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117Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
Da questa equazione si ottiene che in 1 km2 si ritrovanocirca 7 taxa alloctoni e questo può essere considerato comeun valore medio di densità della presenza di specie alloctonenel Lazio; un confronto con tutta la flora del Lazio conmisure dirette sul campo mostra ovviamente, trattandosidi un set di specie molto più ampio, valori molto maggioriche variano all’incirca tra 342 e 350 taxa nei m.ti Ausoni(Lucchese & Lattanzi, 2000) o tra 319 e 330 taxa nelle mon-tagne della Duchessa (Iocchi, in verbis). Per quanto riguardail valore di z (0,34), questo risulta molto più elevato rispettoa quello teorico calcolato da Preston (1962) a livello globale,pari a 0,26 e a quello calcolato per la flora dei monti Ausoniche è pari a 0,21 (Lucchese & Lattanzi, 2000). un valore cosìelevato si può spiegare con il fatto che il pool di specie al-loctone presenta un’elevata eterogeneità sia a livello tasso-
nomico sia a livello degli habitat occupati, ma anche con ilfatto che tra i taxa alloctoni vi sono molte specie casuali direcente introduzione la cui localizzazione, essendo fortementelegata alle attività umane, risulta imprevedibile, frammentatae quindi eterogenea.Ampliando questo discorso e volendo confrontare tra lorodifferenti settori geografici del Lazio, sono stati scelti e con-siderati 8 subdataset (ciascuno costituito da 12 quadranti)relativi alle seguenti zone geografiche: 1) Roma città; 2 e 3)Alta e Bassa valle Tiberina; 4) valle Latina; 5) Pianura Pontina;6) maremma Laziale; 7) Alta valle dell’Aniene; 8) valle delSalto. Osservando i valori della flora alloctona in questearee (Tab. 5.4), si nota come nell’area urbana di Roma siabbia la maggior concentrazione di taxa alloctoni: il maggiornumero di taxa alloctoni (243 entità, ben oltre la metà del-
Fig. 5.17 - Relazione Specie-Area misurata secondo la regressione lineare tra logS (logaritmo del numero di taxa alloctoni stimati per ogni combinazione di nquadranti da 1 a 375) e logA (logaritmo dell’area calcolata per ogni combinazione di n quadranti da 1 a 375) calcolati utilizzando il metodo di rarefazione non pa-rametrica proposto da Colwell (2013).
Settore N Stot Smed Ssing Subiq C
Roma città 12 243 93,45 90 31 22,77
Alta valle Tiberina 12 101 39 33 7 10,69
Bassa valle Tiberina 12 133 48,45 47 6 10,80
valle Latina 12 103 32,27 36 3 6,40
Pianura Pontina 12 129 39,45 43 0 7,84
maremma Laziale 12 83 28,45 28 2 6,26
Alta valle dell’Aniene 12 113 29 50 2 4,40
valle del Salto 12 64 18,5 27 1 3,24
Tab. 5.4 - Composizione della flora alloctona in alcuni settori geografici del Lazio. N rappresenta il numero di quadranti considerati per caratterizzareciascun settore. Stot e Smed corrispondono rispettivamente al numero totale e al numero medio di taxa alloctoni presenti negli N quadranti selezionatiper ciascun settore. Ssing si riferisce al numero di taxa “singletons”, ovvero quelli presenti solamente in 1 quadrante, mentre Subiq indica il numero ditaxa ubiquitari che sono presenti in tutti i 12 quadranti di ciascun settore. C si riferisce, invece, alla costante dell’equazione di Arrhenius e pertanto indicail numero di specie stimato per 1 km2 di superficie.
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l’intera flora alloctona regionale); il numero medio (93-94taxa per quadrante) corrisponde in molti casi a più deldoppio dei valori medi calcolati per gli altri settori; il numerostimato di alloctone che possono essere presenti in 1 km2 èdi circa 22-23 taxa ovvero sempre il doppio rispetto agli altrisettori; il numero di singletons e di specie ubiquitarie èsempre notevolmente superiore rispetto alle altre zone geo-grafiche. Si può pertanto concludere che l’area urbana diRoma costituisce in assoluto il più importante centro diarrivo e diffusione dei taxa alloctoni a livello regionale. Aseguire è da notare come anche la composizione rilevataper l’Alta e la Bassa valle Tiberina mostri dei valori relativamenteelevati (la densità di alloctone è di circa 10-11 taxa per km2).I settori della valle Latina, della Pianura Pontina e della ma-remma Laziale, mostrano, invece, valori di densità relativa-mente vicini alla suddetta media regionale, mentre nell’Altavalle dell’Aniene e nella valle del Salto i valori di densità ri-sultano relativamente più bassi. Particolarmente interessanteè la composizione delle alloctone calcolata per l’Alta valledell’Aniene, dove nonostante si abbia un discreto numerototale di taxa alloctoni (113 entità, tra cui ben 50 singletons),la densità misurata risulta relativamente molto bassa. Talerisultato può dipendere dal fatto che all’interno di questosettore la maggior parte delle specie alloctone sono con-centrate in pochi quadranti (1-2 al massimo), come effettodel differente grado di disturbo antropico che si concentrain poche zone localizzate (ad elevata eterogeneità), attornoa centri abitati (Subiaco, Agosta).
PROVENIENZA GEOGRAFICADa un punto di vista biogeografico si nota che la maggiorparte delle specie alloctone regionali (178 taxa, pari circaal 38% del totale) provengono dal continente americano(America settentrionale, centrale e/o meridionale), che cor-rispondono circa al doppio rispetto al contingente di specieprovenienti dal continente asiatico (86 taxa, pari circa al19% del totale), mentre il contingente di specie eurasiatiche(48) e mediterranee (47) ammonta all’incirca al 10%. Glialtri contingenti risultano avere un debole contributo allacomposizione della flora alloctona regionale (Fig. 5.18).Confrontando la ripartizione osservata per il Lazio conquella ritrovata per alcune delle altre regioni italiane, è in-teressante notare che mentre la Toscana (Arrigoni & viegi,2011), la Campania (Stinca, 2013) e le marche (viegi et al.,2003) mostrano una ripartizione corologica delle speciealloctone abbastanza simile a quella riscontrata per il Lazio,al contrario in Sardegna, nonostante le specie americanerisultino ancora quelle con la maggiore percentule (30%),le specie asiatiche (11%) e quelle eurasiatiche (3%) risultanoessere di gran lunga meno diffuse rispetto al Lazio, adiscapito delle specie mediterranee, che, al contrario, rag-giungono circa il 17% (Bacchetta et al., 2009). Dal confrontocon quanto riscontrato, invece, per i settori costieri delLazio (Acosta & Izzi, 2007), si nota che la maggior parte deitaxa alloctoni provengono sempre dal continente americano(47%), seguiti però da quelli africani (17%) e asiatici (15%).Incrociando il continente di provenienza con lo status di al-
Fig. 5.18 - Ripartizione delle specie alloctone del Lazio in base all'areale di provenienza.
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loctonia (Tab. 5.5) si nota che il maggior numero di speciealloctone invasive è di origine americana (24 su 37 per leinvasive più diffuse e 4 su 7 per le localmente invasive).Anche tra le naturalizzate non invasive il contingente piùnumeroso è sempre quello americano (52 su 139 totali). Lespecie di origine asiatica, invece, sono composte principal-mente da specie casuali (66 su 86) ed includono un numerorelativamente basso di specie naturalizzate (20), rispetto aquelle di origine eurasiatica (28) e mediterranea (19), chenel complesso sono presenti nel Lazio in numero minore.mentre le alloctone di origine mediterranea mostrano unrapporto casuali/naturalizzate pari a circa 1.47 (28/19), quelledi origine eurasiatica, invece, raggiungono un valore deci-samente più basso pari a circa 0.71 (20/28). Nonostante idue contingenti siano presenti nel Lazio con un numero ab-bastanza simile di entità alloctone (47 mediterraneee e 48eurasiatiche), le alloctone di origine eurasiatica risultanopotenzialmente più dannose di quelle di origine mediterranea. Nel complesso (Fig. 5.19) l’incidenza regionale delle specieche provengono da zone temperate (calcolate includendoquelle di origine Asiatica, eurasiatica ed europea) si concentranelle zone più interne rispetto alle specie che provengonoda zone tropicali o subtropicali o di tipo mediterraneo (cal-colate includendo quelle di origine Tropicale, Africana, me-diterranea, Autraliana e Centroamericana), le quali, invece,sono relativamente più concentrate nelle zone costiere.
FLORA ALLOCTONA E CLIMACome è noto la riccheza di specie è una variabile che persua natura dipende da vari fattori che interagiscono traloro in maniera molto complessa e diversificata nello spazioe nel tempo, pertanto è molto difficile trarre interpretazioniveramente utili (soprattutto per fini predittivi) da unasemplice correlazione (che qui viene arbitrariamente assuntacome lineare) con un’unica variabile indipendente. Inoltre,considerando che in questo caso vengono incluse nel con-teggio della ricchezza anche le specie alloctone casuali, lequali per definizione non hanno avuto il tempo di stabilireun equilibrio tra pianta e ambiente, il quadro interpretativoal quale possiamo spingerci è da considerarsi puramentedescrittivo. Con lo scopo di verificare le eventuali differenzedovute alla incidenza della presenza delle specie casuali,sono state eseguite anche le regressioni tra le variabili cli-matiche e la sola ricchezza di specie naturalizzate (Tab. 5.6).Da una semplice osservazione del pattern di distribuzionedella ricchezza di taxa alloctoni rispetto all’andamento delletemperature medie delle minime del mese di Gennaio(Tmmin Gen) per ogni quadrante, si nota come la maggiorricchezza delle alloctone sia concentrata nelle zone relati-vamente meno fredde, mentre nelle zone più fredde si
Categorie Totali e subtotali
Americane 178
Casuale 98Invasiva 24Localmente Invasiva 4Naturalizzata 52
Asiatiche 86
Casuale 66Invasiva 3Localmente Invasiva 1Naturalizzata 16
Mediterranee 47
Casuale 28Invasiva 1Naturalizzata 18
Eurasiatiche 48
Casuale 20Invasiva 2Naturalizzata 26
Europee 15
Casuale 11Naturalizzata 4
Africane 33
Casuale 22Invasiva 3Localmente Invasiva 1Naturalizzata 7
Afro-Asiatiche 5Casuale 3Invasiva 1Naturalizzata 1
Tropicali 18
Casuale 11Invasiva 3Localmente Invasiva 1Naturalizzata 3
Australiane 13
Casuale 12Naturalizzata 1
di origine incerta o ibridogene 25
Casuale 14Naturalizzata 11
Totale 468
Tab. 5.3 - Ripartizione delle specie alloctone in base al continente di pro-venienza ed allo status.
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osserva una ricchezza di alloctone generalmente bassa(Fig. 5.20 e Fig. 5.21). Ciò però non è confermato dai risultatidella regressione lineare (Tab. 5.6) da cui risulta un R2 =0.054 (Pvalue < 0.0005), rilevando quindi una debole corre-lazione positiva (seppur statisticamente significativa) tral’andamento spaziale della Tmmin Gen e la presenza dellaflora alloctona. L’osservazione grafica dei residui della re-gressione (Fig. 5.22) mette in evidenza però che per valoribassi di temperatura la varianza registrata dalla ricchezzadelle alloctone è nettamente inferiore rispetto a quella chesi osserva per valori di temperatura più elevati (eterosche-dasticità). Ciò fa pensare che laddove si verificano bassetemperature medie di Gennaio (inverni abbastanza rigidi)vi sia in qualche modo una barriera ambientale che limital’arrivo e la diffusione di specie alloctone, mentre, laddovela Tmmin Gen non sia troppo rigida, la minore o maggiorepresenza dei taxa alloctoni sia determinata da altri fattori.Osservando la Fig. 5.23 è possibile notare come sono di-stribuiti i valori della deviazione standard dei residui dellaregressione lineare quando si utilizzano i valori della tem-peratura media annua come variabile indipendente. Lezone rosse indicano quei settori dove il numero di alloctoneosservato risulta sensibilmente maggiore rispetto a quello
stimato dalla regressione lineare, mentre le zone azzurre,al contrario, indicano quei settori dove il numero di alloctoneosservato risulta sensibilmente minore rispetto a quellostimato. In entrambi i casi si tratta quindi di zone dove larelazione tra le due variabili non può essere considerata li-neare, o comunque dove la variabile indipendente (tem-perature medie annue) non sembra essere ben correlatacon la variabile dipendente (numero di specie alloctone).un pattern molto simile si ottiene quando come variabileindipendente si utilizzano i valori della temperatura mediadelle minime del mese di Gennaio o delle temperaturemassime annue. un buon esempio di specie alloctona la cui distribuzionesembra essere limitata entro una barriera climatica si osservaquando si mette in relazione la presenza di Oxalis articultatanel Lazio con l’andamento dell’isoterma di 0°C della tem-peratura media minima di Gennaio (Fig. 5.24). Il limite piùinterno dell’areale laziale di questo taxon molto diffuso nelLazio segue più o meno l’andamento dell’isoterma senzamai estendersi in quei settori del Lazio dove a Gennaio siregistrano temperature medie inferiori a 0 °C. un patternsimile si osserva anche in altri taxa alloctoni quali ad es. Pa-spalum distichum e Phytolacca americana; tale pattern è
Fig. 5.19 - Rapporto tra il numero di taxa di origne tropicale, africana, mediterranea, australiana e centroamericana e il numero di taxa di origine europea, asiaticaed eurasiatica. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori del rapporto sono stati interpolati spazialmente (kriging) a partire dai dati per quadrante.
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Fig. 5.20 - Distribuzione spaziale dei taxa alloctoni in relazione alla temperature medie annue (°C).
Fig. 5.21 - Distribuzione spaziale dei taxa alloctoni in relazione alla temperatura media delle minime di Gennaio (Tmmin Gen, °C).
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stato già messo in evidenza per le specie mediterranee,quali Clematis flammula (vedi Cap. 1, Fig. 1.9)Da una semplice osservazione del pattern di distribuzionedella ricchezza di taxa alloctoni rispetto all’andamento
delle precipitazioni totali annue, si nota come, tranne cheper alcune eccezioni, le zone di maggior ricchezza dellaflora alloctona sembrano siano concentrate nelle zonedove piove di meno (Fig. 5.25). Ciò però non è confermato
Fig. 5.23 - Distribuzione spaziale dei valori della deviazione standard dei residui della regressione tra il numero totale di alloctone e le temperature medie annue.
Fig. 5.22 - Grafico della regressione lineare tra ricchezza di taxa alloctoni e temperatura media delle minime di Gennaio. In corrispondenza dei valori inferiori ditemperatura la varianza registrata dai valori di ricchezza attorno alla retta di regressione è nettamente inferiore rispetto a quella che si osserva per valori di tem-peratura più elevati (eteroschedasticità).
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Fig. 5.24 - Confronto tra la distribuzione di Oxalis articultatanel Lazio e l’andamento dell’isoterma di 0°C della temperatura media delle minime di Gennaio.
Fig. 5.25 - Distribuzione spaziale dei taxa alloctoni in relazione alle precipitazioni totali annue.
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dai risultati della regressione lineare (Tab. 5.6) da cui risultaun R2 = 0.068 (Pvalue < 0.0005), rilevando quindi unadebole correlazione negativa (seppur statisticamente si-gnificativa) tra l’andamento spaziale delle precipitazioni ela presenza della flora alloctona.Osservando la Fig. 5.26 è possibile notare come sono di-stribuiti i valori della deviazione standard dei residui dellaregressione lineare quando si utilizzano i valori delle pre-cipitazioni totali annue come variabile indipendente. Anchein questo caso, le zone rosse indicano quei settori dove ilnumero di alloctone osservato risulta sensibilmente maggiorerispetto a quello stimato dalla regressione lineare, mentrele zone azzurre, al contrario, indicano quei settori dove il
numero di alloctone osservato risulta sensibilmente minorerispetto a quello stimato.Analogamente a quanto già osservato per le temperature(medie, minime e massime) si nota come nella zona urbanae peri-urbana di Roma il numero di specie alloctone risultaessere sensibilmente maggiore rispetto a quello stimatodalla regressione lineare, mentre nei settori costieri ecollinari della Tuscia viterbese il numero di specie alloctonerisulta essere sensibilmente minore rispetto a quello stimato.Tali anomalie ci indicano che i fenomeni (o parametri) chemeglio possono essere correlati al numero di speciealloctone con molta probabilità svolgono un ruolo più im-portante proprio in questi settori.
Fig. 5.26 - Distribuzione spaziale dei valori della deviazione standard dei residui della regressione tra il numero totale di alloctone e le precipitazioni totali annue.
Var. dipendente Var. indipendente Coefficente R2 PvalueTotale alloctone Temp. medie annue +3.106 0.1 0.000
Solo naturalizzate Temp. medie annue +2.66 0.12 0.000
Totale alloctone Temp. medie di Gennaio +2.23 0.054 0.000
Solo naturalizzate Temp. medie di Gennaio +1.82 0.06 0.000
Totale alloctone Precipitazioni totali annue -0.02 0.068 0.000
Solo naturalizzate Precipitazioni totali annue -0.016 0.083 0.000
Tab. 5.6 - Risultati delle regressioni lineari tra variabili dipendenti e variabili indipendenti.
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Nel complesso le variabili indipendenti desunte dal climanon sembrano spiegare sufficientemente il pattern spazialedella ricchezza mostrato dalla flora alloctona. Si nota co-munque un effetto limitante dovuto alla temperaturamedia delle minime di Gennaio, le quali quando raggiungonoi valori più bassi fungono da barriera ambientale contra-stando l’arrivo e la diffusione dei taxa alloctoni.
FLORA ALLOCTONA E USO DEL SUOLOOsservando la ripartizione dei 468 taxa alloctoni, la cui pre-senza è stata confermata a livello regionale in relazione alleprincipali categorie di uso del suolo in cui le entità hannola capacità di diffondersi (Fig 5.27), è evidente che il processodi invasione di specie vegetali è concentrato maggiormentein ambiti artificiali (superfici artificiali antropizzate e agricole);poiché una specie può diffondersi in più di una tipologia diuso del suolo, la somma dei subtotali non corrisponde altotale dei taxa considerati. Nonostante ciò, esiste comunqueun buon numero di specie alloctone che sono state introdottein aree naturali o seminaturali e/o in corrispondenza dicorpi idrici (fiumi, laghi e fondali marini).Osservando in dettaglio la ripartizione dei taxa alloctoniregionali in funzione del secondo livello della legenda CLC(Tab. 5.7), si nota che, tra gli ambiti di uso del suolo di per-tinenza dei corpi idrici e delle aree naturali o semi-naturali,quelli più minacciati dalla presenza di specie alloctonesono i laghi e i fiumi (166 entità), le superfici aperte convegetazione sparsa (155), le boscaglie aperte, i cespuglieti
Fig. 5.27 - Ripartizione dei taxa alloctoni in funzione dei tipi di uso del suolo (CLC, 1° livello).
CLC Denominazione Totali e subtotali
1 Superfici artificiali antropizzate 419
11 Manufatti urbani 328
12 Aree industriali, commerciali e vie di comunicazione 262
13 Aree minerarie, estrative, cave e cantieri 145
14 Aree verdi artificiali e incolti urbani 300
15 Aree archeologiche, ville storiche, etc. 60
2 Superfici artificiali agricole 305
21 Campi arati 196
22 Colture permanenti 81
23 Pascoli 36
24 Aree agricole eterogenee 145
3 Aree naturali o semi-naturali 247
31 Foreste 84
32 Boscaglie aperte, cespuglieti e praterie 125
33 Superfici aperte con vegetazione sparsa 155
4 Zone umide 67
41 Zone umide interne 52
42 Zone umide costiere 15
5 Corpi idrici (laghi, fiumi, fondali marini) 167
51 Fiumi e laghi interni 166
52 Fondali marini 1
Tab. 5.7 - Ripartizione dei taxa alloctoni in funzione dei tipi di uso delsuolo (CLC, 1° e 2° livello).
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e le praterie (125) e le foreste (84). Nell’ambito delle superficiartificiali antropizzate, è interessante notare, invece, come,oltre alle superfici occupate da manufatti urbani (328entità), anche le aree verdi artificiali e gli incolti urbani(300) rappresentino un bacino di diversità per le specie al-loctone (Foto 86; Foto 87). Al contrario, sembra che le villestoriche e le aree archeologiche siano meno impattatedalla colonizzazione di piante alloctone.Tali risultati rappresentano un quadro conoscitivo moltoutile ai fini della gestione e programmazione del territorio,in quanto possono fornire indicazioni fondamentali perprevedere eventuali impatti in contesti soggetti a variazionid’uso del suolo. Ad es., nei casi in cui si prevedano trasfor-mazioni della destinazione d’uso (distruzione di un’areaagricola abbandonata e/o parzialmente forestata per co-struire strade e palazzi), sarebbe opportuno tenere contodegli effetti che tale cambiamento potrebbe causare intermini di diffusione di specie alloctone.Dal punto di vista gestionale è anche importante la conoscenzadi come e quanto l’uso del suolo favorisca o meno l’arrivo ela diffusione delle specie alloctone. A questo scopo i dati di-
stributivi risultano fondamentali per condurre un’analisi spa-ziale (overlay) in grado di mettere in relazione la ricchezza ditaxa alloctoni (variabile dipendente) con le varie tipologiedi uso del suolo (variabili indipendenti). A questo propositosono state predisposte delle cartografie tematiche in mododa sovrapporre i dati di ricchezza con quelli dell’uso delsuolo e poter poi utilizzare i dati quantitativi risultanti pereseguire un’analisi esplorativa della regressione lineare.Le superfici di ciascun quadrante sono state classificate alprimo livello CLC utilizzando come base di dati la carta dell’usodel suolo della Regione Lazio (OpenData della Regione Lazio).Il disturbo generato dall’antropizzazione è stato quindi ricavatocalcolando la percentuale di superficie interessata da areeantropizzate all’interno di ciascun quadrante. Inoltre, è stataeseguita anche una misurazione dell’incidenza della viabilitàcalcolando la lunghezza (in metri) dei tratti stradali e autostradalie di quelli ferroviari in ciascun quadrante. Sono state così ot-tenute, per ciascun quadrante, due variabili indipendenti “an-tropizzazione” e “viabilità”, le quali sono state messe in relazionespaziale con la ricchezza di taxa alloctoni (variabile dipendente)in modo da verificarne l’eventuale correlazione e quantificarnela dipendenza. Dall’osservazione visiva della sovrapposizionetra distribuzione dell’antropizzazione e ricchezza di taxaalloctoni, si nota chiaramente come i quadranti più antropizzatisiano tendenzialmente più ricchi di alloctone rispetto a quellimeno antropizzati (Fig. 5.28). Ciò è confermato dai risultatidella regressione lineare (Tab. 5.8) da cui risulta un R2 = 0.54(Pvalue < 0.005), confermando che il disturbo derivante dal-l’antropizzazione è una variabile che favorisce la presenzadella flora alloctona.Osservando la Fig. 5.29 è possibile notare come sono di-stribuiti i valori della deviazione standard dei residui dellaregressione lineare quando si utilizzano i valori della per-centuale di superficie antropizzata come variabile indi-pendente. Le zone rosse indicano quei settori dove ilnumero di alloctone osservato risulta sensibilmente maggiorerispetto a quello stimato dalla regressione lineare, mentrele zone azzurre, al contrario, indicano quei settori dove ilnumero di alloctone osservato risulta sensibilmente minorerispetto a quello stimato. A differenza di quanto risulta perle altre variabili indipendenti considerate (sia climatiche,sia relative ad altre tipologie d’uso del suolo) questo èl’unico pattern in cui la zona urbana e peri-urbana di Romarisulta gialla, ovvero dove i valori osservati si scostanopoco sensibilmente da quelli stimati attraverso la regressionelineare. Ciò ci indica con buona approssimazione che l’an-tropizzazione è il fattore che svolge un ruolo chiave nelladeterminazione del numero di esotiche in quest’area dovele altre variabili indipendenti generano sempre valori sot-tostimati rispetto a quelli realmente osservati.
Foto 86 - Aspetti di prati abbandonati nella periferia di Roma (Talenti) incorso di urbanizzazione accelerata.
Foto 87 - Cortaderia selloana (erba delle “pampas”) divenuta spontaneiz-zata con numerosi cespi in un’area dismessa di Anzio (caso limite tra statusdi casuale e naturalizzata, localmente invasiva).
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Fig. 5.28 - Distribuzione spaziale dei taxa alloctoni in relazione alla percentuale di superfici antropizzate.
Fig. 5.29 - Distribuzione spaziale dei valori della deviazione standard dei residui della regressione tra il numero totale di alloctone e la percentuale di superficie antropizzata.
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Dall’osservazione visiva della sovrapposizione tra distribu-zione della viabilità e ricchezza di taxa alloctoni, si notachiaramente (Fig. 5.30) come i quadranti dove sono piùconcentrate le vie di comunicazione (strade, autostrade eferrovie) siano tendenzialmente più ricchi di alloctonerispetto a quelli dove la viabilità è meno concentrata. Ciò èconfermato dai risultati della regressione lineare (Tab. 5.8)da cui risulta un R2 = 0.34 (Pvalue < 0.0005), confermandoche il disturbo derivante dalla viabilità è una variabile chefavorisce la presenza della flora alloctona.Osservando la Fig. 5.31 è possibile notare come sono di-stribuiti i valori della deviazione standard dei residui dellaregressione lineare quando si utilizza il disturbo derivantedalla presenza di strade, autostrade e ferrovie come variabileindipendente. Le zone rosse indicano quei settori dove ilnumero di alloctone osservato risulta sensibilmente maggiorerispetto a quello stimato dalla regressione lineare, mentrele zone azzurre, al contrario, indicano quei settori dove ilnumero di alloctone osservato risulta sensibilmente minorerispetto a quello stimato. A differenza di quanto risulta perl’antropizzazione, l’area urbanizzata e peri-urbana di Romarisulta fortemente sottostimata dalla regressione linerare.Tale pattern è del tutto simile a quello riscontrato ancheper le altre tipologie di uso del suolo considerate (dati non
presentati per evitare ridondanze inutili). Il disturbo generato dalla presenza di attività legate all’agri-coltura è stato ricavato calcolando la percentuale di superficieinteressata da aree agricole all’interno di ciascun quadrante.È stata così ottenuta, per ciascun quadrante, una variabileindipendente “uso agricolo”, la quale è stata messa in relazionespaziale con la ricchezza di taxa alloctoni (variabile dipendente)in modo da verificarne l’eventuale correlazione e quantificarnela dipendenza. Dall’osservazione visiva della sovrapposizionetra distribuzione dell’uso agricolo del territorio (Foto 88) ericchezza di taxa alloctoni, non si nota (Fig. 5.32) una chiararelazione spaziale positiva tra le due variabili. Ciò è confermatodai risultati della regressione lineare (Tab. 5.8) da cui risultaun R2 = 0.0002 (Pvalue > 0.5), confermando che il disturboderivante dall’uso agricolo del territorio non influisce signi-ficativamente sulla presenza della flora alloctona.La presenza di superfici coperte da vegetazione semi-naturale(prati, pascoli, boschi, mosaici di vegetazione vari, etc.) èstata ricavata calcolando la percentuale di superficie interessatada aree naturali e semi-naturali all’interno di ciascun quadrante.È stata così ottenuta, per ciascun quadrante, una variabile in-dipendente “aree seminaturali”, la quale è stata messa in re-lazione spaziale con la ricchezza di taxa alloctoni (variabiledipendente) in modo da verificarne l’eventuale correlazione
Fig. 5.30 - Distribuzione spaziale dei taxa alloctoni in relazione al disturbo derivante dalla viabilità.
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Fig. 5.31 - Distribuzione spaziale dei valori della deviazione standard dei residui della regressione tra il numero totale di alloctone e il disturbo derivante dallaviabilità (presenza di strade, autostrade e ferrovie).
Foto 88 - Aspetto di un campo di mais dopo la raccolta lungo la pianura costiera presso Anzio. Nella fase di messa a riposo il campo sarà soggetto adinvasione di specie alloctone (Datura stramonium, Physalis angulata, Amaranthus spp., etc.).
130 Flora alloctona - Capitolo 5
e quantificarne la dipendenza. Dall’osservazione visiva dellasovrapposizione tra distribuzione delle aree seminaturali ericchezza di taxa alloctoni, si nota un certo grado di dipendenzaspaziale negativa tra le due variabili (Fig. 5.33) e ciò èconfermato dai risultati della regressione lineare (Tab. 5.8)da cui risulta un R2 = 0.094 (Pvalue > 0.5).La presenza di aree umide che possano ospitare potenzialmentecomunità vegetali è stata calcolata considerando la lunghezzadelle sponde di corpi idrici (laghi, fiumi, canali di bonifica,bacini artificiali, etc.) e di altre zone umide terrestri (paludi,torbiere, aree permanentemente inondate, estuari, etc.); aquesti primi due parametri è stato aggiunto un terzo fattore
considerando la portata delle sorgenti, come elemento sup-plementare che possa implementare nel conteggio ancheuna misura della disponibilità idrica. È stata così ottenuta,per ciascun quadrante, una variabile indipendente “areeumide”, la quale è stata messa in relazione spaziale con la ric-chezza di taxa alloctoni (variabile dipendente) in modo daverificarne l’eventuale correlazione e quantificarne la dipen-denza. Dall’osservazione visiva della sovrapposizione tra di-stribuzione delle aree seminaturali e ricchezza di taxa alloctoni,non si nota una chiara dipendenza spaziale tra le due variabili(Fig. 5.34) e ciò è confermato dai risultati della regressionelineare (Tab. 5.8) da cui risulta un R2 = 0.013 (Pvalue > 0.005).
Fig. 5.32 - Distribuzione spaziale dei taxa alloctoni in relazione alla percentuale di superfici agricole.
Var. dipendente Var. indipendente Coefficiente R2 PvalueTotale alloctone Antropizzazione +1.09 0.54 0.000Solo naturalizzate Antropizzazione +0.8 0.49 0.000Totale alloctone viabilità +0.0003 0.34 0.000Solo naturalizzate viabilità +0.0002 0.35 0.000Totale alloctone uso agricolo +0.083 0.0002 0.788Solo naturalizzate uso agricolo +0.0325 0.0049 0.177Totale alloctone Aree semi-naturali -0.17 0.094 0.000Solo naturalizzate Aree semi-naturali -0.155 0.12 0.000 Totale alloctone Aree umide +0.00007 0.013 0.027Solo naturalizzate Aree umide +0.00006 0.017 0.010
Tab. 5.8 - Risultati delle regressioni lineari tra variabili dipendenti e variabili indipendenti.
131Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
Fig. 5.33 - Distribuzione spaziale dei taxa alloctoni in relazione alla percentuale di aree semi-naturali.
Fig. 5.34 - Distribuzione spaziale dei taxa alloctoni in relazione alla presenza di aree umide.
132 Flora alloctona - Capitolo 5
Nel complesso le regressioni delle differenti variabili indi-pendenti desunte dall’uso del suolo hanno messo inevidenza come l’antropizzazione e la viabilità siano quelleche meglio possono essere correlate positivamente con laricchezza di specie alloctone. Questo vale sia quando si in-tendono tutte le specie alloctone nel loro complesso siaquando consideriamo solamente i taxa alloctoni naturalizzati(invasivi e non). Al contrario, le aree naturali e semi-naturalimostrano una correlazione negativa con la presenza dellaflora alloctona e pertanto un’adeguata conservazione dellanaturalità di queste superfici può costituire una barrierabiologica all’invasione di specie alloctone.volendo combinare tra loro le variabili indipendenti (antro-pizzazione e viabilità) che sembrano essere meglio correlatelinearmente con la ricchezza di specie alloctone (ovverol’antropizzazione e la viabilità), è stata eseguita anche unaregressione lineare a due variabili indipendenti, da cui risultaun R2 = 0.55 (Pvalue < 0.0005), confermando che il disturboderivante da questi due fattori favorisce la presenza dellaflora alloctona. Osservando la Fig. 5.35 si può notare anchecome e dove questo modello a due variabili riesce ad avereun potere predittivo più o meno elevato, distinguendoquelle zone dove viene sovrastimato il numero delle specie
alloctone rispetto a quanto osservato dai censimenti (zoneblu), da quelle dove, invece, il numero delle alloctone è sot-tostimato rispetto a quanto osservato (zone rosse).
FLORA ALLOCTONA E HABITATAnalogamente a quanto osservato con l’uso del suolo, la ri-partizione dei 468 taxa alloctoni, in relazione alle principalitipologie di habitat in cui le entità hanno la capacità di dif-fondersi (Tab. 5.9), evidenzia che il processo di invasione dispecie vegetali è concentrato maggiormente in habitat ar-tificiali urbani e in quelli rurali e agricoli. Tra gli habitat dipertinenza delle superfici naturali e semi-naturali quelliche risultano maggiormente interessati dalla presenza dispecie alloctone sono i boschi caducifogli (130), le spondefluviali e lacustri (116) e gli habitat psammofili costieri (96).Come già visto per l’uso del suolo, anche questi risultatirappresentano un quadro conoscitivo molto utile ai finidella gestione e programmazione del territorio. La cono-scenza delle rispettive occorrenze di taxa alloctoni nellevarie tipologie di habitat risulta fondamentale per la pre-venzione e la previsione degli eventuali impatti derivantidalle possibili alterazioni degli habitat. Ad es., nei casi incui si prevede di procurare un disturbo oggettivo a carico
Fig. 5.35 - Distribuzione spaziale dei valori della deviazione standard dei residui della regressione tra il numero totale di alloctone e la somma tra la percentualedi superficie antropizzata e il disturbo derivante dalla viabilità (presenza di strade, autostrade e ferrovie).
133Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
di un habitat dove la presenza di taxa alloctoni risultaessere considerevole (costruzione di vie d’accesso pavi-mentate che attraversano dune costiere), si dovrà per forzatener conto che tali interventi potenzialmente possonogenerare l’arrivo di ulteriori specie alloctone e quindi pre-vedere l’attuazione di eventuali mitigazioni.
VALORI DI BIOINDICAZIONELa disponibilità dei dati riguardanti i valori di bioindicazioneè a tutt’oggi limitata all’ultima banca dati pubblicata daPignatti (2005) con una nomenclatura già superata e pertantola corrispondenza tra i binomi aggiornati secondo le attualiconoscenze sistematiche non sempre coincidono con quelliutilizzati nella suddetta banca dati. Le conoscenze distributivee sistematiche sulle specie alloctone, inoltre, sono in continuaevoluzione e soprattutto negli ultimi decenni il numero ditaxa alloctoni scoperti in Italia e nel Lazio è cresciuto note-volmente. Difatti delle 468 entità alloctone confermate peril Lazio solo una parte (239, poco più della metà) sonopresenti in Pignatti (2005). La maggior parte delle lacunesono concentrate tra i taxa alloctoni casuali (solo 113 taxacon dati disponibili rispetto ad un totale di 278), mentre perle specie naturalizzate (invasive e non) la situazione è leg-
Codice Denominazione Totali eEUNIS habitat subtotali
A Habitat marini 87
A1 Rocce litorali ed altri substrati compatti 18
A2 Sedimenti litoranei 54
A3 Rocce infralitorali ed altri substrati duri 3
A5 Sedimenti sublitoranei 12
B Habitat costieri 120
B1 Dune costiere ed altri habitat sabbiosi marittimi 106
B2 Habitat ghiaiosi costieri 2
B3 Scogliere, spiagge ed isolette rocciose, 12compresi gli habitat supralitorali
C Ambienti acquatici dell’entroterra 220
C1 Specchi d’acqua permanenti 85
C2 Acque correnti 19
C3 Zona litoranea dei corpi idrici dell’interno 116
D Torbiere e paludi 8
D5 Canneti e cariceti normalmente non inondati 8
E Prati e consorzi di alte erbe dominate 165da piante vascolari, muschi e licheni
E1 Prati aridi 35
E2 Praterie mesofile 82
E3 Praterie perennemente e stagionalmente umide 4
E5 Consorzi di alte erbe e comunità prative 44delle radure e dei margini forestali
F Habitat cespugliati, brughiere 133e comunità della tundra
F2 Arbusteti artici, alpini e subalpini 1
F3 Arbusteti mesofili di regioni temperate o 13delle aree montane supra-mediterranee
F5 Macchie, matorral ed arbusteti termo-mediterranei 27
F6 Garighe 3
F7 Lande spinose mediterranee (phrygane, arbusteti 1spinosi e vegetazione correlata delle rupi costiere)
F9 Comunità arbustive, fluviali, lacustri, palustri 42e di terreni acquitrinosi
FA Siepi 7
FB Piantagioni e vivai di cespugli o alberi nani 39
G Foreste, boschi ed altri habitat alberati 322
G1 Boschi e foreste di latifoglie decidue 130
G2 Boschi e foreste di latifoglie sempreverdi 13
G3 Boschi e foreste di conifere 26
G5 Filari arborei, piccoli boschetti antropogenici, 153zone recentemente disboscate, primi stadi di riforestazione e boschi cedui
H Habitat dell’entroterra con vegetazione assente o rada 7
H2 Macereti ed altri depositi detrici dell’entroterra 2
H3 Habitat rocciosi dell’entroterra 5(rupi, affioramenti e falde superficiali)
I Habitat rurali e domestici, con coltivazioni 764agricole ed orto-frutticole, attive o recenti
I1 Seminativi ed orti 458
I2 Parchi e giardini coltivati 306
J Habitat artificiali urbani e zone industriali 1527
J1 Aree urbane densamente edificate 493
J2 Aree scarsamente edificate 490
J4 Vie di comunicazione ed altre superfici 485ricoperte e pavimentate
J5 Bacini e canali altamente artificiali 52
J6 Depositi di rifiuti 7
X Habitat supplementari non EUNIS 82
X01 Estuari 3
X07 Campi coltivati intensamente con strisce 11di vegetazione naturale e semi-naturale
X10 Paesaggi a mosaico con elementi forestali 1
X11 Grandi parchi 67
Tab. 5.9 - Ripartizione dei taxa alloctoni in funzione dei tipi di habitat(euNIS, 1° e 2° livello).
Fig. 5.36 - Distribuzione di frequenza dei valori T (temperatura) dei taxa alloctoni naturalizzati.
Fig. 5.37 - Distribuzione di frequenza dei valori L (luce) dei taxa alloctoni naturalizzati.
134 Flora alloctona - Capitolo 5
germente migliore (126 su 183). Considerando anche che disolito le casuali per loro definizione non hanno avuto iltempo necessario per stabilire un equilibrio pianta-ambiente,l’analisi dei loro valori di bioindicazione non può essere uti-lizzata come strumento per indicare l’ecologia dei luoghidove vengono rinvenute. Per questo motivo sono stati con-siderati esclusivamente i valori di bioindicazione delle specienaturalizzate (invasive e non invasive) per avere un quadrocomplessivo dell’ecologia delle specie alloctone laziali.Dalle frequenze dei valori di temperatura (Fig. 5.36) siosserva un picco al valore 7 ed una leggera asimmetriaverso i valori più elevati. Tale ripartizione dei valori colloca
i taxa alloctoni naturalizzati in ambiti mediamente caldi,mostrando affinità con la biocora mediterranea relativamentefresca e arida che si ritrova generalmente nelle zoneplaniziali non costiere. Gli ambiti più freddi sembrano rap-presentare una barriera ambientale che limita la presenzadelle specie naturalizzate.Dalle frequenze dei valori di luce (Fig. 5.37) si osserva unpicco ai valori 7, 8 e 9 ed una leggera asimmetria verso ivalori più bassi. Tale ripartizione dei valori indica una certatendenza verso ambiti con buona disponibilità di luce, maanche con frequenti possibilità di ombreggiamento, mentreper gli habitat forestali più ombrosi e freschi vi sono solo
Fig. 5.38 - Distribuzione di frequenza dei valori u (umidità) dei taxa alloctoni naturalizzati.
Fig. 5.39 - Distribuzione di frequenza dei valori N (nutrienti) dei taxa alloctoni naturalizzati.
135Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
alcune specie più mesofile di tipo oceanico (ad es. Prunuslaurocerasus e Spiraea cantoniensis).Dalle frequenze dei valori di umidità (Fig. 5.38) risulta unpicco ai valori 2, 3 e 4 ed una leggera asimmetria verso ivalori più elevati. Tale ripartizione dei valori indica unacerta tendenza verso i luoghi aridi ma non sprovvisti di uncerto grado di disponibilità idrica nel suolo. La porzione ditaxa naturalizzati capaci di colonizzare e stabilirsi in ambitiprettamente acquatici sembra costituire solo una minimaparte. Alcuni esempi di taxa inclusi nella classe 4 di umiditàsono Amaranthus graecizans, Pteris vittata, Artemisia ab-sinthium e Rhus coriaria.
Dalle frequenze dei valori dei nutrienti (Fig. 5.39) risulta lamancanza di una precisa tendenza verso un particolaretipo di situazione edafica, pertanto i taxa alloctoni natu-ralizzati da questo punto di vista mostrano una largavarietà di capacità adattive che gli permette di colonizzaresia substrati poveri sia quelli con maggiore disponibilitàdi nutrienti.Dalle frequenze dei valori di continentalità (Fig. 5.40) si os-serva un forte picco in corrispondenza del valore 5. Questanetta tendenza indica una particolare predisposizione deitaxa naturalizzati ad un clima intermedio nè di tipo conti-nentale nè di tipo oceanico, quindi possiamo anche dire
136 Flora alloctona - Capitolo 5
che le specie alloctone generaliste dal punto di vista dellacontinentalità sono quelle che riescono ad affermarsi comenaturalizzate.Dalle frequenze dei valori di reazione del substrato (Fig.5.41) risulta un picco al valore 5 ed una leggera asimmetriaverso i valori più elevati. Tale ripartizione dei valori indicauna prevalenza di specie neutrofile o blandamente calcifile.I suoli acidi o subacidi sembrano rappresentare una barrieraambientale che limita significativamente la presenza ditaxa naturalizzati. Quindi le specie alloctone generalistedal punto di vista del pH del substrato sono quelle che rie-scono ad affermarsi come naturalizzate.
FUNCTIONAL TRAITSForme biologicheOssservando lo spettro biologico dei taxa alloctoni delLazio (Fig. 5.42), si nota che la maggior parte di questisono piante annuali (174 terofite-T, pari al 37% della floraalloctona regionale) ed alberi (116 fanerofite-P, pari al25%). Le emicriptofite-H (66 taxa, pari al 14%) e le geofite-G (55 taxa, pari al 12%) nel loro insieme costituisconopoco più di un quarto della flora alloctona, mentre le ca-mefite-Ch, le nanofanerofite-NP e le idrofite-I raggiungonoassieme il 12% della flora alloctona regionale.Dal confronto con quanto riportato in Stinca (2013) per la
Fig. 5.40 - Distribuzione di frequenza dei valori C (continentalità) dei taxa alloctoni naturalizzati.
Fig. 5.41 - Distribuzione di frequenza dei valori R (reazione del substrato) dei taxa alloctoni naturalizzati.
137Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
vicina regione Campania, si nota una ripartizione delleforme biologiche più o meno simile a quella riscontrataper il Lazio. L’unico dato lievemente discordante riguardal’ammontare delle fanerofite e delle nanofanerofite che inCampania raggiunge il 33,6%, mentre le terofite che in
Campania risultano essere solamente il 28,1% della floraalloctona regionale nel Lazio assommano al 37%.Il pattern di distribuzione delle fanerofite e delle nanofa-nerofite alloctone (Fig. 5.43) segue più o meno l’andamentodella ricchezza dei taxa alloctoni nel Lazio. Difatti le zone
Fig. 5.43 - Distribuzione delle fanerofite e nano-fanerofite alloctone.
Fig. 5.42 - Spettro biologico della flora alloctona del Lazio.
138 Flora alloctona - Capitolo 5
dove si concentra la maggior parte degli alberi e degliarbusti alloctoni corrispondono a grandi linee con gli stessisettori dove si osserva una maggiore presenza di superficiartificiali (cfr. Figg. 5.28, 5.30, 5.32). Si nota una sensibilediminuzione della presenza delle fanerofite in corrispondenzadelle zone costiere del viterbese e nelle zone più interne emontuose, dove però sono comunque presenti aree rim-boschite in cui si possono spontaneizzare alcune speciealloctone potenzialmente competitive (es. Pinus, Cupressus,Abies, Cedrus, etc.). In genere nelle zone costiere e planizialidove si concentra una maggiore urbanizzazione, le fanerofitesono rappresentate da specie ornamentali tra cui risultanoimportanti le palme (ad es., Phoenix e Washingtonia) ealtre specie arbustive che vengono utilizzate per la loro re-sistenza alla salinità, all’aridità e al vento (Pittosporum,Tamarix, Opuntia, Agave, etc.). Anche il pattern di distribuzione delle terofite (Fig. 5.44)mostra un andamento simile a quello della ricchezza dispecie alloctone (cfr. Fig. 5.5), in quanto si nota una sensibilediminuzione della presenza di specie annuali nelle zone piùinterne e montuose, mentre sembrano più diffuse nella fasciacostiera e nelle zone planiziali più interne (valle Tiberina,valle del Liri, Pianura Pontina, valle dell’Aniene, etc.). A questoproposito, è interessante notare come lungo i corsi fluviali si
possano creare delle condizioni di instabilità, dovute sia adattività antropiche sia ad alluvioni e/o frane, che favorisconole specie pioniere a ciclo breve (es. Bidens frondosus, Erigeronannuus, Impatiens balfourii, Papaver rhoeas, etc.).Dal pattern di distribuzione delle emicriptofite (Fig. 5.45)si nota come queste siano presenti prevalentemente nellezone costiere e nelle zone planiziali mostrando al contrarioun’evidente diminuzione in corrispondenza delle zone piùinterne e montuose (a differenza del loro comportamentotra le specie autoctone). Il pattern segue in linea generalequello osservato per le fanerofite, facendo presupporreuna relazione positiva con ambienti artificiali aperti qualigiardini, parchi e aree verdi urbanizzate (la forma emicrip-tofitica è infatti quella che risulta più resistente al calpestioe quindi all’urbanizzazione), senza riuscire a invadere inmaniera evidente le praterie secondarie, dove le emicriptofiteautoctone sono più frequenti perché meglio adattate aifattori climatici ed edafici.Il pattern di distribuzione delle geofite alloctone (Fig. 5.46)mostra un’importante lacuna nelle zone più interne e montuosee negli altri settori laziali dove presumibilmente la componenteforestale gode di un minor grado di disturbo antropico(monti Lepini e Ausoni e alcuni quadranti della Tuscia e delsettore viterbese). Al contrario, nelle zone planiziali e costiere
Fig. 5.44 - Distribuzione delle terofite alloctone.
139Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
Fig. 5.45 - Distribuzione delle emicriptofite alloctone.
Fig. 5.46 - Distribuzione delle geofite alloctone.
140 Flora alloctona - Capitolo 5
dove si concentrano i centri urbani e le vie di comunicazionele geofite alloctone sembrano resistere bene al disturbo an-tropico (come le emicriptofite) in quanto il calpestio nefavorisce la persistenza. L’elevata presenza delle geofite inqueste zone è comunque dovuta anche al loro valore orna-mentale (Iris, Allium, Oxalis, Narcissus, Hyacinthus, etc.), allaloro capacità di diffondersi per via clonale e alla possibilità diresistere alla predazione (velenosità dei bulbi).Il pattern di distribuzione delle camefite alloctone (Fig.5.47) mostra chiaramente come queste siano concentrateprincipalmente nella zona urbana di Roma, nei settoricostieri del Lazio meridionale e nella zona a sud di Civita-vecchia. In genere, come le camefite spontanee risultanoessere piante molto specialiste che occupano habitat adelevato grado di stress ambientale, così alcune alloctonesucculente o suffruticose sono capaci di insediarsi in habitatdifficili quali rocce, dune, o manufatti (muri, pareti, monu-menti, marciapiedi, etc.); tra queste, si riportano esempirelativi a Carpobrotus sp. pl., Lamphranthus deltoides, Dro-santhemum floribundum (Foto 89), Limoniastrum monope-talum, Artemisia spp., Ballota pseudodictamus, Micromeriamicrophylla, Kalanchoe daigremontiana, etc. Questa lorocapacità di tollerare sia lo stress ambientale sia il disturboantropico giustifica la formazione di un pattern molto lo-
calizzato (dune costiere, aree urbanizzate, zone rupicole). Il pattern di distribuzione delle idrofite (Fig. 5.48) mostra,invece, come queste siano estremamente localizzate incorrispondenza dei corpi idrici più importanti. Tra questerisultano molte specie ornamentali, utilizzate anche pergli acquari e nei laghetti dei giardini, da cui sono sfuggitea coltura invadendo canali artificiali e zone umide adiacenti(ad es., Alternanthera philoxeroides, Elodea canadensis, Ei-chornia crassipes e Lemna spp.). La loro origine è tropicalee per questo la loro maggiore concentrazione è nelle areecalde del sud Pontino; un esempio di specie terofita che sirinviene in ambienti umidi salmastri è quello di Cotula co-ronopifolia che minaccia i salicornieti dei laghi costieri delParco del Circeo (Foto 90, Foto 84).Osservando il pattern relativo al rapporto tra terofite ed iltotale di terofite + emicriptofite alloctone (Fig. 5.49) risultaevidente l’esistenza di due aree (maremma laziale e fasciacostiera della valle dell’Arrone - settore nord-orientale delF. Liri) climaticamente contrapposte (la prima a caratteremediterraneo, la seconda a carattere continentale) in cui leemicriptofite prevalgono leggermente rispetto alle terofitealloctone (valori del rapporto compresi tra 0.5 e 0.42). una spiegazione plausibile a questo pattern può esseretrovata nella presenza di un livello di disturbo che favorisca
Fig. 5.47 - Distribuzione delle camefite alloctone.
141Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
Fig. 5.48 - Distribuzione delle idrofite alloctone.
Foto 89 - Drosanthemum floribundum divenuta alloctona a Ponza.
142 Flora alloctona - Capitolo 5
Fig. 5.49 - Rapporto tra il numero di terofite e il numero totale di terofite + emicriptofite. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori del rapporto sono stati in-terpolati spazialmente (kriging) a partire dai dati per quadrante.
Foto 90 - Cotula coronopifolia, invasività di un denso popolamento con salicornie nel lago dei monaci (Circeo).
143Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
la diffusione di alloctone emicriptofite filtrando, invece, lapresenza di alloctone terofite. Nonostante l’effetto sia lostesso, nel primo settore il disturbo risulta dovuto soprattuttoal disboscamento e all’uso agricolo del territorio (a cui cor-risponde una bassa biodiversità), mentre nel secondosettore il disturbo sembra dovuto principalmente all’usoforestale e a un grado di urbanizzazione che genera un’ele-vata frammentazione (aree urbanizzate di Sora, Atina, valComino ad elevata densità antropica, contigue ad areemontuose più naturali). In conclusione, si può dire chel’effetto del disturbo in certe condizioni può risultare su-periore all’effetto del fattore climatico, anche se l’interazionedei vari fattori risulta difficile da separare, soprattutto nellezone più montuose dove il dislivello altitudinale complicaancor di più la differente ripartizione tra terofite ed emi-criptofite alloctone.Osservando il pattern relativo al rapporto tra terofite e iltotale di terofite + fanerofite alloctone (Fig. 5.50) risultaanche qui evidente come l’interazione tra il fattore climaticoe quello legato al disturbo possa determinare una differenteripartizione delle terofite in relazione alle fanerofite. I settori sottoposti ad un maggior disboscamento a favoredell’uso agricolo intensivo (maremma Laziale, Pianura Pon-
tina) risultano infatti più suscettibili all’invasione di speciealloctone terofite rispetto alle fanerofite, mentre i settoridove l’uso forestale si sovrappone a piccoli insediamentilocali frammentati (Sabina, m.ti Simbruini, val Comino, etc.)sembrano essere più suscettibili all’invasione di specie al-loctone fanerofite rispetto alle terofite. Bisogna comunque tenere in considerazione che numeri-camente le terofite (174) risultano più numerose rispettoalle fanerofite (116). Inoltre, è da tenere conto che, mentrele fanerofite sono quasi tutte state introdotte volontariamente(uso agricolo, forestale, ornamentale, etc.), tra le terofite,invece, risultano più numerose quelle introdotte acciden-talmente. Ciò implica che la distribuzione delle fanerofitealloctone dipende dall’uso locale del suolo e dalla lorocapacità di spontaneizzare nei luoghi di introduzione anchein ambiti microclimatici idonei, mentre la distribuzione delleterofite alloctone può rispecchiare l’espressione di fattoriclimatici su ampia scala. In termini quantitativi i valori delrapporto terofite/fanerofite dipendono in gran parte dalladistribuzione delle fanerofite alloctone che per sua natura èpiù aleatoria (dipendenza dai siti di coltivazione), rispetto aquella delle terofite che si distribuiscono in maniera più au-tonoma e indipendente dai siti di coltivazione. In generale,
Fig. 5.50 - Rapporto tra il numero di terofite e il numero totale di terofite + fanerofite. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori del rapporto sono stati in-terpolati spazialmente (kriging) a partire dai dati per quadrante.
144 Flora alloctona - Capitolo 5
le fanerofite alloctone si possono suddividere in tre gruppi:a) le fanerofite che risultano relativamente più concentratenelle zone interne (ad es., Rhus coriaria, Broussonetia papyrifera,altre come Pinus nigra e P. halepensis, Gleditsia triacanthos(Foto 91) nei rimboschimenti, Juglans regia, Parthenocissusquinquefolia, etc.); b) quelle maggiormente concentratelungo le zone costiere (ad es., Eucalyptus sp. pl., Opuntia sp.pl., Yucca sp. pl., Acacia sp. pl., Phoenix canariensis, Agaveamericana, Tamarix parviflora, Pinus pinea, etc.); c) quelle amassima diffusione su tutto il territorio (ad es., Ailanthus al-tissima, Robinia pseudoacacia, Fallopia baldschuanica, Acernegundo, etc.). Il pattern osservato in Fig. 5.50 può essereanche spiegato dal fatto che le presenze del primo grupposono più numerose rispetto alle presenze del secondogruppo e pertanto i valori del rapporto mostrano un patterndi concentrazione delle terofite nelle zone costiere.Sia le camefite sia le geofite, tra cui alcune ad ampia diffusione,come Iris germanica ed Helianthus tuberosus (Foto 92), pre-sentano (Fig. 5.51) una distribuzione legata sia alla presenzadi un maggiore stress e disturbo sia a temperature piùelevate sia a un maggior utilizzo come specie ornamentali.Da questo però si osserva che il numero di camefite è sempreproporzionalmente inferiore al numero di geofite alloctone.L’unico sensibile aumento relativo delle camefite si raggiungenei settori più interni e freddi dove sono presenti alcune ca-mefite alloctone (ad es., Erysimum cheiri, Antirrhinum majussubsp. majus, Vinca major, Artemisia absinthium, etc.) cheperò non raggiungono mai lo stesso numero di geofite al-loctone ivi presenti (valore massimo del rapporto pari 0.46).Da ciò ne consegue che il pattern osservato in Fig. 5.51esprime la differente capacità delle camefite alloctone di dif-fondersi e invadere i vari settori del Lazio rispetto alle geofite,la cui diffusione è sicuramente avvantaggiata anche dal lorofrequente utilizzo come piante ornamentali. I due settori incorrispondenza dei promontori di Civitavecchia e Gaeta,dove non si hanno limitazioni dovute al freddo e dove siosserva comunque un leggero aumento relativo delle camefitealloctone rispetto alle geofite (che però risultano semprepreponderanti), costituiscono delle eccezioni al trend climaticodovute probabilmente a habitat più idonei alla presenza dicamefite e succulente (ad es., Salpichroa origanifolia, Phylacanescens, Senecio angulatus, S. mikanioides).
Tipo di impollinazioneIn funzione del tipo di impollinazione i taxa alloctoni delLazio nel loro complesso includono 345 entità entomofile,125 entità anemofile e 42 entità che possono presentarefiori autogami (autoimpollinazione). L’autogamia è unastrategia di impollinazione che solitamente è più frequentenelle specie annuali ed infatti delle 42 autogame alloctone
Foto 91 - Gleditschia triacanthos, introdotta in rimboschimenti, diffusalungo le strade e siepi.
Foto 92 - Helianthus tuberosus, divenuto frequentissimo lungo le stradee in campi incolti.
145Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
del Lazio ben 31 sono terofite, per cui l’andamento delladistribuzione sarà in gran parte sovrapponbibile a quellodelle terofite stesse, che hanno maggiore frequenza lungole coste. L’entomofilia è una strategia più complessa che ri-chiede un’interazione pianta/animale risultato di coevolu-zione e condizionata da fattori ambientali. L’anemofilia èuna strategia che permette una dispersione a lunga distanzaed è indipendente da altri organismi, per cui può esserefacilitata in ambienti a minore biodiversità.I pattern mostrati (Figg. 5.52, 5.53 e 5.54) seguono ovvia-mente lo stesso andamento dell’incidenza della flora al-loctona regionale nel suo complesso, senza fornire infor-mazioni spaziali apprezzabili da cui si possano derivareconsiderazioni utili all’analisi del processo delle invasionidi piante alloctone.Osservando, invece, i pattern spaziali derivabili dai rapporti re-ciproci tra le varie strategie di impollinazione considerate, èpossibile derivare informazioni utili alla comprensione di alcunecaratteristiche ecologiche della flora alloctona regionale.Osservando il pattern spaziale derivante dal rapporto tra ilnumero di taxa alloctoni anemofili e il numero totale ditaxa alloctoni anemofili ed entomofili (Fig. 5.55), si notache le anemofile aumentano relativamente nelle aree più
pianeggianti (Litorale Romano, Pianura Pontina, valle delTevere, valle del Salto e altre valli interne), dove comunquenon riescono mai a prevalere nei confronti delle specie en-tomofile (raggiungendo un valore massimo pari a 0.43);mentre nei rilievi più interni (m.ti della Laga, m.te Rufeno,m.gne della Duchessa) e in alcuni settori del preappennino(m.ti Lepini e m.ti Aurunci) i valori del rapporto decresconoa favore di una netta prevalenza delle specie entomofile.Osservando il pattern spaziale derivante dal rapporto tra ilnumero di taxa alloctoni anemofili e il numero totale ditaxa alloctoni anemofili e autogami (Fig. 5.56), risulta che ivalori aumentano verso le aree montuose e nelle valli prin-cipali (soprattutto nei settori più interni), come effetto diuna probabile diminuzione dei taxa autogami (soprattuttoquelli annuali a ciclo breve). Considerando che i valori delrapporto oscillano da un minimo di 0.42 a un massimo di0.85, possiamo dire che in linea generale le anemofile pre-valgono in maniera sensibile sulle autogame nella maggiorparte del territorio. Fanno eccezione alcune zone come ilsettore a nord del Terminillo, le m.gne della Duchessa e im.ti Lepini dove evidentemente si stabiliscono localmentedelle condizioni (biotiche o abiotiche) tali da favorire unamaggiore presenza di alloctone autogame e una relativa
Fig. 5.51 - Rapporto tra il numero di camefite e il numero totale di geofite + camefite. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori del rapporto sono stati in-terpolati spazialmente (kriging) a partire dai dati per quadrante.
146 Flora alloctona - Capitolo 5
Fig. 5.52 - Distribuzione delle entità alloctone ad impollinazione entomofila.
Fig. 5.52 - Distribuzione delle entità alloctone ad impollinazione anemofila.
147Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
Fig. 5.54 - Distribuzione delle entità alloctone autogame (autoimpollinazione).
Fig. 5.55 - Rapporto tra il numero di entità anemofile e il numero totale di anemofile + entomofile. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori del rapportosono stati interpolati spazialmente (kriging) a partire dai dati per quadrante.
148 Flora alloctona - Capitolo 5
minore presenza di alloctone anemofile. Osservando il pattern spaziale derivante dal rapporto tra ilnumero di taxa alloctoni autogami e il numero totale ditaxa alloctoni autogami ed entomofili (Fig. 5.57), si nota chele specie alloctone autogame aumentano relativamentenelle aree costiere, planiziali e collinari, dove comunquesono sempre in netta minoranza nei confronti delle specieentomofile (raggiungendo un valore massimo pari ad appena0.23); mentre nelle aree più interne e montuose l’entomofiliasi conferma come la forma funzionale prevalente. In conclusione possiamo affermare che la forma prevalentedi impollinazione tra le specie alloctone è l’entomofilia, laquale prevale sempre sulle altre strategie in tutti i settori delLazio, mostrando comunque una netta prevalenza soprattuttonelle zone più interne e montuose dove le altre forme dimi-nuiscono drasticamente; tale trend è probabilmente favoritoanche da una maggiore complessità ambientale e delle in-terazioni biotiche, favorevole all’entomofilia. L’autogamiamostra, invece, dei sensibili aumenti relativi nelle zone piùcostiere e nelle zone pianeggianti anche più interne (sistemivallivi principali), ovvero dove si riscontra anche il maggiorsviluppo delle superfici agricole ed antropizzate (vie di co-municazione principali e centri abitati), come riflesso del
fatto che la maggior parte di queste sono piante annuali aciclo breve. Anche le specie alloctone anemofile mostranodei sensibili aumenti relativi in corrispondenza dei sistemivallivi principali (valle Tiberina, valle Latina, valle del Saltoetc.), dove probabilmente vengono favorite dalla presenzadi moderati livelli di disturbo antropico e dalla presenza diampi spazi aperti favoriti dall’uso agricolo del territorio.
Tipo di dispersioneIn funzione del tipo di dispersione i taxa alloctoni del Lazionel loro complesso includono 283 entità autocore, 68 ane-mocore, 152 endozoocore, 42 epizoocore, 8 mirmecore e18 entità che si propagano esclusivamente per via clonale.Confrontando tra loro i pattern di distribuzione mostrati(da Fig. 5.58 a Fig. 5.62), si può rilevare come le piante al-loctone autocore e anemocore siano relativamente piùdiffuse nelle aree costiere, nella valle del Tevere e neisistemi della dorsale volsca (Lepini-Ausoni-Aurunci), mentrele piante alloctone zoocore si concentrano prevalentementenei settori più interni montani. A parte queste prime osservazioni generali, come già vistoper le strategie di impollinazione, i singoli pattern mostrati(da Fig. 5.58 a Fig. 5.62) seguono a grandi linee lo stesso
Fig. 5.56 - Rapporto tra il numero di entità anemofile e il numero totale di anemofile + autogame. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori delrapporto sono stati interpolati spazialmente (kriging) a partire dai dati per quadrante.
149Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
andamento generale della ricchezza dei taxa alloctoni,senza generare differenze apprezzabili utili all’analisi delprocesso delle invasioni di piante alloctone. Osservando,invece, i pattern spaziali derivabili da alcuni rapportireciproci tra differenti strategie di dispersione, è possibilederivare informazioni utili alla comprensione di alcune ca-ratteristiche ecologiche della flora alloctona regionale.Osservando il pattern spaziale derivante dal rapporto tra ilnumero di taxa alloctoni anemocori e il numero totale ditaxa alloctoni anemocori e zoocori (includendo epizocoria,endozoocoria e mirmecoria), si nota (Fig. 5.63) che le ane-mocore aumentano relativamente nelle aree montuosepiù interne, ma senza mai prevalere in maniera netta (rag-giungendo valori massimi di poco superiori allo 0.5); nellearee costiere e nelle aree planiziali principali (valle delTevere e valle Latina) i valori del rapporto decrescono afavore della maggior presenza delle specie zoocore. Que-st’ultima tendenza conferma quanto già riportato per l’en-tomofilia, ovvero che le piante alloctone dipendenti inqualche modo da relazioni pianta-animale si esprimonomeglio in settori a maggiore complessità ambientale dovele interazioni biotiche sono più evolute e frequenti.Osservando il pattern spaziale derivante dal rapporto tra il
numero di taxa alloctoni epizoocori (includendo anche lespecie mirmecore) e il numero totale di taxa alloctoni epi-zoocori e endozoocori (Fig. 5.64), si nota che le speciealloctone epizoocore sono relativamente meno frequentinel settore più interno montano che comprende i maggioririlievi laziali, dove l’aumento relativo delle specie alloctoneendozoocore potrebbe essere anche messo in relazionecon la prevalenza di specie autoctone munite di frutti carnosiin habitat di tipo forestale e soprattutto dalla presenza diuccelli. A questo trend generale fa eccezione l’area di monteRufeno dove, nonostante l’abbondanza di specie autoctonearboree e arbustive a frutto carnoso che garantiscono risorsedi cibo per numerose specie di uccelli, le specie alloctoneendozoocore non sembrano seguire lo stesso trend che siosserva in altri settori interni del Lazio. Tale anomalia puòessere spiegata anche dal migliore stato di conservazionedel territorio e/o dal particolare uso del suolo che esercitaun’azione di filtro, contrastando l’invasione delle specie al-loctone legnose (soprattutto endozoocore) rispetto alle al-loctone erbacee (che includono molte specie epizoocore). Dalle osservazioni che emergono dall’analisi del patterndelle varie strategie di dispersione si può concludere chele specie alloctone hanno un comportamento che somiglia
Fig. 5.57 - Rapporto tra il numero di entità autogame e il numero totale di autogame + entomofile. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori delrapporto sono stati interpolati spazialmente (kriging) a partire dai dati per quadrante.
150 Flora alloctona - Capitolo 5
Fig. 5.58 - Distribuzione delle entità alloctone autocore.
Fig. 5.59 - Distribuzione delle entità alloctone anemocore.
151Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
Fig. 5.61 - Distribuzione delle entità alloctone epizoocore.
Fig. 5.60 - Distribuzione delle entità alloctone endozoocore.
152 Flora alloctona - Capitolo 5
Fig. 5.62 - Distribuzione delle entità alloctone mirmecore.
Fig. 5.63 - Rapporto tra il numero di entità anemocore e il numero totale di anemocore + zoocore. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori del rapportosono stati interpolati spazialmente (kriging) a partire dai dati per quadrante.
153Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
più o meno a quello delle specie autoctone, giustificandoquindi la loro distribuzione in base a interazioni biotiche-abiotiche condivisibili anche dalle specie autoctone, comeviene recentemente riportato anche in letteratura (Lemoineet al., 2016). In generale ciò che viene generalmenteosservato in letteratura è che i tipi di dispersione biotica(zoocoria) aumentano in relazione alla maturità della ve-getazione (climax), mentre i tipi di dispersione abiotici(anemocoria, idrocoria, etc.) prevalgono, invece, negli stadiimmaturi delle successioni (Guitián & Sánchez, 1992).
FenologiaOsservando la distribuzione della frequenza mensile dellefioriture dei taxa alloctoni (Fig. 5.65), si nota come lamaggior parte sia fiorita nei mesi estivi (Giugno, Luglio eAgosto), con un graduale declino delle fioriture in autunno,fino a raggiungere il minimo nei mesi invernali e mostraresuccessivamente una graduale ripresa nella stagione pri-maverile con un andamento simile a quello di una distri-buzione normale. A differenza del periodo primaverile(Aprile-maggio) in cui le specie autoctone hanno frequenzedi fioritura simili a quelle delle alloctone, nei mesi autunnali(Settembre-Ottobre) le frequenze di fioritura delle alloctone
sono superiori (soprattutto per le invasive), come ad es.Anredera cordifolia, Helianthus tuberosus, Senecio mikanioides,S. angulatus, Aster squamatus, Symphyotrichum novi-belgii,Eragrostis sp. pl, Eclipta prostrata, Eleusine sp. pl., Bidens sp.pl., etc. (forse alcune specie ornamentali sono scelte proprioper la loro fioritura in questo periodo ?). L’andamento ge-nerale è più o meno lo stesso quando si considerano sepa-ratamente tra loro le specie casuali, quelle naturalizzatenon invasive e le invasive. L’unico leggero scostamentodegno di nota è quello relativo alle specie invasive (diffusee localizzate), le quali sembrano avere un numero massimodi specie in fioritura nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre,rispetto alle naturalizzate che raggiungono il massimo nu-mero di specie in fioritura durante i mesi di maggio, Giugnoe Luglio (Fig. 5.65). Le relazioni fenologiche sono importantiper valutare il successo delle piante alloctone, soprattuttoriguardo alla loro competizione con le specie autoctone,potendo approfittare di ciò che viene definito come “nicchiatemporale vuota” (Godoy et al., 2009). Non è da escludereneppure che questo aumento fenologico nei mesi estivi-autunnali sia in relazione al fenomeno generale di un cam-biamento globale climatico, come riportato in letteratura.Questo prolungamento delle fioriture verso i mesi autunnali
Fig. 5.64 - Rapporto tra il numero di entità epizoocore e il numero di entità endozoocore. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori del rapporto sono stati in-terpolati spazialmente (kriging) a partire dai dati per quadrante.
154 Flora alloctona - Capitolo 5
può avere anche una ricaduta positiva sull’apicoltura, inquanto amplia la disponibilità di nettare; ma non sappiamoquali conseguenze o alterazioni possa generare sulla com-petizione tra le popolazioni naturali di impollinatori.
Distribuzione altitudinaleCon l’aumentare della quota si osserva una graduale dimi-nuzione della ricchezza dei taxa alloctoni (Fig. 5.66). Talegradiente altitudinale concorda con quelli osservati in Italia(Celesti-Grapow et al., 2010) e in altre regioni italiane(Stinca, 2013; Camarda et al., 2016). Si tratta quindi di unmodello generale che può essere spiegato con la progressivadiminuzione delle attività umane (maggior naturalità e in-tegrità degli ambienti e minore impatto in termini di
disturbo antropico) e con la presenza di condizioni climatichepiù estreme (es. basse temperature e suoli innevati e ghiac-ciati d’inverno) nelle zone più elevate; tale gradiente puòessere quindi confrontato con l’andamento delle temperaturegià illustrato in Fig. 5.22.
Tipo di fotosintesiIn funzione del tipo di fotosintesi i taxa alloctoni del Laziosi ripartiscono in 371 specie a fotosintesi C3, 73 a fotosintesiC4 e solo 26 a fotosintesi CAm; a queste si aggiungonoManihot grahamii e Cortaderia selloana che possono svolgeresia fontosintesi C3 sia quella C4.Confrontando i rispettivi pattern di distribuzione (da Fig.5.67 a Fig. 5.69), si rileva che le specie C4 e CAm tendono
Fig. 5.65 - Frequenza mensile delle fioriture delle entità alloctone.
Fig. 5.66 - Gradiente altitudinale di ricchezza delle entità alloctone.
155Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
ad essere maggiormente rappresentate nella fascia costiera,nella valle del Tevere (soprattutto C4), un andamento similea quello visto in altre caratteristiche delle alloctone. Taletrend si apprezza molto meglio mettendo a confronto re-ciproco la presenza di specie alloctone C3 e il totale C3 +C4 (Fig. 5.70) o spazializzando i risultati del rapporto tra al-loctone C3 e il totale delle C3 + C4 + CAm (Fig. 5.71). Come è stato già rilevato in alcune aree archeologichedella Campagna Romana (Lucchese & Iocchi, 2009), l’inci-denza di specie C4 o CAm può essere messa in relazionepositiva con l’andamento della temperatura e con lapresenza di superfici urbanizzate (incolti abbandonati,mura, marciapiedi, verde urbano, etc.), per cui il patternqui osservato per le alloctone conferma tale relazione ecostituisce un fattore di preoccupazione per il potenzialeaumento del grado di invasione che potrebbe stabilirsi inun eventuale scenario di riscaldamento globale (maggiorecompetitività delle specie alloctone C4 e CAm).
ANALISI SPAZIALE DEI PATTERN DI DISTRIBUZIONELa distribuzione spaziale delle popolazioni che definisconol’areale di un taxa all’interno di un territorio è uno dei datifondamentali più utili per l’interpretazione e la gestione
dei fenomeni legati alla conservazione della biodiversità.Soprattutto nel caso di taxa alloctoni, la conoscenza det-tagliata della loro distribuzione è di fatto un prerequisitofondamentale per monitorare il processo di invasione neltempo e nello spazio. A questo proposito sono molto utilii moderni strumenti di analisi dei pattern che fornisconoutili informazioni di base che permettono di ricostruire unquadro generale sulla dinamica delle popolazioni e degliareali e quindi sui possibili scenari spazio-temporali legatial processo di invasione (colonizzazioni recenti, espansioni,declino, estinzione, etc.).In natura si riconoscono generalmente tre tipi di pattern:La distribuzione “clumped”, o aggregata, è il tipo piùcomune di dispersione che si trova in natura. Nella distri-buzione clumped la distanza tra gli individui e popolazioniè minima. Questo tipo di distribuzione si può riscontrarein territori caratterizzati da una distribuzione a chiazze deiparametri ambientali abiotici (nicchie climatiche, zone diconcentrazione delle risorse, zone circoscritte da barrieregeografiche, zone a maggior antropizzazione, etc.) o biotiche(focolai di introduzione di parassiti, competitori, etc.). Èstato osservato che le specie vicine all’estinzione e quelleminacciate solitamente mostrano una distribuzione ag-gregata; allo stesso modo anche le specie alloctone di
Fig. 5.67 - Distribuzione delle entità alloctone C3.
156 Flora alloctona - Capitolo 5
Fig. 5.68 - Distribuzione delle entità alloctone C4.
Fig. 5.69 - Distribuzione delle entità alloctone CAm.
157Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
Fig. 5.71 - Rapporto tra il numero di entità C3 e il totale delle entità C3 + C4 + CAm. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori del rapporto sono stati interpolatispazialmente (kriging) a partire dai dati per quadrante.
Fig. 5.70 - Rapporto tra il numero di taxa C3 e il totale delle C3 + C4. Per migliorare la leggibilità della mappa i valori del rapporto sono stati interpolati spazialmente(kriging) a partire dai dati per quadrante.
158 Flora alloctona - Capitolo 5
recente introduzione che hanno iniziato da poco tempo adisperdersi nel nuovo territorio (naturalizzate in epansione)possono mostrare una distribuzione aggregata se la lorodiffusione avviene da uno o più centri di introduzioneanche molto distanti tra loro. meno comune della distribuzione aggregata, è quella uni-forme, nota anche come distribuzione “dispersed”, dove ipunti sono più o meno equidistanti. Distribuzioni uniformisi trovano in areali in cui viene ottimizzata la distanza tra lepopolazioni più vicine. L’esigenza di ottimizzare lo spaziotra le popolazioni deriva generalmente dalla competizioneper l’acquisizione di una risorsa (disponibilità idrica o sostanzenutritive) o come risultato di interazioni sociali direttamentecorrelate con la territorialità degli individui; questa distribuzionesi ritrova in natura soprattutto a livello di popolazione(distanze tra individui). Oltre agli animali (casi più frequenti),anche le piante possono mostrare distribuzioni uniformi,come ad es. i cespugli di alcune Asteraceae nelle zone pre-desertiche dell’America centrale. molte piante allelopatiche(ovvero capaci di rilasciare sostanze chimiche che hannoeffetti benefici, nocivi o neutri sugli organismi circostanti)hanno effetti selettivi sui competitori generando quindidelle distribuzioni uniformi. A scala geografica (distanze traunità di campionamento), invece, le distribuzioni di tipouniforme sono spesso una espressione dell’elevato grado didiffusione di una specie, che nel caso delle specie alloctoneviene raggiunto solitamente dalle specie più invasive.La distribuzione “random” o casuale, nota anche comespaziatura imprevedibile, si verifica quando le popolazionidi una data specie si trovano in posizioni indipendentidalla localizzazione delle altre popolazioni. mentre a livellodi popolazione questa distribuzione è più rara in natura, ascala geografica la distribuzione casuale è relativamentepiù comune. una distribuzione random si verifica ad es.quando i semi di piante annuali sono dispersi dal vento, inquanto le piantine solitamente germinano in luoghi casuali,la cui localizzazione è determinata da fattori incontrollabili.Distribuzioni casuali sono anche quelle che in qualchemodo risentono di elevati livelli di disturbo antropico chepossono generare sul territorio un pattern di frammentazionedel tutto svincolato dai gradienti naturali.In termini generali si può assumere che in condizioniteoriche la distribuzione delle specie nello spazio possacorrispondere alla distribuzione dei molteplici fattori abiotici(gradienti ambientali, edafici, etc.) e biotici (predazione,competizione per le risorse, epidemie, etc.) che ne deter-minano la presenza all’interno di un territorio. Pertanto, lostudio dei tipi di pattern può risultare utile per la compren-sione dell’eventuale trend di invasione permettendo cosìdi gestire e programmare eventuali azioni di eradicazione
e/o contenimento. Ad esempio, risulta particolarmente utilel’individuazione delle specie che presentano dei pattern ditipo “clumped”, in cui si può riconoscere uno stadio transitorioentro un processo dinamico generale; in questi casi i centridi aggregazione delle popolazioni possono rappresentaredei focolai d’espansione da cui la specie può diffondersi o,al contrario, dei rifugi a carattere relittuale dove una speciein declino riesce ancora a persistere. La distribuzioneclumped è riconducibile a stadi transitori dell’evoluzionedell’areale, contrariamente a stadi stabili in cui i luoghi diaggregazione sono determinati, invece, da una distribuzionea mosaico delle risorse biotiche e abiotiche favorevoli, adesempio, nel caso delle specie psammofile, quali Carpobrotusacinaciformis, Cenchrus incertus, Sporobolus indicus, Dacty-loctenium aegyptium, Cyperus esculentus, etc. Questa distin-zione può essere condotta associando il tipo di pattern conaltre caratteristiche ecologiche, cenologiche, storiche e bio-geografiche che riguardano la specie in esame. A questoproposito verranno proposti più avanti alcuni confronticon altri parametri in modo da selezionare quali specie sitrovano ancora in una fase di precoce colonizzazione e perle quali eventuali interventi di contenimento o eradicazonepotrebbero limitarne la diffusione nel territorio regionale.Ad eccezione delle entità alloctone presenti in un soloquadrante (quelle che in termini geostatistici vengonoanche chiamate “singletons”), la distribuzione di tutte lealtre specie della flora alloctona del Lazio è stata analizzataeseguendo una procedura di analisi del pattern (metodoNearest Neighbor Analysis) in modo da definire statisticamenteil tipo di pattern, distinguendo i vari casi in “clumped”,“random” e “dispersal” (Brazão-Protázio, 2007; Dale, 2003). Nel complesso sono state quindi analizzate 329 entità, diqueste 99 mostrano un pattern “clumped”, 88 risultano avereuna distribuzione di tipo “dispersed” e 142 hanno un patterndi tipo “random”. Le restanti 97 specie, essendo presenti inun solo quadrante (singletons), non possono essere analizzatee pertanto non hanno un pattern spaziale definito. Tra le 99 specie alloctone che mostrano un pattern di tipo“clumped” (Tab. 5.10), oltre la metà (52) sono alloctone casuali,mentre delle restanti naturalizzate (47), solo 7 risultano essereinvasive (Amaranthus blitoides, A. viridis, Bidens aureus, Car-pobrotus acinaciformis, Eleusine indica subsp. indica, Rhuscoriaria e Senecio angulatus). Allo scopo di individuare tra ivari taxa clumped quelli la cui distribuzione rappresenta unostadio transitorio dell’areale regionale, si ritiene opportunoeseguire una prima operazione di filtro escludendo tutti itaxa casuali, le cui popolazioni, non avendo raggiunto unaloro stabilità (assenza di equilibrio tra pianta e ambiente), disolito generano distribuzioni aleatorie non riconducibili adei pattern legati al dinamismo delle popolazioni.
159Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
un altro aspetto interessante di questa prima ripartizioneè rappresentato dalla presenza di ben 97 taxa singletons(quindi di cui non è possibile riconoscere un pattern allascala di quadrante), tra i quali, come si può notare in Tab5.10, ben 11 taxa, nonostante la loro distribuzione limitata,risultano comunque naturalizzati non invasivi (Amaranthusspinosus, Chamaesyce humifusa, Chasmanthe bicolor, Con-ringia orientalis, Lindernia dubia, Mazus pumilus, Micromeriamicrophylla, Opuntia elatior, Opuntia phaeacantha, Sym-phyotrichum novae-angliae e Vitis x ruggerii) e 2 taxa(Nelumbo nucifera e Opuntia stricta) sono addirittura daconsiderare come invasivi. Questi casi rappresentano,quindi, delle piccole popolazioni localizzate (spesso costituiteanche da pochi individui) per i quali potrebbero esseresufficienti degli interventi mirati di contenimento ed era-dicazione per limitarne la diffusione o addirittura elminarnela presenza nel territorio regionale.Seguendo la ripartizione delle specie alloctone in base altipo di pattern ed all’età di introduzione (Tab. 5.11), traquelle di tipo “clumped” la maggior parte (ben 77 su 99)sono neofite (introdotte dopo la scoperta dell’America).Trattandosi di specie di recente introduzione la probabilitàche queste siano ancora in una fase di espansione delproprio areale di introduzione è relativamente più elevatarispetto a quelle introdotte in epoche remote. L’eventualepresenza di taxa alloctoni il cui pattern spaziale sia rappre-sentato oggi da centri di diffusione, da cui la specie poten-zialmente può ancora espandersi, deve essere, quindi, ri-cercata all’interno di questo raggruppamento.Seguendo la ripartizione delle specie alloctone in base altipo di pattern e alle strategie di dispersione (Tab 5.12), traquelle di tipo “clumped” ben 33 entità risultano capaci didisperdersi a lunga distanza (anemocore, endozoocore e/oepizoocore), 42 si disperdono generalmente a breve distanza(autocore, mirmecore e/o clonali) e 24 entità possono di-sperdersi a distanze molto variabili, in quanto produconodiaspore che possono sfruttare differenti tipi di strategiedi dispersione.
una dispersione a lunga distanza permette la propagazionedai focolai di introduzione su scala regionale, mentre quellaa breve distanza permette solo una propagazione ad unascala più localizzata. entrambe le strategie risultano efficientinell’ampliare l’areale di distribuzione, ma in funzione dellecaratteristiche proprie dei propaguli possono generare deipattern di dispersione che, soprattutto a scala locale,risultano più o meno efficienti nella colonizzazione dinuovi spazi idonei (Howe, 1989; Beckman et al., 2012). Alloscopo di individuare potenziali casi di espansione a partireda focoloai di introduzione, risulta quindi opportuna l’esclu-
Categoria Totali e subtotali
CLUMPED 99
Casuali 52Naturalizzate 40Invasive 5Localmente Invasive 2
DISPERSED 88
Casuali 33Naturalizzate 28Invasive 26Localmente Invasive 1
RANDOM 142
Casuali 75Naturalizzate 59Invasive 5Localmente Invasive 3
SINGLETONS 97
Casuali 84Naturalizzate 11Invasive 1Localmente Invasive 1
Totale 426
Tab. 5.10 - Ripartizione delle specie alloctone in base al tipo di patterned allo status di alloctonia.
Categoria Totali e subtotali
CLUMPED 99
Archeofita 20Neofita 77età di introduzione incerta 2
DISPERSED 88
Archeofita 34Neofita 50età di introduzione incerta 4
RANDOM 142
Archeofita 38Neofita 100età di introduzione incerta 4
SINGLETONS 97
Archeofita 10Neofita 85età di introduzione incerta 2
Totale 426
Tab. 5.11 - Ripartizione delle specie alloctone in base al tipo di patterned all’età di introduzione.
160 Flora alloctona - Capitolo 5
sione dei taxa che si disperdono esclusivamente tramitestrategie a breve distanza, perché da questi non si prevedeuna immediata variazione del loro areale regionale (almenoin assenza di interventi da parte dell’uomo).Applicando i criteri di esclusione selettiva discussi prece-dentemente, ovvero selezionando tra i taxa alloctoni chepresentano una distribuzione di tipo clumped solo quelli
naturalizzati (non casuali), quelli introdotti dopo la scopertadell’America (neofite) e quelli che si disperdono a lungadistanza (anemocore e zoocore) è possibile circoscrivereun elenco di sole 25 entità (Tab. 5.13). I taxa risultanti da questa prima selezione includono siacasi di specie che hanno quasi raggiunto il loro range didistribuzione ottimale, sia casi di specie che potrebberodiffondersi dagli attuali centri di aggregazione raggiungendoun pattern spaziale di tipo “dispersed”. Le specie già am-piamente diffuse e di cui non si prevede una significativaespansione al di là del loro habitat effettivo sono Carpobrotusacinaciformis, Cenchrus incertus e Sporobolus indicus; datala loro particolare ecologia (psammofilia), tali specie almassimo potranno diffondersi nei pochi settori costieridove ancora risultano assenti, rimanendo però vincolateagli ambiti di loro pertinenza (senza raggiungere quindi
Categoria Totali e subtotali
CLUMPED 99
Autocoria 38
Autocoria & mirmecoria 3
Clonale 1
zoocoria 26
Anemocoria 7
Autocoria & Anemocoria 6
Autocoria & zoocoria 18
DISPERSED 88
Autocoria 36
Autocoria & mirmecoria 2
zoocoria 20
Anemocoria 10
Anemocoria & zoocoria 1
Autocoria & Anemocoria 2
Autocoria & zoocoria 17
RANDOM 142
Autocoria 51
Clonale 11
zoocoria 37
Anemocoria 15
Anemocoria & zoocoria 3
Autocoria & Anemocoria 6
Autocoria & zoocoria 19
SINGLETONS 97
Autocoria 50
Autocoria & mirmecoria 2
Clonale 2
zoocoria 23
Anemocoria 7
Anemocoria & zoocoria 3
Autocoria & Anemocoria 3
Autocoria & zoocoria 7
Totale 426
Tab. 5.12 - Ripartizione delle specie alloctone in base al tipo di pattern ealle strategie di dispersione.
Taxa Num. Quadranti
Acacia dealbata 26
Amaranthus blitoides 56
Amaranthus powellii subsp. bouchonii 12
Amaranthus viridis 37
Artemisia annua 29
Bidens aureus 4
Bidens bipinnatus 29
Carpobrotus acinaciformis 52
Cenchrus incertus 14
Cenchrus longispinus 2
Cotula coronopifolia 2
Dysphania anthelmintica 2
Dysphania multifida 20
Eleusine indica subsp. indica 57
Lycium chinense 10
Pittosporum tobira 23
Pteris vittata 4
Rhus coriaria 43
Rumex patientia subsp. patientia 8
Senecio angulatus 9
Setaria parviflora 25
Solanum chenopodioides 15
Soliva sessilis 2
Sporobolus indicus 24
Vitis x instabilis 3
Tab. 5.13 - elenco delle specie alloctone a distribuzione di tipo “clumped”che risultano rimanenti dopo l’esclusione di quelle casuali, archeofite e condispersione a breve distanza. Le specie evidenziate in grassetto sono quelleche potenzialmente possono diffondersi ampliando il proprio areale finoa raggiungere un pattern di tipo “dispersed”, mentre per le specie in corsivo,al contrario, non si prevede un immediato ampliamento dell’areale.
161Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
un pattern di tipo “dispersed” ampliando il proprio arealedi introduzione ad altri settori del Lazio). Nell’elenco in Tab5.13 sono incluse anche specie alloctone, quali Acacia de-albata, Pittosporum tobira e Senecio angulatus, la cuidiffusione risulta fortemente vincolata alla presenza di unelevato grado di disturbo antropico e per le quali risultaimprobabile una loro diffusione autonoma in ambitidifferenti da quelli molto antropizzati. Per queste specie,come vale più in generale per tutte le altre, bisognerebbecontrastarne l’uso come piante ornamentali, ma comunquenon si prevede un immediato pericolo di espansione delloro areale. Le restanti 18 specie evidenziate in grassettoin Tab. 5.13 sono, al contrario, quelle specie la cui distribuzionedi tipo “clumped” rappresenta uno stadio transitorio in cuii centri di aggregazione possono fungere da focolai di in-troduzione e dai quali potrebbero diffondersi nuove po-polazioni che andranno ad occupare nuovi settori geografici,ampliando il proprio areale regionale. Osservando la Tab.5.13, dove sono riportati anche il numero di quadranti incui ciascun taxa è attualmente presente, è possibile anchedefinire un ordine di priorità per agire con interventi dicontenimento e/o eradicazione su quelle specie che risultanoancora all’inizio del loro processo di invasione.
RARITÀCalcolando la frequenza delle specie autoctone in funzionedel numero dei quadranti occupati (grandezza dell’arealeregionale) (Fig. 5.72), risulta come le specie più rare, ovveroquelle che sono presenti solamente in pochi quadranti,siano molto più numerose rispetto a quelle che occupano
un maggior numero di quadranti; tale curva corrisponde aquella nota come “hollow curve”, che dimostra che la maggiorparte delle specie sono “rare”, un trend che si osserva ancheper la flora autoctona. Rispetto a questa, però, si osservauna frequenza di specie presenti in pochi quadranti (singletons,doubletons, etc.) molto superiore (Fig. 5.72); infatti, accu-mulando i valori di frequenza delle specie più rare, ben 200taxa (circa la metà di tutte le alloctone) occupano da 1 a 4quadranti (valore percentuale molto più elevato rispetto alcalcolo effettuato per le autoctone). La maggiore incidenza di taxa presenti in pochi quadrantipuò essere dovuta all’elevato numero di taxa casuali chedi per sé rappresentano popolamenti transitori che nonhanno ancora avuto tempo di diffondersi al di fuori delluogo di introduzione o che sono destinati a scomparire inpoco tempo. Per le autoctone, invece, in questi casi si puòparlare di specie rare che possono rappresentare formerelittuali di un areale in declino (come ad esempio peralcune endemiche) o che mostrano un elevato grado dispecificità per habitat di per sé molto rari.Nello specifico si osservano ben 97 entità che risultanopresenti in un solo quadrante del reticolo CFCe, 38 chesono presenti in 2 quadranti, 42 che occupano solamente3 quadranti, 23 che sono presenti in 4 quadranti e così via.Dall’altro estremo possiamo osservare che il numero dispecie che risultano presenti in un numero di quadrantimaggiore di 400 sono appena 6. Sulla base di queste os-servazioni si è deciso di revisionare lo status di raritàregionale delle varie entità attraverso il sistema di classifi-cazione riportato in Tab. 5.14.
Fig. 5.72 - Distribuzione di frequenza (classi di abbondanza) dei taxa alloctoni in funzione del numero di quadranti di presenza.
162 Flora alloctona - Capitolo 5
Il rilevamento floristico per quadranti CFCe permette anchedi calcolare per ciascuna unità di territorio un indice pon-derato dell’incidenza della rarità (RWR: Rarity Weighted Ri-chness), già utilizzato in numerosi altri studi (ad es., Williamset al., 1996; Kier et al., 2009). Tale indice rappresenta, infatti,un importante strumento descrittivo di analisi del territorio,utile per valutare e guidare eventuali indirizzi di conserva-zione. Al contrario della flora autoctona, i taxa alloctonirari non rappresentano elementi di valore conservazionistico,ma piuttosto delle potenziali minacce e pertanto il ragio-namento di fondo può essere rovesciato; ovvero si può
utilizzare l’indice RWR per indirizzare la programmazionedi eventuali interventi di gestione verso gli hotspot dirarità delle alloctone e rivolgere l’attenzione verso quellespecie alloctone localizzate il cui contenimento o la cuieradicazione potrebbe ancora prevenire la potenziale dif-fusione della specie. Allo scopo di individuare i quadrantidove si concentrano maggiormente i taxa alloctoni rari(singletons, doubletons, etc.) si è proceduto quindi alcalcolo dell’indice RWR secondo la seguente formula:
RWR = ( ∑ 1 / Pi )dove Pi è il numero di presenze della specie iesima (ovvero
Classe di rarità % Quadranti Range presenze (Num. Q) Num. di specie
RR (rarissima) 0 - 0.5 % da 1 a 3 177
mR (molto rara) 0.5 - 2 % da 4 a 10 72
R (rara) 2 - 5 % da 11 a 27 67
PP (poco presente) 5 - 25 % da 28 a 136 75
mP (mediamente presente) 25 - 40 % da 137 a 217 16
C (comune) 40 - 60 % da 218 a 326 10
mC (molto comune) 60 - 80 % da 327 a 435 6
CC (comunissima) 80 - 100 % da 436 a 544 3
Tab. 5.14 - Classificazione della rarità di specie alloctone a livello regionale.
Fig. 5.73 - Distribuzione per l’indice ponderato dell'incidenza della rarità (RWR) nei quadranti CFCe.
163Biodiversità, ecologia e biogeografia della flora vascolare alloctona
il numero di quadranti dove la specie è presente); a valoridi RWR più elevati corrisponde una maggiore concentrazionedi taxa rari.Osservando la distribuzione dei valori di questo indice al-l’interno del reticolo CFCe (Fig. 5.73) si possono evidenziarei settori dove vi è una maggiore concentrazione di speciealloctone localizzate il cui contenimento o la cui eradicazionepotrebbe prevenire una loro futura diffusione. Le zone dovesi concentrano le alloctone rare sono la città di Roma, i ColliAlbani, la valle dell’Aniene, la valle Tiberina, la conca di valComino, il Litorale Romano, il Litorale Pontino, il LitoraleAurunco e le isole Ponziane. Tale risultato coincide in lineagenerale con le zone dove le alloctone esprimono la loromassima ricchezza, in quanto l’indice RWR così calcolato èmolto dipendente dalla ricchezza dei singoli quadranti.Per questo motivo è stato calcolato anche un indice RWRcorretto mediante standardizzazione della ricchezza, ovverodividendo il valore dell’indice per il numero di taxa alloctoniritrovati in ciascun quadrante (Crisp et al., 2001). Il patternspaziale dei valori di questo nuovo indice risulta parzialmente
differente rispetto al precedente, evidenziando alcuni quadrantidove sono concentrati taxa alloctoni localizzati indipenden-temente dalla ricchezza relativa di specie alloctone (Fig. 5.74). In termini di gestione delle risorse naturali risulta moltoutile conoscere dove si concentrano nello spazio le specierare alloctone, in modo da poter programmare eventualiazioni mirate al contenimento e/o all’eradicazione di queste,soprattutto laddove il valore conservazionistico della florarisulta più elevato. Tale approccio, però, risulta comunqueesclusivamente di tipo comparativo, ovvero ci dice solamentedove sarebbe meglio intervenire, senza fornire un’ottimiz-zazione degli interventi e senza definire un ordine di prio-ritizzazione ragionato su cui basare una politica di gestionee contrasto al fenomeno delle invasioni. Questi ultimiobiettivi trovano una trattazione nel capitolo successivodove viene proposta l’applicazione di un metodo per lagestione e il controllo delle alloctone mediante un approcciostatistico di ottimizzazone e prioritizzazione, che può essereanche considerato come un’evoluzione più raffinata delragionamento basato esclusivamente sulla rarità.
Fig. 5.74 - Distribuzione per l’indice ponderato (corretto) dell'incidenza della rarità (RWR) nei quadranti CFCe.
164 Flora alloctona - Capitolo 6
We emphasise the role of alien species in a more dynamiccontext of shifting species’ ranges and changing communities.Under these circumstances, management practices regardingthe occurrence of ‘new’ species could range from completeeradication to tolerance and even consideration of the ‘new’species as an enrichment of local biodiversity and key elementsto maintain ecosystem services. (Walther et al., 2009)
PREMESSADi fronte alla invasività delle specie non native o alienesono stati condotti diversi studi riguardo al loro pericolosull’ambiente e sull’economia; una delle procedure piùidonea adottata è quella indicata come “ weed risk assessment”( WRA) ovvero valutazione del rischio di invasività di unaspecie basata dando punteggi secondo vari criteri di clas-sificazione su diversi tipi di rischio (processo analitico ge-rarchico con indici), tenendo conto che una volta introdottae diventata invasiva l’eradicazione di una specie diventamolto complessa. Pertanto, la procedura di rischio tendein alcuni casi a prevedere il rischio per una data specie didiventare invasiva e dannosa qualora possa entrare in undato territorio; in questi casi, si tiene conto delle modalitàe gli eventi connessi all’introduzione, delle caratteristichebiologiche o tratti funzionali della pianta (plant traits) edelle caratteristiche degli habitat che si ritengono piùsensibili all’invasione. Una volta che la pianta sia stata in-trodotta e abbia iniziato un processo di rapida diffusionepotrebbe essere utile condurre un’analisi che possa prevederei territori e gli habitat dove la specie potrà diffondersi, te-nendo conto soprattutto in questi casi anche delle carat-teristiche climatiche che risultano più favorevoli alla diffu-sione. Un report generale sui metodi di classificazione del-l’impatto di rischio si può avere in Stiers et al. (2014).
PRIORITIZZAZIONE, DEFINIZIONEVisto che le specie aliene, che per lo più però spesso sonoanche innocue (anche se solo momentaneamente), possonoprovocare danni ambientali e mettere in serio rischio la bio-diversità degli habitat e delle specie autoctone, oltre ad unloro impatto socio-economico, si può porre il problema dicome condurre una eventuale azione di controllo o di eradi-cazione, considerando i costi/benefici e la realizzabilità pratica.
Un’analisi che riassume lo scenario delle azioni di prioritizzazionee le sue finalità è quella di Mc Geoch et al. (2016) chedefiniscono la prioritizzazione come ”il processo di categorizzarele specie, i mezzi e le vie di introduzione (pathways) e le areecon lo scopo di: 1) determinare il loro impatto ambientale esocio-economico; 2) decidere sulla relativa priorità di azionieffettive ed efficaci per prevenire o mitigare l’impatto dellespecie invasive”. È riportato anche uno schema generale deiprogetti e metodi che vengono impiegati per questi treapprocci nei vari paesi sia europei che extra-europei. Un approccio teorico in questo senso è stato affrontato daCourtois et al. (2015) che si chiede: qual’è la specie da essereprescelta per prima (da eradicare) e come spendere il budgeta disposizione ? Il problema è quello che si chiama “prioritiz-zazione” e nel caso del lavoro citato viene affrontato attraversoun’analisi matematica teorica della interdipendenza dellespecie e del budget a disposizione e questo approccioteorico è quanto di meglio sia ora a disposizione per chivolesse intraprendere un’azione in tal senso (purtroppo nonabbiamo un esempio pratico della realizzazione di questomodello). Il criterio che invece si seguirà nel nostro approcciomatematico qui utilizzato sarà quello di escludere il limitedel budget, poiché questo può dipendere da specie a specie,e che non terremo conto delle relazioni tra le specie, ovveroogni specie sarà indipendente in relazione alle altre, poichéattualmente non conosciamo tutte le relazioni e in effetti,se consideriamo le specie invasive, tutte queste hanno quasisempre relazioni negative e una loro eliminazione non puòche contribuire a un risultato positivo e quasi mai negativo.Inoltre, il modello si può adattare meglio alle interazionianimale-animale o animale-pianta, laddove conosciamobene in questi casi il carattere di relazione come predazione,mutualismo o competizione, mentre tra le piante questirapporti ecologici possono esistere ma non sempre facili davalutare. Le relazioni che conosciamo meglio, comunque,sono in pratica solo quelle che si ripercuotono a causa dellespecie invasive sul danno delle specie autoctone e quindi allimite dovremo limitarci a considerare solo queste. Un fattoreche non entra nella prioritizzazione proposta da Courtois etal. (l.c.) è quello della “rarità” che è invece importantissimanelle decisioni di conservazione e tale misconsiderazionenon viene spiegata. Contrariamente a questo approccio, il
6 - PROPOSTA DI PRIORITIZZAZIONE PER IL CONTROLLO E ERADICAZIONE DELLE SPECIE ALLOCTONE NEL LAZIOBruno Lostia, Fernando Lucchese, Marco Iocchi
165Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
processo di prioritizzazione che presentiamo tiene contodell’ampiezza della distribuzione (e quindi della rarità cheperò avrà un altro significato rispetto ai protocolli di conser-vazione) e delle tre categorie principali in cui si comprendonole specie aliene: 1) invasive; 2) naturalizzate; 3) casuali. Ilnostro scopo è quello di prioritizzare quali specie possonoessere verosimilmente controllate nel loro complesso totaledi distribuzione e soprattutto categorizzare le aree doveesse si trovano, confrontando il rapporto più favorevole trala percentuale delle specie e quella delle aree. I costi di unintervento saranno comunque i più bassi tra quelli fissati acaso poiché lo scopo dell’intervento sarà su un definito sot-toinsieme di specie e quadranti di distribuzione, risultatoche da solo ottimizza l’intervento complessivamente.
PRIORITIZZARE LE SPECIEPrioritizzare le specie significa per prima cosa valutare laloro capacità di “invasività”, cioè la capacità di superare lebarriere geografiche, ambientali e biotiche (Richardson etal., 2000) e quindi decidere quale scegliere per prima nel-l’azione di controllo. Ricordiamo che nel monitoraggio diuna specie aliena si devono considerare le fasi di “identifi-cazione” della presenza del nuovo arrivo, della “eradicazione”totale quando è possibile o, se non è possibile, limitarsi a
un “controllo o mitigazione”. Il criterio va applicato, oltreche sulla singola specie, anche su tutta la loro comunità,conoscendo le principali caratteristiche biologiche ed eco-logiche: 1) densità della popolazione; 2) persistenza di una“seed bank”; 3) massa e altezza della specie invasiva (“ag-gressività della specie”), ad es. specie rampicanti o specieche formano densi ammassi; 4) età e maturità riproduttivadella specie; 5) tempo di persistenza della specie; 6) capacitàdi generare nuovi propaguli; 7) capacità rigenerativa dopoil taglio; 8) capacità di dispersione e competizione che neaumentano di per sé da sole l’invasività; 9) alterazionedegli equilibri ecosistemici, ad es. specie “transformer” osuscettibilità all’incendio; 10) modificazioni genetichetramite ibridazione. Altre caratteristiche sono di tipo so-cio-economico e sanitario: 1) danni alla salute; 2) presenzadi spine o tossicità; 3) diminuzione della produttivitàagricola; 4) danni al turismo, etc.Valutazioni di rischio effettive sono state condotte soprattuttonei paesi più colpiti e più sensibili, come Australia (Foto 93),Nuova Zelanda, California, Hawai e Sud Africa, mentre altrovesono meno utilizzate e comunque rimangono allo statoteorico, senza una reale attuazione pratica di azioni di eradi-cazione; nel Lazio uno studio con analisi WRA è stato condottosu 15 specie di interesse economico relative ad agro-
Foto 93 - Opuntia sp., invasiva nel deserto australiano (foto G. Venturini).
166 Flora alloctona - Capitolo 6
ecosistemi e i risultati quindi non sono utilizzabili in uncontesto più ampio (Crosti et al., 2010); in Italia e anche nelLazio, inoltre, esistono progetti di eradicazione anche semolto locali e che riguardano soprattutto le coste e spiaggecon l’eradicazione di Carpobrotus acinaciformiso in ambientiacquatici di alcune specie quali Myriophyllum brasilienese,Salvinia molesta, Nelumbo nucifera, Eichornia crassipes. La valutazione di rischio WRA mira a una categorizzazionegerarchica delle specie secondo il loro pericolo e perl’Europa è a disposizione una lista di specie valutata dalcomitato EPPO (European and Mediterranean Plant ProtectionOrganization, http://www.eppo.org) in cui ad ogni specieè attribuito un punteggio (la lista non include tutte lespecie del Lazio). In relazione a questo programma, illavoro di Brunel et al. (2010) pone varie domande sul tipodi impatto dando vari punteggi su tre livelli: basso; medio;alto e le specie sono categorizzate come “elevata diffusionee alto impatto” = piante invasive; “media diffusione e medioimpatto” = specie da osservare; “alto impatto” = specie daosservare; tutte le altre risultano di minore attenzione. Una simile categorizzazione in base agli impatti delle speciesull’ambiente è riportata nel lavoro di Blackburn et al.(2014), basata sul sistema GISS (Generic Impact ScoringSystem) secondo lo schema GISD (Global Invasive SpeciesDatabase) dell’IUCN, in cui, tenendo conto di 12 tipi di im-patto per ogni specie e per ogni impatto, viene corrispostoun valore con una scala di 5 gradi (minimo, minore,moderato, maggiore, massivo). Nell’ambito mediterraneo un’analisi WRA per 80 speciepotenzialmente invasive e di cui vietare l’introduzione èstata utilizzata per la Spagna (Andreu & Vilà, 2010); dal da-tabase delle specie aliene della Spagna (Sanz-Elorza et al.,2004) risulta che le specie più invasive comprendonospecie arboree, che la maggior parte provengono dal-l’America e che sono specie ornamentali introdotte con ilgiardinaggio (a cui segue l’introduzione non intenzionale,l’uso agricolo e la silvicoltura). Questa analisi, oltre aprevedere la potenzialità dell’invasibilità delle specie, puòessere utilizzata per scegliere un certo numero di specie dicui prioritizzare l’eradicazione.
PRIORITIZZARE LE AREEUn’azione di prioritizzazione per l’eradicazione delle speciealiene deve prevedere anche un programma di contenimentoindividuando le aree dove il processo di invasibilità diqueste è più accentuato e correlato alle caratteristichedelle comunità (ad es. presenza di predatori e competizione),degli habitat e del paesaggio (i fattori che favoriscono l’in-vasibilità sono scala-dipendenti); questo approccio non silimita a prioritizzare le specie da eradicare, ma si estende a
prioritizzare anche le aree dove l’azione di eradicazionepotrebbe avere maggiore successo (e a minor costo) nelcontenimento delle specie invasive. I criteri possono essereindividuati nel considerare: 1) lo stato di naturalità dell’area;2) il degrado dovuto a forti impatti (fuoco); 3) usi agricoli,predisposizione all’invasività; 4) geologia, morfologia ealtezza del rilievo (aree montane meno sensibili); 5) carat-teristiche climatiche; 7) venti dominanti inerenti al trasportoanemocoro; 8) presenza di corsi d’acqua; 9) attività antro-piche; 10) antropizzazione, strade, industrie; 11) frammen-tazione del paesaggio; 12) presenza di aree di pregio oprotette con particolare riguardo a specie rare, minacciate,protette (cfr. Red List) o specie caratteristiche (“keystone”),maturità dello stato climax, ricchezza di specie, presenzadi aree relittuali e di rifugio. Un altro parametro da considerareè la facilità di accesso per intervenire in alcune aree (ad es.,sulle isole Ponziane le scarpate rocciose e strapiombantisono inaccessibili), oltre anche alla estensione dell’area.Tenendo conto dei criteri di valutazione per la prioritizzazionesia delle aree che delle specie i criteri vengono categorizzatie pesati (il problema è la scelta della scala dei valori) e sipassa alla scelta delle aree dove i valori sono più elevati.Uno studio sulle aree lo conosciamo per il Sud Africa (Nelet al., 2004) dove, oltre al censimento di 571 taxa registratiin un database (SAPIA), la distribuzione di questi è suddivisain celle di quadrati di 15’ latitudine x 15’ longitudine (èanche considerata l’abbondanza nelle celle). In base aquesti dati è stata estratta una prima lista di specie più pe-ricolose come invasive in base ai criteri: 1) numero direcords (esclusi valori < 5); 2) tipo di habitat; 3) abbondanzae range di distribuzione, riducendo così il pool di specie a290. Considerando il range compreso in 3 categorie (“moltoampio” la presenza in più di 350 quadranti, come “ampio”quella tra 70 e 350 quadranti e come “localizzato” quella in< 70 quadranti) e considerando l’abbondanza in 3 categorie(abbondante, comune, scarsa), le specie sono state ridottea 117 taxa e la distribuzione complessiva di queste specieha mostrato, tra l’altro, una prevalenza soprattutto nellaprovincia occidentale del Capo. Il vantaggio di usare unagriglia uniforme è stato quello di superare errori di cate-gorizzazione scala dipendenti e di poter precisare megliola distribuzione delle specie con ampio areale e comuni daquelle localizzate (< 70 quadranti) e abbondanti, potendoprevedere differenti interventi di eradicazione o a livellonazionale nel primo caso o a livello regionale nel secondocaso. Questo lavoro è anche importante perché è l’unicoesempio di rilevamento di alloctone basato su una grigliapredefinita al di fuori dell’Europa. In Spagna, nella regione di Huesca, il lavoro di San-Elorzaet al. (2006), effettuato tramite una griglia UTM di 197 qua-
167Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
dranti di 10 x10 km², comprendente 196 specie aliene dicui 98 invasive e tenendo conto di variabili biologiche eambientali, mette in evidenza la differenza del grado di in-vasibilità tra regioni costiere (valori inferiori; più impattatigli ambienti ripariali; giardinaggio come maggior causaresponsabile) e quelle più interne (valori superiori; più im-pattati campi coltivati e irrigati con specie infestanti; specieinvasive più frequenti nelle erbacee rispetto alle legnose);nel lavoro non si evidenzia una prioritizzazione di specie,ma comunque offre un quadro preciso degli hotspots diinvasione riportati nella griglia.La procedura di prioritizzazione è riassunta anche nel lavorodi Santos (2012) per il Portogallo, che in questo caso nonprevede però il rilevamento della distribuzione in grigliepredefinite, ma solo punti di presenza: 1) mappatura perpunti della distribuzione delle specie invasive; 2) criteri diinvasività delle specie e di invasibilità delle aree; 3) gerar-chizzazione e peso dei criteri; 4) prioritizzazione delle aree. Per quanto riguarda le aree, un approccio diverso è quellodi intervenire non direttamente sulla eradicazione dellespecie, ma piuttosto intervenire negli ecosistemi disturbatie antropizzati attraverso il ripristino ambientale.
PRIORITIZZARE I PATHWAYSPer “pathway” si intende qualsiasi mezzo attraverso cuiuna specie può entrare e diffondersi al di fuori del suoareale naturale con l’aiuto di un’attività antropica; la distri-buzione naturale a lunga distanza (correnti e venti), perdefinizione, non dovrebbe riguardare le specie aliene. Lostudio delle vie di introduzione, rispetto anche al paese diorigine, è fondamentale nell’ambito della prevenzionedella introduzione; lo studio prevede la classificazione del“pathway” (con la distinzione fondamentale tra intenzio-nale-deliberata e non intenzionale-accidentale) attraversomeccanismi per: rilascio; fuoriuscita; contaminazione dimerci; clandestinità in mezzi di trasporto; passaggio dicorridoi (vie o canali); via autonoma, da intendere comediffusione spontanea nell’area invasa. La terminologia, co-munque, è variabile a seconda dei programmi principaliche l’hanno usata (GISD, DAISIE, GBNNSIP) e, inoltre, si sot-tolinea che nella maggior parte dei casi le vie di introduzionenon sono note. Come materiali che possono ospitare speciealiene si ricordano l’importazione di piante vive (ornamentalie forestali), che possono ospitare a loro volta altre aliene, ol’ importazione di legname, molto pericolosa per l’introdu-zione di artropodi del legno. Per quanto riguarda lo studiodelle vie introduzione ci si può riferire soprattutto a Essl etal. (2015) e al progetto NOBANIS (2015) che prende in con-siderazione 19 vie di introduzione, numero di specie coin-volte, invasività e origine di queste e in cui viene rilevato
che le specie ornamentali sono quelle più importanti, chequelle diffuse attraverso attività di acquario sono le più in-vasive, che le acque di sentina sono focali per l’introduzionein porti e che le isole sono le aree più suscettibili all’invasionee all’impatto. Accordi internazionali a diversa scala geograficasono indispensabili per prevenire lo scambio di speciealiene (in Europa valgono gli accordi EC 2013 (www.parlia-ment.bg/pub/ECD) e EU, n.° 1143/2014).
PRIORITIZZAZIONE E CONTROLLODELLE SPECIE INVASIVE IN BASEAGLI INTERESSI ECONOMICIIn un articolo di Kumschick & Richardson (2012) e Kumschicket al. (2012) si prende in considerazione che ogni azione diprioritizzazione delle specie invasive deve prendere in con-siderazione i cosiddetti stakeholders partecipanti, cioè tuttele persone, associazioni e enti che hanno i loro interessipositivi (anche le specie aliene possono in alcuni casi avereeffetti positivi) e negativi verso la presenza di specie invasivee nella eradicazione, e soprattutto stabilire in quale campodi attività si applica questo loro interesse (agricoltura, so-cio-economico, ecosistemico). Gli stakeholders non cono-scono i punteggi in possesso degli ecologi sull’invasivitàdelle specie, il calcolo finale dell’impatto viene attraversoun computo dei valori (pesati) degli scienziati moltiplicatoper quelli rilasciati dagli stakeholders; alla fine si estrae ladecisione di prioritizzazione della specie. Questo procedi-mento è importante perché fa entrare nella discussioneuna parte importante dell’opinione pubblica che è quelladirettamente interessata al problema. Nel Lazio vi sono molte specie invasive che però rappresentanouna risorsa per alcune categorie economiche, ad es. gli api-coltori: sono piante mellifere importanti la robinia, l’eucalipto,il topinambur e molte altre ancora, e per di più gli stessi api-coltori sono interessati all’introduzione di nuove specie, ades. Phacelia tanacetifolia (Foto 94) che già si sta diffondendonel Lazio; un progetto di eliminazione degli eucalipti dallapianura Pontina con sostituzione di vegetazione autoctonaincontrerebbe sicuramente delle difficoltà.Nell’ambito della vivaistica e del giardinaggio un eventualedivieto di introduzione e vendita di alcune specie troverebbesicuramente l’opposizione di chi al contrario preme per unampliamento della offerta di vendita. In effetti, in questocampo si osserva un tipo di autoregolazione, per cui manmano che le specie diventano invasive e spontaneizzanodiffusamente per una loro facile propagazione, questepiante escono fuori del commercio: in un vivaio è difficiletrovare piante di fico d’India, yucche, topinambur, Iris ger-manica o Mirabilis jalapa, proprio grazie alla loro facile re-peribilità e alla loro persistenza e invasività nei giardini,
168 Flora alloctona - Capitolo 6
fattori che diminuiscono la necessità di nuovi acquisti (alcontrario i proprietari sono costretti alla loro pulizia e gliscarti vengono gettati nei posti più impensati o regalatiagli amici, facendole così diffondere, ad es. il caso di yucche(Foto 95), varie cactacee e agavi).Nell’ambito dell’acquacoltura e dell’ittiocoltura in generalesi osserva l’eventuale utilizzo di piante acquatiche sia per lafitodepurazione che per la produzione di biomassa, in cuisono impiegate specie quali Lemna, Spirodela eWolfia. L’ac-quariofilia, inoltre, introduce e alleva piante acquatiche eprobabilmente un aspetto di questa pratica è la diffusionerecente di Salvinia molesta e Alternanthera philoxeroides inalcuni bacini del Lazio (colture abusive ?). Le piante acquatichesono anche divenute una moda nei giardini per ornamentodi laghetti e pozze d’acqua (qui vengono usate ninfee,equiseti, miriofilli e purtroppo anche il giacinto d’acqua). Nell’ambito delle attività balneari potrebbe essere importanteprendere in considerazione, non solo Carpobrotus acinaci-formis come specie target per la biodiversità, ma ancheCenchrus incertus che con le spine costituisce un disturbonotevole per il cammino sulle spiagge; una informazionemirata agli adetti agli stabilimenti potrebbe migliorare lasituazione, soprattutto a sud di Ostia.
UNA NUOVA PROPOSTA DI PRIORI-TIZZAZIONE DELLE SPECIE E DEL-LE AREE NEL LAZIOPartendo dalla cartografia floristica del Lazio e osservando ladistribuzione dei valori delle presenze delle specie alloctonein ogni singolo quadrante ci si può rendere conto che siamoin grado di avere un quadro immediato di dove si trovano ipunti più “caldi” (hotspots), ovvero quali sono le aree mag-giormente colpite dalla invasività delle specie aliene. Poichéin questo lavoro sono state categorizzate le specie aliene in:1) invasive; 2) naturalizzate; 3) casuali, possiamo accumularequeste categorie principali formando categorie che possonoavere diverso valore predittivo sulla invasibilità. Comprenderela invasibilità delle aree è la base essenziale come mezzo perpoter organizzare un progetto di eradicazione, in base anchea un criterio di parsimonia; essendo utopistico eliminaretutte le specie aliene dal Lazio, è necessario indirizzare questointervento su aree mirate che nel loro insieme tendono aridurre lo sforzo di eradicazione e ottimizzare il risultato (ades., come vedremo, scegliere per prime le aree con piùricchezza di aliene non dà i risultati sperati, contrariamente aquanto sembra a prima vista). Se la situazione della distribuzioneè davvero preoccupante in alcune aree (tutta la costa, la
Foto 94 - Phacelia tanacetifolia, specie mellifera con fiori attraenti, anche per la forma a coda di scorpione.
169Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
Campagna Romana e le pianure), come procedere a un pro-getto di eradicazione? In effetti si potrebbe iniziare dallearee più impattate e man mano procedere fino a raggiungereun livello sufficiente, mirando per prima cosa alle specieinvasive, ma questo costituirebbe anche lo sforzo maggiorepoiché queste specie saranno anche quelle che ormai hannomesso piede stabile negli habitat e potrebbe essere impossibileuna loro eradicazione se non in casi particolari e isolati. Allora ci si può domandare come convenga procedere per“migliorare” la situazione rilevata sul campo in un quadropiù generale che comprenda tutto il Lazio. Per dare una ri-sposta razionale a tale domanda è necessario innanzituttoprecisare meglio cosa si intende col termine “migliorare”. Scartiamo subito l’ipotesi che “migliorare” possa significareeliminare o contenere tutte le specie alloctone, perché taleobiettivo potrebbe essere raggiunto solo con un costoso eprobabilmente irrealizzabile intervento su tutti i quadranti.Il concetto di “migliorare” sarà, invece, nel seguito intesocome intervenire in un sottoinsieme dei quadranti per estir-pare le specie alloctone oppure per bloccare o contenerel’ulteriore diffusione delle specie alloctone (per es., miraread un controllo possibile sulle specie casuali che hanno ingenere presenze puntiformi e hanno popolazioni instabili).
MATERIALI E METODIUtilizzando le mappe di distribuzione della cartografia flo-ristica (544 quadranti/426 specie), si può presumere che lamaggior parte delle specie siano “annidate” tra loro, trannealcune che costituiscono presenze più isolate e distanti traloro, per cui si hanno sottoinsiemi di specie più o menonumerosi fino a sottoinsiemi con una sola specie che chia-meremo “singleton”.Pertanto, parleremo genericamente di “specie eliminabili”,con riferimento alle specie contenute in un sottoinsiemedi quadranti, per indicare tutte le specie presenti solamentein tale sottoinsieme.Siano: • N il numero totale di quadranti• n il numero di quadranti su cui si decide di intervenire• S il numero totale delle specie• s il numero di specie su cui si decide di intervenireSupponendo in prima battuta che i costi d’intervento sianoproporzionali al numero di quadranti in cui si interviene,un obiettivo di “miglioramento” può essere riformulato indue modi alternativi (e rigorosi).Obiettivo A - Fissato un valore per n, trovare quali sono gli nquadranti (tra gli N totali) in cui il numero di specie eliminabili
Foto 95 - Yucca aloifolia,sotto una scarpata stradale da cui sono stati gettati rifiuti (Casperia).
170 Flora alloctona - Capitolo 6
é massimo e, di conseguenza, sapere anche quali sono questespecie eliminabili (prioritizzare le specie eliminabili).Obiettivo B - Fissato un valore per s, trovare quali sono le sspecie (tra le S totali) in cui il numero di quadranti in cui inter-venire è minimo (e di conseguenza, sapere anche quali sono iquadranti in cui intervenire (prioritizzare i quadranti conspecie eliminabili).Al variare di n da 1 a N sarà poi possibile disegnare, perl’obiettivo A, la curva che descrive come aumenta il numeros delle specie eliminabili all’aumentare del numero di qua-dranti su cui si interviene. Tale curva descriverà anche, perle ipotesi fatte, l’andamento del numero s di specie eliminabiliall’aumentare dei costi e potrà essere utilizzata per deter-minare il valore di n in funzione dei costi e dei beneficiattesi e pertanto la scelta del valore di n deriverà da unequilibrio (compromesso) tra costi e benefici. In maniera analoga, al variare di s da 1 a S sarà possibile di-segnare, per l’obiettivo B, la curva che descrive comeaumenta il numero dei quadranti su cui è necessario inter-venire all’aumentare del numero di specie su cui si interviene.Tale curva descriverà anche, per le ipotesi fatte, l’andamentodei costi all’aumentare del numero delle specie e potràessere utilizzata per determinare il valore di s in funzionedei costi e dei benefici attesi.Per comodità di rappresentazione, le curve che presenteremonel seguito avranno sugli assi cartesiani non valori assoluti(numero di quadranti e numero di specie) ma percentuali;descriveranno pertanto (per l’obiettivo A) come aumentala percentuale di specie eliminabili all’aumentare della per-centualedi quadranti presi in considerazione o (per l’obiettivoB) come aumenta la percentuale di quadranti da prenderein considerazione all’aumentare della percentuale di specieche si vuole eliminare.Osserviamo che:1- Le due curve saranno entrambe non decrescenti, in
quanto all’aumentare della percentuale di quadranti (odi specie) la percentuale di specie eliminabili (o di qua-dranti considerati) non può diminuire.
2- Scambiando le ordinate con le ascisse si può considerareindifferentemente come variabile indipendente la per-centuale di quadranti o quella di specie, sia per l’obiettivoA che per l’obiettivo B. Utilizzeremo questa caratteristicanel seguito per rappresentare i risultati in maniera omo-genea (quadranti sempre in ascisse (x) e specie semprein ordinate (y), indipendentemente dall’obiettivo cheviene perseguito.
3- Se si fa riferimento alla rappresentazione riportata alpunto precedente, entrambi gli obiettivi portano a ri-cercare la curva più “alta” possibile, cioè quella concrescita più rapida.
Osserviamo infine che l’andamento della curva dipende inmaniera sostanziale da come le specie sono distribuite neiquadranti. Per chiarire questo concetto, consideriamo trecasi estremi (ed assolutamente teorici); faremo riferimentoal solo obiettivo A in quanto considerazioni del tutto analoghepossono essere effettuate in riferimento all’obiettivo B:• Massima dispersione delle specie (Fig. 6.1): tutte le speciesono presenti in tutti i quadrantia. Per qualunque n<Nii. il numero massimo di specie eliminabili è pari a 0;ii. qualunque combinazione di n quadranti è ottimale.
Cioè non esiste nessun sottoinsieme di quadranti che con-tenga specie eliminabili.b. Per n=Nii. il numero massimo di specie eliminabili è pari ad S;ii. l’unica combinazione di quadranti ottimale è (ovvia-mente) quella che contiene tutti i quadranti.
c. L’andamento complessivo della soluzione ottimale è ilseguente:
Fig. 6.1 - Incremento dei valori di specie eliminabili (y) in funzione deiquadranti (x) nel caso di massima dispersione delle specie.
• Massima concentrazione delle specie (Fig. 6.2): un quadrantecontiene tutte le S specie (di cui S-1 specie sono singleton) etutti i restanti quadranti contengono una singola speciepresente in tutti gli N quadranti.a. Per n=1ii. il numero massimo di specie eliminabili è S-1;ii. quadrante con S specie è l’unica soluzione ottimale.
b. per 1<n<Nii. il numero massimo di specie eliminabili è S-1;ii. tutte e sole le combinazioni di n quadranti che conten-gano anche il quadrante con S specie sono ottimali.
c. per n=Nii. il numero massimo di specie eliminabili è pari ad S;
171Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
ii. l’unica combinazione di quadranti ottimale è (ovvia-mente) quella che contiene tutti i quadranti.
d. L’andamento complessivo della soluzione ottimale è ilseguente:
Quest’ultimo scenario, sebbene puramente teorico, è im-portante perché rappresenta il caso in cui il rapporto tranumero di specie eliminabili e numero di quadranti(efficienza della soluzione ottimale) è costante e non rap-presenta una discriminante per scegliere il valore di n.
APPLICAZIONE PRATICANei casi reali la costruzione della curva dipende per ogni ndalla combinazione scelta di n quadranti, in quanto perogni n esistono tanti valori di s quante sono le combinazionipossibili. In un caso reale, quindi, si ottiene una nube dipunti all’interno della quale andremo ad applicare un al-goritmo per cercare di ottenere, per ogni n, il valore corri-spondente di s più elevato possibile.In generale, si otterranno curve tendenzialmente al disopra della retta di equidistribuzione per gli insiemi dispecie più concentrate e curve al di sotto della retta diequidistribuzione per gli insiemi di specie più disperse(meno concentrate). Per una lettura efficace dei grafici precedenti (e di quelliche seguiranno) è anche necessario fare alcune osservazionisulla rappresentazione grafica e tenere presente che: • punti al di sopra della retta, che rappresenta l’uniforme di-stribuzione delle specie, indicano che il contributo com-plessivo degli n quadranti è superiore a quello del caso diequidistribuzione ed indicano una concentrazione dellespecie.• punti al di sotto della retta, che rappresenta l’uniforme di-stribuzione delle specie, indicano che il contributo complessivodegli n quadranti è inferiore a quello del caso di equidistri-buzione ed indicano una dispersione delle specie.• la pendenza della curva in ogni punto indica quanto au-menta percentualmente il numero delle specie per unaumento di una unità di quadrante.• pertanto la pendenza non può mai essere negativa, inquanto un aumento del numero di quadranti non puòmai comportare una diminuzione del numero di specie.• se la pendenza è 0 vuol dire che non ha senso aggiungereun solo quadrante, perché si aumentano i costi senza au-mentare il numero di specie eliminabili.• di conseguenza laddove la pendenza è nulla il successivonumero di quadranti che ha senso considerare è quelloin cui la pendenza torna ad esser maggiore di 0.• combinazioni di quadranti non ottimali saranno rappre-sentate da punti al di sotto rispetto a quello della soluzioneottimale; di conseguenza, la curva corrispondente allesoluzioni ottimali sarà sempre al di sopra di (o al più par-zialmente coincidente) qualunque altra curva non ottimale(comprese quelle ricavabili con gli algoritmi che sarannoillustrati nel seguito).
Fig. 6.2 - Incremento dei valori di specie eliminabili (y) in funzione dell’incre-mento dei quadranti (x) nel caso di massima concentrazione delle specie.
Fig. 6.3 - Incremento dei valori di specie eliminabili (x) in funzione della % diquadranti (x) nel caso di uniforme distribuzione delle specie.
• Uniforme distribuzione delle specie (Fig. 6.3): un p % dispecie è presente in tutte le combinazioni di p % di quadrantiper ogni valore di p; pertanto, questo implica che in ogniquadrante sia presente lo stesso numero di specie (S* e cheogni specie sia presente in un solo quadrante (tutte le speciesono singletons). a. Per qualunque n ii. Il numero massimo di specie eliminabili è S*;ii. Esiste almeno un sottoinsieme di n quadranti ottimale.
b. L’andamento complessivo della soluzione ottimale è ilseguente:
172 Flora alloctona - Capitolo 6
Affrontiamo ora il problema di trovare la soluzione ottimalenel caso generale.Obiettivo A - Fissato un valore per n, trovare quali sono gli nquadranti (tra gli N totali) in cui il numero di specie eliminabiliè massimo e, di conseguenza, sapere anche quali sono questespecie eliminabili (prioritizzare le specie eliminabili).La soluzione può teoricamente essere individuata, inmaniera rigorosa, con il seguente algoritmo:1. prendere in considerazione tutte le combinazioni possibili
di n quadranti all’interno di tutti gli N quadranti; 2. per ogni combinazione individuare le s specie presenti
solo nei quadranti che la compongono; 3. individuare la combinazione per cui il valore di s è mas-
simo.Il numero di combinazioni che vanno considerate è pari aN*(N-1)*(N-2)*(N-n+1). Per N e n che assumono valori reali,tale numero è elevatissimo e praticamente fuori dalle pos-sibilità di calcolo. Per fare un esempio, con N=540 e n=50 eipotizzando di poter calcolare una combinazione ogni na-nosecondo, sarebbero necessari circa 14*anni (molti miliardidi volte l’età dell’universo, che è stimata in circa 14* anni).Per tracciare la curva occorre inoltre applicare l’algoritmoad ogni valore di n compreso tra 1 e N. Tale curva sarà lapiù alta tra tutte quelle possibili.Obiettivo B - Fissato un valore per s, trovare quali son le sspecie (tra le S totali) in cui il numero di quadranti in cui inter-venire è minimo (e di conseguenza, sapere anche quali sono iquadranti in cui intervenire (prioritizzare i quadranti conspecie eliminabili).La soluzione può teoricamente essere individuata, inmaniera rigorosa, con il seguente algoritmo:1. Prendere in considerazione tutte le combinazioni possibili
di s specie all’interno di tutte le S specie; 2. per ogni combinazione individuare gli n quadranti che
le contengono; 3. individuare la combinazione per cui il valore di n è minimo.Anche per questo algoritmo si può facilmente dimostrareche il numero di combinazioni di S specie a s posti è talmenteelevato da non consentirne nella pratica la costruzione.Per tracciare la curva occorre inoltre applicare l’algoritmoad ogni valore di s compreso tra 1 e S. Tale curva sarà la piùalta tra tutte quelle possibili (sulle ascisse i quadranti).Occorre pertanto rinunciare a cercare la soluzione ottimaleesaminando tutte le combinazioni di quadranti e, poichénon ci risulta esistano algoritmi che assicurino l’ottenimentodella soluzione ottimale in tempi ragionevoli, non resta altrapossibilità che cercare una soluzione euristica, che porti adun risultato “ragionevolmente buono”. E, come vedremo, sipotranno anche individuare algoritmi che consentano laprioritizzazione sia dei quadranti che delle specie.
Aggiungiamo che, anche se si fosse in grado di costruire inmaniera rigorosa la curva per l’Obiettivo A, niente assicu-rerebbe che la soluzione ottimale per n quadranti siaformata dagli stessi quadranti della soluzione ottimale pern-1 quadranti più uno dei quadranti residui. Analogamente,anche se si fosse in grado di costruire in maniera rigorosala curva per l’Obiettivo B, niente assicurerebbe che la solu-zione ottimale per s specie sia formata dalle stesse speciedella soluzione ottimale per s-1 specie più una delle specieresidue. Questo significa che, come sottoprodotto dellacostruzione delle curve, non si ottiene un ordinamento(prioritizzazione) dei quadranti o delle specie. Passiamo ora ad esaminare alcuni algoritmi per cercaresoluzioni sub ottimali “ragionevolmente buone”.
Obiettivo A - Algoritmo euristico 1 - Crescita più velocedelle specie eliminabili: le aree vengono prese in considerazionenell’ordine in cui danno il maggior contributo al numero dispecie eliminabili.Partiamo dall’osservazione che i quadranti più ricchi sonoquelli che contribuiscono più degli altri alla diminuzionedella concentrazione delle specie; sembra pertanto ragio-nevole:Ordinare i quadranti in ordine decrescente di ricchezza e,fissato n, prendere come soluzione l’insieme dei primi nquadranti in graduatoria• Il numero di insiemi da considerare è 1 per ogni n.• Si può facilmente disegnare la curva del numero di specieeliminabili al crescere di n. • La soluzione per un certo valore di n si ottiene aggiungendoun quadrante a quella con n-1 quadranti; di conseguenzacome sottoprodotto dell’algoritmo si ottiene un ordinamentodei quadranti in ordine di importanza (prioritizzazione).• Una volta che i quadranti sono ordinati, ne discende au-tomaticamente una prioritizzazione delle specie.
Obiettivo A - Algoritmo euristico 2 - Crescita più velocedelle specie singleton eliminabili: le aree vengono prese inconsiderazione nell’ordine in cui danno il maggior contributoal numero di specie singleton eliminabili.Poiché ogni quadrante può contenere un certo numero dispecie “singleton”, cioè presenti solo nel quadrante, sembraragionevole:Ordinare i quadranti in ordine decrescente di presenza disingleton e, fissato n, prendere come soluzione l’insiemedei primi n quadranti in graduatoria• Anche in questo caso il numero di insiemi da considerareè 1 per ogni n, ma il calcolo del numero di singleton perogni quadrante è più complesso del semplice calcolodella ricchezza di ogni quadrante.
173Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
• Si può facilmente disegnare la curva del numero di specieeliminabili al crescere di n.• La soluzione per un certo valore di n si ottiene aggiungendoun quadrante a quella con n-1 quadranti; di conseguenzacome sottoprodotto dell’algoritmo si ottiene un ordinamentodei quadranti in ordine di importanza (prioritizzazione).• Una volta che i quadranti sono ordinati, sarà possibile ot-tenere anche una prioritizzazione delle specie.
Obiettivo A - Algoritmo euristico 3 - Accumulazione piùveloce delle specie eliminabili: le aree vengono accumulate inordine di maggior incremento al numero di specie eliminabili.Poiché il numero di specie presenti solo in un determinatoinsieme di quadranti è maggiore o uguale alla somma delnumero di singleton presenti in ciascuno di essi, sembraragionevole:1. Prendere il quadrante col maggior numero di specie eli-
minabili;3. a questo associare il quadrante che produce il maggior
incremento del numero di specie eliminabili (cioè speciepresenti solo nella coppia di quadranti considerati);
3. così via fino ad arrivare ad n quadranti.• Il numero di insiemi da considerare si riduce a N+(N-1)+(N-2)+…+(N-n+1), che è un numero gestibile (conN=540 e n=50 vanno considerate circa 28.000 combinazionidi quadranti).• Il procedimento consente di calcolare una soluzione pern+1 quadranti a partire da quella per n quadranti e permettepertanto di tracciare con relativa facilità la curva di crescitadel numero delle specie eliminabili al crescere di n.• La soluzione per un certo valore di n si ottiene aggiungendoun quadrante a quella con n-1 quadranti; di conseguenzacome sottoprodotto dell’algoritmo si ottiene un ordinamentodei quadranti in ordine di importanza (prioritizzazione).• Una volta che i quadranti sono ordinati, sarà possibile ot-tenere anche una prioritizzazione delle specie.Questo algoritmo, anche se si potrebbe pensare diversa-mente, non porta necessariamente a trovare la soluzioneche massimizza il numero di specie eliminabili per undato numero di quadranti, ma a trovare una soluzione ra-gionevole. Per convincersi di ciò è sufficiente esaminare ilseguente controesempio (in cui la soluzione ottimale è fa-cilmente calcolabile perché N ed n sono molto piccoli).Consideriamo 8 specie alloctone (S1, S2, S3, S4, S5, S6, S7,S8) e 3 quadranti (Q1, Q2, Q3) con la seguente tabella dipresenza di specie alloctone:
Q1 Q2 Q3
S1,S2,S3 S1,S4,S5,S6,S7,S8 S4,S5,S7,S8
* le specie in grassetto sono i casi singleton
Noteremo che le specie S2 e S3 si trovano solo in Q1, S6 soloin Q2 e che Q3 contiene solo specie presenti anche altrove.Applicando il procedimento sopra descritto con n=2:Al passo 1 si sceglie Q1, e si possono
eliminare 2 specie (S2,S3)Al passo 2 si scelgono Q1 e Q2, e si possono
eliminare 4 specie (S1,S2,S3,S6)(se si scegliesse Q3 si potrebbero eliminaresolo 2 specie: S2 ed S3)
E pertanto si scelgono i quadranti Q1 e Q2, che insiemecontengono 4 specie eliminabili. È facile verificare che:a. per n=1 la soluzione rigorosa è Q1 (in nessun altro modosi possono eliminare più di 2 specie con un solo qua-drante).
b. per n=2, la soluzione rigorosa è Q2 e Q3 (infatti, iquadranti Q1 e Q3 consentono di eliminare 2 specie, S2e S3; i quadranti Q1 e Q2 consentono di eliminare 4specie, S1, S2, S3 e S6; i quadranti Q2 e Q3 consentonodi eliminare 5 Specie S4, S5, S6, S7 ed S8).
Possiamo anche osservare che, come già anticipato, nellasoluzione rigorosa la soluzione per n=2 non si può ottenereda quella per n=1 aggiungendo un quadrante, e pertantonon si riesce ad ottenere una prioritizzazione.Va infine aggiunto che l’algoritmo 2 coincide con il primopasso dell’algoritmo 3, in quanto per “Prendere il quadrantecol maggior numero di specie eliminabili” è necessariocalcolare per ogni quadrante il numero di specie singleton(che è ciò che fa l’algoritmo 2). Ne consegue che l’algoritmo3 fornisce sicuramente soluzioni non peggiori di quellefornite dall’algoritmo 2. Nel seguito ignoreremo pertantol’algoritmo 2.
Obiettivo A - Algoritmo euristico 4 - Metodo di Montecarloper aree: le aree vengono estratte a caso.Si può pensare di applicare il metodo di Montecarlo:Estrarre a caso gli n quadranti e ripetere il procedimentofino ad ottenere una soluzione “stabile”• La bontà del metodo dipende da quante estrazioni acaso degli n quadranti vengono effettuate.• Occorre prefissare il numero di estrazioni dopo cui fermarel’algoritmo o, meglio, definire una misura della “stabilità”per arrestare l’algoritmo quando i risultati si trovano aduna distanza inferiore ad un valore prefissato dall’ottimo(sconosciuto) con un determinato livello di confidenza.Per far ciò, sarebbe necessario conoscere la funzione diripartizione del massimo nell’universo campionario, cheinvece non è nota. Pertanto si può solo prefissare unnumero (elevato) di iterazioni e prendere per “buono” ilrisultato così ottenuto.
174 Flora alloctona - Capitolo 6
• La reale bontà del risultato dipende, ovviamente, dal nu-mero di iterazioni fissato a priori.• Vista la dimensione del problema sottostante, è probabileche il numero di campionamenti da effettuare sia in ognicaso molto elevato.• Si noti che poiché i quadranti, per ogni valore di n, sonoestratti a caso, non è possibile ottenere da questo algoritmouna prioritizzazione.
Obiettivo A - Algoritmo euristico 5 - Scelta del migliorrisultato (algoritmi 1-4): selezione del valore massimo dinumero di specie eliminabili ottenuto da ciascuno deglialgoritmi precedenti.Poiché ognuna delle precedenti soluzioni determina unnumero di specie eliminabili per ogni valore di n, è ragio-nevole:Calcolare il numero di specie eliminabili con ciascuna (oalcune) delle soluzioni euristiche precedenti, e prendere ilnumero più alto• Una volta calcolate le altre soluzioni euristiche, il calcolodi questa è immediato.• Per definizione questa soluzione sarà, per ogni n, nonpeggiore di ciascuna di quelle che concorrono a formarla.• Con tutta probabilità applicando questo algoritmo siperde la possibilità di priorizzare i quadranti e, di conse-guenza, le specie.
Obiettivo B - Algoritmo euristico 6 - Crescita più lentadelle aree: le specie vengono prese in considerazione nell’ordinein cui danno il minor contributo al numero di aree necessarie.Partiamo dall’osservazione che le specie meno diffuse sonoquelle che si possono eliminare con il minimo sforzo;sembra pertanto ragionevole:Ordinare le specie in ordine crescente di numero di quadrantiin cui sono presenti e, fissato s, prendere come soluzionel’insieme delle prime s specie in graduatoria• Il numero di insiemi da considerare è 1 per ogni s.• Si può facilmente disegnare la curva del numero quadrantida considerare al crescere di s.• La soluzione per un certo valore di s si ottiene aggiungendouna specie a quella con s-1 specie; di conseguenza comesotto prodotto dell’algoritmo si ottiene un ordinamentodelle specie in ordine di importanza (prioritizzazione).• Una volta che le specie sono ordinate, ne discende auto-maticamente una prioritizzazione dei quadranti.
Obiettivo B - Algoritmo euristico 7 - Crescita più lentadelle aree necessarie: le specie vengono prese in considerazionenell’ordine in cui danno il minor contributo al numero di areenecessarie.
Poiché il numero di quadranti da considerare per un de-terminato insieme di specie è minore o uguale alla sommadel numero di quadranti necessari per ciascuna di esse,sembra ragionevole:1. Prendere la specie col minor numero di quadranti in cui
è presente; 2. associare la specie che produce il minor incremento del
numero di quadranti da considerare (cioè i soli quadrantiche contengono le specie considerate);
3. così via fino ad arrivare ad s specie.• Il numero di insiemi da considerare si riduce a S+(S-1)+(S-2)+…+(S-s+1), che è un numero gestibile (con S=540 es=50 vanno considerate circa 28.000 combinazioni diquadranti).• Il procedimento, consente di calcolare una soluzione pers+1 specie a partire da quella per s specie, e permettepertanto di tracciare con relativa facilità la curva di crescitadel numero dei quadranti da considerare, al crescere di s.• La soluzione per un certo valore di s si ottiene aggiungendouna specie a quella con s-1 specie; di conseguenza, comesottoprodotto dell’algoritmo si ottiene un ordinamentodelle specie in ordine di importanza (prioritizzazione).• Una volta che le specie sono ordinate, ne discende auto-maticamente una prioritizzazione dei quadranti.
Obiettivo B - Algoritmo euristico 8 - Metodo di Montecarloper specie: le specie vengono estratte a caso.Anche in questo caso si può pensare di applicare il metododi Montecarlo:Estrarre a caso le s specie e ripetere il procedimento fino adottenere una soluzione “stabile”• La bontà del metodo dipende da quante estrazioni acaso delle s specie vengono effettuate.• Occorre prefissare il numero di estrazioni dopo cui fermarel’algoritmo o, meglio, definire una misura della “stabilità”per arrestare l’algoritmo quando i risultati si trovano ad unadistanza inferiore ad un x prefissato dall’ottimo (sconosciuto)con un determinato livello di confidenza. Per far ciò, sarebbenecessario conoscere la funzione di ripartizione del massimonell’universo campionario, che invece non è nota. Pertantosi può solo prefissare un numero (elevato) di iterazioni eprendere per “buono” il risultato così ottenuto.• La reale bontà del risultato dipende, ovviamente, dal nu-mero di iterazioni fissato a priori.• Vista la dimensione del problema sottostante, è probabileche il numero di campionamenti da effettuare sia in ognicaso molto elevato.• Si noti che poiché le specie, per ogni valore di s, sonoestratte a caso, non è possibile ottenere da questoalgoritmo una prioritizzazione.
175Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
Obiettivo B - Algoritmo euristico 9 - Scelta del miglior risultato(algoritmi 6-8): selezione del valore minimo di numero di areenecessarie ottenuto da ciascuno dei tre algoritmi precedenti.Poiché ognuna delle precedenti soluzioni determina un nu-mero di specie eliminabili per ogni valore di s è ragionevole:Calcolare il numero di specie eliminabili con ciascuna (oalcune) delle soluzioni euristiche precedenti, e prendere ilnumero più alto• Una volta calcolate le altre soluzioni euristiche, il calcolodi questa è immediato.• Per definizione questa soluzione sarà, per ogni s, non peg-giore di ciascuna di quelle che concorrono a formarla.• Con tutta probabilità applicando questo algoritmo siperde la possibilità di prioritizzare le specie e di conseguenzai quadranti.
APPLICAZIONE AI DATI DEL LAZIOa - Raggruppamento - Specie alloctone totaliPassiamo ora ad applicare gli algoritmi sopra descritti aidati rilevati sul Lazio (circa 16.000 osservazioni di 421specie alloctone distribuite in 544 quadranti) con glialgoritmi descritti nel capitolo precedente. Per prima cosasono stati elaborati i dati con gli algoritmi 1, 3, 4, 6 e 7; i ri-sultati sono riepilogati nel grafico (Fig. 6.4).La retta nel grafico rappresenta la situazione teorica in cuil’x% di quadranti presi in considerazione consente l’elimi-nazione di x% di specie. Se ipotizziamo in prima battutache il costo complessivo dell’eliminazione (o del conteni-mento) delle specie alloctone sia proporzionale al numero
dei quadranti in cui si interviene, la linea retta indica unasituazione in cui il rapporto costo/benefici (efficienza)rimane costante via via che aumenta il numero n diquadranti. I punti al di sopra della linea retta indicanoinsiemi di quadranti il cui il rapporto costi benefici èmigliore (più basso) rispetto alla linea retta, mentre i puntial di sotto indicano insiemi di quadranti il cui rapportocosti benefici è peggiore (più alto) rispetto alla linea retta.La prima osservazione da fare è che l’algoritmo 7 (crescitapiù lenta dei quadranti) fornisce risultati quasi sempremigliori (più alti) degli altri algoritmi. Per quanto riguardal’algoritmo 4 (quello che fornisce i risultati peggiori) si puòpensare che aumentando il numero di campionamenti lasituazione possa migliorare sensibilmente; in realtà abbiamoverificato che passando da 50 a 550 campionamenti, dopooltre 9 ore di calcoli, il miglioramento ottenuto è poco rile-vante, come evidenziato dal grafico (Fig. 6.5)Nel seguito abbandoneremo il metodo di Montecarlo. Perquanto riguarda gli altri algoritmi, sui raggruppamenti dispecie testati, l’algoritmo 7 ha dato sempre risultati migliorio confrontabili con i migliori. Pertanto, riporteremo neigrafici gli andamenti ottenuti con gli algoritmi 1, 3, 6 e 7,ma ci limiteremo a commentare quanto evidenziato dallacurva più alta.Ritornando all’elaborazione sui dati del Lazio, è immediatoosservare che:• La curva dell’algoritmo 7 si trova sempre al di sopra dellaretta finché il numero di quadranti non supera circa il 72%;questo indica che al di sotto di tale percentuale l’efficienza
Fig. 6.4 - Specie alloctone totali. Curve dell’efficienza degli algoritmi che mo-strano l’incremento della percentuale di specie all’aumentare della percen-tuale di quadranti. La retta indica il caso teorico di uniforme distribuzionedelle specie.
Fig. 6.5 - Specie alloctone totali. Curve dell’efficienza dell’algoritmo 4 se-condo due serie di iterazioni (Metodo Montecarlo). Le curve mostrano l’in-cremento della percentuale di specie all’aumentare della percentuale diquadranti ed è evidente la scarsa efficienza dell’algoritmo 4 rispetto alla rettateorica che indica il caso teorico di uniforme distribuzione delle specie.
176 Flora alloctona - Capitolo 6
Fig. 6.6 - Mappa dei quadranti (12%) la cui scelta omnicomprensiva permette l’eliminazione del 25 % di tutte le specie alloctone; il risultato, visto comerapporto costi-benefici, è da valutare positivamente. Le specie che verrebbero eliminate con questa scelta sono state classificate con priorità 1, valore riportatoin ogni mappa della specie corrispondente.
dell’insieme di n quadranti è superiore a quella teorica co-stante; l’opposto accade oltre l’80% di quadranti.• La curva dell’algoritmo 7 ha pochissimi tratti orizzontali(non facilmente individuabili a causa della compattezzadel grafico); ciò significa che esistono pochi valori di nper i quali il numero di specie eliminabili non è strettamentemaggiore di quelle eliminabili con n-1 quadranti.• La massima differenza di efficienza tra retta e curva del-l’algoritmo 7 si ha con circa il 30% di quadranti.Per le specie si ha che:• Il 25% delle specie è concentrata nel 12% di quadranti; lamappa (Fig. 6.6) mostra i quadranti in cui tali specie sonoconcentrate. La scelta dei quadranti (12%) che permettel’eliminazione del 25% delle specie comprende i quadranticon le specie più rare, ovvero dove si ritrova un maggiornumero di singletons. Per questo la soluzione potrebbetrovare una applicabilità pratica purché si riesca a stabilireun budget sufficiente; l’attuazione su un numero inferioredi quadranti avrebbe come risultato che verrebbero lasciateindenni un numero di specie. Quindi si può concludere chela proposta potrebbe trovare una applicazione costi/beneficinon gravosa e sicuramente costituirebbe una base scienti-ficamente dimostrabile dello sforzo da impiegare.
• Il 50% delle specie è concentrata nel 35% di quadranti; lamappa (Fig. 6.7) mostra i quadranti in cui tali specie sonoconcentrate. Lo sforzo maggiore potrebbe essere giustificatodal fatto che dalla distribuzione nella mappa si osservache i quadranti interessati sono quelli a maggior concen-trazione delle alloctone compresi nei settori dell’area diRoma, di tutta la fascia costiera da nord fino a sud (conandamento crescente dell’ampiezza della fascia stessa) edell’asse posto lungo la valle del Sacco-Liri, soprattuttosul lato orografico sinistro; anche la valle dell’Aniene esettori della Sabina sono compresi nei quadranti interessati.Si ritiene che anche in questo caso l’obiettivo di vederel’eliminazione del 50% delle specie potrebbe essererealistico e ben ricompensato. • Il 75% delle specie è concentrata nel 72% di quadranti; lamappa (Fig. 6.8) mostra i quadranti in cui tali specie sonoconcentrate. Si osserva che lo sforzo proposto compren-derebbe la maggior parte del territorio del Lazio e ciò nerileva una difficile attuabilità nella pratica. I quadrantinon compresi nella mappa (al di fuori del colore rosso)possono comunque indicare che in questi settori nonconviene intervenire poiché si troverebbero solo pochespecie alloctone.
177Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
Fig. 6.7 - Mappa della distribuzione dei quadranti (35% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 50% di tutte le specie alloctone.
Fig. 6.8 - Mappa della distribuzione dei quadranti (72% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 75% di tutte le specie alloctone.
178 Flora alloctona - Capitolo 6
b - Raggruppamento - Specie alloctone invasive e localmente invasiveL’elaborazione ha preso in considerazione 6.869 osservazionidi 38 specie presenti in 534 quadranti; i risultati sonoriportati nel grafico (Fig. 6.9).Confrontando l’andamento dei grafici tra tutte le alloctonee quelle invasive, risulta che le specie invasive e localmenteinvasive sono molto più disperse della totalità delle speciealloctone. Infatti:• Il 25% delle specie è presente nel 32% dei quadranti; lamappa (Fig. 6.10) mostra i quadranti in cui tali specie sonoconcentrate. Per le specie alloctone invasive la propostadi una loro eliminazione anche parziale (25%) risulterebbeabbastanza impegnativa poiché richiederebbe intervenirein maniera omnicomprensiva sul 32% dei quadranti checomprendono i settori di quasi tutta la valle del Tevere,tutta la fascia costiera e gran parte della valle del Sacco-Liri. Ciò può far riflettere che, risultando troppo onerosauna eliminazione anche parziale (25%) delle specie alloctoneinvasive, lo sforzo dovrebbe essere rivolto verso una pre-venzione e controllo di quelle specie che possono avere lapotenzialità per divenire specie invasive.• Il 50% delle specie è presente nel 75% dei quadranti; lamappa (Fig. 6.11) mostra i quadranti in cui tali speciesono concentrate.
• Il 75% delle specie è presente nell’ 88% dei quadranti; lamappa (Fig. 6.12) mostra i quadranti in cui tali speciesono concentrate ed è evidente l’impossibilità di eliminarela gran parte delle specie alloctone invasive (75%).
Fig. 6.9 - Specie alloctone invasive. Curve dell’efficienza degli algoritmiche mostrano l’incremento della percentuale di specie all’aumentare dellapercentuale di quadranti. La retta indica il caso teorico di uniforme distri-buzione delle specie.
Fig. 6.10 - Mappa della distribuzione dei quadranti (32% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 25% di tutte le specie alloctone invasive.
179Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
Fig. 6.11 - Mappa della distribuzione dei quadranti (75% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 50% di tutte le specie alloctone invasive.
Fig. 6.12 - Mappa della distribuzione dei quadranti (88% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 75% di tutte le specie alloctone invasive.
180 Flora alloctona - Capitolo 6
c - Raggruppamento – Specie alloctone naturalizzateL’elaborazione ha preso in considerazione 6.598 osservazionidi 132 specie presenti in 540 quadranti; i risultati sonoriportati nel grafico (Fig. 6.13).Dall’esame di grafici risulta che le specie naturalizzate eli-minabili hanno una distribuzione abbastanza vicina aquella uniforme (retta). Infatti:• Il 25% delle specie è presente nel 14% dei quadranti; lamappa (Fig. 6.14) mostra i quadranti in cui tali specie sonoconcentrate. I quadranti sono distribuiti nel Lazio senzauna eccessiva concentrazione; anche in questo caso co-munque si può osservare una distribuzione di specie eli-minabili in alcuni settori della fascia costiera, Tuscia, valleTiberina e Lazio meridionale. Lo sforzo risulta abbastanzaconveniente nel rapporto n° quadranti e n° specie epotrebbe avere un’attuabilità pratica; l’eliminazione del25% di specie alloctone naturalizzate può essere considerataun obiettivo ottimale in quanto i quadranti che si vedononella mappa rappresentano un buon campione di tutto ilLazio, senza cioè essere diretto in pochi settori particolari.• Il 50% delle specie è presente nel 42% dei quadranti; lamappa (Fig. 6.15) mostra i quadranti in cui tali speciesono concentrate. L’obiettivo di eliminare il 50% di tuttele specie naturalizzate risulta molto dispendioso in quanto
Fig. 6.13 - Specie alloctone naturalizzate. Curve dell’efficienza degli algo-ritmi che mostrano l’incremento della percentuale di specie all’aumentaredella percentuale di quadranti. La retta indica il caso teorico di uniformedistribuzione delle specie.
Fig. 6.14 - Mappa della distribuzione dei quadranti (14% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 25% di tutte le specie alloctone naturalizzate.
amplia il territorio laziale dalla fascia costiera (quasi tutti iquadranti) fino ai settori più interni con un andamentopiù sparso dei quadranti. Il vantaggio di questa sceltarisulta nel fatto che si potrebbero eliminare tutte le specienaturalizzate presenti nella fascia costiera e in un ampiosettore circostante la città di Roma.
181Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
Fig. 6.15 - Mappa della distribuzione dei quadranti (42% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 50% di tutte le specie alloctone naturalizzate.
Fig. 6.16 - Mappa della distribuzione dei quadranti (74% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 75% di tutte le specie alloctone naturalizzate.
182 Flora alloctona - Capitolo 6
• Il 75% delle specie è presente nel 74% dei quadranti; lamappa (Fig. 6.16) mostra i quadranti in cui tali speciesono concentrate. Lo sforzo di eliminazione risulta moltodispendioso dovendo intervenire su quasi tutto il territorio;la mappa è utile per rilevare i quadranti dove invece èinutile intervenire (quadranti non verdi).
d - Raggruppamento - Specie alloctone casualiL’elaborazione ha preso in considerazione 2.252 osservazionidi 251 specie presenti in 442 quadranti; i risultati sonoriportati nel grafico (Fig. 6.17).Dall’esame di grafici risulta che le specie casuali sono moltopiù concentrate della totalità delle specie. Infatti:• Il 25% delle specie è presente nel 7% dei quadranti; lamappa seguente (Fig. 6.18) mostra i quadranti in cui talispecie sono concentrate. Lo sforzo di eliminazione risultavantaggioso per il numero limitato di quadranti su cui in-tervenire; tale facilità dipende dal fatto che in tali quadrantihanno una frequenza elevata le specie singletons. Per quantoriguarda l’eradicazione di una specie casuale, ma che local-mente risulta invasiva, è da riportare il caso osservatoinsieme al dott. Sarrocco e relativo alla diffusione di Cortaderiaselloana (una graminacea con grossi cespi, nota come “erbadelle pampas”) nella macchia mediterranea litorale della
Riserva di Macchiagrande presso Fregene (Foto 96); per lasua invasività entra in competizione con un’altra graminaceaErianthus ravennae (=Tripidium r.) dal portamento moltosimile, caratteristica delle depressioni umide retrodunali in-sieme a Imperata cylindrica (Habitat 6420, praterie umidemediterranee del Molinio-Holoschoenion). Trattandosi di
Fig. 6.17 - Specie alloctone casuali. Curve dell’efficienza degli algoritmiche mostrano l’incremento della percentuale di specie all’aumentare dellapercentuale di quadranti. La retta indica il caso teorico di uniforme distri-buzione delle specie.
Fig. 6.18 - Mappa della distribuzione dei quadranti (7% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 25% di tutte le specie alloctone casuali.
183Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
Fig. 6.19 - Mappa della distribuzione dei quadranti (22% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 50% di tutte le specie alloctone casuali.
Fig. 6.20 - Mappa della distribuzione dei quadranti (45% del totale) che permette l’eliminazione omnicomprensiva del 75% di tutte le specie alloctone casuali.
184 Flora alloctona - Capitolo 6
Foto 96 - Aspetto della invasione di Cortaderia selloana nella macchia mediterranea litorale sia per seme che per rizomi.
Foto 97 - Aspetto dell’apparato radicale superficiale di Cortaderia selloana.
185Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
una riserva naturale statale, la sua eradicazione potrebbeessere urgente e non difficile in quanto la pianta possiedeun apparato radicale superficiale (Foto 97) e per questo sa-rebbe possibile una estirpazione manuale.• Il 50% delle specie è presente nel 22% dei quadranti; lamappa (Fig. 6.19) mostra i quadranti in cui tali speciesono concentrate. Rispetto al risultato precedente losforzo risulta maggiore, ma ancora vantaggioso perchépermette l’eliminazione del 50% di specie intervenendosolo su un quarto dei quadranti.• Il 75% delle specie è presente nel 45% dei quadranti; lamappa (Fig. 6.20) mostra i quadranti in cui tali speciesono concentrate. Il risultato mostra che, occorrendo in-tervenire su quasi la metà dei quadranti, lo sforzo potrebbenon essere attuabile, ma, considerando che le popolazionidelle casuali hanno in genere pochi individui, un interventopotrebbe avere successo.
OPERATIVITÀ E PROGRAMMAZIONEDEGLI INTERVENTI DI ERADICAZIONESULLA BASE DELLA PRIORITIZZAZIONEI risultati mostrati nelle mappe precedenti sono riferiti apercentuali di specie (25%, 50% e 75%) scelte arbitrariamenteper dare un’idea dello sforzo da mettere in campo al variaredell’obiettivo. Per ciascuno degli insiemi di quadrantimostrati nelle mappe è possibile ottenere gli elenchi dispecie eliminabili da eradicare in ciascun quadrante. Daun punto di vista pratico le amministrazioni preposte allagestione e al contenimento delle specie alloctone possonoutilizzare tali risultati partendo da una quantificazione delbudget disponibile, che dovrà generare una quantificazionedel numero di quadranti su cui è possibile intervenire. Daquesto poi sarà possibile definire la percentuale di specieche potrà essere eliminata con il budget definito.Operativamente l’intervento può essere programmato,quindi, sulla base di una tabella che sintetizza i risultatidelle elaborazioni e che contiene un elenco ordinato dellespecie e dove per ogni specie vengono precisati i quadrantisu cui intervenire, secondo il seguente esempio:
Specie eliminabile Quadranti necessari
Specie A Q1
Specie B Q2, Q3
Specie C Q4, Q5, Q6
Specie D Q7, Q8
Specie E Q9, Q10
La prima riga indica che per eliminare totalmente la specieA bisognerà eradicarla nel quadrante Q1. La seconda riga
indica che per eliminare le specie A e B bisognerà intervenirecon le loro eradicazioni sui quadranti Q1, Q2 e Q3. La terzariga indica, invece, che per eliminare le specie A, B e C bi-sognerà intervenire con la loro eradicazione nei quadrantiQ1, Q2, Q3, Q4, Q5 e Q6. In sostanza in questa tabella lespecie sono ordinate per priorità di intervento in modo daminimizzare il numero di quadranti su cui intervenire.Pertanto ponendo che il budget a disposizione permettal’intervento in 8 quadranti, dalla tabella è possibile definireche il numero di specie eliminabili è 4; cioè sarà possibileeliminare le specie A, B, C e D intervenendo sui quadrantiQ1, Q2, Q3, Q4, Q5, Q6, Q7 e Q8.Le tabelle che sintetizzano l’ordine delle specie e i quadrantinecessari prodotte con le elaborazioni risultanti dai datidistributivi delle specie alloctone del Lazio sono forniteper ciascun raggruppamento di specie (alloctone invasive,naturalizzate e casuali) in appendice elettronica (scaribabiledal sito web), mentre per il raggruppamento di tutte le al-loctone il valore di priorità è indicato nella mappa relativadi ciascuna specie.La programmazione degli interventi di contenimento o dieradicazione delle specie alloctone può essere definitadall’amministrazione anche sulla base di altri criteri dipriorità (dando ad esempio la precedenza alle specie aller-geniche che apportano danni dal punto di vista igenico-santario). In tali casi l’elaborazione potrebbe essere ripetutasu un sottoinsieme di specie target in modo da ricavareuna prioritizzazione che ottimizzi il numero di quadrantisu cui intervenire. Allo stesso modo l’elaborazione di prio-ritizzazione può essere eseguita su un sottoinsieme diquadranti (ad es., per una specifica eradicazione all’internodi un’area protetta). Qualora il numero di specie e il numero di quadranti siaabbastanza piccolo da permettere un’elaborazione di tuttele combinazioni di quadranti calcolabile in tempi accettabili,sarà possibile ottenere direttamente la soluzione ottimale,senza utilizzare gli algoritmi euristici.Come già accennato, la stima del numero di quadranti sucui intervenire dovrebbe risultare da una quantificazionedel budget disponibile, basandosi su una stima del costomedio per quadrante. L’operazione di stimare il costo medioper quadrante è oggettivamente difficoltosa in quanto di-pende da diversi parametri (complessità ambientale in cia-scun quadrante, entità delle popolazioni delle specie sucui intervenire, accessibilità alle aree di intervento, sviluppodell’apparatto radicale delle specie su cui intervenire, etc.)che ovviamente non sono gli stessi nei vari quadranti. Taledifficoltà è un punto critico al quale le amministrazioni do-vranno porre una particolare attenzione per cercare diadeguare le risorse disponibili agli obiettivi prefissati.
186 Flora alloctona - Capitolo 6
In alternativa alle suddette procedure di prioritizzazione,le amministrazioni preposte possono intervenire comunquecon programmi di eradicazione basati sui soli dati distributividelle specie, impiegando però un dispendio maggiore ditempo e risorse economiche.
CODICE DI COMPORTAMENTO PER L’INDIVIDUAZIONE E IL CONTROLLO DELLE SPECIE ALLOCTONEDi fronte al pericolo di introduzione e invasività di speciealiene è necessario tenere in considerazione alcune racco-mandazioni da rivolgere soprattutto a quelli che possonoessere i principali responsabili di questo fenomeno, da ri-cercare soprattutto nelle attività commerciali, nell’agricoltura,nel florovivaismo, nel campo dell’acquariofilia e in altrisettori che sono stati già qui considerati; come esempio ciriferiamo alle politiche forestali in Italia che hanno sviluppatoprogetti con lo scopo di facilitare l’introduzione di nuovespecie forestali alloctone e di promuovere l’uso delle specievivaistiche, tenendo conto della compatibilità con il climadella località geografica e quindi, come conseguenza, mi-nacciando di ottimizzare una loro spontaneizzazione.Due ampie analisi che toccano questo problema sonoquelle del codice di comportamento nel campo del floro-vivaismo (Heywood & Brunel, 2009) e nel campo delleattività degli orti botanici (Heywood & Sharrock, 2013),luoghi da cui spesso fuoriescono specie alloctone (ad es.per Roma si riporta l’esempio evidente di Pteris vittata). Rimandiamo a queste due opere per approfondire le te-matiche ivi ampiamente trattate e le azioni consigliate, sualcune delle quali abbiamo però alcune perplessità. Infatti,in entrambe le analisi si propone di utilizzare nella coltiva-zione di specie ornamentali e di interesse florovivaistico,al posto di specie potenzialmente invasive, specie alternativeda scegliere anche tra le specie autoctone. Gli esempi chevengono presentati per il sud della Francia sono peggioridel pericolo rappresentato dalle specie alloctone perchémettono a rischio attraverso l’inquinamento genetico ebiogeografico le popolazioni autoctone (possibilità di ibri-dazione e ampliamento non naturale dell’areale di specieautoctone) e a questo proposito abbiamo già discussol’esempio di Cercis siliquastrum, coltivato al di fuori del suoareale naturale e diventato realmente in molte aree eregioni una alloctona per definizione. La scoperta e l’identificazione di nuove specie alloctonecomporta l’interesse ad una loro segnalazione in articolisu apposite riviste (la più utilizzata è la rubrica “Notulaealla checklist della flora esotica d’Italia” sull’InformatoreBotanico Italiano); questa attività è molto utile poiché
solo in questo modo possiamo monitorare e gestire ilprocesso di introduzione e distribuzione delle specie al-loctone. Come norma di un corretto comportamento,però, si dovrebbe raccomandare che il ritrovamentofloristico venga subito accompagnato da un tentativoanche minimo di eradicazione immediata della speciestessa, ove possibile, soprattutto quando le specie sonosolo casuali e quindi rappresentate da piccole popolazioni(una documentazione fotografica potrebbe accompagnarela segnalazione, in modo da garantirne la veridicità); finorasi assiste al paradosso che una specie alloctona viene se-gnalata e nello stesso tempo viene lasciata espandersisenza alcuna preoccupazione della sua invasività. Finorale segnalazioni floristiche delle specie aliene vengonogeoreferenziate con coordinate chilometriche con precisioneapprossimata, come avviene per le specie rare, nel qualcaso l’approssimazione è giustificata dalla cautela neiriguardi del pericolo di ritrovare facilmente la specie stessada parte di raccoglitori scorretti. Ci sembra che questacautela non debba esistere per le specie aliene, di cuiinvece è molto importante conoscere le esatte coordinateper poterle rinvenire ed eradicare, essendo nella maggiorparte dei casi molto difficile ritrovare piccole popolazionidi aliene casuali costituite talvolta da pochi individui otalvolta da un solo individuo (difficoltà ancora maggioreper le specie annuali o di piccole dimensioni); per facilitareil loro ritrovamento tutte le nostre segnalazioni più recentidi nuove specie aliene sono georeferenziate con coordinategeografiche in gradi, minuti e secondi, che permettonoun facile ritrovamento per l’eventuale eradicazione ancheda parte di enti preposti alla conservazione e protezionedella biodiversità. In molte flore di settori laziali, anche molto ampi, vengonoindicate con la sigla “Cult.”, oltre alle specie autoctone e al-loctone, anche le specie coltivate e, a parte il giudizio sullautilità di questa informazione, ciò può generare a distanzadi tempo equivoci nel considerare specie alloctone spon-taneizzate quelle che sono solo coltivate. Un problema che si pone nei riguardi delle alloctone è il ri-conoscimento preciso dello stato di alloctonia, in quantotalvolta è possibile confondere una specie come casualequando invece è solo coltivata ai limiti di qualche giardinoo aiuola; sta alla correttezza ed esperienza del botanicosapere individuare una specie alloctona come casuale edevitare una falsa segnalazione.Secondo le norme in vigore, una specie dovrebbe consi-derarsi naturalizzata quando gli individui della popolazionehanno raggiunto la maturità riproduttiva (quindi capacitàdi autopropagarsi), ma questa condizione è difficile da ri-trovare in alcune specie arboree (ad es. Platanus hispanica,
187Proposta di prioritizzazione per il controllo e eradicazione delle specie alloctone nel Lazio
Nerium oleander, Washingtonia robusta nella Foto98, Erio-botrya japonica, etc.) che chiaramente spontaneizzanoanche in ambiti urbani, ma non ancora hanno raggiunto lafioritura e fruttificazione, essendo le nuove plantule derivateda alberature o giardini dove crescono le piante madri; inquesti casi, si è preferito comunque ritenerle naturalizzatequando era evidente una diffusione elevata di propaguli eforme arbustive su un’area di almeno 1 ha (100 m x 100m). Per quanto riguarda il caso particolare di Neriumoleander, precisiamo che viene considerata alloctona re-gionale, pur essendo una specie autoctona in alcune regioniitaliane, poiché nel Lazio non ha un suo areale naturale (inwww.actaplantarum.org è data come indigena nel Lazio ein ben 11 altre regioni !) e la sua diffusione nella nostra re-gione deriva solo da introduzioni antropiche (coltivazioniin giardini e strade). Un caso particolare si osserva a Sezzelungo la strada da Sezze Scalo al paese in cui sono state ef-fettuate piantumazioni abbondanti di Nerium oleander,Pinus halepensis e Rosmarinus officinalis (Foto 99), che mo-strano una loro capacità autonoma di disseminarsi, insiemeanche ad Opuntia ficus-indica ormai sfuggita a qualsiasicontrollo e con effetti negativi sul paesaggio.
L’eradicazione di specie alloctone in ambito pubblicourbano è un problema particolare e alquanto diverso dallaeradicazione in altri ambiti, quali habitat seminaturali onaturali. In ambito pubblico urbano l’eradicazione è possibilesolo per le specie casuali alla loro prima comparsa o perspecie molto localizzate e sporadiche, mentre nella maggiorparte dei casi le popolazioni di specie alloctone sono tal-mente abbondanti che in pratica diventano incontrollabiliper vari motivi. Inoltre, in questo ambito una possibileestirpazione manuale di specie arbustive di piccola taglia(quali piccoli arbusti di ailanto) da parte di volontari trove-rebbe comunque un ostacolo burocratico poiché occorre-rebbero gli opportuni permessi (così come sono vietateanche le piantumazioni in aree pubbliche da parte diprivati). Per questi motivi le palme, Chamaerops humilis,Phoenix canariensis e Whashingtonia robustanon potrebberoessere estirpate né d’altra parte non sarebbe opportunal’estirpazione di piante che in questo caso rivestono unaimportante funzione paesaggistica; inoltre, per la palmadelle canarie l’attacco del punteruolo rosso ha già provocatoseri danni entro parchi e giardini, per cui al contrario laspecie andrebbe conservata.
Foto 98 - Waschingtonia robusta, un posto alquanto scomodo e imprevedibile per la crescita di una specie alloctona presso il Policlinico di Roma (forseambiente favorevole in quanto riscaldato da tubature).
188 Flora alloctona - Capitolo 6
In aree fortemente urbanizzate un ostacolo al controllo o ri-mozione delle alloctone potrebbe venire anche dalla difficoltàdi intervenire entro aree private, in cui il permanere dellespecie invasive potrebbe rendere vani tutti i tentativi dicontrollo fatti nelle vicinanze, o dalla opinione pubblica chevede nella estirpazione di piante una aggressione verso lanatura contraria ai principii della conservazione del verde.Per una città grande come Roma si ritiene che una estirpa-zione di specie alloctone si possa limitare solo ad uncontrollo di specie potenzialmente pericolose per la salute(ad es. specie allergeniche), ma questo intervento dovrebberichiedere sicuramente l’uso di diserbanti, forse peggioridelle piante che si vogliono combattere (ogni anno i mar-ciapiedi di Roma vengono irrorati di queste sostanze perestirpare ciò che l’opinione pubblica giudica “erbacce”).Poiché spesso i rimedi sono peggiori dei mali causati dal-l’uomo, nel controllo delle specie alloctone si ritiene chedebba essere usata molta cautela e saggezza, evitandospeculazioni economiche di interventi e progetti inefficacie potenzialmente anche dannosi. Tra gli effetti negativi
della estirpazione delle alloctone ricordiamo il pericolo dierosione di scarpate, sponde e boschi (Robinia pseudoacacia,Opuntia ficus-indica, Ailanthus altissima, Arundo donax,Pinus nigra, etc.), la riduzione della nicchia trofica (Robiniapseudoacacia, Eucalyptus camaldulensis, varie conifere,molte specie acquatiche, molte specie a frutti carnosi esecchi, come Amaranthaceae e Poaceae, etc.), riduzionedella biodiversità in habitat urbani in circostanze di elevatodegrado, facilità di innescare processi di invasività di altrespecie alloctone che prima non erano tali (ad es., impiegodi un controllo biologico con “surprise effects”), conseguenzedi percezione negativa (distruzione di habitat) da parte diopinione pubblica che ritiene il “verde” comunque utile(Van Wilgen, 2012). Un’ultima considerazione riguardal’aspetto economico, in quanto, essendo i costi di ognieradicazione molto elevati (McConnachie et al., 2012), sipone la scelta se investire più nella prevenzione (controllodell’entrata di specie alloctone) o piuttosto nel controlloalmeno parziale di quelle specie più pericolose; trascurareil problema sarebbe la scelta peggiore.
Foto 99 - Rosmarinus officinalis, sfuggita a coltura e spontaneizzata su scarpata presso Sezze, insieme a Opuntia ficus-indica, Pinus halepensis, Ailanthusaltissima, Nerium oleander.
APPENDICE ATABELLA DEI QUADRANTI CFCE E LOCALITÀCENSITE DA LUCCHESE NEL RILEVAMENTOFernando Lucchese
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S.S. Cassia -
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2113338_
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334130
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VT3809
1Valle Ca
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Laz
VT3809
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345100
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Laz
VT3812
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347130
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13542_
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13637_
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13637_
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13637_
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13638_
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13638_
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13638_
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13642_
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BINA
145
13643_
1Conflue
nza S
alto-Velino e
Fium
e Turano
Laz
RI3812
1Valle F. Tu
rano - Fonte C
ottorella - Maglianello Ba
sso357030
RIETI SUD
(di Riet
i Sud)
146
13643_
2Cit
taucale
, Grotti, Fium
e Velino e Fiu
me S
alto
Laz
RI3812
1F. V
elino - Pesch
iera -
Calca
riola - M
iccian
i - Citta
ducale - C
appuccini - Selva
piana -
357040
CITTADU
CALE
Valle F. Sa
lto - Grotti - P
onte Figurato - tra
M. Paterno e F.te S
. Lorenzo - Casale
Lucarello - Mala
testa
147
13643_
3San G
iovanni Reatino
, Belm
onte in Sa
bina e
Laz
RI3815
1Belm
onte - S
. Giov
anni Reatino
- Valle F. Turano -
str. A
riana - S
. Nico
la - A
rco Ro
mano -
357070
BELM
ONTE IN
SABINA
Fiume Turano
Magnalardo - SP. Turanense - M. Serra
148
13643_
4Magnalardo (d
i Rocca Sinib
alda), Fassin
oro,
Laz
RI3815
1Concervia
no - V
illa Grotti - Pratoia
nni - F. Sa
lto - Magnalardo - Rocca R
anieri
357080
CONC
ERVIAN
ORocca R
anieri e Sa
n Silvestro
(di Longone
Sabin
o) e Concervia
no
149
13644_
1Caste
Sant'An
gelo, Monte Se
rra Se
cca (di
Laz
RI3812
1Canetra
- Vasche -
Paterno -
F. Ve
lino
358010
CASTEL SA
NT'AN
GELO
Cittaducale)
e Falde
Occide
ntali de
l Monte
Nuria (d
i Borgo Ve
lino)
150
13644_
2Monte Nuria, falde
orien
tali d
el Monte Nuria,
Laz, Ab
zRI
3717
2M. N
uria - C
.le d. Piscign
ola - Pia
no d. Co
rnino
- Corno
358020
PIAN
O DI CO
RNINO
Monte To
rrecane e Pia
no di Co
rnino
(di Fiam
ignano e
Antro
doco)
151
13644_
3Capradosso e Staff
oli (d
i Petrella Sa
lto)
Laz
RI3815
1Capradosso - Offeio -
Colle Po
rcini - Fonte Ar
nescia -
Staff
oli - F.so A
rnescia
358050
CAPR
ADOS
SO
152
13644_
4Falde
sud-orien
tali d
el Monte Nuriet
ta (d
i Laz
RI3814
1Lagh
etto Ra
scino - Lago d. Pe
trella - M. N
uriet
ta - M. M
oro -
Casale Rosciole
358060
PIAN
O DI RA
SCINO
Petre
lla Sa
lto) e Piano d
i Rascin
o (di Fia
mign
ano)
153
13645_
1Falde
occid
entali d
i Colle d
i Mezzo e Colle
Laz, Ab
zRI
570
2M. Calv
o - Se
lla di Co
rno -
Cave - la Serra
- Scoppit
o - Vigia
no358030
COLLE D
I MEZZO
Renose (d
i Antrodoco)
154
13645_
3Falde
sud-occid
entali d
el crinale tra
Monte di
Laz, Ab
zRI
1897
2M. tra le Se
rre - Rocca D
orisio -
Case Va
lentin
i - M. Q
uarticciolo -
la Se
rra358070
MON
TE TR
A LE S
ERRE
Crespio
la e C
oppo de
lla Co
nca (di Fia
mign
ano)
155
13735_
2Foce de
ll'Arro
ne e Riv
a dei Tarquin
i (di Ta
rquin
ia)Laz, Tirr
VT525
2Spinn
ici - Murelle -
T. Ar
rone, fo
ce353120
RIVA
DEI TARQ
UINI
156
13736_
1Pia
n di Spille e Tarquinia O
vest
Laz, Tirr
VT3728
2Band
ita S. Pa
ntale
o - Sa
line d
. Tarquinia -
Pian d. Sp
ille, litorale
354090
MARINA
VELCA
157
13736_
2Tarquin
ia e A
lveo d
el Fiu
me M
arta
Laz
VT3822
1Tarquin
ia - F. M
arta - Ara d
. Regina
- Poggio d. Mandriola -
Poggio Ga
llinaro -
354100
TARQ
UINIA N
ORD
Fosso
S. Sa
vino -
Pogg
io D. Mandriola -
M. Cuchetto
158
13736_
3Foce de
l Marta, M
arina
Velca
, Lido
di Tarquin
ia Laz, Tirr
VT2216
2Marina
Velca
- il V
oltone -
Foce Marta, litorale - P
orto Clem
entin
o - Sa
line d
. Tarquinia
354130
LIDO DI TA
RQUINIA
e Saline di Tarquin
ia No
rd
159
13736_
4Campagn
a di Tarquinia S
udLaz
VT3825
1Fic
oncella - Monterozzi - F. Mign
one -
S.S A
urelia
354140
TARQ
UINIA S
UD
160
13737_
1Monte Ro
mano
Laz
VT3821
1Monteromano -
Macchia d. Turch
ina - Lasco
d. Picio
- Fontanile Nuovo - F.so N
asso
354110
MON
TE RO
MANO
198 Appendice A
161
13737_
2Poggio Saracin
o (di Blera), Fosso Marcia
no e
Laz
VT3821
1M. Calv
o - F.so Bidig
none - T
. Bied
ano -
Poggio Saracin
o354120
POGG
IO RO
SANE
LLO
Torre
nte B
iedano (tra
Vetra
lla e Blera)
162
13737_
3Corso
del Fium
e Mign
one (tra
Tarquin
ia,
Laz
VT3824
1Monte Riccio - P
iana F. M
ignone -
str. S
. Maria - Le S
palle
354150
LE SP
ALLE DI SA
NTA M
ARIA
Monte Ro
mano e
Tolfa)
163
13737_
4Macchia di Blera, Go
le del Torrente V
esca
Laz
VT3824
1Casalon
e - F. Mign
one -
T. Ve
sca -
Pian Dogana
354160
SELVASECCA
(di Blera) e Conflue
nza B
lera-Mign
one
(tra Tolf
a e Blera)
164
13738_
1Blera, Villa San G
iovanni in Tuscia e
Laz
VT3821
1Blera -
F.so Biedano -
Barbarano R
omano -
Valle Grig
nano - San G
iovanni di Bieda -
355090
BLERA
Barbarano R
omano
Dogane - Bo
sco Sp
inaceta - Caste
lluzzo
165
13738_
2Campagn
a tra Ve
tralla, Barbarano Ro
mano e
Laz
VT3821
1Bo
tte - bosco
Campetta
- Lago d. Vico, bordo - Ponte V
itabio
so - V
ia Cassia
355100
BOTTE
Capranica
166
13738_
3Civ
itella Ce
si (di Blera), M
arturanu
m
Laz
VT3824
1Civ
itella Ce
si - T. Vesca - Ne
cropoli -
M. Regola
no355130
CIVITE
LLA C
ESI
(di Barbarano Ro
mano) e Pogg
io di Coccia
(di Veja
no)
167
13738_
4Vejan
o e co
nflue
nza F
osso de
llo
Laz
VT3824
1Capranica
Scalo
- Veia
no - Acquafo
rte355140
VEJANO
Scatenato-Mign
one
168
13739_
1Capranica
e Ronciglion
eLaz
VT3820
1Ronciglion
e - Ca
pranica
- strada F
ormellese -
Via F
rancige
na - Rio V
icano - Regagn
i -355110
RONC
IGLIO
NECampo Fa
rnese
169
13739_
2Campagn
a tra Ro
nciglion
e e Nepi
Laz
VT3820
1SP. Capralat
ta - Madonna d. Ba
rco - SP. M
assarella - Casale Pazie
lli - Fornaci
355120
FONT
E VIVOLA
170
13739_
3Sutri, Bassano Ro
mano e
falde
sette
ntrio
nali
Laz
VT3823
1Sutri - valle Mezzana - Forra
Monte Mirabile -
Bagn
ara -
Bassa
no d. Su
tri355150
SUTRI
di Monte Ca
lvi
171
13739_
4Campagn
a tra Su
tri e Ne
pi e L
ago d
i Monterosi
Laz
VT3823
1Lago Monterosi - C
aldara M
. Gagliozzo -
Ponte G
rassa
no - Contea Flacca - la Ferriera -
355160
LAGO
DI M
ONTERO
SIVallic
ella
172
13740_
1Civ
ita Ca
stellana Ovest e C
astel Sant'Elina N
ord
Laz
VT3820
1Civ
ita Ca
stellana - V
ia Am
erina
- Rio M
aggio
re - F.so d
. Isola
356090
CIVITA
CASTELLANA
173
13740_
2Civ
ita Ca
stellana Es
t, Fosso
della Mola
Laz
VT3819
1Civ
ita Ca
stellana - V
ia Am
erina
- Valle d
. Celle -
Tempio
Giun
one -
ponte d
. Treia -
356100
TORR
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I(di Fale
ria) e Monte So
ratte
Nord
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- Via Ponzano C
ave -
Via V
alle d
. Lepre
174
13740_
3Ne
pi, Ca
stel Sant'Elia Su
d, Fosso
Cerre
to,
Laz
VT, RM
3823
1Ne
pi - C
astel S. Elia - Selciarella -
Forra
T. Treia
- Mazzano Ro
mano -
Calca
ta356130
NEPI
Fiume Treia e N
azzano Ro
mano
175
13740_
4Calca
ta, Fium
e Treia, Fa
leria, Rign
ano F
laminio
Laz
VT, RM
3822
1Calca
ta - T
. Treia - M
. Soratte - Rign
ano F
laminio -
Faler
ia356140
RIGN
ANO FLAM
INIO
e Soratte Ovest
176
13741_
1Stim
iglian
o Sud, Ponzano Ro
mano e
Soratte
EstL
azVT, RI, R
M3819
1Ponzano -
F. Tevere - C. Riccion
i - Ve
rzano - Stim
iglian
o scalo - M
. Soratte
356110
PONZ
ANO RO
MANO
177
13741_
2Forano e Filaccia
noLaz
RM, RI
3819
1Filaccia
no - Gavig
nano - F. T
evere -
Selva
Marcig
liana
356120
FORA
NO
178
13741_
3Monte So
ratte
, Sant'O
reste
e Campagn
a di
Laz
RM3822
1M. Soratte - S. Oreste - Campolun
go - V
alle M
arina
356150
SANT
'ORESTE
Civitella Sa
n Paolo No
rd-Ovest
199Tabella dei quadranti cfce e località censite daLucchese nel rilevamento
179
13741_
4Na
zzano, Torrita Tiberin
a, Riserva
Laz
RM, RI
3822
1Na
zzano -
F. Tevere - Ponte S
fond
ato (F. Farfa
) - Torrita Tiberin
a356160
NAZZAN
ONa
zzano-Tevere Fa
rfa
180
13742_
1Poggio Catin
o, Pogg
io Mirteto, Salisano e
Laz
RI3819
1M. O
de - Osteria Fa
ducchi - S
ella M
. Ode e Colle Po
zzoneve -
Poggio Mirteto -
Poggio
357090
POGG
IO MIRTETO
Caste
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i Montopoli in S
abina
)Catin
o - Sa
lisano -
San V
alentino
- Colle Sa
n Cosim
o - Co
lle Ca
pann
e
181
13742_
2Mo
ntenero
in Sa
bina, Casaprota e
Mom
peo N
ordLaz
RI3818
1Casaprota -
Stregh
e - Sc
rocco
- F.so M
ontenero - Collelun
go - Colle Po
zzoneve -
357100
MON
TENE
RO SA
BINO
Montenero in Sa
bina -
Ripamartore – F.so Maia
lino
182
13742_
3Montopoli in S
abina
, Castelnuovo di Fa
rfa e
Laz
RI3822
1F. Farfa
- Caste
llo - Fara in Sa
bina -
Farfa
- Montopoli -
Mom
peo
357130
FARA
IN SA
BINA
Fara in Sa
bina
183
13742_
4Mom
peo S
ud, Toffia, Poggio
Nativo
, Frasso
Laz
RI3821
1M. Ca
lvo -Via Salaria - loc. Cam
pore - F.so
Scale
tte - T
offia - Ponte Buida
- Fras
so Sa
bino -
357140
POGG
IO NATIVO
Sabin
o e Co
llelun
go (d
i Casaprota)
T. Farfa
- Madona P
enitenti - Co
llelun
go
184
13743_
1Poggio San L
orenzo, Ornaro
, Torricella in S
abina
Laz
RI3818
1C.le P
reta - Ornaro - F.so d
. Pera -
Poggio S. Lorenzo
357110
TORR
ICELLA IN SABINA
e Rocca Sinib
alda O
vest
185
13743_
2Rocca S
inibalda
, Fium
e Turano, Vaccareccia
e Laz
RI3818
1Roccasinibalda
- M. Sole
- F. T
urano -
Long
one S
abino
- M. Porraglia -
Vaccareccia
357120
ROCCA S
INIBALDA
(di Concervian
o) e Monte Aq
uilon
186
13743_
3Mo
ntele
one S
abino
, Poggio
Moia
no e Mu
ro Piz
zoLaz
RI3821
1Muro P
izzo -
Poggio Moia
no - M. Cim
ate -
Rocca P
ennin
o - Monteleo
ne Sa
bino -
357150
POGG
IO MOIAN
OM. Civitelle
187
13743_
4Posticciola (di Rocca S
inibalda
), Colle di Tora,
Laz
RI3821
1M. Porraglia -
Stipe
s - M. Antun
i - La
go d. Tu
rano - Posticciola -
Caste
l di Tora -
357160
LAGO
DEL TU
RANO
Caste
l di Tora e
Lago de
l Turano N
ord
Colle di Tora
188
13744_
1Petre
lla Sa
lto, Borgo Sa
n Pietro, Ro
cca Vittiana e
Laz
RI3818
1Lago d. Sa
lto - B.go S. Pietro - Petre
lla Sa
lto - Balzi d. S. Lu
cia - V
arco Sa
bino -
358090
PETRELLA SA
LTO
Poggio Vit
tiano (d
i Varco Sa
bino) e Lago de
l Rocca V
ittian
a - Va
llecupola - F.so
Quaita
Salto
Nord
189
13744_
2Fia
mign
ano, Monte La
Serra
, Pian
o Laz
RI3817
1La Se
rra - Fia
mign
ano -
Fium
ata -
Mureri - La
ghetto e Pia
ni d. Aq
uilente
358100
FIAMIGNA
NOdell'A
quilente e
Sant'Ag
apito
e Bruscia
no
(di Fiam
ignano)
190
13744_
3Monte Navegna, M
onte Filon
e, Varco
Sabin
o, Laz
RI3821
1M. N
avegna - V
arco Sa
bino -
Via d
. Forestie
ri fino
a chies
a S. M
aria - M
arcetelli -
358130
MARCETELLI
Marcetelli e L
ago d
el Salto
Ovest
Valle Fracida
191
13744_
4Pesco
rocchia
no, Lago d
el Salto
Sud e
Gole
del
Laz
RI3820
1Pesco
rocchia
no - Ponte M
olimint
o - Co
llaralli - Colle P
ace -
Baccarecce - Caste
lluccio -
358140
PESCOR
OCCH
IANO
Fiume S
alto
Roccaberardi - A
rapetrianni
192
13745_
1Valle de
l Rio Torto
(tra Fiam
ignano e
Laz, Ab
zRI
3349
2Colle Co
rnacchia - Valle S
tretta
- Rio Torto - Colle Macchiole -
Grotte
lle -
358110
SANTO STEFAN
OPesco
rocchia
no), Maglia Ro
tond
a F.so C
asale
cchi - C
astig
lione - V
al Malito
(di Pescorocchia
no) e Co
lle Co
rnacchi (d
i Fia
mign
ano)
193
13745_
2Propaggin
i settentrio
nali d
el crinale di Monte
Laz, Ab
zRI
257
2la Pia
ggia - Valle R
uella - V
alle F
racid
a - Co
lle Ac
etoni - M. M
orrone - T
ornim
parte
358120
CASA DELLA PO
LLED
RARA
Cava (d
i Borgorose)
194
13745_
3Torre
di Taglio, Granara e
Civitella
Laz
RI3820
1M. Fratta
- vers. N da
T.re d. Taglio -
Caste
lmenardo - F. Salto
- S. Elp
idio -
Val d. M
alito
358150
TORR
E DI TAG
LIO(di Pescorocchia
no), Fiu
me S
alto, Pagliara e
Caste
lmenardo (d
i Borgorose)
200 Appendice A
195
13745_
4Corvaro, Monte Ca
va, M
onte Sa
n Rocco. Valle
Laz, Ab
zRI
2896
2M. S. Ro
cco - M
. Cava - Co
rvaro - V
alle A
mara
- Valle C
olle A
cetoni - M
adonna d. Malito -
358160
CORVAR
OAm
ara e
Monte Gine
pro (di Bo
rgorose)
Rifugio
Fonte L
a Vena
196
13746_
3Alta Va
lle Am
ara e
crina
le di Monte Gine
pro
Laz, Ab
zRI
933
M. Gine
pro -
Valle Am
ara -
Valle Asin
a - Bo
sco Ce
rasolo - R
ifugio
Campit
ello -
359130
PEND
ICI ES
T MON
TE
(di Borgorose)
M. O
rsello - M. Puzzillo - Valle d
. Morretano
GINE
PRO
197
13836_
1Saline d
i Tarquinia S
ud, Foce d
el Mign
one e
Laz, Tirr
VT, RM
854
2Bagn
i S. Agostino - Pin
eta -
Macco, scogli - Saline d
. Tarquinia -
Torre
S. Ag
ostin
o363010
BAGN
I DI SAN
T'AGO
STINO
Bagn
i di Sant'Agostino
198
13836_
2Corso
del M
ignone e
Campagn
a tra Tarquin
ia Laz
VT, RM
3828
1Cas. Pantano -
Mole
d. Mign
one -
Pian d. Organo -
Rio M
elledra - P.g
io Ne
bbia
363020
PANTAN
Oe C
ivitavecchia
199
13836_
3Litorale
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i Civitavecchia
)Laz, Tirr
RM54
3Scoglio La
Frasca
363050
LESTRA
DI M
EZZO
200
13836_
4Civ
itavecchia
Nord, Au
relia e Camporeale
Laz, Tirr
RM3209
2Montirozzi - S. Agostino - st.da Civitavecchia-
Allum
iere
363060
AURELIA
201
13837_
1Allum
iere, Monte Po
copane, Fosso de
ll'Acqua
Laz
RM3827
1Allum
iere -
S. An
tonio
- Farnesian
a - Strada Ca
ve - 5 B
ottin
i - Ce
ncelle -
Ripa Maia
le363030
ALLUMIER
EBianca (d
i Allumiere)
202
13837_
2Tolfa, M
onte Sa
ssicari, Monte Piantang
eli e
Laz
RM, VT
3827
1M. Co
zzone - i S
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olfa - Ca
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cchie - F.so
Mara
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tangeli - F
. Mign
one
363040
TOLFA
Fosso
dell'A
cqua Bianca (d
i Tolf
a)
203
13837_
3Campagn
e tra Civitavecchia e A
llumiere
Laz
RM3830
1M. Ferrara - Bagn
i d. Traian
o - La
Roccaccia
- P.g
io Malinverno - F.so F
reddara -
363070
LA BIAN
CALa Bianca - P.g
io Om
briccolo
- P.g
io Elc
eto
204
13837_
4Monte La
Tolfaccia (di Allumiere) e Colle de
l Laz
RM3830
1Poggio Scalz
one -
le Sp
iagge - M. Grazio
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Romano -
Bosco
Nardi - Fondo d. Pichini
262
13942_
4Marcellin
a e Monte Alucci e M
onte Morra
Laz
RM3833
1Marcellin
a - M. M
orra - V
alle C
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366140
MARCELLIN
A(di San Po
lo dei Cavalieri)
263
13943_
1Lic
enza, Percile, Monte Guardia, Ca
mpit
ello e
Laz
RM3830
1Civ
itella - Lic
enza - T
. Lice
nza -
Percile - N
infeo Orsini - Fonte Marricella -
sentiero
366110
LICEN
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i San Po
lo dei Cavalieri)
Aquila -
Pizzo d
. Pellecchia
264
13943_
2Laghett
i di Perc
ile, Vallinfred
a e Cineto Ro
mano
Laz
RM3830
1M. Aguzzo -
Vallin
fredda -
Riofreddo -
Rio P
etesca - Cin
eto R
omano, Macerine
- 366120
VALLINFREDA
Colle Pr
ioni - La
ghetti d. Percile
265
13943_
3San P
olo de
i Cavalieri, V
icovaro, Monte Ar
caro,
Laz
RM3833
1Roccagiov
ine - S. Polo d. Cavalieri -
M. Follettoso - T
. Lice
nza -
Vicovaro - F.so d
. Ronci -
366150
VICOVA
ROMonte Fo
lletto
so e Torre
nte L
icenza
Fonte F
umiccia - S. Cosim
ato -
M. Ara Grand
e - Co
sta Ar
a
266
13943_
4Ma
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, Sara
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noLaz
RM3833
1Mandela Catin
o - Ro
viano - M. S. Elia - sta
z. Mandela - P
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pa - An
ticoli Co
rrado -
366160
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esco - M. Rotondo - M. Licino - T
. Lice
nza -
T. Fium
icino - F. An
iene -
San N
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204 Appendice A
267
13944_
1Riofreddo e
Vallin
freda Es
tLaz, Ab
zRM
1124
2Riofreddo -
Caste
llo Gariba
ldi - V
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mano -
F. Tu
rano - Bo
sco Oricola
- Madonna
367090
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Od. Ne
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. Diav
olo
268
13944_
3Arsoli, Pia
na de
ll'Anie
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i Marano E
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Laz, Ab
zRM
2589
2Arsoli -
F.so Ba
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F. An
iene -
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cotonic
o - Ro
cca d
i Botte -
367130
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269
13944_
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Laz, Ab
zRM
1183
2Camerata N
uova - Camerata V
ecchia - P
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rracchie
tto - Ostello d. Prataglia - Serra
367140
CAMERATA N
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Nord
Secca -
F.so Ca
mposecco
- F.so S
. Mauro - V
allevona -
Fontecellese -
M. M
idia
270
14037_
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rbara e
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Laz, Tirr
RM94
3Furbara, litorale
- Torre Macchiatonda, sud
363170
FURB
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271
14038_
1Areoporto
di Fu
rbara, Torre
flavia
, Cerenova e
Laz, Tirr
RM2335
2S.S
. Aurelia -
Cerveteri - Fu
rbara -
F.so Za
mbra -
Cerenova - T
orre Flavia - Ladisp
oli373010
LADISPOLI N
ORD
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272
14038_
2Cerveteri e Ce
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RM3838
1Ceri -
F.so Sa
nguin
ea - F.so d
. due Po
nti - Statua - ponte C
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Via C
roce
373020
CERV
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Bianca - bosco
d. Fe
rraccio - F.so
Cupin
aio
273
14038_
3Ladis
poli (centro ab
itato)
Laz, Tirr
RM20
3Ladis
poli -
F.so Sa
nguin
ara -
F.so Va
ccina
- litorale
373050
LADISPOLI SUD
274
14038_
4Palo Lazia
le, litorale
di Pa
lidoro e
Passo
Oscuro
Laz, Tirr
RM1993
2S.S
. Aurelia, km
33 - bosco
d. Pa
lo - M
arina
S. Nico
la, sp
iaggia
- Monteroni -
373060
PALO LA
ZIALE
Nord
Passo
scuro -
Torre
d. Pa
lidoro -
Statua
275
14039_
1Fosso
del Cecio, Fo
sso de
lla Mole
tta, Torre
Laz
RM3838
1Caste
l Cam
panile -
F.so d. Tavolato -
F.so d. Ca
stellaccio - Terzi - la C
alcara
373030
CASTEL CA
MPANILE
pasco
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i Fium
icino)
276
14039_
2Fosso
dei Prat
aroni, Va
lle de
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gliata
Laz
RM3838
1Bo
ccea -
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pre d
. sopra - Qu
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bbia - M
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373040
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LIATA
(di Fium
icino)
277
14039_
3Polidoro e
Torrimpie
tra (d
i Fium
icino)
Laz
RM3841
1Torrimpie
tra - Passo
scuro -
Palidoro -
Torre
Pagliacetto - F.so T
re Denari - Ca
sale
373070
PALID
ORO
Fornace -
Casale Aranova -
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278
14039_
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micino), V
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Laz
RM3841
1Caste
l d. Guid
o - Testa
d. Le
pre d
. sotto - T
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ne - Cecanib
bio - Casale Porca
reccina
373080
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Caste
l di Guid
o (di Roma)
279
14040_
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dell'A
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a, Laz
RM3838
1Via
la Storta - Ottavia
- la Giustin
iana -
Mazzalup
etto - F.so S
elvetta - V
ia Via
rigi -
374010
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La Gius
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d. Ca
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d. Ac
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280
14040_
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della
Laz
RM3837
1Acquatraversa
- Insugh
erata -
F.so Ac
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- Via Casta
gnola
- Via Du
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374020
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dell'A
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281
14040_
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ria, Casalo
tti, M
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Laz
RM3841
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no - T
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quafr
edda - Casalot
ti - S. Rufina
374050
CASALOTTI
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282
14040_
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rbe N
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Laz, Tirr
RM3840
1Gianico
lo - Valle A
urelia -
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. Cave d
. Grotta
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- M. M
ario - M
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374060
ROMA
NOR
D OV
EST
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283
14041_
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l Giub
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ene, Bufalotta e C
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RM3837
1Via
d. Se
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gni - Marcig
liana, Is
t. Ag
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374030
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284
14041_
2Tor Lupara, Riserva S
ant'Antonio e M
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Laz
RM3837
1via
Nom
entana - T
orre S. Giov
anni - C
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ro - T
or Lu
para - Marco
374040
TOR L
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S. Biagio
285
14041_
3Roma U
rbe N
ord-Est
Laz
RM3840
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iene -
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374070
ROMA
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286
14041_
4Tor Cervara, Tor Sa
pienza, La Ru
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Laz
RM3840
1Via
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camini - Case Ro
sse - Salon
e - Ce
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or Ce
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374080
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l Fium
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287
14042_
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RM3836
1Gu
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- Acque Albule, travertin
o - Torre
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375010
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288
14042_
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lle Le
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Laz
RM3836
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ne, ponte Lu
cano - T
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pio Ercole - Tivo
li -
375020
TIVOLI
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la - Colle S
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289
14042_
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RM3839
1Lung
hezza -
Lung
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- Albuccion
e - Po
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F. An
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li, 375050
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290
14042_
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n Vittorino
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RM3839
1Colle Ripoli -
M. S. Ang
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cese - S. Vit
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o - F.so S. Vitto
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375060
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14043_
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Laz
RM3836
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a - Co
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la - F. Anie
ne - S. Balbina
375030
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292
14043_
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RM3836
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375040
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o - Pe
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293
14043_
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Laz
RM3839
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la - Fosso d. Mola
- Casape - S. Maria Nu
ova -
M. Pagliaro -
375070
SAN GR
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294
14043_
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rano, Cerre
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RM3839
1M. Guadagn
olo - M. Cerella -
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rano - Cerre
to La
ziale - M
. Castellone -
375080
PISO
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14044_
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ma e
Laz
RM3836
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osta - Cervara -
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. Mezzo - Madonna d. Pa
ce - V
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376010
AGOS
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anterano - V
ia San R
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296
14044_
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Laz
RM3835
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o - M. Castell'A
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M. Pela
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376020
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14044_
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Laz
RM3839
1Rocca S
. Stefan
o - Bo
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tera - F.so d
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M. Ferro - F.so d
. Bagno -
376050
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298
14044_
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RM3838
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ta - Campo d. Osso
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376060
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299
14045_
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2845
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376030
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14045_
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Laz, Ab
zRM
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376040
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301
14045_
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Laz
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3838
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376070
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302
14045_
4Vedute di Fa
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ra), Monte Tarin
o e Laz, Ab
zRM
, FR
3742
2Serra
S. Mich
ele - M. Cotento - M. Tarino
- M. Tarine
llo - Campo Ce
raso - Fiu
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376080
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ne
206 Appendice A
303
14046_
3Campo Staff
i, Valle G
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Laz, Ab
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1036
2Campo Staff
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304
14138_
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Laz, Tirr
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373100
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14139_
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Laz, Tirr
RM3250
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373110
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306
14139_
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RM3844
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. Macchia - M
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373120
MON
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307
14139_
3Macchia Grande, Focene e
Maccarese Su
dLaz, Tirr
RM1950
2Via
Came -
Via d
. Nautili - Fregene, litorale
- Macchia d. Focene - Macchia d. Fre
gene
373150
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308
14139_
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RM3847
1Via
Caste
l Maln
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373160
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309
14140_
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lla Massim
ina, Fosso de
ll'Acquafredda
Laz
RM3843
1Tenu
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i - F.so d. Magliana - V
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374090
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lla Maglianella.
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310
14140_
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RM3843
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- F. T
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iarra -
374100
ROMA
SUD OV
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311
14140_
3Ponte G
aleria, Casetta Mattei, F
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Laz
RM3846
1Magliana - V
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- Staz. M
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374130
PONT
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Magliana e Muratella
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312
14140_
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gliana, Tor di Valle, EUR, Tre
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Torrino
Laz
RM3846
1F.so C
ecchign
ola - V
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ssalle - Magliana - M. d. Pich
e - Torrino - Eur -
374140
E.U.R.
Tre Fo
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M. d. Trullo
313
14141_
1Roma U
rbe S
ud-Est
Laz
RM3843
1Cin
ecittà -
Tor P
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accata - via
Casilina
- via
Prenestin
a - Ce
ntocelle -
374110
ROMA
SUD EST
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o - Ninf
a Egeria - Acq. Alessand
rino -
Staz. Termini - via
Appia
314
14141_
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lo, Torre
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Laz
RM3843
1Via
Prenestin
a - Po
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Angela - Tor Ve
rgata
374120
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Torre
Gaia
315
14141_
3Cecch
ignola
, Tor Carb
one, Capannelle e
Torricola
Laz
RM3846
1Cin
ecittà -
Arco d. Ac
quedotti - Via Ap
pia An
tica (Casal Rotondo) - Tor Pagnotta
- 374150
L'ANN
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Villa d. Qu
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nola - l'An
nunziatella
316
14141_
4An
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Laz
RM3846
1via
Anagnin
a - via Tuscolan
a - Macchia Sterpara - Morena -
Torre
d. Ca
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374160
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317
14142_
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RM3842
1Ga
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375090
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na - V
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- Via Prenestin
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gela
318
14142_
2Pallavic
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), Passe
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1M. M
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o - Za
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allica
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a - Via P
olense -
F.so Gallica
no -
375100
GALLICA
NO NEL LA
ZIOGa
llicano n
el Lazio
Via d. Ca
mpo Grazia
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14240_
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14340_
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, Macchia di Capocotta
, Pratica d
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- Campo Asco
lano -
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- M. d'Oro
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14341_
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3855
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3857
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RM, LT
3854
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14342_
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RM, LT
3857
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FR3853
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14345_
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FR3852
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Via C
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3862
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ifesa - M. Castellone
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14445_
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1Via
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443
14446_
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Laz
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1Ceprano -
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Macchia Ripi - Colle L
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402020
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14446_
3Castro d
ei Volsci, M
onte Ca
mpo Lu
pino e
piana
Laz
FR3861
1M. Cam
po Lu
pino -
S. So
sio - F. Sacco
- Castro d
ei Volsci
402050
CASTRO
DEI VO
LSCI
del Fium
e Sacco
445
14446_
4Monte Sa
nt'An
gelo e C
ollecavallo (di Castro
Laz
FR3861
1F.so R
io Ob
aco -
F. Sa
cco - Font. M
assarile -
Falva
terra
- Castro d
ei Volsci -
402060
CRESPASA
dei Vols
ci) e Pia
na de
l Pium
e Sacco
Madonna d. Piano
446
14447_
1Pia
na de
l Fium
e Liri, Selv
a Maggio
re
Laz
FR3858
1M. Grand
e - Ar
ce - F. Liri - Br
eccia
ro
402030
ARCE
(di Stra
ngola
galli)
, Arce
e Ceprano N
ord
447
14447_
2Rocca d
'Arce, Colf
elice, Roccasecca O
vest e
Laz
FR3858
1Rocca d
'Arce - F. Melfa -
M. O
rio - Fra
ioli - M. Cam
pea
402040
COLFELICE
Gole del M
elfa O
vest
448
14447_
3Ceprano, Falva
terra
, conflu
enza Liri-Sacco
, San Laz
FR3861
1Ceprano -
Falva
terra
- S. Giovanni Incarico -
Lago d. Isole
tta - Ceprano -
F. Sa
cco402070
CEPR
ANO
Giovanni in Carico, Lago di Sa
n Giov
anni in
Carico e
Isole
tta
449
14447_
4Bosco
di Co
lfelice, Bosco
Pantanella, conflue
nza
Laz
FR3861
1F. Melfa -
Bosco
Colfelice
402080
ROCCASECCA
STAZ
IONE
Liri-M
elfa e
Roccasecca Su
d
450
14448_
1Colle Sa
n Magno, Gole
del M
elfa E
st, Monte
Laz
FR3858
1La Silara - Va
llone Fo
ssolon
e - Ro
ccasecca
- Cimaro
ne - C
olle P
ignata
ra - M
. Obachelle –
403010
ROCCASECCA
Salere e
Monte Obachelle (di Colle Sa
n Magno
Campo d. Po
polo - Fonnelle
e Casala
ttico)
451
14448_
2Pend
ici se
ttentrio
nali d
i Monte Ca
iro, Terelle,
Laz
FR3858
1La Silara -
M. M
orrone - Belm
onte - Piz
zo d. Prato C
aselle –
Terelle - Fonn
elle
403020
TERELLE
Valle Ca
mpo de
l Popolo
e Belm
onte Ca
stello
452
14448_
3Caprile (d
i Roccasecca), Castro
cielo e p
endic
i Laz
FR3861
1Castrocielo -
Caprile - Colle S. Magno - M. Asprano - Form
a-Morroni
403050
CASTRO
CIELO
sud-orien
tali d
i Monte Ca
iro
453
14448_
4Monte Ca
iro, Pied
imonte Sa
n Germano, Villa
Laz
FR3861
1Villa S. Lucia
- Terelle -
Caira - Colle Majo
la - Vallone d
. Dente - Contrada Otta
ndun
a -
403060
VILLA S
ANTA LU
CIASanta L
ucia e C
assin
o Nord
M. Cairo
454
14449_
1Valleluc
e (di Sant'Elia di Fiu
me R
apido
), Vallone
Laz
FR3858
1Sant'Elia Fiu
merapido
- Vallelu
ce - M. Bian
co, vers. Sud -
M. Cifalco
- Vallesorda -
403030
VALLEROTON
DAdel Fium
e Rapido
, Valv
ori (d
i Vallerotonda) e
M. Rotolo
- Valv
ori - Ca
mpo d. Manno - T
. Rapido
Vallerotond
a
455
14449_
2Vallone de
l Fium
e Rapido
, Card
ito e Cerro
Grosso
Laz, Mol
FR3853
1Casalca
ssinese - Cardito
- M. M
onna Ca
sale – Monna Ac
quafo
ndata -
F. Ra
pido –
403040
CARD
ITO(di Vallerotonda), Casalca
ssinese e Monte
Valico F
orella
Monna (d
i Acquafond
ata),
456
14449_
3Sant'Elia Fiu
me R
apido
, Cassin
o Nor e
Laz
FR3860
1Sant'Elia Fiu
merapido
-Vallerotonda - Porte
lla - S. Mich
ele - M. Castellone - Cerre
to -
403070
SANT
'ELIA FIUMERAP
IDO
Vallerotond
a Sud
F. Rapid
o - Va
lle Infer
no - Capod'A
cqua - Iso
labella -
Madonna d. Ra
ditto
457
14449_
4Acquafo
ndata, Vit
iscuso e
Force
lla di Ce
rvaro
Laz, Mol
FR3704
2M. M
aio - Force
lla d. Ce
rvaro -
Acquafo
ndata -
Viticuso
403080
VITIC
USO
(di Viticuso)
458
14450_
1Monte de
lla Ba
ttuta (d
i Acquafond
ata)
Laz, Mol
FR523
2M. d. Battuta (A
cquafond
ata) - Cerasuolo
- Filign
ano -
Mennella - M. Falc
onara -
404010
MON
TE DELLA BA
TTUTA
Rio C
hiaro
214 Appendice A
459
14450_
3Versa
nte d
estro
della Va
lle de
l Torrente R
ava
Laz, Mol
FR566
2T. Rava - Colle Inzolfo
- Pozzilli - Casalca
ssinese - De
manio
404050
COLL'IN
ZOLFO
460
14541_
2Tor Cald
ara (di An
zio), An
zio Nord e
Nettuno
Laz, Tirr
RM2823
2Colon
ia marina
, fales
ia e ruderi ro
mani - To
r Cald
ara -
Anzio
– Nettuno -
399120
NETTUN
Ovia
d. Ar
mellino
- Villa
Borghese
461
14541_
4Grotte di Nerone, An
zio e Porticciolo d
i Anzio
Laz, Tirr
RM47
3Grotte d. Nerone -
Anzio
, porto - litorale
Cicin
nati - Villa
Alsani
399160
ANZIO
462
14542_
1Bo
sco di Fo
glino e litorale
di Torre
Astu
ra Nord
Laz, Tirr
RM, LT
3741
2Bo
sco Fo
glino - Ne
ttuno - T
re Ca
ncelli - Fo
glino
400090
TRE C
ANCELLI
(di N
ettuno)
463
14542_
2Fiu
me A
stura, Lago d
i Sant'Antonio, Bo
rgo
Laz
LT3866
1B.go Ba
insizz
a - B.go Montello, discarica
- F. Astura - Lago d. Sa
nt'An
tonio
400100
BORG
O BA
INSIZ
ZABains
izza e
Fosso
del M
oscarello (d
i Latina
)
464
14542_
3Torre
Astu
ra Nord (
di Ne
ttuno)
Laz, Tirr
RM691
2le Grottacce
, litorale
400130
LE GRO
TTACCE
465
14542_
4Pin
eta d
i Torre Astu
ra, Foce d
el Fiu
me A
stura,
Laz, Tirr
RM, LT
2610
2Torre
Astu
ra -F. Astu
ra - Foce Ve
rde -
B.go Sa
botin
o400140
BORG
O SABO
TINO
Borgo S
abotino
e Foce Ve
rde (di Latin
a)
466
14543_
1Latin
a e Bo
rgo P
iave (di Latin
a)Laz
LT3866
1Latin
a - Bo
rgo P
iave -
Via L
ombardia - Via Na
scosa - Lic
eo Majo
rana
400110
LATIN
A
467
14543_
2Fiu
me S
isto e
Fium
e La C
avata (di Latin
a)Laz
LT3865
1Bo
rgo F
aiti - F. Sisto
- F. La Ca
vata
400120
BORG
O FAITI
468
14543_
3Borgo Isonzo (di Latin
a) e L
ago d
i Fogliano No
rdLaz, Tirr
LT3357
2Capo Po
rtiere, idr
ovora, litorale
- Lago d. Fo
gliano -
Prato C
oppola - Latina
, 400150
LIDO DI LA
TINA
Via Fo
ntacchieto -
Via d
. Rosa
469
14543_
4San M
ichele
(di Latina
) e Fium
e Sisto
Laz
LT3868
1B.go S. Mich
ele (Capograssa
) - F. Sisto
400160
BORG
O SAN MICH
ELE
470
14544_
1Sezze, Qu
arto de
ll'Acquaviv
a e Monte Trevi
Laz
LT3865
1Sezze -
Sezze s
calo - M
. Trevi - S
orgenti - ca
nale d. Selce
lla -P
iano d
. Quarta
ra401090
SEZZE S
UD(di Sezze)
471
14544_
2Monte Sa
iano (di Prive
rno) e Lagh
i del Vesco
vo L
azLT
3865
1Lagh.tti d. Vescovo - L
ago S
an Ca
rlo - C
ase M
acallè - F. Ufen
te - M
. Saia
no - C
olle E
rmo -
401100
COLLE R
OMAN
O(Gricilli)
Piano d. Quarta
ra
472
14544_
3Pontinia, Casal Traian
o, Bo
cca d
i Fium
e e
Laz
LT3868
1Pontinia -
Migliara 4
6-47 - V
ia Ap
pia401130
PONT
INIA
Fiume S
isto
473
14544_
4Lago Mazzocchio
(Gricilli), Canale Ufente,
Laz
LT3868
1La Co
darda -
F. Ufen
te - Migliara 5
0-51 - canale d. Selce
lla - Sugh
erara
401140
CODA
RDA
Canale della Se
lcella, Canale
della Sc
hiazza
(di Pontin
ia)
474
14545_
1Prive
rno, Roccc
asecca de
i Vols
ci e p
iana d
el Laz
LT3865
1Roccasecca de
i Vols
ci - P
riverno - M. Curio - M
. Matavello
401110
PRIVERNO
Fiume A
maseno
475
14545_
2Pis
terzio e
Amaseno O
vest
Laz
LT, FR
3865
1M. Sale
re - Pis
terzo
- P.ta d
i Cam
pi - S. Stefan
o401120
PISTERZO
476
14545_
3Fossa
nova, Pian
a dell'Am
aseno, Sonn
ino e
Laz
LT3868
1Fossa
nova - Ab
b. Fossa
nova - Colle Sa
n Giov
anni - Fossanova, sabbie
eoliche -
401150
SONN
INO
Monte La
Foresta
Sonn
ino - V
oragine
Catausa
477
14545_
4Valle Ce
rreto (d
i Sonnin
o) e Monte de
lle Fa
te
Laz
LT, FR
3867
1M. d. Fate (cim
a) - V
alle C
erreto - V
alle V
ettia
- Costa
d. Mezzo
401160
MON
TE SP
ARAG
O(di Sonnin
o, Am
seno e Monte Sa
n Biag
io)
478
14546_
1Am
aseno, Valle Fratta (d
i Amaseno e
Castro
Laz
LT3864
1la Civ
itella da
Amaseno -
Amaseno -
Valle Fratta - Castro d
. Vols
ci402090
AMASEN
Odei Vols
ci) e Vallecorsa
Nord
479
14546_
2Paste
na e Monte Ca
lvilli (di Pastena, Castro
Laz
LT, FR
3864
1Am
brifi - Paste
na - M. Calv
o - Ca
stro d
. Vols
ci-Vallecorsa
- M. Calv
illi, da P
astena -
402100
PASTEN
Adei Vols
ci e L
enola
)Pantano
215Tabella dei quadranti cfce e località censite daLucchese nel rilevamento
480
14546_
3Vallecorsa
, Valle B
uana (d
i Vallecorsa) e Monte Laz
LT, FR
3867
1Pozzi - Va
llecorsa
- Valle B
uana - M. Pizz
uto -
M. Calv
o402130
VALLECOR
SACalvo
(di Vallecorsa, Amaseno e
Monte
San B
iagio)
481
14546_
4Monte Ch
iavino
(di Lenola
e Vallecorsa
), Monte
Laz
LT, FR
3867
1M. Appiolo -
M. Chia
vino -
Lenola - M
. Schierano -
Passo
d. Monaco -
Piana d
. Ambrifi
402140
LENO
LASchie
rano (d
i Pastena e Lenola)
e Monte
Appio
lo (di Lenola
e Campodim
ele)
482
14547_
1Colle Tronco (d
i San Giov
anni Incarico), Pico
e Laz
FR3864
1M. Vaglia - Paste
na - Montarozzo -
Ponte M
artin
o - Sa
n Giov
anni Incarico
402110
PICO
Monte Va
glia (di Paste
na e Pic
o)
483
14547_
2Pia
na de
l Liri e Pontecorvo Ovest
Laz
FR3864
1Ceprano -
M. Leucio
- Pontecorvo - F. Liri
402120
PONT
ECOR
VO
484
14547_
3Monte Croce (di Campodim
ele), campagn
e tra Laz
LT, FR
3867
1Valle Starza Piana -
S. Onofrio -
M. Croce - M. Pota
402150
MON
TE CR
OCE
Pico e
Pontecrovo
485
14547_
4Monte Co
ronella e Monte de
lla Co
mun
e, Laz
FR3867
1M. d. Com
une -
S. Olivo -
M. Vetro - Monticelli - la Co
ronella - S. M d. Va
lle402160
MON
TICELLI
Sant'Olivo (di Pontecorvo) e Monticelli
(di Esperia)
486
14548_
1Pontecorvo, Aquino
e Selva
di Toccheto
Laz
FR3864
1Aq
uino -
Pontecorvo -R
io S. Rocco
- v+
G126ia Selva
- Le Fo
rme -
Selvo
ne -
403090
AQUINO
(di Aquino
)Selva
d. Toccheto
487
14548_
2Cassino, Abb
azia di Monte Ca
ssino, Pium
arola
Laz
FR3864
1Cassino - Ab
bazia
- Selvo
ne - V
ia Casilina
403100
CASSINO OV
EST
(di Villa
Santa L
ucia)
e sta
zione di Piedim
onte
San G
ermano
488
14548_
3Monte d'Oro (di Esperia), pia
na de
l Fium
e Liri
Laz
FR3867
1F. Liri - M. d'Oro - Form
e d'Aq
uino
403130
SANT
'ERMETE
(di Pontecorvo e
d Esperia)
e Fosso
delle Fo
rme
d'Acquin
o (di Pig
nataro Interamna)
489
14548_
4San G
iorgio
al Liri, Pign
ataro Interam
na, pian
a Laz
FR3866
1F. Liri - Pign
ataro Interam
na- S. Gior
gio a Liri - La
ghetto - S. An
gelo in Theodic
e403140
SAN GIOR
GIO A L
IRI
del Fium
e Liri e Sant'An
gelo in Theodic
e Ovest
490
14549_
1Cassino Es
t, conluenza R
apido
-Gari, M
onte
Laz
FR3863
1Cassino - M. Porchio - S
elvotta - F. Peccia - Cervaro - M. Trocchio
- Via Casilina
403110
CASSINO EST
Trocchio
(di Cervaro) e Ce
rvaro
491
14549_
2San V
ittore e
versa
nti settentrio
nali d
i Monte
Laz, Cam, M
olFR
2696
2San V
ittore -
la Ch
iaia -
Via C
asilin
a - M. Sam
bucaro - la Radic
osa
403120
SAN V
ITTOR
E DEL LA
ZIOSammucro (d
i San Vitto
re)
492
14549_
3Sant'An
gelo in Theodic
e Est, Sa
nt'Ap
ollina
re
Laz, Cam
FR2669
2Selvo
tta - F. Peccia - F. Liri - F. Ga
rigliano - Colle Ce
dro -
Palum
bo - M. M
aggio
re403150
ANTRIDON
ATI
Est e co
nflue
nza G
ari-L
iri
493
14549_
4Fontana d
ell'Olm
o (di San V
ittore)
Laz, Cam
FR218
2M. Lun
go - Sorg. F. Peccia
- Font. d. O
lmo -
Vallevona - S. Pie
tro Infin
e - Monte Lu
ngo
403160
FONTAN
A DELL'O
LMO
494
14643_
1Lago di Fo
gliano a
nord de
lla Fo
ce de
l Rio
Laz, Tirr
LT200
2Torre
Fogliano -
Foce Rio M
artin
o - La
go d. Fo
gliano
413030
FOCE NUO
VA DI FO
GLIANO
Martin
o (di Latin
a)
495
14643_
2Fogliano, foc
e del Rio
Martin
o, Lago de
i Monaci,
Laz, Tirr
LT3002
2Bo
rgo G
rappa -
Torre
Fogliano -
Rio M
artin
o - Be
lla Fa
rnia - Lago d
. Monaci -
413040
BORG
O GR
APPA
Borgo S
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nato Ovest e La
go di Ca
prola
ce No
rdLago d. Ca
prola
ce
496
14643_
4Lago di Ca
prola
ce Su
dLaz, Tirr
LT519
2Lago d. Ca
prola
ce - Pantani d. In
ferno - P.zo S
. And
rea, litorale
413080
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58
497
14644_
1Borgo S
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isto (di Sabaudia
Laz
LT3871
1Cerasella - Pis
cina V
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Chies
a Sacramento - Lestra d
. Coscia
- F. Sis
to414010
SAN DO
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ia) e Foresta
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del
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ord
498
14644_
2Fiu
me S
ito, Via Ap
pia, M
igliare 5
1-54 e Fiu
me
Laz
LT3871
1Idrovora Se
lcella - str. Forcelat
a - F. Ufen
te - Mazzocchio
- str. M
igliara 5
1-53 -
414020
MESA
Uffen
te (d
i Pontin
ia)loc
. Mesa -
Quarta
ccio
499
14644_
3Sabaudia e F
oresta Dem
aniale d
el PN
del
Laz, Tirr
LT3809
1Pis
cina B
agnature - Sabaudia - P
antalon
e - F.so Ca
po d. Omo -
Migliara 5
4414050
SABA
UDIA NOR
DCirceo S
ud
500
14644_
4Bo
rgo V
odice
, Fium
e Sisto (di Sabaudia)
e Laz
LT3874
1F. Sis
to - Migliara 5
5-57 - B.go Vo
dice -
Ponte M
aggio
re – F. Po
rtatore - Pompa -
414060
BORG
O VOD
ICEMigliare 5
5-57 (d
i Terracin
a)F. Ufente
501
14645_
1Fiu
me A
maseno (di Sonn
ino) e Monte Ca
vallo
Laz
LT3871
1M. Ca
vallo Bianco - M
. Rom
ano - Ca
mpo So
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taz. d. Fra
sso - M
. Nero
- F. Amaseno
414030
CAPO
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EBianco (d
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o e Terra
cina)
502
14645_
2Mo
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e Mo
nte S
an Biagio),Laz
LT3870
1M. d. Fate, vers. su
d - Se
rra Pa
lombo - M. Tavanese -Valle Marina
- Valle V
iola
414040
MON
TE RO
MANO
Valle Viola
e Monte Se
rra L'A
cquara (d
i Monte
San B
iagio)
503
14645_
3Bo
rgo H
ermada, Monte Le
ano e
Francolon
e Laz
LT3874
1San S
ilvano -
M. Leano - T
orri L
eano - V
ia Ap
pia - F
rancola
ne - M
. d. Cucca - F
. Amaseno
414070
BORG
O ERMA
DA(di Terracin
a)
504
14645_
4Monte Ce
rvaro (di Terra
cina e
Monte Sa
n Laz
LT3873
1Lago d. Fo
ndi - M. Gius
to - M
. Croce - M
. Pilucca
- Valle M
arina
- Salisano - M
. Sterparo
-414080
MON
TE GIUSTO
Biagio)
e Lago di Fo
ndi Ovest
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Appendice A216
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Appendice A218
APPENDICE BMAPPE DI DISTRIBUZIONE DELLE SPECIE ALLOCTONE DEL LAZIOFernando Lucchese
220 Appendice B
Dato di campo (originale Lucchese, URT)
Dato dell’erbario recente
Dato dell’erbario antico non confermato
Dato bibliografico recente
Dato bibliografico antico non confermato
Dato di campo e dato dell’erbario recente
Dato di campo e dato bibliografico recente
Dato dell’erbario e dato bibliografico recente
Dato dell’erbario e dato bibliografico antico
Dato di campo, dato dell’erbario e dato bibliografico recente
Alloctona locale recente (simbolo unico indipendentemente dalla fonte)
Alloctona locale antica (simbolo unico indipendentemente dalla fonte)
Dato di campo esterno al confine regionale(originale Lucchese, URT)
Estinta
Dubbia
LEGENDA DEI SIMBOLI UTILIZZATI PER DEFINIRE LA DISTRIBUZIONE DELLE SPECIE:
221Mappe di distribuzione delle specie alloctone del Lazio
DETTAGLIO DEI SIMBOLI E DELLE CAMPITURE UTILIZZATE NELLA LEGENDA INTERNA ALLE MAPPE:
01 - Numero di quadranti dove il taxon è stato ritrovato du-rante i censimenti di campo.
02 - Numero di quadranti dove il taxon è presente sullabase dei reperti d'erbario selezionati.
03 - Numero di quadranti dove il taxon è presente sullabase delle fonti bibliografiche considerate.
04 - Numero totale di quadranti dove il taxon è presente sullabase dell'insieme dei dati considerati (totale derivante dallacombinazione dei dati di campo, d'erbario e bibliografici).
05 - Ordine di prioritizzazione dei taxa (vedi Cap. 6): valore1 = specie da eradicare per prima; valore 2= specie daeradicare per seconda; etc.
06 - Tipo di pattern risultante dall’analisi descritta nel pa-ragrafo 5.9. Si distinguono i seguenti tipi di patternspaziale: CLUMPED; RANDOM; DISPERSED. Le specie
presenti in un solo quadrante, per le quali non è possi-bile eseguire un’analisi statistica del pattern, sono stateclassificate come “SINGLETON”.
07 - Nome scientifico del taxon.08 - Habitat prevalenti (espressi secondo i codici EUNIS).09 - Range altitudinale (altitudine minima e massima).10 - Fenologia, con il numero 1 vengono distinti i mesi du-
rante i quali il taxon è in fioritura, mentre con il numero0 vengono distinti quei mesi in cui generalmente iltaxon non compie la fioritura.
11 - Forma biologica (secondo lo schema proposto daRaunkiaer, 1905).
12 - Tipo di impollinazione, si distinguono le seguenti tipo-logie principali rappresentate dai corrispondenti sim-boli come mostrato nella tabella seguente:
222 Appendice B
Tipo di impollinazione SimboloAuto-impollinazione
Anemofila
Entomofila
Auto-impollinazione o Anemofilia
Auto-impollinazione o Entomofilia
Anemofilia o Entomofilia
Pianta senza fiori o con fiori sterili
Pianta non specializzata
13 - Tipo di strategia di dispersione delle diaspore, si distin-guono le seguenti tipologie principali rappresentate dai cor-rispondenti simboli come mostrato nella tabella seguente:
Tipi di dispersione SimboloAutocoria
Anemocoria
Endozoocoria
Epizoocoria
Mirmecoria
Piante clonali non fertili
Non definita
14 - Tipo di sessualità, si distinguono le seguenti tipologierappresentate dai corrispondenti simboli come mo-strato nella tabella seguente:
Tipi di sessualità SimboloDioica
Monoica
Pianta senza fiori
15 - Tipo di fotosintesi, si distinguono le seguenti tipologieprincipali rappresentate dalle corrispondenti abbrevia-zioni come mostrato nella tabella seguente:
Tipo di fotosintesi AbbreviazioneFotosintesi C4 (accertato)
Fotosintesi C4 (ipotizzato)
Fotosintesi C3 (accertato)
Fotosintesi C3 (ipotizzato)
Fotosintesi C3 o C4 (accertato)
Fotosintesi CAM (accertato)
16 - Scopo di introduzione, si distinguono le seguenti tipo-logie principali rappresentate dai corrispondenti sim-boli mostrati nella tabella seguente:
Scopo di introduzione SimboloAccidentale
Volontaria (Agricoltura)
Volontaria (Commerciale)
Volontaria (Officinale)
Volontaria (Ornamentale)
Non conosciuto
NORME REDAZIONALI UTILIZZATEPER LA DESCRIZIONE DELLA DISTRIBUZIONE REGIONALE DELLE SPECIE
La descrizione della distribuzione regionale viene fornitain differenti formati a seconda della rispettiva frequenza diciascun taxon seguendo il seguente schema:presenze da 1 a 20 quadranti: i dati distributivi vengonosuddivisi in dati di campo, dati d'erbario e dati bibliografici.Quando i ritrovamenti di campo nel loro complesso gene-rano al massimo un pool di presenze che non supera i cin-que quadranti, viene riportato il rispettivo quadrante CFCE
NO
C4
(C4)
(C3)
C3
C3+C4
CAMk
?
223Mappe di distribuzione delle specie alloctone del Lazio
seguito dalla località, o dalle località, di ritrovamento in-cluse nelle parentesi quadre. Quando, invece, i dati dicampo generano un pool di presenze superiore ai cinquequadranti per brevità non vengono specificate tutte le lo-calità di ritrovamento. Per i dati d'erbario vengono riportatele località di ritrovamento seguite dai dati del cartellinod'erbario disponibili: raccoglitore (legit), data della raccolta,sigla dell'erbario. Per i dati bibliografici viene riportata lalocalità esplicitata nella pubblicazione seguita dalla cita-zione bibliografica inclusa tra parentesi quadre. All'internodelle citazioni bibliografiche i nomi degli autori vengonoriportati in forma abbreviata nei seguenti casi (autori piùricorrenti): Anzalone = Anz.; Cacciato = Cac.; Celesti-Gra-pow = Cel.; Fanelli = Fan.; Iamonico = Iam.; Iberite = Ibe.;Lattanzi = Lat.; Lucchese = Luc.; Minutillo = Min.; Monte-lucci = Mon.; Moraldo = Mor.; Scoppola = Sco. Qualora lelocalità riportate nei cartellini d'erbario, o nelle pubblica-zioni bibliografiche, non siano abbastanza accurate dapoter essere georeferite con certezza entro l'ambito di unquadrante CFCE, non possono essere utilizzate per la car-
tografia floristica e pertanto vengono evidenziate dallasigla "geo-". Esempi: Lepini, Ernici, Rufeno, Lamone, Roma,etc. Le località che si riferiscono a reperti d'erbario antichi(raccolti prima del 1950), o a riferimenti bibliografici antichi(pubblicati prima del 1950) vengono evidenziati dalla sigla"secolo scorso". Le località presenti all'interno di pubblica-zioni che si riferiscono però esplicitamente a reperti d'er-bario vengono riportate nella maggioranza dei casi sia nei"dati d'erbario", sia nei "dati bibliografici", salvo alcune ec-cezioni dove all'interno dei dati bibliografici si rimanda perbrevità alle località già elencate nei "dati d'erbario".presenze da 21 a 270 quadranti: viene riportato l’elencoesaustivo dei settori geografici (vedi fig. 1.5) dove il taxonrisulta presente.presenze da 271 a 500 quadranti: la distribuzione deltaxon viene definita semplicemente come "diffusa in moltisettori del Lazio".presenze superiori a 501 quadranti: la distribuzione deltaxon viene definita semplicemente come "diffusa in quasitutti i settori del Lazio".
ESEMPIO DI NUMERAZIONE DEI QUATTRO QUADRANTI NELL’AREA DI BASE (13839)
224 Appendice B
Acacia dealbata Link - Neofita - NATFam.: FabaceaeOrigine: AustraliaDistribuzione: Maremm. Laz.; Lit. Rom.; P.ra Pontina; P.na delTevere; P.na dell’Aniene; M.ti Cimini e Vicani; M.ti Sabatini; ColliAlbani; M.ti Lucretili; Roma città.Note: entità non riportata in Anz. et al. (2010). Si tratta spessodi diffusione per via radicale di siepi e filari. Attorno al lago diNemi la fioritura della pianta, diffusa in moltissimi nuclei, offreun aspetto “suggestivo” al panorama (vedi copertina).
Abies alba Mill. - Archeofita - NATFam.: Pinaceae; Origine: Europa centrale e settentrionaleDati bibliografici: M.ti Simbruini: Filettino; Marano Equo [Veri,1988]; Camerata Nuova, Fosso Fjoio [De Pisi et al., 2005]; [Anz.et al., 2010]; Campobuffone, M. Calvo; Morra Ferogna [Trava-glini et al., 1999]. M.ti d. Laga: Preta; Cima le Serre [Tondi & Plini,1995]. M.ti Lucretili: Laghetti di Percile [Leporatti & Lat., 1996].Monte Cairo [Banchieri, 1996]; [Banchieri & Anz., 1999]. MonteGiano: sopra Antrodoco [Anz., 1996]; Piano d. Mozza, sotto ilversante settentrionale [Rovelli, 1995].Note: secondo Anz. et al. (2010) questa entità è da considerarsiautoctona solamente a M.te Giano e alla Laga. Riteniamo chel’abete bianco abbia forte capacità di riprodursi a partire danuclei di rimboschimento e formare nuclei disetanei che po-trebbero dare l’impressione di essere autoctoni. Escludiamola sua autoctonia per la regione.
Acacia longifolia (Andrews) Willd. - Neofita - NAT - INVFam.: FabaceaeOrigine: AustraliaDati d’erbario: Circeo: Torre Paola [Legit: D. Pietrantozzi, 2007- URT]; [Legit: B. Anzalone, 1983 - RO]; [Legit: B. Anzalone, 1990- RO].Dati bibliografici: Circeo: [Iam. et al., 2014].Note: entità non riportata in Anz. et al. (2010). La specie è pre-sente lungo la strada ai limiti della duna presso Torre Paola edè difficile valutare la sua diffusione spontanea.
Abutilon theophrasti Medik. - Archeofita - NATFam.:Malvaceae;Origine: Asia meridionale temperataDistribuzione: Lit. Rom.; P.ra Pontina; P.na di Fondi; P.na di Min-turno; Coll. di Montalto di Castro; Compl. Tolfetano-Cerite; Coll.della Sabina; Coll. Frosinone; Coll. Arpino; Coll. Cervaro e SanVittore; Coll. Minturno; P.na del Tevere; P.na dell’Aniene; P.na diRieti; V.le Latina (Sacco); P.na del Liri; Conca di Val Comino; V.leLatina (Sacco-Liri); M.ti Vulsini; M.ti Cimini e Vicani; M.ti Sabatini;Colli Albani; M.te Rufeno; M.ti Lucretili; V.le del Tronto - M.teUtero; V.le del Tronto - M.ti della Laga; M.ti Ernici occ.; M.ti Mar-sicani occ.; M.ti Lepini; M.ti Ausoni; M.ti Aurunci; Roma città.
225Mappe di distribuzione delle specie alloctone del Lazio
Acacia saligna (Labill.) H.L. Wendl. - Neofita - CASFam.: Fabaceae;Origine: AustraliaDati di campo: 14543_1 [Latina - Borgo Piave]; 14746_4 [TorreCapovento].Dati d’erbario: Circeo: presso i Pantani d. Inferno [Legit: M. Ibe-rite, 2013 - Herb. Iberite].Dati bibliografici: Roma: Palatino [Ceschin & Caneva, 2002].Circeo: “geo-” [Blasi & Spada, 1984]; presso i Pantani d. Inferno[Iam. et al., 2014].Note: entità non riportata in Anz. et al. (2010). La specie è pre-sente come coltivata e la sua diffusione è limitata a pochi nu-clei spontaneizzati.
Acanthus spinosus L. - Neofita - CASFam.: AcanthaceaeOrigine:Mediterraneo orientaleDati di campo: 14449_1 [Valvori (440 m slm, 41°33’48’’-13°53’00’’), 26/07/2015].Note: nuovo ritrovamento per il Lazio, presente nel settoremeridionale; non presente in nessuna delle regioni confinanti,tranne che nel vicino Molise (Luc., 1995) in due quadranti(14253_1 e 14352_4, stazioni più settentrionali dell’areale ita-liano) al margine di querceti in zone collinari. È probabile cheun tempo fosse coltivata nei giardini (la stazione di Valvori ènei pressi del paese).
Acanthus mollis L. subsp. mollis - Archeofita - NATFam.: Acanthaceae; Origine:MediterraneoDistribuzione: Lit. Rom.; P.ra Pontina; P.na di Fondi; P.na di Min-turno; Coll. di Tarquinia e Monte Romano; Compl. Tolfetano-Cerite; Coll. della Sabina; Coll. F.so S. Lucia; Coll. Olevano,Serrone e Piglio; Coll. Ceccano; P.na del Tevere; P.na dell’Aniene;V.le Latina (Sacco); V.le Latina (Sacco-Liri); M.ti Vulsini; M.ti Ci-mini e Vicani; M.ti Sabatini; Colli Albani; Isole Ponziane; M.ti Sa-bini sett.; M.ti Lucretili; M.ti Prenestini; M.ti Ruffi; M.ti Simbruini;M.ti Affilani; M.ti Ernici occ.; M.te Cairo; M.ti Lepini; M.ti Ausoni;M.ti Aurunci; P.rio del Circeo; Roma città.Note: in Cel. et al.(2010) questa entità viene riportata come esotica dubbia (A?),mentre è riportata come alloctona in Anz. et al. (2010) e comediffusa in quasi tutta la regione (in realtà non lo è, poiché è pre-sente solo su circa 1/6). La specie è sinantropica in ambienti fre-schi e ombrosi, non troppo freddi, apprezzata nelle ricche villeromane: acanthus in plano mollis et paene dixerim liquidus (Plinioil Giovane, Epist. V, 6) a Città di Castello.
Acer negundo L. - Neofita - INVFam.: SapindaceaeOrigine: Nord AmericaDistribuzione: Maremm. Laz.; Lit. Rom.; P.ra Pontina; P.na diMinturno; Coll. di Tarquinia e Monte Romano; Compl. Tolfe-tano-Cerite; Coll. della Sabina; Coll. F.so S. Lucia; Coll. Turaniae Vivaro Romano; Coll. Arpino; Coll. Cervaro e San Vittore; P.nadel Tevere; P.na dell’Aniene; V.le Latina (Sacco); V.le Latina(Sacco-Liri); M.ti Vulsini; M.ti Cimini e Vicani; M.ti Sabatini; ColliAlbani; M.ti Sabini sett.; M.ti Carseolani; Falde mer. V.le Velino;M.ti Simbruini; M.ti Affilani; M.ti Ernici occ.; M.ti Ausoni; M.tiAurunci; P.rio del Circeo; Roma città.Note: specie fortemente in espansione, lungo le strade e scar-pate, soprattutto lungo il Tevere.
Actinidia deliciosa (A.Chev.) C.F. Liang & A.R. Ferguson - Neofita - CASFam.: ActinidiaceaeOrigine: CinaDati di campo: 14348_3 [Arpino, presso sorg. La Fossa, Morina].Dati bibliografici: Roma: Colosseo [Cel. et al., 2001].Note: entità non riportata in Anz. et al. (2010). Il ritrovamentoal Colosseo non è stato controllato.
Aesculus hippocastanum L. - Neofita - CASFam.: Sapindaceae. Origine: Europa sudorientaleDati di campo: 14043_3 [S. Gregorio d. Sassola - Fosso d.Mola]; 14248_3 [Campoli Appennino, forra].Dati d’erbario: Roma: Viale di Villa Pamphili [Legit: G. De Iorio,2007 - URT]; Cecchignola, via dei Genieri [Legit: A. Aiello, 2011- URT]. Terminillo, Rieti [Legit: V. Neri, 2001 - URT]. Fiuggi [Legit:L. Pontecorvo, 2004 - URT]. Poggio Mirteto [Legit: M. Ammira-glia, 2007 - URT].Dati bibliografici: Guidonia: “secolo scorso” [Mon., 1941]. M.Rufeno: “geo-” [Sco., 2000]; [Anz. et al., 2010]. M.ti Aurunci:“geo-” [Mor. et al., 1990]; [Anz. et al., 2010]. M.ti Cimini: “geo-”[Anz. et al., 2010]. M.ti Simbruini: Vallecchie [Travaglini et al.,1999]; [Anz. et al., 2010]. Colli Albani: “geo-” [Abbate et al.,2009]. Roma: “geo-” [Anz. et al., 2010].Note: da osservazioni personali (Lucchese) si rileva di aver rin-venuto solo piccole piante, il cui successivo sviluppo e matu-razione andrebbero verificati negli anni.
Aeonium arboreum (L.) Webb & Berthel. - Neofita - CASFam.: CrassulaceaeOrigine: MacaronesiaDati di campo: 15043_4 [Isola di Ponza, Campo Inglese,40°54’58”-12°57’42”]; 15143_2 [Isola di Ponza, rupe presso laTorre Borbonica, 40°53’40”-12°58’02”]. 15146_4 [Ventotene:rupi tufacee presso Faro Romano, 40°47’48’’-13°26’05’’].Note: nuovo ritrovamento per il Lazio. Diversi nuclei di questapianta hanno avuto origine da materiale gettato come rifiutoin scarpate dove hanno attecchito e si sono riprodotti nelle ra-dure della macchia; si ritrova la forma di colore atropurpureo.
Agave americana L. - Neofita - NATFam.: AsparagaceaeOrigine: America centrale e settentrionaleDistribuzione: Maremm. Laz.; Lit. Rom.; P.ra Pontina; P.na diFondi; P.na di Minturno; Coll. della Sabina; V.le Latina (Sacco);V.le Latina (Sacco-Liri); M.ti Cimini e Vicani; Colli Albani; IsolePonziane; M.ti Tiburtini; M.ti Ernici occ.; M.te Cairo; M.ti Lepini;M.ti Ausoni; M.ti Aurunci; P.rio del Circeo; Roma città.
226 Appendice B
227Mappe di distribuzione delle specie alloctone del Lazio
Agrostemma githago L. - Archeofita - NATFam.: CaryophyllaceaeOrigine: Europa e CaucasoDistribuzione: P.na di Minturno; Compl. Tolfetano-Cerite; Coll.Ceccano; Coll. Arpino; Coll. Minturno; P.na dell’Aniene; P.na diRieti; P.na di Leonessa; V.le Latina (Sacco); Conca di Val Comino;V.le Latina (Sacco-Liri); M.ti Vulsini; Colli Albani; M.te Rufeno;M.ti Sabini sett.; M.ti Carseolani; M.ti Reatini mer.; M.te Nuria;M.ti Cicolano; M.gne della Duchessa; M.te Giano; Falde mer.V.le Velino; V.le del Tronto - M.te Utero; V.le del Tronto - M.tidella Laga; M.ti Simbruini; M.ti Ernici occ.; M.ti Marsicani occ.;M.te Monna Acquafondata; M.ti Lepini; M.ti Ausoni; M.ti Au-runci; M.te Maio; Roma città.
Alcea biennis Winterl - Neofita - CASFam.: MalvaceaeOrigine: Europa Dati bibliografici: M.ti Aurunci: Coreno; S. Andrea; M. Maio[Mor. et al., 1990]; S. Andrea, Vallemaio [Anz. et al., 2010]. M.tiLepini: Roccagorga [Anz. et al., 2010].
Agave attenuata Salm-Dick - Neofita - CASFam.: AsparagaceaeOrigine: America centrale (Messico)Dati di campo: 15043_4: [Ponza, vidit A. Mayer].Note: nuovo ritrovamento per il Lazio. La popolazione haspontaneizzato nei dintorni di un giardino, dal quale eranostati tagliati e gettati fuori dei pezzi da individui coltivati, daiquali poi sono cresciuti per via vegetativa dei nuovi individuinel terreno incolto circostante (A. Mayer, in verbis).
Ailanthus altissima (Mill.) Swingle - Neofita - INVFam.: SimabouraceaeOrigine: CinaDistribuzione: diffusa in molti settori del Lazio.Note: albero introdotto nel sec. XVIII come pianta ornamen-tale e utilizzato nei rimboschimenti, raccomandato nelle zonecalde soprattutto del Meridione come rilevato dalla testimo-nianza del Tenore (Viaggio in Abruzzo Citeriore, 1831) che os-serva con dispiacere la crescita stentata dell’ailanto a Lanciano! Evidentemente si trattava dei primi tentativi di piantuma-zione e la specie non mostrava un buon adattamento.
Alcea rosea L. - Archeofita - NATFam.: MalvaceaeOrigine: CinaDistribuzione:Compl. Tolfetano-Cerite; Coll. della Sabina; Coll.media V.le Tiberina; Coll. F.so S. Lucia; Coll. Olevano, Serrone ePiglio; Coll. Arpino; P.na del Tevere; V.le Latina (Sacco); V.le La-tina (Sacco-Liri); M.ti Cimini e Vicani; M.ti Sabatini; Colli Albani;M.te S. Pancrazio e M.te Cosce; M.te Soratte; M.ti Sabini sett.;M.ti Lucretili; M.ti Reatini mer.; M.te Nuria; Falde mer. V.le Ve-lino; V.le del Tronto - M.te Utero; V.le del Tronto - M.ti della Laga;M.ti Prenestini; M.ti Ruffi; M.ti Simbruini; M.ti Ernici occ.; Mai-narde; M.te Cairo; M.te Monna Acquafondata; Roma città.
Allium cepa L. - Archeofita - CASFam.: AmaryllidaceaeOrigine: Asia occidentaleDati d’erbario:Gallicano: [Legit: A. Antonacci, 2003 - URT]; Roma:F. Tevere, tratto urbano presso Testaccio [Legit: F. Schiavone, 2005- URT]; EUR - Parco delle Tre Fontane [Legit: V. Mangiavacchi, 2012- URT]. Roma, Fiumicino [Legit: V. Piccolo, 1999 - URT].Dati bibliografici: Mainarde Laziali: “geo-” [Anz. et al., 2010].M.ti Ausoni: M. S. Angelo [Persia & Zivkovic, 2004]. M.ti Aurunci:“geo-” [Mor. et al., 1990]; [Anz. et al., 2010]. M.ti Ernici: “geo-”[Petriglia, 2004]; [Anz. et al., 2010].Note: dai rilevamenti di campo risulterebbe rinvenuta solopresso i siti di coltivazione, da verificare l’effettiva sontaneiz-zazione.
228 Appendice B
Alcea setosa (Boiss.) Alef. - Neofita - NATFam.:MalvaceaeOrigine:Mediterraneo orientale e Asia sud-occidentaleDistribuzione: P.ra Pontina; P.na di Minturno; Coll. della Sabina;P.na del Tevere; P.na dell’Aniene; M.ti Cimini e Vicani; M.ti Sa-batini; Colli Albani; M.te S. Pancrazio e M.te Cosce; M.ti Sabinisett.; M.ti Lucretili; M.ti Cicolano; M.ti Ruffi; M.ti Affilani; M.ti Er-nici occ.; M.ti Ausoni; M.ti Aurunci; Roma città.Note: dai rilevamenti di campo risulta che la specie è in espan-sione, poiché un tempo era osservata soprattutto nella ValleTiberina.
Allium sativum L. - Archeofita - CASFam.: AmaryllidaceaeOrigine: origine incerta o ibridoDati d’erbario: Lago d. Turano [s. coll., 2002 - URT]. Pomezia[Legit: S. Manzini, 2009 - URT].Dati bibliografici:M.ti Ernici: “geo-” [Petriglia, 2004].Note: entità non riportata in Anz. et al. (2010). Dai rilevamentidi campo risulterebbe rinvenuta solo presso i siti di coltiva-zione; da verificare l’effettiva spontaneizzazione.
229Mappe di distribuzione delle specie alloctone del Lazio
Allium siculum Ucria - Neofita - CASFam.: AmaryllidaceaeOrigine: MediterraneoDati di campo: 13742_4 [Toffia, in contrada Picarelli, sul bordostrada nell’area abitata].Note: nuovo ritrovamento per il Lazio . Sfuggita a coltivazionedai giardini circostanti (A. D’Elia, in verbis).
Aloe arborescens Mill. - Neofita - CASFam.: XanthorrhoeaceaeOrigine: Tropici (Africa, America e Asia)Dati di campo: 14747_4 [Gaeta, promontorio di S. Erasmo,41°12’27”-13°35’18”].Note: nuovo ritrovamento per il Lazio. È stato osservato dalontano un individuo molto sviluppato e presente sicura-mente da molti anni a precipizio sulla parete della falesia dovenon è raggiungibile.
Allium tuberosum Rottler ex Spreng. - Neofita - CASFam.: AmaryllidaceaeOrigine: Asia centrale e orientaleDati d’erbario: Roma: via Aurelia, incrocio di via di Porta Per-tusa (UTM 33T: 288.4641) [Legit: L. Maggioni, 2014 - FI].Dati bibliografici: Roma: via Aurelia presso incrocio di via diPorta Pertusa (UTM 33T: 288.4641) [Maggioni et al., 2015].Note: coltivata come ortaggio in tutta l’Asia e l’Europa (origi-naria di Cina e india). È nota in Italia allo stato spontaneo inTrentino-Alto Adige, Emilia Romagna e Marche (Faggi et al.,2013). Non è riportata per l’Italia nè in Conti et al. (2005) nè inCel. et al. (2009).
Aloe maculata All. - Neofita - CASFam.: XanthorrhoeaceaeOrigine: Sud AfricaDati d’erbario: Roma, Parco Regionale d. Appia Antica, Valled. Caffarella [Legit: G. Nicolella, 2012 - RO].Dati bibliografici: Roma: Parco Regionale d. Appia Antica, Valled. Caffarella [Iam. et al., 2014].
230 Appendice B
Aloe virens Haw. - Neofita - CASFam.: Xanthorrhoeaceae; Origine: Sud AfricaDati di campo: 15143_2 [Isola di Ponza, cima M. Guardia, 283 mslm, presso il vecchio edificio semaforico, 40°53’08”-12°57’24”].Note: nuovo ritrovamento per il Lazio e per l’Italia. La specie ècoltivata nei giardini, ma sul M. Guardia costituisce un nucleodi grandi dimensioni lungo la parete dell’edificio. Si ringraziaA. Guiggi per la determinazione.
Amaranthus albus L. - Neofita - INVFam.: Amaranthaceae; Origine: Nord AmericaDistribuzione: Maremm. Laz.; Lit. Rom.; P.ra Pontina; P.na diFondi; P.na di Minturno; Coll. di Montalto di Castro; Coll. di Tar-quinia e Monte Romano; Compl. Tolfetano-Cerite; Coll. dellaSabina; Coll. Monterotondo e Mentana; Coll. F.so S. Lucia; Coll.Veroli e Boville Ernica; Coll. Cervaro e San Vittore; P.na del Fiora;P.na del Tevere; P.na dell’Aniene; V.le Latina (Sacco); P.na del-l’Amaseno; P.na del Liri; V.le Latina (Sacco-Liri); M.ti Vulsini; M.tiCimini e Vicani; M.ti Sabatini; Colli Albani; Isole Ponziane; M.teRufeno; M.ti Carseolani; M.ti Tiburtini; M.ti Ernici occ.; M.ti Le-pini; M.ti Ausoni; M.ti Aurunci; Roma città.
Alternanthera philoxeroides (Mart.) Griseb. - Neofita – NATFam.: Amaranthaceae; Origine: Sud AmericaDati di campo: 14140_2 [Roma, Ponte Sublicio, argine destro d.F. Tevere]; 14643_2 [Canale Rio Martino, lungo la sponda sinistra].14644_2 [Idrovora Selvella; F. Ufente; Mazzocchio; Loc. Mesa].Dati d’erbario: Circeo: canale Rio Martino, Loc. La Fossella (UTM33T: 327.4584) [Legit: F. Lucchese, 2005 - FI]; ibidem [Legit: M. Ibe-rite & I. Pelliccioni, 2006 - Herb. Iberite]; ibidem [Legit: C. Passacan-tilli, 2011 - URT]; canale Nocchia (UTM 33T: 328.4583) [Legit: M.Iberite, 2012 - Herb. Iberite]. Roma: F. Tevere, Ponte Sublicio,sponda destra (UTM 32T: 122.4153) [Legit: G. Salerno & S. Ceschin,2005 - FI]; ibidem [Legit: D. Iamonico, 2008 - Herb. Iamonico].Dati bibliografici: Circeo: canale Rio Martino, Loc. La Fossella [Ce-schin et al., 2006]; [Anz. et al., 2010]; [Ibe. & Pelliccioni, 2010]; [Iam.& Ibe., 2014]; canale Nocchia [Iam. & Ibe., 2014]. Roma: Ponte Su-blicio, sponda destra [Ceschin et al., 2006]; [Anz. et al., 2010]; [Iam.& Iberite, 2014]; Ponte Felice [Ceschin & Salerno, 2008].Note: Fu rinvenuta personalmente per la prima volta a RioMartino nel 2005 e in coltivazione la pianta è sterile.
Amaranthus blitoides S. Watson - Neofita - INVFam.: Amaranthaceae; Origine: Nord AmericaDistribuzione: Maremm. Laz.; Lit. Rom.; P.ra Pontina; Coll. di Tar-quinia e Monte Romano; Compl. Tolfetano-Cerite; Coll. mediaV.le Tiberina; Coll. Monterotondo e Mentana; Coll. F.so S. Lucia;Coll. Ceccano; Coll. Frosinone; P.na dell’Aniene; V.le Latina(Sacco); V.le Latina (Sacco-Liri); M.ti Sabatini; Colli Albani; M.tiTiburtini; M.ti Prenestini; M.ti Lepini; M.ti Ausoni; Roma città.
231Mappe di distribuzione delle specie alloctone del Lazio
Amaranthus blitum L. subsp. emarginatus (Moq. ex Uline &W.L. Bray) Carretero, M. Garmendia & Pedrol - Neofita - CASFam.: Amaranthaceae; Origine: Nord AmericaDati di campo:13839_4 [Anguillara, Riva di Polline].Dati d’erbario: Ciampino, via Guidoni [Leg.: D. Iamonico, 2007- HFLA]; Cinecittà [Leg.: A. Cacciato, 1964 - RO]; [Leg.: D. Iamo-nico, 2007 - Herb. Iamonico]; via Giolitti, Porta Maggiore [Leg.:A. Cacciato, 1957 - RO]; Arco di Travertino [Leg.: D. Iamonico,2007 - HFLA]; F. Tevere al Lungotevere Anguillara [Leg.: A. Cac-ciato, 1964 - RO]; [Leg.: A. Cacciato, 1954 - RO]. Formia, litoraledi Castellone [Leg.: Fiorini-Mazzanti, 1821 - RO]. Lago di Can-terno [Leg.: B. Anzalone, 1978 - RO].Dati bibliografici: Via Guidoni [Iam., 2008]; [Anz. et al., 2010];[Iam., 2015]; Cinecittà, UTM: TG 99.36 [Iam., 2008; 2015]; via Gio-litti, UTM: TG 94.41 [Iam., 2008; 2015]; Arco di Travertino, UTM:TG 96.38 [Iam., 2008; 2015]; Lungotevere Anguillara, UTM: TG91.40 [Iam., 2008; 2015]. Formia [Anz. et al., 2010]; litorale di Ca-stellone [Iam., 2008; 2015]. Lago di Canterno [Iam., 2015].
Amaranthus deflexus L. - Neofita - INVFam.: Amaranthaceae; Origine: Sud AmericaDistribuzione: Maremm. Laz.; Lit. Rom.; P.ra Pontina; P.na diFondi; P.na di Minturno; Coll. di Tarquinia e Monte Romano;Compl. Tolfetano-Cerite; Coll. della Sabina; Coll. Monterotondoe Mentana; Coll. F.so S. Lucia; Coll. Turania e Vivaro Romano;Coll. Ceccano; Coll. Arpino; Coll. Cervaro e San Vittore; Coll. Min-turno; P.na del Fiora; P.na del Tevere; P.na dell’Aniene; V.le Latina(Sacco); V.le Latina (Sacco-Liri); M.ti Vulsini; M.ti Cimini e Vicani;M.ti Sabatini; Colli Albani; Isole Ponziane; M.ti Sabini sett.; M.tiLucretili; M.ti Carseolani; M.ti Reatini mer.; M.te Giano; V.le delTronto - M.ti della Laga; M.ti Tiburtini; M.ti Prenestini; M.ti Ruffi;M.ti Affilani; M.ti Ernici occ.; M.ti Marsicani occ.; Mainarde; M.tiBianchi; M.ti Lepini; M.ti Ausoni; M.ti Aurunci; Roma città.
Amaranthus cruentus L. - Neofita - NATFam.: Amaranthaceae; Origine: AmericaDistribuzione: Lit. Rom.; P.ra Pontina; P.na di Minturno; Compl.Tolfetano-Cerite; Coll. d. Sabina; Coll. Monterotondo e Mentana;Coll. F.so S. Lucia; Coll. Ceccano; Coll. Arpino; Coll. Pescosolido eAlvito; P.na del Tevere; P.na dell’Aniene; V.le Latina (Sacco); P.nadel Liri; Conca di Val Comino; V.le Latina (Sacco-Liri); M.ti Vulsini;M.ti Cimini e Vicani; M.ti Sabatini; Colli Albani; Isole Ponziane;M.ti Cornicolani; M.ti Lucretili; M.gne d. Duchessa; M.ti Simbruini;M.ti Ernici occ.; M.ti Marsicani occ.; M.te Cairo; M.ti Bianchi; M.teMonna Acquafondata; M.ti Ausoni; M.ti Aurunci; Roma città.
Amaranthus graecizans L. - Neofita - INVFam.: Amaranthaceae; Origine: Europa, Asia e MediterraneoDistribuzione: Maremm. Laz.; Lit. Rom.; P.ra Pontina; P.na diFondi; P.na di Minturno; Coll. di Tarquinia e Monte Romano;Compl. Tolfetano-Cerite; Coll. della Sabina; Coll. F.so S. Lucia;Coll. Arpino; P.na del Fiora; P.na del Tevere; P.na dell’Aniene; V.leLatina (Sacco); V.le Latina (Sacco-Liri); M.ti Vulsini; M.ti Ciminie Vicani; M.ti Sabatini; Colli Albani; Isole Ponziane; M.ti Lucretili;M.ti Tiburtini; M.ti Prenestini; M.ti Ruffi; M.ti Simbruini; M.ti Af-filani; M.ti Ernici occ.; M.ti Marsicani occ.; M.ti Bianchi; M.ti Au-soni; M.ti Aurunci; P.rio del Circeo; Roma città.Note: in Anz. et al. (2010) questa entità viene riportata comespecie autoctona.
232 Appendice B
Amaranthus hybridus L. - Neofita - INVFam.: Amaranthaceae; Origine: AmericaDistribuzione: Maremm. Laz.; Lit. Rom.; P.ra Pontina; Fondi;Minturno; Compl. Tolfetano-Cerite; Sabina; Coll. Olevano, Ser-rone e Piglio; Ceccano; Frosinone; Arpino; Cervaro e San Vit-tore; P.na del Tevere; P.na dell’Aniene; V.le Latina; M.ti Vulsini,Cimini, Vicani, Sabatini e Colli Albani; Is. Ponziane; M.te Rufeno;M.te Soratte; M.ti Sabini sett.; M.ti Lucretili; M.ti Reatini mer.;M.ti Cicolano; M.te Giano; V.le Velino; M.te Utero; M.ti dellaLaga; M.ti Ruffi; M.ti Simbruini; M.ti Affilani; M.ti Ernici; M.teCairo; M.te Monna Acquafondata; M.ti Lepini; M.ti Aurunci;M.te Maio; Circeo; Roma città.
Amaranthus powellii S. Watson subsp. bouchonii (Thell.) Co-stea & Carretero - Neofita - NATFam.: Amaranthaceae; Origine: Nord AmericaDati di campo: 14240_3 [Castelporziano - Laurentum];14547_2 [Pontecorvo, F. Liri].Dati d’erbario: Roma [Legit: A. Cacciato, 1965 - G, 1966 - RO]; Cen-tocelle [Legit: A. Cacciato, 1961 - RO]; Cinecittà [Legit: A. Cacciato,1963, 1965 - RO]; Parco degli Acquedotti [Legit: D. Iamonico, 2009- HFLA]; Piazza R. Malatesta [Legit: A. Cacciato, 1960 - RO]; Torpi-gnattara [Legit: A. Cacciato, 1964 - FI]; via Appia Nuova, all’altezzadi via delle Capannelle [Legit: D. Iamonico, 2008 - HFLA]; via diPortonaccio [Legit: A. Cacciato, 1962, 1966, 1968, 1970 - RO].Dati bibliografici: Fosso d. Magliana [Fan. & Cel., 1996]; Roma[Cel., 1995]; V.le dei Consoli [Cac., 1970]; SE-Appio, Latino-Metro-nio, Tuscolano, Casilino, Prenestino, Tiburtino [Cac., 1966]; [Anz.et al., 2010]; Centocelle; Cinecittà; Parco degli Acquedotti; PiazzaR. Malatesta; prati a Cinecittà; Torpignattara; via Appia Nuova, al-l’altezza di via delle Capannelle; via di Portonaccio [Iam., 2015].
Amaranthus hypochondriacus L. - Neofita - CASFam.: Amaranthaceae; Origine: America settentrionaleDati d’erbario: Circeo: Molella, Mondello. [Legit: A. Cacciato,1969 - RO]; Presso Subiaco (Santa Scolastica). [Legit: B. Anza-lone, 1961 - RO]; Roma: via di Pietralata. [Legit: B. Anzalone,1978 - RO]; Centocelle nei pressi dell’aeroporto. [Legit: A. Cac-ciato, 1967 - RO]; Via di Portonaccio. [Legit: A. Cacciato, 1963,1968 - RO]; via Formia, via Labico [Legit: A. Cacciato, 1946 - RO];presso Ponte Milvio. [Legit: B. Anzalone, 1976 - RO]; via Prene-stina. [Legit: A. Cacciato, 1961 - RO]; viale Giulio Agricola. [Legit:A. Cacciato, 1968 - RO].Dati bibliografici: Circeo: Molella, Mondello [Iam., 2015]; Su-biaco (S. Scolastica). [Iam., 2015]; Roma: via di Pietralata, Cen-tocelle nei pressi dell’aeroporto, via di Portonaccio, P.te Milvio,via Prenestina, viale Giulio Agricola [Iam., 2015]; via Formia“sec. scorso”, via Labico “sec. scorso” [Iam., 2015].Note: entità non riportata in Anz. et al. (2010).
Amaranthus powellii Watson subsp. powellii - Neofita – NAT Fam.: Amaranthaceae; Origine: Nord AmericaDati d’erbario: Albano Laziale: incrocio con via Cancelliera [Legit: D. Iamonico, 2008 - HFLA]. Roma: Parco Urbano di Aguz-zano [Legit: D. Iamonico, 2007 - HFLA]. Valmontone, stazioneferroviaria [Legit: D. Iamonico, 2008 - HFLA].Dati bibliografici: Albano Laziale: incrocio di via Cancelliera[Iam., 2009]; [Iam., 2015]. Roma: Parco urbano di Aguzzano[Iam., 2009]; [Iam., 2015]. Valmontone, stazione ferroviaria[Iam., 2009]; [Iam., 2015]; Prov. di Roma “geo-” [Iam. et al., 2012].Note: entità non riportata in Anz. et al. (2010).
233Mappe di distribuzione delle specie alloctone del Lazio
Amaranthus retroflexus L. - Neofita - INVFam.: AmaranthaceaeOrigine: Nord AmericaDistribuzione: diffusa in molti settori del Lazio.
Amaranthus viridis L. - Neofita - INVFam.: AmaranthaceaeOrigine: Sud AmericaDistribuzione: Lit. Rom.; P.ra Pontina; P.na di Fondi; Coll. dellaSabina; Coll. F.so S. Lucia; P.na del Fiora; P.na del Tevere; V.le La-tina (Sacco); M.ti Vulsini; M.ti Sabatini; Colli Albani; M.ti Au-runci; P.rio del Circeo; Roma città.
Amaranthus spinosus L. - Neofita - NATFam.: AmaranthaceaeOrigine: AmericaDati d’erbario: via Pontina, al confine tra la Prov. di Roma equella di Latina [Legit: G. Fanelli, 2006 - RO].Dati bibliografici: via Pontina, al confine tra la Prov. di Romae quella di Latina [Fan. et al., 2011].
Ambrosia artemisiifolia L. - Neofita - NATFam.: AsteraceaeOrigine: Nord AmericaDati di campo: 13839_3 [Bracciano, rive lago].Dati d’erbario: Roma [Legit: B. Anzalone, 2004 - RO].Dati bibliografici: Roma: a ridosso d. ponte Milvio [Travaglini& Brighetti, 2010]; f6 [Cel., 1995]; adiacenze di P.le Clodio,presso le pendici di M. Mario [Anz., 2005]; M. Mario nei Pratidegli Strozzi [Mon., 1935]; Roma “geo-” [Anz. et al., 2010]; [Tra-vaglini & Brighetti, 2010].
234 Appendice B
Ambrosia psilostachya DC. - Neofita - CASFam.: AsteraceaeOrigine: Nord AmericaDati d’erbario: Roma: Valle Aurelia [Legit: B. Anzalone, 1964,1979 - RO].Dati bibliografici: Roma: Valle Aurelia [Anz., 1967]; [Anz. et al., 2010].Note: la stazione di Valle Aurelia non è stata confermata nèdallo stesso Anzalone (Anz. et al., 2010), nè dai dati di campoe sarebbe da controllare.
Amorpha fruticosa L. - Neofita - NATFam.: FabaceaeOrigine: Nord AmericaDistribuzione: Maremm. Laz.; Lit. Rom.; P.ra Pontina; Coll. diTarquinia e Monte Romano; Coll. Nazzano e Ponzano Romano;Coll. della Sabina; Coll. Monterotondo e Mentana; Coll. F.so S.Lucia; Coll. Ceccano; P.na del Fiora; P.na del Tevere; V.le Latina(Sacco-Liri); M.ti Vulsini; M.ti Cimini e Vicani; M.ti Sabatini; ColliAlbani; M.ti Lucretili; M.ti Cicolano; M.gne della Duchessa; V.ledel Tronto - M.ti della Laga; M.ti Tiburtini; M.ti Prenestini; M.tiAusoni; M.ti Aurunci; Roma città.
Ambrosia tenuifolia Spreng. - Neofita - CASFam.: AsteraceaeOrigine: Sud AmericaDati di campo: 13438_1 [Montefiascone, Via Coste,42°33’10’’-12°00’47’’]Note: Nuovo ritrovamento per il Lazio.
Amsinckia lycopsoides Lehm. - Neofita - CASFam.: BoraginaceaeOrigine: Africa settentrionaleDati di campo: 13939_4 [Cornazzano, Via Casale delle Fonta-nelle].Note: Nuovo ritrovamento per il Lazio.