon gusto viene in

aiuto: essendo ampia l’offerta, ciascuno può scegliere davvero l’oggetto che più sente suo. Si può osare, ma anche puntare sulla sobrietà. Si può chiedere consiglio a chi vive di design, oppure fare da sé e lasciarsi conquistare dall’acquisto di impulso. Basta che, come si dice nell’ambiente, “l’oggetto diventi soggetto”, altrimenti tanto vale rimanere nel gusto classicheggiante e mettersi l’animo in pace.

Il mio regno per una sedia

Purtroppo il design non sempre si sposa con il comfort, questa è la legge della bellezza. Sedie di vario genere e scopo vengono progettate dai designer per riempire, con la loro unicità, un’intera stanza. Ecco dimenticate le sedute morbide: tutto si fa duro, spesso di plastica trasparente, oppure di pelle rigida. Emblematica è La Marie di Kartell, che per prima ha inaugurato la “moda” delle sedie realizzate in policarbonato in un unico stampo. Capostipite

del genere, resiste e rimane ultramoderna. Poi si va all’opposto: poltrone “monoblocco” morbide, che avvolgono sino a far scomparire la persona in un dolce sogno interminabile (guai a sceglierle per l’ufficio). Se non sapete orientarvi tra ultra-duro e ultra-molle cambiate la vostra sfera di interesse, optate per l’ecosostenibilità. Al posto di acquistare prodotti di derivazione petrolifera, scegliete il legno. Alcune aziende hanno saputo lavorare la classica sedia in legno della casa di campagna dell’epoca “povera” di cui ogni famiglia italiana ha memoria, trasformandole in oggetti di culto. Verniciate in nero o rosso laccato, sanno

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Stile

reggere il confronto con le linee moderne proposte dai giovani designer. Per i momenti di relax - o per far sedere un cliente in posizione scomodissima, proponendogli però la miglior seduta del mondo - impossibile rinunciare al pouf, a sacco, a cubo, a sfera, purché dai contorni indefinibili, e dalla caduta dietro l’angolo.Veniamo ora alla luce. Per la serie “le idee di successo non tramontano mai”, vogliamo parlare di Tolomeo di Artemide? Da decenni illumina le scrivanie dei professionisti di tutto il mondo: il progetto e la struttura della lampada sembra stato pensato solo ieri.

Una scrivania d’altri tempi

La scrivania rappresenta la persona che la domina e presiede. Chi ricopre incarichi di responsabilità, o ha persone che vanno e vengono dall’ufficio – clienti, colleghi, team di lavoro – deve dimenticarsi i prodotti acquistati nel più grande magazzino di

mobili assemblabili dal nome straniero e puntare in alto, molto in alto. Parola d’ordine: essere minimal. Lo spazio a disposizione deve essere funzionale al lavoro, non al design. L’oggetto di arredamento contemporaneo deve arricchire esteticamente, supportando le persone, in questo caso nel loro lavoro. Un’elegante scrivania in cristallo sostenuta da un’architettura in acciaio satinato (oppure interamente in legno massiccio impreziosita da timidi buchini dei tarli) è completa anche solo con l’iMac o il MacBook, non ha bisogno d’altro: da anni ormai gli strumenti tecnologici firmati Apple hanno dato dignità e diritto di esposizione “pubblica”

all’hardware. Chi vuole aggiungere con sobrietà qualche oggetto funzionale può scegliere non particolari sparsi (portapenne, porta-corrispondenza, una vaschetta portadocumenti, l’imperdibile sottomano), ma un elegante kit del materiale che desidera e del colore che desidera. Da Nava, Giorgio Fedon, Piquadro la pelle si abbina al metallo, in tinte accese o pastello.

E a casa?

Posto che la cucina è il luogo in cui il design si deve obbligatoriamente sposare con la praticità - altrimenti non si parla di cucina, ma di ‘stanza da usare il meno possibile per rischio scomodità’ - occupiamoci del salone. Il dato più moderno e di tendenza potrebbe essere quello all’insegna della controtendenza: basta librerie a quadrotti regolari, nelle quali per esempio i cataloghi o i libri fotografici non trovano posto. Evviva il ritorno alla sapienza e all’intelligenza del designer che sa progettare strumento utili, non solo d’impatto. Il massimo dell’eleganza, che fa davvero percepire di essere “oltre”? Ritornare alla libreria “seria”, dagli scaffali in legno massiccio e anima di metallo che riempie un’intera parete. La cultura è il miglior oggetto d’arredamento che ci sia, e l’unico che possa essere vissuto e introiettato dall’uomo.Tramontato il tempo delle chaise-longue in pelle di mucca o cavallino (anche se il design stile Bauhaus è inarrivabile) il riposo elegante sarà da viversi possibilmente in una chaise-longue dal materiale di estrema qualità, e dal disegno che garantisca comodità a ogni parte del corpo. Ovviamente, bandita la finta pelle. Anche solo come concetto.

Dal Salone del Mobile, le foto sono di Saverio Lombardi Vallauri (1,2,4) e Luciano Pascali (3)

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