BCC: più Gruppi, ragioni di mercato e democrazia...di Giuseppe Ottone e Giuseppe G. Santorsola imp...

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Dirigenza Bancaria, n. 182, 2016 1 EditorialE Gli eventi delle grandi democrazie sono caratte- rizzati dal riconoscimento della vittoria da parte della controparte. Questo è quanto accade quando il candidato non vincitore chiude la contesa vali- dando l’esito di un riscontro. Nel caso che interessa i lettori di questa rivista, il soggetto proponente l’aggregazione delle BBC – alla luce di quanto disposto e richiesto dal legisla- tore – ha esplicitamente dichiarato al termine dell’Assemblea di Federcasse che non sussistono le condizioni per la nascita di un solo gruppo ban- cario cooperativo. La Banca d’Italia ha ulteriormente ribadito la pro- pria sostanziale equidistanza dalle scelte interne della categoria, dopo l’iniziale propensione verso il gruppo unico e la successiva posizione d’attesa ribadita nel testo delle Considerazioni Finali La BCE non si è manifestata al riguardo in una corretta logica di stand-by, essendo, al momento, non coinvolta nelle strutture minori (non signifi- cant banks), ma essendo di fatto il futuro vigilan- te dei due Gruppi. Molte BCC erano comprensibilmente in una posi- zione di attesa, desiderando poter scegliere fra opzioni, ma temendo di dover invece rientrare nella soluzione unica. Si attende ora che le riser- ve vengano sciolte, da una parte o dall’altra. Anche nell’ambito delle tre soluzioni con opzione di trasformazione in s.p.a., si evidenziano un rien- tro, un’ipotesi di ripensamento e una conferma della scelta. Si deve essere soddisfatti che l’empasse di fondo sia stato sciolto nel corso del secondo mese del periodo transitorio iniziato a novembre dopo l’e- manazione dei regolamenti della Banca d’Italia. Resta un periodo congruo, fino a maggio 2018, per organizzare, strutturare e dotare di soluzioni strategiche i due Gruppi (o anche altri? ne dubi- tiamo, ma è opportuno considerarli). Non è opportuno considerare chiusa la vicenda fino a quando non saranno siglate tutte le intese previste dalla normativa ora in vigore. Legittimamente riteniamo di poter rivendicare una primogenitura nella proposizione di un’ipote- si multigruppo. Se ne era parlato a Bologna nel giugno 2015, ma in realtà, si era già ipotizzata tale soluzione a Milano, nel 2013, quando si era associata alla riforma delle Banche popolari, un’i- potesi parallela per le BCC, allora escluse nella fase finale dal testo della normativa. Da ascoltato- ri avevamo plaudito alla proposta presentata a luglio 2015 dalla Cassa Centrale Trentina sempre a Milano e, altrettanto, si era seguita con attenzio- ne l’aggregazione delle BCC “non aderenti” for- matesi nel corso del 2016. Ci rendiamo conto di aver insinuato un modello liberista in un contesto cooperativo, una crasi apparentemente improponibile, ma che ha trovato riscontro proprio perché ha smosso convinzioni radicate e modelli non più aderenti all’ambiente verso il quale le BCC debbono indirizzarsi per trovare la propria ragion d’essere in futuro. Allora proponiamo ulteriori proposte “provocato- rie” in senso propositivo. Da un lato, prima del maggio 2018, ciascuna BCC da sola o tramite aggregazioni, deve trovare il proprio posiziona- mento per aderire in una condizione di solidità, autonomia e posizione di mercato correttamente disegnate. In tal modo si presenteranno davanti al Gruppo cui aderiranno in una condizione non sub- ordinata e caratterizzante la loro presenza sul ter- ritorio. In secondo luogo è opportuno risolvere i casi (circa 90 secondo i dati della Banca d’Italia e forse meno secondo lo studio presentato nelle pagine di questo numero della Rivista) che pre- sentano debolezze strutturali o forte deteriora- mento dell’attivo. Il fondo di risoluzione è ipote- si da percorrere per evitare bail-in o soluzioni traumatiche. La combinazione con la nascita dei GBC può consentire una “morte dolce” nelle “braccia della cooperazione”. Infine, non è da considerare certo terminato il percorso di cambia- mento del segmento della Cooperazione di Credito. Due le tracce percorribili: un ulteriore rimescolamento delle aggregazioni e l’ipotesi che molte popolari minori ritrovino coerente e conve- niente inserirsi in questo contesto piuttosto che percorrere strade solitarie o risultare alla fine associate ad altre popolari. Attendiamo un 2017 di grande movimento del “Movimento”! BCC: più Gruppi, ragioni di mercato e democrazia di Giuseppe Ottone e Giuseppe G. Santorsola

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  • Dirigenza Bancaria, n. 182, 2016

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    EditorialE

    Gli eventi delle grandi democrazie sono caratte-rizzati dal riconoscimento della vittoria da partedella controparte. Questo è quanto accade quandoil candidato non vincitore chiude la contesa vali-dando l’esito di un riscontro.Nel caso che interessa i lettori di questa rivista, ilsoggetto proponente l’aggregazione delle BBC –alla luce di quanto disposto e richiesto dal legisla-tore – ha esplicitamente dichiarato al terminedell’Assemblea di Federcasse che non sussistonole condizioni per la nascita di un solo gruppo ban-cario cooperativo.La Banca d’Italia ha ulteriormente ribadito la pro-pria sostanziale equidistanza dalle scelte internedella categoria, dopo l’iniziale propensione versoil gruppo unico e la successiva posizione d’attesaribadita nel testo delle Considerazioni FinaliLa BCE non si è manifestata al riguardo in unacorretta logica di stand-by, essendo, al momento,non coinvolta nelle strutture minori (non signifi-cant banks), ma essendo di fatto il futuro vigilan-te dei due Gruppi.Molte BCC erano comprensibilmente in una posi-zione di attesa, desiderando poter scegliere fraopzioni, ma temendo di dover invece rientrarenella soluzione unica. Si attende ora che le riser-ve vengano sciolte, da una parte o dall’altra.Anche nell’ambito delle tre soluzioni con opzionedi trasformazione in s.p.a., si evidenziano un rien-tro, un’ipotesi di ripensamento e una confermadella scelta.Si deve essere soddisfatti che l’empasse di fondosia stato sciolto nel corso del secondo mese delperiodo transitorio iniziato a novembre dopo l’e-manazione dei regolamenti della Banca d’Italia.Resta un periodo congruo, fino a maggio 2018,per organizzare, strutturare e dotare di soluzionistrategiche i due Gruppi (o anche altri? ne dubi-tiamo, ma è opportuno considerarli). Non è opportuno considerare chiusa la vicendafino a quando non saranno siglate tutte le intesepreviste dalla normativa ora in vigore.Legittimamente riteniamo di poter rivendicareuna primogenitura nella proposizione di un’ipote-si multigruppo. Se ne era parlato a Bologna nel

    giugno 2015, ma in realtà, si era già ipotizzatatale soluzione a Milano, nel 2013, quando si eraassociata alla riforma delle Banche popolari, un’i-potesi parallela per le BCC, allora escluse nellafase finale dal testo della normativa. Da ascoltato-ri avevamo plaudito alla proposta presentata aluglio 2015 dalla Cassa Centrale Trentina semprea Milano e, altrettanto, si era seguita con attenzio-ne l’aggregazione delle BCC “non aderenti” for-matesi nel corso del 2016.Ci rendiamo conto di aver insinuato un modelloliberista in un contesto cooperativo, una crasiapparentemente improponibile, ma che ha trovatoriscontro proprio perché ha smosso convinzioniradicate e modelli non più aderenti all’ambienteverso il quale le BCC debbono indirizzarsi pertrovare la propria ragion d’essere in futuro.Allora proponiamo ulteriori proposte “provocato-rie” in senso propositivo. Da un lato, prima delmaggio 2018, ciascuna BCC da sola o tramiteaggregazioni, deve trovare il proprio posiziona-mento per aderire in una condizione di solidità,autonomia e posizione di mercato correttamentedisegnate. In tal modo si presenteranno davanti alGruppo cui aderiranno in una condizione non sub-ordinata e caratterizzante la loro presenza sul ter-ritorio. In secondo luogo è opportuno risolvere icasi (circa 90 secondo i dati della Banca d’Italia eforse meno secondo lo studio presentato nellepagine di questo numero della Rivista) che pre-sentano debolezze strutturali o forte deteriora-mento dell’attivo. Il fondo di risoluzione è ipote-si da percorrere per evitare bail-in o soluzionitraumatiche. La combinazione con la nascita deiGBC può consentire una “morte dolce” nelle“braccia della cooperazione”. Infine, non è daconsiderare certo terminato il percorso di cambia-mento del segmento della Cooperazione diCredito. Due le tracce percorribili: un ulteriorerimescolamento delle aggregazioni e l’ipotesi chemolte popolari minori ritrovino coerente e conve-niente inserirsi in questo contesto piuttosto chepercorrere strade solitarie o risultare alla fineassociate ad altre popolari. Attendiamo un 2017 digrande movimento del “Movimento”!

    BCC: più Gruppi,ragioni di mercato e democrazia

    di Giuseppe Ottone e Giuseppe G. Santorsola

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