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1 BATTESIMO DEL SIGNORE 10.1.2016 1. SACRA PAGINA Dal libro del profeta Isaia 40,1-5.9-11 1 «Consolate, consolate il mio popolo dice il vostro Dio. 2 Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». 3 Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. 4 Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. 5 Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». 9 Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: 10 «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. 11 Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri». Parola di Dio. BENEDICI IL SIGNORE, ANIMA MIA. Salmo 103 Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda. Costruisci sulle acque le tue alte dimore, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento, fai dei venti i tuoi messaggeri e dei fulmini i tuoi ministri. Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature. Ecco il mare spazioso e vasto: là rettili e pesci senza numero, animali piccoli e grandi.

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BATTESIMO DEL SIGNORE 10.1.2016

1. SACRA PAGINA

Dal libro del profeta Isaia 40,1-5.9-11

1«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. 2Parlate al cuore di

Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta la sua colpa è

scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi

peccati». 3Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella

steppa la strada per il nostro Dio. 4Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle

siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in

vallata. 5Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la

vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». 9Sali su un alto monte, tu che

annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie

a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: 10«Ecco il

vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il

dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. 11Come

un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli

agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri». Parola di Dio.

BENEDICI IL SIGNORE, ANIMA MIA. Salmo 103

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!

Sei rivestito di maestà e di splendore,

avvolto di luce come di un manto,

tu che distendi i cieli come una tenda.

Costruisci sulle acque le tue alte dimore,

fai delle nubi il tuo carro,

cammini sulle ali del vento,

fai dei venti i tuoi messaggeri

e dei fulmini i tuoi ministri.

Quante sono le tue opere, Signore!

Le hai fatte tutte con saggezza;

la terra è piena delle tue creature.

Ecco il mare spazioso e vasto:

là rettili e pesci senza numero,

animali piccoli e grandi.

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Tutti da te aspettano

che tu dia loro cibo a tempo opportuno.

Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;

apri la tua mano, si saziano di beni.

Nascondi il tuo volto: li assale il terrore;

togli loro il respiro: muoiono,

e ritornano nella loro polvere.

Mandi il tuo spirito, sono creati,

e rinnovi la faccia della terra.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito 2,11-14; 3, 4-7

Figlio mio, 11è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini 12e ci

insegna a rinnegare l‟empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo

con sobrietà, con giustizia e con pietà, 13nell‟attesa della beata speranza e della

manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. 14Egli

ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un

popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. 4Ma quando

apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, 5egli ci

ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con

un‟acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, 6che Dio ha effuso su di noi in

abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, 7affinché, giustificati per

la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna. Parola di Dio.

Alleluia, alleluia. Lc 3,16

Viene colui che è più forte di me, disse Giovanni;

egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Dal Vangelo secondo Luca 3,15-16.21-22

In quel tempo, 15poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si

domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti

dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non

sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e

fuoco». 21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche

lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito

Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei

il Figlio mio, l‟amato: in te ho posto il mio compiacimento». Parola del Signore.

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2. LECTIO

Con la festa del battesimo di Gesù la liturgia conclude il ciclo del

Natale e dell‟Epifania, ossia il periodo della manifestazione del nostro

Salvatore Gesù Cristo. Le letture di questa domenica, perciò, sono di

carattere epifanico.

Nel brano del Vangelo assistiamo alla manifestazione del Figlio di

Dio; la voce del Padre dichiara: “Tu sei il mio Figlio amato, in te mi sono

compiaciuto” (v. 22).

La 2a lettura è incentrata nell‟epifania della grazia di Dio (v. 11),

della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo (v. 13), della

bontà di Dio, Salvatore nostro e del suo amore per gli uomini (3,4). La 1a

lettura, poi, annuncia la manifestazione della salvezza di Dio a favore del

suo popolo esule nella Mesopotamia, concretizzata nel ritorno in

Palestina, così che tutti possano contemplare la gloria del Signore.

a/ LA RIVELAZIONE DEL FIGLIO AMATO

Il brano evangelico che descrive il battesimo di Gesù, si conclude

con l‟intervento del Padre che dal cielo proclama il profeta di Nazareth

come suo Figlio amato, nel quale egli si è compiaciuto (v. 22).

Queste espressioni costituiscono il vertice della teofania al

Giordano, allorché si aprì il cielo e ne discese lo Spirito Santo in forma

corporea sotto le sembianze di una colomba e si udì la voce di Dio (vv. 21-

22).

Analoghe espressioni dal cielo furono udite da Pietro, Giacomo e

Giovanni sul Tabor in occasione della trasfigurazione di Gesù (Lc 9,35 e

par.); qui, però, non fu visto lo Spirito Santo; invece fece la comparsa la

nube divina, dalla quale si udì la voce del Padre, il quale comandò di

ascoltare il suo Figlio. Per una “lectio” corretta è

indispensabile il confronto dei due passi paralleli, che riferiamo in sinossi

per favorirne l‟approfondimento:

Lc 3,22 9,34-35

Scese su di lui lo Spirito Santo Venne una nube e li coprì...

in forma corporea come una colomba

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e venne una voce dal cielo: e venne una voce dalla nube che diceva:

“Tu sei il mio Figlio amato, “Questi è il Figlio mio l’eletto;

in te mi sono compiaciuto”. ascoltatelo”.

Nelle due teofanie troviamo l‟identica proclamazione della

figliolanza divina di Gesù, anche se nella prima è adoperata la forma

diretta e nella seconda viene usata la terza persona singolare. Nella scena

del battesimo, però, il Cristo è presentato come il “Figlio amato”, oggetto

del compiacimento di Dio, mentre nella trasfigurazione è considerato come

“l‟eletto”, il Messia.

Le parole pronunciate dal Padre in queste due teofanie

riecheggiano alcune espressioni dei carmi del “servo del Signore”, dove

questo personaggio messianico è designato da Dio come il suo “eletto” nel

quale si è “compiaciuto” e sul quale “ha posto lo Spirito Santo” (Is 42,1; cf.

44,2). Non è improbabile, però, che nella scena del battesimo i Sinottici si

ispirino al dramma sacro rappresentato in Gn 22,2, dove Isacco, che il

padre Abramo deve immolare, è presentato come “il figlio”, “il figlio amato”.

Risulterebbe fruttuoso anche il confronto della descrizione del battesimo di

Gesù con l‟elaborazione targumica del sacrificio di Isacco, perché sono

reperibili forti parallelismi.

b/ TEOFANIA TRINITARIA

Un elemento teologico molto significativo nella descrizione

evangelica del battesimo di Gesù è la presenza simultanea di Dio, del

Figlio e dello Spirito Santo (v. 22). Questo aspetto trinitario documenta la

fede della chiesa primitiva. L‟esplicita formula trinitaria battesimale

riportata alla fine del primo Vangelo (Mt 28,19) - dove è adoperato il

semitismo “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” per

indicare le persone della SS. Trinità - trova una preparazione nella

teofania del battesimo di Gesù al Giordano.

Questa prospettiva trinitaria riveste grande importanza nella

teologia lucana, non solo negli Atti degli apostoli, ma anche nel terzo

Vangelo. In questi scritti, infatti, è sottolineata la divinità di Gesù, che è il

Figlio dell‟Altissimo, il Figlio di Dio (cf Lc 1,32.35; 4,41; 8,28; At 9,20), il

Signore (Kyrios) (cf Lc 2,11; At 1,21, 4,33), anzi è dato ampio risalto

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all‟azione dello Spirito Santo in rapporto al Messia (cf Lc 4,1.14.18; 10,21;

At 2,33), a sua madre (Lc 1,35) e a tutta la chiesa (cf Lc 11,13; At 2,4).

Evidentemente, anche per Luca il Padre è il principio e l‟artefice della

storia della salvezza.

Questa teologia trinitaria deve animare la spiritualità cristiana, la

quale non può essere di carattere “teistico”, ma deve svilupparsi in

rapporto con le persone della SS. Trinità. Del resto Gesù è il modello di

questa relazione profonda con il Padre e con lo Spirito Santo, in quanto

vive in continuo rapporto con Dio, espresso anche con la preghiera.

c/ LO SPIRITO SCENDE SOPRA GESÙ

Per il terzo evangelista, Gesù è ripieno di Spirito Santo. La scena

del battesimo al Giordano descrive la venuta di questa persona divina,

sotto forma corporea di colomba sopra Gesù (v. 22). Da questo momento

Cristo è posseduto, guidato e animato dallo Spirito Santo: egli, pieno di

Spirito Santo, “si allontanò dal Giordano” e da questa persona e forza

divina “fu condotto nel deserto” (Lc 4,1), con la potenza dello Spirito Santo

ritornò in Galilea (Lc 4,14); nella sinagoga di Nazareth dichiarò che “lo

Spirito del Signore era sopra di lui”, per cui era consacrato come il Messia

dei poveri e dei peccatori (Lc 4,18ss). Del resto il figlio di Maria è il frutto

dell‟intervento dello Spirito nella sua madre (Lc 1,35).

Anche se nella redazione lucana del battesimo è assente

l‟espressione giovannea secondo la quale lo Spirito rimase sopra Gesù

(Gv 1,32s), nel terzo Vangelo troviamo la rappresentazione concreta di

tale dimora dello Spirito in lui. Per Luca, infatti, il Cristo è davvero l‟uomo

dello Spirito, perché è animato e guidato solo e sempre da questa persona

divina. In tal modo Gesù è presentato come il perfetto “spirituale”, come il

modello di docilità allo Spirito.

d/ GESÙ IN PREGHIERA

Un altro elemento dottrinale contenuto nella descrizione del

battesimo è la presentazione di Gesù come uomo di preghiera. Solo il

terzo evangelista annota che la teofania, avvenuta in tale circostanza, si è

verificata mentre Gesù pregava (v. 21): gli altri Sinottici ignorano questo

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dettaglio che nella redazione lucana riveste grande importanza, perché

mostra che la preghiera autentica sfocia nella contemplazione e indica nel

profeta di Nazareth il modello dell‟orazione.

La teofania contemplata da Gesù durante il suo battesimo

costituisce l‟epilogo naturale e il vertice della sua preghiera. Nel dialogo

d‟amore con il Padre e lo Spirito Santo Cristo giunse a contemplare queste

persone divine. Quasi certamente la teofania del Giordano fu vista solo da

Gesù, perché il Padre si rivolse direttamente a lui e perciò adoperò la

seconda persona singolare: “Tu sei” (v. 22); gli altri due sinottici dicono

esplicitamente che Gesù vide i cieli aperti e lo Spirito scendere verso di lui

(Mc 1,10 e par.). Molto probabilmente gli astanti non videro e non udirono

nulla. Al contrario, nella teofania del Tabor la voce del Padre fu udita dai

discepoli. La preghiera profonda tende verso la contemplazione e spesso

sfocia in essa.

Il terzo evangelista, inoltre, vuole mostrarci il Cristo come modello

di preghiera per tutti i suoi discepoli. Molti tratti redazionali di Luca mettono

in risalto tale aspetto. Egli si compiace di sottolineare che i momenti più

importanti e significativi della vita di Gesù sono segnati dalla preghiera:

non solo l‟agonia (Lc 22,41s.44), ma anche la trasfigurazione (Lc 9,29), la

scelta dei Dodici (Lc 6,12ss), ecc.

Chi volesse approfondire tale aspetto della cristologia lucana, può

utilizzare il nostro articolo: Gesù modello e maestro di preghiera nel

Vangelo secondo Luca, apparso nella nostra rivista di spiritualità biblica

“Parola Spirito e Vita”, 3 (1981), pp. 122ss.

e/ LA MANIFESTAZIONE DEL SALVATORE

I due brani della lettera a Tito che formano la 2a lettura, presentano

la redenzione operata dal Cristo in prospettiva epifanica universale. Nel

passo finale della prima parte troviamo la sintesi dell‟azione del Salvatore

in chiave di dono: Gesù Cristo “ha dato se stesso per noi, per riscattarci da

ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle

opere buone” (v. 14). Questa grazia salvifica si è già manifestata ed è

rivolta a tutta l‟umanità: “È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di

salvezza per tutti gli uomini” (v. 11). Ma la pienezza della nostra

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redenzione è una realtà escatologica, futura, che avverrà al termine della

nostra storia: perciò noi viviamo “nell‟attesa della beata speranza e della

manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo”

(v. 13).

La seconda sezione della lettura ci riporta all‟origine della salvezza

operata dall‟amore di Cristo a favore di tutti gli uomini e concretizzata, per i

singoli credenti, nel lavacro del battesimo (1, 3,4ss). In Cristo Gesù

troviamo veramente la piena rivelazione della benignità e dell‟amore del

Signore: “Quando si sono manifestati la bontà di Dio, Salvatore nostro e il

suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia,

ma per la sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di

rinnovamento nello Spirito Santo” (vv. 4-5).

f/ OGNI “CARNE” VEDRÀ LA SALVEZZA DI DIO

La manifestazione della salvezza a tutta l‟umanità è tematicamente

rilevante anche nella 1a lettura. Certo, se fosse stata proposta la

traduzione dei LXX, tale prospettiva soteriologica sarebbe emersa più

chiaramente e inoltre ci saremmo trovati in perfetta sintonia con Luca, il

quale non si limita a citare solo un versetto dell‟oracolo isaiano (Is 40,3),

come fanno gli altri evangelisti (Mc 1,3 e par.), ma lo riporta estesamente

sino alla frase, a lui tanto cara, “e ogni “carne” vedrà la salvezza di Dio” (Is

40,5), che costituisce l‟inclusione tematica dei suoi scritti Lc 3,6 = At

28,28) e quindi indica l‟argomento di fondo e la prospettiva del suo

sistema teologico.

Il brano di Is 40,1ss costituisce l‟introduzione del Trito-Isaia agli

oracoli di consolazione del Deutero Isaia, per invitare Israele, da vari

decenni esule, a sperare nella salvezza perché il Signore sta per

intervenire, ponendo fine alla sua schiavitù e riconducendolo in patria. Per

accelerare tale ritorno, bisognava attraversare il deserto fra la

Mesopotamia e la Palestina, quindi era indispensabile preparare una

strada che facilitasse il viaggio.

Con questo intervento salvifico a favore del suo popolo, si rivelerà

la “gloria” del Dio santo e trascendente, manifestata concretamente in tale

atto della storia d‟Israele. Così ogni “carne”, cioè tutta l‟umanità nella sua

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fragilità e concretezza, contemplerà la salvezza di Dio (Is 40,5 secondo la

traduzione greca dei LXX).

3. MEDITATIO

Il battesimo di Gesù non è soltanto un episodio, un momento

isolato della sua vita; come ben ricordano i Padri, è piuttosto un «mistero»,

cioè un fatto ricco di significato spirituale che dobbiamo imparare ad

accogliere con fede. Il «mistero» qui in questione si lega profondamente

alla manifestazione della gloria di Dio nel Figlio fatto carne. Il battesimo di

Giovanni è quindi soltanto lo sfondo su cui leggere una realtà originale e

nuova: mescolandosi alla folla di peccatori che chiedono a Giovanni un

battesimo di penitenza, Gesù inaugura la sua missione di salvezza. Per

questo il suo battesimo non è solo una lezione di umiltà ma, proprio

nell‟abbassamento che comporta, è la via inventata dall‟amore di Dio per

tracciare il cammino della nostra salvezza: scendendo fino a noi così da

rendersi simile a uno di noi, Gesù è diventato la via che possiamo

percorrere per risalire a Dio. Seguire questa via è seguire Gesù, è

diventare suoi discepoli assimilando i suoi valori e la sua vita.

a/ LA CROCE, CUORE DELLA GLORIA DEL BATTESIMO

Concentriamo attorno al battesimo la contemplazione della gloria di

Dio e l‟inaugurazione della grazia cristiana: lì, infatti, troviamo operanti

quegli elementi che caratterizzano gli interventi salvifici di Dio e cioè

l‟acqua, la parola, lo Spirito. Questi elementi rendono il battesimo di Gesù

come il grande gesto con cui Dio interviene nel movimento di conversione

di un popolo peccatore per realizzare una salvezza che supera le attese

umane ed è rivolta a tutti gli uomini. Riconoscere questo è riconoscere che

il battesimo di Gesù non può essere staccato dalla sua vita e dal più

generale disegno di Dio: in esso opera già quell‟amore con cui Gesù,

«avendo amato i suoi, li amò fino alla fine». Nella sua più profonda

intenzione il battesimo di Gesù è orientato alla realizzazione della sua

missione e, quindi, alla nostra salvezza e al nostro battesimo. Orientato

alla croce, il battesimo di Gesù è orientato a quel momento in cui, dal

costato trafitto dalla lancia, sgorgano sangue e acqua, a quel momento in

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cui la chiesa nasce dal suo Sposo, addormentato nella morte, così come

Eva era nata dal sonno del primo Adamo.

Inizio del cammino di salvezza, il battesimo di Gesù è l‟inizio di

quella storia di amore con cui Dio si spinge verso l‟umanità, entra nelle

contraddizioni della condizione umana, dà mano ad una nuova creazione.

Nell‟acqua del Giordano comincia l‟umanità nuova, l‟umanità che scende

insieme a Gesù nell‟acqua per rinascere con lui dall‟acqua e dallo Spirito.

Questa umanità nuova è la chiesa: è il segreto ultimo della nostra vita

cristiana.

b/ LA DIGNITÀ FILIALE,

CONDIVISIONE DELLA VITA DI GESÙ

La vita della nuova umanità è la vita di Cristo in noi. Con Cristo,

figlio amato, anche noi diventiamo figli di Dio: la filialità ci appare una

misericordiosa e gratuita vicinanza di Gesù alla nostra vita per renderci

partecipi della sua missione. La comunione con Gesù diventa il

fondamento e il programma di una vita che deve ispirarsi al discorso della

montagna e deve badare a non lasciarsi sedurre dalle preoccupazioni del

mondo e dall‟inganno della ricchezza (Mc 4,19).

“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che

mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo di quello che

indosserete [...]. Il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.

Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi

saranno date in aggiunta» (Mt 6,25-34).

Per questo la tradizione biblica e spirituale ha sempre connesso il

racconto del battesimo con quello delle tentazioni: la vita filiale non è la

prodigiosa manifestazione di una superiorità e di una vittoria, ma il

complesso e deciso misurarsi con la sorgente stessa di una storia di

menzogna e illusioni. Come Gesù, anche il cristiano può farlo perché

possiede lo Spirito dei tempi messianici. Ma se il cuore di questa dignità è

la comunione con Dio, la preghiera appare la radice e l‟espressione più

vera della sua nuova dignità: è la preghiera, infatti, a radicarci nel mistero

dello „Abbà‟.

“Non fidarti della tua azione, ma della grazia di Cristo [...]. Non è,

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questa, presunzione, ma fede. Proclamare ciò che hai ricevuto non è orgoglio,

ma devozione. Leva dunque gli occhi verso il Padre che ti ha generato mediante

il lavacro, verso il Padre che ti ha riscattato per opera del suo Figlio e dì:

Padre nostro” (Ambrogio, De sacramentis V, 19).

Questa preghiera ci mantiene nella confidenza gioiosa e nella

fiduciosa audacia che la Scrittura chiama “parresìa”; nasce allora quella

“familiaritas stupenda nimis”, quella grande pace e quella gradita

consolazione di cui parla l‟Imitazione di Cristo (II,1,7): non si tratta di

grazie eccezionali, ma del frutto naturale della vita battesimale.

c/ L’IMPEGNO FILIALE: SERVIRE DIO CON LA VITA

Accogliere Cristo e vivere una vita filiale è riconoscere di avere

nello Spirito il fondamento e il criterio di una nuova dignità: di questa

dignità il dono dello Spirito è non solo il segno, ma l‟inizio reale. Questa

novità è la nascita di Cristo in noi, è la presenza santificante di Cristo a noi.

“L’acqua del battesimo è come il seno verginale, e lo stesso Spirito,

che fecondò la vergine, feconda anche il fonte battesimale” (Leone, Sermo

24,3).

Questa nascita di Cristo in noi è il fondamento di una vita e di un

comportamento nuovo, quello attraverso cui Cristo modella la nostra

personalità sulla sua volontà, sulla sua preghiera, sulle sue virtù. Cristo

compie in noi ciò che da sempre compie. E Cristo, Figlio uno con il Padre,

ci è presentato dalle parole della teofania battesimale come il “servo”: per

questo il suo abbandono al Padre, il suo fare la volontà di Dio, il suo

coraggio per la verità, il suo instancabile spendersi per i fratelli appaiono i

gesti attraverso cui plasma la nostra vita. Presente in noi, Cristo guarisce

le nostre debolezze e ci insegna a servire Dio con tutta la nostra vita.

Aiutandoci a donare noi stessi, a vivere per Dio e per i fratelli, Gesù

sfascia il nostro vecchio “io” e fa emergere quella vita nuova che da lui

scaturisce, una vita ricca dei frutti dello Spirito. “Il frutto dello Spirito è

amore, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di

sé» (Gal 5,22). Questa è la legge dello Spirito che opera in noi.

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COLLATIO

La pista di approfondimento, di riflessione e di preghiera, è quella

che lega il battesimo di Gesù al nostro battesimo e quindi alla nostra vita.

Si tratta di sapere se proviamo ancora meraviglia e stupore per quanto Dio

ci svela sulla nostra vita, se sentiamo ancora il bisogno di ringraziarlo o se

tutto naufraga nell‟abitudine. Della nostra vita cristiana il battesimo è il

fondamento, ma, allo stesso tempo, ne prefigura la maturità. Se

ricordiamo il monito di 1Cor 10,1-6 non possiamo fare a meno di

considerare dinamicamente la nostra vita cristiana, la nostra vita di figli.

Da qui una serie di spunti per approfondire la vita filiale.

1/ Il primo riguarda la presenza dello Spirito in noi come maestro

interiore che ci insegna ad ascoltare la Parola, che mira non ad informarci,

ma a convertirci: è lo Spirito che ci rende capaci di accogliere la Parola e

che ci dà l‟intelligenza per capirla. È lo Spirito che ci “guida” (Gv 16,13),

che ci introduce nel cammino di verità che è Gesù.

2/ Il secondo riguarda la preghiera come introduzione ad una vita

filiale: la preghiera suscita un vissuto che si colloca all‟interno dei gesti di

Dio, costruisce una concreta esistenza credente. La preghiera si svela

così una ricerca/accoglienza degli atteggiamenti di Cristo e un impegno

capace di progettare la nostra vita. La preghiera libera la vitalità di Cristo

in noi.

3/ Il terzo riguarda l‟impegno per un servizio: la carità, infatti,

subordina a sé ogni altra esperienza della vita spirituale perché ne è il

vertice. Occorre per questo operare in modo da formare in noi una

mentalità conforme al Signore Gesù e in modo da crescere con la

concretezza dei gesti - nella disponibilità attenta e servizievole a Dio, alla

comunità e ai fratelli.

4. ORATIO

a/ “OGGI LE FONTI HANNO RICEVUTO

LA TUA BENEDIZIONE”

Mentre viene battezzato da Giovanni Battista nel Giordano, Gesù prega.

La voce del Padre si fa udire squarciando i cieli; lo Spirito Santo si mostra

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presente sotto forma di colomba.

È un momento di divina liturgia. Il fiume, tutte le acque, tutte le

creature partecipano a questo evento di salvezza. La chiesa canta:

Ti sei fatto sentire da noi sul fiume Giordano,

nella voce del tuono che veniva dal cielo,

per manifestare il Salvatore

e mostrare che tu sei il Padre delle luci.

Hai squarciato i cieli,

hai benedetto l’aria,

hai purificato le acque,

hai manifestato il Figlio unico,

per mezzo dello Spirito Santo

disceso sotto forma di colomba.

Oggi le fonti hanno ricevuto la tua benedizione,

hanno portato via la nostra maledizione,

hanno purificato i credenti

e dato a Dio per la vita eterna i figli dell’adozione. (Prefazio ambrosiano)

b/ “TI RINGRAZIO, PADRE”

Riconoscendo l‟assoluta gratuità di Dio nel manifestare il suo

amore per gli uomini per mezzo del Figlio unigenito e nella potenza dello

Spirito, respiriamo la stessa preghiera di Gesù invocando con piena

fiducia e con profonda gioia il nostro “Abbà”, Padre nostro!

E con l‟apostolo Paolo proclamiamo esultanti la nostra fede e

ringraziamo con gioia:Ti ringraziamo con gioia, Padre,

perché - rigenerandoci in Cristo tuo Figlio

mediante il battesimo dell’acqua e dello Spirito -

ci hai messo in grado di partecipare

alla sorte dei santi nella luce.

Sei tu, infatti, che ci hai liberati

dal potere delle tenebre

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e ci hai trasferiti nel regno del tuo Figlio diletto

per opera del quale abbiamo la redenzione,

la remissione dei peccati.

Egli è l’immagine del tuo volto invisibile,

è il capo del corpo, cioè della chiesa;

è il principio, il primogenito

di coloro che risuscitano dai morti (cf. Col 1,12-18).

c/ PORTIAMO IL SIGILLO DELLO SPIRITO

Ancora e ogni giorno noi abbiamo bisogno di essere risvegliati dal

sonno della morte; abbiamo bisogno di rompere con il peccato, di

smascherare le nostre segrete complicità con il potere delle tenebre.

Per questo vogliamo ogni giorno ricordare con gratitudine e con gioia

che siamo stati segnati con il sigillo dello Spirito Santo quando siamo nati

dal fonte battesimale, grembo fecondo della vergine-madre chiesa.

Dice l‟apostolo: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel

Signore” (Ef 5,8). Sentiamo perciò l‟urgenza della preghiera, per non

essere riassorbiti dal male tenebroso.

Ti preghiamo, Padre buono, sostienici con la tua grazia perché sappiamo

comportarci veramente quali figli della luce chiamati alla tua gloria:

- Padre, ascoltaci.

Nessuno ci inganni con vani ragionamenti; non prevalga su di noi la malizia del

nemico: - Padre, ascoltaci.

Donaci la forza di abbandonare le abitudini dell’uomo vecchio, per essere

continuamente rinnovati nello Spirito e rivestiti e compenetrati dai pensieri e

sentimenti del Cristo: - Padre, ascoltaci.

Rendici forti per affrontare le ardue battaglie della fede e resistere agli

assalti ricorrenti del maligno, che sempre ci vuole indurre a ritornare alle

opere infruttuose delle tenebre (cf. Ef cc. 4 e 5): - Padre, ascoltaci.

d/ SIGNORE GESÙ, INSEGNACI A PREGARE E A SERVIRE

A te, Signore Gesù, che ti sei umiliato nella carne, e ti sei fatto

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servo per amore; a te che hai voluto ricevere da Giovanni Battista il

battesimo di penitenza dato ai peccatori, volgiamo lo sguardo del nostro

cuore.

Insegnaci a pregare come tu pregavi il Padre

con totale adesione al suo volere;

insegnaci a servire con umiltà e amore

attingendo forza dalla tua parola viva

e dalla sorgente di grazia inesauribile

scaturita dalla ferita aperta del tuo cuore.

Anche i tuoi santi ci insegnino a pregare,

Signore, desiderandoti come fonte viva.

Come il cervo anela alle sorgenti delle acque

così l’anima mia anela a te, o Dio.

Ha sete del Dio vivo l’anima mia.

Quando verrò e vedrò il volto del mio Dio?

O fonte della vita, vena d’acqua viva,

quando dalla mia terra deserta,

senza strade, riarsa,

verrò alle acque della tua dolcezza

per contemplare la tua potenza e la tua gloria,

per estinguere la mia sete

alle acque della tua misericordia?

Ho sete! Di te ho sete, Signore sorgente della vita. (S. Agostino, Soliloqui)

5. OPERATIO

a/ LA PORTATA CRISTOLOGICA DEL BATTESIMO DI GESÙ

La prima cosa da non trascurare nell‟episodio del battesimo di

Gesù al Giordano è la sua portata cristologica, anche perché essa

reagisce sul suo significato ecclesiale. Una errata cristologia genererebbe

una falsa idea di chiesa, poiché è da Cristo che la chiesa prende

significato ed è solo alla luce di Gesù che la chiesa può comprendere se

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stessa.

Ora, se il bagno nel Giordano predicato e celebrato dal Battista era

per tutti gli altri giudei legato alla confessione dei peccati, niente di ciò è

detto a proposito di Gesù. Al contrario, si potrebbe dire che è Dio che

“confessa” Gesù come suo Figlio e lo colma in modo permanente del suo

Spirito.

Tutte le catechesi della comunità apostolica mirano a portare gli

ascoltatori al riconoscimento di Gesù di Nazareth come “il” Figlio di Dio,

l‟unico, l‟amato.

Ora, questa verità ha bisogno di essere ribadita, così che sia

convinzione condivisa e consapevole. Se Gesù, il figlio di Maria di

Nazareth, non fosse il Figlio di Dio, uguale a Dio, perché dovrebbe

interessare più di tanti altri figli? Quale salvezza potremmo aspettarci se si

trattasse di un bambino qualunque? Che speranza potremmo aspettare?

Di inviati di Dio, di Messia, il mondo è pieno; la storia ne conosce molti. A

tanti altri è stato dato, ieri e oggi, il titolo di “salvatore”. A differenza di tutti

gli altri inviati e salvatori, la missione di Gesù si fonda sull‟origine da Dio

per vera filiazione, che è soltanto sua: egli è, infatti, il “nostro grande Dio e

salvatore”. Perciò Paolo può scrivere e la chiesa annunciare che in lui “è

apparsa la grazia di Dio apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” e che,

di conseguenza, si deve vivere, “nell‟attesa della beata speranza e della

manifestazione della sua gloria”. Proprio e solo per questo “ogni carne ha

la possibilità reale di “vedere” la salvezza di Dio”.

b/ LA PORTATA TRINITARIA DEL BATTESIMO DI GESÙ

Dio ha un Figlio. Dunque, Dio è Padre. Nel battesimo di Gesù è

rivelato il nome vero e completo dell‟unico Dio vivente: “Padre di nostro

Signore Gesù Cristo”.

Ecco chi è il Dio dei cristiani. Anche questa verità merita di essere

richiamata. I cristiani non credono semplicemente in Dio; credono nel Dio

di Gesù Cristo. Per i discepoli di Gesù, Dio non è la fredda infinità di un

essere senza limiti, l‟inerte necessità senza nome di un principio

incausato, ma è paternità, donazione, fecondità: è “agàpe”, carità, amore.

Dio è Padre: non è solo il creatore, che ha costruito l‟universo e

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l‟umanità e poi se ne disinteressa. È un Padre fedele, che ci insegue in

qualsiasi lontananza e in qualsiasi esilio, poiché non si dà pace finché non

ci vede ricondotti a casa con lui, anche se deve “colmare le valli e

abbassare i monti” per costruirci una strada che faciliti il ritorno, fino a

mandare il suo stesso Spirito perché una Vergine possa essere madre di

suo Figlio, fatto carne in lei. E con questo medesimo Spirito consacra

questo Figlio perché sia in tutto e per sempre l‟uomo dello Spirito e come

tale possa (egli il primo) chiamare Dio non ieraticamente “padre”, ma

“papà” (Abbà), e concedere ad ognuno che lo voglia, credendo in lui, di

potere anch‟egli rivolgersi a Dio con questo titolo di affettuosa familiarità:

“Papà”.

Il battesimo di Gesù smentisce in modo deciso l‟idea, a volte molto

diffusa, che Dio sia lontano, chiuso nella sua imperturbabilità e indifferente

a ciò che ci riguarda.

Davvero è educativamente decisivo, dal punto di vista cristiano,

capire e far capire che si è chiamati ad entrare in rapporti personali con le

singole persone della SS. Trinità e a sviluppare sempre di più tali rapporti.

Si potrà perfino arrivare a gustare la gioia di sentirsi in famiglia.

c/ LA PORTATA ECCLESIALE DEL BATTESIMO DI GESÙ

Scendendo nelle acque del Giordano a ricevere anche lui il

battesimo di penitenza di Giovanni, Gesù si fa solidale con i peccatori, lui

che peccato non ha. Proprio in questa situazione il cielo si apre e risuona

la voce del Padre che lo chiama “figlio prediletto” e proclama lui - e non

Giovanni - “Cristo”, cioè Messia, Figlio obbediente a un Dio che è Padre,

che in lui intende manifestare “la sua bontà e il suo amore per gli uomini”.

Gesù esce dall‟acqua come l‟inizio definitivo del popolo nuovo, la chiesa.

Gesù non è peccatore, ma non si rifiuta di solidarizzare con l‟umanità

peccatrice: egli, il Figlio fatto uomo, prende su di sé il peccato del mondo

per portarlo via al mondo. Per mezzo di lui l‟umanità invecchiata dal

peccato è fatta “passare” nell‟umanità figlia di Dio. La salvezza inizia

mediante la legge della solidarietà.

L‟essere “filiale” di Gesù non si esprime nell‟autonomia o nel

privilegio, ma nell‟obbedienza e nella solidarietà. Questa logica guiderà

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tutta la vita di Gesù, fino alla solidarietà del martirio in croce, il vero

battesimo di Gesù, “ardentemente desiderato” per amore del Padre e degli

uomini che il Padre ama. Un battesimo - la croce - che rivela che Dio è

Padre e solidarietà, e, nello stesso tempo, che l‟amore, nonostante appaia

crocifisso, cioè perennemente sconfitto, improduttivo, incapace di fare

storia, è in realtà vittorioso, come sarà manifestato dalla risurrezione.

Anche questa verità ha bisogno di essere continuamente ripetuta.

Ad essa non ci si abitua mai. La logica che guida la vita di Gesù, il Figlio di

Dio “battezzato” nello Spirito Santo, è quella della chiesa e dell‟esistenza

cristiana. La logica battesimale è la medesima.

Essere battezzati nel nome di Cristo, “in Spirito Santo e fuoco”,

vuol dire sperimentare la solidarietà del Padre, del Figlio e dello Spirito

Santo con la nostra storia, così che essa non sia più solidale con il

peccato che isola e divide, ma con l‟amore che unisce, in un mondo rifatto

umano dalla figliolanza e, quindi, dalla fratellanza. Si è battezzati per

essere generati dallo Spirito nel grembo della santa madre chiesa quali

figli di Dio che crescono per costruire un mondo di fratelli.

Battezzare significa far esistere dei figli, che, liberati da se stessi, si

aprono alla obbedienza al Padre e, per la grazia di Cristo e la potenza del

suo Spirito, si aprono alla solidarietà senza barriere.

Quando a Messa si celebra un battesimo, sapendo queste cose,

non ci sarebbe da commuoversi? E poi, prendere la grazia che ci fa capaci

di vivere da figli, alla maniera di Gesù, riuscire ad assumere il peso del

peccato del mondo con il metodo della solidarietà fraterna, per aiutare il

mondo a guarirne. I cristiani sono battezzati in favore della salvezza “di

ogni carne”.

Un impegno non secondario di pedagogia cristiana è certamente

quello di educarci con maggior attenzione a questa logica filiale e a questo

stile di solidarietà.

TU SEI IL FIGLIO MIO 3,15-16.21-22

15 Ora attendendo il popolo

e ragionando tutti nei cuori loro circa Giovanni

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se per caso non fosse lui il Cristo,

16 rispose a tutti Giovanni dicendo:

lo con acqua vi battezzo;

ora giunge il più forte di me,

di cui non sono in grado

di sciogliere il laccio dei sandali:

lui vi battezzerà

in Spirito santo e fuoco!

21 Ora avvenne,

mentre era stato battezzato tutto il popolo

e Gesù battezzato era in preghiera:

fu aperto il cielo

22 e discese lo Spirito santo

con aspetto corporeo

come di colomba su di lui,

e una voce dal cielo venne:

Tu sei il Figlio mio,

l‟amato,

in te mi compiacqui!

1. Messaggio nel contesto

Giovanni è il prototipo dell‟uomo che Dio si è preparato per stare

davanti al suo volto, che è Gesù, e per aprirne agli altri la via di accesso. È

la persona pronta ad accogliere il Signore che viene. Sintesi vivente

dell‟AT, in lui vediamo la caratteristica fondamentale di tutta la storia

d‟Israele: l‟attesa. Frutto di una fede assoluta nella promessa, è la

condizione indispensabile per il compimento. Dio ha tanto tardato a

compiere la sua promessa, perché aspettava di essere «atteso» da

qualcuno. Se non è atteso, non può venire; e, se viene, è come se non

fosse venuto. Chi attende «tende a» ciò che ancora non c‟è. Giovanni è

tutto proteso verso il futuro di Dio e chiama gli uomini a rompere i loro

equilibri per volgersi ad esso. Egli è «eccentrico»: ha il suo centro fuori di

sé; il pondus del suo cuore sta nella promessa di Dio. Questo

sbilanciamento costituisce la caratteristica fondamentale dell‟uomo in

cerca del suo volto perduto: creato a immagine e somiglianza di Dio - sua

icona vivente troppo grande per bastare a se stesso, ma anche troppo

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piccolo per soddisfare il suo bisogno, - necessariamente l‟«homme

dépasse l‟homme» (Pascal). Per questo solo in Dio può trovare se stesso,

ed essere salvo.

Il primo annuncio di Giovanni è la salvezza universale (vv. 1-6). A

condizione però di volgersi a Dio (vv. 7-14). Diversamente si è perduti,

perché è giunto il momento decisivo. Il giorno del Signore, la venuta di

Cristo, introduce la storia nel suo senso ultimo (vv. 15-17). La

predicazione di Giovanni è chiamata «consolazione» e «vangelo» (v. 18) e

il suo destino sarà identico a quello di colui che egli precede (vv. 19-20). Il

centro della sua predicazione è Is 40, dove si consola il popolo che ormai

sta per essere liberato dalla schiavitù e lo si esorta a preparare la via del

ritorno dall‟esilio alla patria della libertà. La predicazione di Gesù invece

sarà Is 61 (cf. 4,18ss), dove si proclama giunto l‟«oggi», in cui questo

ritorno avviene. Giovanni e Gesù stanno tra loro come AT e NT, come

promessa e compimento, come legge (cf. 3,3-17) e grazia (cf. 4,22).

Attraverso Giovanni, Luca vuol condurre il cristiano ad accogliere il

Signore che viene. Si può dire che nella figura di Giovanni viene sbalzato

un abbozzo di «antropologia cristiana»: si descrive come si deve

comprendere l‟uomo in rapporto al Cristo, il quale viene per donargli la sua

vera identità di figlio di Dio.

I vv. 21-22 sono il centro del c. 3. Gesù si mischia tra la gente, in

fila con coloro che riconoscono la loro creaturalità e peccaminosità,

accettando il loro limite e la loro morte. L‟immersione nell‟acqua, quasi

liquida tomba prenatale (cf. Ger 20,17), è il ritorno all‟abisso che attende

ogni uomo. Sarà pure il termine, qui anticipato, di tutto il cammino terreno

di Dio in ricerca dell‟uomo perduto. È il gesto di amore di chi, non

conoscendo peccato, si è fatto per noi maledizione e peccato (2Cor 5,21).

Mentre Adamo affogò nella morte per essersi innalzato nella

disobbedienza, Gesù si annega nell‟obbedienza al Padre che l‟ha

mandato a cercare ciò che era perduto (19,10): per questo si abbassa

nella solidarietà con l‟uomo malato di morte, e trova Adamo nel luogo dove

si era nascosto. «C‟è un battesimo che devo ricevere; e come sono

angosciato finché non sia compiuto!» (12,50). Sul capo di Gesù, immerso

nell‟abisso, c‟è il peso di tutte le generazioni che l‟hanno preceduto e sono

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morte per la lontananza dal Padre. Sono 76 generazioni, con lui 77! E per

lui, che sta sul fondo come ultimo anello della catena, tutte sono

finalmente agganciate al cielo. Nella sua obbedienza, Adamo

disobbediente che generò tutti nella disobbedienza, torna ad essere, con

tutti i suoi figli, «di Dio» (vv 23-38). Gesù è il nuovo Adamo, il giusto

obbediente, la creatura nuova che Dio aveva creato fin dal principio. In

Luca il battesimo, a differenza dagli altri sinottici, è descritto come già

avvenuto. Infatti si rivolge ai credenti che già sono stati battezzati in Cristo.

Richiama loro alla mente la scelta battesimale, perché non se ne

dimentichino e ne perdano i frutti. Il battesimo rappresenta la scelta di

fondo del Figlio che conosce il Padre: la solidarietà con tutti i fratelli

perduti, in una simpatia estrema che lo condurrà alla croce.

2. Lettura del testo

v. 15: «Ora attendendo il popolo, ecc.». Dopo l‟ascolto della predicazione

del Battista, si parla del popolo in attesa. Colmata ogni depressione e

spianata ogni esaltazione, eliminata ogni dimissione e pretesa, ogni

ingiustizia e violenza, il popolo crede e spera la sua salvezza. A chi non

spera e non crede, Dio non può donare ciò che ha promesso.

v. 16: «lui vi battezzerà in Spirito santo e fuoco». La promessa di Dio non

va decurtata. Sta sopra ogni attesa dell‟uomo. Questa deve

continuamente diventare più grande, per essere attesa «di Dio». La

funzione del Battista è quella di mantenerla sempre aperta, per non ridurre

il dono e la gloria di Dio a livello di una semplice speranza umana, sia pure

di solidarietà e di giustizia. Quanti falsi messianismi in tutti i tempi! Come è

difficile quella fede che tiene l‟uomo disponibile alla sorpresa del Dio

semper maior! Giovanni spiega che lui non innalza l‟uomo a Dio.

Semplicemente lo immerge nella sua verità, nell‟acqua del suo limite e

della sua morte, nella sua creaturalità, in attesa che venga «il più forte».

Costui lo immergerà nello «Spirito santo», nella vita stessa di Dio. Questa

e non altra è la salvezza dell‟uomo: partecipare alla vita di Dio, al fuoco

della sua luce.

«Non sono in grado di sciogliere il laccio dei suoi sandali»: ci dice

Giovanni di Gesù. I due non sono sullo stesso piano. Gesù dirà: «Io vi

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dico, tra i nati da donna non c‟è nessuno più grande di Giovanni; però il

più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui» (7,28). Si sottolinea la

differenza tra AT e NT, che è quella tra promessa e compimento.

v. 21: «mentre era stato battezzato tutto il popolo e Gesù battezzato era in

preghiera, ecc.». Si parla del battesimo, già avvenuto, del popolo e di

Gesù insieme. Luca non concentra l‟attenzione sul fatto, ma su ciò che

segue. Innanzitutto ricorda che Gesù pregava. É un tema che Luca

sviluppa lungo tutta la sua opera. L‟illuminazione, già donata nel battesimo

a ogni credente, si accende e si mantiene nella preghiera. Essa realizza il

rapporto nuovo che c‟è con Dio, rapporto di Figlio e Padre (10,21s;

11,1ss): è il luogo dell‟esperienza dello Spirito santo, vita e amore di Dio

(cf. At 1,14; 2,1; 4,31), dono infallibilmente connesso ad essa (11,13).

Pregare è tornare davanti a Dio. Adamo, perso perché nascosto a colui di

cui è immagine, viene finalmente restituito a se stesso, ritrova il proprio

volto e la propria origine. La preghiera è il respiro della vita di figlio di Dio

in cui il battesimo ci ha posto. Senza la preghiera la nostra figliolanza

divina, invece di crescere e svilupparsi fino alla sua misura piena, si

atrofizza e cade su se stessa.

«fu aperto il cielo». É il risultato della preghiera, sul quale è direttamente

richiamata l‟attenzione. Il cielo si era chiuso sulla terra per la

disobbedienza di Adamo che aveva chiuso il suo cuore a Dio. Come il suo

cuore si era aperto al male e all‟inimicizia, così il cielo si era aperto alle

acque del diluvio per sommergere ogni male e inimicizia (Gn 7,11). Il

grande desiderio del profeta era che Dio squarciasse il cielo, suo vestito e

suo velo (cf. Sal 104,1s) e mostrasse all‟uomo il suo volto benigno: «Se tu

squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63,19). Ora è esaudito questo

desiderio. Nell‟obbedienza di Gesù, il cielo si è aperto sulla terra. La sua

vita terrena, contenuta tra il battesimo e l‟ascensione, è la finestra di Dio

sul mondo. La testimonianza dei discepoli servirà a portare, mediante

l‟annuncio, tutti gli uomini a questa luce di Dio.

v. 22: «e discese lo Spirito santo, ecc.». Dal cielo scese l‟acqua che

inghiottì il mondo (Gn 7) e il fuoco che divorò Sodoma e Gomorra (Gn 19);

ma venne anche la legge, la manna e le quaglie, la Parola e il cibo di vita.

Ora quel Dio, la cui delizia è stare con i figli degli uomini (Pr 8,31) -

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per questo scendeva a passeggiare nel giardino alla brezza del giorno (Gn

3,8)! - discende definitivamente tra noi nella persona dello Spirito santo, il

Dono di Dio. Spirito significa «vita», santo significa «di Dio». La vita stessa

di Dio è donata all‟uomo! É il soffio predetto da Ez 37, che anima e muove

le ossa aride, ricco di sapienza e d‟intelligenza, di consiglio e di fortezza,

di conoscenza e di timore del Signore (Is 11,2; cf. Sap 7,22ss). Non sai di

dove viene e dove va (Gv 3,8). Rimane invisibile, ma ne senti la voce e ne

riscontri gli effetti nei suoi frutti. Cambia radicalmente la nostra vita

egoista, triste, insofferente, malevola, cattiva, infedele, dura e schiava, in

capacità di amore, gioia, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e

libertà (Gal 5,22).

«con aspetto corporeo». Questo Spirito non è impalpabile. Scende su

Gesù in forma corporea. In lui infatti «abita corporalmente tutta la pienezza

della divinità» (Col 2,9). L‟espressione è riferibile al battesimo di ogni

credente: diviene abitazione dello Spirito santo, suo tempio e riverbero

visibile della gloria. Il battezzato è realmente incorporato a Cristo (1Cor

6,15; 12,12), diventa tempio di Dio e dello Spirito santo, sua dimora (cf.

1Cor 3,16; 6,19s; Ef 2,21s; 1Pt 2,5). Il corpo di Gesù è rivelazione piena di

Dio. Quel Dio che nessuno ha mai visto (Gv 1,18), lo vediamo, lo

tocchiamo, lo contempliamo nel Verbo di vita (1Gv 1,1ss) che ha detto: «Io

e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30); «chi ha visto me, ha visto il

Padre» (Gv 14,9): in lui realmente la vita di Dio si è resa visibile, ha preso

forma corporea. Ma ogni cristiano nel battesimo diventa «corporalmente»

teoforo, portatore di Dio, a somiglianza di Cristo. Infatti «noi tutti, a viso

scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo

trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo

l‟azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,18). La dignità del corpo umano

è in rapporto allo Spirito che l‟abita e l‟anima.

«come di colomba». La figura corporea di questo Spirito - oppure la sua

discesa? - è come quella di una «colomba». Questo aleggiare della

colomba sul neobattezzato, richiama quello dello Spirito di Dio sulle acque

del caos primordiale (Gn 1,2). È anche un‟allusione a Noè, il padre dei

salvati dall‟acqua, che attende con trepidazione il ritorno della colomba

che gli annunzia la fine del diluvio (Gn 8,8-14). È pure un richiamo, in tono

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minore, all‟azione potente di Dio che, nell‟esodo, con ali di aquila, aveva

sollevato e portato il suo popolo in libertà oltre il Mar Rosso (Es 19,4).

Oltre che figura della nuova creazione, della salvezza universale e

dell‟esodo, la colomba è anche simbolo di Israele, sposa di Dio.

Ma la colomba, che di continuo tuba il suo amore in ogni stagione,

è immagine della fedeltà di Dio che da sempre canta il suo canto di amore

per l‟uomo, in at tesa di risposta. Ora scende sul nuovo Israele, sulla

sposa. E questa diviene la colomba che finalmente fa sentire allo sposo la

sua voce, compiacendo al suo desiderio (cf. Ct 2,14).

L‟allusione principale sembra quella a Noè, salvato dall‟acqua, e

alla promessa di salvezza universale che Dio fa a lui. È la salvezza

universale che si evidenzia soprattutto nel libro di Giona, il cui nome in

ebraico significa appunto «colomba».

«e una voce dal cielo venne». É la voce definitiva di Dio, di quel Dio che

non aveva volto, perché nessuno ne aveva ascoltato la voce.

«Tu sei il Figlio mio, l‟amato, ecc.». Questa voce di Dio esprime la Parola,

che è il suo Figlio obbediente. La Parola eterna di Dio risuona nel tempo:

su Gesù è sceso lo Spirito, in lui il Padre riconosce il Figlio. Gesù, il servo

obbediente, annegato nell‟obbedienza, si rivela il Figlio, il Messia

liberatore intronizzato secondo il Sal 2,7. È «l‟amato» figlio unico del suo

cuore, come Isacco votato al sacrificio dell‟obbedienza e per questo

principio del nuovo popolo (cf. Gn 22,2). É il servo di Is 42,1s, oggetto del

compiacimento di Dio. È il Messia cantato da Davide, sua figura: «Mi fece

uscire dalle grandi acque mi trasse al largo, mi liberò, perché oggetto della

sua benevolenza» (2Sam 22,17.20). In questa voce dall‟alto risuonano in

modo allusivo tutti i titoli di Gesù, che, proprio mentre, immerso ed emerso

dall‟abisso, sta in preghiera e riceve lo Spirito, dà corpo alla Parola del

Padre: è il Figlio unico, il Cristo salvatore, il servo obbediente che nel suo

sacrificio sarà principio del nuovo popolo.

Preghiera del testo

Chiedo come comprendere il battesimo di Gesù e il mio battesimo.

Punti su cui riflettere

Page 24: BATTESIMO DEL SIGNORE 10.1 - parrocchiazogno.it€¦ · BATTESIMO DEL SIGNORE 10.1.2016 1. SACRA PAGINA Dal libro del profeta Isaia 40,1-5.9-11 1«Consolate ... ha dato se stesso

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- il battesimo

- la preghiera

Passi utili

Sal. 2; Is 42,1