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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI
“FEDERICO II”
SCUOLA POLITECNICA E DELLE SCIENZE DI BASE
DIPARTIMENTO DI STRUTTURE
PER L’INGEGNERIA E L’ARCHITETTURA
LAUREA MAGISTRALE
IN INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA
Abstract
ANALISI SPERIMENTALE E MODELLAZIONE
NUMERICA DI NODI ESTERNI TRAVE-COLONNA
NON STAFFATI IN EDIFICI ESISTENTI IN C.A.
RELATORE CANDIDATO
Ch.mo Prof. Ing.
GERARDO MARIO VERDERAME
GAETANO D’AUSILIO
Matricola M56/355
CORRELATORE
Dott. Ing.
MARIA TERESA DE RISI
Anno Accademico 2014-2015
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Analisi sperimentale e modellazione numerica di nodi esterni trave-colonna non staffati in edifici esistenti in c.a.
Abstract
1
Il danneggiamento osservato a seguito dei più recenti eventi sismici e quello osservato in ambito
sperimentale sulle prestazioni sismiche di edifici esistenti in c.a., evidenziano la vulnerabilità delle regioni
nodali trave-colonna, le quali possono influenzare significativamente, con il loro comportamento non lineare,
la capacità sismica di edifici esistenti in c.a., a causa della scarsa cura dei dettagli strutturali, come la
mancanza di armature trasversali o la carenza di ancoraggio delle armature longitudinali delle travi, dovuti
all’assenza, in fase di progettazione, di un qualunque principio di gerarchia delle resistenze (capacity
design)..
Si definisce nodo la zona del pilastro che si incrocia con le travi ad esso concorrenti (D.M. 14/01/2008);
questo in genere viene presentato come “elemento fragile per eccellenza” in quanto non può subire altre
tipologie di crisi oltre a quella di tipo fragile, vale a dire: crisi a taglio prima (crisi di tipo J) oppure dopo
(crisi tipo BJ) lo snervamento delle armature longitudinali della trave (nell’ipotesi di trave debole – pilastro
forte) e crisi dell’ancoraggio delle armature longitudinali ancorate nel pannello nodale (crisi di tipo A) nei
casi di lunghezze di ancoraggio insufficienti.
Nella comune analisi dei telai spesso i nodi vengono considerati come punti infinitamente rigidi e
resistenti ma questo nell’ambito delle costruzioni esistenti porta ad errori talvolta notevoli nella valutazione
della risposta numerica; da diversi studi precedenti, infatti, risulta che i nodi possono influenzare fortemente
la risposta globale della struttura sia in termini di capacità resistente (massimo taglio alla base) che in termini
di capacità deformativa (drift ultimo); in particolare i contributi alla deformabilità complessiva dovuti ai nodi
trave-colonna che non possono essere trascurati, sono fondamentalmente due: (i) la deformazione tagliante
del pannello nodale e (ii) il contributo di fixed-end rotation dovuto allo scorrimento delle barre longitudinali
ancorate nel nodo.
Per modellare tutte queste fonti di non-linearità, esistono pochi approcci affidabili a causa della scarsa
informazione che è possibile ottenere, a riguardo, da prove sperimentali riportate in letteratura. In realtà sono
disponibili diversi modelli non-lineari, ma la maggior parte di essi non sono adatti per la valutazione di
edifici esistenti in cemento armato, sia perché sono stati sviluppati e calibrati per nodi confinati (quindi più
vicini alle strutture di nuova progettazione) sia perché spesso sono complicati da implementare in
simulazioni numeriche.
Modellare al meglio l’intersezione nodale, in sintesi, diventa fondamentale per predire in modo affidabile
e più realistico possibile la performance sismica (ad esempio espressa in termini di PGA capace) di un telaio
in c.a. e per una più accurata valutazione delle perdite (costi di riparazione) attese per un dato telaio per un
dato scenario di terremoto. D’altra parte, una buona modellazione passa necessariamente per il confronto con
la sperimentazione. L’obiettivo di questo lavoro pertanto è quello di riprodurre numericamente il
comportamento sotto azioni cicliche di intersezioni trave-colonna non staffate il più fedelmente possibile alla
loro risposta sperimentale, analizzandone nel dettaglio i meccanismi deformativi coinvolti e verificando la
“bontà predittiva” dei principali modelli di letteratura sviluppati per tali elementi.
Nello specifico nel presente lavoro di tesi vengono prese a riferimento alcune prove sperimentali che sono
state realizzate presso il Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura dell’Università di Napoli
“Federico II” (nell’ambito del progetto di ricerca STRIT in collaborazione con Stress-Scarl, 2014-2015),
fissando l’attenzione sui nodi esterni che manifestano una maggiore vulnerabilità rispetto a quelli interni
(come evidenziato dall’osservazione dei danni post-sisma, da studi di letteratura e come recepito dalle più
comuni normative, ad es. ASCE-SEI/41, 2007). In particolare sono stati testati quattro sub-assemblaggi di
nodi esterni trave-colonna in c.a. non staffati sottoposti a carichi ciclici, di cui due armati con barre nervate e
altri due armati con barre lisce; tali sub-assemblaggi, sono stati progettati adoperando prescrizioni e
normative italiane obsolete in modo da riprodurre le condizioni vigenti, per gli stessi, in edifici esistenti.
Nello specifico, sia per barre nervate che per barre lisce, è stata prevista una crisi di tipo J e una crisi di tipo
BJ. Le caratteristiche geometriche e di armatura dei provini sono riportate nella figura seguente (figura A.1).
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Analisi sperimentale e modellazione numerica di nodi esterni trave-colonna non staffati in edifici esistenti in c.a.
Abstract
2
molla di nodo
braccetti rigidi
Pannello nodale
AB
Figura A.1. Caratteristiche geometriche e di armatura dei provini
Nell’ambito della sperimentazione si è fatto particolare riferimento alla risposta globale e all’evoluzione
del danno osservato, nonché alla risposta locale con i principali meccanismi di deformazione e i principali
contributi di deformabilità legati alla regione nodale.
Successivamente è stata introdotta la modellazione finalizzata al confronto numerico-sperimentale. Un
primo approccio con nodo infinitamente rigido e resistente (come spesso viene trattato nell’analisi dei telai)
ha consentito di ribadire l’importanza del nodo e della sua modellazione nell’ambito di una corretta
valutazione della risposta numerica; step successivi hanno consentito poi di affinare il modello con
l’introduzione del comportamento non lineare del nodo, attraverso la definizione di una molla a “lunghezza
zero” che consente la sola rotazione relativa attraverso un modello costitutivo che descrive la deformazione
tagliante del pannello nodale ottenuta sperimentalmente, e che collega due nodi, A e B (figura A.2),
praticamente coincidenti (duplicazione del nodo). I due nodi sono bloccati da un vincolo “body” che
riconosce quale grado di libertà, la sola rotazione intorno all’asse perpendicolare al piano contenente il sub-
assemblaggio. Il nodo A (nodo master) è connesso ai
conci rigidi delle colonne mentre il nodo B (nodo
slave) è connesso al tratto rigido della trave. Tuttavia
è noto che nel campo della valutazione sismica,
specialmente nell’ambito degli approcci
“displacement-based”, è di fondamentale importanza
modellare correttamente tutte le fonti di deformabilità
del sub-assemblaggio, e quindi anche il contributo
legato allo scorrimento delle barre longitudinali.
Pertanto, l’approccio di modellazione proposto, per
tener conto esplicitamente di tutte le componenti
deformative appena chiamate in causa, è quello che
prevede di definire il contributo legato alla
deformabilità del nodo sulla base dei dati sperimentali
e calcolare su base meccanica quello legato allo
scorrimento delle barre ancorate nel pannello nodale.
30
4 20
beam
50
30
30
2,2
2,2
4 20
4,2
2,2
4 204 20
column
50
30
2,2
2,2
3,4
2,2
4 12
4 12
30
4 12 4 12
beam column
30
TEST #1D
TEST #2D
TEST #1P
TEST #2P
beam column
beam column
30
4 20
50
30
30
2,2
2,2
4 20
4,2
2,2
4 204 20
50
3,6
2,2
30
4 14
4 14
30
2,2
30
2,2
4 14 4 14
40
170
8/10cm130 62
8/5cm
120
62
8
/10cm
8
/5cm
120
8
/10
cm
8
/5cm
62
145170
210
40
40
210
40
30 165 30
180
225
15 30
145
50
140 mmsteel pipe
30
420
beam column
50
30
30
2,2
420
2,2
420 420
4,2
2,2
TEST# 1
TEST# 230
412
50
30
30
2,2
412
2,2
412 412
4,2
2,2
beam column
Figura A.2. Dettaglio molla di nodo
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Analisi sperimentale e modellazione numerica di nodi esterni trave-colonna non staffati in edifici esistenti in c.a.
Abstract
3
In particolare i contributi di deformabilità legati allo scorrimento delle barre ancorate nel nodo sono stati
definiti adoperando il modello di Sezen e Setzler (2008) seppur con una ricalibrazione della tensione di
aderenza; tale modello infatti nasce per barre nervate ancorate in blocchi di calcestruzzo che restano integri
(tipo colonne e/o fondazioni) mentre nei casi di studio si hanno barre nervate ma anche lisce e che si
ancorano in elementi che possono subire fessurazione, per cui sono previsti maggiori contributi di
deformabilità.
È stato realizzato in tal modo una sorta di “modello delle componenti” nel quale possono individuarsi tre
fonti principali di deformabilità, vale a dire quella tagliante del nodo, quella legata allo scorrimento delle
barre e quella flessionale degli elementi adiacenti al nodo; siccome la deformabilità derivante dal
comportamento flessionale è ben conosciuta e siccome è nota, dalle prove sperimentali, anche quella
tagliante del nodo, l’unica che va calibrata è quella relativa allo scorrimento delle armature ancorate nel
nodo. La calibrazione è stata effettuata con riferimento ai test BJ ed estesa poi ai test J, mantenendo il
rapporto tra la tensione prevista in fase elastica (ub = a√fc) e quella prevista in fase plastica (u’b) comunque
pari a 1:2, così come indicato da diversi Autori di letteratura (Lehman e Moehle (2000), Sezen e Setzler
(2008)) e in modo da rendere apprezzabile, quanto più possibile, il matching numerico-sperimentale in
termini di drift al picco e allo snervamento.
A tale scopo è possibile definire uno scarto in termini di spostamento (dnec), al picco e allo snervamento,
tra la risposta numerica ottenuta in assenza di slip e la risposta sperimentale; è evidente che tale scarto debba
essere “coperto” interamente dal contributo in termini di spostamento fornito dallo scorrimento delle barre di
trave e colonne (di seguito dslip) ancorate nel nodo; pertanto è possibile definire, al variare della tensione di
aderenza adimensionalizzata (), la seguente funzione di errore (figura A.3):
𝑓(𝛼) =𝑑𝑛𝑒𝑐 − 𝑑𝑠𝑙𝑖𝑝
𝑑𝑛𝑒𝑐× 100
Barre NERVATE Barre LISCE
Figura A.3. Funzioni di errore per la tensione di aderenza: barre nervate (a) e barre lisce (b)
I valori scelti per la tensione di aderenza sono sintetizzati nella tabella seguente (tabella a.1):
Tensioni di aderenza Fase elastica Fase post-elastica
ub [MPa] u'b [MPa]
Barre
NERVATE
Test #1 0.75 √𝑓𝑐 -
Test #2 0.75 √𝑓𝑐 0.375 √𝑓𝑐
Barre LISCE Test #1P 0.14 √𝑓𝑐 -
Test #2P 0.14 √𝑓𝑐 0.07 √𝑓𝑐
Tabella a.1. Tensioni di aderenza calibrate
-100
-80
-60
-40
-20
0
20
40
60
80
100
0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1
Erro
re [
%]
[MPa0,5]
Barre NERVATE
Yielding
Picco
val.
scel
to: 0
,75
-100
-80
-60
-40
-20
0
20
40
60
80
100
0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1
Erro
re [
%]
[MPa0,5]
Yielding
Picco
val.
scel
to: 0
,14
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Analisi sperimentale e modellazione numerica di nodi esterni trave-colonna non staffati in edifici esistenti in c.a.
Abstract
4
Effettuata la calibrazione delle tensioni di aderenza, sono stati ottenuti i confronti numerico-sperimentali
che si riportano di seguito (figura A.4):
Test #1 Test #2
Test #1P Test #2P
Figura A.4. Confronti numerico-sperimentali in termini di risposta globale
Da tali confronti è possibile osservare un buon matching allo spostamento di picco, seppur con qualche
valore di resistenza numerica minore rispetto a quella sperimentale (in modo particolare per il Test#2 e per il
Test# 1P) a causa della simmetrizzazione del legame sperimentale; raggiunto il picco, si osserva un
softening, dettato dal degrado di resistenza del nodo, che segue discretamente quello sperimentale.
Infine, oltre al confronto numerico-sperimentale, vengono proposti anche confronti con modelli “shear
stress-strain” presenti in letteratura; in particolare, per ognuno dei test analizzati, il confronto tra la risposta
numerica e quella sperimentale è stato eseguito, in corrispondenza di tre punti, i quali sono considerati essere
rappresentativi del comportamento pre-picco, della risposta al picco e del comportamento post-picco, e che
possono essere individuati con riferimento ai seguenti enti statici o deformativi (figura A.5):
drift corrispondente alla forza di picco sperimentale (errore e[Dpicco]);
drift corrispondente al 60% della forza di picco sperimentale (errore e[D60]);
forza corrispondente al drift relativo all’ultimo punto della risposta sperimentale (errore e[Fres]).
-90
-70
-50
-30
-10
10
30
50
70
90
-120 -90 -60 -30 0 30 60 90 120
Vb
[kN
]
d [mm]
Confronto numerico-sperimentale: Test #1
risposta ciclicainviluppo sper.no slipslip (0.75)
-70
-50
-30
-10
10
30
50
70
-40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40Vb
[kN
]
d [mm]
Confronto numerico-sperimentale: Test #2
risposta ciclicainviluppo sper.no slipslip (0,75)
beam yielding
-90
-70
-50
-30
-10
10
30
50
70
90
-120 -90 -60 -30 0 30 60 90 120Vb
[kN
]
d [mm]
Confronto numerico-sperimentale: Test #1P
risposta ciclicainviluppo sper.no slipslip (0,14)
-60
-40
-20
0
20
40
60
-60 -45 -30 -15 0 15 30 45 60Vb
[kN
]
d [mm]
Confronto numerico-sperimentale: Test #2P
risposta ciclicainviluppo sper.no slipslip (0,14)
beam yielding
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Analisi sperimentale e modellazione numerica di nodi esterni trave-colonna non staffati in edifici esistenti in c.a.
Abstract
5
(a) (b) (c) Figura A.5. Rappresentazione schematica degli errori in termini di: (a) drift di picco (e[Dpicco]), (b) drift al 60% della
forza di picco (e[D60]) e (c) forza residua (e[Fres]).
Gli errori appena definiti sono inoltre rappresentati graficamente nella figura seguente (figura A.6), per
ognuna delle simulazioni prese in considerazioni (inviluppo sperimentale, Park e Mosalam (2013), Jeon et al.
(2015), Celik e Ellingwood (2008) e De Risi (2015)).
(a)
(b)
(c)
Figura A.6. Errore in percentuale in termini di: (a) drift di picco (e[Dpicco]), (b) drift al 60% della forza
di picco (e[D60]) e (c) forza residua (e[Fres]), per “nonlinear joint” (pl. diffusa)
Nel caso di “inv. sperimentale”, per i test J, è possibile osservare un errore non trascurabile, in termini di
drift, al 60% della forza di picco (D60); ciò è da attribuire al fatto che la suddetta calibrazione è stata
effettuata in modo da rendere minimo lo scarto numerico-sperimentale in termini di deformabilità al picco e
allo snervamento (se presente), e quindi non curando in maniera accurata il matching in fase di pre-picco.
Vb
Sperimentale
Numerico
peak,num peak,sper
e[D picco]
Vb
Sperimentale
Numerico
e[D 60]
60,num 60,sper
Vb
Sperimentale
Numerico
res,sper
e [F
res]
-80
-60
-40
-20
0
20
40
60
80
e[D
60]
(%)
Test #1 Test #2 Test #1P Test #2P
"Nonlinear joint"
Inviluppo sperimentale C&E P&M Jeon et al. De Risi
-160
-120
-80
-40
0
40
80
120
160
e[D
picc
o]
(%)
Test #1 Test #2 Test #1P Test #2P
"Nonlinear joint"
Inviluppo sperimentale C&E P&M Jeon et al. De Risi
184,
41
-80
-60
-40
-20
0
20
40
60
80
e[F r
es]
(%)
Test #1 Test #2 Test #1P Test #2P
"Nonlinear joint"
Inviluppo sperimentale C&E P&M Jeon et al. De Risi
-
Analisi sperimentale e modellazione numerica di nodi esterni trave-colonna non staffati in edifici esistenti in c.a.
Abstract
6
Per quanto concerne il confronto con i modelli di letteratura, si osserva che la risposta al picco (Dpicco), nei
casi dei test di tipo J, è ben simulata dal modello di Park e Mosalam (P&M) (errore pari a -0.08% e 0.66%
rispettivamente per i Test #1 e #1P); errori leggermente maggiori sono generati dai modelli di Celik e
Ellingwood (C&E) e De Risi. Per quanto riguarda invece i test di tipo BJ, è possibile osservare che la
migliore corrispondenza è offerta dal modello De Risi, seguito dal modello Park e Mosalam (P&M); gli
errori maggiori in questo caso sono generati dal modello Jeon et al. (Jeon), in modo particolare per i test BJ
(184.4% e 141.5%, rispettivamente per i Test #2 e #2P).
Per quanto riguarda invece la risposta, in termini di drift al 60% della forza di picco (D60), è possibile
osservare una sorta di equivalenza tra i vari modelli a meno di qualche picco di errore fatto registrare ad
esempio dal modello di Park e Mosalam (P&M) per i test BJ (41.5% e 70.6%, rispettivamente per i Test #2 e
#2P), Jeon et al. (Jeon) per il Test #1 (-32.2%) e De Risi per il Test #1P (66.7%).
Infine si osserva che l’errore in termini di forza residua (Fres) è reso minimo dal modello di Park e
Mosalam (P&M), seguito dal modello De Risi. Al contrario si osserva che il modello di Jeon sottostima
notevolmente la forza residua nei casi dei test J mentre la sovrastima negli altri casi; il modello di Celik e
Ellingwood (C&E), infine, è quello che funziona peggio, sovrastimando in tutti i casi tale resistenza.
Conclusioni
Da tale studio, in sintesi, è risultata essere evidente l’importanza del nodo, e il modello definito in ultima
analisi vuole rappresentare la possibilità di introdurre quest’ultimo e i contributi di deformabilità ad esso
legati nella comune analisi dei telai.
È apparso evidente il bisogno di un ulteriore sforzo, specialmente verso una migliore calibrazione della
deformabilità del nodo, e, quindi, un’analisi più approfondita di prove sperimentali su nodi non staffati;
importante sarà anche aggiornare i modelli che consentono di calibrare la deformabilità associata allo
scorrimento delle barre ancorate nel nodo. A tali propositi potrebbe essere interessante realizzare un lavoro
simile a questo per tutti i test relativi a nodi non staffati presenti in letteratura, in modo da poter aggiornare le
considerazioni riportate nel precedente capitolo, ad un numero di prove sperimentali che sia il più ampio
possibile.
Ulteriori sviluppi futuri potranno essere mirati a condurre analisi sotto carichi ciclici, al contrario di
quanto fatto nel presente lavoro, al fine di affinare ad esempio la calibrazione delle stesse tensioni di
aderenza nel caso di carichi ciclici oppure per calibrare i parametri che descrivono la forma del ciclo
isteretico.
Inoltre importante sarà anche arricchire il database relativo alle intersezioni trave-colonna rinforzate con
barre lisce, in modo da poter effettuare migliori considerazioni probabilistiche e affinare i modelli predittivi
di resistenza, in quanto è vero che le barre lisce non sono più utilizzate ma è anche vero che costituiscono,
tutt’ora, la maggior parte del patrimonio strutturale presente in Italia.
Bibliografia
Celik O.C. e Ellingwood B.R. (2008). Modeling Beam-Column Joints in Fragility Assessment of Gravity Load Designed
Reinforced Concrete Frames. Journal of Earthquake Engineering, 12:357-381.
De Risi M.T. (2015). Seismic performance assessment of RC buildings accounting for structural and non-structural elements.
Tesi Ph.D, Università di Napoli “Federico II”, Napoli, Italia.
Jeon J.S., Lowes L.N., DesRoches R., Brilakis I. (2015). Fragility curves for non-ductile reinforced concrete frames that exhibit
different component response mechanisms. Engineering Structures, 85, 127-143.
Park S. e Mosalam K.M. (2013). Simulation of Reinforced Concrete Frames with Nonductile Beam-Column Joints. Earthquake
Spectra, 29(1), 233-257.
Sezen H., Setzler E.J. (2008). Reinforcement slip in reinforced concrete columns. ACI Structural. 105-S27, pp. 280-289. Lehman D.E. e Moehle J.P. (2000). Seismic Performance of Well-Confined Concrete Bridge Columns. PEER Report, No.
1998/01, Pacific Earthquake Engineering Research Center, University of California, Berkeley, USA.