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Periodico trimestrale d’informazione e di cultura Copia gratuita Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4463 del 1° Aprile 1992 Anno XXII Numero 4 Dicembre 2013 NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA I 55 anni di sodalizio dell'AVIS 4 Da Buenos Aires al soglio pontificio 15 Sciabole di "nuova generazione" 20 L'argento agli europei della Caroli 22 La fine ironia di Aldo Artero 24 "Che movimento c'è in canonica" 29 Il contributo degli immigrati in Brasile 30 Tornano i presepi ai Batù 32 I nostri morti 34 SOM MARIO 25 IL NUOVO NUCLEO DELL'AVIAZIONE 6 PREMIAZIONE XXVI CONCORSO DI POESIA Il caso italiano. Se il popolo vuole essere ingannato, dunque sia ingannato La crisi che da tempo attanaglia l’Occidente sembra accanirsi particolarmente con l’Italia. Sono ormai lontani gli anni del “miracolo economico”, gli anni della ricostruzione post-bellica, della tumultuosa trasformazione da paese agricolo a paese industriale. Oggi nel Bel Paese si registrano molti primati negativi, che non sto ad enumerare perché sono noti a tutti o quasi. E la nostra classe politica come affronta l’emergenza? Con delle promesse, le solite belle promesse, quando invece servono solo fatti, semplici, ma concreti fatti. A questo proposito mi viene in mente una storiella che circolava agli inizi del '900 in Meridione. Un candidato promette agli elettori: "Se mi darete lu voto, vi farò fare nu ponte". Una voce dal pubblico: "Nun tenimmu ‘o fiume". E l’altro, prontissimo: "Pure ‘o fiume, pure ‘o fiume!". Non lamentiamoci allora! Vulgus vult decipi, ergo decipiatur. Il Direttore L'EDITORIALE Guardiamo a Maria e a Giuseppe custodi di Gesù Custodire i legami gli uni con gli altri 23 IL RICORDO DEI NOSTRI MORTI 18 FINE RESTAURO CHIESA S. CROCE • PROFUMI • BIJOUX • IDEE REGALO • ESTETICA 3 I GRANDI VINOVESI DELLA FISARMONICA al Presepe e alle figure che vi sono rappresentate noi possiamo capire che il “custodire” riguarda anzitut- to le persone. Sono gli uomini che – fin dai tempi di Caino e Abele – sono chiamati ad essere custodi gli uni degli altri. Noi interpretiamo spesso il ruolo del custode a partire da un bene: da una casa, da un patrimonio. Siamo più spesso custodi di “qualcosa”. La perdurante crisi ci “obbliga” a ripensare che la prima ricchezza da custodire so- no i legami, è la capacità di essere attenti gli uni alla vita (ovvero alla presenza e anche ai bisogni) degli altri. “Sono io il custode di mio fratello?” chiese Caino. Sì! Guardiamo a Maria e a Giuseppe, custodi del Bambino, cioè custodi di ciò che è più fragile. Custodiamo anzitutto le persone e le relazioni, per essere una comunità. E chiediamo al Signore di custodir- ci, nella bontà e nella semplicità. Auguri a tutti e a ciascuno di voi. Don Marco, Prevosto di Vinovo Custodire è il verbo – dunque, l’azione – che Papa Francesco ha indicato nella Messa di inizio del Suo Pontificato. È anche il verbo, ovvero il gesto, che vede coinvolti Giuseppe e Maria: il Dio fatto uo- mo è affidato alle loro cure, alla loro accoglienza. È la scena che sta al centro di questo, come di ogni Natale; la scena che troviamo rappresen- tata ripetutamente anche nella Mostra di Presepi che an- che quest’anno la Famija Vinovèisa promuove nel- la cornice della Chiesa dei Batù, ormai quasi completamen- te restituita al suo antico splendore. Proprio guar- dando 5 L'ISTRIONE SECONDO ALESSANDRO CORA

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Periodico trimestrale d’informazione e di culturaCopia gratuita

Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4463 del 1° Aprile 1992

Anno XXIINumero 4

Dicembre 2013

NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA

I 55 anni di sodalizio dell'AVIS 4

Da Buenos Aires al soglio pontificio 15

Sciabole di "nuova generazione" 20

L'argento agli europei della Caroli 22

La fine ironia di Aldo Artero 24

"Che movimento c'è in canonica" 29

Il contributo degli immigrati in Brasile 30

Tornano i presepi ai Batù 32

I nostri morti 34

SO

MMARIO25il nuovo nucleoDell'AviAzione

6premiAzioneXXvi concorSoDi poeSiA

Il caso italiano.Se il popolo vuole essere ingannato, dunque sia ingannato

La crisi che da tempo attanaglia l’Occidente sembra accanirsi particolarmente con l’Italia. Sono ormai lontani gli anni del “miracolo economico”, gli anni della ricostruzione post-bellica, della tumultuosa trasformazione da paese agricolo a paese industriale. Oggi nel Bel Paese si registrano molti primati negativi, che non sto ad enumerare perché sono noti a tutti o quasi.E la nostra classe politica come affronta l’emergenza? Con delle promesse, le solite belle promesse, quando invece servono solo fatti, semplici, ma concreti fatti.A questo proposito mi viene in mente una storiella che circolava agli inizi del '900 in Meridione.Un candidato promette agli elettori: "Se mi darete lu voto, vi farò fare nu ponte". Una voce dal pubblico: "Nun tenimmu ‘o fiume". E l’altro, prontissimo: "Pure ‘o fiume, pure ‘o fiume!".Non lamentiamoci allora! Vulgus vult decipi, ergo decipiatur.Il Direttore

L'EDITORIALE Guardiamo a Maria e a Giuseppe custodi di Gesù

custodire i legami gli uni con gli altri

23il ricorDo DeinoStri morti

18fine

reStAurochieSA

S. croce

• PROFUMI• BIJOUX• IDEE REGALO• ESTETICA

3i grAnDi vinoveSi

DellA fiSArmonicA

al Presepe e alle figure che vi sono rappresentate noi possiamo capire che il “custodire” riguarda anzitut-to le persone.Sono gli uomini che – fin dai tempi di Caino e Abele – sono chiamati ad essere custodi gli uni degli altri. Noi interpretiamo spesso il ruolo del custode a partire da un bene: da una casa, da un patrimonio.

Siamo più spesso custodi di “qualcosa”. La perdurante crisi ci “obbliga” a ripensare che la prima ricchezza da custodire so-

no i legami, è la capacità di essere attenti gli uni alla vita (ovvero alla presenza e anche ai bisogni) degli altri.“Sono io il custode di mio fratello?” chiese Caino. Sì! Guardiamo a Maria e a Giuseppe, custodi del Bambino, cioè custodi di ciò che è più fragile. Custodiamo anzitutto le persone e le relazioni, per essere una comunità.E chiediamo al Signore di custodir-ci, nella bontà e nella semplicità.

Auguri a tutti e a ciascuno di voi.

Don Marco,Prevosto di Vinovo

custodire è il verbo – dunque, l’azione – che Papa Francesco ha indicato nella Messa di inizio del Suo Pontificato. È anche il verbo, ovvero il gesto, che vede coinvolti Giuseppe e Maria: il Dio fatto uo-mo è affidato alle loro cure, alla loro accoglienza. È la scena che sta al centro di questo, come di ogni Natale; la scena che troviamo rappresen-tata ripetutamente anche nella Mostra di Presepi che an-che quest’anno la Famija Vinovèisa promuove nel-la cornice della Chiesa dei Batù, ormai quasi completamen-te restituita al suo antico splendore.Proprio guar-d a n d o

5l'iStrioneSeconDoAleSSAnDro corA

2 IL VINOVESE

Domenica 13 ottobre scorso si sono ritrovati a Vinovo i nati nel 1938 per festeggiare i loro 75 anni.È stata celebrata la S. Mes-sa nella Parrocchia San Domenico Savio a Garino per i compagni che non ci sono più. Poi, come consuetudine consolidata tutti insieme a pranzo presso il ristorante “Il Picchio Rosso” di Roata Chiusani vicino a Centallo in provincia di Cuneo.Nella foto in alto 55 anni dopo la visita militare davanti alla fontana di Piazza Rey.Sotto sono ritratti davanti al ristorante di Severino Peretti nel giorno stesso della visita militare.

I settantacinquenni regalano sorrisi

Una magnifica Strenna Natalizia"I Grandi Maestri Piemontesi della Fisarmonica" Chi di noi non ha un parente o un amico emigrato all’estero? Gli Italiani sono stati (e forse ancora saranno…) un popolo di emigranti. Le distanze geografiche sono state pressoché annullate dai viaggi aerei; il tele-fono, e poi internet e Skype, oggi consentono di mantenere un quo-tidiano contatto con la Madrepatria e di vincere quella nostalgia per il paese natio che da sempre ha ac-compagnato l’emigrante. Un tempo si poteva comunicare solo con una lettera (e molti non sapevano scrive-re…) e il viaggio di ritorno era lungo e assai costoso (anche viaggiando in terza classe). Allora, per ritrovare un po’ di “ITALIANITà”, ci si riuniva nelle occasioni di festa e si ballava al suo-no d’improvvisate orchestrine, dove la fisarmonica, sovente suonata “ad orecchio”, faceva rivivere ricordi mai dimenticati. Proprio alla fisarmonica e agli emigranti è dedicato il libro del prof. Fabio Banchio, valente musici-sta, che ha narrato le storie di otto Maestri piemontesi che hanno dedi-cato la loro vita a questo strumento,

La copertina del volume.

raggiungendo fama e onori a livello internazionale: Guido e Pietro Deiro, Michele Corino, Mario Piovano, Dino Negro, Carlo Artero, Paolo Tricò e Giovanni Vallero. Al volume (112 pa-gine a colori, corredate di 200 splen-dide immagini storiche) è allegato un CD con sedici classici interpretati dalla fisarmonica del Maestro Luca Zanetti: (Fisarmonica impazzita, Pietro Ritorna, Argento Vivo, Valse Pirouette, Por Que?, Mister Wolmer, Tramonto Argentino, Galassie, La Piovanissima...) e, dulcis in fundo, l’inno Noi soma Piemonteis, nella nuova versione per coro e orchestra, arrangiata dallo stesso Autore del libro e interpretata dalla cantante solista Simona Rodano, piemontese emigrata a New York, recentemente vincitrice alla Carnegie Hall dell’Ibla

Grand Prize Award. Il libro, presentato in anteprima asso-luta venerdì 15 novembre a Palazzo Lascaris, sede istituzionale del Consiglio Regionale del Piemonte, è acquistabile al prezzo di e 25,00 (CD incluso) presso:Cartolibreria Moccia, via Marconi 54 Vinovo;Giardino Fiorito di Grazia, via Marconi 35 Vinovo;Proxima Libri, cartoleria, via Cottolengo 64 Vinovo.Per chi lo desidera, è anche possi-bile acquistare il solo CD al costo di e 12: sarà senz’altro un magnifico regalo per un nostro parente emi-grato all’estero, ma anche per tutti noi. Tra i “Magnifici Otto” Maestri piemontesi della fisarmonica, ricordo con simpatia e affetto il nostro concit-tadino, il Maestro Carlo Artero, Stella al Merito delle Comunità Europea Accordeonisti, che per l’occasione è ritornato in studio per registrare il val-zer Mombaruzzo, un duetto per tuba – affidata alla superba esecuzione del Prof. Alessandro Faccin – e fisar-monica dedicato all’insuperato inter-prete del folk piemontese Giovanni “Johnny” Cordara. Una ragione in più per acquistare il volume…Per un’anteprima del libro in formato pdf o ascoltare alcuni brani del Cd (senza possibilità di scaricarli…), in-cluso Noi soma Piemontèis: www.fabiobanchio.itLa Redazione

Il limone dai molteplici usi e rimedi Originario dell'Asia, fu introdotto nel Mediterraneo verso il 1200.Nell'antichità era conosciuto come potente antidoto contro i veleni; si narra infatti che Nerone, viven-do nel terrore di essere avvelenato ne facesse un grandissimo uso; lo usavano per curare intossicazioni o morsi di animali velenosi.Un'antica leggenda narra che alcuni malviventi condannati a morte per mezzo di serpenti velenosi, soprav-vissero per aver mangiato, prima dell'esecuzione, molti limoni.I greci li usano per prevenire le tarme e profumare gli abiti.I cinesi li raccomandano per le pro-prietà toniche, stimolanti, stoma-chiche, mentre un'usanza tedesca, prevede di mettere nella mano del defunto un limone nel quale siano stati infissi dei chiodi di garofano a forma di cuore.Secondo la medicina aiurvedica, è utile per raffreddori e mal di gola, una tisana a base di succo di limo-ne, zenzero e miele. Inoltre il succo è utile per artriti, artrosi e reumatismo articolare.

Crostata di limoneIngredienti:250 gr. di farina180 gr. di burro150 gr. di zucchero150 gr. di ricotta3 uova2 limoni non trattati20 gr. di gherigli di noci.Ammorbidire 100 gr. di burro a tem-peratura ambiente. Mettere la farina a fontana sulla spianatoia, incorporare il burro e impastare gli ingredienti.Unire 1 uovo, 1 cucchiaio di zucche-ro una presa di sale e ½ bicchiere d'acqua.Impastate e fate riposare per un'ora.Tirate la pasta alta circa mezzo cen-timetro.Imburrate uno stampo a cerniera del diametro di 24 cm. e foderatelo con la pasta.Lavorate 2 uova con lo zucchero, il burro rimasto, la ricotta, il succo dei limoni e la scorza grattuggiata di uno di questi.Incorporate alla crema i gherigli di noce tritati e versate nella tortiera.In forno a 180° per 30 min.Lidia Magliano Bosco

il vinovese carlo Arterotra i grandi

della fisarmonica

3IL VINOVESE

Venerdì 15 novembre scorso nel maestoso palazzo Lascaris della Regione Piemonte in via Alfieri 15 Torino, c'è stata la pre-sentazione ufficiale del libro "I Grandi Maestri Piemontesi della Fisarmonica".Assessori, Sindaci della provin-cia e illustri invitati, hanno fatto da cornice a questa manifesta-zione altamente culturale con dei momenti toccanti, special-mente quando hanno proiet-tato le diapositive illustrate sul libro relative al bombardamento di Vinovo nel 1940, presentate con professionalità dal Maestro Fabio Banchio.Momenti toccanti che il nostro Maestro Carlo Artero ha fer-mato sul pentagramma con la Sinfonia n. 1 "Notte di guerra".Questo bellissimo libro scritto in bilingue (italiano e inglese) verrà presentato a gennaio 2014 in America alla fondazione Deiro a New York, sede dei pionieri pie-montesi della fisarmonica.Al nostro maestro Carlo, sono state dedicate dieci pagine con documenti rari a noi scono-sciuti, e con questo vanno a rafforzare la sua modestia da sempre.

Presentazione dell'inno "Noi soma piemonteis" e il volume "I grandi maestri piemontesi della fisarmonica"

Carlo Artero eGiovanni Vallero due musicisti citati nel volume fanno parte dellaFamija Vinovèisa

in un pomeriggio all’insegna del-la Piemontesità, vicina e lontana, è avvenuta la presentazione della nuova versione del famoso Inno, “in lingua piemontese per com-prendere che il senso della nostra identità passa anche attraverso la memoria” che da sempre uni-sce le voci delle numerose nostre Collettività nel Mondo.

Con la musica di Giovanni Vallero e Claudio Chiara, testo di Domenico Torta, la voce solista di Simona Rodano e l’arrangiamen-to per coro e orchestra di Fabio Banchio, responsabile del settore Arte e Cultura dell’Associazione Piemontesi nel mondo, di cui è presidente Michele Colombino, l’inno ha entusiasmato una Sala Consiliare stracolma commuoven-do chi, l’emigrazione, l’ha vissuta in prima persona.La musica e il testo, composto interamente in lingua piemontese, risalgono al 1989 e, nel loro fraseg-gio, raccontano la “normalità della vita dei nostri emigrati nel mondo che, quasi in sordina, hanno fonda-to numerose città, hanno lavorato instancabilmente senza però mai dimenticare la terra dei loro padriLe nuove città fondate riportano il nome di quelle piemontesi da cui hanno tratto origine quasi a cemen-tare ancora di più quel rapporto emotivamente intenso che li ha legati per sempre al luogo di nascita ed alla Terra di Piemonte.Un inno scritto per essere semplice e comprensibile dai bambini cui tramandare quei valori che fanno parte della propria identità.La nuova versione sinfonico-corale del professor Banchio - nata dal-la collaborazione con la cantan-te Simona Rodano, artista tori-nese vincitrice alla Carnegie Hall dell’Ibla Grand Prize Award, con il coro di voci bianche dell’Istitu-to Maria Immacolata di Pinerolo "Piccoli cantori padre Médaille", l’Associazione corale Eufonie di Candiolo, il coro Lorenzo Perosi di Orbassano, e un gruppo di af-fermati musicisti - dona al brano una sonorità che alterna momenti di solennità ad altri in cui si fa sen-tire la toccante nostalgia e quindi risulta particolarmente adatto alle occasioni più.Il presidente del Consiglio Re-gionale Valerio Cattaneo, cui è spettato il ruolo di introdurre la manifestazione, ha sottolineato come si possa dire “con orgoglio che la storia dei Piemontesi nel mondo si arricchisce di un’ulterio-re pagina che ci auguriamo desti interesse soprattutto tra i giovani e coloro cui sta a cuore onorare la memoria del passato per vivere al meglio il presente e operare attiva-mente per il futuro".

A sinistra Simona Rodano, al centro Valerio Cattaneo Presidente del Consiglio Regionale e a destra Michele Colombino Presidente della Federazione delle Associazioni dei Piemontesi nel Mondo.

Simona Rodano, laureata in bio-logia, vive e lavora a New York da 15 anni ed in questa grande città cosmopolita ha trovato una propria dimensione in ambito musicale tanto da partecipare a numerose trasmissioni televisive e radiofoni-

che in cui si è fatta portatrice della bellezza di Torino divulgandone ar-te, cultura e aspetti architettonici e storici.Scrive le sue canzoni direttamente in piemontese ed ha editato un libro su Torino per far conoscere

la propria città ai newyorchesi: il suo legame con la città che le ha dato i natali è sempre forte tanto da stimolarla nella sua attività elettiva di “ambasciatrice”.

Michele Colombino, presiden-te e fondatore dell’Associazione Piemontesi nel Mondo, che il pros-

simo anno festeggerà i quarant’anni dalla sua costituzione, ora divenuta Federazione delle Associazioni dei Piemontesi nel Mondo cui fanno capo l’80% delle associazioni dei nostri corregionali nei cinque con-tinenti, ha ricordato l’importanza fondamentale del valore dell’iden-tità ricordando come il più gran-de esempio di legame alla propria Terra d’origine sia Papa Francesco che non ha mai dimenticato le

4 IL VINOVESE

Simona Rodano accompagnata dal maestro Fabio Banchio.

proprie umili radici astigiane e pie-montesi.

Per l'occasione Fabio Banchio ha anche presentato il libro, di cui è autore, “I grandi maestri piemon-tesi della fisarmonica”, che propo-ne oltre 200 immagini inedite che spaziano dal 1886 a oggi e riper-corrono la vita e l’attività di Guido e Pietro Deiro, Michele Corino,

Mario Piovano, Dino Negro, Carlo Artero, Paolo Tricò e Giovanni Vallero.

Carlo Artero e Giovanni Vallero, due dei musicisti citati nella pubblicazione, fanno parte della Famija Vinovèisa che ha colla-borato attivamente alla stesura del volume recuperando rare foto d’epoca che percorrono la storia dei fisarmonicisti piemontesi che si sono distinti per la loro abilità nel suonare questo strumento non facile e di grande impatto emo-zionale.

Un vecchio detto piemontese af-fermava che “con una Fisa si fa un’orchestra”; questo libro celebra appunto questa peculiarità che, nel mondo dell’emigrazione, ha avuto anche un forte impatto aggregante per i nostri emigrati.

All'evento, cui erano presenti tra gli altri, i consiglieri Federico Gre-gorio, Giovanni Negro e Roberto Tentoni, hanno partecipato rap-presentanti delle Associazioni dei piemontesi in Piemonte a testimo-nianza di quanto sia forte il senso di appartenenza che lega le nostre associazioni nel mondo oltre ad alcuni sindaci piemontesi.

Paola A. Taraglio

S'ACCENDES'accende una stella, viene dall'Orientesi ferma su d'una stalla, Gesù sulla paglia:Chini l'adorano tre Re e dei pastori!

La Mamma, Maria, gli fa dei sorrisi,baci, carezze, guardandolo negli occhi,golose le sue labbra, latte dolce come il miele:Paura, Speranza, pensando al domani!

S'accende una finestra, lassù nel Castello,le guardie si preparano, Erode assassino:Vogliono prenderlo, ammazzarlo, il Bambino!

Ma egli fugge, scappando in Egitto,poi, gli anni passano, può ritornare:Paura, Speranza, pensando al domani!

S'accende una finestra, lassù in mezzo ai tetti,una stanza, miseria, una culla, un bimbo,la mamma, Maria, gli fa dei sorrisi:Golose le sue labbra, latte dolce come il miele!

Due piatti sulla tavola, una minestra, pane duro,attende suo marito che cerca lavoro:Paura, Speranza, pensando al domani!

S'accende ...

Natale 2013

Auguri 'd bon Natal e 'd felicità për l'ann neuv

Cristina e Beppe MinaAncona

I 55 anni di sodalizio dell'AVIS di Vinovo

profumo di solidarietà senza scordare le nostre radici

Auditorium. Serata dell'AVIS per la festa dei 55 anni. Il Direttivo avisino al completo.

Molto tempo è trascorso da quel 1958 quando è stata fondata l’AVIS a Vinovo da un ristretto gruppo di persone veri pionieri nelle dona-zioni del sangue. Pertanto nello scorso mese di set-tembre il Direttivo dell’Associazio-ne ha voluto ricordare i 55 anni di attività. Il ciclo della manifestazione che ha impegnato a fondo la direzione dell’Associazione sia come orga-nizzazione sia come sforzo eco-nomico, è iniziato venerdì 21 set-tembre con le premiazioni ai soci benemeriti svoltesi alla sera presso l’Auditorium di via Roma. Il Presidente cav. Pietro Lardone aiutato da alcuni dirigenti del so-dalizio ha svolto il compito di con-duttore della serata. Nel corso della stessa sono sta-ti premiati con i riconoscimenti propri dell’AVIS i donatori con le donazioni di sangue necessarie per raggiungere il diploma, l’argento e l’oro e poi per coloro con più di cento donazioni le fronde. Domenica 23 settembre si è quin-di svolta la cerimonia ufficiale e pubblica.Al mattino gli avisini vinovesi e le delegazioni delle oltre 40 altre AVIS dei dintorni invitate si sono raggruppate in piazza Rey e da qui si sono dirette al monumento edificato al centro dell’area per l’omaggio floreale. Quindi il corteo con numerose altre associazioni locali, le autori-tà cittadine e altrettanti numero-

Piazza Rey. Festa dei 55 anni dell'AVIS. Il corteo per le vie cittadine. Al centro del-la foto il Sindaco Maria Teresa Mairo ed il Presidente AVIS cav. Pietro Lardone.

si soci e la Filarmonica Vinovese "G. Verdi", hanno percorso le vie del “quadrilatero” ossia del centro storico vinovese, fino al monumen-to ai caduti di piazza Marconi. Qui è stato deposto un ulteriore omaggio floreale. Quindi alle ore 11 vi è stata la S. Messa in Parrocchia celebrata dal Prevosto don Ghiazza. Infine il pranzo fraterno nella at-tigua cascina parrocchiale Don Gerardo con complessivi 225 co-perti. Nel corso del festoso pranzo sono ancora stati ricordati e premiati varie persone ed Associazioni locali che negli ultimi 5 anni hanno dato un contribuito attivo al sodalizio.

5IL VINOVESE

Alessandro cora e la magìa delle sue canzoni

e interpretazioni

L'Istrione: canzoni a teatro ricordando Diego

e ra già da parecchio tempo che Renata e Dino Passadore deside-ravano organizzare un evento da dedicare al ricordo del loro figlio Diego. Non un evento commemo-rativo qualsiasi, intriso di malinco-nia e tristezza, ma un “qualcosa” di bello e speciale; un momento da condividere con gli amici di sempre, il cui contenuto, scevro da ogni banalità, potesse scaturire sentimenti di allegria e leggerez-za. Affinché lo spettacolo venisse messo in scena con cura e profes-

Alessandro Cora, nelle vesti di mattatore, in un passaggio del suo "recitare cantando".

Alessandro con gli arrangiamenti riesce ad estrapolare sensazioni e sfumature da regalare al pubblico.

Auditorium. Durante lo spettacolo di Alessandro Cora anche don Marco Ghiazza ha dimostrato d'essere un bravo musicista.

sionalità ma soprattutto con par-tecipazione ne è stata affidata l’or-ganizzazione ad Alessandro Cora, amico d’infanzia di Diego.

Alessandro, figlio di Anna Maria Olivero (amica di Renata da sem-pre) a detta della sua mamma “E’ nato cantando!”.

All’età di undici anni ha imparato a suonare il pianoforte, grazie alle lezioni del maestro vinovese Carlo Artero e, dal 1991, si è dedicato alla formazione jazzistica sotto la guida di importanti insegnanti, per

il resto ha fatto tutto da sé. Sempre alla ricerca di musiche particolari e testi integrali di brani dal sapore retrò, non disdegna di girare tra le bancarelle dei mercati d’antan pronto ad investire non pochi euro nell’acquisto di vecchi vinili quasi introvabili.

Alessandro entra nella parte e, prendendosi cura degli arrangia-menti e rielaborando i brani mu-sicali, riesce ad estrapolare sensa-zioni e sfumature, che come “un

abito cucito addosso” diventano espressione di sé, pronte per essere regalate al pubblico.

Durante tutto lo spettacolo, tenuto venerdì 4 ottobre presso l’Audi-torium di Vinovo, ha dimostra-to di essere un vero mattatore. Presentando un repertorio vario-pinto e di un certo “spessore” ar-tistico ha spaziato tra i vari generi musicali inserendo abilmente, nel-lo stesso contesto, teatro, canzoni, commedia e danza. Dimostrando

bravura e sicurezza non ha te-muto confronti interpretando “L’Istrione”, uno dei brani più cele-bri del famoso chansonnier Charles Aznavour: la sua versione vivace e personalizzata non ha certamente fatto rimpiangere l’originale! Come un bravo istrione ha saputo im-provvisarsi anche come presentato-re: le parole certo non gli mancano così come la capacità di “Recitare cantando”.

Dalle pagine del nostro giornale Renata e Dino ringraziano di cuo-re Alessandro per aver accetta-to di rendere onore al ricordo di Diego con le sue doti vocali e ca-barettistiche. Ringraziano altresì la mamma di Alessandro, Anna Maria per la collaborazione, La Famija Vinovèisa, nella persona del presi-dente Dino Sibona, per la logistica, il nostro parroco Don Marco per la sua esibizione musicale sul palco, tutti gli artisti che hanno preso parte alla serata, i numerosi spon-sor ed infine ma non per ultimo un grazie di cuore al pubblico presente in sala, per il calore dimostrato con gesti e parole d’affetto incoraggian-ti e gratificanti. A Tutti davvero grazie!

Alessandro Cora dal canto suo è profondamente grato a Renata e Dino per averlo scelto come prota-gonista in ricordo di Diego. L’evento ha contribuito a sostenere le spese per i lavori nella Confraternita di Santa Croce, infatti i proventi della serata sono stati interamente devo-luti al restauro dei “Batú”.

Maria Grazia Brusco

Ventiseiesimo concorso di cultura piemontese2Ventiseiesimo concorso di cultura piemontese2

6 IL VINOVESE

le premiazioni delXXvi concorso di poesia e

cultura piemontese

Un traguardo importante per la Famija

I pensosi giurati.

ormai è un traguardo raggiunto quello che ha portato la Famija Vinovèisa ad essere uno dei "centri" più importanti di cultura sia del Piemonte, entro i suoi confini, che del Piemonte che vive all'estero ed è composto da tanti corregionali che si sentono legati alla Terra d'Origine in modo forte e concreto tanto da volerlo dichiarare nei loro elaborati.

Il crescere ed avere sempre più rilevanza, sia a livello locale che internazionale, è stato l'obiettivo raggiunto durante il corso degli anni, che ha registrato, per il 2013, un totale di opere pervenute che si attesta poco sotto alle 200 di cui, ben il 60%, tratta argomenti d'emi-grazione oppure è stata elaborata

Carlin Porta premiato come sempre.

Marco Degl'Innocenti, una giovane leva della letteratura.

Attilio Rossi, un abbonato alle premiazioni.

Beppe Sinchetto ormai famoso nelmondo con la sua poesia di Natale.

A MIA MAMACost scrit-sì a parla 'd na përson-atant, tant special: mia mama.Mia mama a l'era motobin soridenta,a soridìa con la facia e con j'euj.A l'avìa ij cavèj longh, nèir e ariss,a smijava n'àngel.E come j'àngej a l'è volà 'n cel.Quand ch'a l'è neuit i vardo le stèilee i penso che la stèila pì luminosa a sia mia mamaAm diso che chila a më sta davzin,ma mi i vorìa tant, ma pròpi tantche chila a fussa 'ncora ambelessìI vorìa sentila 'ncora a ciusioneme."It ses mè bambin d'òr"Mama it veuj bin, tò cit Marco

Marco Degl'InnocentiCarmagnola (TO)

La presenza di giovani poeti al concorso ha decretato "un successo nel successo"

da emigrati piemontesi.

Quest'anno, con grande soddisfa-zione dei componenti la Famija e del suo Presidente Dino Sibona,

c'è stata una forte presenza di gio-vanissimi che hanno raccontato storie di immigrazione dalle altre regioni d'Italia in Piemonte.

Una piccola poetessa in erba di Vinovo, Erica Sandrone, ha compo-sto una delle opere "La Sera": prima pronuncia poetica cui, speriamo,

ne seguano altre nei prossimi anni.

Questa incisiva presenza di giovani è stato "un successo nel successo" ed ha messo a confronto due diver-se maniere di scrivere o poetare: quella di tutti coloro che sentono un forte legame verso le proprie ra-dici e sono inclini a cogliere, sia in prosa che in poesia, le emozioni ed i ricordi di una vita vissuta, e quelli che la raccontano quasi per volersi appropriare di parte di un passato che non conoscono, ma dal quale sono gli eredi.

Per la sua semplicità stimolante, per la familiarità dell'ambiente il Concorso ha ormai acquisito uno spazio sempre più "ingombrante" nel panorama letterario piemon-tese.

Ventiseiesimo concorso di cultura piemontese2Ventiseiesimo concorso di cultura piemontese2

7IL VINOVESE

ËL MARCÀA la matin bonora, le bancarele a son rivàe a son sistemasse an sla piassa dël marcà.Ch'a fasa pieuva o ch'a tita ël vent,ij comerciant as preparo për tiré ij client.Fin-a d'invern con tanta fiòca,con la frèid ch'a gela ij dent,o magara an pien istà.con na càud cha-j manca 'l fià,ij comerciant a son sempre lì present.

Chi ch'a braja e chi ch'a crijapër ancanté con soa batarìa,e për tiré soa clientelaa diso che soa ròba a l'é pì bela.A-i na j'é për tuti ij gust:as treuvo 'd ròbe da mangé,e d'utiss për travajé.An sij banch tuti ben rangiàas vëddo 'd veste tute colorà,vërde, rosse, bianche e scure,a-i naj'é 'd tute le misure.Le madame as dan da fépër trové lòn ch'a-j fà risparmié,as fërmo ai banch pì afessionàpër caté la vërdura pì a bon marcà,e për gnun motiv al monda farìo 'n gir pì long.Le mame a porto ij cit a spass,un an carossin-a e l'autr an brass,e s'a pioro e fan ij caprissi,lor ai pasìo con quàiche vissi.

Quand che 'l cioché a son-a mesdìël marcà l'é squasi finì,le madame a fan an pressa a scapé viaa pronté disné a la famija.J'omo a ciaciaro con j'amis,për passé 'l temp e scambié 'n soris.A l'é na bela tradission ël marcàch'as da an sle piasse dle borgà,ëd tute le sità o dij vej pais

Marisa SaccoMoncalieri (TO)

Da Parigi per un ... abbonamento al Premio!

NOVANT'ANNI FAUn giorno di questa primavera,Giorno di pioggia, giorno di nostalgia,Esplorando i ricordi in un cassetto,Scoprendo un portafoglio,Un ricordo del nonno,Cosa c'è dentro? Un biglietto? No!Un foglio, un documento;Era un salvacondotto con un contratto di lavoro;14 febbraio 1923,Novant'anni!Compleanno!Cercando ancora:Un foglio della Stampa,13 marzo 1923,Novant'anni!Compleanno!Cercando ancora:Un certificato d'immatricolazione,Numero uno,Nel comune del mio paese francese,5 maggio 1923,Novant'anni!Compleanno!Con una lacrima negli occhi,Una stretta al cuore,Commossa, sconvolta,Ma felice di questi tesori,Una piccola luce nella mente:Adesso potrò descrivereLa storia della mia famiglia,Prima famiglia italiana immigrata,Nel mio paese francese,Novant'anni fa.

Regina GiordanoFrancia

Luciana Rizzotti premiata ricorda i Profughi Istriani di cui fa parte.

Luigi Casetta. La "prima volta" di un architetto.

La Sala degli Affreschi del Castello di Vinovo, offerta dalla St. John International University, è stata la sede dove si è svolta la premia-zione patrocinata dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di To-rino e dall'Università ospitante che è stata rappresentata dal prof. Francesco Catalano.

Portando i suoi saluti personali e quelli dell'intera Università, egli ha spiegato che la sensibilità della me-desima verso il territorio la induce a realizzare iniziative in sinergia con chi opera sul medesimo, come la Famija Vinovèisa.

Lo scopo dell'attività sinergica è quello di far conoscere agli studenti ospiti, le peculiarità del Piemonte che ha valori culturali, architetto-nici storici, religiosi e quant'altro,

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8 IL VINOVESE

L'assessore alla Cultura della Provincia di Torino Marco D'Acri con Gervasio Cambiano premiano Giovanni Cianchetti.

Pinuccia Gamba, una colonna del concorso.

Marisa Piumetto dalla Francia per amore del Piemonte.

VECCHIA FOTO INGIALLITAL'infanzia mia così remota, giorni così distanticon buona parte d'essa ormai dimenticatapoche fotografie a scandire le fasi più importantiuna in particolare indietro nel tempo m'ha portata.

Una fotografia in bianconero un po' ingiallitain posa sorridente una bambina bionda paffutauna bambola di cenci stringe fra le ditauna delle poche credo d'avere posseduta.

Capelli a paggetto, un grande fiocco in testavolto sorridente, sguardo ammiccante e orgogliosovestito a palloncino, forse quello della festain braccio al suo papà meraviglioso.

Bambola inseparabile compagna dei miei giochila mamma con fantasia estrema l'aveva ella cucitai soldi per comprarne un'altra eran troppo pochila tenerezza per questa bambola ancor non è finita.

Di essa non rammento neppure più il suo nomeneanche il mio papà me lo seppe diregli occhi suoi fatti con un semplice bottonele trecce sulle spalle lunghe a non finire

Spesso mi domando: chissà dovè finitasolo questa foto la sta a ricordaregiace fra i meandri lontani della vitafra i ricordi di un tempo che non potrà tornare

Anche tu papà te ne sei andatoin un giorno triste di pioggia torrenzialema il tuo abbraccio ultimo non mi ha più lasciatarivederti in foto mi fa ancor troppo male.

Gabriella SavarinoVal Della Torre (TO)

UN DI DË STEMBERAm piasrìa, 'n di radios dë stember,dësvijéme sensa l'ombra d'un sagrine vëddi tuti bianch e sensa numerij feuj dl'armanach dël mè destin.

Che bel torna vardé le mie montagnecon j'euj ardì d'un temp ormai passàe, ancor nen pistà da le magagne,pijé l'andi d'andé 'n serca 'd libertà.

Alora pijerìa con mi mè bel cagnass,un pòch ëd ròba drinta a 'n tascapan,e peu via, come se 'ndèisso a spass,a dëscheuvre 'l drolarìe d'un pòst lontan.

Che bel noi doi solèt marcé për cola stramach arlegrà dal gargoté dj' oslin,sensa l'arzigh dël trafich anrabìao d'ambate 'l travaj sël nòstr camin.

Ma se m'arpijeissa prima dla partenza,i l'avrìa pa 'l ringret dë stemme a ca:a la fin, dël mè mond sai pa sté sensaansema ai sagrin ëd na vita sfaragià.

Vittorio GullinoRacconigi (CN)

E MI ... PËRZONERA

Ël giardin ant la primalbaa l'é tut un turbij 'd colorch'as dësbandisso e a biàuto,ch'a bërluso ant ël prim sol,n'arcancel ëd farfallech'a stan, ch'as àusso,ch'a 'rtorno, ch'as pòso,ch'a vòlo e a së stërmo,ch'as mës-cio ai làver dle fior,ch'a fiorisso e a soagnole feuje vërde dij branche ant n'aria arciarmantaa bësbijo paròle dë vlù.E mi ... ch'i chërdìa d'essepërzonera dla neuit,or i vesto 'l tempcon ëd seugn colorà.La rosà a l'ha marcàan sla facia dla matinrupie lusente e sutilech'a sparisso ant ël sol.E mi ... oraim sento na pugnà 'd pover,përzoneraan sla stradsël vent.

Vittoria RollèPianezza (TO)

Angioletta Faule alla prima volta è subito premio.

che debbono essere diffusi.

L'università assume così il ruolo di una "cassa di risonanza" con un bacino d'utenza straordiario.

Complimentandosi con la Famija Vinovèisa per la manifestazione ha dichiarato la disponibilità dell'ente da lui rappresentato ad altre inizia-tive simili.

L'Assessore alla Cultura della Provincia di Torino dott. Marco D'Acri ha portato i saluti del Presidente della Provincia dott. Antonio Saitta e del Vice Presidente Prof. Giancarlo Porqueddu, che da anni appoggia il Concorso e si è di-chiarato assai colpito dal successo che l'iniziativa riscuote e si è augu-rato che la collaborazione continui proficuamente ancora a lungo.

La rappresentante dell'Emigra-zione, ha portato i saluti della Dr.ssa Giulia Marcon, Dirigente del Settore Affari Internazionali al qua-le l'Emigrazione appartiene sottoli-neando come la collaborazione con la Famija Vinovèisa continui ad essere una delle costanti su cui si incentra l'attività di diffusione del Piemonte; ella ne è un'ambasciatri-ce nel mondo.

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9IL VINOVESE

RITORNOS'imbarca Giovanni lasciando il suo paese.Cerca in America la pace anelataha soltanto venti anni e sogna alle gloriepochi soldi e cinque monetelavora la terra, cercando bonaccecon poca fortuna e molta durezzanei solchi cresce bene il suo granodi amore e rispetto, di fede e speranzeil suo destino avverso gli nega il ritornoe quelle monete portate d'Italiasono talismani per la nostalgiaconservate in forzieridi lunghe giornate e salate lacrime.

Le ho liberate cantano nelle mie manile belle canzoni della terra amata.Ho conosciuto il tuo villaggio, ho visitato la tua casa,ho pianto di gioia sentendo i tuoi passi.salivi con me raccontandomi storie"là son le vigne e le quattro mucche,il cortile, la pianta di fichi e le rose di mamma"e ho capito nell'istante che ti ho accompagnatoc'era il ritorno che la tua anima voleva.

Teresita Bovio DussinoBuenos Aires

ÒH; QUAND LA CIÒCA...... "Grinnho lou picatas dariè d'ën fraise, / un chan sinholo a Gabliel quë volo / la chocco testaneo: "Chan e sarvan"...Antonio Bodrero (Barba Tòni), poesia "Quaro la choc-co,,," (v. 9-11).

Òh, quand la ciòca, quandla ciòca...Alé, ël di a l'é àut. Un picatass a canta(o a gnigna), bin stërma (as sà mai, as sà mai)daré 'n frasso. Lì a-i era 'l regn dij sarvan na vòta,la gigia gent dla vàuda... e 'd ti, e d mi... pa sempre...Òh, quand la ciòca, quandla ciòca...I chërdìa mi 'nlora d'essi nà si da fieulëd la galin-a bianca. Ënt la stanca dël dil'amor l'é pa polenta, e 'l sol l'é sempre 'l sol.I sèrch na branca d'ombra për fërmé-me a arcordémagarana riva rossa d'àmpole o 'd busson d'artesin,Na manera a l'é 'd vivicò costa,Òh, quand la ciòca, quandla ciòca...Un can, giache, a signola daré 'd Bielin che vòla(o a chièl, o a la comëtta),o a chièl, o a Tòni, o Giaco, a l'é peui tut l' istess.Ël biàut a l'é curtòt e a riva da si ròchdonda che 'ncora as sent la canson ëd la ciòca...na vos ëd cel, l'é belël seugn, ël can, ël vòli ëd Bielin... e ij sarvan...Òh, quand la ciòca, quandla ciòca...Ij sarvan?, un mond scòst, e 'l vòli a l'éslinguà'nt ël nencon ij somà... e ij vòli... Òh, quand la ciòca, quand Antonio Tavella

Racconigi (CN)

Èloide Maria Melano ha mantenuto la promessa di continuare a scrivere.

Merville Ferrari. "Ma davvero sono premiato?".

La vinovese Erica Sandrone ritira il premio dalla dott.ssa Paola Taraglio.

La sensibilità di molte persone ver-so temi che possono essere con-siderati "universali", dal momento che il Piemonte è sempre stato terra d'immigrazione, è così forte da farsi di anno in anno più tangibi-le e ciò è dimostrato dalle persone presenti alla cerimonia.

La commissioine valutatrice è composta da anni da Vera Miletto Scuero, Gervasio Cambiano, Mario Maina, Censin Pich, Giuseppe Perrone; il suo lavoro non è facile poiché è pesante leggere e valutare 200 componimenti giunti da ogni parte d'Italia oltre che da Francia e Argentina.

Agli storici componenti si è ag-giunta, anche quest'anno, Graziella Pace, da poco mamma, che ha esaminato gli elaborati provenienti dalle scuole, e come ogni anno ha dato vita a letture di grande effetto emotivo.

Il prof. Perrone, docente di lingua e cultura piemontese, ha condotto le fila della premiazione con gran-de amabilità ed un pizzico di sana ironia strappando qualche sorriso alla platea in un momento in cui, ahimè, di sorridere c'è sempre me-no voglia.

I momenti di pausa musicale so-no stati ad appannaggio di Mario

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10 IL VINOVESE

Il docente prof. Francesco Catalano premia un giovane allievo del concorso.

Vittorio Gullino premiato come sempre.

Giuseppe Perrone legge il testo del poeta Gianalberto Miglio.

Laura Bertone. La prima volta ed è subito premio.

Regina Giordano con il dr. Marco D'Acri rappresentante la Provincia di Torino.

Cel e tèra as parloBËSBIJ TRA CEL E TÈRA

Lagiù... l'orisont... 'mese la tèra a slarghèissa la parpèilapër ës-ciairé... dëdlàe savèj lòn ch'as treuvaan col cel, ansì avzin, ch'a la sfiora...

e a susta 'd passé ëd confinpër podèj bèivea la sorgiss celest,ansì ùnica për sò piorélerme 'd pieuvapër peuj rije a tut sol....

ma 'ntratant, 'dcò l'asur a seugnala vita, ch'a peul mach ësfiorécon ij dij dël vent....

përparèj la tèra a bësbija al cel:"mi son toa vesta!"e 'l cel a rëspond a la tèra:"mi son ël fià ëd minca toa ven-a!".

Pinuccia GambaTorino

TEMP D'ANTANCh'a l'é bel e 'nciarmant sente contéij moment ëd vita d'un temp passà,bon ben grev, ma corm ëd gran poesìa,ch'arbato 'ndrinta ai cheur dël mond d'ancheuj.

Bele se la vos elo nen tant veja,as fà prest capì la corsa dël tempche 'nt un bat d'ala d'ani a l'é cambiàansema al cens ëd minca di dla gent.

Arcòrd d'antan e fosonant e sclin,piror a seurto dai làver sincere ben satì 'd gòj ëd Granda Lussìa.

Moment ch'a fan pensé a nòstra vitae capì d'amblé ch'a fà gòj scoté,sensa avèj la pressa fòla a le trossela veja vos ch'a canta l'umiltà!

Carlin PortaVillar Perosa (TO)

Zaffiro che ha percorso in musica, coinvolgendo la platea, le antiche tradizioni del canto piemontese.

La mobilitazione della Famija Vinovèisa, nessuno escluso, è stata come al solito grandiosa e, il suo presidente, Dino Sibona, ha crea-to un "motore perfetto" nel quale ciascuno ha un suo ruolo e tutti

collaborano con entusiasmo, coor-dinando senza invadenza ma con grande passione emotiva tutte le fasi della premiazione.

Credo che questo sia il vero motore segreto di questa manifestazione; partecipare per il piacere di farlo con entusiasmno e non per il gusto di esserci e ciò ha una valenza stra-

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11IL VINOVESE

Natalia Bertagna con la dott.ssa Paola Taraglio.Marisa Sacco mentre riceve il premioda Paola Taraglio.

Gian Antonio Bertalmia abbonato al primo premio.

"LA SERA"Dolce la seracome una sferache il futuro ti rappresentacon una storia lenta.

Come un bisbiglio Nella notte Come un coniglio che viene dalla sua fonte

Come le lucciole nella nottele luci illuminano le persone colteper dar loro vita nella sferacome nella propria sera

Erica Sandrone (11 anni)Vinovo (TO)

PRIMA STAGIONEa Mario Boccardo

Spinta da un ricordocerco una fotoe ritrovo un sorrisoche solo il tempoha sbiadito..

Torno a ritrosoalle stagioni finitee nel ricordo mi stupiscoper quanto ho amato...

Ripenso a bugieai piccoli inganniai baci rubaticon la complice luna... alla rosa sempre làquel sedici d'aprile.

E il ricordoancora sorprendeuna lacrima a cadere.

Natalia BertagnaMoncalieri (TO)

A NASSO POESIE I vers a propago 'd calorcoj che a scaudo 'l cheur.Dle vire a veulo cambiè,ansema con ti a emané.

Sempie paròle o melodìe,sentiment, amor e fantasìePensé anvlupà a magìee varda sì! A nasso poesìe.

Pensje! A son davzin a tisensa perdse an gnun chi.Dësmentia nen d'amé l'idealëd cola poesìa asse banal.

Pcite stròfe da ancadnéa la poética da salvé.Poesìa ... a l'é na mùsicaëd rime gropà a l'antica.

It ses ambelessì a aprofondìla gòj che it l'has da di.It sentras ancreuse vibrassionche a fiorisso an emossion.

Giovanni TetiRivalta di Torino (TO)

LUN-A E STÈILEAnt un mond pien borà 'd luminariech'a straviso 'd bòt j'euj e la mentëd l'òm ch'as lassa tirétant come na marionëttada na còrda antërsà 'd bura l'é bon ben anciarmanttrovesse 'd neuit an ponta d'un brichpër tòst pasié la fërfa e la pressache tròp soèns a nass ant ël cheur.

Tut sol e 'nvlupà dal pur silensi,piror im gòdo sa maravija,bel grand cadò dël creàch'am fà fé na reverìapër gòde n'anciarm pì che soasìe volé 'me vòla n'ojaanver la càuda lus ëd ponginarchincà dal lum genit e franchëd mila candèile stèile.

Ma ij seugn ëd vire a son mach vaporche come nìvola 'd carcavejaant un nen a svanisso an evalassand ant la man 'na pugnà 'd nengavà dle stèile lusentech'a son scritipince* a j'eujëd mia morosa belae dla lun-a rionda bel ponginciafela robia 'd mè bel ratin.* scritipince = mideme, miraco da scrit e dipint

Carlin PòrtaVillar Perosa (TO)

LA SORGISS EN-TEL PRAComa jera bel, tanti agn faQuandi masnà portava la marendaa-me pa 'n tël pra e dop avej voltàe rivoltà 'l fen, giunsiva 'l man acasseul per beive l'eva dla sorgissch'a seurtiva 'n bele-mes al pra.

Mës-ciàva la sôa puressaLa sôa freschëssa, al profumDl'erba, dle fior di pra, con elQuassè dla ran-a che curiosaFava babòja dal fossà.

Adess quandi bèivA la botelia ed plasticaPien-a d'eva ch'a frisImpassienta ëd sorti perRiaquistè la soa libertàDëspiasova d' come l'han tratalaHan ven da pensè:

Ma... l'eva a l'é 'n diritt come l'aria L'eva a l'é 'n bin comun L'eva a l'é vita (a vote dcò distrussion)Ma... ël progress 'un la fa beivi ambotija

Cön na scadenza limità e l'eva dla sorgiss cheAdess a lìe 'dcò inquinà, l'è mapi 'n ricord del temp passà.

Mariuccia Panero ManzoneRoreto di Cherasco (CN)

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12 IL VINOVESE

Ventiseiesimo concorso di cultura piemontese2LIBERTÀ

In America, prima 'd sposesse,Për fesse quat sòld, mè nono,A l'avìa provà d'andé,Ma impossibil ëd resté:Ant la min-a a pod'ìa nen respiré,Preferìa ant el Piemont ritorné,Për tribulé, ma nufié l'aria puraDij "Montagnin" e gode 'd Sangon la frescura;An fàbrica e 'nt la sità,A vòrìa nen andé,Pitòst tajé bòsch e ronze, vive 'n campagna,Travajé a l'aria libera!An la primavera 'd 1923,An Franssa mè nono, a l'ha pensà d'andé,Esploré na contrà tuta 'd pianura,Tra doi fium ëd grand misura;Un Piemontèis a l'é andait a trové,Per avèj un contrat për travajé,A vorìa nen fé ël masoé.Con quàich sòld, tanta sudor e volontà,Na cita cassin-a a l'ha comprà,Për vive in libertà,Tra bòsch, camp e pra.

Regina GiordanoFrancia

CONTRA LA LUN-AA presentete 'n cel con tua faciassal'é n'improperi a nòstra umanitàche a vardé col tò soris ëd giassaa-i ven ël baticheur e sta 'mbajà.

Ti 't blaghe al moment ch'it seus bin pien-apeu 't bute a l'ombra daré dël nòst pianetamostrand la toa gheuba a malapen-apër robeje 'l càud al sol, con aria cheta.

Ti 't travaje a lë scur daré dle quintee 't pretende d'esse ti a mné 'l timonbele s'a l'é 'l sol ch'a fa cambié le tintee a-i dà la soa cadensa a le stagion.

Sé sé, mincatant it fas na mascarìa,come fé armonté le onde dël baciasso pa fé nasse la vërdura com duvrìapërchè l'han nen piantala come 't pias;

ma con tut lòn, chi ch'a conta it seus pa ti,ti 't seus mach në specc sensa potenzapërchè 'n po' 'd nebia, sa veul, at fa sparìsensa ch'a-i sia pa na conseguenza....

Scus-me lun-a s'it trato da 'mbrutì,ma jer, chila a l'ha lassame lì a bajépër ëstess-ne 'ncantà a vardete ti:e alora, ancheuj, ti më stass franch ... s'un pé.

Vittorio GullinoRacconigi (CN)

Santi Maimone tra Paola Taraglio e Marco D'Acri.Premio a Vittoria Rollè che è l'anima della piemontesità insegnata ai giovani non presente per motivi di salute.

SEMPRE 'D COI CH'A MÒLO NEN!Scoteme Piemontèis, drissé j'orije,ancheuj për nòsta LENGA as da bataja,tuti coi ch'a la màstio, òmo, fije,ciòspo d'elitt ò gent ëd la maraja,

da ani j'é na Lege ch'an tucrija,da l'EUROPA cantà ai ciòrgno 'd ROMA:oh! LENGA PIEMONTEISA: sù ALEGRIJA!!Costa sarà la vira ch'a-j la foma!!

A la Comun-a ëd Turin, ël meis d'avril,fra propòste, mossion, un pò a sorprèisa,dal Cap ëd la falangia, "coi dël Gril",s-ciodoje un "SI" për - LENGA PIEMONTÈISA!!

Che ij - genit - Piemontèis as sio arvirasse?"No sgnor". Al borgh dla - neuv - a l'han fait mej:chi ch'a-i tenìa a la coltura, a l'é desviasse,UNANIM a voté "SI" TUT SÒ CONSÈJ!!

A LA BONORA! I lo sognavo d'ampess!Ch'as decidèisa caidun ëd fe domanda.VIVA l'aprovassion! Bogiomse adess:"DELIBERA L'È CARTA CH'A COMANDA!

Ël mur dl'indiferensa a l'é cherpasse,la boria dij - sai tucc - a l'é sgonfià.spantioma ben ël verb, për nòste piasseprima che ij - savantin - arpio sò fià!

Nòsta bataja as bogia: prim atach;j'é chi n'ostegia e chi ch'a në sosten.Chi ch'a parla da òmo ò da vergnach...A l'é, na stòria veja: TANT NOI MOLOMA NEN!!!

Italo CavalliTorino

NEUIT DÒP ËL TEMPORAL

Ai pé dël brich, ancheuj,ël torent fa 'n gran bordelfa chërde ch'a pieuva ancora,mentre l'eva tërbolaa l'é tuta n'arbeuj.

Ël cheur a l'é pa tranquil,ancora 'nt ël timorëd na tempesta neuva,ël cel, tròp anrabiàa mnassa lòsne e tron.

Ma peui, 'd prima sèira,a serca cadense 'd pas,e, 'n pò sotvos, arciamae 'nvita a torné 'l silensi.

Amisa a l'é la neuitch'an fa cadò dle stèile,an fa cadò dël batiëd sò gran cheur ëd lus.

A-i é argent ëd lun-aan sl'erba dël pra tut mars,për la rabia dël cel,l'han piorà tant le nivole!

Laura Bertone lCuneo

ordinaria soprattutto per ciò che riguarda il numero degli elaborati provenienti da piemontesi emigrati nel mondo.

Anche nel 2013, oltre alla par-tecipazione ormai consueta di Geneviève Bardin, vincitrice da an-ni di vari premi, di Teresa Bovio Dussin di Cordoba (Argentina), se-gnalate entrambe, il secondo pre-mio per la poesia in piemontese è andato a Piumetto Marisa di Albi (Francia) che ha scritto "Cel e tèra as parlo" conversazione virtuale dell'universo.

I nostri emigrati, con i loro scritti, ci fanno apprezzare sempre di più ciò che noi non vediamo e ritenia-mo "normale" della nostra Terra e ciò ci fa riflettere sull'amore che li lega indissolubilmente alle loro ra-dici nonostante il tempo che passa.

Ora, infatti, continuano ad emi-grare i nostri giovani, sempre più numerosi e sempre più determi-nati; nonostante abbiano acquisi-to un'alta professionalità, grande specializzazione non hanno qui sbocchi occupazionali e li trovano invece nei Paesi emergenti quali

13IL VINOVESE

Ventiseiesimo concorso di cultura piemontese2Ventiseiesimo concorso di cultura piemontese2LA CLASSIFICA DIVISA PER SEZIONE

1° Classificato Santi Maimone Alla cortese attenzione 2ª Classificata Melano Èlodie Maria Come quel 22 ottobre... Prosa 3ª Classificata Rizzotti Luciana Ho trovato una fotografia della mia infanzia in italiano 4ª Classificata Faule Angioletta Come eravamo 5ª Classificato Ferrari Merville Argentina si, Argentina no

Geneviève Bardin Al di là dell'Oceano! (Francia) Menzione speciale Maria Emilia Moreno Mamma mia dammi 100 lire che in America italiani oltre confine (Argentina) voglio andar... Silvana Neuman Raccontami nonnino (Argentina)

1ª Classificata Savarino Gabriella Vecchia foto ingiallita 2ª Classificata Bertagna Natalia Prima stagione Poesia 3° Classificato Casetta Luigi Uigi in italiano 4° Classificato Cianchetti Giovanni Valigia 5ª Classificata Pansa Stefania Scambio d'amore

Menzione speciale Piccoli poeti che crescono Erica Sandrone La sera

Scuola di lingua e cultura italiana Menzione speciale dell'ALLIANCE FRANCO ITALIENNE DE MIDI -

Italiani oltre confine Pyrénées (Francia) Giordano Regina (Francia) Teresita Bovio Dussin (Argentina)

1° Classificato Bertalmia Gian Antonio Bon-e manere d'antan - Gustin e 'l crinet 2ª Classificata Piumetto Marisa Cel e tèra as parlo 3° Classificato Cavallo Adriano S-ciav... për la Pàtrìa Prosa 4° Classificato Miglio Gianalberto Bon-e manere d'antan in piemontese 5° Classificato Rossi Attilio Èl përfum le colin-e ex aequo 5° Classificato Sinchetto Beppe Da la tèra al cel ex aequo

1ª Classificata Rollè Vittoria E mi ... përzonera 2ª Classificata Bertone Laura Neuit dòp ël temporal Poesia 3° Classificato Gullino Vittorio Un di dë stember in piemontese 4ª Classificata Gamba Pinuccia Cel e tèra as parlo 5° Classificato Carlin Porta Temp d'antan 6ª Classificata Sacco Marisa Èl marcà Menzione speciale Piccoli poeti che crescono Degli'Innocenti Marco A mia mamma

Menzione speciale "Për l'angage d'una poetëssa Giordano Regina Libertà piemontèisa che a viv lontan da soa tèra" Menzione speciale "Premi special për l'originalità Tavella Antonio "O', quand la ciòca" e 'l valor ësquisì dla poesia"

Menzione speciale "Premi special dla Famija Vinovèisa Camerano Luigi

për soa passion a scrive"

Cina, India ed Australia.

Questo nuovo tipo d'emigrazione non ha sentimenti di nostalgia ver-so la Terra che ha dato i natali ma una storia di rabbia poiché non trova a casa propria uno sbocco professionale confacente alla pro-fessionalità acquisita; di queste te-stimonianze sono piene di inchie-ste che i media ci mostrano e ciò dovrebbe farci più che riflettere.

L'abbiamo già detto ma ci pare do-

veroso ribadirlo: il fenomeno è in crescita e porta al depauperamento delle nostre risorse e si identifica con la più volte citata "fuga di cer-velli" che vanno a portare le energie migliori all'estero anziché in Italia e ciò abbassa le nostre potenzialità per il futuro vanificando altresì gli sforzi economici che sono stati destinati per la qualificazione di questi giovani e che hanno rappre-sentato un costo per lo Stato e per i contribuenti.

I "benefici positivi" degli investi-menti fatti per la qualificazione di queste nuove generazioni avverrà altrove e non da noi e ciò è un dan-no irrecuperabile.

Non esiste da parte loro la nostalgia per la Terra che lasciano ma solo un forte senso di insoddisfazione ed una malcelata rabbia; questo ci deve far riflettere per il peso che avrà in futuro.

A conclusione, il presidente della

Famija Vinovèisa, salutati i premia-ti e ringraziato la Giuria per il lavo-ro svolto, ha ricordato, come aveva già fatto Gervasio Cambiano, che è edito il calendario della Famija Vinovèisa che, anche quest'anno, offre una novità.

Non anticipiamo nulla e lasciamolo scoprire a chi vorrà portarselo a ca-sa per far scorrere, sui suoi fogli, un anno intero sino alla XXVIIª edizio-ne del Concorso con premiazione, sempre a novembre e sempre nel Castello della Rovere.

Da parte di tutti un grazie a Dino Sibona ed a tutti i componenti la Famija che hanno lavorato sodo per offrire una manifestazione che è fatta di letteratura ma anche di tante emozioni del cuore.

Paola Taraglio

UIGI(Primo giorno d'asilo)

Un cavallo a dondoloe uno sfondo di ciliegi in fioresostengono il mio sguardotimido.

Sandaliche diventeranno strettie un orlo altoper bastare gli anni a venire.

Un vecchio paperocon il cappello giocondoa presentare la scenaalla platea sorridente.

Una pallina giallaunica e sperduta amica.

Ti cerco, mammama non ti vedo.... Luigi Umberto Casetta Villafranca Piemonte (TO)

VALIGIAAvevi una valigia,ti sei voltato,chiudendo la porta.Ti volterai ancora,passando le stanchegiornate tra i vivi.Incrociando le dita,parlerai, tenendo i piedinudi sulle radici caldedel tempo, per domandareancora la vita o mai più.Questa aria si infilaovunque, senza lasciaretraccia del passaggio.Ti sei incamminatodi notte, la tua vocesilenziosa interrogaval'ombra che ti precedeva.Sei la voce della notteche ogni sera, ascoltonella stanza buia.La tua è l'ombradel mattino nella nebbia.

Giovanni Cianchetti Grugliasco (TO)

13IL VINOVESE

14 IL VINOVESE

i costi di gestione sia del giornale “Il Vinovese” sia del calendario aumentano vorticosamente do-vuti anche all’aumento dell’Iva.L’obolo minimo richiesto ai Soci è di € 20 che detratte le spese per il giornale e il calendario (distribuiti gratuitamente a tutti i Soci) rimane ben poco per le attività dell’Associazione.Ancora una volta dalle pagine del giornale, vogliamo porgere un caloroso ringraziamento a tutti i contribuenti che con la scelta a favore della “Famija Vinovèisa”, ci hanno consentito di usufruire anche per quest’anno del contri-buto erariale del “5 x Mille”.L’importo accreditato sul c/c bancario dell’associazione am-monta a complessivi € 1.650,00 e sarà interamente devoluto per finalità benefiche secondo le in-dicazioni del Direttivo.

Il 19 novembre, giorno del com-pleanno della Signora Maria Burzio ved. Navone attorniata dal figlio e

dalla nuora con la torta dei 102 anni. La Famija Vinovèisa esprime gli auguri più sinceri.

Un'età veneranda

Un sentito grazie a tutti coloro chesostengono laFamija Vinovèisa In questo periodo i nostri in-caricati sono impegnati nella campagna di tesseramento per l’anno 2014.Si tratta di un impegno molto importante perché, oltre al rin-novo tessere per i vecchi Soci, è di vitale importanza la ricerca di nuove adesioni.Oggi la nostra associazione so-pravvive grazie al finanziamento sostenuto dai Soci e al con-tributo erogato dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di Torino, purtroppo sempre, di an-no in anno molto ridotto, mentre

Don Giuseppe Viotti, ritratto negli ultimi anni di vita a Forno di Coazze.

Ci ha dato unesempio dicoraggio e caritàIl 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, si è celebrato il quinto anniversario della morte di Don Viotti. Amatissimo sacerdote, con la sua grande umiltà si è prestato a tutti, soprattutto ai più bisognosi, bam-

bini, poveri, anziani e ammalati, con grande generosità, con la capacità di chi sa leggere lo sguardo per cogliere nel prossimo gioie e dolori. Riconoscendo in lui le virtù di carità e amore da imitare e seguire, succes-sivamente alla sua scomparsa, Don Viotti è stato ricordato dalla Famija Vinovèisa con la pubblicazione del libro a lui dedicato (ricordiamo a chi ne fosse interessato che qualche copia è ancora disponibile).

IMMAGINAImmagina un cielo stellatoin cui ogni stella è un uomoe ogni uomo brilla,lasciando dietro di sé una scia di luceche ogni essere può seguire per illuminarsi.

Immagina un prato fiorito di mille coloriin cui ogni fiore è un uomoe ogni uomo emana fragranze d'amore infinito,a cui ogni essere può attingere per rigenerarsi.

Immagina che pace!Che silenzio dolce e nel contempo,carico di musiche fluttuanti nell'aria.Che vibrazione maestosa,quale estasi danzante!

Ebbene,ciò che tu immagini io lo vedo.Lo vedo ogni notte, quando ti guardo dormire.Lo vedo ogni giorno, quando camminiinconsapevole della tua bellezza.Lo vedo quando preghi,invocando la mia protezione.

E ti assicuro,che se alzassi un poco lo sguardo,lo vedresti anche tu.

Stefania PansaBra (CN)

FIORID'ARANCIO PERUN... SÌ

Nell’epoca dei viaggi internazionali, delle comunicazioni via internet e della globalizzazione, ogni tanto succede ancora che due giovani dello stesso piccolo paese dove sono nati, e dove entrambe le loro famiglie hanno abitato e contribuito in maniera importante alla vita sociale, si incontrino, si innamorino e si sposino!E’ successo a Rossana Burzio e Daniele Tirelli che hanno coronato il loro amore sposandosi il 19 ottobre nella Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo.Rossana, nipote di Burzio Emanuele, ossia di colui che fu segretario comunale di Vinovo da subito dopo la guerra sino alla pensione e Daniele nipote di Sola Lorenzo che praticamente è stato premiato con tutte le onorificenze che la “Famja Vinovèisa” riserva a coloro che eccellono nel volontariato o in atti a favore della gente.I due ragazzi a loro volta hanno partecipato attivamente alle attività di volontariato. Rossana è stata animatrice all’oratorio e majorette per diversi anni, mentre Daniele è donatore di sangue all’AVIS.Eccoli nel giorno più bello della loro vita!!

15IL VINOVESE

gioco l'identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di tanti bambini che saranno discriminati in antici-po, privandoli della maturazione umana che Dio ha voluto che si desse con un padre e una madre. È in gioco un rigetto frontale della legge di Dio, per di più incisa nei nostri cuori. [...] Non siamo ingenui: non si tratta di una semplice lotta politica; [...] bensì di una mossa del Padre della Menzogna che pretende di confondere e ingannare i figli di Dio.»Alcuni hanno sostenuto che la sua militanza nella campagna contro la legge abbia contribuito all'approvazione e da qualche membro della Chiesa argentina la sua lettera fu vista a posteriori come un errore.Nel 2012 la Chiesa argentina espose le sue ragioni nel dibattito su modi-fiche al codice civile argentino, che includevano la maternità surrogata e la fecondazione assistita, ma evitando il linguaggio forte che le alienò consensi nel 2010. Il difficile rapporto tra la Casa Rosada e Bergoglio, iniziato già con la pre-sidenza di Néstor Kirchner, è proseguito con fasi alterne fino all'elezione al soglio pontificio. Nell'enciclica Lumen Fidei, redatta a quattro mani con Benedetto XVI, viene ribadito e valorizzato il ruolo della famiglia intesa come unione tra uomo e donna nel matrimonio:«Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si tro-va nella famiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr Gen 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manife-stazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore».

Povertà e disuguaglianza economicaIn una riunione dei vescovi latino-americani nel 2007 Bergoglio dichiarò:"Viviamo nella parte più ineguale del mondo, che ha fatto cre-scere ancora di più la miseria che si è ridotta di meno" aggiungendo "L'ingiusta distribuzione dei beni persiste, creando una situazione di pec-cato sociale che grida al cielo e limita le possibilità di una vita più piena per così tanti dei nostri fratelli".Il 30 settembre 2009 Bergoglio, parlando a un convegno organizzato dall'Università gesuita del Salvador a Buenos Aires presso il Palace Hotel Alvear, il cui titolo era "Las deudas sociales de nuestro tiempo" ("I debiti sociali del nostro tempo") citò un documento redatto nel 1992 da parte della Conferenza Episcopale Latino-americana ("Documento de Santo Domingo") in cui si afferma che "la povertà estrema e le strutture econo-miche ingiuste che causano grandi disuguaglianze" sono violazioni dei diritti umani.” Bergoglio continuò la sua relazione descrivendo il debito sociale come "immorale, ingiusto e illegittimo", specialmente quando si verifica in una nazione che possiede le condizioni economiche necessarie per evitare i

DAI qUARtIERI POvERI DI bUENOS AIRES Al SOglIO PONtIFICIO

Amministrazione dei sacramentiel Documento di Aparecida, una dichiarazione congiun-ta dei vescovi dell'America Latina, l'allora cardinale Bergoglio si espresse circa il merito dei singoli di ricevere

l'Eucaristia. Il testo al punto 436 afferma che "Dobbiamo rispettare la coerenza eucaristica, vale a dire essere a conoscenza del fatto che non possono accedere alla Santa Comunione e allo stesso tempo agire con fatti o parole contro i comandamenti, soprattutto quando favoriscono l'aborto, l'eutanasia e altri gravi delitti contro la vita e la famiglia. Questa responsabilità pesa in particolare sui legislatori, i governanti e gli operatori sanitari". Il cardinale Bergoglio ha aspramente criticato, perché "allontanano il popolo di Dio dalla salvezza", alcuni sacerdoti di Buenos Aires che si so-no rifiutati di battezzare i bambini nati da coppie non sposate o figli di madri nubili.

L'omosessualità e le unioni omosessualiBergoglio ha ribadito l'insegnamento della Chiesa Cattolica sull'intrinseca immoralità delle pratiche omosessuali e, di pari passo, ha insegnato l'im-portanza del rispetto per le persone omosessuali. Leggasi a tale proposito la dichiarazione rilasciata ai giornalisti italiani durante il viaggio di ritor-no dal Brasile.Nel 2010, in occasione del dibattito sulla legge sostenuta dal governo argentino, volta a stabilire l'equivalenza tra matrimonio eterosessuale e unioni omosessuali, l'arcivescovo di Buenos Aires si oppose al dise-gno di legge, entrando in contrasto con la presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner. In una lettera alle Suore Carmelitane di Buenos Aires Bergoglio scrisse: «Il popolo argentino dovrà affrontare, nelle prossime settimane, una situazione il cui esito può ferire gravemente la famiglia. Si tratta del disegno di legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. [...] È in

Disse: La guerra segna sempre una sconfitta dell’umanità

danni della povertà.Egli reclamò una risposta etica culturale e solidale per saldare il debito sociale nei confronti di milioni di argentini, per lo più bambini e giovani, affermando che è imperativo lottare per cambiare le condizioni struttura-li, le attitudini personali o corporative che generano questa situazione.Nel corso di uno sciopero di 48 ore tenutosi a Buenos Aires (sciopero indetto per la decisione del Presidente Fernando de la Rúa di tagliare i salari e le pensioni dei dipendenti pubblici del 13%) Bergoglio, predican-do nella chiesa di San Cayetano, il santo patrono del lavoro e del pane, osservò la differenze esistente tra "poveri che sono perseguitati quando chiedono di poter lavorare, e le persone ricche che ricevono applausi per essersi sottratti alla giustizia".Nell'anno 2002, in piena crisi economica dell'Argentina, Bergoglio criticò aspramente la classe politica al potere, dicendo "Non dobbiamo tollerare il triste spettacolo di coloro che non sanno più come mentire e si con-traddistinguono per il tentativo di mantenere i loro privilegi, la loro avidità, e la loro ricchezza guadagnata con disonestà.” Bergoglio proseguì pregando Dio affinché coloro che hanno responsabili-tà dirigenziali comprendessero che il vero potere è al servizio degli altri e affinché gli argentini affrontassero con coraggio la ricostruzione del loro paese. Le osservazioni dell'arcivescovo si conclusero con una critica alla "assuefazione alla povertà". Molti commentatori hanno sottolineato come sia evidente in diversi suoi interventi e commenti del tempo l'opposizio-ne di Bergoglio al governo Kirchner.

L'attenzione agli emarginati

Bergoglio ha sempre dedicato grande attenzione alle persone che vivono ai margini della società, tanto da affermare che il potere del Papa deve essere il servizio, specie ai più poveri, ai più deboli e ai più piccoli. In quest'ottica, desidera una Chiesa di «prossimità», vicina all'umanità e alle sue sofferenze.

Nel 2001, durante una visita a un ospedale di Buenos Aires, ha voluto lavare e baciare i piedi a dodici malati di AIDS, criticando l'indifferenza della società verso gli ammalati e i poveri.

Società urbana e urbanizzazione

Una veduta di Buenos Aires, città dove Bergoglio è nato ed è stato arcivescovo.

Bergoglio, anche alla luce dei suoi vent'anni di impegno come vescovo di Buenos Aires, ha dedicato particolare attenzione alle sfide e alle opportu-nità offerte dalla moderna società urbana.Questi scenari, talvolta visti con timore, si presentano infatti come parti-colarmente affascinanti per il cristianesimo, considerato che proprio nel-le grandi città del tempo la Chiesa si formò e trovò modo di espandersi.Le moderne città sono viste da Bergoglio come luoghi di incrocio e scam-bio dove i legami di razza, cultura, storia non sono omogenei e, al tempo stesso, gli stessi diritti civili sono distribuiti in maniera non uguale.In questo contesto, per Bergoglio il cristiano è chiamato a impegnarsi nell'essere cittadino, mettendosi a servizio della comunità in cui vive e attuando comportamenti che “creano cittadinanza”. “Agire da buoni cit-tadini – in qualunque città – migliora la fede”: riprendendo la raccoman-dazione di San Paolo (Romani 13,1) Bergoglio evidenzia a questo propo-sito il valore dell'inculturazione: vivere a fondo l'umano, in ogni cultura, migliora l'esperienza religiosa e la vita stessa delle città. La capacità di riconoscere come fratelli le persone che vivono nella città apre alla speranza, radicata nella fede, di nuovi incontri dove riconoscere e servire il prossimo, superando le forze centripete presenti nelle realtà ur-bane, dove molti sono portati a vivere in un sostanziale isolamento. Lo sguardo della fede deve servire a vedere l'altro come un concittadino e deve divenire, in questo modo, uno sguardo “civico”. In questa prospettiva Dio, secondo Bergoglio, diventa anche la chiave per superare il relativismo moderno:ogni incontro e ogni volto sono unici e la verità si serve mostran-

N

16 IL VINOVESE

prima di essere eletto papa. Solo al momento della benedizione il nuovo pontefice ha indossato la stola, che poi ha subito tolto.Dopodiché, prima di congedarsi, ha nuovamente salutato i fedeli in piaz-za San Pietro, ringraziandoli per la loro accoglienza.Il giorno seguente, padre Federico Lombardi, incontrando la stampa ac-creditata, ha raccontato che il neo-pontefice, subito dopo l’elezione, nel ricevere l’omaggio di tutti i cardinali nella cappella Sistina, ha preferito stare in piedi piuttosto che utilizzare il tronetto a disposizione.Il pomeriggio del 14 marzo Francesco ha concelebrato insieme ai car-dinali elettori la missa pro Ecclesia nella Cappella Sistina. Ha scelto di proclamare l’omelia, improvvisata al momento, dall’ambone invece che ex cathedra, e di non utilizzare l’altare fisso della cappella, ma un altare mobile versus populum.

La scelta del nome papaleBergoglio è stato il primo pontefice ad assumere il nome di Francesco, scegliendo per la prima volta dopo undici secoli, dai tempi di papa Lando, di adottare un nome mai utilizzato da un predecessore (se si esclude Giovanni Paolo I, il quale unì i nomi dei suoi due immediati pre-decessori, Giovanni XXIII e Paolo VI).Il 16 marzo ha spiegato, in occasione del suo incontro con i giornalisti nell’Aula Paolo VI, le ragioni della scelta del suo nome pontificale: «Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Cláudio Hummes. Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi con-fortava.”E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non di-menticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? È l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero... Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! »Il 17 marzo, durante il suo primo Angelus, ha inoltre precisato che, sce-gliendo il nome del patrono d’Italia, “rafforza” il suo “legame spirituale” con l’Italia. Si è poi congedato dai pellegrini, dopo la preghiera di rito, con la formula “Buona domenica e buon pranzo”, che diventerà una co-stante in occasione dell’Angelus/Regina Coeli.

Blasonatura dello stemma

Ecco la raffigurazione dello stemma papale con i suoi significati.

D’azzurro, al disco raggiante e fiammeggiante d’oro caricato delle lettere IHS di rosso, la H sor-montata da una croce di rosso; in punta, i tre chiodi della Passione di nero; il canton destro della punta alla stella (8) d’oro; il canton sinistro della punta al fiore di nardo d’oro.

Lo stemma papaleLo stemma scelto dal pontefice è lo stesso scelto al momento della sua consacrazione episcopale, fatti salvi i simboli della dignità pontificia, uguali a quelli impiegati nello stemma di papa Benedetto XVI, quali la mitria (al posto della tiara) posta tra due chiavi una d’oro e una d’argen-to, passate in decusse accollate allo scudo e legate di rosso. Rispetto allo stemma di Benedetto XVI è assente il pallio, mentre è presente, collocato tra le estremità dei cordoni rossi che passano all’in-terno dei passachiave, il motto del papa (lo stesso usato da vescovo), in forma di scritta su cartiglio; le lame e i passachiave delle chiavi hanno inoltre una forma più squadrata, modellate sullo stemma di Giovanni Paolo II.Lo scudo è azzurro che in araldica simboleggia, a causa della sua relazio-ne con il cielo, tutte le virtù più elevate e, tra quelle spirituali, devozione, fedeltà, castità, giustizia, santità.La forma dello scudo è di tipo spagnolo o fiammingo costituito da un quadrato cui si aggiunge un semicerchio in basso.

Al suo interno sono presenti:In alto centralmente (punto d’onore A) l’emblema araldico della Compagnia di Gesù con un disco raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere IHS, il monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi della Passione. In basso a sinistra (canton destro della punta) si trova una stella a otto punte d’oro che simboleggia la Vergine Maria. In basso a destra (canton sinistro della punta) un fiore di nardo d’oro che simboleggia San Giuseppe. La stella e il nardo erano, nello stemma episcopale, d’argento, poi mu-tato in oro. La scelta di questi simboli è stata motivata dalla volontà del pontefice di manifestare la propria devozione alla Vergine Maria e a San Giuseppe.

do nuove strade in avanti, e non giudicando il passato delle persone.Secondo Bergoglio, l'atteggiamento del cristiano nelle città può quindi risolversi in tre atteggiamenti: la capacità di andare incontro all'altro e di creare prossimità; la testimonianza; la pazienza nel seguire i processi senza forzarne i tempi.

Il conclave del 2005Il cardinale Bergoglio era considerato uno dei candidati più in vista per l'elezione a pontefice nel conclave del 2005;secondo la ricostruzione del conclave raccolta dal vaticanista Lucio Brunelli sulla base del diario di un cardinale elettore, Bergoglio fu il cardinale più votato dopo Ratzinger.Pur se tradizionalmente il presule aveva sempre rifiutato incarichi di un certo peso nella curia romana, anche i cardinali che votarono per Carlo Maria Martini puntavano sul porporato argentino, che poteva contare sui voti di quasi tutti i cardinali provenienti dall'America Latina.Al secondo scrutinio i voti per Ratzinger aumentarono rispetto al primo, ma anche Bergoglio ottenne un numero di preferenze non trascurabile: i sostenitori di Bergoglio miravano a fargli ottenere 40 voti. Al terzo scrutinio a Ratzinger mancavano pochissimi voti per essere eletto: diversi cardinali del blocco di Bergoglio, allo scrutinio successivo, diedero a Ratzinger i voti che gli mancavano per l'elezione.

Il pontificatoElezione a Sommo Pontefice

Festeggiamenti per l’elezione di Bergoglio davanti alla Cattedrale di Buenos Aires

La sera del 13 marzo 2013, al quinto scrutinio, è eletto papa assumendo il nome di Francesco in onore di san Francesco d’Assisi. È il primo ge-suita a diventare papa ed il primo pontefice proveniente dal continente americano (nonché il primo extraeuropeo dai tempi di Gregorio III).«Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. [...] E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. [...] E adesso vorrei dare la Benedizione, ma pri-ma – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me. [...]»(Il primo messaggio pubblico di papa Francesco

Nel suo primo discorso pubblico come papa, dopo aver salutato affettuo-samente la folla con un cordiale e semplice “buonasera”, ha chiesto di pregare per Benedetto XVI, recitando insieme a tutti i fedeli la preghiera del Padre Nostro, dell’Ave Maria e del Gloria al Padre. In seguito ha ricordato lo stretto legame tra il papa e la Chiesa di Roma, «che presiede nella carità tutte le Chiese», con un riferimento implicito alle parole introduttive della Lettera ai Romani di Ignazio di Antiochia. Ha poi chiesto ai fedeli di pregare anche per lui, sottolineando questo momento chinando il capo e rimanendo in silenzio per qualche istante. Anche in questo caso, si può cogliere un riferimento implicito al rito di ordinazione episcopale descritto dalla Tradizione apostolica di Ippolito di Roma risalente all’inizio del III secolo, in cui spicca il richiamo al silen-zio e la preghiera del popolo convenuto affinché le Spirito Santo discenda sul vescovo neoeletto. Papa Francesco ha impartito poi la benedizione Urbi et Orbi senza l’abito corale e senza le tradizionali scarpe rosse preparate nella sa-crestia della cappella Sistina dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie Guido Marini e previsto per l’occasione, ma indossando solo l’abito piano bianco, con la croce pettorale in argento che utilizzava

17IL VINOVESE

L’Anello del PescatoreL’Anello del Pescatore è il principale simbolo del ministero petrino. Il secondo simbolo, infatti, è il pallio, che però viene condiviso con gli arci-vescovi metropoliti, quelli cioè che condividono con il papa il ministero di supervisione su altri vescovi. L’anello invece è un simbolo esclusivo del papa ed era anticamente usato per sigillare i brevi papali. Alla morte di un pontefice esso veniva distrutto per impedire la produzione di documenti falsi e più semplicemente per simboleggiare il termine del pontificato. Anche quello di Benedetto XVI, che rappresentava Pietro sulla sua barca, è stato obliterato con due tagli a croce, benché l’anello papale non sia più utilizzato come sigillo da quasi due secoli.Papa Francesco ha scelto fra i bozzetti disegnati dall’artista Enrico Manfrini per Paolo VI il simbolo di Pietro con le chiavi, il simbolo, cioè, del potere di amministrare la misericordia divina.L’anello è stato realizzato in argento dorato. Il Papa indossa l’anello del Pescatore solamente durante le Celebrazioni papali. Nelle altre occasio-ni, come gli Angelus o le Udienze, indossa l’anello vescovile in argento.

La messa inaugurale del ministero petrino

La messa inaugurale del ministero petrino di papa Francesco

Fedeli argentini seguono da Plaza de Mayo la celebrazione.

La celebrazione di inaugurazione del ministero petrino di vescovo di Roma si è tenuta il 19 marzo 2013 nella piazza antistante la basilica di San Pietro, in presenza di oltre 130 delegazioni estere ufficiali. All’inizio della celebrazione il papa ha ricevuto l’anello piscatorio per le mani del cardinale decano Angelo Sodano, mentre il cardinale protodiacono Jean-Louis Pierre Tauran gli ha imposto il sacro pallio, già indossato da papa Benedetto XVI. Papa Francesco ha aperto l’omelia della messa d’inizio del suo pontificato rendendo onore al suo predecessore, Benedetto XVI. Ha poi parlato dell’importanza della custodia e della tenerezza. Alla fine dell’omelia il papa ha pregato affinché lo Spirito santo accompagni il suo cammino e ha chiesto ai fedeli di pregare per lui.Prima della cerimonia Francesco ha attraversato con la “papamobile” piazza San Pietro, gremita di oltre 200.000 persone. Mentre girava tra i vari settori della piazza, ha fatto fermare la vettura ed è sceso per baciare sulla fronte un disabile e accarezzare alcuni bambini. “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e te-nerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire!”(Omelia di papa Francesco)

a cura di Paola Alessandra Taraglio

(Continua nel prossimo numero)

LUS ËD NATALA slendriss ant l’astr divinla lus ëd la stèila an camin.A passa ‘d neuit fin-a al matin.As sento vos. A l’é nà ël Bambin!

Fòrte e grandiose, zampògne sonél’esultansa ‘d Nòst Sgnor, canté!Dal cioché dé dij bòt o campan-e,arseive le gent vsin-e e lontan-e.

As afacio a la gròta ‘d sò nassiment,ofrend a chiel ij don ëd pas ardent A spero ant la salvëssa avenent,

dòp doi mila ani a l’é semper recent.La devossion a dësvija l’ànim imortaldël messagi ëd Dé rifless ant ël Natal.

Siolòt

LUCE DI NATALERisplende nell’astro divinola luce della stella in cammino.Transita di notte fino al mattino.Si odono voci. È nato il bambino!

Forti e solenni, cornamuse suonatela gioia del Nostro Signore, cantate!Dal campanile rintoccate o campane,accogliete le genti vicine e lontane.

Si affacciano alla grotta sua nascente,offrendo a lui i doni di pace ardente.Sperano nella salvezza avvenente,

dopo duemila anni è sempre recente.La devozione risveglia l’animo immortale,del messaggio di Dio riflesso nel Natale.

Giovanni Tetio Rivalta di Torino (TO)

FRASCHINO E MARIETTATornava dall'America Fraschinoper la promessa da lui fatta un dì:veniva nell'Italia non per gioco,davanti al caro altar per dire sì.Nel 1929,un giorno bello, da non più scordar,partiva per l'America Marietta,con la speranza in cuor di ritornar!

Portava dentro gli occhi il paeselloe ripeteva con il suo tesor:-Paese mio, paese caro e bello,tu resterai per sempre nel mio cuor! -Portava nel suo cuore tanti amici,scolpito il loro nome nel pensierla loro voce di quei dì veraciancora dolce risuona come ier.

A Genova, pensosa, in bastimentosi rivedeva in abito nuzial:lo spolverino nero vellutatoe un vestitino rosa, niente mal.In Pensilvania, dove si è recata,vedeva tutto nero intorno a sè,e, sopra i volti scarni e affumicati,due occhi lucidi, chissà com'è?

Nel suo ricordo i cari genitorie sulle labbra il bel parlar di un dì:lo insegna ai figli con sì grande amore,che, a casa sua, si parla sol così.A poco a poco gli anni son passatie col marito, stanco minator,ricorda il casolar abbandonatoe la sua terra che cullò l'amor.

La rosa, che ha lasciato accanto all'uscio,il muro screpolato veste già:fiorisce a maggio di un bel rosso vivo,attende chi mai più ritornerà.Il verde luccicante delle foglierispecchia l'abitino, che, quel dì,vestiva con orgoglio ed eleganza,dolce ricordo per chi non partì.

Antonina Galvagno Monteu Roero (CN)

Particolare affresco parietale: croce e rami d’ulivo.

Anche le pareti laterali ed il sof- fitto sono state restaurate!

E non crediate cosa da poco la de-corazione delle pareti, come potete vedere dalla foto, i rametti sono sta-ti definiti in pittura a mano uno a uno, con pazienza ed abilità certosi-na considerata anche l’altezza a cui hanno dovuto lavorare le pittrici.Ma vogliamo raccontare la storia di questa preziosa opera di restau-ro dell’intera Chiesa di S. Croce, antica sede della Confraternita dei Batù.Ritorniamo al 1997, l’allora indi-menticato parroco Don Gerardo maturò la ferma volontà di restau-rare la Chiesa e quindi sottoscrisse un contratto per il rifacimento della facciata esterna (valore iniziale 252 milioni) che arrivarono a circa 300 milioni aggiungendo il campanile

(anche se questo è di proprietà del Comune). Nel 1998, l’incidente a Don Gerardo costrinse la sospensione dei lavori.Nel 2002 il successore, Don Beppe, ha ripreso i lavori che la ditta Artes ha concluso nel 2004 (senza alcuna maggiorazione al preventivo inizia-le nonostante il tempo trascorso). La Famija Vinovèisa (a ricordo del-la Confraternita di S.Croce) con il beneplacido del parroco Don Beppe si è fatta carico di una serie d’in-terventi di risanamento e restauro complessivo dell’interno della Chie-sa, attraverso un insieme di opere che hanno interessato dapprima la ridefinizione della navata con la rimozione dell’altar maggiore, risa-lente agli anni ’50 del secolo scorso, quando il Vaticano riformò la Santa Messa decretando che doveva esse-re officiata fronte ai fedeli e in ita-liano, anziché di spalle.Successivamente, nel 2010, il ri-sanamento della pavimentazione e delle murature della zona absidale, la manutenzione dei serramenti, il restauro del coro ligneo e dell’anco-na dell’altare collocata sulla parete di fondo con le relative statue po-licrome.Nello scorso anno, con il fermo impegno dell’attuale parroco Don Marco, hanno avuto inizio i lavori di risanamento della restante pavi-

mentazione e degli intonaci dell’in-tera navata con il restauro delle de-corazioni della volta e delle pareti di tutta la Chiesa.Va ricordato che il risanamento del pavimento ha comportato lo smon-taggio e la successiva ricollocazione di ogni singola lastra di pietra ade-guatamente numerata e catalogata, nonché la facitura a mano di una serie di mattoni cotti mancanti.I lavori, ultimati i primi di novem-bre, hanno consentito il recupero e la conservazione dell’impianto de-corativo di fine ‘800 dell’intera volta e delle pareti laterali mediante una cauta pulizia dai depositi superfi-ciali, l’estrazione delle efflorescenze saline, il ristabilimento dell’adesio-ne tra intonaco e supporto murario per mezzo di iniezioni di adesivi riempitivi, il consolidamento della pellicola pittorica, la disinfezione e la rimozione di microrganismi, la ri-mozione di stuccature non idonee, la stuccatura di cadute d’intonaco e lacune, la ricostruzione di parti di modellato degli stucchi e la rein-tegrazione mimetica ad acquarello delle parti mancanti delle ripartitu-re decorative.Anche le vetrate superiori con fi-gure a mosaico sono state accura-tamente ripulite ed ora risplendono alla luce solare esterna. Quando en-trate nella chiesa, alzate un attimo lo sguardo ed ammiratele in pieno sole, sono una gioia per gli occhi.E’ stata recuperata, dove ancora presente nel basamento, la finitura a finto marmo lucido di colore gri-gio della zoccolatura integrando le minime parti o mancanti.Il risultato ottenuto di grande equi-librio complessivo, dona alla Chiesa un aspetto d’insieme ordinato ed esteticamente armonioso, e per-mettetemi dirlo, di grande effetto.Contemporaneamente alla rimozio-ne del pavimento è stato realizzato un adeguato sistema di riscaldamen-to mediante ventilconvettori elet-trici ed un impianto d’illuminazio-ne con l’inserimento di proiettori e barre con luci a LED che, mediante un opportuno apparato di control-lo, consente, oltre alla valorizzazio-ne dell’architettura e delle opere d’arte presenti, di differenziare e regolare in intensità le accensioni e gli scenari prestabiliti da utilizzare nei diversi momenti di utilizzo della Chiesa (liturgia, mostre, concerti, etc.). Ed è stato integrato anche un sistema di amplificazione audio.Tutti gli scavi sono avvenuti con l’assistenza continuativa di un ar-cheologo che ha eseguito gli oppor-tuni rilievi sui ritrovamenti sia di sepolture che di resti murari prece-denti.Gli interventi sono stati autorizzati e seguiti in accordo con le tre So-printendenze competenti (Beni ar-chitettonici, Storici e Archeologici) e sono stati preceduti da una diffusa campagna di saggi statigrafici.Ho voluto esplicitare tutta la tecnica dei lavori eseguiti per far compren-dere la grande complessità e la ne-cessaria competenza che comporta

la realizzazione di un restauro a re-gola d’arte. E che giustifica quindi anche i relativi alti costi.L’ingente spesa è stata coperta in parte da offerte di privati, da mani-festazioni e spettacoli vari organiz-zati ad hoc da diverse Associazioni, da contributi provenienti dal Co-mune di Vinovo, dalla Compagnia San Paolo e dalla Fondazione CRT.

Oltre al prezioso lavoro svolto dai volontari nelle varie fasi degli inter-venti, i lavori principali sono stati eseguiti da:Parti decorative di volte e pareti: Arte Restauro Conservazione di Ar-lotto M.Cristina e C sas. di Torino.Coro ligneo: Bulgarelli snc di Bulga-relli Renato e C. di Torino.Statue policromi: Laboratorio D’An-tonio Paolo – Restauro policromie di Torino.Assistenza alla scavo archeologico: dr.ssa Laura Maffeis di Verzuolo.Progetto e direzione lavori : arch. Luigi Casetta di Villafranca Pie-monte.

Impianti elettrici / illuminazione / audio: Co.im.el. srl di Vinovo.Sistema riscaldamento: Lettario Pietro & Fulvio sns di Piobesi T.se.Posa pavimentazione : Peretti Ales-sandro di Vinovo.L’alta sorveglianza dei lavori a cura di: Sopraintendenza ai Beni Storici Artistici: dr.ssa Cristina Mossetti.Sopraintendenza ai Beni Architet-tonici: architetti Marco Mossa e Gianni Bergadano. Sopraintenden-za ai Beni Archeologici: dr. Federico Barello.Ma come dice il detto popolare ‘ ora che abbiamo fatto 30 facciamo an-che 31’ .

Rimane ancora da eseguire il restauro della bussola d’ingres-so con la soprastante cantoria e cassa dell’organo con una previ-sione di spesa di 30.000 euro.Si sta verificando la possibilità di restaurare lo strumento stes-so, organo che risale alla prima metà del 1700, che venne acqui-stato nel 1801 dal convento dei Carmelitani e fu restaurato una prima volta nel 1851 e succes-sivamente nel 1902, intervento con il quale vennero apportate modifiche alla struttura stessa dello strumento con la sosti-tuzione e l’estensione della ta-

stiera, la variazione dei registri e della pedaliera nonché il cambio di tutte le pelli. Allora facciamolo quest’ultimo sforzo! Mario Bernardi

Ultimi atti del restauro della Chiesa di S. Croce

Vinta una sfidaemozionantee impegnativa

Vetrata policroma con figure e iscrizioni.

Nicchie con statuette di S. Giuseppe e S. Antonio da Padova.

Veduta frontale del coro e dell’ancona con le statue policrome.

Soffitto sovrastante la cantoria, prima

del restauro.

Altare della Madonna di Lourdes

con le candele della devozione.

20 IL VINOVESE

la spesa pubblica , per provvedere all’ammodernamento dell’apparato amministrativo-burocratico e delle forze armate, dell’istruzione e del-le comunicazioni. Morto Cavour (giugno ’61) si delineò la contrap-posizione tra i due diversi schiera-menti , eredi delle forze politiche che avevano segnato la storia del Risorgimento italiano: La Destra e la Sinistra storica. Entrambe erano l’espressione di una classe dirigente molto ristretta ( gli aventi diritto al voto erano 400.000, meno del 2% della popolazione totale), il che die-de un carattere accentrato e per-sonalistico alla vita politica. Circa un ventennio dopo il modello po-litico italiano si identificava con il

ORMEPuoi levigarne la formadelineare il profiloricalcare le ormee guardarle camminaresui tuoi passi.

Ma quando credid'aver trovato la Veritàdavanti hai soltantoun altro ramo del labirintoe la strada percorsati costringead accettare il cambiamento.

Lascia puresia l'onda del rimpiantoa spezzarti il cuorema non voltarti mai indietroa ricordare.

Natalia BertagnaMoncalieri (TO)

L'evoluzione nei campi di battaglia, dalla restaurazione a fine ottocento

Sciabole "di nuova generazione"

La sciabola con il fodero usata in combattimento diretto con il nemico.

sentimento: “Il Romanticismo”. Esso, attraverso il culto del passa-to e dei valori nazionali, costituì la premessa alle battaglie liberali dell’epoca, stimolando lo sviluppo del nazionalismo. La lotta politica della Restaurazione fu dominata dalla contrapposizione da un lato dei partigiani dell’antico regime e dall’altro dei liberali e democra-tici. In quasi tutti i paesi l’azione di questi ultimi si doveva svolgere in forme clandestine, attraverso società segrete. Il decennio 1830-40 fu segnato in Italia da una so-stanziale continuità con l’età della Restaurazione. Dopo il fallimento dei moti del 1831 e la crisi del movimento settario, si formarono due correnti fondamentali, la cor-rente democratica mazziniana e le correnti moderate. Queste due forze agirono nel quadro di una situazione politica sostanzialmente stazionaria e del tutto inadeguata a soddisfare le esigenze di rinnova-mento della stessa borghesia mo-derata e dell’aristocrazia liberale mentre la maggioranza del popolo, prevalentemente contadino (o co-munque formato dai ceti più bassi), continuava a fare i conti con il pro-blema più grave: sbarcare il luna-rio. Nel 1848 gran parte dell’Europa fu investita da una nuova ondata rivoluzionaria che si estese anche all’Italia. La premessa di importanti sviluppi riformistici parve coronare i programmi del liberalismo mode-rato. Tuttavia tutte le forze coinvol-te nella rivoluzione e nella guerra d’indipendenza contro l’Austria, dotata di un esercito moderno e ben organizzato, andarono incon-tro a un pieno fallimento. Dopo gli insuccessi delle insurrezioni (sulle quali aveva pesato la quasi estranei-

tà delle masse contadine, che costi-tuivano la stragrande maggioranza della popolazione) andarono preva-lendo in tutta Europa (ad eccezione della Gran Bretagna) le tendenze conservatrici moderate. Il proces-so di industrializzazione continuò a trasformare le diverse società, dando una forza sempre maggiore alle organizzazioni del movimento operaio e portando il conflitto tra le classi a nuovi livelli. La rivoluzione industriale, che già aveva cambia-to il volto di molti paesi, in Italia faticava a decollare. L’economia, ancora prevalentemente agricola, dettava i valori della famiglia, l’at-taccamento al lavoro e il legame con la comunità. Erano gli anni in cui i figli davano del “Voi” ai geni-

Avviata già negli ultimi decenni del XVIII secolo in Gran Bretagna, tra il 1815 e il 1850 fece notevoli pro-gressi la cosiddetta “Rivoluzione industriale”, di cui fu protagoni-sta la moderna classe borghese e che attivò nell’Europa occidentale enormi trasformazioni economiche e sociali. I fattori che scatenarono e in parte accompagnarono questi sviluppi furono molteplici. Tra di essi, grazie alla rimozione di vincoli giuridici che ostacolavano le atti-vità economiche, i più importanti furono, senza dubbio, l’evoluzione dell’industria, principalmente nel settore siderurgico e meccanico, l’impiego delle macchine a vapore e del combustibile minerale. Accanto a questi diedero un notevole contri-buto lo sviluppo scientifico-tecno-logico, la rivoluzione dei trasporti e della comunicazione, la nascita del moderno sistema di fabbrica e la razionalizzazione dell’organiz-zazione finanziaria. Durante l’età della Restaurazione si diffuse in tutta Europa la cultura romanti-ca, che esaltava la spontaneità del

La sciabola del 1855 raffinata appartenente ad un ufficiale

tori, i fidanzati si incontravano solo alla presenza dei parenti e i ma-trimoni spesso si “combinavano” in base ai possedimenti terrieri. Il modello patriarcale dominante entrò in crisi trascinando con se tutto il sistema che ruotava attor-no ad esso, anche se ancora per molti anni le cose non sarebbero cambiate di molto. Il movimento di scristianizzazione che nel XVIII se-colo aveva interessato la Francia e i Paesi di lingua germanica, in Italia non aveva raggiunto le stesse pro-porzioni. Da nord a sud della nostra penisola gli abitanti continuavano ad essere sinceramente attaccati al cattolicesimo. Molto numerose erano inoltre le confraternite, che avevano lo scopo di tenere uno stretto legame tra la Chiesa e il po-polo. Dai teatri alle strade, musica parole e gesti divennero “luoghi di manifestazione”. Nonostante fos-se vivo il repertorio delle canzoni popolari, il melodramma ebbe un ruolo preponderante, non solo nel-le scelte musicali. Il cappello con la piuma, portato dagli uomini per indicare sentimenti patriottici era detto “cappello all’Ernani”, perché era quello indossato dal protago-nista dell’ omonima opera lirica di Giuseppe Verdi. Nelle opere di Verdi e soprattutto nei cori, che eb-bero enorme successo, il pubblico riconosceva il tema del riscatto del popolo oppresso, tanto che le scene del melodramma divennero anche un modello di azione collettiva. Durante la seconda guerra d’indi-pendenza (1859) tra la Lombardia e il Piemonte si cantava la “Bella Gigogin” , con la quale si spronava Vittorio Emanuele a fare un passo avanti (“Daghela avanti un passo”) verso l’unificazione italiana. Tra il

1849 e il 1861, grazie all’azione dei liberali moderati e dei democrati-ci, l’Italia realizzò i due obiettivi dell’indipendenza e dell’unità na-zionale. In questo processo ebbe un ruolo decisivo il regno di Sardegna, dove si affermò la personalità di Camillo Benso, conte di Cavour, che nel 1852 formò il suo pri-mo governo. Dopo la realizzazione dell’unità nazionale, il nuovo stato si trovò a dover affrontare enormi problemi sui quali pesavano l’ac-centuata arretratezza nel settore agricolo, ancora predominante, e il bassissimo grado di alfabetizza-zione. Sul paese, essenzialmente povero, gravava inoltre il costo del-

“Trasformismo”, manovra politica che aggrega elementi provenienti da partiti diversi; questa definizio-ne è stata usata successivamente in tono dispregiativo, per sottolineare il passaggio di deputati e senato-ri da una parte politica all’altra (termine più attuale che mai!). Il passaggio che portò l’Italia da tanti regni a uno solo fu caratterizzato da sanguinose battaglie che attra-verso l’uso di armi di nuova gene-razione si rivelarono vere e proprie carneficine. In seguito all’evoluzio-ne della fanteria e dell’artiglieria, tra il XVIII e il XIX secolo, an-che la cavalleria modificò il pro-prio impiego tattico (nel ‘700 essa agiva esclusivamente sulle “ali” dell’esercito, mentre nel periodo ”Napoleonico” veniva disposta su tutto il campo di battaglia). Le scia-bole da collezione che presentiamo in questo numero de “Il Vinovese” rappresentano questa evoluzione. La prima, risalente al 1830 circa, dotata di una robusta impugnatura e corrispondente lama, conferma l’uso diretto in combattimento, at-to a travolgere le difese nemiche e definisce il ruolo essenziale della cavalleria sul campo di battaglia. La seconda sciabola, la cui impu-gnatura in ebano del Madagascar è impreziosita da una raffinata zigri-natura, appartenne, in origine, ad un ufficiale di alto rango. Per le sue chiare caratteristiche è da attribu-ire all’esercito Sardo della seconda metà del XIX secolo ed evidenzia in modo particolare l’evoluzione delle armi da fuoco. Infatti i fanti dota-ti di fucili a retrocarica potevano sparare in combattimento da 8 a 10 colpi al minuto e le prime mitra-gliatrici “innaffiavano” di piombo la cavalleria che, per questo motivo necessitava di sciabole leggere e maneggevoli.Giovanni ClericoMaria Grazia Brusco

21IL VINOVESE

Domenica 29 settembre si sono ritrovati quelli del 1953 per festeggiare i loro 60 anni. Dopo la S. Messa di ringraziamento e di suffragio per i coscritti che non ci sono più, c’è stato lo spostamento in piazza Marconi per ripetere la foto fatta ben 42 anni or sono e i cambiamenti si possono ben vedere !!! (infatti il portone del comune non ha le colonne). Alle 13 era-vamo al ristorante "Centro" di Cercenasco per gustare

un favoloso fritto misto ed altre prelibatezze. Tra una portata e l’altra si sono viste foto di 50 anni fà, con non poche difficoltà nel riconoscersi. Qualcuno non è riuscito a riconoscere la propria moglie.Ci siamo lasciati con l’auspicio di ritrovarsi più spesso. Nella foto in alto i coscritti alla festa della chiave. Sotto festeggiano i sessant'anni al centro della nuova piazza Marconi.

In piazza Marconi ieri e oggi

Pubblicatoil nuovoArmanach dla FamijaVinovèisa 2014 Il prossimo anno vedrà anco-ra una volta l’uscita al pubblico dell’ ormai storico Armanach dla Famija Vinovèisa. L’odierna edi-zione è incentrata sulla Chiesa di San Desiderio al cimitero: un vero gioiello d’ arte settecentesca che qualche studioso attribuisce addi-rittura al grande arch. Juvarra o quanto meno ad un suo allievo. E così, ogni pagina oltre ai soliti due mesi illustrati da proverbi e modi di dire in lingua piemontese e italiana, presenta una scelta serie di foto-grafie di San Desiderio. Sia gli inter-ni che l’esterno sono degnamente rappresentati. Particolare risalto è stata data alla Tomba del Vescovo Ausiliare della Diocesi Monsignor Francesco Bottino già Parroco a Vinovo 1924-1942 che si trova sul lato sinistro dell’unica navata per chi entra in Chiesa "in cornu evan-geli.” L’Armanach ha avuto più mani che l’hanno realizzato: Vera Miletto Scuero, Gervasio Cambiano, le foto-grafie di Rino Visconti, l’arte grafica di Giovanni Alessiato e non ultimo il Presidente della Famija Vinovèsia Dino Sibona. Tale prezioso com-pagno per i 12 mesi del 2014 sarà dato ai soci della Famija Vinovèisa e poi si potrà reperire nei negozi del paese.

SCAMBIO D'AMOREIl candore abbagliantedella neve fresca,colora la notte d'argento.

Spande un riflesso,come scambio d'amore profondotra madre terra e padre cielo.

Distese di campi innevati,dolci discese imbiancatedonano un sentore di novità.D'inaspettata rinascita!

L'aria pungente e freddami riempie i polmoni.Le cellule si rigeneranoin una sorta di piccolo trauma.

Scambio d'amore profondotra una figlia e madre natura.

Stefania PansaRiva di Bra (CN)

MIGRANTEUn mesto ricordo, una bottiglia,piena d'aria di terra natia,in un sacco con altri stracci.Erano di un giovane, mai dimenticato,ora di un uomo indaffarato,riposti all'ombra dei ricordi.Sul tavolo solo pane per cena,tante preghiere da recitare,una carezza con mani ruvide,tornavano nella notte sino all'alba.Oggi si respira altra aria,si cammina da grandi, avanti,insieme ai figli, quasi sconosciuti.Allor ch'era sera, tra gli avanzida pattumiera, una lacrima lentasi ricorda delle ruvide mani.Rimane sparsa sul pavimentol'ansia del mattino lontanoed il ricordo dell'aria fresca,è la bottiglia dei miei ricordi.

Giovanni CianchettiGrugliasco (TO)

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Gli Inserzionistiaugurano

a tutti i Lettori

BUONE FESTE

L'agente di polizia municipale Lucia Caroli si addestra al tiro con la pistola.

Il tiro dinamico sportivo (IPSC SHOOTING) è una disciplina che testa l’abilità di tiro in diverse si-tuazioni: bersagli mobili, multipli, a distanze diverse. Durante l’interpretazione di ogni singolo esercizio la tipologia di tiro avviene in condizioni dinamiche legate al movimento. I requisiti necessari per praticare questo sport sono l’essere in pos-sesso di un porto d’armi ed essere in regola con le attuali leggi di polizia, mentre i principi fonda-

mentali che meglio lo definiscono sono precisione, potenza e velocità (Diligentia,Vis, Celeritas). Per operare in totale sicurezza, ca-ratteristica sulla quale questo tipo di disciplina ha posto le sue basi, occorre avere il giusto approccio nei confronti dell’arma ed una buo-na dose di autocontrollo: “Un tira-tore non sicuro non è un tiratore IPSC”. Regole ferree quindi, pena la squalifica. La nostra concittadina Lucia Caroli, residente nel nostro paese

dal 1994, (nonché donatrice Avis della sezione di Vinovo), viceco-mandante della Polizia Municipale di La Loggia, si è avvicinata a questo sport particolare nel 2007, affascinata dai racconti riguardanti la carriera sportiva di un istruttore di tiro della Polizia Municipale. Iscrittasi al gruppo sportivo della Polizia Municipale di Torino Aspmi ha conseguito il bronzo, qualifica indispensabile per accedere alle gare. Successivamente si è iscritta al

CUNEO COMBAT CLUB di Sommariva Bosco e tramite esso alla Federazione di tiro dinami-co. Dopo intensi allenamenti ha iniziato a partecipare alle prime gare ottenendo fin da subito ottimi risultati. L’anno successivo alla sua iscrizione ha partecipato al suo primo “National” qualificandosi “3° Lady” e, a partire dal 2009, per tre anni consecutivi 2009-2010-2012) si è posizionata con la qualifica di “1° Lady” partecipando con l’as-sociazione sportiva di categoria ai National della Polizia Municipale. Quest’anno la Federazione ha inse-rito Lucia nella squadra scelta per gareggiare al campionato europeo, in Portogallo. Una squadra formata dalle quattro tiratrici italiane più forti e prepa-rate. Visto l’esito la scelta si è rivelata vincente, infatti le italiane sono riuscite a posizionarsi al 2° posto a squadra, precedute solo dalle qua-lificatissime ragazze russe. Lucia, che in ottobre ha conseguito anche la seconda posizione al National italiano, sta raccogliendo i successi scaturiti dalla passione per questo sport e dall’intenso allenamento presso il campo di tiro (in media 2 volte alla settimana). Sposata dal 1991 e mamma di Sara e Simone, rispettivamente di 21 e 14 anni, ha sempre cercato di con-ciliare al meglio la vita familiare, con il lavoro e l’attività sportiva: per questo motivo ha aspettato che i figli fossero grandi prima di impegnarsi come atleta. In vi-sta del Campionato mondiale, che si svolgerà in Florida il prossimo anno, e spronata dalle parole di incoraggiamento e dall’affetto ma-nifestatole da moltissime persone. Lucia, carica d’adrenalina e con il pieno sostegno dei suoi familiari, si immerge a capofitto negli alle-namenti, peraltro piuttosto costosi; quindi fatica, tempo e dispendio economico permettendo, con buo-ne probabilità torneremo presto a sentir parlare di lei. Nel frattempo: “Congratulazioni Campionessa!” Maria Grazia Brusco

Tiro dinamico sportivo

la vinovese lucia caroli conquista l'argento agli europei in portogallo

23IL VINOVESE

bitivi di oggi. E il giorno successivo era tutto dedicato alla visita dei cimiteri e alle celebrazioni religio-se, oggi troppo spesso disertate, mentre le automobili del benessere sfrecciano sulle autostrade alla vol-ta dell'evasione e del divertimento ad ogni costo. Intanto i morti dormono sotto terra e il ricordo delle loro persone svanisce a poco a poco, come vuole il vecchio prover-bio: chi è morto giace e chi è vivo si dà pace. Che più cinicamente, ma più realisticamente, potrebbe suonare: "e chi è vivo se la spassa".

Ludovico Griffa

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un giorno dedicato al pietoso ricordo dei nostri morti

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Vinovo. Ingresso del Cimitero Comunale. In primo piano la bella ed artistica tomba della Famiglia Ferrando. Dietro, la barocca Chiesa di San Desiderio.

facendo il giro del cimitero nel giorno dei Santi per ricordare gli amici, che ci hanno preceduto nell'ultimo passo, tra l'ondata di tanti mesti, e pur cari, ricordi, si sono affacciate alla mia mente di vecchio brontolone alcune consi-derazioni non molto confortevoli.

Quando non ci illudevamo ancora di essere ricchi e ci accontentava-mo di un tenore di vita spartano, non molto superiore al livello di pura sussistenza, i primi giorni di novembre erano dedicati al pietoso ricordo dei nostri morti, ed erano vissuti nel devoto raccoglimento delle nostre famiglie. Ora con la nuova mentalità, dissacratrice di ogni valore che non sia il godimen-to, le nuove generazioni si preoccu-pano di architettare collegamenti e "ponti" fra i vari giorni festivi per cercare divertimento, dopo aver de-posto frettolosamente costosi mazzi di fiori sulle tombe dei loro defunti, con il pensiero tutto rivolto non ai morti, ma alla progettata evasione.Una volta i crisantemi si coltiva-vano amorevolmente negli orti o in vasi di terracotta o di latta (le "tole dla conserva"!), allineati nei

cortili, e si innaffiavano per tutta l'estate, e sempre con l'ossessione ricorrente ogni anno che la fioritu-ra non fosse puntuale, si concima-vano con cura (quante volte la mia

vecchia prozia Maria 'd Lufun, la madre della Tinin del Nando, mi ha mandato a racattare per via Surda le preziose buse lasciate cadere dai cavalli di passaggio!). Quando poi, ad ottobre, arrivavano le piogge autunnali, le piante venivano ripa-rate con vecchi ombrelli disusati e sbrindellati perché l'acqua non facesse marcire i teneri boccioli appena spuntati. Ora invece i cri-santemi li compriamo a suon di decine di euro per fare sfoggio di sfarzo anche nel luogo meno adatto allo spatuss, e abbiamo trasforma-to i cimiteri in un'autentica fiera della vanità, dove a gara esibiamo

la nostra, vera o presunta, escala-tion sociale, dimentichi che la mor-te è "L'Eguagliatrice", come diceva Guido Gozzano. Una volta la mesta ricorrenza si viveva in casa, in commosso e devoto raccoglimen-to: la sera dei Santi si recitava nel solito latino strapazzato il rosario, con le parole smozzicate e legate a casaccio tra loro: Paternoster - nobisodie, sicutet - requiemeterna, nunchetinora: poi, accompagnate da un modesto bicchiere di vino novello, (vin 'd merica), si man-giavano le castagne lessate, quando queste erano ancora il cibo dei poveri e non avevano i prezzi proi-

Una rigorosa sintesi dello scorrere del tempo.

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Un poeta vinovese doc

Quell'ironia che ad Aldo Artero non mancava maiIl giorno 22 settembre presso l’ospedale di Carmagnola è man-cato dopo diversi giorni di sof-ferta e travagliata malattia ALDO ARTERO di anni 84 essendo nato nel 1929. La sua famiglia era una delle più vecchie del paese risalen-te alla prima metà del XVIII secolo come ricorda una lapide in pietra posta sulla facciata della vecchia casa del padre al Ponte Eive. Era stato un personaggio di grande po-polarità per il suo carattere aperto e simpatico e per il buon umore

EL CELS'it varde 'l cela smija tut pontinà,l'è come 'n gròss velch'a sia stait ricamà.

S'it t'lo varde dë dìët vëdde 'n gròss ninseul, ch'a l'è stait finìcon ën mès un reul;.

A l'è 'l solcon ij sò ragg naturai,fà luce e calor,sensa consumesse mai.

Sto ninseul a la neuitl'è tut pontinà,seurt fòra con bel deuitla lun-a mésa curvà.

Tuti sti pontinsmj jo 'd luminèt,da la seira a la matina fan ël sò girèt.

Ël cel l'è na meravijaa duvrijo lasselo stésti missili campéje via,iv ciamo për piasì: Aldo d'Arté

Poesia di Aldo Artero letta da don Marco durante la S. Messa funebre.

Vinovo, anno 1989. Sede dell'A.N.A. Gruppo di Vinovo (alpini in congedo), Aldo Artero mentre recita una poesia. Al suo fianco il commendatore Michele Bertero.

Invito agli sposi del 1964 e oltre Continuando una simpatica inizia-tiva anche quest’anno la Famija Vinovèisa ha in programma per domenica 18 maggio 2014 i fe-steggiamenti per le coppie che nell'anno raggiungono i 50 anni di matrimonio e quelle che hanno superato il fatidico traguardo.Invitiamo perciò tutti coloro che si sono uniti in matrimonio nel 1964 e oltre di dare il proprio nomina-tivo a Marco Magliano (tel. 011 9656335) o a Dino Sibona (tel. 339 7576096) entro il 5 aprile p.v. af-finché possiamo festeggiare tutti insieme le nozze d’oro e oltre.

che emanava la sua personalità. Fino a qualche anno or sono era stato un buon poeta in lingua pie-montese ed anche in italiano, con decine di composizioni dedicate alle persone, associazioni ed am-bienti della Vinovo d’antan. La sua vena poetica, gentile e sentimenta-le ed alle volte anche ironica, aveva avuto diversi riconoscimenti come in alcune edizioni del Concorso di poesia e cultura piemontese, della Famija Vinovèisa. Era stato

anche un grande sostenitore dell’ ANA locale cioè dell’ Associazione Alpini in congedo essendo stato lui stesso in gioventù alpino. Non mancò quasi mai ai raduni ed alle manifestazioni degli Alpini ovun-que si svolgessero diventandone punto di riferimento. Ed anche la vecchia Società Operaia di Mutuo Soccorso di via Marconi lo ebbe per tanti anni come assiduo fre-quentatore. Il peso dell’anzianità si fece sentire in modo particolare

negli ultimi anni riducendo le belle e simpatiche caratteristiche del ca-ro Aldo. A poco meno di due mesi dal decesso, anche l’amata sorella Caterina di qualche anno più an-ziana, rimasta vedova un paio di anni or sono, e vivente con la fami-glia a Racconigi, è mancata presso l’Ospedale di Saluzzo, quasi a voler seguire il fratello. Piace pensare fratello e sorella riuniti nell’altra vita eterna. Chi scrive era legato affettivamente a queste due care persone e li ricorderà sempre con simpatia. Anche loro erano parte del vecchio ceppo vinovese che pian piano e sottovoce se ne sta andando. A tutti i famigliari d’ambe le famiglie, in modo particolare agli amati nipoti, ed al fratello Carlo, la Famija Vinovèisa porge sentite e partecipate condoglianze. G.Cambiano

25IL VINOVESE

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Nel segno del passato

Spagna, Cherta, 1938. Il Cappellano Militare don Paolo Stardero con la giacca chiara e la Croce, assieme ai piloti italiani dell'Aviazione Legionaria.

lo scorso mese di ottobre ha visto la nascita di un Nucleo ( come si definiscono) dell’ Associazione Arma Aerea anche a Vinovo.

Tale iniziativa si affianca quindi alle altre Associazioni d’Arma esi-stenti già da tempo primi fra tutti gli alpini, e poi dai carabinieri in congedo e dai marinai.

Vinovo ha una caratteristica spe-ciale nei riguardi dell’Aviazione.

Grazie ai buoni uffici del compian-to Monsignor Paolo Nicola Stardero cappellano capo e ten colonnello pilota, molti giovani vinovesi negli anni 50 e 60 hanno svolto il ser-vizio militare nei ranghi dell’Avia-zione.

Va da sé che oggi ci sono molti ex avieri e quindi la nascita di ta-le Associazione ha trovato fertile terreno.

Quindi domenica 23 settembre con una solenne cerimonia, deposizio-ne omaggio floreale alla tomba di Monsignor Stardero ( al cui nome è stato dedicato il Nucleo vinovese), la Santa Messa e momento ufficiale al Monumento ai Caduti, è stato ufficialmente inaugurato il labaro del Nucleo; madrina la sig. Maria Luisa Stardero nipote di Monsignor

Un grande poster illustra la figura di Monsignor Paolo Nicola Stardero.

Stardero. Nei giorni 2-4 novembre cogliendo anche l’anniversario della Festa delle Forze Armate, i dirigen-ti della neo costituita Associazione hanno allestito sotto l’Ala comuna-le una Mostra di cimeli, fotografie e reperti vari riguardanti l’aeronauti-ca militare e civile. Naturalmente al centro della Mostra un grande pan-nello (poster) (molto ben eseguito dall’aviere FAVARO di Nichelino)

illustrava con dovizia di fotogra-fie e copie di documenti la figura del cappellano capo ten. colonnello Nicola Stardero. Nei tre giorni di apertura, la Mostra che è stata uf-ficialmente inaugurata domenica 3 novembre dalle autorità comunali, ha avuto numerosi visitatori che hanno espresso giudizi lusinghieri sull’iniziativa e sulla costituzione della Associazione azzurra.

Ritratto di vita di Monsignor Paolo Nicola Stardero

Le tradizionali pagine evocative a 70 anni di distanza della guerra 1940-45, l’ultima per fortuna del-la quale esiste ancora un ricordo diretto, sono dedicate per questa puntata alla figura di don Paolo

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Nicola Stardero cappellano militare ed ufficiale pilota. Una splendida fi-gura che onora Vinovo e che merita veramente di essere ricordata.

Nicola Stardero nacque a Vinovo nel 1907 presso la Cascina Brayda da oltre cento anni proprietà dei vari rami della sua famiglia. Dopo gli studi religiosi e teologici presso i salesiani venne ordinato sacerdote nel 1936. Nel 1937 venne nominato Parroco a Palizzi Marina RC per poi alla fine di quell’anno transitare nei ruoli dei Cappellani Militari ed in specifico in quello dell’Ar-ma azzurra cioè dell’ Aviazione. Al principio del 1938 dalla ba-se aerea di Cagliari Elmas partì

per la Spagna come volontario al seguito dei reparti dell’Aviazione Legionaria Italiana che combatte-vano con il Corpo di Spedizione inviato in aiuto dei nazionalisti del gen Francisco Franco. Dopo la fine delle ostilità nel 1939 rientrò in Italia, col brevetto di pilota me-ritandosi una Medaglia di Bronzo al VM. Dopo l’inizio della guerra mondiale nel 1941 venne inviato per il servizio religioso al Comando Aviazione Montenegro-Albania fino al 1943 Per questa campagna di guerra ebbe una Medaglia d’Argento al VM con la motivazione di essere in più occasioni a proprio rischio, accorso in aiuto a presidi italiani

Roma, anni '60. Monsignor Paolo Nicola Stardero con il Cardinale Montini, futuro Papa Paolo VI.

Roma, 1962. Don Alberione in amichevole colloquio con don Paolo Nicola Stardero.

Zona d'operazioni, Albania-Montenegro, 1942. Il vescovo Ordinario Militare Monsignor Angelo Bartolomasi mentre saluta don Paolo Nicola Stardero Cappellano Militare. Attorno ufficiali aviatori e ufficiali del Regio Esercito.

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rimasti isolati ed assediati dalle forze avversarie (partigiani slavi). Dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943 venne preso prigioniero con i suoi avieri e portato in un Lager in Polonia (Biala Podlawska).Nel giugno 1944 rientrò in Italia tra-mite la CRI internazionale. Rimase al Comando Aviazione Nazionale della RSI di Milano fino alla fine della guerra.Nel dopoguerra riprese il servizio religioso nell’Aviazione raggiungen-do i gradi di capitano all’inizio anni 50 e poi maggiore nel 1965. Prestò servizio come delegato religioso ita-liano al Comando NATO per 7 anni compiendo numerose missioni in USA, Africa ed Europa. Nel 1972 raggiunse la meritata pen-sione per raggiunti limiti di età e si ritirò presso la Casa di Torino dei Missionari della Consolata. Don Paolo come era affettuosamente chiamato dai vinovesi rimase sem-pre molto affezionato al suo paese natio. Quando poteva veniva a fare visita ai parenti ed agli amici e spes-so come sacerdote interveniva alle feste religiose del paese, collabo-rando con i Parroci del momento. Non era quindi infrequente poterlo incontrare e salutare alla cascina Brayda. Morì nel 1998 e riposa nella tomba di famiglia con i suoi cari. Tra i tanti ricordi che affol-lano la memoria di chi lo conobbe personalmente, vi è quello del fune-rale della mamma nel 1959. Allora i cortei funebri andavano ancora ad accompagnare il feretro a piedi fino al cimitero. E le ultime case di via San Desiderio erano quelle all’an-golo con via della Rocca, poi solo più campi e prati. Ad un certo pun-to arrivò un piccolo aereo che si ab-bassò a poche decine di metri dalla testa del corteo funebre e lasciò cadere un mazzo di fiori. Erano le condoglianze di un qualche amico aviatore al suo cappellano militare per il lutto famigliare. Chi scrive queste brevi annotazioni era un bambino tra i tanti che assieme al nonno accompagnava il funerale al cimitero, ma ricorda perfettamente questo straordinario evento.

Gervasio Cambiano

Inaugurazione del Labaro del nucleo di Vinovo dell'As-sociazione dell'Arma Aviazione, intitolato a Monsignor Paolo Nicola Stardero.

Sotto: la festa dell'Aviazione a Vinovo. Il momento della deposizione dell'omaggio floreale al Monumento ai Caduti in piazza Marconi.

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Lucia, la Santadella luceLa storia racconta che Lucia era una giovane siracusana di buona famiglia, che professava la religione cristiana di nascosto per sfuggire alle persecuzioni. Un giorno, mentre pregava per la salute della madre sulla tomba di S. Agata, ebbe una visione: la Santa le predisse la gua-rigione e il suo patronato sulla città di Siracusa e le chiese di dedicare la vita ai poveri. Quando il promesso sposo venne a sapere che Lucia aveva regalato i suoi beni ai bisogno-si, andò su tutte le furie e la denunciò come cristiana alle autorità romane. Durante il processo fu sottoposta a terribili torture, ma nulla potè vincerla se non un colpo di spada che la decapitò. Pare che fosse il 13 di-cembre 304. Nell’antico calendario giuliano (sostituito da quello attuale nel 1582) la data coincideva con il solstizio d’inverno, cioè il “giorno più corto che ci sia” (che in realtà è il 21 dicembre). Martirizzata sotto l’impe-ratore Diocleziano, Lucia, venerata da tutte le Chiese che ammettono il culto dei Santi, in virtù del suo nome (dal latino Lux “Luce”) è protettrice della vista, portatrice di luce e di do-ni per la nuova stagione. I suoi resti attualmente riposano nella chiesa di S. Geremia, a Venezia. Nelle cata-combe di Siracusa è stata ritrovata un’epigrafe marmorea del IV secolo che è la testimonianza più antica del suo culto.Nella citta siciliana, nel pomeriggio del 13 dicembre, giorno della sua ricor-renza, viene portata in processione una statua argentea che la raffigura. Il corteo religioso parte dalla cattedrale, situata sull’isola Ortigia, e termina nel-la chiesa del borgo di S. Lucia, dove si trova ancora la colonna alla quale, secondo la tradizione, la martire fu le-gata dai suoi persecutori. Sette giorni dopo, il 20 dicembre, la statua della Santa ripercorre a ritroso lo stesso percorso, fra luminarie, musiche e fuochi artificiali. In questi giorni si mangia la “Cuccia”: grano cotto con altri legumi in acqua o latte.Con la stessa venerazione la Santa è

celebrata in Brasile, in diverse locali-tà del Nord Europa e del Nord Italia. Legata ad un’antica tradizione popo-lare, risalente al XIII secolo, la festa di S. Lucia a Verona, quando, nella città scaligera, si diffuse una parti-colare malattia agli occhi che colpi-va soprattutto i bambini. Genitori e familiari iniziarono a compiere come voto un pellegrinaggio, inizialmente nella chiesa di S.Lucia Intra (sop-pressa in periodo napoleonico) e poi in piazza Bra, nella chiesa di S. Agnese, nella quale era conservata una pala che raffigurava entrambe le Sante. Per convincere i bambini ad accompagnarli a piedi scalzi lungo il percorso (cosa non facile visto il freddo dell’inverno), promisero loro che la Santa li avrebbe ricompensati riempiendo di doni e dolciumi calze e scarpe. Ottenuta la guarigione, gli annuali pellegrinaggi alla chiesa di S. Agnese continuarono fino al 1800, anche se da anni non più a piedi nudi. Nel 1837 la chiesa venne abbattuta lasciando spazio all’attuale municipio. Ancora oggi i bambini aspettano con trepidazione l’arrivo della Santa, che insieme al Gastaldo e all’asinello, porta loro i doni, ma anche il carbone per i più birichini, e deposita le famose pastafrolle di Santa Lucia nei piatti vuoti lasciati dai bimbi la sera prima. Maria Grazia Brusco

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DI RIFLESSIONE FOTOGRAFICADAL 15 AL 29 DICEMBRE 2013

presso i locali confinanti la Parrocchia (ex-oratorio)

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con la collaborazione della Famija Vinovèisa, sforna ogni anno una commedia rigorosamente ambien-tata a Vinovo e messa in scena non solo nel territorio vinovese ma anche nei paesi limitrofi.Lo scopo principale della nostra compagnia è sempre stato e sem-pre sarà quello di devolvere in beneficienza il ricavato delle no-stre performance teatrali e, visto il successo della nostra ultima fatica, stiamo già lavorando per la prossima commedia che contiamo di portare in scena verso la fine del 2014 e per questo non finirò mai di ringraziare tutti coloro che in questo periodo si sono impe-gnati perché questo fosse possibile ma ritengo doveroso ringraziare soprattutto i vinovesi che hanno saputo con il loro calore e la loro partecipazione sostenerci” ci dice Michele Grindatto uno dei fondato-ri del gruppo teatrale.Alla fine della serata è stata rac-colta la somma di Euro 1850, che decurtata delle spese per la loca-zione dell’Auditorium (430 euro) e dei diritti SIAE (92 euro) è sta-ta destinata ai lavori di restauro della Chiesa dei Batù, mentre le spese sostenute per manifesti e locandine pubblicitarie sono state interamente sostenute dalla Famija Vinovèisa.Maria Grazia Brusco

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Daniele PonseroTorino

La Compagnia Teatro Della Rovere al completo ringrazia e saluta il pubblico alla fine dello spettacolo.

Così il pubblico si diverte

Quando le risate s'intrecciano con ritratti di vitaGrande affluenza di pubblico ve-nerdì 25 ottobre all’Auditorium di Vinovo in occasione dello spettaco-lo teatrale organizzato dalla Famija Vinovèisa per raccogliere fondi per il restauro della chiesa di Santa Croce chiamata da tutti Chiesa dei Batù.La commedia comica “Che mo-vimento c’è in canonica” messa in scena dalla Compagnia Teatrale Della Rovere di Vinovo ha regalato a tutti gli spettatori due ore di in-trattenimento allegro e spensierato Tra varie gag, situazioni grottesche e con parecchi riferimenti nel testo a situazioni realmente avvenute a Vinovo; gli attori, tutti dilettanti, hanno saputo creare una bella at-mosfera ed una sorta di sinergia tra chi assisteva allo spettacolo e chi recitava sul palcoscenico.“E’ ormai dal lontano 2007 che la Compagnia Teatrale Della Rovere

Un momento dello spettacolo teatrale "Che movimento c'è in canonica" della Compagnia Della Rovere di Vinovo.

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Comunità italiana l 15% della popolazione brasiliana è di origine italiana, circa 30 milioni di persone.È la più numerosa popolazione di oriundi italiani nel mondo.

I primi immigrati italiani arrivarono in Brasile nel febbraio 1874 nello Stato di Espírito Santo. Erano contadini trentini e veneti attirati dal la-voro come piccoli coltivatori nelle colonie ufficiali e nelle fazendas del paese. Il picco massimo dell'immigrazione italiana in Brasile si ebbe tra il 1880 e il 1920. La maggior parte degli italiani trovarono lavoro nelle piantagioni di caffè brasiliane negli Stati di San Paolo, Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Paraná, Minas Gerais e Espírito Santo.Più di un milione e mezzo di italiani emigrarono in Brasile fra il 1880 e il 1950. Più della metà proveniva dal nord-Italia, con 30% dal Veneto. Il resto era originario di Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, del sud-Italia e dell'Italia centrale (Campania, Calabria, Basilicata, Abruzzo, Toscana).Diverse persone importanti della società brasiliana sono di origini italia-ne. Il Brasile già ha avuto tre Presidenti della Repubblica di origine italia-na: Pascoal Ranieri Mazzilli, Emílio Garrastazu Médici e Itamar Franco.

Il contributo degli immigrati italiani alla crescita economica del Brasile

ReligioneLa religione predominante è quella cattolica (73,6%), seguito dal pro-testantesimo (15,4%), dagli ortodossi, dal buddhismo, dall'ebraismo e dall'islam. Si deve notare tuttavia il significativo affermarsi delle confes-sioni protestanti, che fino a qualche decennio fa erano molto rare e rac-coglievano un numero esiguo di fedeli.

Lingue Il portoghese è la lingua ufficiale del Brasile ed è parlato da quasi tut-ti i suoi abitanti. Il Brasile è l'unico paese di lingua portoghese nelle Americhe e il portoghese è una parte importante della identità nazionale brasiliana, dandogli una cultura nazionale distinta da quella dei suoi vici-ni che parlano la lingua spagnola.Il portoghese parlato in Brasile fu influenzato dalle lingue africane e indigene. Di conseguenza, la lingua usata nel paese sud-americano dif-ferisce, per lo più in fonologia, dalla lingua parlata in Portogallo e negli altri paesi di lingua portoghese. Il censimento di 2010 ha registrato 305 gruppi indigeni nel Brasile che parlano 274 lingue diverse. Degli indigeni che hanno 5 o più anni (786.674 persone), il 37,4% parla una lingua indigena e il 76,9% parla il portoghese. I parlanti di una lingua indigena si trovano soprattutto nella regione Nord del Brasile.]Nel sud del Brasile è ancora possibile trovare persone che parlano il talian, un dialetto di origine veneta. La lingua veneta è stata portata in Brasile alla fine dell'Ottocento da immigrati veneti. Gli immigrati

italiani che si stabilirono nel sud del Brasile erano per lo più veneti, il 60% del totale. Tuttavia, oggi, la maggior parte dei oriundi italiani in Brasile parla soltanto il portoghese, però esiste un numero imprecisato di persone che ancora parlano il veneto, soprattutto negli stati di Rio Grande do Sul e Santa Catarina, stati dove il veneto è riconosciuto come patrimonio linguistico.Il comune di Serafina Corrêa ha il veneto come lingua co-ufficiale nel comune, a fianco dal portoghese. Esiste anche una comunità nel Brasile meridionale che parla il tedesco, soprattutto negli stati di Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Espírito Santo. La città di Osasco è stata poi fondata dai Piemontesi e li si parlava il dialetto piemontese e le radici della comunità trovano ampio riscontro nella cultura e nella tradizione del Piemonte ove esiste una città omo-nima.

Istituzioni Il Brasile è una Repubblica presidenziale Federale con una netta sepa-razione fra il Potere Esecutivo, Legislativo e Giudiziario.Il Potere Esecutivo è guidato dal Presidente della Repubblica che è Capo

di Stato e di Governo.Eletto per un mandato di 4 anni con possibilità di rielezione, può appli-care le leggi in vigore e proporne altre riguardanti la sua competenza. Vengono inoltre compresi i Ministeri e le Segreterie Speciali.Il Potere Legislativo è di esclusiva competenza della Camera dei Deputati (513 membri) eletti ogni 4 anni e del Senato (81 membri) eletti ogni 8 anni.

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Tasso di alfabetizzazione: 90.6%Studenti universitari: 3.880.000.Facoltà universitarie riconosciute dal Ministero della Pubblica Istruzione brasiliano: 2360. L'istruzione di base è garantita a tutti ma la difficoltà nel censire gli abi-tanti nei grossi agglomerati urbani genera una grande difficoltà da parte del governo ad obbligare i piccoli a frequentare la scuola. Le università pubbliche sono di ottimo livello e per potervi accedere è necessario pas-sare un esame di ammissione, detto "vestibular", normalmente sono fre-quentate dai ricchi in quanto hanno potuto frequentare scuole superiori a pagamento di ottimo livello, la classe povera che frequenta le scuole superiori pubbliche (di buon livello) ha qualche difficoltà ad accedere ai corsi universitari statali.

Sistema sanitario Il sistema sanitario pubblico non è sufficiente e in molte regioni gli abi-tanti utilizzano le assicurazioni sanitarie private, stipulando contratti di salute denominati "Plano de Saude", con pagamento mensile. Chi può permettersi il Plano de Saude è in grado all'occorrenza di utilizzare strut-ture sanitarie private.

Politica interna Dal 1996 il Brasile usa, primo al mondo, un sistema di votazione elet-tronica, obbligatoria e universale per quei cittadini alfabetizzati fra i 18 e 70 anni d'età.Dal 1994 il Parlamento e il Presidente sono eletti nella medesima data.I principali partiti sono:Partito Progressista, Democratici (Brasile), Partito della Social Democrazia Brasiliana, Partito del Movimento Democratico Brasiliano, Partito Democratico Laburista, Partito dei Lavoratori (Brasile).

Politica estera

Ministero degli Affari Esteri a Brasilia.

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Buon Natale e Buone Feste

Per analizzare in dettaglio la politica estera di questo paese si può ricor-rere ad uno schema di cerchi concentrici, ognuno riguardante un ambito delle relazioni internazionali brasiliane.Partendo dall'interno di questo schema, nel primo cerchio troviamo il Mercosur. Il Mercato Comune del Sud fu istituito il 26 marzo 1991 ed era composto inizialmente da: Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Il 4 luglio 2006 è stato approvato il Protocollo di Adesione della Repubblica Bolivariana di Venezuela al Mercosur, che stabilisce le con-dizioni e i termini previsti per la piena incorporazione della Venezuela al blocco. L'entrata in vigore del riferito protocollo richiede che questo sia ratificato dai parlamenti dei cinque paesi coinvolti. Per ora, la ri-ferita adesione è stata approvata dai parlamenti di Venezuela, Brasile, Argentina e Uruguay, restando ancora pendente l'approvazione del parla-mento del Paraguay. L'obiettivo del Mercosur è quello di raggiungere un mercato comune con l'abolizione dei dazi doganali. Per ulteriori informa-zioni confronta la voce Mercosur. Il secondo cerchio concentrico riguarda l'attenzione del Brasile verso gli altri Stati sudamericani con i quali vuole attuare un programma di collaborazione politica, culturale ed economica; tra questi paesi esisteva una cooperazione che prima si chiamava CASA e dall'Aprile del 2007 ha preso il nome di UNASUR.Il terzo cerchio concentrico è costituito dall'alleanza del Brasile con i Paesi emergenti dei continenti in via di sviluppo. In particolare, esistono rapporti con la Repubblica sudafricana per quanto riguarda l'Africa e con l'India, in rappresentanza dell'Asia. Questo accordo tuttavia si trova an-cora in uno stato embrionale, in quanto avvengono ancora pochi scambi commerciali, ma le previsioni per la crescita dei rapporti economici sono ottimistiche. Per quanto riguarda poi in particolare l'Asia è palpabile la notevole presenza di mercati asiatici in Brasile, nonché la notevole quan-tità di esportazioni brasiliane in Asia (45 miliardi di attivo commerciale) che riguardano materie prime insieme ad alcuni prodotti finiti.Il quarto cerchio è costituito dal rapporto con i Paesi industrializzati. Il primo partner commerciale del Brasile è l'Unione Europea considerata nel complesso. Esiste un ottimo rapporto con gli Stati Uniti che non hanno buone relazioni con tutti i paesi dell'America Latina: il Brasile svolge un importante ruolo di mediazione tra i due blocchi, anche se con cautela in quanto non desidera spiccare nei confronti degli altri Paesi.Il quinto e ultimo cerchio riguarda la volontà del Brasile di entrare come stato permanente nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (gli stati permanenti sono: USA, Russia, Cina, Regno Unito e Francia) e di avere un maggiore peso anche all'interno dell'Organizzazione Mondiale del Commercio in qualità di capofila degli altri Paesi Sudamericani.

Festività

Dia dos Namorados è celebrato il 12 giugno è l'equivalente Brasiliano a San Valentino. In questo giorno tra le coppie: tra fidanzata e fidanzato, moglie e marito, ecc.., è usanza scambiarsi regali e mazzi di fiori.Dia das Mães è celebrato ogni seconda domenica di maggio è l'equivalen-te Brasiliano alla Festa della mamma. Dia dos Pais è celebrato ogni seconda domenica di agosto è l'equivalente Brasiliano alla Festa del papà. São João (San Giovanni) è una festività celebrata il 24 giugno nella maggior parte delle città Brasiliane, special-mente in quelle del Nordest, come Recife e Maceió.

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(Continua nel prossimo numero)

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Il 20 ottobre i ragazzi del 1948 hanno festeggiato i loro 65 anni (qui ritratti prima della visita di leva).Dopo aver partecipato alla S. Messa nella Chiesa di Pratomorone, celebrata dal coscritto don Giuseppe Brunato (parroco di Cavallermaggiore) l’allegra com-pagnia ha continuato i festeggiamenti presso il risto-

rante “Mariuccia” in frazione di Tigliole a Pratomorone (At).Si ringrazia don Angelo, Parroco di Tigliole per la sua disponibilità e don Giuseppe per la bella cerimonia.

Piero MotturaGiovanni Salusso

Incontro con uno sguardo sul passato

Nella restaurataconfraternita di Santa Crocetornano i Presepi Mentre state sfogliando questo nu-mero de “Il Vinovese”, nella Chiesa dei “Batù”, tornata quasi comple-tamente all’antico splendore, pro-segue l’esposizione dei presepi che, dal giorno dell’Immacolata Concezione all’Epifania, dà il benve-nuto ai numerosi visitatori auguran-do loro “Buon Natale”. Molti di voi avranno già avuto oc-casione di vedere le opere esposte, altri lo faranno prossimamente, chi nei giorni festivi, chi in quelli feriali, ma tutti, in un modo o nell’altro, saranno pervasi dalla magia dello spirito natalizio. Quest’anno vogliamo chiedervi, se possibile, di rivolgere ai presepi un’attenzione in più: osservateli con cura e, se ne avrete il tempo, tor-nate una seconda volta, magari nei giorni meno affollati e soffermatevi sui particolari. In ogni nicchia, sui balconi, all’inter-no delle case e negli angoli più na-scosti, nulla è stato trascurato: ca-mere arredate, tendine alle finestre, decori e suppellettili, gatti sornioni, cassette di frutta e verdura e molti altri dettagli che avrete il piacere di scoprire “osservando”. Come sempre gli artisti si sono espressi usando tecniche, materiali e stili diversi; accanto ad ambienti tipicamente montani, possiamo tro-vare, presepi napoletani, movimenti meccanici, e presepi “fantasiosi” le cui scene, spesso anacronistiche, rappresentano il messaggio della natività in ogni luogo e tempo.L’esposizione, dal 2005, è dedicata alla memoria di Angela Penati, ami-ca indimenticata e indimenticabile che negli anni passati si prodigò con fervore e passione alla buona riusci-ta dell'esposizione annuale. Maria Grazia Brusco

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Il 27 ottobre i coscritti del 1943 hanno festeggiato i loro 70 anni trascorsi con simpatia e rispetto fra tutti noi. La festa è iniziata con la S. Messa e conclusa con il pranzo al ristorante “Il Centro” di Cercenasco. Un vivo ringraziamento va al nostro Prevosto don Marco il quale ci ha ricordati durante l’omelia ed ha pregato

per noi e per i nostri defunti. Ci siamo dati appunta-mento alla prossima festa.Nella foto in alto: Vinovo 1949. La prima classe ele-mentare ritratta nel cortile delle scuole Rey.Sotto la leva del 1943 nella foto ricordo davanti all'an-fiteatro di piazza Rey.

La festa rilancia lo spirito giovanile

A J'ALPINIj nòsti Alpin, da sampe,con ën santimant fòrti panso, con tristëssa,a coj-là che, an guara, i son mòrt.

Son pa pì vàire coj ch'i restoa conté do tamp passàe ij giovo fan fatigaa capì cos ch'i r han fà.

Da tanti àgn o 'rbombaant ra mant ëd tuti lorr'armo' dra batàja,ch'a r'ha dà 'n sì gròss dolor.

Bombin i son stà ij mòrt,son tropi da contée, con lor, i-i é ij dispars,ch'i son nan tornà 'ndré.

Ampess i r'han spetàjeij sò, bin sagrinà,spetàvo e savo nanche fin r'avàisso fà.

Pì 'd vàire ij monumantspantià an sa e 'n là:fërmonse càiche vòtea medité an so tamp passà.

Lesima con passiansaij nòm ëd si soldà,pansomje ai sacrifissi,che, lontan, i r'avo fà.

Nossgnor o r'é contantse r'oma compassione 'nlora për lor e dimana cita orassion.

Ofrima an sò sufragena preghiera con j'amis,sicur che lor, lassù,i gòdo 'r Paradis.

Ai nòsti di, an sa e 'n là,sansa ringret, j'Alpinis dan da fé për tuti:s'i peuro, i fan dër bin.

A jë vzin e ai lontan,a tuti ij dan na man:i son ruvà an Bòsnia e 'n Lìbanoe, peu, cò ant r'Afganistan.

Ant coj pais lontan i staran nan pròpi bin,se, minca tant, caiduni trreuvo ra soa fin.

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“Da trent’anni con voicon lapassione di sempre”

MIA MIAUn di d'istà, mes andurmìson stait dÁsvija da un gargoja l'era un pasaròt an sima a un ram ÁdpÁssié.Durvenda j'euj l'ei vist mia Miache da sota a vardava l'oslini son ancuriosime, a l'era la prima vòltache assistia a la sena.A smijava ch'a a lo ciameissa:ven che a giugoma ansema.ma ahi mi, so intent a l'era un aotr!L'oslin a l'é ancorzusne e a l'ha spicà Ál vòl.Mia a l'é tornà da mi e a l'ha vardamecome pÁr di:a l'é andaita mal e a l'édÁstenduse a i mei pé.

Bartolomeo BodoNone (TO)

Vinovo, Piazza Rey. Gli sposi del 1973 hanno festeggiato l'anniver-sario di matrimonio a settembre. Durante la S. Messa il Prevosto

don Marco ha ricordato i loro 40 anni di matrimonio. In seguito il gruppo si è recato a Ceresole d'Alba per il pranzo. Auguri a tutti.

É già tempo di festeggiamenti

CI HANNO lASCIAtI...Lo scorso mese di ottobre è stato funestato da una serie di decessi di persone legate a Vinovo in modo particolare o per nascita da una fami-glia del vecchio ceppo, o per essersi distinte in attività pubbliche con beneficio della Comunità intera.

A metà ottobre è mancata a causa di ma-le incurabile presso una Clinica di Torino Pedemonte Caterina in Bottale, di anni 65 La sua famiglia proveniva dal vecchio ceppo vinovese (la mamma era Lucia Alessiato) e da giovane aveva abitato con i genitori fino al matrimonio nella casetta di via Vitozzi. Successivamente con l’amatissimo mari-to Mario era andata ad abitare in piazza Marconi. Pur essendo impegnata durante la settimana nell’attività lavorativa a Torino, partecipava alle iniziative che si tenevano nel paese al quale era molto legata. Era quindi molto conosciuta nel paese specialmente nelle generazioni del dopoguerra. Di carattere aper-

to e disponibile lascia sicuramente un buon ricordo tra tutti coloro che la conobbero.

Caterina Pedemonte in Bottale

L’8 ottobre è mancata Galfione Luisa in Tibaldi di anni 53.Il marito Dario, la mamma Domenica, il co-gnato Dino, i nipoti Andrea, Luca e Lidia la ricordano con tanto amore. Ringraziano quanti hanno preso parte al loro dolore e si sono uniti in preghiera sia durante il S. Rosario, sia durante la S. Messa.La Famija Vinovèisa si unisce al dolore dei famigliari ed in modo particolare a Domenica, già duramente provata da precedenti lutti, la quale è sempre stata molto vicino alla nostra associazione.

Sempre nel mese di ottobre ha lasciato fa-migliari ed amici Giovetti Francesca vedova Visconti alla bella età di 89 anni. Abitava nella casa di famiglia di via Carignano un tempo una delle ultime edificate, poi solo più campi e prati. Persona sempre attiva e disponibile per la Comunità, intrattenne sempre molte-plici interessi ed iniziative, e per questo era moltissimo conosciuta. Nel 1984-85 fece parte del gruppo di pionieri che fondarono l’Unitrè di Vinovo: infatti aveva la tessera n. 1 Da que-sto momento divenne una colonna portante di questa Associazione. La cara “Cesca” par-tecipò poi attivamente a tutte le attività del Gruppo Caritas di Vinovo fin dalla fondazione

a metà degli anni '90 dello scorso secolo. Dopo la morte del marito e ne-gli ultimi tempi la malattia e la vecchiaia gli avevano impedito questa sua grande disponibilità e attività per il prossimo. La sua scomparsa lascia ancora una volta un grosso vuoto tra le fila della vecchia Vinovo.

Luisa Galfione in Tibaldi

Francesca Giovettivedova Visconti

35IL VINOVESE

Ciao papi, siamo tutti qui per salutarti e per ringraziarti per tutto quello che hai fatto per noi.Ci hai insegnato tutti i valori della vita, onestà, sincerità, rispetto, amicizia, amore per gli esse-ri umani e per la natura.Hai vissuto la vita in modo brillante, e con simpatia ti sei sempre mostrato agli altri per come eri veramente.Sei stato un dolcissimo padre, un nonno sensi-bile ed affettuoso, sempre disponibile nel dare il tuo aiuto.Hai vissuto con grande moralità la vita e con grande coraggio la malattia che ha devastato il

tuo fisico da gladiatore ma mai la tua mente, la tua anima.Ci hai dato un grande insegnamento quello di amare la vita e non molla-re mai.Con affetto e tanto amore ti ringraziamo e ti diciamo grazie papi.

Grazie Maria per l'esempio di vita che attra-verso la tua grande fede, hai saputo donare ad ognuno di noi. Grazie per il tuo sorriso, che pur nei momenti più difficili della tua esistenza, non ha mai smesso d'illuminare il tuo volto, donando pace e serenità a chi t'incontrava. La nostra Mamma Celeste, che tu hai tanto amato ed onorato negli anni passati, ti possa ora abbracciare e condurre davanti al trono di Dio. Le marce della fede che hai compiuto col tuo amato Lino, siano per te la via per raggiun-gere ora quel regno di Luce e di Pace che si chiama Eternità.

Ciao Maria, arrivederci in Paradiso.

l 5 novembre è mancato all’affetto dei suoi cari Luigi Garis, nato a Vinovo il 5 gennaio 1933. Luigi era un uomo onesto, combattivo per le cose giuste e gran lavoratore. Fin dalla sua tenera età aiutava la famiglia nel lavoro agrico-lo, poi crescendo ha scelto una nuova strada. Sposo, unito alla sua Mariuccia nelle gioie e negli affanni per 57 anni di bontà, speranza, serenità e fiducia nei loro cuori. Un papà par-tecipe che ha saputo insegnare con la mamma il vero valore della famiglia, unita nel bene ma ancora di più quando le difficoltà si fanno presenti. Rispettato e amato dai generi come un padre. Nonno dolce, premuroso, affettuoso

consigliere adorato dai suoi nipoti. Persona che aveva un sorriso e una parola per tutti, giovani, anziani vinovesi, per chi lo conosceva e chi no. Amico leale, niente era solo suo. Il ballo liscio era la sua unica passione. Il suo volto con quel sorriso ironico e la sua fronte avvizzita resteranno nei nostri ricordi. Grazie per averci amato così tanto e per i preziosi in-segnamenti lasciati.

La sua famiglia

A metà dello scorso mese di ottobre a Cordoba Argentina è mancato Giovanni (Juan) Salvai nato nel 1923 a Candiolo. Dopo la gioventù trascorsa nel paese natio venne as-sunto alla FIAT. Poi con la guerra arrivò il pe-riodo come operaio militarizzato nelle Officine Fiat sfollate sul lago di Garda. Nel 1944 fece il partigiano nella stessa zona e partecipò alla Liberazione di Riva del Garda. Tornato alla natia Candiolo dopo qualche tempo prese la via dell’emigrazione in Argentina come tanti altri in quel momento in cerca di lavoro e di un futuro migliore. A Cordoba si fece la famiglia ed impiantò una Officina meccanica

(Tallier in castigliano). Ogni tanto ritornava per qualche settimana in Piemonte, anche in Vinovo, soggiornando dalla sorella Rina che aveva sposato Giuseppe Paoletti ed abitava in via Stupinigi. Nella nostra citta-dina aveva coltivato nel tempo varie amicizie. A Cordoba si interessava delle attività culturali della comunità piemontese e dell’ANPI locale es-sendone anche stato Presidente per vari anni. Leggeva sempre con piace-re ed interesse Il Vinovese e nelle telefonate che ogni tanto faceva ai suoi amici chiedeva sempre notizie del nostro paese e degli amici vinovesi. Ai famigliari vanno le sentite condoglianze della Famija Vinovèisa.

Giovanni Boretto era nato il 25 febbraio 1919 a Vinovo, frazione Tetti Grella: in seguito con la sua famiglia si trasferì alla cascina Bel Riparo lavorando la terra.Iniziò il sevizio militare a Torino e poi pro-seguì per sette anni combattendo durante la guerra in Jugoslavia.Si sposò con Mellano Camilla il 21 ottobre 1953 a Vinovo, e da questo matrimonio sono nati tre figli Anna, Domenica e Paolo.Nel 1964 venne ad abitare a Vinovo, da Tetti Grella, dove avvenne il cambiamento da con-tadino a operaio Fiat.Con Camilla trascorse una lunga vita di la-

voro insieme, purtroppo il 29 settembre scorso (nella sua casa di via Parisetto) ci ha lasciato senza poter festeggiare il suo 60° anno di matri-monio (21/10/ 2013).Anna, Domenica e Paolo ringraziano la redazione de “Il Vinovese” che ci ha dato la possibilità di ricordare il papà.

Dopo alcuni mesi di malattia nel mese di ottobre è mancato Cardinale Michele di anni 65. Originario di Ariano Irpino dove era nato nel 1948 era emigrato a Vinovo negli anni '70 come tanti altri suoi concittadini in cerca di lavoro. A metà degli anni '80 era stato as-sunto in Comune come custode delle scuole elementari e nell’alloggio destinato al custode era andato ad abitare con la famiglia. In breve era diventato figura conosciuta e popolare in tutto il paese. Di carattere socievole e gentile lascia un buon ricordo tra tutti coloro che lo conobbero.

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l giorno 8 novembre è mancato presso l’ IRCC di Candiolo (Ospedale oncologico) Carrè Franco di anni 70. Per quasi tutta la vi-ta lavorativa era stato dipendente del Comune di Vinovo, diventandone una figura di rife-rimento conosciuta da tutti. Poi da circa 20 anni era andato in pensione. Le disgrazie si erano abbattute sul suo bel carattere allegro e socievole: prima la perdi-ta della giovane figlia e poi alcuni anni fa la scomparsa della moglie. Ultimamente la ma-lattia del secolo lo aveva assalito rendendogli gli ultimi mesi di vita una vera grande soffe-renza. Al funerale oltre a tanta gente hanno partecipato anche i suoi colleghi di lavoro ed

amici più cari. Riposa ora con la moglie e la figlia.

Lo scorso 9 novembre, presso la 2 Medicina Interna Universitaria dell’Ospedale Molinette ed assistita amorevolmente dai suoi cari, è mancata Anna Fogli. Era nata nel 1956 a Codigoro (FE) Nel 1960 si era trasferita a Vinovo presso i nonni che già vi abitavano. Nel 1963 si riunì con i genitori con abitazione in via Parisetto. Nel 1974 il matrimonio con Franco Brunetto con la successiva nascita di Massimiliano e poi Vanessa. Vera mam-ma seguì i figli in tutte le attività giovanili: scout e majorettes e naturalmente la scuola. Possedeva una bella vena artistica che espri-meva attraverso bellissimi lavori di ricamo, pittura e disegno. Con la famiglia prima e poi

con il marito viaggiò molto in quasi tutta l’Europa. Ancora l’estate scorsa nonostante già la pesante prova della malattia fece una breve vacanza in Slovenia. Ancora fu sempre presente alle iniziative AVIS col marito Franco storico dirigente di questa benemerita associazione vinovese. In due occasioni partecipò anche a Pellegrinaggi a Lourdes senza contare le innumerevoli visite alla Madonna Nera di Oropa alla quale era molto legata. Dal febbraio 2013 iniziò a combattere la malattia con estrema di-screzione e riservatezza. Nel corso dei mesi seguenti affrontò con grande volontà le cure mediche ed il matrimonio della figlia e la nuova siste-mazione della famiglia del figlio. Un bell’esempio di sposa e mamma che resterà nei cuori di chi la conobbe e le fu amico. A tutti i famigliari indi-stintamente ad iniziare dal papà Luigi, la Famija Vinovèisa porge sentite e partecipate condoglianze.

"Elio è tornato nella casa del Padre nostro.Era un grande uomo che ci ha insegnato ad amare e perdonare il prossimo, nonostante il suo cammino sia stato intralciato da insidie per ostacolargli il passo.Il lavoro tanto amato, svolto con scrupolosa e severa attenzione è stato sempre gratificato dall'apprezzamento di chi ha collaborato con lui. A noi famigliari lascia un vuoto incolmabi-le. Crediamo in Dio e abbiamo quindi la sere-na speranza che ci possa stare sempre vicino e tenerci la mano per guidarci come marito, padre e nonno".

Il 15 ottobre 2013 con grande dispiacere di tutti i famigliari è mancato all'affeto dei suoi cari Lettario Domenico di anni 77.Venuto ad abitare a Vinovo nel lontano 1954 aveva sempre lavorato come idraulico profes-sionista a Vinovo e nei comuni limitrofi ed in questa veste si fece apprezzare da tutti per le sue capacità.Con grande affetto e stima è ricordato dai parenti e amici ai quali ha lasciato un grande vuoto incolmabile.

Editore: Famija Vinovèisa OnlusPresidente: Dino SibonaDirettore responsabile: Giovanni Ameglio

Redazione: Gervasio Cambiano, Vera Miletto Scuero, Mario Bernardi, Maria Grazia Brusco, Giovanna Franchino, Fabrizio Franzoso, Michelina Alessiato,Tersilla Sola.Progetto grafico: Giovanni AlessiatoFotocomposizione: Foehn s.n.c.- TorinoStampa: Grafiche Viesti - Nichelino - Towww.famijavinoveisa.ite-mail: [email protected] con il contributo della Provincia di Torino

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La Famija Vinovèisa unitamente alla redazione de “Il Vi no vese” porge le più sentite con doglianze alle famiglie dei defunti.

NA CANSON SILENSIOSA

Canta la fiòcasoa canson matinera,ant ël calé bin s-ciàssae mach la tèrasoa canson la sent.La sent e l'arsèivan sò cheur stërmà,la tèra, viva,a fa mach finta 'd deurme.Canta la fiòcaa canson ëd pas,la magìa dël candor,ël respir ancreus dij camp,la fiusa dla smenssota soa cuerta frèida.A bësbija la fiòcae, sempre pì sotila,a smija në sguardch'a prega e insistpërché ti 't l'arcòrde.A ringreta la fiòcaquand a calava s-ciassa,dòp un colp ëd vent,fòrse a torna 'l sol,soa canson as perde pì gnun la sent!

Laura BertoneCuneo