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www.acquadeglidei.it Anno 2 · n. 2 · marzo/aprile 2016 Aut. del Trib. di Vibo Valentia n. 1/14 del 01/07/2014 Direttore responsabile: Francesco Barritta Bimestrale gratuito di informazione indipendente www.tropeainforma.it - condividi con #tropeainforma [email protected] Tropea n f orma MICHELE ADILARDI, UN TROPEANO A NEW YORK Foto di Saverio Caracciolo Pronto ESTATE 2015 2016 www.prontoestate.it Cell. 347.60.35.518 389.92.96.009 Prenota il tuo spazio!

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cultura

OMAGGIO A DUE GRANDI: ANTONIO SPOSARO E MELO TEDESCO

di Alfonso Del Vecchio

“Tropea nei colori di Melo Tedesco” (un lungo viaggio artistico, umano, religioso) è il titolo di un libro di Nuove Edizioni Barba-ro di tredici anni fa. Un’opera compiuta in-sieme da Antonio Sposaro e Melo Tedesco. Presso la casa editrice sono rimaste in gia-cenza circa 180 copie in procinto di essere eliminate. Mi sono permesso di suggerire al Sindaco di Tropea l’acquisto delle copie residue, quale omaggio a due personaggi che hanno creato una vicenda del tutto ori-ginale esaltando Tropea nella storia, nella scrittura, nella pittura, nel mito, o meglio la scrittura e la pittura nel mito.

Una simbiosi che è pure un’ardua impre-sa dalla bellezza unica. In quest’opera la scrittura di Antonio Sposaro ed i suoi com-menti alle vicende storiche cittadine rag-giungono la stessa mitica presenza, la stes-sa potenza evocativa dell’immagine, tanto che sovente è la parola a farsi protagonista.

C’è nel testo di Sposaro, condannato alla

sintesi per esigenze tipografiche e di spa-zio, una risposta dal respiro concettuale vasto. Senza far torto alla storia di Tropea ricca di astrazioni ed interrogativi, Sposa-ro lancia il suo “la” da impagabile direttore d’orchestra e lascia consapevolmente che il pennello di Melo Tedesco dia libera inter-pretazione ad una sinfonia di colori e di im-magini, cogliendo con la sua pittura, come sempre avviene nei veri artisti, la causa e l’effetto.

Sposaro e Tedesco, in un divertissement per dirlo alla francese, giocano una simpa-tica partita a spirale, ad elica, compendian-dosi l’un l’altro. Si intersecano l’inappagato desiderio di Sposaro a tenere fermo il ti-mone della ricerca e della conoscenza sto-rica e l’irrefrenabile fascino dell’immagine di Tedesco che vuole correre libero verso cieli infiniti o verso profondità abissali che rimangono ugualmente il metro attraverso cui si misurano i sogni e le fantasie

Sposaro e Tedesco compiono insieme un viaggio, una esplorazione, una erranza, un’avventura. Si immergono a volo nei pae-saggi terrestri e marini della nostra Tropea e si scambiano vorticosamente, si offrono vicendevolmente, la loro poesia. Due uni-versi sensibili che si incrociano sulle due rotte più erratiche dell’immaginario: la scrittura poesia e la pittura.

Sposaro in quest’opera non parla soltan-

to delle mura, non cita fatti d’armi e bastio-ni, parla dell’uomo, della sua gente, del suo cuore, della sua anima. Il volume è la rap-presentazione visiva di un lungo viaggio come metafora della vita.

Ed il viaggio di Melo Tedesco è la vicen-da della sua anima. Tedesco si è calato nel mito di Ulisse, nel suo peregrinare, con-sapevole che sarebbe ritornato nella sua Tropea, dopo una storia personale che oggi appare collettiva: la patria abbandonata e ritrovata quale finalità ultima del suo per-corso artistico. In questo testo Tropea è

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Penelope, una sposa fedele, per Tedesco come per Sposaro. Oriente in Occidente è il titolo di un’opera bellissima di Melo Tede-sco che evoca le donne di Tahiti di Gaugin ed è prova dello spazio sconfinato in cui si muove l’artista, anche se nelle sue tele c’è l’ossessione Tropea, mosso da un amore sconfinato per essa.

Tedesco dipinge scorci ed ambienti di Tropea: la rupe, le vinee, il centro storico, le chiese, i palazzi, le ombre con una visione architettonica tipica di un sensibile urbani-sta. Nelle tele di Tedesco ci sono sempre in lontananza i colori tenui del glicine, la so-larità di Bali, il rosso dei papaveri a riprova che il paesaggio e le sue figure non sono mai astrazioni, soprattutto l’analisi delle sue figure ci porta ad un pittore socialmen-te impegnato.

Cosa sono i suoi carrettieri, i suoi conta-dini, i suoi lattai, la sua Gloria, mitica figura tropeana banditrice di pesci, le raccoglitrici di cipolle, se non le figure tipiche dell’emar-ginazione sociale all’interno della realtà meridionale degli ultimi due dopoguerra? Potremmo parlare dell’epopea e della pit-tura degli esclusi! C’è nella fatica artistica di Melo Tedesco una ricerca prepotente appassionata di spiritualità. Alla fine, infat-ti, del suo percorso artistico Melo Tedesco si accorge che la sua ricerca di coniugare mito e storia non basta a placare la sua an-

sia, il suo presente tumultuoso e caotico e finisce per approdare ad una esplosione di potente religiosità e la sua pittura finale interpreta il “cammino di Dio attraverso il suo mondo” così come definisce la storia il grande pensatore Herder.

Le ultime sue tele raccontano: Tropea pane di vita, Tropea martirio di un uomo inquieto ed errante, Tropea il suo Golgota, Tropea la sua Crocifissione, Tropea la sua Deposizione. In sintesi Tropea è il suo epi-logo. Siamo alla pittura che interpreta il mi-stero ed il miracolo. Siamo al grande salto. Tropea mito – natura non basta più a Melo Tedesco. Egli si sente appagato quando i due termini mito e storia trovano la sinte-si in un atto di fede, che concilia passato e presente. E qui Melo Tedesco dipinge una storia vera, la storia dell’uomo: l’Incarna-zione, la vita e la morte dell’Uomo Assolu-to, il Cristo.

tropeani fuori

MICHELE ADILARDI,UN TROPEANO A NEW YORK

di Giuseppe Meligrana

La storia che vi raccontiamo questa volta è davvero molto singolare. Si tratta della

storia di Michele Adilardi, un giovanissimo tropeano che, da qualche anno, si sta fa-cendo valere negli Stati Uniti, con una bril-lante carriera che lo ha portato a diventare, in breve tempo, dirigente all’interno di una importante società che si occupa della ge-stione di strutture alberghiere di lusso in tutto il mondo.

Nato a Tropea il 16 maggio 1989, Miche-le si diploma al Liceo Scientifico “Fratelli Vianeo” di Tropea nel luglio 2008. Con il diploma in tasca, parte per Washington DC per seguire i corsi presso l’International Language Institute (ILI). Conclusa la forma-zione linguistica, sostiene e supera il SAT’s & Toefl, cioè il test della maturità ameri-cana, per il quale Michele aveva iniziato a studiare già dall’anno prima. Dopo aver superato una serie di esami, nel dicembre 2008, trasferitosi a New York, il giovanis-simo tropeano si iscrive alla American Lan-guage Communication Center, dove segue i corsi intensivi di “Business English”. Com-piuti da poco i 20 anni, a Michele capita una di quelle cose che ti cambiano la vita: vince la Green Card Lottery, che gli consente di rimanere negli States.

Così, dal 2011 si trasferisce ad Orlando, in Florida, dove lavora per 6 mesi, e subito dopo torna a New York, che negli ultimi 5 anni è divenuta la sua “base”, visti i numero-si viaggi in giro per il mondo, che lo portano

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a visitare circa 40 paesi ogni anno. I viaggi, per intenderci, lo tengono occupato circa 200 giorni su 365!

Come tutti i ragazzi che cercano la pro-pria fortuna all’estero, all’inizio avrai do-vuto avere a che fare con la lingua. Dopo la scuola frequentata in Italia eri già suf-ficientemente preparato prima di parti-re o hai dovuto faticare per recuperare questo “gap”?

Io conoscevo già l’inglese, grazie alle mie docenti Rina Barillaro, presso cui andavo il pomeriggio a lezioni private, e Gina Rovito, la mia docente del liceo. Nonostante ciò, ho dovuto studiare duramente per preparare l’esame della maturità a Washington DC.

Come mai hai scelto proprio Washing-ton?

Ho scelto Washingon DC per due mo-tivi: innanzitutto perché potevo contare sull’appoggio della famiglia dello scrittore Giuseppe Berto, precisamente di sua figlia Antonia, che col marito Phillip Smith, mi hanno aiutato molto. E poi perché volevo sostenere gli esami di lingua per poter fre-quentare l’università americana.

Si dice che l’università in America sia molto selettiva ed esclusiva...

Io ho fatto domanda alle 10 migliori uni-versità americane. Per far ciò ho dovuto sostenere ulteriori esami in lingua, anche di italiano e francese, oltre che di storia ame-

ricana. E così, nel luglio 2009, quando nel frattempo mi ero già trasferito a New York, sono stato preso dalla American University di Washington DC, che è molto rinomata. Considerati i costi dell’università america-na, a New York avevo comunque chiesto un prestito per la frequenza dell’università ad una banca che però intanto era fallita, per via della crisi del 2008. Perciò sono torna-to in Italia, dove sono stato assunto per il periodo estivo da Meeting Point Calabria.

E così il tuo “sogno americano” sem-brava quasi al capolinea, ma poi cosa è successo?

Mentre ero in Italia mi è arrivata la noti-zia da Washington di essere tra i 250 ita-liani selezionati per la Lotteria della Green

Card, che equivale a una sorta del nostro permesso di soggiorno, solo che vale sia per lavoro che per studio. Si tratta di una cosa che non capita a tutti, ma che mi ha cambiato completamente la vita! Da lì ho intrapreso una serie di azioni burocratiche per poter tornare stabilmente in America. Sembra facile, ma per i successivi passaggi ci sono voluti in tutto due anni, tra ulterio-ri esami, colloqui con il console a Napoli e così via.

E nel frattempo sei riuscito a trovare lavoro?

Sì, ma non è stato tutto semplicissimo: nel gennaio 2010 sono tornato in America, per convalidare la Green Card, e mi sono trasferito a New York, grazie all’aiuto degli amici Alessandra Dini e del professor En-rico Arbarello, che mi hanno letteralmente aperto le porte della loro casa. In quei due mesi, grazie all’esperienza maturata in Ita-lia alla Meeting Point, ho cercato su Goo-gle gli uffici americani e ci sono andato con il curriculum in mano. Ho chiesto di poter fare esperienza per due tre mesi, anche a titolo gratuito, in attesa che i miei docu-menti fossero pronti. Dopo una serie di giri, per farla breve, ho ottenuto l’opportunità di fare questa esperienza presso Kuoni/Allied Tpro, che è un diretto concorrente di Meeting Point! Per questo devo ringra-ziare una ragazza italiana, Simona Fargnoli,

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che mi ha fornito i contatti e segnalato il mio curriculum all’ufficio Risorse Umane. E qui ho realizzato che è vero ciò che si dice: questa è la patria delle opportunità, in cui viene data importanza al merito: dopo solo un mese di lavoro alla Kuoni, mi è stata of-ferta una posizione lavorativa con loro ma, avendo già un impegno di lavoro con Mee-ting Point in Italia, sono tornato in Calabria per l’estate 2010.

L’aver rifiutato una proposta in Ameri-ca per mantenere fede ai tuoi impegni in Italia è stato un errore?

Non proprio, perché a novembre di quell’anno mi ha contattato l’ufficio di New York della Kuoni e mi ha offerto una posizione a tempo pieno per i loro uffici di Orlando in Florida, dove ho lavorato per il 2011. Ma dopo soli sette mesi, un cliente della Kuoni, la Starwood Hotels and Re-sorts, dopo avermi conosciuto, mi ha offer-to un lavoro per Le Parker Meridien di New York, dove ho iniziato a lavorare nel 2012 come International Sales Manager, per svi-luppare relazioni estere con Medio Orien-te, Russia, Scandinavia e Benelux.

Insomma, nel giro di poco tempo hai inanellato una serie incredibile di lavori, incarichi ed esperienze. E poi?

Da lì ho iniziato a viaggiare tantissimo e a visitare paesi come l’Arabia Saudita, il Ku-wait, il Qatar e la Russia.

Dopo due anni, siamo arrivati nel 2014, sono stato promosso al ruolo di Director of International Sales per sei hotel a Boston, ma ho gestito questo ruolo, per il quale ho iniziato a viaggiare per circa 200 gior-ni all’anno in giro per il mondo, sempre da New York. Lo so che sembra strano, ma nel mio lavoro io rappresento il volto della so-cietà nel mondo e, spesso, mi trovo a tu per tu con dirigenti di altre società e devo con-vincerli a scegliere i nostri hotel anziché quelli della concorrenza.

Raccontaci un aneddoto per farci capi-re ciò che fai.

Per spiegare il mio lavoro in breve posso portare l’esempio della società A. S. Roma, che quando viene in visita a Boston sceglie uno dei nostri hotel, prenotando circa 70 camere. Sarebbero dovuti andare in un’al-tra città e in altri hotel, ma grazie alla mia “italianità”, sono riuscito a convincere i loro manager a scegliere i nostri hotel di Bo-ston. Ma la Roma non è l’unica società ita-liana con cui ho avuto a che fare: tra i vari clienti che ho seguito in giro per il mondo, oltre a grandi case farmaceutiche, ho avu-to il piacere di fare contratti corporativi anche per la San Paolo, la Eni e la Fiat, JP Morgans, BNP Paribas, oltre alle ambascia-te, ai consolati e ai clienti americani express platinum. Come detto prima, in qualità di Brand Ambassador, sono stato la loro fac-

cia per il Nord America con i clienti esteri.Ma non è finita qui, giusto?Dopo quasi due anni, qualche settimana

fa sono stato contattato per una posizione come Director of Luxury Leisure & Indu-stry Sales presso Omni Berkshire Place di New York, che in Europa sono parte del gruppo hotel di Lusso Kempinsky. Loro, ol-tre a un progresso di carriera, mi consenti-ranno di aver un mio team e, quindi, di ave-re più tempo libero su New York e viaggiar un po’ meno.

Mentre andiamo in stampa, tu proba-bilmente avrai già lasciato il vecchio la-voro e avrai iniziato il nuovo. Ma per il futuro, hai un sogno nel cassetto?

Sì, da circa tre mesi sto seguendo i corsi di Interior Design al New York Institute of Arts and Design, perché trovo che questo ramo di studi si allinei molto con gli hotel di lusso ed eventualmente non escluderei un cambio di carriera nei prossimi anni. La cosa più affascinante degli Stati Uniti e di New York in particolare sono le opportu-nità che ti si presentano e se si ha davvero voglia di lavorare, tutti ce la possono fare. In Italia posso esser visto come l’eccezione, ma qui è la pura normalità: se si ha voglia di “crescere professionalmente e affermarsi”.

Cosa è cambiato per te e per la tua vita da quando sei partito?

Non mi sarei mai aspettato di vivere

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pag. 6 - marzo/aprile 2016 [email protected]

dall’altra parte del mondo e molte volte sembra tutto così strano... NY è una città che ami o odi, io personalmente ne sono innamorato. Inoltre, dal marzo del 2015 ho la cittadinanza americana. Anche se non è cambiato molto, ho acquisito il diritto di voto, e questo mi emoziona (ndr. Michele è un “democrat” entusiasta e ci ha confidato che voterà per Hillary Clinton alle prossi-me elezioni). La cittadinanza, alla fine, è un qualcosa in più. Se vado in Israele, ad esem-pio, preferisco mostrare il passaporto ame-ricano, mentre in altri paesi è meglio quello Italiano.

Da quando abbiamo iniziato a chiac-chierare citi spesso Israele, come mai?

Perché una città che potrei considera-re dopo New York è proprio Tel Aviv. Lì io trovo le stesse vibrazioni e la stessa cultura cosmopolita di New York, ma la cosa fanta-stica è che si trova sul mar Mediterraneo, con la nostra cultura, i nostri sapori, il no-stro clima…

Michele, alla fine sembra che anche tu sia alla ricerca di un’ideale New York sul Mediterraneo… Se potessi portare qual-cosa con te dalla Calabria, oltre a quel ta-volino di legno massello e ferro battuto che hai in bella mostra nel tuo soggiorno e a quella gigantografia del mare della nostra costa, cosa porteresti in America?

NYC è una città molto “transient”, cioè

dove si corre a ritmi frenetici e, molte vol-te, ci si dimentica delle cose importanti. Quando si vive in una cittadina come Tro-pea, invece, è possibile dedicare più tem-po a quelle cose. In generale, porterei in America i valori di famiglia con i quali sono cresciuto, che trovo più forti in Italia che qui. Ovviamente non tutti, ma credo che in Italia, vivendo in ambienti più piccoli, ci si riesce a vedere di più e a trascorrere più tempo in famiglia. Mi ritengo fortunato ad avere “the best of both world” e devo dire che qui a NY sono riuscito a crearmi un bel giro di amici da tutto il mondo, che conside-ro la mia seconda famiglia. Tutto ciò è stato possibile soltanto grazie ai miei genitori, che non potrò mai ringraziare abbastanza. Per loro, c’è sempre un posto nel mio cuo-re, in qualunque parte del mondo mi trovi.

E dal “nuovo mondo”, cosa porteresti in Italia?

Da un punto di vista professionale, es-sendo un mercato molto più libero, sareb-be bello portare la loro cultura lavorativa all’interno del sistema italiano, che trovo molto complicato. Il modo di pensare e di lavorare in US è molto più pratico, mentre in Italia è molto teorico.

Cosa consiglieresti a un giovane con-cittadino tropeano che ha il sogno di fare esperienze di lavoro all’estero?

Credi in te stesso, non aver paura e con-

vinciti che da ogni esperienza si può soltan-to imparare… Di recente uno dei miei più stretti amici, con il quale sono cresciuto a Tropea, Vincenzo Russo, si è trasferito a NY. Ritrovarci dopo quasi sette anni è stato davvero incredibile. Proprio qualche giorno fa, chiacchierando al telefono per scambiarci gli auguri di Pasqua, ho senti-to Vincenzo entusiasta, pieno di energie e felice per l’esperienza che sta facendo qui a NYC. Consiglio a tutti di provare a fare un’esperienza all’estero, si ha soltanto da imparare e rubar con gli occhi…

arte

SAVERIO MUSCIAdi Ilaria Giuliano

Per la nostra rubrica sull’aspetto artisti-co e creativo di Ricadi, abbiamo incontrato un altro protagonista del mondo dell’arte. Una persona che, come ogni bravo artista appassionato, riesce ad esprimere con il suo estro e con la sua creatività tutta la sua passione e il suo punto di vista del mondo: Saverio Muscia. Originario di Tro-pea, classe 1949, Muscia vive da tanti anni a Santa Domenica con la sua famiglia.

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pag. 7 - marzo/aprile 2016visita anche www.drapiainforma.it

e continuare a nutrire e coltivare la sua vena artistica da autodidatta. C’è da dire che Saverio Muscia proviene da una fa-miglia di artigiani, falegnami, e quindi sin da piccolo ha potuto subito mettere in pratica il suo talento naturale, riuscendo a modellare un materiale come il legno se-condo il proprio sentimento artistico.

Restauratore di professione e pittore “per un momento di relax”, come mette in chiaro lui stesso, utilizza nei suoi dipinti non solo colori a tempera, ma anche vari materiali e tessuti come jeans, esprime il suo massimo trasporto artistico nella scultura. Per realizzare sculture usa diver-si materiali, come il gesso, l’argilla, il ferro, ecc. Tuttavia, il materiale che predilige in assoluto è sicuramente il legno, dal quale riesce a realizzare vere e proprie “storie di vita”. Ad esempio scene di vita contadina,

il librarsi nell’aria di uccelli, il pesce che va controcorrente, senza seguire la massa, per seguire e proteggere i propri ideali.

Insomma, tutte allegorie, se così voglia-mo definirle, della nostra vita. Ed è proprio questo che si apprezza nelle sue sculture: l’artista riesce, in modo diretto, a spiegare e raccontare il concetto di libertà. Si al-lontana dalle linee rigide e classiche della scultura, fino a incamminarsi su un per-corso dinamico, in movimento.

Le opere di Saverio Muscia non si fer-mano mai. L’opera scolpita racconta una storia da cui si trae e si approfondisce un pensiero: l’uomo non si ferma mai, è attivo, mobile e fattivo, sempre pronto a esprimere il senso della natura umana, la ricerca della libertà. Saverio Muscia partecipa, da tanti anni, a diverse manife-stazioni artistiche, a eventi come biennali presso Lamezia Terme, Monterosso Cala-bro e Siderno.

Inoltre, ha esposto le sue opere anche a eventi culturali e artistici, quali mostre a Tropea oppure fiere a Roma, nella provin-cia di Napoli, partecipando anche ad espo-sizioni in altre città d’Italia, come Trento e Piano di Sorrento. Un artista a tutto tondo e un artigiano restauratore molto umile e “ligio” al dovere di esprimere prontamen-te il suo ardore per l’arte, preparato e ri-soluto a rinnovarsi e sperimentare, con

l’intento di accrescere e “sfamare” la sua passione per l’arte. Alla fine della nostra chiacchierata con un così bravo esponen-te dell’arte, di cui Ricadi si avvale, gli chie-diamo un monito e un appello alle gene-razioni di giovani per spronarli a seguire i propri sogni.

“Avere il coraggio di nutrire e coltivare le proprie passioni, secondo la propria personalità e indole - ci risponde in modo convinto - non copiare nessuno, ma esse-re sempre pronti a imparare dagli altri, per essere stimolati. L’importante è seguire qualcosa che esce da noi stessi, e non le mode del momento. E, infine, non pensare al successo immediato che deve arrivare e all’aspetto esclusivamente economico. Bisogna fare ciò che si sente, rispettare il proprio essere”. D’altronde, l’arte è senti-mento. E con le sue meravigliose opere, Saverio Muscia rappresenta appieno que-sta concezione di vita.

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pag. 8 - marzo/aprile 2016 www.tropeainforma.it

libri

di Francesco Apriceno

Nell’ampio e variegato repertorio di tan-ti escursionisti stranieri, che soprattutto a partire dal Settecento percorsero la nostra

penisola e le isole adiacenti, in particolare la Sicilia, è caduto nell’oblio il diario di Hen-ry Gally Knight, registrato in The Normans in Sicily: being a Sequel to “An architectural tour in Normandy”, pubblicato a Londra, per i tipi di John Murray, nel 1838.

Tra la folta schiera dei viaggiatori del Grand Tour vi fu, infatti, Henry Gally Knight (1786-1846), studioso inglese di arte e architettura medievali, politico, poe-ta, poligrafo e viaggiatore.

L’illustre viaggiatore visitò la Sicilia per due mesi, dal 24 agosto sino il 27 ottobre del 1836; eccetto una breve ma significati-va escursione in Calabria dal 3 al 7 settem-bre, il cui racconto viene pubblicato nelle lingue inglese, francese e tedesca, e – per la prima volta – nella traduzione italiana di Massimiliano Benincasa.

Quelli del Gally Knight sono appunti di estremo interesse che, editi da Meligra-na Editore, curati da Nicola D’Agostino e introdotti da Pietro De Leo, delineano un inusuale e significativo ritratto della Calabria di indubbio valore storico e ar-tistico-monumentale, arricchendo così le annotazioni odeporiche vergate dai suoi contemporanei in un frangente nodale per la storia europea e del nostro Paese, av-viato – non senza contrasti e dilemmi – a raggiungere l’Unità: un sogno non ancora profondamente raggiunto, nonostante il

legame istituzionale, ritoccato e rivisto nel corso dei secoli.

religione

DON GIUSEPPE FLORIO

di Francesco Barritta

Dopo aver trattato, nei numeri prece-denti, delle parrocchie ricadenti nel terri-torio di Tropea, ci proponiamo di occuparci dei sacerdoti tropeani che compiono il loro servizio fuori dalla città.

Iniziamo con don Giuseppe Florio, sacer-dote dell’Arcipretura di Parghelia. Nato a Tropea, in provincia di Vibo Valentia e Dio-cesi di Mileto-Nicotera-Tropea il 12 mag-gio del 1951, compie gli studi nel Pontificio Seminario “San Pio X” di Catanzaro, com-pletandoli a Messina presso l’Università Pontificia Salesiana Istituto Teologico “San Tommaso”, dove ha conseguito il baccalau-reato e la licenza in Sacra Teologia Cate-chetica. Ordinato sacerdote il 27 dicembre 1975, incardinato nella nostra Diocesi, è stato docente di Religione cattolica presso l’Istituto di Istruzione Superiore di Tropea. Grazie a questa sua attività professionale, pur trovandosi a Parghelia per trent’anni, è

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LETTERA APERTA AI CITTADINI

Amici Concittadini,a seguito di alcune inesatte notizie di stampa, mi corre l’obbligo precisare che L’Amministrazione

Comunale ha ritenuto di rinnovare la collaborazione con Viaggiart, piattaforma web e mobile di promozione turistica, stante il successo registrato nel corso dell’anno 2015, con le invasioni digitali svoltesi per la prima volta a Tropea.

L’evento di caratura nazionale è stato tra i meglio riusciti di tutta la Calabria. L’evento, senza scopo di lucro, è stato organizzato da un gruppo di giovani volontari che hanno “fatto rete” per promuovere la propria città a costo zero. “Discovering Tropea” ha coinvolto diverse guide e studiosi locali, nonché le scuole primarie e secondarie di Tropea.

La sinergia che si è creata tra tanti cittadini di Tropea (senza distinzione di età e di partito politico) ha indotto l’Amministrazione Comunale a dare il giusto supporto alle iniziative previste per il 2016 che interesseranno il Museo Diocesano e la Cappella dei Nobili.

“Invadi Tropea” è stata una delle invasioni più seguite e condivise sui social, con centinaia di mi-gliaia di utenti raggiunti in tutto il mondo e con la partecipazione di chi si trovava anche lontano da casa.

Va pure messo in evidenza che Viaggiart premiata per due anni consecutivi come migliore start-up turistica d’Italia è un’idea nata e sviluppata da due tecnici calabresi della nostra UNICAL.

Con il rinnovo accennato dei servizi Viaggiart, Tropea avrà diversi strumenti di promozione digita-le a disposizione. Oltre ai servizi già esistenti, infatti, saranno realizzati degli itinerari personalizzati sull’app di vario genere: gastronomia, storia, cultura, chiese, spiagge, ecc. La promozione si servirà dell’agenzia di stampa ANSA, non solo a livello nazionale ma su un network internazionale.

Grazie al rinnovo dell’Amministrazione Comunale sono state inserite tutte le strutture ricettive, i ristoranti e tutte le attività turistiche di Tropea. Saranno, inoltre, promossi gli eventi culturali della Città. Sarà realizzato un e-book (in italiano ed inglese) sui beni culturali e sulla storia di Tropea e lo strumento digitale sarà fruibile gratuitamente non solo per i viaggiatori ma anche per le scuole di Tropea e dintorni. Come si può facilmente dedurre si tratta di una vetrina essenziale ed importante per Tropea ed il suo comprensorio. Grazie alla presenza sull’app e sul portale i luoghi d’interesse del-la nostra cittadina sono valorizzati e portati a conoscenza dei turisti e dei locali.

Regioni turisticamente attrezzate come il Piemonte, la Valle d’Aosta, la Puglia, l’Umbria hanno da tempo sposato il sistema Viaggiart, come del resto hanno fatto diversi quotidiani nazionali: la Repub-blica, Il Corriere della Sera, ecc.

Un ringraziamento a Dario Godano che ha realizzato gratuitamente le schede dei beni culturali che permettono all’utente di raggiungere il luogo prescelto con un semplice clik sul telefonino.

Viaggiart, che si avvale d’importanti partnership (Ansa, Tim, Federculture, Assoturismo, Confeser-centi, i maggiori aeroporti italiani), è diventato ormai uno strumento indispensabile per pianificare un viaggio nella nostra Italia. Al di là di ogni critica gratuita ed ingiusta, l’Amministrazione Comunale si è mossa per offrire, pur nella limitatezza dei mezzi, uno strumento utile ed importante a tutti colo-ro che vivono, lavorano ed operano nel campo turistico.

IL SINDACO DI TROPEA (Dott. Giuseppe Rodolico)

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sempre stato impegnato a Tropea nel for-mare generazioni di giovani al 1975 fino al 2011.

Parroco di Parghelia e Fitili, Canonico Arcidiacono del capitolo della Cattedrale di Tropea, ricopre anche l’incarico di Arci-prete Vicario zonale di Tropea. Nella Dio-cesi di Mileto-Nicotera-Tropea è membro del Consiglio presbiterale, Consigliere dell’Istituto diocesano per il sostenta-mento del clero, e Consigliere del Collegio dei Consultori. È inoltre Padre Spirituale del “Pontificio Seminario san Pio X di Ca-tanzaro” dal 2008, oltre ad essere Com-mendatore e assistente spirituale della delegazione vibonese dell’Ordine Eque-stre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (OESSG), che annovera come Grande uf-ficiale il vescovo della Diocesi mons. Lu-igi Renzo e che ha come scopo quello di contribuire economicamente al sostegno di varie attività cristiane in Terra Santa.

Da laureato in Catechetica, don Giusep-pe Florio è convinto che nel mondo delle comunicazioni il primo compito del pasto-re di anime sia quello della ‘rievangelizza-zione’, cioè saper comunicare il vangelo in modo nuovo. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che il sacerdote sia incarnato nella realtà in cui vive.

La parrocchia di Parghelia, per antichis-sima tradizione, mantiene ancora il titolo di

Arcipretura, grazie anche agli incarichi che don Giuseppe Florio aveva svolto negli ul-timi anni come arciprete vicario zonale. Un tempo, l’Arcipretura si strutturava in una collegiata, con vari sacerdoti e un arcipre-te che esercitava un ruolo di moderatore. Oggi, a livello territoriale, a differenza del-le altre parrocchie del territorio, quella di Parghelia mantiene una struttura legger-mente più complessa.

Oltre alla parrocchia di Sant’Andrea Apostolo e al santuario diocesano della Madonna di Portosalvo, con le due rispetti-ve chiese nel comune capoluogo di Parghe-lia, infatti, vi è anche la parrocchia di San Gerolamo Dottore nella frazione collinare di Fitili. Inoltre l’Arcipretura di Parghelia forma unità pastorale con la parrocchia di Zaccanopoli, amministrata dal reverendo sacerdote don Giuseppe Vitaliano. Il pro-getto delle unità pastorali, cioè parrocchie che insieme condividono il lavoro pastora-le con uno o più sacerdoti, è stato portato avanti con forza dal vescovo a conclusione della visita pastorale in Diocesi, in base alla convinzione che i tempi siano maturi per una condivisione e un lavoro in sinergia che crei ponti tra le comunità laddove prima c’era il rischio di isolamento, e al contempo di crescita spirituale e culturale.

Nella realtà pargheliese, tutto ciò si tra-duce nelle attività svolte da vari gruppi che animano la comunità cristiana. A causa del-la mancanza di strutture, tutte queste at-tività vengono svolte dentro i locali attigui alla chiesa di Sant’Andrea Apostolo.

Tra questi gruppi vi è innanzitutto l’Azio-ne cattolica adulti, che viene formata du-rante l’anno, grazie anche alla collabora-zione della professoressa Rosa Bagnato, come animatrice. Sotto la guida di don Florio, la formazione avviene ogni sabato: dopo la recita dei vespri, il gruppo riflette, attualizzando il vangelo della domenica. Assieme al Consiglio Pastorale, il gruppo degli adulti è attento alle povertà presen-

ti in parrocchia, garantendo il sostegno necessario come Caritas, ed è impegnato nelle visite agli ammalati, specialmente nei momenti forti dell’anno liturgico, cioè la Quaresima e l’Avvento.

L’altro gruppo parrocchiale è quello dei catechisti, che si riunisce il giovedì alle 17 e il venerdì alle 16.30. La parrocchia ha op-tato, nel cammino dell’iniziazione cristiana, per il metodo catecumenale, che prevede la compresenza di genitori e ragazzi nelle attività di formazione cristiana. I catechisti sono impegnati nel rinnovamento della ca-techesi per una formazione umano-cristia-na con tre gruppi di età eterogenea: uno per l’accoglienza, uno per l’eucaristia e uno per la confermazione e la mistagogia (in cui il ragazzo inizia a comprendere i segni sa-cramentali e i gesti con i loro significati).

Un altro gruppo che funziona molto bene è quello dei ministranti, anche perché don Florio coinvolge continuamente i ragazzi durante le sue omelie e li rende partecipi e protagonisti dei messaggi del vangelo, consentendo loro di divenire esempio per i tanti giovani del territorio che vivono senza slancio la loro fede. Il gruppo dei ministranti, seguito dagli animatori Pasquale e Gabriele Vallone, si riunisce la domenica prima della messa ed è composto da circa 15 ragazzi e ragazze compresi dai 9 anni in su, con bimbi della scuola elementare accanto a ragazzi universitari o già laureati, a dimostrazione di come l’attaccamento alla comunità e la formazione consentano loro di vivere quo-tidianamente il messaggio di Cristo.Infine vi è il gruppo del coro parrocchiale, diretto dal maestro Pasquale Lorenzo, che si riunisce in tempi stabiliti per le prove ed è composto da circa 30 elementi, che durante le funzioni religiose anima con spirito cri-stiano le liturgie.

Come si è visto, l’Arcipretura di Parghelia, pur essendo un piccolo centro, è organiz-zato in maniera armoniosa ed esemplare. Prima le attività dei gruppi si svolgevano nella casa delle suore di carità, dove veni-vano sovente organizzati anche momenti di accoglienza (ad esempio con i migranti) e di aggregazione, che si concludevano con mo-menti di preghiera e pranzi sociali. La casa delle suore era anche centro per attività formative per la zona pastorale di Tropea, con i corsi in preparazione al matrimonio e alla cresima, ma da un anno a questa parte è chiusa e la parrocchia è priva di locali. Per questo motivo sarebbe auspicabile che la casa delle suore fosse affidata alla Parroc-chia o alla Diocesi,per poter svolgere non

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solo attività parrocchiali ma anche sociali e culturali.

A parte questi gruppi fissi, vi sono poi le spontanee adesioni al comitato per la rea-lizzazione della festa solenne in onore della Madonna di Portosalvo, protettrice di Par-ghelia, che si tiene la seconda domenica di agosto, oltre alle attività culturali portate avanti assieme alla Pro loco presieduta da Tommaso Belvedere – e spesso con la par-tecipazione del sindaco Maria Luisa Brosio - per la festa del 30 novembre dedicata al patrono Sant’Andrea Apostolo, con il tradi-zionale lancio delle castagne dal campanile della chiesa madre. Questa festa rimane unica nel suo genere ed è molto apprezzata, richiamando a Parghelia molta gente anche dai paesi limitrofi.

Tra le attività culturali della parrocchia, portate avanti nel trentennale lavoro di don Florio, oltre alla formazione culturale della comunità attraverso l’annuncio della paro-la, meritorie sono le azioni concrete, come quelle relative al restauro delle chiese rica-denti nell’Arcipretura o alla realizzazione – in itinere - di un piccolo museo parrocchiale, con antichi arredi, paramenti e opere e og-getti d’arte appartenuti al santuario e alle chiese pargheliesi. Vi è poi la realizzazione di un progetto per un organo liturgico in oc-casione del centenario della consacrazione della chiesa del Santuario di Portosalvo, e

poi all’apertura a fini di studio degli archivi del fondo parrocchiale, frequentati assi-duamente dai cultori di storia del territorio. Grazie al professore di lettere Luciano Me-ligrana e al professore Francesco Campennì (dell’Università della Calabria), ad esempio, l’archivio parrocchiale è stato oggetto di ap-profonditi studi, i cui frutti sono stati in par-te riversati in diverse pubblicazioni.

Una delle attività che negli anni è stata molto apprezzata dalle famiglie del territo-rio, anche tropeano, è quella delle colonie estive, che si tenevano nel mese di luglio, per andare incontro alle necessità di alcune famiglie con lavoratori stagionali, e che tan-to beneficio ha dato ai giovani che vi hanno preso parte. L’arciprete spera che queste attività, nonostante il momento di crisi, pos-sano riprendere, magari grazie alla collabo-razione dell’amministrazione comunale.

La comunità di Parghelia, insomma, rap-presenta un modello positivo e virtuoso, che offre ad ogni suo membro la possibilità di partecipare e di realizzare la propria vo-cazione.

sport

CRESCERE NELLO SPORT

di Antonio La Rosa

Fin dal I sec d.C., il latino Giovenale, auto-re della celebre frase ‘mens sana in corpo-re sano’, aveva ben inteso che un individuo sia un’unità promiscua di corpo e mente: perciò, è vantaggioso che importanti doti intellettuali trovino giusta dimora in un corpo sano e attivo. Ciò, prima di ogni cosa, è garantito dallo sport.

Ma perché, oggi, lo sport è legato quasi indissolubilmente alla parola ‘calcio’? A tal proposito, per conoscere un’altra faccia delle disparate attività sportive, sottova-lutata e per molti ignota, abbiamo inter-vistato il maestro Antonio La Torre, che si impegna da molti anni nella promozione di una nobile disciplina, annoverata fra le importanti arti marziali, e lo fa anche gra-zie all’attività svolta nella propria scuola di karate “Tropheum Karate”.

Sappiamo che Lei, fin da precoce età, ha cominciato a praticare questo sport entusiasmante. Come è nata la sua pas-sione per il karate e quali sono state le più emozionanti soddisfazioni raggiun-te?

È proprio così. Fin da piccolo, in modo

naturale, spontaneo, ebbi la percezione che in me fosse presente una particolare voglia innata per le arti marziali, che si è progressivamente sviluppata per via degli stimoli ricevuti da diversi film, fortemente in voga alla mia epoca, del quasi leggenda-rio Bruce Lee.

Da lì, ebbi la fortuna di giungere a Milano e di approcciarmi, di conseguenza, a questa affascinante disciplina sportiva, soprat-tutto grazie all’aiuto e al sostegno, fino al raggiungimento di vari titoli, del mio caro maestro Stefano.

Nell’arco della mia vita, poi, spinto dall’impellente passione e dal vivace desi-derio di praticare questa attività, ho dispu-tato numerose gare a livello agonistico: tra le tante cose, sono stato campione a livello lombardo e ho conseguito altri importanti titoli in Lombardia, dove, in effetti, si è so-stanzialmente articolata la mia emozionan-te carriera di karateka; infine, in procinto di prepararmi alla disputa delle gare mondiali a Pechino, ebbi un fatale problema fisico, che mi precluse la strada dell’ambita gloria. Ahimè, fu la cosa che mai avrei voluto vive-re: in effetti, quello si profilava come l’anno propizio, che mi avrebbe potuto offrire il frutto proibito, della piena realizzazione, che per molto tempo il mio animo aveva cercato di pregustare.

Tuttavia, come è tipico di un convinto

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animo sportivo, non mi sono dato per vin-to: dopo essermi riabilitato, mi sono atti-vamente impegnato nella promozione del karate FIJKAM (vale a dire, riconosciuto dalla Federazione Judo Lotta Karate Arti Marziali), sia a livello agonistico che ama-toriale.

Come mai, oggi, il karate è poco cono-sciuto nel nostro territorio?

Sicuramente le pubblicità, le rappresen-tazioni cinematografiche e le opinioni co-muni - nate nel secolo scorso - hanno con-tribuito a dare adito a un’interpretazione erronea di questa nobile disciplina, in par-ticolare nel nostro territorio. Questa visio-ne distorta della natura originaria delle arti marziali genera l’inesatta definizione del karate come ‘calci e pugni’ fini a se stessi. In realtà, oggi, non è affatto così. Le regole e le norme sono cambiate, garantiscono un maggiore controllo e una più sana preven-zione dei danni arrecabili e abbinano, a tut-to ciò, delle caratteristiche nuove di questa precisa attività, che non si configura, quin-di, come botte da strada gratuite e scatu-rite da smodata aggressività, ma come una pratica sportiva figlia del controllo e del ri-spetto verso l’avversario.

È notorio che il karate, da sempre, rap-presenti un’efficace arma per la difesa personale. Ciò potrebbe essere un incen-tivo per la pratica dello sport da parte del genere femminile?

A tal proposito, il karate si rivela uno sport ad hoc: infatti, con tutte le violenze, le ripetute aggressioni e le diverse forme di bullismo cui è esposto il genere femminile, le arti marziali in generale si rivelano un au-silio di non poco conto per la difesa contro ogni forma di prevaricazione fisica. Tutta-via, non è detto che questa disciplina debba semplicemente adempire questo obiettivo, giacché è possibile, con costanza e deter-minazione, giungere a praticare questa at-tività atletica anche a livello agonistico.

Quale funzione ricopre, questa disci-plina sportiva, nella formazione di ogni atleta. Può aiutare nella costruzione del-la propria personalità?

Certamente, il karate influisce parec-chio nella definizione e nella formazione della personalità di ognuno. La peculiarità di questa disciplina è l’attuazione di un du-plice lavoro, improntato a fornire una for-mazione non semplicemente strutturale e tecnica, ma anche e soprattutto mentale. Seguendo questa via, si può pervenire a un sano equilibrio psicofisico, garante di una corretta postura e di un’adeguata musco-latura, cui si aggiungono importanti valori sportivi, all’insegna del rispetto del pros-simo, della reciproca condivisione, dell’ac-cettazione della sconfitta come di una gratificante vittoria e della maturazione di una sana coscienza, che antepone i rappor-ti umani a quelli esclusivamente legati alla competizione sportiva.

Il controllo, inoltre, è uno degli aspetti educativi più significativi del karate: perciò, l’importanza di esprimere tutta la potenza delle tecniche acquisite non è assoluta-mente interpretabile come dimostrazione di violenza, ma come studio razionale di tutte le potenzialità dell’individuo, che ha come traguardo l’autocontrollo e l’equili-brio dialettico corpo/mente. Tali obbiettivi sono la base di un continuo perfeziona-mento, per fare del karateka un cittadino responsabile.

Un individuo che si accinge a praticare questo sport, potrebbe essere favorito da una particolare predisposizione ca-ratteriale? Insomma, una persona timi-da, per esempio, potrebbe avere vantag-gi nei confronti di una persona sicura di sé, o viceversa?

Sì. Le arti marziali, in se stesse, riescono a infonderti una dirompente carica emo-tiva interiore, che ti spinge a uscire fuori dai tuoi limiti e a travalicare particolari inibizioni naturali; con un lavoro assiduo e propedeutico, questa attività educativa ti permette di raccogliere ciò che di buono hai seminato. Pertanto, questo, è un buon modo per riconoscere i propri limiti e stru-menti, ma anche per superare una naturale predisposizione ad essere schivo e intro-verso. In poche parole, si tratta di crescere nello sport.

integrazione

ILSE BREEMERSCHDAL BELGIO

di Bettina Rayer

Proprio in un momento molto drammati-co per il Belgio, a causa dei tragici episodi di terrorismo avvenuti a Bruxelles, in questo numero, per la consueta rubrica “Integra-zione” - con la quale conosciamo i tanti stra-nieri che a Tropea si sono trasferiti - incon-triamo un cittadina proveniente da lì: Ilse Breemersch.

Ilse è nata in Belgio dove ha vissuto fino a 23 anni, in un piccolo paese delle Fiandre Occidentali, Kemmel, vicino al confine con la Francia. Dopo il liceo ha preso il diploma Isef (triennale) e ha seguito un anno di lingue (Francese – Tedesco – Italiano – Spagnolo) al CLT di Lovanio. È sposata dal 2005 con un tropeano ed è mamma di 2 figli maschi (10 e 8 anni).

Ilse, quando hai deciso esattamente di trasferirti da Kemmel a Tropea?

Sono arrivata a Tropea nel maggio 1998 come animatrice all’hotel Rocca Nettuno. Dopo un paio di estati nell’animazione, ho deciso di rimanere qui tutto l’anno e nel marzo 2003 sono passata alla Meeting Point. Prima come assistente per i clienti in loco, dopo all’ufficio traffico e escursioni. Dall’estate 2013 mi occupo anche della ge-stione di tutto lo staff assistenti.

Quali sono le maggiori differenze che, dopo tutti questi anni, hai notato tra la mentalità belga e quella italiana, calabre-

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se in particolare?Sicuramente la mentalità calabrese è

più aperta, qui si vive molto “alla giornata”; invece quella belga è più “ognuno per sé” e tutto è un continuo “programmare tutto”. Entrambe hanno comunque i loro vantaggi e svantaggi.

È stato facile integrarti nel contesto so-ciale e lavorativo tropeano?

Integrarmi è stato abbastanza facile, an-che perché sono passati un paio di anni pri-ma di trasferirmi del tutto. E a questo punto già conoscevo tante persone e loro cono-scevano me. Poi sul piano lavorativo non ho avuto difficoltà: all’epoca alla Meeting Point eravamo pochi e quasi tutti stranieri. Anno dopo anno siamo cresciuti e sono entrate persone locali.

Ti sei sentita sempre accolta o hai nota-to qualche volta una certa diffidenza?

Sì, mi sono sentita subito accolta perché, come detto, i tropeani hanno una mentalità molto aperta.

Cosa ti piace di più di Tropea e dei suoi abitanti?

Tropea è meravigliosa già solo per la sua posizione sul mare. Gli abitanti sono molto accoglienti soprattutto nei confronti degli stranieri.

Qual è la cosa che dal Belgio porteresti a Tropea per migliorare la città? E quale invece da Tropea alla tua città belga?

Dal Belgio porterei a Tropea l’attenzione che lì c’è in ogni piccolo paese o grande città per rendere più vivibile il posto. Per esem-pio aree verdi e parco giochi per i bambini, campetti polivalenti, aree picnic, per non parlare delle strade ben mantenute. Qui abbiamo la fortuna di avere un clima che ci permette di vivere all’aria aperta quasi tutto l’anno ma non ci sono spazi dove portare i bambini o dove incontrarsi tra grandi. Anche nelle scuole, la ricreazione la fanno in classe, da noi era impensabile, ci portavano fuori anche per 5 minuti. Da Tropea invece porte-rei l’accoglienza e la gentilezza della gente.

Secondo te, cosa è cambiato in meglio e cosa in peggio a Tropea in tutti questi anni?

Purtroppo, per me Tropea è rimasta fer-ma. Se pensiamo a scuole, servizi, strade… siamo sempre allo stesso punto. Tropea ha tutte le qualità per essere una perla ma non vengono sfruttate. Tutti i cittadini potreb-bero stare bene, ma prima devono capire che tutti devono collaborare per rendere Tropea veramente una perla. È facile dare la colpa agli altri. Prima di fare questo, ognuno di noi dovrebbe guardare se stesso e chie-dersi: cosa sto facendo io per migliorare la situazione?

Quali consigli ti sentiresti di dare a una persona straniera che sta per trasferirsi a Tropea?

Credo che l’adattamento graduale, co-minciando dall’estate è la miglior cosa. Ov-viamente se una persona pensa di trasferirsi qui è importante anche che conosca la città durante l’inverno.

cultura

LE ONDE MEDITERRANEE

di Caterina Sorbilli

Onde Mediterranee, lo storico premio in-ternazionale di poesia che ha sede a Tropea, giunge quest’anno alla XIII edizione.

Quella del 2016 è una manifestazione che vuole continuare nel solco della tradizione, seguendo i successi delle edizioni preceden-ti. Il concorso, ideato e curato dal professor Pasquale De Luca, poeta e scrittore, si arti-cola in sei sezioni denominate onde, di cui la prima si suddivide in tre settori, per cui com-plessivamente comprende ben otto sezioni: Onda prima – poesia inedita per alunni di scuola elementare, di scuola media inferiore e di scuola media superiore; Onda seconda – poesia inedita in lingua italiana, per adul-ti; Onda terza – poesia inedita in vernacolo (tutti i dialetti d’Italia); Onda quarta – poesia edita in lingua italiana; Onda quinta – poesia inedita in lingua straniera (Europa e tutti i Paesi del mondo); Onda sesta – poesia ine-dita in lingua italiana, per adulti, e per alunni di ogni ordine di scuola, con tema specifico: I valori della donazione e della vita.

Anche quest’anno infatti è stata previ-sta una sezione a tema specifico appunto l’Onda sesta – AVIS. Poesia per la vita, che si avvale della collaborazione dell’AVIS Co-munale di Tropea, il cui presidente, la sig.ra Caterina Forelli, attivamente coinvolta nella sensibilizzazione verso un tema di enorme importanza, è direttamente impegnata nella donazione e nell’azione sociale. A questa se-zione possono partecipare anche gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado senza al-

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cun limite di età e, solo per loro, senza quo-ta di partecipazione. Ciò per stimolare fra i giovani studenti un momento di riflessione sull’importanza del dono del proprio sangue utile per salvare un’altra vita umana. In sin-tesi: la vita dalla vita, la vita per amore della vita.

Durante la manifestazione, con riferimen-to a quelle passate, sarà conferito un rico-noscimento particolare ad una personalità locale che con la sua opera ha dato onore e lustro alla città di Tropea. Con l’occasione sarà allestita anche una esposizione di opere d’arte, che sarà curata dalla pittrice Silvana Dell’Ordine, direttore artistico dell’Associa-zione. Gli autori, che di anno in anno parteci-pano sempre più numerosi da ogni regione d’Italia e da diversi Paesi del mondo, ormai sanno bene di partecipare ad un concorso caratterizzato da serietà organizzativa, da impegno nella ricerca della qualità, da con-tinuità e costanza e che riceve gli apprezza-menti della stampa, del pubblico, dei critici.

Il termine ultimo per l’invio delle poesie è scaduto il 21 marzo scorso, ora è partita la macchina organizzativa per l’evento finale, con la premiazione dei migliori componi-menti. “Entusiastica – commenta soddisfat-to De Luca - è stata la partecipazione degli alunni delle scuole specialmente di quelle di Tropea, che hanno risposto molto positiva-mente all’invito”.

La Commissione esaminatrice, già costi-tuita, i cui nomi saranno resi noti durante la manifestazione di premiazione di sabato 28 maggio, è formata da persone di compro-vate virtù morali e di alto profilo culturale (magistratura, poesia, letteratura, editoria, giornalismo). Essa, con estrema riservatez-za e in piena autonomia, sta lavorando sulle opere pervenute a concorso numerosissi-me e provenienti dagli amanti della poesia in maniera individuale ed associativa come quella dimostrata da svariate Istituzioni scolastiche.

“I vincitori di ogni singola sezione – spiega ancora De Luca - saranno avvisati tempe-stivamente con ogni mezzo disponibile non appena la Commissione avrà ultimato i suoi lavori: come sempre verranno premiati i pri-mi tre autori con il punteggio più elevato per ogni sezione in cui è articolato il concorso”.

Gli organizzatori, pienamente soddisfatti per la partecipazione sempre più numerosa e qualificata, sono da tempo al lavoro per una dignitosa accoglienza dei poeti che, an-che da molto lontano, verranno nella nostra città a ritirare il premio ad essi assegnato. Essi confidano in una sentita partecipazione

degli Enti Pubblici, delle Associazioni e di chi li rappresenta, dei cittadini tutti per rendere il Premio un punto fermo di alto prestigio nel panorama culturale della nostra terra.

“Lunga vita alla Poesia! - esclama ancora De Luca – e che il premio internazionale di poesia “Tropea: Onde Mediterranee” possa diventare uno strumento di diffusione e di conoscenza della poesia con la fisicità dei suoi cultori e degli autori, con l’obiettivo di far apprezzare e amare la poesia, anche fuo-ri dalle mura ristrette della scuola”.

È proprio per questo che, anche quest’an-no e pur con le note ristrettezze economi-che, verrà pubblicata una pregevole antolo-gia con tutte le opere partecipanti, edita da Meligrana editore.

Per motivi logistici, nel momento in cui an-diamo in stampa il luogo della premiazione non è stato ancora deciso, ma vi sapremo aggiornare con maggiori dettagli in merito attraverso il nostro sito web e i con i social di Tropeainforma su Facebook e Twitter. Siamo comunque convinti che la manife-stazione avrà un alto profilo organizzativo, visto che l’aspetto logistico sarà curato dalla Thoth di Mario Vallone.

“Bravissime presentatrici – promette De Luca - saranno chiamate a condurre l’intera manifestazione e le liriche saranno decla-mate da giovani attori tropeani che, con la loro voce, esalteranno la bellezza delle ope-re premiate”

intervista

FILIPPO ACCORINTIdi Francesco Apriceno

Incontriamo e chiacchieriamo con un gio-vane batterista tropeano, Filippo Accorinti, che sta compiendo un bel percorso nel com-plesso panorama musicale, al di fuori della propria realtà d’origine. Diversi anni fa, tro-vatosi a scegliere quale sarebbe stato il suo futuro, ha puntato tutto sulla musica, sor-prendendo tutti coloro che non la ritengono una strada facile per far carriera e non ve-dono concreti e adeguati sbocchi lavorativi. Per questo motivo abbiamo rivolto qualche domanda a questo giovane e talentuoso mu-sicista tropeano che ci ha illustrato le tappe fondamentali della sua crescita artistica tra la Calabria e Roma.

Come ti sei avvicinato alla batteria? Qual è stato il tuo percorso di studi?

Mi sono avvicinato alla batteria all’età di sei anni quando ne chiesi una in regalo a mia

zia, posso quindi dire di avere inizialmente assecondato un mio interesse. Ho intrapre-so gli studi a livello professionale soltanto dopo diversi anni per motivi che spiegherò successivamente. I miei primi insegnanti sono stati Francesco Scopelliti e Massimo Russo. Dal 2009 al 2013 ho studiato bat-teria presso il Saint Louis College Of Music di Roma con Claudio Mastracci, Francesco Basile, Davide Piscopo e Daniele Pomo per quanto riguarda la batteria ed Emanuele Friello, Andrea Vena, Emilio Merone, Ro-berto Ruggeri, Claudio Ricci, Dario Zeno e Stefania Del Prete per quanto riguarda i laboratori di musica d’insieme, armonia, solfeggio e pianoforte. Da tre anni proseguo i miei studi con il grande Maurizio Dei Laz-zaretti, a mio parere uno dei migliori turni-sti a livello internazionale che ha di recente concluso la sua sedicesima partecipazione al Festival di Sanremo.

Quando hai deciso che saresti stato disposto a rischiare tutto per cercare di “trasformare” il tuo sogno nella tua pro-fessione?

Non credo ci sia stato un vero e proprio momento che abbia fatto da spartiacque, questa decisione è stata presa nel momento in cui ho avuto la consapevolezza che la vo-glia di suonare sovrastasse i dubbi e le insi-curezze tipici dei momenti in cui ci si ritrova a fare scelte di vita decisive per il proprio

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futuro.Raccontaci del percorso fatto nella tua

cittadina d’origine per coltivare la tua passione. Hai incontrato degli ostacoli?

L’ostacolo più grande è stato rappresenta-to dalla ricerca di un insegnante con il quale iniziare a studiare dal momento che la mia cittadina e i paesi limitrofi non disponevano di strutture adibite allo studio della musi-ca. Inoltre i miei genitori, per via di impegni lavorativi, non avevano la possibilità di ac-compagnarmi altrove, quindi soltanto in un secondo momento ho iniziato a spostarmi autonomamente e ad intraprendere gli stu-di con gli insegnati citati inizialmente a Vibo Valentia per poi arrivare a Roma. Contem-poraneamente a tutto ciò sono stato mem-bro di diverse band e tribute band pop-rock e di musica leggera.

Qual è la tua situazione lavorativa at-tuale? Hai qualche collaborazione con altri artisti?

Da sei anni svolgo attività didattica pres-so la scuola di musica Amadeus che ha sede a Tropea, fondata dal maestro Carmelo Di Renzo, e da due anni all’Accademia Music & Art Santa Venere che ha sede a Porto Salvo fondata dal maestro Enzo Mundo. A tal pro-posito colgo l’occasione per salutare e rin-graziare entrambi i direttori per l’impegno e la passione dimostrati in questi anni. At-tualmente lavoro come turnista in collabo-razione con Enzo Principe, cantante napole-tano con il quale ho il piacere di riproporre i successi del repertorio di Claudio Baglio-ni nei teatri e nelle piazze, sia in Italia che all’estero insieme a musicisti meravigliosi che saluto. Da diversi anni faccio parte della Wizdom Drum Band, una Drum Line fonda-ta dal maestro Massimo Russo e composta da percussionisti e batteristi calabresi con i quali ho avuto modo di esibirmi in Festival e manifestazioni di rilievo fino a toccare città come Parigi.

Credi che per intraprendere il percorso

che hai scelto di seguire siano necessari dei prerequisiti?

Penso che il talento sia l’aspetto che maggiormente faccia la differenza in ogni settore, ma nonostante ciò considero di pari importanza l’amore per ciò che si fa e l’umiltà. Se il tutto poi è accompagnato da grande forza di volontà, determinazione ed impegno le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare.

Quali progetti hai per il futuro? Pensi di poterli realizzare nella tua cittadina d’ori-gine?

In prospettiva del futuro il mio obbiettivo è continuare a vivere di musica svolgendo la mia attività. Per raggiungere questo scopo ritengo indispensabili tre requisiti: studio, tenacia ed ambizione sempre umilmente e nel rispetto del prossimo dal momento che il livello di preparazione dei musicisti e dei batteristi nel mio caso è sempre più alto. Penso che nel sud Italia realizzarsi in quest’ambito sia sempre più complicato sia per mancanza di opportunità sia perché spesso quella del musicista non viene consi-derata come una vera e propria professione svolta con passione e sacrificio. È un dato di fatto nonostante questo che diversi musici-sti calabresi collaborino con artisti famosi sia in Italia che all’estero.

Quale consiglio o incoraggiamento da-resti ai giovani del luogo che si avvicinano

alla musica e a quelli che come te ne fanno il cardine della propria vita?

Il consiglio che sento di dare è quello di credere fortemente in ciò che si fa senza farsi condizionare dai pareri altrui special-mente se si pensa che siano d’intralcio, tro-vare un insegnante adeguato non solo mu-sicalmente, ma anche umanamente in modo che il suo modo di vivere la musica possa rispecchiare il vostro. In aggiunta a tutto ciò è importante suonare tanto, e in caso se ne avesse l’opportunità, farlo con musicisti competenti.

Ci sono delle persone che vorresti rin-graziare?

Assolutamente sì, primi tra tutti i miei genitori per avere sempre creduto in me anche nei momenti in cui a farlo erano in pochi, la mia famiglia ed il mio amico Giusep-pe Chiapparo il quale mi ha aiutato molto durante i miei studi a Roma, i direttori del-le scuole e voi di Tropeainforma per questa piacevole chiacchierata.

scuola

IL CPIA A TROPEAdi Giuseppe Borello

Non tutti lo sanno, ma a Tropea è presen-te una istituzione scolastica nuova, erede del vecchio Centro Territoriale Permanen-te (CTP). Si tratta del Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti di Vibo Valentia (CPIA), che continua ad operare anche sul nostro territorio attraverso la rete territo-riale di Tropea, con il compito di innalzare i livelli di istruzione della popolazione adulta.

L’istituzione, ufficialmente avviata con il decreto emanato il 16 febbraio 2015 dal Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria Diego Bouché, è operativa dall’anno scolastico in corso. Il re-sponsabile del CPIA è il dirigente scolastico Pasquale Barbuto (già alla guida dell’Istituto

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pag. 16 - marzo/aprile 2016 www.twitter.com/Tropeainforma

comprensivo “P.E. Murmura” di Vibo Valen-tia). Dopo una fase di riorganizzazione, il CPIA ha intrapreso la strada giusta per rea-lizzare nuovi assetti didattico-organizzativi e rispondere ad una sempre più diversifica-ta e complessa domanda di istruzione e for-mazione proveniente da parte di soggetti “deboli”. Ciò avviene attraverso l’offerta di percorsi di istruzione e formazione mirati ad accrescerne le competenze per consentire l’acquisizione di profili professionali quali-ficati e qualificanti al fine di una maggiore occupabilità ed inclusività sociale della po-polazione adulta.

Come detto, il CPIA di Vibo Valentia co-stituisce una tipologia di istituzione scola-stica autonoma, articolata in reti territoriali di servizio dotati di un proprio organico. Il CPIA, che ha sede a Vibo Valentia, costitu-isce l’unità centrale ed amministrativa, che gestisce il personale scolastico anche reti territoriali, gli ex CTP di Tropea e di Vibo Valentia, cui è associata anche la Sede Car-ceraria.

Il CPIA organizza a Tropea i percorsi di istruzione per livelli di apprendimento, in una dimensione integrata di interazione “reticolare” con il territorio, che esprime e richiede specifici bisogni formativi. Tutti i CPIA, all’interno delle reti per l’apprendi-mento permanente, hanno la funzione di realizzare una nuova offerta formativa, in raccordo con le autonomie locali, il mondo del lavoro e delle professioni e tenendo con-to dei particolari bisogni dell’utenza – popo-lazione adulta, stranieri e NEET.

I nuovi percorsi di istruzione degli adulti sono riorganizzati in: percorsi di primo li-vello, finalizzati al conseguimento del titolo conclusivo del primo ciclo (con l’esame di Stato per la licenza di Scuola secondaria di I grado); al conseguimento delle competen-ze di base connesse all’obbligo di istruzione; percorsi di alfabetizzazione e apprendi-mento della lingua italiana per il livello A2 (secondo il quadro europeo di riferimento). Queste tipologie sono tutte erogate a Tro-pea, mentre i percorsi di secondo livello, finalizzati al conseguimento del diploma di istruzione tecnica, professionale e artistica, vengono realizzati nelle istituzioni scolasti-che di secondo grado che stipuleranno ap-positi accordi di rete con i CPIA.

La progettazione per unità di apprendi-mento dei percorsi di primo e secondo livel-lo rappresenta il riferimento necessario per il riconoscimento dei crediti e la personaliz-zazione del percorso attraverso la stipula del “Patto formativo individuale”, nel quale

vengono riconosciuti saperi e competenze formali, non formali e informali dell’adulto. Nel riconoscimento e nella valorizzazione del patrimonio culturale e professionale della persona, come nell’importanza asse-gnata alla sua storia individuale, risiedono gli elementi innovativi del nuovo sistema dell’Istruzione degli adulti (IDA), in piena e coerente sintonia con le politiche nazionali dell’apprendimento permanente introdot-te nel comma 51 dell’articolo 4 della Legge 92/2012.

Non solo: la definizione del “Patto forma-tivo” è assegnata ad una Commissione com-posta da docenti del primo e del secondo livello che, in base alle indicazioni europee sulla convalida dell’apprendimento non for-male e informale e come previsto dal D.lgs. 13/2013, attiva su richiesta dell’adulto un percorso articolato in tre fasi: quella di iden-tificazione, quella di valutazione e quella di attestazione per la defini-zione del “Patto formativo individuale”. Grazie a que-sto “Patto formativo”, viene formalizzato un percorso di studio personalizzato. Al riconoscimento dei cre-diti si aggiungono attività di accoglienza e di orienta-mento e la possibilità della fruizione a distanza per una quota pari al 20% del monte ore complessivo.

Oltre al responsabile Barbuto, l’organigramma del CPIA di Vibo Valentia si compone del Direttore dei Servizi Generali e Ammini-strativi Filippo Giurlanda, di due coordinatori di rete territoriale, con la profes-soressa Maria Francesca Tulino incaricata per quella di Tropea, e dell’animatore digitale, nuova figura rive-stita dal professor Giusep-

pe Borello (già coordinatore del CTP), che si occupa di sviluppare il Piano Nazionale Scuola Digitale necessario per traghettare l’istituzione scolastica verso gli standard di-dattici basati sulle nuove tecnologie e meto-dologie che ne fanno uso.

Per contattare il CPIA è possibile usare la posta ordinaria all’indirizzo seguente: Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti di Vibo Valentia, Via Giustino For-tunato s.n.c. – 89900 Vibo Valentia (VV). Per contattare telefonicamente gli uffici, è attivo il numero di telefono (+39) 0963 42002, mentre via posta elettronica certi-ficata (PEC), l’indirizzo [email protected] e via posta elettronica dell’or-ganizzazione istituzionale (PEO) l’indirizzo [email protected].

A Tropea, il CPIA opera ancora provviso-riamente presso la vecchia sede del CTP, cioè nei locali di palazzo Collareto Galli messi a disposizione dalla dirigente scola-stica dell’Istituto comprensivo di Tropea, la professoressa Tiziana Furlano, assieme a un laboratorio di informatica all’avanguardia, dotato di postazioni portatili su cui sono in-stallati software di ultima generazione.

L’auspicio è che questa nuova istituzione possa presto ottenere, grazie alla sensibilità degli amministratori, una sede indipendente e idonea sul territorio comunale cittadino, dove poter erogare corsi destinati agli adul-ti per il raggiungimento delle certificazioni

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(scolastiche e linguistiche) e, perché no, vi-sta la presenza di molti immigrati sul terri-torio ma soprattutto in virtù della vocazione turistica del comprensorio, possa avviare nuovi corsi e aprire sempre più a lavoratori stranieri e turisti che vogliano imparare l’ita-liano e certificare le loro conoscenze lingui-stiche.

libri

di Francesco Barone

L’opera prima di Il Grande è un romanzo di ambientazione storica in cui le vicende dei protagonisti si intrecciano in un perio-do compreso tra gli eventi conclusivi del secondo conflitto mondiale e la fine degli anni ‘90. I giovani personaggi del passato interagiscono quindi con quelli del presen-te, chiamati a portare a termine una que-stione lasciata in sospeso.

La storia trova spazio tra l’Italia di ieri e di oggi e l’Inghilterra, terra d’origine dei due personaggi protagonisti, George e Charlie.

È infatti in Campania, nel 1943, che Ge-orge conosce Elisa, a causa di una terribile coincidenza. Lei è bellissima mentre lui è un soldato inglese sbarcato da poco sulle coste italiane per svolgere una missione. Il loro incontro avviene in una mattinata di mercato e di grande trambusto, nel cuore di una cittadina come tante del meridione d’Italia. Lui, tutt’altro che coraggioso, arri-va a compiere un gesto estremo per strap-parla da un destino forse peggiore della morte. Agli occhi di Elisa, George diven-

ta un eroe, salvando il suo corpo e la sua anima. Ma il giovane inglese ha un animo inquieto, in perenne fuga, da se stesso in primis, dal suo paese, dalla guerra, da chi lo cerca e lo ama, dal destino, dalla vita più che dalla morte.

La storia dei due si intreccia con quella di Charlie, compagno di guerra di George, che nonostante la sregolatezza che lo con-traddistingue, si consacra con assoluta de-dizione alla ricerca dell’amico “scomparso”.

A unire i destini dei tre protagonisti è una promessa, che li obbliga ad allonta-narsi e a rincorrersi in quella che diventa la loro “terra dei sogni proibiti”. Una luna can-dida e immobile vigila sui tre giovani, li gui-da, indica loro la strada da seguire, nono-stante l’agire umano sia crudele e nefasto.

“Nella terra dei sogni proibiti” è un li-bro che, attraverso la caratterizzazione dei suoi tre protagonisti, offre al letto-re una serie di spunti per riflettere sulla

condizione umana. George, ad esempio, giunge a rinnegare se stesso e la vita per non mettere a repentaglio quella del suo nuovo amore, mentre la bella Elisa rischia la vita e rinuncia addirittura all’amore per il bel soldato inglese pur di proteggere ciò che di più sacro la vita le ha donato. Ma a ben vedere è il personaggio di Charlie a stupire. È lui, forse, il vero protagonista della vicenda, capace di sprofondare in una condizione misera, sia dal punto di vi-sta morale che spirituale, per poi tentare a tutti i costi di ricostruire un puzzle molto complicato. Charlie è una figura umana che Il Grande, nonostante alla sua prima esperienza di narratore, descrive con ma-estria, conferendole profondità e spessore e rendendolo la figura chiave della vicenda in più occasioni. Un uomo che rischia di sprofondare nei suoi vizi, ma che riesce a innescare un cambiamento volto non solo alla redenzione personale, ma anche alla salvezza di George e di Elisa.

Per questi motivi, il giovanissimo autore Antonio Il Grande sorprende ed affascina con il suo esordio letterario, breve e inten-so, passionale e cruento. L’autore tropea-no, classe ‘97, frequenta il Liceo Classico cittadino e il Conservatorio “F. Torrefran-ca” di Vibo Valentia. Proprio questa sua seconda passione per la musica lo ha vi-sto vincitore di una prestigiosa borsa di studio, grazie alla quale ha preso parte a un corso di autore musicale tenuto dal maestro Mogol presso il Centro Europeo Toscolano. Nonostante i mille impegni di giovane musicista e di studente (in estate conseguirà il Diploma di maturità classica), Antonio trova anche il tempo di collabora-tore con la nostra testata giornalistica, e per questo lo ringraziamo. A lui esprimia-mo i più sinceri auguri per un futuro ricco di soddisfazioni, mentre invitiamo tutti i nostri lettori a correre nelle librerie o nelle edicole di Tropea per acquistare una copia di questo bel romanzo!

ambiente

I RONDONI STANNO SCOMPARENDO?

di Alfonso Del Vecchio

Le rondini sono state sempre un elemen-to caratterizzante del cielo di Tropea.

È commovente il ricordo della fanciullezza quando milioni di queste creature all’inizio della primavera fissavano l’appuntamento a

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Tropea ed iniziavano i loro volteggi nei lar-ghi, nelle piazzette, ma specialmente negli affacci che guardavano verso il mare.

Bastava spostarsi in qualche cittadina vi-cina è già lo spettacolo era più contenuto, meno eclatante di quello tropeano.

Evidentemente le rondini ed i rondoni, nel dialetto tropeano appellati “landuni”, sono uccelli dotati di notevole intelligenza se, al pari dei nostri ospiti turisti, ancor prima di loro, avevano scoperto la mitezza del clima ed una particolare caratteristica che faceva risparmiare a loro tempo e fatica perché a Tropea trovavano centinaia di nidi naturali pronti alla bisogna.

Il cielo di Tropea, infatti, è per loro un ec-cezionale terreno esclusivo di caccia.

Il rondone ha un modo di volare superbo ed una capacità di cambiare improvvisa-mente direzione sfrecciando da un vicolo all’altro e da ogni parte e fendendo l’aria alla caccia di insetti. È stato calcolato che un rondone è capace di ingurgitare nell’arco di una giornata circa 20.000 insetti.

Non a caso negli ultimi anni Tropea, con la progressiva scomparsa delle rondini, ha su-bito la crescita esponenziale delle zanzare e la proliferazione dei colombacci.

Il rondone a differenza degli altri uccelli non ama cimentarsi nella costruzione del nido ma predilige le cavità naturali o artifi-ciali.

Tipico della costruzione tropeana sono un’ infinità di fori a forma quadrata che stra-tificano a varie altezze delle pareti perime-trali esterne degli edifici e che costituiscono per ogni specie di volatili formidabili rifugi naturali, tanto che non è raro trovare anche in pieno inverno piccoli passeri ancora non soccombenti alla rigidità del clima.

In buona sostanza l’attenuata presenza dei rondoni ha prodotto un mutamento di un fragile equilibrio di un sistema che aveva retto per secoli.

A farne le spese rimane sempre l’uomo che ha perso da tempo la capacità di osser-vare e di ascoltare quei gridii continui ed ossessivi che duravano tutto il giorno fino a quando i cieli ed i luoghi venivano lasciati ai colleghi notturni: i pipistrelli.

eventi

IL 3 MAGGIO SI RIPETE LA FESTADE “I TRI DA CRUCI”

di Antonio La Rosa

La cittadina di Tropea è ricca depositaria di una lunga e preziosa storia: oltre ai porti-ci, agli antichi palazzi nobiliari, alle chiese e alle sue strade, anche il linguaggio, gli usi, le tradizioni e i costumi comunemente usati sono profondamente intrisi di un’inconfon-dibile storia e di un’inveterata tradizione.

Ogni parola dunque evoca qualcosa di antico e lontano, che tuttavia si configura

innegabilmente come parte integrante del presente della cittadina.

La parola ‘burgu’, ad esempio, richiama alla mente epoche remote, medioevali, ma anche la società e l’economia otto-nove-centesca che mutano, si modernizzano, si evolvono a pari passo con i tempi.

L’antico ‘burgu’ tropeano si trova inca-stonato tra la scalinata che conduce al lun-gomare antistante la chiesa di Santa Maria dell’Isola, largo Villetta, le antiche mura cit-tadine e il corso Vittorio Emanuele II.

Proprio all’imbocco della stessa Via Um-berto I era anticamente presente un mode-sto tempietto con tre croci, che andarono distrutte a causa di un terremoto e di ripe-tute alluvioni.

Una di queste si salvò ed è oggi conser-vata nella chiesa San Michele, sita a pochi passi dal noto quartiere cittadino.

Per commemorare le antiche croci per-dute, i tropeani pensarono di istituire una

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festa popolare, destinata a divenire la fe-sta tropeana più sentita ed amata: “I tri da cruci”.

Anche quest’anno il 3 maggio ‘u burgu’ si tinge di mille colori, si veste di innume-revoli “rumori polifonici” e dà vita a una generale frenesia, all’insegna della festa e dell’ilarità condivisa.

La ricorrenza, nel corso degli anni, si è inoltre caricata di significati e simboli del tutto nuovi, improntati a esorcizzare e a ri-dicolizzare il tremendo pericolo turco, che tormentò a lungo quasi l’intera Penisola.

Molti eccentrici miti e altre tristi verità concernenti la dominazione saracena tro-vano così una forte eco nella radicata festa popolare.

Un susseguirsi di giochi tipici, di parti-colari “gare dei mangiatori” e di agoni sim-patici e peculiari concorrono a rendere la ricorrenza più emozionante e briosa.

Tra i tanti, si ricorda la danza del “camiuz-zu i focu’” che prevede la presenza di una sagoma raffigurante l’antico nemico che balla, spara, si muove e agonizza all’inces-sante ritmo della caricatumbula; o, ancora, l’incendio delle navi, il volo della colomba e fantastici giochi pirotecnici.

Il comitato, appositamente costituito, e la Pro Loco di Tropea si occupano dell’or-ganizzazione dell’evento che riprende anche i giochi tipici dei festeggiamenti po-polari, come la gara delle pignatte, quella dei sacchi o della pasta ‘avvruscenti’ - per rinnovare e rendere la festa de “I tri da Cruci”sempre più bella ed entusiasmante.

attività commerciali

RAPPRESENTANZE PERRI

di Bettina Rayer

Rappresentanze Perri è un’agenzia di

commercio che opera nel settore vinicolo con un approccio consulenziale che orien-ta il posizionamento dei clienti/partner se-lezionati sulla base di valori che privilegia-no sempre più la qualità, la valorizzazione del territorio, le filiere produttive etiche.

Dal 1992 opera per la promozione di brand e cantine, favorendone la commer-cializzazione nelle catene della ristorazio-ne, dei bar, delle enoteche specializzate, degli alberghi e della grande distribuzione.

Oggi si occupa di consulenza strategica per le imprese che hanno una propensio-ne all’innovazione e all’adozione di solu-zioni adeguate ai cambiamenti e alle ten-denze di mercato.

L’agenzia dispone di un team di persone specializzate, in formazione continua, e di un network di consulenti e di expertise di livello nazionale ed internazionale.

Tra le aziende per le quali la Rappresen-tanza Perri svolge attività di consulenza troviamo oggi realtà che guardano al ter-roir e alle produzioni di nicchia della Ca-labria:

Cantine Benvenuto. Una giovane azien-da fondata dall’agronomo e sommelier Giovanni Celeste Benvenuto. Il suo slo-gan è: “la fortuna assiste gli audaci”, mot-to che l’ha spinto a tornare in Calabria

dall’Abruzzo e di riscoprire il territorio e il paesaggio incontaminato di Francavilla Angitola, affacciato sul Golfo di Sant’Eu-femia;

Donnici ’99. Rappresenta una realtà sorta su un importante fondo agricolo, appartenente ad una illustre famiglia ca-labrese. La costruzione dei vigneti, a par-tire dai vecchi impianti, e lo studio delle aree più vocate ha rappresentato il primo importante tassello di sviluppo da parte dell’azienda. Le scelte praticate, in ordine a vitigni e sistemi di allevamento, hanno determinato le nuove linee di produzione di vini dotati di una specifica personalità.

Cantina Val di Neto. Un’azienda nata nel 1999 ad opera di Nicola Cappa, su una su-perficie di grandi dimensioni il cui obbiet-tivo primario è quello di produrre vini dal sapore tipico, legati all’antico territorio del Marchesato di Crotone, nel rispetto delle tradizioni e della storia che hanno fortemente caratterizzato dall’epoca della Magna Graecia un tratto di costa calabre-se tra i più belli e suggestivi.

TROPEAINFORMA

Bimestrale gratuito di informazione indipendente Autorizzazione dei Tribunale di Vibo Valentia

n. 1/2014 dell’1 luglio 2014Anno 2 - n. 2- marzo/aprile 2016

Chiuso in redazione il 5 aprile 2016Tiratura uscita: 3000 copie

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Giuseppe Meligrana e Fabio Muzzupappa

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