BILANCIO DI MISSIONE 2004 LAVORARE INSIEME È POSSIBILE · Il 2004 è stato un anno decisivo per...

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BILANCIO DI MISSIONE 2004 LAVORARE INSIEME È POSSIBILE

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BILANCIO DI MISSIONE 2004

LAVORARE INSIEME È POSSIBILE

Il 2004 è stato un anno decisivo per UMANA MENTE

perché, dopo due faticosi ma importanti anni di rodaggio,

siamo entrati finalmente a pieno regime. Abbiamo affinato il

nostro modello operativo, il nostro stile e abbiamo raggiunto

un significativo livello di specializzazione e di conoscenza nei

nostri due ambiti d’intervento. Questo ci ha permesso di

contattare oltre 200 enti e di valutare 85 progetti su tutto il

territorio nazionale, incrementando notevolmente l’attività di

valutazione e di monitoraggio e replicando gli interventi più

efficaci. Un lavoro impegnativo, soprattutto se si considera

che abbiamo puntato a mantenere la stessa qualità.

Per il 2005 ci impegniamo a proseguire il lavoro di

progettazione, finanziamento e monitoraggio, cercando di

mantenerci fedeli ai tre principi a cui si ispira il nostro

operato: professionalità, creatività e umanità.

Come noterete, per la prima volta, quest’anno abbiamo

voluto dare un titolo al nostro Bilancio di Missione:

“Lavorare insieme è possibile”.

E’ un messaggio di speranza concretamente attuata, perché

vogliamo testimoniare come un lavoro di coordinamento e di

confronto con tutti gli attori del settore sociale sia

fondamentale ed anche realizzabile. Allo stesso tempo, però,

esso è anche un invito a tutti coloro che operano in questo

campo a rimettersi in gioco riportando la persona, con le sue

difficoltà, al centro del proprio lavoro.

Nel nostro sogno, le famiglie, gli enti del pubblico e

del privato sociale, le istituzioni, la Pubblica

Amministrazione, gli ospedali, le imprese, le

fondazioni e più in generale tutti coloro i quali sono

coinvolti direttamente o indirettamente con le

persone disagiate dovrebbero sedersi intorno a un

tavolo e confrontarsi. Solo partendo dalle storie di

vita concrete, dalle esperienze maturate sul campo,

dalle risorse disponibili del pubblico, dei privati

cittadini e delle imprese, dagli errori commessi in

passato e dalle prospettive future, solo partendo da

tutto questo è possibile costruire insieme un futuro

per le persone che hanno bisogno del nostro aiuto.

Nel suo piccolo, con tanta fatica, UMANA MENTE

ci prova giorno dopo giorno. Ma da soli non ce la

possiamo fare. Abbiamo bisogno del vostro aiuto.

Questo messaggio di ascolto, di collaborazione e di

condivisione degli obiettivi deve diventare uno stile

per tutti noi, deve entrare nel nostro DNA.

Oltre alla novità del titolo, il nostro bilancio ha

un’altra peculiarità. Per la prima volta abbiamo

dato spazio ad alcuni degli enti che finanziamo e che

gestiscono laboratori di arteterapia per disabili e

per minori. Abbiamo chiesto loro di realizzare

alcuni disegni sul tema “amicizia” e “allegria” e li

abbiamo utilizzati poi come illustrazioni.

Vorrei ringraziare e dedicare questo Bilancio di Missione

a Mario Greco, per aver dato il via ad un’iniziativa così unica

come UMANA MENTE e per essere un punto di riferimento

indispensabile alla sua crescita,

a Paolo Vagnone, per il supporto concreto e attento dato a tutte

le nostre attività,

alle Direzioni del Gruppo Ras, che ci permettono – grazie al loro

lavoro – di concentrarci sui nostri compiti di carattere sociale.

Un grazie speciale va alle società del Gruppo che hanno scelto di

devolvere a favore di UMANA MENTE la somma normalmente

destinata all’omaggistica natalizia per i propri clienti:

Allianz Subalpina, Investitori Sgr, Ras e Rasbank.

Desidero ringraziare personalmente i membri dei nostri organi

istituzionali per il coinvolgimento e la partecipazione con cui

sostengono la fondazione:

Vittorio Colao, Don Virginio Colmegna, Gian Marco Moratti,

membri del Consiglio di Indirizzo;

Giorgio Fiorentini, Adriano Propersi, Assunto Quadrio Aristarchi,

membri del Consiglio di Gestione;

Giorgio Stroppiana, Luigi Alfieri, Fabrizio Carazzai,

membri del Collegio dei Revisori dei conti.

Ringrazio infine la mia squadra:

Michela Anelli, Maria Gallo, Valerio Spiga, Maria Elena Vivaldi

che, con passione, ha deciso di condividere con me quest’esperienza,

e Angelo Villani che, curando la redazione di questo

Bilancio di Missione, ha reso concreta l’intuizione iniziale che ha

ispirato il titolo: “lavorare insieme è possibile”.

Anna Ida VenturinoDirettore Generale

Oltre al contributo per le attività della Fondazione, il Gruppo Ras ha decisoquest’anno di devolvere il budget previsto per la propria regalisticaaziendale natalizia a favore di un’iniziativa a carattere sociale: è statochiesto ad alcune organizzazioni non profit finanziate da UMANA MENTEche gestiscono laboratori espressivi di fornirci disegni raffiguranti il tema“amicizia e allegria”. Gli ospiti dei laboratori hanno quindi prodotto circa300 disegni, uno dei quali è stato utilizzato come illustrazione dei biglietti diauguri di Ras. L’elaborato selezionato è stato realizzato da un ospitedell’Associazione Cometa (vedi figura a lato). Gli altri enti partecipanti sono stati le Cooperative Agorà, Anaconda, Fior di Loto ed il consorzio Sol.Co. Mantova.

Gli stessi disegni sono stati impiegati perillustrare e abbellire questo Bilancio di Missione. La Fondazione UMANA MENTE ringrazia tutti gli autori.

Indice• Il nostro terzo anno di vita:

l'attività di UMANA MENTE in numeri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 8

• Gli organi istituzionali e lo staff operativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 14

• Con chi abbiamo lavorato nel 2004 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 16

Con gli enti non profitper realizzare interventi di qualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 18per replicare i progetti più efficaci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 27per metterli in rete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 37per accompagnarli oltre il progetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 47per individuare i migliori modelli di intervento . . . . . . . . . . .pag. 51

Con l'universitàper favorire il rapporto tra le imprese e gli enti non profit . . .pag. 55

Con altre fondazioni di erogazioneper unire risorse e competenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 59

• Il bilancio di esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 60

Stato patrimoniale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 62Rendiconto gestionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 63Prospetto di variazione dei conti del patrimonio netto . . . . . . . .pag. 64Nota integrativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 65Relazione del collegio dei revisori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 68

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IL NOSTRO TERZO ANNO DI VITA: L’ATTIVITÀ

DI UMANA MENTE IN NUMERI

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2004 5%

9%

2003 6%

17%

77%

2002 5%

16%

79%

60 80 10040200

86%

Destinazione proventi

Nel corso di tre esercizi (2002-2004), la fondazio-ne ha erogato fondi complessivamente per un tota-le di € 10.596.023. Tali fondi sono stati ripartitiin modo omogeneo nei due ambiti di intervento:47% disagio minorile e 53% disabilità congenitaintellettiva.

Anche nel 2004 gli oneri di gestione sono stati mol-to contenuti, raggiungendo appena il 5% dei proven-ti. La scelta di destinare quanto più possibile alsostegno degli interventi è testimoniata anche daldato sul totale erogato (in crescita rispetto agli anni pre-cedenti) e sulla riduzione dell’avanzo di gestione.

Grazie soprattutto al crescente impegno del socio fon-datore Ras, i proventi hanno registrato una costantecrescita, superando nel 2004 i 5.7 milioni di euro. Nel grafico a sinistra, la somma degli oneri da attività tipi-che, degli oneri di gestione e dell’avanzo di gestionenon corrisponde al totale proventi da attività tipiche,per € 61.548. Tale importo è composto da avanzi suprogetti di esercizi precedenti (€ 64.824), proventistraordinari (€ 1.866) e imposte dell’esercizio(€ 5.142).

Confronto nei tre anni

2004 2003 2002

TOTALE PROVENTI 5.773.673 4.023.462 3.658.228

Totale oneriattivitàtipiche

5.029.482 3.072.321 2.874.196

Oneri digestione 286.871 248.007 198.729

Avanzo digestione 518.868 699.961 582.016

Confronto in percentuale Erogazione nei due ambiti

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TIAMA

Sestante

NOME ENTE NOME PROGETTO ENTITÀ APPROVATA

La Strada 545.720

Rete Sestante 2.159.7902002

2003

2004

Casa del Giovane Formare per accogliere 192.360

Cometa Famiglie all’opera 413.210

Fraternità Casa Famiglia 206.000

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Girasole 2 331.000

Area G Attacco al sé corporeo 325.000

Co.Re. + Casa della Carità Alveare 291.000

L’amico Charly Tentativi di suicidio in adolescenza 526.600

Dove abbiamo finanziato gli interventi

AMBITO MINORII progetti finanziati nell’ambito deldisagio minorile sono stati localiz-zati in 3 regioni, per un totalecomplessivo di € 4.990.680.

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NOME ENTE NOME PROGETTO ENTITÀ APPROVATA

Cooperativa SSE Riqualificazione Istituto Villa S. Maria 200.000

La Nostra Famiglia Diffusione programma MOVE 29.323

Il Gabbiano Gabbiano 2000 247.410

Genitori per l’Autismo Cascina Rossago 190.000

AIPD - Roma Polo per l’età adulta 604.880

Cgm - Fis Polinrete 723.230

Ariel Centro per le disabilità neuromotorie infantili 470.000

Istituto Sacra Famiglia Superability 310.500

Centro Benedetta D’Intino CAA e ambiente di vita 300.000

Comunità Capodarco Laboratorio sociale 680.000

Amalia Guardini Superability 2 242.000

Istituto Sacra Famiglia Minorability 415.000

AIPD - Roma Insieme ai genitori 352.000

Bambini e Autismo Centro diurno lavorativo per adulti con autismo 339.000

AIPD Pisa - Livorno Polo per l’età adulta - Pisa 202.000

A.G.b.D. Autonomamente - Verona 163.000

Cepim Autonomamente - Genova 137.000

2002

AMBITO DISABILI

2003

2004

I progetti finanziati nell’ambito delladisabilità congenita intellettiva sonostati localizzati in 7 regioni, per untotale complessivo di € 5.605.343.

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Valutazione dei progetti

Finanziamenti per regione 2002-2004

L’estensione dell’ambito territoriale di interven-to ha comportato un aumento dei contatti avvia-ti dalla fondazione con organizzazioni del priva-to sociale (+50% rispetto al 2003). Cresciuto,di conseguenza, anche il numero dei progettivalutati (+25%).

Nel 2004 UMANA MENTE ha approvato finan-ziamenti in 6 nuove regioni italiane. In alcune di queste intende consolidare mag-giormente la propria presenza, attivando ulte-riori contatti con le Pubbliche Amministrazio-ni e coinvolgendo eventuali altri enti erogatori.

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GLI ORGANIISTITUZIONALI

E LO STAFF OPERATIVO

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GiorgioFiorentiniDocente EconomiaAziendale, DirettoreMasterManagementAziende Non Profit Sda Bocconi, Milano

CristinaMondadori*Medicopsicoterapeutadell’età evolutiva.Presidente dellaFondazione e delCentro BenedettaD’Intino

AdrianoPropersiDocente EconomiaaziendalePolitecnico diMilanoe UniversitàCattolicadel Sacro Cuore

AureliaRivarola*NeuropsichiatraInfantile.ResponsabilesettoreComunicazioneAumentativa eAlternativa delCentro BenedettaD’Intino

AssuntoQuadrioAristarchiDocente Psicologiadello SviluppoFacoltà diPsicologiaUniversitàVita e Salute S. Raffaele, Milano

PaoloVagnoneDirettore Generale Gruppo Ras

Anna IdaVenturinoDirettoreGeneraleUMANA MENTE

Il Consiglio di GestioneOrgano esecutivo, approva o respinge i progetti.

Mario GrecoAmministratoreDelegato GruppoRas

Vittorio ColaoAmministratoreDelegato RCSMediaGroup

Don VirginioColmegnaPresidenteFondazione Casadella CaritàA. Abriani

Gian MarcoMorattiPresidente Saras

Anna IdaVenturinoDirettore Generale UMANA MENTE

Il Consiglio di IndirizzoOrgano rappresentativo, approva le linee guida della fondazione e il bilancio.

Il Collegio dei Revisori dei contiOrgano di consulenza tecnico contabile della fondazione.

Il Direttore GeneraleGestisce tutte le attivitá e attua le deliberazioni del Consiglio di Indirizzo e del Consiglio diGestione, coadiuvato dai team di valutazione e monitoraggio.Anna Ida Venturino Direttore Generale

Membri

Team

Membri

Membri

GiorgioStroppianaPresidente

Luigi Alfieri FabrizioCarazzai

Maria ElenaVivaldiSenior ProjectManager

Maria GalloProject Manager

Valerio SpigaProject Manager

Angelo VillaniProject Manager

MichelaAnelliAssistente

*Cristina Mondadori e Aurelia Rivarola sono state nominate membri del Consiglio di Gestione dal 30 novembre 2004.

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CON CHI ABBIAMOLAVORATO NEL 2004

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Con chi abbiamo lavorato nel 2004:con gli enti non profit,

per realizzare interventi di qualità

Nel 2004 UMANAMENTE ha conti-

nuato ad operare nel-l'ambito del disagio mi-norile focalizzando i suoiinterventi laddove si ègià manifestato il males-sere. Rispetto agli anniprecedenti, UMANAMENTE ha accresciuto letematiche trattate, inclu-dendo il tentativo di sui-cidio in adolescenza e idisturbi del comporta-mento alimentare (DCA).

La fondazione ha pri-vilegiato anche nel 2004progetti che prevedonouna presa in carico glo-bale a carattere pedago-gico, psicologico e/o cli-nico-terapeutico. Oltre aciò, UMANA MENTE

Gli ambiti di interventoIl disagio minorile

ha iniziato una fase distudio sul fronte dellaprevenzione primaria esecondaria.

Le linee guida per il 2005

Nel 2005, UMANAMENTE continuerà

a finanziare progetti ri-volti a situazioni laddoveil disagio è già manifesto,per aiutare minori, ado-lescenti e giovani vittimedi violenza fisica, psico-logica, di incuria, affettida disturbi alimentari,protagonisti di gesti au-tolesivi, fino al tentatosuicidio.

Nello specifico, ver-ranno presi in esame nel

2005 interventi per larealizzazione di Centridi secondo livello, co-unselling, semi-convit-ti, centri diurni ad altaspecializzazione, sup-porto alle reti familiari ealla costituzione di casefamiglia o comunità al-loggio, supporto alle fa-miglie di minori con di-sagio.

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La disabilità congenita intellettiva

Per il 2004 UMANAMENTE ha operato

nell'ambito delle disa-bilità congenite intel-lettive e comportamen-tali, focalizzandosi suinterventi riabilitati-vi di tipo cognitivo,sociale e relazionale,oltre che fisico. La ri-abilitazione è intesa co-me un processo globaledi intervento sulla per-sona per il recupero, ilmantenimento e lo svi-luppo delle capacità re-sidue. L'obiettivo èpermettere all'utente diconquistare il maggiorgrado possibile di au-tonomia, in un percor-so di vera e propria"abilitazione", pur neilimiti oggettivi di cia-scuna patologia.

In questo sensoUMANA MENTE pri-vilegia progetti cheprevedano un proces-so riabilitativo am-pio, anche con fasi diinserimento residenzia-le e lavorativo.

Nicola PortinaroResponsabile Unità Operativa di Ortopedia Pediatrica, Istituto Clinico Humanitas

UMANA MENTE ci ha fornito un aiuto sostanziale, adattandosi alle nostreesigenze pur nel rispetto delle regole imposte dal suo modello operativo. Inquesta fase, infatti, abbiamo lavorato per verificare e correggere insieme iprotocolli del Centro Ariel. Anche dopo la stipula del contratto di finanziamento, la rifocalizzazione degliobiettivi è sempre stata fatta per facilitare l’utente nella fruizione del servizio eper accrescere la chiarezza e la trasparenza nella rendicontazione delle attivitàdi progetto. La possibilità di avere più enti che finanziano il progetto permettedi avere maggiori fondi e quindi poter realizzare un progetto molto più ampio. Nel nostro caso, ad esempio, la fondazione Humanitas supporta per intero laparte di finanziamento per la ricerca, che UMANA MENTE non finanzia. La prassi del co-finanziamento è quindi molto positiva, a patto che si eviti unpossibile rischio: che i diversi finanziatori duplichino i sistemi di controllo,rendendo burocratica e farraginosa la realizzazione del progetto.

Cristina Mondadori Presidente del Centro Benedetta D’Intino

Sono convinta che ciò che ancora manca al Terzo Settore sia la capacità di pianificare con rigore esistematicità a medio e a lungo termine. UMANA MENTE ha fornito in questo senso un apporto signifi-cativo, che ci ha permesso di mettere a punto un progetto specifico e dettagliato in ogni sua parte.Abbiamo così potuto verificare sul campo la specificità degli interventi che intendevamo svolgere erivedere le modalità operative previste. Il costante lavoro di monitoraggio ci ha poi permesso di collabo-rare per tenere sotto controllo tutti gli aspetti della nostra attività. Nell’attuazione del progetto finanzia-to ci siamo resi conto che l’intuizione iniziale, che ci aveva portato a formulare un intervento molto arti-colato, si sta rivelando efficace e vincente per favorire la comunicazione nei gravi disabili intellettivi,come sono i bambini con Sindrome di Angelman. L’affiancamento da parte di UMANA MENTE ci haaiutati a gestire la complessità del progetto con rigore e puntualità, pur non dimenticando l’“umanità”degli interventi e gli obiettivi che ne sono alla base.

Le linee guida per il 2005

Nel 2005, la fondazio-ne focalizzerà i suoi

interventi sulla riabilita-zione di soggetti con Sin-drome di Down: attivitàoccupazionale, riabilita-zione sociale e psicologi-ca, esperienze di resi-denzialità sperimentale e

sostegno all’inserimentoscolastico e lavorativo.Oltre a ciò, verrannopresi in esame i progettiriguardanti il sostegnoalle famiglie con un fi-glio disabile fisico o in-tellettivo: supporto psi-cologico, costituzione digruppi di auto-aiuto,spazi di sollievo e dipronto intervento.

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Nome: Girasole 2Ente: Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Sede: RomaImporto finanziato: € 331.000Utenti: Linea Telefonica . . . . 720 adulti

Diagnosi . . . . . . . . .250 minoriTrattamento . . . . . . .125 minori

Durata: 2 anni

IL PROGETTO

Girasole 2 è l’implementazionedi un progetto già attivo pressol’U. O. di Neuropsichiatria

Infantile e riguardante il tema dell’abusoe del maltrattamento dei minori. Laragione per cui esso è nato all’interno diquesto reparto sta nella stretta relazionespesso intercorrente tra il disagiopsicologico vissuto dal minore e gliepisodi di maltrattamento, violenza eabuso di cui lo stesso può essere statovittima. Il progetto in questione ha creatouna linea di consulenza telefonica perfornire supporto e informazioni a quegliadulti venuti a contatto con sospettesituazioni di abuso o violenza su minori.

IL PROGETTO GIRASOLE 2

L’obiettivo del contat-to telefonico è di

fornire agli adulti chechiamano i suggerimentie le informazioni neces-sarie per far sì che il mi-nore possa raggiungere ilprima possibile la strut-tura ospedaliera, in mo-do da ricevere una dia-gnosi e le cure adeguate.Le attività di Girasole 2si aggiungono a quellegià svolte dall’U.O. Gra-

zie al finanziamento diUMANA MENTE, l’équi-pe di specialisti impiega-ti nel progetto è stata in-crementata, il servizio diconsulenza psicologicaal telefono è stato resooperativo 24 ore su 24ed è stata ampliata con-siderevolmente l’utenza,includendo anche la vio-lenza assistita dai minori,i Disturbi del Comporta-mento Alimentare (DCA) e

l’autismo infantile.Le tre tipologie di nuoviutenti sono molto diver-se fra loro ma presenta-no correlazioni. L’ele-mento che le accomunaè il bisogno di ricevereuna consulenza imme-diata da parte di profes-sionisti qualificati e digiungere ad una diagno-si precoce della patolo-gia. Una diagnosi antici-pata, infatti, consente diiniziare il prima possibi-le un trattamento efficacee riduce il rischio che lapatologia diventi cronicao si aggravi. La tabella alla pagina se-guente illustra le diverseattività previste dal pro-getto e ne specifica l’u-tenza:

A•La consulenza telefo-nica è rivolta agli adultiche chiamano il numerodel “Progetto Girasole”,già attivo da diversi anniper 12 ore al giorno eadesso 24 ore su 24,tutti i giorni. L’aumentodelle ore del servizio ènecessario perché le si-tuazioni più acute eproblematiche tendonoa verificarsi proprio nel-le ore notturne e neigiorni festivi, quandosono più probabili leesplosioni della conflit-tualità familiare. Rice-vuta la chiamata di ungenitore o di un profes-sionista, lo psicologopuò fornire un aiutooperativo nei casi in cuisia necessario un ac-

•Nato nel 1869, l’Ospedale Pediatrico BambinoGesù di Roma offre ogni anno oltre un milione diprestazioni sanitarie a pazienti provenienti datutta Italia. L’alta specializzazione nelle branchepediatriche e la sua attività di ricerca sullepatologie dell’infanzia e dell’età evolutiva hannoportato a riconoscerlo quale “Istituto di Ricoveroe Cura a Carattere Scientifico” (IRCCS) a partiredal 1985. •All’interno dell’Ospedale, a gestire l’interventosarà l’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile.Essa è una struttura formata da 2 Servizidistinti: uno di Psichiatria e Psicoterapia e l’altrodi Psicologia Clinica e Neuropsicologia. Laresponsabilità dell’Unità Operativa è affidata alprof. Francesco Montecchi.

L’ENTE GESTORE

Un caso di eccellenzaGrazie all’attività di co-progettazione ed al continuomonitoraggio, ci sforziamo di mantenere elevato lostandard qualitativo dei progetti che finanziamo. Il progetto Girasole 2, quindi, rappresenta solo unesempio di intervento altamente efficace, ma non l’unico.

Nel corso di questo bilancio di missione verrannopresentati analiticamente solo alcuni dei progetti attivi.Dopo il capitolo dedicato al progetto Girasole 2, verràpertanto fornita una sintetica descrizione di tutti gli altriinterventi in corso o conclusisi nel 2004.

Le attività di Girasole 2

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cesso immediato inospedale, allertando imedici del Pronto Soc-corso e il neuropsichia-tra di turno. Se non ènecessario un ricorsoimmediato alla strutturaospedaliera, il consulen-te ha la funzione di for-nire supporto psicologi-co e informazioni su co-me accedere ai servizidel Progetto o a quellidislocati sul territorio. B• La valutazione diagno-stica presenta aspettipeculiari a seconda deldisturbo affrontato. Es-

sa è comunque svoltaall’interno dell’Ospedaleed è gratuita per gliutenti.C• Il trattamento terapeu-tico previsto è diversoper ogni tipologia diutenti, ma è comunquerealizzato all’internodell’Ospedale ed è gra-tuito.Nel caso dei bambini te-stimoni di violenza, essoconsiste in psicoterapiaindividuale, di gruppoe/o familiare, per un pe-riodo di 1-2 anni. Nei casi di DCA, la tera-

pia prevista consiste sianel trattamento psicote-rapico e biologico, sianello svolgimento di at-tività di videoterapia, vi-deoconfronting e digruppi di auto-aiuto.Per i pazienti affetti daautismo, sono previstigruppi terapeutici facili-tatori delle interazionidel bambino e sedute dimusicoterapia. Ai geni-tori sono inoltre dedica-ti incontri terapeuticieducazionali, gruppi diauto-aiuto e consulenzapsicologica individuale.

D• Girasole 2 prevedeinfine un’attività di sensi-bilizzazione sui temi af-frontati, rivolta ai profes-sionisti che operano nelcampo dell’infanzia: pe-diatri di base, medicispecialisti, insegnanti,assistenti sociali, ecc. La diffusione del mate-riale informativo avverrànel contesto delle attivi-tà di informazione pro-fessionale e di sensibi-lizzazione sociale orga-nizzate periodicamentedall’Ospedale presso lasua sede.

Le attività previste dal progetto e l’utenza

A. La consulenzatelefonica

B. La valutazionediagnostica

C. Il trattamentoterapeutico

D. Sensibilizzazione sui temi affrontati

Bambinitestimoni

di violenza

Utenti annui:300 professionisti e genitori

Cadenza del servizio:24 h/24 h

Utenti annui:120 minori Utenti annui:

60 minori

Utenti totali:1000 professionisti

Cadenza del servizio:10/15 incontribisettimanali

Cadenza del servizio:1 seduta settimanaledi psicoterapia per 1-2 anni

Cadenza del servizio:Una tantum

DCA

Utenti annui:300 professionisti egenitori

Utenti annui:70 minori

Utenti annui:35 minori

Utenti totali:1000 professionisti

Cadenza del servizio:24 h/24 h

Cadenza del servizio:10/12 incontribisettimanali

Cadenza del servizio:1 seduta settimanale di psicoterapia per 1-2anni + attivitàsettimanali diVideoconfronting,Gruppi di auto-aiuto elaboratorio Crea il tuofilm

Cadenza del servizio:Una tantum

Autismo infantile

Utenti annui:120 professionisti e genitori

Utenti annui:60 minori

Utenti annui:30 minori

Utenti totali:1000 professionisti

Cadenza del servizio:24 h/24 h

Cadenza del servizio:10/12 incontribisettimanal

Cadenza del servizio:Gruppi terapeutici esedute dimusicoterapia acadenza settimanale

Cadenza del servizio:Una tantum

Utenza

Attività

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Progetto “Tentativi disuicidio inadolescenza”

• Associazione L’amico Charly (progetto in avvio)

Il progetto ha sede a Milano eaffronta il tema del trattamen-to e della prevenzione del sui-cidio in età adolescenziale (12-24 anni). Complessivamente,si rivolge a 256 ragazzi e alleloro famiglie, proponendo unservizio di presa in carico psi-cologica intensiva (Crisis Cen-ter), laboratori di videoterapiae psicodramma, attività di pre-venzione nelle scuole. È previstaanche la realizzazione di unaricerca sul fenomeno del suici-dio in Lombardia.

Progetto “Attacco al sé corporeo”

• Associazione Area G (progetto in corso)

Il progetto ha luogo a Milano e sirivolge a 100 giovani dai 12 ai24 anni che compiono atti di au-tolesionismo (tagli ed escoriazio-ni volontarie, mutilazioni, ripe-tuti incidenti stradali, abuso dialcool, ripetute interruzioni digravidanza, fino al tentativo disuicidio). Il finanziamento con-sente l’apertura di un centrodiurno per l’invio di questi ra-gazzi da parte dei reparti diPronto Soccorso, in modo daevitare la banalizzazione del pro-blema e permettere un adegua-to percorso di diagnosi e di psi-coterapia.

Progetto “Alveare”

• Consorzio Co.Re. (progetto in avvio)

Riconoscendo la gravità del bi-sogno nella città di Napoli,UMANA MENTE ha deciso difinanziare un intervento per lacreazione di una comunità al-loggio per 6 giovani donne mal-trattate (11-18 anni). Nel cor-so del biennio di progetto, lafondazione testerà l’efficaciadell’intervento per finanziare,qualora possibile, altre struttu-re simili in Campania.

Gli altri progetti attivi nel 2004

IL DISAGIO MINORILE

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Progetto “Famiglieall’opera”

• Associazione Cometa (progetto in corso)

L’intervento riguarda in totale67 minori e prevede il poten-ziamento dell’attività di acco-glienza residenziale e diurna diuna comunità di tipo familiareper minori maltrattati, con l’a-pertura anche di un Pronto In-tervento. Il progetto vede pro-tagonisti due noti professionisticomaschi, che hanno dedicatola loro vita ai minori in difficol-tà, trasformando la loro casa difamiglia in una struttura di ac-coglienza accreditata. Il moni-toraggio scientifico del progettoè curato da un’équipe direttada Manuela Tomisich, docentedi Psicologia dello Sviluppo al-l’Università Cattolica.

Progetto“Casa famiglia”

• Associazione Fraternità (progetto in corso)

Apertura a Cremona di unacomunità di tipo familiare conun servizio di Pronto Interven-to per minori maltrattati. Gliutenti complessivamente co-involti sono 10.

Progetto “Formareper accogliere”

• Cooperativa Casa del Giovane (progetto concluso)

Il progetto, finanziato in col-laborazione con la FondazioneComunitaria di Lecco, preve-de la creazione a Vendrogno(LC) di un Pronto Interventoper donne maltrattate conbambini, di un centro d’ascol-to per il sostegno psicologicoper educatori e di incontri for-mativi per questi ultimi.

Progetto “TIAMA”

• Associazione La Strada(progetto concluso)

Apertura a Milano di un cen-tro diurno per minori maltrat-tati e abusati. L’intervento sirivolge a circa 200 utenti.

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Gli altri progetti attivi nel 2004

LA DISABILITÀ CONGENITAINTELLETTIVA

Progetto“Autonomamente -Verona”

• Associazione GenitoriBambini Down (progetto in avvio)

Intervento con sede a Verona ri-volto a 32 soggetti Down adulti.L’obiettivo è di avvicinare i disa-bili ad una vita autonoma attra-verso forme di residenzialitàtemporanea. Gli utenti, divisi inpiccoli gruppi, vengono inseritiper periodi molto brevi all’internodi un appartamento in cui svol-gono attività riabilitative.

Progetto“Autonomamente -Genova”

• CEPIM (progetto in avvio)

Sostanzialmente identico alprecedente, questo progetto sisvolge nella città di Genova edè rivolto a 16 utenti disabiliadulti con Sindrome di Down.

Progetto “LaboratorioSociale”

• Comunità Capodarco di Roma (progetto in corso)

Si rivolge a 75 soggetti adulticon disabilità congenita intel-lettiva medio grave residenti aRoma, con l’obiettivo di au-mentare il loro grado di auto-nomia attraverso la terapia oc-cupazionale. Gli utenti sonocoinvolti in tre aree di attivi-tà: quella socio-produttiva,che prevede l’inserimento deidisabili in 5 atelier; quellaespressiva, che fa uso di varietecniche come la danza, l’at-tività teatrale, il training cor-poreo e i giochi di ruolo; quel-la di sostegno alla genitoriali-tà, volta ad integrare nel per-corso riabilitativo anche i ge-nitori dei ragazzi che frequen-tano il laboratorio.

Progetto “Insieme ai genitori”

• AIPD, sezione di Roma (progetto in corso)

Si rivolge a circa 240 bambinicon Sindrome di Down ed alleloro famiglie ed è strutturatoin 3 moduli: sostegno scola-stico per i bambini, servizio diriabilitazione svolto a domici-lio e sostegno psicologico per igenitori. Queste attività sonoprecedute da una valutazionediagnostica iniziale, che con-sente ai genitori di essere me-glio orientati sulle terapie ri-abilitative da intraprendere e,quindi, di gestire con più se-renità e consapevolezza i pri-mi difficili anni di vita del lo-ro bambino.

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Progetto “Centrodiurno lavorativo peradulti con autismo”

• Fondazione Bambini e Autismo(progetto in avvio)

Il progetto ha sede a Pordenone econsiste nella creazione di uncentro diurno pensato per unmassimo di 30 adulti autistici.Le attività previste sono di tipolavorativo (laboratori di mosaico,di packaging e di informatica),ma anche di integrazione sociale(avviamento all’autonomia do-mestica, visite guidate). L’entegestore è riconosciuto a livellonazionale come un centro eccel-lente nel trattamento delle sin-dromi autistiche e già offre unconsiderevole numero di servizidiagnostici e riabilitativi: il centrodiurno, pertanto, consente allaFondazione Bambini e Autismodi completare la sua offerta diservizi, estendendola anche allafascia d’età successiva all’obbli-go scolastico.

Progetto “Centro di riferimento per le disabilità neuromotorie infantili”

• Fondazione Ariel (progetto in corso)

L’iniziativa si propone di costi-tuire in provincia di Milano uncentro a livello nazionale per ledisabilità neuromotorie infantili,che risponda in modo integratoai bisogni dei bambini cerebro-lesi e delle loro famiglie ed offraservizi di assistenza psicologicae orientamento verso la diagnosie la riabilitazione. Un’altra atti-vità prevista è l’organizzazione dicorsi formativi rivolti a medici,familiari e volontari provenientida tutta Italia, in modo che l’e-sperienza del Centro si estendaal territorio. Gli utenti comples-sivi previsti sono 120 pazienti,200 famiglie e 700 partecipantiai corsi.

Progetto “CAA edambiente di vita”

• Associazione CentroBenedetta d’Intino (progetto in corso)

L’intervento permette la speri-mentazione clinica della Comu-nicazione Aumentativa e Alter-nativa (CAA), rivolta a 24 bam-bini affetti da Sindrome di An-gelman, 24 genitori, 24 inse-gnanti, 24 insegnanti di soste-gno, 24 educatori professionali,24 logopedisti. Quella di Angel-man è una patologia geneticache causa ritardo psico-fisico egravi problemi di comunicazio-ne. L’obiettivo della sperimenta-zione è di compensare la disabi-lità di questi bambini attraverso losviluppo di attitudini e compe-tenze comunicative che migliori-no le loro capacità di interazionecon l’esterno e favoriscano la lo-ro riabilitazione. Il Centro Bene-detta d’Intino ha sede a Milano.

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Con chi abbiamo lavorato nel 2004:con gli enti non profit,

per replicare i progetti più efficaci

Replicare un progettosignifica per noi ri-

produrlo in un luogo di-verso da quello di origi-ne. È ovvio che non tut-ti i progetti possono es-sere replicati, ma occor-re fare una selezione. Iprogetti che noi repli-chiamo sono quelli chehanno dato i migliori ri-sultati, perché sono:• efficaci nella risposta

al bisogno degli utenti• efficienti nell’utilizzo

delle risorse economi-che ad essi destinate

• innovativi nella meto-dologia scientifica uti-lizzata.

I progetti di replicapossono presentare ri-spetto al modello di ri-ferimento alcune varia-bili. Essi si contraddi-stinguono, però, so-prattutto per i forti ele-menti di uguaglianza,che sono:• la tipologia di servi-

zio offerto• la metodologia (riabi-

litativa o educativa)utilizzata

• la finalità generale

dell’intervento, cioè laragione che ha spintoad intervenire in uncerto modo in presen-za di un determinatobisogno.In definitiva, soste-

niamo che un progettone “replica” un altroquando cerca di perse-guire gli stessi obietti-vi attraverso servizi emetodi identici.

Cosa intendiamo per replica

Perché replichiamo

La replica degli inter-venti di successo è

utile perché consente dimoltiplicare il beneficiofinale conseguibile. Ciòavviene per almeno quat-tro importanti ragioni:

1. si diffondono sul ter-ritorio metodologie eservizi che si sonorivelati effettivamentein grado di risponderead un bisogno

2. si accresce ulterior-mente la qualità degliinterventi di replica,

grazie all’esperienzaaccumulata con il pro-getto iniziale

3. diminuisce il rischiodi finanziare progettifallimentari, quindi sipuò evitare lo sprecodi risorse in attivitàimproduttive

4. si può ottenere uncontrollo maggiore deicosti ed economie discala, quindi conrisorse uguali si pos-sono aiutare più per-sone.

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I progetti replicati

Vittorio ColaoAmministratore Delegato RCS MediaGroup

Per migliorare ancora, UMANA MENTE deve focalizzare i risultati giàottenuti e cercare di replicarli. La replica di iniziative, infatti, garantisceche i diversi tronconi stiano in contatto, si migliorino a vicenda e dianouna continuità di azione e di evoluzione del pensiero che – teoricamente –potrebbe far a meno della spinta della fondazione. Noi dovremmo esseredegli “apripista” di idee e iniziative e dei finanziatori: la prosecuzione e ilmiglioramento dovrebbero venire dal basso. Questo è il momento di dare più ordine e sistematicità al settore nonprofit, cercando di aprire una fase di valutazione e di reindirizzo delleenergie verso sub-settori e iniziative di maggior bisogno e successo.

Durante la fase diprogettazione, sta-

biliamo di comune ac-cordo con l’ente chegestisce il progetto al-cuni parametri chepermettono di capirese l’intervento chestiamo finanziandofunziona secondo leaspettative oppureno.

Una volta approvato ilfinanziamento, i parame-tri quantitativi e qualita-tivi prescelti sono moni-torati costantemente. Inalcuni casi, essi possonoessere ricalibrati in basea fatti sopravvenuti e al-l’esperienza maturata nelcorso del progetto.

A due anni dall’iniziodelle attività facciamoun bilancio consuntivocon l’ente in modo dastabilire esattamentequal è stato l’impatto

del progetto in terminidi utenza, successo dellametodologia di inter-vento, figure professio-nali coinvolte, rispostadegli enti pubblici, ri-spondenza al budgetprevisto.

Se il progetto ha rag-giungo gli obiettivi pre-

fissati e risponde allecaratteristiche di inno-vatività, efficacia ed ef-ficienza descritte in pre-cedenza, valutiamo in-sieme all’ente non profitche ha realizzato il “mo-dello” la possibilità direplicarlo in un altrocontesto.

Ciò può avvenire con-tattando, ad esempio, lesezioni locali della stes-sa organizzazione, op-pure un ente del tuttodiverso.

Nel corso del 2004 sono stati tre e hanno riguardato tutti la disabilità congenita intellettiva:

Il modello Il luogo L’ente La replica Il luogo L’ente

Superability 1 CesanoBoscone (MI)

Istituto SacraFamiglia

Superability 2 Rovereto (TN) Coop. A.Guardini

Polo per l'etàadulta Roma AIPD -Roma Polo per l'età

adulta Pisa AIPD - PisaLivorno

Minorability CesanoBoscone (MI)

Istituto SacraFamiglia

Come scegliamo i progetti da replicare

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Il modello

SUPERABILITY 1Nome: Superability 1Ente: Fondazione Istituto Sacra Famiglia Sede: Cesano Boscone (MI)Importo finanziato: € 310.500Utenti: 80 disabili adulti medio-graviDurata: 2 anni

IL PROGETTO PILOTALa Fondazione Istituto Sacra Famiglia è una dellepiù importanti organizzazioni presenti in Italia nelcampo della riabilitazione delle persone disabili, inparticolare di quelle gravi: 1.700 utenti in regimeresidenziale e diurno, oltre 20.000 prestazioniambulatoriali all’anno. Fondato nel 1896 comeospizio, l’ente è oggi una Fondazione che, oltre allasede centrale di Cesano Boscone, è articolata con5 sedi operative in Liguria, Lombardia e Piemontee 7 servizi decentrati, tutti in Lombardia.

L’ENTE GESTORE

RE, che confronta la si-tuazione iniziale conquella attuale. A questopunto, gli utenti più“abili” (50%) sono indi-rizzati verso attività oc-cupazionali più vicine al-le reali esigenze lavorati-ve. Una parte di essi, il20% circa, potrà poi es-sere inserita in contestilavorativi protetti o nonprotetti, grazie all’attiva-zione di una rete azien-dale di supporto.

Nell’intervento pilota ilaboratori per la tera-

pia occupazionale sono3: ceramica, informatica evivaio. Ciascuno degli 80utenti coinvolti accede ailaboratori per un totale di3 ore giornaliere in me-dia, sia in sedute di trai-ning personalizzato, siacon sedute di gruppo (da3 a 10 persone). Ogniutente svolge le attivitàall’interno dei laboratoriattraverso un meccani-smo di rotazione. Gliutenti sono selezionatisulla base di un’analisipsicologica e delle abili-

Laura VenturatiSorella di Leonardo, ospite del servizio

A disorientare le famiglie è l’assenza di una reteintegrata di servizi sinergici tra gli enti chedovrebbero occuparsi del disabile come loroobiettivo centrale, soprattutto dal punto di vistadel sostegno specialistico. Noi ci ritroviamo soli inun contesto non integrato e per questo siamo dis-orientati. Con il progetto Superability stiamo otte-nendo risultati importanti sulla via del recuperodelle abilità perdute da mio fratello nel tempo.Adesso è necessario allargare ancora la sua auto-nomia. Occorre, infatti, avvicinare i disabili allanormalità ed alle opportunità di vita di tutti. Ser-vono progetti che abbiano come obiettivo “l’abili-tazione per la vita”, per fornire risultati duraturi.Possiamo dire di fare qualcosa di veramente utilesolo se le abilità acquisite dai disabili servono pervivere anche fuori dal centro diurno, ad esempiocon interventi “normali” per attività di tempolibero nel week-end o durante il periodo estivo.

Il progetto pilota si rivolge a 80disabili adulti con un’insufficienzamentale e disfunzioni fisiche o

psicosociali medio-gravi. Esso prevedel’utilizzo della “terapia occupazionale”, cioèdi una specifica tipologia di interventoriabilitativo che si focalizza sul “fare” comeespressione del sé. Alla base del progetto c’èla convinzione che anche i disabili adultiabbiano rilevanti margini di apprendimento,quasi mai sfruttati in modo adeguato perchénei servizi attualmente esistenti prevale unapproccio assistenziale e non riabilitativo.Lo scopo finale del progetto è di stimolarel’apprendimento anche in età più avanzata,in modo da evitare regressioni delle abilitàacquisite e consolidare le competenze motoriee cognitive spendibili nella vita di tutti igiorni, anche in un contesto lavorativo.

tà residue. L’analisi è ef-fettuata attraverso unacheck-list denominataCAPIRE, elaborata daLucio Moderato, respon-sabile dei servizi extra-murali e speciali dellaSacra Famiglia e referen-te scientifico del proget-to. Per ogni utente è co-struito un programmaeducativo individualizza-to chiamato training indi-viduale formulato sullesue abilità residue e sullecompetenze richieste perle diverse mansioni asse-gnategli. Questo pro-gramma è svolto dall’u-

tente e da un educatorein un rapporto di 1:1 at-traverso training di ap-prendimento individua-lizzati. Parallelamente, ildisabile inizia a svolgerele attività nei laboratori,che consentono una ap-plicazione pratica diquanto appreso durante itraining individuali. Iprogressi conseguiti daogni utente sono costan-temente monitorati attra-verso la check-list SAPE-

Gli elementi dell’intervento

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Superability 2 si rivolge a 27-30 disabili adulti con deficitintellettivo medio-grave.

L’obiettivo è l’introduzione della terapiaoccupazionale nei laboratori dellaCooperativa, in modo da potenziarne lavalenza riabilitativa.A garanzia della corretta applicazionedella metodologia, la direzionescientifica è affidata a Lucio Moderato(responsabile dei servizi extramurali especiali della Sacra Famiglia ed ideatoredel progetto pilota).Il finanziamento del progetto è statoapprovato da UMANA MENTE nelgiugno del 2004.

Considerazioni riguardo alla replicabilità

La Cooperativa Sociale Amalia Guardini è stata costituita nel 1980 a Rovereto(TN). Nata con finalità di assistenza a ragazze socialmente svantaggiate, haprogressivamente evoluto i propri servizi focalizzandosi sulla riabilitazione el’inserimento lavorativo di persone disabili da medio-lievi a gravi. Attualmenteoffre servizi diurni a 25 disabili adulti.

L’ENTE GESTORE

Nome: Superability 2Ente: Cooperativa Sociale AmaliaGuardiniSede: Rovereto (TN)Importo finanziato: € 242.000Utenti: 27-30 disabili adulti medio-graviDurata: 2 anni

IL PROGETTO

Superability 1 la replica

SUPERABILITY 2

Superability 2 è lareplica del modello

già sperimentato pressol’Istituto Sacra Famigliaperché sono uguali:• i servizi offerti (labora-tori di terapia occupa-zionale)• il modello riabilitativo • le finalità del progetto.

Tuttavia, il progetto direplica presenta anchealcuni elementi che va-riano rispetto al model-lo:• l’ente che replica ilprogetto (la CooperativaGuardini) è molto diver-so rispetto all’IstitutoSacra Famiglia in termi-ni di numero di utenti,personale dipendente,fatturato e tipologia diservizi erogati. Nono-stante le dimensionimolto più contenute, laCooperativa Guardini ècomunque apparsa ingrado di fornire un’esat-ta applicazione del me-todo riabilitativo previ-sto, vista la sua venten-

nale esperienza nelcampo della disabilità• il luogo in cui Supera-bility 2 si svolge è laprovincia di Trento: uncontesto territoriale ric-co, ma con margini dimiglioramento rilevantiquanto alla qualità de-gli interventi in tema diriabilitazione• gli utenti dei due pro-getti hanno caratteristi-che molto simili quan-to al deficit psico-fisi-co. Ciò che cambia èinvece il loro numero:80 utenti nel progettopilota contro 27-30della replica. Il numeroè inferiore perché ilcontesto in cui opera laCooperativa Guardini(il comprensorio di Ro-vereto) è più ristrettorispetto a quello in cuiopera la Sacra Fami-glia.Il numero più ridotto diutenti non ha effettisulle attività, ma solosul costo unitario (cherisulta più alto).

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Il progetto Minorability sirivolge a 40 disabili adultigravi già inseriti nel centro

diurno “S. Francesco” dell’Istituto SacraFamiglia. Si tratta di utenti che, a causadelle loro condizioni di scarsissimaautonomia, sono generalmente esclusidalle attività riabilitative. L’obiettivo dell’intervento è di estendereanche a loro la metodologia giàsperimentata nei laboratori del progettoSuperability 1. Il finanziamento delprogetto è stato approvato da UMANAMENTE nel giugno del 2004.

Considerazioni riguardo alla replicabilità

Minorability è unareplica sostanziale

del progetto pilota, no-nostante il fatto che cisia una semplificazionedei servizi proposti. Acausa della severità deldeficit mentale e fisicodegli utenti, infatti, nonè previsto il loro inseri-mento lavorativo. Il presupposto dell’in-tervento è che ancheper i disabili gravi siapossibile intraprendereun processo riabilitativoche ne sviluppi compe-tenze di autonomia at-traverso la creazione diun programma di ap-prendimento individua-lizzato.La gravità degli utenti,però, impone una mag-giore lentezza nell’ap-prendimento e – quindi– un maggiore impiegodi risorse. Spesso l’en-tità delle risorse da im-piegare è consideratasproporzionata rispettoalle capacità che i di-sabili riescono concre-tamente a sviluppare.Ecco perché gli investi-menti riabilitativi in

questo campo sonopraticamente inesisten-ti, con la conseguenzache la qualità globaledei servizi tende a ri-manere molto scarsa. La valutazione negativadel rapporto tra i costieconomici necessari e ibenefici degli interventiè – a nostro avviso – fal-sata da una prospettivaculturale erronea, vistoche il raggiungimentodi obiettivi minimi diautonomia può essereconsiderato un grandesuccesso proprio nei ca-si in cui ogni autonomiasembra essere preclusaper definizione.Va anche sottolineatoche a gestire il proget-to di replica è in que-sto caso lo stesso enteche ha realizzato il mo-dello. Ciò dimostra co-me il modello propostodal progetto si stia dif-fondendo all’internodella Sacra Famiglia epossa in futuro essereesteso anche a tutti glialtri laboratori occupa-zionali presenti nellastruttura.

Nome: MinorabilityEnte: Fondazione Istituto Sacra Famiglia Sede: Cesano Boscone (MI)Importo finanziato: € 415.000Utenti: 40 disabili adulti graviDurata: 2 anni

IL PROGETTO

MINORABILITY

Superability 1 la replica

“ ”Anche per i disabili gravi è possibile un processo riabilitativoche ne sviluppi l’autonomia

“Il progetto ha superato l’utenza prevista,

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accompagnamento nel-la gestione della ses-sualità attraverso in-contri mirati.• il Centro Diurno inten-de sviluppare la sferadella socializzazione edell’autonomia di per-sone che sono fuori delciclo scolastico e lavo-rativo.• il Servizio di Orienta-mento al Lavoro (SOL) sirivolge a persone inte-ressate e competentiper intraprendere unreale percorso lavorati-vo.

I servizi si sviluppanosecondo le diverse esi-genze degli utenti. Taliesigenze possono cam-biare in base all’età eal livello di sviluppo

Nome: Polo per l’età adulta - RomaEnte: AIPD – sezione di Roma Sede: RomaImporto finanziato: € 482.880Utenti:268 persone con SD giovani

e adulti 163 genitori 40 operatori

Durata: 2 anni

IL PROGETTO PILOTA

Polo per l’età adulta – Roma sirivolge a persone affette daSindrome di Down di età compresa

tra i 18 e i 50 anni ed alle loro famiglie. Il modello si basa sulla considerazione cheogni persona con Sindrome di Down èdiversa dall’altra e nell’età adulta sviluppaesigenze diversificate. Per questo, i serviziofferti tengono conto delle necessità chederivano dall’individualità, dal livelloglobale di competenze e dalla storia diciascuno di loro. La fondazione haapprovato nel 2004 un ulteriore contributo,pari a € 122.000, per il finanziamento del terzo anno di progetto.

POLO PER L’ETÀ ADULTA

I servizi offerti

Il progetto ha l’obiet-tivo di offrire ai suoi

destinatari l’opportuni-tà di raggiungere unmaggiore livello di au-tonomia nella gestionedegli ambiti di vita at-tiva propri di ogni per-sona adulta. Si svilup-pa in quattro distintimoduli:

• il Centro di Ascolto of-fre una consulenza psi-cologica alle personeadulte con Sindrome diDown e alle loro fami-glie e propone uno spa-zio di condivisione econsulenza per gli ope-ratori.• gli Incontri sulla ses-sualità propongono un

L’Associazione Italiana Persone Down sezione diRoma è una delle 31 sedi locali dell’AIPD,un’organizzazione che svolge dal 1979 opera disensibilizzazione, ricerca e tutela delle personecon sindrome di Down. L’AIPD sezione di Romaopera dal 1992 offrendo servizi specifici diconsulenza alle famiglie. Attraverso la sua attivitàl’Associazione coinvolge ed è attualmente incontatto con 550 persone con sindrome di Down econ le loro famiglie, ed offre inoltre consulenza eformazione a circa 500 operatori.

L’ENTE GESTORE

Il modello

globale della persona.Le persone più giovaniche hanno beneficiatodi un approccio educa-tivo-riabilitativo attentoad interventi adeguatiall’età di sviluppo e aibisogni individuali.Tutto ciò ha portato alraggiungimento di unbuon livello della qua-lità della vita al tempostesso più ricca e piùcomplessa. Per questoè stato utile proporreservizi di supporto psi-cologico per un ulterio-re sviluppo delle pro-prie abilità emozionalie servizi che li orienti-no a scoprire le proprieattitudini verso uneventuale inserimentolavorativo.Alcune persone più

” rispondendo efficacemente al bisogno

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Il progetto ha portato adesiti molto positivi: ha

raggiunto e superato l’u-tenza prevista, alcuniservizi sono stati apertianche all’esterno dell’en-te gestore, il monitorag-gio qualitativo ha rivelatoche le attività offertehanno effettivamente ri-sposto al bisogno.Polo per l’età adulta sipresenta come un inter-vento più facilmente re-plicabile di altri, perchéè diviso in quattro modu-li che possono anchenon essere realizzati tut-ti contemporaneamente.

Mara Lorenzi Madre di Luca, utente del servizio

Per noi genitori è utile avere dei momenti di incontro con personale specializzatoe un confronto con altri genitori. Dalle riunioni con altri genitori è emersa lanecessità di realizzare altri progetti per adulti finalizzati alla creazione di una retedi amicizie “vere” che i ragazzi possano gestire in autonomia con un supportodegli operatori AIPD.UMANA MENTE potrebbe pubblicizzare i progetti già finanziati presso altrefondazioni allo scopo di far conoscere la realtà delle persone con Sindrome di Down e di reperire eventuali altri fondi.

Considerazioni riguardo alla replicabilità

I moduli in dettaglio

Modulo Tipologia utenti

Centro Ascoltocolloqui psicologici

Soggetti SD 18/50 anni

Numeroutenti*

72

Genitori 61

Operatori 40

Incontri sulla sessualitàSoggetti SD 18/30 anni 90

Genitori

Centro Diurno Soggetti SD 30/50 anni

102

10

Orientamento al lavoro Soggetti SD 18/30 anni 96

* in due anni di attività

adulte (30-50 anni) avolte presentano mino-re competenze cogniti-ve e di autonomia, ènecessario quindi pro-porre loro attività ade-guate alla loro autono-mia.Polo per l’Età Adulta –Roma è stato testato su471 utenti (per la mag-gior parte interni al-l’AIPD di Roma), sud-divisi secondo la tabel-la a lato.

Ciò consente, quindi, diadattare ogni volta l’in-tervento in base alle ef-fettive necessità del con-testo in cui si è chiamatiad operare, evitando il fi-

nanziamento di serviziinutili. Va inoltre sottoli-neato come la presenzadi altre sezioni dell’Asso-ciazione Italiana PersoneDown alla quale si colle-

ga l’ente (AIPD sez. diRoma Onlus) che ha ge-stito il progetto pilota, sista rivelando un fattoredeterminante per la dif-fusione del modello.

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Paola GherardiniResponsabile scientifico del progetto Polo perl’età adulta – Roma

Un progetto pilota che si rivela efficace deveessere replicato, ma facendo attenzione adadattarlo di volta in volta alle nuove situazioni.Infatti, quando si ripropone un “prototipo” incontesti diversi, talvolta più problematicidell’originale, si possono incontrare nuovedifficoltà.Occorre sicuramente operare ogni voltaattraverso una nuova sincronizzazione dellecaratteristiche dell’intervento con i nuovicontesti. Significa cominciare di nuovo, con lasicurezza di conseguire dei benefici siaprogettuali, sia in termini di risultati.

Polo per l’età adulta – Pisa sirivolge a 76 persone conSindrome di Down, ad 80

genitori e a 22 operatori che lavoranoall’interno della sezione di Pisa-Livornodell’AIPD. Il progetto ripropone tutti imoduli previsti dal modello pilota:Centro d’Ascolto, Incontri sullasessualità, Centro Diurno e SOL. Il finanziamento del progetto è statoapprovato da UMANA MENTE nelnovembre 2004.

L’Associazione Italiana Persone Down sezione diPisa – Livorno si è costituita nel 1988 periniziativa di alcune famiglie di ragazzi Down. A partire dal 1997, l’ente ha strutturatomaggiormente la propria organizzazione edaumentato i propri servizi. Attualmente, offrealle 80 famiglie associate servizi diurni diavviamento all’autonomia, socializzazione,laboratori creativi e consulenza per le famiglie.

L’ENTE GESTORE

Nome: Polo per l’età adulta - PisaEnte: AIPD - Sez. di Pisa-LivornoSede: PisaImporto finanziato: € 202.000Utenti:76 persone con SD giovani

e adulti 80 genitori 22 operatori

Durata: 2 anni

IL PROGETTO Considerazioni riguardo allareplicabilità

Il progetto presentatodalla sezione pisana

di AIPD è una replicaintegrale dell’interventopilota testato a Roma.Ci sono, comunque, an-che in questo caso al-cuni elementi variabili:

• l’ente che replica ilprogetto ha dimensionie capacità operative egestionali nettamentepiù limitate rispetto al-la sezione romana.Quest’ultima rispondead un’utenza quantita-tivamente molto nume-rosa, opera in un con-testo territoriale vastis-simo ed offre servizi dielevata qualità. La se-zione di Pisa-Livornoopera in un contestopiù ristretto ed offreservizi di buon livelloqualitativo, benché di-versi da quelli di Ro-ma. Nonostante talidifferenze siano reali-sticamente destinate apermanere in parte an-

che nel futuro, va sot-tolineato come la se-zione di Pisa-Livornoabbia negli ultimi annisviluppato i propri ser-vizi, accresciuto le fon-ti di finanziamento, in-crementato il numerodei dipendenti. In basea questi fattori, è pos-sibile prevedere chel’esperienza di replicadel progetto possa co-stituire un’opportunitàper l’ente di compiereun’ulteriore sensibilemiglioramento dei pro-pri standard gestionalie qualitativi• gli utenti del progettodi Pisa presentano ca-ratteristiche molto si-mili a quelle del model-lo. Ciò che varia sensi-bilmente è il loro nu-mero, in ragione delfatto che la presenza didisabili Down nell’areapisana è molto menoconsistente rispetto aduna grande città comeRoma.

la replicapolo per l’età adulta

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Riflessioni dopo un anno

Anche se la replicabilità è un’intuizione che ha ispi-rato il nostro modo di operare sin dall’inizio, è solo

da un anno che abbiamo iniziato a metterla in pratica.Abbiamo dovuto attendere, infatti, che i primi progetti danoi finanziati portassero risultati consolidati e attendibili. L’esperienza che abbiamo maturato in questo anno ciha permesso di mettere a punto con maggiore preci-sione gli elementi di cui si compone il nostro proce-dimento di replica dei progetti. D’altra parte, abbia-mo dovuto anche riflettere sul fatto che ogni proce-dura – per quanto perfetta – deve sempre essere ca-lata nel reale con una buona dose di buon senso e diflessibilità.Le procedure, infatti, sono utili nella misura in cui sidimostrano funzionali alla soluzione razionale deiproblemi. Nel nostro caso, il procedimento che ado-periamo si è dovuto confrontare con la presenza di al-cuni elementi che possono variare a seconda dei ca-si: la loro analisi ci ha spinto a chiederci se ed in chemisura sia davvero possibile parlare di replicabilitànei termini che abbiamo esposto nel primo paragra-fo di questo capitolo. Le righe seguenti contengono le nostre riflessioni e larisposta che abbiamo dato a questa domanda.

Un progetto di replica può contenere tre principali variabilirispetto al modello: l’ente che lo realizza, la città in cui haluogo, gli utenti a cui si rivolge.• L’ente che svolge il progetto di replica può essere diver-so da quello che ha realizzato il modello. Ciò può signifi-care una minore capacità gestionale ed operativa, equindi uno standard qualitativo dei servizi più basso. Ci si può legittimamente chiedere, a questo punto, sesia sensato riprodurre progetti che hanno funzionato ri-correndo ad enti meno affidabili.La risposta a questo dubbio è molto semplice: la ragio-ne principale per cui sosteniamo la replicabilità è che es-sa permette la diffusione di modelli d’intervento più ef-ficaci. Se già in partenza tutti i servizi fossero di livelloelevato, la replicabilità non avrebbe senso in assoluto. Èinvece ragionevole tentare di estendere le prassi mi-gliori anche in realtà più “periferiche”. Semmai, l’e-sperienza accumulata grazie al progetto pilota può sup-portarci nella fase di pianificazione delle attività, in mo-do da evitare i rischi collegati al livello operativo infe-riore dell’ente che gestirà il progetto di replica. La diversità dell’ente può, però, tradursi anche in un ul-teriore problema: le organizzazioni non profit percepi-scono a volte le proprie idee progettuali come se fosse-ro di loro esclusiva pertinenza. Non sempre sono dis-poste, pertanto, a trasmettere le proprie competenze adaltre organizzazioni.È un problema che può creare notevoli difficoltà opera-

tive. Riteniamo, tuttavia, che la sua soluzione logicapossa già trovarsi all’interno del modello proposto: in-centivare pratiche che spingono verso una maggiorecollaborazione tra gli enti del privato sociale può indur-re a superare gli atteggiamenti di chiusura. L’approccioutilizzato dal nostro modello di replica dei progetti può– nostro avviso – costituire un importante contributo intal senso.• La città in cui l’intervento si svolge può cambiare. Ciòsignifica un cambio di interlocutori istituzionali (Regio-ne, Provincia, Comune, Assessorati), ma anche un mu-tamento più generale del contesto in termini di entitàdel bisogno, modalità di relazione tra gli enti non profit,numero e qualità dei servizi già esistenti. I problemi che possono derivare da questa variabile cisembrano del tutto ragionevoli, se si ha in mente dicambiare il luogo in cui si intende operare.• Gli utenti a cui i progetti di replica si rivolgono possonopresentare differenze quanto al numero ed al grado di gra-vità. Sotto il profilo pratico ciò è pressoché inevitabile,perché non tutte le province italiane hanno la stessadensità di popolazione disabile. Gli enti più piccoli,quindi, non possono programmare interventi per un nu-mero di utenti molto elevato, né selezionare in modotroppo rigoroso i partecipanti al progetto. Ciò può com-portare variazioni rispetto al modello iniziale, in parti-colare rispetto ai costi e ai servizi previsti. Se gli utentisono di meno, il costo medio unitario tende ad aumen-tare perché i costi fissi si ripartiscono tra un numero in-feriore di soggetti. Allo stesso modo, se gli utenti delprogetto di replica hanno un deficit diverso da quellomedio del progetto pilota, le attività riabilitative devo-no essere intensificate o alleggerite. Anche questo puòcausare una variazione nel costo medio unitario.

Da quanto esposto fino ad ora, è possibile rispondere alladomanda che ci siamo posti in precedenza: se si possa an-cora parlare di replicabilità anche in presenza delle va-riabili appena individuate.La nostra risposta è che è possibile farlo. Le variabili,infatti, non incidono mai sulle finalità complessive, suimetodi riabilitativi e sui servizi offerti dai progetti, ma so-lo su alcune delle loro modalità di svolgimento e – indefinitiva – sul loro costo. Il dato fondamentale da capirecaso per caso, allora, è se e quanto la variazione dei co-sti sia coerente rispetto alla situazione gestionale edoperativa dell’ente che replica il progetto, al contestodi riferimento, al numero di utenti ed al loro grado digravità.Una simile comparazione dei costi ci sembra più co-erente con il tipo di interventi che si vogliono realizzare,finalizzati alla diffusione di servizi e metodologie vin-centi in contesti diversi da quelli origine.

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Con chi abbiamo lavorato nel 2004:con gli enti non profit,

per metterli in rete

Secondo l’ultima rile-vazione ISTAT, sono

oltre 20.000 gli enti nonprofit che operano nelcampo socio-assitenzia-le. La gran parte di essisono nati per risponde-re ai bisogni di un nu-mero ristretto di perso-ne ben individuate, co-me ad esempio le asso-ciazioni di familiari.

In numerosi altri casi,invece, si tratta di enticostituiti da volontariimpegnati in attività digrande importanza so-ciale, ma svolte spessoin modo discontinuo,poco strutturate e limi-tate a contesti molto cir-coscritti.

Fatte le dovute ecce-zioni, entrambe le cate-gorie di enti presenta-no in genere dimen-sioni ridotte e capaci-tà gestionali modeste.Inoltre, essendo ciascunente molto concentratosul bisogno particolare

cui intende rispondere,è difficile che si instauriun confronto sui metodidi intervento utilizzati esulla diffusione dellecompetenze acquisite.In tal modo, la diffusionedelle migliori prassioperative è rallentata el’analisi dei bisogni so-ciali è resa più comples-sa perché gli interventirealizzati sono fram-mentari e la programma-zione non è ben coordi-nata.

Giorgio Fiorentini Docente Economia aziendale, Direttore master Management delleAziende Non Profit - Sda Bocconi, Milano

È evidente l’importanza del settore non profit, ma vi sonoancora dei limiti strutturali che impediscono un suo adeguatosviluppo. Uno di questi limiti è costituito dalla difficoltà - salvoalcune eccezioni – di mettere in rete ed in “filiera” gli enti.Oramai occorre rendersi conto che una serie di esigenzeorganizzative e gestionali si stanno imponendo anche nel non profit: consapevoli che negli enti di piccole dimensioni lavalorialità è elevatissima, prima o poi anch’essi si scontrerannocon il problema della loro sostenibilità gestionale se nonscelgono ora la strada della rete e della “filiera sussidiaria”.

Cosa intendiamo per rete

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Ad un primo livello disignificato, quindi, “met-tere in rete gli enti nonprofit” significa secondonoi permettere che le or-ganizzazioni che si occu-pano degli stessi bisogniintegrino maggiormentela loro azione incremen-tando le occasioni di dia-logo e di scambio dellereciproche esperienze.Tale obiettivo non è soloutile in sé, ma costituisceanche la base per rag-giungere ulteriori impor-tanti risultati:

• creare servizi che uti-lizzino la stessa meto-dologia d’intervento

• rendere possibile uno“scambio” degli utentitra i servizi messi inrete

• realizzare un’équipe dicoordinamento unicaper tutti gli enti coin-volti.

Quando si verificanole tre precedenti con-dizioni si può a nostrogiudizio parlare di“rete” in un senso piùampio e più pieno.

La nostra fondazione siè impegnata costante-mente per spingere glienti non profit al dialogoe alla collaborazione. Oltrea questo, negli ultimidue anni ha attivamentepartecipato alla progetta-zione di due interventiin cui era prevista lacreazione di vere e pro-prie reti di servizi, con iprogetti Sestante e Polin-rete.

Le ragioni per cui cisiamo impegnati in que-sta direzione sono – cisembra – di grande rile-vanza pratica. Se più en-ti usano lo stesso modellodi intervento, infatti, èpiù facile confrontare irisultati raggiunti e te-stare il grado di efficaciadi quanto si è fatto.

Una rete di servizi,inoltre, permette di valo-

rizzare le specializzazio-ni di ciascun ente e diconsentire l’orientamen-to dell’utenza verso lestrutture che hanno ilmaggior grado di espe-rienza sul singolo pro-blema.

Se più enti, infine,condividono lo stessocoordinamento, è possi-bile risparmiare sui costidi gestione e incrementa-re il numero dei progettirealizzabili con le stesserisorse.

Oltre ai possibili bene-fici, l’attività di messa inrete comporta anche co-sti consistenti, che rica-dono su tutti gli interlo-cutori coinvolti in termi-ni di risorse umane im-pegnate e di maggiortempo necessario per laprogettazione.

Occorre quindi valuta-re caso per caso se i mag-giori costi che la messain rete comporta sianogiustificati dalla presen-za effettiva dei beneficiprevisti.

“”

La nostrafondazione si èimpegnata perspingere gli entinon profit aldialogo e allacollaborazione

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Due concrete esperienze:i progetti Sestante e PolinreteNEL CORSO DI QUESTI ANNI ABBIAMO REALIZZATO DUE IMPORTANTI PROGETTI CHE PREVEDEVANO LA MESSA IN RETE DI UNA PLURALITÀ DI ENTI.

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Nome: SestanteEnti: Consorzio Farsi Prossimo

Ass. CeasCoop. S. MartinoCoop. Farsi ProssimoCoop. La Grande Casa

Sede: Milano e Sesto San GiovanniImporto finanziato: € 1.754.790Utenti: 440/560 minori in situazioni

di disagio Durata: 2 anni

IL PROGETTO

Il progetto Sestante prevede lacreazione e il coordinamento diquattro centri di counselling

rivolti al disagio minorile nella città diMilano. I centri sono gestiti e coordinatida 5 aziende non profit che afferisconotutte alla Caritas Ambrosiana. Per l’anno 2005, il progetto saràparzialmente finanziato da UMANAMENTE con un contributo aggiuntivo di € 405.000.

SESTANTE

La tipologia di interven-to proposta dal pro-

getto con il nome di co-unselling consiste in uncentro rivolto a minori indifficoltà e agli adulti checon essi interagiscono erappresenta una ”struttu-ra ponte” tra i servizi diiniziale contatto presentisul territorio (sportellidelle scuole, educativa distrada e costituzione digruppi informali, centri diaggregazione) e i serviziresidenziali (comunità al-loggio, comunità terapeu-tiche). La ragione dellasua necessità consistenel fatto che i servizi che

possono così esseresinteticamente descritti:• Il centro di Sesto SanGiovanni si occupa diminori già allontanatidalle famiglie di appar-tenenza ed è gestitodalla coop. La GrandeCasa. Il servizio fornitopuò consistere nell’ap-profondimento della si-tuazione psicologica delminore residente in co-munità, nella ridefini-zione del programmaeducativo e pedagogico,o anche nella sempliceconsulenza all’operato-re, all’educatore o allacoppia genitoriale incrisi.• Il centro sorto a Quar-to Oggiaro, gestito dallacoop. S. Martino, è ri-volto al problema delladispersione scolasticae fornisce consulenzapsicologica a minori,

Due concrete esperienze

si occupano del disagiominorile presentano spes-so qualche rigidità ed of-frono prestazioni speciali-stiche che non permettononé l’emersione immedia-ta del bisogno, né un suoefficace trattamento. Ilservizio di counselling,invece, è per sua naturapiù flessibile ed in gradodi “agganciare” tipologiedi disagio molto diversetra loro e non sempre ri-solvibili attraverso modalitàdi intervento standard. I centri operano in aree“a rischio” della città diMilano, rivolgendosi cia-scuno ad un’utenza par-ticolare ed adottandomodalità di interventodifferenziate secondo laspecializzazione dell’en-te che interviene e delbisogno presente nellazona in cui operano.I quattro counselling

L’intervento

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operatori e famiglie.L’intervento può esse-re quindi diverso a se-conda dei casi (da unsemplice colloquio adincontri con uno psico-logo), ma è comunquefinalizzato ad evitarefenomeni di devianzalegati all’abbandonodegli studi. I principaliservizi invianti sono inquesto caso le scuole. • Il centro vicino a Piaz-zale Loreto si rivolge so-prattutto a minori e fami-glie di immigrati residen-ti in quella zona, una del-le aree con la maggioredensità di extracomunita-ri di Milano. Si interessa,quindi, ad un disagio chespazia dalla dispersionescolastica, alle tensioninei rapporti con i genitori,al disagio generico legatoalla difficoltà di integra-zione culturale. • La sede del centro ge-stito dall’AssociazioneCeas è stata allestita invia Balilla (Zona 4). Dallasede, gli operatori vannoa cercare il contatto con iminori. Il centro è attivosul tema del disagio ingenerale, colto in alcune

Il Consorzio Farsi Prossimo è una coop. sociale ditipo A costituita nel 1998 ed iscritta nel Registrodei Consorzi. Offre ai suoi dieci enti soci servizi ditipo amministrativo, contabile e di coordinamento.È per statuto legato alla Caritas Ambrosiana.La Coop. La Grande Casa è una coop. sociale di tipoA costituita nel 1984, con una profondaesperienza nell’ambito dei minori. Ad oggi ha incarico circa 340 utenti nelle province di Milano,Como e Lecco.Costituita nel 1986, l’Associazione Ceas (CentroAmbrosiano di Solidarietà) si occupa di varie formedi disagio ed opera nelle zone di Milano e Como,

con una presa in carico di 200 persone in tutto.La Coop. Farsi Prossimo è stata costituita comecoop. sociale di tipo A nel 1993 e si occupa dellagestione di servizi socio-sanitari ed educativi afavore delle fasce più deboli della popolazione. È collegata per statuto alla Caritas Ambrosiana.La Coop. San Martino è nata nel 1919 e si ètrasformata in coop. sociale di tipo A nel 1997. Si occupa della gestione di attività sociosanitarieed educative a favore di minori, adulti in difficoltàe anziani. Il collegamento con la CaritasAmbrosiana è regolato dallo statuto.

GLI ENTI GESTORI

Sestante: i servizi e gli utenti

Dove Ente Attività Utentiprevisti*

UtentiEffettivi**

SestoS. Giovanni

CooperativaLa Grande Casa

Maltrattamento, violenzae abuso sui minori 120 141

Milano -Zona 4

AssociazioneCeas Prostituzione minorile 100 344

Milano -QuartoOggiaro

CooperativaS. Martino Dispersione scolastica 120/200 155

Milano -Loreto

Utenti Totali

CooperativaFarsi Prossimo

Disagio delle famiglie di immigrati 100/140 130

440/560 770

sue possibili manifesta-zioni: prostituzione mino-rile, microcriminalità, di-spersione scolastica.Dopo un primo contattocon i minori è offerto unservizio di counsellingindividuale e familiare.

Una caratteristica sa-liente di Sestante è chei centri sono coordinatitra loro. Ciò dovrebbeassicurare un confronto

continuo, una gestioneordinata dei servizi el’invio degli utenti daun centro all’altro, inbase alla tipologia didisagio da affrontare.La responsabilità delcoordinamento è attri-buita al Consorzio FarsiProssimo, l’ente capofi-la del progetto, che nonsvolge interventi direttisugli utenti.La gestione del rappor-

to tra gli enti avvieneattraverso due organi: • l’Équipe di Coordina-mento è formata daglistessi enti, segue i pro-cessi formativi, assicurail confronto tra i coun-selling e garantisce l’u-nitarietà del progetto• il Comitato Scientificomonitora dall’esternol’andamento del proget-to e ne assicura la su-pervisione scientifica.

* Utenti previsti nei due anni** Utenti effettivi al 30/09/2004

Cons

orzi

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ross

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- Co

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Nome: PolinreteEnti: Consorzio Gino Mattarelli

Cooperativa AgoràCooperativa Fior di lotoConsorzio Sol.Co MantovaCooperativa La QuerciaFederazione dell’Impresa SocialeCooperativa L’AnacondaCooperativa L’IrideCooperativa Cura e RiabilitazioneCooperativa Solidarietà e servizi

Sede: Province di Mantova e Milano – Varese

Importo finanziato: € 651.230Utenti: 137/140 disabili e 40/70 nuclei

familiariDurata: 2 anni

IL PROGETTO Polinrete propone un modelloinnovativo di erogazione deiservizi diurni per disabili nellaprovincia di Mantova e in quelle

di Milano e Varese, pensato con lo scopo disuperare la frammentarietà dei servizi ela cronicizzazione degli utenti. Un’altapercentuale di disabili gravi e medio-gravi, infatti, vede la propria esperienzadi vita relegata all’interno di servizidiurni che, per varie ragioni, sonoscarsamente permeabili al mondo esterno.Di fatto, i disabili non usufruiscono quasimai di opportunità formative oriabilitative presso servizi diversi daquello di appartenenza, che tende quindi adiventare per l’utente e la sua famiglial’unico mondo vitale di riferimento. Nel corso del 2004 UMANA MENTE haapprovato un contributo integrativo di € 72.000 per il potenziamento delprogetto.

POLINRETE

P olinrete prevedel’integrazione di 7

cooperative e 1 consor-zio afferenti a due di-verse reti di secondo li-vello: FIS e Cgm, se-condo lo schema a lato.Gli strumenti di valuta-zione e di monitoraggiodei progetti sono indi-viduati ed applicati daun’équipe composta daconsulenti esterni. Letematiche di cui l’é-quipe si occupa sonotre:• area psico-pedagogi-ca, che valuta la rica-duta in termini riabili-tativi del progetto sul-le persone disabili co-involte• area economica, cheindaga la convenienzae la sostenibilità eco-nomica degli interventidi rete

Lo schema di funzionamento

Due concrete esperienze

43

32

• area sociologica, cheha lo scopo di indivi-duare il plus valore ap-portato dai sistemi direte alle organizzazioniche ne fanno parte edil plus valore socialecomplessivo.

Polinrete prevede larealizzazione di 8 pro-getti diversi da parte dialtrettante organizzazio-ni non profit. Il presup-posto è che ogni pro-getto acquista un realevalore di rete nella mi-sura in cui diviene pa-trimonio comune e oc-casione di apprendi-mento reciproco. Il disegno di fondo diPolinrete è infatti cheogni ente coinvolto indi-vidui il proprio punto diforza e condivida un’e-sperienza progettualecon altri enti, in mododa trasmettere loro leproprie competenze econsentire in alcuni ca-si di replicarle. I progetti si svolgono indue aree distinte, deno-minate “poli”: la pro-vincia di Mantova equelle di Milano-Varese.

Polinrete: i servizi e gli utenti

Dove Ente responsabile Attività Utentiprevisti

CooperativaAgorà

Implementazionedi quattro laboratori

di informatica21

UtentiEffettivi

12

CooperativaFior di loto

Implementazionedi tre laboratori

di animazione audiovisiva12 4

ConsorzioSol.Co. Mantova

Implementazionedi un laboratorio

di arteterapia12 12

CooperativaLa quercia

Incremento dell'utenza di un STL (Servizio per il

Tempo Libero)22 12

Utenti totali polo di Mantova 67 40

CooperativaL'iride

Laboratorio itinerante di ceramica

e cartotecnica26 28

CooperativaCura e riabilitazione

Soggiorni familiarifinalizzati

all'autonomia11 15

CooperativaSolidarietà e servizi

Laboratorio artistico e informatico 22 23

CooperativaL'anaconda

Laboratorio teatrale e sostegno alle famiglie

11-14 19

Polo diMantova

Polo diMilanoVarese

Disabili

Famiglie

40-70 32

Utenti totali polo di Milano - Varese70-73 85

Disabili

Famiglie

Nato nel 1987, il Cgm – Consorzio Nazionale dellaCooperazione di Solidarietà Sociale Gino Mattarelli èper dimensioni il maggior consorzio italiano dellacooperazione sociale. Raggruppa 78 consorzi localiche, a loro volta, comprendono oltre 1.300cooperative sociali distribuite in tutta Italia, per unfatturato aggregato di oltre 900 milioni di euro nel2002. Complessivamente operano entro la reteCgm oltre 25.000 lavoratori, di cui oltre 2.000

sono soci lavoratori svantaggiati e 4.000 volontari.L’Associazione Federazione Compagnia delleOpere non profit nasce nel 1996 ed assume ilnome di Federazione dell’Impresa Sociale (FIS)nel 2002. È una rete di secondo livello cheaccorpa oltre 1000 enti e organismi non profitdistribuiti su tutta la penisola e coinvolge nelleproprie attività circa 300.000 persone,moltissime delle quali in stato di bisogno.

LE RETI MESSE IN RETE

40-70

44

Riflessioni dopo un anno

Irisultati complessivi conseguiti dai progetti Se-stante e Polinrete sono sicuramente positivi dal

punto di vista operativo:

• Sestante ha raggiunto un’utenza maggiore diquella prevista, grazie anche all’attività di promo-zione svolta dagli enti presso le istituzioni pubbli-che, i servizi sociali e le altre organizzazioni giàoperanti in quei luoghi a contatto con i minori.• Polinrete ha visto la tempestiva attivazione ditutti gli 8 progetti previsti e il raggiungimento del-l’utenza ipotizzata.

Anche rispetto al lavoro di messa in rete degli en-ti è possibile avviare una prima riflessione suquanto è stato fatto. Questi due anni di lavorohanno evidenziato come la progettazione di inter-venti così complessi richieda grande impegno ditempo e di risorse umane, sia da parte della nostrafondazione che degli enti coinvolti. I costi di coor-dinamento di un così alto numero di enti, inoltre,possono raggiungere importi significativi. Quanto al rapporto con gli enti non profit, abbia-mo constatato che esso presenta alcuni aspettiparticolarmente problematici. Nel caso del pro-getto Sestante, ad esempio, i servizi aperti utilizzanola stessa metodologia di intervento e sono coordi-nati da un’équipe unica, ma non hanno raggiunto l’o-biettivo di “scambiarsi” i rispettivi utenti in base al-la propria specializzazione sul bisogno.Nel progetto Polinrete, invece, la condivisione congli operatori coinvolti nei singoli interventi dellefinalità complessiva della rete ha richiesto moltopiù tempo del previsto. Inoltre, la cooperazione tradue grandi enti di secondo livello si è rivelata inun primo momento estramamente difficoltosa e hacomportato per UMANA MENTE un ulteriore sforzoorganizzativo e di coordinamento.

I progetti di rete fino ad ora avviati, dunque, posso-no essere considerati dei successi parziali: essi fun-zionano molto bene dal punto di vista operativo, maci sono ancora difficoltà e rallentamenti rispetto al-la realizzazione della rete. Rispetto al nostro giudizio si potrebbe legittima-mente obiettare che i singoli micro-interventi rea-lizzati (i 4 counselling di Sestante e le 8 iniziativeproposte da Polinrete) sono comunque funzionan-

ti e riescono a risolvere o ad alleviare i problemi dimolte persone. Da questo punto di vista, quindi, itentativi di costituire le reti sarebbero stati in ognicaso dei successi perché hanno risposto in modoefficace ad un bisogno. L’osservazione è in parte fondata, ma non coglieun aspetto essenziale del problema: UMANA MEN-TE non intende finanziare una pluralità di micro-interventi, ma progetti ambiziosi che integrino lesingole iniziative in un sistema di servizi coerentecon il bisogno. Pur di avviare questo sistema di servizi, può deci-dere di accollarsi lo sforzo della co-progettazionee i costi di coordinamento. Se però le reti non fun-zionano, se non danno una risposta integrata ecomplessiva al bisogno, ciò che rimane dei pro-getti sono interventi sporadici, di piccola entità edavulsi dal contesto generale. Esattamente ciò chefin dalla sua nascita la nostra fondazione ha volu-to evitare: limitarsi alle erogazioni a pioggia, op-pure alla semplice beneficenza.

In base alla nostra esperienza possiamo quindi affer-mare che la collaborazione di organizzazioni diverseper costituire reti di servizi sembra essere in questomomento un obiettivo difficilmente realizzabile sen-za enormi sforzi ed investimenti da parte di tutti. Le cause di tale difficoltà sono senza dubbio nu-merose. Una di esse è, a nostro avviso, che il mon-do del privato sociale non ha ancora raggiunto ungrado di maturità sufficiente ad intraprendere per-corsi di lavoro condiviso così complessi e impe-gnativi. I tentativi effettuati hanno evidenziato co-me tali processi siano molto complessi e necessitanodi tempi piuttosto lunghi, a volte più lunghi della du-rata degli stessi progetti.Ci siamo chiesti, allora, se fosse giusto per noicontinuare ad insistere sul tema della creazione direti, se fosse giusto sostituirsi agli enti nella loro pro-gettazione e imporre – di fatto – strategie non an-cora condivise. La risposta che ci siamo dati è stata negativa. Inattesa che si compia il lungo processo culturalenecessario a permettere a tutti di intravedere l’e-norme opportunità che si nasconde nel concetto direte, UMANA MENTE si asterrà – se non sollecita-ta – dal proporre ulteriori progetti che ne proponganola creazione.

46

47

Con chi abbiamo lavorato nel 2004:con gli enti non profit,

per accompagnarli oltre il progetto

Cosa intendiamo per accompagnamentoAccompagnare un en-

te non profit signifi-ca per noi fornire unaconsulenza gratuita fina-lizzata a renderlo soste-nibile anche dopo il pe-riodo in cui può contaresulle erogazioni dellafondazione. La consulen-za che offriamo riguardatre principali aspetti:• la stima del fabbisognofinanziario di medio e dilungo termine. Per fareciò, è necessario valutare

i servizi esistenti e quelliche si intendono crearenel futuro, analizzare ilbisogno nel territorio incui l’ente opera, indivi-duare e catalogare le fon-ti di finanziamento dis-ponibili• l’analisi organizzativadell’ente, che può por-tare ad una nuova defi-nizione degli assetti in-terni e ad una rialloca-zione più razionale del-le risorse umane ed eco-

nomiche esistenti• l’intervento per mette-re in contatto l’ente nonprofit con realtà impren-ditoriali disponibili afornire supporto econo-mico o di altro tipo.

L’attività di consulen-za, dunque, permetteagli enti di progettare ilconsolidamento e lo svi-luppo equilibrato delleloro attività, in modoche esse risultino dura-ture nel tempo. Allostesso tempo, rendere so-stenibili gli enti ha im-portanti ricadute anchesulla nostra fondazioneperché consente ai servi-zi che finanziamo di re-stare attivi e funzionalianche al termine del no-stro contributo.

“ ”L’accompagnamento permetteil consolidamento e lo sviluppoequilibrato degli enti non profit

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don Virginio ColmegnaPresidente Fondazione Casa della Carità

È necessario cercare di capire come utilizzare il patrimonio diesperienze e di professionalità acquisito per favorire unamaggiore collaborazione attiva tra i vari attori operanti nelcomparto non profit.La maggioranza degli enti non profit è costituita da piccolerealtà che hanno bisogno di processi formativi, organizzativi,di ricerca di capitali, analisi di bilancio, capacità di controlloe di programmazione. È quindi necessario incentivare ulteriormentel’accompagnamento agli enti in merito alle loro competenzegestionali. Occorre aiutarli a sostenersi utilizzando lacrescita continua del know-how di UMANA MENTE efavorendo la nascita dal basso di strutture di appoggio.

Adriano PropersiDocente Economia aziendale - Politecnico di Milano e UniversitàCattolica del Sacro Cuore

In futuro la fondazione deve utilizzare l’esperienza accumulataper diffondere il know-how, e deve aprirsi ad altri soggetti.UMANA MENTE deve strutturarsi, laddove sia possibile, persvolgere una funzione di formazione e diffusione della culturadel controllo, della trasparenza e dell’organizzazione. L’esigenzache viene dal mercato sociale è avere enti efficaci e trasparenti.UMANA MENTE ha maturato competenze e può contribuirenon solo erogando le risorse del socio fondatore (che peraltroha sempre garantito la propria neutralità nelle attività dellafondazione), ma valorizzandole ulteriormente.

Perché accompagnamo gli entiAbbiamo deciso di

dedicarci all’attivi-tà di accompagnamentoperché la sostenibilitàfinanziaria degli entinon profit è diventatain questi anni il prin-cipale fattore criticodi sviluppo dell’inte-ro settore.

L’obiettivo della no-stra fondazione è sem-pre stato quello di so-stenere enti solidi ed ingrado di assicurare lapermanenza dei servizifinanziati anche dopo ilnostro contributo. Nellapratica, ciò significavaorientare i nostri inve-stimenti in interventiche avessero buone pos-sibilità di essere succes-sivamente convenziona-ti con l’ente pubblico.

Nel corso di questi an-ni, tuttavia, la Pubblica

Amministrazione ha ri-dotto le risorse destinateai settori in cui operia-mo, ponendo la granparte delle realtà delprivato sociale in unostato di forte squilibrioeconomico e finanziario.

È sempre più neces-

sario, quindi, che glienti riducano i lorocosti interni raziona-lizzando le risorse eche attuino miglioristrategie di ricercafondi. Molto spesso,però, gli enti di medie epiccole dimensioni nonhanno le competenzeadeguate per fare in mo-do che ciò accada. È in-dispensabile, quindi, unsupporto esterno chefornisca elementi di ana-lisi e proposte concreteper ridurre i costi del-l’attività e incrementarele risorse disponibili.

Per la sua provenien-za da una delle più im-portanti realtà impren-ditoriali italiane e perl’esperienza maturatain questi anni nel cam-po della solidarietà, ri-teniamo che la nostrafondazione abbia lecredenziali per propor-si in questo ruolo inno-vativo.

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Un caso pratico

L’ASSOCIAZIONE COMETAIl rapporto di

consu l enzapresuppone un

clima di reciproca fiduciatra noi e chi intendiamoaccompagnare. Per dareconsigli sensati, infatti, ènecessario accedere atutti gli elementi riguar-danti la gestione operati-va, organizzativa e finan-ziaria.Perciò l’ente con cui ef-fettuare la prima espe-rienza di accompagna-mento è stato seleziona-to tra quelli che stavanogià gestendo interventi fi-nanziati dalla fondazio-ne: l’associazione Cometa.L’attività di accompagna-mento ha avuto inizio nelmese di aprile 2004 enon si è ancora conclusa.Essa si sta svolgendo inun clima di grande colla-borazione ed ha come finela sostenibilità futuradell’ente.

Riflessioni dopoun anno

L’esperienza maturatanel l ’accompagna-

mento di Cometa può es-sere definita come moltopositiva. La consulenza èad uno stadio moltoavanzato: è stata termi-nata l’analisi organizzati-va e la mappatura dellefonti di finanziamento edè stata definita una stra-tegia di fund raising chepunta su una gestionepiù strutturata dei rap-porti con le imprese delterritorio comasco. Il giu-

dizio appena espresso,tuttavia, non è ancoradefinitivo perché non èstato ancora raggiunto loscopo principale dellanostra iniziativa: renderesostenibile l’Associazio-ne. Solo una volta realiz-zato questo risultato sa-rà possibile valutare inmodo oggettivo il nostrolavoro ed elaborare, aquel punto, gli obiettiviper gli anni futuri.I mesi trascorsi hannocomunque fatto emerge-re come il percorso di ac-compagnamento non po-trà mai essere del tuttostandardizzato in terminidi tempo e risorse impie-gate perché troppe sonole variabili implicate: ilrapporto che si crea conl’ente, la sua situazioneorganizzativa, il contestoterritoriale in cui opera,la compatibilità delle re-ciproche modalità gestio-nali, ecc. Inoltre, per le modalità incui si svolge, l’accompa-gnamento non potrà es-sere affidato a realtà

esterne rispetto alla no-stra fondazione. La con-sulenza comporta infattiuna conoscenza moltoapprofondita dell’enteche si vuole aiutare, cheriguarda tutti gli aspettigestionali, anche i piùdelicati. Il rapporto di ac-compagnamento, quindi,si basa su un’estrema fi-ducia reciproca, cheesclude il coinvolgimen-

to di soggetti terzi. Allo stesso modo, la par-ticolarità del rapporto in-duce a ritenere che essonon potrà essere propo-sto a tutte le organizza-zioni da noi sostenute,ma solo ad alcune, sele-zionate in base alla lorodisponibilità ad intra-prendere un percorso dicondivisione così com-plesso ed impegnativo.

Cometa è un’associazione orientataall’educazione ed al sostegno dei minori e delleloro famiglie. La storia di Cometa inizia in modosemplice: un bambino da ospitare, una famigliada aiutare. È così che nel 1987 due famigliecomasche aprono la loro casa all’accoglienza.Dalla disponibilità iniziale, l’accoglienza si ènotevolmente ampliata e nel tempo si èsviluppata una rete di famiglie e amici, che hapermesso di allargare i confini dell’opera e cheha portato nel 2000 alla costituzionedell’Associazione e, successivamente, ad unaserie di ulteriori iniziative di imprenditorialitàsociale. Cometa aderisce alla Federazionedell’Impresa Sociale - CDO Non Profit. Dal 2003gestisce il progetto Famiglie all’opera, finanziatodalla fondazione UMANA MENTE.

L’ENTE

Erasmo Figini Fondatore di CometaLa collaborazione con UMANA MENTE si è concretizzata in un legame solidoche ci ha permesso di affrontare un’importante fase di sviluppo. Nella formadella partnership, la fondazione ci ha accompagnato e continua a collaborarecon noi. Anche nella fase di monitoraggio, l’approccio di UMANA MENTE si èrivelato innovativo, superando la logica del mero “controllo” per creare realioccasioni di promozione della qualità e dell’efficacia.È stato creato, quindi, un rapporto a mio giudizio molto innovativo: quandol’ente erogatore si trasforma in vero e proprio partner, inizia a promuovere finoin fondo le tue azioni e vuole crescere insieme a te. Da questo punto di vista,la fondazione ci ha sostenuto concretamente in molte iniziative, in modoparticolare grazie alle sue capacità di consulenza e di introduzione nei rapporticon altri interlocutori.

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Con chi abbiamo lavorato nel 2004:con gli enti non profit,

per individuare i migliorimodelli di intervento

In questi anni abbia-mo potuto verificare

come sia necessario ri-definire periodicamen-te i nostri ambiti di in-tervento, rimodulandogli obiettivi sulla basedelle esperienze matu-rate con i progetti e ap-profondendo i temitrattati attraverso ri-cerche mirate.

Durante il 2004, lafondazione ha commis-sionato ad enti nonprofit specializzati duericerche-intervento sutemi di particolare ri-lievo sociale: l’associa-zionismo familiare e laprevenzione del di-sagio minorile.

Quanto alla prima, laragione della sua utili-tà sta nel fatto che nelcorso del 2004, il Con-siglio di Gestione haapprovato il finanzia-

mento di due progettidi rete familiare (Fami-glie all’opera e Casa fa-miglia), con l’idea ditestare e comparare irisultati di ciascun in-tervento per poi co-struire un modello uni-co e quindi replicarlo.

Quello delle reti fami-liari è un tema che ci

sembra particolarmen-te importante e digrande attualità, vistala chiusura di tutti gliistituti per minori pre-vista per il 2006 e laconseguente esigenzadi individuare modali-tà di accoglienza resi-denziale alternative.

In questo senso, la ri-

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Mauro MagattiProfessore Ordinario di Sociologia, Università Cattolica, Milano

L’associazionismo familiare è un processo ancoracaratterizzato da potenzialità e contraddizioni. La sua origine deriva dal fatto che la famiglia è oggimeno sostenuta da elementi istituzionali e si sonofatte sempre più necessarie forme di sostegnoprovenienti dall’esterno, come ad esempiol’aggregazione di più famiglie per risolvere problemiche il singolo nucleo difficilmente riesce a superareda solo.L’associazionismo familiare ha un campo d’azionedelineato e non può rispondere da solo a tutte lenecessità. Ciò avviene per diverse ragioni chel’esperienza ha evidenziato chiaramente: in primoluogo la conservazione dei valori e dell’identitànucleare si scontra con l’apertura all’esterno.Inoltre, l’elemento spontaneo e informale checaratterizza il nucleo familiare può essere incontrasto con la volontà di strutturare un’attivitàprofessionale e maggiormente organizzata. Infine, ilsenso di appartenenza che crea partecipazione puòdimostrarsi una motivazione non sufficiente areggere l’urto e le pressioni derivanti dallaquotidianità.

Da un lato, quindi, sembrerebbe trovarsi di fronte averi e propri modelli di intervento in grado di darerisposte distinte ed autonome ad alcuni bisognisociali; dall’altro è chiaro come questi modellipresentino una limitazione strutturale ineludibile:che la famiglia, per sua natura, non può essereestesa eccessivamente al di fuori dei suoi confini. Trattandosi di fenomeni complessi e contraddittori,un sostegno concreto che induca ad una riflessioneapprofondita è sicuramente utile. Siamo ancora inuna fase sperimentale in cui occorre capire i nodifocali attorno a cui si possono operare delle scelte.Un servizio per accompagnare il fenomeno esostenerlo è necessario, ancor più se volto allapromozione culturale e alla sua valorizzazione.In questo momento ci dobbiamo domandare se èpossibile e sensato che alcuni modelli si rafforzino,ma è difficile prevedere le evoluzioni future e sealcuni di essi potranno essere replicati. Ciò ci deveindurre ora ad accompagnare il processo disviluppo e a capire cosa comporterà in futuro ildover sostenere un sistema maggiormenteorganizzato.

cerca realizzata dal-l’Associazione OIKOSha fornito importantielementi di compren-sione e di approfondi-mento, specialmentesull’individuazione diindicatori che permet-tano di testare l’effica-cia di interventi simili.

La ricerca ha confron-tato le esperienze di 6diversi modelli di retifamiliari lombarde, conl’obiettivo di offrire a

tutti coloro che inten-dono accostarsi a questotema un significativostrumento di analisi edun punto di riferimen-to. Riteniamo, infatti,che le esperienze già incorso siano un impor-tante capitale umano econoscitivo che non vadisperso ma valorizzato,in modo da riprodurre imodelli migliori ed evi-tare di ripetere in futu-ro errori già commessi.

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La ricerca Zenobia

Matteo Zappa Responsabile ricerca Zenobia

Progettare interventi di prevenzione significa partire da una lettura dei bisognicondivisa con la comunità stessa ed identificare percorsi di promozione delbenessere coerenti con la costante evoluzione dei bisogni. All’interno di questacornice, sostenere la ricerca-azione significa offrire un’opportunità concreta peravvicinare le risposte operative ai bisogni reali, attraverso processi di sviluppocomunitario che riscoprano il territorio e la popolazione giovanile e minorile,quali attori protagonisti del proprio cambiamento.

Fonte: Comune di Milano, 31/12/2002.

La ricerca-interven-to Zenobia, realiz-

zata dalla Caritas Am-brosiana e dal CentroIcaro, costituisce il no-stro primo approccio altema della prevenzione.In precedenza, infatti,tutti i nostri progetti sisono rivolti a situazionidi disagio già manifesto.

La ricerca è stata utileper capire se per noiavesse senso in assolutointervenire in questoambito e se ciò fosse pos-sibile mantenendo i no-stri criteri operativi. Taliperplessità iniziali eranomotivate dal fatto chequello di “prevenzione”è un concetto riferibile aquasi tutte le problema-tiche sociali ed è, di con-seguenza, un tema va-stissimo. All’interno diogni problematica, inol-tre, i bisogni cambianoin base all’età degli uten-ti e della zona geograficaconsiderata (regione, cit-tà, singolo quartiere). In-fine, gli effetti di un in-tervento preventivo so-no difficilmente misura-bili, in quanto essi si ap-prezzano solo nel medio-lungo periodo: ci siamoposti, di conseguenza, ilproblema di come moni-torare in itinere l’effica-cia di un eventuale pro-getto finanziato.

Partendo da questeconsiderazioni, il Consi-glio di Indirizzo ha deci-so di commissionare una

ricerca il cui ambito diindagine fosse focalizza-to sull’età pre-adolescen-ziale (11-16 anni) e ri-guardasse tre contesti di-versi e ben individuatidella Lombardia: unquartiere periferico dellacittà di Milano (QuartoOggiaro), un comunedell’hinterland milanese(Paderno Dugnano) edue quartieri residenzia-li della città di Varese(Masnago e Brunella).

Il metodo di lavoro uti-lizzato ha previsto ilcoinvolgimento di tutti isoggetti maggiormente acontatto con i minori: in-segnanti, educatori, par-roci, responsabili dei ser-vizi territoriali, ecc. Ciòè avvenuto attraverso in-terviste mirate ad avereun’esatta rappresentazio-ne del disagio presentein ogni singola zona, deiservizi già esistenti e diquelli che sono ancoracarenti.

Visti gli esiti della ri-cerca, l’obiettivo per il2005 è di realizzare unintervento pilota nelquartiere milanese di

Quarto Oggiaro (vedi ta-bella in alto).

La scelta della zona èstata determinata dall’ef-fettiva presenza di unforte disagio da combat-tere e dal fatto che al suointerno già esiste unbuon collegamento tratutte le realtà (pubblichee private) impegnate nel-l’educazione e nel soste-gno dei ragazzi. La ricer-ca ha coinvolto, infatti, ilConsiglio della Zona 8, laAsl competente, l’UnitàOperativa di Neuropsi-chiatria Infantile, il Cen-tro per il Bambino e l’A-dolescente, i Servizi So-ciali, le scuole, le realtàdel terzo settore impe-gnate nel quartiere, leparrocchie e le associa-zioni sportive.

Quarto Oggiaro: dati

Minori residenti

Maschi Femmine TOTALE

Età 11-13 anni 1.837 1.761 3.598

Età 14 anni 629 611 1.240

Età 15-17 anni 1.789 1.704 3.493

Totale complessivo 4.255 4.076 8.331

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Con chi abbiamo lavorato nel 2004:con l’università,

per favorire il rapporto tra le imprese

e gli enti non profitCreare un rapporto

privilegiato conle imprese per convo-gliare nel campo del-la solidarietà mag-giori risorse è unobiettivo che ritenia-mo particolarmenteimportante.

Ruggero Bodo Socio fondatore di Sodalitas

Il mondo del profit e quello del non profitsono destinati ad estendere e adintensificare i loro rapporti, in unaprospettiva di “reciprocità”. Ciò determinerà la crescita di una nuovacultura della partnership per affrontarecomplessi problemi sociali, con apporti dirisorse e competenze complementari.Perché ciò possa avvenire, tuttavia, ènecessario uno sforzo di“professionalizzazione” in entrambi i campi.Da un lato le imprese devono dotarsi distrumenti e processi adeguati perorganizzare i propri interventi di“cittadinanza” nella comunità. Dall’altro, le aziende non profit devonoavvicinarsi con maggior interesse edapertura a pratiche mutuate dalla culturaforprofit per migliorare l’efficacia,

l’efficienza e la qualità gestionale delleproprie attività. UMANA MENTE può contribuireulteriormente ad accrescere il dibattito traprofit e non profit assumendo un ruolo piùattivo di “advocacy” nel campoimprenditoriale e suggerendo, sulla basedelle proprie positive esperienze, un piùconsapevole impegno nel sociale. Inoltre, può farlo anche riflettendo su comecoinvolgere maggiormente nella fondazionela grande ricchezza e varietà di competenzee progettualità del socio fondatore Ras. Come ormai ampiamente riconosciuto,mettere al servizio della società civilequesto patrimonio di professionalità puòrappresentare il più prezioso contributodell’impresa, più ancora dei trasferimentimonetari.

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La ricerca IRIS Bocconi

Nel 2003 abbiamocommissionato una

ricerca ad un gruppo diricercatori della SDABocconi, con l’obietti-vo di creare Indicatoridi Redditività su basedi Investimento Sociale(IRIS), cioè strumentiper misurare il ritornodell’investimento so-ciale anche nelle suecomponenti intangibi-li. Il calcolo è stato fat-to attraverso l’indivi-duazione di 5 indicato-ri: valore del marchio,portafoglio clienti, retedi vendita, capitaleumano e avviamento.

Le ragioni della ricer-ca si ricollegano al ten-tativo di garantire lasostenibilità economicadelle organizzazioninon profit, in modo dapermettere anche lapermanenza dei servizicreati con i contributidella fondazione.

Più in generale, essasi ricollega ad una del-le nostre convinzionidi fondo: è necessario

rendere le imprese piùsensibili ai temi socialied incrementare laquantità e la qualitàdei rapporti tra profit enon profit.

In base a questo stu-dio, i cui esiti sarannopresentati in un conve-gno organizzato nelmese di marzo 2005,emerge come tutti isoggetti coinvolti ab-biano da guadagnareda questo tipo di re-lazione.

E’ ovvio che attraver-so la ricerca non abbia-mo la presunzione diaver risolto il proble-ma.

Tuttavia, essa ci sem-bra uno strumento utileper suggerire alle im-prese che – al di là del-le motivazioni di natu-ra personale – l’investi-mento in campo socialecomporta significativivantaggi economici sianel breve che nel me-dio-lungo periodo.

“”

Una ricerca per misurare il ritornoeconomico degliinvestimenti sociali

Francesco Manfredi Docente presso l’Istituto di Pubblica Amministrazione e SanitàUniversità Bocconi, Milano

Quanto ci guadagnano le aziende tradizionaligrazie all'alleanza con le società del terzo settore?Ancora nessuno l'ha calcolato con precisione, maper oltre un anno l'Università Bocconi ha condottouno studio commissionato da UMANA MENTE perdeterminare il vantaggio economico degliinvestimenti in ambito sociale. Abbiamo individuato cinque indicatori chepermettono di valutare l'impatto economico di unapartnership fra società profit e non profit. Il primoindicatore è il valore del marchio, cioè quantovaria questo valore dopo una partnership duraturacon una società del terzo settore. Gli altriparametri che abbiamo identificato sono ilportafoglio clienti, la rete di vendita, il capitaleumano e l'avviamento. Dopo aver individuato questi strumenti diquantificazione, abbiamo affrontato un ulterioreproblema: verificare se il valore delle impreseaumenta quando queste realizzano unapartnership con una o più organizzazioni nonprofit. In base allo studio condotto, si puòaffermare che ciò effettivamente avviene.

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Con chi abbiamo lavorato nel 2004:con altre fondazioni di erogazione,

per unire risorse e competenze

L’unione delle risorseeconomiche e delle

competenze gestionalidisponibili in ambito so-ciale è stato un obiettivoche abbiamo cercato diraggiungere coinvolgen-do altri enti erogatoriche già operano nei no-stri ambiti di interventoo in ambiti simili.

In quest’ottica, abbia-mo preso parte ad un ta-volo di confronto orga-nizzato da Sodalitas, chevede la partecipazione dialcune importanti fonda-zioni d’impresa italiane:Fondazione Vodafone,Unicredit Foundation,Fondazione City Group,Fondazione Johnson &Johnson, FondazioneFalck, Fondazione RCSe dell’Associazione EnelCuore Onlus. Lo scopodell’iniziativa è di per-mettere un confronto traquesti enti erogatori ri-guardo ai metodi d’inter-vento, alla corporate go-vernance e ai rapporticon le imprese finanzia-trici.

L’iniziativa è ancoraad una fase iniziale, masi è già rivelata un pun-to di partenza impor-

tante: se le fondazionid’impresa riuscissero atrovare una voce comu-ne, infatti, potrebberodiventare interlocutoricredibili per gli entipubblici in fase di defi-nizione delle politichesociali. Inoltre, se lefondazioni riuscisseroeffettivamente a dialo-gare di più, sarebbepossibile unire le risor-se economiche e le com-petenze per finanziareprogetti di maggiore im-patto sociale.

In particolare, abbia-mo iniziato a collabora-re con la FondazioneVodafone e con la Fon-dazione Dynamo. L’o-biettivo di queste colla-borazioni è di progetta-

re insieme interventi diimpatto sociale signifi-cativo nel 2005, di co-fi-nanziarli e di monito-rarli insieme.

Vittorio Colao Amministratore Delegato RCS MediaGroup

Le diverse fondazioni d’Impresa italiane possono collaborare se provano ad essereun po’ meno “gelose” delle proprie specificità e prerogative e cercano di vedere ilbeneficio che deriva dal fatto di avere di volta in volta vari ruoli: trascinatore,organizzatore o semplice finanziatore. Questo è un passaggio a mio giudizioindispensabile, se si vuole evitare di rimanere schiacciati dalla mole di lavoro e divalutazioni pre/durante/post finanziamento. Il settore non profit potrebbe imparareda quello del venture capital: a volte si è leader, a volte ci si fida e si mettono solole risorse. Questo approccio potrebbe far emergere anche specializzazioni tra chi èbravo a scovare idee, chi a selezionarle e chi a gestirle.

Ida LinzaloneSegretario Generale Fondazione Vodafone Italia

Dalla collaborazione tra le fondazionid’Impresa può nascere un’esperienzaestremamente utile; il know how di ognisingola fondazione, fatto di modelli operativi eculturali, condiviso e confrontato può fornirespunti, stimoli ed idee a tutti i soggetticoinvolti. È infatti dalla condivisione dellediversità scaturite dalle singole storie edesperienze, che siano di contenuto, dimetodologia e di gestione, e quindidall’arricchimento reciproco che si creanonuovi e migliori percorsi di sviluppo.

IL BILANCIODI ESERCIZIO

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STATO PATRIMONIALEATTIVO

31/12/2004 31/12/2003Parziale Totale Totale

IMMOBILIZZAZIONIImmobilizzazioni materialiMobili ed arredi 15.594 19.669Totale Immobilizzazioni 15.594 19.669

ATTIVO CIRCOLANTECreditiCrediti esigibili entro l’esercizio successivo 1.657 854Attività FinanziarieTitoli in portafoglio 4.814.935 1.552.009Disponibilità liquideDepositi bancari 509.207 2.640.800Totale Attivo Circolante 5.325.799 4.193.663

RATEI E RISCONTIRatei attivi 6.498 4.646Totale Ratei e Risconti 6.498 4.646

TOTALE ATTIVO 5.347.891 4.217.978

PASSIVO31/12/2004 31/12/2003

Parziale Totale Totale

PATRIMONIO NETTOFondo di dotazione 51.646 51.646Patrimonio Libero

fondo di riserva 640.988avanzo di gestione 518.868

Totale patrimonio libero 1.159.856 990.969Totale Patrimonio Netto 1.211.502 1.042.615

FONDO TFR PERSONALE DIPENDENTE 22.114 13.179

DEBITIDebiti e impegniper contributi da erogare

entro l’esercizio successivo 3.062.696oltre l’esercizio successivo 1.034.445

Totale 4.097.141 3.050.947Debiti diversi

debiti verso fornitori 226debiti tributari 5.143debiti verso istituti previd. 6.896altri debiti 4.869

Totale debiti diversi 17.134 111.237Totale Debiti 4.114.275 3.162.184

TOTALE PASSIVO 5.347.891 4.217.978

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RENDICONTO GESTIONALE31/12/2004 31/12/2003

parziale totale totalePROVENTI DA ATTIVITÀ TIPICHEProventi ordinarida socio fondatore Ras 5.164.000da terzi 15.000avanzo gestionale riportato a nuovo 349.981Totale proventi ordinari 5.528.981 3.973.188Proventi con destinazione specificada terzi 185.000Totale proventi con destinazione specifica 185.000 0Proventi finanziari e patrimonialida titoli 53.115da depositi bancari 6.577Totale proventi finanziari e patrimoniali 59.692 50.274TOTALE PROVENTI DA ATTIVITÀ TIPICHE 5.773.673 4.023.462ONERI DA ATTIVITÀ TIPICHEContributi approvatiProgetto “LABORATORIO SOCIALE” 680.000Progetto “GIRASOLE 2” 331.000Progetto “ATTACCO AL SE’ CORPOREO” 325.000Progetto “SUPERABILITY 2” 242.000Progetto “MINORABILITY” 415.000Progetto “INSIEME AI GENITORI” 352.000Progetto “CENTRO DIURNO LAVORATIVO

PER ADULTI CON AUTISMO” 339.000Progetto “ALVEARE” 291.000Progetto “AUTONOMAMENTE - VERONA” 163.000Progetto “AUTONOMAMENTE - GENOVA” 137.000Progetto “POLO PER L’ETÀ ADULTA - PISA” 202.000Progetto “TENTATIVI DI SUICIDIO IN ADOLESCENZA” 526.600Integrazioni progetti di competenza esercizi precedenti 789.000Iniziativa biglietti di Natale 2004 185.000Totale contributi approvati 4.977.600 2.929.980Studi e ricerche 51.882 142.341TOTALE ONERI DA ATTIVITÀ TIPICHE 5.029.482 3.072.321Avanzi su progetti di competenza esercizi precedenti 64.824 0AVANZO DI GESTIONE ATTIVITÀ TIPICHE 809.015 951.141ONERI DI GESTIONESpese per servizispese legali e notarili 0prestazioni di servizi 52.097Totale spese per servizi 52.097 24.319Spese generaliviaggi e trasferte 8.171addestramento e formazione 1.766comunicazioni sociali 32.820altre spese 12.563Totale spese generali 55.320 83.964Spese per il personaleretribuzioni 128.495oneri previdenziali e assistenziali 34.036accantonamento al fondo tfr 11.313Totale spese per il personale 173.844 134.387Ammortamentiammortamento mobili ed arredi ufficio 5.527Totale ammortamenti 5.527 5.285Oneri finanziari 83 52TOTALE ONERI DI GESTIONE 286.871 248.007PROVENTI ED ONERI STRAORDINARIProventi 1.866Oneri 0TOTALE PROVENTI ED ONERI STRAORDINARI 1.866 719RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE 524.010 703.853Imposte dell’esercizioIrap 5.142 3.892

RISULTATO GESTIONALE (avanzo di gestione) 518.868 699.961

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PROSPETTO DI VARIAZIONE NEICONTI DEL PATRIMONIO NETTO

FONDO DI FONDO DI AVANZO DI PATRIMONIO DOTAZIONE RISERVA GESTIONE NETTO

SALDO AL 31.12.2003 51.646 291.008 699.961 1.042.615CONSIGLIO DI INDIRIZZO DEL 08.03.2004A fondo di riserva 349.980 -349.980 -Riporto a nuovo -349.980 -349.980AVANZO DI GESTIONE 2004 518.868 518.868

SALDO AL 31.12.2004 51.646 640.988 518.869 1.211.503

PATRIMONIO LIBERO

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NOTA INTEGRATIVA AL BILANCIOCHIUSO AL 31/12/2004INFORMAZIONI PRELIMINARI

Il bilancio è costituito dallo Stato Patrimo-niale, dal Rendiconto di Gestione e dalla No-ta Integrativa. Esso è stato concordato, nel-la struttura, con il Collegio dei Revisori.

Il bilancio al 31 dicembre 2004 chiude conun avanzo di gestione di € 518.868.

CRITERI DI VALUTAZIONEGli elementi eterogenei inclusi nelle singole

voci sono valutati separatamente. I compo-nenti positivi e negativi di reddito sono staticonsiderati per competenza, indipendente-mente dalla data di incasso o di pagamento. Iprincipi contabili ed i criteri di valutazionepiù significativi, concordati con il Collegio deiRevisori, si possono così riassumere:

Immobilizzazioni materialiSono rappresentate da mobili ed arredi am-

mortizzati in base alla vita utile del cespite.

CreditiI crediti sono esposti nello Stato Patrimo-

niale al loro valore nominale che coincidecon quello di presumibile realizzo.

Attività finanziarieSono valutate al costo.

Disponibilità liquideSono iscritte al loro valore nominale.

Trattamento di fine rapporto di lavorosubordinato

Accoglie l’importo integrale delle compe-tenze maturate a favore dei dipendenti edaccantonate in virtù di norme vigenti, alnetto di eventuali anticipazioni o trasferi-menti.

DebitiI debiti per contributi da erogare sono espo-

sti in relazione ai contratti stipulati con gli en-

ti e possono subire modificazioni nell’an e nelquantum (comunque in diminuzione) in rela-zione all’effettivo svolgimento dei rapporticon l’ente ai fini delle erogazioni da effettuare.I debiti verso fornitori e i debiti diversi sonoesposti al loro valore nominale. I debiti tribu-tari e verso istituti previdenziali sono conteg-giati in relazione alla spesa.

ALTRE INFORMAZIONIAl 31 dicembre 2004, la Fondazione aveva

cinque dipendenti. La Fondazione non pos-siede, né ha acquistato o venduto nel corsodell’esercizio, azioni del socio fondatore.

INFORMAZIONI SULLO STATOPATRIMONIALE E SULRENDICONTO GESTIONALE

ATTIVITÀImmobilizzazioniDescrizione voce 2004 2003MOBILI ED ARREDI 15.594 19.669

Sono composte da mobili e arredi acquistati nelcorso dell’esercizio ed ammortizzati secondo lavita utile del cespite.

Attivo circolanteCREDITIDescrizione voce 2004 2003CREDITI ESIGIBILI ENTRO L’ESERCIZIO SUCCESSIVO 1.657 854

La voce è composta da crediti verso dipendenti.

ATTIVITÀ FINANZIARIE Descrizione voce 2004 2003TITOLI IN PORTAFOGLIO 4.814.935 1.552.009

In questa voce rientrano i titoli di stato (B.O.T. eC.C.T.) acquistati dalla Fondazione.

DISPONIBILITÀ LIQUIDEDescrizione voce 2004 2003DEPOSITI BANCARI 509.207 2.640.800

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Sono composte dal saldo attivo dei depositi ban-cari presso Rasbank Spa.

RATEI E RISCONTI ATTIVI Descrizione voce 2004 2003RATEI ATTIVI 6.498 4.646

La voce comprende gli interessi attivi sui titoliin portafoglio.

PASSIVITÀPatrimonio nettoDescrizione voce 2004 2003PATRIMONIO NETTO 1.211.502 1.042.615

È costituito dal fondo di dotazione di € 51.646e dal patrimonio libero di € 1.159.856.Il Patrimonio libero, risultante dopo la destina-zione dell’avanzo di gestione, potrà essere utiliz-zato per la copertura dei contributi futuri cheeccederanno i proventi ordinari e finanziari.

Trattamento di fine rapporto di lavorosubordinatoDescrizione voce 2004 2003FONDO T.F.R. PERSONALE DIPENDENTE 22.114 13.179

Il Personale a libro paga al 31/12/2004 risulta di n.5 Impiegati. Il fondo T.F.R. ha avuto la seguentemovimentazione:Descrizione voceSALDO INIZIALE DELL’ESERCIZIO 13.179

UTILIZZI DELL’ESERCIZIO - 1.812

ACCANTONAMENTODELL’ESERCIZIO 11.313

CONTRIBUTO 0.50 A CARICO DIPENDENTI - 566

SALDO FINALE DELL’ESERCIZIO 22.114

Contributi da erogareAmmontano a € 4.097.141 e si riferiscono ai de-biti per i progetti che la Fondazione ha delibera-to negli esercizi precedenti e nell’esercizio cor-rente, con pagamenti suddivisi come segue:Descrizione voce 2005 2006Progetto “ALVEARE” 76.205 124.110

Progetto “ATTACCO AL SE’ CORPOREO” 134.175 183.265

Progetto “AUTONOMAMENTE - GENOVA” 89.050 47.950

Progetto “AUTONOMAMENTE- VERONA” 105.950 57.050

Progetto “CENTRO DIURNO LAVORATIVO PER ADULTI CON AUTISMO” 194.205

Progetto “FAMIGLIE ALL’OPERA - INTEGRAZIONE” 117.000

Progetto “GIRASOLE 2” 174.925 68.291

Progetto “INSIEME AI GENITORI” 165.833 88.300

Progetto “LABORATORIO SOCIALE” 276.113

Progetto “MINORABILITY” 195.129 97.565

Progetto “POLINRETE” - INTEGRAZIONE 283.777

Progetto “POLO PER L’ETÀ ADULTA - PISA” 37.208 89.034

Progetto “POLO PER L’ETÀ ADULTA” - INTEGRAZIONE 61.000

Progetto “TENTATIVI DI SUICIDIO IN ADOLESCENZA” 293.363 233.238

Progetto “SESTANTE” - INTEGRAZIONE 405.000

Progetto “SUPERABILITY 2” 109.491 45.642

Progetto “CAA E AMBIENTE DI VITA - PROGETTO PILOTA DI PRATICA CLINICA“ 160.935

Progetto “CENTRO DI RIFERIMENTO PER LE DISABILITÀ NEUROMOTORIE INFANTILI” 113.930

Progetto “CASA FAMIGLIA” 69.407

SALDO FINALE DELL’ESERCIZIO 3.062.696 1.034.445

DebitiDescrizione voce 2004 2003DEBITI DIVERSI 17.134 111.237

Risultano così dettagliati:Descrizione voceVERSO FORNITORI 226

TRIBUTARI 5.143

VERSO ISTITUTI PREVIDENZIALI 6.896

ALTRI DEBITI 4.869

TOTALE DEBITI 17.134

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La voce dei debiti verso fornitori si riferisce a de-biti per fatture da liquidare. I debiti tributari sono costituiti da ritenute d’ac-conto da versare per € 3.851 e dal saldo IRAPdell’esercizio per € 1.292.I debiti verso istituti previdenziali e sicurezza so-ciale si riferiscono a debiti per contributi su per-sonale dipendente e contributi Inail.La voce altri debiti comprende principalmente gliaccertamenti di competenza dell’esercizio di spe-se viaggio in corso di fatturazione, per € 3.080,e di costi del personale per emolumenti e onerisociali per ferie e permessi non goduti di compe-tenza dell’esercizio per € 1.768.Si precisa che non sono presenti debiti con sca-denza oltre i cinque anni.

PROVENTIProventi da attività tipicheDescrizione voce 2004 2003 PROVENTI ORDINARI 5.528.981 3.973.188

In questa voce rientrano i contributi stanziati dalsocio fondatore Ras per l’esercizio finanziario2004, pari a € 5.164.000, ricevuti dalla Fonda-zione in due quote, all’inizio e alla chiusura del-l’esercizio; i proventi da terzi (€ 15.000) proven-gono da donazioni di privati cittadini.L’avanzo di gestione riportato a nuovo(€ 349.981) è stato deliberato dal Consiglio di In-dirizzo del 8.03.2004.

Descrizione voce 2004 2003 PROVENTI CON DESTINAZIONE SPECIFICA 185.000 0

In questa voce rientrano i contributi stanziati daRas Spa e da altre società del gruppo (Allianz Sub-alpina Spa - Investitori Sgr Spa - Rasbank Spa) afronte dell’iniziativa dei biglietti di Natale, inte-ramente assegnati ai partecipanti come segue:€ 165.000 alla fondazione “Cometa” vincitoredella gara; € 20.000 alle cooperative partecipanti.

Proventi finanziari e patrimonialiDescrizione voce 2004 2003 PROVENTI FINANZIARI 59.692 50.274

Si riferiscono, per € 53.115 ai proventi su inve-stimenti in titoli e per € 6.577 ad interessi matu-rati in corso d’esercizio sui conti correnti apertipresso la Rasbank Spa.

ONERIOneri da attività tipicheDescrizione voce 2004 2003 ONERI DA ATTIVITÀ TIPICHE 5.029.482 3.072.321

Si riferiscono ai contributi erogati in corso d’annodalla Fondazione a favore di Enti ed Associazioniper la realizzazione di progetti e alle spese perstudi e ricerche.Le integrazioni ai progetti di competenza degliesercizi precedenti, pari a € 789.000, sono sud-divise come segue:€ 4.000 integrazione al progetto “Gabbiano2000”;€ 186.000 integrazione al progetto “Famiglie al-l’opera”;€ 72.000 integrazione al progetto “Polinrete”;€ 122.000 integrazione al progetto “Polo per l’e-tà adulta” dell’AIPD - Roma;€ 405.000 integrazione al progetto “Sestante”.

Descrizione voce 2004 2003 AVANZI SU PROGETTI DI ESERCIZI PRECEDENTI 64.824 0

Si tratta di minori contributi erogati su progetticonclusi, a fronte degli oneri registrati nei rendi-conti di esercizi finanziari precedenti.

Proventi ed oneri straordinariDescrizione voce 2004 2003 PROVENTI STRAORDINARI 1.866 0

Includono rettifiche di imputazione di titoli ac-quistati in esercizi finanziari precedenti.

Imposte d’esercizioDescrizione voce 2004 2003IRAP DELL’ESERCIZIO 5.142 3.892

Sono costituite dalle imposte per IRAP dell’eser-cizio 2004, come da D.Lgs 15.12.1997, n. 446.

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RELAZIONE DEL COLLEGIO DEI REVISORI

Al Consiglio di Indirizzo della FondazioneUMANA MENTE del 28 gennaio 2005

Il Consiglio di Gestione della Fondazione,a norma dell’articolo 16 dello Statuto ha ap-provato il progetto di Bilancio consuntivo al31 dicembre 2004 da sottoporre all’approva-zione del Consiglio di Indirizzo.

Il Bilancio - composto dallo Stato patrimo-niale, dal Rendiconto gestionale e dalla Notaintegrativa - è stato messo a disposizione deirevisori, per le loro incombenze di control-lo. A corredo del bilancio consuntivo - oltreal Prospetto di variazione dei conti del Pa-trimonio netto - è stato approvato il Bilanciodi Missione, contenente ampia e documen-tata relazione degli obiettivi della Fondazio-ne per il 2004 e dell’attività svolta. Diamoatto che il documento è una rappresentazio-ne fedele dell’impegno di personale e dimezzi profuso nell’anno ed è coerente con ledeliberazioni del Consiglio di Gestione e delConsiglio di Indirizzo e con le informazioniacquisite dal Collegio durante l’attività divigilanza e negli incontri avuti con il DirettoreGenerale e con il personale nello svolgimen-to dei compiti di consulenza tecnico conta-bile prevista dallo Statuto.

Il Bilancio dell’esercizio finanziario si com-pendia nei seguenti valori:

ATTIVOImmobilizzazioni € 15.594Attivo circolante € 5.325.799Ratei e risconti € 6.498Totale attivo € 5.347.891

PASSIVOFondo di dotazione € 51.646Fondo di riserva € 640.988Avanzo di gestione € 518.868Patrimonio netto € 1.211.502Fondo TFR personale dipendente € 22.114Debiti € 4.114.275Totale passivo € 5.347.891

RENDICONTO GESTIONALEProventi € 5.773.673Oneri da attività tipiche € - 5.029.482Avanzi su progetti di competenza esercizi precedenti € 64.824Avanzo di gestione da attività tipiche € 809.015Altri proventi e oneri € - 290.147Risultato gestionale(Avanzo di gestione) € 518.868

I revisori, dopo aver fatto le necessarie verifiche, attestanoquanto segue:1. di aver proceduto ai periodici controlli dell’amministra-zione e, in particolare, della contabilità - regolarmente tenu-ta - nonché dei libri associativi e di aver vigilato sull’osser-vanza della legge e dello statuto. Dalle verifiche eseguite nonsi sono riscontrate inosservanze o irregolarità;2. i dati di bilancio corrispondono alle risultanze della con-tabilità;3. nella redazione del bilancio si è osservato il criterio dellacompetenza temporale;4. la Nota integrativa indica i criteri di valutazione adotta-ti e fornisce le necessarie illustrazioni e analisi delle voci si-gnificative.A conclusione dei controlli effettuati, i revisori esprimono pa-rere favorevole all’approvazione del progetto di Bilancio del-l’esercizio finanziario 2004 e alla proposta di destinazionedel risultato gestionale, approvati dal Consiglio di Gestione.Torino, 26 gennaio 2005

IL COLLEGIO DEI REVISORI

Giorgio StroppianaLuigi AlfieriFabrizio Carazzai

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70

TUTTI I DISEGNI

Lavoro collettivo

Anna Daniela Gianluigi

Meri

Alessia Vincenzo

Katia Elena Emanuela71

Lavoro collettivo Lavoro collettivo Lavoro collettivo

Lavoro collettivoTamara

Lavoro collettivoAnna

BarbaraLavoro collettivo

72

Lavoro individuale Lavoro individuale Lucia

Lavoro collettivoLavoro collettivo

Barbara Lavoro individuale

Lucia Lavoro individuale73

Lavoro individuale Lavoro individuale Lavoro individuale

Riccardo Lavoro individuale Lavoro individuale

Lavoro individualeLucia

LuciaLavoro individuale74

Lavoro individuale Stefano Valentina

Lavoro individualeLavoro individuale

Lavoro individuale Giuliana

Alessandro Anna Lavoro individuale75

Alberto Lavoro individuale Matteo

Anna Maria Lavoro collettivo Alberto

Lavoro individualeLudovico

Lavoro individualeSamuele76

MariagiuliaLavoro individuale

Lavoro individuale Lavoro individuale

Lavoro individuale Lavoro individuale

Lavoro individuale Lavoro individuale Lavoro individuale77

Lavoro individuale Lavoro individuale Lavoro individuale

Lavoro individualeLavoro individuale

Lavoro individualeLavoro individuale

Lavoro individualeDaniela78

Lavoro individualeLavoro individuale

DanielaLavoro individuale

Lavoro individuale Lavoro individuale

Daniela Lavoro individuale79

Fondazione UMANA MENTEFondazione a sostegno della solidarietà sociale

Iscritta nel Registro delle Persone Giuridiche della Prefettura di Milano al numero d’ordine 188

Sede Legale: C.so Italia, 23 – 20122 [email protected]. 02.7216.6446Fax 02.7216.6444