Benedetto Croce. Teoria della laicità “trascendentale” e primato del pensiero critico

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Articoli Benedetto Croce. Teoria della laicità “trascendentale” e primato del pensiero critico. di SALVATORE RAGONESI 1. Il valore complessivo dell’attività di Croce L’attività storiografica e bibliografica di Benedetto Croce è imponente e si svolge su più fronti, tutti di estremo interesse. Per comodità possiamo utilizzare le distinzioni che si articolano nelle famose quattro categorie dello spirito secondo la stessa sistemazione crociana della Logica come scienza del concetto puro, pubblicata da Laterza nel 1909 e più volte ristampata anche con modifiche e integrazioni. Queste categorie del conoscere e dell’agire sono:l’estetica e la logica da una parte e l’economica e l’etica dall’altra. L’uomo è sempre un “uomo intero” e tuttavia ogni attività è esplicitamente se stessa e non le altre. La storia rimane dentro la categoria della logica filosofica, poiché essa non è possibile senza l’elemento filosofico, come del resto la filosofia non è possibile senza l’elemento storico:“Bisogna conoscere il significato dei problemi del proprio tempo;il che importa conoscere anche quelli del passato” per poter fare filosofia, giacché la filosofia medesima “non è né fuori né a capo o a termine, né si ottiene in un momento o in alcuni momenti particolari della storia;ma, ottenuta in ogni momento, è sempre tutta congiunta al corso dei fatti e condizionata dalla conoscenza storica[…]E filosofia e storia non sono già due forme, sebbene una forma sola, e non si condizionano a vicenda, ma addirittura s’identificano[…] Né la storia precede la filosofia né la filosofia la storia:l’una e l’altra nascono a un parto”(1). E ad un parto nasce il sistema crociano della filosofia dello spirito, che si perfeziona e diversifica nei vari momenti della teoresi e della pratica elaborati in meno di un decennio, dal 1900 al 1909, dalla Estetica come scienza dell’espressione alla Logica come scienza del concetto puro e alla Filosofia della pratica. Così l’attività bibliografica di Croce attraversa tutte le forme in cui lo spirito si realizza e in ciascuna forma lascia una traccia indelebile, anche se i campi prediletti dal filosofo sono l’estetica e la storiografia. Nessuno in Italia ha prodotto più di lui e nessuno ha saputo meglio di lui organizzare il sapere e renderlo disponibile e fruibile attraverso le innumerevoli iniziative editoriali, a cominciare dalla rivista La Critica fondata nel 1903. Le sue opere non subiscono l’usura del tempo, anche sotto il profilo della qualità della scrittura, il che non sarebbe certamente poco. Non devono perciò meravigliare le enunciazioni folgoranti, tratte magari dalle pagine di Conversazioni critiche o dei Discorsi di varia filosofia o dei Primi e Ultimi saggi o delle Pagine sparse, che spesso si presentano come cose minori e marginali e che invece contengono intuizioni straordinarie e di grande efficacia e vivacità interpretativa. L’anticrocianesimo più o meno feroce non è riuscito ad intaccare un pensiero che rimane integro nelle opere sistematiche ed in quelle minori, neppure con il sostegno di bieche interpretazioni fondate su infamanti pregiudizi e scarse letture. Una nuova e corretta ricostruzione bibliografica e storiografica può tranquillamente sfatare il mito di un Croce dogmatico e ripetitivo, chiuso nella difesa delle “quattro parole” ed incapace di evolversi e far evolvere la cultura italiana. Le acute letture compiute in tempi diversi da Carlo Antoni, Eugenio Garin e Gennaro Sasso potrebbero essere però sufficienti a sottolineare il valore complessivo della riflessione crociana riproposta ancora in tempi più recenti da Giuseppe Galasso sia con il saggio Croce e lo spirito del suo tempo(Il Saggiatore 1990) che con la ristampa delle opere, a cominciare dall’eccellente e insostituibile auto-antologia Filosofia- Poesia-Storia pubblicata da Ricciardi nel 1951. L’attività di Croce, com’è noto, conquista molto rapidamente una posizione predominante nella cultura nazionale. In poco più di un decennio, nella prima decade del Novecento, essa diventa insostituibile punto di riferimento in Italia, dalle questioni di estetica a quelle di logica e filosofia della pratica; e nell’arco di un ventennio, dal 1917 al 1938, la produzione strettamente storica e metodologica (Teoria e storia della storiografia;Storia della storiografia italiana del secolo decimonono;Storia del regno di Napoli;Storia d’Italia dal 1871 al 1915;Storia dell’età barocca in Italia; Storia d’Europa nel secolo decimonono;La storia come pensiero e come azione, ecc. ) contribuisce ad allargare la credibilità scientifica del filosofo, che peraltro aggiunge al suo positivo influsso intellettuale anche quello civile. Dal 1952, anno della sua morte, la situazione cambia velocemente e si assiste ad un rapido declino della stessa conoscenza dell’opera crociana. Poco frequentata e per nulla studiata, essa finisce con l’essere ritenuta inutile e persino pericolosa, perché erroneamente e ridicolmente incolpata del ritardo culturale e scientifico del nostro Paese:“Non è qui il caso di valutare e analizzare le influenze e i condizionamenti che l’opera complessiva di Croce ebbe sulla cultura, anche scientifica, italiana […]Non possiamo tuttavia esimerci dal notare come ben difficilmente si riesca a trovare in un’altra opera un repertorio così vasto e nutrito di inesattezze, superficialità, di vere e proprie insulsaggini per quanto riguarda la logica <formalistica>-come Croce la chiama-e i vari tentativi di riformarla”(2). Così Ludovico Geymonat si sbarazza di Croce e gli attribuisce la colpa dei ritardi scientifici dell’Italia, “mentre in tutte le culture europee tutta una serie di studiosi affrontava con serietà e rigore i profondi problemi che erano stati sollevati dalle antinomie, dagli sforzi per superarle, dalle diverse concezioni che si dividevano il campo intorno al problema dell’esistenza degli enti matematici”(3). E non soddisfatto dell’affondo il filosofo della scienza, sempre signorile e misurato, va ancora all’attacco con immagini più dure e volgari :::Sintesi Dialettica::: per l'identità democratica http://www.sintesidialettica.it/print_articoli.php?AUTH=72&ID=211... 1 di 11 24/06/2014 01.30

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Saggio di Salvatore Ragonesi

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    Benedetto Croce. Teoria della laicit trascendentale eprimato del pensiero critico.di SALVATORE RAGONESI

    1. Il valore complessivo dellattivit di Croce

    Lattivit storiografica e bibliografica di Benedetto Croce imponente e si svolge su pi

    fronti, tutti di estremo interesse. Per comodit possiamo utilizzare le distinzioni che si

    articolano nelle famose quattro categorie dello spirito secondo la stessa sistemazione

    crociana della Logica come scienza del concetto puro, pubblicata da Laterza nel 1909 e

    pi volte ristampata anche con modifiche e integrazioni. Queste categorie del conoscere e

    dellagire sono:lestetica e la logica da una parte e leconomica e letica dallaltra. Luomo

    sempre un uomo intero e tuttavia ogni attivit esplicitamente se stessa e non le altre. La

    storia rimane dentro la categoria della logica filosofica, poich essa non possibile senza

    lelemento filosofico, come del resto la filosofia non possibile senza lelemento

    storico:Bisogna conoscere il significato dei problemi del proprio tempo;il che importa

    conoscere anche quelli del passato per poter fare filosofia, giacch la filosofia medesima

    non n fuori n a capo o a termine, n si ottiene in un momento o in alcuni momenti

    particolari della storia;ma, ottenuta in ogni momento, sempre tutta congiunta al corso dei

    fatti e condizionata dalla conoscenza storica[]E filosofia e storia non sono gi due forme,

    sebbene una forma sola, e non si condizionano a vicenda, ma addirittura sidentificano[] N

    la storia precede la filosofia n la filosofia la storia:luna e laltra nascono a un parto(1). E

    ad un parto nasce il sistema crociano della filosofia dello spirito, che si perfeziona e

    diversifica nei vari momenti della teoresi e della pratica elaborati in meno di un decennio, dal

    1900 al 1909, dalla Estetica come scienza dellespressione alla Logica come scienza

    del concetto puro e alla Filosofia della pratica.

    Cos lattivit bibliografica di Croce attraversa tutte le forme in cui lo spirito si realizza e in

    ciascuna forma lascia una traccia indelebile, anche se i campi prediletti dal filosofo sono

    lestetica e la storiografia. Nessuno in Italia ha prodotto pi di lui e nessuno ha saputo

    meglio di lui organizzare il sapere e renderlo disponibile e fruibile attraverso le innumerevoli

    iniziative editoriali, a cominciare dalla rivista La Critica fondata nel 1903. Le sue opere non

    subiscono lusura del tempo, anche sotto il profilo della qualit della scrittura, il che non

    sarebbe certamente poco. Non devono perci meravigliare le enunciazioni folgoranti, tratte

    magari dalle pagine di Conversazioni critiche o dei Discorsi di varia filosofia o dei

    Primi e Ultimi saggi o delle Pagine sparse, che spesso si presentano come cose minori e

    marginali e che invece contengono intuizioni straordinarie e di grande efficacia e vivacit

    interpretativa. Lanticrocianesimo pi o meno feroce non riuscito ad intaccare un pensiero

    che rimane integro nelle opere sistematiche ed in quelle minori, neppure con il sostegno di

    bieche interpretazioni fondate su infamanti pregiudizi e scarse letture. Una nuova e corretta

    ricostruzione bibliografica e storiografica pu tranquillamente sfatare il mito di un Croce

    dogmatico e ripetitivo, chiuso nella difesa delle quattro parole ed incapace di evolversi e

    far evolvere la cultura italiana. Le acute letture compiute in tempi diversi da Carlo Antoni,

    Eugenio Garin e Gennaro Sasso potrebbero essere per sufficienti a sottolineare il valore

    complessivo della riflessione crociana riproposta ancora in tempi pi recenti da Giuseppe

    Galasso sia con il saggio Croce e lo spirito del suo tempo(Il Saggiatore 1990) che con la

    ristampa delle opere, a cominciare dalleccellente e insostituibile auto-antologia Filosofia-

    Poesia-Storia pubblicata da Ricciardi nel 1951.

    Lattivit di Croce, com noto, conquista molto rapidamente una posizione predominante

    nella cultura nazionale. In poco pi di un decennio, nella prima decade del Novecento, essa

    diventa insostituibile punto di riferimento in Italia, dalle questioni di estetica a quelle di

    logica e filosofia della pratica; e nellarco di un ventennio, dal 1917 al 1938, la produzione

    strettamente storica e metodologica (Teoria e storia della storiografia;Storia della

    storiografia italiana del secolo decimonono;Storia del regno di Napoli;Storia

    dItalia dal 1871 al 1915;Storia dellet barocca in Italia; Storia dEuropa nel secolo

    decimonono;La storia come pensiero e come azione, ecc. ) contribuisce ad allargare la

    credibilit scientifica del filosofo, che peraltro aggiunge al suo positivo influsso intellettuale

    anche quello civile. Dal 1952, anno della sua morte, la situazione cambia velocemente e si

    assiste ad un rapido declino della stessa conoscenza dellopera crociana. Poco frequentata e

    per nulla studiata, essa finisce con lessere ritenuta inutile e persino pericolosa, perch

    erroneamente e ridicolmente incolpata del ritardo culturale e scientifico del nostro

    Paese:Non qui il caso di valutare e analizzare le influenze e i condizionamenti che lopera

    complessiva di Croce ebbe sulla cultura, anche scientifica, italiana []Non possiamo tuttavia

    esimerci dal notare come ben difficilmente si riesca a trovare in unaltra opera un repertorio

    cos vasto e nutrito di inesattezze, superficialit, di vere e proprie insulsaggini per quanto

    riguarda la logica -come Croce la chiama-e i vari tentativi di riformarla(2).

    Cos Ludovico Geymonat si sbarazza di Croce e gli attribuisce la colpa dei ritardi scientifici

    dellItalia, mentre in tutte le culture europee tutta una serie di studiosi affrontava con

    seriet e rigore i profondi problemi che erano stati sollevati dalle antinomie, dagli sforzi per

    superarle, dalle diverse concezioni che si dividevano il campo intorno al problema

    dellesistenza degli enti matematici(3). E non soddisfatto dellaffondo il filosofo della

    scienza, sempre signorile e misurato, va ancora allattacco con immagini pi dure e volgari

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  • come quelle di un Croce che ricava lidea delleconomicit delle scienze avendo presente il

    mercato di Pescasseroli o, a essere compiacenti, quello italiano. E inutile dire che qui manca

    non solo una ragionata ed equilibrata valutazione storiografica, ma anche ogni tentativo di

    ricostruzione complessiva di un Croce colto nel moto del suo pensiero e della sua produzione

    intellettuale, nelle varie fasi e nei diversi terreni dindagine. Da posizioni critiche in buona

    fede, e a difesa della scienza, come questa di Geymonat, nasce e si sviluppa, tra la fine degli

    anni Sessanta e linizio degli anni Settanta, un anticrocianesimo pi ideologico o pi

    semplicemente preconcetto, ma non di rado molto sprezzante, ignorante e provinciale, che

    ottiene lavallo dei grandi intellettuali.

    2. Lattualit dellestetica crociana

    Lestetica di Croce un campo ancora non del tutto esplorato. E bisognerebbe esplorarlo in

    modo pi sistematico di quanto finora non sia avvenuto. La storia dellestetica crociana

    lunga e molto tormentata, basti dire che la prima sistemazione organica delle idee estetiche

    risale al 1900, cio alla Tesi fondamentale dellestetica come scienza dellespressione

    e linguistica generale, ripubblicata da Sandron nel 1902 e poi nelledizione definitiva da

    Laterza nel 1912 con il titolo leggermente pi sintetico di Estetica come scienza

    dellespressione e linguistica generale;successivamente si propongono degli

    approfondimenti particolari e vengono alla luce il Breviario di estetica nel 1913, i Nuovi

    saggi di estetica nel 1920, la Aestetica in nuce nel 1928 e La poesia nel 1936, per non

    parlare poi dei tanti lavori di critica artistico-letteraria sparsi in una molteplicit di saggi. Ma,

    in sostanza, le basi lontane dellestetica crociana sono date dalla prima opera, che rimane

    fondamentale, nonostante le varie revisioni e autocorrezioni:La conoscenza ha due forme:

    o conoscenza intuitiva o conoscenza logica; conoscenza per fantasia o conoscenza per

    lintelletto;conoscenza dellindividuale o conoscenza delluniversale[] insomma o

    produttrice dimmagine o produttrice di concetti(4). Linteresse suscitato in tutto il mondo

    da questa estetica contribuisce a dare allattivit di Croce uno straordinario rilievo e una

    speciale autorevolezza scientifica. I fraintendimenti non mancano e nemmeno gli sforzi di

    chiarificazione. Rimane tuttavia indubbio che larte una forma di conoscenza nella quale

    entrano come in un circolo tutte le altre forme, unificate dallintuizione artistica e dalla

    produzione creativa dellimmagine fantastica. Essa non mera imitazione della realt, n

    mera sensazione, n puro furore di passione, n puro concetto, bens pura immaginazione

    produttiva. :In ogni accento di poeta, in ogni creatura della sua fantasia, c tutto lumano

    destino, tutte le speranze, le illusioni, i dolori e le gioie, le grandezze e le miserie umane, il

    dramma intero del reale, che diviene e cresce in perpetuo su se stesso[]Nel travaglio del

    passaggio dal sentimento immediato alla sua mediazione e risoluzione nellarte, dallo stato

    passionale allo stato contemplativo, dal pratico desiderare, bramare e volere allestetico

    conoscere, si allora, invece di giungere al termine del processo, rimasti a mezzo(5). Larte

    non dunque frutto di immediatezza, bens di mediazione dialettica che porta con s tutto il

    resto della vita, della conoscenza, del volere e del patire nuovamente percepito e rielaborato

    nel fuoco sintetico della contemplazione estetica e trasferito e rivissuto nellimmagine

    artistica. Certo, unintuizione artistica un baleno, unilluminazione, (chi non lo sa?)ogni

    nascita di verit, filosofica e critica e storica e scientifica;ma dal baleno allopera compiuta,

    quanto lungo cammino, quante difficolt, quanti sforzi, quanto studio e quanta servit

    damore![]Lo Shelley che, come poeta e come teorico della poesia, merita di essere

    ascoltato almeno quanto il signor Valry, in un suo scritto del 1821 cos si esprimeva:

  • sentimento, una teoresi, un conoscere, e perci stesso, laddove il sentimento aderisce al

    particolare, e per alto e nobile che sia nella sua scaturigine, si muove necessariamente nella

    unilateralit della passione[]la poesia riannoda il particolare alluniversale, accoglie

    sorpassandoli del pari dolore e piacere, e al di sopra il cozzare delle parti contro le parti

    innalza la visione delle parti nel tutto, sul contrasto larmonia, sullangustia del finito la

    distesa dellinfinito. Questa impronta di universalit e di totalit il suo carattere;e dove

    pare che vi siano bens immagini ma questo carattere sia debole e manchevole, si dice che

    manca la pienezza dellimmagine, limmaginazione suprema, la fantasia creatrice, lintima

    poesia(9). In tal modo larte esprime lintero contenuto della vita e della storia sub specie

    intuitionis e lo traduce esteticamente in un linguaggio originale e pieno, che non pu essere

    il semplice e comune linguaggio della quotidianit, n tanto meno quello della scienza, degli

    affari, degli affetti e delloratoria.

    Viene chiarito ci che nella prima Estetica ancora confuso, e cio che non ogni intuizione o

    rappresentazione necessariamente espressione artistica e che la stessa attivit intuitiva

    pu esprimersi in modi diversi e presentarsi con o senza lalone artistico. Esistono in effetti

    tanti tipi dintuizione e ci che si chiama arte non solo raccoglie intuizioni pi vaste e

    complesse, ma anche le esprime e rappresenta nella singolarit e specificit della forma

    artistica. E viene decisamente superata lidentificazione meccanica di intuizione ed

    espressione che crea una difficolt insuperabile o superabile solo surrettiziamente:Noi

    dobbiamo tener fermo alla nostra identificazione, perch lavere staccato larte dalla comune

    vita spirituale, laverne fatto non so qual circolo aristocratico o quale funzione singolare,

    stata tra le principali cagioni che hanno impedito allEstetica, scienza dellarte, di attingere la

    vera natura, le vere radici di questa nellanimo umano. Come nessuno si maraviglia allorch

    apprende dalla fisiologia che ogni cellula organismo e ogni individuo cellula o sintesi di

    cellule[]cos non v una scienza dellintuizione piccola e unaltra dellintuizione grande, una

    dellintuizione comune e unaltra dellartistica, ma una sola Estetica, scienza della cognizione

    intuitiva o espressiva, ch il fatto estetico o artistico. E questa Estetica il vero analogo

    della Logica, la quale abbraccia, come fatti della medesima natura, la formazione del pi

    piccolo e ordinario concetto e la costruzione del pi complicato sistema scientifico e

    filosofico(10). Ma un marxismo pi o meno ortodosso avrebbe potuto cogliere nello sforzo

    faticoso e contraddittorio del giovane Croce il tentativo di fare dellarte una dimensione

    comune e ordinaria del genere umano, senza ricorrere alle qualit eccezionali e straordinarie

    del genio di romantica memoria. Larte non perci uno strano linguaggio divino e

    sovramondano, misteriosamente ispirato, bens forma materiale e terrestre di

    comunicazione. Questo vuol dire sostanzialmente il giovane Croce, innamorato di De Sanctis,

    Herbart, Antonio Labriola e soprattutto di Marx ed Hegel, e del rapporto organico tra larte e

    la vita reale, tanto da sistemare entro la sua concezione dellarte le istanze che provengono

    dal materialismo storico e che gli fanno perdere di vista la natura peculiare del fatto estetico

    compiutamente determinato soltanto nella sua distinzione dal pensiero logico, in seno

    allattivit teoretica. Solo pi tardi egli aggiuster il tiro mediante specifici paradigmi che

    permettono una pi adeguata considerazione dellevento artistico, il quale rimane tuttavia

    fornito di autonomia di fronte a tutte le altre attivit dello spirito pur contenendo dentro di s

    tutto il mondo.

    3. Il concetto crociano della storia

    Il passato risorge continuamente dallombra dei secoli quando il nostro spirito si disponga ad

    interrogarlo. La storiografia crociana appunto continua interrogazione del passato alla luce

    di un problema attuale:una interrogazione che sia per capace di assegnare ai fatti il loro

    posto e alla comprensione il suo valore. Senza fatti filologicamente accertati non si d storia,

    ma nemmeno senza pensiero comprensivo si pu fare storia. Nel giudizio storico

    sintrecciano perci alla maniera vichiana filologia e filosofia, accertamento puntuale del fatto

    e comprensione profonda dello stesso. La verit storica appunto questa assoluta identit di

    reale e razionale, di individuale(perch individuato) e di universale(perch ragionato). Il

    giudizio storico latto del pensare levento particolare, di confermarlo e qualificarlo, cio di

    comprenderlo concettualmente.

    Percio la storia sempre viva e attuale, in quanto nasce da un bisogno di dare una risposta

    ad un interrogativo contemporaneo, di schiarire con il pensiero fatti ed eventi che hanno un

    significato per colui che ricerca. Insomma il passato non muore nella coscienza storiografica,

    perch in esso de nostra re agitur.

    La famosa opera Teoria e storia della storiografia presenta un carattere di chiarificazione

    prevalentemente metodologica e prepara il terreno alla grande produzione storiografica. In

    essa si chiarisce la nota contrapposizione di cronaca e storia, si svela in tutta la sua portata

    produttiva il principio costitutivo della contemporaneit della storia e si determina la natura

    filosofica della storiografia, che rientra nellattivit teoretica, poich non vi altra attivit

    conoscitiva che non sia storica e teoretica allo stesso tempo. E questo anche il concetto

    crociano della filosofia come storicismo assoluto, quale si ritrova nellopera assai esplicativa

    Il carattere della filosofia moderna(Laterza, Bari 1941). Storicistico il pensiero

    crociano in quanto per esso la realt si identifica con la storicit che avvolge e coinvolge lo

    sviluppo dello spirito nel suo concreto svolgimento e nella concreta dialettica degli opposti e

    dei distinti;l dove teoria e prassi si trovano distinti e collegati nel processo dei reciproci

    condizionamenti e superamenti. Cos ciascun grado autonomo dallaltro, ma al tempo

    stesso in rapporto con laltro e lo condiziona e ne viene condizionato.

    Coerentemente con la sua impostazione metodologica, Croce svolge unintensa attivit

    storiografica per ciascuna delle quattro forme della vita spirituale, senza escludere peraltro la

    storia degli avvenimenti politici, sociali, culturali e religiosi, la cui ricostruzione si trova nelle

    opere gi citate e in altre di non minore interesse scientifico, come La rivoluzione

    napoletana del 1799;Storie e leggende napoletane;La Spagna nella vita italiana

    durante la Rinascenza; Vite di avventure, di fede e di passione, ecc. Che sono la

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  • concreta testimonianza di un altissimo impegno scientifico e di un approccio etico-politico di

    grandissimo spessore. Basterebbe . rileggere con attenzione le pagine sulla vita del

    calvinista marchese di Vico Galeazzo Caracciolo e sul suo doloroso distacco da Napoli per

    rendersi conto della ricchezza dei temi e dei sentimenti che circolano nelle vicende narrate

    da Croce. Dice Federico Chabod con molto acume:A mantenere in altezza la storiografia

    crociana, evitandole di cadere nellastrattezza intellettualistica, anzitutto quel senso del

    particolare umano cos profondo e possente in Croce dalla prima alla pi tarda maturit. Il

    fermarsi largamente sugli uomini singoli e sulle opere degli uomini, lapparir frequente,

    dietro a una proposizione di carattere generale, di volti umani, di affetti e di passioni umane,

    danno per primi alla storia etico-politica -quale nelle opere di Croce- contenuto e colore

    concreto(11).

    Non inesatto sostenere che il significato fondamentale dello storicismo crociano consista

    nella riduzione della filosofia a momento metodologico della storiografia, presente nelle

    primissime elaborazioni filosofiche e costituente una sorta di filo conduttore di ogni

    successiva ricerca. La conoscenza del pensiero marxiano, tra il 1895 ed il 1900, apre nuove

    affascinanti prospettive che non saranno abbandonate quando viene meno la fedelt al

    marxismo. Lo studio appassionato del materialismo storico offre un canone di ricchissima

    suggestione, utilissimo alla conoscenza storica proprio perch con esso vengono riaffermati i

    forti legami tra storiografia e vita reale, esattamente come avviene nei fatti estetici. La storia

    reale dunque il terreno al quale la narrazione storica deve venir costantemente riferita, se

    vuol essere narrazione di fatti e non pura produzione di idee o invenzione fantastica. Ne

    consegue che in essa debbono poter trovare la loro radice tutti i fatti, a cominciare da quelli

    che assumono la forma di valori, la cui genesi si deve individuare allinterno di questo

    mondo. La storia la narrazione del realmente accaduto e ha un carattere conoscitivo e

    problematizzante, e non una natura estetica, come aveva sostenuto nella prima Memoria del

    1893 La storia ridotta sotto il concetto generale dellarte.

    Non credo sia superabile laspetto narrativo, n tanto meno quello problematico della vera

    storiografia, che secondo il Croce maturo nasce dal pensiero e dal giudizio, dalla

    necessit di risolvere un problema teorico;e muove dalla prassi, anche se non dipende dalla

    prassi ed preparazione di nuova prassi:E chiaro dalle cose dette che il rapporto tra

    storiografia e attivit pratica, tra conoscenza storica e azione, pone bens un legame tra le

    due, ma non punto un legame causalistico e deterministico. Lazione ha a suo precedente un

    atto di conoscenza, la soluzione di una particolare difficolt teorica, la rimozione di un velo

    dal volto del reale;ma, in quanto azione, sorge soltanto da unispirazione originale e

    personale, di qualit affatto pratica, di pratica genialit. []Pu dirsi, dunque, che la

    storiografia, rispetto allazione pratica, sia preparante ma indeterminante(12). E subito

    dopo aggiunge un altro chiarimento sul rapporto tra pensiero storico e vita pratica che mi

    sembra di vibrante attualit, soprattutto per quanto riguarda la storicizzazione della realt

    contemporanea :Lintimo legame che da noi stato posto e con ogni cura mantenuto tra gli

    impulsi della vita pratica e morale e i problemi della storiografia, affatto diverso dallaltro

    legame tra fini pratici e narrazioni storiche che d luogo alle storie di tendenza o di

    partito[]In queste ultime il processo non va dallo stimolo pratico al problema definito e

    risoluto dal pensiero, allinformata coscienza che condizione di nuovo o rinnovato

    atteggiamento pratico e fattivo ;ma, essendo gi dato un particolare atteggiamento pratico

    che la tendenza o il programma di partito, in procinto o in corso di attuazione, si ricorre tra

    gli altri mezzi per attuarlo a cronache e altre storie che vengono trattate anchesse come

    semplici raccolte di notizie sul passato, ricavandone immagini di persone, azioni e

    accadimenti ad asserzioni, convalidamento e difesa del fine che si persegue. Cos non solo

    non nasce alcuna opera storiografica, ma quelle che gi esistevano vengono, nellatto stesso,

    disgregate e distrutte. Invece di quel passato che a noi presente perch in esso , e del quale si scruta il posto nello svolgimento che si vuol considerare, si

    mettono dinanzi agli occhi, coi colori del passato, immagini di cose amabili o invise, invocate

    o deprecate, per attirare o atterrire, per persuadere intorno a certe azioni o a certi ordini di

    azioni. Tali sono nella loro sostanza, e schematicamente disegnate, le storie di tendenza o di

    partito(13).

    Il pensiero storico muove dunque da un travaglio di passioni pratiche che devessere

    inevitabilmente superato nel puro pensiero e risolto liberamente nel giudizio, e utilizzato

    possibilmente ma non necessariamente nella successiva azione in un circolo permanente di

    teoria e prassi, senza che la storia che si fa venga confusa con quella che si pensa, perch

    questa e solo questa d luogo ad una storicit teoretica che si costituisce in determinate

    situazioni pratiche e si emancipa da esse nel conseguimento della conoscenza, che

    coscienza logica e non gi pratica e pu preparare la prassi senza determinarla o farsene

    totalmente condizionare. Ci minaccia continuamente la purezza dello storicismo crociano,

    ma si tratta del rischio inevitabile che la contemporaneit della storia deve correre e alla

    fine uscirne trionfante con la posizione di un pensiero assolutamente critico e schietto che

    accetta laccaduto, lo scruta puntualmente, lo ricostruisce razionalmente e lo narra

    liberamente invocando la spregiudicata e incondizionata capacit del dare forma al dramma

    concreto del reale e dellesporre la verit nella variet e attualit contraddittoria delle

    situazioni esistenziali. Il concetto tipicamente attualistico della contemporaneit della storia,

    innestato saldamente nella visione crociana sin dalla Teoria e storia della storiografia, si

    fonda sullinteresse attuale che sollecita lo studio del passato e lo ravviva e lo fa penetrare e

    comprendere nella sua realt vivente, assieme al documento che la rappresenta e la

    testimonia. Qui presente, in tutta la sua portata, leredit vichiana nel rapporto tra fatto e

    pensiero entro un processo di comprensione che pu intendere la praxis in quanto

    costruito sulla praxis. Nessuno ha potuto superare queste tormentate considerazioni sulla

    storia, e nessuno oggi pu dire che la storia serve allazione e che il suo valore

    determinato unicamente dalla sua utilit pratica. Lesperienza ci insegna che ci pericoloso,

    anche se molti storici accademici e sempre organici incautamente ci provano, perch

    ritengono che ogni attivit intellettuale debba avere una qualche ricaduta pratica e utilitaria,

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  • una qualche utilit politica, la soddisfazione di un bisogno etico, ecc. Il Croce insegna che la

    storia, indipendentemente da qualsiasi applicazione e utilizzazione pratica, ha la sua

    legittimit proprio in virt del suo sforzo di comprensione che ci permette non una semplice

    elencazione ma una intelligibilit profonda e intrinseca dei fatti accaduti. Allora necessario

    che la vera educazione storica cerchi soltanto di svegliare e formare lattitudine a intendere

    le situazioni reali, riportandole alla loro genesi e collocandole nelle loro relazioni e indichi

    nella comprensione intellettuale, e non gi nellarredo ozioso della memoria o

    nellesercitazione dei muscoli, lobiettivo esclusivo della ricerca storica.

    Infine, non sembri inopportuno dare uno sguardo al concetto crociano della dignit della

    storia, che in tempi insospettabili avr una felice ripresa nella scuola delle Annales, forse

    con qualche esagerazione. In un saggio della sua Critica dedicato allargomento, Croce

    affronta la questione con la solita vivacit e chiarezza mentale ed afferma che un tempo la

    dignit storica si faceva consistere, quanto alla materia, nel tenersi costantemente nella

    sfera degli alti personaggi e delle azioni di Stato e, quanto allo stile, nello schivare ogni

    popolarit e familiarit, osservando una tesa compostezza di racconto(14). La ricerca

    storica pu occuparsi di qualsiasi materia con variet di stile narrativo, sempre che il

    racconto sia intellettivamente penetrato e compreso e sia ben alimentato dal problema

    critico:Se il racconto storico critica, intelligenza, comprensione, esso non deve ammettere

    in s niente che non sia intellettivamente penetrato e compreso, niente che vi permanga

    come cronaca o sequela di fatti, materialmente enunciati e perci grevi e pesanti(15). Vi

    sono tutti gli ingredienti della moderna concezione della storia, che non fatta solo di

    narrazione, ma anche di riflessione e che pu affrontare qualsiasi contenuto e operare con la

    medesima dignit. , senza la necessit di cadere nellastrattezza filosofica:Se dunque il

    racconto storico intelligenza e nientaltro che intelligenza dei fatti, se nella vera storia il

    racconto fa tuttuno col giudizio, sparisce la vecchia esigenza, sorta accanto a storie che non

    erano giudizio e intelligenza, di un particolare lavoro che si chiamava o . Racconto storico e riflessione coincidono16).

    Chiusa con la Filosofia della pratica e la Logica la fase dei trattati sistematici, Croce

    realizza nei saggi la sua forma letteraria pi brillante e vivace e utilizza la sua rivista per

    esprimere un pensiero sempre nuovo e mobile. Oggi, a ripercorrere le tappe dellattivit

    crociana, appare chiara la lunga e faticosa elaborazione teorica risultante anche dai Taccuini

    di lavoro sui quali il filosofo annota puntualmente per pi di quarantanni, dal 1906 al 1950,

    e cio fino a due anni prima della morte, il lavoro svolto quotidianamente allo scopo di

    invigilare se stesso. Gennaro Sasso ne ha ricavato un bel volume indispensabile per lo

    studioso dellopera crociana e per coloro che ancora nutrono interessi non astrattamente

    filosofici(17). Ma pi ancora per scoprire lanimo tormentato di un filosofo dallapparente

    olimpicit, le cui conquiste intellettuali sono ottenute con estrema fatica, come la stessa

    trasparenza classica della scrittura levigata e lineare. , e la cui formazione continua,

    giacch egli sperimentala falsit della dottrina pedagogica che confina leducazione a una

    prima parte della vita(alla prefazione del libro), e la verit della dottrina contraria che

    concepisce la vita intera come continua educazione, e il sapere come unit del sapere e

    dellimparare. E quando si sa senza pi poter imparare, quando si educati senza possibilit

    di meglio educarsi, la vita si arresta e non si chiama pi vita ma morte(18).

    4. Il concetto della storia della filosofia

    Non tutto conosciuto ed esplorato dellopera di Croce. Quelli che lo hanno criticato, lo

    hanno fatto spesso senza conoscerne la molteplice produzione. Per quanto riguarda laspetto

    della metodologia, mi sembra necessario risalire alla contestazione del metodo hegeliano.

    Egli rimprovera ad Hegel, vero fondatore della storiografia della filosofia, di aver imposto

    allo svolgimento del pensiero filosofico un arbitrario ordine logico-sistematico, trascurando

    nei filosofi la loro individualit. Insomma, secondo Croce, nella prospettiva hegeliana manca

    la concretezza delle posizioni personali ed presente soltanto uno spirito assoluto che tutto

    riassorbe in s, cancellando ogni particolarit nellartificiosa e faziosa ricostruzione

    speculativa.

    Nel saggio ben calibrato sul Concetto filosofico della storia della filosofia del 1940 parla

    del senso dello sforzato ed artificioso che si prova dinanzi alla trattazione hegeliana e del

    timore che nasce di unalterazione che per quella via sintroduca nella schietta verit ed

    oggettivit storica, e ci dipende dal fatto che il filosofo tedesco si colloca nel punto

    immaginario in cui si suppone che il percorso filosofico ha conseguito il suo compimento,

    per modo che nuova filosofia non pu sorgere ma solo particolareggiamenti e applicazioni(in

    Filosofia-Poesia- Storia, Adelphi 1996, ristampato a cura della Biblioteca Treccani nel

    2006, I vol. , p. 115).

    In realt, Hegel non pu operare diversamente, giacch ricorre al concetto della filosofia non

    come storicit, ma come verit che svela se stessa dentro di s. Le categorie delle sue

    Lezioni di storia della filosofia sono quelle del seppellimento e del superamento,

    sicch ogni filosofia seppellisce la precedente e la supera proprio nellatto in cui conserva la

    sua verit. , che leterna Verit: La categoria essenziale infatti lunit di tutte queste

    diverse manifestazioni, giacch uno solo lo spirito, che si manifesta e si imprime nei diversi

    momenti(19). Non esistono dunque per Hegel individualit filosofiche, viceversa per Croce,

    proprio perch il pensiero di ciascun filosofo un atto esistenziale di libert, ogni dottrina ha

    un suo valore specifico che attinge alla particolare situazione storica e alla prospettiva

    personale. Lo spirito filosofico storicamente costituito e ciascun filosofo mantiene la sua

    individualit nel suo contesto specifico, che una storia della filosofia deve riuscire a

    raccogliere nelle sue determinazioni peculiari. Non un caso che lattivit storiografica di

    Croce in direzione della storia della filosofia si svolga in maniera monografica e volga

    lattenzione alle individualit filosofiche pi che ai movimenti universali del pensiero.

    Due saggi di storiografia filosofica emergono sugli altri:quello su Giambattista Vico(La

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  • filosofia di Giambattista Vico, Laterza 1911) e quello su Hegel (Saggio sullo Hegel,

    Laterza 1913), che sono entrambi i filosofi sui quali egli poi torna ripetutamente con

    integrazioni critiche e nuove riflessioni. La monografia sul Vico, nella stesura definitiva del

    1946, presenta per esempio laggiunta di una postilla biografica di grande interesse, in

    quanto corregge precedenti informazioni e addirittura la stessa Autobiografia

    vichiana:Aggiungo, per memoria, che il Vico nacque in Napoli il 23 giugno 1668(non 1670,

    comegli dice nellautobiografia) e mor il 23 gennaio 1744(non il 20, come dicono tutti i

    biografi). Da qui si evince limportanza che Croce attribuisce anche ai minimi particolari ed

    alla precisione delle informazioni pure di fronte a grandi filosofi che non avrebbero bisogno di

    ulteriori puntualizzazioni di tipo n biografico n interpretativo. Ma la storia della filosofia

    appunto una storia come le altre, pure se con la sua specificit conoscitiva, concettuale e

    linguistica, e non pu abbandonare il terreno delle informazioni esatte e dellacriba. Che

    una lezione ai tanti storici del pensiero che ritengono di poter fare ricostruzioni arbitrarie e

    fuorvianti, e talvolta anche brillanti, senza dover sopportare la grande fatica della ricerca,

    della lettura e della corretta comprensione.

    Non esatto dire che Croce si avvalga degli studi su Vico, De Sanctis, Labriola, Marx, Cuoco,

    Giannone, Kant, ecc. per sostenere i propri orientamenti mentali o che linterpretazione del

    loro pensiero sia condizionata da pregiudizi politici e ideologici, vero invece che di ogni

    autore egli vuole cogliere lorizzonte intellettuale e storico concreto, senza deformazioni,

    travisamenti e forzature, Certo, talvolta pare che egli non riesca a comprendere fino in fondo

    limportanza di una questione o di un autore, come nel caso di Feuerbach o del Marx-filosofo

    della storia, ma non bisogna fermarsi alla superficie. Certe sviste apparenti sono in realt

    intuizioni profonde ed hanno un valore prospettico che certi critici marxisti non riescono a

    captare immersi come sono nellideologia e nella mistica. , giacch per loro la filosofia non

    disgiunta dalla lotta di classe, il materialismo storico dal movimento del proletariato verso il

    comunismo. Laccusa che Emilio Agazzi rivolge a Croce nel suo poderoso libro su Il giovane

    Croce e il marxismo certamente quella di aver cercato di esorcizzare il tentativo di

    costruzione di una scienza marxista della storia e della societ:Ma il Croce, almeno nella

    esplicita coscienza che ne ebbe, non fu dal materialismo storico scosso nella fiducia verso il

    concetto arcaico e meramente contemplativo della scienza-filosofia che aveva accolto da

    Herbart, perci egli non poteva far altro che negare al materialismo storico la caratteristica

    di filosofia della storia o anche di teoria(20). Ci che preoccupa Agazzi la stretta

    connessione marxiana di teoria e prassi che Croce tenta invece di smantellare operando

    distinzioni inaccettabili dallortodossia marxista che vive esclusivamente dellinscindibile

    nesso fra la dottrina del materialismo e il movimento del socialismo:Ma ci che non va in

    nessun momento dimenticato la stretta connessione che sospinge lindagine da un discorso

    allaltro:perch proprio soltanto questa dimenticanza o questo mancato rilievo permise a

    Croce di separare tanto nettamente il suo discorso sul materialismo storico da quello

    sulleconomia marxistica, ed entrambi da quello sulla politica socialista. Tenendo invece

    presente lintima connessione di tutta lindagine marxiana, si intender proprio ci che Croce

    non intese(e Gentile intese in guisa ), cio linscindibile nesso fra le

    dottrine filosofiche, storiche ed economiche di Marx, e fra queste e il movimento del

    proletariato verso lattuazione della societ comunista(21).

    Se rileggiamo oggi, a distanza di pi di centanni, la raccolta di scritti che costituiscono

    Materialismo storico ed economia marxistica, ci accorgiamo che il giovane Croce

    rivendica un marxismo pi laico e meno ideologizzato, capace di accogliere ed operare tutte

    le distinzioni e particolarmente quella tra filosofia e politica o, meglio, tra teoria e prassi. Ed

    invece lortodossia marxista, sulla base di una lettura ricorrente della XI Tesi di Marx su

    Feuerbach ritiene che teoria e prassi debbano vivere insieme e che in ultima istanza nella

    nuda prassi devono trovare soluzione tutti i problemi della scienza e della vita sociale. Perci

    soltanto in termini pratici e rivoluzionari si pu impostare e risolvere il problema tradizionale

    della verit oggettiva e di qualunque teoresi:La verit, come risultava gi dalla Sacra

    Famiglia, non unentit eterea, da attingere nella sua assolutezza malgrado la storia,

    bens uno strumento di indagine( )relativo alle situazioni pratiche in cui

    si viene enucleando. Utilizzando un termine venuto in voga ai nostri tempi, potremmo dire

    che non tanto verit quanto verificazione, validit di uno strumento dindagine, il cui scopo

    in definitiva quello di servire ad una modificazione operativa della realt empirica concreta.

    Donde infine la celebre Glossa, lundicesima, che trae il suo pieno significato non soltanto

    dalle precedenti dieci, ma da tutto lantecedente sviluppo del pensiero di Marx e serve di

    chiave alla comprensione dello sviluppo successivo e del significato delle opere stesse della

    maturit, storiografiche, economiche, politiche(ossia filosofiche nel nuovo senso marxiano di

    questa parola), le sole che il Croce avesse preso in seria considerazione, ma precludendosi la

    possibilit di intenderle veramente, proprio perch le aveva isolate dal processo anteriore di

    sviluppo del pensiero del loro autore. (22). Di fronte ad un tale ragionamento la visione

    crociana apparirebbe assolutamente inadeguata perch contemplativa, ove invece il

    marxismo sarebbe attivo e operativo-rivoluzionario non solo nella vita politica, ma anche

    nella ricerca teoretica e nellinterpretazione sovvertitrice del mondo, e sarebbe proprio il suo

    prassismo la grande verit filosofica, che non pu pretendere di realizzarsi senza negarsi e

    rovesciarsi come filosofia. Tale strumentalismo bandito dal giovane Croce, che ne avverte

    subito i gravi pericoli sotto il profilo della teoresi filosofica e dellattivit storiografica e che

    separa e distingue la storia come pensiero e quella come azione, il materialismo storico

    come criterio di conoscenza e dinterpretazione della storia al servizio della verit e quello

    come strumento dazione pratico-politica al servizio del socialismo.

    Nonostante laffermata e conclamata identit di storiografia e filosofia e la critica della

    filosofia trascendente, Croce nega al materialismo storico lo statuto filosofico e concede

    soltanto un valore empirico di criterio utile nella ricerca storica:A me, dunque, sembra che

    si faccia migliore lode alla concezione materialistica della storia, non gi col dirla , ma con laffermare che addirittura essa non una filosofia

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  • della storia. Questa intima sua natura, che si svela a chi ben lintende, spiega la repulsione

    chessa mostra a una formula dottrinale soddisfacente[]E spiega anche come lEngels abbia

    detto (e il Labriola fa suo quel detto)che essa non sia altro che nuovo metodo;con che si

    vuol negare che sia una nuova teoria. Ma poi un nuovo metodo?Debbo confessare che

    anche il nome di metodo non mi pare del tutto giusto[]Ed eccoci al punto, che da

    stimare sostanziale. Il materialismo storico non , e non pu essere, una nuova filosofia

    della storia, n un nuovo metodo, ma , e devessere, proprio questo:una somma di nuovi

    dati, di nuove esperienze, che entrano nella coscienza dello storico(23). Spogliato il

    marxismo dei finalismi e disegni provvidenziali, delle falsificazioni e contaminazioni

    ideologiche, esso appare nella sua nuda capacit di offrire un nuovo punto di vista per

    linterpretazione della storia:Se il materialismo storico deve esprimere alcunch di

    criticamente accettabile, esso, come altra volta ebbi occasione di esporre, non devessere n

    una costruzione a priori di filosofia della storia, n un nuovo metodo del pensiero storico, ma

    semplicemente un canone dinterpretazione storica. Questo canone consiglia di rivolgere

    lattenzione al cosiddetto sostrato economico delle societ, per intendere meglio le loro

    configurazioni e vicende(24).

    Il senso riduttivo e limitante di questa interpretazione di Marx evidente nel giovane Croce,

    che continuer a distinguere opportunamente e rigorosamente teoria e prassi, conoscenza e

    azione pratica, per evitare le strumentalizzazioni pragmatistiche e politicistiche della verit e

    saper riconoscere la pura teoreticit dellatto e poter apprezzare il momento del puro agire

    conoscitivo. Nel saggio significativamente intitolato Il primato del fare del 1946 egli

    condanna perci ogni prassismo volgare e rivaluta pienamente lattivit teoretica ricondotta,

    nella visione ormai realizzata di uno storicismo spiritualistico, sotto il principio metaforico di

    un fare speciale nella qualificante struttura della poieticit e del suo carattere costruttivo e

    produttivo e non puramente contemplativo, qual richiesto da tutta la concezione

    moderna:E questo principio appunto il []lattivit contro la passivit del

    contemplare, e che non si restringe al fare utile e morale, ma si estende ed abbraccia in

    tutte le sue forme il fare che conoscenza, dal conoscere che della poesia a quello della

    filosofia e della storia(26). Ma questo cogito non ha certo bisogno di convertirsi in prassi

    funzionale, in quanto il suo pensare gi un fare, n in forme di attivismo esterno, con il

    quale esso non pu e non deve contaminarsi. In tuttaltra prospettiva si pone invece

    laccoglimento gentiliano di Marx. Nei due saggi che compongono lopera pubblicata nel

    1899, La filosofia di Marx, Gentile interpreta il marxismo in modo attualistico-operativo,

    tanto da non rifiutare di attribuire il primato allattivit rivoluzionaria, sopprimendo ogni

    distinzione tra pensare e agire ed erigendo il materialismo storico a vera e propria filosofia

    della prassi:Con tutti questi caratteri la concezione materialistica della storia non pu non

    dirsi per la forma, in cui ci si presenta, una vera e propria filosofia della storia(25). Gi si

    trova in Marx un qualche germe dellatto puro che Gentile non pu lasciarsi sfuggire, anche a

    costo di fornire una consacrazione filosofica del marxismo. Iattualismo gentiliano vivr di

    questa prima e cara interpretazione marxiana, come ben comprende Ugo Spirito:Marx,

    secondo Gentile, sulla buona via e si unisce a Spaventa nellindicazione dei presupposti

    essenziali per giungere poi alla riforma attualistica della dialettica[] ecco la via per la quale

    si incamminer il Gentile per la costruzione del suo attualismo. Nella prassi un qualche

    germe dellatto puro. La chiave doro la stessa(27). Concetto, questo, che riconduce la

    prassi allidentit di conoscere e fare, di teorico e pratico, con la conseguenza di una

    politicit rivoluzionaria indistinta della filosofia che rovescia la sua prassi;mentre Croce nel

    segno del pluralismo delle categorie, sceglie di Marx la componente che gli sembra pi

    feconda e lascia da parte, inutilizzata, laltra che appartiene senza residui allarea monistica

    dellimmediatezza escatologico-teleologica. Di qui il rifiuto di un Marx filosofo della storia e

    laccettazione di un marxismo come canone o metodo di ricerca che ricerca la verit dei

    fatti attraverso lindividuazione di quegli aspetti economici che permettono di volta in volta la

    lettura pi completa degli accadimenti, senza pretendere di fare di uno strumento una

    veduta totalizzante e la ragione unica, esclusiva ed assoluta delle vicende umane.

    5. Teoria della laicit trascendentale e primato del pensiero critico

    Nel Soliloquio di un vecchio filosofo Croce rif i conti con se stesso e avverte che non

    tutto stato chiarito nella sua lunga attivit e che persistono dubbi e ambiguit attorno alla

    stessa idea della libert, come era stata concepita nei tempi della prima elaborazione sotto

    lrresistibile impulso hegelo-marxiano. Tutto ledificio etico fondato sullutile viene adesso

    ripensato e ricollocato in una sfera pi alta, che una visione giovanile strettamente

    storicistica e materialistica non poteva scorgere. Il limite della vecchia Filosofia della

    pratica sta proprio nellincapacit di superare il concetto e lorizzonte dellutile, dal quale

    dipende anche la moralit:La moralit vive in concreto nellutilit, luniversale

    nellindividuale, leterno nel contingente[]Ogni azione e deve essere interessata, e quanto

    pi profondamente interessata, tanto migliore(28). Non esistono dunque azioni

    disinteressate, n possibile tendere allabolizione dellinteresse, perch ci varrebbe ad

    abolire la stessa vita morale come si presenta nella concretezza storico-esistenziale. Anche i

    santi non sfuggono alla regola generale dellinteresse economico:Lutilitarismo, in effetti, ha

    potuto condurre sempre vittoriosamente la controdimostrazione, che non vha azione, per

    alta che si pensi, la quale non risponda a un utile personale;perch leroe ha il suo utile nel

    pro patria mori e il santo, che si sforza di piegare sempre il suo animo ad umilt, trova il

    proprio tornaconto nel lasciarsi ingiuriare, bastonare e inzuccherare(29). Non esistono

    azioni indifferenti alleconomia. Leconomicit produce la forma concreta e storica della

    moralit, la quale non pu esser fatta a perdita, anche se svolge un ruolo virtuoso di bene

    generale o universale.

    Nel Soliloquio campeggiano espressioni metafisiche che rinviano ad una libert pura non

    condizionata dagli interessi, anzi essa fondata sullaustero concetto delleroicit gratuita,

    sia di quella antica e pagana che di quella cristiana e moderna:In questa pi matura forma

    si scorgeva, nel fondo rischiarato di nuova luce, laustero concetto degli antichi eroi della

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  • libert, greci e romani;ma pi intenso e continuo vi si vedeva il processo iniziato o accelerato

    dal cristianesimo, verso una umanit accomunata nellamore e nel dolore e nellaspirazione

    alleccelso. Lideale cristiano era stato trasferito dal sopramondo al mondo nel

    Rinascimento;si era in apparenza negato nellet dei lumi, celebrando il culto della astratta

    ragione, ma in effetti continuando a lavorare al suo fine in quella fugatrice di

    tenebre e promotrice di fratellanza, uguaglianza e libert[]E anche oggi si ha la riprova di

    questo legame, di questa sostanza cristiana del liberalismo(30). Lidea della libert si

    afferma con il cristianesimo, che fa di ogni essere umano un individuo fornito di

    responsabilit e dignit, e si sviluppa in antitesi con lidea di profitto utilitario personale:Ma

    lideale morale e della libert un messaggio agli uomini nella loro universale qualit di

    uomini, e non unistigazione a conseguire particolari interessi variamente utilitari, e dispiega

    negli animi la sua virt redentrice ed educatrice(31).

    Croce viene a smentire o correggere se stesso, e lo fa in coincidenza con la revisione del

    giudizio sullIlluminismo e sul giusnaturalismo. Qui si riconoscono alluomo dei diritti che

    sono inalienabili e si garantiscono le esigenze dellintimit etica della personalit che non

    sono pi semplicemente quelle esteriori delleconomia e del diritto. Qui si ripresenta come

    essenziale il patto delluomo con Dio, che superiore a qualsiasi contratto sociale. Lidea del

    diritto di natura altro non significa che la riscrittura del patto con Dio e la riedizione di un

    momento eterno dello spirito umano che vuole un rapporto non col mondo transeunte della

    storicit, bens con quello delleticit durevole, che solo la forza disinteressata pu

    sorreggere. Giustizia e libert non sono pi le false divinit del giovane Croce, che se ne

    libera esprimendo somma gratitudine a Marx (come si dice con enfasi nella Prefazione del

    1917 alla terza edizione del citato Materialismo storico ed economia marxistica), ma

    unesigenza insopprimibile dellanimo umano, senza la quale non si spiega la storia sia

    dellantica che della moderna civilt. Adesso letica la forza ideale e reale che alimenta gli

    istituti civili e lumana personalit. Essa stabilisce il necessario dover essere che non mai

    adeguato al mondo dellessere e che rappresenta la costruzione categorica del progresso

    individuale e sociale. :Le ideologie politiche e le bandiere sventolate contro le bandiere, se

    hanno anchesse il loro ufficio e la loro necessit, e valgono a chiamare alle armi ed a

    stringere tra loro i combattenti, e ad eccitarli alla difesa e alloffesa e a inebriarli nelle

    speranze e nel giubilo delle vittorie, lasciano, dunque, vuoto il cuore delluomo nella sua

    semplice ed essenziale qualit di uomo, che solo nel congiungimento con luniversale trova a

    pieno se stesso. . Sembra quasi che due diverse storie, fatte dalluomo e dalluomo pensate,

    corrano parallele o si avvicendino senza mescolarsi, quella politica e quella morale;ma le due

    storie sono in verit gli aspetti ed i momenti dialettici dellunica storia, incessante creazione

    di vita, perpetuo elevamento e superamento della vita nella dedizione alluniversale(32).

    Si tratta di un Croce poco frequentato e per certi versi, come dicevo, in contrasto con se

    stesso, ma in realt il Croce pi autentico, disposto alla religiosit e allintimit e che lascia

    volentieri alla politica il concetto dellutile e affida alla coscienza morale e religiosa la ricerca

    e la realizzazione della libert e della giustizia:Pure luomo, che ha lanimo cos

    religiosamente disposto, lascia volentieri a politici e a militari e ad economisti la

    considerazione della prima storia e si affisa nellaltra, nella quale si svolge il dramma che in

    lui si prosegue, e dove, lungo i secoli, egli incontra i suoi padri e i suoi fratelli, coloro che

    amarono come lui e come lui seppero soffrire e operare per la libert(33). Ci troviamo

    apparentemente dinanzi ad una doppia verit, anzi a due verit opposte, ma in realt la vera

    individualit umana appartiene al regno della libert ed un dono che Dio gratuitamente ha

    voluto elargire agli uomini perch riuscissero a superare lo stato di mera economicit.

    Questa la vocazione autentica di ciascun uomo, che nel profondo ubbidisce allo spirito

    universale infuso dal Creatore. Luomo non pu essere perci uno strumento economico e

    meccanico, giacch invoca e attende qualcosa che lo supera, qualcosa che d lidentit e

    rimuove la volgare alienazione economica. Luomo non pi strumento se moralmente

    acquista la libert ed opera liberamente e con purezza:A tale opera risanatrice, che ci

    restituisce rasserenati e confortati ai lavori della vita, di volta in volta facciamo ricorso, e una

    sorta di gratitudine, un impeto di ringraziamento, risorge talora dal profondo petto, simile a

    quello che dai cuori pii si rivolge al Signore. Simile! o non piuttosto identico? Il pensiero in

    noi, nella parte egemonica di noi, e Dio non altrove che in noi, ed la suprema nostra

    forza:E si ringrazia forte Dio(34). Cos, la posizione di Croce fino al 1925 pu essere

    felicemente riassunta dalla celebre dichiarazione di gratitudine a Marx e la posizione

    successiva pu essere sintetizzata nella poco celebrata dichiarazione di gratitudine a Dio, che

    ha donato alluomo la grazia della libert e la dimensione delluniversale e delleterno.

    Penso che sia opportuno chiarire questo svolgimento estremo del pensiero crociano, che di

    solito non emerge quasi per un senso di pudore laicista. E invece sta proprio qui la migliore

    laicit crociana, cio nella teorizzazione insistita della forma spirituale delleticit e nel pieno

    recupero sia del Cristianesimo che dellIlluminismo, entrambi considerati componenti

    essenziali dei fondamentali processi di civilizzazione. Sta di fatto che lultimo Croce rivendica

    lidentit dello spirito umano come soggettivit fornita di universale dignit ricevuta da Dio e

    affermata storicamente dai movimenti religiosi e giusnaturalistici che pi da vicino e con

    maggior forza si sono appellati ad una ragione eterna e alluniversale natura umana. Luomo

    non viene gettato nel mondo, come vorrebbe un certo esistenzialismo, ma vi entra dotato

    di quella grazia concessa da Dio a tutti;ed questo il dono che costituisce lindividualit

    autentica e la dignit dellumano destino. Per questo motivo la libert sacra ed capace di

    intaccare il sostrato economico e smascherare davvero il feticismo delle ideologie

    economicistiche e deterministiche che non fanno altro che proclamare il primato della

    materia e la mercificazione dello spirito. Risorge la coscienza dalla soggettivit attiva che

    impone la propria indeclinabile dialettica in rapporto alla limitante struttura economica

    particolare e alla vocazione libertaria universale. Nel momento in cui il nostro Paese offre lo

    spettacolo di una tirannide consolidata e del suo accordo con la Chiesa attraverso i Patti

    Lateranensi, Croce va proclamando la sua fiducia nellimmortale valore del principio della

    libert e fa le sue riflessioni religiose, che sono anche meditazioni etiche, civili e storiche,

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  • come quelle molto apprezzate che si trovano nella Storia dEuropa del 1932:La concezione

    della storia come storia della libert aveva suo necessario complemento pratico la libert

    stessa come ideale morale:ideale che infatti era cresciuto con tutto il pensiero e il moto della

    civilt, ed era passato nei tempi moderni dalla libert come complesso di privilegi alla libert

    come diritto di natura, e da questo astratto diritto naturale alla libert spirituale della

    personalit storicamente concreta;e si era fatto via via pi coerente e saldo, avvalorato dalla

    corrispondente filosofia, per la quale quella stessa che legge dellessere legge del dover

    essere(35).

    Accanto al chiaro elogio del movimento giusnaturalistico, che fornisce lidea universale della

    libert e della coscienza morale e che esalta la vocazione libertaria dellindividuo, in Croce si

    scorge un sicuro avvicinamento al Cristianesimo, in quanto la stessa soggettivit viene

    illuminata dalla Grazia ed acquista unevidente radice sovramondana. Questa radicalit

    suprema la stessa personalit, che non pu esaurirsi nella mera utilit di estrazione

    materialistica. Cristianesimo e Illuminismo, che un tempo erano categorie contrapposte,

    diventano due realt comunicanti e due modalit della medesima realt che unitariamente

    storica e metastorica, relativa e assoluta. Lesigenza crociana approda in fine allapertura del

    giusnaturalismo verso la storicit e del Cristianesimo verso la laicit del riconoscimento della

    sua esistenza metafisica. Sono i laici, pi che i clericali, coloro che possono sopportare lo

    scandalo di una liberazione rivoluzionaria dellumanit voluta da Dio, che ha concesso il dono

    della vita spirituale. Sono soltanto loro che possono presentarsi direttamente e senza

    ulteriori mediazioni al cospetto del Signore e invocare e ricevere la sua Grazia come dono di

    spiritualit liberatrice. Il commento crociano del celebre episodio della donna adultera

    nellevangelo giovanneo d uninterpretazione n dottrinaria n legalitaria della colpa e

    fornisce un notevole contributo a favore di un altro tipo di Cristianesimo a-clericale, che

    introduce nella storia religiosa un nuovo modo di sentire, uno stile interiore ricco di piet e

    privo di formalit capziose, quali sono quelle dei farisei e degli scribi:Ecco gli scribi e i farisei

    che se ne stanno attaccati alla legge con un attaccamento rabbioso che d il legame alla loro

    fazione o partito, e se ne vengono ora sicuri e gioiosi di aver colto in trappola Ges e il suo

    insegnamento, costringendolo con le domande che gli muovono o a disconoscere

    apertamente lautorit della legge o a recedere, impacciato e timido, dalle cose che soleva

    insegnare. E innanzi a loro, sospinta da loro, una donna, unumana creatura, che

    dallebbrezza a cui si era abbandonata si vede a un tratto trabalzata alla incombente

    minaccia e allattesa di un atroce castigo(36). Ges insomma il creatore di un nuovo stile

    e di una nuova eticit cristiana che, come nel Discorso della montagna, sconvolge il

    vecchio quadro formalistico-utilitaristico e introduce lelemento nuovo e dirompente del

    disinteresse nel pensare e nellagire e della pura coscienza individuale, cui bisogna appellarsi

    per ottenere la grande pacificazione tra cielo e terra. E questa la verit semplice e

    sconvolgente del Cristianesimo che non pi la religione dei chierici, bens quella dei laici,

    come del resto teorizza San Paolo quando osserva che bisogna andare al di l della legalit

    clericale e conciliarsi finalmente con lunica sovranit della coscienza:Voi infatti, fratelli,

    siete stati chiamati a libert. Purch questa libert non divenga un pretesto per vivere

    secondo la carne, ma mediante la carit[]Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete

    pi sotto la legge (Lettera ai Galati, 5, 13-18). E nella Lettera ai Romani, 2, 13-14 egli

    pone la coscienza prima e al di sopra di ogni legge:Perch non coloro che ascoltano la legge

    sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati.

    Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, sono legge

    a se stessi. In fondo, questa la grande e sconvolgente novit cristiana, ammette Croce, e

    cio laffermazione secondo cui la grandezza delluomo sta nella coscienza individuale e

    nellazione interiorizzata e spiritualizzata dalla forza del cuore e dalla libert dellanima.

    Rivendicare ai laici il nome di cristiani operazione che Croce compie negli ultimi anni con

    spirito di servizio nei confronti della verit storica. Il Cristianesimo la pi grande

    rivoluzione che lumanit abbia mai compiuto ed esso scaturisce proprio da uno spirito laico

    che ha ricevuto da Dio e che ha saputo accogliere un indirizzo nuovo di universale apertura

    morale e religiosa. La casta sacerdotale, aggrappata al potere e agli interessi mondani, non

    sarebbe stata capace di recepire la grande novit libertaria. La rivoluzione cristiana opera nel

    centro dellanima, nella coscienza, ed esalta linteriorit e rifiuta la vuota e formalistica

    ritualit di scribi e farisei e fa compiere azioni stupende perch pure e disinteressate:La

    coscienza morale, allapparire del cristianesimo si avviv, esult e si travagli in modi nuovi,

    tuttinsieme fervida e fiduciosa, col senso del peccato che sempre insidia e col possesso della

    forza che sempre gli si oppone e sempre lo vince, umile ed alta, e nellumilt ritrovando la

    sua esaltazione e nel servire a Signore la letizia. E si tenne incontaminata e pura,

    intransigente verso ogni allettamento che la traesse fuori di s o la mettesse in contrasto con

    se stessa[] e la sua legge attinse unicamente dalla voce interiore, non da comandi e

    precetti esterni, che tutti si provano insufficienti al nodo che di volta in volta si deve

    sciogliere, al fine morale da raggiungere, e tutti, per una via o per unaltra, risospingono

    nella bassura sensuale e utilitaria. E il suo affetto fu di amore, amore verso tutti gli uomini,

    senza distinzione di genti e di classi, di liberi e di schiavi, verso tutte le creature, verso il

    mondo che opera di Dio e Dio che Dio damore e non sta distaccato dalluomo, e verso

    luomo discende e nel quale tutti siamo, viviamo e ci moviamo( 37).

    Con stile inusualmente poco lineare, sintomo quasi di imbarazzato turbamento, almeno nelle

    pagine iniziali, Croce riesce a dimostrare nel famoso saggio(per la verit, pi citato che

    capito) Perch non possiamo non dirci che letica e la religione antiche

    vengono tosto superate e risolute nellidea cristiana della coscienza e della ispirazione

    morale e nella nuova idea di Dio nel quale siamo, viviamo e ci moviamo. La storia

    delluomo alla fine confluisce nellevento rivoluzionario del Cristianesimo, di cui tutta la

    modernit figlia, ed impregna il pensiero e la vita morale di ciascun individuo e introduce

    un conflitto intramontabile tra immanenza e trascendenza, tra la morale della coscienza e

    quella del comando e delle leggi, tra leticit e lutilit, tra la libert e lautorit, tra il celeste

    e il terrestre che sono nelluomo(38). Il Dio cristiano la morale che detta dentro e la

    religiosit che trascende i dati empirici e sempre ci supera e sempre noi stessi e che non

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  • un mistero allocchio della logica mistica o dialettica: E il Dio cristiano ancora il nostro, e

    le nostre affinate filosofie lo chiamano lo Spirito, che sempre ci supera e sempre noi

    stessi;e se noi non lo adoriamo pi come mistero, perch sappiamo che sempre esso sar

    mistero allocchio della logica astratta e intellettualistica[]ma che limpida verit esso

    allocchio della logica concreta, che potr ben dirsi, intendendola nel senso cristiano

    come quella alla quale luomo di continuo si eleva e che, di continuo congingendolo a Dio, lo

    fa veramente uomo (39). La funzione dinamica e attiva del trascendentale orienta cos

    libertariamente lo spirito umano e attribuisce un senso positivo non solo alla religione e alla

    morale, in quanto non siano impregnate di utilitarismo, ma anche alla componente

    noumenica del nostro essere. In questo senso la scrupolosa e religiosa via del dovere

    terreno incontra la trascendenza divina nella voce della coscienza e della verit ed entra

    risoluta nella sfera ontica, che non si lascia inaridire dalla mondanit. Qui entra in azione il

    nesso tra soggetto e predicato, umano e divino, finito e infinito, temporale ed eterno, nel

    quale risiede il mistero delluniverso o, meglio, la teleologia dellesistenza:Nella sua

    mondanit di umanista e di storico, Croce era rivolto pi allinfinito che al finito, e il suo

    storicismo, in luogo desser un idolatrico culto delle cose, era un riconoscimento

    dellonnipresenza ed onnipotenza dello Spirito creatore e reggitore delluniverso, di quel Dio

    col quale (40). La citazione tratta dal

    Commento a Croce di Carlo Antoni, primo grande interprete del filosofo napoletano, e

    rivela una verit inedita, e cio che in realt lo storicismo crociano non si risolve affatto in un

    culto della mondanit e del finito, giacch il suo nucleo essenziale risiede nel rapporto tra

    relativo e assoluto, immanente e trascendente, ed in questo rapporto che il soggetto

    finito(individuo e mondo)non pu stare senza laltro termine. La laicit crociana riporta per

    in auge anche il primo termine, poich non pu esistere teologia senza antropologia. Dio si

    definisce insomma nel mondo, come il mondo e luomo e la stessa storia si definiscono e

    riconoscono nellopera infinita di Dio.

    Croce appartiene mentalmente al secolo della critica e dellEnciclopedia, come Kant;e come

    lui figlio della terra che guarda verso il cielo e di un razionalismo che non distrugge la

    fede, ma la rafforza se essa autentica e sincera e sincontra con le istanze etiche. E come

    le vere categorie kantiane restano quelle della ragione teleologica, cos le categorie crociane

    sono date dallidea dellanima razionale come principio sintetico, regolativo e costitutivo di

    ogni attivit. Il suo laicismo sta nella distinzione delle funzioni dellunica e medesima

    razionalit, di cui luso teoretico si rivela essenziale e dominante allinterno di una poieticit

    trasversale. Negli anni in cui scrive la Storia dEuropa egli non respinge pi, nemmeno

    formalmente e polemicamente, il ricco e complesso movimento dei Lumi ed in particolare il

    giusnaturalismo, anzi li accoglie favorevolmente come potenza imprescindibile e abbandona

    lidea pragmatica della politica come pura forza e recupera lintima essenza di un Illuminismo

    religioso e metafisico. Con Kant poi stabilisce un nuovo rapporto interpretativo che ne

    determina finalmente la difficile supremazia su Hegel per modernit, sensibilit e profondit.

    E questo un dato filosofico che non deve apparire paradossale e che spiega come Croce

    possa rivolgere a Dio il famoso ringraziamento per la suprema nostra forza, accusare la

    dura filosofia tedesca contemporanea di essere diventata miserabilmente areligiosa e

    amorale, e persino di mettersi per gran parte ai servigi del nazismo e del razzismo, con

    esiti sconvolgenti e spudorati, respingere con orrore lidea hegelo-gentiliana dello Stato etico

    e impiegare, senza bisogno di conversioni e adattamenti pi o meno rapidi, il suo liberalismo

    nella lotta contro il fascismo. Tutto ci equivale, di nuovo, alla pi alta esaltazione

    contestuale del Cristianesimo e del liberalismo, e dellIlluminismo come movimento di lunga

    durata sia religioso che laico-libertario:Che nella storiografia pi recente siano stati meglio

    determinati taluni aspetti del Settecento cosa altrettanto indubitabile quanto ovvia. []In

    verit il riconoscimento della grande opera di quel secolo, in cui fu come non mai affermato il

    diritto e la potenza della Ragione, si legge, per non parlare di Kant, gi in Hegel;e

    lopposizione che si svolse contro la sua ideologia, o piuttosto la correzione e il

    completamento che se ne diede, consist unicamente nel concepire, approfondendo il

    processo mentale in quel secolo iniziato, la Ragione non in modo astratto ma storicamente

    operosa e operante[]e gli studiosi sappiano che nessuno sconvolgimento accaduto nei

    concetti generali circa il Settecento e che soltanto la nostra conoscenza di quel secolo si vien

    facendo, com naturale, sempre pi ricca e intima(41). In altri termini, la libert e Dio non

    sono pi in contrasto ed anzi sono componenti della medesima coscienza:contenuti e princpi

    di una teleologia di cui si chiede la realizzazione nella storia e nella vita individuale e sociale.

    Essi non appartengono ad una confessione religiosa, anche se dal punto di vista etico si

    avvicinano alle posizioni del Calvinismo, a cui Croce guarda con simpatia tracciando lintenso

    e commosso ritratto di un suo rappresentante italiano fuggito in Svizzera, a Ginevra, il

    marchese Galeazzo Caracciolo.

    Questo anche il patrimonio spirituale pi intimo dellIlluminismo che determina il primato di

    un pensiero critico ormai pervenuto alla raffinata ed indiscutibile capacit di rispettare e

    vivere linteriorit e lesteriorit della dimensione religiosa e di escludere dallorizzonte

    mentale soltanto la superstizione, il fanatismo e la dogmaticit fideistica, e di ristabilire la

    conciliazione profonda tra moralit e religiosit, l dove sussistano differenze o contrasti. La

    religione, cos concepita, cessa di essere un errore pericoloso ed un elemento estraniante per

    assumere invece una connotazione positiva, umanizzante e laica, e realizzare lessenza

    sintetica e poietica dellumanit. Le strutture di questo Illuminismo storicizzante non sono

    pi quelle di estrazione cartesiana, puramente analitiche e intellettualistiche, contro le quali

    si era scagliato il nostro Giambattista Vico prima che lo facesse il giovane Croce in nome del

    forte realismo storico. La verit della riconquistata religione crociana dei Lumi sta nella

    scoperta del suo carattere storico e libertario contro i fanatici dellintelletto e gli zelanti

    dellobbedienza passiva alla pura legalit.

    Note

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    10 di 11 24/06/2014 01.30

  • 1 B. Croce, Logica come scienza del concetto puro, Laterza, Bari 1917, p. 21821.

    L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, VI, Garzanti, Milano 1972, p. 5262.

    Ibidem, pp. 526-5273.

    B. Croce, Estetica come scienza dellespressione e linguistica generale, Laterza, Bari1912, p. 34.

    B. Croce, Breviario di estetica, Laterza, Bari 1943, p. 1355.

    B. Croce, Intuizione e illuminazione, in La Critica, anno XXXI, 20 settembre 1933, pp. 399-4006.

    B. Croce, Breviario di estetica, cit. p. 1377.

    B. Croce, La poesia, Laterza, Bari 1966, p. 128.

    Ibidem, pp. 11-129.

    B. Croce, Estetica come scienza dellespressione, cit. , pp. 17-1810.

    F. Chabod, Croce storico, in Lezioni di metodo storico, Laterza, Bari 1972, pp. 220-22111.

    B. Croce, La storia come pensiero e come azione, Laterza, Bari 1965, pp. 170-17112.

    Ibidem, pp. 162-16313.

    B. Croce, La dignit storica, in La Critica, anno XXIII, 20 gennaio 1925, p. 6214.

    Ibidem15.

    Ibidem, p. 6316.

    G. Sasso, Per invigilare me stesso. I taccuini di lavoro di Benedetto Croce, Il Mulino, Bologna 198917.

    B. Croce, Contributo alla critica di me stesso, in Etica e politica, Laterza, Bari1967, p. 33718.

    G. F. Hegel, Introduzione alla storia della filosofia, trad. it. Laterza, Bari 1962, p. 9119.

    E. Agazzi, Gli sviluppi del pensiero crociano dal 1895 al 1900, in Id. , Il giovane Croce e il marxismo,

    Einaudi, Torino 1962, pp516-517

    20.

    E. Agazzi, Appendice, in Il giovane Croce e il marxismo, cit. , p. 61021.

    Ibidem, p. 62222.

    B. Croce, Sulla forma scientifica del materialismo storico, in Materialismo storico ed economia marxistica,

    Laterza, Bari1927, pp. 9-10

    23.

    B. Croce, Della circoscrizione della dottrina del materialismo storico, in Materialismo storico ed economia

    marxistica, cit. p. 79

    24.

    G. Gentile, Una critica del materialismo storico, in La filosofia di Marx, Sansoni, Firenze 1959, p. 4025.

    B. Croce, Il primato del fare, in Filosofia-Poesia-Storia, Adelphi, Milano1996, p. 4126.

    U. Spirito, La filosofia del comunismo, in Il comunismo, Sansoni, Firenze 1970, pp. 98-9927.

    B. Croce, Soliloquio di un vecchio filosofo, in Discorsi di varia filosofia, I, Laterza, Bari1959, pp. 226-22728.

    Ibidem, p. 22829.

    Ibidem, 29330.

    Ibidem, 29931.

    Ibidem, pp. 299-30032.

    Ibidem, p. 30033.

    B. Croce, Gratitudine, in Discorsi di varia filosofia, II, cit. , pp. 297-29834.

    B. Croce, Storia dEuropa nel secolo decimonono, Laterza, Bari 1965, p. 1335.

    B. Croce, Ges e ladultera, in Filosofia-Poesia-Storia, II, Treccani, 2006, p. 72236.

    B. Croce, Perch non possiamo non dirci , in Discorsi di varia filosofia, I, pp13-1437.

    Ibidem, p2338.

    Ibidem39.

    C. Antoni, Commento a Croce, Neri Pozza, Venezia 1964, p. 11940.

    B. Croce, La pretesa rivendicazione del Settecento, in La Critica, anno XXXII, 20 luglio 1935, pp. 316-317.41.

    Sintesi Dialettica - per l'identit democraticaRivista a carattere scientifico di storia e dottrina politicaRegistrazione presso il Registro della Stampa delTribunale civile di Roma N162/2007 del 17 aprile 2007http://[email protected]

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