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Giovedì 24 settembre 2020 ore 21 Cavea dell’Auditorium Parco della Musica – Roma Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Antonio Pappano direttore Luigi Piovano violoncello Media Partner RAVEL, SAINT-SAËNS, BIZET SANTA CECILIA ST R T

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Giovedì 24 settembre 2020 ore 21 Cavea dell’Auditorium Parco della Musica – Roma

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Antonio Pappano direttoreLuigi Piovano violoncello

Media Partner

RAVEL, SAINT-SAËNS, BIZET

SANTACECILIAST RT

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Antonio Pappano e Luigi Piovano.Foto di Musacchio, Ianniello e Pasqualini.

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ProgrammaIl concerto è senza intervallo

Maurice Ravel(Ciboure 1875 - Parigi 1937)

Le tombeau de CouperinPrélude - Vif Forlane - Allegretto Menuet - Allegro moderato Rigaudon - Assez vif

Durata 16’ circa

Camille Saint-Saëns(Parigi 1835 - Algeri 1921)

Concerto n. 1 in la minore per violoncello e orchestra, op. 33Allegro non troppoAllegretto con motoTempo I - Un peu moins vite

Durata 20’ circa

Georges Bizet(Parigi 1838 - Bougival 1875)

Sinfonia in do maggiore Allegro vivoAdagioScherzo: Allegro VivaceFinale: Allegro vivace

Durata 25’ circa

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Le tombeau de Couperin di Raveldi Franco Serpa

Data di composizione: giugno 1919Prima esecuzione: Parigi, Salle Érard, 28 febbraio 1920Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, tromba, arpa, archi

Ravel ha trascritto per orchestra quasi tutti i suoi lavori composti per il pianoforte (subito o a distanza di anni), creando di solito un capolavoro da un capolavoro. La versione per pianoforte di una sua musica non nasceva mai, infatti, come un cartone preparatorio, o una sinopia, nasceva bensì come disegno elaborato e in sé compiuto, oltre al quale o accanto al quale il musicista ripensava poi la sua musica con un diverso carattere sonoro: ed è naturale che la versione per orchestra (l’orchestra di Ravel!) possa essere più mossa, cangiante, più saporita della prima concezione pianistica, classica, nitida, asciutta. Così avvenne ad esempio col Menuet antique del 1895, che Ravel orchestrò trentacinque anni dopo, illuminando la grazia compassata con una sottile ironia. Non tale è il caso del Tombeau de Couperin, le cui versioni, la pianistica e l’orchestrale, hanno la stessa chiara e agile serietà di linguaggio. Ma non hanno la stessa architettura. Infatti, delle sei parti del Tombeau per pianoforte - Prelude, Fugue, Forlane, Rigaudon, Menuet, Toccata - Ravel accantonò le due forme strumentali pure (Fugue e Toccata), non adatte a un ripensamento strumentale agile, come ho detto, e mantenne le quattro forme di danza facendone una vera suite all’antica, con il Rigaudon all’ultimo come finale efficace (prima esecuzione il 28 febbraio 1920, ai Concerts Pasdeloup).“All’inizio del 1915 mi arruolai nell’esercito; in conseguenza di ciò la mia attività musicale s’interruppe fino all’autunno del 1917, quando fui riformato. Terminai allora Le Tombeau de Couperin. A dire il vero l’omaggio è rivolto non tanto al solo Couperin quanto all’intera musica francese del XVIII secolo. Dopo Le Tombeau de Couperin le mie condizioni di salute mi impedirono per qualche tempo di scrivere”. Con la sua riservatezza Ravel accenna appena alla sua malattia e cela ciò che fu essenziale per lui in quei tre, quattro anni, cioè le ferite della sua anima: l’angoscia della guerra, la morte della madre nel 1917 (per lui una

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perdita irrimediabile), la scomparsa di amici cari nelle trincee.Nella versione per pianoforte i sei brani del Tombeau sono dedicati ognuno a un amico morto in guerra. Nella musica di Ravel, tuttavia, non c’è traccia di dolore o di lutto: in omaggio ai morti essa volle essere la celebrazione di forme pure, perfette, consolanti giunte a noi nel disordine dell’esistenza da un’età artistica ammirata. Ed è musica mirabilmente intelligente e ricca di sfumati segreti (il meraviglioso Menuet, che si fa serio e inquieto nel Trio al suo centro) e limpida (le aggraziate melodie dell’oboe nel Prélude), e a tratti allegra e ironica nella ostentata solidità del passo o nella vivacità popolaresca.L’organico orchestrale è quello di una nutrita orchestra barocca (tutti i legni a due, due corni, una tromba, archi), cui è aggiunta, novità timbrica, un’arpa.

Maurice Ravel al pianoforte nel 1912.

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Il Primo Concerto per violoncello di Saint-Saënsdi Simone Ciolfi

Data di composizione: novembre 1872Prima esecuzione: Parigi, Conservatoire Nationale de Musique, 19 gennaio 1873Dedica: Auguste TolbecqueOrganico: violoncello solista, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi

Negli ultimi anni dell’Ottocento si fece sempre più concreta la possibilità che il sistema tonale e le sue forme storiche andassero incontro a una saturazione espressiva e quindi a un loro dissolvimento. Il momento disgregativo, cui seguirà poi un’era di sperimentazione sonora, fu però preceduto da un fenomeno che potremmo definire come recupero ‘riassuntivo’ del passato. Tale fenomeno diede origine a sincretismi interessanti e originali, e Camille Saint-Saëns fu con ogni probabilità fra i migliori esponenti di questa tendenza in Francia. La sua attività, come quella di altri compositori francesi suoi contemporanei, fu caratterizzata da una forte propensione stilistica all’eclettismo.Il Concerto per violoncello e orchestra in la minore op. 33 fu composto tra il 1872 e il 1873. All’apparenza è in un unico movimento sinfonico, ma in realtà il Concerto è suddiviso in tre tempi veri e propri fra i quali però non è prevista pausa. L’omaggio formale palese è a Franz Liszt, sperimentatore della ‘forma ciclica’, tecnica basata sulla mutazione costante del materiale tematico che riappare quindi in tutti e tre i tempi. Tale struttura formale permette però di conservare le tensioni tipiche della vecchia ‘forma sonata’ (quella con cui Mozart, Haydn e Beethoven costruivano le loro composizioni). Se da una parte dunque c’è il rispetto per le forme classiche, dall’altra c’è il gusto per la libertà creativa, la ricerca del colore e dell’impasto timbrico, la melodia insolita, l’interazione con forme ancora più antiche. Si ascolti il tempo centrale del Concerto, Allegretto con moto, riconoscibile grazie alla comparsa di un Minuetto che fa da sipario all’entrata del

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violoncelli e che si aggiunge poi all’insieme con un controcanto. Tale ultimo tema del solista evolve velocemente in un valzer creando un’ambigua sfasatura della percezione storica che è forse la cifra creativa migliore di Saint-Saëns. Lo stesso accade quando il violoncello sembra preparare la scena dei suoni per l’entrata di un solista di canto. Ciò si nota subilo all’inizio del Concerto: il primo tema ricorda una scena d’opera in un momento d’alto sapore drammatico. Lo stesso accade all’inizio del terzo tempo: qui il violoncello incarna un ruolo vocale in una dimensione sempre operistica, ma più distesa e lirica (non a caso una ‘forma-lied’). Almeno per questo Concerto, il teatro d’opera e i suoi ‘atteggiamenti’ orchestrali sembrano proprio fare da collante all’eclettismo della partitura. L’influenza della realtà operistica era in ogni modo enorme nella vita parigina dell’epoca. Lo stesso Saint-Saëns ci darà un capolavoro in questo ambito con il Samson et Dalila del 1877. Non mancano tuttavia le caratteristiche del virtuosismo prettamente strumentale, soprattutto nei passi più funambolici del terzo tempo. Colpisce poi l’estrema raffinatezza dell’orchestrazione, principalmente per la creazione di affascinanti chiaroscuri che mettono l’autore in contatto con le tendenze più innovative della musica francese dell’epoca (soprattutto Ravel). Per questo aspetto, e per la superba capacità di giocare con la storia delle forme musicali, dando vita a stranianti impasti percettivi, Saint-Saëns finì per aggiungere un tassello importante alla costruzione del futuro musicale.

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La Sinfonia in do di Bizetdi Mauro Mariani

Data di composizione: 1855Prima esecuzione: Basilea, Stadttheater, 26 febbraio 1935Direttore: Felix WeingartnerOrganico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, timpani, archi

Composta nel 1855, la Sinfonia in do maggiore di Georges Bizet rimase del tutto sconosciuta fino al 1933, quando Reynaldo Hahn, che ne aveva ricevuto in dono il manoscritto dalla vedova del compositore ma che non gli aveva attribuito alcun valore, l’affidò alla biblioteca del Conservatorio di Parigi, dove non sfuggì al critico Jean Chantavoine, che riferì la sua scoperta in un articolo, attirando l’attenzione del celebre direttore d’orchestra Felix Weingartner, che la diresse il 26 febbraio 1935 a Basilea in prima esecuzione assoluta, con vivo successo.Certamente, se questa Sinfonia fosse stata eseguita nel 1855, neanche un ascoltatore dotato di spirito profetico avrebbe potuto indovinare che quel compositore imbevuto di gusto classicheggiante e un po’ retro avrebbe scritto, vent’anni dopo, la Carmen. Ma oggi, col senno di poi, si possono già rintracciare in quel precocissimo capolavoro la felicità melodica, il gusto per i vari colori vivaci ma limpidi e leggeri, lo spontaneo senso della forma e l’elegante nonchalance che sempre più appaiono le coordinate stilistiche fondamentali del suo autore.Bizet, che aveva allora diciassette anni e studiava composizione al Conservatorio di Parigi con Halévy, iniziò la Sinfonia in do maggiore il 29 ottobre 1855 e alla fine di novembre l’aveva già completata. Non si sa altro sull’origine di questo suo primo importante lavoro, ma è più che probabile che lo stimolo a cimentarsi con un genere impegnativo come la sinfonia sia venuto da un compito d’una certa responsabilità: la trascrizione per pianoforte a quattro mani della Sinfonia n. 1 in re maggiore di Gounod, affidatagli dall’autore stesso. Fu proprio questa la ragione per cui Bizet considerò la sua Sinfonia un semplice lavoro d’apprendistato e non la presentò mai in pubblico: eppure aveva superato il suo modello non soltanto per freschezza e vitalità, ma anche per equilibrio e concisione.

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Se Gounod fu un’utile fonte di suggerimenti di pronta applicazione, i modelli ideali di Bizet furono però i classici Haydn, Mozart e Beethoven e soprattutto il più classico dei romantici, Mendelssohn. La familiarità di Bizet con i classici si rivela subito nell’Allegro iniziale, il cui primo tema, energico e basato sull’arpeggio ascendente dell’accordo di do maggiore, rimanda a simili incipit di Haydn e Beethoven; il crescendo che segue potrebbe essere una reminiscenza di Rossini, all’epoca personaggio di spicco nel mondo musicale parigino; quando si ascolta il secondo tema, si pensa invece a Schubert, per la sorprendente ampiezza della melodia affidata all’oboe e per l’oscillazione tra modo maggiore e minore: ma tutte queste reminiscenze vengono assorbite e rifuse da Bizet con la massima naturalezza.Il secondo movimento, un Adagio in la minore, è il vero gioiello della Sinfonia. Dopo una breve introduzione, che crea una sottile atmosfera d’attesa, l’oboe intona un tema incantato e nostalgico su un accompagnamento in pizzicato delle viole. L’eleganza e l’espressività con cui questo tema viene sviluppato rivelano l’abilità già magistrale del giovanissimo autore. La sezione centrale del movimento è costituita da un fugato, basato sulla figura ritmica dell’introduzione.Il successivo Allegro vivace in forma di Scherzo è forse il movimento più perfetto dal punto di vista formale: il tema iniziale contrassegnato da un ritmo vivido e marcato, viene utilizzato da Bizet anche per contrappuntare il secondo tema, un’affascinante melodia degli archi, e poi fornisce il materiale tematico anche al rustico Trio posto al centro del movimento.Il finale è un esuberante Allegro vivace in forma-sonata: il primo tema e la transizione al secondo tema preannunciano alla lontana due momenti di Carmen, mentre il grazioso secondo tema è stato poi riutilizzato da Bizet nell’opera comica Don Procopio.

Testi tratti dall’Archivio Programmi di Sala dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

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Antonio Pappano direttore

Sir Antonio Pappano dal 2005 è Direttore Musicale dell’Acca-demia Nazionale di Santa Ce-cilia, dal settembre 2002 Music Director del Covent Garden di Londra. In passato ha ricoper-to altri incarichi di prestigio: nel 1990 viene nominato Direttore Musicale della Norske Opera di Oslo e dal 1991 al 2002 ricopre lo stesso ruolo al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles.Nato a Londra nel 1959 da genitori italiani, studia pianoforte, composizione e

direzione d’orchestra negli Stati Uniti. Fra le tappe più prestigiose della sua carriera sono da ricordare i debutti alla Staatsoper di Vienna nel 1993, al Metropolitan di New York nel 1997 e al Festival di Bayreuth nel 1999. Pappano ha diretto molte tra le maggiori orchestre del mondo, tra cui New York Philharmonic, Wiener Philharmoniker, Berliner Philharmoniker, Concertgebouw di Amsterdam, Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, London Symphony Orchestra. Nel 2005 è stato nominato “Direttore dell’anno” dalla Royal Philharmonic Society e ha vinto il Premio Abbiati della Critica Musicale Italiana per l’esecuzione dei Requiem di Brahms, Britten e Verdi realizzati con i Complessi Artistici dell’Accademia di Santa Cecilia. Nel 2015 il premio Abbiati è stato attribuito allo spettacolo Les Troyens diretto da Pappano alla Scala di Milano.Sir Antonio Pappano registra per Warner Classics e con l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia ha inciso diversi cd. Fra le incisioni più recenti l’Aida di Verdi (vincitrice di numerosi premi, fra cui il Gramophone Classical Music Awards 2016, l’ECHO Klassik Preis 2016 come “Direttore dell’anno” e il Preis der deutschen Schallplattenkritik, Premio della critica

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discografica tedesca), il Primo Concerto di Čaikovskij e il Secondo di Prokofiev con Beatrice Rana alla tastiera, il Concerto per violino di Brahms e il Primo Concerto di Bartók interpretati da Janine Jansen e il Concerto per pianoforte di Schumann con Jan Lisiecki (DG). Di recente pubblicazione il cd “Anna Netrebko. Verismo” (DG) e, per l’etichetta Ica Classics, la Seconda e Quarta Sinfonia di Schumann e In the South e la Prima Sinfonia di Elgar, il Carnevale degli animali di Saint-Saëns con Martha Argerich. Nel febbraio 2016 Pappano ha ricevuto il 58° Grammy® Award nella categoria “Best Classical Solo Vocal Recording” insieme al mezzosoprano Joyce DiDonato per il loro cd “Joyce&Tony” (Erato). Nel 2018 ha registrato con Santa Cecilia l’integrale delle Sinfonie di Bernstein in occasione dei 100 anni dalla nascita del compositore (Warner Classics).Il 16 aprile 2007 Sir Antonio Pappano è stato nominato Accademico Effettivo di Santa Cecilia. Nel 2012 la regina Elisabetta lo ha nominato Cavaliere per i servizi resi alla musica; nello stesso anno è stato anche nominato Cavaliere di Gran Croce dell’ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2015 gli è stata conferita la Laurea honoris causa in Musica e Spettacolo dall’Università Tor Vergata di Roma e la RPS Gold Medal - la più alta onorificenza della Royal Philharmonic Society - divenendo il 100° RPS Gold Medallist a partire dalla fondazione del premio, nel 1870.Il 14 aprile 2019, l’Associazione Nazionale dei Critici Musicali ha assegnato il XXXVIII Premio “Franco Abbiati” come miglior direttore ad Antonio Pappano per l’esecuzione di West Side Story, con cui il 12 ottobre 2018 l’Accademia ha inaugurato la Stagione 2018/19, e per l’Integrale delle Sinfonie di Bernstein eseguite a febbraio 2018 con Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.Recentissima la pubblicazione dell’ultima incisione di Pappano con l’Orchestra e il Coro ceciliani: Otello di Giuseppe Verdi, con Jonas Kaufmann nel ruolo del titolo.

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Luigi Piovano violoncello

Luigi Piovano si è diplomato in violoncello a 17 anni col massimo dei voti e la lode sotto la guida di Radu Aldulescu, con cui in seguito si è diplomato in violoncello e musica da camera anche a Parigi.Per diversi anni è stato primo violoncello del gruppo Concerto Italiano, diretto da Rinaldo Alessandrini. Nel 1999 è stato scelto da Maurizio Pollini per partecipare al “Progetto Pollini” al Festival di Salisburgo, ripreso alla Carnegie Hall, a Tokyo e a Roma.

Ha tenuto concerti di musica da camera con artisti del calibro di Sawallisch, Chung, Lonquich, Sitkovetsky, Kavakos, Katia e Marielle Labeque. Dal 2005 suona regolarmente in duo con Antonio Pappano e dal 2009 al 2019 ha fatto parte del trio “Latitude 41”.Ha suonato come solista con prestigiose orchestre – Tokyo Philharmonic, New Japan Philharmonic, Accademia di Santa Cecilia, Seoul Philharmonic, Orchestre Symphonique de Montréal – sotto la direzione di direttori come Chung, Nagano, Pletnev, Boreyko, Menuhin, Bellugi.Fra i suoi prossimi impegni come solista, concerti in duo con Antonio Pappano e le Variazioni Rococo di Ciaikovskij a Roma con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia. Esce in questi giorni per Arcana il CD con le due Sonate di Brahms e le due Romanze di Martucci in duo con Antonio Pappano.Da oltre vent’anni è primo violoncello solista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.Suona un violoncello Alessandro Gagliano del 1710.Dal 2002 si dedica sempre più alla direzione. Il CD Eloquentia in cui dirige i Kindertotenlieder e i Lieder eines fahrenden Gesellen di Mahler con Sara

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Mingardo è stato premiato in Francia nel 2012 come miglior CD di Lieder dell’anno.Dal 2008 al 2016 è stato direttore artistico dell’Estate Musicale Frentana. Dal 2013 al 2017 è stato direttore musicale di Roma Tre Orchestra. Dal 2012 è direttore musicale dell’Orchestra ICO della Magna Grecia.Dal 2013 è alla testa degli Archi di Santa Cecilia con i quali ha pubblicato sei CD: uno schubertiano per Eloquentia e, per Arcana, le Serenate di Dvořák e Čajkovskij, un CD dedicato a Rota, Morricone e Piovani e l’integrale della musica di Mozart per archi. Nel frattempo Sony Classical ha pubblicato un CD con le Quattro Stagioni e altri Concerti di Vivaldi. Di recente uscita, per Sony International, la prima registrazione mondiale della versione per violoncello e archi delle Stagioni realizzata da Luka Šulić.Fra i debutti imminenti, quello sul podio dell’Orchestra Haydn di Bolzano nel 2020, Tosca al Teatro Bellini di Catania nel 2021, e quello sul podio dell’Orchestra del Mozarteum di Salisburgo nel 2022.

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Violini Primi * Carlo Maria Parazzoli, * Andrea Obiso, Ruggiero Sfregola, Marlene Prodigo, Elena La Montagna, Margherita Ceccarelli, Roberto Saluzzi, Paolo Piomboni, Barbara Castelli, Silvana Dolce, Jalle Feest, Lavinia Morelli, Daria Leuzinger, William Esteban Chiquito Henao, Soyeon Kim, Ylenia Montaruli, Simona Cappabianca, Franziska Schoetensack

Violini Secondi* Alberto Mina, * David Romano, Ingrid Belli, Rosario Genovese, Leonardo Micucci, Pierluigi Capicchioni, Daniele Ciccolini, Andrea Vicari, Maria Tomasella Papais, Cristina Puca, Giovanni Bruno Galvani, Manuela Costi, Brunella Zanti, Svetlana Norkina, Annamaria Salvatori

Viole* Raffaele Mallozzi, * Simone Briatore, Stefano Trevisan, David Bursack, Sara Simoncini, Carla Santini, Fabio Catania, Ilona Balint, Andrea Alpestre, Lorenzo Falconi, Luca Manfredi, Federico Marchetti, Margherita Fanton

Violoncelli * Luigi Piovano, * Gabriele Geminiani, Carlo Onori, Diego Romano, Francesco Storino, Bernardino Penazzi, Francesco Di Donna, Matteo Michele Bettinelli, Sara Gentile, Giacomo Menna, Roberto Mansueto, Giuseppe Scaglione

Contrabbassi* Antonio Sciancalepore, * Libero Lanzilotta, Anita Mazzantini, Simona Iemmolo, Paolo Marzo, Paolo Cocchi, Nicola Cascelli

Orchestra dell’AccademiaNazionale di Santa CeciliaSir Antonio Pappano Direttore musicaleYuri Temirkanov Direttore onorarioCarlo Rizzari Direttore assistente

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Flauti* Andrea Oliva, * Adriana Ferreira, Nicola ProtaniOttavino Davide Ferrario

Oboi* Paolo Pollastri, * Francesco Di Rosa, Annarita ArgentieriCorno inglese Maria Irsara

Clarinetti* Stefano Novelli, * Alessandro Carbonare, Simone SirugoClarinetto basso Dario Goracci

Fagotti* Francesco Bossone, * Andrea Zucco, Fabio AngelettiControfagotto Alessandro Ghibaudo

Corni* Alessio Allegrini, * Guglielmo Pellarin, Mirko Landoni, Fabio Frapparelli, Alessio Bernardi, Luca Agus, Giuseppe Accardi

Trombe* Andrea Lucchi, * Alfonso Gonzalez Barquin, Ermanno Ottaviani,Remo D’Ippolito

Tromboni* Andrea Conti, Esteban Mendez, Maurizio Persia

Tuba Gianluca Grosso

Timpani * Antonio Catone

PercussioniEdoardo Albino Giachino, Andrea Santarsiere, Davide Tonetti

Arpa * Cinzia Maurizio

*Prime parti solisteNB: Le prime parti del concerto odierno sono evidenziate in neretto

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Luigi Piovano | Antonio Pappano

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” Guido Salvetti, dalle note di copertina

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