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BENTORNATO 40 Maggio 2016 Numero 18.000

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BENTORNATO40

Maggio 2016

Numero

18.000

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in questonumero

Maggio 2016

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SpecialeBentornato GiacintoMarco PannellaAlessandro MissonFranca ScagliariniMarcello MartelliPatrizia Lombardi

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La vignetta diKE T’IMMATTIT’!Ivan Di Marcello

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Renzi firma il patto con L’AbruzzoPatrizia Lombardi

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L’isola pedonale alla teramana è senza senso Patrizia Lombardi

22

Un’autostrada da Basciano fino a RosetoPietro Colantoni

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Appena tre bandiere per sette sorellePietro Colantoni

29

Dal Gran Sasso all’Etna in sella alla passione

30

Grande sfida a Villa Petto per il primo Torneo della Rinascita

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Adiconsum in prima linea assieme al Corecom Veronica Marcattili

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800210002, si chiama screening e salva la vita

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L’Abruzzo si raccontain mille modiSimone Gambacorta

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Quando ci si mastica poco a pocoSimone Gambacorta

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La Scienza in ValigiaA BisentiMarco Santarelli

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LuoghiSanta Maria di RonzanoDomenico Di Baldassarre

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Sono solo animali? Tu chiamale se vuoi emozioniFrancesca Alcinii

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Diritto di Replica Via Capuani e via IrelliManuel Ciardelli

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La notte prima del rientro della salma, sognavo di andare in giro per Teramo a chiamare i bambini per portarli a vedere Marco Pannella esposto alla sala consiliare del Municipio. Nel so-gno mi sembrava una cosa im-portante da fare. In piazza c’era una gran festa, ma in Comune era appena rientrato da Roma il feretro del più grande terama-no della storia, internazionale e cittadina, fresco di celebrazione da parte delle massime autorità in Parlamento, e poi, in piazza Navona, dal popolo dei diritti, del-la libertà e degli ultimi: i radicali, insomma. Caspita, è proprio un teramano - mi dicevo nel sogno - e la preoccupazione era che una cosa del genere potesse sfuggire proprio ai bambini che giocava-no in piazza Martiri. Quelli che non l’avevano mai visto in tele-visione. Quelli che non avevano mai sentito mamma e papà te-ramani dargli del pazzo o del vi-sionario. Quelli che come tanti altri pensavano “bravo Pannella l’idealista”. Io una volta Pannella

l’ho votato: mi pare fossero le eu-ropee del ’99, ma a dire il vero mi sono anche pentito. La notte del ritorno della bara tra gli ap-plausi, però, Pannella ha fatto un grande regalo a tutti i teramani. Anche a me. Il riavvicinamento a Teramo è stato lungo e sofferto, e forse per molti non è stato an-cora risolto. Ma Giacinto Marco Pannella, l’alieno, il lupo, l’orso, mulo o leone abruzzese, ha vo-luto ricambiare questo affetto re-galando alla sua città il momen-to sommo della sua esistenza. Quello della sepoltura. Giacinto

Marco Pannella riposa al cimite-ro di Cartecchio. A Teramo, dove tutto è iniziato. Non conta se nei giorni del lutto l’hanno chiamato “pescarese” o ci hanno definito “teramesi”. Conta invece che il mondo creato da Marco Pannella sia tornato a Teramo, attraverso il suo stesso corpo. Per ricordare a tutti i teramani che è stato un radicale, socialista, liberale, fe-deralista-europeo, anticlericale, antiproibizionista, antimilitari-sta, non violento. Un gran rom-picoglioni. Sì, proprio di Teramo, bambini.

Graziedi tutto

Alessandro Misson

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di Ivan Di MarcelloLa Vignetta

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È stato il mondo della li-bertà, della cultura, degli intel-lettuali. Ed è partito da Teramo. Incredibile: Marco Pannella è teramano. Come la torre del Duomo, i portici, come Fumo, i due leoni e il Tordino. Contro i bigotti e gli ipocriti e gli sfrutta-tori e i prepotenti c’era sempre lui. In Italia, in Burkina Faso, in-catenato alla ruspa del lotto 0. Lui era in Abruzzo al consiglio regionale, all’Aquila e a Teramo al consiglio comunale e riem-piva le porte quando passava per la stazza e riempiva l’aula, quando parlava, per la statu-ra. Nelle assise che l’hanno vi-sto protagonista riecheggiano ancora le citazioni di Ignazio Silone, il richiamo al senso delle Isituzioni. E il suo profumo, l’e-leganza delle giacche romane, lo sfizio delle pochette di “quel negozietto che sai... ne ha di

tutti i tipi”. Con la provocazione dei capelli lunghi e la sfida del-le Celtic non aspirate, divorate, come la vita, la politica, la pa-rola, i nemici. Ne ebbi paura a lungo: troppo alto, troppo gros-so, troppo “altro” per me. Poi lui mi considerò e io gli volli bene. Imparai, facevo la giornalista per l’Ansa, a registrare ogni sua parola perché ne diceva di tutti i colori e con tali acrobazie verba-li che alla fine la colpa era sem-pre dei giornalisti, che avevano capito poco (se non vedeva i titoli sparati) o male (quando il titolone gli scatenava contro le ire di qualcuno). Ma era sempre lui a fare andare la giostra e poi rideva e ti ricordava che era il gioco delle parti e che lui ti ri-spettava. Poi lasciava Teramo,

lo Sporting, dove convocava conferenze stampa alle 3 del sabato pomeriggio, per chiede-re l’impeachment per Cossiga e mettere in difficoltà me (gli di-cevo così) che sbobinavo, sbobi-navo, sbobinavo, prima di scri-verlo. Lui intanto era ripartito, salutando divertito, raccontan-do che Mirella lo aspettava. E Teramo tornava più piccola e respirava di meno. Come ades-so, come me in questo momen-to. Tutto è torna al suo posto, però. Giacinto Pannella, detto Marco (come hanno recitato per anni i manifesti elettorali affis-si sui muri di tutt’Italia, là dove ce n’era bisogno) è tornato a Teramo. Si porta dietro il mondo e rimane qui, a soffiare per farci respirare tutti un po’ di più.

Gigantedi statura

FrancaScagliarini

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Conoscerlo e averlo se-guito per una vita, non significa che sia facile tracciarne il ritrat-to. Come non è semplice ricor-dare la figura di Marco Pannella in tutta la sua complessa unici-tà. Non credo sia possibile acco-starlo ai politici e agli statisti del passato e del presente. Marco era se stesso con la sua coeren-za, originalità, testardaggine tutta abruzzese e se ne vantava. Ultimo grande liberale ancora sulla scena, giovanissimo ave-va frequentato a Napoli la casa e la scuola di Benedetto Croce, amico dell’omonimo congiunto don Giacinto Pannella. Il leader radicale non era solo “aborto e divorzio”, come molti sempli-ficano, ricordando le sue bat-taglie civili che, con tutti noi, hanno fatto crescere l’Italia. Un Paese decisamente peggio-re senza chi si è speso, con co-raggio e determinazione, contro tutte le ingiustizie in difesa dei più deboli e di chi non ha voce. Partecipazione, cambiamento, innovazione, democrazia, non violenza: parole che non avreb-bero senso e significato nella politica nazionale e nella vita civile, senza il protagonista vi-sionario di tante iniziative coin-volgenti. Per affermare i diritti negati e le libertà conculcate, come ha fatto fino all’ultimo anche per umanizzare il car-

cere e la pena per i detenuti. Il vecchio leader radicale ha insegnato a essere diversi con i suoi digiuni, le sue battaglie ripetitive e insistenti. Sempre attento ai diritti degli altri, mai ai suoi, da maestro di politica e antipolitica allo stesso tempo. Certamente, l’unico vero gran-de riformista che sia apparso sulla scena, come un politico a lui vicino ha riconosciuto. Con il rammarico che, ai tempi di Tangentopoli e con l’uscita di Bettino Craxi dalla scena, non abbia voluto accettare di assu-mere la guida del Psi. “Con lui a capo dell’area socialista - ha aggiunto il suo estimatore - la storia d’Italia sarebbe stata tut-ta diversa, anche se Pannella l’ha cambiata lo stesso in tan-ti altri modi”. Come sottoscri-ve anche l’ex presidente della Camera, Bertinotti, afferman-do: “Pannella ci ha resi tutti meno stupidi”. Non è riuscito tuttavia a vincere alcune bat-taglie importanti, che restano sempre aperte, come quella per una “giustizia giusta”, avviata con il “caso Tortora” e adesso, con l’assenza del carismatico leader radicale, tutto sarà più difficile.Non era semplice essere sem-pre d’accordo con l’uomo che amava la politica più di se stes-

so, di cui si serviva per le sue battaglie civili, senza mai ser-virsene per fini personali. Tant’è che non aveva mai badato alla carriera. Né ai posti di sotto-segretario o ministro, coerente com’era nel suo accanito anti-partitismo. Da paladino dei più deboli che, con il suo carisma, sapeva parlare ai potenti. “Un grande uomo -ha telefonato a radio radicale un ammiratore in lacrime - che ha dato tanto, ricevendo poco. Che ha trasfor-mato milioni di italiani in libe-rali e credenti a loro insaputa”. Marco Pannella, infatti, ha ri-cevuto poco dagli elettori (che non lo hanno mai votato abba-stanza); dalle istituzioni (che non hanno mai preso in consi-derazione la nomina a senato-re a vita); amato poco persino dalla sua città (dove è tornato per l’ultimo approdo), che solo a pochi giorni dalla morte gli ha conferito la cittadinanza onora-ria. Marco, da gentiluomo qual era, accettava tutto. Anche da-vanti ai potenti che lo andava-no a trovare per l’ultimo saluto ha affermato la sua teramanità, parlando in dialetto e bevendo il caffè, fra una sigaretta e l’al-tra, con una tazzina di cerami-ca castellana cara a sua madre. Semplice fino all’ultimo nella sua grandezza.

Il grandenemico delle ingiustizie

MarcelloMartelli

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C’è un qualcosa che ri-corda certe vecchie foto di fa-miglia scattate in un interno, nelle immagini che hanno fis-sato la consegna della chiave della città di Teramo a Marco Pannella, teramano eccellente e protagonista graffiante delle più belle battaglie civili. Una chiave per il riconoscimento più alto, la cittadinanza ono-raria. Quella stessa chiave recapitata “a domicilio” il 13 maggio, pochi giorni prima della morte, nella casa romana del leader dei Radicali da una ristretta ma significativa de-legazione cittadina: il sindaco Maurizio Brucchi con addosso la fascia tricolore accompa-gnato dal segretario Vinicio Ciarroni; un pezzo del cuore ra-dicale teramano che batte con Vincenzo Di Nanna e Laura De Berardinis; l’onorevole Paolo Tancredi; l’amico Piero Chiari-ni di “Teramo Nostra”, la consi-gliera comunale di opposizione Maria Cristina Marroni. Scatti fotografici che hanno siglato, proprio come accade nel ritro-varsi delle famiglie, quell’af-fetto che riesce a saldare sem-pre, anche al di là di antiche e profonde incomprensioni, distinguo, differenze. Che, nel caso di Pannella e Teramo, per anni, avevano portato il nome

del Lotto zero. Il tempo poi ha spiegato e chiarito, restituendo un amore antico e reciproco, sin da quel novembre del 2011, quando alla Banca di Teramo si strinsero pubblicamente la mano il Radicale Marco Pan-nella e il Democristiano Anto-nio Tancredi. Marco che ha sempre amato la sua Teramo, il dialetto, le facce e i nomi familiari del vivere in provincia, il vissuto e anche il solo ricordalo. Marco che di Te-ramo è un figlio eccellente e a sua volta molto amato e un po’ dispiace che a dirglielo, quan-to la città lo senta patrimonio di intelligenza ed energia, ci sia voluto così tanto tempo. La consegna della chiave che bril-la nella custodia rossa avviene tra le tazzine e le mattonelle di Castelli, un ironico Tapiro d’o-ro, un barattolo di Coca Cola light e la scatola degli imman-cabili sigari sul tavolo. Là dove il vecchio leone, anzi solo il le-one perché chi conosce l’arte del ruggito più nobile ruggirà per sempre giovane, è stato co-stretto da precarie condizioni di salute. E non è un caso se Pannella con i teramani che sono andati a trovarlo, ha ri-

vendicato l’uso di quel dialet-to che sentiva suo, quello dei Marco e dei Giacinto e di un casato tutto che ha attraver-sato la vita della città apruti-na. L’allegria gli attraversa lo sguardo bambino: “Ssà chijv è fazz… e sacc’ pure chi l’ha fatt!” (Questa chiave è falsa e so anche chi l’ha fatta), scher-za. A commuoverlo sono inve-ce le parole che, dalla perga-mena, gli legge il tesoriere del Partito Radicale, Maurizio Tur-co, le stesse che incidono un prezioso cammeo della vita di Marco. Intenso l’omaggio della consigliera Marroni passando per le parole che a Pannella de-dicò nel ‘74 Pier Paolo Pasolini: «Nessuno dei rappresentanti del potere parlamentare (quin-di sia del governo che dell’op-posizione) sembra, neanche minimamente, disposto a “compromettersi” con Pannella e i suoi compagni. La volgari-tà del realismo politico sembra non poter trovare alcun punto di connessione col candore di Pannella, e quindi la possibilità di esorcizzare e inglobare il suo scandalo. Il disprezzo teologico lo circonda. Da una parte Ber-linguer e il Cc del Pci; dall’altra

Lo scherzodi Pannella

Patrizia Lombardi

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i vecchi potenti democristiani. Quanto al Vaticano, è molto tempo ormai che lì i cattolici si sono dimenticati di essere cri-stiani». Roba autentica, suona-ta ancor più potente nei giorni dell’omaggio a Pannella sdo-ganato da Renzi e visitato dal-le celebrità, in una lunga serie di selfie dalla quale non siamo

sfuggiti nemmeno noi terama-ni. A Roma è stata celebrata una pagina bella della storia di tutta la politica che Marco, nel tempo, ha attraversato: da quella locale di piazza Orsini in cui era tornato per parla-re un linguaggio alto a quella internazionale vissuta, come recita Wikipedia, da radicale,

socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, anti-proibizionista, antimilitarista, nonviolento e gandhiano. Ma anche una pagina bella per Teramo, in un momento deli-cato. Per tutto questo, e altro ancora, non può esserci che un “grazie, Marco”. E l’eco di un applauso infinito.

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Serve la tenacia abruzze-se. «La stessa tenacia di cui ha bisogno il nostro Paese». Ha parlato così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il 17 maggio scorso all’Aquila per la firma del MasterPlan per l’A-bruzzo: 77 interventi per 1,5 mi-liardi di euro. La sua è la terza volta in Abruzzo in nove mesi. Sul palco a incorniciare il tavolo della firma, i sindaci dell’Abruz-zo, con il colpo d’occhio delle fa-sce tricolori. Al centro del palco dell’ Auditorium Renzo Piano, voluto per la città nel post-si-sma, il tavolo con il premier, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, e il presidente del-la Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso. Entrando Renzi ha rivolto un applauso ai sindaci. «Abbiamo messo molte risorse per voi, buon lavoro» ha detto

il premier parlando agli ammi-nistratori cui ha rivolto anche un lieve inchino. «Io mi metto a sinistra» ha poi detto con una battuta prima di sedersi al cen-tro del tavolo. «Il Masterplan per l’Abruzzo mi piace molto, perché ci sono 77 progetti con-creti. D’Alfonso ha utilizzato la sua tecnica da sindaco, insie-me ai tanti sindaci. I progetti sono cantierabili e verificabili e quindi è un fatto molto positi-vo - ha affermato sottolineando

Masterplan. D’Alfonso incassa il placet su 1,5 miliardi di euro per 77 opere pubbliche prioritarie. Ecco tutti gli interventi teramani

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Renzi firmail patto conl’Abruzzo

che - i 15 patti per il Sud sono pronti» e il piano abruzzese ha una visione organica e «non è una lista della spesa». Tra i 77 interventi, la diga di Chiauci, al confine tra Abruzzo e Molise, da 40 anni in attesa di comple-tamento. Poi, la banda larga, le piste ciclabili e “Abruzzo regio-ne della vista”, 18 milioni per i dottorati di ricerca, 140milioni di euro per i depuratori a servi-zio dell’economia turistica. Tra le priorità anche l’ex manico-mio di Teramo con 35 milioni di euro per fare in modo che di-venti un attrattore culturale per l’Università e la città di Teramo. Così come per lo Zooprofilattico ed il nuovo Polo AgroBioServ che dovrebbe integrare UniTe e Izs. Poi 190 milioni di euro per la Fondo Valle Sangro e 85 per il quarto lotto della Teramo mare, da Mosciano fino a Giulianova/

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PatriziaLombardi

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«Sosterrò tutto il tuo processo di riforma. Grazie al tuo incorag-giamento oggi siamo qui». .

Il discorso del premier. L’Italia negli ultimi anni ha vi-sto la sua economia “crollare”, piegata dal “danno pazzesco” prodotto dal fiscal compact: «Spendevamo quaranta miliar-di all’anno di investimenti, sia-mo passati a venti». Anche per questo, per ridare slancio alle regioni più sofferenti del Paese, Matteo Renzi spiega l’urgenza di firmare due nuovi Patti per il Sud. «Per porre fine, con pro-getti concreti, alla stagione dei fondi a pioggia, dei soldi eu-ropei non spesi e delle mance elettorali», promette il premier a L’Aquila. E rivendica un cam-bio di impostazione, nel giorno in cui festeggia l’accordo con l’Ue su nuovi margini di fles-sibilità: «Meno di quanto avrei voluto ma un riconoscimento al Paese». Sono sedici i “pat-ti” che il governo sta firmando con Regioni e città metropo-litane del Sud. Per l’Abruzzo, con il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, Renzi sigla un elenco di 77 interventi da circa 1,5 miliardi. Nello stesso giorno, per l’area di Bari con il sindaco Antonio Decaro c’è

Cologna Spiaggia. E ancora: ve-locizzazione del collegamento ferroviario L’Aquila - Pescara; prima fase del progetto di ve-locizzazione linea ferroviaria Pescara - Roma: raddoppio del-la tratta Chieti-Pescara. Quindi L’Aquila, che Renzi ha visitato lo scorso 25 agosto annuncian-do proprio dal capoluogo abruz-zese i Patti per il Sud, ma allora accolto da un corteo di conte-statori. Stavolta atmosfera più tranquilla, anche se non sono mancati i presidi di lavoratori in protesta ed i fischi, con i sin-dacati ricevuti da De Vincenti. Proprio sulla città dell’Aquila scambio di battute benevole di Renzi nei confronti del sinda-co Massimo Cialente: «Ho vi-sto che Cialente e De Vincenti hanno discusso a lungo, quindi troveranno la soluzione». E poi: «Non entro nel merito dei pro-getti del MasterPlan altrimenti Cialente porta via altri soldi a De Vincenti: già fatto!». «La città che ti ospita è una città ferita che si è rimessa in cam-mino. Da quando ci sei tu - ha detto D’Alfonso al premier- ab-biamo avuto una dotazione ag-giuntiva di risorse economiche. Abbiamo 6 miliardi di euro e 92 gru in funzione». Infine i saluti e i ringraziamenti di D’Alfonso:

l’impegno per 230 milioni a 41 Comuni. Ma in compenso Renzi suggella la “pace” con Michele Emiliano, che aveva minac-ciato di dire no al patto per la Regione Puglia.«Impegni concreti e verifica-bili”, rivendica a più riprese Renzi. A L’Aquila lo accolgono i fischi di un gruppo di un cen-tinaio di lavoratori delle azien-de Brioni, Vesuvius e Globe Networks: il sottosegretario alla presidenza Claudio De Vincenti si ferma a parlare con loro e si impegna a seguire le loro ver-tenze. Dentro l’auditorium del capoluogo abruzzese, il presi-dente del Consiglio si sofferma sui tre pilastri dell’azione del governo che hanno prodotto, ri-vendica, “risultati innegabili” e avviato una “fase meravigliosa” per il nostro Paese. “Dal 2014 abbiamo combattuto per la fles-sibilità in Europa, dopo l’errore del fiscal compact che ha pie-gato gli amministratori locali. Poi abbiamo detto basta alla paura dell’immigrazione, in un tempo in cui si sta affermando la paura e non il coraggio. Ora potremo fare cose importanti sulla cultura” e “tornare a for-mare classe dirigente partendo dal Sud”. Ma, sottolinea Renzi, “non servirà a niente se non riusciamo a riformare la cosa pubblica: è inutile fare discorsi se poi un imprenditore ci mette quattro anni ad aprire un’azien-da”. Ai sindaci presenti in sala, ha lanciato un messaggio ras-sicurante: “Siamo sempre pre-occupati quando si tratta di fir-mare, perché pensiamo: ‘chissà se questo è da Corte dei Conti’, ‘chissà cosa succede...’. La fir-ma fa paura. Ma la firma è qual-cosa di meraviglioso. Consente

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a ciascuno di noi di assumersi un pezzo di responsabilità».

Il Masterplan teramano. «Oggi è una giornata storica per l’Abruz-zo e per la provincia di Teramo. La firma del “Masterplan Abruzzo” da parte del Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha sancito l’impegno del Governo ad investire risorse per oltre un miliardo e mezzo di euro in una serie di interventi per i pros-simi anni che seguono una chiara strategia di crescita economica so-ciale e culturale della nostra regio-ne ed in particolare per la nostra provincia». All’assessore regionale Dino Pepe, rappresentante tera-mano nell’esecutivo regionale, il compito di illustrare nel dettaglio gli interventi per la provincia di Teramo, sottolineando che “tut-to questo conferma l’attenzione condivisa dalla Giunta Regionale per la provincia di Teramo e si tra-duce in una sinergia di interventi per valorizzare la ricchezza del suo territorio e la sua posizione strate-gica nella direttiva Nord-sud del versante adriatico e la sua grande vocazione turistica e produttiva. Ringrazio per la preziosa collabo-razione il Capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale Sandro Mariani ed il Presidente della IV Commissione Politiche europee - Consigliere Regionale Luciano Monticelli”. Gli interventi programmati riguar-dano tutta la provincia: ad esem-pio “per la città di Teramo è previ-sta la realizzazione della funicolare che collegherà l’Università al cen-tro (10 milioni di euro): l’ateneo teramano, inoltre, insieme all’Isti-tuto Zooprofilattico, vedrà finan-ziato i nuovi laboratori del centro “Bioserv” (43 milioni); arriveranno risorse anche per la riqualificazio-ne dell’ex manicomio (30 milioni)

e per il IV Lotto della Teramo-Mare. Importanti interventi riguarderanno l’ambiente e la depurazione delle ac-que con la realizzazione di nuovi im-pianti ed il potenziamento di quelli esistenti. Il porto di Roseto verrà ampliato e messo in sicurezza (1,7 milioni di euro) mentre 8 milioni di euro verranno in-vestiti sulla struttura viaria della Val Fino.In Val Vibrata arriveranno investimenti per oltre 10 milioni di euro, nel detta-glio: “4.000.000,00 euro per interven-ti di valorizzazione e restauro della Fortezza di Civitella del Tronto, (la roc-caforte borbonica è uno dei monumen-ti simbolo d’Abruzzo e conta circa 50 mila visitatori all’anno) e 300.000,00 euro per la Chiesa della Madonna del-la Carità di Ancarano. Inoltre – spiega l’Assessore - sono inclusi nel Masterplan 450.000,00 euro per interventi di manutenzio-ne sul complesso monumentale di Santa Maria a Vico, a Sant’Omero. Nell’agenda del Governo Regionale sono inclusi anche 250.000,00 euro per il “Centro museale e culturale -Palazzo Comunale” di Tortoreto e 400.000,00 euro per il centro culturale polivalente di Nereto.“Altri 5 milioni – continua l’Assesso-re - saranno destinati alla realizzazio-ne del nuovo depuratore di Tortoreto che servirà anche Giulianova ed altre risorse per il depuratore a servizio dei comuni di Corropoli, Alba, Colonnella e Martinsicuro, già in fase di realizza-zione. A questi vanno ad aggiungersi interventi in tutta la provincia per l’in-stallazione della fibra ottica, che per-metterà collegamenti in banda ultra larga nelle aree industriali e grazie al Programma di Sviluppo Rurale, nelle aree interne. Ma il Masterplan guarda anche alla mobilità sostenibile, infatti - conferma Pepe - ulteriori investimen-ti nel biennio consentiranno il comple-tamento definitivo della pista cicla-

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bile Bike To Coast lungo tutta la costa abruzzese che fanno il paio con il finanziamento di 1.350.000,00 euro già ottenu-to dall’Unione di Comuni Val Vibrata per la realizzazione del-la pista ciclabile lungo le spon-de del torrente.“La viabilità rimane al cen-tro dell’agenda politica del-la Giunta Regionale: oltre ai 7.535.000,00 euro già trasferiti dalla Regione alla Provincia di Teramo per interventi su tutto il territorio provinciale. Nei 77 in-terventi previsti dal Masterplan

massima attenzione, infine, è stata riservata alle aree interne e montane.

Teatro romano. Niente più fondi a pioggia. Niente più fondi senza motivo». Il premier Renzi non ha fatto in tempo ad espri-mere il concetto, che dalla pla-tea dei sindaci si è mosso il pri-mo cittadino di Teramo Maurizio Brucchi, per chiedere una mano sul finanziamento per il teatro romano. Finanziamento bloc-cato dal Ministro Franceschini perché carente di progettazio-

ne. Con la schietta pragmaticità teramana, il sindaco ha puntato il premier davanti a D’Alfonso: «Dacci una mano per il teatro romano». Il premier ha garantito il suo interessamento all’iter di riqualificazione. Al rientro dalla kermesse aquilana, si è scate-nata però una gara nella politica teramana per prendersi i meriti del finanziamento del teatro ot-tenuti tramite l’interessamento del premier. Solo che i fondi che non c’erano prima continuano a non esserci. Visto che Renzi ha garantito impegno, non i fondi.

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Nel mese di Giugno (10-11-12 alla Villa Comunale e alla Pinacoteca Civica di Teramo, l’associazione “Teramo Heroes” ha in programma la realizzazione dell’evento: “Il Fumetto è donna”, con ospiti autrici ed autori internazionali di settore. In contemporanea, l’e-vento ospiterà il tentativo di ag-giudicarsi un Guinness World Record. A misurarsi nella pro-va, l’autore-artista internaziona-le Carmine Di Giandomenico, nato, cresciuto e residente a Teramo, disegnatore per Sergio Bonelli Editore, Marvel Comics, DC Comics. La sfida: realizzare, in solitaria, una striscia a fumet-to di n°56 Tavole, cm70x100, in 48 ore, che rappresenterà il fi-nale del romanzo per Immagini “Oudeis”, firmato sempre da Carmine di Giandomenico; già edito in due volumi dal-la casa editrice Saldapress. A termine della prova Guinness World Record, i dialoghi del-la trama saranno recitati dal giornalista Antonio D’Amore, con accompagnamento musi-cale realizzato dal Maestro in-ternazionale Luca D’Alberto. Successivamente all’evento, su desidero dell’autore, l’inte-ra opera sarà esposta gratui-tamente al pubblico presso le sale ipogee di Piazza Garibaldi a Teramo, per un anno inte-ro a scopo attrattivo turistico. Nei tre giorni dell’evento, nella Pinacoteca Civica, sita all’in-terno della Villa Comunale, sarà

possibile visitare: una mostra interamente dedicata a “Rodolfo Valentino” dal titolo “La Banda dei Valentino”(circa 100 illu-strazioni realizzate da autori na-zionali ed internazionali), una esposizione dello stilista Filippo Flocco dal titolo “I disegni dell’Eleganza”, un’ anteprima di tavole tratte dal volume “Viva Valentina!” edito dalla casa edi-trice BD che omaggia il perso-naggio immortale del maestro Guido Crepax. Ed infine, torna a Teramo, con un’esposizione di alcune sue opere, un’ eccellen-za del nostro territorio! L’artista internazionale Adriano De Vincentiis dal titolo “Anime Prospettiche”. Sempre all’in-terno della Villa Comunale, sarà possibile partecipare alle ses-sioni disegni-incontri con ben oltre dieci autori nazionali ed internazionali: Sara Pichelli, Elena Casagrande, Barbara Baraldi, Lola Airaghi, Emiliano Mammucari, Alessio Fortunato, Giuseppe Palumbo, Adriano de Vincentiis, Alessandro Scacchia, Rossano Piccioni, Leo Colapietro, Walter Trono, Bruno Letizia e tanti altri che si stanno aggiungendo . Sempre all’interno della Villa si potrà soffermarsi a guardare scultori che realizzano dal vivo un’ope-ra rappresentante una sirena. I bambini ed adulti potranno an-che partecipare gratuitamente, ad incontri dedicati alla lettura dei libri illustrati; ammirare l’e-

sposizione del fumettista e illu-stratore Emiliano Mammucari “Guardami… sotto voce…” che arrederà una porzione della Villa stessa. Assistere alla sfilata di moda dello stilista Guido Iezzi, in arte “Sirdavid”. Ad ogni fine serata ci saranno i concerti musicali, con la possibilità (su prenotazione presso il Caffè des Artistes) di seguirli degustando una cena romantica sul lago.

Venerdi 10 giugno suone-ranno il gruppo emergente I Voragine.

Sabato 11 giugno, suonerà per noi il maestro internazionale Paolo Di Sabatino che ci de-lizierà con le sue note di piano Jazz.

Domenica 12 giugno, avremo ospite Giovanni Baglioni, figlio d’arte, è diventato con gli anni uno dei nomi più interessanti ed originali nel panorama della chi-tarra acustica solista contempo-ranea. Ovviamente vi saranno anche espositori per i collezioni-sti ed amanti del fumetto, dove poter reperire le opere degli au-tori ospiti per farseli autografare.

Vi Aspettiamo dalle 16:00 del 10 giugno 2016 per pas-sare insieme tre giorni indimenticabili.

Su internet www.teramohero-es.it, è possibile seguire tutte le news sull’ evento.

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IL FUMETTO È DONNA & THE GUINNES WORLD RECORD

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News

Pasticci da antologia in via Capuani: l’amministrazione scontenta tutti e creauna nuova categoria di “privilegiati”

L’isola pedonalealla teramanaè senza senso

Domenica di maggio a spasso in centro storico, con un’incredibile folla di cittadini in giro a riempire piazze, bar e negozi, tutti aperti. Niente au-tovetture in Ztl. Niente vasi, pi-lomat, catenelle, palle e cubi d’ogni foggia, ma solidi cippi in travertino ben piantati nel terre-no a proteggere l’isola pedonale. Niente auto di residenti in sosta, visto che chi ne ha la possibilità parcheggia nelle corti interne dei palazzi, altrimenti negli ampi parcheggi ricavati nelle “zone di risulta”.Tutti a spasso in centro, insom-ma, senza doversi costantemen-te preoccupare di auto e scooter che sfrecciano e incalzano, la-sciando liberi di circolare bambi-ni, animali, mamme con passeg-gino, anziani, disabili. Gazebo tutti uguali per i bar (stessi colori e stesse dimensioni), dove dalle 18 scatta l’aperitivo con un in-credibile movimento di giovani.

In un angolo il mercatino con furgoni, in un altro stand leggeri per la vendita di cibo di strada. Nessun problema, lamentela o difficoltà per i lavori di rifaci-mento della pavimentazione in centro (betonelle color ardesia chiara, semplici ed eleganti) no-nostante gli scavi abbiano porta-to alla luce fondazioni di edifici in travertino bianco. Infine tutti i musei cittadini aperti, con agen-ti della Polizia Municipale appie-dati e tanti turisti della domeni-ca a godersi la città. Non è Teramo, ma Ascoli Piceno, in una qualsiasi dome-nica di maggio. Basta spostarsi di 40 chilometri da Teramo, poco più di 50 minuti di viaggio, per godersi appieno il bello di vi-vere in città senza gli annosi e mai risolti problemi del centro storico teramano. Mentre infat-ti ad Ascoli hanno capito da un decennio che mezzi a motore e qualità della vita non sono com-

patibili in un centro storico, a Teramo è partita la “sperimenta-zione” dell’isola pedonale di via Capuani. Da lunedì 16 maggio la via della Ztl sarà un’isola pedo-nale pomeridiana a partire dalle 17. Mentre dalle 8 alle 17 nella via potranno liberamente circo-lare le auto di residenti, commer-cianti e dimoranti dotati di per-messo d’accesso alla Ztl (circa 400) per spartirsi la bellezza di appena 15 stalli di sosta a tempo.Di tentativi simili ed ugualmen-te confusionari in un decennio l’amministrazione comunale ne ha messi a segno decine, tra ri-voluzioni, sanatorie, soste a tem-po, aperture durante le feste, con l’unico risultato di fare un passo avanti e due indietro. Il sindaco Maurizio Brucchi si è detto comunque fiducioso sul nuovo assetto di via Capuani. In con-temporanea all’isola pedonale è stata attivata anche la sosta ri-servata ai residenti del quartiere

PatriziaLombardi

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San Giorgio. Lunedì 16 maggio in via Capuani c’era la ditta instal-latrice, la Polizia Municipale, i funzionari dell’Ufficio Tecnico del Comune, l’assessore Marco Tancredi in bicicletta, e anche l’ex assessore al Traffico Giorgio Di Giovangiacomo, visto che si tratta pur sempre di una sua “creatura”. Poco prima delle 17 si è radunata una piccola fol-la di fronte alle fioriere appena riposizionate, per assistere al primo storico sollevamento del pilomat, l’oggetto misterioso in-stallato assieme ai nuovi varchi elettronici nel dicembre del 2013 e rimasto accuratamente sotto terra per due anni e mezzo per-ché senza uno scopo. Il solleva-mento monolitico, accompagna-to da effetti speciali a led a luce rossa e colonna sonora fatta di cicalini d’allarme, ha sancito l’i-nizio ufficiale dell’isola pedona-le di via Capuani. Per ora sarà dalle 17 alle 2 del mattino. Con l’ora solare (d’inverno) sarà in-vece fino a mezzanotte. Dalle 2 del mattino (o dalla mezzanotte fino alle 8 d’inverno) coloro che sono dotati di permesso d’acces-so alla Ztl potranno anche acce-dere e sostare per 30 minuti nei quindici stalli riservati a circa 400 residenti del quartiere San Giorgio. Dalle 8 del mattino fino alle 17, stando ai cartelli, si po-trà invece entrare in via Capuani col pilomat abbassato, ma non è prevista sosta. Durante la fase di isola pedonale dalle 17 alle 2 (per ora, visto che d’inverno il limite è mezzanotte), i residenti dotati di telecomando potranno anche entrare per casi di emergenza. Emergenza che invece garanti-sce l’accesso a tutti i mezzi delle forze dell’ordine e di soccorso do-tati di sirena bitonale.

Tutto troppo difficile? Certamente, e anche assurdo, il-logico e senza senso alcuno, per-fettamente in linea con la mag-gior parte dei provvedimenti in materia di traffico varati dall’am-ministrazione Brucchi per il cen-tro storico. Il pasticciaccio di traffico e ur-banistica fatto di cartelli enci-clopedici, fasce orarie di libero accesso, fasce di chiusura, fasce di riapertura, telecomandi, fio-riere, telecamere, permessi d’ac-cesso, permessi di sosta, gazebo dei bar, sirene, ma anche sosta a tempo per i residenti e chi più ne ha più ne metta, è stato dun-que servito. In una città peren-nemente indecisa se chiudere o meno il centro storico alle auto, l’amministrazione ha scelto l’en-nesimo sistema “sperimentale”, destinato a fallire perché confu-so già nelle intenzioni. Il problema infatti è capire cosa sia davvero la Ztl di Teramo. Un’idea misteriosa e capace di scontentare tutti. L’accensione del pilomat, nel tentativo di concicliare tre/quattro istanze inconciliabili (sosta per residen-ti, isola pedonale per il passeg-gio e la movida, parcheggio a tempo chiesto dai negozianti) sta producendo il caos che era facilmente prevedibile, perché frutto di una non scelta ettata

dalla scarsa o confusa visione dell’amministrazione su cosa debba essere il centro storico.I vigili urbani per la prima setti-mana hanno comunque vigilato attentamente e spiegato agli au-tomobilisti le nuove confusiona-rie misure istituite dal Comune. Ma non appena sono scomparsi i vigili e con la diffusione dei te-lecomandi, timidamente in via Capuani sono tornate a sosta-re le autovetture anche nel bel mezzo dell’isola pedonale. Con la discrezionalità di poter abbas-sare il pilomat affidata a coloro che detengono il telecomando (residenti e dimoranti, già dotati di permesso di accesso alla Ztl e permersso di sosta), qualche fur-betto ha cominciato ad entrare e sostare sugli stalli col privilegio del telecomando. Come voleva-si dimostrare. Peggio ancora sta andando per i commercianti del-la zona, soprattutto coloro che in via Capuani hanno un locale e che chiedevano una via per la movida: è bastata una settima-na per comprendere che le nuo-ve misure oltre a complicare la vita con il carico/scarico merci, hanno penalizzato ancor di più i commercianti che vivono fuori dal centro. Che non solo hanno un accesso limitato a Ztl e isola pedonale, ma hanno anche per-so la possibilità di sostare laddo-ve prima potevano. Ad esempio in via Irelli, trasformata in via per la sosta riservata, ma a metà (e anche lì con cartelli incompren-sibili ai comuni mortali), mentre magari sono costretti a sorbirsi le auto che transitano e parcheg-giano vicino ai locali proprio du-rante l’isola pedonale che avreb-be dovuto agevolare i loro affari. Il centro di Teramo si conferma insomma quello che è: né carne, né pesce.

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PietroColantoni

Toto propone un progetto alternativo alla Teramo Mare per collegare A24 e A14. Sarà a pagamento e correrà lungo il Vomano

Un’autostradada Basciano fino a Roseto

Sedersi al tavolo per parla-re del quarto lotto della Teramo Mare (per capire una volta per tut-te se sarà o meno a pagamento) e ritrovarsi invece a discutere del progetto per un collegamento au-tostradale alternativo lungo la Val Vomano, tra A24 e A14, che andrà a rivoluzionare la viabilità provin-ciale e regionale, con tutta proba-bilità incidendo in maniera positi-va sullo sviluppo socioeconomico della provincia di Teramo. È più o meno quanto accaduto al consi-gliere delegato alla viabilità della Provincia, Mauro Scarpantonio e al capo di gabinetto, Lunella Cerquoni, all’incontro di lavo-ro che si è svolto a Roma, nella sede della Regione, per discutere del progetto di messa in sicurez-za delle autostrade A/24 e A/25; progetto presentato dalla società Strada dei Parchi che fa riferimen-to al gruppo abruzzese leader nelle costruzioni di infrastrutture Toto. La riunione, convocata dal

presidente Luciano D’Alfonso, è stata l’occasione per fare il pun-to sia sul 4° lotto della Teramo-Mare. Alla fine, si è scoperto però che di carne al fuoco in tema di viabilità ce n’era molta di più. Progetti ed idee alternative, in parte già emersi, ma mai in un quadro d’insieme. L’occasione è servita per prendere visione del progetto della “bretella veloce” tra la barriera autostradale di Basciano e il casello di Roseto sulla A14, lungo la Val Vomano, ipotizzata dalla società Strada dei Parchi per migliorare e velocizza-re il collegamento fra Roma e la direttrice adriatica.

IL PROGETTO. Si tratta di un’o-pera che rivoluzionerà la viabili-tà non solo nel teramano ma un po’ in tutto l’Abruzzo. Un colle-gamento che, dallo svincolo di Basciano prolungherà la A/24 fino al casello della A/14 di Roseto degli Abruzzi. Il percorso, secon-

do le prime notizie che trapela-no del progetto di massima, do-vrebbe seguire il corso del fiume Vomano ma, a differenza della statale 150 che passa sulla spon-da Nord del fiume, si svilupperà oltre la sponda Sud, attraversan-do i Comuni di Basciano, Penna Sant’Andrea, Cellino Attanasio, Atri e Roseto, fino a ricollegarsi alla Statale 150 all’altezza di con-trada San Giovanni. Ovviamente si tratta ancora di un progetto embrionale ma, se dovesse an-dare in porto, si verrebbe a creare un nuovo e importantissimo asse viario in direzione Roma che col-legherebbe in maniera più rapida la Capitale con la costa adriatica e con Pescara. Un’infrastruttura che potrebbe spostare i flussi di traffico autostradale dalla valla-ta del Tordino, contribuendo al potenziamento dell’intera Valle del Vomano e delle sue aree in-dustriali. Uno svincolo sulla car-ta è previsto proprio in contrada

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Stampalone di Cellino, laddove dovrebbe sorgere il nuovo ponte sul Vomano di collegamento all’a-rea industriale di Castelnuovo Vomano. La bretella potrebbe avere analogo impatto eanche sulla A25 Roma-Pescara, come alternativa Adriatico-Tirrenica al traffico commerciale che da Sud è diretto a Roma via Marsica/Avezzano. Insomma, se realizza-ta, la bretella veloce potrebbe por-tare un grosso aumento del traf-fico veicolare lungo la vallata del Vomano, rendendola uno dei pun-ti cardine del trasporto su gom-ma. Allo stesso tempo, lo svincolo di Roseto degli Abruzzi si trasfor-merebbe in uno snodo logistico di valenza nazionale. Almeno così la vede Strada dei Parchi, che sul progetto è disposta ad investire perché evidentemente convinta di averne un ritorno.

PEDAGGI. Unico aspetto da considerare della nuova ope-ra sarebbe il pedaggio che, a differenza della Teramo-Mare (che è una superstrada e non può essere trasformata in stra-da a pedaggio), sarebbe dovuto lungo tutto il percorso della Val

Vomano. Esattamente come un normale tratto autostradale. Al momento, infatti, per chi arri-va da Roma o L’Aquila il paga-mento avviene alla barriera di Basciano e, per completare il re-sto del percorso fino ai caselli di Mosciano Sant’Angelo o Roseto degli Abruzzi, non è necessario mettere mano al portafogli per-ché si passa sulla viabilità ordi-naria. La nuova “bretella” auto-stradale, invece, sarà totalmente a pagamento, come confermato dallo stesso delegato provinciale Scarpantonio.

TERAMO MARE. Con questa ipotesi in atto non ci sarebbe nemmeno più ragione di discu-tere di Teramo Mare a pagamen-to. Come avvenuto di recente in Regione con l’ennesima polemi-ca tra maggioranza e opposizio-ne. Scarpantonio ha rassicurato: la Teramo Mare continuerà ad essere una strada a scorrimento veloce a doppia corsia, gratuita. Compreso il completamento del Quarto Lotto, da Mosciano fino a Giulianova/Roseto, inserito nel Masterplan, ma a quanto pare da riprogettare. «Abbiamo avuto la

conferma che il quarto lotto del-la Teramo-mare sarà percorribile gratuitamente – ha affermato il consigliere delegato alla viabili-tà – la bretella da Basciano verso Roseto, invece, sarebbe soggetta al pedaggio autostradale. È una proposta di Strada dei Parchi che vaglieremo attentamente e pro-prio per avere la possibilità di un approfondimento abbiamo invita-to i rappresentanti della società a venire a Teramo per una riunione che ci consentirà di valutare nel merito il progetto». L’occasione servirà per approfondire i detta-gli della nuova opera e capire, ad esempio, se e dove saranno sistemati nuovi caselli autostra-dali e come sarà smistato il traf-fico verso Roseto (a pagamento) e quello verso Teramo e Giulianova (gratuito).

I NODI. Bellissimo il progetto, funzionale l’idea. Anche se due domande al momento restano. La prima: il quarto lotto resterà comunque prioritario rispetto alla bretella? La seconda: la barriera autostradale di pagamento della A24 resterà a Basciano oppure sarà “anticipata” a Val Vomano?

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APPENA TRE BANDIERE PER SETTESORELLE

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La costa teramana mantie-ne appena tre Bandiere blu su sette. Come per l’estate del 2015, con la differenza che dal club Fee esce Roseto e rientra Silvi. Lontani i tempi delle sette ban-diere blu per le “sette sorelle” del-la costa teramana. Il mare d’A-bruzzo nella stagione 2016 perde in totale altri tre vessilli, finendo a quota 6 (erano 8 nel 2015, 10 nel 2014 e ben 14 nel 2013) e tre località nella prestigiosa mappa che può fregiarsi del titolo capa-ce di orientare nelle scelte delle vacanze. Va ricordato che il rico-noscimento viene assegnato dal-la Fondazione per l’educazione ambientale (Fee) Italia a quelle località che hanno superato gli esami, sia delle acque pulite che dei servizi turistici. La bandiera blu non ha nulla a che fare con la Comunità Europea, tantome-no con la pulizia delle acque di balneazione (che vengono inve-ce monitorate dall’agenzia re-gionale Arta), ma più in generale nel mercato turistico è un indi-catore utile per farsi un giudizio sulla qualità complessiva delle spiagge e dei servizi turistici of-ferti dalle località turistiche. Che richiedono il giudizio, basato su parametri standard e anche su questionari, autocertificazioni e

controlli periodici.

La situazione teramana. Silvi, dopo i problemi al confine Sud e la discarica in spiaggia boni-ficata, riagguanta la sua ban-diera, come aveva promesso lo scorso anno il sindaco Francesco Comignani. Problemi invece per Roseto degli Abruzzi, che perde il suo vessillo anche a causa dei problemi degli scarichi a mare delle ultime stagioni. Già nel 2015 la bandiera blu sventolava infatti solo su parte del lungo-mare, ma per il 2016 sembra che la Fee abbia deciso di elimina-re questo tipo di riconoscimenti “parizali”. Tortoreto si conferma invece bandiera blu per il 20° anno consecutivo e località re-gina della costa teramana (che da sola fa il 70% dell’indotto tu-ristico regionale). Confermata anche la bandiera blu pinetese. Pineto è da tempo ormai locali-tà rinomata per il suo essere un gioiellino della costa teramana, con la sua bella pineta, il parco del Cerrano a Sud e nonostan-te i problemi degli anni passa-ti con la foce del Vomano per Scerne a Nord. Niente da fare per Giulianova, dove la bandiera blu, anche “parziale” è diventata un caso politico, visto che l’am-

ministrazione si era detta certa di poterla riconquistare. Ancora male Martinsicuro, che del turi-smo ambientale e sostenibile nel recente passato menava vanto, e anche per Alba Adriatica, che nonostante l’impegno dell’am-ministrazione per ripulire la foce del Vibrata, non raggiunge l’o-biettivo. Giulianova, Roseto si consolano almeno con la bandie-ra verde dei pediatri per le spiag-ge a misura di bambino (assieme a Tortoreto, Pineto e Silvi)

In regione. Perdite secche nel Chietino che da cinque bandie-re passa a due: fuori Francavilla al Mare-Lido Alcyone e San Vito Chietino-Molo sud, Calata Turchino/Rocco Mancini. Ecco le bandiere blu nel det-taglio; Provincia di Teramo: Tortoreto-Spiaggia del Sole; Silvi-Lungomare Centrale/Arenile sud; Pineto-Lungomare dei Pini/Pineta Catucci; Provincia di Chieti Fossacesia-Fossacesia Marina; Vasto-Punta Penna, Vignola; San Salvo-San Salvo Marina/zona Fosso Molino.

I fiumi. Ancora una volta i nemi-ci principali delle spiagge abruz-zesi sono i fiumi e la carenza di impianti di depurazione.

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L’impresa di tre ultraciclisti teramani partiti per sfidare se stessi in un’avventura avvincente: quattro tappe, 950 chilometri, nessun aiuto

Dal Gran Sassoall’Etna in sellaalla passione

L’impresa l’ha fatta già l’anno scorso. Quando è par-tito in bici per Riccione e in-vece è arrivato fino all’Ex-po di Milano in tre giorni. Quest’anno la piacevole sfida personale ha contagiato altri due amici, con una destina-zione differente e un sapore da “iron man” o “ultraciclisti”: dal Gran Sasso all’Etna in quat-tro tappe. Duecentoquaranta chilometri al giorno “on the road”, senza assistenza tecni-ca, niente auto al seguito, per un percorso complessivo di circa 950 chilometri con 5mila metri di dislivello, attraverso l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia, via traghetto.Roberto Di Paolo, assieme ad Enzo Mancini e Luisito Di Battista, sono partiti il 26 aprile dal casello autostradale di Roseto degli Abruzzi, con la

coda dell’ultima perturbazio-ne invernale e sono arrivati a destinazione sul vulcano più alto d’Europa il 29 aprile.L’idea dell’avventura in bi-cicletta per raggiungere la Sicilia è nata dall’esperien-za vissuta l’anno scorso da Roberto Di Paolo, molto co-nosciuto a Bellante, che vive la bicicletta come qualcosa di diverso dalla semplice fis-sazione per l’agonismo estre-mo. Un aspetto che in molti casi contagia anche il mon-do amatoriale del bellissimo sport che è il ciclismo. Loro tre, gli “iron man”, più che all’aspetto agonistico hanno guardato invece all’esperien-za personale e collettiva, al senso di sfida e di libertà che la bicicletta concede nel muo-versi con calma lungo strade e paesaggi, permettendo per un attimo di trascurare la

vita frenetica di ogni giorno. Senza contare il gusto di assa-porare ed ammirare le bellez-ze della natura strada facen-do. L’anno scorso Roberto si è recato in solitaria fino all’Ex-po di Milano in bicicletta con sole tre tappe, senza auto al seguito, percorrendo circa 600 chilometri. Letteralmente im-provvisando, visto che l’obiet-tivo era Riccione. Quest’anno Roberto Di Paolo aveva in mente di ripetere l’impresa, stavolta verso la Sicilia, ma la sua avventura ha contagia-to e coinvolto altri due ami-ci che condividono la stessa passione per i pedali, Enzo Mancini e Luisito Di Battista. La pedalata con destinazione il Rifugio Sapienza alle pen-dici dell’Etna, 1900 metri sul livello del mare, è stata se-guita giorno per giorno dal quotidiano “La Città” grazie a

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smartphone e telefonini.«I miei amici mi hanno sbalor-dito per l’ottima prova - rac-conta Roberto Di Paolo, il più esperto dei tre -Sono partito con la febbre, ma sono stati loro, con i miei consigli, a tra-scinarmi e a darmi la forza nei momenti più difficili. È la pro-va che chiunque, con un po’ di allenamento e tanta buona volontà, può rendersi protago-nista di imprese cicloturistiche long distance. Arrivati al rifu-gio, in noi si è fatta largo una soddisfazione enorme Grande stanchezza, pari alla soddisfa-zione di aver fatto l’impresa, fortunatamente senza incon-venienti tecnici. Solo chi va in bicicletta può percepire le emozioni di un’avventura fan-tastica e unica come questa. Nonostante fossimo stanchis-simi per le tappe precedenti, siamo arrivati con il cuore fino alla sommità del vulcano. Sui social i nostri amici ci hanno incitato e sostenuto dalla par-tenza fino all’arrivo. Dicono che abbiamo aperto una nuo-va pagina del ciclotururismo, su come vivere la bicicletta co-niugando sforzo sportivo e pia-cere del viaggio. In cuor nostro sentiamo di aver fatto la storia, la nostra storia». E visto che l’animo di chi affronta l’impre-sa non è mai domo, in cima al Vulcano i tre ultraciclisti non hanno avuto di meglio da fare che programmare le pressime “gite” della stagione 2016: un coast to coast tra Adriatico e Tirreno, e tanto per gradire, una bella ascesa al Passo del-lo Stelvio (2578), leggendaria “Cima Coppi” del Giro d’Italia.

(nelle foto la partenza da Roseto e l’arrivo sull’Etna al

rifugio Sapienza)

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Un mese di calcio ama-toriale con sfide di altissi-mo livello, sana competizio-ne agonistica e tanta voglia di stare assieme, a Villa Petto di Colledara, grazie all’atti-vissima Pro Loco presieduta da Luciano Di Filippo (nel-la foto). Per celebrare il primo anniversario dell’inaugurazio-ne del nuovo impianto sporti-vo “La Rinascita” (con campo da gioco di calcetto in erba, un vero e proprio gioiellino realiz-zato dalla comunità locale con i fondi della Regione Abruzzo), all’inizio di maggio c’è sta-to il taglio del nastro del pri-mo “Torneo di Calcio a 5 Villa Petto 2016”, un evento che an-drà avanti nella varie fasi fino alla finalissima del 10 giugno.Nel luglio dello scorso anno, in occasione dell’inaugurazio-ne della superficie di gioco, sul campetto si disputò il triango-lare di calcio con le rappresen-tative dell’Unione dei Comuni del Gran Sasso, della Provincia di Teramo e dell’Unione delle Proloco teramane. Stavolta invece al Torneo di Villa Petto partecipano le rap-

presentative sportive di im-prese di costruzioni, aziende ed Enti pubblici. A sfidarsi sul rettangolo verde in un’accesa e sentita competizione sportiva ci sono nomi e marchi notissimi del panorama provinciale e re-

gionale: la Iervelli Costruzioni Srl, la Savini Group, la Cioci Srl, la Plastica Vomano, la Fratelli Bucci, Porcinari Group, Polisini Group, la Is Metal, la Mar Appalti srl, la Di Filippo Costruzioni srl, la LG Restauri, la Ht Horizon Telecom, ma an-che il Comune di Colledara ed una rappresentativa della

Provincia di Teramo. Con grande soddisfazione per l’organizzazione dell’evento, il presidente della Pro Loco Luciano Di Filippo ha volu-to ringraziare “le aziende e le istituzioni che hanno deciso di prendere parte all’iniziativa sportiva. Ancora una volta lo sport dimostra di essere uno strumento importante, capace di creare momenti di svago, di aggregazione e di competizio-ne, soprattutto quando la di-sputa è tra aziende che opera-no nello stesso settore, fianco a fianco con gli enti pubblici». Per lo più le squadre sono in-fatti composte da aziende con appartenenza a due diverse associazioni di settore, l’Asso-ciazione Nazionale Costruttori Edili ANCE e l’Associazione Piccole e medie Imprese API. Una differenza che sul campo di gioco non pesa, ma che al contrario dà ulteriore “pepe” alla sfida. E anche una sim-patica importanza alla piccola ma operosa comunità di Villa Petto, che fino al 10 giugno go-drà di un valore aggiunto con tutti i riflettori puntati.

GRANDE SFIDAA VILLA PETTOPER IL PRIMOTORNEO DELLA RINASCITA

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Cresce il numero di assistiti dell’associazionedi tutela del consumatore, soprattutto nel settore delle conciliazioni per la telefonia

Adiconsumin prima lineacon il Corecom

Sempre al servizio dei consumatori: con questo slo-gan si possono sintetizzare i risultati, lusinghieri al di là di ogni aspettativa, ottenuti in questi primi mesi del 2016 dall’Adiconsum Teramo, sem-pre più protagonista a tutela dei diritti dei cittadini. La con-ferma del successo crescente arriva direttamente dal presi-dente di Adiconsum provincia di Teramo Giuseppe Iodice, il quale si mostra visibilmente soddisfatto ed elogia l’attività professionale svolta dagli av-vocati dislocati nelle sedi Cisl del territorio provinciale. «In questi primi mesi dell’anno 2016 – afferma Iodice - l’Adi-consum Teramo ha registrato una tangibile crescita di ade-sioni e di tesseramenti. Posso dire che quasi tutte le pratiche avviate a tutela dei consuma-tori vengono definite positiva-

mente, determinando notevo-le giovamento per i cittadini, che a volte si rivolgono a noi quasi come ultima spiaggia in quanto non riescono ad otte-nere risposte concrete ed ade-guate tese alla risoluzione dei problemi. L’Adiconsum con il passare del tempo ha assunto il ruolo di punto di riferimento nel tessuto sociale e civile, di-venendo punto di raccordo im-prescindibile tra gli enti (intesi come società di gestione tele-fonica e di luce e gas, banche, etc.) ed i cittadini». Ovviamente i casi trattati toc-cano variegati ambiti della società e riguardano diver-se problematiche che vanno ad incidere sul tessuto socia-le. «Nel corso dell’ultimo se-mestre- continua Iodice - si è avuto un notevole incremen-to delle controversie con i ge-stori telefonici, sfociate nelle

udienze di conciliazione pres-so il Corecom Abruzzo. In tale senso mi preme raccontare un caso, curato dall’avvocato Vincenzo Luca Salini che si occupa del territorio di Bisenti e della Valfino, alquanto singo-lare di un marito che stipulava con Telecom un nuovo contrat-to di abbonamento, ricevendo nuovo numero di telefono e della moglie che voleva rece-dere dal precedente contratto telefonico in essere, sempre con stesso gestore. L’operatore rassicurava la signora e le di-ceva che avrebbe provveduto egli stesso a trasmettere for-malmente il modulo di disdet-ta al gestore. Ciò non avveniva e paradossalmente nell’ambi-to della medesima abitazione si registrava l’esistenza di due linee telefoniche diverse, con medesimo gestore, con i coniu-gi che addirittura si vedevano

VeronicaMarcattili

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recapitare due diverse fattu-razioni. La problematica veni-va portata dall’avvocato Salini dinanzi al Corecom Abruzzo e all’udienza di conciliazione il

gestore dava atto dell’avvenu-ta cessazione del contratto, la cui disdetta non era stata resa operativa nonostante l’inten-zione della signora, e stornava

il totale delle somme non pa-gate dalla signora e annullava tutta la posizione debitoria in capo alla medesima. Per me-rito degli avvocati – conclude Iodice -, che ringrazio per il loro entusiasmo e per il loro la-voro, riusciamo ad assicurare la nostra presenza sul territo-rio provinciale: il nostro obiet-tivo è quello di soddisfare i cit-tadini e cerchiamo di operare sempre con serietà e compe-tenza. Certo, ad oggi ci sono sedi che riescono ad intercet-tare più agevolmente i consu-matori, ma sono convinto che con una capillare e costante informazione e con il passa-parola tra i cittadini consu-matori, che recandosi presso gli sportelli Adiconsum hanno risolto rapidamente le loro pro-blematiche, in futuro tutte le sedi provinciali raggiungeran-no alti standard in termini di risultati e di adesioni».

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800210002, SI CHIAMA SCREENING E SALVA LA VITA

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Si chiama screening e sal-va la vita. Anche su Facebook e su Twitter, perché ogni canale di comunicazione è fondamentale per informare e ricevere infor-mazioni preziose, per raggiun-gere e farsi raggiungere dalla popolazione, e soprattutto per contribuire ad abbattere le liste d’attesa.«Si chiama screening e salva la vita» è il motto attorno a cui è stato costruito l’help desk per gli screening della Asl di Teramo, dedicati a seno (50-69 anni), col-lo dell’utero (25-64 anni) e colon retto (50-69 anni). Il principio ispiratore del servi-zio della Asl è che la salute del-la popolazione non si raggiun-ge con le sole cure al momento della malattia. Ma soprattutto attraverso una campagna pre-ventiva, pianificata, capillare e capace di adattarsi alle “emer-genze” della campagna.Lo stare bene della popolazione è altro, ci insegnano gli scree-ning: è scovare l’insorgenza del-le malattie, del cancro, prima che da minaccia si trasformi in condanna e questo ha un valore sociale impagabile. Gli screening oggi, nella volon-tà della Regione Abruzzo, sono così importanti che sulla loro at-tività si consolida l’idea di sanità pubblica. E Teramo è all’avan-guardia in questo nuovo sistema

di Sanità pubblica. L’help desk, che ha la certificazione di quali-tà, è stato inventato e fortemen-te voluto dalla Asl di Teramo.C’è un numero verde: 800210002, a cui rivolgersi ogni giorno, dal lunedì al sabato com-preso, dalle 9 alle 17. Al numero verde rispondono operatori for-mati sulle attività di screening. Oltre al numero verde da poco il servizio è stato implementa-to anche attraverso i principa-li social network, Facebook e Twitter, con il profilo “Screening Asl Teramo Numero Verde”. Agli operatori dell’help desk si può chiedere qualsiasi cosa: di spostare un appuntamento, di essere inseriti nelle liste, di ave-re spiegazioni da un medico.Gli operatori dell’help desk chia-mano e danno appuntamenti per gli eventuali secondi livelli di screening.Gli operatori dell’help desk tro-vano le date per ogni tipo di esi-genza, segnalano le farmacie in cui ritirare il kit per lo scree-ning del colon retto, combinano le esigenze delle ostetriche con quelle delle donne chiamate a sottoporsi al Pap test e al Test Hpv. L’help desk si è presto tra-sformato nel raccordo tra la Asl e il territorio. ll numero verde ri-ceve in media 30-35 telefonate al giorno, anche dalle altre pro-vince abruzzesi e dalle Marche.

In molti chiedono di potere ac-cedere agli screening a Teramo. L’help desk si è infatti rivela-to un sistema di ascolto che piace molto alla popolazione. Quasi ogni giorno iriceve ri-chieste e appunti che esulano dagli screening ma che comun-que vengono segnalati alla di-rezione sanitaria della Asl di Teramo che elabora e fornisce un feedback capace di offrire risposte sanitarie sempre attra-verso l’help desk. Gli operatori richiamano i cittadini e fornisco-no indicazioni. Questo rapporto che si instaura cambia rapida-mente, nell’interlocutore, l’idea del “servizio pubblico: nessuno ti ascolta”.Inoltre gli operatori sollecitano i cittadini, contattano la popola-zione (in media per trovare una persona ci vogliono dalle 2 alle 4 telefonate) per perfezionare l’anagrafica in possesso della Asl e rendere finalmente effica-ce ogni chiamata, sistemando anche per la Asl, contatto dopo contatto, i dati e i riferimenti dei cittadini.Gli operatori fanno opera di di-vulgazione, spiegando l’impor-tanza degli screening, quanto è facile accedervi, come si fa a seguirli, come non siano invasi-vi gli esami, la loro gratuità, l’ef-fetto positivo sulle liste d’attesa e sulla diffusione delle malattie, aiutando le persone a vivere me-glio, senza paure e con la con-sapevolezza di tenere la propria salute sotto controllo. Oltre al servizio degli esami, viene offer-to dunque anche il sostegno in-formativo e conoscitivo.Gli screening oggi, nella volon-tà della Regione Abruzzo, sono così importanti che sulla loro at-tività si consolida l’idea di sanità pubblica.

Servizi & Salute

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Luisa Gasbarri ha presenta-to il suo libro 101 perché sulla sto-ria dell’Abruzzo che non puoi non sapere a Roseto, in piazza della Repubblica. Il volume (pp. 335, 12.90 euro) è pubblicato da Newton Compton e nasce sulla scia di 101 cose da fare in Abruzzo almeno una volta nella vita, anch’esso firmato dalla scrittrice per la casa editri-ce romana. Autrice del romanzo L’istinto innaturale, Luisa Gasbarri in questa intervista non dimentica Vines, Wines and other Crimes, la traduzione inglese dell’antologia noir Delitti DiVino, cui ha parteci-pato con un racconto di ambienta-zione abruzzese.

Chi pensa che l’Abruzzo sia una terra che ha poco da dire è desti-nato a ricevere una clamorosa smentita dal tuo libro. Ma nelle tue pagine, più ancora che da dire, l’Abruzzo si rivela una ter-ra che ha molto da raccontare...«Sì, hai scelto il termine giusto: rac-

contare. L’Abruzzo si racconta in mille modi diversi: attraverso mito e folclore, arte e gastronomia, in-domiti patrioti e donne fortissime, attraverso una natura favolosa, in parte ancora incontaminata… La caratteristica della regione è la sua rara versatilità: per esempio poco si riflette sulle notevoli differenze an-tropologiche tra le nostre province, o ancora sulla posizione strategica che l’Abruzzo rappresentò nei se-coli. Sito a poca distanza da Roma, al centro dell’Italia, collante ideale tra il Nord e il Sud di una peniso-la estremamente combattiva e fa-ziosa, era continuamente a rischio invasione, continuamente in guer-ra, attraversato dagli stranieri più diversi: longobardi, turchi, arago-nesi, angioini, spagnoli, francesi, austriaci, tedeschi… Un contagio di etnie che produsse una cultura affascinante».

Come ti sei orientata per sele-zionare le 101 voci fra le moltis-

sime che immagino avrai cen-sito in una prima ricognizione?«Per spaziare dalla preistoria al postmoderno ho privilegiato l’e-quilibrio, armonizzando la grande storia, i personaggi che non pote-vano eludersi - come Cesare, Carlo Magno, Mazzini - con la microsto-ria silenziosa meno pubblicizzata, quella delle donne audaci, dei la-voratori misconosciuti, degli arti-sti irrequieti. Ho inseguito le loro tracce con serietà, evitando l’eru-dizione tediosa: non sono una sto-rica o una giornalista, bensì una scrittrice. A guidarmi è sempre l’immaginazione, l’emozione del lettore, questo è il motivo per cui aggancio spesso la storia ai suoi luoghi, ai resti visibili e concreti del passato ancora presenti intor-no. La memoria è nelle cose che ci circondano. Bisogna darle ascolto, oltre che voce».

In questo ti è stato di qual-che aiuto il tuo precedente

L’Abruzzo si racconta in mille modi

CulturaSimone

Gambacorta

Luisa Gasbarri ripercorre nel suo libro la storia della regione in 101 perché

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volume, “101 cose da fare in Abruzzo almeno una volta nella vita”?«Quando ho concluso il prece-dente 101, nonostante le trecento pagine e più, rimanevano ancora tante cose da raccontare. Allora si è pensato di recuperarle e allarga-re il raggio d’investigazione stavol-ta in chiave più storica. Il successo di un libro non solo può invogliare alla realizzazione del successivo, ma l’entusiasmo dei suoi lettori può attivare un circuito interatti-vo di proficua riscoperta del terri-torio, che passa per tanti canali. Molte agenzie turistiche e perfi-no il Comune di Chieti hanno per esempio adottato il mio 101 come strumento per far conoscere a tre-centosessanta gradi l’Abruzzo a turisti e stranieri. E sono contenta di averne fornito un’immagine rin-novata e più al passo coi tempi».

I testi rivelano sempre un pi-glio molto narrativo, e una fre-schezza certamente sostenuta dalla tua attività di scrittrice. Che tipo di lavoro ha richiesto, in termini di scrittura, ciascun testo? «La sfida è presentare l’Abruzzo agli abruzzesi, che lo conoscono spesso assai bene, e al tempo stes-so a tutti gli altri lettori, italiani e non. Vanno coniugate originalità, completezza, chiarezza. Bisogna compiere delle scelte, privilegiare alcune storie, determinati temi, perché tutto non si può racconta-re, ma i dettagli che scegliamo di raccontare devono contenere in sé l’essenza di un mondo».

Prima della scrittura c’è stata però la documentazione: sarà stato un impegno gigantesco, orientarsi tra libri e altre fonti... «I manuali alternativi pubblica-ti dalla Newton Compton hanno

una gestazione piuttosto lunga in-fatti. Personalmente mi piace an-che un po’ provocare il pubblico, mettere in discussione le sue cer-tezze, per cui adoro ricevere ispi-razione dai materiali più differenti, dalle fonti demonizzate, o margi-nali. Chi si volesse dunque diverti-re a sfogliare la bibliografia del 101 perché si accorgerà che accanto ai manuali degli storici insigni, la cui capacità di penetrazione critica anche nel Medioevo o nel Cinquecento sapeva essere argu-ta e lungimirante, ho tenuto con-to di tanti libri non accademici, di tanti sguardi alternativi, si pensi a quello di Ivan Graziani rivolto alla città di Chieti, o a quello spurio di Sor Paolo che da secoli vigila irre-movibile sulla città di Teramo».

Quanto nuocciono, quanto agiscono da anestetici, quel-le forme di sazietà che spes-so traiamo da certe mitologie dette e ridette e da certe oleo-grafie tramandate al punto da comporre un’aneddotica del sentito dire? «Ho sempre trovato decisamente riduttivo che si continuasse anche oggi ad associare a noi solo pe-core e montagne, considerata la ricchezza storica che ci contraddi-stingue. Non è solo l’ignoranza ad alimentare gli stereotipi, purtrop-po contribuisce parecchio la pigri-zia. Gli stessi abruzzesi perciò si sorprendono di scoprire che le bel-lezze archeologiche dei nostri siti sono uniche al mondo, si mera-vigliano di verificare quanti guin-ness ci appartengano, si ramma-ricano di non aver cominciato a esplorare prima un territorio la cui flora e fauna sono speciali, la cui storia parla attraverso monaste-ri, obelischi, mosaici, stele votive, campi di battaglia, ricette nostra-ne, nascondigli, concerti, rocca-

forti, castelli, romanze, battaglie sindacali… Per fortuna dall’ane-stesia con un po’ di buona volon-tà ci si risveglia. E oggi dobbiamo avere particolarmente a cuore il territorio intorno a noi: il turismo sarà una grande risorsa del futuro e dei nostri giovani, naturalmente se gestito con cura e opportuna-mente promosso».

Nel mondo anglosassone la di-vulgazione non è una parolac-cia, in Italia invece se ne parla spesso come se fosse qualcosa di secondario...«I grandi numeri creano sempre sospetto in un Paese tradiziona-lista. Divulgare una nuova idea delle cose può aiutare a cambiar-le, quindi l’innovazione è spesso avvertita come un pericolo. Non avere il coraggio di cambiare è però uno dei sintomi peggiori del-la provincialità, il nostro incubo perenne. Noi italiani ci sentiamo sempre un po’ provinciali perché in fondo ci terrorizza essere al-ternativi e rivoluzionari davvero. Significherebbe rinunciare alla nostra consueta diplomazia».

A proposito di Abruzzo e di mondo anglosassone, c’è un libro che è un’altra novi-tà, “Vines, Wines and other Crimes: The Italian Taste for Short Crime Stories...«Sono molto contenta” di que-sta recente traduzione in in-glese dell’antologia noir Delitti DiVino, una proposta che è pia-ciuta all’editoria americana. Nel libro compare il mio racconto Piccole inconfessabili vergogne, ambientato in Abruzzo. Il vino e il delitto hanno molto in comu-ne. Entrambi possiedono infinite sfumature, entrambi tradisco-no. E, per la gioia di noi scrittori, imprevedibilmente».

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SimoneGambacorta

“Cattiva cucina e sesso catastrofico”, in libreria il nuovo romanzo della scrittrice Caterina Falconi

Caterina Falconi scrive le sue storie come uno sco-iattolo che si intrufola nel buio. Il buio dove le sue pagi-ne - specie i racconti - vanno a ficcare il naso non è quello dell’orrore né quello del noir: è il buio delle cose che solita-mente le persone cosiddette normali preferiscono tenere lontane dalla luce: faccende ad alta muschiosità psicolo-gica e che spessissimo han-no a che fare con gli aggrovi-gliati incastri di liaison più o meno pericolose, clandestine e conflittuali. Il buio dove la Falconi scorrazza non è però moralisticamente colpevole o negativo, è il buio delle cose che per una ragione o per un’altra stanno ben chiuse in un cassetto (dall’amoraz-zo clandestino alla passione puramente erotica). In questo la sua è una narrativa che ir-

ride qualsivoglia perbenismo e che non fa altro che rac-contare il backstage dove si nasconde il lato b di millanta recite quotidiane con prota-gonisti impeccabili quando non consacrati al più inquie-tante e forzato lindore. Dello scoiattolo la scrittura della Falconi ha l’andamento agile e quell’apparente levità che nasconde invece un’assolu-

ta padronanza di movimento. Può esserci anche molta iro-nia nelle sue pagine ed è un’i-ronia che scorre su una gam-ma vasta di tonalità, il che rende ancor più letali le sue storie per quanto riguarda il coccodè di bacchettonismi gagliardi, inappagabili appe-titi giustizialisti (quello che non si fa e quello che si fa) e muscolarissime prontezze di giudizio (Hawthorne, La let-tera scarlatta e via dicendo). Dopo un certo e sano silen-zio (vedi astensione da pre-senzialismo compulsivo), con alle spalle due romanzi (Sulla breccia e Sotto falsa identità) e dopo tutta una serie di cose (ivi incluso lo smagliante Non avremmo mai dovuto. Le frasi che gli uomini sposati dico-no alle amanti, scritto con la collega Francesca Bonafini), Caterina Falconi torna in

Quando ci si mastica poco a poco

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questi giorni nelle librerie con Cattiva cucina e sesso catastrofico (Echos Edizioni, pp. 97, 10 euro), un romanzo breve presentato al Salone del Libro di Torino. Si tratta di un libro «comico-erotico» (così lo definisce l’autrice) dove tutto è giocato sul rap-porto tra sesso e cibo. Che di mezzo ci sia il cibo lo si capisce già dai nomi dei protagonisti, Francesco Lauto (lauto come un pa-sto) e Teresa Mondina (come le mondine delle risaie). Ambedue scrittori, Francesco e Teresa sono programma-ticamente dei non promes-si sposi e diversamente da quanto accade con Renzo e Lucia (Mondina, Mondella)

il loro idillio poggia su una complicità insolita, il cui senso sta anzitutto in due sensi: il gusto e l’udito. I due si danno infatti mensilmen-te convegno in un buen reti-ro, e la meccanica della cosa funziona seconda una regola da rispettarsi come un dog-ma narratologico: il primo che arriva nel pied-à-terre si mette ai fornelli a cucinare, il secondo si denuda e si sten-de sul letto. Il desnudo supi-no diventa poi un tavolo dove lo chef pone il cibo e lo man-gia (ma provvedendo anche a imboccare il partner). Allo chef spetta lo ius di decidere come fare l’amore. Conclusa quindi l’operazione ammaz-zacaffè, i due si raccontano

(udito) sia un aneddoto su un piatto che faceva decisa-mente schifo sia una storiella di perversione sessuale (ma nulla di cruento, violento o crudele). «Caterina Falconi, col suo modo leggero e scanzonato di raccontare - scrive Valerio Varesi nella prefazione - ci illustra un buon catalogo di perversioni, stranezze, ec-centricità, devianze con un tono grottesco tale da farci contemporaneamente sorri-dere e riflettere». Verissimo. E del resto già dalle prime pa-gine (quelle che precedono la narrazione in sé, come in una nota sulle dramatis personae) si capisce quale sia il tenore generale del libro: «Se i ma-trimoni tra scrittori funziona-no malissimo, non si può dire lo stesso dei loro amori clan-destini. Lo scrittore maschio è notoriamente competitivo e narcisista. Autoreferenziale, vagamente paranoico. Una moglie che pubblichi più e meglio di lui, si trasforma su-bito nella peggiore rivale. Ma un’amante scrittrice, meglio se di piccola o media edito-ria, diventa una protetta, una pupilla, una stellina da rimi-rare nelle notti quiete. Per questo, forse, tra i regali che i due innamorati si scambia-no sono annoverati caleido-scopi e binocoli. Francesco Lauto e Teresa Mondina sono amanti. Lui, romanziere del-la grande editoria, è troppo colto e sofisticato per essere uno scrittore commerciale. Lei è talentuosa ed eclettica, e pubblica con la piccola edi-toria di qualità».

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Nasce una nuova struttura sanitaria al servizio della comunità teramana, e non solo. Finalmente dopo quasi un anno di impe-gno da parte del dottor Roberto Petrella (nella foto) , apre il tan-to atteso “Centro diagnostico per immagini Tomosin”. Esso si chia-merà “Tomosin” centro diagno-stico per immagini alla memoria di Pierluigi Mantini. La data di apertura è fissata per il 21 maggio ore 16 a Mosciano stazione, all’in-terno della struttura Blu Palace, realizzato dall’ingegner Vittorio Beccaceci. Perché Tomosin? Perché la parola deriva dall’appa-recchio Tomosintesi. È una nuova tecnologia avanzatissima che stu-dia il seno a strati a partire dai 25 anni. Perché Pierluigi Mantini? In memoria del figlio di un caro ami-co deceduto all’età di 14 anni per un tumore. In questo centro la-voreranno dodici figure mediche (ginecologo, internista, radiologo, endocrinologo, chirurgo, nutrizio-nista, fisioterapista, cardiologo, urologo, otorinolaringoiatra, onco-logo ematologo, citologo).Doveroso precisare che l’utilizzo di apparecchiature all’avanguar-dia (eco color-doppler), dotate di nuove metodiche (software) che permettono di studiare tutti gli or-gani e, in modo esclusivo, la pos-sibilità di eseguire, con le sonde volumetriche 4D, lo studio di en-doscopia virtuale, che consente di andare ad indagare all’inter-no di vasi e cavità. Inoltre un’al-

tra nuova metodica esclusiva di questo strumento (MICROPURE) consentirà di rilevare micro-cal-cificazioni in tempo reale sulle parti molli (seno, tiroide ecc..). L’attrezzatura del centro permet-te inoltre di eseguire altri esami con tecnologia di ultima genera-zione, come la “elastosonografia”, che serve a studiare la densità del tessuto nei vari organi. Il dottor Petrella, proprietario del centro, lavora al Consultorio di Teramo e da 35 anni è al servizio delle don-ne del territorio. Tra gli altri spe-cialisti, operanti nel nuovo centro di Mosciano Sant’Angelo, spic-cano i nomi del dottor Bagatella, uno dei migliori otorinolaringoiatri d’Italia, proveniente da Ferrara; la dottoressa Petrella, oncologa pres-

so lo IEO di Milano; la dottoressa D’Alfonso, medico ecografista; il dottor Pandoli di Pescara; il fisio-terapista Marcolongo da Verona e molti altri. La novità assoluta del Centro è che i pazienti otterran-no una diagnosi d’equipe, e non dal singolo medico. Equipe com-posta anche da altre figure sani-tarie, altamente specializzate, tra le quali: fisioterapista oncologico, infermiere oncologico, ostetrica oncologica e psicologo oncologi-co. Per quanto riguarda i servizi: il Centro Tomosin offrirà preven-zione primaria e diagnosi precoce dei tumori sulle persone a rischio, cura definitiva, senza recidiva, delle lesioni del collo dell’utero (in tutte le donne che presentano lesioni premaligne). La novità as-soluta, unica in Abruzzo, è la ria-bilitazione del pavimento pelvico per l’incontinenza urinaria. Tra gli altri servizi saranno disponibili anche la “telemedicina oncologi-ca”, che permetterà al paziente di essere collegato in remoto alla struttura e ai professionisti attra-verso Skype, tutti i giorni, anche nel weekend; saranno disponibili anche delle agevolazioni per chi ha difficoltà economiche, con un finanziamento bancario, che per-metterà di rateizzare i pagamenti senza interessi. Inoltre, per tutti i pazienti iscritti al centro, sarà di-sponibile un servizio di trasporto gratuito. L’obiettivo è quello di col-pire il nemico, “il male del secolo”, sul nascere, fin dagli stadi iniziali.

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TOMOSIN, NUOVO CENTRODIAGNOSTICOPER IMMAGINI

Publiredazionale

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La scienza continua il suo viaggio. Da altre regioni tor-na di nuovo in Abruzzo. Nello specifico a Bisenti. Sembra quasi un caso, ma la scienza si confronta con la piazza. Di nuovo con la piazza. L’agorà in greco. Il luogo in cui tutti pri-ma o poi si incontrano. Reale o virtuale. E noi siamo contenti che la scienza condivida con la piazza la sua valenza. Un doppio appuntamento tra la-boratorio e spettacolo in stile “taranta” per raccontare e nar-rare la scienza ai più. Il giorno

4 giugno alle 18 e alle 21.30. Ma insieme a “La Scienza in Valigia”, tanti appuntamen-ti in ordine sparso. Diversi tra loro per l’evento Coloriamoci Sopra. Un evento dell’asso-ciazione “Quasi Adatti”. Un urlo di coraggio di un’associa-zione che svolge attività cul-turali no-profit all’interno del territorio bisentino, quindi te-ramano. L’obiettivo è sempre quello di divertirsi con sacri-ficio, creando alternative po-sitive alla vita da bar o se vo-gliamo al disagio sociale in cui

purtroppo si vive. Il ‘’non porsi limiti’’, la forza del gruppo ed ovviamente le emozioni che questi ragazzi ricevono dalla creazione degli eventi rende sempre vogliosi di continua-re a diffondere la rivoluzione culturale.

Le istruzioni per il #confu-so di questo mese sono: i ra-gazzi di Bisenti vi aspettano il 3 e 4 giugno. In piazza... Per domande e suggerire temi e interventi potete scrivere a:

[email protected]

SCIENZAIN VALIGIAA BISENTI

MarcoSantarelli K.

La Scienzain Valigia

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A valle di Ronzano, sul pia-noro presso il fiume Mavone e al cospetto del paretone del Gran Sasso, emerge il monastero di S. Maria di Ronzano. La chiesa si conserva in buone condizioni mentre del monastero non per-mangono resti murari e forse sola-mente lacerti di fondazioni presso l’attuale cimitero. Nella chiesa e nell’edificio vicino si rinvengo-no fregi di fattura altomedievale come un piedritto floreale, un ani-male fantastico e un piccolo fre-gio con intagli a quadrati risegati diagonalmente riproducente una transenna rimessa in opera nella chiesa di S. Giovanni ad Insulam ed è identico al blocco d’imposta della chiesa della SS. Annunziata di S. Omero. Solamente uno scavo archeologico potrebbe rintraccia-re un’eventuale presenza di un edificio più antico. Con l’avvento dei Normanni avviene una gran-de trasformazione del territorio e delle tipologie dei beni culturali. Con la ripresa della transuman-za tornano i rapporti economici e

mistica ottenuta sovrapponendo due cerchi rappresentanti il mon-do materiale col mondo spirituale. Sotto la calotta si sovrappongono tre registri. Nel primo troviamo l’annunciazione ove tra la Ma-donna incoronata e l’Angelo spic-ca la ricca finestra che emana la luce divina e ai lati si riconosco-no gli apostoli e gli evangelisti. Nel secondo registro troviamo la Natività, l’Adorazione dei magi, la Fuga in Egitto e la strage de-gli Innocenti. Nel terzo registro troviamo il Bacio di Giuda, Cristo dinanzi a Pilato, la Flagellazione, la Crocifissione, la richiesta del corpo di Cristo a Pilato, la Sepol-tura e il Lamento delle pie don-ne. Interessante la raffigurazione nell’absidiola di sinistra di S. Ni-cola di Bari insieme a Norberto di Xanten il fondatore del movimen-to religioso dei Premostratensi. E veniamo a qualche documento. Alla base della calotta dell’absi-de esiste ancora un’iscrizione che c’informa che gli affreschi furono realizzati nel 1181 quando era preposto don Pietro Sestunico. Da una bolla emessa da papa Lucio III nel 1183 si evince che S. Maria di Ronzano, S. Giovanni ad Insu-lam e S. Salvatore di Fano a Corno dipendevano dall’abate di S. Qui-rico d’Antrodoco dell’ordine dei Premostratensi. Nello stesso anno un incendio distruggeva comple-tamente l’annesso monastero. Nel 1309, 1324, e 1326 la chiesa di S. Maria, posta nella diocesi di Penne ed Atri, pagava la decima. La chiesa di S. Maria di Ronzano, per la qualità architettonica e per il ciclo di affreschi, rappresenta una delle mete turistiche più im-portanti della provincia di Teramo.

DomenicoDi Baldassarre

Luoghi

culturali con la Puglia. Dall’anali-si delle murature della chiesa di S. Maria è possibile evidenziare una sola fase costruttiva in stile roma-nico con influenza pugliese a tre navate e a tre absidi racchiusi da una parete per creare spazi di sa-crestia. La chiesa s’ispira a quel-la di S. Nicola di Bari soprattutto

nella configurazione planimetri-ca. Caratteristica della chiesa è la presenza di archi falcati di deri-vazione benedettina con alcuni a sesto acuto annuncianti il gotico imminente. Altra caratteristica, la presenza di pregevoli affreschi del 1181 nell’abside maggiore ove viene rappresentata la vita di Cri-sto in uno stile bizantineggiante ragionato con buona resa pitto-rica e alquanto fantasioso. Nella calotta troviamo il Cristo Panto-cratore inserito in una mandorla

SANTA MARIADI RONZANO

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TU CHIAMALESE VUOIEMOZIONI

FrancescaAlcinii

Sono solo animali?

La presenza di un animale e la relazione con esso hanno diversi effetti positivi sul be-nessere psicofisico dell’uomo. Il veterinario Allen Schoen ne ha individuati quattordici tra cui: riduzione della pressione sanguigna, aumento dell’au-tostima nei bambini e adole-scenti, aumento della percen-tuale di sopravvivenza post infartuale, miglioramento della qualità di vita negli anziani, sviluppo dell’intelligenza so-ciale e molti altri. I ricercatori dell’università della California hanno osservato una diminu-zione del 24% dell’indice di ansietà di settantasei pazienti cardiopatici ai quali era sta-to richiesto di accarezzare un cane per dodici minuti. Hanno dimostrato così che il contatto con un cane apporta, per chi lo trova piacevole, un maggior benessere psicofisico. Storie analoghe di relazione tra spe-cie diverse ribadiscono i risul-tati degli studi dei ricercatori della California. Le detenute del riformatorio femminile del Colorado, si prendono cura dei cani del canile che altrimenti sarebbero abbattuti, appor-tando in questo modo benefici e gratificazione non solo alle detenute, ma anche ai cani e

allo staff del carcere. Sempre più studi lo affermano: l’uomo ha bisogno degli animali. Non solo ci apportano dei benefici psicofisici, ma ci salvano per-sino la vita, com’è accaduto ad un gruppo di bagnanti della Nuova Zelanda. Questi riusci-rono a fuggire da un grande squalo bianco grazie ad un branco di delfini che li radunò nuotando in cerchio attorno a loro e li allontanò dallo squa-lo scortandoli fino a trarli in salvo. La condivisione delle stesse emozioni, probabilmen-te, è ciò che muove l’interazio-ne tra specie diverse che non comunicano con il medesimo linguaggio. Condividendo le stesse emozioni e comunican-do attraverso i sentimenti, si

riescono a stringere legami pro-fondi e duraturi con altri esseri viventi. Le emozioni, quindi, oltre ad essere il mezzo di co-municazione più efficace, sono dei catalizzatori che regolano le interazioni sociali. L’uomo, forse, non riuscirà mai ad attri-buire la giusta importanza che gli animali hanno verso l’uma-nità, ma personalmente credo che mentre l’uomo ha bisogno di loro, molti animali vivrebbero molto meglio senza l’[email protected]

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Io sono Lella, una Springer Spaniel di 3 anni. Sono in Canile dal mese di ottobre del 2015. Alcune volontarie mi hanno trovata sul

bordo della strada nei pressi di Teramo. Ero magrissima e sporca. Da giorni non mangiavo e non riuscivo nemmeno a tenermi sulle mie zampe. Poi piano piano in canile, con tutta l’attenzione che ho ricevuto, ho ripreso peso. Poi ho iniziato a camminare, poi a correre.Mi hanno vaccinata, chippata e sterilizzata. Il mio sogno? Trovare una casa con tanto amore e poi correre come il vento. Sono molto dolce e affettuosa, ma correre è veramente la mia passione. Info al 347 2499793

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Numero 40 - NUOVA SERIE

Maggio 2016

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Alessandro Misson

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n. 656 del 04/04/2012

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diritto direplica

Q uesta lettera la scrivo non solo come commerciante, come cittadino, ma anche come curioso, come uno studente di vent’anni ; ma si è mai vista una città il cui quartiere appena delimitato impedisce il parcheggio dei cittadini cui è riservato, escludendo anche tutti gli altri? Chi abita o lavora fuori dal quar-tiere San Giorgio fa parte di una Teramo meno nobile? Con meno diritti? Oppure questa è una prova utopistica per chiudere tutto il centro? A proposito di utopia, nelle aule di architettura l’ho stu-diata l’utopia, la moderna Vienna proviene da quelle ricerche, ma fondate e funzionali, incentrate sul benessere delle persone, proprio perché pensate da e per loro. Invece a Teramo penaliz-ziamo chi lavora, chi ha più di due auto, chiudendo le persone in un’interminabile trafila, costringendole ad elemosinare parcheg-gi lontanissimi, o meglio, costringendo implicitamente a pagare per un posto auto (che sono comunque lontani, eh). I permessi addirittura sono validi per due auto e fino alle ore 20 (h24 per i re-sidenti). Signor sindaco, ma lei interromperebbe mai una riunione comunale o una conferenza stampa con la scusa di dover uscire a cercare parcheggio? No, vero? E perché un barista dovrebbe farlo quando a quell’ora si ha l’attività piena? Perché qualcuno che non abita in centro, ma magari viene da fuori o anche semplicemente da San Nicolò, deve avere voglia di ritornare a casa? La città è di tutti, e non di alcuni, abbiamo tutti gli stessi doveri, le stesse tasse e quindi anche gli stessi diritti. Invece chi abita dal lato del ‘’genio civile’’ ha i posti auto per mezz’ora mentre il lato dirimpettaio della stessa strada ha posti auto riservati. Non le ricorda un po’ il muro di Berlino? Sa, anche quella fu un’idea fallimentare. Per questo motivo un giorno (e potrei continuare per due giorni se dovessi soffermarmi sui risentimenti per determinate scelte e disservizi) le chiedo di passeggiare per la sua città, per la nostra città, come un cittadino senza privilegi, pechè noi non ne abbiamo, e sicuramen-te si renderà conto che le idee messe in pratica sono un po’ diver-se. La prego, ascolti di più i suoi cittadini e chi cerca di lavorare e vivere tra le vie di Teramo, perché la città, a conti fatti, siamo noi che la viviamo ogni giorno. Se gira per Lisbona, Amsterdam, ma anche Firenze o Verona, vedrebbe una realtà messa in pratica con lo scopo di invitare le persone in centro, e non il contrario, se vuole la accompagno in giro per queste realtà a nome di tutti i teramani, non perché lo merito più di loro, ma perché sono stanco di stare zitto e ci metto la mia faccia ed mio il nome su queste parole.

Manuel Ciardelli, osteria “L’Assenzio” - Teramo

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