BINARI SENZA TEMPO - Italia Nostra · tica e ionica. Più irregolare ... valenza strategica in...

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493 gennaio | febbraio marzo 2017 Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione

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493gennaio | febbraiomarzo 2017

Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione

BINARI SENZA TEMPOALL'INTERNO INSERTO CONVEGNO SULL’AGRICOLTURA

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Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 6 marzo 1957, n°5683 Sped. A.p., art. 2 c. 20/b 45% legge662/96 Filiale di RomaDIRETTORE Maria Grazia Vernuccio

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SEDEViale Liegi, 33 – 00198 Roma – tel. 068537271 fax 0685350596P.I. 02121101006 – C.F. 80078410588e-mail: [email protected] redazione: [email protected] internet: www.italianostra.orgADESIONE A ITALIA NOSTRA 2017quota comprensiva delle spese di spedizione rivistaSOCIO ORDINARIO: quota annuale euro 35,00 – quota triennale euro 90,00SOCIO FAMILIARE: quota annuale euro 20,00 – quota triennale euro 50,00SOCIO GIOVANE (inferiore 18 anni): quota annuale euro 10,00 – quota triennale euro 25,00SOCIO ORDINARIO STUDENTE (fino a 26 anni): quota annuale euro 15,00 – quota triennale euro 40,00SOCIO SOSTENITORE: quota annuale euro 100,00 – quota triennale euro 270,00SOCIO VITALIZIO: euro 2.000,00 (una tantum) SOCIO BENEMERITO: quota annuale euro 1.000,00ENTE SOSTENITORE: quota annuale euro 250,00SOCIO ESTERO: quota annuale euro 60,00CLASSE SCOLASTICA: quota annuale euro 25,00

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Finito di stampare: marzo 2017

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PRESIDENTE Marco Parini

VICE PRESIDENTI Luigi Colombo – Maria Rosaria Iacono Pietro Petraroia

CONSIGLIO DIRETTIVO Ilaria Agostini – Federico AnghelèSonia Barison – Edoardo Bartolotta – Luca Carra – Luigi ColomboEdoardo Croci – Cesare Crova – Antonio Dalle Mura Luigi De Falco – Raffaella Di Leo – Giacinto Giglio Ercole Guerra – Maria Rosaria Iacono – Alberto Loche Giovanni Losavio – Maria Paola Morittu – Marco Parini Pietro Petraroia – Evaristo Petrocchi – Maria Teresa Roli Oreste Rutigliano – Elvezio Serena – Maria Gioia Sforza

GIUNTA Luigi Colombo – Edoardo Croci – Cesare CrovaAntonio Dalle Mura – Maria Rosaria Iacono – Marco Parini Pietro Petraroia – Evaristo Petrocchi – Maria Gioia Sforza

COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI Aldo d’OrmeaFilomena Rizzaro – Giovanni Zenucchini

COLLEGIO DEI PROBIVIRI Pier Fausto Bagatti Valsecchi Teresa Liguori – Giancarlo Pelagatti

AMMINISTRAZIONE E RESPONSABILE UFFICIMauro Di Bartolomeo

SOCI E ABBONATI Emanuela Breggia

SEGRETERIA DI PRESIDENZA Andrea De AngelisRoberta Giannini

SEGRETERIA GENERALE Luciano Marco Blasi – Dafne ColaJessica Continenza

RESPONSABILE UFFICIO SVILUPPO Daniela Fassina

UFFICIO PROGETTI Irene Ortis

Il pensiero ufficiale dell’Associazione sui diversi argomentiè espresso nell’editoriale. Tutti gli altri articolirappresentano l’opinione dei rispettivi autori.

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IN COPERTINA: Transiberiana d'Italia. ©Archivio FondazioneFS Italiane

Stampato su carta ecologica senza uso di sbiancanti chimici

ISBN 978-88-492-3385-8ISSN 0021-2822

EDITORIALE3 Ferrovie “minori” MARCO PARINI

OPINIONE4 Un mese di mobilità dolce e la 10ª giornata delle Ferrovie

non Dimenticate MARIA GRAZIA VERNUCCIO

PARLIAMO DI...5 L’Italia della mobilità dolce MASSIMO BOTTINI

7 La Camera approva il ddl per le Ferrovie turistiche ITALIA NOSTRA NAZIONALE

8 Boom dei treni storici

DOSSIER9 La nascita della sezione Arcipelago Toscano CECILIA PACINI

10 La “Cote Ciombella” primo itinerario Preistorico dell’Isola del GiglioSEZIONE ARCIPELAGO TOSCANO

11 L’accorato messaggio di Marina Aldi sul recupero della Cote Ciombella MARINA ALDI

12 La chiesa di S. Antonio, un percorso virtuoso ROBERTO MORESCO

13 Isola di Capraia - Art Bonus SEZIONE ARCIPELAGO TOSCANO

14 È colpa dei lavori di ripascimento della spiaggia? MARINA ALDI

15 Italia Nostra a Pianosa ‘A pranzo nell’orto’ CECILIA PACINI

IL CASO17 Quando neanche il parlamento crede nei parchi nazionali italiani

EBE GIACOMETTI

21 Il governo autorizza la circolazione internazionale dei beni culturaliMARIA GRAZIA VERNUCCIO

SEGNALAZIONI23 Italia Nostra promuove la prima giornata nazionale dei Beni Comuni

23 Gorizia con Tatto MADDALENA MALNI PASCOLETTI

24 Punta Scifo: nuovo e ben più grave oltraggio GIULIO GRILLETTA

25 Centrale solare di Sant’Ilario: patrimonio da salvare SARA DE MAESTRI

26 Italia Nostra per Poggio Tre Vescovi ALBERTO CUPPINI

28 Il masterplan e il contributo di Italia Nostra per il Porto Vecchio di TriesteSEZIONE DI TRIESTE

30 Le Armi imperiale e vicereale e il bastione San GiacomoTERESA LIGUORI E VINCENZO FABIANI

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Con la nuova “app Lista Rossa” di Italia Nostra ora puoi segnalare i beniculturali in pericolo. Info su www.italianostra.org

AI LETTORI

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Esaminando Binari Senza Tempo, mappa delsistema ferroviario italiano recentemente pub-blicata con il patrocinio di Co.Mo.Do., Italia No-

stra e Fondazione FS, abbiamo l’esatta percezionedella dimensione del sistema ferroviario italiano. Nel-la mappa sono riprodotte le linee in esercizio, l’altavelocità e capacità, le linee turistiche minori, le lineesospese e quelle dismesse.Un sistema davvero imponente che dal XIX° secolovia via ha collegato gran parte del nostro Paese. Il si-stema organizzato con una direttrice Est-Ovest al Nordcollega Trieste a Torino e così da Nord, percorrendoil centro della penisola, sino a Salerno. La ferroviacorre poi lungo le coste dello stivale, tirrenica, adria-tica e ionica. Più irregolare appare il tracciato in Si-cilia e Sardegna. Sorprendente è però l’articolazionedelle ferrovie che attraversano la penisola, lungo eattraverso la dorsale appenninica, nella pianura pa-dana, attorno alle grandi città, al centro delle isole.Un sistema formidabile che raggiunge le propagginiestreme del Paese dalla Malles-Venosta alla Noto-Pa-chino. Un “mondo” di storia, di valori culturali, iden-titari che rappresenta un valore storico, ma altresìeconomico fondamentale.Da sempre Italia Nostra sostiene la politica del ferroprivilegiando la ferrovia al trasporto su gomma. Larete nazionale lo consente. A condizione di investirenella manutenzione delle linee e dei treni, nel rispri-stino delle linee dismesse o sospese, nella creazionedi collegamenti all’interno del sistema.Sono stati e ancor sono enormi gli investimenti nel-l’Alta Velocità, purtroppo a scapito del sistema fer-roviario ordinario e delle linee locali minori. La po-polazione italiana supera i sessanta milioni, i flussituristici in ogni parte del Paese sono enormi e in co-stante crescita del 3% annuo. La gente viaggia do-vunque, per lavoro, per studio, per motivi famiglia-ri, per turismo.Viaggiare in treno consente un approccio al territo-rio unico, non paragonabile a quello autostradale,consente di conoscere e conoscersi, permette una ri-scoperta del territorio con la sua storia, le sue rela-zioni. I lavoratori pendolari, gli studenti possono tra-sferirsi nei luoghi d’impegno lavorando, studiando,parlando tra loro, inseriti nel territorio che scorre daifinestrini facendoli sentire parte di esso.Le aree interne del Paese con la dorsale appenninicasono percorse da decine di linee ferroviarie che con-sentono collegamenti con la costa, da regione a re-gione. Il progressivo abbandono di tali aree, ulterior-mente aggravato dal recente sisma, deve interrom-persi, non possiamo assistere allo spopolamento diparte del Paese con un conseguente incremento del-

la popolazione nelle aree urbane già in difficoltà. Edecco che i collegamenti ferroviari minori e interni di-vengono ancor più necessari a chi vuole rimanere eda coloro che vogliono conoscere il territorio.In altri Paesi, si pensi alla Svizzera e all’Austria, ilsistema ferroviario è un bene prezioso, utilizzato dairesidenti e ricercato dai turisti. Così anche in talu-ne parti d’Italia, nell’arco Alpino come in Val Vigez-zo con la Domodossola-Locarno o come ricordatocon la Malles-Merato o la Bressanone-Linz, reti tran-sfrontaliere utilissime al commercio e al lavoro nel-le valli. Assistiamo a investimenti come la progetta-ta nuova ferrovia del Cadore. E perché non rivita-lizzare la Fano-Urbino o la Fermo-Amandola, soloper fare degli esempi?

Gli investimenti nel settore verrebbero velocementeripagati in termini economici ed occupazionali. La con-servazione degli impianti e dell’antico materiale con-sentirebbe la tutela di beni spesso di notevole inte-resse storico, contemplati dal Codice dei Beni Cultu-rali e del Paesaggio e suscettibili di una conseguen-te fiscalità agevolata.Molto può e deve essere fatto dalle Regioni, da FS, mamolto potrebbe essere promosso anche dall’iniziativaprivata che investa nella gestione ferroviaria locale.Ricordiamo che moltissime tratte ferroviarie nacque-ro dall’iniziativa privata che consentì, attraverso i col-legamenti, lo sviluppo di tante aree d’Italia. ❑

Ferrovie “minori” MARCO PARINI

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Il mese della Mobilità Dolce si è chiuso con il con-vegno di Gemona del 31 marzo e le iniziative dell’1e 2 aprile lungo la ferrovia Gemona-Sacile, la mi-

ni Maratona ferroviaria transfrontaliera del 30 mar-zo, promossa da Co.Mo.Do. La Confederazione Mo-bilità Dolce è una rete di associazioni che promuo-vono la mobilità alternativa a quella su gomma inItalia. Ne fanno parte, tra gli altri: Italia Nostra, Gre-enways Italia, Fiab, Legambiente, Ferrovie Turisti-che e Museali, UTP Assoutenti, Touring Club, AudaxARI, AIPAI e associazioni locali.In queste occasioni è stata sottolineata la necessi-tà di migliorare i collegamenti ferroviari transfron-talieri tra Italia, Slovenia e Austria, attualmente mol-to carenti o addirittura assenti, e promuovere la di-fesa e valorizzazione delle linee ferroviarie minoriai fini della mobilità dolce e del turismo ecocompa-tibile. Dopo gli studi finanziati dal progetto Adria-A

sul rilancio dei collegamenti transfrontalieri, è ora ilmomento di passare alla fase della realizzazione. Èall’ordine del giorno anche la valorizzazione del Mu-seo Ferroviario di Trieste, importante risorsa stori-ca, culturale e turistica.Accanto alla mobilità ferroviaria, è stato trattato an-che il tema dei collegamenti transfrontalieri ciclabilie pedonali, componenti essenziali della mobilità dol-ce, come le dorsali ciclabili, che hanno acquisito unavalenza strategica in tutta l’area, e i cammini, chesono oggi un interessante strumento di ingresso escelta di viaggio di turisti stranieri in Italia.Illustrata inoltre la conclusione del mese delle Ferro-vie non dimenticate con la tre giorni dedicata al ri-lancio della ferrovia Gemona-Sacile, con il convegnodel 31 marzo a Gemona e le due successive giorna-te di iniziative lungo la linea. Una rappresentanza diCo.Mo.Do. e delle associazioni aderenti, accompa-gnata da giornalisti specializzati e in contatto con igestori delle aziende ferroviarie, ha poi incontrato leautorità locali e associazioni durante il suo viaggio daTrieste a Gorizia, Nova Gorica, Bled, Villach. Sono in-tervenuti: il presidente nazionale di Co.Mo.Do. arch.Massimo Bottini, il vice presidente nazionale diCo.Mo.Do. Massimo Ferrari, il presidente onorario diCo.Mo.Do. Anna Donati, il rappresentate del board AI-PAI (Associazione Italiana Patrimonio Archeologia In-dustriale) prof. Franco Mancuso, il direttore OEBB Ca-rinzia (passeggeri) Maximilian Stiessen, i rappresen-tanti delle ferrovie slovene S Potniki promet Primo Ko-kalj e Ivan Kovai, l’amministratore unico delle FUC(Ferrovie Udine Cividale) Maurizio Ionico, il giornali-sta di “Regionale Schienen” Karl Schamburek, il dott.Richard Huber di Fahrgast Kärnter, il dott. Peter Ro-men di probahn Vorarlberg, e i rappresentanti delleassociazioni locali che fanno parte di Co.Mo.Do, tracui Legambiente, Italia Nostra, Touring Club Italiano,e di altre associazioni che condividono questi progetti,come il Club Touristi Triestini e CamminaTrieste. Sonostati invitati i rappresentanti di Trenitalia e RFI e leautorità comunali e regionali. Tutte le iniziative organizzate da Co.Mo.Do. (Con-federazione Mobilità Dolce) si trovano sul sitowww.mobilitadolce.net ❑

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Mini maratona transfrontaliera Un mese di mobilità dolce e la 10ª giornata delle Ferrovienon Dimenticate

MARIA GRAZIA VERNUCCIO

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La decima edizione della Giornata delle Ferrovienon Dimenticate segna l’avvio del Mese dellaMobilità Dolce aperto dal Convegno “Il turismo

lento come volano per la rinascita delle aree terre-motate” tenutosi il 5 marzo a Macerata, simbolica cit-tà dell’Italia Centrale, vicina alle aree colpite dai tra-gici eventi sismici e atmosferici degli ultimi mesi, on-de sottolineare la vicinanza morale alle popolazionicolpite e l’importanza dei collegamenti ferroviari ai fi-ni della protezione civile e, in prospettiva, ai fini delturismo eco sostenibile che rappresenta una delle(non molte) occasioni di rilancio di queste aree.Per inquadrare la zona dell’Italia Centrale così tragi-camente coinvolta nei luttuosi eventi sismici e atmo-sferici succedutisi tra la fine dell’estate 2016 e l’iniziodell’inverno 2017, può essere utile utilizzare una map-pa della rete ferroviaria nazionale e disegnarvi il cir-cuito Terni-Fabriano-Civitanova-Pescara-Sulmona.Tutte le località colpite si trovano all’interno di que-st’area che insiste su ben quattro regioni: Umbria,Marche, Abruzzo, Lazio. Alcuni dei capoluoghi delleprovince interessate dal sisma – per esempio, Mace-rata, L’Aquila e Rieti – sono direttamente serviti dal-le linee ferroviarie del quadrilatero. Che di fatto è de-limitato dalle trasversali Roma-Ancona e Roma-Pe-scara, dalla dorsale Adriatica e da due tratte secon-darie: la Fabriano-Civitanova e la Terni-Sulmona. Al-

l’interno del quadrilatero sono attive solo due anten-ne su ferro, quelle per Ascoli e per Teramo, mentrealtre sono state smantellate da molto tempo. Così, laCastelraimondo-Camerino, la Porto San Giorgio-Aman-dola, la Pescara-Penne, la Aquila-Capitignano, la Ter-ni-Ferentillo e la Spoleto-Norcia.Questo incipit non vuole essere una pedante lezionedi geografia ferroviaria, ma intende sottolineare unaspetto che finora ci sembra essere stato trascura-to. Da un lato, per fortuna, le ferrovie di questa par-te dell’Italia appenninica stavolta sono state rispar-miate dal sisma, evento che, in altri momenti, avevadecretato l’interruzione e il successivo abbandono dialtre linee (per esempio quelle del Belice nel 1968).Anzi sono state utilizzate per un primo intervento del-la Protezione Civile, come era successo in occasionedelle scosse che hanno devastato L’Aquila nel 2009.Hanno, quindi, dimostrato la propria utilità, che eramessa in discussione da chi, in tempi non lontani, nepreconizzava addirittura la chiusura, come nel casodella Terni-L’Aquila o delle antenne per Ascoli e Te-ramo. Mentre ora si discute, giustamente, sull’esi-genza prioritaria di ripristinare adeguati collegamentiviari, sarebbe bene investire una parte dei fondi an-che per potenziare queste ferrovie.Ma non è solo un discorso di riequilibrio modale tragomma e rotaia – molto sbilanciato a sfavore di que-

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MASSIMO BOTTINI Presidente Co.Mo.Do.e Presidente Italia Nostra Valmarecchia

L’Italia della mobilità dolceDa Nord a Sud e le Isole, con Co.Mo.Do. un mese di iniziative per riscoprire il fascino del viaggio lento e sostenibile

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st’ultima modalità proprio nelle aree appenniniche –quello che vogliamo proporre. È anche un suggeri-mento per puntare su un percorso di rilancio del-l’economia locale che tenga conto delle opportunitàche la mobilità dolce e il turismo sostenibile possonorappresentare per queste terre, opzione non utopi-ca, visto che è già stata giocata con successo in mol-te aree periferiche d’Europa.Da un lato, integrando l’Alta Velocità – che ha ac-corciato la penisola lungo l’asse Torino-Napoli e cheora fa capolino anche sull’Adriatica – con le linee tra-sversali, i capoluoghi appenninici possono essereraggiunti da Milano, Venezia o Bologna in tempi com-petitivi rispetto alle autostrade. Dall’altro valorizzan-do le sinergie tra le ferrovie esistenti, gli itinerari ci-clo pedonali già realizzati e quelli in progetto, si pos-sono prefigurare splendide occasioni di sviluppo eco-compatibile per questi meravigliosi territori, ancorapoco conosciuti dai turisti italiani e stranieri.Co.Mo.Do. si è data la missione di censire, salva-guardare e proporre la valorizzazione dei camminidi Mobilità Dolce, attraverso la difesa delle linee fer-roviarie in esercizio, la riapertura di quelle ancora ri-pristinabili per il trasporto pubblico locale (dove nesussistono i presupposti) o di treni turistici (come stafacendo meritoriamente Fondazione FS, per esem-pio, sulla Transiberiana d’Italia, Sulmona-Carpinone)o ancora il riutilizzo dei sedimi, al momento non re-cuperabili, quali itinerari ciclo pedonali (come è sta-to fatto per la Spoleto-Norcia e come si potrebbe fa-re per la Fermo-Amandola).Uno strumento importante può essere offerto dalla Leg-ge per lo sviluppo delle Ferrovie Turistiche, sostenutada Co.Mo.Do., già approvata alla Camera e di cui oraè attesa la definitiva approvazione al Senato.

Nell’anno dedicato dalle Nazioni Unite al Turismo so-stenibile e dal Ministro Franceschini ai piccoli Borghi,riteniamo che le possibilità offerte dalla Mobilità Dol-ce non vadano sottovalutate. Nel momento in cui siprendono le decisioni strategiche per la ricostruzio-ne di tanti comuni devastati e per riportare sul terri-torio occasioni di lavoro altrimenti perdute, pensia-mo che non si debba parlare solo della pur dovero-sa ricucitura della maglia stradale – evitando possi-bilmente infrastrutture impattanti sull’ambiente cheaggiungerebbero ulteriore degrado –, ma a tutte leforme di mobilità rispettose dell’ambiente.Per questo, e non solo per portare il nostro piccolosegno di solidarietà alle popolazioni colpite, abbia-mo scelto di cominciare in quei luoghi il mese dieventi dedicati alle Ferrovie non Dimenticate, mani-festazione giunta ormai alla sua decima edizionecon decine di eventi che si susseguono in tutte leregioni italiane.Il mese della Mobilità Dolce si è chiuso a Udine, ca-poluogo del Friuli a sua volta duramente segnato daun devastante terremoto nel lontano 1976, perché lasua Amministrazione Regionale ha recentemente de-ciso di riattivare la ferrovia Pedemontana Sacile-Ge-mona, interrotta alcuni anni fa da una frana e di cuisi temeva il definitivo abbandono. La riapertura – co-me a noi pare giusto – riguarderà sia il servizio dipendolari e studenti, segnatamente nei giorni feriali,sia i treni turistici, soprattutto nel fine settimana. Seopportunamente integrata con le altre forme di mo-bilità sostenibile, in primis con l’escursionismo a pie-di e in bici, pensiamo che la scelta friulana possa tra-sformarsi in un grande successo, come è avvenutoin Alto Adige con la linea Merano-Malles, cui ora silavora alla elettrificazione per far fronte alla crescitaesponenziale del traffico.Vista la vicinanza di Udine ai confini orientali del no-stro Paese – e nell’approssimarsi del centenario dal-la fine della Grande Guerra, che proprio tra quei mon-ti fu sanguinosamente combattuta – si è sviluppatala piccola Maratona Ferroviaria attraverso i confiniche ci separano dalla Carinzia austriaca e dalla Slo-venia. Lungo ferrovie che sono state percorse dagrandi espressi europei tra Venezia e Vienna, tra Mo-naco e Belgrado, persino tra Parigi e Istanbul e cheoggi sono colpevolmente sottoutilizzate, basti pensa-re come, tra Trieste e Lubiana (la capitale più vicinaalle frontiere italiane) da qualche anno non circoli piùalcun treno passeggeri.In una stagione in cui il vento nei nazionalismi e deiparticolarismi torna a soffiare impetuoso nei cieli del-l’Europa, desideriamo lanciare un messaggio di pacee di fratellanza ai popoli vicini, che si sostanzi ancheattraverso la ricucitura dei collegamenti ferroviari tran-sfrontalieri. In un momento in cui molti vogliono erige-re muri per difendere le piccole patrie, noi pensiamosia meglio riaprire i cammini che hanno consentito al-le diverse culture di conoscersi e di rispettarsi. ❑

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Il 24 gennaio scorso la Camera ha approvato al-l’unanimità il D.D.L. C. 1178 presentato l’11 giugno2013 dall’on. Maria Iacono, avente per oggetto “Di-

sposizioni per l’istituzione di ferrovie turistiche medianteil reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissionesituate in aree di particolare pregio naturalistico o ar-cheologico”. Il provvedimento passa ora all’esame delSenato. Le linee turistiche da subito ‘operative’ sonoper ora 18. La legge ha come finalità la salvaguardiae la valorizzazione delle tratte ferroviarie di particola-re pregio culturale, paesaggistico e turistico, che com-prendono i tracciati ferroviari, le stazioni e le relativeopere d’arte e pertinenze, nonché dei mezzi rotabilistorici e turistici abilitati a percorrerle. Le diciotto lineeferroviarie per il momento individuate dal testo saran-no da subito classificate come tratte ad uso turistico:Sulmona-Castel di Sangro; Cosenza-San Giovanni inFiore; Avellino-Lioni-Rocchetta Sant’Antonio; Sacile-Gemona; Palazzolo-Paratico; Castel di Sangro-Carpi-none; Ceva-Ormea; Mandas-Arbatax; Isili-Sorgono; Sas-sari-Palau Marina; Macomer-Bosa; Alcantara-Ran-dazzo; Castelvetrano-Porto Palo di Menfi; AgrigentoBassa – Porto Empedocle; Noto-Pachino; Asciano-Mon-te Antico; Civitavecchia-Capranica-Orte; Fano-Urbino. La legge, poi, dispone che “sono rotabili storici i mez-zi ferroviari, motori e trainati, non più utilizzati per il

normale esercizio commerciale: che abbiano com-piuto il 50° anno dall’entrata in esercizio del primoesemplare o che abbiano compiuto il 25° anno dal-l’entrata in servizio del primo esemplare e che, perparticolari caratteristiche tecniche, estetiche e indu-striali, siano testimonianza di significative evoluzioninel campo del trasporto ferroviario nazionale; le lo-comotive a vapore circolanti sulle ferrovie regionali,anche a scartamento ridotto”. Sono rotabili turistici “imezzi che hanno un utilizzo esclusivamente turisti-co, quali carrozze panoramiche o scoperte”.

ITALIA NOSTRA NAZIONALE

La Camera approva il ddl per le Ferrovie turistiche

In netto contrasto e in dispregio con quanto approvato all’unanimità dalla Ca-mera dei Deputati il 24 gennaio scorso con il disegno di legge per l’istituzionedelle ferrovie turistiche, nei giorni scorsi il comune di Fano ha permesso la de-finitiva distruzione della Ferrovia Fano-Urbino. Spacciata per opera di com-pensazione per la costruzione della terza corsia autostradale, quest’opera-zione ha scardinato e troncato il binario che da più di cento anni collegava lacosta all’entroterra. La tratta rientra proprio fra i primi 18 tracciati che, para-dossalmente, la nuova Legge sulle Ferrovie Turistiche, ora in discussione alSenato, tutelava. Oggi non c’è più nulla. Una brutta pagina che cancella unabella pagina di gloriosa storia.

Distrutta per sempre la ferrovia Fano-Urbino

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La proposta di legge dispone che la gestione delle in-frastrutture sia nelle mani dei proprietari o dei con-cessionari, mentre la gestione del servizio turisticopuò essere affidata a soggetti pubblici o privati. Nel-lo specifico, il testo del provvedimento approvato dal-la Camera prevede: “Le linee ferroviarie, le stazionie le relative opere d’arte e pertinenze delle ferrovierestano nella disponibilità dei soggetti proprietari oconcessionari, che sono responsabili del manteni-mento in esercizio, della conformità del tracciato aglistandard di sicurezza che saranno definiti dal Mini-stero dei Trasporti”. I gestori avranno la responsabi-lità anche della manutenzione, della funzionalità edella sicurezza delle infrastrutture, “che sono classi-

ficate, ai fini della manutenzione ed esercizio, con ap-posita categoria turistica”. Quanto alla gestione del-le attività commerciali connesse al servizio di trasportosulle ferrovie turistiche, questa potrà essere eserci-tata da soggetti pubblici o privati. Infine, quanto allecondizioni di sicurezza, sulle ferrovie turistiche pos-sono circolare rotabili ordinari, storici e turistici, an-che non attrezzati con i sistemi di sicurezza attual-mente previsti per i rotabili ordinari. Spetterà al-l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferroviestabilire “i livelli di sicurezza che devono essere ga-rantiti, indicando un elenco di possibili misure com-pensative o mitigative del rischio”.Se approvata in via definitiva, la legge segnerebbeuna svolta importante nell’offerta turistica italianaaprendo una nuova prospettiva per un settore stra-tegico finora privo di una normativa dedicata, nono-stante il moltiplicarsi delle iniziative. Altri Paesi han-no già avviato e attuato la valorizzazione del patri-monio ferroviario con riscontri più che positivi. Oratocca all’Italia attuare quel felice connubio tra ferro-via e territorio, viaggio e riscoperta del trasporto len-to, dolce e sostenibile per vivere in pieno il paesag-gio, la natura, le bellezze culturali. Dieci anni di appelli, iniziative con il coinvolgimentodelle comunità locali e dei “viaggiatori” di un tempoe di domani, hanno portato già a un cambiamento:da ferrovie dimenticate a “non dimenticate”. L’Italia èun Paese a sé, con una storia e un vissuto unico chemerita solo di essere riscoperto. ❑

Cresce, in Italia, l’interesse per i treni storici e lacultura ferroviaria. Nel 2016 sono stati 60mila iviaggiatori a bordo dei convogli d’epoca (+47%

rispetto al 2015) della Fondazione FS Italiane e 230gli eventi turistici (+39%) organizzati su vecchie lineeferroviarie d’interesse storico o paesaggistico. L’Abruz-zo è la meta più gettonata grazie alla spettacolare li-nea Sulmona-Carpinone, la cosiddetta ‘Transiberia-na d’Italia’. Seguono le regioni dove sono presentitracciati storici di particolare interesse, resi di nuovoagibili dalla Fondazione FS per il turismo ferroviariocon il progetto ‘Binari senza tempo’: la ferrovia delLago in Lombardia, della Val d’Orcia in Toscana, deiTempli in Sicilia, della Valsesia e del Tanaro in Pie-monte, la ferrovia dell’Irpinia in Campania.I rotabili d’epoca, restaurati e utilizzati dalla Fonda-zione FS per i viaggi in treno storico, sono suddivisitra locomotive a vapore, automotrici, locomotive die-sel e locomotive elettriche. Le carrozze d’epoca uti-

lizzate sono principalmente quelle tipo 1928 ‘Cento-porte’, tipo 1947 ‘Corbellini’, tipo 1933 ‘Terrazzini’, pri-ma classe Az10062, tipo 1931, tipo 1959 serie 45000,serie Uic-X, tipo 1969 Gran Confort.Record di visite anche per il Museo Nazionale Ferro-viario di Pietrarsa, restaurato e gestito dalla Fonda-zione FS Italiane, che chiude il 2016 con un forte in-cremento di visitatori: 65mila persone, il 63% in più ri-spetto al 2015. Grazie alla bellezza degli spazi inter-ni ed esterni, con le imponenti architetture ottocen-tesche ora perfettamente restaurate, il nuovo giardi-no e le terrazze sul mare con la vista del Golfo di Na-poli, il Museo di Pietrarsa continua ad attrarre sem-pre più l’attenzione dei visitatori.La Mobilità Dolce ha un nuovo sito internet: mobilita-dolce.net. Un sito tutto nuovo dove scoprire tutte leiniziative, i viaggi, e tutto quanto riguardi ferrovie tu-ristiche, piste ciclabili, camminate, tutto in nome delturismo lento e sostenibile. ❑

Boom dei treni storici60.000 turisti trasportati nel 2016

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CECILIA PACINI Presidente Italia NostraArcipelago Toscano

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Isole minori: GiglioLa nascita della sezioneArcipelago ToscanoNel 2007 Marina Aldi, isolana DOC, nata e cre-

sciuta all’Isola del Giglio, Guida Ufficiale delParco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ha

inaugurato la nuova Sezione di Italia Nostra Elba-Giglio insieme ad altri soci elbani, in particolare Egi-sto Gimelli, e Federica e Leonardo, figli del prof. Al-fonso Preziosi, storico presidente e fondatore, nel1966, della Sezione Isola d’Elba. Responsabile perle isole del Giglio e Giannutri, ha inoltre generosa-mente offerto una sede all’Associazione presso lasua agenzia turistica, nel cuore del borgo fortifica-to di Giglio Castello.Difficile riassumere in poco spazio i progetti nati gra-zie al suo impulso, rivolti al campo ambientale che cul-turale. In un’intervista rilasciata a Donatella Bianchiper Linea Blu nel 2014, Marina sottolineava l’impor-tanza della cultura per il rilancio del borgo medievaledi Giglio Castello. Spunto dell’intervista era stata la raccolta firme dalei lanciata per intitolare tre strade a personaggi il-lustri dell’isola: un musicista, un navigatore filantro-po e Monsignor Miliani, che portò sull’isola un bellis-simo Cristo eburneo. Il suo restauro, promosso dallaSezione Elba-Giglio nel 2009 con la collaborazione diMariarita Signorini, allora Consigliere nazionale e og-gi nostra Presidente regionale, ha reso la statua l’ele-mento di spicco di una preziosa mostra di avori ba-rocchi al Museo degli Argenti di Firenze, “Diafane

Passioni, avori barocchi dalle corti europee”. Non sen-za orgoglio vorremmo sottolineare che si tratta dellaprima proposta in tal senso di Italia Nostra Toscana,eseguita ad un anno esatto dall’annuncio del pro-getto nell’ambito della campagna nazionale Paesag-gi Sensibili 2008. Interpellato dalla nostra associa-zione tramite la restauratrice del Cristo, Bettina Schin-dler, il curatore della mostra Eike D. Schmidt (dal 2015direttore della Galleria degli Uffizi) ha attribuito il Cri-sto, inizialmente ritenuto del Giambologna, a Giovan-ni Battista Bissoni, maestro avorista genovese. Questo restauro, unitamente a quello di due dipin-ti, un’Annunciazione e una Deposizione, eseguitodalla stessa Mariarita Signorini, dopo il complessoiter autorizzativo con il Vescovo della Diocesi di So-vana, Pitigliano e Orbetello Monsignor Mario Meinie la Soprintendenza di Siena e Grosseto, nelle per-sone del Soprintendente Gabriele Borghini e dellaresponsabile di zona dott.ssa Narcisa Fargnoli, inau-gurati dal Presidente Onorario Nicola Caracciolo, so-no stati resi possibili da una raccolta di fondi di 4.000euro che Marina ha raccolto con il suo lavoro, gra-zie al contributo dei singoli soci, simpatizzanti e iso-lani dell’arcipelago, cifra necessaria per coprire lespese dei materiali necessari ai restauri, la perma-nenza degli operatori sull’isola e di un cantiere inloco. (vedi: http: //www.italianostrarcipelagotosca-no.it/cristo-eburneo/) ❑

d o s s i e rIsola del Giglio.Foto Italia NostraArcipelago Toscano

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Un altro progetto proposto da Marina Aldi,inaugurato il 7 giugno 2015, è la creazionedi un “Itinerario archeologico preistorico”, uni-

co nel suo genere all’Isola del Giglio, condotto in col-laborazione con l’allora Soprintendenza Archeolo-gia per la Toscana e il Parco Nazionale dell’Arcipe-lago Toscano. Un finanziamento accordato dal Par-co, insieme al lavoro generoso dei volontari dellaPro Loco e dei soci della nostra Associazione, hacontribuito al suo successo. Il Parco, unico ente, fi-nora, a considerare le varie isole un insieme, gra-zie a queste sue iniziative è riuscito in un intentoche va oltre il singolo progetto, aprendo ogni isolaalla condivisione del patrimonio naturale e cultura-le comune di un intero arcipelago. Qui dove sonopresenti realtà simili, indissolubilmente unite che,contribuiscono a promuovere il lento ma irreversi-bile superamento del turismo orientato al binomio,ormai datato, “sole-mare”, e che coniuga invecel’aspetto naturale con quello culturale, in modo ar-monioso ed esteso su tutto l’arco delle stagioni.Un’impegnativa operazione di pulizia ha riportatoalla luce e alla fruizione del pubblico il sito prei-storico della “Cote Ciombella”. L’Isola del Giglio ècomposta al 90% da roccia granitica, e la parola“Cote”, sull’isola, significa grande masso di grani-to: la “Cote Ciombella“ è un grande masso, situa-to a venti minuti di strada da Giglio Castello, in lo-calità “Le Porte”, proprio accanto alla ex-DiscaricaComunale ancora attiva per raccolta differenziatae ingombranti.

Negli anni ‘60 del secolo scorso, in questo luogomeraviglioso che guarda a est, da cui si domina unpanorama mozzafiato sulla vicina Isola di Giannu-tri e la terraferma, venne creata la discarica rifiutidell’isola. Sepolto sotto tale discarica si trovava il sito prei-storico della “Cote Ciombella”. Ripulendo l’area darovi, rifiuti e inerti, è stato possibile accedere al“cuore” di questo sito sconosciuto o dimenticato daipiù, precluso all’accesso pubblico da decenni. Lazona si è così rivelata in tutta la sua bellezza e par-ticolarità, rispetto ad altri siti preistorici presentisull’isola. Da questo cuore preistorico si snoda il resto dell’iti-nerario, dall’omonimo nome, che arriva fino al dol-men situato sul sentiero che porta alla spiaggia del-le Cannelle: si tratta di una struttura in granito com-posta da un grosso lastrone, sorretto da 4 piedritti econ un menhir accanto, rotto in due parti perfetta-mente combacianti. A testimoniare l’importanza scientifica del progetto,l’8 dicembre 2015 il Soprintendente prof. Andrea Pes-sina e l’Ispettrice di zona dott.ssa Paola Rendini del-la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesag-gio per le province di Siena Grosseto e Arezzo, inseguito a un sopralluogo, hanno confermato l’inte-resse a condurvi uno scavo archeologico, in un con-testo tutto da scoprire. (vedi: http: //www.italiano-strarcipelagotoscano.it/lettera-della-soprintendente-per-larcheologia-dr-ssa-paola-rendini-per-liinau-gurazione-di-la-cote-ciombella-al-giglio/).

La “Cote Ciombella” primo itinerario Preistoricodell’Isola del Giglio

SEZIONE ARCIPELAGO TOSCANO

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Per il momento, in base ai reperti di superficie ri-trovati negli anni ’70 del secolo scorso (R.C. Bron-son, G. Uggeri, Isola del Giglio, Isola di Giannutri,Monte Argentario, Laguna di Orbetello, in Studi Etru-schi, vol. XXXVIII, 1970, pp. 201-214. A pag. 203 perle segg. località: 11. Le Porte. Valico tra la Paganae la Chiusa, quota 392. Impasto arancio granulosocon inclusioni di quarzo, a lustro rosso all’esterno;impasto con inclusioni micacee) e a quelli ritrovatisempre in superficie dalla stessa Marina Aldi nelcorso degli anni sia nel sito, sia sull’itinerario, e con-segnati alla Soprintendenza Archeologia della To-scana, il periodo storico preistorico più tardo che ne

emerge per il momento è il Neolitico; quindi sarà in-teressante vedere cosa scoprirà la Soprintendenzaappena partiranno gli scavi.In seguito a questo coraggioso progetto la “CoteCiombella” è tornata a nuova vita, ricevendo l’at-tenzione che si meritava da decenni, commentatae ripresa ripetutamente dalla stampa nazionale,tra cui i servizi di RAI1 con la trasmissione LineaBlu il lunedì di Pasqua, del TG2 e TG3, e quella stra-niera.(info su: http: //www.italianostrarcipelagotoscano.it/pri-mo-itinerario-archeologico-preistorico-allisola-del-gi-glio-la-cote-ciombella/) ❑

Attualmente conduco visite guidate di quattro ore per far vedere, raccontare e far provare l’esperienza diun itinerario unico, dove il mistero della storia della nostra civiltà trova tutti i tasselli per lasciare a boccaaperta i visitatori curiosi e con la voglia di conoscere; tutto quello che va oltre ciò che si deve per forza ve-dere e toccare! Quindi un viaggio e un’escursione combinando discipline diverse che si intrecciano tra di lo-ro e che trasportano il visitatore a farsi domande e a chiedersi: ma come è possibile? Sovrana su tutto l’itinerario è proprio Madre Natura, generosa più che mai su quest’isola, dove, però, la ma-no dell’uomo negli ultimi decenni, proprio alla “Cote Ciombella” ha infierito in modo ignobile, relegandola pri-ma a discarica comunale e poi minacciandola con un assurdo progetto di mega pala eolica, inutile e deva-stante per la bellezza e l’importanza paesaggistica e naturalistica della zona. Ma, evidentemente, una mis-sione a cui ho dedicato anni era proprio salvare la “Cote Ciombella” dalle “Barbarie Umane”... Ecco perchémi sono battuta con successo nel 2005, aiutata dal Partito dei Verdi Toscano, contro il progetto dell’assurdapala eolica per uscirne vittoriosa, sebbene a caro prezzo. E poi l’ho riscattata dieci anni dopo con un ripri-stino e una riqualificazione ambientale, storica e archeologica, ripulendola dai rovi, calcinacci, rifiuti e in-gombranti vari, con un progetto di volontariato, a cui ho partecipato manualmente in prima persona. Grazie al mio intervento, alla nostra Sezione, al Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e alla Soprin-tendenza Archeologia della Toscana, è nato così il Primo Itinerario Preistorico Megalitico dell’Isola del Gi-glio, con tutte le sorprese che già sta regalando e che regalerà mano a mano che studiosi e ricercatori dibuona volontà, non solo accademici, avranno voglia di farsi domande sulle origini della nostra civiltà eandranno a cercare le relative risposte!

Marina Aldi

L’accorato messaggio di Marina Aldi sul recupero della Cote Ciombella

Isola del Giglio: primoitinerario Preistorico.Foto Italia NostraArcipelago Toscano

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Sul promontorio che domina il porto dell’isola diCapraia è posizionato il complesso della chie-sa di S. Antonio e del convento di S. Francesco

costruiti nella seconda metà del XVII secolo dai Ca-praiesi per ospitare i frati francescani dell’ordine deiminori osservanti.Insieme al Forte, alla Chiesa del Porto e alle Torri del

Porto, dello Zenobito e delle Barbici, il complesso, nelcorso dei secoli, ha avuto la capacità di rappresen-tare l’identità e la continuità, anche se per fasi alter-ne, degli abitanti di Capraia.Nel 1855 l’ordine dei minori osservanti viene sop-presso e il convento passa al Demanio dello Statomentre la chiesa, sconsacrata, rimane di proprietàdel Comune. Nel 1873 il convento viene ceduto al-l’istituenda Colonia Penale che lo utilizza fino al 1986.Poi tutto il complesso rimane in uno stato di com-pleto abbandono, a parte il rifacimento del tetto delconvento realizzato con l’utilizzo di fondi Pronac del-la Regione.Il complesso presenta gli interessanti caratteri archi-tettonici propri di un tipico impianto conventuale sei-centesco appartenente ad un’architettura minore, manon per questo meno interessante. La chiesa ad uni-ca navata con sei cappelle rappresenta l’impianto ori-ginario seicentesco. Nessun intervento successivo si-gnificativo ha modificato lo spirito di semplicità e di so-lidità, che si percepisce entrando nella chiesa e checoerentemente è il segno della presenza di una co-munità di francescani. Soprattutto la facciata coevapresenta, nel linguaggio delle sue forme seicentesche,un prospetto molto equilibrato, scevro da sottolinea-ture od enfasi barocche. L’alternarsi delle campituredefinite dalle lesene verticali, dalle bordature oriz-zontali e dai vuoti delle finestre, sottolineate dai cro-matismi, che ancora oggi si possono intravedere, con-feriscono alla facciata un aspetto di grande armonia.

Nel 2013 un piccolo gruppo di frequentatori abitualidell’isola decide di costituire un’associazione de-nominata Amici della Chiesa di S. Antonio in Ca-praia, con l’obiettivo primario del restauro della fac-ciata della chiesa omonima, in uno stato di degra-do tale da farne temere un collasso a breve.Nell’estate dello stesso anno, con il supporto dell’as-sociazione e del Comune, la chiesa ospita un Musi-ca festival, organizzato dall’Ars Musica Capraia, de-stinato a diventare uno degli eventi più importantidella stagione estiva dell’isola. Il sodalizio, nato con circa 80 soci, ne riunisce ora cir-ca 150, tra i quali la Sezione Arcipelago Toscano diItalia Nostra Onlus.L’architetto Franco Maffeis, socio fondatore del-l’associazione, predispone con il supporto di un

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Isole minori: Capraia La chiesa di S. Antonio, un percorso virtuoso

ROBERTO MORESCOSocio Italia Nostra

Arcipelago Toscano

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gruppo di professionisti e con un forte approccio in-terdisciplinare, un progetto generale di restauro evalorizzazione del complesso chiesa-convento, fi-nalizzato, tramite l’attivazione di un processo vir-tuoso di riqualificazione della sua porzione storica,alla creazione di un polo di funzioni pubbliche eculturali.Nel 2014 il progetto viene sottoposto all’Ammini-strazione Comunale, che lo approva. Esso prevedel’utilizzo della chiesa come sala per convegni, mo-stre e concerti e del convento come sede di un co-stituendo museo storico-naturalistico, nonché delComune, che potrebbe assicurare una presenzaquotidiana di personale.Viene chiesta, quindi, l’autorizzazione paesaggisticaalla Soprintendenza di Pisa, che la concede nel di-cembre del 2014. Nel gennaio del 2015 l’Associazio-ne stipula con il Comune una convenzione che le con-cede la realizzazione del restauro.Inizia la fase più complessa: il reperimento dei fondinecessari, per una somma di 70.000 euro. Si partecon delle piccole donazioni da parte dei soci, poi in-terviene con un primo finanziamento la FondazioneLivorno e successivamente arrivano contributi dallaCamera di Commercio e Industria di Livorno, dalla Re-gione con Fondi Europei, dal Comune e da diversisponsor.Nel novembre 2015 prendono il via i restauri, che ri-velano uno stato di degrado della parte architettoni-ca più grave di quanto ipotizzato. Di contro sono sta-te rinvenute ampie zone di coloritura originale sottodiversi strati più recenti.I lavori sono terminati nella primavera del 2016 e il6 agosto si è potuto inaugurare il restauro con unalarga partecipazione di abitanti e turisti, e con una

notevole risonanza mediatica a livello nazionale eregionale.Visto il successo di questa prima fase dei lavori e conla speranza di potere far proseguire un progetto co-sì impegnativo, l’Associazione ha proposto al Comu-ne di proseguire il risanamento dell’interno della chie-sa con progetti mirati. I primi due progetti in fase dielaborazione sono: il restauro dell’altare maggiore el’interno della facciata. È già in atto una campagnadi raccolta fondi alla quale hanno dato o promesso illoro sostegno gli Enti precedentemente indicati. Spe-riamo che in un prossimo futuro anche l’Ente Parcodell’Arcipelago si possa unire ai sostenitori della no-stra iniziativa.Gli interventi di restauro della chiesa sono elenca-ti tra quelli promossi dal MiBACT con l’iniziativa ArtBonus. »❑

Si è costituita a Capraia l’associazione “Amici diS. Antonio” finalizzata al restauro della chiesaomonima (vedi articolo a pagina precedente).

La Sezione di Italia Nostra Arcipelago Toscano, invi-tata ad aderire al progetto, la presenta all’attenzio-ne dell’Associazione Nazionale, augurandosi di atti-vare una grande gara di solidarietà tra i soci.Si segnala la partecipazione del socio fondatore arch.Franco Maffeis alla trasmissione “Siamo noi. Tesoriartistici, tra eccellenze e abbandono”, del novembredel 2016, nel corso dell’intervista a Emanuele Monti-ni, Segretario Generale di Italia Nostra Onlus. (vedi: https: //www.youtube.com/watch? v=okm0iKij-KyM&feature=youtu.be&list=LLFtPlWxYeAo1xYcTrB-qfdw).Come tutti gli anni, si svolge nel primo week-end delmese di maggio, nelle acque dell’isola, la regata “Mi-ni-Giraglia”. Il cinquantesimo della fondazione della LNI

e la disponibilità dell’Amministrazione comunale han-no fatto maturare nel Comitato organizzatore la con-vinzione di associare la competizione, che sarà dedi-cata agli interventi di restauro e valorizzazione dellachiesa, ad un evento capace di radicarla ancora piùsaldamente nella realtà storica e culturale locale.La manifestazione, presentata alle autorità e ai cir-coli nautici della Toscana l’8 aprile 2017, a Livorno,presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare “Ammi-raglio Mibelli”.Sarà accompagnata da un corollario di iniziative este-se anche alla chiesa di S. Antonio, di cui è stata re-staurata la facciata, inaugurata il 6 agosto 2016.L’Associazione “Amici di S. Antonio” si è iscritta al pro-gramma “Art Bonus” del Ministero dei Beni Culturali edel Turismo, che consente ai mecenati (persone fisi-che e imprese) di ottenere un credito d’imposta nella

Isola di Capraia - Art BonusSEZIONE ARCIPELAGOTOSCANO

Isola di Capraia: altare eorgano della chiesa di S.Antonio, stato attuale.Nella paginaprecedente,la facciata della chiesadi S. Antonio prima edopo i lavori di restauro.Foto Italia Nostra Arcipelago Toscano

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Italia Nostra nel maggio 2016 aveva scritto al sinda-co di Capraia, sig. Gaetano Guarente. Ci era stato se-gnalato da residenti capraiesi e turisti un grave fat-

to. Allo sbancamento compiuto nella parete rocciosa, aridosso del molo di attracco dell’isola, per un nuovo svi-luppo edilizio (vedi La Repubblica Firenze del 28.02.16;La Nazione Livorno del 25.02.16, e le lettere di Legam-biente e di GreenReport degli stessi giorni) si era pur-troppo aggiunto un altro scempio, forse peggiore: il dan-no definitivo dello scoglio “Il Frate”, una splendida scul-tura naturale a dimensione di uomo che da sempre de-corava la costa dell’isola subito a nord del porto. Comedice il suo nome, lo scoglio imitava a perfezione la sa-goma di un frate con il cappuccio calato sul capo e ilsacco della cerca sulle spalle e, perciò, era una dellebellezze isolane più fotografate in passato, non a casorappresentata in numerose delle antiche cartoline po-stali che si potevano acquistare sull’isola. Per di più, eraall’origine di un toponimo che, sin dall’Ottocento, com-pariva sulle carte geografiche dell’isola e sulle rico-struzioni della sua area di attracco ad uso dei naviganti.Per incuria delle diverse autorità dell’isola, il Frateera già stato danneggiato e nascosto alla vista die-tro il nuovo molo di attracco per le navi, ma si erasalvato. Successivamente è stato abbattuto, rotto inpiù pezzi a seguito del movimento di mezzi meccani-ci impiegati per trasferire sulla prospiciente spiag-getta il pietrame di risulta del vicino sbancamento del-la parete rocciosa a ridosso del molo.

In seguito alla nostra lettera e alla successiva conver-sazione della nostra Presidente di Sezione Cecilia Pa-cini con il Sindaco Guarente, alla presenza del prof.Beppe Tanelli, primo presidente del Parco Nazionaledell’Arcipelago Toscano e nostro socio, era stato assi-curato un immediato intervento per la tutela e ripara-zione del “Frate”. La presidente di Italia Nostra Tosca-na, la restauratrice Mariarita Signorini, aveva offertopiena disponibilità a una collaborazione per verificarela possibilità di agire con resine a due componenti erinsaldare ciò che era stato rotto. Avevamo sottolinea-to che, al giorno d’oggi, nel restauro si può fare quasitutto! A oggi, non solo non abbiamo avuto nessun ri-scontro, ma abbiamo tristemente potuto constatare cheil Frate, alla fine, è stato “rincollato” con un rozzo la-voro in cemento, deturpato con graffiti e lasciato nellanuova zona nata dietro l’area di attracco del traghet-to, accanto a un possente muro portuale: si tratta del-l’infelice ripascimento della “spiaggetta del Frate” die-tro il porto, diventata oggi una nuova area creata conmateriale di risulta dallo sbancamento roccioso e dal-la riqualificazione edilizia della zona portuale. Sembra quindi scomparsa definitivamente una delle piùbelle e più note ricchezze naturali e paesaggistiche diCapraia, senza che autorità locali e regionali abbianomosso un dito e senza che la Soprintendenza Archeo-logia Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Li-vorno abbia fatto sentire la sua voce. Un ennesimo de-litto contro il patrimonio del nostro Paese. »❑

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È colpa dei lavori diripascimento della spiaggia?Italia Nostra Arcipelago Toscano raccoglie l’appellodei cittadini e scrive al sindaco di Capraia

MARINA ALDI Italia Nostra

Arcipelago Toscano

misura del 65% delle erogazioni liberali effettuate. Aquesto proposito, è possibile trovare maggiori infor-mazioni direttamente sul sito http: //artbonus.gov.it/116-17-chiesa-di-s.-antonio-in-capraia-isola.html Informazioni su come trovarci e contribuire:

Denominazione Ente – Ufficio/Servizio: Amici dellaChiesa di S. Antonio in Capraia IsolaConto Corrente bancario n. 4388 – IBAN:IT68C0503413900000000004388Causale: “Art Bonus – Erogazione Liberale per NomeEnte, Nome Oggetto dell’erogazione liberale, Codicefiscale o P. Iva del mecenate”Oggetto dell’erogazione sarà ora il restauro dell’al-tar maggiore e della facciata laterale

Troverete sul sito indicato la situazione finanziaria ag-giornata, con le erogazioni ricevute e i fondi pubbliciassegnati. Si capisce facilmente che, nonostante ab-biamo riscosso un considerevole successo, abbiamoancora bisogno del sostegno finanziario di tutti. »❑

Isola di Capraia: chiesadi S. Antonio e conventodi S. Francesco negli anni

’20 del secolo scorso.Foto Italia Nostra

Arcipelago Toscano

Isola di Capraia: inevidenzia il maldestrorestauro effettuato allo

scoglio “Il Frate”.Foto Italia Nostra

Arcipelago Toscano

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CECILIA PACINI Presidente Italia NostraArcipelago ToscanoÈadesso il momento ideale per conoscere me-

glio l’isola di Pianosa e i suoi progetti: dopodecenni di ricerca della propria identità, l’iso-

la sta vivendo un momento di grande transizione eattenzione, grazie a sinergie decisive tra l’Ammini-strazione Carceraria, il Parco Nazionale dell’Arcipe-lago Toscano e il Comune di Campo nell’Elba, per unosviluppo in cui tutela ambientale, ricerca scientifica,turismo e riqualificazione del patrimonio immobiliarepossono coniugarsi con la riabilitazione dei detenutiin misure di detenzione alternativa.Siamo andati quindi a incontrare il nostro nuovo re-ferente per Pianosa, l’amico Claudio Cuboni, che havissuto per oltre 20 anni in questa isola nel rispet-to che le deve un ospite, un residente appartenen-

te alla Polizia Penitenziaria “capace di gestire conumanità e rigore un equilibrio sottilissimo”, come loha descritto il giornalista del Corriere della Sera Ser-gio Rizzo.Per presentare a tutti i nostri soci la sua attività, ab-biamo organizzato una giornata particolare sull’iso-la domenica 25 settembre scorso. Abbiamo fatto unapasseggiata ai siti archeologici accompagnati dallasocia, guida dell’Ente Parco, Alessandra Contiero, epartecipato a un semplice pranzo nell’orto dei dete-nuti, da loro cucinato, per degustarne i prodotti. Negli ultimi tempi a Pianosa si stanno realizzando pro-getti nuovi: gli scavi archeologici e paleontologici stan-no ridando luce a siti già scoperti nell’Ottocento manon del tutto indagati, come ad esempio la grotta di

Italia Nostra a Pianosa ‘A pranzo nell’orto’

Isola di Pianosa e il paesino. Foto Italia Nostra Arcipelago Toscano

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Cala di Biagio, o nuove scoperte sono state rese no-te dalla dott.ssa Lorella Alderighi, Soprintendenza Ar-cheologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Pi-sa e Livorno, nel corso della celebrazione per il ven-tennale del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano:

un’area di necropoli risalente con tutta probabilità alperiodo compreso tra l’epoca neolitica e l’età del ra-me (tra il 5500 e il 3000 a.C.). Inoltre, nel Presidio Agri-colo all’interno del cosiddetto ex “Pollaio” l’Ammini-strazione Penitenziaria, in collaborazione con il Par-co e il Comune di Campo dell’Elba, con il lavoro deidetenuti, ha realizzato un orto che unisce la coltiva-zione degli ortaggi con spazi curatissimi con pomo-dori e rose, zucchine e zinnie, fagiolini e girasoli.

La nostra Sezione di Italia Nostra segue già da qual-che anno con attenzione la nascita e valorizzazio-ne degli Orti del Carcere, attuati con cura e pro-gressivo successo, il disboscamento della macchiae la potatura dei numerosi olivi abbandonati per an-ni e adesso riportati alla vita. Il pranzo è stato un’oc-casione preziosa per condividere similitudini con leesperienze del nostro progetto nazionale chiamato“Orti Urbani”: anche per gli autori e manutentori de-gli orti di Pianosa un “orto” va inteso nel senso diparco “culturale”, teso a recuperare specie in via diestinzione, ma anche a coltivare prodotti di uso co-mune con metodologie scientifiche. Anche a Piano-sa l’attività nell’“orto” serve per la diffusione e l’at-tuazione di iniziative per la valorizzazione cultura-le del paesaggio. Insieme alla nostra Sezione, hanno partecipato socidelle Sezioni di Siena e di Prato, venuti per l’occa-sione, e dodici studenti di archeologia dell’Universi-tà di Siena, dislocati in quel momento all’isola d’Elbaper ricerche allo Scavo archeologico di San Giovan-ni, con cui la nostra Sezione collabora.Con contributi e donazioni spontanee tra i parteci-panti e grazie alla collaborazione con l’agronoma Giu-lia Spada sono nate le premesse per la creazione diun nuovo agrumeto, sempre all’interno dell’ex “Pol-laio”, che verrà prossimamente inaugurato. Siamo lie-ti di cogliere l’occasione per invitare all’inaugurazio-ne tutti quelli che, soci e simpatizzanti, desiderino co-me noi condividere la naturale vocazione dell’ex Iso-la del Diavolo a diventare sito per la coltivazione del-le varietà orticole, in un “Itinerario del gusto per ri-cordare i prodotti che negli ultimi venti secoli sonostati protagonisti dell’alimentazione delle Isole del-l’Arcipelago Toscano”. »❑

Negli ultimi tempi Italia Nostra Arcipelago Toscano si è fatta arteficedi nuovi progetti nell’Isola di Pianosa che stanno ridando luce a siti

già scoperti nell’Ottocento ma non del tutto indagati. Tra questi la grotta di Cala di Biagio, un’area di necropoli risalente

con tutta probabilità al periodo compreso tra l’epoca neolitica e l’età del rame (tra il 5500 e il 3000 a.C.). Inoltre, nel Presidio

Agricolo all’interno del cosiddetto ex “Pollaio” l’AmministrazionePenitenziaria, in collaborazione con il Parco e il Comune di Campodell’Elba, con il lavoro dei detenuti ha realizzato un orto che unisce

la coltivazione degli ortaggi con spazi curatissimi con pomodorie rose, zucchine e zinnie, fagiolini e girasoli, e ha eseguito la potaturadei numerosi olivi abbandonati per anni e adesso riportati alla vita.

Isaola di Pianosa,spiaggia pubblica delpaese, sullo sfondo si

intravede “il muro dellachiesa”, che finisce sullaVilla romana di Agrippa.

Foto Italia Nostra Arcipelago Toscano

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Il 27 marzo scorso, è iniziato alla Camera il dibat-tito sul disegno di legge 4144 che modifica la Leg-ge quadro sulle aree protette nazionali 394 del 1991.

Molti soci hanno chiesto chiarimenti sulle modificheapportate in Commissione Ambiente alla Camera ecosa stava facendo Italia Nostra per raddrizzare unprocesso legislativo che presenta passaggi fortementecritici per la tutela di quei territori compresi nei nostriparchi nazionali.Il testo approvato al Senato, già aveva dimostrato divoler trasformare quelle norme, che hanno “messoin sicurezza” il 10 % dell’eccellenza naturalistica, fau-nistica e paesaggistica italiana, in una legge che ilsito dell’Edilizia Edilportale ha definito, come primopunto, di “promozione di strategie di sviluppo so-cioeconomico funzionali alla conservazione delle ri-sorse naturali, di assetto del territorio, di preserva-zione dal consumo di suolo e di rinaturalizzazione dispazi, di valorizzazione del patrimonio naturalisticoe di sostegno al sistema economico, culturale e pae-

saggistico locale. Tra queste, a titolo esemplificati-vo,quelle delle energie rinnovabili compatibili, del-l’agricoltura, del turismo sostenibile e della mobilitàleggera e alternativa”.(vedi: http: //www.edilportale.com/news/2017/03/am-biente/aree-protette-la-riforma-punta-allo-sviluppo-economico_57328_52.html)

Già da queste poche righe emerge l’imbarazzo nel ri-scontrare che lo spirito generatrice della legge qua-dro sui parchi nazionali del 1991 è stato totalmentebeypassato da un approccio sviluppista teso a strin-gere un patto (chissà.forse elettorale) con gli ammi-nistratori locali. La missione-protezione Natura prioritaria nella leg-ge quadro dell’ultimo decennio del XX secolo passain secondo piano. La visione è un’altra come si evince dalle dichiara-zioni dell’On.le Borghi (relatore PD sul ddl 4144 di-scorso di presentazione dei lavori svolti dalla Com-

Quando neanche il parlamentocrede nei parchi nazionali italiani

EBE GIACOMETTI Presidente Consiglio regionaleLazio di Italia Nostra

Parco dello Stella diRivignano nella bassafriulana. Foto ItaliaNostra Udine

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missione Ambiente in Aula alla Camera): “vi sono sta-te altre situazioni in cui l’elemento dell’area protettae lo strumento dell’ente parco è stato correttamenteinterpretato, a livello territoriale insieme con il livellonazionale, come un elemento per il quale anticipareun percorso, che oggi noi riteniamo di dover intro-durre in termini di principio, in termini di sostanza,all’interno di questo strumento legislativo, cioè il fat-to che oggi si possa consentire di immaginare che ilpercorso legato allo sviluppo sostenibile, alla greeneconomy, alla tutela e alla valorizzazione del patri-monio ambientale sia un percorso attraverso il qua-le l’Italia si dà il proprio modello di sviluppo e si dàuna nuova modalità con la quale è in grado di reg-gere la sfida della competizione dei mercati globali eattraverso il quale le proprie aziende possono inno-vare, accedendo a questo tipo di percorso, che pe-raltro è un percorso a forte valorizzazione di valoreaggiunto dal punto di vista produttivo, oltre che a ri-scoprire una identità profonda del nostro Paese, cherimanda anche alla ricostruzione di un percorso dieconomia, che è in atto nel nostro Paese, che noi cre-diamo, attraverso adeguate modalità che pensiamodi aver introdotto all’interno di questo strumento, pos-sano essere sostenute” (Resoconto Stenografico se-

duta lunedì 27 marzo 2017, AC 4144-A, Borghi Enri-co Relatore). Credo che bastino queste frasi per in-quadrare lo spirito di questi giorni.

Saremmo ingiusti se non riconoscessimo che, rispet-to al testo del Senato, alcuni emendamenti introdottialla Camera dalla Commissione presieduta da Rea-lacci hanno migliorato alcune linee di principio: è sta-to introdotta la norma che chiede attenzione alla pa-rità di genere nelle nomine degli Enti parco (si pensiche ad oggi su 23 parchi nazionali sono solo 3 i di-rettori-donna e 14 su 230 i componenti dei consigli di-rettivi in quota rosa). Positivo è il recepimento di rein-trodurre il Piano nazionale triennale che ripristina laconcertazione Regioni-Governo e gli attribuisce unadotazione di 10 milioni di euro per l’anno dal 2018/2020(ciò potrebbe servire a ridisegnare strategie di siste-ma delle aree protette nazionali e attribuire il 50%delle risorse disponibili anche ai parchi regionali ealle aree marine protette con un cofinanziamento daparte delle Regioni). Finalmente si prevede che ognitre anni venga fatta una “Conferenza Nazionale suiparchi” e si vieta di fatto l’introduzione e allevamen-to dei cinghiali nelle aree protette. I Piani dei parchiNazionali verranno sottoposti alla Valutazione Am-

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bientale Strategica prevedendo il controllo anche deiMinisteri dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Viene in-trodotto il divieto di trivellazioni nei parchi e nelle areecontigue.

Tutto ciò appare cosa da poco se paragonato con lecriticità evidenti alle quali non si è voluto mettere ma-no. In primis appare quasi imbarazzante l’art 4 chedisegna il “chi fa cosa” negli enti parco. A fronte del-la figura di un Presidente che dovrebbe, per le suefunzioni di front-man istituzionale, promuovere conle proprie competenze e anche con il proprio presti-gio culturale l’immagine del parco nazionale a livel-lo nazionale e internazionale, la legge non marca mi-nimamente il carattere distintivo di questa figura perla quale non è richiesto neanche un titolo-base sul-le materie di cui andrà a occuparsi come il diplomadi laurea specialistica. Per questa figura si aggira an-che la legge 95/2012 che impedisce di attribuire in-carichi dirigenziali a persone in quiescenza. Il Diret-tore, braccio operativo nella definizione delle strate-gie amministrative e di gestione dell’area protetta, maanche di indirizzo nella programmazione delle attivi-tà di tutela e conservazione della fauna e del conte-sto naturale-paesaggistico, viene strettamente lega-

to per la nomina alla discrezionalità e sensibilità delPresidente mentre la selezione è affidata a un ban-do (scritto dall’Ente Parco) la cui “commissione diesperti” è composta da due membri anch’essi se-gnalati dall’ente parco e un terzo (il Presidente del-la Commissione d’esame) nominato dal Ministero del-l’Ambiente. Ciliegina sulla torta: il titolo di studio peril quale è richiesta una generica laurea senza nes-suna specifica competenza in materie collegate allaconservazione della fauna o della biodiversità. In dueparole, anche un dentista potrebbe andare a dirige-re il Gran Paradiso o il Pollino. Infine, il Consiglio Di-rettivo (portato positivamente a 8 membri per tutti iparchi) con la confermata introduzione della catego-ria economica degli agricoltori o dei pescatori po-trebbe sbilanciare totalmente le linee d’indirizzo stra-tegico dei parchi verso interessi localistici.

Il tema del “governo” degli enti parco che sicuramenteappare poco appassionante a molti di noi, purtroppoè invece centrale per tutte le successive criticità cheil disegno di legge propone. Sbilanciare il ConsiglioDirettivo verso le posizioni dei Comuni rappresentantila Comunità del Parco può infatti contenere diverseinsidie.

Calanchi della RiservaNaturale orientataMonte Capodarso e Valle dell’Imera. Foto Italia NostraCaltanissetta

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A titolo di esempio indicativa è la confusione con laquale sono trattati gli articoli relativi ai nullaosta eagli iter autorizzativi descritti per interventi di naturaedilizia propongo infatti semplificazioni che in alcunicasi eliminano dalla valutazione delle opere il ruolodelle Soprintendenze di Stato e passano la mano di-rettamente ai Comuni (art 6, 22,24). Questi passaggi sono stimati con grande prudenzasia nel dossier elaborato dall’Ufficio Studi legislativodella Camera (dossier n.518/1 Elementi per l’esamein Assemblea 27 marzo 2017 Modifiche alla legge 6dicembre 1991, n.396, e ulteriori disposizioni in ma-teria di aree protette) sia nel parere prodotto dalla

VII Commissione Permanente (Cultura,Scienza,Istru-zione) dove è richiesto esplicitamente per l’art 24introdurre l’emendamento “Se il Soprintendente ve-rifica difformità rispetto queste ultime, richiede al-l’ente parco il riesame del progetto, anche in ap-plicazione dell’articolo 21-nonies della legge 7 ago-sto 1990, n. 241”. Ma, al momento non si sono avu-ti segnali di attenzione né dal relatore, né dal Pre-sidente Realacci, differentemente dallo stato d’al-larme da parte della Vice Presidente della Com-missione On.le Serena Pellegrino e da altri membridelle opposizioni (M5S e Mpd) con i quali è in corsoil confronto.

Aver sbilanciato la governance dei parchi verso in-teressi economici specifici indebolisce, infatti, in ma-niera sostanziale la tutela degli interessi generali del-lo Stato, quei Beni Comuni, di cui di fatto i Parchi Na-zionali italiani sono espressione. È un errore che spe-riamo che venga riparato in Aula ma che, se sotto-valutato, rischia di mettere la parola fine ai 16 annidi storia delle aree protette italiane. »❑

Per Italia Nostra questa riforma passerà alla storia per la più grande e gravespeculazione mai fatta sui parchi e le areeverdi italiani. La Commissione ambiente della Camera non ha recepito le sostanziali e fondamentali modifiche ripetutamentechieste dalle Associazioni nazionalidimostrando di non voler mettere mano a punti fondamentali della riforma, prima fratutti la Governance di queste aree. Il Presidente resta di nomina politica e per la sua designatura non è richiestanessuna competenza specifica ericonosciuta in materia ambientale eculturale come anche il Direttore, figuratecnica fondamentale nella gestione deiparchi per il quale non viene richiestanessuna competenza e nessun requisitod’alto profilo professionale in materia siaamministrativa che di conoscenza dei temi di conservazione naturalistica (biodiversità, ambiente, paesaggio).

Parco dell’Adamello:cascate Varone.

Foto Italia NostraValle Camonica

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Una norma inaccettabile, una vergogna per lacultura e per le istituzioni italiane. Il Parla-mento, con l’approvazione dell’art.68 conte-

nuto nella legge annuale per il mercato e la concor-renza, autorizza la svendita del patrimonio artisticodella Nazione semplificando la circolazione interna-zionale dei beni culturali inserendola assurdamenteall’interno di un provvedimento pensato per taxi, Ubere altri settori commerciali. L’approvazione di questalegge trasforma dunque in merce i beni culturali ita-liani. Proprio il nostro Parlamento, nelle segrete stan-ze della Commissione Industria, ha portato avanti unanorma, fortemente voluta dalle lobby del mercato del-l’arte, che definisce il valore di un bene culturale inbase al “presunto” valore commerciale dichiarato –l’assurdo nell’assurdo – dallo stesso proprietario. Conquesta norma, basterà un’autodichiarazione del pro-prietario che l’opera non supera il valore di 13.500euro (calcolati su opinabili prezzi d’asta) per poterdefinitivamente esportare all’estero, senza nessunavalutazione da parte della Soprintendenza, qualun-que bene artistico. Non solo: la norma estende da 50a 70 anni il periodo di vita dell’opera ritenuto neces-sario per l’assoggettamento per l’autorizzazione al-l’esportazione da parte della Soprintendenza. Tuttociò con il tacito assenso del MiBact, che accetta si-lenziosamente che il Parlamento liberalizzi comun-que la svendita all’estero del patrimonio artistico ita-liano prodotto da meno di settanta anni. Un dannoinestimabile per il nostro Patrimonio artistico e cultu-rale che non ha eguali in tutto il mondo.

Con l’approvazione di questa norma l’Italia rischia diperdere metà del patrimonio del nostro Novecento:diventano immediatamente esportabili all’estero ope-re come quelle di Boccioni, Carrà, Sironi, senza limi-te di prezzo, Non solo: senza il controllo dell’Ufficioesportazioni del Ministero dei Beni culturali rischia disparire gran parte del patrimonio culturale diffuso delnostro Paese. Pensiamo agli arredi delle chiese, aidisegni, agli argenti antichi, ai mobili antichi di pre-gio. La norma è inaccettabile per un principio di cul-tura, che il nostro Paese difese fin dalla sua Costitu-zione (art. 9, Comma II°) e dalla creazione del mer-

cato unico europeo. Dal Trattato di Roma in poi lanormativa europea ha riconosciuto che i beni cultu-rali non sono equiparabili a merci e ogni grande Pae-se europeo, come la Francia o l’Inghilterra, proibiscela spoliazione incontrollata del proprio patrimonio cul-turale a prescindere da soglie di valore economico.Inascoltati gli appelli che Italia Nostra ha inviato allemassime cariche – Presidenza del Consiglio, Senato,Camera dei Deputati, Ministero dei Beni Culturali, Com-missione Cultura, Scienza e Istruzione della Cameradei Deputati –. Con l’approvazione di questo emendamento si sov-verte la natura storico-artistica e identitaria del be-

Il governo autorizza lacircolazione internazionale dei beni culturali Italia Nostra: norma sconcertante, daremo battaglia

MARIA GRAZIA VERNUCCIO

Michelangelo Pistoletto:I “Girasoli”. Foto di G. Pellion di Persano’

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ne culturale trasformandolo in merce classificata se-condo un parametro meramente valoriale. La lobbyche ha preteso la liberalizzazione della svendita al-l’estero di nostri beni culturali, indipendentementedal pregio intrinseco o di appartenenza di essi a uncontesto storico, è riuscita ad imporre la sua volon-tà ai Senatori contestando i tempi di attesa eccessivie le procedure inefficienti degli Uffici di esportazione(soprattutto presso alcune Soprintendenze), i quali,ad evidenza, mancano di personale e mezzi adeguati.Lo ha fatto ottenendo di modificare quasi di nascostola nostra legge di tutela con un provvedimento nor-mativo che riguarda altre materie.

La strada da percorrere, per Italia Nostra è decisa-mente un’altra. Occorre potenziare le Soprintenden-ze e l’Ufficio esportazione delle opere d’arte, au-mentando così la loro efficienza e diminuendo i tem-pi autorizzativi.

Italia Nostra esprime profonda preoccupazione pergli effetti che la norma produrrà sulla tutela del pa-trimonio mobile artistico e storico della Nazione. Lasua introduzione nel nostro ordinamento colpisce lapiù antica e solida forma di tutela, determina l’impo-verimento culturale dei nostri territori, delle comuni-tà che lo abitano e della loro memoria, crea dunqueun danno irreversibile alla trama storico-culturaledell’identità italiana e soprattutto al patrimonio d’ar-te diffuso, diminuendone oltre tutto l’attrattività, connegative conseguenze anche per il turismo, l’econo-mia derivata e l’occupazione.

L’allungamento da 50 a 70 anni del periodo di vitadell’opera ritenuto necessario per il suo assoggetta-mento all’autorizzazione all’esportazione da partedella Soprintendenza è contrario all’interesse di pro-teggere il patrimonio artistico del Novecento in Italia,spesso all’origine dei più recenti e noti movimenti ar-tistici contemporanei. L’introduzione della soglia di valore del prezzo delbene culturale, avvantaggia il mercato internaziona-le ai danni di un Paese, l’Italia, che in ragione del suocospicuo ed eccezionale patrimonio culturale si qua-lificherebbe come Paese “esportatore”, nel senso cioèdi territorio destinato alla perdita definitiva di un pa-trimonio irriproducibile. Peraltro, la fissazione di unasoglia di valore non è imposta dall’Unione Europea,in quanto i Paesi membri sono liberi di normare inmateria. Simili innovazioni costituiscono dunque una gravis-sima deroga al regime di salvaguardia previsto dalCodice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che oggisanziona penalmente il mancato rispetto del regimeautorizzatorio da esso previsto. Un così grave affievolimento di fondamentali normedi tutela costituisce ad evidenza violazione del se-condo comma dell’art. 9 della Costituzione. Oltre tut-to la specificità di contenuto dell’intervento normati-vo proposto e del suo ambito di applicazione, costi-tuzionalmente garantito, non consente di dare ad es-so collocazione in un contesto normativo di naturacompletamente diversa e di finalità produttiva, esclu-dendo la Commissione Cultura, di riferimento sullamateria, dall’esame del dettato. ❑

Michelangelo Pistoletto:I “Girasoli”, particolare.

Foto di G. Pellion di Persano’

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Il 14 maggio prossimo Italia Nostra lancerà la prima“Giornata nazionale dei Beni Comuni”, dove per be-ni comuni si intende il patrimonio “condiviso della

Nazione”. L’impegno di Italia Nostra nella tutela del pa-trimonio culturale, storico, paesaggistico e naturale delnostro Paese, continua dunque, dopo oltre 60 anni, edeve essere costantemente messo in atto a causa delgrave stato di abbandono, incuria e pericolo in cui nu-merosissimi Beni Culturali versano ancora oggi. Dopo il successo della Lista Rossa, che continua araccogliere le segnalazioni provenienti da tutta Ita-lia, tutte le sezioni di Italia Nostra sono chiamate aindividuare un bene comune pubblico in degrado e/oin pericolo nel loro territorio, che sia un bene cultu-rale, un paesaggio, un monumento. Questi “beni” saranno al centro di iniziative di valoriz-zazione attraverso diverse attività di tutela, pulizia, in-formazione e recupero, con il coinvolgimento della po-polazione locale, la sensibilizzazione dell’opinione pub-blica e degli organi di informazione sul ruolo strategi-co che i beni culturali ricoprono per la crescita socia-le, culturale ed economica del nostro Paese.Il tragico terremoto del Centro Italia, oltre alle vittimeche ha causato, ha colpito duramente anche monu-menti di grande valore storico e identitario. Una per-dita gravissima per il patrimonio nazionale e un do-

lore immenso per il valore affettivo e il legame dellepopolazioni a questi beni che, forse, solo in questi ca-si, emerge in modo tanto evidente. La giornata, da ripetersi ogni anno nel mese di mag-gio, sarà al centro di una campagna di comunica-zione che toccherà tutti i livelli di informazione – lo-cale, nazionale e internazionale – con l’obiettivo diraggiungere grande visibilità sia sui media che per ilcoinvolgimento della popolazione e la sua adesione,attraverso l’iscrizione alle sezioni, a Italia Nostra e lesottoscrizioni del 5x1000. ❑

Italia Nostra promuove la prima giornata nazionale dei Beni Comuni

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La Sezione di Gorizia di Italia Nostra ha avviato,in collaborazione all’Unione Italiana Ciechi, ilprogetto “Gorizia conTatto” per la realizzazio-

ne di un sistema integrato di accessibilità al patri-monio storico e culturale della città per non vedentie ipovedenti. L’itinerario comprende il Castello, il Mu-seo della Grande Guerra e il Museo della Moda, la Si-nagoga, la chiesa di Sant’Ignazio, il Palazzo Attemse il Palazzo Coronini Cronberg. Il progetto si avvaledel sostegno finanziario della Fondazione Carigo edel Comune di Gorizia.Nell’ambito del progetto il 6 e 7 febbraio si è svolto aGorizia, nella sede della Fondazione Carigo, un semi-

nario tenuto da due dei massimi esperti delle proble-matiche legate all’accessibilità al patrimonio artistico eculturale da parte di fruitori con minorazione visiva: ildott. Aldo Grassini, Direttore del Museo Tattile Statale“Omero” di Ancona, e la dott. Loretta Secchi, respon-sabile del Museo Tattile “Anteros” di Bologna. A que-st’importante iniziativa hanno preso parte operatori mu-seali, guide turistiche, laureati e studenti dei corsi di Con-servazione dei Beni Culturali, Scienze e tecniche del tu-rismo culturale, Ingegneria e Architettura, come purediplomati e studenti degli ultimi anni degli istituti supe-riori con finalità pedagogiche, artistiche o turistiche, cuiè stato rilasciato un attestato di frequenza. ❑

Gorizia conTattoProgetto con Unione Italiana dei Ciechi

MADDALENA MALNI PASCOLETTI Presidente della Sezione di Gorizia

Foto Irene Ortis

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Correva l’anno 2009 quando sul Bollettino di set-tembre comparve l’articolo “Oltraggio a Scifo”a firma di Teresa Liguori, all’epoca consigliere

nazionale di Italia Nostra. Il testo era dedicato allacaletta in località Punta Scifo, in territorio comunaledi Crotone, appena a sud di Capo Colonna. Un luogodi raro fascino, ricadente nell’Area marina protetta‘Capo Rizzuto’, impreziosito da una cornice di scogli

a mare e da lembi di macchia mediterranea che sispingono fin sulla spiaggia dalla sabbia fine e colorocra. Alle spalle, in posizione dominante, l’antica Tor-re regia marittima. L’oltraggio denunciato consistevain un anonimo manufatto edilizio in rovina che de-turpava l’armonia del paesaggio e nell’incivile ab-bandono di rifiuti nel corso della stagione balneare.Soci di Italia Nostra e altri cittadini di buona volontàsi erano prodigati per restituire la spiaggia al suoaspetto migliore. Ben altro oltraggio quello perpetra-to oggi alla valenza ambientale, archeologica e pae-saggistica di Punta Scifo dai lavori di realizzazione diun complesso ricettivo agrituristico che prevede 79bungalows, piscina e servizi su una superficie di ol-tre 7 ettari e a pochi passi dal mare. Un insediamento,giunto ad un notevole livello di avanzamento, che hacomportato ampi sbancamenti e la posa in opera dimanufatti in cemento armato e reso possibile grazie

ad una serie di autorizzazioni ‘disinvolte’. Vi si ag-giunge un procedimento di verifica di assoggettabili-tà a valutazione d’impatto ambientale (V.I.A) che nonrisulta svolto e concluso positivamente. L’evidente al-terazione dello stato dei luoghi e le ombre a caricodelle amministrazioni pubbliche coinvolte (Ministerodell’Ambiente, Ministero per i Beni e le Attività cultu-rali e Turismo, Regione Calabria, Comune di Crotone)hanno allertato associazioni e cittadini attivatisi at-traverso articoli sulla stampa, servizi radiotelevisivi,interrogazioni alle autorità competenti ed esposti al-la Procura della Repubblica di Crotone. Tra questi ul-timi, anche quello depositato dalla Sezione crotone-se di Italia Nostra congiuntamente al Gruppo ar-cheologico krotoniate. L’azione associativa non si èfatta attendere nei suoi effetti, stimolando la Procuraa disporre il sequestro d’urgenza del costruendo com-plesso ricettivo agrituristico. Nel frattempo, la neces-sità di smuovere le coscienze e di stimolare lo spiri-to civico a difesa dei beni naturalistici, paesaggisticie culturali portava alla nascita del Comitato “Scifo ePromontorio Lacinio: dalla parte della bellezza”. Gio-vedì 16 febbraio, praticamente a ridosso del seque-stro, il Comitato esordiva nella sua prima conferen-za stampa, presentando il suo programma e le as-sociazioni aderenti. Oltre a Italia Nostra ne fanno par-te Arci, Gruppo archeologico krotoniate, Movimentoper la difesa dei diritti dei cittadini, Sette soli e Veritàdemocrazia e partecipazione. Tutte associazioni cheavvertono il pericolo di un processo di aggressione adanno di aree marine protette, Sic e aree archeolo-giche che, come ha illustrato Anna Cerminara, coor-dinatrice del neo Comitato, si è fatto più prepotenteanche grazie all’assenza di controllo da parte delleistituzioni e, a volte, per la complicità di funzionari eorgani deputati alla salvaguardia del territorio chenon assolvono integralmente al loro dovere istituzio-nale. Il Promontorio Lacinio (antica denominazionedel promontorio di Capo Colonna, col suo Parco ar-cheologico) è un altro esempio di bellezza offuscatada abusi e degrado verso i quali le autorità compe-tenti appaiono colpevolmente distratte. Italia Nostracontinua a fare la sua parte. Il caso di Scifo, in par-ticolare, verrà portato all’attenzione della Giornatanazionale dei beni culturali del 14 maggio prossimo.La posta in gioco è veramente alta. Quest’angolo diCalabria jonica non può essere sacrificato sull’alta-re di un turismo ludico-balneare che intacca irre-sponsabilmente un prezioso capitale ereditato da sto-ria e natura. ❑

Punta Scifo: nuovo e ben piùgrave oltraggio

GIULIO GRILLETTAVicepresidente Sezione

‘Umberto Zanotti-Bianco’Crotone

Punta Scifo a Crotone.Foto di Italia Nostra

Crotone

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In occasione dell’apertura della Centrale Solare di San-t’Ilario per il Festival della Scienza 2016, l’Universitàdi Genova e l’Istituto di Istruzione Bernardo Marsano,

in collaborazione con Italia Nostra sezione Genova han-no organizzato lo scorso novembre, nella sede dell’Isti-tuto, una giornata di studio: Proposte per la valorizza-zione dell’Istituto Bernardo Marsano a Sant’Ilario.La nascita dell’Istituto risale al 1882 quando Bernar-do Marsano, commerciante genovese, fondò a San-t’Ilario, su terreni di sua proprietà, una Scuola Agra-ria per migliorare le condizioni socioeconomiche deicoltivatori della zona, anche con l’impiego di una ra-zionale utilizzazione dell’energia solare, dapprima inpien’aria, poi con tepidari, cassoni coperti, e suc-cessivamente con la costruzione di serre.Su una piccola area dell’Istituto nel 1965 il prof. GiovanniFrancia, matematico e fisico, realizzò, con il sostegnodel CNR italiano e della Nato, un impianto sperimenta-le per sfruttare l’energia solare per la produzione dienergia elettrica. A questo, primo impianto al mondo aspecchi piani puntuale (o a torre o puntuale Fresnel),ne seguirono altri, ancora a opera di Francia, dal 1966al 1977, con innovazioni e nuove sperimentazioni, dal-la stessa Sant’Ilario ad Adrano in Sicilia (impianto Eu-relios), fino alle più recenti realizzazioni: le grandi cen-trali solari a specchi piani nei deserti, quale quella diIvanpah (2014) nel deserto californiano di Mojave. Oggi la centrale, che nel ‘60 e ’70 aveva portato Ge-nova a esser considerata la ‘capitale dell’energia so-lare’, non è più funzionante: dismessa e abbando-nata conserva solo gli scheletri delle strutture cheportavano gli specchi.Italia Nostra Genova nel 2010, in occasione del cin-

quantenario della costituzione della sezione, avevapromosso il recupero dell’impianto solare del prof. Fran-cia, “importantissimo esempio di archeologia industrialeda tutelare e conservare, all’interno del Podere Costi-gliolo dell’Istituto Marsano, uno dei più affascinanti del-la riviera ligure dal punto di vista paesaggistico e na-turalistico”; ma il progetto non ebbe seguito.Nel 2016 all’interno della Scuola Politecnica di Geno-va, nei corsi di laurea in Edile Architettura (corso diProgettazione Architettonica Sostenibile) e Progetta-zione delle Aree Verdi e del Paesaggio (workshop in-tensivo intersede), sono stati elaborati diversi progettiper il recupero dell’impianto e la valorizzazione delsito, per costituirne un polo di riferimento per l’agri-coltura, la cultura e l’energia solare.Nel corso di Progettazione Architettonica Sostenibile, inparticolare, i progetti degli studenti hanno proposto lavalorizzazione del sistema a concentrazione solare conla conservazione dell’impianto, il restauro di una suaparte e la realizzazione di una struttura museale ipo-gea, sfruttando lo spazio della cisterna esistente. I pro-getti hanno anche previsto il recupero e riuso degli edi-fici rurali che insistono sul Podere Costigliolo per lo stu-dio, l’ospitalità e il tempo libero di studenti, ricercatori eturisti, nonché la riqualificazione degli spazi esterni edel verde e di quella energetica delle serre.La giornata di studio, che ha visto l’illustrazione e ladiscussione dei lavori degli studenti, condotti da duedocenti soci di Italia Nostra (Sara De Maestri e Fran-cesca Mazzino), si è chiusa con una tavola rotondacon la partecipazione del prorettore Marco Giovine,dei docenti che hanno partecipato ai lavori dei corsi,e del presidente di Italia Nostra Genova. ❑

SARA DE MAESTRIItalia Nostra Sezione Genova Università di Genova

Centrale solare di Sant’Ilario:patrimonio da salvare

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Genova: la centralesolare di Sant’Ilario

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Se è vero che tratto caratterizzante della mo-dernità è l’ostentato disprezzo per la misura,allora il progetto dell’impianto eolico di Poggio

Tre Vescovi, che trasformerebbe in una ciclopica zo-na industriale (priva di operai) un’importantissimaarea ecologica, è apoteosi della modernità e, insie-me, esaltazione della dismisura. Del pari, il tentativoprometeico – attualmente in corso – di ricoprire i cri-nali appenninici con impianti analoghi, anche pre-scindendo dagli insormontabili problemi tecnici edeconomici che ciò comporterebbe, è immagine evi-dente del sembiante di Hybris.

Genesi del progetto dell’impianto eolicoLa vicenda dell’impianto di Poggio Tre Vescovi co-minciò nel 2010, con la domanda di verifica presen-tata dalla ditta proponente, la Geo Italia srl, alle dueRegioni interessate, Toscana ed Emilia-Romagna. Ilprogetto era imponente. Prevedeva 36 aerogenera-tori, ciascuno da 3,5 MW per una potenza comples-siva pari a 126 MW, con torre di altezza al mozzo dim 145 e diametro del rotore di m 110. Allora sarebbestato il più grande impianto onshore d’Italia, il se-condo in Europa. I 36 aerogeneratori, ciascuno deiquali alto in totale quasi il doppio del grattacielo diRimini perfettamente visibile da Poggio Tre Vescovi,avrebbero occupato una fascia di quasi 5 km in unazona montana di grande valore ambientale e pae-saggistico, ad alta vocazione turistica: 19 in Tosca-na, in Comune di Badia Tedalda, Provincia di Arez-

zo; gli altri 17 in Romagna, tra il Comune di Castel-delci (13), allora appena passato dalle Marche allaProvincia di Rimini, e il Comune di Verghereto (4), inProvincia di Forlì-Cesena. Un elettrodotto avrebbe col-legato l’impianto via Badia Tedalda fino a Sansepol-cro (l’antico Borgo Sansepolcro, la città di Piero del-la Francesca) in Val Tiberina.Complessi furono i passaggi dell’iter burocratico, da-to anche l’alto numero di istituzioni coinvolte nella Va-lutazione di Impatto Ambientale (VIA) interregionale,le quali durante la Conferenza dei Servizi dell’ottobre2011 rimasero su posizioni discordanti. Da un lato sischierarono le due Regioni, il Ministero per i Beni Cul-turali e la Provincia di Arezzo, ribadendo il loro pa-rere negativo sul progetto. Dall’altro lato i tre Comu-ni direttamente interessati, che sin dall’inizio aveva-no invece manifestato posizioni favorevoli. La situa-zione di stallo, come prevedeva la legge, a quel pun-to richiedeva la mediazione del Consiglio dei Ministri.

Il Consiglio dei Ministri e il ricorso al TAR.Nel gennaio 2012 la Presidenza del Consiglio dei Mi-nistri confermò la bocciatura del progetto, ripren-dendo le ragioni delle amministrazioni contrarie: ri-levanti gli impatti sul paesaggio, sulla vegetazionee la fauna, sull’assetto idrogeologico dei terreni in-teressati, sia durante la fase di cantiere che a finelavori, carente la sostenibilità ambientale ed eco-nomica, insufficienti le misure di mitigazione e com-pensazione.

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Italia Nostra per Poggio Tre Vescovi

ALBERTO CUPPINIItalia Nostra Firenze

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La Geo Italia fece immediato ricorso al TAR del Lazio,denunciando un vizio di forma: il Consiglio dei Mini-stri invece di favorire una mediazione tra le parti –sua unica prerogativa – aveva espresso un pareresul progetto, sostituendosi alle parti stesse. Nel feb-braio 2015, e siamo ormai all’altro ieri, il TAR ha ac-colto il ricorso della Geo Italia, che prontamente harimesso in gioco il suo progetto.L’iter a questo punto non è ripartito da zero, ma dal-la situazione di stallo raggiunta a fine 2011.

La ripresa del procedimento presso la Presidenza delConsiglioNonostante tutto, alcune problematiche ambientalinon risultano superabili. A oltre un anno dalla ripre-sa del procedimento, l’opera della Presidenza delConsiglio non ha finora sortito effetti di alcun gene-re. Anzi: questa nuova fase si è trasformata in unasorta di nuova e anomala procedura di VIA, in cui laPresidenza del Consiglio si è riservata un improba-bile ruolo di mediatore tra la proponente e i membridella Conferenza dei Servizi, incentrata sulla propo-sizione a raffica da parte della Geo di una pluralitàdi ipotesi progettuali tutte diverse e alternative a quel-la originaria. Si tratta di una prassi palesemente con-tra legem: non solo perchè in nessun caso, in un si-mile contesto, la legge assegna ad un soggetto pri-vato un qualsiasi ruolo di impulso o coordinamentodelle operazioni istruttorie (a maggior ragione conl’agio di gestirne a suo comodo i tempi e i modi) maanche, e soprattutto, perchè la procedura correntepuò riguardare esclusivamente l’unico progetto a suotempo scrutinato nell’ambito della procedura di VIAinterregionale. Ovviamente ogni diversa ipotesi pro-gettuale potrà essere presa in considerazione, masolo nell’ambito di una rinnovata, distinta proceduradi VIA.

L’intervento di Italia NostraLa fase procedimentale in corso costituisce dunqueuna potente anomalia giuridica. È perfettamente evi-dente anche ai profani che a Roma la si sta gesten-do in maniera del tutto impropria. Tuttavia, l’anoma-lia stessa e la sede impropria non consentono alleassociazioni ambientaliste locali ed ai cittadini inte-ressati di opporsi al progetto con la stessa efficaciache in altre circostanze ha impedito analoghi sfregiterritoriali e paesaggistici, seppur di dimensioni mi-nori. Il Presidente di Italia Nostra Marco Parini ha per-ciò ritenuto opportuno intervenire in prima persona,affidandosi alle cure dell’avvocato Paolo Donati, chein passato aveva gestito il vittorioso ricorso al T.A.R.dell’Emilia Romagna per conto di Italia Nostra e WWFcontro la Provincia di Forlì-Cesena, che aveva espres-so la VIA positiva – con conseguente rilascio dell’au-torizzazione unica di legge – per un impianto eolicosulla Biancarda, non lontano da Poggio Tre Vescovi,ma interamente in territorio romagnolo. L’avvocato

Donati si è pertanto attivato per chiedere che, nellosvolgimento del procedimento, venga ripristinata unacondizione di legittimità e per assicurare che si per-venga in tempi certi alla definizione della questione.

ProspettiveIn Italia – non solo in Italia, ma soprattutto in Italia –il senso delle proporzioni esige una riduzione di sca-la. L’impianto di Poggio Tre Vescovi, se realizzato, nonsarebbe solo l’immagine, di immediata evidenza fisi-ca e simbolica, del trionfo del “paesaggio eolico” (re-centemente teorizzato dai nostri avversari per attac-care Soprintendenze a loro avviso troppo zelanti) “lacui bellezza e fascino è ormai trasfusa in tecniche diprogettazione oggetto di corsi universitari” (mentre“l’opposizione all’eolico si basa su una vecchia con-cezione del paesaggio”), ma anche un cedimento al-la monocultura delle pale eoliche e, più in generale,degli impianti industriali ad energie rinnovabili perprodurre elettricità. Sembra un brutto scherzo: simili impianti rappresen-tano l’esatto contrario di quello che ci si proponevadi fare per sollecitare l’autoconsumo dell’energia eun’economia circolare e sostenibile. Ci dicono che nondobbiamo opporci perchè sono ecologici e non in-quinanti. Ma è una colossale truffa: così concepiti, gliimpianti industriali ad energia non programmabilecome l’eolico non hanno nessun senso neppure daun punto di vista energetico. O economico, almenoper la collettività. Saranno abbandonati quando nonbasteranno più i soldi dei consumatori che li devonofinanziare.Ma intanto non si salverà niente, se per raggiunge-re gli obiettivi europei al 2030 – peraltro non più vin-colanti – il Governo deciderà di insistere sui grandiimpianti eolici trascurando ogni altra alternativa. Il si-stema è previsto ubiquo. E pervasivo. Non rimarran-no aree appenniniche intatte. Già ora, in pochissimianni, è stato realizzato l’impensabile e sono stati vio-lati tabù millenari. Ad esempio: è difficile, attraver-sando la Daunia tra centinaia di giganteschi aero-generatori, non richiamare alla mente angoscianti at-mosfere orwelliane.Eppure altre soluzioni sono possibili: non sono vellei-tarismi. Sarebbe la scelta del “piccolo”, del “compatibi-le” e dell’“umano”. In una parola: dell’“italiano”. ❑

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Impianto eolico di PoggioTre Vescovi. Foto diMassimo Gugnoni

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Il Presidente di Italia Nostra, Marco Parini, ha in-viato una lettera alla Presidenza del Consiglio deiMinistri, al Ministro dei beni, delle attività cultu-

rale e del turismo, alla Presidenza della Regioneautonoma Friuli Venezia Giulia, al Sindaco del Co-mune di Trieste, al Presidente dell’Autorità Portua-le di Trieste, chiedendo di poter partecipare con unproprio rappresentante ai tavoli tecnici eventual-mente apprestati per la definizione del recupero delPorto Vecchio tra gli “interventi di grande spessorevolti al recupero di strutture dismesse e degradatedi grande valore culturale”. Definito il passaggio al Comune di Trieste delle areedel Porto Vecchio, oggetto di sdemanializzazione aseguito dell’emendamento inserito dal senatoreFrancesco Russo nella Legge di stabilità 2014, il Go-verno, tramite una delibera del CIPE (Comitato In-terministeriale per la Programmazione Economica),ha stanziato 50 milioni di euro da spendere nell’arcodi 6 anni per l’avvio dei lavori di riqualificazione delPorto Vecchio. Il finanziamento fa parte del Fondosviluppo e coesione 2014-2020 e precisamente delPiano stralcio “Cultura e Turismo” previsto dalla de-libera del CIPE n. 3/2016. Italia Nostra chiede dun-que di poter formulare, nelle varie fasi di program-mazione e progettazione degli interventi, le proprieosservazioni e contributi conoscitivi.A partire dal 1994, Italia Nostra ha svolto nel corsonegli anni, un ruolo decisivo nel sollecitare e proporreazioni di salvaguardia e recupero del distretto stori-co portuale di Trieste (detto Porto vecchio), sfociatecon l’adozione dei decreti ministeriali del 2001, concui sono state adottate specifiche misure di tutela di-retta ed indiretta sui magazzini storici. Grazie alla costante e decisiva azione dell’Asso-ciazione sono stati poi reperiti negli anni dal 2007al 2012 fondi pubblici ed europei (2007/2012) utiliz-zati per il restauro dei beni storico-architettonici delPorto Vecchio. Va poi ricordato l’impulso dato dal-l’Associazione alla fondazione del polo museale delporto che comprende la sottostazione elettrica diriconversione e la centrale idrodinamica e, da ul-timo, la redazione da parte dell’Associazione di unmasterplan del Porto vecchio (2013), offerto alle au-torità competenti quale contributo per la formula-zione dei piani e progetti per il recupero del PortoVecchio.

Per tali ragioni, l’Associazione è fortemente inte-ressata a dare il proprio contributo di conoscenzaed esperienza pluriennale per assicurare un effica-ce e tempestivo impiego dei fondi stanziati dal CIPE,con delibera 3/2016, a carico del Fondo per lo svi-luppo e la coesione (FSC) 2014-2020, per il finan-ziamento del Piano stralcio “Turismo e cultura” delMinistero dei beni e delle attività culturali, nella par-te che riguarda l’intervento di cofinanziamento peril restauro e la valorizzazione dell’area del PortoVecchio di Trieste, ai fini della costituzione di un gran-de attrattore culturale transfrontaliero. Ed è congrandissima soddisfazione che leggiamo nella sche-da di intervento allegata alla deliberazione CIPE chel’intervento prende le mosse dal masterplan di Ita-lia Nostra assumendo nella descrizione tecnica an-che i criteri generali. A seguito di una nostra richiestaai sensi dell’articolo 22 e ss. della legge 241/1990,siamo infatti venuti in possesso della scheda che hapermesso l’intervento ministeriale sul Porto Vecchio,e quindi possiamo fare chiarezza sul ruolo che haavuto Italia Nostra nell’assegnazione al Porto Vec-chio di Trieste dei 50 milioni di fondi CIPE. Il masterplan di Italia Nostra, redatto dalla nostra as-sociazione nel 2013, è stato dunque fondamentale intale assegnazione. Infatti nella scheda ministeriale siindicano le linee guida del masterplan come stru-mento direttorio per il Porto Vecchio e si fa evidenteriferimento alla corposa documentazione che lo com-pone e che ne sta alla base.Nei rapporti con il Ministero è entrata anche la Sedecentrale di Italia Nostra con prese di posizione da par-te del presidente nazionale.

All’unico tavolo tecnico svoltosi finora erano presen-ti la Regione FVG, il Comune di Trieste, l’Autorità Por-tuale di Trieste e il Ministero dei Beni Culturali. ItaliaNostra, a quella riunione non è stata nemmeno invi-tata, nonostante il ruolo che ha avuto la nostra As-sociazione in molte delle procedure per il Porto Vec-chio, e nonostante venga esplicitamente citata nellascheda di intervento allegata alla delibera del CIPEn. 3/2016. Non si capisce, inoltre, su quale lavoro pre-liminare si siano basate le scelte fatte al tavolo tec-nico appena ricordato, e annunciate dalla presiden-te Serracchiani lo scorso settembre, e con quali cri-teri siano stati ripartiti i fondi, trascurando i fonda-

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Il masterplan e il contributo di Italia Nostra per il PortoVecchio di Trieste

SEZIONE DI TRIESTE

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mentali problemi delle infrastrutture, della messa insicurezza e della compatibilità degli interventi con ilpatrimonio storico. Inoltre non sono stati esposti nè icriteri generali nè le valutazioni delle priorità.Ricordiamo che il masterplan, a cui il Ministero si rife-risce, ha già ottenuto il parere positivo da parte dellostesso Ministero (MiBACT) e di altri enti che si sonoespressi favorevolmente (Autorità Portuale, Provinciadi Trieste, direzione MiBACT FVG). Invece Regione (giun-ta Serracchiani) e Comune (giunta Cosolini) non si so-no invece resi disponibili né ad incontri né tanto me-no ad esaminare i documenti insieme a Italia Nostra,trascurandone sia il valore che il lungo studio di ap-profondimento elaborato dalla nostra Associazione.Il masterplan ha una versione in inglese, pubblicatae diffusa a livello internazionale.La scheda ministeriale raccomanda in particolare dirispettare la tutela architettonica stabilita nel 2001(con i noti vincoli) affinchè l’area non diventi un qual-

siasi waterfront urbano, ma mantenga le caratteri-stiche di zona portuale nonostante il progressivo tra-sferimento nella costruenda piattaforma logistica del-le attività connesse con i traffici commerciali nel Por-to Nuovo.Nella stessa scheda ministeriale, che riporta quasiintegralmente il masterplan di Italia Nostra, è previ-sto che nella prima fase si procederà con la messain sicurezza di tutti gli edifici, mentre non si preve-dono nuove costruzioni se non limitatamente ai vo-lumi che verranno demoliti.Il masterplan elaborato da Italia Nostra deve diven-tare il punto di partenza su cui confrontarsi e distri-buire, secondo un cronoprogramma, i fondi per gliinterventi.Italia Nostra è pronta a dare tutta la propria colla-borazione, a mettere a disposizione le proprie com-petenze anche per attivare progetti già pronti e in fa-se di finanziamento pubblico e privato. ❑

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Gentili Soci, alla fine degli anni ’70 il comune di Amalfi approvò un intervento edilizio di 250 appartamenti darealizzarsi interamente ad Amalfi nella frazione collinare di Pogerola.Da subito Italia Nostra a fianco del comitato pro-Pogerola intraprese una battaglia in difesa di quel territoriovincolato dal 1955 e geologicamente instabile.Dopo una lunga serie di azioni giudiziarie promosse anche da Italia Nostra, la Regione Campania e, suc-cessivamente, il Comune di Amalfi, emisero ordinanza di abbattimento degli edifici abusivi ancora in rustico,ciò in osservanza a quanto già definitivamente accertato e dichiarato dalla Suprema Corte di Cassazione,con propria sentenza n° 27, del 12/01/1996. A oggi nessun abbattimento è stato effettuato. Per questo vi in-vitiamo a firmare l’appello rivolto alla Amministrazione comunale di Amalfi al seguente indirizzo: https://www.change.org/p/sindaco-di-amalfi-il-sacco-di-pogerola

Una firma per Pogerola

Tavola masterplan delPorto Vecchio di Trieste.Foto Italia Nostra Trieste

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Nel mese di dicembre 2013 le associazioni Ita-lia Nostra, Gruppo Archeologico e SocietàDante Alighieri di Crotone avevano lanciato

un appello alle Istituzioni nazionali e locali a difesadelle Armi imperiale e vicereale, bassorilievo in pie-tra arenaria del XVI secolo, soggetto alle ingiurie deltempo ed all’incuria degli uomini, fortemente a ri-schio: per questo motivo, inserito anche nella ListaRossa di Italia Nostra insieme all’ex Convento deiCappuccini.Tale monumento scultoreo, tra i più rilevanti del me-ridione d’Italia, fu inserito nella cortina del baluardoDon Pedro, che guarda verso la porta di terra dellacittà, nel 1547, dopo infinite peripezie, ed i lavori fu-rono eseguiti insieme alla riqualificazione della cintamuraria, “grande opera” che durò ben dieci anni. Ilprogettista delle fortificazioni, Giangiacomo Della Ca-ia, il più importante ingegnere militare dell’epoca, fe-ce apporre altri stemmi anche a Capua ed a Lecce–dove sono ben conservati e fruiti dai cittadini, men-tre a Crotone non è consentito dato che gran partedelle mura sono utilizzate dai privati. Nonostante le numerose ed autorevoli sollecitazioni,tra cui quelle dell’ex Direttore generale Archeologia,Gino Famiglietti, il quale ”chiedeva agli Uffici in indi-rizzo di valutare la possibilità di intervento urgentedi restauro sia per gli Stemmi, il Bastione e le muradi cinta, vincolati ai sensi  dell’art.10 D. L 42/2004 “ e

poi del Prefetto dell’epoca, Maria Tirone, nessun in-tervento di consolidamento e di restauro conserva-tivo è stato mai programmato dal Comune di Croto-ne, cui spetta la custodia e la manutenzione di talerilevante bene storico-culturale, vincolato come leMura, e che dovrebbero appartenere al demaniopubblico. A questo punto, le associazioni Italia Nostra e Grup-po Archeologico Krotoniate, preoccupate per le con-dizioni sempre più precarie in cui versano in parti-colare il Bastione S. Giacomo del Castello e le Armidel Bastione don Pedro della Cinta Muraria, chiedo-no al Comune di attivare al più presto la piattaformadell’Artbonus, misura agevolativa per incentivare ledonazioni (mecenatismo) di cittadini/imprese a soste-gno della cultura e dello spettacolo, misura introdot-ta dall’art.1 dal D.L.n. 83 / 2014, poi resa permanen-te dalla legge di stabilità 2016, che consente al do-natore (persona fisica o giuridica) di godere di un re-gime fiscale agevolato nella misura di un credito diimposta pari al 65% delle erogazioni effettuate a par-tire dal 2014.Purtroppo, l’Artbonus non ha trovato nella nostra re-gione un favore degno delle sue condivisibili finalità,tant’è che, scorrendo la lista degli interventi previstiin Calabria, questi risultano molto ridotti (solo 10) ri-spetto al gran numero di beni culturali pubblici esi-stenti nel territorio, spesso in condizioni assai preca-rie. Al contrario di quanto avviene nelle regioni cen-tro–settentrionali, nelle quali la piattaforma ha tro-vato ampio consenso da parte di cittadini e di impre-se, grazie anche al coinvolgimento delle Istituzioni.Sempre più convinti che l’Artbonus sia la strada dapercorrere per salvare dal degrado tanti beni cultu-rali a rischio, Italia Nostra e GAK chiedono al Comu-ne di programmare dei progetti per il consolidamen-to ed il restauro conservativo del Baluardo S.Giaco-mo del Castello e del Baluardo don Pedro con le Ar-mi, in modo da inserirli nella lista dell’Art Bonus perla Calabria.I cittadini (ciascuno secondo le proprie disponibili-tà) avranno così l’opportunità di fare generosamentee responsabilmente la loro parte per salvare dal de-grado un patrimonio storico-artistico-architettonicodi immenso valore, appartenente alla memoria col-lettiva, stimolando altresì le Istituzioni a mobilitarsiper tale fine. ❑

Proposta di Italia Nostra e GAKLe Armi imperiale e vicerealee il bastione San Giacomo

TERESA LIGUORI Collegio nazionale probiviri

Italia Nostra VINCENZO FABIANI

Direttore Gruppo Archeologico Krotoniate

Stemma di Carlo V e donPedro da Toledo. FotoItalia Nostra Crotone

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| 31b a ch e c aLe pietre e i cittadini: conoscere per riconoscersiDal 10 al 12 marzo Italia Nostra ha presentato il V corso di Formazione Nazionale “Le pietre e i cittadini” in-sieme ad esperti studiosi, professionisti impegnati nell’educazione al patrimonio culturale e al paesaggio.L’obiettivo è quello di arrivare, attraverso la scuola e l’impegno degli insegnanti, ai giovani sin dalle primeesperienze scolastiche ed educarli al patrimonio culturale e paesaggistico anche attraverso la scoperta dinuove figure professionali. Fra i mesteri del paesaggio e dei beni culturali sono numerose le figure emer-genti anche nell’ambito delle tecnologie digitali. Tema di questa edizione, infatti è “Educare al Patrimonio Culturale, strumenti per conoscere e per fare”.Apprendimenti, Tecnologie, Professioni. Tutelare oggi il nostro straordinario patrimonio significa garantir-lo domani alle nuove generazioni. Per questo, “le professioni e le competenze per la conoscenza e la cura del Patrimonio Culturale” sono leleve su cui agire per promuovere uno sviluppo sostenibile e la cittadinanza attiva. Introdotto dal Presi-dente di Italia Nostra, Marco Parini, numerose sono state le presenze e gli interventi al corso: AlessandroVienna (MIUR), Francesco Scoppola, (MiBACT), Maria Rosaria Iacono, Vice Presidente Italia Nostra e Con-sigliera Nazionale delegata all’Educazione con un intervento su “La conoscenza e la tutela del patrimo-nio culturale come esperienza di cittadinanza attiva”; Rita Paris (MiBACT), Direttore del Parco dell’AppiaAntica che ha parlato dei “Processi dell’archeologia preventiva”; Mauro Agnoletti, Università di Firenze,con un approfondito contributo su “I mestieri del paesaggio”; Carmine Marinucci, di DICULTHER su “Me-stieri emergenti: beni culturali e tecnologie digitali”. Di Digital Library per la scuola digitale ha parlato Lui-gi Romani, Responsabile Treccani on-line mentre Stefano Moriggi, filosofo della scienza dell’Università diMilano-Bicocca è intervenuto su “Pensare e insegnare con le macchine. Introduzione a una didattica au-mentata dalle tecnologie. Spazio anche alla presentazione di un caso di studio con Aldo Riggio, Coordinatore Nazionale Settore Edu-cazione al Patrimonio Culturale di Italia Nostra mentre Antonella Nuzzaci, Università di L’Aquila: Diparti-mento di Scienze Umane-Pedagogia Sperimentale ha presentato uno studio su “Approcci, strumenti e for-me di co-progettazione nell’ambito dell’educazione al patrimonio”. Ad Angela Martino, Alessandra Motto-la Molfino, Aldo Riggio sono state affidate le conclusioni sulle “Azioni di Italia Nostra per l’Educazione alPatrimonio Culturale”: Il corso di formazione nazionale 2016-17; I partenariati per l’alternanza scuola la-voro 2016-17; La giornata nazionale di Italia Nostra nelle scuole; e l’elaborazione delle LINEE-GUIDA diEducazione al Patrimonio 2017-2018. Per informazioni: Settore Educazione al Patrimonio Culturale dell’Associazione [email protected], tel: 06.8537271 – fax: 06.85350696.

Maria Rosaria Iacono Consigliere nazionale responsabile del settore EDUAldo Riggio coordinatore nazionale del settore EDU

In ricordo di Franco Sbrolla (Roseto degli Abruzzi, 1935-2016)Ci ha lasciati l’estate scorsa il 21 agosto Franco Sbrolla, nato a Roseto degli Abruzzi nel 1935, da lungo tem-po convinto militante di Italia Nostra capace di dare concretezza agli ideali dell’Associazione e membro delDirettivo della Sezione di Atri e Terre del Cerrano “Giorgio Bassani”.Franco Sbrolla è stato non solo un apprezzato studioso di storia locale ma, con i suoi rigorosi interventi su-gli organi di stampa, anche un riferimento insostituibile per quanti auspicano un salto di qualità della vita,un habitat sano ed integro, un contesto urbano democratico e conviviale.Ha dedicato l’intera vita all’ecologia. Vivo è il ricordo del suo instancabile impegno a difesa di valori inalie-nabili quali ambiente, arte, paesaggio e legalità e della sua partecipazione alle battaglie nazionali e regio-nali, che lo vedevano in prima fila con il vessillo di Italia Nostra.E rammentiamo il suo costante, significativo contributo per la difesa dei centri storici (Atri, Mutignano, Rose-to, Silvi Paese), la tutela del paesaggio (aree agricole, colline, litorale), la rivitalizzazione sociale delle bor-gate e periferie, il buon funzionamento di musei e biblioteche, il disinquinamento del fiume Vomano, l’oppo-sizione al progetto “Roseto Village”, proteste ed esposti contro l’abbattimento parziale e l’incongrua trasfor-mazione di un’antica villa di Roseto, nonché la battaglia vittoriosa per l’istituzione della Riserva naturale gui-data nel tratto di costa a nord di Roseto in località Borsacchio.

Aristide Vecchioni e Giancarlo PelagattiItalia Nostra Abruzzo

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gestidal 1955-

tutela del patrimonio storico, artistico e naturale

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