Biennale d'Arte Contemporanea "Magna Grecia". VII edizione

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per non piangersi addosso BIENNALE D’ARTE CONTEMPORANEA MAGNA GRECIA VII EDIZIONE BIENNALE D’ARTE CONTEMPORANEA MAGNA GRECIA - VII EDIZIONE

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Il catalogo della rassegna Biennale d'arte contemporanea "Magna Grecia", di San Demetrio Corone (Cs). Dal 3 agosto al 2 settembre 2013. Collegio Sant'Adriano, San Demetrio Corone (Cs).info: [email protected]; http://biennalemagnagrecia.com/about/

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per non piangersi addossoBIENNALE D’ARTE CONTEMPORANEA

MAGNA GRECIA

VII EDIZIONE

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BIENNALE D’ARTE CONTEMPORANEA MAGNA GRECIAVII EDIZIONE

COLLEGIO SANT’ADRIANOSan Demetrio CoroneOn.le Cesare Marini, Sindaco di San Demetrio Corone

Presidente Biennale, Maria CredidioDirettore Artistico, Silvio VigliaturoCuratori Progetto Young At Art, Massimo Garofalo, Andrea Rodi

OrganizzazioneMACA Museo Arte Contemporanea AcriOesum Led Icima

CoordinamentoSerafina Loricchio - Responsabile del settore culturale di San Demetrio CoroneBarbara GambaClaudio Bottello

Allestimento mostra a cura diComune di San Demetrio CoroneMaca, Museo Arte Contemporanea AcriOesum Led Icima

Crediti fotografici:Chiesa Sant’Adriano – Rodolfo MaccaferriPrima sezione – Luca BottelloPer le restanti sezioni – gli autori stessi

Rapporti con gli organi di informazione:Francesco Kostner, portavoce del Rettore Università della CalabriaAndrea Rodi, responsabile Ufficio Stampa MACA e Ufficio Stampa Vigliaturo

L’evento rientra nell’ambito del programma MacArtCalabriaProject.Piano Regionale per L’Arte Contemporanea in Calabria. Linea di intervento 5.2.2.4 del POR FESR 2007/2013.Azioni per lo sviluppo dell’Arte Contemporanea in Calabria.

Cittàdi Acri

MACA

Museo Arte Contemporanea Acri

Comune di San Demetrio Corone

Regione Calabria Cultura

per non piangersi addossoBIENNALE D’ARTE CONTEMPORANEA

MAGNA GRECIA

VII EDIZIONE

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Chiesa Sant’Adriano, San Demetrio Corone

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Il linguaggio delle arti figurative spesso non è semplice: va tradotto, decifrato, filtrato mediante unamemoria, impastata di cultura e sensibilità. L'uomo s'intende col suo prossimo attraverso la parola. Eppureanche questo mezzo si precisa, si articola, si arricchisce di sfumature nuove per adeguarsi alle esigenzesempre più complesse di una società in rapido sviluppo. Ma il linguaggio dell'uomo si esaurisce nellaparola? I modi e le forme di espressione a cui è ricorso, fin dai primi passi del suo cammino, non si riduconoall'articolazione dei suoni. Disegnare, dipingere, modellare figure e cose, riempire gli spazi sono, al paridella parola, mezzi del comunicare. I soli a volte che ci sono rimasti per leggere la storia antica. Questimezzi, nel linguaggio moderno, hanno acquistato capacità espressive nuove. La tecnica e la scienza mettonoa disposizione delle arti figurative strumenti che rendono possibile uno scambio più articolato e ricco.Si comunica in un clima di ricerca continua e di tensione, nei modi e con i mezzi più diversi. Si comunica,cioè si trasferisce ad altri il proprio mondo di pensieri e di sentimenti. Con profonda coerenza l'artistadelinea la via in base alla quale l'arte possa dar luogo a una realtà sua propria, strutturata in pienaautonomia. Affrancata dai limiti del materialismo, la pittura perviene finalmente ad esprimere valoripuramente spirituali ed emozionali, sostituendo sistematicamente la rappresentazione di un oggetto“estrinseco” con la semplice presenza dei colori, ciascuno scelto in base al proprio “valore” percettivo,emotivo, spirituale.E in questo rapporto, a precisarlo ed arricchirlo, intervengono tutte le forme di espressione. Queste, avolte acquistano addirittura il senso di una missione il cui scopo ricade dall'arte sul mondo. È un diversomodo di sentire la creatività, il suo ruolo, il suo valore e il suo significato nel contesto della vita dell'artistae della società stessa. Scardinando ogni residuo privilegio, autonomia e gratuità della sfera inventivacome “territorio separato”, l'impulso e l'azione riconquistano uno spazio vitale direttamente nel mondoe attraverso il confronto immediato non soltanto con un astratto “ideale estetico” ma con la comunicazionedi massa, la pubblicità, il comportamento quotidiano; il territorio, insomma, delle relazioni autentiche,comprensive delle loro implicazioni.Questi messaggi, è vero, spesso risultano difficili, intraducibili per molti. Ma che significa? Ci si arrestaforse davanti ad una poesia o ad un racconto che non si risolvono in una facile lettura? Si può oggiconsiderare il linguaggio delle arti figurative un dato non necessario nella vicenda dell'uomo? La rispostanon dobbiamo cercarla solo in ragioni di carattere culturale ma dentro questa vicenda stessa, dalla qualerisulta, senza ombra di smentita, che l'interesse per le arti figurative si va rapidamente dilatando. E laragione c'è. La conoscenza del fatto d'arte è ancora spesso circoscritta ai ristretti settori degli specialisti.Troppe esperienze si muovono entro confini provinciali, pertanto la promozione di una grande campagnache liquidi l'analfabetismo nei confronti dell'arte contemporanea, diventa dunque esigenza vitale perl'estro. La VII edizione della Biennale d'Arte Contemporanea Magna Grecia anche quest'anno vuole offrireoccasioni di confronto, crescita, dibattito sulla scia delle opportunità che nel tempo ha dato all'Arte eagli Artisti. E oggi lo fa con nuova linfa.

Maria CredidioPresidente Biennale d'Arte Contemporanea Magna Grecia

Il Collegio Sant’Adriano, istituito nel 1794 da Federico IV di Borbone, è stato per molti anni un faro dicultura il cui raggio di luce andava ben oltre il comune di San Demetrio Corone, diventando un riferimentoeducativo nell’ambito degli studi umanistici e teologici per l’intera Calabria. “Fucina di diavoli” lo definironoi Borboni, per via della partecipazione di parecchi suoi studenti e insegnanti ai moti risorgimentalicalabresi con non poco contributo di sangue versato per l’Unità d’Italia. Il Collegio fu a lungo un luogodi illuminazione intellettuale, in cui nascevano e fermentavano delle idee forti e coraggiose, capaci dicriticare e combattere l’oscurantismo culturale e la pavidità da esso generata. Non è forse questo unodegli scopi principali della cultura in genere e, nello specifico, dell’arte contemporanea? Sin dall’avventodelle avanguardie del ‘900, l’arte ha trovato il suo motore primario nella critica e nella messa a nudo delleincongruenze e dei problemi della società, ponendosi, in molti casi, in contrasto con le istituzioni e il loropensiero dominante. Proprio come accadde agli studenti e agli insegnanti del Collegio, che si scagliaronocontro i Borboni in difesa degli ideali dell’Unità Nazionale. Non c’è modo migliore, dunque, per ricordareil glorioso passato culturale della Città, che farlo rivivere attraverso la presenza, all’interno delle sue murapiù rappresentative, di alcuni dei nomi più importanti e significativi della ricca stagione artistica delsecondo ‘900: i protagonisti dei movimenti artistici che, allora, rappresentarono al meglio l’esigenza dicambiamento, rinnovamento estetico e poetico e la necessità di rivoluzionare l’arte dall’ interno, superandogli accademismi statici e vetusti e contribuendo alla liberazione della creatività dai supporti e dai linguaggitradizionali. La presenza di questi artisti rivoluzionari diventa ancor più interessante nel momento in cuiessa viene affiancata a quella di una collezione di giovani talenti originari della nostra Regione, facendorinascere il fondamentale binomio allievo-maestro, connaturato a questi spazi intrisi di storia. L’augurioè che la VII edizione della Biennale d’Arte Contemporanea “Magna Grecia” faccia scaturire un nuovodialogo tra i grandi nomi del passato e i giovani talenti del futuro, facendo sì che le opere dei primitrasmettano il coraggio e la spregiudicatezza dei loro autori ai secondi.

Salvatore MauroConsigliere comunale delegato alla Cultura

Città di San Demetrio Corone

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Di Biennali è pieno il mondo e qualcuno potrebbe mettere in dubbio l’utilità di un’ennesima manifestazioneche si fregi di questo titolo. Perché quando si dice “Biennale”, non s’intende semplicemente un eventoartistico che si ripete ogni due anni, ma automaticamente se ne sottolinea l’offerta qualitativa e l’interessedal punto di vista artistico contemporaneo. Una Biennale non può essere una raccolta di opere casuali.Deve avere una logica e, soprattutto, deve essere attuale e di conseguenza prendersi dei rischi, perchél’attualità, per sua natura, non è conclamata, né tantomeno storicizzata, e di conseguenza non è nota algrande pubblico. Ogni nuova Biennale è importante, dunque, proprio perché porta delle novità, oalmeno dovrebbe farlo. Quella del Collegio Sant’Adriano di San Demetrio Corone non può essere definita una “nuova Biennale”.Questa, in fin dei conti, è già la VII edizione, ma per me, in quanto Direttore artistico della rassegna, e peril resto dello staff e dei collaboratori del MACA che ne hanno curato con me il progetto, è, ancora primache un’edizione inaugurale, un vero e proprio “Numero 0”. Affrontiamo questa prima collaborazione trail museo di Acri e la Biennale “Magna Grecia” come uno spazio ideale per sperimentare un approccio piùampio al concetto di mostra, a cui siamo abituati in quanto entità museale. Quasi senza volerlo, questarassegna si è trasformata nella lente d’ingrandimento dell’attività espositiva del MACA che si è susseguitaincessantemente nei sette anni dalla nascita del museo, presentandone le due caratteristiche chemaggiormente lo contraddistinguono nel panorama museale calabrese e nazionale: l’attenzione voltasin dall’inizio alla fondamentale stagione artistica della seconda metà del Novecento, scandagliata intutta la sua infinita profondità, e la volontà di dare spazio alla proposta artistica del territorio e, inparticolare, alle nuove generazioni. Da questi presupposti nascono le prime due sezioni della VII edizionedella Biennale Magna Grecia: una che presenta i lavori di alcuni dei più importanti maestri del XX e XXIsecolo e l’altra che coincide con la seconda tappa del progetto Young a Art, attraverso il quale il MACAsi trasforma in promotore attivo della vivace scena contemporanea calabrese.Gli artisti della prima sezione non sono stati scelti casualmente o per semplice notorietà artistica. Incollaborazione con l’associazione culturale De Arte abbiamo inteso realizzare un percorso che toccassela quasi totalità di quelle che potrebbero essere definite le “Seconde avanguardie del Novecento”, quelleche sono venute alla luce a partire dall’immediato secondo dopoguerra, riprendendo le esigenze disperimentazione delle prime avanguardie (Surrealismo, Cubismo, Futurismo e, soprattutto, Dadaismo),spesso estremizzandole. I corridoi e le sale del Collegio Sant’Adriano fanno da cornice a una breve storia– un riassunto – sulle tante rivoluzioni artistiche che si sono susseguite dai primi anni Sessanta in avanti,trovando il punto di partenza nel Nouveau Realisme, presentato attraverso le sculture di due dei suoipiù importanti e radicali rappresentanti: Armand Pierre Fernandez detto Arman e Daniel Spoerri. Prose-guendo in senso cronologico, non potevano mancare alcuni dei nomi che hanno reso speciale e irripetibileil periodo della seconda metà degli anni Sessanta nella città di Torino, luogo di nascita dell’Arte Povera.Abbiamo inteso, però, gettare uno sguardo più ampio e variegato su quel fondamentale movimento,presentando i lavori di due dei suoi componenti “ufficiali” – Mario Merz e Michelangelo Pistoletto –, fiancoa fianco con tre artisti che, nello stesso periodo, entravano e uscivano dalle sue fila, forse troppo estrosiper essere racchiusi in un’unica categoria: Piero Gilardi, Ugo Nespolo e Gianni Piacentino. Altra esperienzairrinunciabile per chi voglia render pienamente conto dei movimenti artistici del secondo Novecento, èsenza dubbio la Transavanguardia, che viene esplicitata dai lavori di Sandro Chia e Mimmo Paladino e,in un certo senso, in capo scultoreo dalla scultura post-concettuale di Luigi Mainolfi. Dato che la storia dell’arte è un continuo fluire, non volevamo dare vita a un insieme eccessivamentestatico, che presentasse solo ed esclusivamente i lavori di maestri già ampiamente storicizzati. È per questoche nella stessa sezione appaiono anche i nomi di Pascal Bazilé, Mauro Benetti e Vik Muniz, appartenentia una generazione successiva – così come Antonio Gatto e Laura Patacchia, che con la Presidente MariaCredidio realizzano per la Biennale un’interessante opera a sei mani ospitata in una sezione dedicata –,ma che, come i succitati artisti, trovano nella sperimentazione e nella commistione dei generi le lorocaratteristiche fondamentali.La VII edizione della Biennale “Magna Grecia” è quindi un’occasione per raccontare delle storie artistichedi enorme importanza, facendole rivivere attraverso la compresenza delle opere di una serie di giovanitalenti, come l’artista Giovanni Longo, a cui è dedicato il focus “Hand Made” sulla scultura contemporanea.Una commistione che, siamo pienamente convinti, ne sottolinea la freschezza e l’attualità.

Silvio Vigliaturo

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ARMAN Fernandez Armand Pierre Fernandez, noto come Arman(Nizza, 1928 – New York, 2005), è stato un pittoree scultore francese. Studia alla Scuola di Arti deco-rative di Nizza e alla Scuola del Louvre di Parigi.Dopo un primo periodo di pittura tradizionale, co-mincia a sperimentare con “Timbri” su carta mol-tiplicati ossessivamente (Cachets), per passaresuccessivamente alle “Tracce” e alle “Impronte” (Al-lures). Arman è tra i primi firmatari (insieme aKlein, Hains, Raysse, Tinguely, Villeglé, Dufrêne) edesponente di rilievo del Nouveau Réalisme, il mo-vimento nato attorno al critico Pierre Restany chenel 1960 ne stilò il manifesto. Dissacra l’arte tradi-zionale in favore di una revisione dell’esteticadell’oggetto. Le “Impronte” (Cachets) le “Accumu-lazioni”, le “Immondizie” (Poubelles), i “Tagli” (Cou-pes), e le “Collere” (Colères), oggetti fracassati otagliati dall’artista, indirizzate generalmente versostrumenti musicali della tradizione borghese, co-stituiscono oggi il versante più noto di tutta la suaprolifica attività. Molto importante il periodo delle“Accumulazioni”, che potevano essere accumula-zioni di scarpe, monete, orologi, pennelli, tubettidi colore e altro. Da ricordare anche le sue operescultoree bronzee che rappresentavano gli stessisoggetti delle tele. L’artista è presente nei museipiù importanti del mondo e durante la sua attivitàha realizzato più di 500 personali.

Coupe de trompette 2005

scultura in bronzo a patina bruna cm 67 x 38 x 40

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Pascal Bazilé (Boulogne Billancourt, 1957) è un pit-tore e scultore francese. Vive e lavora tra Amboisee Parigi. Tra il 1974 e il 1978 studia alla Scuola diArti Grafiche e successivamente alla Scuola Supe-riore di Belle Arti di Parigi. Tra il 1994 e il 2002 sidedica alla serie dei “Fleurs de fer”, composta dadodici sculture che vengono successivamenteesposte in numerosi spazi espositivi e importantigallerie europee.Con la serie memoriale dei “Fleurs de fer” dimostradi essere l’artista più capace di dare consistenza fi-gurativa a quanto il filosofo Gaston Bachelard di-ceva riguardo all’essenza dei sogni d’infanzia, iquali ruotano intorno al dissidio di recuperare «unantecedente d’essere» per «risalire la corrente. Aritrovare il grande lago delle acque calme in cui iltempo si riposa dallo scorrere». Tuttavia, le “réve-ries” di Bazilé sono rammemorazioni cimiterialiche hanno a che fare con l’acqua solo in secondabattuta. Da fanciullo, mentre i parenti s’intrattene-vano sulle tombe di famiglia nel camposanto delvillaggio di Saint-Piat, era affascinato dalle steli se-polcrali sotto cui riposavano giovani donne anne-gate. Scrive Bazilè: «La mia immaginazione dibambino si sforzava di ridare vita a quelle morte.A quelle vergini di vent’anni di cui non restava piùche la melodia del nome». Le opere sono il risul-tato di quella concitazione immaginaria e sonol’espressione concreta di un’attitudine vivificanteinterna alla “réverie”.

PASCAL BAZILÈ

Blanche 2009

scultura in acciaio pieno cm 190 x 17 x 88

Dimanche2009

scultura in acciaio pieno cm 190 x 16 x 88

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Mauro BENETTI Mauro Benetti nasce a Beinasco nel 1958. Diplo-mato all’Accademia Albertina di Belle Arti di To-rino, inizia a esporre nel 1985 alla Promotrice delleBelle Arti del capoluogo piemontese. Nel 2002 siritira nel suo studio nelle colline, uno spazio idealea contatto con gli elementi e i processi naturali.Durante l’arco della sua carriera ha esposto le sueopere in mostre personali e collettive in impor-tanti gallerie italiane ed estere.La pittura di Mauro Benetti è generata da un pro-cesso creativo alimentato dall’energia mentale edemozionale di una singolare visionarietà immagi-nifica. Questa visionarietà da un lato ha radici chepescano nel profondo della dimensione dell’infan-zia, dove la realtà è trasfigurata attraverso fanta-sticherie di autentica e affascinante freschezzapoetica, e dall’altro lato fa riferimento a una vi-sione del mondo incentrata su una sorta di biz-zarra visualizzazione iconica degli enigmi dellavita umana e dei misteri della natura, del microco-smo e del macrocosmo, in chiave decisamente or-ganicistica, con suggestive valenze oniriche esurreali. Ogni tema, ogni problema è strettamentelegato ad una prospettiva suggestiva: l’io dell’ar-tista in modo esplicito o implicito è sempre inprimo piano sulla scena.

Erbario2007

tecnica mista su cartoncino cm 76 x 103

Erbario2007

tecnica mista su cartoncino cm 76 x 103

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Sandro Chia nasce a Firenze nel 1946. Studiapresso l’Istituto d’Arte e poi all’Accademia di BelleArti di del capoluogo toscano, dove si laurea nel1969. Dopo la laurea, intraprende una serie diviaggi in India, in Turchia e in tutta Europa, primadi stabilirsi a Roma nel 1970.È tra gli artisti partecipanti al movimento italianodella Transavanguardia, teorizzato dal criticoAchille Bonito Oliva. Durante la sua carrieraespone in molti dei più importanti musei e galleriedel mondo, alla Biennale di Parigi e San Paolo e trevolte alla Biennale di Venezia. Tra le sue più impor-tanti mostre personali ci sono quelle al Museo Ste-delijk di Amsterdam (1983), il MetropolitanMuseum di New York (1984), la Galleria Nazionaledi Berlino (1984, 1992), il Museo d’Arte Modernadi Parigi (1984), Palazzo Reale di Milano (1997), laGalleria Civica di Siena (1997), la Galleria Civica diTrento (2000), il Museo d’Arte di Ravenna (2000);Palazzo Pitti e il Museo Archeologico Nazionale diFirenze (2002), e più recentemente il Duomo di S.Agostino a Pietrasanta (2005) e la Galleria Nazio-nale di Arte Moderna di Roma (GNAM) (2010). Nel2003, lo Stato italiano acquista tre sue importantiopere per la collezione permanente del Senatodella Repubblica Italiana a Palazzo Madama, e nel2005, due sculture monumentali sono acquistatedalla Provincia di Roma e poste di fronte alla suasede in Via IV Novembre, a Roma.

SANDRO CHIA

Composizione con figura1989

tecnica mista su cartacm 70 x 50

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1918

La Sirena 1999

gouache su cartone applicato su tavola

cm 96 x 108

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PIERO GILARDI Piero Gilardi nasce a Torino nel 1942. Nel 1962, rea-lizza la sua prima mostra personale “Macchine peril futuro”. Due anni più tardi realizza le prime operein poliuretano espanso ed espone a Parigi, Bruxel-les, Colonia, Amburgo, Amsterdam e New York. Apartire dal 1968 interrompe la produzione diopere per partecipare all’elaborazione tecnicadelle nuove tendenze artistiche della fine deglianni ‘60: Arte Povera, Land Art, Antiform Art. Col-labora alla realizzazione delle due prime rassegneinternazionali delle nuove tendenze allo StedelijkMuseum di Amsterdam e alla Kunsthalle di Berna.Nel 1969, comincia una lunga esperienza transcul-turale diretta all’analisi teorica e alla pratica dellacongiunzione “Arte Vita”. Nel 1981, riprende l’atti-vità nel mondo artistico, esponendo in galleriedelle installazioni accompagnate da workshopcreativi con il pubblico. A partire dal 1985 iniziauna ricerca artistica con le nuove tecnologie attra-verso l’elaborazione del “Progetto IXIANA” che,presentato al Parc de la Villette di Parigi, prefiguraun parco tecnologico nel quale il grande pubblicopossa sperimentare in senso artistico le tecnologiedigitali. Nel corso degli ultimi anni sviluppa unaserie di installazioni interattive multimediali conuna intensa attività internazionale. Dal 2002 è di-rettore artistico del PAV (Parco d’Arte Vivente) diTorino. Nel 2012, il Museo d’Arte Contemporaneadel Castello di Rivoli (To) gli dedica una personaledal titolo “Piero Gilardi 1963-1983”.

Gazza nella neve2012

poliuretano espanso cm 70X70

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Autunno sul Greto2012

poliuretano espanso cm 50x50

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LUIGI MAINOLFI Luigi Mainolfi (Rotondi, 1948) è uno scultore ita-liano. Noto a livello internazionale, è uno dei prin-cipali rappresentanti della cosiddetta sculturapost-concettuale, impostasi al principio degli anni‘80. Sin dagli esordi realizza sculture utilizzandomateriali poveri e naturali (terracotta, gesso, legno,pietra lavica) e fusioni in bronzo. Dopo gli studi dipittura all’Accademia di belle arti di Napoli è at-tratto dal panorama artistico e culturale torinesee nel 1973 vi si trasferisce. I primi lavori indaganoil corpo e il gesto: nelle prime esposizioni e per-formance, presenta calchi del proprio corpo ingesso che lascia consumare nell’acqua facendo sìche la scultura si trasformi e si degradi. Tra il 1979e 1980 realizza la “Campana” alla galleria TucciRusso di Torino e “La sovrana inattualità” al Padi-glione d'arte contemporanea di Milano nel 1982.Nel decennio che segue presenta grandi terre-cotte, con paesaggi e soggetti di ispirazione fiabe-sca. Partecipa alla Biennale di Sao Paulo (1981);espone alla Biennale di Venezia (1982, 1986 e1990) e a Documenta 7 di Kassel (1982). È il dise-gno ad accompagnare tutta la produzione di Mai-nolfi. Nel 1987 vince il "superior prixe" al 5th HenryMoore G.P. in Giappone, con il grande bronzo“Città gigante” (1986) e ottiene il premio Miche-langelo per la scultura (2007) conferitogli dallacittà di Carrara.

Composizione con figura1989

tecnica mista su cartacm 70 x 50

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MARIO MERZ Mario Merz (Milano, 1925 – Torino, 2003) è statoun artista, pittore e scultore italiano, esponentedella corrente dell'Arte Povera. Cresciuto a Torino,frequenta per due anni la facoltà di medicina. Du-rante la Seconda Guerra Mondiale entra nelgruppo antifascista Giustizia e Libertà e nel 1945viene imprigionato. Dopo la Liberazione si dedicaa tempo pieno alla pittura. Comincia con uno stileastratto-espressionista, per poi passare a un trat-tamento informale del dipinto. Nel 1954 viene al-lestita la sua prima personale presso la galleria LaBussola di Torino. A metà degli anni ‘60 abban-dona la pittura per sperimentare materiali diversi,come i tubi al neon, il ferro, la cera e la pietra, concui sperimenta i primi assemblaggi tridimensio-nali, le “Pitture volumetriche”. È presente fin dalleprime mostre dell'Arte Povera, insieme con gli ar-tisti che partecipano alla collettiva organizzata dalcritico Germano Celant alla Galleria La Bertesca diGenova (1967). Il clima del '68 e l'idea di un rinno-vamento politico e sociale si riflettono nelle sueopere: Merz riproduce con il neon gli slogan diprotesta del movimento studentesco. Dal 1968 ini-zia a realizzare strutture archetipiche come gli“Igloo” realizzati coi materiali più disparati. Dal1970 introduce nelle sue opere la successione diFibonacci come emblema dell'energia insita nellamateria e della crescita organica.

Komposition 1982

acquerello, gouache, aerografo e collage su carta

applicata su cartone cm 88 x 108

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VIK MUNIZ Vicente José de Oliveira Muniz, noto come VikMuniz (San Paolo, 1961), è un artista visivo brasi-liano che vive a New York City. Muniz ha iniziato lasua carriera come scultore alla fine degli anni ‘80.Nel 2010, il film documentario “Waste Land”, di-retto da Lucy Walker, ritrae il suolavoro in una dellepiù grandi discariche del mondo, Jardim Grama-cho, alla periferia di Rio de Janeiro. Il film è nomi-nato all'Academy Award per il migliordocumentario. Arrivato a New York nel 1983, Mu-nizh lavora come corniciaio. La sua prima perso-nale come scultore è del 1988. Successivamente,inizia a sperimentare con il disegno e la fotografia.Muniz è specializzato nel rifacimento di famoseopere d'arte con materiali diversi e innovativi, chesuccessivamente ritrae in fotografie. Le sue operesono state esposte in numerose personali al Whit-ney Museum of American Art di New York, al Cen-tro Internazionale di Fotografia, Paco Imperiale diRio, e al MACRO di Roma, tra gli altri. Il suo lavoroè presente nelle collezioni del MoMA, Art Instituteof Chicago, Daros America Latina, Zurigo, Fonda-tion Cartier pour l'Art Contemporain, Parigi, il So-lomon R. Guggenheim Museum, New York, TheMetropolitan Museum of Art , New York, NY,Museu de Arte moderna de Sao Paulo, Brasile,Museo di Arte Contemporanea di Tokyo, in Giap-pone, Museum of Fine Arts, Boston, Museum ofFine Arts, Houston, la Tate Gallery, Londra.

El matador 1991 from the series Pictures of Wire tnd platinum print cm 28 x 28

Dominiquetnd platinum print

cm 25 x 25

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UGO NESPOLO Ugo Nespolo (Mosso, 1941) è un pittore e scultoreitaliano. Diplomato all’Accademia Albertina conEnrico Paolucci, Nespolo avverte subito l’esaurirsidefinitivo di una stagione accademica e provin-ciale, esplorando inedite possibilità sul piano dellescelte non solo espressive, ma, in senso lato, intel-lettuali. Esordisce nel panorama artistico italianonegli anni sessanta con contaminazioni della PopArt e con una stretta militanza con concettuali epoveristi. La sua produzione si caratterizza prestoper il forte accento trasgressivo, ironico e quell'ap-parente senso del divertimento, doti che si preste-ranno alla “tela cinematografica”, esplorandopresto, negli anni settanta, anche questo mezzo diespressione. Molto stretti sono, sin dall’inizio, i rap-porti con gli elementi di punta della cultura tori-nese: le sue due prime personali (“Ugo Nespolo eLa logica del puzzle”, presso la Galleria Il Punto diTorino), nel 1966, sono accompagnate da testi diEdoardo Sanguineti, che era allora il già ricono-sciuto capofila della ‘neoavanguardia’; al cosid-detto “Gruppo 63” appartiene anche Renato Barilli,che, con critici di punta come Crispolti, Trini, Ce-lant, Dorfles e Caramel, segue gli esordi del gio-vane artista. Per non dire di Ben Vautier, che neschizzava di scorcio questo ritratto: “Nespolo estambitieux. Nespolo est jaloux. Nespolo est hypo-crite. Nespolo est méchant. Nespolo est menteuret rusé. Nespolo est dévoré de prétention. C’est unloup. Il se porte bien”.

Paris2013

acrilici su legno cm 70 x 50

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3332

Casinò2013

acrilici su legno cm 30 x 30

Cher Henry2013 acrilici su legno cm 30 x 30

Esotico2013

acrilici su legno cm 30 x 30

432013 acrilici su legno cm 30 x 30

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Atlantico1987 Linoleumgrafia cm 204,5 x 75

Alceo1990

serigrafia, xilografia, acquaforte, puntasecca

sbalzo p.a. cm 159,5 x 223,5

MIMMO PALADINO Nato a Paduli, in provincia di Benevento nel 1948,Mimmo Paladino passa la sua infanzia a Napoli e,dal 1964 al 1968, frequenta il Liceo Artistico a Be-nevento. Muovendo dal clima comune del “con-cettuale”, la prima fase dell'attività dell'artistas'incentra principalmente sulla fotografia. La suaprima personale si tiene allo Studio Oggetto diEnzo Cannaviello a Caserta, nel 1969. Tuttavia, leeccezionali doti di disegnatore di Paladino non ri-mangono a lungo celate. Nel 1977 realizza ungrande pastello sul muro della galleria di LucioAmelio a Napoli. Nello stesso anno si trasferisce aMilano. Nella seconda metà degli anni ‘70 riscoprela pittura e recupera il colore sia nella sua valenzaespressiva sia nella matericità del pigmento Nel1980 giunge all'elaborazione di superfici di grandidimensioni e opere di forte impatto visivo nellequali racconta la vita e il mistero della morte. Neiprimi anni ’80, il critico Achille Bonito Oliva teso-rizza la Transavaguardia, movimento di cui faràparte anche Paladino. Le mostre alle quali l'artistacampano partecipa in questi anni testimonianoquanto la sua pittura sia debitrice nei confronti delpassato sia per i contenuti che per le forme, macome al tempo stesso sia densa di simboli e ca-pace di aprirsi a nuove prospettive. Negli anni suc-cessivi si dedica più intensamente alla stampad'arte ed esplora altri settori, come quello della ce-ramica e della terracotta. Musei di rilevanza mon-diale espongono le sue opere.

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LA TEMPESTA2006

olio su tela e ferri cm 20x38

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GIANNI

PIACENTINO

Gianni Piacentino nasce a Coazze (To), nel 1945.Studia filosofia all’Università di Torino e, successi-vamente, lavora come guida presso la GAM di To-rino. Come artista esordisce alla metà degli anni’60, entrando nella cerchia dell’Arte Povera edesponendo le sue opere in numerose personali ecollettive legate al gruppo. Negli anni ‘70 realizzaprototipi di veicoli utilizzando materiali industriali,sculture dalle forme geometriche essenziali realiz-zate in legno plastificato e verniciato e svilup-pando, parallelamente, un’originale idea di pittura.I suoi lavori sono stati ampiamente esposti in Eu-ropa fin dal 1966 in spazi pubblici quali: il Palaisdes Beaux Arts di Bruxelles, il Centro de Arte ReinaSofia di Madrid; la Galleria d'Arte Moderna di Bo-logna e Palazzo delle Esposizioni a Roma; la Natio-nal Galerie di Berlino, Gesellschaft für AktuelleKunst di Brema e il Museum am Ostwall di Dor-tmund; PS1 a New York oltre a numerose gallerieprivate tra cui Galleria Sperone e Galleria C. Steina Torino, Galleria Toselli a Milano, Lia Rumma a Na-poli.Nel 1977 è stato invitato a partecipare a Docu-menta 6, Kassel, Germania e nel 1993 alla XLVBiennale di Venezia, Italia. I suoi lavori fanno partedelle collezioni permanenti della Galleria d'ArteModerna di Torino e del museo di Reggio Emilia,del Power Institute of Fine Arts di Sidney, della Na-tional Galerie di Berlino e del Neuen Museums We-serburg a Brema.

Silver Wing with crown and crossed propeller II1972

bronzo e ottone argentati cm 40 x 83 x 4,5

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4140

MICHELANGELO

PISTOLETTO Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933.Inizia a esporre nel 1955 e nel 1960 tiene la suaprima personale alla Galleria Galatea di Torino. Nelbiennio 1961-1962 approda alla realizzazione dei“Quadri specchianti”, che includono direttamentenell’opera la presenza dello spettatore, la dimen-sione reale del tempo e riaprono alla prospettiva,rovesciando quella rinascimentale chiusa dalleavanguardie del XX secolo. Con questi lavori Pisto-letto raggiunge riconoscimento e successo inter-nazionali, che lo portano a realizzare mostrepersonali in prestigiose gallerie e musei in Europae negli Stati Uniti. I “Quadri specchianti” costitui-ranno la base della sua successiva produzione ar-tistica e riflessione teorica.Tra il 1965 e il 1966 produce un insieme di lavoriintitolati “Oggetti in meno”, considerati basilari perla nascita dell’Arte Povera, movimento artistico dicui Pistoletto è animatore e protagonista. Nel 1978tiene una mostra nel corso della quale presentadue fondamentali direzioni della sua futura ricercae produzione artistica: “Divisione e moltiplicazionedello specchio” e “L’arte assume la religione”. All’ini-zio degli anni Ottanta realizza una serie di sculturein poliuretano rigido, tradotte in marmo per lamostra personale del 1984 al Forte di Belvedere diFirenze. Nel 2007 riceve a Gerusalemme il WolfFoundation Prize in Arts. È Direttore Artistico diEvento 2011 a Bordeaux. Nel 2013 ha tenuto unamostra personale al museo del Louvre di Parigi.

Frattale1999 - 2000

acrilici su specchio dimensioni variabili

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4342

Frattale1999 - 2000 acrilici su specchio dimensioni variabili

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AnnaCapolupoMaurizioCariatiSalvatoreColloridiMarcoColonnaGiovanniFavaGiuseppeGuerrisiSalvatoreInsanaGiulioManglavitiDomenicoMedicinoMirellaNaniaGregorioPaoneGiusyPirrottaAnnaCapolupoMauriziCariatiSalvatoreColloridiMarcoColonnaGiovanniFavaGiuseppeGuerrisSalvatoreInsanaGiulioManglavitiDomenicoMendicinoMirellaNaniaGreorioPaoneGiusyPirrottaAnnaCapolupoMaurizioCariatiSalvatoreCollordiMarcoColonnaGiovanniFavaGiuseppeGuerrisiSalvatoreInsanaGiulioManglavitiDomenicoMendicinoMirellaNaniaGregorioPaoneGiusyPirrotaAnnaCapolupoMaurizioCariatiSalvatoreColloridiMarcoColonnaGiovanniFavaGiuseppeGuerrisiSalvatoreInsanaGiulioManglavitiDomenicoMndicinoMirellaNaniaGregorioPaoneGiusyPirrottaAnnaCapolupoMaurioCariatiSalvatoreColloridiMarcoColonnaGiovanniFavaGiuseppeGuerriSalvatoreInsanaGiulioManglavitiDomenicoMendicinoMirellaNaniaGregorioPaoneGiusyPirrottaAnnaCapolupoMaurizioCariatiSalvatoreCollodiMarcoColonnaGiovanniFavaGiuseppeGuerrisiSalvatoreInsanaGiulioManglavitiDomenicoMendicinoMirellaNaniaGregorioPaoneGiusyPirrotaAnnaCapolupoMaurizioCariatiSalvatoreColloridiMarcoColonnaGiovanniFavaGiuseppeGuerrisiSalvatoreInsanaGiulioManglavitiDomenicoMdi i Mi ll N i G i P Gi Pi tt A C l M i

YoungatArt

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4746

La prima edizione del progetto Young at Art, tenutasi lo scorso anno, ha preso forma sotto i nostri occhisviluppandosi liberamente come un work in progress e assumendo, quasi in autonomia, la sua strutturadi mostra itinerante suddivisa in quattro tappe. La stessa dimensione che abbiamo voluto ripresentarequest’anno, limando il minimo indispensabile per correggere qualche piccolo inevitabile errore e ap-portando quelle che riteniamo essere delle migliorie organiche a un progetto che cresce, si allarga, si faconoscere da un pubblico sempre più vasto e, ancora in futuro, dovrà crescere, rinnovarsi e attirare a séattenzioni e curiosità sempre nuove. La novità principale di questa seconda edizione è data dalla deci-sione di allargare il campo dei partecipanti al concorso preliminare attraverso cui vengono scelti gli artistidel progetto Young at Art. Se l’anno scorso ci siamo limitati ad accettare le candidature dei soli artistiUnder 35 nati e residenti in Calabria, quest’anno, pur mantenendo l’essenziale sbarramento anagrafico,abbiamo deciso di aprire le porte anche ai giovani talenti che hanno scelto, per un motivo o per l’altro,di emigrare, e ora operano in un’altra regione o in un altro Stato. L’abbiamo fatto con la ferma convinzioneche in un’opera d’arte siano sempre e comunque presenti la storia e le radici di chi l’ha realizzata. Da quiil sottotitolo della prima tappa espositiva, tenutasi al MACA di Acri tra l’aprile e il giugno scorsi: Home isWhere the Art is (La casa è dov’è l’arte), dove la parola Art si va a sostituire ad Heart (cuore), sottolineandol’aspetto vitale e passionale della creatività artistica. Rispetto all’anno passato, poi, è raddoppiato il nu-mero degli artisti selezionati per prendere parte al progetto itinerante, che si rinnova con questa secondaprestigiosa tappa presso il Collegio Sant’Adriano di San Demetrio Corone, in occasione della Biennaled’arte contemporanea Magna Grecia, per concludersi a Torino, nel mese di novembre, in concomitanza

con la fiera d’arte contemporanea Artissima. Se l’anno scorso avevamo sei artisti a rappresentare il megliodella creatività del territorio, quest’anno abbiamo ben dodici rappresentati pressoché dell’intera gammadei linguaggi espressivi dell’arte contemporanea. Particolarmente nutrita è, quest’anno, la sezione de-dicata alla fotografia, che annovera gli artisti Salvatore Colloridi, Marco Colonna, Domenico Mendicino,Gregorio Paone e Salvatore Insana. Quest’ultimo è presente, con un’opera, anche nella sezione video, dicui fa parte anche l’artista Giusy Pirrotta. Sono tre, invece, i pittori che prendono parte all’edizione 2013del progetto Young at Art. Anna Capolupo, Maurizio Cariati e Giulio Manglaviti, enormemente distintifra loro per stile, tecnica e tematiche affrontate nei rispettivi lavori. L’artista Mirella Nania testimonia dellafreschezza dell’approccio digitale applicato al mondo dell’arte. Non mancano poi gli approcci ibridi,come la pittura materica proposta da Giovanni Fava e la scultura fatta di materiali di recupero, naturali eartefatti, di Giuseppe Guerrisi. Il talento dei dodici giovani artisti e l’elevata qualità delle opere che hannomesso a disposizione del progetto ci permettono di pensare alle quattro occasioni espositive come adaltrettante vetrine allestite appositamente per mettere in risalto le diversità di un territorio particolar-mente ricco e fertile, scegliendo degli esponenti di forme espressive tra loro eterogenee, convinti cheproprio questa diversità sia l’indizio principale della ricchezza della Calabria artistica, che sta finalmentecominciando a credere in se stessa e nelle proprie potenzialità. Dodici giovani talenti per dodici linguagginuovi che raccontano della freschezza di un territorio in rinascita.

Massimo Garofalo e Andrea Rodi

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4948

AnnaCapolupo

Anna Capolupo (Lamezia Terme, 1983), laureata all’Accademia di Belle Arti di Firenze,presso la scuola di pittura del prof. Adriano Bimbi, vive e lavora tra Lamezia Terme, Firenzee Berlino.Sulle sue tele si mescolano inchiostri, acrilici e gessi per dare vita ad appassionati studi sullanatura dello spazio. Le stanze, colme di oggetti di uso quotidiano apparentemente abbandonati,e gli scorci urbani e suburbani sono insiemi che restituiscono una sensazione di estremorealismo, trascendendo la somma delle loro singole parti: le forme geometriche dei palazziausteri o dei dispenser di sapone liquido; le macchie cromatiche informali delle foglieautunnali degli alberi berlinesi o di una spugna appoggiata sul bordo di un lavandino.Nel 2011, il CAT di Tarquinia ha ospitato una sua personale dal titolo Dettagli, Firenze, Berlino.Nel 2012, ha preso parte alle collettive Rigenera, a Catania, e Dentro fuori, fuori dentro,organizzata dall’associazione Non fatelo a casa, presso il Chiosco di San Domenico, a LameziaTerme.

Ordine

Elettrica

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Maurizio Cariati (Cosenza, 1981), laureato in Arti Visive, indirizzo Pittura, presso l’Accademiadi Belle Arti di Brera, Milano, vive e lavora tra Sartano (Cs) e il capoluogo lombardo.I suoi ritratti deformati nascono da un sapiente e innovativo uso della tecnica dell’estrofles-sione della tela, di eredità novecentesca. Introdotta in ambito astrattista a metà del secoloscorso da Agostino Bonalumi ed Enrico Castellani, l’estroflessione, nelle mani di MaurizioCariati, si trasforma in un espediente per rivitalizzare l’antica arte del ritratto, regalando allospettatore la sensazione intima di osservare dei primissimi piani attraverso la piccola lentebombata di uno spioncino.Nel 2011, è stato selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla mostra calabrese legataal Padiglione Italia della 54° Biennale di Venezia, tenutasi presso Villa Genoese Zerbi, ReggioCalabria. Nel 2012, ha partecipato alla collettiva La Verità è la Luce, trentatre giovani artistiper un pensiero d’autore, presso il Centro per l’Arte Contemporanea Open Space di Catanzaro.

Che cavolo ti ridi!

Lino nel buio!

MaurizioCariati

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Salvatore Colloridi (Polistena, 1978), diplomato geometra e agente di commercio dal 2003,vive a Cinquefrondi. Fotografo amatoriale dotato di sensibilità e delicatezza, Salvatore Colloridi, nell’opera Pescatori,cattura la quotidianità dell’attesa delle mogli che scrutano l’orizzonte in cerca delle sagomedelle imbarcazioni dei mariti, i quali hanno passato a jornata a mmari. L’attesa è trascesa inun bianco e nero pastoso, in cui si mescolano auliche figure letterarie e melodrammatiche– dall’Arianna del mito greco, che guarda salpare Teseo, alla Madama Butterfly della romanzaUn bel dì vedremo, di Giacomo Puccini – con la poesia grottesca dei Ciprì e Maresco diCinico Tv.

Marco Colonna (Cosenza, 1984) è un fotografo professionista.Le due opere in mostra, seppur apparentemente distanti l’una dall’altra, si rapportanoentrambe con l’aspetto inquietante, desolato e violento della vita trasformata in un microcosmochiuso in se stesso. Scena di un crimine traduce le prime indagini sul luogo di un delitto nellinguaggio complesso e miniaturizzato degli scacchi. La finestra dei sogni suggerisce una viadi fuga dall’abbandono di una casa vuota e diroccata. Oltre la finestra spoglia si distende unpaesaggio che si apre in un cielo libero e infinito in cui il pensiero naufraga dolcemente.A inizio 2013, ha vinto il concorso FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche).

MarcoColonna

Pescatori

Scena di un crimine

La finestra dei sogni

SalvatoreColloridi

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Giovanni Fava (Polistena, 1981) vive e lavora a Taurianova. Nel 1999 comincia a frequen-tare lo studio dell'artista Cesare Berlingeri, diventando suo assistente. Nel 2001 si iscrive al-l'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, ritirandosi dopo quasi quattro anni, con l’intentodi sviluppare un discorso artistico estremamente libero e personale, senza condizionamentiaccademici.L’influenza del Maestro calabrese è palpabile nelle opere di Giovanni Fava, sia nella ricercadi materiali inconsueti, che negli accostamenti cromatici puliti, netti e, al contempo, dirompentie fortemente evocativi. Fava sottopone i suoi quadri a una metamorfosi scultorea, così comele opere tridimensionali diventano superfici per accogliere segni arcaici che si rivolgonodirettamente all’inconscio dell’uomo.Nel 2009, ha preso parte alla mostra Mondi Paralleli / Parallel Worlds, evento collaterale della53° Biennale di Venezia. Nel 2012, ha esposto le sue opere nella personale Segni infranti, aCatanzaro.

Over Senza titolo

GiovanniFava

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Natura morta Natura morta

Giuseppe Guerrisi (Cinquefrondi, 1984), laureato con il massimo dei voti presso l’Accademiadi Belle Arti di Reggio Calabria, indirizzo scultura, vive e lavora a Cittanova.Le opere di Giuseppe Guerrisi vivono al confine tra scultura e installazione, nascendo dalcurato assemblaggio di materiali di recupero. Residui naturali e artefatti si mescolano perrestituire freschezza all’antico genere della natura morta. Rami, muschi, fili d’erba, pietre eossa si adagiano in una cassetta di legno (Natura morta) o, in un’altra, restano sospeseall’intreccio di fili tesi (Stacco dimensionale), dando vita, alternativamente, a sottoboschiminiaturizzati e totem arcaici di resti animali e vegetali (Senza titolo).Nel 2012, ha partecipato al Premio Limen Arte, a Vibo Valentia e a Expo Bari, in rappresentanzadella Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Nel febbraio 2013,ha preso parte al progetto Via Artis. Sulle rotte mediterranee, tenutosi a Reggio Calabria.

Giuseppe Guerrisi

Prospettive

Senza titolo

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Salvatore Insana (Oppido Mamertina, 1984) vive e lavora a Roma. Ha frequentato il Damsdell'Università di RomaTre, concludendo il suo percorso magistrale, nel 2010, con un elabo-rato sul concetto di inutile. Con Elisa Turco Liveri, attrice, coreografa e performer, ha creato,nel 2011, la compagnia Dehors/Audela.Salvatore Insana è un artista poliedrico capace di sviluppare discorsi ricercati e coerenti inambito multidisciplinare, passando dalla video-arte al teatro, fino alla fotografia. Le tre operefotografiche in mostra, parte del progetto Space time lapse, intrise di teatralità, sovrappongonoun’intensa dimensione onirica a un paesaggio cupo e inquieto. Il video Davanti – In front ofrielabora la stessa inquietudine trasportandola in una dimensione di voyeurismo urbano,tra il tremore del sentirsi osservatore sotto osservazione, impostore nell'atto del guardaredi nascosto, registratore senza permesso.Nel 2013, ha preso parte agli eventi Fear Time, al Circolo degli Artisti di Roma, Visioni d’arte,presso Ca’Foscari Cinema, a Venezia e Entrée Video, presso l’Espace Synesthesie di SaintDenis, Parigi.

SalvatoreInsana

Davanti

Space Time Lapse, out of this timeSpace Time Lapse, finendoci dentro

Space time lapse, senza vita

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Giulio Manglaviti (Reggio Calabria, 1982) vive e lavora a Reggio Calabria. Nel 2006, conseguela laurea in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti della sua città natale. Il linguaggio pittorico di Giulio Manglaviti affonda le radici nell’astrattismo novecentesco dimatrice informale e, come per i suoi esponenti più vigorosi – da Emilio Vedova a Wols –, èl’estroversione artistica della parte più profonda dell’anima. Si tratta di veri e propri autoritrattidell’Io dell’artista e della sua incessante mobilità. Per questo motivo, Manglaviti li definisce“studi egoistici”: sono “-ismi”, istantanee, singole manifestazioni dell’instancabile attivitàdell’Ego.Nel 2012, ha partecipa a una collettiva d’arte contemporanea presso la New Art Gallery diCosenza e, nello stesso anno, è stato segnalato nella seziona pittura del Combat Prize,indetto dal Comune di Livorno.

GiulioManglaviti

Studio di un pensiero egoista

Egoismo rosso

Egoismo

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DomenicoMendicino Domenico Mendicino (Lamezia Terme, 1979) vive e lavora a Lamezia Terme.

Gli scatti di Domenico Mendicino trascendono la dimensione fotografica restituendo l’essenzascultorea e totemica naturale dei tronchi e dei rami degli alberi, che si trasformano in arterie,vene, capillari che trasportano la linfa del pianeta. Lo spettatore, immerso in un irrealesilenzio materico ha l’impressione di cogliere la sensazione tattile delle cortecce rugose, dicalpestare le foglie secche sparse nel sottobosco e di venire avvolto, insieme agli alberi stessiin una fitta nebbia che segna il passare del tempo e la caducità delle cose e delle loro singoleesistenze.Nel 2010, gli spazi espositivi di Palazzo Nicotera, a Lamezia Terme, hanno ospitato una suapersonale dal titolo L’Arte Nelle Mani tracce di antichi mestieri nella tradizione. Nel 2011,ha esposto l’opera Natura Oltre, presso il Museo del Presente di Rende (Cs).

senza titolo

senza titolo senza titolo

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6564

MirellaNania

Mirella Nania (Cinquefrondi, 1981) è art director, illustratrice, graphic designer e aiuto-registapresso il Tycho Creative Studio. Ha conseguito la laurea in Arti visive e discipline dellospettacolo, indirizzo Grafica d’arte, presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.I collage digitali di Mirella Nania celano un’eredità antica dietro un linguaggio visivo estre-mamente fresco e accattivante. L’opera My body is a cage appare come una rielaborazionecontemporanea delle illustrazioni settecentesche, in cui volumi di anatomia e di storianaturale si intrecciano in un inno al legame di appartenenza dell’uomo alla natura. Le operedella serie 19XX mescolano gli stessi richiami agli erbari e ai bestiari con la presenza delicatadi ritratti di bambini, gli stessi che sono i protagonisti del collage dal sopore metafisico diVita Nova.Nel 2011, ha partecipato alla collettiva Punto critico, presso il Museo del Presente di Rende.Nel 2012, ha preso parte alle mostre No Land Borders, presso la galleria Terrain Vague diCosenza e Le strade del paesaggio - Percorsi / Tempi Diversi, presso la Galleria d’Arte ProvincialeSanta Chiara, Cosenza.

Vita Nova

19XX #3

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GregorioPaone Gregorio Paone (Lamezia Terme, 1986), laureando del corso in Scienze della comunicazione

pubblica e sociale presso l’Università di Bologna, vive tra Maida (Cz) e il capoluogo emiliano. L’arte fotografica di Gregorio Paone riflette da vicino il suo percorso universitario. Si trattadi scatti estremamente comunicativi che in un solo fermo-immagine dalla grande forza evo-cativa riescono a restituire scorci sociali significativi di realtà molto distanti l’una dall’altra. Èl’acqua a fare da filo conduttore delle due opere in mostra. Gli schizzi generati dall’impetodelle onde che si schiantano contro la banchina, avvolgendo di un manto d’acqua un pe-scatore, si rispecchiano nelle fitte gocce di pioggia che cadono sulla medesima esistenzasolitaria, incarnata in un altro corpo, in un’altra parte del mondo.Nel 2012, in occasione del Calafrika Music Festival di Jacurso (Cz), ha esposto una raccoltadi sue opere sotto il titolo Il viaggio come metafora della vita.

Pescatore

Pioggia

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GiusyPirrotta Giusy Pirrotta (Reggio Calabria, 1982), ha conseguito il Master Degree in Belle Arti presso il

Central Saint Martin College of Art & Design di Londra, città in cui attualmente vive e lavora.Chroma è uno studio sulla percezione del reale esperito attraverso il filtro della finzione fil-mica, capace di giustapposizioni visive e sonore che ricreano scenari inesistenti, ma perfet-tamente verosimili. Il film, spiega l’artista, studia l’ambiguità della messa in scena tra reale ecinematografico, tra quello che lo spettatore percepisce e come questo è modificato attra-verso i mezzi di produzione e nello spazio di produzione e fruizione dell’opera. Nel 2011, ha vinto il Red Mansion Art Prize della Red Mansion Foudation di Londra, parteci-pando successivamente alla mostra curata da Eliza Bonham Carter presso la Royal Academyof Art. Nel 2013, ha preso parte alle collettive Journey to the center of my mind, presso lospazio Bunkhouse di Madrid e Le figlie di Eva, presso la Fama Art Gallery di Verona.

Chroma

Chroma

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HAND MADEFocus sulla scultura contemporanea – Giovanni Longo

Twin Lizards in studio 2013

legno di recupero, gommapiuma,ferro e supporti metallici

Epic 2012 legno di recupero, gommapiuma,ferro e supporti metalliciCm. 146 x 12 x 22

A cinquant’anni dai primi esperimenti di arte concettuale, in ambito contemporaneo non si placa la diatribatra chi considera di primaria importanza il pensiero che sottostà a un’opera, il suo concetto, e coloro che,al contrario, più legati a una tradizione artistica secolare, o addirittura millenaria, sostengono che nell’attodella creazione ex-nihilo dell’opera attraverso la manipolazione della materia continui a risiedere ilfondamento per giudicarne il valore artistico. Con questa sezione intendiamo prendere una chiaraposizione nel dibattito, seppur non così radicale quanto potrebbe apparire dal titolo. L’arte contempo-ranea vive di eccessi e, spesso, l’eccesso concettuale è risultato in un esaltazione dell’incomprensibilità,dell’ermetismo e, ancor peggio, dell’elitarismo. Siamo consci, tuttavia, dei rischi legati all’eccesso oppostoe di quanto sia spiacevole ritrovarsi faccia a faccia con opere tanto perfette visivamente quanto vuotenei contenuti. Per questo motivo abbiamo deciso di dar vita un focus sulla scultura contemporanea,dedicandolo a un giovane artista che crea con le mani le proprie opere, ma lo fa a partire da un concettoforte e incredibilmente attuale: quello dell’utilizzo di materiali di recupero, lignei o ossei. Giovanni Longoè il perfetto rappresentate di una nuova generazione di artisti che hanno metabolizzato la lezione con-cettuale – come testimonia la compresenza delle opere scultoree in legno insieme alla video-installazione“Zaleuco’s CAPTCHA” –, concretizzandola in un’idea di arte intesa come “téchne”, come “saper fare”, cheaffonda le sue radici nelle origini elleniche della nostra cultura e che, quindi, si addice perfettamente auna Biennale denominata “Magna Grecia”.

Andrea Rodi

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GIOVANNI LONGOGiovanni Longo (Locri, 1985) diplomato in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria,da diversi anni sperimenta molteplici linguaggi alla ricerca di soluzioni che possano descrivere al megliola precarietà contemporanea. Dal 2005 la sua attenzione si concentra principalmente sul legno di recu-pero con il quale, operando un parallelo tra elemento osseo e ligneo, rappresenta simbolici scheletri in-deboliti dal tempo. Sperimenta anche disegno, fotografia e video. È soprattutto la dimensione dellacasualità la costante del suo lavoro, aldilà del mezzo espressivo utilizzato. Questo diviene evidente nelrecupero del legno, ma lo è ancor di più nelle recenti videoinstallazioni realizzate in linguaggio di pro-grammazione Java o nei particolari allestimenti concepiti in luoghi ambigui come gli ascensori, i pontie tutti quei luoghi “di transito”. Nel biennio 2009/2010 è selezionato in diversi premi internazionali: ArteMondadori, Arte Laguna, Combat e vince il voto on-line nella sezione “installazione & scultura” al PremioCeleste per due anni consecutivi. Nel 2011 una sua opera viene esposta alla Tese di S. Cristoforo per ilPadiglione Italia/ Accademie alla 54° Biennale di Venezia. Nel 2012 prende parte al workshop “EurasiaWings”, nel quartiere M50 a Shanghai. Attualmente vive e lavora in provincia di Reggio Calabria

Uroboro smemorato 2011 legno di recupero, gommapiuma,ferro e supporti metalliciCm. 110 x 110 x 25

Zalenco’s CAPTCHA videoinstallazione

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MNEME D’AFFEZIONE,Un viaggio nella mente (mens) ipertestuale capace di ricostruirsi nella triangolazione delle differenzesu un'unica voce attraverso varie distanze di lettura. Un complesso di varie storie e differenti tesi adintegrarsi che pur mantenendo le proprie peculiarità vogliono costruire un ensamble a tre come sorgentedi equilibri. Vuole proporre una storia sui punti di partenza, sugli argomenti delle differenze argomentative apertaperché costruita in modo da integrarsi con altri materiali differenti, e nel suo complesso di varie storie,tentare una lettura sulla evoluzione dei concetti visivi espressi nelle distanze delle poetiche.Lo spazio di esecuzione è il teatro presente nella struttura espositiva.

“est-ce que tu peux me voir?”progetto a tre voci

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Maria Credidio nasce a Terranova da Sibari, in Calabria.Ha completato gli studi artistici nel 1978. Artista poliedrica e di ricerca, conduce intensa attività e ap-prezzata sperimentazione artistica. Espone in gallerie private e istituzioni pubbliche con mostre personalie collettive. La sua opera sia grafica sia pittorica ha seguito un percorso coerente in sintonia con le espres-sioni dell’arte del ‘900. Noti critici si sono interessati alla sua arte. Scrive il critico d’arte Paolo Levi: “…colpisce, nel suo procedimento inventivo, la determinazione di affrontare lo spazio come percorso aperto,nel contempo indefinito, strutturato lungo preziose scansioni sinuose: viene, infatti, sempre in soccorsodell’osservatore suggerendo appaganti chiavi di lettura…Ha preso parte a Simposi e Biennali nazionali ed internazionali e importanti fiere. Dopo la tragedia dell’11Settembre 2001, è stata presente nella 34^ strada di Manhattan con istallazioni per un “Progetto di Pace”.

MARIa CREDIDIO

Nasce, in Calabria, a Trebisacce(CS) il 10.04.41Insegna a Roma e all’Accademia di Belle Arti di Perugia. Espone in numerose città d’italia, in Germaniaed in Brasile. Nel 1996/97 partecipa alla biennale di Gubbio “ FORMA URBIS”. Nello stesso anno partecipaalla mostra-convegno “TEMPO E FORMA NELL’ARTE CONTEMPORANEA” presso l’università agli studi diCassino. Nel 1999 partecipa alla realizzazione del secondo convegno-mostra “SPORE” con l’universitàagli studi di Cassino. Nel 1998 pubblica con le edizioni “ Libro Italiano” di Ragusa la prima raccolta dipoesie dal titolo “FREQUENZE” . Nel 2001 partecipa ancora alla realizzazione di una terza convegno-mo-stra “INONIA, QUALE CITTA’ A VENIRE” presso l’Università agli studi di Cassino.Dal 2003 al 2006 compie numerosi viaggi in america latina, visitando il Brasile, il Perù e il Messico; a Sal-vador-Bahia realizza per una collezione privata collages di grandi dimensioni e numerose sculture fusein alluminio. E’ presente su invito nel 2006 alla biennale d’arte sacra di Teramo e alla biennale della scul-tura di carrara.   Nel 2006 l’università di Cassino edita “FORME DELL’ASSENZA “ di BRUNO CORA’, una let-tura critica sul suo lavoro. Nel 2007 pubblica una raccolta di poesie e immagini “ QUI E ALTROVE” contesti critici di Bruno Corà e Anna Angelucci.

ANTONIO GATTO

nasce in Umbria, a Terni il 9.06.74, consegue gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia , frequentaun corso di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bilbao, nel 2001 partecipa ad un workshop in Bosniaper la Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo. Nel 1996 inizia a Perugia con “LINEARMENTE” Galleria Atelier. Nel 1999 interviene a Volterra con una in-stallazione in loco“SCENA IMPOSSIBILE”,Teatro Persio Flacco a cura Bruno Corà e Aldo Iori.Nel 2000 partecipa ad un concorso video a Genova “WELLCOME BIENVENUS”. Nel 2001 viene invitata a “CARTUSIA” Certosa di Pontignano , espone a Sarajevo “Biennale Giovani Artistidel Mediterraneo” Museo Nazionale di Arte Moderna, è presente al Trevi Flash Art Museum per “LINEAUMBRA-01” a cura di Maurizio Coccia. 2004 Alassio “FILIGRANE” a cura di Giorgio Bonomi , Andora“PREMIO PARAXO ” con la presenza di Tommaso Trini. Tra il 2005/2007 espone al PITTI FILATI di FirenzeNel 2006 partecipa ed espone al concorso Treviso “L’ARTE PER IL COSTRUIRE” , ANCE. 2008 è invitata da Alberto Fiz e Walter Gasperoni ad Ancona per “ARRIVI E PARTENZE” Nel 2011 presenta a Perugia un’installazione per “SONNO” Palazzo Penna, a Varese è presente con unodei suoi abiti , “ABITUALMENTE” Galleria Duet a cura di Francesca Gattoni 2012 Burghley “Flora andFauna” Sculpture Garden. Infine nel 2013 realizza un’opera per “COSI’ IN CIEO COME IN TERRA ”, Carapacedi Arnaldo Pomodoro, Bevagna a cura di Andrea Baffoni e Francesca Duranti

LAURA PATACCHIA

“est-ce que tu peux me voir?”Io son quistampa fotografica su tela, cm. 130x178

Preludiofusione in bronzo, parrucca

Trasudazionivideo installazione

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