Festa liturgica del Battesimo Del Signore

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====================================================== BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO A) ====================================================== Colore liturgico: Bianco Antifona d'ingresso Dopo il battesimo di Gesù si aprirono i cieli, e come colomba lo Spirito di Dio si fermò su di lui, e la voce del Padre disse: “Questo è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. (cf. Mt 3,16-17) Colletta Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo... Oppure: O Padre, il tuo unico Figlio si è manifestato nella nostra carne mortale, concedi a noi, che lo abbiamo conosciuto come vero uomo, di essere interiormente rinnovati a sua immagine. Egli è Dio e vive e regna con te... Oppure: Padre d’immensa gloria, tu hai consacrato con potenza di Spirito Santo il tuo Verbo fatto uomo, e lo hai stabilito luce del mondo

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Festa del Battesimo del Signore

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Page 1: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

====================================================== BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO A)

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Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso Dopo il battesimo di Gesù si aprirono i cieli, e come colomba lo Spirito di Dio si fermò su di lui, e la voce del Padre disse: “Questo è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. (cf. Mt 3,16-17)

Colletta Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo... Oppure: O Padre, il tuo unico Figlio si è manifestato nella nostra carne mortale, concedi a noi, che lo abbiamo conosciuto come vero uomo, di essere interiormente rinnovati a sua immagine. Egli è Dio e vive e regna con te... Oppure: Padre d’immensa gloria, tu hai consacrato con potenza di Spirito Santo il tuo Verbo fatto uomo, e lo hai stabilito luce del mondo

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e alleanza di pace per tutti i popoli; concedi a noi che oggi celebriamo il mistero del suo battesimo nel Giordano, di vivere come fedeli imitatori del tuo Figlio prediletto, in cui il tuo amore si compiace. Egli è Dio, e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (Is 42,1-4.6-7) Ecco il mio servo di cui mi compiaccio.

Dal libro del profeta Isaìa Così dice il Signore: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre». Parola di Dio

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SALMO RESPONSORIALE (Sal 28) Rit: Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.

Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo. La voce del Signore è sopra le acque, il Signore sulle grandi acque. La voce del Signore è forza, la voce del Signore è potenza. Tuona il Dio della gloria, nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!». Il Signore è seduto sull’oceano del cielo, il Signore siede re per sempre.

SECONDA LETTURA (At 10,34-38) Dio consacrò in Spirito Santo Gesù di Nazaret.

Dagli Atti degli Apostoli In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui». Parola di Dio

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Canto al Vangelo (Mc 9,9) Alleluia, alleluia. Si aprirono i cieli e la voce del Padre disse: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». Alleluia.

VANGELO (Mt 3,13-17) Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui.

+ Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Parola del Signore

Preghiera dei fedeli Fratelli e sorelle, uniti nella gioia di chi si sente amato da Dio, nella speranza di una vita compiuta, nell’attesa della manifestazione gloriosa di Cristo, chiediamo al Padre che ascolti le nostre umili preghiere. Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore. 1. Manda il tuo Spirito, o Signore, affinché gli uomini sappiano discernere quali vie portano alla schiavitù del peccato e quali invece alla pienezza dell’incontro con te. Preghiamo. 2. Dacci il coraggio e la forza, Signore, per intessere la nostra vita di opere buone, conformi alla tua volontà e al tuo disegno d’amore sul mondo. Preghiamo.

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3. Fa, o Padre, che la Chiesa sappia operare nella storia e aprirti una strada nel deserto del mondo, per collaborare alla realizzazione del tuo Regno. Preghiamo. 4. Tuo Figlio, Signore, si è fatto uomo, povero tra i poveri. Non ha disdegnato la compagnia degli ultimi. Rendi anche noi solidali con i poveri, affinché tutti gli uomini si sentano fratelli. Preghiamo. 5. Padre, infondi in ogni uomo, ed in particolare in chi soffre, la gioia di chi si sente amato, perché l’incontro con te ci permetta di affrontare le prove della vita con la consapevolezza di essere dei salvati. Preghiamo. O Padre, alle volte anche le nostre preghiere sono inquinate dalla pretesa di far girare il mondo così come lo vogliamo noi. Ma tu sai che nelle nostre parole di oggi c’è l’autenticità di chi spera in te, di chi ti ama, di chi vuole ciò che tu vuoi. Ascoltaci, te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte Ricevi, o Padre, i doni che la Chiesa ti offre, celebrando la manifestazione del Cristo tuo diletto Figlio, e trasformali per noi nel sacrificio perfetto, che ha lavato il mondo da ogni colpa. Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO Consacrazione e missione di Gesù . È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Nel battesimo di Cristo al Giordano tu hai operato segni prodigiosi per manifestare il mistero del nuovo lavacro: dal cielo hai fatto udire la tua voce, perché il mondo credesse che il tuo Verbo era in mezzo a noi;

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con lo Spirito che si posava su di lui come colomba hai consacrato il tuo Servo con unzione sacerdotale, profetica e regale, perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annunzio. E noi, uniti alle potenze dei cieli, con voce incessante proclamiamo la tua lode: Santo...

Antifona di comunione Questa è la testimonianza di Giovanni: “Io l’ho visto, e ho attestato che egli è il Figlio di Dio”. (Gv 1,32.34) Oppure: Giovanni disse: “Io ho bisogno d’essere battezzato da te e tu vieni da me?”. “Lascia fare per ora” gli rispose Gesù, “poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. (Mt 3,14-15)

Preghiera dopo la comunione Dio misericordioso, che ci hai nutriti alla tua mensa, concedi a noi tuoi fedeli di ascoltare come discepoli il tuo Cristo, per chiamarci ed essere realmente tuoi figli. Per Cristo nostro Signore.

Commento Gesù chiede a Giovanni di battezzarlo, ma non ha bisogno alcuno di tale battesimo di penitenza perché, dall’inizio, tutto si realizzi e perché si manifesti la Santa Trinità che egli è venuto a rivelare. Giovanni invitava il popolo a prepararsi alla venuta imminente del Messia. A lui è concesso di contemplare ciò a cui aspira ogni uomo che prega e che contempla: Giovanni percepisce e insieme accoglie il mistero di Dio, quello del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Giovanni vede il Figlio, il Verbo eterno di Dio, e lo indica già come il Salvatore. Sente il Padre, che nessuno riesce a vedere, testimoniare e attestare che quello è davvero suo Figlio (Gv 5,36-

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37). Percepisce poi la presenza dello Spirito che si posa sulla superficie dell’acqua, madre di ogni vita (Gen 1,2). È lo Spirito che è sceso su Maria, generando in lei la vita umana e divina (Lc 1,35). È lo Spirito che scenderà un giorno sugli apostoli perché fecondino la terra e le diano vita eterna(At 2,4). E, pur avendo avuto un altro battesimo, altrimenti efficace (Mc 10,39), anche noi siamo stati battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). E, secondo la promessa, la Santa e Divina Trinità pone in noi la sua dimora (Gv 14,23). Essa trasforma la nostra vita, affidandola a Dio e attirandoci verso di lui con la forza di attrazione della risurrezione.

Ascoltiamo il Figlio di Dio che parla a noi nell'oggi della chiesa e del mondo

padre Antonio Rungi

Vangelo: Mt 3,13-17

L'ascolto è fondamentale in ogni vera comunicazione. Chi non ascolta non conosce il pensiero e il cuore dell'altro. Nella festa odierna del Battesimo di Gesù al Giordano, per la mano santa e purificatrice di Giovanni il Battista, viene rivelata la natura di Gesù Cristo, definito qui il Figlio amato dal Padre e che è necessario ascoltare. Solo chi parte dall'amore sa comunicare agli altri la sua vera identità. Dio che è Amore trinitario, Padre, Figlio e Spirito Santo si comunica a noi, si apre all'uomo, nella speranza che l'uomo si apra a Dio e lo cerchi con tutto il cuore, nella profonda convinzione che senza Dio l'uomo non poteva, né può, né potrà esistere. Gesù al battesimo del Giordano ci rivela questo amore universale che Dio ha manifestato a noi nella creazione e soprattutto nella redenzione. Questa missione di Gesù di comunicare l'amore di Dio non sarà facile, incontrerà molti ostacoli, fino alla massima espressione del rifiuto di questo amore da parte dell'uomo con la condanna a morte del Redentore; mentre Cristo dalla Croce rinnova questo amore e lo completa con il suo sacrificio e la sua morte sul patibolo per noi. Solo chi

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sa donare la vita sperimenta il vero amore verso Dio. Nella prima lettura di oggi, leggiamo un brano molto significativo del profeta Isaia, riferita al Servo di Javhè, che da sempre è stato individuato nella persona del Messia. Un testo che ci fa meditare già in chiave pasquale ciò che il Signore, attraverso la voce del profeta, ci vuole comunicare con la sua parola rivelata. Il programma e il progetto di vita cristiana, di attività missionaria ed apostolica di ogni vero discepolo del Signore sta sintetizzato in questo brano. Sulla scia di Gesù noi dobbiamo, con la testimonianza della carità, dell'amore, del coraggio, della donazione di noi stessi, metterci al servizio della verità, della giustizia, della carità e della vera libertà. Un compito impegnativo che come ricorda Papa Francesco, citando altri testi magisteriali, nella sua Esortazione apostolica "Evangelii Gaudium" spetta a tutti. Egli scrive, infatti, a tal proposito: "Quando la Chiesa chiama all'impegno evangelizzatore, non fa altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale: «Qui scopriamo un'altra legge profonda della realtà: la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri. La missione, alla fin fine, è questo». Di conseguenza, un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale. Recuperiamo e accresciamo il fervore, «la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime [...] Possa il mondo del nostro tempo - che cerca ora nell'angoscia, ora nella speranza - ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo». Il Battesimo di Gesù è questo invito ad ascoltare e a proclamare il Vangelo della gioia con la gioia nel cuore e non certo con la mestizia o la faccia funebre di persone che non trovano la ragion di essere e di vita nella stessa sorgente della vita e della gioia che è Gesù Cristo. Bisogna avere lo zelo e il coraggio dei primi discepoli di Gesù, i quali dopo i primi umani dubbi sulla persona e sulla missione del Signore, con la conversione del loro cuore e la docilità allo Spirito Santo, ricevuto in dono nel giorno della Pentecoste, prendono coscienza della loro missione ed incominciarono a predicare con coraggio la parola di verità, come ci

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ricorda la seconda lettura di oggi, tratta dagli Atti degli Apostoli, in cui il protagonista principale di questo annuncio è Pietro, sulla cui persona e la sua fede Gesù ha edificato la Chiesa. Far conoscere chi è Gesù e cosa ha fatto il Signore per noi, è questo il dovere missionario di ogni evangelizzatore, che parla di Cristo e indica in Cristo il Salvatore e come Giovanni si mette a servizio della conversione del cuore e della vita di ogni persona che vuole incontrare sinceramente Dio. Sia, pertanto, questa la nostra preghiera come comunità di credenti: "Padre d'immensa gloria, tu hai consacrato con potenza di Spirito Santo il tuo Verbo fatto uomo, e lo hai stabilito luce del mondo e alleanza di pace per tutti i popoli; concedi a noi che oggi celebriamo il mistero del suo battesimo nel Giordano, di vivere come fedeli imitatori del tuo Figlio prediletto, in cui il tuo amore si compiace". Amen.

In vista dell'incontro di maggio a Gerusalemme

mons. Roberto Brunelli

Vangelo: Mt 3,13-17

"Dalla Galilea", cioè dal villaggio di Nazaret dov'era vissuto sino ad allora, Gesù, ormai adulto (i biblisti ritengono avesse trentatré o trentaquattro anni), "andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui". Fu l'esordio della sua vita pubblica, che dopo tre anni si sarebbe conclusa con la sua morte e risurrezione. Raccogliendo quanto ne dicono i diversi evangelisti, l'esordio fu di particolare solennità e di pregnante significato. Lo stimatissimo Giovanni Battista, che sulla riva del fiume Giordano richiamava le folle con la sua infuocata predicazione e le invitava a convertirsi nell'imminenza della venuta del Messia atteso da secoli, un giorno lo individuò tra i convenuti e lo segnò a dito: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo". Chi, degli ascoltatori di Giovanni, accoglieva il suo invito scendeva nell'acqua e si faceva da lui battezzare; dopo che, vincendo le resistenze del profeta, anche Gesù volle ricevere il battesimo, "si aprirono per lui i

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cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: ‘Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento'". La vita pubblica di Gesù cominciò dunque con un duplice attestato: umano, da parte del grande Giovanni che lo riconobbe come il Messia (cioè, detto alla greca, il Cristo) e ne indicò la missione (liberare gli uomini dai peccati che li tengono separati da Dio), e divino (il Cristo è il Figlio prediletto e approvato da Dio). Questi riconoscimenti avvalorano quanto Gesù avrebbe poi detto e fatto; ma l'episodio, redatto in modo da renderlo comprensibile alla mente umana, dice anche altro. Costituisce ad esempio il primo esplicito riferimento al mistero dei misteri, la Trinità: Dio, l'unico Dio, è tre Persone: il Padre che parla, il Figlio da lui stesso indicato, e lo Spirito Santo che si manifesta in forma visibile. Inoltre, questo inizio della vita pubblica di Gesù si collega con la sua conclusione, in cui battesimo e Trinità sono di nuovo congiunti: al momento di salire al cielo, Gesù comandò agli apostoli di andare in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo e battezzare chi avrebbe creduto, "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". La celebrazione di oggi induce perciò a considerare il battesimo, l'atto fondamentale con cui i cristiani sono divenuti tali, pur se spesso non pare ne siano pienamente consapevoli. Il battesimo cristiano non è quello che impartiva Giovanni Battista, che era soltanto un segno esteriore dell'interiore pentimento per le proprie colpe; il battesimo cristiano è il segno esteriore del perdono concesso da Dio. Nel primo il protagonista è l'uomo, con la consapevolezza della propria indegnità e il desiderio di non restarvi rinchiuso; nel secondo il protagonista è Dio, con la sua magnanimità sconfinata che lava ogni bruttura, restituisce all'uomo la dignità perduta, lo accoglie come proprio figlio e lo immette nel suo popolo, la Chiesa. Un collegamento, d'attualità. Nei prossimi giorni, dal 18 al 25, ricorrerà l'annuale settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, nella quale si impegnano tutti i credenti in Cristo, cattolici ortodossi anglicani luterani calvinisti eccetera: un'iniziativa avviata oltre cento anni fa, che ha dato buoni frutti, se si considera quale riavvicinamento si è realizzato in un

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secolo tra le diverse confessioni. Un ulteriore esempio, impensabile cent'anni fa, si vedrà nel prossimo maggio, quando a Gerusalemme il papa Francesco abbraccerà il patriarca ortodosso e gli esponenti delle altre confessioni cristiane. Alla base della ritrovata amicizia sta la presa di coscienza di quanto i cristiani hanno in comune, a cominciare dal battesimo che tutti amministrano "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". L'unità tra loro l'ha già fatta Dio; gli uomini devono soltanto trarne le conseguenze.

Umiltà ordinaria prima che straordinaria

padre Gian Franco Scarpitta

Vangelo: Mt 3,13-17

Riti di abluzione esteriore con acqua erano tipici anche al di fuori dal cristianesimo in tutti i tempi antichi, e anche quella di Giovanni era una prescrizione puramente formale, che prevedeva l'avvenuto ravvedimento dai peccati. Il Battista prevedeva infatti che chi si avvicinava a lui avesse già confessato i propri peccati, avesse optato per un ravvedimento e un proposito di emendamento, che fosse risoluto a cambiare vita e a ben disporsi per il futuro. Della realizzazione di tutto questo processo era significazione esteriore il rito dell'acqua al fiume Giordano: bagnarsi era indice di avvenuta conversione. Il Battesimo che poi instaurerà Gesù sarà invece un battesimo "in acqua e Spirito Santo", il quale sarà esso stesso a rimettere i peccati e a rigenerare; non sarà solamente un segno ma realizzerà quanto significa. Lo Spirito Santo, in altri casi associato al fuoco (Mt 11, 3), rinnoverà il soggetto che viene battezzato, restaurandolo fino in fondo perché distruggerà tutto ciò che in lui corrobora e distrugge. Esso sarà un lavacro di rigenerazione nel quale tutti siamo chiamati a morire al peccato, e che anzi ci farà morire esso stesso al peccato facendoci rinascere a vita nuova. A differenza che nel lavacro istituito da Giovanni, il Sacramento voluto da Gesù sarà amministrato da Cristo stesso che nella forma invisibile, attraverso un segno visibile, opererà la nostra trasformazione. Qualsiasi digressione sul Battesimo di Gesù non

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sarà mai sufficiente, poiché esso ci riguarda tutti indistintamente, poiché comporta la nostra iniziazione cristiana, l'incipit della nostra vita in Cristo e il fondamento su cui reggeranno tutti i passi successivi per guadagnare la salvezza e consolidare in noi la vita eterna (che lo stesso Battesimo conferisce). Come pure non sarà mai abbastanza raccomandare con insistenza l'opportuna preparazione previa al Battesimo ai catechisti e ai genitori che presentano in chiesa i propri bambini molto spesso semplicemente allo scopo di esaltarli con il fasto di un esteriore festeggiamento. Il Sacramento di Cristo è il vestibolo d'ingresso alla vita e alla santità, il fondamento da cui tutto ha inizio in quanto tutto con esso inizia trova ragion d'essere e non è mai legittimo quando esso venga svilito o relegato alla secondarietà o alla banalità esteriore. Senza per nulla mancare verso il suddetto Sacramento della nostra iniziazione, la liturgia odierna ci invita tuttavia a considerare il battesimo al quale Gesù si sottomette senza riserve e senza restrizioni, ossia il lavacro esteriore di Giovanni, che imponeva come condizione previa il pentimento di tutti i peccati. Gesù, Figlio di Dio, vi si assoggetta pur non necessitando egli stesso di remissione da colpa alcuna, dimostrando così di essere sovrano sul peccato, ma allo stesso tempo solidale con i peccatori. Se Gesù non si fosse collocato in fila con tutti questi penitenti che aspiravano al perdono di Dio, avrebbe certamente fatto un atto di puro esibizionismo e di mera autoesaltazione, mostrando nient'altro che vana cultualità di se stesso sulla massa. Invece Gesù si colloca dalla parte dei peccatori, conversa con loro, attende con essi e accanto ad essi di poter ricevere l'immersione nel Giordano con i medesimi sentimenti di chi ha compreso le proprie malefatte e ora chiede umilmente perdono a Dio. Si comporta insomma come peccatore pur non essendolo effettivamente, e anche se nulla ha da rimproverarsi diventa in un certo qual modo oggetto di rimprovero. Che Gesù si sia incarnato per la salvezza dei peccatori e se egli offrirà se stesso come vittima di espiazione per le nostre colpe, il suo presenziare al Giordano fra la folla sottende che egli effettuerà la sua redenzione non prima di aver concepito lui stesso ciò che significa sentirsi peccatori e quale sia lo stato d'animo di chi chiede perdono dopo essersi ravveduto. Avvicinare amichevolmente i peccatori, comunicare con loro, soffermarsi

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a condividere con loro problemi, angosce e stati d'animo sarà di sprone per Gesù a concedere definitivamente se stesso sul legno della croce ed è esattamente questo che intende quando risponde al Battista: "Lascia fare per ora, perché si compia ogni giustizia". Perché in effetti è necessario che in tutto e per tutto si realizzino i voleri del Padre, che prevedono anche l'umiltà ordinaria prima ancora di quella straordinaria. Non sempre si possiede realmente una virtù quando la si esterna nelle grandi occasioni: occorre che essa si palesi sia nei piccoli episodi sia in quelli di grande rilevanza e pertanto Gesù dimostra adesso, in questo piccolo gesto di umile sottomissione quella che sarà la sua grande predilezione per l'uomo sulla croce. Gesù è colui che pur non conoscendo peccato, viene trattato da peccato in nostro favore" (2Cor 5, 20) fino alla conoscenza diretta del peccato e delle sue conseguenze morali per l'uomo. Ma l'evangelista dimostra che l'annichilimento di Gesù non sarà affatto inutile, visto che subito dopo, uscendo dalle acque del Giordano, Gesù viene immediatamente istituito Figlio di Dio dallo Spirito Santo che viene descritto con la dolcezza metaforica di una colomba che discende dall'alto: non una realtà, ma un'immagine che sottende il procedere cadenzato dello Spirito che senza per nulla imporsi o sconvolgere l'uomo interviene nella sua profondità con la sua presenza e con i suoi doni. Lo Spirito Santo, che aveva già reso il Cristo Figlio di Dio nell'incarnazione, adesso consolida questa sua identità di figliolanza nel vincolo ancora più solido con il Padre, che scaturisce appunto nient'altro che da un semplice atto di umiltà: Egli è il Figlio di Dio prediletto" che d'ora in poi indicherà a tutti la via della salvezza negli insegnamenti verbali e nelle opere. Proprio nella fattispecie del sommo sacerdote di cui alla Lettera agli Ebrei, avviene adesso che dall' abbassamento consegue per Gesù l'immediato innalzamento da parte di Dio Padre. Di moniti se ne potrebbero trarre tanti da questo episodio al Giordano, ma il più eloquente sembra essere quello della necessità di riconoscere ciascuno le proprie colpe e di ammettere noi stessi come peccatori insolventi davanti a Dio e davanti agli altri, poiché non c'è nulla di più gratificante che essere umili, in quanto proprio questo è garanzia di successo e di vera grande affermazione.

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Conviene che adempiamo ogni giustizia

Movimento Apostolico - rito romano

Vangelo: Mt 3,13-17

La giustizia, cui Gesù è chiamato a sottoporsi, è la consegna della sua volontà a Dio. Non si tratta però di una consegna momentanea, passeggera, occasionale e neanche per un periodo più o men lungo della sua vita. Questa consegna deve essere totale, non parziale, per sempre e non per qualche istante. È la condizione perché Dio possa prendere pieno possesso della sua umanità e per mezzo di essa redimere il mondo. La nostra vita può essere guidata da noi o dallo Spirito Santo. Mai potrà essere guidata allo stesso tempo da noi e dallo Spirito. O noi o lo Spirito. O secondo la nostra volontà o secondo la volontà di Dio. Senza il dono della volontà della sua natura umana perfetta al Padre, non vi sarà alcuna giustizia e lo Spirito non potrà scendere e posarsi sopra Cristo Signore, e senza lo Spirito Santo che si posa su di Lui, Gesù mai potrà essere consacrato Messia, Salvatore dell'umanità. Dio si compiace di Gesù proprio per questo motivo: perché si spoglia della sua volontà e gliene fa dono per intero. Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. Così dice il Signore Dio, che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l'alito a quanti camminano su di essa: «Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e

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faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre (Is 42,1-7). La giustizia che Gesù dovrà manifestare consiste per Lui nell'essere sempre dallo Spirito Santo, dalla divina volontà, mai dalla sua. Il Battesimo al Fiume Giordano è questo dono, questa spoliazione, questa rinuncia, questa offerta. È però un dono che dovrà essere fatto ogni giorno, ogni ora, ogni istante. Gesù vive un battesimo di dono perenne. Per mantenersi fedele a questo dono nell'Orto degli Ulivi suda sangue. Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra (Lc 22,41-44). Per noi invece il sacramento dura il tempo della sua celebrazione. Subito dopo, all'istante, ci riprendiamo la volontà consegnata alla volontà di Dio, per farne un uso secondo il nostro cuore e non più secondo il cuore del Padre. Se la vita cristiana non si trasforma in una perenne celebrazione sacramentale, essa segnerà sempre un fallimento perfetto, come avviene oggi. L'offerta a Dio o è per sempre, o Dio non potrà lavorare con noi per la nostra salvezza e la redenzione dei nostri fratelli. Gesù scende nelle acque, si spoglia di sé, si consegna al Padre. Il Padre accoglie il dono che gli viene fatto della sua umanità e riveste Cristo Gesù con il suo Santo Spirito. Da questo istante Cristo Gesù è consacrato Messia, Salvatore, Redentore dell'umanità. Da questo istante lo Spirito lo prende e lo conduce dal Giordano al Monte Calvario, indicandogli ogni giorno la strada da seguire, perché vi giunga rimanendo sempre nella volontà di Dio, manifestandola compiuta, realizzata in ogni sua parola e azione, fatto ed evento. È il più grande miracolo compiuto da Dio sulla nostra terra.

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Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci una cosa sola con Cristo.

Commento su Isaia 42,1-4.6-7; Salmo 28; Atti 10,34-38; Matteo 3,13-17

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)

Vangelo: Is 42,1-4.6-7; Sal 28; At 10,34-38; Mt 3,13-17

Siamo sulle rive del Giordano. Un profeta sta battezzando, sta cioè immergendo nelle acque del Giordano coloro che vengono a lui, che lo cercano, che lo seguono. Un rito di purificazione, una promessa di cambiamento di mentalità, l'attesa di una liberazione... Chi è un profeta? Uno che prevede il futuro? No. Il profeta è uno che dice uomo per dire Dio e che dice Dio per dire uomo. Per questo Giovanni ha un grande seguito, perché dà voce a quella umanità inespressa che è in ognuno di noi e che ci consente di gridare a Dio "Abbà, Padre". A lungo Giovanni ha gridato nel deserto la sua speranza, destinata a trasformarsi in una speranza universale. Ha annunciato il tempo della liberazione ai poveri e agli oppressi. Si è confuso con loro, è diventato uno di loro. Ha negli occhi e nel cuore le parole del profeta Isaia: «Ecco il mio servo che io sostengo, / il mio eletto di cui mi compiaccio. / Ho posto il mio spirito su di lui; /egli porterà il diritto alle nazioni. / Non griderà né alzerà il tono, / non farà udire in piazza la sua voce, / non spezzerà una canna incrinata, /non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; / proclamerà il diritto con verità. / Non verrà meno e non si abbatterà, / finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, / e le isole attendono il suo insegnamento» (Isaia 42,1-4). In mezzo a quella folla che attende di immergersi nelle acque del fiume arriva Gesù. Senza staffette a precederlo, povero tra i poveri, senza cappe di ermellino, è l'unico ed eterno sacerdote ma non indossa il collarino né la talare, è senza responsabili dell'immagine al seguito. È uno di noi. Non ha privilegi, oggi si direbbe che paga le tasse come tutti coloro che non godono di esenzioni, si mette in fila con gli altri e aspetta

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pazientemente il proprio turno. Gesù vuole il battesimo. Non dice l'evangelista che il cammino da Nazaret è stato lungo, denso di insidie. Sulle piste aride e brulle del percorso Gesù ha ripensato alla sua scelta di vita. Il figlio del falegname e di Maria ha lasciato la sua casa, il suo lavoro da artigiano, un cibo caldo e un letto, non per fare un'esperienza da "Isola dei famosi", ma per fare un cammino di conversione. Ha subìto, come ognuno di noi, tentazioni fortissime. Non ha ceduto ad esse. Ha scelto i poveri, coloro che fanno più fatica, i "diversi", gli "espulsi" dalla città, coloro cioè che non hanno potere e che dipendono dal potere dei ricchi. Si Gesù vuole il battesimo e si confonde con tutte le persone che sono andate a cercare Giovanni, il profeta. Qualche anno più tardi, Pietro il primo pontefice, ripercorrendo in casa di Cornelio gli episodi della vita del Maestro, e ripensando al battesimo di Giovanni dirà: « In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret...» (Atti, 10,34-38). Ancora una volta: un inno all'umano, perché - come ci ricorda Paolo De Benedetti - "io creo il mio prossimo ovunque io vada e possa giungere con la mia azione, ossia ovunque io riesca a trasformare il lontano in vicino. Il mondo intero, e non solo quello umano, si volge così a noi e ci invoca" ( E amerai in prossimo tuo come te stesso: il sono il Signore - Lev 19,18) in «Famiglia Domani» 4/1995, pp. 62-64. Oggi si discute molto sull'opportunità di dare il battesimo ai bimbi appena nati e che dunque non ne hanno la consapevolezza. È giusto farlo? Non sarebbe più opportuno attendere una scelta consapevole da parte di ogni soggetto? Si tratta di un problema che sul piano pastorale viene spesso affrontato da diverse angolazioni, talvolta in contrasto tra

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loro e nel quale non è questa la sede per addentrarci. Pur vivendo in un contesto di accentuata secolarizzazione, motivi di convenienza sociale, di tradizione e, non di rado, di immagine, inducono il più delle volte genitori non praticanti a far battezzare i propri figli, non avendo peraltro l'intenzione, né forse avvertendo l'esigenza, di approfondire con loro, quando cresceranno, la fede cristiana e l'impegno ecclesiale. Il battesimo non è un rito magico, come molti forse ancora pensano. Ma forse può diventare l'inizio di un cammino. Un cammino di fede nel quale, peraltro, sempre dovrebbe essere inserito. Far battezzare i propri figli può contribuire a mantenere acceso quello "stoppino fumigante" che è in ognuno di noi, quello che ci fa gridare "Abbà, Padre" quando tutto pare perduto e quella prospettiva di ricerca di senso, che è il valore religioso per eccellenza, pare allontanarsi definitivamente dalla nostra esperienza di vita. Che cosa significa, allora, per le coppie e le famiglie "andare al Giordano", fuori di metafora farsi battezzare? Significa prima di tutto riconoscersi assetati, non migliori né peggiori delle altre coppie e delle altre famiglie, coppie e famiglie "modello" o coppie e famiglie un po' "scalcagnate", senza cedere al vizio spesso presente nelle nostre comunità di classificarle, perché il Signore le accoglie tutte, senza fare distinzioni: tutte, sia le prime che le seconde, condividono la non facile, talvolta addirittura tragica, avventura dell'esistere e sentono il bisogno profondo, inesprimibile, di un rinnovamento, di una "conversione", cioè di una rinnovata filtrazione di senso. Significa mettersi in fila, come ha fatto Gesù, non per conformismo, ma per condividere ciò che fanno i poveri tutti i giorni, da sempre. Significa trovare le strade faticose dell'inserimento in una comunità, perché da soli si fa poca strada: una comunità povera, costantemente in ricerca, che non si autocelebra, ma che celebra invece il rito dell'accoglienza incondizionata nei confronti di tutti. Scrivo queste poche righe all'alba di un giorno che già si preannuncia luminoso. Le giornate, impercettibilmente, si allungano. Finisce la lunga

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notte e la Luce del Natale appena trascorso già pare invadere tutti noi, tutta la natura. Abbiamo ancora nel cuore l'eco di questa festa. E tuttavia il Cristo che è nato non è "sceso dalle stelle", è uno che si è incarnato nella nostra vita, che abita nella nostra tenda, che si è messo in fila con gli altri. Lui però è il Liberatore, non può essere un'eco nel cuore degli uomini e delle donne della storia. Dobbiamo accettare di essere sempre un po' vacillanti, accogliere le espressioni sempre un po' maldestre di questa nostra incessante ricerca di senso. Questa è l'esigenza dell'evangelo. Nella comunità cristiana le famiglie e le coppie, soprattutto quelle che vivono tempi di fatica e d'angoscia, non devono mai sentirsi a disagio, o fuori posto. Chi le fa sentire a disagio, chi, prima di pensare alla propria conversione, pretende di "convertirle", si assume una terribile responsabilità. Forse il battesimo di Gesù, in fila con tutti gli altri poveri, vuol significare anche questo. Traccia per la revisione di vita 1) Che cosa significa per me, per la mia coppia e la mia famiglia "mettersi in fila", come Gesù al Giordano, e ricevere un battesimo di conversione? 2) Qual è il modo concreto con cui la mia coppia e la mia famiglia condivide le scelte dei poveri? Con cui esprime la propria fedeltà ai poveri? 3) Cerco di fare amicizia con quelle coppie e con quelle famiglia che fanno più fatica, che spesso vengono emarginate, non per "convertirle", ma per condividere con loro un tratta di strada? Luigi Ghia - Direttore della rivista "Famiglia Domani"

Battesimo del Signore (Anno A)

Giovani Missioitalia

Vangelo: Mt 3,13-17

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Difficile dire carissimi, carissime a persone che mai abbiamo visto. Eppure suona bene questo "Carissime, carissimi". C'è comunque qualcosa che circola nelle nostre vene, nei nostri geni che ci fa essere comunque "carissimi" gli uni gli altri. E questo viene dalla Buona Notizia che Gesù ci regala questa domenica chiudendo le feste del Natale: il ricordo che i suoi amici fanno del suo battesimo per mano di Giovanni. «Ma scusa... facci capire: se Gesù è Figlio di Dio, lui stesso Dio, che ci fa lì in fila per battezzarsi? Che bisogno ne aveva?». Mi chiedevano l'altro giorno Silvia, Beken e Renzo, tre giovani non esattamente "di chiesa" che vivono sulle pelate colline di polvere e pietre di Huaycàn nella periferia di Lima, mentre imbiancavano la ludoteca che loro stessi hanno creato 3 anni fa per i bambini della Zona R. Un momento, torniamo indietro. Non vi pare strano anche il personaggio che fa la parte del "prete"? Voglio dire, il Giovanni Battista non è poi così "normale". Il Giovanni era uno di quelli che la vita la prendono sul serio e se la giocano per gli ideali(sappiamo ancora cosa sono queste "cose"?) in cui credono: la fedeltà, la giustizia, la fiducia in Dio e nelle sue promesse, la preoccupazione per la loro gente. Valori che Giovanni aveva appreso dalla più bella e sana tradizione del suo popolo. Così, lui prepara la strada per la venuta del Messia. Vi è di più: Giovanni sarà uno dei pochi a riconoscere nel pellegrino, falegname del paesino di Nazareth, l'inviato di Dio, anzi il suo Figlio... e inviterà tutte e tutti a fare altrettanto. Così in questo breve stupendo brano, l'evangelista Matteo fa incontrare queste due grandi persone. In poche parole, traccia le caratteristiche di ciascuno e marca il grande cambio: Dio che aveva parlato per mezzo delle sue leggi e dei profeti ora è presente lui stesso in mezzo all'umanità. Ci sono due grandi temi in questo breve testo: la giustizia e la solidarietà... legati al battesimo. A Giovanni che si resiste a battezzare Gesù, questi dice: «Lascia perdere, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». "Occhio amici - parrebbe dire Matteo. Giustizia, nella bibbia, è insieme relazione con il Signore, cioè essere "santi" ai suoi occhi, e relazione con gli altri, cioè riconoscersi e trattarsi come fratelli e sorelle: è la giustizia

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sociale. Le due sono una!". È come dire "amore a Dio e amore al prossimo": sono indissolubili, uguali e intercambiabili nell'ordine. Diamo una lettura ai versetti 34 e 35 del capitolo 10 degli Atti degli Apostoli: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». La giustizia è rimettere le "cose" (le relazioni tra le persone, le leggi, l'economia, anche la religione!) in ordine... secondo la volontà, il progetto di Dio... iniziando l'anno è un bel programma!!! Il battesimo a cui si sottopone indica il modo scelto da Gesù (cioè da Dio) per compiere la sua missione: la solidarietà. Dio sceglie una strategia assolutamente "perdente": da Dio si fa uno di noi e si sottomette come uno di noi ai processi di crescita umana. Letteralmente "fa la fila" per farsi battezzare da Giovanni! (solo i poveri fanno la fila!) Questo "fare la fila" davvero "é da Dio"! Da solo racconta chi è Dio e come vuole stare con noi, con ciascuno. Anche Isaia ci aiuta a comprendere meglio questa scelta, questo modo di essere di Dio tra di noi (ricorda che il titolo del bambino Dio è Emmanuele": "Dio in mezzo a noi") e a scoprire nella giustizia e la solidarietà il percorso di ogni battezzato. Ve le ricordo, valgono più di ogni commento: «Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni... Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia...». Riprendiamo finalmente la domanda degli amici. - Vi ricordate della vostra compagna Rocio? Sempre critica con la religione e con la chiesa? Ricordate quando annunciò che aveva deciso di chiedere il battesimo? Fu terminando il viaggio a Huasahuasi e Palca (Paesi sulle ande peruviane, da sempre dimenticati e poveri, colpiti fortemente dalla violenza politica negli anni 85-95). Io ricordo le sue parole: «Vedendo come la gente si aiuta nelle difficoltà e nella povertà, come hanno affrontato insieme la violenza militare e terrorista. Ascoltando il padre Edoardo... come ama la sua gente fino a esporre la sua vita più volte, da trent'anni lontano dal suo Tirolo. Contemplando la tomba di suor Irene, assassinata dai terroristi. Guardando gli occhi della Antonia, che fa la pastora, la mamma, la catechista e la presidente del suo paesino... ho scoperto quanto Dio ci vuole bene, quanto Dio ci sta vicino. "Merita" che ponga la mia vita nelle sue mani».

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DOMANDE O PROVOCAZIONI? Per fare nostra questa Buona Notizia:

Che nuovo aspetto di Dio ti/ci rivela Matteo nel racconto del battesimo di Gesù?

Che senso, che valore diamo al battesimo nella nostra vita? Come incide nella nostra persona?

Che posto hanno la giustizia e la solidarietà nella mia fede e sequela di Gesù? Come la vivo giorno per giorno?

Dalla nuova newsletter di Missio giovani, il commento di Daniele Mauri,

Comunità Santo Espiritu, Perù, al Vangelo del Battesimo del Signore,

dell'anno A.

Vide lo Spirito discendere su di Lui

Gaetano Salvati

Vangelo: Mt 3,13-17

La festa del battesimo continua il ciclo delle manifestazioni del Signore, iniziato nel giorno di Natale con la nascita del Salvatore a Betlemme, adorato e contemplato dalla Sacra Famiglia e dai pastori, e che ha avuto un momento fondamentale nell'Epifania, quando il Messia, per mezzo dei Magi, si è rivelato a tutte le genti. Oggi, Gesù, per la prima volta da uomo maturo, entra nella scena pubblica, rivelandosi a Israele e a Giovanni. Il Messia lascia la sua casa, Nazaret, e si reca al Giordano per farsi

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battezzare. San Matteo riferisce delle due obiezioni imbarazzanti di Giovanni Battista: perché Gesù si fa battezzare da uno inferiore a Lui? Perché Egli si sottomise al battesimo di conversione se era senza peccato? La risposta di Gesù: "così conviene per adempiere ogni giustizia" (3,15), e il riconoscimento del Battista della superiorità di Cristo, che "lo lascia fare", indicano che il Signore si assoggettò al battesimo per "compiere ogni giustizia" (vv. 16-17), cioè aderì al disegno salvifico del Padre, che prevedeva la sua solidarietà con il mondo, fino al sacrificio supremo della vita. L'immersione nel Giordano prefigurava il suo destino di sofferenza e di morte e la sua sepoltura. Colui che è senza peccato, ponendosi tra i peccatori, mostra la vicinanza di Dio al cammino di conversione dell'uomo. Quando esce dall'acqua, il Verbo incarnato "vide lo Spirito di Dio discendere su di lui", e una voce dai cieli: "Questi è il mio Figlio" (v.17). Ora, non sono più dei pastori o dei Magi a riconoscerLo. È il Padre che consacra Messia il Figlio mediante l'effusione dello Spirito. È la stessa voce del Padre che indica agli uomini la presenza nel mondo del Figlio che con la sua risurrezione ha sconfitto la morte e il peccato. Nella compiacenza del Padre verso il Figlio, anche noi siamo pienamente assunti nel disegno della Trinità, perché, come dice san Pietro nella seconda lettura, Gesù è il Signore di tutti, che attua la giustizia, cioè la salvezza ad ogni creatura. Il Vangelo, allora, è l'eco della voce del Padre che dà senso alla nostra vita, che ci conduce verso un'esistenza felice. Nel battesimo, il Padre ci chiama ad essere suoi figli in Cristo e, nella sua famiglia che è la Chiesa, dona la fede che attende di svilupparsi e portare frutto. Il seme della fede, piantato in noi nel giorno del battesimo, che ci rende discepoli di Gesù, è un dono da coltivare e da testimoniare: ognuno di noi è impegnato a portare la luce di Cristo nelle tenebre del tempo; a vivere il Vangelo della speranza nel mondo del dubbio; ad essere modello per chi non intende dare ascolto alla voce dell'Altissimo. Ad essere, infine, cristiani adulti, consapevoli del proprio agire redento, evangelizzatori della Parola fatta carne. Pertanto, il Padre, Signore della fede, che ci chiama a partecipare della stessa gloria del Figlio, conceda di farci gustare la bellezza di essere cristiani, e la gioia di appartenere alla schiera dei salvati in Cristo, che

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intonano il canto: "Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore". Amen.

La fraternità

don Daniele Muraro

Vangelo: Mt 3,13-17

Nel motto che proviene dalla rivoluzione francese troviamo tre parole d'ordine: libertà, uguaglianza, fraternità. È stato acutamente osservato che mai i tre valori sono stati realizzati assieme. Dove si è cercata l'uguaglianza a farne le spese fu la libertà, mentre la libertà senza regole incrementa le disuguaglianze. Quanto alla fraternità, dall'Ottocento in poi è rimasta una bella parola senza risultati concreti. Ad un certo punto essa divenne questione di prezzo dei banchetti. A Parigi uno dei membri del Club della rivoluzione si era impegnato nell'organizzazione di un grande "banchetto del popolo". In breve tempo raccolse centinaia di migliaia di adesioni a venticinque centesimi a testa perché questa sarebbe stata "la vera fraternità" e non i pranzi a sei franchi della Guardia Nazionale. Il convito non ebbe mai luogo. Alla domanda chi sono i miei fratelli un deputato affermava: "tutti quanti", ma il problema era che "tutti quanti" non è la risposta di "tutti quanti". Facilmente approvata a livello ideale, a livello pratico la fraternità soffre di molte eccezioni. Fu nel Medioevo che si incominciò ad usare il termine nell'accezione che rimane la nostra. San Francesco per primo definì il gruppo dei religiosi uniti intorno a sé "fraternità" e i suoi seguaci furono chiamati appunto "frati", cioè fratelli. "Voi siete tutti fratelli" dice Gesù nel Vangelo e intende riferirsi a coloro che hanno accolto il suo messaggio e professano la fede in un solo Dio. Se a motivo dell'unico Padre che noi cristiani dobbiamo stimarci tutti fratelli, è in ragione di Maria sua madre che il Figlio di Dio diventa nostro fratello. Questo mistero l'abbiamo meditato nel Natale.

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Il cammino di Gesù incontro all'umanità non si arresta alla nascita, ma proseguendo segna una tappa decisiva al momento del Battesimo. In quell'occasione presentandosi a Giovanni Cristo dimostrò di voler essere in tutto simile ai fratelli escluso il peccato, ma dentro la storia. Essere fratelli vuol dire avere un passato in comune. Ecco perché Gesù si mette in fila con i penitenti in attesa di scendere nelle acque del fiume Giordano. Egli dimostra così di non disprezzare gli sforzi umani di meritare la salvezza. Di fronte all'improvvisa comparsa di colui che avrebbe reso sorpassato il suo gesto di pentimento, Giovanni ha un moto di meraviglia e di ripulsa, ma dopo avere ascoltato le intenzioni del Signore: "Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia", si lasciò persuadere. Allora per la prima volta si manifestò lo Spirito della fraternità che resta inseparabile dall'unica paternità divina: "Si aprirono per lui i cieli ed egli (Gesù) vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo... Da quel momento in poi per un cristiano la fraternità non può restare una preferenza, ma diventa legge. Questo ideale è così travolgente nel cristianesimo che alle origini esso fu proposto perfino agli sposi, con il suggerimento di trasformare il legame coniugale in una sorta di fraternità spirituale. È soprattutto nei monasteri che l'ideale della fraternità trovò il suo sviluppo, di modo che alcuni autori sostenennero che la famosa profezia di Isaia sulla pace messianica si era realizzata di fatto nella vita religiosa realizza. All'interno delle stesse mura si poteva vedere il vitello (l'uomo pacifico che allevato fin da bambino in quello stile di vita) pascolare insieme con il leone (cioè l'uomo d'armi) e tutti e due partecipare alla comune sobria mensa di modo che anche il leone si accontentava di paglia, come il bue. Ai nostri giorni in molti sostengono che la fraternità è il destino universale del genere umano, non il privilegio di chi si è ritagliato uno spazio lontano dagli intrighi del mondo. A questo riguardo è bene non essere ingenui. Una volta le famiglie erano numerose e il sentimento della fraternità sorgeva spontaneo. Ora nelle nostre società acquisire la consapevolezza della fraternità è più complicato.

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In certi ambiti poi un appiattimento dei rapporti può risultare negativo come nella relazione tra genitori e figli o tra i diversi gradi delle gerarchie dove è in gioco la responsabilità. Ma le parole di san Pietro nella seconda lettura rimangono ancora valide e ancora non hanno espresso tutto il potenziale di applicazioni che permettono: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga". Abbiamo detto che condizione per sentirsi fratelli è di condividere uno stesso passato. Per noi cristiani esso è un avvenimento, il nostro battesimo che ci ha inserito in Cristo e attraverso cui le diverse storie di ciascuno si unificano in una sola. Inoltre noi abbiamo un luogo dove siamo già famiglia, riunita intorno alla mensa, ed è la Messa con il rito dell'Eucaristia. Torna fuori il tema del banchetto. Lo scambio della pace prima della comunione suggella questa verità che rimane un dono del Signore. Infatti non è la nostra piena intesa a consentire l'eucaristia (dovremmo aspettare a lungo per questo); piuttosto è l'eucaristia a creare tra noi un'autentica fraternità cristiana. Si tratta perciò di vivere in conformità al dono del Signore, riconoscendoci anche fuori di chiesa tali quali ci interpella la liturgia mentre stiamo assieme: fratelli e sorelle nel nome del Signore. Tale corrispondenza tra la grazia e il nostro impegno esistenziale è il vero sacrificio gradito a Dio per cui pregheremo fra poco nell'Offertorio.

Commento su Matteo 3,13-17

Monastero Domenicano Matris Domini

Vangelo: Mt 3,13-17

LEGGIAMO Il breve brano che Matteo riserva al battesimo di Gesù (per i paralleli cfr. Mc 1,9-11; Lc 3,21-22; Gv 1,29-34) ha uno spiccato carattere Cristologico e segue immediatamente la presentazione di Giovanni il Precursore e

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della sua predicazione. Questi due episodi e il tempo di quaranta giorni che Gesù trascorse nel deserto (Mt 4,1-11), segnato dalle tentazioni, compongono una trilogia con cui gli evangelisti introducono l'attività pubblica del Cristo. Matteo apporta come elemento specifico nell'episodio del battesimo di Gesù, il dialogo tra questi e Giovanni, in linea con la valorizzazione di quest'ultimo nel suo vangelo, il testo è collegato anche al confronto che la comunità cristiana del primo secolo ebbe a sostenere con i discepoli di Giovanni. Il vangelo è accompagnato dal testo profetico di Isaia 42,1-4.6-7, il primo canto del Servo di Javhè, citato indirettamente nel v. 17 da Matteo e (come seconda lettura) dal discorso di Pietro presso Cornelio (At 10,34-38) dove l'apostolo ricorda il battesimo al Giordano e afferma che: "Dio consacrò con Spirito Santo Gesù di Nazareth". Abbiamo così un insieme di testi che arricchisce il quadro dell'identità di Gesù Cristo con cui la comunità mattana, e noi, possiamo confrontarci per rinsaldare la nostra fede. Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Matteo afferma esplicitamente, a differenza degli altri evangelisti, che Gesù andò da Giovanni per farsi battezzare da lui,espressione quanto mai problematica, visto che appena prima si era premurato di affermare la superiorità del primo sul secondo (vedi Mt 3,1-12 nella II domenica Avvento). Una notizia così imbarazzante per la prima comunità cristiana che sostiene la messianicità di Gesù è sicuramente storica; essa inoltre gode di una molteplice attestazione nel NT (oltre ai vangeli il libro degliAtti). Ma perché Gesù volle ricevere il battesimo di Giovanni? La domanda se l'era sicuramente posta anche il gruppo dei primi cristiani oltre che i giudei ed i discepoli di Giovanni; il testo di Matteo è un tentativo di risposta, che lascia aperte molte questioni ed è interessato soprattutto a definire l'identità di Gesù. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Sono io che ho bisogno di

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essere battezzato da te, e tu vieni da me?". 15 Ma Gesù gli rispose: "Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia". Allora egli lo lasciò fare. I vv. 14-15 sono il contributo originale di Matteo in questo episodio (cfr. i paralleli); in essi l'evangelista imbastisce un dialogo in cui Giovanni esprime la sua reticenza a battezzare Gesù. Il suo battesimo di penitenza e conversione non pare adeguato per chi è senza peccato e battezzerà con Spirito Santo. Però il fatto al centro dell'attenzione non è qui il rapporto tra il battesimo di Gesù e quello di Giovanni o il battesimo cristiano; piuttosto la risposta di Gesù sembra alludere allo stile di vita che dovevano praticare coloro che si facevano battezzare da Giovanni ("produrre frutti buoni", cfr. Mt 3,8) (D.J. Harrington) In questo senso possiamo comprendere l'affermazione: conviene che adempiamo ogni giustizia; Gesù sa di essere superiore a Giovanni, ma è disposto ad assumere per sé un comportamento secondo le esigenza indicate dal Precursore. Naturalmente in questo possiamo vedere un aspetto importante dell'incarnazione: Gesù si mette dalla nostra parte, con noi peccatori, per condividere la nostra situazione e trascinarci con sé verso la santità del Padre (cfr. Rom 8,29; Gal 3,13; 2Cor 5,21; Eb 2,11). Ricordiamo poi che Matteo dal capitolo 5 proporrà la magna charta del credente (il cosiddetto discorso della montagna), che si apre con le beatitudini; l'atteggiamento di Gesù al battesimo è in linea con quanto dirà in questo grande discorso inaugurale. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. L'episodio del battesimo è un momento centrale per Gesù e la sua missione; ogni evangelista lo afferma a modo suo, Matteo utilizza lo forma letteraria della visione interpretativa, usuale nel targum ebraico (ovvero la traduzione in aramaico del testo ebraico, in genere accompagnata da ampliamenti che intendono interpretare il testo), servendosi di immagini bibliche che indicano la vicinanza di Dio. In primo luogo l'annotazione si aprirono i cieli richiama il testo di Isaia

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(cfr. Is 63,19b, inserito nel più ampio testo di Is 63,7-64,11) dove si invoca la vicinanza di Dio. Ora questa preghiera ottiene risposta: con Gesù inizia un tempo nuovo, in cui Dio si è fatto vicino, la comunicazione tra cielo e terra è riaperta. La scelta della colomba come simbolo dello Spirito può riferirsi o a Gn 1,2, simbolo della nuova creazione, o alla colomba del diluvio, sempre Gn 8,8-12; oppure alla colomba del Cantico dei Cantici o anche ad Isaia 60,8. Anche l'indicazione della discesa dello Spirito indica una nuova comunicazione tra Dio e gli uomini. Matteo personalizza molto questo momento annotando che i cieli si aprirono per lui e che lo Spirito discese sopra di lui; ciò non significa che i presenti non abbiano visto; l'intenzione dell'evangelista è attirare l'attenzione su Gesù. Non sfugga poi la dimensione trinitaria della scena: tutta la Trinità è coinvolta in questo momento in cui il Figlio è investito della sua missione. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento". Dopo il segno dei cieli aperti e dello Spirito di Dio ecco la voce dal cielo: l'evangelista traccia dunque una triplice immagine per indicare il colloquio tra cielo e terra, il quale prelude alla identificazione del Figlio di Dio. Sebbene espressa in forma impersonale (vedi invece Mc 1,11 e Lc 3,22) la voce indica il Figlio in modo molto intenso richiamando tre figura bibliche. La voce del Padre infatti fa riferimento ai testi messianici di Is 42,1 (il Servo del Signore), del Sal 2,7 (il Figlio di Dio) e per quanto riguarda l'amato a Gn 22, alla figura di Isacco, il figlio prediletto; questi tre riferimenti servono a Matteo per tracciare l'identità di Gesù all'inizio del suo ministero pubblico. Nello stesso tempo l'episodio del battesimo segna la scelta di campo di Gesù come inviato del Padre, la sua azione seguirà le indicazioni suggerite dalla voce del Padre. La voce del Padre appare solo qui e nell'episodio della trasfigurazione (Mt 17,1-13, in particolare v. 5). Al battesimo per confermare il Figlio nella sua scelta di servo; nella trasfigurazione per rivelare a noi la gloria di questo Figlio, perché lo ascoltiamo e diveniamo anche noi come lui.

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Notiamo a mo' di conclusione che questo testo di Matteo ha molti elementi in comune con il suo racconto della morte di Gesù sulla croce (cfr. Mt 27,51-54); là Gesù si "immergerà" nella morte come qui nelle acque, là si squarcerà il velo del tempio come qui il cielo, là darà a tutti lo Spirito che qui riceve, la si rivolgerà al Padre che qui lo chiama, la sarà riconosciuto Figlio dal fratello più lontano come qui dal Padre. Tutta l'esistenza terrena di Gesù, rivelazione corporea di Dio, è contenuta tra queste due scene e ne è la spiegazione (S. Fausti). MEDITIAMO 1) Confrontare i testi dei quattro vangeli che narrano il battesimo di Gesù (Mt 3,13-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22; Gv 1,29-34) e annotare le differenze per cogliere la prospettiva dei singoli evangelisti. 2) Leggere il testo odierno in parallelo a Mt 27,51-54 e cogliere gli elementi comuni. Cosa dicono alla mia vita di fede e di preghiera? 3) Percepisco come vicino Dio Padre nella mediazione del Figlio Gesù e nel dono dello Spirito santo, oppure è per me una realtà distante ed estranea? In quali situazioni vivo questa prossimità? Cosa faccio per approfondire la mia comunione con Dio? 4) Nel battesimo siamo stati innestati in Cristo per vivere come figli di Dio, cosa mi suggerisce la figura di Gesù quale figlio amato e Servo del Signore a questo proposito? PREGHIAMO Salmo Responsoriale (dal Salmo 28) Il Signore benedirà il suo popolo con la pace. Date al Signore, figli di Dio,

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date al Signore gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo. La voce del Signore è sopra le acque, il Signore sulle grandi acque. La voce del Signore è forza, la voce del Signore è potenza. Tuona il Dio della gloria, nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!». Il Signore è seduto sull'oceano del cielo, il Signore siede re per sempre. Colletta O Padre, il tuo unico Figlio si è manifestato nella nostra carne mortale, concedi a noi, che lo abbiamo conosciuto come vero uomo, di essere interiormente rinnovati a sua immagine. Egli è Dio, e vive e regna con te... Oppure: Padre d'immensa gloria, tu hai consacrato con potenza di Spirito Santo il tuo Verbo fatto uomo, e lo hai stabilito luce del mondo e alleanza di pace per tutti i popoli: concedi a noi che oggi celebriamo il mistero del suo battesimo nel Giordano, di vivere come fedeli imitatori del tuo Figlio prediletto, in cui il tuo amore si compiace. Egli è Dio, e vive e regna con te...

Con il Battesimo diventiamo figli di Dio

mons. Antonio Riboldi

Vangelo: Mt 3,13-17

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La Chiesa, dedicando questo momento dopo il S. Natale, al Battesimo di Gesù, ci vuole quasi richiamare a quello che potremmo anche noi definire il nostro Natale da Cristiani, cioè il Battesimo, dove deposte le vecchie spoglie da esclusi dal Regno di Dio, torniamo ad essere il 'sogno' che il Padre aveva a cuore, quando pensò alla nostra creazione: 'SUOI FIGLI'. Cerchiamo di ricordare la nostra origine all'inizio della creazione, quando Dio, dopo aver creato l'universo, pensò di dare a tutto il creato 'una voce', 'un cuore', 'una presenza' che fosse in grado di essere simile a Lui nella pienezza dell'amore, della felicità. Era il tempo del ‘paradiso terrestre'. Ma sappiamo tutti come l'amore ha come natura propria la libertà, ossia la capacità di dire 'si' all'amore o rifiutarlo con un 'no'. Il 'si' significava entrare nella pienezza di figli, il 'no' era un mettersi contro, perdendo tutto, ma proprio tutto, quello che era nel Cuore di Dio. Fa sempre impressione come lo scrittore biblico evidenzia lo sconcerto che i progenitori devono aver provato dopo l'atto di superbia - è ciò che accade nel nostro allontanarci da Dio -: si sentirono 'nudi e si nascoserò. nel senso che avevano perso tutta la bellezza che Dio aveva donato e voleva fosse partecipata a tutta l'umanità: essere Suoi figli amati ed eredi del Suo Regno. 'Uomo dove sei?'. la domanda che Dio rivolge loro e, credo, spesso rivolge a noi, oggi. Non possiamo certamente affermare che abbiamo saputo rendere il dove e come viviamo un paradiso... anzi a volte lo rendiamo un vero inferno. Basta scorrere la storia dell'uomo per cogliere i segni di uno sbandamento che fa spazio a tanti errori e dolori. 'Questa, - mi diceva una persona, impressionata dalle cronache nere di tutti i giorni - con lo sguardo a quanto avviene nel mondo, non è vita degna di figli di Dio, assomiglia al vomito dell'inferno'. Non ci vuole tanto per cogliere anche in noi i segni di ciò che 'non siamo' come creature di Dio, ma più simili a orfani sbandati in cerca della ragione della vita e della sua verità. E non passa giorno in cui non venga spontaneo sulle labbra, davanti alle tante cronache da brivido, la domanda: 'Ma che uomini siamo?'.

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Ma la bontà e fedeltà del Padre non accetta di perderci per sempre e da qui il grande dono, inspiegabile alla nostra ragione, ma non alla nostra contemplazione: davvero il Padre desidera averci tutti a Casa, come 'figli amati', riaprendo le porte del Paradiso, ossia del Suo Cuore. Ma come arrivare ad essere nuovamente figli ed entrare nella santità e nella felicità, che è poi il desiderio profondo, come una nostalgia, che tutti proviamo, quando rientriamo in noi stessi? Da soli non avremmo mai potuto. Ma l'Amore del Padre ha riconciliato l'umanità, tramite il Dono del Figlio, perché potessimo tornare ad essere quello che davvero siamo, 'morendo a noi stessi', per 'rinascere' alla vita di figli, che ci appartiene. La via viene indicata nel Battesimo di Gesù, che oggi celebriamo: un immergersi nelle acque totalmente, come un morire alla vecchia natura e un rinascere meravigliosamente come figli di Dio. Aveva iniziato Giovanni Battista, ad indicare la via. Lo racconta il Vangelo di oggi: "Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: 'Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da men E Gesù gli disse: 'Lascia fare per ora, perché conviene che così adempiamo ogni giustizia. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco si aprirono i cieli e egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed una voce dal cielo che disse: 'Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". (Mt. 3, 13-17) Credo che tutti abbiamo assistito al Battesimo di qualche bambino, 'rivivendo' così il nostro stesso Battesimo. Prima di amministrarlo il sacerdote 'ci ha chiesto' solennemente (ai genitori, che poi sono stati chiamati a renderlo concretezza nella nostra vita): 'Rinunci a satana e a tutte le sue opere?... e, come conseguenza: 'Credi tu in Dio Padre,...?'. Forse senza comprendere fino in fondo la solennità dì quanto veniva chiesto, i nostri genitori hanno sempre detto - a nome nostro - 'Sì'. Un 'sì' che doveva essere, non la sillaba di un momento, ma una scelta che doveva o dovrebbe accompagnare i passi della vita del battezzato. Alla fine il sacerdote, dopo le assicurazioni, versandoci l'acqua sulla testa solennemente affermò: 'Ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo'.

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In quel momento veniva cancellato il peccato di origine e si è 'rinati' a quella vita da Cielo, per cui siamo stati creati. UN ATTO SOLENNE, IL BATTESIMO, che non era e non è solo una bella cerimonia di un momento, MA LA PIETRA D'ANGOLO SU CUI COSTRUIRE LA NOSTRA VITA CON E VERSO DIO. È da quel divino e meraviglioso momento che possiamo rivolgerci a Dio e chiamarlo Padre, avendo la certezza di 'essere' figli. E questo per tutta la vita, fino alla gioia dell'eternità. Come a significare che eravamo 'finali a vita nuova', indossammo l'abito bianco, che deve essere 'l'abito' da portare per tutta la vita. Non so, alla luce del Battesimo, cosa sia più dolce e rassicurante, se dire papà a chi mi ha generato e cresciuto o dire 'PAPA' a Dio che nel Battesimo mi ha fatto Suo figlio. Non so se sia più inebriante la tenerezza di una mamma o la tenerezza del Padre. So solo che vivere è dire un Grazie profondo ai miei genitori, perché facendomi battezzare hanno trasformato la mia vita in una eterna àgape con Dio e con gli uomini miei fratelli. So che le mani di una mamma hanno tracciato le linee del mio volto che si vede, ma so anche che le mani del Padre, con il Battesimo, hanno tracciato 'dentro di me' un volto la cui bellezza è simile alla Sua: una bellezza che a volte purtroppo, dissennatamente, sfregiamo irrazionalmente. So che il cuore dei miei genitori ha plasmato il mio, ma so anche che il Cuore di Dio, ogni giorno, cerca di plasmarlo a Sua immagine, in modo da farlo diventare un angolo di paradiso. Così affermava il grande card. Ballestrero, arcivescovo di Torino, al Sinodo sulla 'vocazione e missione dei laici nella Chiesa': "Punto di partenza per tutti, laici e ministri, è il Battesimo, fonte inesauribile che crea i nuovi figli di Dio, i nuovi fratelli in Cristo, le nuove creature...Dal Battesimo nasce poi e si sviluppa la varietà delle vocazioni, dei ministeri e dei carismi al servizio del Regno di Dio. Dal Battesimo fluiscono le ricchezze mirabili nella Chiesa". E il Concilio ha ancora parole più solenni, parlando di noi battezzati. Parole che ci danno l'ampiezza di quanto il Padre disse di Suo Figlio: 'Questo è il mio figlio nel quale mi compiacciò. "Uno è il popolo eletto di Dio - afferma - un solo Signore, una sola fede, un solo

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Battesimo: comune è la dignità sui membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune la grazia di figli, comune la vocazione alla speranza e indivisa carità. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione o condizione sociale o sesso". (L.G. 32) C'è allora da chiederci, e seriamente, perché sia tenuto in così poco conto questo dono da tanti battezzati, che considerano forse il Battesimo un rito o una formalità, più che la 'rinascita in e con Cristo'. Come mai non brilla sul viso la gioia di dire: 'Io sono battezzato', ossia, so di essere stato scelto da Dio e voluto come figlio, amato come nessun padre sa amare? Piace dire il mio - e credo anche vostro - Grazie per questo dono inestimabile, di essere diventati figli del Padre, con le parole del profeta Isaia, che la Chiesa propone: "Così dice il Signore: 'Ecco il servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui: egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà, né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spegnerà una canna incrinata; non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Proclamerà il diritto con fermezza; non verrà meno e non si abbatterà finché non si sarà stabilito il diritto sulla terra; e per la sua dottrina saranno in attesa le isole Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre" (Is. 12, 1-7).

Vita nuova in Cristo

LaParrocchia.it

Vangelo: Mt 3,13-17

Le Letture di questa domenica ci presentano il duplice aspetto del mistero che celebriamo: il Battesimo di penitenza che Gesù volle gli fosse

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conferito da Giovanni Battista per esprimere la sua partecipazione alla condizione peccatrice e penitente dell'umanità, e l'investitura di Gesù a Messia da parte del Padre, che Lo presenta come Profeta, sacerdote e Re della Nuova Alleanza. Il Mistero è così espresso nel Prefazio, dove rendiamo grazie al Padre:"Nel Battesimo di Cristo al Giordano, Tu hai operato segni prodigiosi per manifestare il mistero del nuovo lavacro: dal cielo hai fatto udire la tua voce perché il mondo credesse che il tuo Verbo era in mezzo a noi e con lo Spirito che si posava su di Lui come colomba, hai consacrato il tuo servo con unzione sacerdotale, profetica e regale perché gli uomini riconoscessero in Lui il Messia inviato a portare ai poveri il lieto annuncio evangelico". Le tre letture proclamate, questi concetti li presentano sotto l'aspetto di profezia, di storia e di mistero. Per bocca del Profeta Isaia il Signore dichiara:"Ecco il mio Servo che Io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di Lui". Noi sappiamo che questo Servo, di cui parla il Profeta, è il Messia a cui il Padre ha comunicato la sua potenza perché realizzi la salvezza dell'uomo. In un oracolo successivo il Profeta presenterà il servo del Signore come l'uomo dei dolori, che conosce per esperienza la sofferenza ed è caricato delle colpe dell'umanità, che salverà a prezzo del sacrificio della propria vita. Agli occhi degli uomini apparirà come un uomo colpito da Dio, umiliato e sconfitto, ma in realtà Egli è l'inviato di Dio, il suo eletto, nelle mani del quale Dio ha posto la pienezza del Suo Spirito perché dalla sua pienezza noi tutti potessimo attingere. Questo è il significato della compiacenza del Padre verso il Suo Figlio, che accetta la sua Missione. Nella seconda Lettura, un brano degli Atti degli Apostoli, S. Pietro afferma che Gesù di Nazareth è la Parola inviata da Dio ed è il Signore di tutti. Ma Egli è stato riconosciuto così dalla primitiva comunità cristiana in seguito alla sua attività in Palestina, culminata nella sua morte e risurrezione, ma che ebbe il suo inizio con il Battesimo al Giordano. Allora Dio Lo consacrò con lo Spirito Santo e con la sua potenza. Egli è poi passato dovunque facendo del bene e ingaggiando vittoriose battaglie con le forze diaboliche per la liberazione dell'uomo.

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Riflettendo su questa esperienza, la primitiva comunità ecclesiale poté conoscere la missione di Gesù di rendere presente Dio in mezzo ad essa. Nel Vangelo vediamo Gesù mescolarsi con la folla, che riceve da Giovanni il battesimo di penitenza, anche se si differenzia dagli altri perché Egli non ha bisogno di convertirsi. Lo fa per manifestare la sua volontà di mettersi al servizio di Dio fino alla morte di croce. Scendendo nelle acque del Giordano insieme con tutti quelli che si riconoscono peccatori, Gesù accetta fino in fondo la solidarietà col genere umano peccatore; Egli si abbassa per innalzare gli altri. S. Ambrogio commenta:"Uno si è immerso e tutti ha elevato; uno è disceso perché tutti potessimo ascendere. Uno si è caricato del peccato di tutti perché in Lui fossero lavati i peccati di tutti. Per noi si è purificato Colui che non aveva bisogno di purificazione". Annunciando il Messia che doveva venire, Giovanni Battista aveva dichiarato:"Io vi battezzo soltanto con acqua, Egli invece vi battezzerà con lo Spirito Santo". Ecco la grande differenza che c'è tra il Battesimo di Giovanni e quello di Gesù. Nel Battesimo di Gesù si riceve quello Spirito che consacrò Lui nel battesimo e che ci dà la possibilità di rivolgerci a Dio chiamandolo con il nome di Padre. Ciò vuol dire che noi siamo Figli di Dio dal momento che siamo stati battezzati, cioè siamo stati immersi nel mistero di Cristo, resi partecipi della sua morte e risurrezione. Allora anche per noi si è aperto il cielo e su di noi si è riversato l'amore tenerissimo del Padre che dice:"Tu sei mio Figlio che io amo". Cerchiamo allora di capire quale deve essere il nostro atteggiamento pratico come conseguenza del nostro Battesimo. Dovremmo assumere con coscienza e in prima persona lo stesso impegno di Gesù: vivere cioè il suo Mistero di salvezza spinti dalla energia instancabile del suo amore. Ricostruttori del mondo insieme a Gesù, siamo chiamati a sviluppare la sua storia e il suo progetto di salvezza. E che questo mondo abbia bisogno di riscoprire i valori essenziali della sua esistenza è facile convincersene. Gesù è venuto a ricostruire la verità del mondo; è venuto a ricostruire la giustizia nei rapporti umani e nei rapporti degli uomini con Dio; è venuto a ricostruire la pace; è venuto soprattutto a ricostruire una società basata su vincoli di amore. Tutto ciò Egli lo ha iniziato, lasciando a noi battezzati il compito di esprimere nel

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mondo i valori della verità, della giustizia, dell'amore e della pace per completare la sua opera. Questo può apparirci un compito arduo e quasi impossibile; ma se lo caliamo nel concreto della vita quotidiana ci accorgiamo che le occasioni per realizzarlo non mancano. Quante volte in una giornata ci incontriamo con la menzogna, con la falsità delle idee, con la calunnia e abbiamo quindi la possibilità di riaffermare la verità? Quante volte costatiamo le ingiustizie nel giudicare, nel compensare il lavoro, nel calpestare i diritti degli altri e abbiamo quindi la possibilità di affermare e di difendere la giustizia? E nei confronti della pace quanto potremmo fare per contribuire a ristabilirla là dove noi o altri l'abbiamo spezzata cancellando i rapporti di stima, di solidarietà, di collaborazione, di buona volontà reciproca e di comprensione? E infine quanto ogni giorno potremmo contribuire a ricostruire l'amore con una rete di piccole azioni di cui la giornata è costellata? Tutto questo comporta di essere disposti ad accettare un calvario quotidiano, perché ristabilire la verità, la giustizia, la pace e l'amore è un lavoro sofferto, del quale non molti ci diranno grazie, ma nel quale certamente il Padre celeste si compiacerà profondamente.

Commento su Is 42,1-4.6-7; At 10,34-38; Mt 3,13-17

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)

Vangelo: Is 42,1-4.6-7|At 10,34-38|Mt 3,13-17

Isaia 42,1-4,6-7 Questi primi versetti fanno parte del primo dei 4 brani, conosciuti come "canti del servo del Signore". Dove il Signore presenta questo servo come un profeta, oggetto di una missione, animato dallo Spirito. Alcuni attribuiscono la parola "servo" al popolo di Israele, per altri la figura del servo è intesa come Gesù, dove Esso è posto in relazione con Dio, perché da Lui scelto attraverso l'effusione dello Spirito. Questi versetti vengono presentati come il Signore che rivolge la Sua parola ad un mondo per compiere la

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liberazione in favore di Israele e di tutte le nazioni. Da qui si capisce che l'amore di Dio non hai mai abbandonato il Suo popolo, da qui inizia il cammino di liberazione che Dio ha in serbo per il Suo popolo. Atti degli Apostoli 10,34-38 Questi versetti fanno parte del discorso di Pietro in casa di Cornelio, dove Pietro prendendo la parola dice che Dio è il Signore di tutti, che la parola che ha inviato al popolo d'Israele è la parola di pace che sarà annunciata per mezzo di Gesù Cristo. Quindi Dio accoglierà tutti, pagani e non pagani, non avrà preferenze di persone, accoglierà anche quelli di altre nazioni. Pietro nel suo discorso fa l'esempio del battesimo di Gesù, dove Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth. Gesù beneficherà e risanerà tutti coloro che saranno sotto il potere del diavolo, perché Dio sarà con Lui. Matteo 3,13-17 Da questi versetti emerge l'incontro tra Gesù e Giovanni il Battista. La differenza tra i due si nota nel loro atteggiamento, dove Giovanni rimarca il fatto che verrà una persona potente da cui incomberà l'ira di Dio. Gesù fa il suo ingresso in scena senza usare toni di condanna. Anzi, Gesù venne al Giordano per farsi battezzare da Giovanni. Il Battista all'inizio si oppose ma poi ubbidì al volere di Dio, al Suo progetto. In questo frangente Gesù si mischiò con tutti coloro che si dovevano battezzare ed è qui che Dio si compiace di Lui, indicandolo come il Figlio Suo, l'amato, in cui Lui ha posto il Suo compiacimento. In questo modo Gesù imbocca la strada indicatagli dal Padre. REVISIONE DI VITA - Riteniamo che la fede è essenziale o è un accessorio opzionale per la nostra vita? Se è essenziale, cosa facciamo per coltivarla? - La preghiera che ruolo ha nella nostra vita religiosa e di fede? - Cosa è per voi il battesimo? Un dono o un diritto?

Nelle acque della vita

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Monastero Janua Coeli

Vangelo: Mt 3,13-17

Dio è sceso sulla terra e ha vissuto con gli uomini. Non come un uomo speciale, distinto e separato, privilegiato. Ha condiviso tutto di noi, eccetto il peccato. Sì, perché lui ha sempre detto di Sì al Padre suo, mentre noi uomini alle volte diciamo i nostri NO secchi all'amore eterno. Non perché siamo cattivi, ma perché ci confondiamo e non riconosciamo il bene vero nostro e delle persone con cui viviamo. Facciamo esperienza di incomprensione? È finita. Ci si mette in testa un giudizio che ci stringe il cuore e ci spinge a chiuderci nelle nostre stanze e a non permettere più a quella persona di varcare la soglia della nostra fiducia. Gesù è venuto a ricordarci che quando si dà fiducia all'altro si dà fiducia a se stessi. Quello che volete gli uomini facciano a voi, voi fatelo loro. Solo così potremo riconciliare dentro di noi tutti i sentimenti, pensieri. Altrimenti restiamo come bambini capricciosi che sbattono i piedi per terra perché si è rotto il giocattolo che piaceva. Quanti giocattoli rotti nelle nostre giornate. Eppure le persone sono più che giocattoli. Urtarsi l'uno con l'altro fa parte della vita. Superare le barriere difensive, questo sì che è un gioco per adulti. Un gioco in cui chi perde vince perché permette all'altro di sentirsi qualcuno finché imparerà a uscire dalla sfida di chi vale di più e giocherà alla pari, occhi negli occhi, per incontrarsi nel cuore. Nelle acque della vita MEDITAZIONE Domande Lascia fare per ora. Quanto dobbiamo imparare a lasciar fare a Dio! Giovanni sa chi è Colui che gli viene incontro e non può sentirsi più grande di Lui al punto da battezzarlo. E invece Gesù gli chiede di lasciar fare. Chi è il più grande? Nel Regno è sempre il più piccolo. Quindi Gesù che è il più grande dei figli dell'uomo si fa il più piccolo per consentire a noi di seguirlo e trovare la pace del vivere. Ognuno risponde a una

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chiamata. In quel momento Giovanni era chiamato a battezzare Gesù. In un altro momento sarà Gesù a chiedergli di farsi battezzare in suo nome, quando non rinuncerà ad essere un uomo libero e questo gli costerà la vita. Chiave di lettura Gesù va da Giovanni per farsi battezzare. Ricevendo su di lui l'acqua del Giordano e scendendo Lui, Dio, nelle acque la creazione esulta e si rinnova. Non più acque che scorrono e purificano in nome di Dio, acque che preparano a incontrare il Salvatore, ma acque santificate, benedette dalla sua presenza. Giovanni vuole impedire a Gesù di farlo perché è lui ad aver bisogno del suo battesimo. Ma la logica di Dio è sempre la stessa. Lui si fa piccolo. Non ha problemi a incontrarci vestendo gli abiti umili dell'essere uomo. Si presenta a Giovanni come se fosse peccatore, Lui che è senza peccato. Davvero abbiamo da imparare! Noi ci vestiamo di ciò che non è nostro per apparire quello che vorremmo essere e non siamo, ci arrabbiamo quando sentiamo formulare dei giudizi non veri su di noi ... Gesù ci insegna a restare fuori di queste logiche. Quello che sei non te lo dicono gli altri. Quello che sei te lo dice il tuo Dio, te lo dice la vita che vivi. Pensano male di te? A cosa ti serve che gli altri pensino bene e poi tu non vivi quel "bene"? Meglio soffrire operando il bene che operando il male, dice la lettera di Pietro. Noi invece vorremmo gli sbandieratori quando facciamo qualcosa di bene. Ogni incontro umano chiede l'umiltà dell'andare verso, senza portare con sé il metro di chi vale di più o di meno. L'umiltà di chi conosce la grandezza della sua dignità e niente e nessuno gliela può togliere: è la certezza che Dio è in te, è con te. Giovanni lascia fare a Gesù. Quanta tenerezza adorante nel suo cuore mentre versa l'acqua sui capelli di Gesù. Lui, il Figlio del Dio vivente, è lì, inginocchiato ai suoi piedi a ricevere come tutti gli altri il segno della scelta di Dio. Chi gode di più in questo momento così forte è l'acqua che riconosce il suo Creatore e si santifica al momento e per i secoli a venire. Quanti figli di Dio la cercheranno per tornare all'abbraccio del Padre. Quante vite umane spente si bagneranno nelle acque della conversione per tornare a vivere. E possono i cieli restare chiusi di fronte a tanto splendore? Sono gli inizi della redenzione, del riscatto dell'umanità dalla

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prigionia del peccato e della morte. È Lui, Gesù, il prezzo del nostro riscatto. I cieli si aprono e scende lo Spirito. Come ai tempi della prima creazione lo Spirito aleggia sulle acque e si posa su Gesù, l'uomo che è pienezza di immagine e di somiglianza di Dio. E il Padre si china su di lui, lo raggiunge con la voce il Figlio amato perché tutti sappiano che Gesù è la sua gioia. E sarà come Gesù chiunque si spoglierà di sé per vestirsi della sua umanità. PREGHIERA Il Signore ha il trono nei cieli. I suoi occhi sono aperti sul mondo, le sue pupille scrutano ogni uomo... gli uomini retti vedranno il suo volto (salmo 11). CONTEMPLAZIONE Gesù, ti vedo mentre ti incammini insieme a me verso la strada della benedizione. Sento tutto il peso della mia vulnerabilità e il vederti accanto a me mi raggiunge negli spazi più interiori e mi rassicura. Tu hai assunto la mia natura umana, sei diventato uomo per me. Hai provato e provi la sofferenza, il distacco, l'abbraccio e il rifiuto, la trepidazione dell'attesa e le lacrime della perdita. Chi più di te conosce ciò che vivo nella mia solitudine di esistenza? Quando le parole non riescono a spiegare ciò che si muove tra i miei pensieri, tu sei là. Con te non c'è bisogno di spiegazioni, tu mi conosci, tu sai. Per questo anche se fino a ieri ti conoscevo per sentito dire, oggi mi accorgo che sei dentro di me. E i tuoi occhi brillano di amore perché ti appartengo. Amen. Il vangelo dei piccoli Oggi andiamo sulle rive del fiume Giordano per vivere un momento speciale. Gesù va da Giovanni che da tempo stava battezzando per preparare i cuori alla venuta del Salvatore. E chiede di essere battezzato anche lui. Aveva bisogno Gesù del battesimo? No. Ma in quel momento è come se Lui fosse ognuno di noi, scendendo nelle acque del Giordano lui porta ogni uomo perché si disponga a diventare figlio di Dio. E infatti appena riceve il battesimo dal cielo viene lo Spirito Santo e la voce del

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Padre. Gesù non ha paura di stare insieme ai peccatori, non ha paura di essere considerato un peccatore, perché Lui ci ama sul serio e non si vergogna di stare con noi. Che significa che siamo peccatori? Che vogliamo fare un po' di testa nostra, e scambiamo il male per bene, non crediamo a tutto quello che Dio ci dice perché vorremmo che tutto si risolvesse in un attimo, come una grande magia. Prima che l'uomo scegliesse di fare di testa sua era tutto un po' magico, perché non c'era la morte, non c'erano le malattie, non c'erano le crudeltà, le rabbie, le gelosie. Poi l'uomo ha voluto diventare come Dio più di Dio e ha perso tutto. È stata come una ferita che ha intaccato tutte le possibilità di prima. Per questo Gesù è venuto a ricominciare tutto daccapo, a farci vedere come bisogna essere uomini. Il segreto è AMARE. Amare costa alle volte un po' di sacrificio, di rinuncia a se stessi, ma c'è più gioia quando si vuole bene che quando si cerca il proprio interesse. Hai provato mai a donare qualcosa di te a qualcuno? Diventi felice perché quella persona la vedi felice. E questo ti riempie il cuore. Se invece tieni tutto per te, si spegne l'amore e diventa egoismo. Allora nascono tutti i sentimenti strani come il volere il male degli altri, il rifiuto di quello che non ti conviene. E se sei felice di godere tutto tu, è la felicità di un attimo, poi svanisce. Gesù ci dice che è importante imparare ad essere figli di Dio, a sentire e trattare tutti come nostri fratelli. Guardati intorno e incomincia a donarti. Scoprirai la vera gioia.

Tale e quale!

padre Mimmo Castiglione

Vangelo: Mt 3,13-17

S'apre il Seno di Dio! Che offre generoso il Figlio. L'Orante invoca lo Spirito abbondante per essere capace d'eseguire il ministero: comunicare il Padre, ed operare il bene. Rimanga, dopo di lui, sui suoi fratelli, che prima ribelli avevan deprecato.

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Son giunti i tempi ultimi! Viene il più Forte! Per esser battezzato! Anche se Giovanni s'oppone. Si fa vicino! Con lo Spirito Santo ed il Fuoco! Teofania Benevolente Trinitaria! Niente teatralità, nessun defilè. Non ha bisogno di dar spettacolo di sé, o della passerella! Non alza la voce per imporsi. Niente chiasso! Non grida dando esibizione. Niente clamore! Non spezza la debolezza altrui. Compassionevole! Non spegne la speranza degli sfiduciati. Sostenitore! Pazientemente attende che venga il suo momento al fiume, per immergersi e ricevere conferma dal cugino serio e severo, e da Dio magnanimo e generoso. È il Figlio! Tale e quale al Padre! Investitura solenne! Festa di molto valore quella del suo battesimo. Inizio del tempo più importante e più lungo! Che insegna ad ascoltare, pregare, celebrare. Esponendo il programma battesimale (annunciare, guarire, visitare) senza il quale non si comprende nulla. Figlio amatissimo, il Diacono, lo Schiavo, il Servo, il Diletto. Del Genitore amabile il suo Compiacimento. L'Opera dell'Abbà, la sua Grazia. Che immerso dalle grandi acque della morte, consacrato alla croce in vista del futuro della risurrezione, berrà alla coppa che nessun altro è in grado d'ingoiare, se non dopo la sua morte e risurrezione, nel convito sponsale. Altro cammino. Gesù ancora in viaggio. Al Giordano va a trovare Giovanni, che battezza al fiume sacro, predicando un bagno di penitenza e di conversione.

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Viandante e Nomade, come i Pastori, come gli Astrologi, come Giuseppe e Maria, Gesù và per trovare convalida da chi gli prepara l'arrivo ed il battesimo: la voce nel deserto! Che austero e sobrio vive nel silenzio, ascolta la Parola, attento, vigile e sapiente si accorge del passaggio! Gesù si presenta. Il Battista, che non solo è profeta ma anche sacerdote, si oppone stupito. Come farà anche Pietro alla lavanda. Gesù lo incoraggia. La comprensione è rimandata. Conveniente al Padre ed a loro adempiere la Sua giustizia: uniformarsi fedeli a ciò che Egli vuole, eseguirne i desideri, realizzarne il progetto. Visita di pace misericordiosa. I miti sono ben determinati. Gli umili non hanno paura di immergersi nella propria condizione umana (e divina!). I sereni non temono alcun giudizio e turbamento, liberi di compatire la propria povertà (e ricchezza!). Ed ecco, per lui, per il Figlio che prega ogni volta che deve prendere decisione importante, l'Amatissimo, lo Scelto e fonte di Compiacimento, per Gesù si aprono i Cieli, il Ventre del Padre, risuona la Voce, che solo tre parole dice e solo tre volte parla! Ritornerà a parlare il Padre nell'episodio della trasfigurazione, ribadendo ed aggiungendo. Ancora una grande Luce guida le coscienze alla Verità. Arriva puntualmente la ratifica del Papà, mentre il Figlio tace. Risponderà più avanti, dopo, sulla croce: Abbà! Contento il Padre di chi ascolta sempre, di chi obbedisce e riflette la sua immagine,

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di chi fa la sua volontà di bene e di pace. Gesù senza peccato. Gesù che il Babbo proclama Innocente. Gesù Christós, l'Unto, Mashîah. S'avvia la Vittima, il Ragazzo come Isacco, l'Amato da sacrificare. E per la legna, Dio provvederà! Le grandi acque del peccato e della morte non spegneranno l'amore. Dal lato destro del tempio, dal Suo fianco squarciato, piene di Spirito Santo battezzeranno dalla Croce! Gesù può iniziare il suo ministero, senza violenza né armi. Solidale con chi ha condiviso l'acqua del bagno. Il suo modo di fare farà problema! E lui non esiterà a continuare! Dopo l'epifania, il battesimo di Gesù! Ancora luce! Altra manifestazione della sua persona e della sua missione, del suo essere Messia, Profeta e Figlio, e che inaugura il suo percorso. Svolta decisiva del suo avviarsi. Gesù poi ancora in cammino. Guidato dallo Spirito, che aleggiando come una colomba (simbolo d'Israele e della sapienza, segno che unisce la terra col cielo) plana, si posa, lo immerge nel suo vento, rimanendo. Lo condurrà nel deserto per renderlo idoneo, incontrando Morte. Il Male che disgrega lo tenterà nel suo essere Figlio (come anche in croce), nel potere e nel successo, cercando di ingannarlo, promettendogli di risolvere i problemi della fame nel mondo, ed illuderlo che senza prostrazione nulla s'ottiene, attentando sino alla fine il suo mandato. Facendolo sentire orfano e solo. L'Inviato ne uscirà indenne! PREGHIERA

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Pietà Signore per tutte quelle volte che mi sono rifiutato di "immergermi" nella mia condizione umana. Pietà Maestro, per tutta la rivalità, la gelosia e l'invidia, che mi impediscono di accoglierti attraverso le mediazioni che mi offri. Pietà Gesù, per la mia mancanza di umiltà, di mitezza e di serenità. Pietà per la paura che ho del giudizio degli altri e del tuo stesso giudizio. Pietà del mio turbamento. Pietà o Dio, per tutte le volte che non credo che mi sei padre e che ti sono figlio, ed hai motivo di non compiacerti di me perché non t'ascolto. Pietà Signore, non manifesto il mio battesimo con la testimonianza. Grazie o Padre, perché nonostante il mio peccato continui ad amarmi, e comunque ti assomiglio e t'appartengo.

Cristo Gesù: Alleanza del popolo, luce delle nazioni

don Roberto Rossi

Vangelo: Mt 3,13-17

Celebriamo la festa del Battesimo di Gesù. E' la grande manifestazione di Gesù salvatore al fiume Giordano, quando si presenta davanti a Giovanni Battista. La manifestazione di Gesù avviene in uno stile che è tipico di Dio. Il Signore si fa conoscere nella sua umiltà e nei segni del suo amore verso tutti, nello stesso tempo viene presentato nella sua divinità e autorevolezza. Gesù si è incarnato, si è fatto uno come tutti, ha scelto situazioni di semplicità, di povertà, di nascondimento, si è fatto peccatore con i peccatori, per salvare i peccatori, cioè tutti noi.

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Gesù va a farsi battezzare; Giovanni voleva impedirglielo, ma Gesù entra nell'acqua e vive quel gesto di penitenza. Ed è proprio nel momento della sua umiliazione che avviene la grande manifestazione da parte dell'alto. "Si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire su di lui. E la voce del Padre che diceva: "Questo è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento". In un altro testo dice: "Ascoltatelo". Gesù era stato annunciato dal profeta così: Ecco il mio servo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà, né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spegnerà lo stoppino dalla fiamma smorta, proclamerà il diritto con verità." "Io, il Signore ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre". S. Pietro nel suo discorso riportato dagli Atti degli Apostoli dice: "Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni: come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e sanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo. Questa è la Parola che Egli ha inviato, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: Lui che è il Signore di tutti". Come sempre nella preghiera è importante vivere un'esperienza profonda di contemplazione, di adorazione, di amore a Gesù, il Signore, che si rivela con queste caratteristiche ed è a Lui che possiamo affidare sempre la nostra vita. Questa celebrazione è anche un'occasione per pensare al nostro Battesimo. Diverso da quello di Giovanni Battista. Il nostro è un sacramento, il primo sacramento col quale siamo divenuti figli di Dio, salvati da Cristo, appartenenti a Lui, quindi "cristiani", fratelli di tutti gli altri, membri attivi della Chiesa, impegnati nella lotta contro il male e nello sviluppo della grazia di Dio e del bene. Il Battesimo è la scelta fondamentale per ogni cristiano. C'è un grande pericolo per la vita di ognuno di noi... che dietro al Sacramento del nostro Battesimo sia rimasto solo un pensiero, un ricordo, qualche foto che può far sorridere e...null'altro.

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Sarebbe una cosa grave se il nostro Battesimo non venisse reso vivo dalla nostra esistenza. Allora è il caso di rivedere cosa ne è rimasto non solo nei nostri pii pensieri ma nella nostra vita di tutti i giorni. Cristo è da vivere. E' opportuno ripercorrere le tappe di quelli che sono i Sacramenti che abbiamo ricevuto nella nostra vita. E, questo nostro ripercorrere, ritengo che sia cosa buona non farlo solo con il Sacramento del Battesimo ma anche... per chi ha ricevuto il Sacramento del Matrimonio... per chi ha ricevuto il Sacramento dell'Ordine... per il Sacramento della Riconciliazione; per il Sacramento dell'Eucarestia; per il Sacramento della Confermazione; per il Sacramento dell'Unzione degli Infermi. Sono Sacramenti cioè segni efficaci della Grazia istituiti da Gesù Cristo e affidati alla Chiesa per la santificazione degli uomini. E' importante riflettere come viene preparato, celebrato e vissuto il sacramento del Battesimo, quando lo chiediamo per i nostri bambini. Quante preoccupazioni esteriori! Invece ciò che conta è la presenza e la grazia di Dio che si riversa nell'animo di una creatura. E' la fede che è necessaria, è lo spirito di preghiera che ci aiuta ad accogliere degnamente il Signore.

Battezzati e protagonisti!

don Alberto Brignoli

Vangelo: Mt 3,13-17

"Ma scusi...lei è il parroco, lei è sacerdote, ha certamente studiato più di noi: come possiamo esserle utili nel preparare quell'incontro di catechesi? Noi dovremmo chiedere aiuto a lei, ed invece è lei che chiede aiuto a noi?"; "Io non sono degno di fare il ministro straordinario dell'Eucaristia, è una cosa troppo grande, dovete farla voi preti"; "Noi membri del Consiglio Pastorale la pensiamo così, poi però veda lei: è lei il parroco".

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Nella mia breve esperienza di vita parrocchiale mi sono spesso trovato in situazioni di questo tipo: parrocchiani molto impegnati nella vita cristiana delle comunità parrocchiali che operano con straordinaria generosità ed hanno anche una lunga esperienza ed una solida formazione alle spalle, e che tuttavia nel momento in cui viene chiesto loro di compiere un gesto "storicamente" riservato al sacerdote, manifestano un senso di "inadeguatezza", quando non addirittura di "inferiorità", rispetto a chi da essi è ritenuto loro "superiore", e di fronte al quale non si sentono degni di alcunché di particolarmente significativo. Come lungo le rive del Giordano, quel giorno, quando il Battista rivela la sua indole quasi "tradizionalista", e nonostante la sua predicazione si fosse scagliata in maniera inequivocabile sia contro il potere politico che contro le altre cariche religiose del suo tempo, di fronte al Messia assume un atteggiamento di totale deferenza, di abnegazione, e gli mostra il suo disappunto per un rito - quello del battesimo di penitenza - che mai si sarebbe sentito di celebrare per lui e su di lui. Come tanti nostri bravi "Christifideles laici" (anche il Battista lo era, a buon conto) che si sentono quasi "impauriti" a vivere responsabilmente gesti liturgici e atteggiamenti pastorali (proprio nel senso letterale, cioè "da pastori") che ad essi è dato di celebrare non solo per facoltà o concessione, ma per la loro stessa natura di battezzati. Non sto affatto parlando di eliminare il sacerdozio ministeriale per equiparare le funzioni dei laici a quelle dei ministri consacrati: finché la Chiesa riterrà di interpretare la volontà di Cristo attraverso la conservazione del ministero consacrato, non vedo perché si debbano fare sterili e inutili battaglie per stravolgere la "traditio" della fede cercando di eliminare le differenze e le specificità del sacerdozio ministeriale. Le lotte e le battaglie piuttosto le farei perché ogni battezzato assuma responsabilmente i doveri e i diritti che gli provengono dal sacerdozio battesimale, che come sappiamo ha dei profondi fondamenti teologici. In virtù del Sacramento del Battesimo, si instaura nel credente in Cristo una assimilazione alla Sua persona che lo rende una sola cosa con Lui e con la sua consacrazione "in Spirito" ribadita pure dalla conclusione del Vangelo di oggi. Il Concilio Vaticano II stesso lo afferma molto bene nella

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"Lumen Gentium": "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo... I fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all'oblazione dell'Eucaristia, e lo esercitano con ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, coll'abnegazione e l'operosa carità" (LG 10). Ma al di là delle sottolineature teologiche che possono a volte non facilitare la nostra comprensione, vedo nello scambio verbale tra Gesù e il Battista (le uniche parole che i due si dicono durante la loro vita terrena) la miglior spiegazione del nostro essere sacerdoti, guide e maestri in virtù del Battesimo stesso: "Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?"; "Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia". Cristo definisce il ministero del Battista (e in lui direi di ogni credente in Cristo) un ministero compiuto "per adempiere ogni giustizia". Se quindi è "giusto" assumere a partire dal nostro battesimo (o comunque da quando terminiamo il cammino di iniziazione cristiana) la ministerialità diretta che ne deriva, cosa ci frena nell'essere cristiani in prima persona responsabili delle nostre comunità? Cos'è che impedisce ancora ai laici, in virtù del Battesimo, di essere i protagonisti evidenti, ufficiali (e non solo di fatto, perché quello lo sono già) della vita di fede delle comunità cristiane? Cosa impedisce a un laico padre di famiglia di essere responsabile dell'organizzazione e della gestione di un consiglio pastorale? Cosa impedisce a una madre di famiglia di essere l'organizzatrice della vita liturgica di una parrocchia? Cosa impedisce a una coppia di giovani sposi o a qualche giovane volenteroso, ben preparati, e magari bisognosi anche di un sostegno economico, di essere assunti da una parrocchia a tempo pieno per la gestione di un centro giovanile, di un ufficio o un archivio parrocchiale, della pastorale sociale di un vicariato? Io la risposta ce l'ho pronta: è ancora colpa di noi preti e del nostro clericalismo, per il quale - finché ci siamo pur essendo sempre meno - dobbiamo avere in mano il "pallino" del gioco perché ci avochiamo una

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serie di diritti la maggior parte dei quali hanno molta poca sostenibilità teologica e pastorale. È terminato da parecchio tempo il concetto del laicato come "ausiliare del clero": non possiamo continuare a "gestire" i laici in parrocchia come "braccio destro" delle nostre attività! "Ma sono loro a chiedercelo, perché così si sentono guidati!": sono giustificazioni che non stanno né in cielo né in terra, e che servono solo a conservare un potere dal quale difficilmente vogliamo staccarci, siamo onesti! Poi comunque sta già arrivando la storia a farlo (perché comunque le vocazioni sacerdotali ormai sono quelle che sono) e se non abbiamo seriamente preparato le nostre comunità ad un'assunzione seria di responsabilità anche ministeriali, quel poco che finora si è conservato cadrà in maniera inesorabile e irrecuperabile. Non so come mai mi sto "infuocando" su questo tema, oggi: sarà perché la Festa del Battesimo del Signore mi spinge a pensare all'assunzione di responsabilità di ogni cristiano all'interno delle comunità dei fedeli in Cristo. Sarà che Gesù non aveva sacerdoti del culto giudaico tra i suoi discepoli, ma anzi aveva molte donne - poco menzionate dai Vangeli - eppure preziosissime nella diffusione del Kerigma. O forse, più semplicemente, sarà che scrivo queste riflessioni mentre viaggio da Santiago a Buenos Aires, e dopo una settimana in America Latina sono tornato a respirare l'aria di una Chiesa dallo spirito fortemente ministeriale e battesimale. Vedere lo spazio che in queste comunità cristiane viene dato ad ogni cristiano (laico, sacerdote, religioso/a, consacrato, appartenente o no a movimenti) appunto in virtù del battesimo, e vedere con quale spirito da decenni ormai si assiste in questa Chiesa ad una sorta di assunzioni di responsabilità condivise che definire eroiche è limitante, ebbene, dilata il cuore e fa continuare a sperare in una Chiesa che non ha assolutamente alcuna intenzione di morire. Una Chiesa retta da catechisti, da animatori liturgici, da diaconi permanenti, da ministri dell'Eucaristia, da segretarie parrocchiali, da consigli pastorali deliberativi e non solo consultivi, e tutto in profonda comunione e collaborazione con i propri pastori (laddove i pastori ne colgono la ricchezza)... è proprio così un miraggio nelle nostre Chiese di antica tradizione? Non sarà invece il caso di fare una minuziosa e coraggiosa opera di

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"orologeria clericale", tirando avanti le lancette della storia? Già, perché i secoli del Medioevo e dell'oscurantismo della fede sono terminati da tempo: la Luce del Natale, dell'Epifania e delle rive del Giordano ha finalmente bisogno di risplendere con forza e dignità!

I cieli aperti

Wilma Chasseur

Vangelo: Mt 3,13-17

1) La Parola che scaturisce dal silenzio Concluse le festività natalizie, iniziamo il tempo ordinario ricordando il battesimo di Gesù che volle dimostrarsi totalmente solidale con gli uomini, sottoponendosi, Lui, il Figlio dell'Altissimo, l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, al battesimo di penitenza amministrato da Giovanni Battista. L'umiltà di Dio è sconcertante! Il battesimo di Gesù segna l'esordio della sua vita pubblica, ma prima trascorse trent'anni di vita nascosta, a Nazaret. Lui che era la Parola, il Verbo Incarnato, passò quasi tutta la sua vita, nel silenzio e nel nascondimento. Dobbiamo riscoprire la dimensione del silenzio perché solo da lì, scaturisce la parola che raggiunge il cuore. Se non scaturisce dal silenzio, la nostra parola -qualsiasi parola- raggiunge al massimo la testa di chi ci ascolta, e poi rimbalza via, senza penetrare e senza lasciare traccia alcuna! Ma se scaturisce dal cuore del silenzio, entra nel cuore. In silenzio! Quante parole risuonano nel frastuono dei mezzi di comunicazione. Siamo inondati di parole! Ho sentito un po' di tempo fa, un aforisma molto efficace al riguardo: "Ai tempi di Noè ci fu il diluvio (d'acqua) e si salvò Noè con il suo parentado. Ai nostri giorni c'è un altro diluvio, quello di parole; e da quello non si salva nessuno"... E sono parole che non dicono niente, ci riempiono di vuoto e disseccano l'anima rendendola arida e brulla come un deserto. Le parole che diceva Gesù invece, scaturivano dalla preghiera, dal silenzio -silenzio altissimo della

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contemplazione del Padre- ed erano parole di vita. Parole che guarivano i malati, risuscitavano i morti, salvavano i perduti e condannati dalla società come il buon ladrone, l'adultera, la Maddalena ecc. Erano parole di vita e di salvezza. 2) E lo riconobbe come Messia Ma nel Vangelo di oggi, abbiamo soprattutto la visione dei cieli aperti e la manifestazione della Santissima Trinità. "E vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto". Testimonianza preziosa di Giovanni Battista che afferma di aver visto lui stesso questo Spirito: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba". Ed è allora che riconosce in Gesù il Messia. Il Cristo doveva rimanere sconosciuto (anche a Giovanni Battista) fino a quando un fatto straordinario non lo avesse rivelato. E questo fatto straordinario avvenne proprio durante il battesimo al fiume Giordano, quando il Battista per primo, ne fu testimone privilegiato e riconobbe il messia. Prima non lo conosceva: "Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi disse: colui sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo" (Gv 1 32-34). Oltre che i cieli aperti, abbiamo soprattutto la manifestazione dello Spirito Santo, come ci ricorda anche la seconda lettura: "Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità" (1 Gv 5, 1-9). E' una delle prime rivelazioni esplicite dello Spirito Santo. Sappiamo che lo Spirito Santo è la terza persona della santissima Trinità, lo splendore del Figlio, come lo definisce la teologia dei nostri fratelli d'Oriente. Infatti ce l'ha lasciato Gesù, prima di salire al Padre, quando disse: "Non vi lascerò soli, ma vi manderò il Consolatore". 3) Il vero consolatore Quindi il vero consolatore ce l'abbiamo dentro di noi. Anche se a volte la consolazione umana viene a mancare, o Il Signore permette che non la troviamo, abbiamo però dentro di noi, la consolazione dello Spirito. E chi ha sperimentato, anche per una sola volta nella vita, la consolazione dello Spirito, sa che nessuno può consolare come consola Lui. E ci rende

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capaci di consolare gli altri, con la stessa consolazione che abbiamo ricevuto da Lui. E questo Spirito, vuole dimorare sempre in noi. La preghiera è proprio questo incontrarlo nel nostro quotidiano, ma non solo: è anche e soprattutto essere visti da Lui; e se siamo visti da lui, tante cose cambiano in noi. Un test per sapere se abbiamo veramente fatto l'esperienza dello Spirito nella preghiera, è che non ne usciamo indenni: cioè vediamo tutto ciò che non va in noi e che è da cambiare: come il sole che illumina il vetro, facendo risaltare le macchie che non si vedevano quando era nell'ombra. 4) Battezzati in Spirito Santo e fuoco Così come non si esce indenni dal confronto con la Parola di Dio. P. Cantalamessa dice che nessuno esce vittorioso da questo confronto, ma ne usciamo tutti sconfitti! Cioè, ci vediamo sempre molto al di sotto di quello che questa parola ci chiede! Ma questo è un ottimo segno: significa che siamo veramente in presenza di Dio. Del sole sfavillante che illumina con la Sua luce il vetro della nostra anima, facendone risaltare le ombre. E allora decidiamo di toglierle e di cambiare vita. O, perlomeno, acquistiamo questa consapevolezza sulla nostra miseria che prima non avevamo. E' questo il battesimo in Spirito Santo e fuoco. Fuoco che purifica la nostra anima come l'oro nel crogiuolo, rendendola di nuovo quel puro cristallo in cui Dio può riflettersi. Essere battezzati in Spirito significa voler diventare migliori di quel che si è, e far emergere quell'uomo nuovo che è nascosto nel cuore di ognuno di noi.

Il sovvertitore di regole

don Giovanni Berti

Vangelo: Mt 3,13-17

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Questa scena di Giovanni Battista che cerca di impedire a Gesù di farsi battezzare da lui mi ricorda molto la scena nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 13, quando Pietro vuole impedire a Gesù di lavargli i piedi. Davvero singolare questa specie di "pudore" dei due personaggi, che non vogliono che siano invertiti i ruoli: Gesù che è il più grande, è il Signore, non può fare gesti che sovvertano le regole e i comportamenti. Chi sta in alto, deve stare in alto; chi è più potente deve comandare e avere di più di chi ha meno potere ed è comandato. Se invertiamo i ruoli, togliamo un motivo di speranza in chi sta in basso. Infatti chi è meno potente e meno importante aspira a diventare di più di quel che è, e così può finalmente anche lui comandare e diventare ricco. Giovanni il Battista non agisce spinto da logiche cattive, ma è sicuramente inquadrato in questo tipo di pensiero, che gli impedisce di vedere una logica nel gesto di Gesù di farsi battezzare come se fosse un comune peccatore. Ma è proprio con questo gesto di "abbassamento" che Gesù rivela la sua vera identità e missione. Lui è venuto a rovesciare le logiche umane e a cambiare le regole che "ingabbiano" il mondo in strutture di potere e di asservimento. Se il Figlio di Dio si piega e si fa piccolo, se Colui che è senza peccato si fa trattare da peccatore, se il Signore e Maestro lava i piedi dei discepoli come un comune schiavo, allora vuol dire che qualcosa di veramente nuovo è entrato nel mondo. Il Vangelo di Matteo ci racconta come proprio nel momento nel quale Gesù si abbassa di più, la voce da cielo del Padre si fa sentire dicendo: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Proprio questo uomo qui, che appare come un semplice peccatore senza potere e ricchezze particolari è l'amato di Dio. Dio riconosce se stesso nell'abbassarsi di Gesù, e lo dice a tutti in modo solenne. Ogni volta che noi invertiamo la spietata logica del potere umano, ogni volta che non ci arrendiamo alla consuetudine che i poveri rimangono tali e i ricchi continuano a rimanere ricchi, ogni volta che usciamo dai nostri facili rifugi e ci mettiamo in gioco per creare solidarietà tra gli uomini, ogni volta che il servizio diventa il nostro stile di azione nel lavoro.. allora Dio ci riconosce come suoi figli e vede in noi il volto del suo Figlio Gesù.

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Il Battesimo che abbiamo ricevuto ci ha introdotto nel mondo rovesciato di Gesù. E anche se tante volte questo mondo rovesciato, dove il più piccolo e povero stanno al vertice e dove la somma aspirazione umana è il dare e non il ricevere, ci va stretto e non lo capiamo, il Vangelo ce lo ripropone. Vorremmo con Giovanni e anche con Pietro, impedire che Gesù rivoluzioni le nostre aspirazioni, ma anche a noi, come a loro, Lui risponde che solo così siamo veramente in comunione con lui e agiamo secondo la volontà di Dio. Se non accettiamo questo modo di agire, alla fine ci troviamo lontani e privi della sua amicizia. Maria, madre di Gesù, nel suo cantico di lode, ancor prima della nascita di Gesù, sembra davvero aver capito il senso della missione del suo figlio. Infatti è proprio lei che dice "...ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote...". Benvenuti nel mondo rovesciato di Gesù... il vero mondo dove tutto va diritto e per il verso giusto dell'amore.

Commento su Matteo 3,13-17

Omelie.org (bambini)

Vangelo: Mt 3,13-17

Il racconto dell'evangelista Marco, questa domenica ci conduce dalla Galilea, dove si trova Nazareth e dove abitava Gesù, alle rive del fiume Giordano, dove Giovanni stava battezzando. C'era tanta folla che chiedeva di ricevere il battesimo, che era un invito a cambiare vita, un invito alla conversione e al pentimento. Chi andava al Giordano riconosceva pubblicamente che era tempo di cambiare il proprio modo di vivere per accogliere l'invito di Dio a vivere secondo il suo cuore. In mezzo a tutta questa gente, in una mattina come tante, si presenta anche Gesù. Bisogna che ci chiariamo le idee su un punto: il battesimo al Giordano è molto diverso da quello che ciascuno di noi ha ricevuto.

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Con il Sacramento del Battesimo noi entriamo a far parte della Chiesa, cioè della comunità di coloro che credono in Gesù. Con il battesimo possiamo liberamente rivolgerci a Dio chiamandolo papà. Infatti, sebbene tutte le creature dell'universo sgorgano dall'amore di Dio, non tutte lo chiamano Padre. È Gesù che, da Figlio, ci ha insegnato a rivolgerci così a Dio, chiamandolo Padre Nostro, chiamandolo Papà. La folla che si accalca sulle rive del Giordano non ha in mente qualcosa di così grande e straordinario, com'è la confidenza con cui ci rivolgiamo a Dio Padre. Però tutta quella gente ha ascoltato le parole di Giovanni Battista, ha comunque accolto con la mente e con il cuore il suo invito alla conversione, per prepararsi ad accogliere il Messia promesso e atteso e che è ormai vicino. Proprio vicinissimo, in effetti, perché il Messia annunciato da tutti i profeti è lì, confuso tra i tanti che quel mattino sono riuniti al fiume. Giovanni, che è il più grande dei profeti, resta stupito nel vedersi di fronte il cugino e lo dice chiaramente: "Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?" Non vorrebbe battezzare Gesù, perché nel giovane uomo che gli sta di fronte, riconosce il Messia atteso da generazioni: - Tu vieni da me? Sono io ad aver bisogno della tua Grazia! Tu, che sei il Messia atteso da sempre, chiedi a me il Battesimo? Tu che sei la Parola di Dio fatta carne, ti rivolgi a me, che sono solo una voce nel deserto? - Gesù insiste: "Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia" Il Maestro e Signore desidera proprio vivere questo passo e Giovanni capisce che è inutile discutere: si lascia convincere da Gesù e lo fa entrare in acqua. Quel battesimo si svolgeva in maniera differente, rispetto a quello a cui abbiamo assistito tante volte nella nostra parrocchia: oggi viene versata un po' d'acqua sulla testa della persona da battezzare, giusto? Invece Giovanni faceva immergere completamente le persone nell'acqua del Giordano. Fa caldo in Palestina, per cui nessuno correva il rischio di raffreddarsi: la tunica e i capelli si asciugano in fretta se si resta al sole. Così ogni persona si immergeva, inginocchiandosi sul fondo del fiume e andando proprio

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sott'acqua. È un gesto profondamente simbolico: innanzi tutto il battezzato provava la sensazione di essere completamente lavato, pulito, purificato dagli errori del passato, dagli egoismi e dalle mancanze d'amore vissuti fino a quel momento. Inoltre il fatto di immergersi, trattenendo il respiro, per poi emergere alla luce e all'aria, era come una nuova nascita, un modo eloquente per cominciare a vivere da persone nuove. Anche Gesù sceglie di vivere questo segno, proprio quando sta iniziando per lui un tempo nuovo. Ovviamente il Maestro e Signore non ha peccati né mancanze d'amore da cui prendere le distanze. Non ha bisogno di convertirsi. Ma anche per Lui sta iniziando qualcosa di completamente nuovo: ha lasciato per sempre la casa di Nazareth dov'è cresciuto. Non aiuterà più Giuseppe nella bottega di artigiano; non solleverà più la giara pesante per aiutare Maria. Dopo aver ricevuto il Battesimo se ne andrà prima nel deserto, in solitudine, silenzio e preghiera per quaranta giorni. E poi inizierà la sua missione tra la gente, annunciando a tutti che il Regno di Dio è vicino. Quella di Gesù non è una conversione come abitualmente intendiamo, perché non ha colpe da lasciarsi alle spalle. Ma è una conversione nel senso letterale del termine, perché Egli sa che, uscendo dall'acqua del Giordano, si lascerà alle spalle tutta la sua vita passata, tutto quello che era familiare e noto, le piccole abitudini e il ritmo tranquillo, pieno d'amore che ha sperimentato a Nazareth, con Maria e Giuseppe. Il passo che Gesù sta compiendo è molto più faticoso rispetto alle altre persone che sono al Giordano. Quella folla che attende il battesimo ritornerà tra poco alla sua casa, alla vita di sempre, cambiando sì l'atteggiamento del cuore, ma riprendendo il corso consueto della propria esistenza. Gesù, al contrario, non ha bisogno di cambiare il suo cuore, ma sta per rivoluzionare lo scorrere della sua vita. Sa bene che non tutto sarà facile, che non tutti lo ameranno e lo comprenderanno. In un momento come questo, così decisivo e intenso, quando tutta l'umanità di Gesù potrebbe sentirsi spaventata e fragile, Dio Padre e lo Spirito Santo si rendono presenti e gli ricordano che non è da solo, gli

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ricordano che loro sono sempre con Lui, inseparabili nel mistero d'amore della Trinità. Si rendono presenti non solo per Gesù, ma anche per tutti coloro che sono lì al fiume. Appena uscito dall'acqua del Giordano, le nubi si aprono e dall'alto discende una colomba bianca e luminosa che resta per qualche momento ferma proprio su Gesù. Non è una colomba qualsiasi: è lo Spirito Santo che sceglie sempre modi nuovi e inconsueti per rendersi presente e visibile. E poi c'è la voce del Padre che si fa udire con forza: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento" Che parole solenni! Dio Padre dichiara con potenza che Gesù è il suo Figlio amatissimo, colui che lo riempie di gioia e di orgoglio! Chissà che gioia, che emozione per Gesù, sentirsi circondato dalla presenza piena d'amore del Padre e dello Spirito Santo! Si sarà sentito davvero avvolto dalla loro tenerezza. Ed è un'esperienza che possiamo vivere anche noi, ogni volta che invochiamo il nome della Trinità, quando scriviamo sulla nostra persona il segno della croce: in quel momento abbiamo la certezza di essere circondati dallo stesso amore. Certo, non vediamo colombe posarsi su di noi, né udiamo la voce di Dio Padre dall'alto, ma sappiamo di essere immersi in questo amore senza limiti fin dal giorno del nostro battesimo. In quel momento, Dio Padre ha detto a ciascuno di noi: tu sei mio figlio ed io ti amo. E l'amore di un papà verso i propri figli non viene mai meno. Se magari ci capita di sentirci soli, spaventati, preoccupati... possiamo riprendere fiducia e coraggio sapendoci amati e sostenuti da tutta la Trinità. Sono tante le occasioni per assaporare questa presenza, anche molto semplici e quotidiane. Per esempio, adesso che le vacanze sono ormai finite e ricomincia la scuola, qualcuno forse è un po' preoccupato, magari già pensa alle interrogazioni per la fine del Quadrimestre e si sente il cuore e lo stomaco stretto. Ma non siamo soli! Dal giorno del nostro Battesimo è sempre con noi la forza dello Spirito

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Santo, l'amore di Dio Padre, l'amicizia vera di Gesù. So che molti provano tanta ansia mentre aspettano che i genitori vadano a prenderli all'uscita di scuola, o al catechismo o a fine sport: se c'è un minimo ritardo, viene il batticuore; se tra la folla non si vede subito il volto di papà o della mamma, spunta facilmente la lacrimuccia... Ma non siamo soli! Dal giorno del nostro Battesimo è sempre con noi la forza dello Spirito Santo, l'amore di Dio Padre, l'amicizia vera di Gesù. A volte, a qualunque età, ci sentiamo sgomenti, spaventati, inquieti, quando ascoltiamo il telegiornale: quante cose brutte e tristi accadono intorno a noi; lontano, nel mondo, oppure vicino vicino, magari nella nostra stessa città. Ci sentiamo oppressi, con l'animo pieno di tristezza... Ma non siamo soli! Dal giorno del nostro Battesimo è sempre con noi la forza dello Spirito Santo, l'amore di Dio Padre, l'amicizia vera di Gesù. Adesso, qui, fermiamoci in silenzio qualche istante, perché la mente e il cuore assorbano fino in fondo questa certezza. Proviamo a sentirci anche noi sulla riva del Giordano, di fronte a Gesù appena battezzato. Guardiamo con stupore la colomba luminosa che discende dall'alto e ascoltiamo con gioia la voce di Dio Padre che ci rinnova tutto il suo amore. Gustiamo questo momento d'incontro con la Trinità, sentendoci rassicurati, sereni, felici. Ripetiamo a noi stessi, nel segreto dell'anima: - Non siamo soli! Dal giorno del nostro Battesimo è sempre con noi la forza dello Spirito Santo, l'amore di Dio Padre, l'amicizia vera di Gesù.- E con il cuore grato, continuiamo la nostra Eucaristia. Commento a cura di Daniela De Simeis

E poi?

don Roberto Seregni

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Vangelo: Mt 3,13-17

Ho avuto la fortuna di iniziare questo 2011 in compagnia di una dozzine di famiglie della mia comunità e di trascorrere questi primi giorni dell'anno con una cinquantina di ragazzi della mia zona pastorale in un bellissimo campo invernale sulle nevi della "concorrenza" trentina. Ringrazio il buon Dio e la sua infinità fantasia per questi doni ricevuti, per gli intrecci di storia, di passione e di vitalità che mi hanno dato uno slancio di coraggio per questo nuovo anno. Oggi le strade sono una lastra di ghiaccio. La pioggia sottile si cristallizza sull'asfalto. Pericolosissimo. Scivolare è facile, per strada e nella fede. Scivolare è facile, smettere di cercare, seguire l'esempio sedentario di Erode e snobbare il cammino coraggioso dei magi. Scivolare è facile, dimenticare quel cucciolo nella grotta di Betlhemme e riappropriarsi della propria immagine ammuffita di Dio. Bellissimo il Natale, certo. Ma poi, si sa, l'Epifania le feste le porta via. E si riparte. Scuola, lavoro, impegni, scadenze, agende surriscaldate... E che è servito tutto questo? Solo una bella pausa per riprendere un po' il fiato? Una sosta romantica ai piedi della culla del piccolo Gesù? E poi? E poi quel bimbo è diventato un uomo, dopo trent'anni di nascondimento nel silenzio di Nazareth, esce allo scoperto. La scena del Battesimo è una conferma dello stile di Dio, del "come" che abbiamo meditato nella notte di Natale. Il Rabbì inizia la rivelazione messianica attesa da secoli e si mette in fila con i peccatori. Nato in una stalla, ora si presenta in fila con i peccatori al Giordano. Pure il Battista rimane stupito, forse anche Lui si aspetta un Messia diverso, una rivelazione inequivocabile, prodigi, miracoli, guarigioni per svelare al mondo la verità del falegname di Nazareth. E invece no.

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La Rivelazione prosegue lo stesso stile dell'Incarnazione: solidarietà, nascondimento, irrilevanza, piccolezza. Coraggio, cari amici! Liberiamo i nostri salotti dai presepi e dagli alberi di Natale, ma facciamo in modo che lo stupore non si liberi mai di noi. Buona settimana don Roberto

«Questi è il Figlio mio, l'amato»

don Luca Orlando Russo

Vangelo: Mt 3,13-17

La parola e la condotta di vita del Battista non lasciano di certo indifferenti quanti gli si accostano e la sua fama deve essere davvero grande. Lo stesso Gesù apprezza e stima l'opera di Giovanni. Gesù, che ha imparato negli anni di Nazareth ad ascoltare e conoscere Dio, si reca volentieri sulle rive del Giordano per ascoltare la parola del Battista. Davanti all'invito di Giovanni ad accogliere l'avvento del Regno di Dio con serietà, attraverso la pratica dell'immersione, Gesù non perde tempo ad entrare nelle acque del Giordano per manifestare al Padre il suo desiderio di vivere fino in fondo la sua volontà. Nasce spontaneo dal cuore di Gesù l'anelito a condividere la fragilità della condizione umana. Sa che gli uomini sono figli amati da quel Padre di cui essi non sanno molto. La volontà di obbedire a Dio e l'amore che egli avverte per i suoi fratelli lo spingono ad accostarsi al Battista e chiedere di essere battezzato. La risposta di Dio non si fa attendere. E come potrebbe essere diversamente! Con parole che devono aver molto rallegrato il cuore di Gesù, Dio lo proclama "Figlio molto amato" nel quale Egli si riconosce. Gesù aveva certamente una qualche consapevolezza della sua identità e nessuno di noi sa quale. Ma una cosa è certa anche Gesù è cresciuto nella consapevolezza della sua identità e ora si sente chiamare "Figlio molto

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amato, nel quale il Padre si riconosce". Non sarà bastata tutta la vita a Gesù per ringraziare il Padre per averlo amato fino a questo punto. Credo che abbiamo tutti bisogno di sapere che non siamo orfani, ma sempre figli molto amati da un Padre-Madre che ha cura di noi. L'immagine dei cieli che "si aprono" è molto nota alla tradizione biblica. Ogni volta che i cieli si aprono tra cielo e terra non vi è più alcun ostacolo e Dio volgendosi verso la terra opera la salvezza, mediante al sua Parola. Questa volta la Parola di Dio è per il consacrato del Signore, investito dallo Spirito Santo. Gesù è il Messia, l'Unto del Signore che viene nel suo nome per offrire agli uomini quella salvezza di cui gli uomini hanno estremamente bisogno. Dio non si è dimenticato di noi, ci ha donato il suo Figlio!

Spirito e acqua per la vita che sorge

padre Ermes Ronchi

Vangelo: Mt 3,13-17

Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli, e vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba sopra di lui. Lo Spirito e l'acqua sono le più antiche presenze della Bibbia, entrano in scena già dal secondo versetto della Genesi: la terra era informe e deserta, ma «lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque». Il primo movimento della vita nella Bibbia è una danza dello Spirito sulle acque. Come una colomba che cerca il suo nido, che cova la vita che sta per nascere. Da allora sempre lo Spirito e l'acqua sono legati al sorgere della vita. Per questo sono presenti nel Battesimo di Gesù e nel nostro Battesimo: come vita sorgente. Di quale vita si tratta? Lo spiega la Voce dal cielo: Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. «Figlio» è la prima parola. Ogni figlio vive della vita del padre, non ha in se stesso la propria sorgente, viene da un altro. Quella stessa voce è scesa sul nostro Battesimo e ci ha dichiarati figli, i quali non da carne né da volere d'uomo ma da Dio sono stati generati ( Gv 1,13). Battesimo

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significa immersione: siamo stati immersi dentro la Sorgente, ma non come due cose separate ed in fondo estranee, come il vestito e il corpo, ma per diventare un'unica cosa, come l'acqua e la Sorgente, come il tralcio e la Vite: la nostra carne in Dio in risposta a Dio nella nostra carne, il farsi uomo di Dio che genera 'l'indiarsi' (Dante) dell'uomo. Il nostro abitare in Dio dopo che Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14), il mio Natale dopo il suo Natale. Amato è la seconda parola. Prima che tu agisca, prima di ogni merito, che tu lo sappia o no, ogni giorno appena ti svegli, il tuo nome per Dio è «amato». Immeritato amore, che precede ogni risposta, lucente pregiudizio di Dio su ogni creatura. Mio compiacimento è la terza parola. Termine raro e prezioso che significa: tu - figlio - mi piaci. C'è dentro una gioia, un'esultanza, una soddisfazione, c'è un Dio che trova piacere a stare con me e mi dice: tu, gioia mia! E mi domando quale gioia posso regalare al Padre, io che l'ho ascoltato e non mi sono mosso, che non l'ho mai raggiunto e già perduto, e qualche volta l'ho perfino tradito. Solo un amore immotivato spiega queste parole. Amore puro: avere un motivo per amare non è amore vero. E un giorno quando arriverò davanti a Dio ed Egli mi guarderà, so che vedrà un pover'uomo, nient'altro che una canna incrinata, il fumo di uno stoppino smorto. Eppure so che ripeterà proprio a me quelle tre parole: Figlio mio, amore mio, gioia mia. Entra nell'abbraccio di tuo padre!

La gioia di essere battezzati

don Luigi Trapelli

Vangelo: Mt 3,13-17

Oggi è la festa del Battesimo di Gesù. Per noi è un momento di riflessione forte sul significato del nostro battesimo e dell'importanza di tale segno nella comunità cristiana.

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Ripensare al giorno del nostro battesimo significa dare importanza a questo giorno e non solo a quello del nostro compleanno. E' il giorno in cui siamo rinati alla fede, grazie alla fede dei nostri genitori, padrino e madrina. Gesù non è più bambino, ma ha già circa trent'anni. Perché di tutti questi anni noi non sappiamo nulla? La risposta si collega alla nostra vita, fatta di quotidianità, di ferialità, di cose di tutti i giorni: non c'è alcun bisogno di scrivere o lasciare particolari messaggi. Gesù ha sperimentato la ferialità. Ha vissuto un periodo in cui si è preparato prima di annunciare il Vangelo con forza, a partire dal battesimo di Giovanni. Giovanni quasi non vorrebbe compiere tale gesto, ma Gesù glielo impone, affinché ogni giustizia sia adempiuta, in ossequio alla volontà divina. La voce che si sente si collega a Dio stesso che riconosce in Gesù il Figlio prediletto. La colomba esprime la permanenza dello Spirito di Dio sul Cristo riconosciuto come Figlio unico. Per Gesù il battesimo è l'inizio di una missione nuova. Inizia la sua predicazione partendo da quella realtà difficile che è la Palestina del tempo.

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Cerca di rendere il messaggio incisivo per la gente, legato anche ad alcune scelte particolari quali la povertà o creare una comunità che miri alla santità pur riconoscendosi peccatrice. Oggi riceviamo il dono del battesimo proprio in questa prospettiva ed entriamo a far parte di un corpo, di un gruppo di persone, che non sono tutte sante, ma che vivono accanto a noi e rivelano l'immagine del Cristo, anche se a volte sbiadita. Ai ragazzi dico sempre della differenza tra un amico e un fratello. L'amico lo scelgo, mentre il fratello mi è imposto e per questo a volte faccio fatica a sopportarlo! Nella comunità cristiana entriamo a far parte grazie al Battesimo e cercando di accogliere le diversità che tale scelta comporta. Ma oggi il battesimo è uno dei tanti gesti di superstizione che esistono nella religiosità o può diventare un motivo per i genitori di autentico invito alla conversione e a sentirsi protagonisti all'interno di una Chiesa? Dove poter trovare quel dinamismo, quella voglia di ringraziare il Signore per il dono di essere cristiani? Il battesimo è la porta d'ingresso nella Chiesa e per questo, da sempre, il fonte battesimale è collocato all'inizio della Chiesa La stessa forma con otto lati richiama l'ottavo giorno: quello della pienezza della risurrezione di Cristo. Don Lorenzo Milani, prete fiorentino morto nel 1967, diceva che le persone dovevano cominciare a ragionare con la propria testa, imparando a discernere le cose, non dando nulla per scontato, ma essere coscienti della propria dignità di uomini e donne.

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Parlare del battesimo vuol dire toccare anche e soprattutto tali tematiche e questo non è facile. Solo così, però, il cristianesimo può ancora dare respiro alla cultura in cui noi viviamo.

Commento su Matteo 3,13-17

Omelie.org - autori vari

Vangelo: Mt 3,13-17

COMMENTO ALLE LETTURE a cura di Padre Gianmarco Paris Nella Chiesa mozambicana sono molto rari i battesimi dei bambini con pochi mesi di vita. La società e la cultura locale non hanno assorbito il cristianesimo al punto da considerare normale battezzare un bambino poco tempo dopo la sua nascita. Si entra a far parte della Chiesa mediante una scelta che avviene molte volte durante l'adolescienza o la giovinezza, e in non pochi casi in piena età adulta. Questo passo, che in un certo senso segna la vita della persona, è preparato dal cammino del catecumenato, che dura circa cinque anni. Anche se questa diversa pratica pastorale non garantisce di per sé una scelta per Cristo più profonda e totale rispetto al cristiano della società tradizionalmente religiosa, aiuta a percepire cosa era per i primi cristiani il battesimo: una scelta profonda dell'uomo adulto e cosciente, un passaggio decisivo da un certo modo di vivere (da pagani) ad una vita nuova, segnata dall'adesione ad una persona, Cristo, che passa a caratterizzare atteggiamenti e comportamenti nuovi rispetto al passato, rendendo ragione del nuovo nome di "cristiano". Questa prassi della chiesa primitiva e delle chiese dei paesi di recente evangelizzazione può aiutarci a penetrare nel significato della festa del Battesimo di Gesù. Infatti il battesimo del cristiano è la partecipazione sacramentale, che significa reale e celebrata in un rito, a ciò che il

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battesimo al fiume Giordano ha significato per Gesù. Diventa allora importante chiederci cosa ha significato per Gesù (attraverso la comprensione della Chiesa primitiva) il battesimo ricevuto da Giovanni. Quando sente arrivato il tempo di manifestare agli uomini il volto del Padre, la sua volontà sugli uomini, Gesù scende dalla Galilea in Giudea, e si unisce alla gente che andava da Giovanni battista. Lungo il Giordano Giovanni il precursore amministrava un battesimo di penitenza, chiamando i suoi contemporanei alla conversione per preparare la venuta del Messia. Nella fila di coloro che si riconoscono peccatori e bisognosi del perdono divino si colloca anche Gesù, sapendo e volendo ciò che sta per fare. Giunto da Giovanni è riconosciuto come il Messia: io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me? Ma Gesù gli risponde che quel gesto è necessario, affinché si compisse ogni giustizia. Questo breve dialogo a mezza voce tra Giovanni e Gesù, che di certo nessuno in quel momento ascoltò, sta al centro della scena con cui Matteo presenta il battesimo di Gesù. Non si tratta soltanto di umiltà da parte di Giovanni verso colui che è più forte; c'è in gioco qualcosa di più importante. Infatti Matteo ci presenta qui Gesù alla sua prima apparizione, adulto e cosciente della sua missione di compiere "ogni giustizia". Dobbiamo intendere con questa espressione la volontà di Dio, quella espressa nella Scrittura e portata al suo compimento, che Gesù con la sua vita e insegnamento esprime e fa conoscere ai suoi discepoli. Capiamo dunque il valore programmatico delle prime parole che Gesù pronuncia nel vangelo di Matteo e che dicono il senso di tutta la sua vita e missione: egli è il Figlio di Dio (come i primi capitoli di Matteo hanno già evidenziato) soprattutto perché obbedisce liberamente alla volontà del Padre. Fa parte della volontà divina che il Figlio senza peccato si confonda tra i peccatori e sia trattato da peccatore, per portare su di sé il peccato del mondo e aprire all'umanità il cammino della salvezza. Come Figlio obbediente egli salva l'umanità, poiché il peccato consiste nella disobbedienza alla volontà divina. È per questo che dopo il battesimo Gesù vede lo Spirito venire su di Lui e i presenti sentono, come un tuono che rimbomba sulle acque (salmo 28), la voce celeste che riconosceva in quell'uomo il figlio amato in cui Dio si compiace. Quella voce fa eco alle parole pronunciate dal profeta Isaia, che la liturgia

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ci presenta nella prima lettura: il Signore si compiace del suo eletto, per la missione che Egli ha accolto, di portare il diritto alle nazioni e per lo stile umile e fermo con cui la realizza. Ciò lo rende luce per tutti i popoli, soprattutto per coloro che non vedono o non possono camminare verso la pienezza della vita. Letto così il vangelo, possiamo percepire il valore di questa festa liturgica: il battesimo di Gesù racchiude e anticipa il senso della sua morte e risurrezione, cioè l'obbedienza alla volontà di Dio; e svela anche il senso della sequela di Gesù: ogni suo discepolo è chiamato ad entrare nello stesso cammino di obbedienza. Gesù compie la volontà del Padre sia perché manifesta il senso profondo dei comandamenti dell'Antico Testamento, sia perché li osserva pienamente, fino al punto di offrire la sua vita: infatti la croce è il compimento del cammino che è cominciato al Giordano, il cammino dell'obbedienza al Padre. Gesù anche nella scena del battesimo è il modello che ogni cristiano è chiamato a seguire; come Dio ha risposto a Lui, salvandolo dalla morte, così risponderà a tutti i suoi discepoli che avranno il coraggio di seguirlo nel compimento della volontà di Dio. S. Pietro nel discorso riportato da Luca nella seconda lettura ci ricorda che il cammino della salvezza non è più l'appartenenza al popolo di Israele, ma la fiducia in Dio e l'obbedienza alla sua volontà. La festa del battesimo di Gesù ha giustamente a che vedere con il nostro battesimo, ma per una ragione forse più profonda di quanto possiamo pensare spontaneamente: essere battezzati significa per noi, come ha significato per Gesù, scegliere come cammino della vita l'obbedienza alla volontà di Dio, che chiede il coraggio di rinunciare a se stessi per seguire Gesù fino alla croce, fino al dono di noi stessi per amore. È necessario pertanto che ciascuno di noi si chieda in che misura sta vivendo il battesimo che lo ha reso figlio di Dio; in cosa consiste per sé qui ed ora la volontà di Dio, che tutti riconosciamo espressa negli insegnamenti del vangelo, ma che si concretizza in modo diverso a secondo della nostra vita. Anche per ciascuno di noi discepoli, come per Gesù nostro maestro, il battesimo ricevuto all'inizio del nostro cammino, deve accadere giorno dopo giorno: così diventeremo realmente cristiani.

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La fonte della serenità

mons. Roberto Brunelli

Vangelo: Mt 3,13-17

E' trascorso appena qualche giorno dall'Epifania, e non sarà inutile ricordare che quella non è la festa dei Magi: in realtà vuole celebrare, come dice il nome, la "manifestazione" del Figlio di Dio al mondo; egli è venuto per farsi conoscere, e i misteriosi sapienti orientali recatisi a Betlemme ne sono una dimostrazione. L'Epifania spiega in realtà la ragione profonda del Natale. E' trascorso appena qualche giorno, e dalla nascita passiamo oggi al Gesù adulto, che si reca sulle rive del Giordano a farsi battezzare da Giovanni (Vangelo secondo Matteo 3,13-17). E' l'episodio con cui egli ha dato inizio alla sua vita pubblica, ai tre anni di ministero che si sarebbero conclusi con la Pasqua. Di mezzo, tra la nascita e il battesimo, ci stanno trent'anni della sua vita terrena, da lui vissuti umilmente a lavorare con Giuseppe in un oscuro villaggio della Galilea. Basterebbe questo trentennale nascondimento a dire quanto egli abbia condiviso la vita degli uomini, che per quasi tutti trascorre nell'anonimato, nota soltanto alla breve cerchia di parenti e conoscenti, priva di avvenimenti memorabili, all'apparenza insignificante. Ma se così l'ha vissuta per trent'anni anche il Figlio di Dio, insignificante non deve essere neppure la nostra. Dipende da noi, da come la affrontiamo, dalle intenzioni e dai sentimenti con cui ci lasciamo scorrere addosso le ore e i giorni. Certo, per i giovani che vogliono "sfondare" come cantanti o in tivù, per chi si rode in attesa di una medaglia o di una promozione, per chi riduce la vita allo sballo del sabato sera, per chi nutre come massima aspirazione il possesso di una Ferrari o la conquista di una bionda mozzafiato, i giorni passano vuoti e deludenti. Per chi poi cova rivalse o vendette, chi passa il tempo a scrutare l'occasione di "farla pagare" a qualcuno, chi aspetta un fulmine che castighi i malvagi, si condanna a giorni amari. Quale invece possa essere una vita soddisfacente, è indicato ad esempio dalla seconda lettura di oggi (Atti

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degli Apostoli 10,34-38), con parole rivolte dall'apostolo Pietro ai primi pagani convertiti alla fede cristiana: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo". Qualche chiarimento. "Temere Dio" non significa aver paura di lui, ma onorarlo e rispettarlo. Quasi equivale al "praticare la giustizia", che non riguarda le leggi o le usanze degli uomini, ma è l'impegno a fare ciò che è giusto davanti a Dio. Chi si comporta così è da lui "accolto", cioè gli viene annunciata "la pace", che non è solo l'assenza di guerre tra i popoli o di conflitti tra individui, ma è l'intima armonia con Dio, il sapersi amati da lui e l'incomparabile gioia di poter ricambiare il suo amore. Così certamente visse Gesù nei trent'anni di nascondimento a Nazaret. Così un cristiano dà senso alla propria vita, anche se, ad occhi estranei, essa può apparire banale; così, vale a dire non aggrappandosi a illusioni di felicità, a soddisfazioni che, se pure arrivano, sono effimere o precarie, cioè durano un attimo o rischiano ad ogni passo di esaurirsi. E il dono di vivere in armonia con Dio non è privilegio di pochi fortunati ("Dio non fa preferenze di persone") ma è offerto a tutti. Aiuta a capirne l'importanza una semplice ma basilare considerazione: pensiamo a come sarebbe il mondo se tutti si mettessero su questa strada. Non tutti, lo si sa bene, la percorrono; ma questo non toglie a chi la comprende il dovere di intraprenderla: un dovere che si rivela incomparabile fonte di serenità, appagante preludio della vita che Dio offre agli uomini per l'eternità.

Commento su Mt 3,13-17

Agenzia SIR

Vangelo: Mt 3,13-17

Il tempo di Natale si chiude col Battesimo del Signore.In realtà, nella storia di Gesù di Nazareth, il tempo tra la sua nascita e il battesimo al Giordano è di circa 30 anni. Di questi decenni poco dicono i Vangeli, poco

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la tradizione. Col Battesimo inizia la "vita pubblica" di Gesù per le strade di Palestina fino a quel triduo di Pasqua, presumibilmente all'inizio di aprile dell'anno 30. Al Giordano s'incontrano i due vertici della storia della salvezza: la preparazione e il compimento, l'annuncio e l'arrivo - comunque inaspettato e sorprendente - del Messia che chiede - lui! - di farsi battezzare da un Giovanni che ha tutte le ragioni per opporsi e obiettare. Ma per ora deve essere così, è il pastore che deve varcare il recinto delle pecore, per condurle in un nuovo cammino. Anche Pietro, davanti a Gesù che vuole lavargli i piedi, oppone un rifiuto - "Tu lavi i piedi a me?" - per quell'amore non dovuto. Si comprende, allora, la parola di Giovanni quando si ritrova l'Agnello di Dio nella fila dei battezzandi: "Tu vieni da me?". È il mistero dell'amore del Signore, perfetta e definitiva manifestazione dell'amore del Padre che, per bocca dello Spirito, dice il nome di Gesù: "È mio Figlio!". Il battesimo al Giordano va capito in questa luce. Come la nascita e la manifestazione ai magi, è segno di umiliazione, abbassamento. Dinanzi a Giovanni - uomo scarnificato da una vita da asceta e profeta con voce di tuono - si allineano file di uomini e donne peccatori e penitenti. Gesù si mette in fila in mezzo a loro e Giovanni sbalordisce. Dopo il battesimo il cielo si riapre. Lo Spirito scende e porta la voce del Padre che indica Gesù come "il Figlio mio prediletto". Al grido di Isaia, che è il nostro in questi giorni, Dio ha risposto, è sceso come Spirito Santo. Spirito significa "vita"; Santo significa "di Dio". Nel battesimo ci è stata data la stessa vita di Dio e il mondo attende che questa vita nuova si manifesti. Il mondo attende uomini e donne che vivono in terra, ma col "cielo aperto" sopra. Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

Conviene per noi portare a compimento tutta la giustizia

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mons. Gianfranco Poma

Vangelo: Mt 3,13-17

Nella domenica dopo l'Epifania la Liturgia celebra il "Battesimo del Signore" continuando a ripresentarci il mistero dell'incarnazione di Dio che nasce nel figlio di Maria, si rivela ai Magi che sono venuti a cercarlo, è investito della sua missione nel momento del Battesimo nel Giordano. Celebrando il "Battesimo del Signore", la Liturgia ci invita a lasciarci afferrare dal mistero di Dio che con Gesù si abbassa, "discende" nell'acqua, per partecipare fino in fondo della fragilità della creatura, per poi "risalire" dall'acqua, rigenerato dalla Parola e dallo Spirito: nella Liturgia viviamo il mistero di Cristo, con Lui discendiamo nella nostra fragilità, per lasciare spazio alla forza dell'amore del Padre che ci dona lo Spirito, per gustare, con Cristo, l'esperienza del figlio di Dio. Il "Battesimo del Signore" lo celebriamo leggendo il brano di Matteo 3,13-17. La preoccupazione fondamentale di questo testo, come dei paralleli, è già espressa dall'accostamento dei due vocaboli: "battesimo" vuol dire immersione, nascondimento; "Signore" significa potenza, significa Dio. L'accostamento dei due termini esprime la novità cristiana: Dio, il Potente, sta "dentro, con" la fragilità, la debolezza. Il brano di Matteo ci introduce nel mistero di Gesù, della sua persona e ci svela il senso della sua missione e ci avverte che la tentazione continua dei discepoli di Gesù sta nell'impossessarsi della forza della risurrezione volendo dimenticare la morte. Matteo ha costruito bene la figura di Giovanni il Battista: lo ha rivestito delle parole di Isaia in modo che appaia che lui è "il Profeta" che richiama alla fedeltà alla Torah, perché ha l'autorità che gli deriva dall'essere al servizio della Parola di Dio. "Allora" (Matt.3,5) attira le folle, risale alla radice del male che allontana il popolo da Dio e distrugge l'autenticità dei figli di Abramo, chiede la conversione perché possano nascere degli autentici figli di Abramo. La denuncia di Giovanni è violenta, perché è drammatica la situazione del popolo: nelle sue parole risuonano i toni degli antichi profeti. Ma proprio perché è così radicale la denuncia è

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anche intensa la speranza. Ancora con le parole dei profeti, Giovanni annuncia l'intervento certo di Dio, terribile, ma portatore di salvezza: "Colui che viene dopo di me è più forte di me... vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco...brucerà la paglia con fuoco inestinguibile". La scena è pronta, "allora" Gesù può apparire e Matteo lo descrive così: "Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni per farsi battezzare". Matteo costruisce molto bene il suo racconto: tutto è ben concatenato. Chi conosce i libri della Bibbia antica, sente che Matteo sta descrivendo una storia nella quale si compie ciò che è iniziato nella storia dell'antico Israele. Matteo ci chiede quindi l'attenzione agli eventi che stanno accadendo, l'ascolto della Parola per poter comprenderne il senso e per lasciarci stupire di ciò che Dio sta facendo per noi. Dopo che Giovanni ha annunciato che tutto è pronto per la prossima venuta di Dio, Matteo scrive: "Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui, ma Giovanni cercava di impedirglielo". Giovanni aspettava l'intervento di Dio, un intervento di fuoco: accade invece un evento, un incontro personale. Matteo non ci ha detto niente per prepararci a questo evento: ci ha presentato Giovanni, il grande profeta, ma di Gesù ci dice soltanto che veniva dalla Galilea e che voleva farsi battezzare da Giovanni, sottolinea quindi la "normalità" con cui Gesù si presenta. Certo, quando Matteo scrive (alla fine del I° sec.) conosce le tensioni esistenti tra coloro che si chiedevano chi fosse il più grande tra Giovanni e Gesù e sa che per i capi delle comunità cristiane non era facile da capire la grandezza della "normalità " di Gesù: gli esegeti attuali tendono a vedere dietro la figura di Giovanni i capi delle comunità cristiane. Matteo dice che Giovanni cercava di impedire a Gesù di farsi battezzare da lui: anche Pietro cercherà di impedire a Gesù di percorrere il suo cammino (Matt.16,22). E si sofferma il Vangelo sull'intensità di questo incontro tra Giovanni e Gesù, un incontro che ha cambiato Giovanni e nel quale Gesù ho trovato la sua identità. La frase pronunciata da Giovanni esprime tutto il suo coinvolgimento personale: "Io ho bisogno da te di essere battezzato e tu vieni a me?" Giovanni esprime la sua sorpresa di fronte a Gesù che si abbassa di fronte a lui: forse Gesù non è l'inviato di Dio? Ma la parola di Gesù invita Giovanni ad abbandonare i suoi pensieri

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e i suoi progetti: aveva annunciato l'intervento di Dio, occorre non pretendere che Dio sia come noi vogliamo. "Lascia, ora: conviene per noi, portare a compimento tutta la giustizia". A Pietro, Gesù dirà: "...Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini" (Matt.16,23). A Giovanni, Gesù apre gli orizzonti per una vita, un'etica nuova: portare a compimento tutta la giustizia, significa andare oltre la Legge, significa "discendere" nella fragilità della creatura, lasciare spazio a Dio che viene e colma la debolezza umana. "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni a me" assume allora un significato meraviglioso: Gesù risponde all'attesa personale di Giovanni donandosi a lui, venendo da lui, entrando nella sua vita, in lui, facendosi l'ultimo, lasciandosi battezzare da lui, per poter in realtà battezzare e far nuovo Giovanni. "Allora, (Giovanni) lo lasciò fare. Battezzato, Gesù subito uscì dall'acqua": ogni frase, in modo sintetico, esprime tutta la logica di Gesù, che rivela la logica di Dio. Gesù discende nel profondo dell'uomo che gli lascia spazio, per essere con lui, per amarlo, e subito esce perché l'amore ricrea, rigenera. "Ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba". In Gesù che discende nell'acqua del Giordano, rivive tutta la storia della salvezza, dagli inizi della creazione quando lo Spirito aleggiava sulle acque, all'arca di Noè che si salva dalle acque del diluvio, al passaggio del Mar rosso sotto la guida di Mosè, al passaggio del Giordano con Giosuè: ma il popolo ha continuato a mostrarsi incapace di fidarsi di quel Dio che voleva condurlo nella libertà. Adesso di nuovo il cielo si apre, di nuovo lo Spirito aleggia sulle acque, la colomba trova su chi posarsi: adesso c'è Colui che non ha paura di "discendere", di affidarsi completamente al Padre. Gesù sa che la Parola del Padre lo guida: il progetto di Dio sul suo popolo adesso può realizzarsi. Egli è il Figlio di Dio, l'Amato, colui nel quale il Padre si compiace: Gesù ha aderito pienamente al progetto del Padre, di essere l'amore che discende per poter solo amare. Ma questo è solo l'inizio: Satana tenterà di impossessarsi del "Figlio di Dio", di farne un privilegio, un potere. Gesù in ogni momento, fino alla Croce, è chiamato a rispondere al progetto del Padre: solo accettando di

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discendere può salire in alto, perché l'Amore è tanto più grande quanto più si annulla.

Il Battesimo di Gesù, scuola di umiltà

padre Gian Franco Scarpitta

Vangelo: Mt 3,13-17

Riconoscere i propri torti è molto spesso alla base della soluzione dei nostri problemi con gli altri. Se anziché imporre ad ogni costo le nostre ragioni da parte nostra si scrutasse nel profondo della propria coscienza obiettiva, non di rado si scoprirebbe come molte lacune o omissioni di cui solidamente diamo la colpa agli altri in realtà dipendono semplicemente da noi, dai nostri limiti, dalle intemperanze e dalle imperfezioni del nostro carattere o peggio ancora da arroganza e presunzione. Una volta viste le nostre reali condizioni con obiettività, l'autocritica e il buon senso ci condurrebbero a rivedere e correggere i nostri atteggiamenti, a rimediare ad eventuali errori commessi recuperando la stima e la fiducia di cui gli altri ci avevano privato e ad assumere una condotta più congeniale per l'avvenire. Riconoscere i propri errori e considerare i propri limiti anziché etichettare facilmente gli altri è insomma molto più producente che non persistere nell'ostinazione a far valere le nostre ragioni e ad imporci sugli altri nonostante l'evidenza delle nostre defezioni. Essa dipende tuttavia da un fatto di umiltà, sentimento nobile che è alla radice del radicale mutamento di noi stessi in vista degli altri e che ottiene molta più serenità e contentezza di quanta ce ne tolgano presunzione e falso orgoglio. Quanto essere umili sia conveniente lo si prova con l'esperienza personale (in alcuni casi comprovata dal sottoscritto), ma è soprattutto la vita pubblica di Gesù a rendere l'idea che l'ammissione dei nostri errori è alla radice della soluzione dei nostri problemi e come un mutamento del mondo che ci circonda dipenda a volte unicamente da noi stessi. L'umiltà di Gesù consiste nel proclamare se stesso pubblicamente peccatore nonostante egli sia privo di colpa:

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come insegna Pietro, Gesù Cristo " non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca" (1Pt 2, 22); Paolo aggiunge che Egli " non aveva conosciuto il peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore (2 Cor 5, 20). Pur condividendo con l'umanità ogni debolezza e ogni insufficienza, Gesù respinge l'unica prerogativa dell'umanità che ha assunto, appunto il peccato. Eppurei non disdegna di confondersi con i peccatori: convive con loro, intesse relazioni spontanee e condivide anche il loro stato debole e precario, soprattutto facendo la fila con loro alla riva del Giordano dove umilmente chiede di essere battezzato da Giovanni. Quest'ultimo stava amministrando un battesimo nella forma simile a quello delle varie ritualità pagane, visto che le abluzioni anche nel mondo extrabiblico erano segno esteriore di iniziazione e di ingresso in una nuova realtà e in una nuova dimensione di appartenenza. Nella sostanza era però cosa ben differente, perché indicava la conversione dal peccato, esprimendo esteriormente quanto il penitente viveva nel proprio intimo: il pentimento e la conversione del cuore. Il battesimo voluto da Gesù avrà poi la prerogativa di rimettere esso stesso dal peccato e di rigenerare a vita nuova dall'acqua e dallo Spirito Santo. Adesso invece notiamo che Gesù si sottopone all'infusione dell'acqua da parte del Battista, pur non avendo necessità di conversione. Perché fa questo? Appunto per dare a noi esempio di umiltà nel riconoscere le nostre colpe fuggendo ogni sorta di malizia e di presunzione, per darci occasione di raffrontare il nostro stato peccaminoso con la misericordia di Dio e perché possiamo convincerci della necessità della radicale conversione di vita a partire dall'autocritica e dal graduale mutamento personale. L'umiltà di Gesù è pedagogia per noi, perché possiamo concepire il bene come unica via possibile, la ricerca di Dio come soluzione efficace ai nostri problemi e soprattutto scoprire che l'ammissione delle nostre colpe è alla radice della vera conversione poiché è la porta aperta per il mutamento radicale di noi stessi. Gesù probabilmente preferisce "sentirsi peccatore" alla pari degli altri ai fini di vivere egli stesso le condizioni fondamentali dell'amore che partono da un cuore contrito e umiliato. Giovanni si sarebbe aspettato evidentemente che Gesù, arrivando da lontano, gli avesse imposto di smettere quel suo rito di abluzione poiché

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adesso esso non sarebbe più stato necessario; e invece si stupisce nel notare che questi si comporta alla pari degli altri peccatori, chiedendo di farsi battezzare pur sapendo che lui non aveva peccato ed è per questo obietta: "Io dovrei farmi battezzare da te e tu vieni da me"? Ma Gesù sta "compiendo ogni giustizia" cioè eseguendo la volontà del Padre che lo sta "trattando da peccato", ossia lo sta rendendo in tutto solidale con gli erranti e partecipe della gioia che essi provano dopo aver sperimentato la misericordia del Padre e dopo aver optato per un serio cammino di cambiamento radicale. Gesù sperimenta, sia pure indirettamente lo stato di ansia e di angoscia che accompagna queste persone mentre si accalcano davanti al Battista e mentre assieme ad esse fa la fila in attesa del suo turno, si intrattiene probabilmente con loro ascoltando pensieri, riflessioni, sensi di colpa, espressioni di pentimento sul male commesso in passato senza mancare di offrire una parola di sostegno e di conforto invitando alla fiducia e alla speranza nel Dio amore. Se nella morte di croce egli porterà sulle sue spalle tutti i peccati dell'umanità, nel battesimo egli inizia a saggiarne il peso, considerando quanto il peccato sia pesante per tutti quanti. Gesù si allinea con l'umanità peccatrice e in questo esercita l'eroismo dell'umiltà per la quale anche noi veniamo edotti di come sia importante collocarci dalla parte dei più deboli e degli emarginati perché è lesivo anche a noi stessi esaltare presunte qualità in rapporto a quanti, pur avendo qualità da lodare, non si esaltano affatto. L'umiltà di Gesù non è destinata però a restare finalizzata a se stessa, ma viene subito ricompensata dall'approvazione teofanica che lo esalta come "Il Figlio prediletto di Dio", colui dal quale dipenderà la nostra vita e la nostra salvezza e sotto il cui nome, unicamente, è possibile essere salvati. Dio avalla l'atto di annichilimento di Gesù iniziato con l'incarnazione e adesso esplicitato nel battesimo e preconizza il proprio Figllio attestando di lui la via, la verità e la vita. E noi ci poniamo alla sua sequela nella stessa direzione dell'umiltà di cui ci offre la possibilità non il Battesimo di Giovanni ma il Sacramento istituito dallo stesso Signore Gesù che ci rinnova radicalmente in un lavacro di rigenerazione spirituale che avviene "in Spirito Santo e fuoco", il quale ci conferisce una dignità

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singolare nell'essere liberi dalla colpa originale e accanto ad essa anche la certezza di appartenere radicalmente a Cristo come tralci alla vite. Tali sono gli effetti di grazia che il Battesimo di Gesù apporta nella nostra vita assieme ad ulteriori benefici di rinnovamento e di salvezza. Sempre a condizione di essere sempre umili e che la nostra umiltà trasformi in primis noi stessi e poi tutti gli altri.

Questi è il Figlio mio, l'Amato

Monaci Benedettini Silvestrini

Vangelo: Mt 3,13-17

Mentre Isaia, ben otto secoli prima, ci profetizza: "Ecco il mio Servo che io sostengo, il mio Eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio Spirito su di Lui...", oggi vediamo Gesù, silenzioso, mite e umile, che si incammina, solo, verso il fiume Giordano. Anche Lui, come i peccatori, va a farsi battezzare da Giovanni. E il Battista, quando Lo vede arrivare, ne rimane come sconvolto e reagisce con sincerità e forza: "Ma sono Io che ho bisogno di essere battezzato da Te, e Tu vieni a Me?"... Appena battezzato Gesù uscì dall'acqua: ed ecco... "si aprirono per Lui i cieli e vide lo Spirito Santo di Dio discendere come una colomba e venire sopra di Lui". E la voce di Dio Padre risuonò per il cielo: "Questi è il Figlio mio, l'Amato: in Lui ho posto il mio compiacimento!". E' la stessa voce che ha risuonato in chiesa, nel silenzio dell'anima nostra, quando siamo stati battezzati: lo Spirito Santo aleggiava anche sopra le nostre teste perché in quell'istante preciso siamo diventati, in tutto, simili a Gesù Cristo, che è Figlio di Dio e Figlio di Maria, siamo diventati 'cristiani'. E se continueremo a vivere la Grazia di quel momento divino, sentiremo ancora aleggiare lo Spirito del Signore sopra di noi, e sentiremo nel cuore la sua pace santa. Non vergogniamoci mai di essere cristiani e oggi per esserlo è necessario andare proprio contro corrente perché il mondo tante volte è cattivo e senza fede. E viviamolo con gioia il nostro Battesimo, e se ne perdiamo la Grazia, allora corriamo a confessarci

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perché con la santa assoluzione ritorna in noi la grazia battesimale, l'Alleanza d'amore con Dio e con i fratelli... e la pace nel cuore.

Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento

Movimento Apostolico - rito romano

Vangelo: Mt 3,13-17

Ogni evento che Gesù vive è rivelatore del suo mistero. Chi vuole conoscere Gesù deve possedere la perfetta verità di ognuno di questi eventi. Uno solo ignorato, non compreso, non riportato nella verità tutta intera, ostacola di molto la comprensione del suo essere, che è insieme divino ed umano, eterno e del tempo, celeste e della terra. Gesù è vero Dio e vero uomo. Non è da se stesso nella sua divinità e neanche nella sua umanità. Gesù è dal Padre nel cielo e sulla terra, nell'eternità e nella storia. Gesù non solo è per costituzione divina ed umana dal Padre, dal Padre vuole sempre essere, perché è il Padre la fonte eterna della sua vita. Se non fosse eternamente dal Padre, non potrebbe essere eternamente nella vita. Semplicemente non sarebbe. Ma Lui è ed è perché è dal Padre per generazione eterna e vuole essere dal Padre per volontà divina ed umana, del vero Dio e del vero uomo. Quando Gesù chiede a Giovanni di essere da lui battezzato, questa verità Lui manifesta: devo dare la mia volontà al Padre. Gli devo attestare che vogliono essere da Lui, che sia Lui a farmi come vero uomo ciò che Lui vuole che io sia fatto. Senza il dono di questa volontà, Dio non può entrare nella sua vita, perché la volontà è essenza e sostanza nella relazione con Lui. La volontà è la sola cosa che ci appartiene. È la sola cosa che posiamo dare al nostro Dio perché Lui faccia di noi secondo il suo volere. Gesù svende nelle acque, si lava della sua volontà, la dona tutta al Padre, assume quella del Padre come sua propria volontà: "Ecco, io vengo, o Padre per compiere il tuo volere. Questo io voglio e la tua legge è nel profondo del mio cuore". Gesù esce dalle acque del fiume Giordano povero in spirito, privo della sua volontà. Ne ha fatto un sacrificio al Padre, un dono per sempre. Il

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Padre accoglie il sacrificio a Lui gradito e dal Cielo risponde inviando su di Lui il suo Santo Spirito, perché lo consacri suo Messia, suo Cristo, suo Unto. Qual è la missione dell'Unto del Signore? Manifestare ad ogni uomo la volontà di Dio e mostrargli concretamente, praticamente come essa si vive. Se Gesù procedesse con la sua volontà, mai potrebbe svolgere questa missione. Vi sarebbe una contraddizione nel suo intimo. Egli è consacrato per rivelare a realizzare tutta la volontà del Padre, mentre in realtà cammina con la sua. Il Padre attesta che il sacrificio offerto da Gesù gli è stato gradito. Egli si compiace del suo Amato, del suo Figlio, che è il suo Unigenito eterno, da Lui generato nel seno dell'eternità, prima della creazione del cielo e della terra. Ora noi sappiamo chi è Cristo Gesù: è il solo uomo che è stato, è e sarà tutto e sempre dalla volontà del Padre suo. Lo attesta lo Spirito Santo che si è posato sopra di Lui. È infatti lo Spirito di Dio che perennemente gli manifesterà il volere del Padre e gli indicherà come esso dovrà essere proclamato, realizzato, compiuto. Da questo istante - prima era solo in ordine alla sua persona - quanto Gesù farà per noi come nostro Messia, lo farà perché volontà del Padre, suo ordine, suo comando. Cristo Gesù è solo ascoltatore del Padre. Vergine Maria, Madre della Redenzione, facci ascoltatori di Cristo Gesù, tuo Figlio e nostro Messia. Fa' che siamo sempre e solo dalla sua Parola di vita eterna. Angeli e Santi di Dio, sosteneteci nel dono della nostra volontà al nostro Cristo e Signore.

Commento su Matteo 3,13-17

Paolo Curtaz

Vangelo: Mt 3,13-17

Il tempo liturgico di Natale si conclude con la festa del Battesimo del Signore: il Dio che è nato a Betlemme nasce nel cuore di ogni discepolo che si fa battezzare. "Tu sei il mio figlio bene-amato, nel quale mi sono compiaciuto"

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."Prediletto", traduce la nostra Bibbia, ma preferisco il più letterale "bene-amato" che soggiace al termine greco originale. Gesù - quindi - è anzitutto "bene-amato" e in lui Dio si "compiace". Tutti noi veniamo educati a meritarci di essere amati, a compiere dei gesti che ci rendono meritevoli dell'affetto altrui; sin da piccoli siamo educati ad essere buoni alunni, buoni figli, buoni fidanzati, buoni sposi, buoni genitori, buon parroco... il mondo premia le persone che riescono, capaci e - dentro di noi - s'insinua l'idea che Dio mi ama, certo, ma a certe condizioni. Tutta la nostra vita elemosina un apprezzamento, un riconoscimento. Dio mi dice che io sono amato bene, dall'inizio, prima di agire, a priori: Dio non mi ama perché buono ma - amandomi - mi rende buono. Dio si compiace di me perché vede il capolavoro che sono, l'opera d'arte che posso diventare, la dignità con cui egli mi ha rivestito. Allora, ma solo allora, potrò guardare al percorso da fare per diventare opera d'arte, alle fatiche che mi frenano, alle fragilità che devo superare. Il cristianesimo è questo: la scoperta che Dio mi ama per ciò che sono, Dio mi svela in profondità ciò che sono: bene-amato. È difficile amare "bene", l'amore è grandioso e ambiguo, può costruire e distruggere, non si tratta di adorare qualcuno, ma di amarlo "bene", renderlo autonomo, adulto, vero, consapevole. Così Dio fa con me.

I cieli aperti

Wilma Chasseur

Vangelo: Mt 3,13-17

Concludiamo le festività natalizie, ricordando il battesimo di Gesù che volle dimostrarsi totalmente solidale con gli uomini, sottoponendosi, Lui, il Figlio dell'Altissimo, l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, al battesimo di penitenza amministrato da Giovanni Battista. L'umiltà di Dio è sconcertante! Il battesimo di Gesù segna l'esordio della sua vita pubblica, ma prima trascorse trent'anni di vita nascosta, a Nazaret. Lui che era la Parola, il Verbo Incarnato, passò quasi tutta la sua vita, nel silenzio e nel nascondimento.

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Dobbiamo riscoprire la dimensione del silenzio perché solo da lì, scaturisce la parola che raggiunge il cuore. Se non scaturisce dal silenzio, la nostra parola, qualsiasi parola, raggiunge al massimo la testa di chi ci ascolta, e poi rimbalza via, senza penetrare e senza lasciare traccia alcuna! Ma se scaturisce dal cuore del silenzio, entra nel cuore. In silenzio! Quante parole risuonano nel frastuono dei mezzi di comunicazione. Siamo inondati di parole, come dice quel detto - "ai tempi di Noè ci fu il diluvio (d'acqua) e si salvò Noè con il suo parentado. Ai nostri giorni c'è un altro diluvio, quello di parole; e da quello non si salva nessuno". E sono parole che non dicono niente, ci riempiono solo di vuoto e inaridiscono l'anima rendendola arida brulla come un deserto. Le parole che diceva Gesù, scaturivano dal la preghiera, dal silenzio, dall'adorazione Padre, ed erano parole di vita. Parole che guarivano i malati, risuscitavano i morti, salvavano i perduti e condannati dalla società. Erano parole di vita e di salvezza. Ma nel Vangelo di oggi, abbiamo soprattutto la visione dei cieli aperti e la manifestazione della Santissima Trinità: "Vide aprirsi i cieli e lo Spirito di scendere come una colomba e venire su di lui. E si sentì una voce dal cielo 'Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto". Soprattutto abbiamo la manifestazione dello Spirito Santo. Anzi, e addirittura una delle prime rivelazioni esplicite dello Spirito Santo. Sappiamo che lo Spirito Santo è la terza persona della santissima Trinità, lo splendore del Figlio, come lo definisce la teologia dei nostri fratelli d'Oriente. Infatti ce l'ha lasciato Gesù, prima di salire al Padre, quando disse: "Non vi lascerò soli, ma vi manderò il Consolatore". Il vero consolatore ce l'abbiamo dunque dentro di noi. Anche se a volte la consolazione umana viene a mancare, o il Signore permette che non la troviamo, abbiamo però dentro di noi, la consolazione dello Spirito. E chi ha sperimentato, anche per una sola volta nella vita, la consolazione dello Spirito, sa che nessuno può consolare come consola Lui. E ci rende capaci di consolare gli altri, con la stessa consolazione che abbiamo ricevuto da Lui. E' lo Spirito Santo che adesso conduce la Chiesa. E' a Lui che dobbiamo

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affidare questo anno appena iniziato, affinché ci permetta di riconoscere i passi di Dio nella nostra vita e riconoscerne il volto, in ogni fratello che incontriamo. Chiediamo a questo Spirito che tutti abbiamo ricevuto nel battesimo, di effondere su di noi la Sua luce, e di aprire il nostro cuore affinché diventiamo capaci, anche noi, di sentire la voce del Padre che, nel Figlio, vuole riconoscerci come figli prediletti.

Segni battesimali

don Luciano Sanvito

Vangelo: Mt 3,13-17

Spesso le sorti e i compiti nella fede si ribaltano, e con sorpresa. Invece di essere battezzato da Gesù, Giovanni Battista battezza Gesù. Quello che ci aspettiamo che Gesù faccia per noi, Lui si aspetta che noi lo facciamo per Lui. Quando attendiamo Dio, è inutile: è Lui che sta attendendo noi. Quando invochiamo lo Spirito, non vediamo che Lui ci prega e ci invoca. Questa specie di "ribaltone" nella fede è proprio quello che potremmo definire il Battesimo nello Spirito. Quando cioè diamo, attraverso le nostre opere, l'occasione a Dio di intervenire. La colomba che scende sopra Gesù nel battesimo, ci richiama al segno concreto che parte dalla nostra umanità, da quello che vediamo nel creato, che noi poniamo come segno per Dio, per Gesù, per lo Spirito, che in quella colomba si rende presente e assume le sembianze spirituali di quel segno, e a quel segno dà significati spirituali. Non è così anche nel caso della "voce" di Dio? Giovanni intuisce nell'incontro battesimale e fa intuire così anche a noi

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che il porre segni per Dio non è compito di Dio, ma compito e missione nostra. Dio in quei segni entrerà in pieno, dando loro il senso dell'adempimento.

Il “trittico” dell’Incarnazione

don Ezio Stermieri

Vangelo: Mt 3,13-17

Questa liturgia ci invita a contemplare in pienezza il “trittico” dell’Incarnazione, il disegno stupendo della nostra salvezza che Dio stesso ha colorato per noi. Colui che è nato a Betlemme è proprio un Dio di carne per noi, un Dio attraente con la sua luminosità tutti i popoli e le culture, il Dio fatto figlio e in Lui, l’amato, Dio Padre ha messo il suo compiacimento e l’opera di salvezza a cui dà inizio è l’attuazione del sogno di Dio e della messa in opera dello Spirito: Egli è venuto e viene in ogni ora e in ogni tempo per fare “giustizia”. Non è giusto che l’uomo fatto per Dio sia lontano da lui, usi della libertà per affermare, attraverso la reclamata autonomia, la propria distruzione. Egli venendo rende visibile l’alleanza Dio – uomo, Dio amico dell’uomo ed allora l’ha formato attraverso la nostra fatica, il nostro crescere e diventare, al di dentro delle nostre tentazioni e delle nostre precarietà, per essere luce delle nazioni. Incontrando Cristo che ha voluto passare attraverso il nostro desiderio e volontà di purificazione (come ci racconta il Vangelo) per donarci un nuovo battesimo, nuova forza e nuovo spirito, noi da ciechi perché vediamo solo per punti di vista e talora totalmente al buio, cominciamo a vedere dal punto di vista di chi ce l’ha donata, la nostra vita da “carcerati” perché vittime delle nostre paure, delle nostre prepotenze, dei nostri egoismi, siamo fatti liberi di amare, di costruire perfino, e lo vogliamo veramente, una nuova umanità, liberi di trasformare in progetto e realizzazione i nostri sogni più grandi. Da “reclusi” perché barricati nelle nostre ragioni, nella nostra materialità, nelle nostre manie, abitudini, caratteri, siamo ricondotti a rivedere il

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bene in ogni cosa, in ogni avvenimento, persona, cultura e il “sale” ritorna a dare sapore, il lievito a fermentare, la luce a fare strada. È la fede nella quale siamo stati inseriti nel battesimo e che di giorno in giorno si fa programma di vita battesimale, vita cristiana: in Cristo, per Cristo e con Cristo. Da soli non potremmo neanche immaginare che tutto questo è possibile; costruiremmo la nostra vita sempre più su misura delle nostre miopie, dei nostri muri alzati e delle nostre fobie. Il Battesimo è dono, Cristo è dono (neanche meritato!); la vita nuova è risposta, corrispondenza, conquista che, ce lo ricorda S. Pietro, necessita di “accoglienza, pratica della giustizia”. Ma questa possibilità è data a tutti. A tutti è data la fede: per tutti Dio si è rivelato, in modo umano, perché potessimo corrispondere. Ed ad ognuno è chiesta la fiducia, la decisione, il corrispondere perché il dono di Dio che non fa preferenze di persone, si arresta di fronte alla libertà dell’uomo che dica: io sono pago di quel che vedo, sto bene arroccato nella mia difesa, recluso ma al sicuro nella mia mentalità. Non sia così per noi. Anzi uniamo le nostre forze battesimali per trasmettere quanto abbiamo ricevuto e contemplato.

Commento su Matteo 3,13-17

Messa Meditazione

Vangelo: Mt 3,13-17

Lettura Descrivendo il battesimo di Gesù, Matteo rivela come in lui si realizzino i tratti del servo del Signore annunciato dal profeta Isaia nella prima lettura. Nella seconda lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, Pietro sintetizza la missione compiuta dal Signore indicando nel battesimo il momento in cui Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret. Meditazione Più che soffermarsi a descrivere Giovanni che battezza Gesù, Matteo è interessato a rivelare il significato di quell'evento, raccontando ciò che è accaduto prima e dopo di esso. La domanda del Battista rivela come il

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fatto che Gesù vada a farsi battezzare da lui non sia una cosa così scontata. Le parole di Giovanni, infatti, mettono in risalto la superiorità di Gesù, riconoscono in lui il Messia atteso da Israele. Perché, dunque, va dal Battista? Nella risposta, il Signore afferma la necessità di «compiere ogni giustizia». Il termine "giustizia" rimanda al progetto divino per la nostra salvezza: con l'espressione "compiere ogni giustizia" Gesù allude alla sua missione, che consiste nel rendere presente la salvezza e manifestare cosa significhi vivere secondo questa giustizia, secondo il progetto salvifico del Padre. Dopo il battesimo, ecco la voce del cielo che rivela come Gesù sia veramente l'inviato di Dio, il Figlio che è venuto a realizzare sulla terra la giustizia di Dio, colui nel quale il Padre si compiace. Questa rivelazione, però, risuona solo quando Gesù, facendosi battezzare, manifesta il desiderio di raggiungere l'uomo nel suo peccato, nella sua debolezza. La voce dal cielo toglie ogni ambiguità al gesto di Gesù: egli non ha bisogno del battesimo perché peccatore, ma sceglie di farsi battezzare per farsi prossimo agli uomini bisognosi di conversione. In questo modo, Gesù porta a compimento la profezia di Isaia proclamata nella prima lettura: è lui il servo che agisce con mitezza non spezzando la canna incrinata e non spegnendo la fiamma smorta, colui su cui scende lo spirito del Signore e in cui Dio pone il suo compiacimento. Il dialogo tra Gesù e Giovanni e la voce dal cielo ci invitano a riflettere sul fatto che non spetta agli uomini decidere "come" Dio deve realizzare il suo progetto salvifico, ad essi, invece, viene chiesto di accettare le "vie di Dio" anche quando sembrano non facilmente comprensibili, fidandosi del suo amore fedele. Preghiera Cristo Gesù «pur essendo di natura divina [...] spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e diventando simile agli uomini» (Fil 2,6-7): in risposta a queste parole di san Paolo, innalzo a Dio un rendimento di grazie perché suo Figlio è diventato uno di noi. Agire Oggi cercherò di vivere l'Eucaristia come il momento in cui i miei occhi possono, ancora una volta, contemplare la scelta di Gesù di farsi nostro

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"compagno di viaggio", al punto da diventare l'alimento che mi dà vita, che mi sostiene. Commento a cura di Marzia Blarasin

Mi ha consacrato con l’unzione

padre Raniero Cantalamessa

Vangelo: Mt 3,13-17

Gesù stesso diede una spiegazione di ciò che successe per lui nel battesimo del Giordano. Di ritorno dal Giordano, nella sinagoga di Nazareth applicò a se stesso le parole di Isaia: "Lo Spirito del Signore è sopra di me: Mi ha consacrato con l'unzione...". Lo stesso termine di unzione usa Pietro nella seconda lettura, parlando del battesimo di Gesù: "Dio ha unto di Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth". Si tratta di un concetto fondamentale per la fede cristiana. Basta dire che il nome Messia in ebraico e Christos in greco significano proprio questo: Unto. Noi stessi, dicevano i Padri antichi, ci chiamiamo cristiani perché siamo unti a imitazione di Cristo, l'Unto per eccellenza. La parola "unto", nel nostro linguaggio ha tanti significati e non tutti positivi. Nell'antichità l'unzione era un elemento importante della vita. Si ungevano con olio gli atleti per essere snelli e agili nelle gare e si ungevano con olio profumato uomini e donne per essere belli e splendenti nel volto. Oggi, per questi stessi scopi, oggi ci sono a disposizione un'infinità di prodotti e creme varie in gran parte derivati anch'essi da vari tipi di oli. In Israele il rito aveva un significato religioso. Si ungevano i re, i sacerdoti e i profeti con un unguento profumato e questo era il segno che erano consacrati al servizio divino. In Cristo tutte queste unzioni simboliche diventano realtà. Nel battesimo del Giordano egli viene consacrato da Dio Padre re, profeta e sacerdote eterno. Non però mediante l'uso di un olio fisico, ma mediante l'olio spirituale che è lo Spirito del Signore, "l'olio

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di letizia", come lo chiama un salmo. Questo spiega perché la Chiesa da tanto rilievo all'unzione con il sacro crisma. C'è un rito di unzione nel battesimo, nella cresima, nella consacrazione dei sacerdoti e c'è una unzione degli infermi (una volta si chiamava "estrema unzione"). È perché attraverso questo riti si partecipa dell'unzione di Cristo, cioè della sua pienezza di Spirito Santo. Si diventa letteralmente "cristiani", cioè unti, consacrati, gente chiamata, dice Paolo, " a diffondere nel mondo il buon odore di Cristo". Cerchiamo di vedere cosa tutto ciò dice a noi uomini di oggi. Oggi è di moda parlare di aromaterapia. Si tratta dell'utilizzo degli olii essenziali (cioè, che emettono profumo) per il mantenimento della salute o per la terapia di alcuni disturbi. Internet è piena di reclami di aromaterapia. Non ci si accontenta di promettere con essi benessere fisico. Ci sono anche i "profumi dell'anima", per esempio "il profumo della pace interiore". Non sta a me dare un giudizio su questa medicina alternativa. Vedo però che i medici invitano a diffidare di questa pratica che non è scientificamente accertata e che comporta anzi in alcuni casi delle controindicazioni. Quello che voglio dirvi è che esiste una aromaterapia sicura, infallibile, che non comporta alcuna controindicazione: quella fatta con l'aroma speciale, l'unguento profumato, che è lo Spirito Santo! Questa aromaterapia a base di Spirito Santo guarisce le malattie dell'anima e a volte, se Dio lo vuole, anche quelle del corpo. C'è un canto spiritual afro-americano, dove non si fa' che ripetere continuamente queste poche parole: "C'è un balsamo in Gilead che guarisce le anime ferite" ("There is a balm in Gilead to make the wounded whole"). Gilead, o Galaad, è una località famosa nell'Antico Testamento per i suoi profumi e unguenti (cf Ger 8,22). Il canto prosegue dicendo: "A volte mi sento scoraggiato e penso che tutto sia inutile, ma viene lo Spirito Santo e ridà vita alla mia anima" ("Some times I feel discouraged and think my work's in vain but then the Holy Spirit revives my soul again ). Gilead è per noi la Chiesa e il balsamo che guarisce è lo Spirito Santo. Egli è la scia di

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profumo che Gesù si è lasciato dietro, nel suo passaggio su questa terra. Lo Spirito Santo è specialista delle malattie del matrimonio. Il matrimonio consiste nel donarsi l'uno all'altro, è il sacramento del farsi dono. Ma lo Spirito Santo è il donarsi fatto persona: il donarsi del Padre al Figlio e del Figlio al Padre. Dove arriva lui rinasce la capacità di farsi dono e con essa la gioia e la bellezza di vivere insieme. Il filosofo Heidegger, ha dato un giudizio allarmato sul futuro della società umana: "Solo un Dio ci può salvare", ha detto. Io dico che questo Dio che ci può salvare esiste, è lo Spirito Santo. La nostra società ha bisogno di dosi massicce di Spirito Santo.

Il fiume

don Ricciotti Saurino

Vangelo: Mt 3,13-17

Tutto scorre, diceva Eraclito ed aveva ragione. Scorre il tempo, scorre la vita come scorre l'acqua di un fiume, ignara e frettolosa di arrivare chissà dove. Forse corre perché ha fretta di arrivare alla quiete di un mare, dal quale spera di risalire ancora una volta alle vette del cielo e di lì ricominciare nuovamente la discesa. Ha fretta, perché sa che solo la quiete le permette di risalire in alto. E' lo scivolo della natura che, giocando e danzando, lavora e collabora anch'essa per il bene dell'umanità. Ed è sulle sponde di un fiume che ora vogliamo fermarci un poco per assistere a quello che avviene tra il gorgoglio delle acque, mentre Giovanni accoglie la gente che a lui si rivolge, desiderosa di purificazione. L'aveva convinta che bisognava depositare le scorie del passato, le incrostazioni dell'umanità, i peccati che si portava addosso, per prepararsi a ricominciare una nuova avventura. Accorreva a lui numerosa, grazie alla sua predicazione, che con voce tuonante aveva fatto prendere coscienza del proprio stato. E' rivelando i

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focolai d'infezione che viene voglia d'igiene. Il fiume è il luogo ideale per spolverarsi e per affidare alla corrente le proprie impurità. Ed è per questo che Giovanni sceglie la complicità di un fiume per ripulire i suoi connazionali e prepararli all'arrivo "del più forte", che si metterà a capo di uno stuolo purificato al quale proporrà di vivere della forza umile di Dio. Quante miserie porterà via l'acqua del Giordano, consegnando tutto all'immondezzaio di un mare, che, non a caso, si chiamerà Mar Morto. Morto per la mancanza di vita, e morto per l'accumulo di miserie affidate alla corrente dai battezzati di Giovanni, ma anche dai battezzati di tutta la cristianità. Tra la gente, composta e silenziosa, scende in acqua anche un uomo non bisognoso di purificazione. Il setaccio di Giovanni, che conosce bene melma e pietrisco, si ferma meravigliato davanti al luccichio dell'oro, e non si sente di affidare alla corrente quel segno di purezza. Di qui nasce la meraviglia e la conseguente richiesta di essere invece battezzato da Gesù. Ma Colui che ha accettato in pieno l'umanità vuole che si compia anche su di Lui quel gesto che accomuna e caratterizza gli uomini, il gesto della purificazione, benché non ne abbia bisogno. "E' giusto che sia così!"- ribadisce. Un gesto di umiltà non fa mai male, anzi quel gesto, che è stato la caratteristica della nascita e che sarà la caratteristica di tutta la sua vita, diventa il primo momento ufficiale di sottomissione che culminerà ancora con l'acqua, non sul capo, ma sui piedi degli Apostoli e di un Pietro ribelle, che se ne convincerà solo alla minaccia di non far parte con Lui nel Regno. L'umiltà diviene così la carta d'identità del cristiano e il biglietto d'ingresso al Regno. Il Giordano svuota da quell'orgoglio che i fiumi dell'Eden non avevano saputo trattenere. Ma sarebbe ancora poca cosa, e per giunta dannosa, se il vuoto rimanesse tale, ed è per questo che i cieli si squarciano e lo Spirito scende e vi si annida, come una colomba, senza prepotenza, senza alterigia, con delicato fruscio d'ali, completando l'opera iniziata con lo

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svuotamento. Il vuoto è l'abitacolo idoneo al nostro Dio, che non ama gareggiare, usurpare e competere con nessuno, manco con l'uomo. Ama invece collaborare, coabitare da buon coinquilino e servire per la piena realizzazione della creatura. L'umiltà di Dio diventa la forza vitale di Gesù e, per mezzo di Lui, anche dell'uomo, che pur continuerà ad essere tentato di agire per superbia. Gesù "non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta": tutti segni di una dolcezza sconosciuta agli arroganti figli di Adamo! Da quel giorno lo Spirito aleggia sulle sponde di quel fiume attendendo di riempire l'umanità di Figli suoi, cioè di umili servitori dei fratelli. Il battezzato non esce pulito e vuoto dall'acqua, ma ripieno dell'umile Dio. E il compiacimento del Padre non sarà per la pulizia operata, bensì per l'innesto della sua stessa vita. E' Figlio di Dio non chi si è lavato, ma chi si è riempito di Lui. Il Battesimo ha l'effetto straordinario di accoglierci unti di umanità e restituirci puliti e tonificati, non come dalla mano di un esperto massaggiatore né come da un moderno idromassaggio, ma dallo Spirito di Dio che ci dona la dignità di Figli. Peccato che ci si possa immergere una sola volta!

Questo è il mio figlio: ascoltatelo!

don Roberto Rossi

Vangelo: Mt 3,13-17

Si celebra oggi la festa del Battesimo del Signore, che chiude il tempo del Natale. La liturgia ci propone il racconto del Battesimo di Gesù al Giordano nella redazione di san Luca (cfr 3,15-16.21-22). Narra l'evangelista che, mentre Gesù stava in preghiera, dopo aver ricevuto il Battesimo tra i tanti che erano attratti dalla predicazione del Precursore, si aprì il cielo e sotto forma di colomba scese su di Lui lo Spirito Santo.

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Risuonò in quel momento una voce dall'alto: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Lc 3,22). Il Battesimo di Gesù al Giordano è ricordato e posto in evidenza, sia pure in grado diverso, da tutti gli Evangelisti. Faceva parte infatti della predicazione apostolica, giacché costituiva il punto di partenza dell'intero arco dei fatti e delle parole di cui gli Apostoli dovevano rendere testimonianza (cfr At 1,21 22;10,37-41). La comunità apostolica lo riteneva molto importante, non solo perché in quella circostanza, per la prima volta nella storia, c'era stata la manifestazione del mistero trinitario in maniera chiara e completa, ma anche perché da quell'evento aveva avuto inizio il ministero pubblico di Gesù sulle strade della Palestina. Il Battesimo di Gesù al Giordano è anticipazione del suo battesimo di sangue sulla Croce, ed è simbolo anche dell'intera attività sacramentale con cui il Redentore attuerà la salvezza dell'umanità. Ecco perché la tradizione patristica ha dedicato molto interesse a questa festa, che è la più antica dopo la Pasqua. "Nel Battesimo di Cristo - canta l'odierna liturgia – il mondo è santificato, i peccati sono perdonati; nell'acqua e nello Spirito diveniamo nuove creature" (Antifona al Benedictus, uff. delle Lodi). C'è una stretta correlazione tra il Battesimo di Cristo ed il nostro Battesimo. Al Giordano si aprirono i cieli (cfr Lc 3,21) ad indicare che il Salvatore ci ha dischiuso la via della salvezza e noi possiamo percorrerla grazie proprio alla nuova nascita "da acqua e da Spirito" (Gv 3,5) che si realizza nel Battesimo. In esso noi siamo inseriti nel Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, moriamo e risorgiamo con Lui, ci rivestiamo di Lui, come a più riprese sottolinea l'apostolo Paolo (cfr 1 Cor 12,13; Rm 6,3-5; Gal 3,27). L'impegno che scaturisce dal Battesimo è pertanto quello di "ascoltare" Gesù: credere cioè in Lui e seguirlo docilmente facendo la sua volontà, la volontà di Dio. E' in questo modo che ciascuno può tendere alla santità, una meta che, come ha ricordato il Concilio Vaticano II, costituisce la vocazione di tutti i battezzati. Ci aiuti Maria, la Madre del Figlio prediletto di Dio, ad essere sempre fedeli al nostro battesimo.

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«Tu vieni da me?»

Paolo Curtaz

Vangelo: Mt 3,13-17

«Tu vieni da me?» si chiede stupito Giovanni il profeta. «Tu vieni da me?», non ci capacita il più grande tra gli uomini, non sa darsi pace. Buffo: la sua vita è passata aspettando quel momento e, ora che è arrivato, non è come se lo aspettava. Ha passato la sua infanzia sapendo di essere il prescelto, gliel'ha raccontato la mamma Elisabetta e l'incredulo Zaccaria, consapevoli di essere stati travolti dalla grazia e l'iniziativa di Dio. Ha passato la sua giovinezza intera ad imparare, a meditare, a leggere, a scrutare, a riflettere. Sceso a Qumran, nella radicale comunità degli esseni, ha imparato ad attendere il Messia disprezzando la politica piaciona di Erode e del rinato Tempio. Poi ha scelto di osare di più, abbandonando anche gli esseni e vivendo nell'assoluta solitudine. Curioso: più una persona vuole farsi gli affari propri (e quelli di Dio) e più la gente percepisce che egli è un'antenna, un ponte fra Dio e gli uomini. Sono venuti da lontano, prima poche decine, poi un fiume di persone ad aspettarlo, in silenzio, sulle rive del Giordano. Compariva, Giovanni, per insultare la gente, per urlare. E tutti tacevano, il capo chino. Ciò che diceva era vero: nessuno meritava salvezza, nessuno meritava perdono, nessuno avrebbe meritato Dio. Non dicevano forse le Scritture che il Messia sarebbe stato inviato solo se il popolo si fosse preparato? Ma il popolo era bue, lontano, distratto. Giovanni ne lamentava la tiepidezza: così il Messia non sarebbe mai arrivato, non sarebbe mai venuto. E invece. Stupori «Tu vieni da me?», si è chiesta Maria guardando il suo ventre che, giorno dopo giorno, cresceva, prima lievemente, poi sempre di più.

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«Tu vieni da me?», si è chiesto il giovane Giuseppe, nella notte tormentata in cui Dio gli ha rubato la ragazza e gli ha chiesto, gentilmente, di prendersi in casa una sposa e un figlio non suoi. «Tu vieni da me?», si sono chiesti i pastori, i maledetti, svegliandosi di soprassalto storditi dalla luce di mille angeli. «Tu vieni da me?», si sono chiesti i facoltosi curiosi d'oriente, uscendo dal palazzo del folle Erode e seguendo la stella fino a Betlem. «Tu vieni da me?», mi sono chiesto cento, mille volte, in questa mia luminosa ed inquieta vita, quando ho visto Dio raggiungere i dimenticati, saltare gli steccati, sfinirsi nel cercare ogni perduto, ogni sconfitto, ogni perdente. Mischiato fra i peccatori, il capo chino, uguale agli uguali, confuso fra il fango, avanza il falegname di Nazareth. Giovanni continua ad immergere le persone sotto l'acqua per poi farle riemergere, nuove. Lo vede, infine, e si ferma. «Tu vieni da me?»: com'è possibile, non era l'uomo a dover cercare Dio? Non era Israele ad essersi rovinato con le proprie mani, abbandonando Dio che ora lo aveva abbandonato all'ostinazione del proprio cuore? Non era, Dio, il nascosto, l'inconoscibile, il desiderio segreto e irraggiungibile della ricerca umana? No, Giovanni, scusa. Dio è diverso, anche da ciò che ti aspettavi, tu, il più grande tra i credenti. Solidale È già tutto qui il Vangelo, è già tutto evidente e palese il volto di Dio, è già detto e mostrato l'essenziale, è già chiuso il discorso. Giovanni tentenna, e noi con lui. I ragionamenti, le distinzioni, la meritocrazia religiosa, peggio – se possibile – di quella sociale, le devozioni, tutto è spazzato via da quel gesto umile e devastante di Dio. Egli è il totalmente altro, l'assoluto, il realizzato, la perfezione, la pienezza. E l'abbandona, per farsi solidale, per venire incontro, per conoscere, per redimere, per salvare. Senza condizioni, senza ricatti, senza attese. Dio ama, perciò si spoglia di sé, perciò avanza nel fango.

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Mi compiaccio E perché non sembri l'iniziativa discutibile di un giovane e timido cercatore di Dio, il falegname di Nazareth, perché non pensiamo che sia una delle benevole interpretazioni del predicatore di turno (che sarei poi io!), il Padre conferma: «Mi compiaccio», dice ai presenti e a noi. Il Padre è totalmente d'accordo con la scelta del Figlio, vuole che sia così, è questa la sua linea di azione. Primo gesto di una lunga serie che in tre anni porterà il Rabbì a pendere dalla croce, Gesù svela il volto di un Dio che esce a cercare la pecora persa, che attende il ritorno del figlio spendaccione; che si ferma nella casa di Zaccheo, che banchetta con i peccatori, che non giudica la peccatrice pubblica, che porge l'altra guancia, che non spegne il lucignolo fumigante, né spezza la canna incrinata, che fa festa per ogni peccatore che si converte, che muore – infine – pronunciando parole di perdono. Ecco Dio, amici. Ecco il nostro Dio.

Dare valore all'altro

don Maurizio Prandi

Vangelo: Mt 3,13-17

Quella del Battesimo del Signore è la celebrazione che chiude il Tempo di Natale ed è, come sapete bene, memoria di una delle treepifanie, manifestazioni del Signore: dà inizio alla vita pubblica di Gesù ed è insieme evento di rivelazione. Sembra strano il contrasto tra la liturgia di sette giorni fa quando abbiamo trovato Gesù ancora Bambino, adorato da persone importanti come i Magi e la liturgia di oggi: Gesù ormai adulto e in compagnia di meno favolosi personaggi. Ma è davvero bello che il contrasto sia solo apparente, perché torna quel verbo, camminare, che la notte e il giorno di Natale ci siamo consegnati, che domenica scorsa ci siamo consegnati. Anche in questo racconto infatti, come nella narrazione dell'epifania, possiamo osservare lo

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svolgersi di un cammino che è suddiviso in diverse tappe e si conclude con un riconoscimento. I Magi si sono mossi perché, scrutando il cielo, hanno visto una stella. Quelli che vanno a farsi battezzare da Giovanni si muovono perché, guardando dentro di se', hanno visto l'assenza di una stella...mi piace questo movimento, legato alla coscienza del proprio peccato, legato al sentirsi sempre un po' dispari, nei confronti di Dio e nei confronti dei fratelli. Ogni volta che ci scopriamo sedentari (ed è già una grazia del cielo scoprirsi sedentari perché il più delle volte ci crediamo in cammino) è perché siamo ben sistemati nelle nostre certezze: nei confronti di Dio, perché abbiamo le nostre devozioni, e nei confronti dei fratelli e delle sorelle perché comunque, in difetto sono sempre gli altri, che non ci capiscono, che ce l'hanno con noi e per questo rimaniamo lì e non andiamo loro incontro. Quante stelle non sono accese dentro di me... la stella della relazione, la stella dell'accoglienza, la stella della solidarietà, la stella della compassione, la stella dell'andare verso gli altri appunto... E' soltanto questo senso dell'incompiutezza interiore che ci mette in cammino per cambiare, per convertirci...Dice don Pozzoli: L'uomo si rivela là dove c'è un'esistenza in cui si intrecciano sentimenti vitali come l'inquietudine, la nostalgia, l'invocazione, il grido, la speranza... anche la vergogna può essere un elemento attivo, che mette in movimento; se manca questo tipo di esperienza, a che serve una fede religiosa? Vale più un uomo senza battesimo che un battesimo senza l'uomo. Non voglio scandalizzare nessuno, ma là dove c'è un uomo ferito dalla propria povertà morale, c'è anche un cammino che porta verso spazi nuovi di libertà, verso una vita nuova, diversa. Allora, anche noi possiamo metterci in fila quest'oggi, per chiedere a Dio una nuova nascita, consapevoli che la stella manca nel nostro cuore e invece vogliamo che sia ben accesa. E i cieli che si aprono sul Figlio, Dio vuole che siano aperti anche per noi e su di noi perché possiamo ascoltare la voce che il Padre fa giungere al nostro cuore: "Anche in te ho messo il mio amore, anche tu sei il prediletto, ai miei occhi sei unico, sei unica, sei insostituibile... niente potrà modificare l'amore che ho per te..." Allora una prima intuizione importante per noi oggi: nel mistero del Battesimo di Gesù presso il Giordano è nascosta una stupenda verità: siamo tutti immersi in una condizione di miseria e di oscurità (manca la

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stella), ma su di noi brilla la luce di un Dio che come Padre si ostina ad amarci. C'è solo una cosa da non dimenticare: che questa stessa luce nobilita non solo la nostra vita, ma segretamente anche la vita di chi, accanto a noi siamo abituati a vedere solo nella condizione di chi è peccatore o di chi pensiamo ce l'abbia con noi, non ci capisce etc etc, come dicevo all'inizio. Dio lo vede diversamente, è un Dio che, come dice il profeta Isaia,non ama spezzare la canna incrinata o spegnere uno stoppino dalla fiamma smorta... E' un Dio che valorizza chiunque, anche chi sembra lì lì per spezzarsi o spegnersi, i suoi criteri non corrispondono al principio dell'efficacia, ma del rispetto di ciò che è debole e dell'aiuto rivolto a chi è in difficoltà. Mi pare che questo rispetto, che altro non è che un senso di solidarietà e di condivisione, spesso manchi, anzi, alle volte qualcuno gode della difficoltà dell'altro sbattendogli in faccia i suoi successi e le sue vittorie... ma tutto questo con il Vangelo non c'entra niente. Chi ama Dio non può che far sua questa divina passione della misericordia e della pietà. Sono molto importanti anche le parole che Gesù pronuncia, perché sono le prime nel vangelo di Matteo e hanno un senso programmatico...sono l'impegno che Gesù vuole prendere con la sua gente: adempiamo ogni giustizia. Giustizia nel senso religioso del termine, che affonda le sue radici nell'Antico Testamento e che i biblisti indicano come la sottomissione fedele alla volontà di Dio, il retto comportamento dell'uomo che concorda con il desiderio di Dio. Gesù si riconosce obbligato a tutta la giustizia, a realizzare completamente la volontà del Padre... ed è con questo atteggiamento di obbedienza che Gesù intraprende il suo cammino. Il contenuto di tale obbedienza è collegato ad una certa posizione da assumere: Gesù si mette in fila, si inserisce tra coloro che vanno a farsi battezzare; si inserisce tra i peccatori e il suo aiuto comincia dal fatto che Lui non mantiene le distanze ma si mette al fianco di coloro per i quali è venuto... con questo stile ci dice che Lui è Dio, con lo stile della silenziosa solidarietà:non griderà, non alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, ma per compiere ogni giustizia starà in ascolto del Padre e si mescolerà con i fratelli...

Io sono il figlio prediletto del Padre

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don Marco Pedron

Vangelo: Mt 3,13-17

La festa di oggi, il Battesimo di Gesù, chiude il tempo natalizio. Domenica prossima comincerà il tempo ordinario che durerà fino alla Quaresima. Nel vangelo di oggi si descrive il battesimo d'acqua di Gesù ad opera del Battista. Ma nel vangelo che precede quello di oggi, lo stesso Battista aveva parlato di un battesimo di "Spirito santo e fuoco" (3,11). La Bibbia all'inizio della storia (Gn 1) conosce già questo battesimo d'acqua: tutto era immerso nell'acqua! All'inizio le acque ricoprivano tutta la terra, e Dio separò le acque che divennero poi il mare, dalle acque che divennero poi il cielo. Poi Dio separò le acque del mare dalla terra. Poi la terra produsse germogli, ecc. All'inizio, cioè, vi era solo un'immensa massa di acqua, e solo successivamente, lentamente si sono create, per differenziazione, tutte le cose che esistono. Non a caso in tutte le culture l'acqua è simbolo dell'inconscio, di una ricchezza che è nascosta. L'acqua è piena di vita, di pesci, che non sempre si vedono... bisogna pescarli. Questo è ciò che io sono chiamato a fare: differenziarmi, uscire dall'anonimato, dall'essere come tutti (che vuol dire essere nessuno) e darmi un nome, trovare chi sono. Questo è il battesimo di fuoco. Il battesimo d'acqua è nascere ma il battesimo di fuoco è diventare chi devo diventare. C'è un altro racconto d'acqua famoso nella Bibbia: il diluvio. La gente si moltiplicava, mangiava e beveva (Gn 12) ma tutto senza consapevolezza. Tutto era superficiale, la gente era ignorante di tutto. Viveva a casaccio, dove i giorni passavano e basta. Era un'umanità solo esterna che aveva abdicato al compito dell'uomo: scoprire chi è e scoprire il Dio che lo abita (il Figlio dell'Uomo presente in ognuno di noi). Così il diluvio rappresentò cosa accade quando si vive nell'inconsapevolezza, senza sapere chi si è, senza coscienza. Gli stessi ebrei ricevettero il battesimo (si immersero nell'acqua) nel passaggio del Mar Rosso. Lì nacquero. Ma il battesimo di fuoco furono

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quei quarant'anni di deserto dove tra lotte, combattimenti, abbandoni della fede, rassegnazione e fiducia, si purificarono fino a poter credere al Dio che salva. E il battesimo di fuoco li portò alla terra promessa. Anche Gesù fu battezzato da Giovanni Battista con un battesimo d'acqua. Qui Gesù nasce. Non a caso, infatti, il battesimo viene messo all'inizio della vita pubblica di Gesù. Ma il battesimo di fuoco avviene in croce quando, negli episodi per certi aspetti molto simili, Mt dice: "Gesù, emesso un alto grido, spirò (emise lo spirito). Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo... Il centurione e quelli che facevano la guardia a Gesù dicevano: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio"" (Mt 27,51-54). Qui, nel vangelo di oggi, si squarciano i cieli, lì il velo del tempio. Qui la voce di Dio: "Tu sei il figlio mio prediletto", lì il centurione e i soldati: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio". Qui Gesù si immerge nella vita, lì nella morte. Qui lo Spirito si posa su di lui, lì Gesù "emise lo spirito". Allora: il battesimo d'acqua è l'inizio della vita, la nascita, ma poi è il battesimo di fuoco che ci fa credenti. Il battesimo di fuoco è quando tu, con la tua vita, com-provi ciò che credi, quando testimoni e sei fedele fino in fondo a qualcosa che credi e che ti appassiona dentro. La chiamata (battesimo d'acqua) dei grandi personaggi della Bibbia è sempre com-provata da cammini, prove, viaggi difficili, duri, faticosi, dove Dio forgia e purifica il suo prediletto. Noè deve costruire l'arca tra la derisione di tutti; Abramo deve partire per ciò che non sa; Mosé deve attraversare il Mar Rosso e il deserto; Giobbe e Tobia compiono dei pericolosi viaggi interni, Gesù si immerge nel Giordano (Giordano, yared, vuol dire immergersi) ma soprattutto si immerge in quest'umanità afflitta e che tenta di ucciderlo. Tutti noi siamo battezzati: è il battesimo d'acqua. Siamo, cioè, stati generati. Ma non è molto importante questo. Non diamo troppa enfasi al battesimo d'acqua, perché il vero battesimo è quello di fuoco: è, cioè, generarsi, costruirsi, diventare ciò che si deve diventare.

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E questo non può avvenire che nel fuoco. La parola fuoco (es, a-sc) è presente sia nella parola uomo (a-i-sc) che donna (a-sc-ha). Per diventare se stessi, uomini o donne, bisogna passare per il fuoco. Gesù dice nel vangelo: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso. C'è un battesimo che devo ricevere; e come sarò angosciato, finché non sarà compiuto. Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, la divisione...". E in 10,34 dirà: "Non sono venuto a portare la pace ma una spada...". Il vero battesimo è la tua vita, il tuo forgiarti, il tuo costruirti, il tuo andare verso di te. Allora dobbiamo smetterla di pensare o di credere che essere cristiani voglia dire essere battezzati. Quando fanno le inchieste e dicono che il 95% degli italiani sono cristiani, è falso. Saranno battezzati con l'acqua ma essere cristiani vuol dire passare attraverso il battesimo di fuoco. La gente crede ancora che seguire Gesù sia qualcosa di comodo, di tranquillo e di indolore. Basta qualche pratica, andare alla messa ogni tanto o dire qualche preghiera. Ma seguire Gesù è fuoco. E' la passione che ti brucia dentro e che non ti può far tacere di fronte alle ingiustizie che vedi, di fronte ad una società che uccide l'anima degli uomini, di fronte a genitori inconsapevoli che trattano i propri figli come delle belle marionette o dei burattini. E' la passione che ti spinge ad uscire, ad esporti, a non stare zitto. Potresti startene in disparte e, farti gli affari tuoi ("Non sono mica problemi miei!) e, invece no, ti metti in gioco e rischi in prima persona. E' fuoco di purificazione che brucia tutto ciò che c'è di impuro dentro di te. Allora ti accorgi che tu, e non gli altri, sei invidioso, sei in competizione, sei geloso. Che tu, e non gli altri, non ami ma vorresti possedere, gestire, manipolare. Che tu, e non gli altri, hai bisogno dell'umiltà di cambiare, di crescere, di modificarti. Non è facile cambiare. Non è piacevole vedere certe cose dentro di sé. Per questo seguire Gesù sarà sempre difficile, impegnativo, un lavoro continuo. "Padre è difficile seguire Gesù!". "Ma chi ha mai detto che sia facile!". Sarà entusiasmante, passionale, caldo, ti darà la sensazione di vivere in profondità, che la tua vita abbia un senso, ma nessuno ha mai detto che sia facile. Dostoevskj dice: "Senza la sofferenza non potremmo capire la felicità.

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L'ideale passa per la sofferenza come l'oro per il fuoco. Solo con lo sforzo si raggiunge il regno dei cieli". E' il fuoco della prova. Gesù ti saggia, ti prova con il fuoco, ti fa passare per incroci pericolosi ed esigenti. Gesù ti toglie le tue illusioni, i tuoi miraggi e le tante bugie che ti raccontavi. Un vescovo disse: "Pensavo che fosse una forte fede e, invece, era solo una buona salute". La parola baptizein (yared in ebraico) vuol dire immergersi, entrare dentro. In due sensi: il primo è entrare dentro questa vita, non sottrarsi alle esigenze e alle chiamate della vita. Il battesimo di fuoco è dar forma, far uscire il fuoco, l'energia, la passione che ti anima dentro. In quante persone non c'è fuoco, non c'è anima, non c'è niente dentro. C'è solo l'inutilità di una vita che si trascina giorno dopo giorno, stancamente, nella routine delle solite cose. Albert Schweitzer costruisce un ospedale a Lambaréné nel Gabon per curare tutti i malati della zona. Poi di tanto in tanto torna in Europa a raccogliere fondi per il suo ospedale. Antonio Russo, giornalista, scopre l'utilizzo di armi chimiche e biologiche nella campagna russa in Cecenia. Per questo il 16 ottobre 2000, dopo essere stato torturato, viene ucciso. Giorgio Perlasca, fingendosi ambasciatore spagnolo, salva 5218 ebrei durante la seconda guerra mondiale. Peppino Impastato figlio di una nota famiglia mafiosa si dissocia dalla sua famiglia. Viene cacciato di casa dal padre. Si batte per giustizia e legalità. Viene ucciso nel 1978 dalla mafia. Uomini di fuoco, che non si sono sottratti alle esigenze e ai richiami della vita. Solidarietà vuol dire immergersi nelle situazioni. Quando succede un fatto molte persone dicono fra sé (senza che nessuno le senta): "Non è affare mio, si arrangino. Non è un problema mio, non mi riguarda". Solidarietà, invece, vuol dire: "Ciò che è toccato a te mi riguarda, mi interpella, non mi può lasciare indifferente, non posso chiudere gli occhi e far finta di niente". Di fronte a ciò che succede nella mia scuola, nella mia scuola materna, nel mio territorio, posso infischiarmene? Di fronte ai 5.000.000 di bambini che muoiono di fame (570 all'ora) posso far finta di

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niente? Solidarietà vuol dire: "Io ci sono. Io ti aiuto. Io mi metterò dalla tua parte". Solidarietà vuol dire: "Io ho un cuore che pulsa e che batte, che ama e che s'appassiona. Io non posso rimanere indifferente di fronte a tutto ciò. Tutto questo mi tocca, mi interpella". Io scendo! Il secondo di immergersi è entrare, scendere, dentro i propri demoni, conoscerli, vederli, confrontarsi con essi. Subito dopo il battesimo e prima dell'attività pubblica, tutti i vangeli mettono l'episodio delle tentazioni. Anzi dicono che è lo stesso Spirito del battesimo a spingere Gesù nel deserto (Mt 4,1). Gesù deve immergersi nei suoi demoni e deve confrontarsi con essi. Anch'io mi devo immergere nei miei demoni e mi devo confrontare con loro. Questo è battesimo vero, di fuoco. Ciascuno ha i propri demoni. In casa erano in sei sorelle, tutte belle eccetto lei (mica brutta, ma non bella!). Così lei si è sempre sentita di meno rispetto alle sue sorelle. Tutt'ora oggi vive un complesso di inferiorità, di disistima e attacca tutti. Sembra che solo lei sappia fare bene le cose; che solo lei sia brava; che solo lei capisca. Al lavoro è davvero insopportabile. Il suo demonio è l'antica invidia (e quindi il confronto) per essere meno bella delle sorelle. "Mi viene da piangere a dover riconoscere che i miei genitori stimavano di più le mie sorelle", dice. "Lo so, è duro, è difficile, è come passare per il fuoco. Ma bisogna passare per di lì". Immergiti nel tuo Giordano (nel Giordano c'erano i peccati, le sozzure di tutti gli uomini) e confrontati con i tuoi demoni interiori. Finché non li avrai affrontati ti domineranno. Un uomo è stato educato così rigidamente (nessuna carezza, anzi il contatto era peccato) che adesso non riesce neppure a toccare le persone. Quando ci si scambia gli auguri di Natale, lui, al massimo, ti dà la mano ma rifiuta in maniera categorica ogni contatto guancia a guancia. Dentro di lui c'è il freddo, il ghiaccio, e una paura folle dei sentimenti e delle emozioni. Un uomo così è terrorizzato dal sentire, dall'amore, dall'affetto o dalla tenerezza. Eppure non c'è altra strada: si deve immergere nel suo ghiaccio per scioglierlo con il calore. Gli farà tanta paura e lo destabilizzerà; scoprirà di aver ricevuto un amore mentale (che

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non è amore) e questo lo farà arrabbiare. Avrà paura della sua rabbia e avrà paura di accusare chi lo ha amato così. Non sarà affatto piacevole, anzi sarà come scendere all'inferno. Ma bisogna passare per di lì. Una donna soffre di ansia e prende tutta una serie di pastiglie. Ma si sa, l'ansia è solo un sintomo di qualcos'altro. Vorrebbe uscire dalla sua situazione ma non vorrebbe farsi aiutare, non vorrebbe guardarsi dentro, non vorrebbe fare questa fatica. Non c'è altra strada: deve immergersi dentro di sé. Un uomo non riesce a dormire di notte. Si gira e si rigira ma non prende sonno. Solo con le pastiglie dorme. Ma non riposa mai per davvero. E' chiaro che c'è qualcosa che lo agita, qualcosa che non esce di giorno e che esce, invece, di notte. Ma finché si accontenta di prendere le pastiglie non risolve la questione. Immergiti nel tuo buio per vedere cosa ti agita. Battesimo di fuoco, allora, è confrontarsi con i propri demoni, con i propri mostri e, con la forza di Dio, dopo anche lunghe battaglie, uscirne vittoriosi. Non solo vittoriosi ma trasformati e più forti. Quando Gesù esce dall'acqua, dice il vangelo, dopo essersi immerso come tutti nel Giordano, nel mare dei peccati, dopo cioè aver fatto opera anche lui di umiltà, i cieli si aprirono e lo Spirito discese su di lui. Divino, grande, non è essere perfetti ma riconoscere i propri demoni. Divino, grande, non è non sbagliare mai, ma avere l'umiltà di riconoscere i propri errori. Divino, grande, non è andare sempre avanti ma avere il coraggio di cambiarsi. Dio non ti ama perché sei perfetto, Dio ti ama per quello che sei. Il centro del vangelo è la voce: "Tu sei il mio figlio prediletto". Il centro del battesimo di Gesù non è lo "smacchiamento" dal peccato originale, ma l'esperienza della Voce. Questa è stata per Gesù l'esperienza decisiva della sua vita, la svolta: l'essersi percepito figlio amato, prediletto, unico del Padre. Quando Gesù avrà un'altra esperienza forte di Dio, la trasfigurazione, risentirà questa identica voce. Quando si rivolgeva al Padre lo faceva dicendogli: "Padre, Abbà, papino, padre mio...". Gesù aveva un rapporto

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confidenziale con Dio perché si sentiva amato da lui. Non lo sentiva come un superiore, come uno da temere e a cui tenere nascoste certe cose o fargli vedere solo la faccia bella e buona. Era suo padre e Gesù si sentiva amato e al sicuro con Lui. Quello che qui è detto per Gesù vale per tutti noi. Tutti noi siamo i figli prediletti e amati di Dio. "Tu sei amato... tu ai miei occhi sei grande... tu sei mio figlio prediletto... non ti lascerò... tu sei importante per me... ho dato la mia vita per te... non ti abbandonerò... non sfuggirai dalla mia mano... nessuno ti rapirà da me... non mi devi raggiungere: sono già tuo... tutto ciò che esiste l'ho fatto per te... mi appassiono a te, sei nei miei pensieri... non cadrai mai al di fuori dal mio sostegno... non mi devi dimostrare nulla, il mio amore è per il solo fatto che sei mio figlio... non devi conquistarti qualcosa che hai già... non te lo devi meritare... per quanto tu vada lontano io rimarrò sempre tuo padre e tua madre, e tu sarai sempre mio figlio... tu non sei come nessun altro: tu sei unico per me... qualunque cosa ti succeda: mai temere, mai aver paura, mai condannarsi perché io sono tuo padre... per quanto lontano tu vada io rimarrò sempre qui ad aspettarti: ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene... qualunque cosa tu faccia io non ti rifiuterò mai... ci sono io... va bene così... non aver paura, non aver paura, non aver paura...". Di cos'altro dovremmo aver paura se potessimo credere a queste parole? Se ci potessimo sentire amati così, incondizionatamente, cosa avremmo da temere? L'amore umano, anche il più grande, pone delle condizioni. Quello di Dio no. Quando andremo di là, il Gran Capo, qualunque cosa ci sia scritta nel grande libro della nostra vita ci dirà: "Vuoi venire con me? Vuoi accedere alla felicità, alla festa, alla luce, alla pienezza eterna?". E basterà dirgli: "Sì". Nient'altro. Ma per molti di noi, quando vedremo tutto il libro della nostra vita, e ci vergogneremo di essa, sarà terribilmente difficile dire di "sì". Quando facevo il bravo, seguivo mio fratello che era più piccolo di me, gli facevo da baby-sitter e così mia madre poteva andare a lavorare. Quando tornava mi diceva: "Che bravo che sei stato!". Era orgogliosa di avere un bambino così bravo. Allora io ho imparato che se si è bravi si ha l'amore.

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Ma Dio non è così. Dio non ti ama perché sei bravo, Dio ti ama perché sei tu. Quando andavo a scuola, se studiavo prendevo dei bei voti e la maestra parlava bene di me ai miei genitori. E siccome ero disciplinatissimo, ero additato come esempio dalla maestra. Allora ho imparato che l'amore si merita: si fanno alcune cose e si riceve stima, approvazione, riconoscimento dalle figure importanti della tua vita. Ma Dio non è così. L'amore di Dio non si merita, è gratuito, è im-meritato. Quando ero adolescente ho capito che i belli erano visti dalle ragazze e che i ricchi erano corteggiati da loro. Ho capito che solo se si avevano delle qualità si poteva essere "visti" o tenuti in considerazione. Allora cercavo di "mostrarmi", di "farmi vedere", di mettere in luce le mie doti, perché qualcuno mi vedesse. Ma Dio non è così. Non bisogna diventare chissà cosa o chissà chi perché Dio ci ami. Non dobbiamo aver successo per andare bene a Dio né diventare qualcosa di diverso da noi stessi. Quando ero in seminario ho imparato che se ci si comportava bene e non si creavano problemi, allora i superiori ti stimavano e ti apprezzavano. Se non creavi problemi ne avresti guadagnato in stima. Così non creai nessun problema e fui bravissimo, un modello. Ma Dio non è così. Non mi devo comportare bene perché Dio mi ami; non devo rinunciare a me perché Dio mi ami; non devo fare il buono perché Lui mi ami. Quando andavo dal padre spirituale, in seminario minore, bastava non raccontargli certe cose e lui era contento. Ma Dio non è così. A Lui puoi raccontare tutto, anche ciò di cui più ti vergogni, anche ciò che più ti fa male, ti ripugna, ti fa schifo. Lui ti ama lo stesso. Anzi ti ama di più, un po' come una madre che ama tutti i suoi figli, ma dà più cure a chi è ammalato. E' difficile per me credere che Dio mi ami così, al di là di tutto, ma proprio di tutto! Io vorrei che Lui mi amasse ma non vorrei fargli vedere i miei lati deboli: le cose di cui mi vergogno... gli errori del passato... le infedeltà... i peccati... l'odio che covo per molte persone... la rabbia furiosa che mi abita... le mie piccolezze o meschinità... il mio rifiuto nei suoi confronti.... Una storia: un giorno un discepolo si macchiò di una grave colpa. Tutti s'aspettavano che il maestro lo punisse in maniera esemplare. Ma passò

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un anno e il maestro non diede segno di reazione. Allora un altro discepolo protestò: "Non si può ignorare ciò che è accaduto: dopo tutto, Dio ci ha dato gli occhi!". E il maestro replicò: "E' vero, ma Dio ci ha dato anche le palpebre!". Mi accorgo che il problema non è il suo amore, ma io che non voglio farmi amare per quello che sono. Non lui che non mi accetta ma io che non mi accetto per quello che sono. Insomma, mi rendo conto che è proprio difficile lasciare che Dio ci ami. E' proprio difficile per me credere ad un amore in-condizionato, ad un amore fedele per sempre, ad un amore in cui non c'è niente da fare, ad un amore granitico che non ci tradirà e non ci abbandonerà mai. Eppure è così!. "Io, proprio io, proprio io con tutto ciò che sono (e a volte che schifo che sono!), proprio io sono il figlio prediletto di Dio". Dio è mio Padre; io sono suo figlio. Pensiero della Settimana Si può perdere tutto nella vita, gli amori, i figli, l'onore, la vita stessa. C'è un'unica cosa che non si può perdere: che siamo figli di Dio. Amici, quindi, tranquilli: siamo al sicuro!

Commento su Matteo 3,13-17

don Daniele Muraro

Vangelo: Mt 3,13-17

La solennità del Battesimo di Gesù collega il tempo di Natale con quello ordinario. L'intervallo temporale fra la nascita di Gesù e il momento in cui Egli si presenta a Giovanni Battista per farsi da lui battezzare copre circa trent'anni. In questo periodo Gesù condusse una vita semplice e nascosta, assieme alla sua famiglia, prima neonato ospite a Betlemme, poi bambino rifugiato in Egitto e infine rimpatriato e accolto come cittadino di Nazaret. A parte i brevi cenni sulla fuga in Egitto e sul pellegrinaggio a Gerusalemme, nulla sappiamo dopo la sua nascita miracolosa delle

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vicende e del modo di fare del nostro Salvatore fino al momento della sua apparizione pubblica davanti a Giovanni Battista. Potremmo dire che Gesù perfezionò la sua Incarnazione, intesa come ambientazione nel mondo e abitudine all'umanità, per tutti i trent'anni che lo condussero dal cugino predicatore sulle sponde del Giordano. Solo lì, nel via vai dei fedeli ebrei che si recavano in pellegrinaggio a compiere il loro rito di penitenza, Gesù fu rivelato apertamente come il Messia promesso. Già dal periodo della gestazione durata nove mesi, Dio Padre aveva previsto che il suo Figlio diventato Figlio di Maria, in quanto uomo, seguisse le tappe comuni dello sviluppo: quello fisico, quello mentale e quello relazionale. Come ci conferma il Vangelo secondo Luca, Gesù cresceva in sapienza età e grazia davanti a Dio e agli uomini. Dio non fece eccezioni per il suo Figlio eterno, e anche per questo aspetto noi ci possiamo rendere conto, come san Pietro nella seconda lettura, che in verità Dio non fa preferenza di persone... Questo è tanto vero che Gesù suscitò meraviglia perfino in Maria e Giuseppe quando si intrattenne nel tempio a discutere sulle cose di Dio con i migliori teologi dell'epoca, e perfino dopo i suoi miracoli ancora per un po' Egli continuò a venire chiamato il figlio del falegname: tanto fu profonda la sua immersione nella condizione umana! Potremmo dire che la vita di Gesù fino ai trent'anni rappresenta l'eccezionalità della normalità. Se ci fu qualcosa di diverso da tutti gli altri in Lui fu proprio l'assenza di sbavature in un contegno modello, a casa sul lavoro e in società. È un uomo maturo dunque quello che si presenta a Giovanni per farsi battezzare da lui, un uomo la cui credibilità, insieme con l'esperienza, veniva crescendo di giorno in giorno, e che a quel punto poteva godere di una dignità che gli conferiva tanto l'età adulta non ancora intaccata dalla severità del digiuno nel deserto, quanto l'onestà che lo faceva irreprensibile agli occhi di chi lo conosceva bene. Ciò che è perfetto nel suo genere supera il suo genere e di questo era ben consapevole Giovanni Battista. Gesù era troppo normale, senza essere mediocre, per non appartenere ad un'altra dimensione, quella della giustizia rispetto al delitto, quella della santità rispetto al peccato.

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Perciò a Giovanni non sfugge l'incongruità dell'ultimo gesto di Gesù: Lui l'unico che non ne aveva bisogno si mette in fila con gli altri e chiede di essere battezzato, rovesciando quasi le posizioni fra la Grazia e la colpa; però di fronte all'iniziativa di colui a cui apparteneva da ora in poi condurre il gioco, anche se fino a quel momento era rimasto nell'ombra, Giovanni lascia fare. Anche questa è giustizia: adeguare la propria mente al pensiero di Dio e permettere che sia Lui a dettare la misura di quello che che è conveniente. Come nel caso di san Giuseppe di fronte a Maria incinta, la reazione di Giovanni Battista è l'unica giusta, umanamente, ma anche Giovanni Battista come san Giuseppe è chiamato ad elevare il suo operato ad una giustizia superiore. Per il Battista, a differenza di Giuseppe, non c'è bisogno di una rivelazione angelica, basta che parli Gesù, perché il Figlio di Dio è da solo giustificazione pienamente sufficiente a se stesso e alle sue scelte. Non è senza motivo tuttavia che subito dopo il battesimo, mentre Gesù riemerge dall'acqua nella quale lo avevano immerso le mani del profeta Giovanni Battista, dai cieli aperti si oda la voce del Padre, mentre subito prima, a consacrarlo per la futura missione, era sceso su di Lui dal cielo lo Spirito santo in forma di colomba. Ricevendo il battesimo Gesù aveva reso evidente a tutti il suo cammino di immersione nella condizione umana e l'aveva confermata con l'espressione della sua precisa volontà, subito il Padre controfirma per così dire la scelta del Figlio e lo addita alla venerazione di tutti. D'ora in poi chi vorrà sentire la Parola divina, dovrà prestare ascolto alle labbra del suo Figlio a cui va la sua incondizionata approvazione. Lo Spirito santo scende a sigillare questo nuovo e definitivo passaggio della storia della salvezza: come in una nuova creazione Dio rifarà l'uomo e lo ristabilirà nella sua amicizia, quella che Adamo aveva perduto e nella pace con Lui, che l'immagine della colomba promette. Da tutti questi episodi noi vediamo come la rivelazione e la comunicazione di se stesso da parte di Dio agli uomini sia una sola. C'è un unico arco che abbraccia la creazione e la redenzione, la storia di Israele che ha il suo culmine con il Battista e il tempo della Chiesa che

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viene inaugurato dalla Trinità sul Giordano. Nel brano del Vangelo di oggi assistiamo al passaggio di testimone fra Giovanni e Gesù, ma in realtà chi agisce nella storia della salvezza in vari modi nei diversi tempi è sempre Dio Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo. Così la Chiesa intende se stessa come una comunità radunata dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo e a partire dalla Trinità trova l'unità anche della sua Tradizione. Già nell'anno duecento sant'Ireneo di Lione diceva: "La Chiesa, benché disseminata in tutto il mondo, custodisce con cura [la fede degli Apostoli], come se abitasse una casa sola; allo stesso modo crede in queste verità, come se avesse una sola anima e lo stesso cuore; in pieno accordo queste verità proclama, insegna e trasmette, come se avesse una sola bocca. Le lingue del mondo sono diverse, ma la potenza della tradizione è unica e medesima." Non è possibile che sia disperso un popolo che ha una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre. Vivendo in maniera degna della chiamata che hanno ricevuto i cristiani devono cercare di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Sia questo il nostro impegno nella vita di tutti i giorni per non rendere inutile il Battesimo cristiano che tutti abbiamo ricevuto.

Commento su Matteo 3,13-17

Eremo San Biagio

Vangelo: Mt 3,13-17

Dalla Parola del giorno In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare. Come vivere questa Parola? Gesù è in fila con i peccatori! Dio che ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio (cf Gv 3,16), ora è lì davanti a Giovanni, accanto ai peccatori, accanto a ciascuno di noi che cerchiamo di adempiere la

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volontà del Padre nel nostro quotidiano; umile e docile si sottomette alla comune legge della penitenza per donarci una vita rinnovata dallo Spirito di fortezza. Nel battesimo ci mostra la via della nostra salvezza. La prima comunità cristiana di Gerusalemme chiamava il fonte battesimale "tomba e seno materno" per significare questa immersione di Gesù, col suo battesimo, nelle acque torbide e senza vita della nostra umanità per darci "il colore della sua divinità", cioè la potenza pasquale che distrugge il peccato e fa rinascere a vita nuova nello Spirito Santo. Se Gesù col suo battesimo ci ha mostrato la sua prossimità e il suo amore 'immergendosi' nella nostra umanità, noi col nostro battesimo 'veniamo immersi' nella sua divinità, in Lui 'sorgente di acqua viva e zampillante', e ne usciamo 'nuovi' cioè 'salvati', pieni dello Spirito Santo. In Gesù anche noi diveniamo 'figli prediletti'. Quale grande dono! Oggi, nel mio rientro al cuore, ripenserò al mio battesimo: mi visualizzerò 'immerso' nel divino amore della Trinità, in quel 'seno' di tenerezza infinita, dove nessun timore può raggiungermi. Pregherò: Lode a te Santa Trinità che con il battesimo mi hai immerso nel mare della tua divinità: mi hai collocato al centro del tuo amore di predilezione. Grazie! Che io vi resti fedele e irradi amore divino a quanti incontro oggi sul mio cammino. La voce di un Padre della Chiesa II Battesimo «è il più bello e magnifico dei doni di Dio. [...] Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d'immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso. Dono, poiché è dato a coloro che non portano nulla; grazia,perché viene elargito anche ai colpevoli; Battesimo, perché il peccato viene seppellito nell'acqua; unzione, perché è sacro e regale (tali sono coloro che vengono unti); illuminazione, perché è luce sfolgorante; veste, perché copre la nostra vergogna; lavacro,perché ci lava; sigillo, perché ci custodisce ed è il segno della signoria di Dio». San Gregorio Nazianzeno, Oratio 40

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Questi è il figlio mio prediletto!

Monaci Benedettini Silvestrini

Vangelo: Mt 3,13-17

In conformità alla sensibilità della liturgia, anche papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, ha voluto dare risalto al battesimo di Gesù invitando a meditarlo nei misteri del Rosario. Le letture ci presentano il Signore Gesù come il Figlio di Dio, che è sostenuto dal Padre. Sua caratteristica sarà la dolcezza, quella che renderà "beati" chi la possiede: Beati i miti, perché erediteranno la terra!... Pietro nelle seconda lettura riassume la storia di Gesù che "passò beneficando e sanando tutti coloro che erano sotto il dominio del demonio perché Dio era con Lui". Si può immaginare con quanta commozione egli ricordasse le opere di bene compiute dal Maestro! Matteo ci narra come avvenne il battesimo di Gesù: resistenza da parte di Giovanni, che cede alla richiesta di Gesù, lo Spirito Santo che scende in forma di colomba su di lui mentre una voce dal cielo ammonisce: "Questi è il figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". Ha inizio così, con questa testimonianza, la missione di Gesù con la rivelazione del suo vero essere. D'altra parte egli è senza peccato: non ha bisogno di essere battezzato... ma doveva santificare l'acqua che avrebbe purificato e lavato dai propri peccati noi tutti. Lode e onore a te, Signore Gesù, che ti confondi tra i peccatori... ma il cielo testimonia la tua innocenza e la tua origine divina. Mantienici nell'umiltà quando ci sentiamo divorare dalla febbre della superbia e dell'orgoglio! Lode e onore a te, Salvatore nostro, che per mezzo del tuo Santo Spirito e dell'acqua santificata dalla tua persona, ci hai donato la vera vita!

Battesimo da ri-scegliere

don Giovanni Berti

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Vangelo: Mt 3,13-17

Giusto ieri sera un amico mi ha fatto una domanda che molto spesso mi viene rivolta quando si parla del Sacramento del Battesimo dei bambini: "Perché battezzare da piccolo un bambino che non può scegliere liberamente il Battesimo? Non è fargli una violenza? Non è bene che scelga da solo quando sarà grande?" Dietro queste domande intravedo una forte esigenza di verità e sincerità nella vita religiosa delle singole persone che viene però tante volte frustrata dalla religiosità di facciata e solo tradizionale diffusa tra tanti nostri cristiani. E' sempre difficile dare una risposta alla questione. Personalmente cerco di non risolvere subito il problema con risposte facili e "da catechismo". Chi solleva il problema del Battesimo dato ai bambini mi provoca a verificare come questo sacramento è vissuto prima di tutto da me stesso e poi dalla famiglia che lo richiede e dalla comunità dove viene celebrato. Che tipo di fede cristiana ci sta sotto? Che comunità viene fuori da questa pratica fatta in maniera a volte solo tradizionale? Io sono stato battezzato da bambino e ovviamente non ricordo nulla di quel giorno. Ho qualche vago ricordo della prima Comunione e più forte per la Cresima. Ricordo che la mia famiglia partecipa da sempre alla messa domenicale e anche io fin da piccolo ci sono stato sempre portato. Non ricordo bene i momenti precisi della nascita della mia vita cristiana e quindi posso ben dire che non li ho scelti come ora posso scegliere di fare una cosa o di non farla. Ma una cosa è fortemente impressa nel mio animo e nel mio modo di vivere la fede: è la libertà e insieme la bellezza di essere cristiano. Oggi sono quel che sono come credente e come prete perché la mia famiglia mi ha trasmesso la fede non solo nei contenuti e nelle pratiche, ma soprattutto nel modo libero e sereno di viverla. La preoccupazione principale dei miei genitori non è mai stata quella che "io vada a messa e che gli altri vedano che sono un bravo cristiano come la mia famiglia", ma

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che io credessi in Dio e che fossi felice di esser cristiano. Ovviamente questo me l'hanno insegnato non con discorsi (come sto facendo ora io...) ma con il loro stesso modo di vivere la fede cristiana. Oggi sento che il Battesimo che ho ricevuto non è stata una violenza alla mia libertà, anche perché tutto sommato, ho sempre vissuto con estrema libertà la mia vita cristiana. Crescendo ho capito che essere cristiani non mi diminuisce come persona ma al contrario mi realizza e dona una direzione positiva alla mia vita umana. Pensando al mio Battesimo non mi viene da protestare perché mi è stato dato senza il mio consenso, ma al contrario mi vien spontaneo ringraziare coloro che lo hanno chiesto per me e che mi hanno permesso di viverlo in modo libero e produttivo nel mio cammino di crescita. E in questo cammino di crescita c'è stato posto anche per momenti di dubbio e ribellione giovanile. Ma alla fine sono qua e contento di esser cristiano. Questa è la mia esperienza. Forse molti sentono il Battesimo ricevuto come un peso perché nel cammino di crescita non sono stati aiutati a scoprire la bellezza del Vangelo come fonte di liberazione umana, ma al contrario sentono che essere cristiani è solo una questione di leggi, divieti e costrizioni che mortificano la loro vita umana.

Gesù che scende nelle acque del Giordano è un'immagine evangelica che davvero può farci riscoprire quel Battesimo che in moltissimi abbiamo ricevuto senza averlo scelto. Lui sceglie di andare fino in fondo nel suo cammino di vicinanza con gli uomini. Il Figlio di Dio percorre tutta la strada umana, dalla fragilità del bambino all'immersione nella fragilità del peccato degli uomini. Gesù sceglie una strada non facile e che lo porterà spesso a scontrarsi con l'incomprensione anche dei suoi amici. E' una scelta però che lui vive come realizzazione vera e piena della sua vita. Anche Giovanni Battista vorrebbe per un attimo risparmiare a Gesù questa strada, ma Gesù (confermato dalla voce dal cielo) proprio in questo percorso ha la possibilità di mostrare tutta la potenza dell'Amore di Dio. Posso rifiutare il Battesimo senza entrare nella macchina del tempo per tornare all'infanzia scegliendo di non vivere ogni giorno come Gesù, e lasciando la fede cristiana solo come sfondo lontano fatto di qualche piccola pratica religiosa di facciata. Scelgo invece il mio Battesimo se ogni

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giorno non mi tiro indietro nell'immergermi nella vita umana fatta di contraddizioni e debolezze con la consapevolezza che la fede è una risorsa grande.

Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di Lui

mons. Vincenzo Paglia

Vangelo: Mt 3,13-17

Giovanni vede venire verso di lui Gesù. Il Signore non rimane distante; non aspetta, come spesso amano fare gli uomini, che siano gli altri a compiere il primo passo. Aspettare può apparire equilibrato, giusto, prudente. Perché mostrarsi vulnerabile andando incontro? Non espone a reazioni incontrollate? Come si sarà accolti? Perché io e non lui? La considerazione di sé, impaurita dall'incontro con l'altro, induce a stare fermi. Gesù non aspetta il momento opportuno; non si decide solo dopo avere verificato gli esiti ed essere sicuro della risposta. Si umilia. Viene incontro ad ognuno così com'è. Non si fa annunciare o precedere da segni imponenti. Gli uomini spesso sono alla ricerca di un incontro straordinario e disprezzano l'incontro concreto, umano perché questo chiede vigilanza, sensibilità, accoglienza. Gesù viene; ma non è una magia. L'incontro tra Gesù e Giovanni, seppure è stato un'esperienza particolare e irripetibile, ha aperto la strada a tanti altri incontri. Potremmo dire che ne delinea i tratti fondamentali, al punto da renderlo paradigmatico. Subito infatti ne seguono altri: quello con Andrea e l'altro discepolo, sempre al Giordano, quindi con Simon Pietro, con Filippo, con Natanaele... e con quelli che in ogni generazione ascoltano la predicazione del Vangelo e vi aderiscono con il cuore, compresi noi. L'evangelista, con il suo stile narrativo sempre carico di simbolismo, nota che Giovanni "vede venire Gesù verso di lui". È Gesù che "viene verso" Giovanni, non viceversa. Non sono gli uomini ad andare incontro a Gesù; è lui che viene incontro a noi. Questo è il mistero che abbiamo celebrato nel Natale, quando Gesù è venuto ad abitare in mezzo agli uomini. Noi,

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peraltro, siamo così poco abituati ad andare incontro al Signore, che quando il Figlio di Dio viene su questa terra neppure l'accogliamo: "Venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto" (Gv 1,11)! L'apostolo Paolo, a sua volta, con grande chiarezza ci descrive chi prende l'iniziativa dell'incontro. Parlando dell'incarnazione del figlio canta: "Egli che era di condizione divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di schiavo e divenendo simile agli uomini" (Fil 2,6-7). Il Signore Gesù è sceso verso di noi, per abitare in mezzo a noi, per farsi nostro fratello, amico, salvatore. Il Battista vedendo Gesù dice: "Io non lo conoscevo". Se Giovanni, pur così grande nello spirito, afferma: "Io non lo conoscevo", quanto più dobbiamo dirlo noi? Poco prima il Battista, rivolto alle folle, dice: "In mezzo a voi c'è uno che voi non conoscete!" (Gv 1,26). Anche noi dobbiamo metterci alla scuola del Battista per accorgerci di Gesù che viene accanto a noi. Ma come? È sufficiente ascoltare il Vangelo con il cuore. Proviamo, e vedremo il Signore avvicinarsi. Lo vedremo come un "agnello che toglie il peccato del mondo"; lo vedremo come colui che prende su di sé la nostra fatica, la nostra angoscia, le nostre croci, i nostri dubbi, le nostre incertezze, i nostri peccati. Tutti noi abbiamo bisogno di una conoscenza più profonda e personale del suo mistero di amore. Quanto siamo all'inizio della conoscenza di Gesù! Com'è vero ancora per noi il rimprovero che Gesù rivolse con una certa amarezza a Filippo: "Da tanto tempo sono con voi e ancora non mi hai conosciuto, Filippo?". È vero. Abbiamo ascoltato poco. Lo abbiamo confuso con le nostre sensazioni; lo abbiamo ridotto ad una lezione e ad uno scriba; abbiamo pensato di conoscere i suoi giudizi e ci siamo difesi dal suo amore, tanto più largo del nostro cuore; abbiamo sprecato la forza straordinaria del Vangelo, nascondendola sotto il moggio, confidando poco su quella luce che, come dice il profeta Isaia, è per tutte le nazioni, fino all'estremità della terra. Siamo stati poco insistenti e così non abbiamo conosciuto e non abbiamo indicato ad altri colui che si svela nel cammino, che si conosce seguendolo, nella compagnia. Giovanni insiste rivolgendosi alle folle: "In mezzo a voi c'è uno che voi non conoscete!". Egli contempla

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colui che salverà tanti, che prenderà sulle sue spalle il peccato del mondo.

Collocato tra i peccatori

don Mario Campisi

Vangelo: Mt 3,13-17

Il battesimo è un momento decisivo nella vita di Gesù, quasi una seconda nascita, per certi aspetti più importante della prima. Solo Matteo e Luca parlano della nascita di Gesù; del battesimo parlano tutti e quattro gli evangelisti e gli Atti (2^ lettura). Del battesimo in genere parla lo stesso Gesù. Anche il battesimo del cristiano è considerato come nuova nascita, non meno importante della nascita fisica. Nel battesimo Gesù fa una scelta: va a confondersi con i peccatori. Scribi e farisei non avrebbero fatto mai una cosa del genere: si limitavano ad ascoltare Giovanni Battista. Noi esitiamo a metterci pubblicamente a fianco prostitute e peccatori di ogni genere. Dobbiamo salvaguardare la nostra reputazione. Il gesto è compiuto da Gesù con tutta naturalezza e spontaneità. Giovanni protesta... Gesù lo invita a procedere... Gesù è nato da una stirpe di peccatori – ricordiamo gli ascendenti di Gesù nel brano della genealogia di Mt e Lc: lasciano spesso a desiderare – e non esita a collocarsi tra i peccatori; da questo momento appartiene a loro, ricercherà la loro compagnia, attirandosi critiche e calunnie; giustificherà la sua preferenza: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati" (Mt 9,12). Perché? "Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo"

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(Gv 1,29). Il significato più proprio del battesimo di Gesù è in questa parola: "Agnello", che secondo una traduzione più giusta "prende su di sé" il peccato del mondo. La scelta fatta da Gesù corrisponde al piano divino e riceve la solenne approvazione: "...in lui ho posto il mio compiacimento". La solida volta celeste della concezione ebraica si apre, scende lo Spirito, si sente la voce del Padre; a Dio sta bene che Gesù abbia preso posto tra i peccatori per condurli alla purificazione e alla salvezza. Questa scelta di Gesù riceve il sigillo trinitario: il Padre e lo Spirito Santo sono con Gesù. Il battesimo segna per Gesù la svolta dalla vita privata, silenziosa, alla vita pubblica. Dopo il battesimo Gesù non appartiene più a se stesso né alla propria famiglia, né alla madre né ai fratelli: poco alla volta la folla lo assorbe. Il battesimo segna la consacrazione a sacerdote, re e profeta, sostantivi che dicono un rapporto agli altri. Inoltre questo battesimo che Gesù riceve è il precursore del nostro battesimo-sacramento, anche se ci sono differenze contrastanti. Il nostro battesimo cancella il peccato e mette ordine tra l'uomo e Dio: per Gesù nulla da cancellare o riordinare; anzi assume il peccato senza tuttavia rimanere sporcato. Forse troppo si insiste sull'effetto detergente del battesimo, non abbastanza sui valori positivi di arricchimento. Sacerdozio, regalità e profetiamo nel battezzato sono potenzialità: non coltivate, peggio ancora non conosciute, rimangono in stato di inerzia. Per effetto di quelle tre prerogative il cristiano partecipa attivamente all'azione salvifica di Cristo nel mondo.

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Il battesimo creando nell'uomo una dimensione e un'apertura sociale è da considerare un evento comunitario e non individuale. Il battesimo è una scelta in armonia con quella di Gesù quando scese nelle acque del Giordano insieme a tutti i peccatori; ordina il cristiano in direzione di Dio e dell'uomo e sull'esempio di Gesù il battezzato comincia a vivere la sua vita pubblica. Cristo è venuto a mettere la vita sul giusto binario. "Io genitore intendo porre te, mio figlio, sul binario giusto... Se tu vuoi deragliare fai pure, ma non sarò io a metterti in partenza fuori strada!".

Commento su Matteo 3,13-17

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)

Vangelo: Mt 3,13-17

"Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto"... si afferma così la manifestazione possessiva compiaciuta di un Dio che attraverso suo Figlio sceglie ognuno di noi quale figlio amato per il suo piano di salvezza universale. Salvezza che scorre attraverso un elemento fondamentale della vita e per la vita umana e sacramentale: l'acqua. Ripensando al testo possiamo notare che l'acqua apre e chiude lo stupendo percorso biblico: "In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque." (Genesi 1,1-2) e "Lo Spirito e la sposa dicono: "Vieni"! E chi ascolta ripeta: "Vieni"! E chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della Vita! (Epilogo Apocalisse 22,17). L'acqua diventa così uno degli elementi simbolici di tutto il piano divino di salvezza e della vita sacramentale. Come un fiume in piena, l'acqua scorre nel testo biblico conducendo il lettore, il credente, lo studioso nei tortuosi alvei della storia e della salvezza, partendo dal dolce naturalismo della Genesi per sfociare nel

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maestoso e tumultuoso delta dell'Apocalisse, in una rapsodia millenaria in cui Dio e l'Uomo navigano, quando a fianco quando in controcorrente, verso un'unica mèta: la salvezza eterna dell'Uomo. Troviamo molto bella la simbologia dell'immagine del Cristo che s'immerge lentamente, completamente nudo nell'acqua, ma carico della fallacità umana, per riemergerne lentamente con l'acqua che grondante scivola, goccia dopo goccia, dal suo corpo, dalla sua carne, immagine del bisogno dell'uomo di essere lavato da ogni impudicizia umana ma soprattutto da ogni impudicizia spirituale, il peccato. Cristo non aveva bisogno di "farsi battezzare" eppure, rispettando il rito di allora, egli s'immerge totalmente nell'acqua del Giordano per dare pubblicamente la sua manifestazione di osservante della legge giudaica, ma che, proprio attraverso l'osservanza della stessa, egli manifestava la sua natura umana e divina ponendosi contemporaneamente elemento di rottura e di unione tra l'antico e il nuovo. E questo atteggiamento dovrebbe farci riflettere ogni giorno sulla nostra capacità di essere del mondo senza conformarci al mondo, come dice San Paolo indicandoci in Cristo l'esempio trascinatore. Come 2000 anni fa Giovanni Battista indicò alla sua comunità Colui che andava seguito con impegno per avere il Battesimo della salvezza, oggi ogni volta che una famiglia fa battezzare il proprio figlio indica alla Comunità l'impegno che essa, insieme alla famiglia, si assume per la salvezza del nuovo battezzato e quindi di conseguenza anche di tutta la Comunità, nessuno escluso, con la capacità, il coraggio, la coerenza di accettare il Battesimo, il proprio Battesimo personale non come semplice atto formale burocratico anche se sacramentale, ma accettarlo e viverlo come elemento fondante e fondamentale del proprio essere cristiani. E allora quale il nostro concreto impegno quotidiano come battezzati? Uno, uno solo: AMARE. Amare il prossimo come noi stessi e amare Dio attraverso il prossimo. Amare con Carità, con la Carità fatta di piccoli gesti di condivisione, di perdono. L'amare concreto nello spezzare il pane della solidarietà con chi spesso rifiutiamo perché non come noi, perché diverso socialmente, perché questo amare vuol dire rompere le nostre tranquillità familiari, i nostri schemi sociali... pensando che basta dare 5 centesimi o 1 euro alla

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messa per sentirsi appartenenti a una Comunità di battezzati e cristiani. La testimonianza del nostro Battesimo cristiano non sta nel pezzo di carta burocratico ma nell'accettare la quotidianità passando dall'io al tu, dal tu al noi, perché coerentemente si possa elevare in alto il nostro grido "Abba, Padre"... nell'unione battesimale dell'Amore fraterno. Riflessioni: 1) Il mio essere "battezzato" è un conformarmi a questo mondo o invece è un continuo, anche se faticoso, cammino di coerenza cristiana come testimone della Fede in Cristo? 2) Quanto so essere per gli altri, e per me, uomo della Speranza e della fiducia in Colui che tutto può, anche nei momenti più critici della Vita? 3) Quanto sono capace di realizzare nei piccoli gesti quotidiani l'attenzione e la Carità verso gli altri? Commento a cura di Maria Grazia e Claudio Righi

È Dio la terra promessa dell'uomo

padre Ermes Ronchi

Vangelo: Mt 3,13-17

Gesù ricomincia dal Giordano, quasi portasse a compimento un esodo: l'esodo di Dio, il lungo viaggio di Dio in cerca della sua terra promessa che è l'uomo: terra arida e dura, terra di spine eppure promessa. Il Battesimo è fatto di acqua, di voce, di Spirito. L'acqua del fiume è come un solco di vita arato dentro il deserto arido, perenne frontiera alla terra promessa. Gesù si immerge nel fiume per me, non per sé; entra nell'acqua, dove l'uomo nasce ma non può vivere, dove Giovanni fa ri-nascere con la conversione, come una promessa di vita nuova: «con me vivrai solo inizi, uscirai dal deserto, entrerai nella buona terra». La terra promessa dell'uomo, la sua patria è Dio. Gesù uscì dall'acqua, lo Spirito scese come colomba, e venne una voce. In un solo versetto, come in una miniatura, il Vangelo delinea la Trinità: un

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Padre che è voce, un Figlio che è volto, uno Spirito che è legame. La voce del Padre parla due sole volte nel Vangelo, al Battesimo e alla Trasfigurazione, unisce il fiume d'acqua e il monte di luce, rivelando la sua identità e la missione di Cristo e dell'uomo. «Figlio» è la prima parola. E subito Dio si offre come Padre, come disarmato amore: Egli non è mai tanto se stesso come quando, amoroso, dà vita: «non cercatemi là dove sono, ma dove amo e sono amato» ( Jacques Maritain). Figlio: termine carico di pathos, vertice del desiderio: di tutte le piste che puoi percorrere sulla terra, la più importante è quella che conduce all'essere umano. «Amato» è la seconda parola, sigillo della nostra identità. Il mio nome è «amato per sempre». «Sappiano, Padre, che li hai amati come hai amato me». Dio ama me come ha amato Gesù, con quella intensità, con la medesima emozione, con l'identica speranza. E con in più tutte le delusioni di cui io sono causa; io, amore e dolore di Dio. «Mio compiacimento» è la terza parola. Termine bellissimo che dice gioia, e-sultanza, offre l'immagine di un Dio che trova felicità. Ma quale gioia può venire al Padre, quale emozione gli può regalare questa canna sempre sul punto di rompersi, questo stoppino dalla fiamma smorta che io sono? Solo un amore immotivato spiega queste parole. Il cielo si è aperto su Cri-sto, si apre su noi, così come si aprono le braccia all'amico, all'amato, al povero, sotto l'urgenza dell'amore di Dio, sotto l'impazienza di Adamo, sotto l'assedio dei poveri, e nessuno lo richiuderà più.

Battezzati nella Trinità

mons. Roberto Brunelli

Vangelo: Mt 3,13-17

"Dalla Galilea", cioè dal villaggio di Nazaret dov'era vissuto sino ad allora, Gesù, ormai adulto (i biblisti ritengono avesse trentatré o trentaquattro anni), "andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui". Fu l'esordio della sua vita pubblica, che dopo tre anni si sarebbe conclusa con la sua morte e risurrezione.

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Raccogliendo quanto ne dicono in varie occasioni i diversi evangelisti, l'esordio fu di particolare solennità e di pregnante significato. Lo stimatissimo Giovanni Battista, che sulla riva del fiume Giordano richiamava le folle con la sua infuocata predicazione e le invitava a convertirsi nell'imminenza della venuta del Messia atteso da secoli, un giorno lo individuò tra i convenuti e lo segnò a dito: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo". Chi, degli ascoltatori di Giovanni, accoglieva il suo invito scendeva nell'acqua e si faceva da lui battezzare; dopo che, vincendo le resistenze del profeta, anche Gesù volle ricevere il battesimo, "si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. E una voce dal cielo disse: ". La vita pubblica di Gesù cominciò dunque con un duplice attestato: umano, da parte del grande Giovanni che lo riconobbe come il Messia (cioè, detto alla greca, il Cristo) e ne indicò la missione (liberare gli uomini dai peccati che li tengono separati da Dio), e divino (il Cristo è il Figlio prediletto e approvato da Dio). Questi riconoscimenti avvalorano quanto Gesù avrebbe poi detto e fatto; ma l'episodio, redatto in modo da renderlo comprensibile alla mente umana, dice anche altro. Costituisce ad esempio il primo esplicito riferimento al mistero dei misteri, la Trinità: Dio, l'unico Dio, è tre Persone: il Padre che parla, il Figlio da lui stesso indicato, e lo Spirito Santo che si manifesta in forma visibile. Inoltre, questo inizio della vita pubblica di Gesù si collega con la sua conclusione, in cui battesimo e Trinità sono di nuovo congiunti: al momento di salire al cielo, Gesù comandò agli apostoli di andare in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo e battezzare chi avrebbe creduto, "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". La celebrazione di oggi induce perciò a considerare il battesimo, l'atto fondamentale con cui i cristiani sono divenuti tali, pur se spesso non pare ne siano pienamente consapevoli. Il battesimo cristiano non è quello che impartiva Giovanni Battista, che era soltanto un segno esteriore dell'interiore pentimento per le proprie colpe; il battesimo cristiano è il segno esteriore del perdono concesso da Dio. Nel primo il protagonista è l'uomo, con la consapevolezza della propria indegnità e il desiderio di non restarvi rinchiuso; nel secondo il protagonista è Dio, con la sua

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magnanimità sconfinata che lava ogni bruttura, restituisce all'uomo la dignità perduta, lo accoglie come proprio figlio e lo immette nel suo popolo, la Chiesa. Un collegamento, d'attualità. Nei prossimi giorni prende avvio la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, un'iniziativa che proprio quest'anno compie un secolo di vita e continua a dare buoni frutti, se si considera quale riavvicinamento si è realizzato in un secolo tra le diverse confessioni cristiane. Alla base della ritrovata amicizia sta la presa di coscienza di quanto i cristiani hanno in comune, a cominciare dal battesimo che tutti, cattolici ortodossi anglicani luterani calvinisti eccetera, amministrano "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". L'unità tra loro l'ha già fatta Dio; gli uomini devono soltanto trarne le conseguenze.

Dio ci prende per mano per condurci alla santità

padre Antonio Rungi

Vangelo: Mt 3,13-17

Celebriamo oggi la Festa del Battesimo di Gesù e la parola di Dio, nel brano del Vangelo di oggi, ci descrive con dovizia di particolari il momento in cui Gesù, dal Precursore, nel fiume Giordano, riceve il battesimo di acqua che Giovanni praticava per quanti sentivano la necessità di pentirsi e cominciare una vita nuova. Dal testo del Vangelo si comprende facilmente che ci troviamo di fronte ad una nuova epifania e rivelazione della divinità di Cristo. Il testo, infatti, chiude proprio con questa affermazione sulla bocca di Dio: "Questi è il Figlio mio, l'amato". E' da sottolineare come Giovanni vuole evitare a tutti i costi che Gesù si faccia battezzare da Lui, ben sapendo il Precursore che proprio Gesù Cristo era ed è l'unico Salvatore, colui che è venuto a battezzare in Spirito santo per la remissione dei peccati dell'umanità. Gesù è pure detto l'amato di Dio, a conferma della natura divina di Figlio che insieme allo Spirito Santo formano una sola cosa: è il mistero trinitario che qui in questo battesimo al Giordano si manifesta e diventa

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leggibile attraverso i vari segni: la voce, che è quella di Dio, la persona di Cristo e la colomba che è lo Spirito Santo. E' evidente che il battesimo di penitenza predicato e praticato da Giovanni il Battista è ben altra cosa del battesimo sacramento istituito da Gesù Cristo per elevarci alla natura di figli adottivi di Dio e rimettere in ordine il disordine causato dal peccato originale. Con battesimo infatti la persona credente oltre a manifestare la propria fede in Gesù Cristo viene sollevato dalla condizione di peccato originario contratto in ragione del fatto che si appartiene al genere umano. La festa di oggi è un evidente invito a riscoprire il dono della fede e del battesimo oggi. In una realtà sociale nella quale il senso di Dio si è smarrito diventa anche problematico far passare un simile messaggio di speranza per ogni uomo intenzionato a fare un percorso di fede in contrasto con la mentalità atea dissacrante nel nostro tempo. Una mentalità che si evince sempre di più nei contatti umani, nei ragionamenti e nell'uso dei media. C'è chi si fa paradossalmente paladino dello sbattezzarsi, cioè del rifiuto del battesimo anche da un punto di vista giuridico, quasi che il battesimo una volta ricevuto lo si può togliere con una semplice richiesta al parroco di togliere il proprio nome dal libro in cui è stato registrato. Il battesimo come la cresima e l'ordine sacro inglobano in sé il sigillo sacramentale; per cui una volta ricevuto non si cancella più, la persona è identificata nel cuore di Dio come battezzato, ovvero suo figlio adottivo. Tuttavia va rilevato che su un piano pratico ed operativo il battesimo lo si può rinnegare di fatto, non vivendo più da cristiano o assumendo come linea di pensiero e di condotta l'ateismo più radicale e anticristiano. Purtroppo sono tantissimi i cristiani che una volta battezzati in realtà non hanno vissuto mai concretamente questo sacramento impegnandosi a seguire la strada del Vangelo e rispondendo in pieno alle proprie esigenze. Le promesse battesimali di rinunciare a Satana e alle sue opere, ovvero al peccato, richiedono un supplemento di fede più profonda e convinta in Dio, Padre, in Gesù Cristo, suo Figlio, nello Spirito Santo, nella Chiesa e nella salvezza ultraterrena. Il dono del battesimo, che per antica tradizione nella chiesa cattolica viene conferito ai bambini appena nati o di pochi giorni e mesi, sta a testimoniare la grande attenzione al bene spirituale che la comunità dei credenti ha avuto sempre a cuore nel corso

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dei millenni, nonostante, a volte, le critiche ad essa rivolta circa il battesimo dei bambini. Questi dubbi ed incertezze di fede possono essere compresi alla luce dei testi della Parola di Dio di oggi che ci accompagna nel cammino verso Colui che è la vera speranza e gioia della nostra esistenza terrena. Con il battesimo Dio ci prende per mano come un padre attento e premuroso e come una mamma tenera e generosa per condurci ad una vita degna di essere vissuta in comunione perfetta con Lui. Il battesimo infatti ci solleva dalla condizione di peccato e ci porta ad una condizione di grazia soprannaturale. In questa opera di accompagnamento iniziale e permanente Dio ci consegna nelle mani del suo Figlio, l'Agnello immolato per i nostri peccati, perché in Lui riscopriamo la nostra vera identità, che è quella di figli di Dio. Ce lo ricordano gli Atti degli Apostoli nel brano di oggi. Gesù è il Signore di tutti, il Kyrios, colui che è misericordia e bontà senza limiti. Perciò l'antica formula latina di inizio della celebrazione eucaristica ci riporta alla nostra condizione essenziale di peccatori che, nonostante il battesimo e la grazia rigenerante che è venuta dall'acqua del fonte battesimale, non siamo in grado di vivere in perfetta armonia con Dio. Da qui la necessità di dirgli "Signore, pietà, Cristo pietà, Signore pietà" e dirlo per tre volte a conferma della condizione di peccato in cui siamo rispetto alla santità eccelsa di Dio da cui attingere luce e pace per i nostri giorni terreni, nella speranza di vederlo, oltre i veli attuali della fede, così come Egli è nel suo Regno verso il quale camminiamo speditamente, con tanti inciampi lungo la strada che spesso ci fanno deviare o ritardare il nostro andare. Anche oggi vogliamo pregare insieme alla comunità con l'orazione iniziale della celebrazione eucaristica della Festa del Battesimo di Gesù: "Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, concedi ai tuoi figli, rinati dall'acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore". Amen.

Il Battesimo di Gesù

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mons. Antonio Riboldi

Vangelo: Mt 3,13-17

La Chiesa accompagna i nostri passi sulle orme della vita di Gesù, chiudendo il tempo dell'attesa del Figlio di Dio e dando inizio alla sua missione tra noi con la festa del Battesimo. Può sembrare lunga la 'preparazione' di Gesù - potremmo pensare - che rimase nel 'nascondimento' per trenta anni. Oggi già da piccoli si fanno sogni per la vita. Ma in che consistono i sogni? Il più delle volte, per tanti, sono solo sogni 'umani', ossia traiettorie di vita che, purtroppo, molte volte portano al 'niente'. Ma il dono che il Padre ha fatto della vita, a ciascuno di noi, contiene non un sogno, ma un ben preciso disegno, che è poi la nostra vocazione o missione. Gesù sapeva che era tra noi per una missione unica: come Figlio di -Dio, leggendo le Scritture, doveva conoscere quanto il Padre chiedeva a Lui. Già a 12 anni, quando per la prima volta va a Gerusalemme con Maria e Giuseppe, per la Pasqua, volutamente si distacca da loro e si ferma nel tempio. Maria e Giuseppe, dopo un giorno di cammino, di ritorno a Nazareth, si accorgono che Gesù non è con loro e si mettono a cercarlo. "Lo trovarono nel tempio - racconta l'evangelista Luca - seduto in mezzo ai maestri della Legge: li ascoltava e discuteva con loro. Tutti quelli che l'udivano, erano meravigliati per l'intelligenza che dimostrava con le sue risposte. Anche i suoi genitori, appena lo videro, rimasero stupiti e sua madre gli disse: Figlio mio, perché ti sei comportato così con noi? Vedi, tuo padre ed io ti abbiamo tanto cercato e siamo stati molto preoccupati per causa tua. Egli rispose loro: Perché cercarmi tanto? Non sapevate che io devo essere nella casa del Padre mio. Ma essi non capirono il significato di quelle parole. Gesù tornò a Nazareth con i genitori e ubbidiva loro volentieri. Sua madre custodiva gelosamente dentro di sé il ricordo di tutti questi fatti. E Gesù intanto cresceva, progrediva in sapienza e godeva il favore di Dio e degli uomini" (Lc 2, 46-52). Quanta lezione per tutti noi viene da questo episodio della vita di Gesù. Non ha fretta - come abbiamo noi - di 'sognare' il corso della vita, che

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contiene tanti segreti che Dio solo conosce, ma vuole presentarsi con le certezze del Cielo. E, quando il tempo di adempiere la Sua missione è venuto, Egli è pronto. Lo aveva preceduto Giovanni Battista, che invitava tutti a 'convertirsi per preparare la via del Signore'. Gesù, il Signore, si presenta, mettendosi nei nostri panni 'davvero sporchi' per il peccato originale e con tutte le nostre debolezze, chiedendo a Giovanni di essere battezzato. Così racconta l'evangelista Matteo: "In quel tempo, Gesù dalla Galilea, andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me? Ma Gesù gli disse: Lascia fare per ora, perché conviene che così adempiamo ogni giustizia. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed una voce dal cielo disse: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt 3,3-17). Gesù viene così presentato al mondo e, quindi, a tutti noi: è il Figlio prediletto dal Padre. Il battesimo di Giovanni era una totale immersione nelle acque del Giordano, considerate 'luogo di Dio', per purificarsi dal peccato e così essere mondi. Ma sappiamo che il battesimo di Giovanni era una conversione che mancava del suo epilogo, ossia tornare ad essere quei figli che i nostri progenitori avevano rifiutato di essere con il peccato originale. Anche noi, da piccoli, veniamo battezzati, con la differenza che, dopo il Sacramento del Battesimo, diventiamo a pieno titolo figli del Padre e, quindi, fratelli di Cristo: da qui il nostro nome di cristiani. Ricordando il mio Battesimo, come mi veniva raccontato dalla mamma, riscopro la 'ragione' del perché venisse dato appena nati: una fede radicata ed una speranza viva, oltre all'amore per eccellenza verso il proprio figlio. Nato il 16 gennaio, mamma volle che subito, il giorno dopo, fossi portato al fonte battesimale. "E' vero che tu eri nostro figlio, ma ti mancava la vera paternità, quella di Dio. La vita che papà ed io ti abbiamo donato è quella terrena, che è sempre un cammino difficile, nella valle di lacrime e senza un vero domani. Il Battesimo ti fa figlio del Padre e quindi è tutta

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un'altra cosa. Dio, diventando tuo Padre, ti sarà accanto non solo in questa vita, ma la aprirà a ben altro: come Lui siamo fatti per la gioia nella eternità". E così, nonostante la neve, che era scesa abbondante quell'anno, il giorno dopo fui portato da papà al fonte battesimale e il sacerdote mi diede finalmente il nome: Antonio. Mi raccontava poi mamma che, dopo il battesimo, papà entrando in camera da letto, non finiva di danzare con me in braccio e cantare: 'Ecco mio figlio, ecco il figlio di Dio!'. Il Battesimo è ancora la grande festa del nostro 'natale' o si è ceduto troppo al consumismo che usa del battesimo solo per fare festa e non sa perché? Ma lasciamoci prendere dalla gioia che viene dal semplice battesimo di Gesù nel Giordano: una semplicità in cui Dio stesso dà il nome: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". Così il profeta Isaia canta quel giorno benedetto del Battesimo di Gesù: "Dice il Signore: Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto su di lui il mio Spirito: egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà, né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Proclamerà il diritto con fermezza: non verrà meno e non si abbatterà, finché non sarà stabilito il diritto sulla terra, e per la sua dottrina saranno in attesa le isole. Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano. Ti ho formato e stabilito come alleanza per il popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, coloro che abitano nelle tenebre" (Is 42, 1-7). Oggi, carissimi, è il giorno non solo per ricordare il nostro battesimo, il vero nostro natale, ma per domandarci se, fatti figli di Dio, viviamo una vita da figli del Padre o - Dio non voglia - il nostro Battesimo non faccia parte solo dei tanti 'ricordi', ma senza un seguito. Mentre il Battesimo, per la sua natura di rinascita, dovrebbe essere reso consapevole e diventare uno stile di vita secondo Gesù. Affermava Paolo VI, cui, spesso, se osservate, ricorro, per la grande attualità del suo magistero: "Teniamo bene presente questo fatto. Al Battesimo noi abbiamo incontrato Cristo. Incontro sacramentale e vitale,

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rigeneratore. Fu il nostro vero Natale. Ora attenzione! Che cosa comporta un simile incontro con Gesù? ancora il Vangelo ci insegna: comporta seguire Cristo. Comporta uno stile di vita, comporta un impegno inscindibile, comporta una fortuna inestimabile. Qui, c'è tutto. Qui la coerenza della nostra vita, qui la fedeltà della nostra professione religiosa; qui il genio della nostra presenza in questo mondo; qui l'obbligo della nostra testimonianza morale; qui la nostra capacità a sovrumane virtù; qui l'urgenza della nostra carità missionaria e sociale. Essere cristiani! Noi non faremo che ripetere: bisogna ridare al fatto di avere ricevuto il Battesimo, cioè di essere stati inseriti, mediante tale sacramento, nel Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, tutta la sua importanza, specialmente nella cosciente valutazione che il battezzato deve avere della sua elevazione, anzi della sua rigenerazione alla felicissima realtà di figlio adottivo di Dio, alla dignità di fratello di Cristo, alla fortuna, vogliamo dire alla grazia, della in abitazione dello Spirito Santo, alla vocazione di una vita nuova, che nulla ha perduto di umano, salvo la infelice sorte del peccato originale, e che di quanto è umano è abilitato a dare le migliori espressioni e sperimentare i più ricchi e candidi frutti" (6 febbraio 1974). Non ci resta, carissimi, che rispolverare la bellezza del nostro Battesimo e farlo diventare riferimento di ogni atto della nostra giornata. Tutto, anche le cose più ordinarie della vita, alla luce del Battesimo, possono diventare grandi e belle agli occhi di Dio. Un grande compito che, credo, tutti dobbiamo accogliere come 'tema della sinfonia della nostra vita'. Ci aiuti Gesù, battezzato nel Giordano da Giovanni, che così preghiamo: "Anche su di noi, Signore, tu hai fatto discendere lo Spirito nel nostro Battesimo e ci hai chiamati figli adottivi. Aiutaci a essere consapevoli di questa dignità e a testimoniare ogni giorno nel servizio ai fratelli l'amore che abbiamo ricevuto".

Commento Matteo 3,13-17

Omelie.org (bambini)

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Vangelo: Mt 3,13-17

Con questa domenica si conclude il tempo di Natale e ce ne accorgiamo subito, perché il Vangelo non ci parla del piccolo Gesù, non ce lo mostra più bambino, ma ormai cresciuto. Della vita quotidiana che per trent'anni Gesù ha trascorso a Nazareth con Maria e Giuseppe, i Vangeli non ci raccontano nulla. Con un lungo salto nel tempo, ci lasciamo alle spalle il bimbo appena nato che i Magi hanno adorato domenica scorsa, e ci spostiamo sulle rive del fiume Giordano. Già da tempo, proprio qui, Giovanni, il cugino di Gesù, figlio di Elisabetta e Zaccaria, sta predicando il suo invito alla conversione. Tante persone rispondono al richiamo di Giovanni Battista e vanno da lui, al Giordano, per ricevere il Battesimo. Anche Gesù va da lui: "Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui." Gesù si unisce agli altri pellegrini che chiedono di essere battezzati. Sta insieme a tutti, uno fra i tanti, senza farsi notare. Quando giunge il suo turno, però, ecco che Giovanni non lo vuole battezzare: "Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?" Giovanni Battista è guidato dallo Spirito di Dio, è il più grande di tutti i profeti, e quindi sa che il giovane uomo che gli sta di fronte non è semplicemente suo cugino, ma è il Messia atteso da sempre. È il Cristo per cui lui, Giovanni, sta preparando la strada! Per questo si stupisce del desiderio di Gesù di farsi battezzare: Giovanni battezzava come segno del desiderio di cambiare vita, come segno dell'impegno che ciascuno prendeva per lasciarsi alle spalle il male, il peccato... Che bisogno ha Gesù di farsi battezzare, lui che è senza peccato? Eppure Gesù insiste, ci tiene proprio e convince Giovanni a battezzarlo. Però la domanda di poco fa ha girellato per un bel po' nella mia testa: perché Gesù vuole ricevere il battesimo? Pensa e ripensa, dopo un po' mi si è affacciata un'idea! Non sono sicura che sia quella giusta, ma intanto la condivido con voi e poi mi fate sapere che cosa ne pensate. Dunque dunque: come sappiamo già, la gente che va da Giovanni a farsi battezzare, vuole cambiare la sua vita, dare un taglio al passato e

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cominciare un modo nuovo di vivere, diverso da prima. Il battesimo nell'acqua del Giordano è il segno per dire a tutti questo impegno che ogni persona prende con se stessa e con Dio. Fino a questo punto siamo d'accordo? Sì? Bene, allora vado avanti. Sappiamo che Gesù non ha bisogno di lasciarsi alle spalle il male e il peccato, però sappiamo anche che da questo momento in poi, anche Gesù cambia la sua vita! Per 30 anni, 30 anni, eh? Non pochi giorni! Per 30 anni, nessuno ha saputo granché di lui: lo conoscono solo i suoi parenti e la gente di Nazareth. Ha trascorso una vita normalissima, una vita come tante, senza niente di speciale. Una vita quotidiana scandita dal lavoro insieme a Giuseppe, dai pasti preparati da Maria, dalle conversazioni tranquille, familiari. Nessun segno particolare, niente che lasciasse capire che era il Figlio di Dio, il Messia atteso da sempre. Adesso, di fronte a Giovanni Battista, sulle rive del Giordano, Gesù sa che la sua vita sta per cambiare completamente. Non più solo figlio di Maria e Giuseppe, ma Rabbi, Maestro, sulle strade di tutta la Palestina. Non più il silenzio tranquillo della bottega da carpentiere di Giuseppe, ma l'annuncio della Bella Notizia da portare a tutti. Il battesimo che Gesù riceve da Giovanni non è per il perdono o per la rinuncia al male, ma è il segno del completo cambiamento che sta cominciando nella vita di Gesù. Perciò insiste tanto con il cugino, fino a convincerlo. Ed ecco che, appena Gesù riceve il battesimo, accade qualcosa di impensabile. Ascoltiamo dal racconto dell'evangelista Matteo:"Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento»" Sta succedendo qualcosa di misterioso e bellissimo: osserviamolo insieme, in ogni dettaglio. Prima di tutto, l'evangelista dice: "Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua". Vi è capitato mai di partecipare a un battesimo? Sì? Di solito il sacerdote

Page 134: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

versa un pochino d'acqua sulla testolina del bimbo che riceve il battesimo, vero? Vi ricordate? Perfetto! Invece Giovanni Battista faceva diversamente: faceva entrare le persone nel fiume e loro si bagnavano completamente, dalla testa ai piedi. Proviamo, allora, con gli occhi della mente, a vedere la scena di cui ci sta parlando il Vangelo: è una giornata piena di sole, l'aria è calda, c'è tanta gente sulle rive del Giordano, si sente il brusio delle loro voci. Giovanni Battista è con i piedi nel fiume e le persone si avvicinano ad una ad una, per essere immerse nell'acqua. Arriva il turno di Gesù, convince Giovanni e riceve il battesimo, poi si rialza in piedi. Gesù è lì, nel Giordano, ancora tutto gocciolante, quando dal cielo, luminoso e senza neppure una nuvola, vede scendere una colomba che si ferma proprio sopra di lui. Gesù sa che non si tratta di un semplice uccello: è lo Spirito Santo che si mostra così! Secondo me lo Spirito Santo è proprio simpatico! gli piace cambiare il suo modo di presentarsi. A volte è vento, a volte un rombo come di tuono, a Pentecoste sceglie di farsi vedere come fiammelle danzanti... Sulle rive del Giordano, decide di prendere l'aspetto di una colomba. Gesù lo riconosce, naturalmente, e si rallegra nel vederlo. Ma oltre alla presenza dello Spirito, si sente anche la voce di Dio Padre:"Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento." Poche parole, ma così belle, così affettuose! Per prima cosa, infatti, Dio Padre dice: "Questi è proprio mio figlio, il figlio che amo immensamente!" Pensiamo che gioia ha provato Gesù in quel momento! Ogni figlio è contento se il papà gli dice: "Ti voglio un bene immenso!" E la voce di Dio Padre aggiunge ancora: "in lui ho posto il mio compiacimento". Forse compiacimento può sembrarci una parola strana, ma vuol dire semplicemente soddisfazione, gioia. Dio Padre sta dicendo: "Questo Figlio è la mia gioia ed io sono contentissimo che sia proprio figlio mio!" Non è bellissimo, questo? Sentire la voce di Dio che dice a Gesù: "Sono veramente felice che tu sia mio figlio!" Gesù deve essersi sentito veramente commosso e pieno di gioia!

Page 135: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

Magari, quel mattino, quando era andato al Giordano per ricevere il battesimo, si era sentito un po' spaventato perché la sua vita stava per cambiare completamente. Chissà quante domande avrà avuto nel cuore! Ma la voce di Dio Padre lo rasserena e gli dà gioia: anche se da ora in poi dovrà lasciare la sua casa, il suo piccolo paese, la vita che ha vissuto per tanti anni, sa che l'amore del Padre non lo lascia mai, mai, mai! Adesso fermiamoci un instante a pensare: anche noi abbiamo ricevuto il Battesimo, giusto? Anche se eravamo così piccoli che non ci ricordiamo di quel giorno, siamo sicuri, però, che pure ad ognuno di noi Dio Padre, nel Battesimo, ha detto: "Tu sei mio figlio amato e io sono tanto tanto contento che tu sia mio figlio!" Forse a volte ce ne dimentichiamo e ci lasciamo prendere dalla paura e dallo scoraggiamento! Invece, questa settimana, ogni mattina e ogni sera, facendo il segno della croce, vogliamo riascoltare nel cuore queste parole bellissime di Dio Padre e rallegrarci del suo Amore! Commento a cura di Daniela De Simeis

El Bautismo del Señor 9 de enero de 2011

La homilía de Betania

1.- EL BAUTISMO DEL SEÑOR

Por José María Maruri, SJ

2.- RENOVEMOS NUESTRO COMPROMISO BAUTISMAL

Por José María Martín OSA

3.- EL SEÑOR INAUGURA UNA NUEVA ERA

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Por Antonio García-Moreno

4.- NUESTRO COMPROMISO BAUTISMAL

Por Gabriel González del Estal

5.- LA CARTA DE PRESENTACION

Por Javier Leoz

6.- LA SUAVIDAD DEL HIJO DE DIOS

Por Ángel Gómez Escorial

LA HOMILÍA MÁS JOVEN

TEOFANÍA

Por Pedrojosé Ynaraja

1.- EL BAUTISMO DEL SEÑOR

Por José María Maruri, SJ

1.- Hace no muchos años de la muerte de Juan el Bautista, y de la muerte

y resurrección de Jesús. Ambos han hecho un gran impacto en el pueblo,

y no pocos de los judeo-cristianos de las primeras comunidades cristianas

habían recibido el bautismo de Juan.

Era necesario aclarar ante estos judeo-cristianos las figuras de Juan y de

Jesús. Y por ello los evangelistas narran estos recuerdos de los comienzos

de la predicación de Jesús.

La figura señera de Juan, como el mayor entre los nacidos de mujer

queda reconocida, pero al tiempo supeditada a la de Jesús. Juan es el que

Page 137: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

a su pesar bautiza a Jesús. ¿Tú vienes a que te bautice yo? Yo soy el que

debe ser bautizado por ti”. Pero es el Padre el que envía su Espíritu sobre

Jesús y le reconoce como hijo muy amado y elegido, a la manera del

Mesías elegido y profetizado por Isaías. “Sobre él he puesto mi espíritu”.

2.- ¿Para qué misión ha enviado el padre al Espíritu sobre Jesús? Nos

contesta Padre “paso haciendo el bien” y nos dice Isaías: para declarar el

derecho, lo que es justo, recto y honrado a todo el mundo”.

Pero no con la espada en la mano, castigando al que se aparta del

derecho, no viene a apagar la mecha que aún humea ni a pisar con furia

la caña ya casi quebrada.

Viene con tal sencillez a anunciar la Buena Nueva, que al comienzo de esa

predicación la llama Pedro sencillamente “la cosa” “la cosa comenzó en

Galilea”, con la sencillez de los hechos humanos que no deslumbran,

pero que al fin marcan un sendero de luz para los que tienen ojo para

ver.

Ser hombre de bien, recto, justo y honrado, ser misericordioso con los

que yerran, pasar por el mundo sin hacer ruido pero siendo luz pasando

haciendo el bien.

Todo un programa para el Mesías y para cada uno de nosotros. Hemos

sido bautizados, hemos recibido el espíritu de Dios en el bautismo y la

confirmación, y hemos sido elegidos por Dios ¿para qué? ¿Para hacer

grandes cosas? ¿para ser hombres de empresa? ¿grandes políticos?

¿conocidas celebridades? NO

.Sea nuestro campo el que sea a donde nos empuja el Espíritu es a pasar

haciendo el bien en la pequeñez monótona de la vida de cada día.

3.- Y “hacer el bien” tiene un objeto de ese bien que se hace, ese objeto

sin duda es el hombre, todo hombre, porque para Dios no hay acepción

de personas.

Page 138: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

Un mandamiento nuevo os doy que os améis como Yo os he amado.

Mandamiento viejísimo como la misma humanidad, pero nos lo dio Jesús

una vez más, por última vez en estos últimos tiempos y con el

condicionamiento de que tiene que ser un amor como el suyo, es decir

hasta la muerte.

Leed el evangelio de atrás para adelante o de adelante para atrás, y no

vais a sacar otra conclusión que lo que Jesús vino a hacer al mundo

movido por el Espíritu que el Padre derramó sobre El, es crear un pueblo,

el pueblo de Dios, que debía ser un pueblo de hermanos.

4.- Van a conocer que sois mis discípulos si os amáis unos a otros, si os

preocupáis unos por otros, Os señalarán con el dedo diciendo Ese es

discípulo de Jesús, mira como se ocupa de los demás.

¿Lo hacen así conmigo? O más bien me señalan porque no pienso más

que en vivir bien, en que no me molesten, en ganar siempre más. Que

bonitas palabras para una esquela, para la piedra de una tumba, sin

nombre siquiera solo “un hombre o una mujer que pasó haciendo el

bien”

Qué luz dejaríamos en este mundo como la dejó Pedro Claver el apóstol

de los esclavos, el Padre Damián apóstol de los leprosos, la Madre Teresa

de Calcuta, o una luz, una estrella mucho más sencilla y humilde, como la

madre de familia, estrella que se pierde en el cielo profundo y oscuro,

pero añade su resplandor y hermosura a millones de otras estrellas que

han pasado haciendo el bien por el mundo.

2.- RENOVEMOS NUESTRO COMPROMISO BAUTISMAL

Por José María Martín OSA

1.- Jesús se solidariza con nosotros. Más de una vez nos ha tocado

“hacer cola”: en la taquilla del tren, en el hospital, en el cine…. Cuando la

Page 139: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

espera es muy larga se acaba nuestra paciencia, sobre todo si alguien se

quiere colar. Entre la multitud penitente que, “hace cola” ante Juan el

Bautista para recibir el bautismo, está también Jesús. La promesa está a

punto de cumplirse y se abre una nueva era para toda la humanidad. Este

hombre, que aparentemente no es diferente de todos los demás, en

realidad es Dios. Espera como uno más su turno. Y la cola en la que

espera Jesús es la cola de los pecadores, que aguardan a que Juan los

bautice, para iniciar una vida nueva aligerados del peso de su culpa. Así

se mostró Jesús al mundo por primera vez, en “un bautismo general” de

Juan. Llegado Jesús al Jordán, se mezcla entre tantos hombres que piden

el bautismo mientras expresan el dolor por sus pecados. Jesús no conoce

el pecado y no necesita ningún bautismo de penitencia, pero quiere

participar de la suerte de sus hermanos pecadores. Precisamente para

arrancar de ellos la culpa que los mancha, se solidariza con todos, y se

pone a disposición del Padre, que le va a exigir el sacrificio de su vida.

2.- Vino a este mundo a hacer la voluntad del Padre. El evangelista San

Mateo nos dice a propósito de esta escena que Juan trató de impedir que

Jesús fuese bautizado. Nosotros muchas veces también nos resistimos a

un Dios así. Y esto es un profundo misterio. Puede entenderse que nos

resistamos a hacer un gran esfuerzo o a privarnos de algo apetitoso. Pero

¿por qué resistirnos a ser amados? No tiene ningún sentido, y sin

embargo, nos sucede. Abrimos la puerta del Reino cuando acogemos

sencillamente el amor que viene de Dios. “Permítelo por ahora”, dice

Jesús y convence a Juan. En otro lugar le dirá a Pedro, que no quería que

le lavara los pies: “Ahora tú no comprendes lo que yo hago, pero lo

entenderás después” (Jn 13,7). Basta un “permitir por ahora”, un

consentimiento provisional, un sí por frágil que sea. Jesús aclara a Juan la

razón de su presencia en el Jordán: “está bien que cumplamos así todo lo

que Dios quiere”. Es decir, nos anticipa lo que va a ser la justificación de

toda su misión: hacer la voluntad del Padre. En el momento decisivo del

Huerto de los Olivos y de la Cruz también aceptó la voluntad del Padre.

Jesús es también uno de los nuestros, el Hijo del Hombre. Cristo hace

Page 140: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

posible que todo ser humano sin excepción pueda también ocupar su

mismo lugar en esta escena del Bautismo.

3.- Manifestación de la misión de Jesús. El cielo se abre, como signo de

la posibilidad de comunicación entre lo humano y la divinidad; el Espíritu

desciende como una paloma, y se escucha la voz del Padre: “Éste es mi

Hijo amado, en quien me he complacido”. Jesús sale de dudas sobre su

persona y su misión cuando deja las aguas del río A partir de ahora,

empieza el cumplimiento de la misión de Jesús, con el anuncio del Reino

de Dios que se instala en el mundo. Jesús cumple las palabras del profeta

Isaías: está preparado para abrir los ojos al ciego, sacar a los cautivos de

la misión y de la mazmorra a los que habitan en tinieblas. Su destino será

ser luz de las naciones. Y recordamos esto el día en que abandonamos

ese tiempo lleno de lucecitas, que es la Navidad, y nos adentramos en

ese otro con menos encanto –Tiempo Ordinario, lo llama la liturgia--, de

la cuesta de enero, las rebajas y las rutinas del trabajo.

4.- Nuestro compromiso bautismal. El bautismo de Juan era de

penitencia, de preparación. Por eso dice San Agustín que "valía tanto

como valía Juan. Era un bautismo santo, porque era conferido por un

santo, pero siempre hombre. El bautismo del Señor, en cambio, valía

tanto cuanto el señor: era, por tanto, un bautismo divino, porque el

Señor es Dios". Nosotros hemos recibido el auténtico bautismo "en el

Espíritu Santo". ¿Somos conscientes de la gracia recibida, de nuestra

consagración como sacerdotes, profetas y reyes? Nuestra misión es ser

fieles al honor recibido, no traicionar el amor de Dios Padre. Nuestra

misión es aspirar a la santidad --somos sacerdotes todos--, luchar por un

mundo donde reine la justicia --nuestra misión profética-- y servir a los

más necesitados con los dones recibidos --somos ungidos como reyes--.

Renovemos nuestro compromiso bautismal en este día porque en

nuestra vida de fe no debe haber "rebajas".

Page 141: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

3.- EL SEÑOR INAUGURA UNA NUEVA ERA

Por Antonio García-Moreno

1.- DIOS SABE ESPERAR.-"La caña cascada no la quebrará, el pabilo

vacilante no lo apagará" (Is 42, 3) La caña cascada ya no sirve para nada,

le falta consistencia. Mejor es tirarla, terminar de quebrarla, hacerla

astillas para el fuego. Y el pabilo vacilante da poca luz, apenas si alumbra.

También dan ganas de apagarlo de una vez y encender otra luz más

fuerte y segura. Así piensan los hombres. Tienen poca paciencia los unos

con los otros. Se aguantan con dificultad, se echan en cara sus defectos,

prescinden rápidamente de los que estorban, eliminan a los que no

rinden.

Dios no, Dios sabe esperar, Dios tiene una gran paciencia. Y al débil le

anima para que siga caminando, al que está triste le infunde la esperanza

de una eterna alegría, y al que lucha y se afana inútilmente le promete

una victoria final, una victoria definitiva.

"Promoverá fielmente el derecho, no vacilará ni se quebrará hasta

implantar el derecho en la tierra y sus leyes que esperan las islas" (Is 42,

4) Cristo sigue promoviendo el derecho sobre la tierra, despertando en

los hombres la inquietud por una justicia auténtica. Su voz sigue

resonando en las conciencias, reclamando el derecho de los oprimidos.

La Iglesia es la continuación de Jesús, es el signo sensible de su persona,

su voz clara y valiente. Lo dijo Él: Quien a vosotros recibe, a mí me recibe,

y quien a vosotros escucha, a mí me escucha.

Señor, da fortaleza a tu Iglesia para que siga levantando la voz en defensa

de la justicia, para que siga recordando a los hombres el mensaje de

amor que tú has traído a la tierra. Y concede a cada uno de nosotros una

sensibilidad exquisita para todo lo que sea justo, una fidelidad heroica a

las leyes divinas, a las normas del Evangelio, al Derecho de la Iglesia.

Hacer justicia sin vacilaciones, vivir el Derecho, eclesiástico o civil, sin

quebrantos ni claudicación alguna.

Page 142: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

2.- DIOS SOBRE LAS AGUAS.-"La voz del Señor sobre las aguas" (Sal 28,

3) Se describe en este salmo el terrible espectáculo de una tempestad

que, como impresionante azote, descarga sobre la tierra su flagelo de

lluvias torrenciales y lanza, rasgando las nubes plomizas, el dardo

encendido de sus rayos. Los truenos que hacen temblar los valles y las

montañas son para el salmista la voz del Señor, que retumba sobre las

aguas de forma grandiosa y potente.

Los vientos desencadenados y las aguas en cataratas sirven de símbolo

para hacernos comprender, aunque sea de modo aproximado, el poderío

y la majestad de Dios. En esos momentos en que la tempestad es más

intensa y los truenos resuenan al unísono con el resplandor rutilante del

relámpago, el hombre se ve pequeño e impotente, indefenso y frágil.

Entonces es capaz de intuir la trascendencia y la majestad excelsa del

Señor de los cielos y tierras. Es entonces también cuando la plegaria

brota espontánea del alma, como un suspiro que se escapa o como un

clamor desesperado.

"El Dios de la gloria ha tronado" (Sal 28, 4) Ante la grandeza divina

reflejada en el fragor de una tormenta el salmista nos exhorta a que

aclamemos al Señor, postrados en honda adoración, ante Dios, Creador y

Redentor nuestro. En su templo sagrado ha de resonar un cántico

unánime que glorifique el poder del Altísimo. Poder que aquí se destaca

en relación con las aguas, sobre las cuales su voz se hace sentir como un

mandato que las suelta en aguaceros que caen a mares. El Señor, dice el

canto sagrado, se sienta encima de las aguas como si estuviera sobre un

trono. Y por esa soberanía sobre esas aguas les confiere el poder de

purificar hasta la mancha más profunda del hombre, la del pecado

original. Así ocurre, efectivamente, en la celebración del santo Bautismo

cuando el agua derramada sobre el neófito en el nombre de Dios, uno y

trino, lo lava de toda culpa y pecado. Pero el poder divino va más allá,

pues el agua del Bautismo no sólo lava, sino que además fecunda el alma

del nuevo cristiano, infundiéndole una nueva vida, la vida divina y

transformándolo en hijo de Dios.

Page 143: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

3.-LA OTRA JUSTICIA.-"Está claro que Dios no hace distinciones; acepta al

que lo teme y practica la justicia..." (Hch 10, 34) Dios es distinto,

totalmente distinto. Por eso su justicia es también diversa, diferente de la

justicia de los hombres. Ésta consiste en dar a cada uno lo suyo, según la

conocida definición de la justicia retributiva. La justicia de Dios va mucho

más allá. Da a cada uno lo que le corresponde y mucho más. Por eso la

justificación del hombre es totalmente gratuita, se debe no a los méritos

del ser humano, sino a la infinita misericordia de Dios.

No, Dios no es deudor de nadie; ni nadie tiene derecho alguno ante Dios.

Su justicia equivale a su santidad, es decir, a su trascendencia, o más

claro aún, a su inmenso amor, esa esencia inefable y misteriosa que

rebasa infinitamente nuestra chata capacidad de entender y de amar...

Conviene que cumplamos toda la justicia, dice el Señor al Bautista, que se

resiste a bautizarlo según los designios de Dios. Claramente se refiere esa

justicia a los planes divinos de la salvación, a la respuesta fiel del hombre

a las exigencias divinas. A lo mismo se refiere Jesús cuando afirma que lo

primero es buscar el Reino de Dios y su justicia. La justicia de Dios, no la

de los hombres, tan raquítica y tan meticulosa.

"Me refiero a Jesús de Nazaret, ungido por Dios con la fuerza del Espíritu

Santo, que pasó haciendo el bien..." (Hch 10, 38) Jesús de Nazaret

practicó siempre la justicia; pero no la humana, sino la de Dios. Es esa

justicia la que le hace clamar "injustamente" en la cruz: Padre,

perdónalos porque no saben lo que hacen. O lo que le dijo al buen

ladrón: En verdad te digo que esta tarde estarás conmigo en el paraíso...

Así es la justicia de Dios: perfectamente combinada con la misericordia,

con el perdón, con la benevolencia...

Sed perfectos como vuestro Padre celestial es perfecto, sed

misericordiosos como Él lo es, justos con la justicia de Dios. Lo demás es

cuento, demagogia barata, conformismo, estrechez de miras,

ramplonería... Entonces, sí habrá paz, comprensión, perdón, alegría,

amor. La justicia, sí; pero la de Dios. Esta es la justicia que Cristo ha

Page 144: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

predicado y esa la que la Iglesia proclama, esa la que los hombres de Dios

han de predicar, esa la que todos hemos de practicar. Sin dejarnos

engañar con argumentos falaces que hablan a gritos -porque no tienen

razón- de una justicia que no es la de Dios.

4.- BAUTISMO DE CRISTO.- "... y se presentó a Juan para que lo

bautizara" (Mt 3, 13)Después de treinta años de vida oculta, ignorada de

todos en una de las más recónditas y olvidadas aldeas de Palestina, Jesús

desciende hacia el Jordán para iniciar su ministerio público. Hasta

entonces su enseñanza había sido sin palabras, aunque desde luego una

enseñanza muy elocuente e importante. En ese tiempo, en efecto, nos

hizo comprender el valor de una vida sencilla, de una existencia ordinaria

vivida en sus mil pequeñas cosas con un grande y profundo amor, que

sabía dar relieve y altura a lo más corriente. Lección fundamental para la

inmensa mayoría de los hombres cuya existencia también transcurre, día

tras día, en un entramado de pequeños deberes. Un ejemplo que nos ha

de llevar a dar valor a lo más pequeño y ordinario, que al vivirlo con amor

y esmero por hacerlo bien puede alcanzar la bendición y la sonrisa de

Dios.

Cuando Jesús llegó al Jordán para bautizarse, el Bautista se resistió a

hacerlo. No entiende cómo ha de bautizar a quien está tan por encima de

él. Tampoco comprende de qué se habría de purificar quien era la pureza

misma. Pero el Señor vence su resistencia pues así lo disponían los planes

del Padre. Ante todo para enseñarnos la primera lección que ha de

aprender quien quiera entrar en el Reino de los cielos, la lección de la

humildad. Luego lo repetirá de muchas formas y en repetidas ocasiones.

Nos enseña, en efecto, que es preciso hacerse como niños y que quien se

humilla será exaltado, o que quien quiera ser el primero que sea el

último. También alabará la humildad de la mujer cananea, o el valor de la

pequeña limosna que echó una pobre viuda en el gazofilacio del Templo.

También se alegrará y alabará al Padre porque ha ocultado los misterios

más altos a los sabios y a los orgullosos, y se los ha revelado a los

Page 145: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

sencillos y pequeños. También nos dirá que aprendamos de Él, que es

manso y humilde de corazón.

Por otra parte, se bautiza porque ha venido a cargar con los pecados de

la Humanidad y redimir así al hombre de la servidumbre a que estaba

sometido desde la caída de Adán. Jesús, como vaticinó el profeta Isaías,

es el Cordero de Dios que carga con los pecados del mundo para

expiarlos con su mismo sacrificio. Así pues, en su Bautismo comienza el

Señor su misión redentora, inaugura una nueva era al dar a las aguas el

poder de purificar a cuantos creyendo en Él se bautizarían, una vez

consumada la redención en la cruz.

El Bautismo de Cristo es así un modelo de lo que es el nuestro. También

nosotros, al ser bautizados, además de ser purificados del pecado

original, hemos sido objeto del amor del Padre, hemos recibido al

Espíritu Santo que ha morado, y mora si estamos en gracia de Dios, en

nuestro cuerpo y en nuestra alma como en su propio templo.

4.- NUESTRO COMPROMISO BAUTISMAL

Por Gabriel González del Estal

1.- Hoy se acaba el tiempo litúrgico de Navidad; Jesús tiene ya treinta

años. Hasta ahora ha vivido una vida socialmente humilde, callada y

anónima, como un judío observante y fiel a la Ley de Moisés. Ha sido

circuncidado, pero no bautizado. Para los hombres judíos la circuncisión

era un rito imprescindible para entrar a formar parte del pueblo de Israel,

del pueblo elegido por Dios. De que el niño fuera circuncidado se

encargaban los padres del niño, cuando este era aún muy pequeño. La

circuncisión era para los hombres judíos un rito muy parecido a lo que es

hoy para nosotros el sacramento del bautismo, tal como hoy lo

practicamos. El bautismo, en cambio, suponía una decisión personal de

consagrarse a Dios y de renunciar al pecado. El que decidía bautizarse,

Page 146: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

decidía cambiar de vida, empezar a vivir para Dios, cumpliendo fielmente

la Ley de Dios. Así era el bautismo de Juan: un bautismo de

arrepentimiento de los pecados y de conversión a Dios. A este bautismo

es al que se presentó Jesús, poniéndose en la fila de los que querían ser

bautizados, como un judío más. Bien, lo que sucedió ya lo sabemos; nos

lo cuenta hoy San Mateo, en su evangelio. Yo quiero ahora hacer una

reflexión, más pastoral que teológica, sobre el tema del bautismo, para

nuestro tiempo de hoy. Nosotros fuimos bautizados a los pocos días de

nacer. Nos bautizaron en el bautismo de Jesús, no en el de Juan Bautista,

y lo decidieron nuestros padres, siendo fieles a su fe y a su tradición

cristiana. Pero resulta que muchos de nuestros jóvenes hoy no tienen ya

la fe de sus padres y no quieren vivir en ella. ¿Qué debemos hacer los

padres, catequistas y sacerdotes en estos casos? Yo creo que debemos

acentuar la importancia y el significado personal y cristiano de la

renovación de las promesas del bautismo. Cada joven debe decidir y

expresar libre y conscientemente ante la Iglesia de Cristo si quiere vivir

como bautizado, en la fe de la Iglesia. Tiene que aceptar su bautismo

como un compromiso personal y como una decisión definitiva de vivir

como cristiano. Los que no quieran aceptar su bautismo, viviendo como

auténticos cristianos, merecen todo nuestro respeto, pero no los

podemos considerar como cristianos. No queremos llamar cristiano a un

joven por el simple hecho de haber sido bautizado por la decisión de sus

padres, sino al que decide libre y personalmente vivir su compromiso

bautismal.

2.- Sobre él he puesto mi espíritu. Jesús de Nazaret fue “ungido por Dios

con la fuerza del Espíritu Santo, y pasó haciendo el bien y curando a los

oprimidos por el diablo”. Cuando fue bautizado por Juan, Dios le llamó su

“Hijo amado, su predilecto”. Cuando nosotros somos bautizados, somos

bautizados en el Espíritu de Jesús y Dios nos considera sus hijos. ¿Cómo

debe manifestarse en nosotros el Espíritu de Jesús? Evidentemente

haciendo el bien e intentando curar, en la medida de nuestras

posibilidades, a las personas que se hallen esclavizadas por algún mal. En

Page 147: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

la primera lectura, el profeta Isaías nos dice que “el siervo de Yahvé”

traerá el derecho y la justicia a los pueblos, abrirá los ojos de los ciegos,

liberará a los cautivos y a los que habitan en las tinieblas. Todo esto lo

hará con mansedumbre y con fortaleza. Este debe ser nuestro programa,

como personas que hemos sido bautizados en el Espíritu de Cristo:

ayudar siempre a los demás, empezando por los más desfavorecidos,

actuando siempre con amor y fortaleza cristiana. Pues para esto fuimos

bautizados en el Espíritu de Cristo.

5.- LA CARTA DE PRESENTACIÓN

Por Javier Leoz

Llegó el final de la Navidad pero, lo importante, comienza ahora. Con el

bautismo del Señor se inicia también su ministerio, su misión. ¡Qué

carta de presentación por parte de Dios hacia su Hijo! “Mi

predilecto…escuchadle”

1.- Hoy, al celebrar el bautismo de Jesús, vemos como Dios –

nuevamente- se manifiesta poderosamente sobre El. Qué buena ocasión,

por otro lado, para refrescar nuestras promesas del bautismo. Para dar

gracias a Dios por aquellos padres que –acercándonos al “río Jordán” de

la pila bautismal, quisieron que Dios se manifestara, se hiciera presente

por la fuerza del Espíritu Santo en nuestras almas para que fuésemos

gente de bien y para hacer el bien.

2.- Hoy, de nuevo, podemos decir: ¡Feliz Navidad! Dios, en el bautismo de

Cristo, vuelve a derramar su gracia, a llenar con su poder toda la persona

de Jesús. Con el bautismo expresamos nuestra fe y, como Jesús, nuestra

íntima comunión con Dios. ¿Seremos capaces de reavivar, actualizar y

revivir todo esto?

El Bautismo del Señor es su “carta de presentación”. En Belén,

escasamente unos pastores, los magos, José y María, se percataron de un

Page 148: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

gran misterio: Dios hecho hombre. Ahora, Jesús, desciende con el resto

de los hombres, por obediencia, cumpliendo la voluntad del Padre, y

venciendo la resistencia de Juan Bautista, al bautismo de penitencia.

A partir de este momento, Jesús, todo lo que haga y diga lo realizará y lo

proclamará como Hijo de Dios: la Palabra del Padre lo ha acreditado.

3.- En cuántos momentos quisiéramos que, alguien, certificara y

defendiera nuestra sabiduría, o nuestras capacidades para un

determinado puesto profesional o para mil intereses nobles o

personales.

En el Bautismo del Señor contemplamos el testimonio que da el Padre

sobre su Hijo cuando descendiendo al río Jordán, sin necesidad y sin

pecado, humildemente cumple con el rito marcado.

¿Cómo puede ser que Jesús, el hombre sin mancha se mezcle entre los

pecadores? ¿Quién es ese que, hasta el mismo precursor, lo señala como

Cordero definitivo que extermina todo pecado de la humanidad? ¿Quién

es?

¡Es Cristo! Quiso compartir con nosotros, desde el pesebre, nuestra

fragilidad, lo hace ahora con el Bautismo, continuará repitiéndolo con

enfermos pecadores, tristes, hambrientos y afligidos y…..con otro

bautismo de sangre nos redimirá y nos salvará. ¿Y todavía nos

preguntamos “quién es ese”?

4.- Queridos hermanos; sigamos a Jesús. Le acompañemos en su causa,

en la promoción de la justicia, la verdad; en su intento de llevar a los

hombres y mujeres de nuestro tiempo a descubrir el rostro del Dios vivo.

Renovemos nuestro propio bautismo “somos otros cristos” y no

olvidemos que, también nosotros, hemos sido ungidos por el Espíritu

Santo. Nunca nos faltará su auxilio.

Page 149: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

Ojala que, esta fiesta del bautismo de Jesús nos ayude a sentirnos más

hijos de Dios, mejores hijos de Dios y a dar lo mejor de nosotros mismos.

5.- ¡GRACIAS, DIOS Y PADRE!

Porque, en el bautismo de Jesús,

de nuevo te revelas y hablas.

Te expresas, oh Dios, como siempre lo haces:

con autoridad y, a la vez, con amor.

Lo haces porque, sabes que el hombre,

necesita del soplo de Jesús para vivir

de su mano, para levantarse

de su amor, para llegarnos hasta Ti

de tu mirada, para sentirnos amados

¡GRACIAS, DIOS Y PADRE!

Porque, sorprendentemente,

las nubes se abren y, lejos de desprender agua,

derraman palabras divinas,

consuelo para una humanidad resquebrajada

esperanza para un mundo perdido.

¡GRACIAS, DIOS Y PADRE!

Porque al bajar Jesús al río Jordán

tienes sed de nosotros,

de nuestro amor y de nuestra generosidad

Page 150: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

de nuestra conversión y de nuestro corazón

Porque no dejas de buscarnos:

Lo hiciste en Belén

Lo hiciste con ángeles pregonando la Navidad

Lo hiciste con una estrella buscando a los Magos

Lo harás, dejando a tu Hijo, clavado en una cruz

Lo harás siempre que sea necesario, Señor

Por el hombre…todo

Eres así, Dios y Padre

Siempre ofreciendo amor al hombre

¡GRACIAS, DIOS Y PADRE!

6.- LA SUAVIDAD DEL HIJO DE DIOS

Por Ángel Gómez Escorial

1 - Merece la pena pronunciar despacio las dos siguientes frases que

hemos escuchado en las lecturas de hoy. La primera procede de la

profecía de Isaías: "La caña cascada no la quebrará, el pábilo vacilante no

lo apagará". La segunda, del Libro de los Hechos de los Apóstoles: "Jesús

de Nazaret, ungido por Dios con el Espíritu Santo, que paso haciendo el

bien y curando a los oprimidos por el diablo, porque Dios estaba con

él". Ambas narran la forma de ser y actuar de Cristo, porque, no quebrar

la caña cascada, ni apagar el rescoldo débil, curar a los oprimidos… todo

ello contiene un mensaje de paz, con suavidad física y espiritual y mucho

consuelo. Pueden éstas ser, sin duda, las frases más hermosas del Nuevo

Testamento y que reflejan bien la actividad de Jesús. Hay mucha paz,

Page 151: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

suavidad, humildad y servicio a los demás en el cristianismo y ello

debería ser reflejado más por todos y, sobre todo en este tiempo de

violencias.

2.- Se nos ocurre decir que la liturgia de la Misa tiene una enorme fuerza

descriptiva que afianza aun más los textos que leemos. El relato de Isaías

en este día del bautismo del Señor contiene uno de los párrafos –tal

como ya hemos citado-- más hermosos de toda la Escritura dedicada al

Señor Jesús: "La caña cascada no la quebrará, el pábilo (el

rescoldo)vacilante no lo apagará". Y también: "No gritará, no clamará,

no voceará por las calles". Es, como decíamos, la imagen de la suavidad

de Cristo, de su mansedumbre, de su talante siempre afable. Luego, San

Pedro va a decir en los Hechos que "pasó haciendo el bien y curando a los

oprimidos por el diablo; porque Dios estaba con él". Pedro con una

sencillez impresionante resume en muy pocas palabras la misión de Jesús

y su naturaleza. Es, por supuesto, otro texto magnífico.

3. - Cristo se va a bautizar como uno más, pero entonces se oye la voz

poderosa del Padre que lo declara desde el cielo "su hijo amado, su

predilecto." Es el mismo Padre quien no quiere en ese momento el

anonimato producido por la modestia de Jesús. Es necesario conocer que

la fuerza de Dios también está en el Señor. Lo dice Mateo en su texto.

Hace unos días, al celebrar la Epifanía, se mostraba lo mismo: la

presencia pública y jubilosa del Niño Dios al mundo, representado por los

Reyes Sabios de Oriente. El Dios omnipotente presenta a su Hijo con

dimensión humana, con la “medida” que todos los hombres deberíamos

tener: la de la paz y la suavidad.

4.- Hay muchas ocasiones en la vida del cristiano en que pretendemos

tomar el megáfono y a cristazo limpio –como dijo Miguel de Unamuno--

imponer creencias a gritos, con el máximo ruido posible. Pero, no es

lógico; ni adecuado, si somos coherentes con la verdadera condición de

cristianos, porque enseguida “nos enfrentamos” a un Señor Jesús afable,

silencioso, sonriente, que no rompe la caña quebrada, ni su ímpetu apaga

Page 152: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

la poca lumbre que todavía queda en la vieja hoguera. Y es que pasó

haciendo el bien y curando a los oprimidos. Hizo de la quietud y

serenidad la demostración del enorme amor que sentía por los hermanos

que le rodeaban. En su Bautismo el Espíritu Santo unge a Jesús para la

misión redentora, pero la magnificencia de Dios queda --en ese

momento—en lo alto. Abajo en la tierra comienza el Reinado de la paz y

del amor. En ese equilibrio entre fuerza y suavidad está lo mejor que

podemos aprender nosotros de nuestro Dios.

5. - Con la solemnidad del Bautismo del Señor termina el tiempo de

Navidad e iniciamos el Tiempo Ordinario. La escena del Jordán es el

principio de la vida pública del Salvador. A nosotros se nos abre también

un tiempo “normal”, de camino corriente, tras la maravilla que hemos

celebrado en Navidad. Pero también es tiempo de espera y de

conversión. Esta primera parte del Tiempo Ordinario terminará en el

Miércoles de Ceniza y con ella se inicia la Cuaresma, el ascenso hasta la

Pascua gloriosa. Todos los tiempos y los momentos sirven para nuestra

conversión. Y una característica de nuestro cambio –de la búsqueda del

hombre nuevo—ha de ser el de la paz y la afabilidad. Jesús es afable y

pacifico. Y así debemos ser nosotros. Recomendamos muy sinceramente,

leer y releer esta semana los textos de la Misa. Y meditarlos en el silencio

de nuestros cuartos y en la --deseable-- paz de nuestras almas.

LA HOMILÍA MÁS JOVEN

TEOFANÍA

Por Pedrojosé Ynaraja

1.- El Papa Juan-Pablo II introdujo un nuevo conjunto de “misterios” para

el rezo del rosario. No sé que resultado piadoso puede tener la iniciativa,

máxime cuando alguno de ellos queda un poco desdibujado. Pero lo

Page 153: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

cierto es que el primero: el bautismo del Señor en el Jordán, es muy

apropiado. Imagino siempre, al rezarlo y tratar de contemplarlo, lo que

pensaría Santa María cuando se enteró de que su Hijo había dejado

Galilea, había atravesado el Jordán y se había ido al encuentro del

Bautista. Seguramente quedó pasmada.

Pasó Juan su juventud e inicios de madurez en el desierto. La tradición lo

localiza junto a Ein-Karen, al oeste de Jerusalén. Es un desierto de

arboleda. La soledad en un tal lugar, es muy diferente a la que se vive en

un sitio de amplios horizontes, como los de arena, el de Judá, o el

emblemático del Sahara, el que siempre creemos que es modelo que

deberán copiar los demás, sin que sea así. Actualmente, bajo un

santuario precioso, pequeño y solitario, que pocos peregrinos visitan,

continua este desierto repleto de árboles. Creo recordar que la mayoría

son pinos, pero de lo que estoy seguro es que hay encinas y algarrobos.

Me guardan en Jerusalén unas cuantas bellotas escogidas de este

bosque, para ver si consigo que me nazca alguna encina, que pueda dejar

de recuerdo en alguno de los lugares donde ejerzo mi ministerio.

2.- La cosa es que se hizo mayor nuestro buen hombre y marchó a las

orillas del Río. Unos 35 Km. le separaban y un desnivel de unos 1.100

metros. El Jordán por allí esta en su curso final, baja plácido, lento y

formando múltiples meandros. Como explícitamente dice el evangelio

que se trataba de la orilla izquierda, es allí donde he ido ilusionado. La

arqueología confirma la veracidad y las excavaciones prosiguen.

Lamentablemente, el río bíblico baja enormemente sucio, prácticamente

es el final de cloacas, tanto de Israel, como de Palestina y de Jordania.

Goza de cierta soledad el paraje, se levantan algunas iglesias y

recientemente se ha iniciado una latina. Pero en el lugar del bautismo, en

la orilla, siempre se podrá evocar la gran gesta del Bautista, repleto como

está de arbustos, juncos y zarzas espinosas.

3.- Ya he hablado en diversas ocasiones de él, de su estilo de predicación,

de su coherencia y valentía. Fueron estas virtudes las que atraían a las

Page 154: Festa liturgica del Battesimo Del Signore

gentes de toda categoría a escucharle y conmovidos reconocían la

veracidad de lo que escuchaban y la bajeza de sus propias costumbres.

Era tajante en sus afirmaciones y muchos aceptaban su indigencia

espiritual. Se atrevían a reconocerlo públicamente y a manifestar su

deseo de conversión. Juan entonces, solemnemente, los hundía en el

curso del agua y salían ellos tranquilizados, porque este reconocimiento

público de sus pecados, calmaba sus conciencias. No nos dicen los textos

que todos fueran valientes y pidieran el bautismo, parece que este acto

de humillación, pocos eran capaces de solicitarlo. No nos ha de extrañar,

pues, su sorpresa, cuando vio acercarse a Jesús. Un hombre de desierto,

está preparado para las grandes intuiciones y él además estaba

impregnado desde el seno de su madre Isabel, de la gracia del Altísimo.

Reacciona con humildad, reconoce que, pese a la vida de austeridad que

ha llevado, cuando está al lado del Mesías, su pequeñez y limitaciones

son motivo de que solicite el bautismo. Jesús con gran honradez se niega,

era un gran admirador de la labor de preparación a la que estaba

entregado y, paradójicamente, es él el que le pide ser bautizado.

4.- ¿Qué conversión pretendía lograr? ¿De qué pecados se arrepentía?

¿Cómo iba a enriquecerle espiritualmente el gesto? En el Jesús de este

momento estamos, como más tarde en Getsemaní, presentes nosotros.

En nuestro nombre, representándonos, incorporándonos a sí mismo, se

quiere bautizar. Y Juan accede por fidelidad. El texto dice que el Señor lo

quiere y él, pese a no entenderlo, cumple lo que le dicen. En la pequeñez

del acto se encierra tal grado de humildad, que la plenitud de la Divinidad

debe manifestarse. Explota el Cielo, se manifiesta el Espíritu en forma de

paloma y el Padre se hace diáfano, mediante su voz. A este fenómeno

religioso le llamamos una Teofanía. 5.- Es el complemento que corona la

ingenua historia de Navidad.

Jesús, trabajador autónomo de labores de la construcción, se alejaría

seguramente de Nazaret de cuando en cuando y a Santa María no le

extrañaría quedarse sola. Al enterarse de a lo que se había sometido y de

su inmediata partida a la soledad del desierto de Judea, donde pasó los

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40 días de ayuno y oración, reconocería que el Señor continuaba

revelándosele. Recordaría las palabras de Gabriel: será santo, será

llamado Hijo de Dios. ¿Cuál sería la nueva revelación, pensaría entonces?

La Fe de María, como la nuestra, es un riesgo, y ella fue siempre fiel esclava del Señor, también ahora que, en vez de presumir y buscar éxitos, como cualquier hijo de vecino, su Hijo se humillaba. La manifestación solemne de la Divinidad, le recordaría lo que le contaron los pastores y la estrella prodigiosa que había guiado a los sabios extranjeros. En la soledad de su viudez, meditaría todo esto, enriqueciendo su corazón.

LA FIESTA

1. NOTA PREVIA

Este domingo está plenamente en la órbita de las celebraciones de Navidad-Epifania. Lo que ante todo debe aún subrayarse es la manifestación de JC. Y esta manifestación adulta de JC puede compensar la presentación predominantemente centrada en la infancia (las fiestas de Navidad-Epifania hablan de la infancia de JC y son también fiestas en las cuales nuestros niños ocupan un primer lugar). La predicación hoy, complemento del ciclo navideño y pocos días después de la Epifanía, debería ser una seria presentación del hecho de que la misión de JC y nuestro seguirle, no son sólo "cosas de niños" sino una tarea -una lucha- plenamente adultas, plenamente conscientes y responsables.

TRASFONDO BÍBLICO: Los tres ciclos dominicales repiten hoy las dos primeras lecturas y varían el evangelio. Las dos primeras lecturas indican que no se trata fundamentalmente de celebrar el bautismo de J. (y menos el nuestro) sino de la manifestación de Dios que autentica la persona y la misión de JC. Todo lo que el pueblo de Dios esperaba (1.lectura) y todo lo que J. hizo y la Iglesia cree y anuncia (2. lectura) está incluido en la proclamación del Jordán: J. es el hombre lleno del Espíritu de Dios que podrá manifestar y comunicar

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al Padre, al Dios del amor (ya que él es el Hijo, el amado, "en quien he puesto mi amor "=" el que es el predilecto").

La escena del bautismo nos es presentada por Lc con evidente intención del paralelismo con la que él mismo describirá como acontecimiento inicial de la Iglesia (Pentecostés). De ahí que Lc atribuya a Juan la profecía de que "el os bautizará con Espíritu Santo y fuego". Se trata, por tanto, de subrayar el inicio de la misión profética de JC, que después continuará en la Iglesia de sus discípulos.

Es preciso tener también en cuenta la importancia que la primera comunidad cristiana daba a este hecho del bautismo de J. como inicio de la realización eficaz de su misión (véase la 2. lectura: el resumen característico de la predicación de Pedro = el esquema fundamental de los sinópticos = el esquema básico de la primera predicación cristiana).

EL BAUTISMO DE JESÚS Y NUESTRO BAUTISMO: Un peligro fácil de la predicación de hoy sería el de abandonar el tema y el hecho del bautismo de JC para dedicarse a hablar catequéticamente de nuestro bautismo. Peligro porque -como decíamos antes- se omitirá una importante complementación del ciclo Navidad-Epifanía que es a la vez introducción para los domingos de durante el año que vamos a comenzar (JC, el hombre lleno del Espíritu que nos revela el amor del Padre), y peligro también porque podría identificarse excesivamente el bautismo de Juan con el bautismo de la Iglesia. El bautismo de la Iglesia es más asimilable al hecho de Pentecostés que no al hecho del Jordán.

Con todo, ello no significa que no quepa una posibilidad de relacionar uno y otro. No tanto en sus aspectos objetivos como en los subjetivos (aunque unos y otros estén siempre vinculados). Me explico: la narración del bautismo de J. permite adivinar en este hecho una toma de conciencia del hombre Jesús de la misión que el Padre le encomienda. Toma de conciencia en la cual indudablemente influye la predicación de Juan y la espera mesiánica

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de los "pobres de Israel". Y que se manifestará progresivamente (Transfiguración, Pasión con la afirmación ante el Sanedrín). Como dicen los evangelios: Jesús "crece" ante Dios y ante los hombres.

También nuestro bautismo-confirmación tiene un aspecto de toma de conciencia (que no necesariamente coincide cronológicamente con el momento del sacramento: también puede crecer después) del amor gratuito de Dios, de la donación del Espíritu, que nos impulsa a realizar una misión también mesiánica de vivir y comunicar el amor de Dios, continuando el camino de JC. En el bautismo de niños realizado en la Iglesia, es ésta quien lo afirma y reconoce; puede bautizar al niño porque el don del amor de Dios no está condicionado al reconocimiento del niño, aunque el bautismo (y la confirmación, dos realidades íntimamente vinculadas, casi como dos momentos del mismo sacramento) no conseguirá su plena realidad hasta que el niño no lo asuma por la fe. Es un camino que empieza por la iniciativa de Dios, pero la actuación del hombre debe ser respuesta coherente con este amor de Dios.

ESQUEMA POSIBLE: 1) Debería comenzarse subrayando la vinculación de esta fiesta con lo que hemos celebrado en los días de Navidad-Epifanía. Aquel niño es un hombre que viene a revelar y realizar la voluntad del Dios que nos ama. Por eso es el ungido con el Espíritu de Dios. Durante todos los domingos del año escucharemos su Palabra para seguir su camino. 2) Porque su camino sigue en nosotros. También nosotros hemos recibido el Espíritu de Dios para manifestar y realizar el amor de Dios. Es lo que significó nuestro bautismo-confirmación. ¿Cómo seguimos este camino? ¿Cómo lo vivimos? 3) La primera y segunda lectura ofrecen amplias posibilidades de concretar qué significa continuar el camino de JC. Se nos habla de "traer el derecho a la naciones", de liberación de los oprimidos (últimos versículos de la 1. lectura), sin quebrar la caña cascada ni apagar el pábilo vacilante. Y Pedro nos define la tarea de JC como un pasar "haciendo el bien" y liberando "a los oprimidos" por cualquier mal. Nótese también cómo (y es una nueva conexión con la fiesta de Epifanía) ambas lecturas acentúan

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el carácter universal, abierto a todos, de la manifestación de Dios en JC (y, por tanto, en la Iglesia).

J. GOMIS MISA DOMINICAL 1977, 1

2. FIESTA DE TRANSICiÓN

La fiesta del Bautismo del Señor es una fiesta que comporta una cierta complejidad tanto en su sentido como en su comprensión, y a la vez una gran riqueza de contenidos que la hacen atractiva y sugerente.

Por un lado, es éste un domingo de transición: el Bautismo del Señor cierra el ciclo de Navidad e inaugura a la vez la primera semana del tiempo ordinario. Con la escena del bautismo culmina la manifestación de Jesús como Hijo de Dios que hemos celebrado a lo largo de toda la Navidad, pero a la vez se nos presenta a un Jesús ya adulto, dispuesto a iniciar su ministerio público. Esto comportará, sin duda, alguna dificultad en la ambientación, la cual, aunque continúe siendo navideña, tendrá que eliminar el protagonismo del niño Jesús en el pesebre.

Por otro lado, el bautismo de Jesús tiene un contenido y un sentido propio que lo diferencian del sentido y significado del bautismo cristiano. Pero también es cierto que este bautismo de Jesús de alguna manera prefigura, e inevitablemente evoca, nuestro bautismo, y será oportuno recoger también esta referencia.

- OTRA TEOFANÍA

El bautismo de Jesús es una escena epifánica, que certifica una vez más la divinidad de Jesús. En este sentido el bautismo culmina el ciclo navideño: si la Navidad es la manifestación de Cristo en el ámbito humilde de Belén, y la Epifanía es la manifestación universal, a todos los pueblos, el Bautismo es la manifestación absoluta, en

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plenitud, de la divinidad de Cristo. De hecho, podríamos afirmar que, propiamente, el Bautismo es un eco o continuación de la fiesta de Epifanía, ya que completa su sentido con otra escena de tipo epifánico o teofánico.

El núcleo de la liturgia de hoy es el texto del evangelio que nos muestra a Jesús en el momento de ser bautizado por Juan en el Jordán, y es ungido por el Espíritu Santo y proclamado Hijo de Dios por la voz del Padre desde el cielo. Sin duda, esta escena está muy elaborada, presenta un gran contenido teológico, y concretamente trinitario: el Padre revela que Jesús es su Hijo y lo unge con el don del Espíritu. A partir de aquí, Jesús ya puede empezar a llevar a término la misión encomendada por el Padre en medio de los hombres.

Los textos eucológicos insisten en este carácter teofánico de la escena del bautismo: en el bautismo de Cristo, en el Jordán, quisiste revelar solemnemente que él era tu Hijo amado envinndole tu Espíritu Santo (colecta); en este día manifestaste a tu Hijo predilecto (ofrendas); hiciste descender tu voz desde el cielo, para que el mundo creyese que tu Palabra habitaba entre nosotros; y por medio del Espíritu, manifestado en forma de paloma, ungiste a tu siervo Jesús, para que los hombres reconociesen en él al Mesías, enviado a anunciar la salvación a los pobres (prefacio)

- EL BAUTISMO DE JESUS Y NUESTRO BAUTISMO

Como decíamos antes, el sentido del bautismo que Jesús recibe es distinto al del bautismo cristiano. El mismo Juan dice en el evangelio: Yo os he bautizado con agua, pero él os bautizará con Espiritu Santo. El bautismo de Juan era un bautismo de conversión, una expresión del deseo de convertirse. El hecho de que Jesús se ponga en la cola de los pecadores es un signo más de la encarnación de Dios entre los hombres: él, que no necesitaba puruficación ninguna, se identifica con todos aquellos que quieren convertirse. Pero el bautismo, en sí mismo, tan sólo tiene este valor simbólico. Lo importante de la escena es la teofanía que se produce en el

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marco del bautismo de Jesús. En cambio, nuestro bautismo es un sacramento real, que nos hace hijos de Dios y, por la fuerza del Espíritu Santo, nos incorpora a Crsito muerto y resucitado.

A pesar de estas diferencias, no hay duda de que hay resonancias de nuestro bautismo en toda la liturgia de hoy. Si tomamos las lecturas propias del ciclo B, en la 1. lectura tenemos un texto de Isaías que, con la clave del agua, nos anuncia los planes de Dios: Oíd, sedientos todos, acudid por agua ...venid a mí: escuchadme y viviréis. Con la misma imagen del agua, insiste el salmo en la salvación que Dios nos ofrece: Sacaréis agua con gozo de las fuentes de la salvación. Y en la 2. lectura, de la primera carta de san Juan, se nos explica cómo todos nosotros hemos nacido de Dios por la fe en el hijo.

De alguna manera, pues, el bautismo de Jesús prefigura el nuestro, en el sentido de que, así como en aquel momento el Padre certificó la filiación divina de Jesús ungiéndolo con el Espíritu antes de iniciar su misión, también nosotros en el bautismo somos consagrados hijos de Dios en Jesucristo por el Espíritu Santo. Tal como afirma el prefacio: en el bautismo de Cristo en el Jordán has realizado signos prodigiosos, para manifestar el misterio del nuevo bautismo. También en la oración colecta pedimos: concede a tus hijos de adopción, renacidos del agua y del Espíritu Santo, perseverar siempre en tu benevolencia. Y en la poscomunión: que escuchemos con fe la palabra de tu Hijo para que podamos llamarnos, y ser en verdad, hijos tuyos.

Así, pues, hoy es un día apropiado para rememorar nuestro bautismo, para agradecerlo a Dios y también para renovar nuestro compromiso bautismal. Con uno u otro signo (el cirio pascual, la aspersión, los bautizos durante la misa, el credo dialogado) hoy hemos de expresar que la Iglesia, pueblo de bautizados, renueva su adhesión a Cristo.

XAVIER AYMERICH MISA DOMINICAL 2000, 1, 41-42

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3.

FIESTA QUE CIERRA EL CICLO DE NAVIDAD

La fiesta del Bautismo del Señor enlaza con la Epifanía por su condición de celebración de la primera manifestación pública de Jesús, al comienzo de su ministerio. Hemos pasado, en la celebración de los misterios, de la infancia a la edad adulta de Jesús.

La antífona de entrada (Mt 3,16-17) expresa bien el contenido celebrativo de esta solemnidad: "Apenas se bautizó el Señor, se abrió el cielo, y el Espíritu se posó sobre él. Y se oyó la voz del Padre que decía: Éste es mi Hijo, el amado, mi predilecto".

Hay varios signos epifánicos: el abrirse el cielo, cerrado para la humanidad por su pecado, el posarse sobre Jesús el Espíritu en un gesto que recuerda la primera creación, ungiéndole como Mesías, y la voz del Padre manifestando que aquel hombre, aparentemente pecador, es su Hijo predilecto (prefacio). Esto mismo expresa la oración colecta: "Dios todopoderoso y eterno, que en el Bautismo de Cristo, en el Jordán, quisiste revelar solemnemente que él era tu Hijo amado enviándole tu Espíritu Santo"... El Bautismo de Jesús es la revelación solemne, la epifanía esplendorosa de quién es aquel que forcejea para que Juan le bautice.

Con esta fiesta se cierra el ciclo navideño de las manifestaciones de Dios en la carne, para dar paso al tiempo ordinario.

EL MISTERIO DEL NUEVO BAUTISMO

Jesús se acerca al Jordán para someterse al Bautismo de penitencia, al que Juan invitaba como preparación para recibir el Reino de Dios. Pero en el Bautismo de Jesús tienen lugar "signos prodigiosos" (prefacio). Esos signos se ordenan a "manifestar el misterio del nuevo Bautismo" (prefacio), del Bautismo en el agua y el Espíritu Santo, que trae Jesús. Por él, los cristianos sepultados en Cristo,

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renacen a él por una vida nueva. Por él quedan libres de todo pecado y se convierten en hijos de adopción; por él, incorporados a Cristo, entran a formar parte de un pueblo sacerdotal que proclama en el mundo las maravillas de Dios.

BAU/QUÉ-ES: Es éste un buen día para presentar a los fieles toda la profundidad del Bautismo cristiano como: el primer sacramento de la nueva Ley, sacramento de la fe, nacimiento a la vida de Dios, sacramento pascual (Ritual del Bautismo de niños 3-6; Catecismo 535-537).

El Bautismo es el fundamento de la llamada a la santidad, el fundamento del deber y derecho a vivir el culto "en espíritu y en verdad". Es el primera peldaño del proceso de iniciación cristiana, que debe crecer con el don efusivo del Espíritu (Confirmación) y el sentarse por primera vez a la mesa del Señor (Eucaristía).

DEL BAUTISMO DEL JORDÁN, POR EL MISTERIO, A LA CRUZ Y RESURRECCIÓN

Jesús en el Bautismo del Jordán asume "la realidad de nuestra carne para manifestársenos" (2a oración colecta). La asume en aparente condición pecadora, como siervo, poseído totalmente por el espíritu, en condición humilde y paciente. Su misión es promover el derecho y la justicia, siendo luz y liberando de las esclavitudes de los hombres (Is 42,1-4.6-7).

El libro de los Hechos resume la misión de Jesús poniendo en boca de Pedro la síntesis del anuncio de la fe ( 10,37-38): "Conocéis lo que sucedió en el país de los judíos, cuando Juan predicaba el bautismo, aunque la cosa empezó en Galilea. Me refiero a Jesús de Nazaret, ungido por Dios con la fuerza del Espíritu Santo, que pasó haciendo el bien y curando a los oprimidos por el diablo: porque Dios estaba con él". Lástima que el texto de la 2. lectura se corte en ese punto y no continúe la exposición del misterio pascual completo, que incluye la pasión, muerte, resurrección de la que los apóstoles son testigos (Hech 10,39-43). Con el Bautismo Jesús

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comienza su camino ministerial de proclamación de la Buena Nueva, que le llevará a la cruz y resurrección. Es el Espíritu Santo el que, desde el Bautismo, le irá conduciendo cual nuevo Isaac (Gen 22,1-2); desde el Jordán Jesús emprende su camino hacia el sacrificio de su vida y la glorificación.

LAS PECULIARIDADES DE LUCAS

Lucas destaca como peculiaridad de su Evangelio que "Jesús también se bautizó", añadiendo la circunstancia "en un bautismo general". Lucas destaca el detalle de solidaridad de Jesús con el pueblo entero que acudía a Juan necesitado de conversión. Lucas precisa algo que los restantes sinópticos no indican: "En aquel tiempo el pueblo estaba en expectación". Se había creado una situación especial de anhelo y de esperanza en torno a Juan. Jesús sintonizando con este "movimiento", haciéndose uno más, mostrándose como un penitente más, se acerca a Juan. Así asume la condición humana, incluso la apariencia de pecado y realiza la profecía de Isaías: "No gritará, no clamará, no voceará por las calles. La caña cascada no la quebrará, el pábilo vacilante no lo apagará" ( 1. lectura) y lo que afirma la 2a: "...pasó haciendo el bien y curando a los oprimidos por el diablo". Es todo un ejemplo para los bautizados, que renunciando al pecado están llamados a compartir toda la realidad humana en una solidaridad que se concreta en el amor de Dios. Así seremos imagen de Cristo que nos am6 hasta el fin y lo asumió todo, excepto el pecado.

RAMIRO GONZALEZ MISA DOMINICAL 1995, 1

4.

Hoy celebramos la fiesta del "Bautismo del Señor". Santo Tomás de Aquino hablaba de los "misterios de la vida de Cristo": el resplandor de Dios en el hombre Jesús de Nazaret. Él será hoy el centro de

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nuestra celebración y de nuestra contemplación: él, bautizado en el Jordán.

2) Es una fiesta nueva, que aún no tiene tradición y pasa desapercibida por el pueblo. Para la gente, las fiestas de Navidad se han terminado. Pero litúrgicamente se prolongan hoy y el domingo próximo, en el que todavía escucharemos el testimonio de Juan y asistiremos a la "transferencia" de discípulos entre Juan y Jesús (en el Ciclo B).

3) El evangelio da el tono, porque incluye el relato del bautismo. El bautismo es, según los estudiosos, uno de los datos históricos más seguros de la vida de Jesús. Los evangelistas están interesados en subrayar que, aun siendo bautizado por él, Jesús es superior a Juan: éste es el sentido de las palabras que Mc pone en boca de éste, en las que contrapone bautizar sólo con agua y bautizar con el Esp. Sto, como ya encontramos en el segundo domingo de Adviento-B.

4) El relato del bautismo tal como figura en los evangelios no es una descripción de lo que acaeció, sino un relato teológico, que va dirigido a unos creyentes (los lectores del libro). Inaugura, con el relato de las tentaciones (cara y cruz), el ministerio público de Jesús, de la misma manera que el relato de la transfiguración (cf. segundo domingo de Cuaresma) da paso a la segunda parte de este ministerio, que desemboca en la muerte en Cruz. Este tipo de textos teológicos que toman forma narrativa ya los hemos encontrado en las fiestas de Navidad. Haríamos un pobre servicio a los fieles si presentásemos el bautismo de Jesús como una historieta maravillosa y no nos esforzáramos en poner de manifiesto su contenido.

5) ¿Quién es Jesús de Nazaret? Aquel en el cual hay comunicación entre cielo y tierra (el cielo no está "cerrado" se ha "rasgado": "¡Ojalá rasgases el cielo y bajases!": Is/63/19:1er.domingo de Adviento); aquel sobre el cual baja como una paloma el Espíritu de Dios (cf. 1a.lectura); aquél "ungido por Dios con la fuerza del Esp. Sto" (2a.lectura) Este es el sentido de la teofanía del Jordán. Este es

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el Jesús que escuchamos cada domingo. 6) La colecta da el paso del misterio del bautismo de Jesús a nuestro bautismo: "concede a tus hijos de adopción, renacidos del agua y del Esp. Sto., perseverar siempre en tu benevolencia": por el bautismo somos incorporados sacramentalmente al misterio del bautismo de Jesús.

J. TOTOSAUS MISA DOMINICAL 1991, 1

5. J/BAU. LA EPIFANÍA EN EL BAUTISMO DEL SEÑOR ANTICIPA LA PASCUA. CR/APOSTOLENVIADO DE XTO POR LA UNCIÓN DEL ESPÍRITU. J/LIBERADOR. EL CRISTIANO-COMO XTO-RECIBE EN EL BAUTISMO UNA MISIÓN LIBERADORA.

-Orientaciones para la celebración. Terminamos con este domingo las fiestas de Navidad. En la iglesia ha de mantenerse hasta hoy la decoración navideña. La fuente bautismal ha de estar iluminada y adornada con flores, con el cirio pascual encendido. Es bueno renovar también las promesas bautismales después de la homilía, en lugar de recitar la profesión de fe con el Credo. También sería conveniente celebrar el bautismo en alguna Misa (cf. Ritual, p. 25).

-La gran manifestación. Las iglesias orientales celebran el bautismo del Señor en la fiesta de la Epifanía. La iglesia latina ha preferido en esta fiesta leer el evangelio de la adoración de los magos. Pero, ciertamente la gran Epifanía, tal como consta en los cuatro evangelios, y en la primitiva predicación de los apóstoles (cf. 2a.lect.), es el bautismo en el Jordán. Aquí tiene lugar la gran Teofanía que ya anuncia la Pascua. El Padre manifiesta, proclama, que Jesús es su Hijo, el amado; y el Espíritu desciende del cielo sobre las aguas como una paloma (PALOMA/BAU) recordando el fin del antiguo diluvio y el establecimiento de una Alianza nueva, definitiva.

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Fijémonos que todo eso tendrá su plenitud en la Pascua: entonces, en la resurrección, Jesús es declarado Hijo de Dios (cf. Rom 1, 4) y se convierte en emisor del Espíritu (cf. Jn 20, 22).

La Epifanía, celebrada sobre todo en el bautismo del Señor, anticipa la Pascua. Conviene remarcar esta visión sobre todo porque ahora, según la nueva ordenación del año litúrgico, celebramos el bautismo de Cristo el domingo que cierra el ciclo de Navidad. Conviene recordar asimismo que nuestra Pascua empezó el día de nuestro bautismo, porque éste es sepultura y resurrección con Cristo.

Hay que insistir en la valoración del bautismo del Señor como misterio salvador, ya que los fieles occidentales suelen desconocerlo, pues en la liturgia latina nunca se celebraba en domingo y, por esta causa, no se predicaba.

-El Bautismo de Jesús y el nuestro. Conviene aclarar que el bautismo que recibió Jesús no es el primer sacramento de la Iglesia que nosotros hemos recibido y que celebramos. Los fieles suelen armarse un lío con todo eso. Hay que subrayar que el bautismo de Jesús en el Jordán anunció el nuevo bautismo (cf prefacio de la misa). Efectivamente por el bautismo nosotros somos incorporados a Cristo, formamos una sola cosa con Él: miembros de su Cuerpo. Sobre nosotros, pues, baja la voz del Padre: ¡Eres mi hijo! El Espíritu viene también sobre nosotros y nos pone en el corazón la nueva alianza, el amor de Dios que nos hace exclamar: ¡Abba!¡Padre! Por eso es apropiado hoy celebrar el bautismo en la misa con la comunidad reunida, y también renovar las promesas del bautismo después de la homilía con la profesión de fe bautismal. También es conveniente empezar la misa con la aspersión con el agua bendita.

-Según Pedro (2a.lect.), el inicio de la vida evangélica de Jesús, el Enviado (Apóstol) del Padre, fue el bautismo en el Jordán. Dios le consagró, le ungió con el Espíritu y Él empezó a "pasar haciendo el bien" por todas partes y liberando a los que vivían oprimidos por el Maligno.

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Nuestra vida de enviados del Padre y de Cristo arranca también de la consagración bautismal, de la "unción del Espíritu". En el A.T el ungido es el elegido de Dios, el enviado, el designado para llevar a término una misión salvadora. Por el bautismo y la confirmación (que forman la unidad sacramental básica, juntamente con la eucaristía, de la vida cristiana) nos convertimos en "apóstoles", enviados. Recibimos de Cristo y con Él la misión de pasar haciendo el bien por todas partes.

No hay que olvidar que hoy especialmente, en esta eucaristía dominical, renovamos los sacramentos recibidos: bautismo y confirmación, según las palabras de Pedro en la segunda lectura, y también en el evangelio: la presencia, la unción del Espíritu en el baño bautismal.

-El Siervo de Dios, liberador. Como primera lectura leemos un fragmento del primer canto del Siervo de Yahvé. Es un RETRATO MAGNIFICO, para nosotros, los creyentes en Cristo, de LA HUMANIDAD DE JESÚS, enviado del Padre.

J/SIERVO: Una magnífica introducción, desde el A.T., al misterio de la nueva Alianza que hoy celebramos. El Siervo está totalmente poseído por Dios, quien se ha complacido en él (cf. Mt 3, 17) y le ha dado su Espíritu. El Siervo es el enviado, el ungido, el Mesías por antonomasia. Ha recibido la misión de llevar a término el designio de Yahvé: lo hace con mansedumbre, con humildad, sin gritar. "La caña cascada no la quebrará, el pábilo vacilante no lo apagará". Pero permanece firme en su misión: hasta que el designio de Yahvé se haya cumplido. El Siervo-Mesías es el gran liberador: devuelve la vista a los ciegos, la libertad a los presos, saca a la luz a los que vivían en tinieblas.

"Como el Padre me ha enviado, así os envío yo a vosotros" (/Jn/20/21). Los que somos una sola cosa en Cristo por el bautismo-confirmacion- eucaristía participamos de su misión, la continuamos en el mundo. Con humildad, mansedumbre y firmeza hemos de llevar adelante NUESTRA MISIÓN LIBERADORA.

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P. LLABRÉS MISA DOMINICAL 1990, 1

6. MONICION DE ENTRADA.

La liturgia de hoy nos va a poner ante la presentación "oficial" de Jesús en público. Su aparición ante los hombres y mujeres de su época para dar comienzo a los que tradicionalmente se ha llamado su "ministerio público".

Pero, como punto de partida en esta cuestión, como es lógico y normal, lo primero será presentar al "protagonista": ¿quién es Jesús? El evangelio de hoy nos dará una respuesta clara, una respuesta de fe, a esta pregunta: es el Hijo predilecto de Dios.

¿Damos también nosotros a Jesús en nuestra vida esa predilección?; quizá en nuestras teorías y en nuestros esquemas mentales Jesús sea preferente. Pero ¿también en las obras? Ahí está la cuestión.

Comencemos nuestra celebración dispuestos a revisar nuestra postura vital práctica ante la figura de Jesús.

DABAR 1982, 10

EL JORDÁN

La fiesta de la Epifanía, lo mismo que la de Navidad, es una fiesta pascual. Uno de sus aspectos, recogido ahora en una celebración particular, el bautismo de Cristo, nos liga más todavía al misterio de Pascua. Porque el bautismo de Cristo en el Jordán es la manifestación de la salvación otorgada a los hombres: el pecado es destruido y se concede la adopción filial a los vivientes. Cristo es ahí declarado Hijo. Es el Cordero de Dios que quita el pecado del mundo; es ungido Rey mesiánico. Estos temas desarrollados por los

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Padres orientales y por su liturgia hacen del bautismo de Cristo el centro de la Teofanía.

Cuando se lee el Nuevo Testamento para estudiar en él el bautismo cristiano, se cae en la cuenta de que la base de la tradición a este respecto está constituida por el relato del bautismo de Jesús. Se contiene en los Sinópticos (Mt 3, 13-17; Mc 1, 9-11; Lc 3, 21-22); san Juan en su evangelio supone el acontecimiento conocido y remite a él (Jn 1, 32-34). Esta escena del bautismo de Cristo es una de las más frecuentemente representadas en la iconografía cristiana.

No es indiferente que fuese en el Jordán donde bautizaba san Juan. Sin duda, es el único río de Palestina, pero los Padres de la Iglesia han visto en él, paralelamente al mar Rojo, un tipo del bautismo. Orígenes escribe a propósito de esto:

"Para que admitamos la interpretación del Jordán que calma la sed y está lleno de gracia, será de utilidad citar a Naamán, aquel sirio curado de la lepra. De la misma manera que nadie es bueno, sino uno solo, Dios Padre, así entre los ríos ninguno es bueno, más que el Jordán, capaz de librar de la lepra a aquel que con fe lava su alma en Jesús" (ORÍGENES. Comentario sobre san Juan Vl, 47, GCS 4, 155).

Orígenes refiere, pues, al Antiguo Testamento el poder purificador del Jordán. San Lucas, por otra parte, recogiendo el episodio del Segundo Libro de los Reyes (5, 14), había escrito: "Y muchos leprosos había en Israel cuando el profeta Eliseo, y ninguno de ellos fue curado, sino Naamán, el sirio" ( Lc 4, 27). En su homilía sobre san Lucas, Orígenes comentará estos versos de Lucas en el mismo sentido (ID., Homilía sobre san Lucas 33 SC 87 399).

El paso del Jordán por Elías y Eliseo llama también la atención de Orígenes:

"Hay que observar que Elías, en el momento de ser arrebatado al cielo por el huracán, habiendo tomado su manto, lo enrolló y golpeó con él el agua que se dividió en dos y pasaron ambos, Elías y Eliseo.

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Estuvo más preparado para ser arrebatado a lo alto estando bautizado en el Jordán, ya que Pablo, según hemos dicho, ha denominado al paso milagroso del agua, bautismo" (ORÍGENES, Comentario sobre san Juan, 6, 46, GCS 4, 155).

El paso del mar Rojo y el del Jordán son dos figuras tradicionales del bautismo. Sin embargo, el Nuevo Testamento, a propósito del bautismo de Jesús no señala este paralelismo, como lo hizo para Elías. No obstante, en el paso del Jordán por Josué los Padres han visto el tema de la liberación que caracteriza el paso del mar Rojo. Dado que Josué es una figura de Cristo (Josué-Jesús), su paso del Jordán se ha considerado tipo bautismal.

SAN GREGORIO NISENO escribe en su tratado sobre el bautismo:

"Tú te has revolcado durante mucho tiempo en el barro, apresúrate hacia mi Jordán, no ante la llamada de Juan, sino a la voz de Cristo. En efecto, el río de la gracia corre por todas partes. No tiene cauces en Palestina para desaparecer en el vecino mar, pero envuelve la tierra entera y desemboca en el Paraíso, corriendo a contracorriente de los cuatro ríos que allí descienden y llevando al Paraíso cosas más preciosas que las que salen de él. Porque éstos aportan perfumes, cultivo y germinación de la tierra; y él, hombres engendrados por el Espíritu Santo. Imita a Jesús, hijo de Navé. Lleva el Evangelio como él el arca. Abandona el desierto, es decir, el pecado. Atraviesa el Jordán. Apresúrate a la vida según Cristo, hacia la tierra que da frutos de alegría, donde según la promesa corren leche y miel. Derriba a Jericó, la vieja costumbre, no la dejes fortificarse. Todas esas cosas son figura nuestra. Todas son prefiguraciones de las realidades que ahora se manifiestan" (Citado por Danielou, Biblia y Liturgia).

El Jordán representa, pues, aquí al bautismo, cuyo tipo es el paso del río por Josué.

ADRIEN NOCENT EL AÑO LITURGICO: CELEBRAR A JC 2

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NAVIDAD Y EPIFANIA SAL TERRAE SANTANDER 1979, pág. 97 ss.

REFLEXIONES

1.

NO ES LA FIESTA DE NUESTRO BAUTISMO.

-¿La fiesta de nuestro bautismo? Hoy celebramos el Bautismo del Señor, sobre todo, porque en ese momento la voz del Padre proclamó que Jesús es su Hijo amado y predilecto. Por tanto, aun cuando a lo largo de la celebración puede hacerse alguna alusión a nuestro bautismo, éste no debe constituir ni el centro de nuestra reflexión -aunque pudiera resultar más cómodo- ni el contenido principal de nuestra celebración. Hoy no es la fiesta de nuestro bautismo.

J.M. BERNAL MISA DOMINICAL 1985, 2

2. BAUTISMO DE JESÚS.MANIFESTACIÓN DE DIOS COMO PADRE, HIJO Y ESP.STO.

-El Bautismo como hecho histórico y como teofanía. Sin duda, en la vida del hombre Jesús de Nazaret el hecho de su bautismo por Juan en el Jordán significó un momento muy importante. Es el momento del paso de lo que podríamos llamar su vida como un judío normal a su manifestarse como el Enviado del Padre para anunciar la Buena Noticia del Reino de Dios para todos. De la vida de Jesús antes de este momento, apenas sabemos nada (y lo que se ha escrito en algún libro reciente son simples fantasías sin ningún valor histórico, sin ninguna base creíble).

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El Jesús que se manifiesta y se da a conocer como Palabra de Dios y que actúa movido por el Espíritu de Dios, el Jesús que es objeto de la predicación de los Apóstoles, es el que comienza a actuar y a hablar desde el momento de su bautismo.

Con todo, si los evangelios dan tanta importancia a este hecho, si las iglesias cristianas de Oriente lo escogieron como centro de la fiesta de la Epifanía -para ellos muy importante, más que la Navidad-, si nosotros lo celebramos también en este domingo inmediato a nuestra fiesta de la Epifanía del Señor no es sólo por su importancia en la vida histórica de Jesús. Es porque desde la predicación de los Apóstoles, desde los evangelios que recogieron por escrito esta predicación, desde la más antigua liturgia de las diversas iglesias cristianas se ha visto este momento de la vida de Jesús como el momento inicialmente clave de la manifestación no sólo de Jesús, sino también de Dios como Padre, Hijo y Esp. Sto. Podríamos decir que -desde la perspectiva de la fe cristiana- no es sólo el momento de la manifestación pública de Jesús como Enviado de Dios, sino también el momento de la manifestación de la Trinidad de Dios. De aquella manifestación de la Trinidad que realizará plenamente la Pascua.

El Bautismo de Jesús y el cambio que significó en su camino humano, es sin duda un hecho histórico (diría que trascendental en la historia de la humanidad). La manifestación de la Trinidad de Dios es algo distinto porque supone una visión de fe. Los evangelios hablan de una voz venida del cielo que se oye, de una paloma que también baja y se posa en Jesús... Lo más probable es que se trate de modos de hablar escogidos por los evangelistas en su esfuerzo para expresar lo que sólo es perceptible desde la fe. Modos de expresar que aquel hombre llamado Jesús era realmente el Hijo amado del Padre, era el Hombre lleno del Espíritu Santo de Dios. Y que, por eso, a través suyo, a través de sus palabras y obras que entonces empezaban a manifestarse, podíamos entrar en relación con la Trinidad de Dios.

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Para nosotros -y es lo que celebramos en la Eucaristía de hoy- Jesús es actualmente el Hijo que nos da a conocer al Padre porque en Él radica la plenitud del Espíritu. Y lo celebramos no como un hecho antiguo sino como un hecho de fe que motiva toda nuestra vida actual. Porque nosotros creemos que es verdad aquello que expresó y realizó nuestro bautismo: que por nuestra fe, que es seguimiento de Jesús como Hijo de Dios, también nosotros conocemos y amamos a Dios como Padre nuestro, también nosotros tenemos como máximo don y gracia al Espíritu Santo, al Espíritu de Dios en nosotros, que guía e impulsa nuestro camino de cada día. Es lo que celebramos cada domingo y hoy de un modo especial en esta fiesta del Bautismo del Señor que recuerda nuestro bautismo.

J. GOMIS MISA DOMINICAL 1989, 1

3. J/MESIAS

"Decir que Jesús es el Mesías significa relacionar a Jesús con la utopía". La utopía cristiana.

Utopía significa "lo que no está en ningún lugar". No está en ningún lugar porque es un bastión, una meta por conquistar, una meta harto difícil, una meta no lograda, pero no irreal. "Real es todo aquello que hace realmente feliz al Hombre" (·Cabodevilla).

La utopía es necesaria como el aire para respirar, y hasta tal punto que "ser hombre significa tener una utopía" (Ernest ·Bloch-E).

La utopía puede definirse como algo inalcanzable. Definición que no sirve cuando se trata del Reino de Dios, que está ya ahí aunque todavía no, que está en el camino pero lejos de la meta, que ha germinado pero aún no es tiempo de recolección y cosecha... Con la certeza, al final, de un "ya" definitivo.

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Es, pues, la utopía cristiana meta para tender a ella, norte para buenos aventureros, brújula para arriesgados caminantes. Es como un sueño, pero diferente: soñar con manzanas y encontrarse una, en la mano, al despertar. Sí, una en la mano porque es el plan de Dios y El anda al quite.

He aquí la utopía cristiana: "que nadie desate a nadie las sandalias", es decir, que nadie niegue a nadie sus derechos, que nadie niegue a nadie el amor, que nadie renuncie a llamar a nadie "hermano"... Que nadie niegue a nadie el pan, la vida, la calle, el abrazo, el hogar...

La tarea está cargada de escollos y dificultades y no soplan buenos vientos para la utopía. Los nuevos tiempos inaugurados por Jesús son arriesgados, pero nos va en ello el ser. Cuando somos incapaces de utopía viene la ley para aplacar y meter al personal en varas, y aún está por demostrar que la ley haya hecho avanzar a la humanidad más que la solidaridad y el amor.

Cuando la Iglesia, en la noche de los tiempos, perdió su capacidad de utopía e intemperie, aprendió matemáticas, se interesó por sistemas de seguridad, empezó a frecuentar, con asiduidad, la mesa de los señores, volvió la espalda a la sencillez y frescura de la Primitiva Comunidad y los montes alumbraron dos mil y muchos cánones... Aprendió a contar los millones de hambrientos, a catalogar las verdades en seguras y menos seguras y pactó con los poderosos a través de su propia escuela de diplomacia... pero no empujó, con decisión, el tren de la solidaridad, perdió, casi, el comboy de la juventud, y lloró, en soledad, el mal trato de los poderosos. Se quedó sin utopía.

Pero siempre permaneció, en esta misma iglesia, un resto de creyentes, hilo conductor de la utopía e insignificante "grano de mostaza" en Francisco de Asís, Alberto Magno, Bernardo de Claraval, Teresa de Jesús y tantos otros, que han llegado hasta nosotros, a través del Vaticano II, como reto e invitación para que la mecha humeante no se extinga. ¡Soñemos, alma, soñemos...! No sé

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quién ha dicho que "el hombre es un dios cuando sueña y un mendigo cuando calcula"

BENJAMÍN CEBOLLA DABAR 1989, 8

4. ES/LIBERTAD: ESPÍRITU Y LIBERTAD

ESPÍRITU Y ESPÍRITUS.

Cuando los evangelistas describen el bautismo de Jesús, su atención no se centra tanto en el rito purificador del agua como en la acción del Espíritu Santo que desciende sobre él.

Sin duda, quieren dejar bien claro desde el comienzo que Jesús, el protagonista de las páginas que van a seguir, es un hombre lleno del Espíritu de Dios que le hace invocar a Dios como Padre y le urge al servicio de los hermanos necesitados.

No parece nuestra sociedad actual demasiado abierta al Espíritu de Dios. Pero, sorprendentemente, cuando los hombres se cierran al Espíritu, caen esclavos de una multitud de "pequeños espíritus".

Estamos asistiendo entre nosotros a un renovado interés por la parasicología, la astrología, el tarot, el ocultismo y los horóscopos.

Y no siempre es curiosidad científica o puro pasatiempo. Con frecuencia, la fe es sustituida por las más curiosas supersticiones y, a falta de verdadera espiritualidad, se nos infiltra, de mil maneras, toda clase de "espiritismos".

Incluso estamos observando el renacimiento de recetas, métodos, fórmulas y caminos de salvación donde se intenta, de manera mágica, poner al Espíritu Santo al servicio de nuestros deseos.

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Cuando la religión es utilizada desde una actitud no religiosa y la invocación al Espíritu Santo se reduce a asegurar la "obtención de favores", la fe queda vacía de su verdadero contenido.

Abrirse al Espíritu es otra cosa. Se trata de acoger humildemente la presencia creadora de Dios en nosotros. Dejarse purificar y modelar por el Espíritu que animó toda la actuación de Jesús.

Vivir desde la fe la experiencia de un Amor que nos envuelve y nos hace invocar a Dios como Padre y acercarnos a los otros como hermanos.

Los verdaderos "favores" del Espíritu Santo son los frutos que suscita en nosotros: "amor, alegría, paz, tolerancia, agrado, generosidad, lealtad, sencillez, dominio de sí" (1Co/12/06-11).

JOSÉ ANTONIO PAGOLA DABAR 1989, 8

5.

La memoria del bautismo de Jesús en el Jordán quiere responder a una serie de interrogantes que se planteó la comunidad primitiva y que se formulan también hoy. ¿Quién es Jesús? ¿En qué se funda la autoridad de su mensaje? Jesús es el siervo de Yahvé (1. lectura) que ha pasado haciendo el bien (2. lectura). La narración de Marcos (evangelio) tiene una intención esencialmente epifánica: la manifestación de la divinidad de Jesús.

PERE FRANQUESA MISA DOMINICAL 1985, 2

6. CR/AUTENTICO: FALSO CRISTIANO.

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Es difícil encarnar en la vida las exigencias del bautismo. Nunca resultó sencillo ser cristiano. Y buena prueba de ello es el catálogo de los mártires, de los que sufrieron violentamente la muerte y de los que también sufrieron violencias, aunque murieran de "muerte natural".

Todo eso, ¿por qué...? Porque el bautizado sólo puede ser consecuente con su fe en el mundo, pero en un mundo que se ha agazapado cómodamente en una situación hostil. Sorprendente, pero así es: la misma sociedad que nos empuja alegremente hacia la pila bautismal, resulta ser luego la primera interesada en que no ejerzamos nuestro compromiso bautismal. ¡Cuántos gritos no se darían en todos los periódicos, si un sacerdote osase aconsejar a ciertos padres que no bautizasen a su hijo! Y, sin embargo, ningún grito, ninguna denuncia contra esa sociedad que trata de sofocar todo brote cristiano y que margina inexorablemente a quienes tratan de vivir auténticamente el Evangelio, o la doctrina social de la Iglesia. Cabría preguntarse: ¿qué tiene que ver con el Evangelio el capitalismo, el hedonismo, las grandes fortunas, el paternalismo enervante con que se menosprecia a los trabajadores, el clasismo, la arbitrariedad, y tantas otras cosas que tienen patente de corso en nuestra sociedad? Pero, a pesar de todo, resulta amable situarse de parte del dinero, del poder, del bienestar... sin sentir la más mínima vergüenza de sabernos bautizados, es decir, hijo de Dios. ¿Es posible que nos creamos hijos de Dios? ¿Todos? ¿Así, como vivimos? Lo peor de esta situación es que el hombre trata de dividirse en dos: el ciudadano que coquetea y se casa con todo eso antievangélico, y el seudo-creyente, que pretende recluir su bautismo en el "foro interno". Pero así no es posible ser cristiano. Todo aquel que sistemáticamente -por miedo o comodidad- trata de evadirse del mundo y sus problemas, no sólo no es un cristiano, sino que ni siquiera es un hombre. Quizá sea un extra-terrestre.

EUCARISTÍA 1971, 11

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7.

En efecto, en los demás evangelistas viene narrado cómo sobre el bautizado se abrieron los cielos, descendió el Espíritu en forma de paloma y se dejó oír la voz invisible del Padre: "Este es mi Hijo muy amado" (/Mt/03/17:/Mc/01/11:/Lc/03/22). Toda la Santísima Trinidad se manifiesta para dar testimonio de la encarnación del Hijo, es decir, de la manifestación de Dios en carne humana. La fe de la Iglesia fluye de esta manifestación divina y del testimonio que la acompaña; la liturgia bebe también su fuerza y esplendor en ella. Pues su fe es el mismo Dios encarnado y la liturgia no hace otra cosa que celebrar al Dios aparecido en carne humana.

Mas ¿qué sería esta fe si, a una con el Dios hecho hombre, no conmemorase también al crucificado y al resucitado? ¿Qué sería esta liturgia si, junto con el Dios que se nos aparece en carne humana, no viese también a la carne humana de Dios elevada y glorificada? La fe y la liturgia de la Iglesia no son únicamente fe y liturgia de Navidad, sino que son fe y liturgia, sobre todo, de Pascua. La manifestación de Dios hecho hombre no hace más que echar las raíces de su fe, y constituye su objeto en cuanto es inseparable de la cruz y de la resurrección. Lo mismo de siempre: el mensaje completo de la Navidad es éste: Dios viene y nos salva. La salvación, empero, reside en la cruz y la resurrección.

Mirándolo desde este punto de vista, comprendemos con cuánta razón la Iglesia funda su fe, y la liturgia de Epifanía alcanza su culmen, en el bautismo del Jordán. Al ser este bautismo una resplandeciente epifanía de Jesús, es decir, una manifestación de su Divinidad, testimonio infalible de su aparición en carne humana, es también un anticipo simbólico y una imagen de su pasión, muerte y resurrección. El bautismo en el agua es una clara alusión al bautismo de sangre en la cruz, del cual dijo Jesús: "Tengo que recibir un bautismo. ¡Y cuán angustiado me siento hasta tanto que se vea cumplido!" (Lc/12/50). Por ello, el bautismo del Jordán se presenta como símbolo de su determinación de sufrir, lo mismo que de su

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subsiguiente resurrección salvadora. Símbolo que se ofrece al comienzo, mejor dicho, en el punto crucial de su camino terreno, que de Belén y Nazaret, pasando por el Jordán y el desierto, sube hasta Jerusalén.

Por esta misma razón la conmemoración litúrgica del bautismo del Jordán convierte a la Epifanía en el total misterio de la encarnación, muerte y resurreción del Señor, y le permite correr parejas en importancia y en amplitud redentora con la fiesta de Pascua. Porque, así como ésta culmina en la venida del Espíritu Santo, de la misma manera viene representado este llegar a la perfección pascual en el Bautismo del Jordán. En efecto, del Jordán, igual que de la tumba, sube Cristo; sobre el se mece el Espíritu Santo en figura de paloma y la voz invisible del Padre da testimonio de El: "Este es mi Hijo muy amado". ¿Qué es esto sino la plenitud de redención que nos viene con Pentecostés, anticipada aquí en imagen? Es la cima de la redención que nos viene a los cincuenta días de la fiesta de Pascua: en ella, el Espíritu Santo unge y llena de su fuerza vital divina la naturaleza humana, purificada ya con la sangre de Cristo y resucitada con El de la muerte del pecado, y luego la incorpora con Cristo a la vida de la Santísima Trinidad, tal como nos lo anuncia el Evangelio del día de Pentecostés: "Aquel que me ame, guardará mi palabra y mi Padre le amará y vendremos a él para habitar en él" (Jn/14/23).

Teniendo en cuenta que este hombre purificado en el bautismo de sufrimiento de Jesús y glorificado por su resurrección, lleno ya de Dios, no es uno sólo, sino más bien un cuerpo compuesto por muchos miembros, podemos ahora comprender enteramente el porqué de celebrar hoy la liturgia de Epifanía el bautismo de Jesús en el Jordán, visto desde el aspecto de baño nupcial de la Iglesia.

Podemos, asimismo, comprender la razón de por qué, al celebrar la Epifanía, se presenta a la Iglesia la plenitud de la redención bajo la imagen de unas sagradas bodas. En último término, la redención

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que nos trae el Dios que viene no es nada más que la unión del hombre bautizado con Dios trino, en la muerte de Cristo.

EMILIANA LÖHR EL AÑO DEL SEÑOR

EL MISTERIO DE CRISTO EN EL AÑO LITURGICO I EDIC.GUADARRAMA MADRID 1962.Pág. 142 ss.

8. J/PECADO

El bautismo es para Cristo un segundo nacimiento, una segunda caída. Para nosotros el bautismo es un camino de salida. Para él un camino de entrada en la caída. ¿Y qué tomó del agua del Jordán? Tomó los pecados que los demás dejaron dentro.

LANZA DEL VASTO

9. SAN Hilario, Comentario al evangelio de S. Mateo 2,6:

"En él quedan también patente la economía del misterio celeste. En efecto, una vez que se hubo bautizado y se abrieron las puertas del cielo, el Espíritu Santo es enviado y conocido visiblemente bajo el aspecto de una paloma, y de este modo queda bañado por la unción del amor paterno. Después una vez que venía del cielo se expresa así: 'Tú eres mi hijo, yo te he engendrado hoy' (Lc 3,22; Salmo 2,7). Por medio de la voz y de la visión queda designado como Hijo de Dios y al pueblo infiel y desobediente a los profetas se envía de parte de su Señor el testimonio de la visión y de la palabra, para que por aquello mismo que se estaba realizando en Cristo conociéramos al mismo tiempo que, después del bautismo, el Espíritu vuela hacia nosotros desde los cielos y que quedamos bañados en la unción de la gloria celeste y que nos convertimos en hijos de Dios por la adopción de la voz del Padre, dado que la verdad ha prefigurado,

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por los mismo efectos de los hechos, la imagen del misterio así preparado para nosotros".

10. BAU/MEDITACION

MEDITACIÓN SOBRE EL BAUTISMO

En el sacramento del Bautismo confluye todo el misterio de la vida: el pasado del pecado, el presente del hombre nuevo y la esperanza del mundo definitivo. El Bautismo es regeneración vida nueva, nacimiento de lo alto, participación de la resurrección, revestimiento de Cristo, signó de la filiación divina unción del Espíritu. Contemplando y definido así desde la teología se comprende su importancia y valor. Sin embargo, desde la realidad pastoral concreta el Bautismo tiene ano ciertos matices de celebración sociológica.

Se pide el Bautismo desde diversas instancias: la costumbre, la religiosidad, la tradición familiar. Aunque es verdad que actualmente el nacimiento de un niño y su Bautismo ya no están indisoluble y automáticamente unidos, como ocurría antes. Es creciente la toma de conciencia, por parte de todos, de la seriedad y exigencias que comporta este sacramento fundamental, para que no sea un gesto estéril.

A quienes abogan radicalmente por el retraso del Bautismo hasta la edad adulta para que haya un compromiso personal, conviene recordarles algunas de las razones presentadas en el nuevo ritual promulgado como fruto de la reforma litúrgica del Vaticano II: los niños son bautizados no por su fe personal, sino en la fe de la Iglesia, proclamada por los padres, padrinos y la comunidad; la respuesta y conversión personal de los niños es exigencia posterior al Bautismo que necesita una educación progresiva en la fc eclesial.

En este domingo celebramos la fiesta del bautismo del Señor. Es oportuno recordar las exigencias de nuestro propio bautismo a la

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luz del Bautismo de Cristo, que fue manifestación de su filiación divina, comienzo de su misión pública, proclamación de una nueva fidelidad, un nuevo amor, y una nueva ley. Los bautizados debemos manifestar en toda circunstancia que somos hijos de Dios, ungidos con un espíritu nuevo, que vence toda cobardía y egoísmo.

Porque estamos bautizados tenemos que vencer el miedo a profesar una auténtica conciencia bautismal en todas las circunstancias básicas y a recobrar actitudes fundamentales que han podido abandonarse a lo largo del camino de la vida. Tareas específicas del bautizado son: vivir las obras de la luz en medio de las tinieblas, luchar contra las estructuras de la injusticia, enfrentarse al pecado del mundo, buscar afanosamente la fraternidad universal, construir el futuro de una historia nueva.

Andrés Pardo

11.

Para orar con la liturgia

En el bautismo de Cristo en el Jordán has realizado signos prodigiosos Señor, Padre Santo, Dios todopoderoso y eterno, para manifestar el misterio del nuevo bautismo hiciste descender tu voz desde el cielo, para que el mundo creyese que tu Palabra habitaba entre nosotros y por medio del Espíritu, manifestado en forma de paloma, ungiste a tu siervo Jesús para que los hombres reconociesen en él al Mesías enviado a anunciar la salvación a los pobres.

Prefacio del Bautismo del Señor

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12. La iniciación a la vida litúrgica según el Catecismo de la Iglesia Católica

El bautismo de Jesús es, por su parte, la aceptación y la inauguración de su misión de Siervo doliente. Se deja contar entre los pecadores (cf Is 53,12); es ya "el Cordero de Dios que quita el pecado del mundo" (Jn 1, 29); anticipa ya el "bautismo" de su muerte sangrienta (cf Mc 10,38; Lc 12,50). Viene ya a "cumplir toda justicia" (Mt 3, 15), es decir, se somete enteramente a la voluntad de su Padre: por amor acepta el bautismo de muerte para la remisión de nuestros pecados (cf Mt 26, 39). A esta aceptación responde la voz del Padre que pone toda su complacencia en su Hijo (cf Lc 3,22; Is 42,1). El Espíritu que Jesús posee en plenitud desde su concepción viene a "posarse" sobre él (Jn 1, 32-33; cf Is 11,2). De él manará este Espíritu para toda la humanidad. En su bautismo, "se abrieron los cielos" (Mt 3, 16) que el pecado de Adán había cerrado; y las aguas fueron santificadas por el descenso de Jesús y del Espíritu como preludio de la nueva creación. (n. 536).

13.

Un Dios humilde

La fiesta del Bautismo de Cristo cierra el tiempo litúrgico de Navidad y Epifanía en el que celebramos el hecho de que Dios se haya encarnado y manifestado en Cristo.

Como broche final del mismo, la fiesta de hoy nos ofrece la contemplación de la escena del bautismo de Jesús, que históricamente representó la ruptura del gran silencio de su vida oculta y el comienzo de su predicación. Se trata del momento en que se manifiesta el Ungido del Señor. Y en Él se hace presente para toda la historia humana el rostro humano de Dios, es decir, Dios se acomoda al lenguaje humano para presentarse tal y como es. Es

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comprensible que se trate de una página evangélica a la que hay que volver con frecuencia, si no queremos caer en nuestras imaginaciones piadosas acerca del misterio de Dios. Se trata de una página programática que encontrará confirmación a lo largo de toda la vida pública de Jesús. Y su mensaje esencial es: en Jesús no se ha revelado el Dios omnipotente de los filósofos, sino un Dios humilde.

Con facilidad aceptamos que Jesús de Nazaret fue manso y humilde de corazón... pero no caemos en la cuenta de que su principal misión fue manifestarnos a través de su humanidad el rostro de Dios y que, si se presentó como un hombre humilde, es porque el Dios que vino a revelar es un Dios humilde.

Ante ese Dios solamente vale descalzarse de toda postura de miedo o de soberbia y dejarse invadir de su ternura, pues sabemos que sus únicas armas son la misericordia y el poder decirnos, en cualquier momento de nuestra vida o en el momento de nuestra muerte: yo te he amado a pesar de ser como eres y sólo esperaba que me amaras.

Antonio Luis Mtnez Semanario "Iglesia en camino"

-ALGO MAS QUE UN EJEMPLO DE HUMILDAD.

De acuerdo con una interpretación moralizante y legalista, el bautismo de Jesús no sería más que un gran ejemplo de humildad y de sumisión a los ritos instituidos por las autoridades religiosas. Realmente, causaba dificultad a los primeros cristianos el hecho de que Jesús se hubiese hecho bautizar por Juan. Ya san Mateo quiso obviar esta dificultad por medio del diálogo que nos narra. Decía Juan: "Soy yo el que necesito que tú me bautices, ¿y tú vienes a mí?" Y Jesús le responde: "Déjalo ahora. Está bien que cumplamos así todo lo que Dios quiere".

Es una consecuencia moral que, efectivamente, se desprende del ejemplo de Jesús. Sin embargo, a la luz que la Epifanía que

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acabamos de celebrar, y especialmente este año en que leemos la narración del episodio según el evangelio de Lucas, el bautismo de Jesús se nos presenta primordialmente como una epifanía o revelación de la gloria del Verbo hecho hombre. Antes que un ejemplo moral o una catequesis, es un misterio de salvación, es una fiesta que debemos celebrar con gozo exultante.

-EL BAUTISMO DE JESÚS Y NUESTRO BAUTISMO.

Cuando todo el pueblo se hacía bautizar por Juan, también Jesús acude a hacerse bautizar. El justo se mezcla con los pecadores y se sumerge con ellos en las aguas del Jordán.

¿No es acaso lo que ya había hecho por el propio misterio de su Encarnación: mezclarse con los hombres y entrar en la corriente de su historia? Había venido a hacerse solidario de los hombres en todo, no en el pecado, pero sí en las consecuencias del pecado: la muerte. Con el mismo impulso de amor a los hombres con que por la encarnación había entrado en nuestra historia, baja ahora al Jordán, confundido con aquella multitud que se confiesa pecadora.

Sube después del agua y con él son elevados todos los penitentes del Jordán, y con ellos todos los hombres de buena voluntad que a lo largo de los siglos buscan a Dios en la oscuridad. Para todos ellos ora Jesús. Y estando en oración se abre el cielo. Ha sido escuchada aquella plegaria mesiánica que leemos al final del libro de Isaías (63, 11-12,19): "¿Dónde está el que los sacó de las aguas, el pastor de su rebaño? ¿Dónde el que puso en su interior su santo espíritu? (...) ¡Oh, si rasgaras los cielos y descendieras!".

La voz del Padre y una manifestación sensible del Espíritu dan testimonio de que Jesús de Nazaret es el Hijo amado, el gran profeta prometido a Israel, el Mesías, o sea, el ungido por el Espíritu de Dios; y no de manera ocasional o en parte, como lo eran reyes y sacerdotes, sino plenamente y para siempre. Se ha cumplido, en efecto, el oráculo de Isaías que escuchábamos en la primera lectura: el anuncio del siervo o hijo en quien Dios se complace, a quien llena

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de su Espíritu -es decir, de su amor- para que se compadezca de la caña cascada y del pábilo vacilante; que debe llevar luz a las naciones y libertad a los cautivos.

Este Espíritu, que ya poseía desde el principio y que ahora se manifiesta, Jesús, una vez muerto y resucitado, lo comunicará a todos los que, por la fe y el bautismo, bajen con él al Jordán y sean elevados con él a una vida de santidad y de gracia.

Incorporados a Cristo, podrán sentir como dirigida personalmente a cada uno de ellos la voz que hoy resuena en el Jordán: "Tu eres mi hijo. En ti me he complacido. Hoy te engendré".

-BAUTISMO Y PASCUA.

Pero el bautismo de agua sólo podrá convertirse en bautismo en el Espíritu por medio del bautismo en la sangre. A él se refería Jesús cuando anunciaba su Pasión a los discípulos: "Tengo que pasar por un bautismo, ¡y que angustia hasta que se cumpla!" (Lc/12/50). O cuando el jueves santo anticipaba sacramentalmente la Pascua: "He deseado enormemente comer esta comida pascual con vosotros antes de padecer" (Lc 22, 15).

También nuestro bautismo es Pascua, puesto que nos ha sumergido, como dice san Pablo, en la muerte de Cristo; porque nos hace desear ardientemente la Pascua de Cristo en su memorial eucarístico; y, aún, porque nos empuja poderosamente hacia otra Pascua, la de la vida concreta, en la que debemos pasar continuamente de muerte a vida, de las tinieblas a la luz, del egoísmo al amor, del pecado a la gracia. Por eso los bautizado sentimos, no digamos la obligación, sino la necesidad de reunirnos el domingo, día memorial de la Pascua del Señor, para celebrar la Eucaristía.

Cada domingo al proclamar nuestra fe, decimos que creemos en un solo bautismo. Hay muchos bautizos, pero un solo bautismo: el de Jesucristo. Creemos que al bajar a las aguas del Jordán y al derramar

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por nosotros su sangre alcanzaba a las fuentes bautismales de las iglesias de todos los lugares y de todos los tiempos. No se hizo bautizar para purificarse él, sino para santificar el agua de nuestro bautismo; no comunicándole un poder mágico, sino haciendo de ella signo sensible de la paternidad de Dios y de la conversión transformadora de los hombres que con fe se acercarán a ella.

HILARI RAGUER MISA DOMINICAL 1980, 2

19 HOMILÍAS MÁS PARA LA FIESTA DEL BAUTISMO DEL SEÑOR CICLO A

1. J/CENTRO

-UNA ACCIÓN SINGULAR. Bautismo es una palabra polisémica, de varios significados. Entre nosotros, y en una primera acepción, suena a presentación en sociedad y a consagración, así cuando se habla del bautismo de un artista o un torero. A veces lleva una connotación como bautismo de sangre, cuando corre ésta, o sencillamente ha aparecido alguna dificultad seria como prueba. Jesús en el Evangelio alude a esta última acepción cuando nos dice que tiene que pasar por un bautismo de fuego y desea pasarlo cuanto antes (Lc. 12,50).

Aquí el bautismo de Jesús se refiere a un acontecimiento concreto y singular tal como se narra en el Evangelio de Mateo. Admite algunas de las acepciones dadas a la palabra, pero las desborda ampliamente. Desborda al bautismo de Juan, aunque inicialmente sea el mismo, y desborda al bautismo de los cristianos. Es otra cosa, un acontecimiento totalmente singular.

Con el bautismo empieza la vida pública de Jesús, pero es mucho más que una presentación en público, aunque esto también lo sea. Juan entiende perfectamente que su bautismo no vale en el caso de Jesús y así lo manifiesta, aunque se somete a realizar el rito.

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El bautismo cristiano sólo tiene sentido como referencia a Jesús, al misterio pascual, pero nunca es una proclamación como en el caso de Jesús, y sí una liberación del pecado que no está en el bautismo de Jesús.

La apertura de los cielos, la presencia del Espíritu de Dios sobre Jesús, y concretamente la proclamación especial de la filiación divina y amorosa de Dios, convierte el bautismo de Jesús en una acción totalmente singular.

Jesús es el Hijo predilecto de Dios, el Hijo único, no en un sentido amplio y vago como a veces se ha usado esta expresión, y Dios así nos lo manifiesta. El bautismo de Jesús es una epifanía como bien lo ha entendido la liturgia. Es el punto clave de la revelación de Dios al hombre.

-SE BAUTIZA COMO UNO DE TANTOS. Aunque el bautismo de Jesús sea una acción totalmente singular, como lo es también su persona y su filiación divina se somete al bautismo de Juan como los demás.

A la repulsa de Juan contesta Jesús: "Deja ahora; porque conviene que de este modo cumplamos lo que Dios ha dispuesto" (v. 15).

Jesús asume así la condición humana con todas sus consecuencias y la asume porque Dios así lo ha dispuesto. Este va a ser el sentido de su vida, su trayectoria y el modo de llevar a cabo su misión. Esto va a ser causa de tentación para el pueblo de Israel y para el mismo Jesús. A continuación de esta escena en el Evangelio de Mateo se narran las tentaciones.

En esta escena del bautismo de Jesús queda marcado el estilo de la vida de Jesús. La ayuda de Dios no va a ser milagrosa y excepcional y Jesús empezará muy pronto a sentir en carne propia el zarpazo de la maldad y violencia humana hasta llevarle a la cruz. Es el camino querido por Dios y aceptado por Jesús. En los comienzos se adivina el final. Encarnación, solidaridad, kenosis, cruz son los jalones que marcan la ruta de este bautismo inicial.

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Dios tal vez pudo escoger otros caminos, lo que está claro es que escogió éste para ayudar y salvar al hombre. Los discípulos, por su parte, deben seguir e imitar al maestro.

-"ESTE ES MI HIJO AMADO". Jesús es el centro del plan de Dios. Modestamente Jesús predicaba el Reino de Dios. Los apóstoles y primeros cristianos empiezan a evangelizar el mundo sabiendo que extender la fe en Jesús es lo mismo que extender el Reino de Dios. Es la piedra angular, el único camino, aunque esto pueda sonar a excesivo a muchos oyentes de entonces y de ahora.

Escuchad a éste, seguid a éste, son las palabra del Padre, de Dios. Para un cristiano, de hoy y de todos los tiempos, esta es una indicación bien precisa para evitar andar por las ramas y no poner la fe en cosas accidentales o equivocadas. La esencia del cristianismo es la persona de Jesús y preceptos y prácticas pueden ser una justa consecuencia pero nunca el centro y esencia.

Por esto muchos distinguen entre fe y religión y sostienen que el cristianismo es, ante todo, una fe en Jesús y no tanto una religión. Personalmente considero que no hay por qué excluir del cristianismo ciertos aspectos válidos de lo religioso.

En una verdadera evangelización, como pretenden dar hoy los catecumenados recuperados por el Vaticano II, el encuentro con la persona de Jesús es lo definitivo. Lo mismo tenemos que decir de la homilía y de toda catequesis.

El cristiano piensa, además, que Jesús es el centro del cosmos y de la historia y el camino del hombre hacia Dios y que todo hombre de buena voluntad debe tomar en cuenta esta consideración.

MARTÍNEZ DE VADILLO DABAR 1990/09

2.

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1. Solidaridad de Jesús con el pueblo

Una de las cosas que más hacen sufrir a los jóvenes de hoy es la falta de perspectivas de futuro. Les cuesta imaginar qué van a ser, qué van a hacer, con qué ideales e ilusiones se van a identificar... Y esto se agrava al no encontrar trabajo o salidas profesionales válidas; lo que les conduce a la desilusión y a la desesperanza, y a buscar subterfugios para olvidar esta angustia.

También los adultos deberíamos tener más claro nuestro proyecto de vida, ya que con frecuencia damos la impresión de haber perdido el sentido de la orientación.

Todos, jóvenes y adultos, nos deberíamos preguntar: ¿qué misión hemos de realizar en la vida? Y darnos cuenta de que esa misión quedará sin hacer si nosotros nos evadimos. Juan el Bautista, el profeta de la conversión, predicaba e invitaba a la gente a bautizarse como signo del deseo de cambiar de estilo de vida, de seguir un camino de fidelidad a Dios en los hombres. Pero no se hace ilusiones sobre el alcance de su bautismo: sabe que no forma parte de la etapa decisiva. Y una muchedumbre de israelitas deseosos de vida nueva va a escucharle y a recibir el bautismo de sus manos.

Este bautismo es un reconocimiento colectivo, masivo, de la situación de mal y de pecado en que vivimos los hombres. Es una afirmación colectiva del deseo y de la posibilidad de superar ese mal y ese pecado.

El rito del bautismo estaba muy extendido entre las religiones de aquel tiempo. Pero mientras esos bautismos eran baños que uno se daba a sí mismo y que podían repetirse a lo largo de una existencia, el bautismo de Juan es un baño que se recibe de manos de un "bautista", que no puede recibirse más que una vez y que implica, por encima de una pureza ritual y legal, la conversión personal.

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La figura del Bautista nos es presentada con rasgos proféticos: era un hombre independiente. Su austeridad no era debida a un cierto complejo de inferioridad con respecto al mundo, como el que hoy muchos creen que tienen los pocos que rechazan la sociedad de consumo y siguen otros caminos. Tampoco era la suya una espiritualidad evasiva, sino una búsqueda de pobreza y austeridad, porque únicamente desde ahí se puede hacer la fuerte denuncia de los poderosos que él realizaba.

Nadie esperaba un Mesías procedente de una oscura aldea de Galilea. Nadie aguardaba a un Mesías que se sometiera a un bautismo de penitencia, participando en el movimiento de conversión de su pueblo. Sin embargo, en este pobre galileo es donde se hace presente la acción salvadora-liberadora de Dios, la acción definitiva y para todos. Y es en una profunda actitud de solidaridad con el pueblo pecador, y en búsqueda de un futuro mejor, como se revela esta acción.

Jesús es un joven trabajador manual de Nazaret, hijo de José y de María. Un joven que percibe la gran esperanza del pueblo sencillo, fruto de la gran esperanza que hallaba en las Escrituras; y que ve malparada por la traición de los poderosos y por la instalación de los clérigos, que usaban la religión para su lucro personal, mientras el pueblo estaba abandonado a su suerte. Y siente la llamada del Padre al ver un pueblo sin pastor (Mc 6,34). Y va a dedicar toda su vida a liberar a ese pueblo.

Jesús de Nazaret aparece aquí como el Mesías rey, sacerdote y profeta, las tres funciones más nobles de la sociedad antigua: rey, llamado a vivir en la libertad; sacerdote, llamado a vivir en comunión con Dios; profeta, llamado a conocer el sentido profundo de la historia, interpretándola según Dios.

2. Sentido del bautismo de Jesús J/BAU/SENTIDO:

En medio de la muchedumbre aparece Jesús. Se acerca al Bautista y le reconoce abiertamente sus credenciales proféticas.

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Se pone en la fila de los pecadores y recibe aquel bautismo de reconocimiento del pecado y de deseo de cambio.

Juan había anunciado que el que venía detrás de él bautizaría con "Espíritu Santo y fuego". ¿Cómo se explica que Jesús venga a pedirle su bautismo, que solamente era de agua?

Recibiendo el bautismo de agua, Jesús se hace solidario de los pecados del pueblo y de todos los hombres; y se hace solidario de todos los que luchan por un mundo mejor. Toma sobre sí el pecado del mundo y abre, a todos los que quieran seguir el ejemplo de su vida, el camino a la salvación-liberación de todo tipo de esclavitudes. Jesús no viene desde fuera para decirnos lo que hay que hacer, sino que asume desde dentro, hace suyo, todo lo que es la vida de los hombres: el mal, el pecado, el dolor, la limitación... Y asumiéndolo, nos posibilita para vivir una vida distinta, purificada y liberada. Nos hace descubrir que los hombres llegamos a construirnos viviendo para los demás.

Jesús vivió, sufrió y murió para que nuestra vida y nuestra muerte se hicieran semejantes a las suyas. Jesús no hizo como si fuera pecador -no tenía pecado (Heb 4,15)-. Vino a vivir sin más una vida humana, para enseñarnos a amar en el sufrimiento, en la lucha contra la injusticia, en la humillación. Para enseñarnos a amar incluso cuando nos creemos que ya sabemos hacerlo (por ejemplo: los padres a los hijos). Para enseñarnos que ésa es la verdadera vida de los hombres.

Jesús no se juntó con los "buenos" de su época ni esperó a que fueran a El los "malos"; se fue a buscarlos, a estar con ellos; y fue tratado como uno de ellos.

El bautismo de Jesús es la toma de conciencia del hombre Jesús de la misión que el Padre le encomienda. Toma de conciencia en la que influye la predicación de Juan y la espera mesiánica de "los pobres de Israel". Toma de conciencia que se manifestará progresivamente.

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La revelación de Dios en Jesús es discreta: no se realiza a base de gritos ni golpes de mando o de fuerza.

El bautismo de Jesús es considerado, desde los comienzos de la predicación cristiana, como el principio de la Buena Noticia.

Junto con las tentaciones, supone para El el momento de asumir sus responsabilidades mesiánicas.

Jesús nace, en el bautismo, como enviado de Dios. Desde él se siente llamado a dedicar su vida entera a dar a conocer el amor del Padre a todos los hombres. Hasta este momento, Jesús, con su vida sencilla, trabajando y rezando en medio de la gente de su pueblo, se había preparado para escuchar la llamada del Padre.

Desde su bautismo, el Espíritu le conduce a anunciar a los hombres, a todos, con la Palabra y el ejemplo de su vida, la llegada del reino de Dios.

Y Jesús consume toda su vida "haciendo el bien y curando a los oprimidos" (He 10,38), único camino para ser hombre. Y lo hará desde dentro, desde la pobreza de la condición humana, sin valerse de ningún poder más allá del amor y del esfuerzo constantes: "No gritará, no clamará, no voceará por las calles. La caña cascada no la quebrará, el pábilo vacilante no lo apagará. Promoverá fielmente la justicia, no vacilará ni se quebrará hasta implantar el derecho en la tierra" (Is 42,2-4).

Y asumiendo totalmente nuestra condición humana, nos manifestará el camino de Dios, nos mostrará quién es Dios y hacia dónde quiere conducirnos. El Espíritu entró en El hasta convertirlo en el Hombre nuevo, en el Hombre para los demás.

Jesús de Nazaret, entrando en el agua del Jordán, ha comenzado la liberación del mal y del pecado para todos los que quieran seguirle. Abre un camino de fidelidad a todos los hombres, que por eso mismo es fidelidad a Dios. Un camino que lo llevará hasta la cruz. Y por la resurrección nos manifestará definitivamente que Dios se nos

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revela viviendo hasta el fondo la vida de los hombres, con toda su carga de pecado y de mal. Y así nos salva, así nos llena de su Espíritu y nos hace sus hijos.

Toda la vida de Jesús es un bautismo en el Espíritu. Pero su verdadero bautismo es su muerte, momento del encuentro definitivo con el Padre y de la superación de todo mal. Los evangelistas nos hablan de su muerte como de su bautismo en dos ocasiones: beber su cáliz (Mc 10,38-39; Lc 12,50). Lo mismo en nosotros: sólo después de la muerte quedará vencido el pecado y todas sus secuelas.

3. Jesús posee la plenitud del Espíritu

Ante una masa de pecadores "se abrió el cielo". El centro de este relato no es el bautismo de Jesús, sino la manifestación del Padre en El, declarándole "el amado", "el predilecto", y la comunicación del Espíritu para que lleve a cabo su misión: liberar a los hombres de toda esclavitud.

El protagonista de la palabra de Dios es siempre el Espíritu. Nosotros olvidamos constantemente este Espíritu, apenas contamos con El. Por eso es explicable nuestro desinterés en seguir el camino de Jesús.

¿Entendemos el papel del Espíritu en nuestra vida? ¿No imaginamos la vida cristiana como una tarea nuestra, que depende sólo de nuestras fuerzas? Con Jesús "se rasga el cielo": la esperanza más profunda y más vehemente de Israel y la esperanza de los hombres de todos los tiempos y lugares empieza a hacerse realidad. La relación entre Dios y la humanidad, intensamente anhelada por los hombres creyentes, es desde ahora real y visible. Lo que la ocultaba -el "cielo cerrado"- se abre definitivamente. Ya es posible, ¡por fin!, llegar a ser hombre de verdad; solamente hace falta imitar al Hijo, seguir al Nazareno. Jesús es el signo de esta relación nueva entre Dios y los hombres. Relación de amor, como debe ser toda relación entre padres e hijos. Por ser "el Hijo", Dios pone en El sus

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preferencias. Jesús, lleno del Espíritu, habla y se comporta siempre como Hijo, con plena docilidad a ese Espíritu. Y así, su Palabra y su comportamiento son para nosotros criterio y norma.

El que es proclamado "mi Hijo, el amado" es un hombre adulto que emprende su camino. Y en la vida, la palabra y la acción públicas de este hombre adulto, Dios se nos manifiesta. Nos vamos salvando-liberando en la medida en que hacemos nuestro este camino y lo seguimos.

Según Lucas, el cielo se abrió y bajó el Espíritu sobre Jesús mientras éste rezaba. Detalle que este evangelista siempre señala en los momentos más importantes de la vida del Maestro.

La promesa de Dios de estar con su pueblo se cumple en Jesús. Dios ha bajado porque en Jesús se da la plenitud de su Espíritu, porque en El la Imagen se identificó con la Realidad.

El ser Hijo no libra a Jesús del sufrimiento; al contrario, lo compromete en una acción por los demás, que lleva a cabo en la solidaridad y la persecución y que culminará en la cruz.

4. Sentido de nuestro bautismo

El bautismo de Jesús y la misión que inició después deben hacernos pensar en los sacramentos de la iniciación cristiana: nuestros bautismo y confirmación. El bautismo no es para quitar el pecado "original" mal entendido -seguimos siendo pecadores- ni para hacernos hijos de Dios -lo somos todos los hombres-. Nuestro bautismo es signo de nuestro compromiso de querer vivir según el camino que nos marcó Jesús, camino de justicia y libertad, de amor y paz.

El bautismo traza una linea divisoria entre quienes quieren vivir una vida de servicio, sin preocupaciones personales, pero sí preocupados por los hombres que le rodean; y entre quienes prefieren vivir una vida centrada en sí mismos, preocupados únicamente de lo que les afecta a ellos, con olvido de los demás.

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Línea divisoria que pasa por todos y cada uno de nosotros: una parte de nuestro ser quiere servir; otra, que le sirvan.

El bautismo de agua es la opción por la actitud de servicio bajo el proyecto de Jesús: amamos como El nos ama (Jn 13,34- 35); opción que se irá realizando a lo largo de la vida. El bautismo de deseo lo tienen aquellos que sirven a los demás y no están bautizados porque no conocen los planteamientos verdaderos de Jesús, por las razones que sean; sin olvidar a muchos que están bautizados y han renunciado a ser cristianos por identificar el cristianismo con los errores de la Iglesia institución, con sus infidelidades al evangelio.

El bautismo es signo de una continua conversión a una vida de servicio y amor, de justicia y libertad; en lucha con las seducciones del poder, del tener, del dominar, de la inmoralidad, de la pereza y de los vicios. En los que hemos sido bautizados de niños, el bautismo no conseguirá su plena realidad hasta que, ya adultos, lo asumamos por la fe. ¿Se puede llamar cristiano al bautizado que no trata de seguir en su vida el camino de Jesús? El bautismo es un comienzo; no cambia uno en seguida. Se inserta en un todo, en una vida entera. Es el signo sensible que está expresando la realización de una vida según Dios. Nos tiene que hacer conscientes de que un cristiano tiene que montar la vida exclusivamente desde el evangelio.

No podemos realizarnos cada uno en solitario. Nos pudriríamos como el agua detenida en el estanque. Tenemos que transformarnos, transformando a la sociedad en que vivimos.

A Jesús su vocación le llevó a solidarizarse con su pueblo, a tomar sobre sí los pecados de todos y destruirlos, aunque esto lo llevó a morir como mueren los hombres a los que la sociedad finge no poder tolerar por demasiado pecadores.

El camino de Jesús no acaba con El. Tenemos que continuarlo nosotros. Cada uno de nosotros, desde la aceptación personal de nuestro bautismo -opción de adultos a favor de El, por haber sido

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bautizados de niños-, tenemos que hacer como Jesús hizo: unirnos a todo movimiento de liberación que brote en la humanidad, a todo lo que signifique defender los derechos humanos y comenzar los que sean necesarios.

Todo lo que Jesús ha vivido nos revela todo lo que nosotros podemos llegar a ser, aunque sea en menor grado.

Nosotros, por el bautismo, también somos llamados. Hacemos realidad el bautismo según vamos respondiendo a las llamadas que nos dirige Dios cada día, en cada situación concreta. Una llamada que no es para nosotros mismos, sino para los demás: vivir para los demás, ser para los demás. Una llamada que es lo que, en último término, puede hacernos salir de la apatía y de la desesperanza y nos puede situar en nuestro puesto. ¿En qué medida colaboramos con Cristo en ayudar a los demás, en iluminar, en liberar, en construir...?

Iglesia de Cristo, ¿dónde se nos ha encallado esta barca de Pedro? ¿Por qué se empeñan tantos en retenerla lejos de la vida real de los hombres oprimidos y explotados, a los que debe ayudar a liberar, a promover, a salvar de tantas situaciones inadmisibles? ¿Cómo podremos devolverle la fuerza del Espíritu de Jesús y soltarla de tantos frenos y alianzas con los poderes políticos y económicos, que la retienen y la reducen a la impotencia en los ambientes de los hombres sencillos? No lo conseguiremos mientras la mantengamos de espaldas a la vida real de los hombres del pueblo o mirándolos de lejos y con muchas precauciones.

La misión que Jesús emprende es la de liberar al pueblo de todas sus esclavitudes: dar la "vista" a los ciegos, el "oído" a los sordos, la "libertad" a los cautivos, la "buena noticia" a los pobres... (Lc 4,18). Una misión que no se reduce al plano espiritual. Entonces: Iglesia de Cristo, ¿qué dices de ti misma?

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FRANCISCO BARTOLOMÉ GONZÁLEZ ACERCAMIENTO A JESÚS DE NAZARET - 1 PAULINAS/MADRID 1985.Págs. 313-320

3.

El Evangelio de hoy es de lo más expresivo en su redacción. Juan Bautista, dice Juan Evangelista, "vio a Jesús que venía hacia él". Parece ser que el Bautista fue completamente consciente de lo que se "le venía encima". Y no se arredró.

Juan había nacido para desbrozar terrenos, para terraplenar, para señalar con el dedo quién iba a ser el que conduciría al hombre hacia la luz. No iba a ser fácil su misión. Posiblemente en ningún momento de su vida tuvo tan clara su vocación como en el que se presentó ante él ese perfecto desconocido que le pedía, como muchos de los que con él estaban, que lo bautizase. Juan descubrió rápidamente, que estaba preparado para ello, que era el gran momento de su vida, el que había estado esperando con auténtica inquietud, aquel momento por el que se esforzaba y por el que, lo veía clarísimo, merecía la pena vivir y hasta morir. Y no dudó: bautizó a Jesús; lo calificó. Ese es el Cordero de Dios que quita el pecado del mundo, lo mostró y lo sigue mostrando a los hombres y personalmente quedó ligado para siempre a aquel Hombre en cuya mirada se había encontrado con Dios. No sé si en ese momento Juan vislumbró que ese encuentro le iba a costar la vida, pero si lo presumió no retrocedió un ápice su compromiso.

Juan es la perfecta figura del cristiano porque un cristiano no es otra cosa que un hombre (donde digo hombre léase mujer) que, en un momento determinado de su vida, ha visto a Jesús "que venía hacia él". Y aquí querría hacer un momento de reflexión y preguntar, o mejor, preguntarnos ¿de verdad somos conscientes como lo fue Juan, de que Jesús ha venido hacia nosotros y por eso somos cristianos? o ¿somos cristianos porque alguien se tomó la molestia

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de bautizarnos y seguimos en la Iglesia por una inercia acomodaticia y adormecedora? Es evidente que, en nuestra historia personal, todos podríamos señalar, sin lugar a dudas, encuentros que han incidido fuertemente en nosotros. Quizá fue el momento de elegir una profesión, o el del encuentro con la persona que, a partir de entonces, ha sido nuestro otro "yo" o el de la decisión valiente o cobarde que nos hizo distinguirnos o, por el contrario, perdernos con la corriente mayoritaria del momento. Sin equivocarnos todos podríamos dar fechas exactas o lugares inolvidables en los que esos acontecimientos se han producido. Dudo que los cristianos pudiéramos recordar ese momento en el que Jesús "vino hacia nosotros" y afianzó o cambió el rumbo de nuestra vida; dudo que podamos señalar nítidamente, como hacemos con los momentos realmente trascendentes de nuestra peripecia personal, el momento en el que decidimos SER cristianos y pongo SER con mayúscula porque el cristianismo hace referencia a la existencia sin que nada de lo que con ella tiene relación puede quedar al margen de la elección que, se supone, hemos hecho.

Estoy segura de que Juan no olvidó nunca, en el corto periodo de tiempo que le quedó para recordarlo, ese momento en el que a pleno día Jesús "vino hacia él" y le dio la seguridad absoluta de que no se había equivocado al elegir su camino. Y lo recordaría nítidamente en la cárcel cuando seguía diciéndoles a los suyos que siguieran preguntando a Jesús si debían seguir esperando o ya se había cumplido la promesa que a él lo había mantenido en pie. Y seguiría recordando este momento cuando a la cárcel entró el verdugo y de un golpe certero le seccionó la cabeza para ofrecerla, como casi siempre, a la exigencia de la estupidez humana.

Cierto que no a todos los cristianos se les pondrá en situación tan apurada y trágica como a Juan, aun cuando algunos de los que hemos conocido y seguido sí que han vivido situaciones similares en los que evidentemente, habrán recordado el momento de su encuentro con Cristo y el compromiso total que ese encuentro les ha supuesto; pero no es menos cierto que a lo largo de la vida, a

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todo cristiano se les presentan montones de ocasiones en las que es necesario recordar cuando decidimos que merecía la pena reconocer a Jesús como el Cordero de Dios que quita el pecado del mundo; porque es muy posible que esas ocasiones ante las que nos debatimos tengan mucho que ver con el pecado fundamental del mundo actual: el pecado de oscurecer la luz, de hacer que el hombre se centre fundamentalmente en sí mismo y considere "vivir y comer" (tomada la frase en toda su amplitud) como la finalidad primordial de su vida. Es muy posible que necesitemos precisar con toda exactitud el momento de nuestro encuentro con Cristo cuando decidimos ser honestos en la profesión, cuando aceptamos con espíritu de servicio una responsabilidad pública y sabemos dejarla sin incidir en la corrupción, el aprovechamiento propio o el abuso de poder; cuando demostramos que el amor está más allá del placer y puede durar en la alegría y el dolor, en la salud y en la enfermedad, en los gozos y en las sombras; cuando creemos de verdad que el prójimo es nuestro próximo y nada de lo que le afecte puede dejarnos indiferentes aunque ese prójimo nos parezca pequeño e insignificante. Y entonces, menos.

Nuestro mundo está empeñado y el empeño no es nuevo, en hacernos caminar en la tiniebla. El cristiano tiene un empeño completamente distinto; no es fácil conseguirlo. Por eso necesitamos tener "memoria histórica" de ese momento en el que nos encontramos frente a frente con Cristo y decidimos no solo seguirle, sino mostrarlo al mundo. Pero el problema, repito, es saber si se ha producido este momento. Juan lo tuvo y pagó por ello. No le importó. Me imagino que volvería a hacerlo cuantas veces tuviera ocasión.

ANA Mª CORTÉS DABAR 1993/10

4.

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1. Jesús, el elegido, nos unge con su mismo Espíritu

La liturgia de este domingo la debemos considerar como complemento y continuación de la de Epifanía, ya que, además de la idea de universalidad de la fe, se acentúa el papel del Espíritu Santo tanto en el anuncio como en la obra de la evangelización; tanto en el bautismo y unción de Jesús como en el bautismo de los convertidos a la fe.

El evangelio que hemos leído no es una anécdota más o menos interesante de la vida de Jesús. Es, sí, una narración que en sus símbolos y palabras nos urge a profundizar lo que anunciara el Bautista: «Yo os bautizo con agua, pero El os bautizará con el Espíritu Santo. Hoy, pues, continuaremos con nuestras reflexiones sobre el sentido de este bautismo «con» o «en» el Espíritu Santo, ya iniciadas en el segundo domingo de Adviento.

Tendremos como guía lo que nos narra el libro de los Hechos de los Apóstoles en su capítulo 10, analizando el texto del discurso de Pedro en todo su contexto para comprenderlo mejor.

a) La Iglesia se hallaba encerrada en Jerusalén sin comprender aún el alcance universalista del mensaje de Cristo. El mismo Pedro no encontraba el camino.

b) Fue entonces cuando entró en acción el Espíritu. Mientras Cornelio era avisado por el Señor acerca de la presencia de Pedro y de que sus oraciones habían sido escuchadas, Pedro tiene una visión en la terraza de la casa donde se hospedaba. En la visión una voz le sugería que comiera de toda clase de animales impuros para los judíos, símbolo de los paganos con quienes los judeo-cristianos no querían tener relación por temor a contaminarse cultualmente.

Pedro, sin embargo, no se atreve y sigue en sus cavilaciones cuando llegan los hombres enviados por Cornelio. Lucas nos da ahora este significativo dato: «Mientras Pedro seguía pensando en la visión, le dijo el Espíritu: "Allí hay unos hombres que te buscan. Baja, pues, en

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seguida y vete con ellos sin vacilar, pues Yo los he enviado..."» Importante detalle del autor de los Hechos: es el Espíritu quien envió a los delegados de Cornelio, y es el Espíritu el que envía a Pedro a la casa de Cornelio.

c) Guiado por el Espíritu, Pedro penetra en la casa del centurión romano, escucha el relato de su visión y contesta con el discurso que hoy hemos leído. En su discurso, uno de los más importantes de los Hechos, luego de testimoniar que «Dios no hace acepción de personas» y que en cualquier nación "todo el que le teme y practica la justicia le es agradable", anuncia el Evangelio de Jesucristo, recordando como primera cosa que Jesús "fue ungido por el Espíritu Santo que lo llenó de poder".

El evangelio que hoy hemos leído alude a tan importante aspecto de la vida de Cristo, en total acuerdo y consonancia con el texto de Isaías (primera lectura): "Este es mi servidor, mi elegido. Yo he puesto mi Espíritu sobre él para que lleve la justicia a las naciones".

d) Estaba Pedro aún hablando, cuando, por primera vez en la historia del cristianismo, el Espíritu Santo irrumpe sobre los paganos ante la admiración de los judeo-cristianos. Pedro reacciona ante este nuevo Pentecostés y dice: "¿Acaso puede alguno negar el agua del bautismo a éstos, que han recibido el Espíritu Santo como nosotros?" Y Cornelio con toda su familia fueron bautizados. De esta forma Lucas, fiel al mensaje de Pentecostés, nos orienta hacia varias conclusiones de suma importancia en la vida del cristianismo:

--Al ser Jesús bautizado, el Espíritu lo consagró para una misión específica. El bautismo es la elección que Dios hace del candidato para que se comprometa de determinada manera con el proceso histórico de su pueblo.

--El mismo Espíritu obra permanentemente sobre la Iglesia para que sea fiel a la misión universalista de Jesús, bautizando a los nuevos pueblos en ese mismo Espíritu que hace de todos el único pueblo de Dios.

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--El Espíritu de Dios obra en todos los hombres que buscan sinceramente la justicia, por lo que el bautismo con agua es sólo un signo de una pertenencia interior al Reino. Una nueva lectura del texto de Mateo nos hace descubrir, al mismo tiempo, otros interesantes puntos de reflexión.

2. Amplio significado del bautismo en el Espíritu

Ya sabemos cómo los evangelistas insisten en que el bautismo de Jesucristo, bautismo en el Espíritu, es mucho más que el bautismo con agua que administraba Juan. ¿Qué puede significar este nuevo bautismo? a) Por un lado, como ya lo hemos visto varias veces, el Espíritu (soplo, viento) se manifiesta como la «fuerza o poder de Dios», que empuja como viento impetuoso tanto a Jesús como a los apóstoles a cumplir la obra salvadora.

En este sentido, bautizarse en el Espíritu es recibir el poder de Dios, que despliega en el mundo una acción liberadora: "Yo, el Señor, te he llamado con justicia como luz de las naciones, para que abras los ojos a los ciegos, saques a los cautivos de la prisión y de la mazmorra a los que habitan en las tinieblas." El elegido por el Espíritu «promoverá fielmente el derecho y no vacilará... hasta implantar la justicia en la tierra y las leyes que esperan las islas» (primera lectura).

El bautismo cristiano es concebido como una tarea del Espíritu por medio de la cual unge o consagra al bautizado para una misión específica; separa al hombre y lo elige para un determinado plan; de aquí que en el momento de ser bautizados se nos da un «nombre», una cédula de identidad que nos identifica como pertenecientes al pueblo de Dios, como miembros adultos y responsables.

Es un bautismo dinámico como lo fue el de Jesús, quien en seguida después de ser bautizado, más que por Juan por el Espíritu, inicia la predicación y realiza sus milagros, verdaderos signos de que lo anunciado por Isaías es ya una realidad.

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Podemos decir, entonces, que bautizarse en eI Espíritu es sentirse «elegido-sostenido- llamado-llevado de la mano-formado-constituido» como "servidor de Dios", como hombres destinados a ejercer la profesión de libertadores y evangelizadores.

Sintetizando este primer aspecto, releemos la frase de Pedro: «Dios ungió a Jesús de Nazaret -con el Espíritu Santo- llenándolo de poder.» b) Pero también nos dice Mateo que, al ser bautizado Jesús, el Espíritu descendió sobre él "en forma de paloma". Este símbolo no está puesto en vano en el texto.

ES/PAJARO ES/SIMBOLOS: En efecto, el pájaro, debido a sus particulares cualidades «espirituales» (vuela, se mueve con rapidez y agilidad, asciende y desciende apareciendo en cualquier parte, se remonta hacia el cielo y baja desde las nubes, es empujado por el viento, actúa con soberana libertad, etc.), es un símbolo de esta presencia tan especial del Espíritu Santo en sus elegidos.

Siguiendo este simbolismo, podríamos decir que el Espíritu nos vuelve pájaros, quitándonos la pesadez y las ataduras de un hombre oprimido y alienado, para orientarnos hacia alturas insospechadas. (Observemos de paso que en las antiguas mitologías el pájaro era símbolo de apetito de trascendencia del hombre y de su carácter casi divino. Basta recordar el mito de Icaro que pretende llegar hasta el sol como un pájaro que supera la aplastante situación del hombre.) Como primera conclusión de estas reflexiones del texto de Mateo, podemos entrever por qué los evangelistas asignan tanta importancia al bautismo, y qué lejos está este bautismo de ese rito tradicional en el que, si no hay signos del Espíritu, hasta la misma agua parece escasear.

Entendemos, por lo tanto, que la renovación de la pastoral del bautismo no puede hacerse de espaldas a todo el contexto que supone el bautismo. Siempre el candidato al bautismo ha de ser un hombre adulto capaz de asumir su misión específica de liberador y evangelizador; y aun cuando el rito bautismal se ejerza sobre recién nacidos, queda en pie la necesidad de que ese bautismo, sólo en

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semilla, madure hasta alcanzar las dimensiones que le asigna el Espíritu.

La discusión sobre el bautismo no es un problema de edad del candidato, sino de madurez a la que el candidato es llamado. No basta bautizar a los niños; hace falta que los bautizados por el rito se sientan elegidos y acepten libremente esa elección, dejándose invadir por el Espíritu que los invita a una tarea no ciertamente fácil.

También nosotros estamos bautizados ritualmente, pero ¿es eso todo lo que nos dice el Evangelio? ¿Tendrá nuestra comunidad cristiana el coraje de afrontar este problema sin ponerle trabas al Espíritu...?

3. Nuevas implicaciones del bautismo del Espíritu

Sin desprendernos de los textos que hoy ocupan el centro de nuestras reflexiones, podemos descubrir, aunque sólo sea brevemente, otros aspectos de este ser bautizados con el Espíritu Santo. ¿Qué más implica este bautismo? a) Implica una actitud de apertura y obediencia a Dios, que nos trae sus criterios amplios y trascendentes frente a tanta miopía y chatedad. ¿Ejemplos?

Cornelio, que se abre a la voz divina y envía a sus hombres por un desconocido, judío por añadidura. Pedro, tan encerrado en su miedo y en su tabú de no mancharse con el contacto de los paganos, que se deja llevar por la voz del Espíritu, como lo hiciera el día de Pentecostés. Otro ejemplo es María, sobre cuya apertura al Espíritu hemos reflexionado semanas atrás. También Pablo tuvo que abandonar su actitud de odio a la Iglesia para hacer el camino totalmente a la inversa...

Conclusión: condición esencial para recibir el bautismo del Espíritu es desprendernos de nuestro ego, de nuestros esquemas cerrados, de nuestra dulce comodidad. Necesitamos dejarnos invadir por este viento renovador que nos lleva mucho más allá de nuestros cálculos

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y especulaciones, de nuestras tradiciones, teologías y códigos religiosos.

b) Implica un compromiso con la justicia y la salvación de Dios. Jesús, después de su bautismo, «pasó haciendo el bien, curando a los que habían caído en poder del demonio, porque Dios estaba con él» (segunda lectura).

c ) Exige que trabajemos por la unidad y la reconciliación de todos los hombres: "Yo te constituí lazo de unión entre los pueblos" (Isaías); «Dios no hace acepción de personas» (Pedro).

d) Exige la vivencia de la igualdad y de la real fraternidad: el Espíritu, al hacernos miembros del único cuerpo de Cristo, nos transforma en hijos muy queridos de Dios, unidos por una fraternidad de lazos más estables que los de la raza o la cultura.

Como vemos, no hace falta buscar más textos bíblicos para comenzar a comprender lo que significa este bautismo del Espíritu. Lo que sí debe preocuparnos es hasta qué punto tan hermosas reflexiones pueden transformarse en actitudes y en hechos concretos. En efecto, todos estamos bautizados con agua según consta por nuestro certificado de bautismo. Ahora nos queda lo más importante: dejarnos invadir por la fuerza del Espíritu.

Para esto, será conveniente que no pasemos por alto un significativo detalle: el Espíritu obra en quienes saben recogerse en la oración y la reflexión de la Palabra de Dios. En efecto: el Espíritu desciende sobre Jesús después de sus cuarenta días en el desierto; habla a Cornelio, hombre "piadoso y temeroso de Dios que continuamente oraba a Dios" (He 10,2), y le habla a Pedro cuando éste estaba en la terraza «hacia el mediodía para hacer oración» (10,9).

Quizá hoy toda la Iglesia necesite apartarse un tiempo en el desierto para purificarse de tanto polvo acumulado en los siglos, dejándose invadir por el Espíritu, que sopla fuertemente sobre muchos

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hombres que aman la justicia. No es la polémica ni la defensa ciega de privilegios y tradiciones el mejor marco para escuchar al Espíritu.

No es el apego a nuestra comodidad la mejor oportunidad para comprometernos con esta misión, clara y precisa, a la que el Bautismo del Espíritu nos convoca. Un poco de meditación y de oración puede abrir en nuestra vida esa ventana por la que el pájaro de la libertad puede penetrar para posarse sobre nosotros, elegidos como luz de los pueblos...

SANTOS BENETTI CRUZAR LA FRONTERA. Ciclo A. 1º

EDICIONES PAULINAS.MADRID 1977.Págs. 178 ss.

5.

"MIRAD A MI SIERVO".

Jesús comienza su vida pública con un gesto sorprendente: "se presentó a Juan para que lo bautizara... (Mt 3, 13) y -él los bautizaba en el río Jordán, a medida que confesaban sus pecados" (Mt 3, 6).

¿Dónde están los pecados de Jesús para que vaya a bautizarse? ¿Qué conciencia tenía Jesús de sí mismo? O bien ¿qué opinaba de la doctrina de Juan? Al menos estaba de acuerdo con su predicación: "enmendaos, que está cerca el reinado de Dios". Con las mismas palabras comenzará Jesús la suya (Mt 4, 17). Después de la Resurrección, la iglesia apostólica tendrá que hacer algunos arreglos para atreverse a presentar a Jesús en la fila de pecadores que solicitan el bautismo de Juan en la orilla del río Jordán.

"Mirad a mi siervo" en la fila de los pecadores. Es solidario. Se acerca a la realidad del hombre y de la sociedad. Redimirá desde la encarnación. Establece contacto directo; no hablará desde las alturas del poder, ni desde teorías evadidas. Está inmerso en la realidad.

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Sigue a Juan Bautista. Se separa ya desde el comienzo, de las teorías y prácticas de los fariseos y saduceos. Cree que no es la vuelta a la Ley, como principio de orden y disciplina exigente, lo que salvará la situación. Ni tampoco la oración evadida de los monjes de Qumrán. Ni la violencia de los zelotes para expulsar a los romanos del país. Como Juan, cree en un cambio de relaciones de los hombres entre sí: "enmendaos". Todavía no se trata de una conversión a Dios. Antes, como Juan, cree que los hombres hemos de cambiar de conducta dejando la injusticia, el egoísmo, la idolatría del dinero y conducirnos según la solidaridad, el amor y la misericordia con nuestros hermanos. Después podremos creer en Dios, convertirnos a El, Padre de todos y haremos posible su reinado. La justicia es el primer paso hacia la fe. "Enmendaos". Por eso Jesús acude a Juan para bautizarse. Está de acuerdo con la ruptura de la que este bautismo es signo; ruptura con el pasado, para hacer posible la llegada del Reino de Dios. "Mirad a mi siervo... para que traiga el derecho...promoverá fielmente el derecho...implantar el derecho en la tierra". La justicia que salvará a los pobres es la misión del siervo de Yavhé: "enviado a anunciar la salvación a los pobres" (prefacio del día).

ALGUNAS CONSECUENCIAS

Hoy más que nunca es necesario acercarnos a los demás, sobre todo a los pobres y a todos los que sufren. Para detener la ola de egoísmo que reduce al hombre a su casa en busca de bienestar egoísta, evadido y culpable. El acompañamiento de los pobres requiere mucho más que limosnas de dinero; exige amor, presencia cercana, acogida, reestructuración de valores en función de la solidaridad, la organización no puede separarnos del contacto directo y la proximidad afectiva y personal, porque sólo el amor salva.

Jesús no se avergonzó de pasar por un pecador más. ¿Nos avergonzaremos de mancharnos con las miserias de nuestros hermanos? ¿Les rechazaremos por escándalo farisaico?

"HACIENDO EL BIEN Y CURANDO"

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"Curando a los oprimidos por el diablo". No puede darse un resumen mejor de la vida de Jesús: misericordia y liberación. De ambas hizo el sentido de su vida como enviado del Padre. Las practicó inteligentemente, llegando a unos extremos sorprendentes por los que se revela la novedad de Dios.

Amó hasta el extremo. Quiso acercarse a los más alejados y desfavorecidos, para mostrarles las preferencias de su Padre a favor de ellos. Con ello provocó el escándalo de los buenos y se firmó su propia sentencia de muerte. No exigió nada a cambio al acercarse a los pobres y pecadores; ni siquiera su conversión como condición previa. Les amó sin límites. Con ello revelaba un nuevo rostro de Dios misericordioso. ¿Cuándo nos convertiremos nosotros al amor sin límites?

La misericordia entrañable que mostró Jesús con los más oprimidos puede sensibilizar nuestras entrañas, deshumanizadas por el consumismo y la inconsciencia. Cuando una tercera parte de la humanidad posee el ochenta por ciento de los recursos del mundo, quien cree todavía en Dios, solo puede levantar a El la mirada, limpiándose antes del pecado del mundo. Este pecado se perdona sólo con la solidaridad efectiva, El otro aspecto de la vida de Jesús fue liberar a los oprimidos. Supone ser críticos ante las opresiones, ver sus causas a la luz del evangelio, denunciarlas, implicarse en la lucha en contra, caminar al lado de los oprimidos. La xenofobia, el rechazo a los marginados, la visión superficial de la delincuencia, la rentabilidad económica por encima del valor de las personas, etc. son todo lo contrario de la actitud liberadora de Jesús.

Sólo puede liberar a otros el que es profundamente libre. Liberar es ayudar a que cada uno asuma su vida, saque sus recursos, sea cada vez más responsable y crezca. No es sólo una batalla o empresa personal; también implica la destrucción de las estructuras opresoras y la creación de espacios de libertad y de amor.

LA TEOFANÍA

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La comunidad apostólica, iluminada por su experiencia pascual, transforma en una teofanía trinitaria el bautismo de Jesús a manos de Juan en el río Jordán. El Padre le presenta; el Espíritu Santo se posó sobre el Hijo; la voz venida de lo alto, los cielos abiertos, todo enmarca la presentación primera de Jesús, contemplado desde Pascua. Sólo falta que el río Jordán también detenga su curso y se abra al paso de Jesús, como se abrió el Mar Rojo al paso de Moisés y su pueblo. Lo ocurrido en el Jordán es presentado como signo de la realidad que hay en Jesús. Juan no lo sabía bien; la comunidad apostólica ya lo sabe y lo cree, por eso lo proclama.

NUESTRO BAUTISMO

Como Jesús de Nazaret quiso afiliarse al grupo de Juan porque le convencía su postura ante Dios y ante la sociedad, también nosotros nos hemos bautizado en el nombre del Señor porque creemos en El como el enviado del Padre para la salvación de nuestro mundo. Cuando nos hemos hecho adultos en la fe, hemos asumido nuestro bautismo, recibido por la mayor parte de nosotros de recién nacidos. Ahora sabemos a qué nos compromete y lo aceptamos con gusto: a hacer el bien y a liberar a los oprimidos. Misericordia y liberación. Acoger al que sufre; escuchar con empatía; no huir de los marginados ni defenderse de los que tienen problemas; luchar contra las causas del paro laboral, del alcoholismo y otras drogas; defender los derechos de los oprimidos; gritar por los que no tienen voz; amar con obras y de verdad. Este es el mensaje de Jesús y nuestro compromiso bautismal.

LORENZO TOUS DABAR 1993/10

6.

1. Todo lo que Dios quiere.

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En el evangelio, Juan, el precursor, no se atreve a bautizar al que viene detrás de él y ha sido anunciado por él; pero Jesús insiste porque debe cumplirse todo lo que Dios quiere (la justicia). La justicia es la que Dios ha ofrecido al pueblo en su alianza y que se cumple cuando el pueblo elegido le corresponde perfectamente. Esto es lo que sucede precisamente aquí, donde Jesús será la alianza consumada entre Dios y la humanidad, pero no sin la cooperación de Israel, que ha caminado en la fe hacia su Mesías y que debe incluir esta su fe en el acto divino de la gracia. Teniendo en cuenta la humildad del Bautista, parecía más conveniente dejar a Dios solo la gracia del cumplimiento, pero ahora es más adecuado que resplandezca su obediencia. Muchos años después de la primera epifanía con la adoración de los Magos, tiene lugar ahora la segunda epifanía con la apertura del mismo cielo: el Dios unitrino confirma el cumplimiento de la alianza; la voz del Padre muestra a Jesús como su hijo predilecto y el Espíritu Santo desciende sobre él para ungirlo como Mesías desde el cielo.

2. La luz sobre Israel.

Isaías, en el texto elegido como primera lectura, habla del elegido de Dios, que no es Israel como pueblo, sino una figura determinada. Esto queda definitivamente claro cuando Dios dice: «Te he hecho alianza de un pueblo, luz de las naciones». La alianza con Israel está ya pactada desde hace mucho tiempo, pero Israel la rompió, y ahora este elegido viene a concluir la alianza con Israel de un modo nuevo y definitivo. Jesús es la epifanía de la alianza cumplida: es hijo de Dios y de una mujer judía, Dios y hombre a la vez, la alianza concluida indestructiblemente. Y como tal es la luz de los pueblos paganos a la vez que encarna en sí mismo el destino de Israel: llevar la salvación de Dios hasta los confines de la tierra. Jesús llevará a cabo esta potente iluminación del mundo en la humildad y el silencio de un hombre concreto, «no gritará», no actuará con violencia porque «no apagará el pábilo vacilante»; pero precisamente en este silencio «no vacilará» hasta que la justicia de la alianza de Dios se implante en toda la tierra. El es la luz que se

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eleva sobre la trágica historia de Israel, pero también sobre la trágica historia del mundo en su totalidad: él «abre los ojos de los ciegos», saca a la luz a los que están encerrados en sí mismos, a los que habitan en las tinieblas.

3. En la segunda lectura Pedro nos dice que la unción de Jesús por el Espíritu Santo, cuando fue bautizado por Juan, era el preludio no sólo de su actividad en Israel, sino también de su actividad por toda la humanidad. Pedro pronuncia estas palabras después de haber bautizado al centurión pagano Cornelio y haber comprendido «verdaderamente que Dios acepta al que lo teme y practica la justicia, sea de la nación que sea». También la actividad mesiánica de Jesús en Israel -donde «pasó haciendo el bien y curando a los oprimidos por el diablo, porque Dios estaba con él»- estaba ya concebida para todo el mundo, como lo muestran los evangelios, que informan sobre todo esto y están escritos para todos los pueblos y para todos los tiempos. En la acción bautismal del Bautista, Israel crece más allá de sí mismo: por una parte se convierte en el «amigo del Esposo», en la medida en que se alegra de haber colaborado para que Cristo encontrara a la Iglesia universal como su esposa; pero por otra parte está dispuesto a «disminuir» para que el Amigo "crezca", y, en esta humilde «disminución» dentro de la Nueva Alianza, se equipara a la «disminución» de Jesús hasta la cruz, concretamente visible en la degollación del Bautista.

HANS URS von BALTHASAR LUZ DE LA PALABRA

Comentarios a las lecturas dominicales A-B-C Ediciones ENCUENTRO.MADRID-1994.Pág. 32 s.

7.

Frase evangélica: «Éste es mi hijo, el amado, el elegido»

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Tema de predicación: LA INVESTIDURA DEL MESÍAS

1. El evangelio comienza con la aparición de Juan, cuyo bautismo no es mero rito de ablución o simple agregación al pueblo judío, sino conversión, vuelta a la alianza, nuevo nacimiento. Sin embargo, Juan entiende al juez escatológico como un ser terrible y entregado al exterminio de sus enemigos. La muerte de Jesús no encaja con sus esquemas; por eso duda en bautizarlo. Jesús, con la plenitud del Espíritu, está inmerso en la masa de pecadores que, mediante un bautismo de perdón, inician un camino de libertad y de liberación.

2. El bautismo de Jesús -primera manifestación de su ministerio público- es signo de su compromiso con la justicia del reino de Dios. La voz del cielo (voz de Dios) ratifica el compromiso de Jesús, el cual está en total «apertura» a Dios para realizar la nueva creación, figurada por el descenso de la «paloma». Afirmar que Jesús es el Hijo predilecto significa su entronización como rey escatológico.

3. La misión de la Iglesia y de los cristianos consiste en que se cumpla la justicia de Dios, lo cual incluye dos cosas: total sumisión a la voluntad del Dios del reino y completa solidaridad con el pueblo de Dios. Por haber practicado durante siglos el bautismo de niños como rito religioso, sin compromiso efectivo con la justicia, hemos desnaturalizado el mundo sacramental. Necesitamos revalorizar el significado del agua bautismal y la donación del Espíritu para aceptar el nuevo nacimiento, la conversión cristiana; el compromiso de una vida renovada.

REFLEXIÓN CRISTIANA:

¿Qué semejanzas y diferencias vemos entre el bautismo de niños y el de adultos?

¿Es nuestro bautismo un sacramento de fe y de compromiso?

CASIANO FLORISTAN DE DOMINGO A DOMINGO

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EL EVANGELIO EN LOS TRES CICLOS LITURGICOS SAL TERRAE.SANTANDER 1993.Pág. 104 s.

8. NACIMOS PARA LA FELICIDAD, PARA LA SALVACIÓN

En aquel tiempo fue Jesús de Galilea al Jordán y se presentó a Juan para que lo bautizara.

Uno tiene que asumir lo que es hasta las últimas consecuencias siendo respetuoso con la historia evitando dar saltos en ella. Se ha de subir peldaño a peldaño, nada debe dejarse a la improvisación o darse por supuesto. La historia no puede dar saltos y siempre hay que empezar por el principio.

Jesús asume su destino y se pone manos a la obra. Los destinos no se eligen, se asumen o no. Esto no es ningún determinismo, esto es aceptar ser consecuente con lo que uno es y para lo que nació.

«Pero Juan intentaba disuadirlo diciéndole: «Soy yo el que necesita que tú me bautices, y ¿tú acudes a mí?»

Juan aquí peca de clericalismo, se empeña en saber cómo y cuándo se opera la salvación. Por lo visto, sabe más que Dios y pretende darle lecciones desde sus criterios personales.

Jesús le contestó: «Déjalo ahora. Está bien que cumplamos así todo lo que Dios quiere».

Dos mesianismos se encuentran y enfrentan. Prevalece el de Jesús, (conviene que se cumpla...) La felicidad-salvación está en saber cumplir la voluntad de Dios y realizarla en el momento oportuno.

Entonces Juan se lo permitió. Apenas se bautizó Jesús, salió del agua; se abrió el cielo y vio que el Espíritu de Dios bajaba como una paloma y se posaba sobre él. Y vino una voz del cielo que decía: «Este es mi Hijo, el amado, mi predilecto».

Cuando un hombre asume su destino, por encima de intereses particulares, cumpliendo Ia voluntad de Dios y aceptándola como

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criterio último de comportamiento, la felicidad-salvación se alcanza y se hace de tal forma patente que repercute en beneficio del grupo humano al que uno pertenece. La felicidad-salvación es de tal naturaleza que cuando uno la encuentra al tiempo también la da.

Dios se manifiesta en aquel hombre que es capaz de llevar a cabo el proyecto de su vida, de llevar a cabo aquello por lo cual y para lo cual nació.

Cuando uno vive consecuentemente con lo que es, siente, cree o confiesa, cuando uno es auténtico consigo mismo, cuando uno se compromete de por vida con su opción vocacional, cuando entiende que su vida es la ocasión de llevar a cabo una misión y en ella pone todo su empeño y hace sencillamente lo que tiene que hacer y en el momento oportuno, los cielos se abren y Dios se da a conocer.

El hombre alcanza su plenitud, su felicidad-salvación, cuando expresa su esencia en su existencia, al traducir en actos aquello por lo cual y para lo cual nació. El hombre cabal y autentico es aquel que expresa en su existencia cotidiana la esencia de su ser personal. Somos cristianos para manifestarlo y expresarlo en acciones concretas de cada día. Con cualquier persona y de todas las maneras.

La misión para la que hemos nacido es la felicidad-salvación. Tenemos un hambre insaciable de felicidad-salvación y la deseamos para compartirla porque es un concepto transitivo, o se comparte o se estropea. La misión del cristiano es el amor y el amor es un compromiso con uno mismo hacia los demás. Si lo quieres llevar a cabo tendrás, como Jesús, que ponerte en la fila de los penitentes. Sólo desde la solidaridad, desde el amor, se puede comunicar felicidad-salvación. La solidaridad nace en ti como fruto del saberte hermano de los hombres, nada humano te es extraño por tener un mismo Padre. Dios es padre y yo me siento hermano.

Estoy en la fila de los que les falta mucho para ser como Dios manda y siento mucho no serlo; pero tengo el propósito de enmienda y

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aspiro a conseguirlo, a ser consecuente con la misión que abracé en momentos de lucidez o de locura amorosa, llámale como quieras. Esa misión es para mí mi destino, la razón de mi vida y eso no se discute, se asume, más en este caso que es cumplir la voluntad de Dios.

Dicen que el bautismo es una nueva creación y lo es; pues yo que soy como soy y podría ser de mil maneras distintas, deseo ser como Dios manda y a trancas y barrancas hacia ello voy.

BENJAMIN OLTRA COLOMER SER COMO DIOS MANDA

Una lectura pragmática de San Mateo EDICEP. VALENCIA-1995. Págs. 24-26

9.

SITUACIÓN LITURGICA.

Acaba hoy el ciclo de Navidad. Aunque socialmente las fiestas navideñas acaban el día de Reyes, la celebración de hoy debe conservar el ambiente navideño. Para nuestra mentalidad historicista esto es sorprendente: hace cuatro días contemplábamos al niño Jesús adorado por los magos y hoy celebramos su bautismo, ya adulto y a punto de iniciar su ministerio. También litúrgicamente la fiesta de hoy es compleja. Ocupa el primer domingo del tiempo ordinario y las ferias a partir de mañana ya serán del tiempo ordinario, por lo que el día de hoy tiene un valor de transición. La liturgia cristiana no recuerda una historia sino que celebra el misterio de Jesucristo. Su Bautismo también es manifestación (epifanía), quizás más que la adoración de los magos. Las iglesias del Oriente cristiano colocan precisamente el texto del bautismo de Jesús en la Epifanía, a la que dan la máxima importancia.

Conviene hoy remarcar el recuerdo del bautismo. Ornamentación de la fuente bautismal, aspersión del agua que sustituye el acto

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penitencial, renovación de las promesas del bautismo después de la homilía, bautismo durante la misma misa (pero evitando la impresión de que simplemente se hace por conveniencia de aquella familia).

JESUS DE NAZARET, UNGIDO POR DIOS CON LA FUERZA DEL ESPÍRITU SANTO (2a lect). El bautismo de Jesús es un hecho central en el conjunto del Evangelio. Pedro lo cita en el sermón antes del bautizo del primer pagano, Cornelio (2a lect), y ya antes, en el momento de la elección del sucesor de Judas (Hch 1,22). En el bautismo de Jesús aparece su misterio insondable; Jesús de Nazaret fue ungido con la fuerza del Espíritu de Dios, Hijo amado del Padre. No tiene sentido proyectar aquí preocupaciones históricas; el evangelio no tiene un interés histórico sino teológico y místico. El bautismo es la presentación del misterio de Jesús, no con una frase teórica sino con un hecho narrable. La figura de Jesús de Nazaret siempre ha planteado muchos interrogantes, y todavía hoy es objeto de investigaciones y de estudios, no sólo dentro de la Iglesia sino también fuera. La tradición cristiana expresa en el hecho del bautismo, pórtico del Evangelio, su fe: la explicación última del fenómeno Jesús de Nazaret es su íntima comunión como Hijo con el Padre, por la fuerza en él del Espíritu de Dios.

EL DRAMA DE JESUS. La comunión de Jesús con el Padre se manifiesta precisamente en el bautismo. Lo cual es decisivo en el proceso del Evangelio. El bautismo no es un momento glorioso, ni tampoco neutro. Es un momento especialmente humillante. Jesús se mezcla con los hombres pecadores, se adentra en las aguas del pecado y de la muerte, y se levanta (el griego no dice "salió del agua", sino "se levantó") como Hijo lleno del Espíritu de Dios. Lo mismo hará en la cruz, muerto entre pecadores y resucitado después lleno de Vida Nueva. Bautismo y Pascua expresan el mismo misterio, que es propiamente el sentido último de Jesús; su total comunión con el Padre que se manifiesta en su comunión amorosa con los hombres hasta perderlo todo y levantarse así lleno de la vida verdadera. La palabra del Padre (¡de un himno del Siervo de Yahvé!

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1ª lect) proclama, contra toda evidencia nuestra: "en esto consiste ser mi Hijo".

Juan no lo entiende y protesta: ¡el Hijo de Dios ha de ser glorioso! Se inicia así la larga serie de "tentadores", desde el diablo en el desierto, pasando por Pedro, hasta el pie de la cruz: "Si eres Hijo de Dios..." Siempre la misma tentación. Jesús de Nazaret vive la comunión plena con el Padre como una donación total a los hombres hasta perderlo todo, como una comunión con esto tan nuestro: el pecado y la muerte. Ser Hijo de Dios, lleno de su Espíritu, consiste en amar y darse como el último de los hombres. De este modo, toda su vida expresa esta doble revelación: revelar qué significa vivir como hombre, superando todos nuestros engaños, y -sobre todo- revelando el verdadero misterio de Dios, Padre de Amor y de Vida que nos da su Espíritu para hacernos hijos en el Hijo, más allá de todas nuestras mezquinas e interesadas imágenes de Dios.

Jesús responde a la protesta de Juan con una frase llena de profundidad: "Está bien que cumplamos así todo lo que Dios quiere". La comunión con el Padre dirigió todo lo que Jesús dijo e hizo. No le quisieron entender, y este drama aparece en todas las páginas del Evangelio.

HAS MANIFESTADO EL MISTERIO DEL NUEVO BAUTISMO (prefacio). Jesucristo nos bautiza con el Espíritu Santo y con fuego. En el bautismo lo importante no es el signo sino su significado; pero el signo tiene su importancia y es posible que todos estemos influidos por el rito actual. En la sensibilidad de nuestros cristianos se subrayan algunos aspectos del sacramento: la purificación del pecado, el nacimiento a una vida nueva, la entrada en la comunión eclesial. Todo tiene sentido, no obstante, a la luz del misterio más profundo que suele valorarse poco: la participación en la muerte y la resurrección de Jesucristo por la comunión viva con su Espíritu. Y todavía estas palabras tienen el peligro de ser reducidas a una fórmula sacramental estereotipada. El punto de referencia siempre es el mismo Jesucristo, el Hombre Nuevo por la comunión con el

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Padre, novedad que aparece en el Bautismo y en la Pascua. Ambos fueron motivo de escándalo por la imagen de hombre y de Dios que mostraban, pero son la raíz verdadera de la superación del mal, el inicio de una vida nueva y la constitución de su comunidad. Es la obra del Señor Jesús que Pedro resume con palabras sencillas y llenas de significado: pasó haciendo el bien y curando a los oprimidos por el diablo (2a lect).

GASPAR MORA MISA DOMINICAL 1999/01-41

10

El pasado miércoles, con motivo de la Epifania, explicábamos que de los cuatro evangelios, dos nada decían del nacimiento de Jesús. Lo recuerdo para notar lo significativo que es, en cambio, que del bautismo del Señor, por Juan, en las aguas del río Jordán, no sólo hablan los cuatro evangelios sino que al mismo tiempo lo presentan como un momento crucial. Y las palabras de san Pedro que hemos escuchado en la segunda lectura, nos confirman el relieve que tenía este hecho en la predicación que hacían los apóstoles después de la Resurrección.

De ahí que convenga preguntarnos el porqué de esta importancia que se daba al Bautismo de Jesús de Nazaret.

- El Bautismo de Jesús, Epifania de la Trinidad

La respuesta podría ser: porque los apóstoles, la primera comunidad cristiana, vio en el Bautismo de Jesús la gran Epifanía. Es decir, la manifestación de quién era Jesús, de cuál era su misión, de cuál era su relación con un Dios que entonces -por primera vez en la historia- se revela como Padre, Hijo y Espíritu Santo.

Intentemos explicarlo algo más. No se trata tanto de lo que en aquel momento sucedió sensiblemente, ante los ojos y oídos de los

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presentes, sino de la interpretación desde la fe en el Resucitado -desde la fe pascual- de lo que representaba el Bautismo de Jesús. Como primer acto público en el camino de realización de la tarea que el Padre le había encomendado y que el Espíritu Santo impulsaba en él.

Por eso, en la escenificación que los evangelios realizan de aquel suceso, lo más relevante es la manifestación de lo que siglos después se llamaría la Santísima Trinidad. Una escenificación de distintas funciones divinas que los evangelistas realizan utilizando el lenguaje religioso que tenían a mano, es decir, el del Antiguo Testamento.

- Habla el Padre, se comunica el Espiritu

En este lenguaje, el Padre habla desde el cielo y revela -manifiesta y define- quién es Jesús: su Hijo. Por eso, por ser el Hijo, la misión de Jesús (su evangelio como gran noticia) será hablarnos y explicarnos sobre Dios como Padre; y, al mismo tiempo, hablarnos y explicarnos de nuestro ser y camino como hijos todos de Dios, y por ello hermanos unos de otros.

En este lenguaje, el Espiritu de Dios, el Espíritu Santo, se manifiesta como la fuerza intima, el espíritu de vida, que vive y actúa en Jesús, como luego vivirá y actuará en los creyentes en Jesús (y se manifiesta como una paloma no evidentemente porque el Espiritu sea una paloma, sino porque en el lenguaje del Antiguo Testamento era la imagen del amor personal, íntimo, comunicado).

- El camino que siguió Jesús

Y, ante, el Padre y con el Espíritu, el Hijo Jesús. Manifestando, ya desde este momento inicial, cómo será su misión para nosotros, el modo propio como la realizará. Por ello elige colocarse entre el pueblo, entre los pecadores, que acudían a recibir el bautismo de penitencia de Juan. Y este es el sentido del diálogo entre Juan y Jesús.

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Desde este primer momento, inmediatamente con el episodio de las tentaciones que los evangelios sitúan a continuación, y hasta el último momento en la cruz (la increpación que se le dirige: "Si eres Hijo de Dios, baja de la cruz"), la gran cuestión que se plantea es sorprendente. No es tanto si Jesús es o no Hijo de Dios -incluso el diablo parece admitirlo- sino su modo de actuar como Hijo de Dios. No por el camino del poder, la fuerza, el triunfo, sino por la senda humilde del identificarse y servir y comulgar con los pobres, los sencillos, los pecadores.

Esto es, dice Jesús a Juan, "lo que Dios quiere". Este camino, el del amor sencillo, compartido, pobre, llevado hasta el extremo de la muerte en la cruz -como criminal entre criminales- será lo que san Pablo definirá como "escándalo y locura". Pero, por ello mismo, como diremos luego en el prefacio, es lo que permite que Jesús sea "el enviado a anunciar la salvación a los pobres".

* * *

Quizá en este comentario de hoy nos hayamos adentrado en explicaciones que pueden parecer arduas, difíciles. Con la ayuda del Espíritu, que todos también recibimos en nuestro bautismo y confirmación, espero que no lo sean. Porque importa que nuestra fe no sea infantil sino adulta. Cada vez más conscientemente injertada en una comunión de vida, de amor, de acción con el Padre, su Hijo y hermano nuestro Jesús, con su Espiritu vivificador. Una comunión que debe realizarse por la senda sencilla, de servicio y compañía, que siguió Jesús. (Es lo que podemos pedir al renovar ahora aquellos compromisos/anhelos que en nombre nuestro expresaron nuestros padres y padrinos cuando nos bautizaron y confirmaron).

EQUIPO MD MISA DOMINICAL 1999/01-45

11.

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En la primera lectura destacan las primeras palabras del Segundo Isaías (Deuteroisaías), un profeta anónimo que predicó durante el destierro en Babilonia (587-538 AC) manteniendo la esperanza del pueblo por medio del anuncio de su pronta liberación. Sus oráculos se realizaron a través de la conquista de la gran capital de Mesopotamia, por parte de Ciro, rey de los persas (539 AC), quien inició una era de tolerancia religiosa especialmente a favor de los judíos: un decreto suyo, al año de su entrada triunfal a Babilonia (537 AC), les permitía regresar a su país y reconstruir el templo.

Este pasaje es el primer poema del Siervo de Dios [los otros tres se encuentran en: 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12] presentado aquí como un profeta sobre el cual Dios efunde su Espíritu habilitándolo para la obra de salvación: abrir los ojos al ciego, liberar a los cautivos, iluminar a los prisioneros. Ya en el N.T. éste y los demás poemas del Siervo, fueron interpretados cristológicamente: Jesús de Nazaret fue identificado con el siervo profético que anuncia la Palabra, libera a los cautivos, cumple la voluntad de Dios y expía los pecados.

La fiesta del Bautismo del Señor clausura la celebración de Navidad y Epifanía, poniéndonos ante la persona de Jesús, lleno del Espíritu Santo, siervo de Dios, hasta la muerte, para realizar nuestra salvación. Cada cristiano, toda la iglesia, hemos de asumir la actitud obediente del Siervo: "luz de las naciones alianza de un pueblo", para "implantar el derecho en la tierra". Implantar el Derecho, es lo mismo que implantar la Justicia: la voluntad de Dios, su proyecto sobre el mundo. Es lo mismo en definitiva que implantar o construir el Reino de Dios. Dios reina, en efecto, allí donde las cosas y las personas son lo que deben ser, están en su justo puesto, en su justa y armoniosa relación; allí donde reina la fuerza del Derecho y no el Derecho de la Fuerza.

Ese "Derecho" cuya implantación viene a ser la misión del Mesías (y de todos nosotros, sus seguidores) no es un derecho abstracto; es la utopía, diríamos, el "Proyecto de Dios". Y todos tenemos derecho a que ese Derecho se implante en el mundo. Porque somos hijos de

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Dios y estamos en su casa, tenemos derecho a que se implante y se cumpla y se respete la voluntad del Padre Universal, el Creador. Los derechos humanos, así, son a la vez derechos divinos. Dios exige (porque tiene derecho) que se respete a los seres humanos (sus hijos) como personas, como verdaderamente humanos y dignos. Hay algo, mucho de divino en los derechos humanos. Y nosotros tenemos en ello un nuevo título (de fe, religioso, no sólo simplemente ético) por el que exigir esos derechos humanos.

Lamentablemente, la percepción de los derechos humanos (gran salto de conciencia que la humanidad ha ido dando, en lo que se llaman las "tres generaciones de los derechos humanos") nació fuera de la Iglesia, al margen de la Iglesia, y en buena parte bajo la sospecha de la Iglesia. Fue sólo con la Pacem in Terris de Juan XXIII que el discurso de los derechos humanos ingresó a la Iglesia como a un lugar connatural. Sería bueno que no nos los apropiemos, sino que, con mucha humildad, nos alegremos al ver tantas personas e instituciones que trabajan por ellos. Y sería bueno también que hiciéramos lo posible para que muchos cristianos que aún miran el tema como un tema ajeno, exterior a la Iglesia, "profano"…, descubrieran su profunda raigambre "cristiana" (referente al "cristo", al ungido, al Mesías), hasta el punto de que ya el A.T. vio en la "implantación del Derecho" (divino y humano, que mutuamente se implican) una expresión cabal de la vocación y de la misión del Mesías. Que es también la nuestra.

[En estos meses en los que la humanidad ha sido testigo de incertidumbres que sugieren la necesidad de "mundializar el Derecho" por el establecimiento de un Derecho internacional (mundializado, globalizado) que impida que los delitos más graves (contra la humanidad, de genocidio, de lesa humanidad) se refugien en los círculos-guetos de las soberanías nacionales (que en otros campos hace tiempo que ya no se respetan), es importante que los cristianos, llamados, a imagen del Mesías, a mundializar el Derecho ("implantar el Derecho en las naciones") ayudemos con nuestro compromiso militante a hacer avanzar el Derecho internacional, el

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derecho de gentes, en ese decurso histórico por el que la humanidad va avanzando hacia la Justicia universal].

La segunda lectura es el encabezamiento del discurso de Pedro en, casa del centurión Cornelio, insistiendo en la universalidad de la salvación, ofrecida a judíos y paganos, sin distinción de personas. Salvación por la Palabra -que es Jesucristo- enviada a los israelitas, pero destinada a todos los pueblos, pues Él es "Señor de todos". Recordando el destino humano de Jesús, desde que fué bautizado por Juan, hasta su pasión y resurrección en Jerusalén, después de haber pasado haciendo el bien, sanando a los enfermos, movido por el Espíritu Santo y haciendo presente a Dios entre todos los seres humanos. Se trata de un texto "kerigmático", de los muchos que se encuentran en el libro de los Hechos, verdaderos resúmenes o síntesis de la predicación apostólica. En el contexto de la fiesta que celebramos, la lectura subraya la condición mesiánica de Jesús, ungido por el Espíritu en su bautismo para realizar su misión salvadora.

Los tres sinópticos narran el bautismo de Jesús y el evangelista Juan alude a él, lo mismo que varios pasajes de los Hechos. Se trata, por tanto, de un acontecimiento perfectamente histórico que los primeros cristianos hasta tuvieron dificultades para entender o explicar adecuadamente. ¿Cómo fue que Jesús, el Hijo de Dios, el Mesías, se sometió al bautismo de Juan que era de conversión y penitencia? Las palabras de Jesús al Bautista, que solamente reporta Mateo, parecen dar la clave: "para cumplir toda justicia", es decir, en la terminología mateana (no en la paulina, donde "justicia" tiene otra significación), para realizar a plenitud la voluntad de Dios. Solidarizándose con los pecadores, Jesús asume plenamente la voluntad divina que se manifestará sobre Él, apenas salido del agua, con la efusión del Espíritu Santo y con las palabras de la voz celestial: "Este es mi Hijo, el amado, mi predilecto".

Navidad, Epifanía, Bautismo… tres momentos de una misma celebración: la encarnación de la Palabra, del Verbo eterno de Dios,

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en la persona de Jesús de Nazaret. En su nacimiento, en su manifestación a todos los pueblos, en su consagración por el Espíritu, ha comenzado a realizarse nuestra salvación, que se consumará en la muerte y resurrección de Jesús. Escuchar su palabra, seguir sus pasos, hacer la voluntad de Dios que Él nos revela… debe ser nuestra respuesta a su venida.

Aunque no se debe establecer una relación directa entre el bautismo de Jesús y el nuestro, donde sea pastoralmente recomendable, puede abordarse el tema del bautismo, que idealmente debe ser una opción por Jesucristo, y que -en su defecto- debe ser "confirmado" después, idealmente por el sacramento de la confirmación. La seriedad de la fe y de la evangelización exige que la pastoral de la confirmación se realice fuera de la infancia; los argumentos teológicos en base al "carácter de sacramento de iniciación que también la confirmación tendría, no puede ir contra el sentido común más elemental que se desprende de un sentido pastoral que no sea ciego.

Para la conversión personal

Hoy es el primer domingo del "tiempo ordinario"; se acabaron el "tiempo fuerte" de la liturgia; vuelve la vida ordinaria… Un adagio clásico de ascética decía: "in ordinariis, non ordinarius", para expresar la meta de quien quiere ser santo ('extraordinario') en las cosas ordinarias, en la vida diaria… Al comenzar el "tiempo ordinario" debemos renovar nuestro deseo de vivir "extraordinariamente".

Para la reunión de grupo:

-La misión del mesías puede leerse como "implantar el Derecho". Reflexionemos: ¿Qué relación tiene el Derecho con la misión de todo un Mesías? ¿Qué relación puede tener el Derecho con la misión de todo un cristiano?

-Dios no hace acepción de personas…

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-¿Qué relación guarda el bautismo de Jesús con nuestro bautismo?

-Jesús "se bautizó como adulto"; en no pocos lugares los "nuevos movimientos religiosos" y las sectas acusan a los católicos de que nuestro bautismo no es válido, por ser administrado a los niños… ¿Qué pensar? ¿Debería reformarse la pastoral bautismal?

Para la oración de los fieles:

-Para que todos los hombres y mujeres acepten al Hijo enviado del Padre, roguemos al Señor…

-Por todos los seguidores de Jesús, para que se distingan siempre por su amor a la paz, a la concordia, a la justicia y al derecho…

-Para que aprendamos de todos los hombres y mujeres que aun sin la luz del evangelio han descubierto el imperativo absoluto (cuasidivino) de los derechos humanos…

-Para que todos renovemos nuestro bautismo: nuestra decisión de seguir a Jesús y comprometernos con su proyecto mesiánico de "implantar el Derecho en el mundo"…

-Para que la Iglesia resuelva de la mejor manera posible la problemática inherente a la pastoral del bautismo de niños…

Oración comunitaria:

Dios Padre nuestro, que en el bautismo de Jesús lo has proclamado como tu "Hijo muy amado, el predilecto"; te suplicamos nos cobijes bajo su nombre y nos concedas conformarnos cada día más cercanamente a su imagen, haciendo nuestra su Causa y prosiguiendo su misión de ser "luz de las naciones" y de "implantar el Derecho en la tierra". Te lo pedimos por el mismo Jesucristo nuestro Señor…

SERVICIO BIBLICO LATINOAMERICANO

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12.

1. Lecturas del día :

Isaías 42, 1-4. 6-7 : "Mirad a mi siervo, a quien prefiero"

Hechos de los apóstoles 10, 34-38 : "Ungido por Dios con la fuerza del Espíritu Santo"

Ev. según san Mateo 3, 13-17 : "Apenas se bautizó Jesús, salió del agua, y vio que el Espíritu de Dios bajaba sobre él "

2. Bautismo de Jesús, nueva Epifanía de Dios

2.1. Estamos viviendo el momento en que el Padre hace la presentación de su Hijo. Presentación pública y profética. Nueva Epifanía de Dios. No es una manifestación de fiesta, ni posee solemnidad. Es más bien una profunda, intensa experiencia de Dios en todos los que la vivieran.

2.2. En la escena del bautismo Jesús no aparece provocando o desafiando o sumándose a la violencia de los poderosos. Sencillamente, en un bautismo colectivo, como uno más de los hijos de Israel, Jesús entra en las aguas bautismales como el redentor que asume nuestras enfermedades, para devolvernos la salud; como el pastor que busca a la oveja perdida; como quien se hace solidario con los sufrimientos, las esclavitudes y los desgarros de los hombres.

2.3. De estas aguas bautismales, Jesús emerge para iniciar una nueva etapa de su vida, haciendo el bien y curando a los oprimidos. Pasará por la tierra haciendo el bien, bendiciendo, consolando, compartiendo y salvando. Desde este momento, a su ritmo, todo lo suyo será belleza y bondad, oponiéndose a las fuerzas que oprimen a los hombres y les cierran los caminos de felicidad. ¡Dios estaba con él: "este es mi Hijo, el amado, mi predilecto".

2.4. En esta escena el Padre nos muestra al Hijo. Él es lo más querido, algo para él entrañable; y nos lo ofrece como

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manifestación de lo que es, sin reservarse nada. "Escuchadle, seguidle".. Es la presentación de todo su Amor.

3. El bautismo en el Espíritu: un nuevo bautismo

3.1. El bautismo de Jesús da comienzo a un nuevo bautismo. El de Juan era el del Viejo Testamento. El de Jesús es el del Nuevo Testamento. Del bautismo que era "en el agua" se pasa al "bautismo en el Espíritu". Y ya no habrá más bautismos que éste.

3.2. El bautismo en el Espíritu llena al hombre de la vida de Dios, que es amor; le llena de sus dones; le empapa de su alegría; le quema el egoísmo y la tristeza; da "vida divina", vida de amor a Dios y de servicio a los otros, vida por los demás y para los demás.

3.3. Quien se bautiza en el Espíritu ya no vive para sí, en insolidaridad y egoísmo; quema las raíces pecadoras de nuestra condición humana, rompe con la autosuficiencia y ve a los otros como hermanos.

3.4. Todo eso lo vivió Jesús en su bautismo, ungido por el Espíritu, volcándose sobre el dolor humano. Mas ¿cuáles son los signos del Espíritu en el que uno se bautiza? Son la libertad, el amor y la luz. Por eso, quien está ungido por el Espíritu pasa por la vida haciendo el bien y gustando del sabor espiritual de las bienaventuranzas.

4. Nuestro bautismo

4.1. Nosotros, por el bautismo, nos hemos incorporado a la vida en Cristo, que es hacer de nuestra existencia un "seguimiento del Señor" a través de la fe compartida, consciente, madura. Una vida de servicio a los demás.

4.2. Este bautismo exige de nosotros prolongar la acción liberadora del Señor, hacer presentes sus servicios misericordiosos en nuestro mundo. No somos cristianos para ser servidores sino para servir: servir en nuestro trabajo, en nuestra familia, en nuestro ocio y descanso.

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4.3. Desde este momento, no vivimos ni trabajamos para ganar dinero o prestigio; vivimos para servir y ayudar a todos los hermanos, y entre ellos especialmente a los pobres y marginados, ya que son ellos los que más necesitan nuestros servicios, y es en ellos donde mejor podemos encontrar al Señor. Es la fuerza del Espíritu la que nos transforma en hombres y mujeres solidarios y servidores.

5. Conclusiones

La epifanía del Bautismo nos impresiona. Debió ser para Jesús una experiencia decisiva, transformadora; una experiencia intensa de Dios que le marcó para servir y hacer el bien.

Servir y hacer el bien: ésa es nuestra tarea y nuestra misión. Eso exige de nosotros todo un estilo de vida y actitudes nobles. En el fondo, todo procede de asumir una espiritualidad pascual, que es la generada en el bautismo: morir para vivir, morir para dar la vida.

DOMINICOS Convento de Ntra. Sra. de Atocha. Madrid

Orden de Predicadores - Familia Dominicana

13.

INAUGURACION DE LA MISION DE JESUS, DECLARADO POR EL PADRE SU HIJO AMADO Y EMPUJADO POR EL ESPIRITU SANTO.

SU REVOLUCION NO ES TERRENA SINO TRASCENDENTE.

1. Jesús se despidió de su madre, que ya venía dándose cuenta, con intuición de madre, que el corazón de su Hijo vivía lejos. Y desde Nazaret, en Galilea, se fue al Jordán, en Judea, para ser bautizado por Juan. Entra en el río sin pecado personal y cargado con los pecados del mundo, como el Cordero que comienza a purificar a la humanidad, esposa suya, para lavar sus iniquidades.

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2. "Mirad a mi siervo a quien sostengo; mi elegido, a quien prefiero. Sobre El he puesto mi espíritu" Isaías 42,1. "Apenas se bautizó Jesús, salió del agua; se abrió el cielo y vio que el Espíritu de Dios bajaba como una paloma y se posaba sobre El. Y vino una voz del cielo que decía: Este es mi Hijo, el amado, mi predilecto" (Mateo 3,13), que eleva la categoría de siervo, a Hijo amado y predilecto. Son dos textos de las lecturas de hoy, luminosamente paralelos y coincidentes:

1: "Sobre El he puesto mi Espíritu", dice Isaías. 2: "El Espíritu bajaba como una paloma y se posaba sobre El", nos relata San Mateo.

Para Isaías Jesús es: "Mi elegido, a quien prefiero". Para Mateo: "El amado, mi predilecto". Se da pues un progreso de Revelación en el Evangelio: El Padre REVELA AL HIJO, que viene a su vez, a revelar al Padre.

3. El Siervo de Yahvé viene a realizar la misión trascendental de renovar la alianza de Dios con Israel, repatriar a los exiliados y establecer el espíritu de la verdad en medio de todas las naciones paganas. Para expresarlo Isaías se sirve de la terminología propia de la creación: "Yo te he formado y te he hecho", dice el Señor del Siervo de Yavé, según la lectura de Isaías.

En el Génesis, en efecto, cuando Dios se dispone a crear al hombre, dice: "Hagamos al hombre" (1). Estamos pues ante la creación del hombre nuevo, réplica del primer hombre. Por tanto, si es creado un hombre nuevo, ahora comienza un Mundo Nuevo, una creación Nueva, un Orden Nuevo, una alianza nueva, que será sellada con la Sangre derramada en la Cruz, Bautismo de sangre, que el Bautismo en el Jordán está anunciando. Y así como en la nueva Creación el Espíritu se cernía sobre las aguas (2), en la nueva creación que comienza hoy, el Espíritu se posa sobre Jesús.

Todo será nuevo desde ahora: Los ciegos abrirán sus ojos a la luz de la revelación del Padre, que les irá descubriendo Jesús. El amado

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Hijo, nos revelará a sus hermanos, que somos hijos del Padre por adopción, amados en El y herederos por El.

4. Como Rey, en contraste con los de su tiempo, Jesús, implantará el derecho y la justicia, según Dios y no según los hombres, trascendiendo los mismos conceptos modernos impregnados de legalismo. Santificará y justificará, no con las normas y principios sociológicos, sino a través de una actividad salvífica a todos los niveles. Su actuación no seguirá los esquemas de los poderes temporales, pues "Su reino no es de este mundo". Tampoco actuará con modos militares; ni gritará en medio de las plazas.

Como Sacerdote, debe enseñar lo mismo que como rey debe implantar. Como Profeta debe ser el altavoz del Padre ante todos los pueblos. Por eso Juan confiesa que: "Yo os bautizo con agua. El os bautizará con Espíritu Santo y fuego", que es juicio salvador y transformante. Fuego purificador, que quema el pecado y transforma a los hombres en Dios.

5. Viene a transformar a los hombres desde dentro, a partir de su interioridad. Va a salvar a cada hombre, reavivando la mecha que está a punto de extinguirse, haciendo la revolución verdadera querida por Dios, por la acción dinámica del Espíritu que vive en él, con mansedumbre y humildad, reformando a las personas, una a una, llegando a lo más íntimo de su ser, haciéndolos hijos cada vez más plenos del Padre. Esa es la revolución que Jesús va a comenzar con el Espíritu, la revolución de la santidad, que comienza por sacar a los presos de la cárcel de sus pecados para crear hombres interiores, adoradores de Dios en espíritu y verdad (3). Creando una caña nueva allí donde hay una resquebrajada, no aplastando, sino sanando y curando. Dedicando una atención singular a las personas, una a una, en el brocal del pozo de Jacob, o entregado a la formación de sus primeros discípulos, o en la conversación nocturna con Nicodemo.

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Así actuará Dios por Jesús, por sus sacramentos, por la Iglesia como comunidad salvífica, intercesora y mediadora universal. Ese es el sentido del bautismo de la Iglesia, que nos hace hijos de Dios.

Por eso pudo decir Pedro: "Cuando Juan predicaba el bautismo, Jesús de Nazaret, ungido por Dios con la fuerza del Espíritu Santo, pasó haciendo el bien" (Hechos 10,34). "Todo lo ha hecho bien"(4).

6. "Soy yo el que necesito que Tú me bautices" confiesa Juan. -"Debemos cumplir lo que Dios quiere", responde Jesús. Su obsesión es hacer la voluntad del Padre. Y ese debe ser el programa de todo cristiano. Así es como Jesús entró en el Jordán, como el Siervo de Yahvé que personaliza a todo el pueblo de Dios. Igual que el pueblo de Israel entró en el Jordán y lo atravesó para entrar en la tierra prometida, entra Jesús en el Jordán a la cabeza de su pueblo nuevo, para llevarlo a la tierra nueva que mana leche y miel. Jesús entró en el río. Y porque se sumergió en el río nuestro de nuestra vida, el Padre dijo que le amaba, porque cumplía su voluntad. Jesús entró en el río para hacer un río nuevo en un mundo nuevo con hombres nuevos, nacidos de las aguas del bautismo.

7. "Apenas se bautizó Jesús, se abrió el cielo, descendió el Espíritu sobre Jesús, como una paloma y se posó sobre él. Y el Padre proclamó que es su Hijo Amado". El Bautismo de Jesús culmina con una teofanía, en un momento imponente y trascendente en el que se manifiesta la Familia Trinitaria presente y actuante. El Padre y el Espíritu Santo presentan las credenciales de Jesús ante Israel y ante el mundo.

8. "El bautismo de Jesús inaugura su misión de Siervo Doliente. Se deja contar entre los pecadores; es ya el Cordero de Dios que quita el pecado del mundo; por amor acepta el bautismo de muerte para la remisión de los pecados. Así mana de El el Espíritu para toda la humanidad. Se abren los cielos, que el pecado de Adán había cerrado. El cristiano se incorpora sacramentalmente a Cristo por el bautismo, que anticipa su muerte y su resurrección. Debemos entrar en este misterio de rebajamiento humilde y de

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arrepentimiento, descender al agua con Jesús para subir con El, renacer del agua y del Espíritu en hijos amados del Padre y vivir una vida nueva" (5).

9 Vida nueva que el mismo Cristo alimenta y robustece con su Pan y Vino, sacramento para la vida del mundo. "La voz del Señor que se oye sobre las aguas torrenciales, es potente y magnífica y descorteza las selvas" (Salmo 28), destruye las cortezas de las selvas de nuestros pecados, para que le recibamos con santidad y justicia.

J. MARTI BALLESTER

................... 1 (Gn 1, 26). 2 (Gn 1, 2). 3 (Jn 4,24). 4 (Mc 7,37). 5 (Cf CIC).

14. COMENTARIO 1 UN PAÍS CRISTIANO Vivimos en un país en el que la mayoría de la población está bautizada. Ese dato, que a muchos puede llenar de orgullo ¿qué representa a la hora de los hechos? Si la religión tiene algo que ver con la vida de los pueblos, ese dato debería notarse en algo más que en los resultados de las estadísticas. ¿En qué se nota? UN PAIS DE BAUTIZADOS Un país de bautizados. Un país, el nuestro, en el que no estar bautizado se consideraba no hace tanto tiempo no sólo un pecado que ponía en peligro la salvación eterna del sujeto en cuestión, sino también un delito político que cerraba el paso al ejercicio de determinadas funciones en la sociedad.

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Hace veinte siglos, en otro país ribereño del Mediterráneo en el que también se practicaba el rito del bautismo, un Hombre (entonces no se bautizaba a los niños, sino a las personas mayores) llenó de sentido ese gesto. UN SIGNO DE MUERTE/VIDA « ... llegó Jesús desde Galilea al Jordán y se presentó a Juan para que lo bautizara». El bautismo era un signo que simbolizaba la muerte y la nueva vida: los que se acercaban a recibirlo querían indicar con el gesto de sumergirse bajo el agua (se bautizaban en un río o en una piscina) que allí quedaba sepultada toda su vida de injusticia y de pecado; querían significar la muerte del estilo de vida que llevaban hasta ese momento y que estaban dispuestos a abandonar. Salir del agua significaba el compromiso de un comportamiento nuevo basado en la justicia y la solidaridad. Aquel Hombre, sin embargo, estaba totalmente limpio y no tenía nada de qué arrepentirse; así lo entendía Juan, el bautizador, que se resistía a dejar que Jesús se bautizara: «Soy yo quien necesita que tú me bautices, y ¿tú acudes a mí?» Pero el plan de Dios era otro (a propósito, ¿por qué el plan de Dios contradice tan a menudo los planes de los hombres?), y el hombre Jesús estaba dispuesto a cumplirlo fielmente hasta el final. SOLIDARIDAD Por un lado, y al contrario que los buenos de aquel tiempo, quiso mezclarse con los pecadores («Acudía en masa la gente... y él los bautizaba en el río Jordán, a medida que confesaban sus pecados»), ponerse al lado de la gente de mal vivir. Su gesto solidario se

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repetirá en adelante, cada día, hasta su muerte: vivirá y morirá acompañado de ladrones, prostitutas, marginados..., que veían en su mensaje el camino para construir una sociedad en la que nadie tuviera que robar ni poner su cuerpo a la venta, en la que nadie fuera excluido de la convivencia. (Que no se asusten los buenos de nuestros días. No es que Jesús sea solidario del pecado, no. Su solidaridad es con la persona humana, en la que él cree porque sabe que todo ser humano está llamado a hacerse hijo de Dios. Véase, p. ej., Mt 9,9-12). COMPROMISO Por otro lado, Jesús quiso también representar en aquel rito su muerte y su compromiso. Pero como él no tenía que morir a ninguna injusticia, su bautismo fue el anuncio de la muerte que estaba dispuesto a sufrir (véase Mc 10,38; Lc 12,50, en donde a morir se le llama «ser sumergido/bautizado») para que la esperanza de los desgraciados pudiera lograrse. El bautismo de Jesús fue el momento en el que públicamente Jesús se comprometió a jugarse la vida, y a perderla si era necesario, por amor a la humanidad, luchando para dar vista a los ciegos, sacar a los cautivos de las prisiones... y curar a todos los oprimidos por cualquier causa, dando a los hombres la posibilidad de organizarse como una familia e indicándoles el camino para llegar a transformar este mundo en un mundo de hermanos. Por eso el bautismo de Jesús fue el momento en el que el Padre hizo público que aquél era el Hijo, el que nos iba a enseñar a ser hijos si estábamos dispuestos a escucharle: «Jesús, una vez bautizado, salió en seguida del agua. De pronto quedó abierto el cielo y vio al Espíritu de Dios bajar como paloma y posarse sobre él. Y una voz del cielo dijo: Este es mi hijo, el amado, en quien he puesto mi favor».

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¿UN PAÍS DE BAUTIZADOS? Un país de bautizados. ¿Un país de personas dispuestas a jugarse el tipo para que nuestra sociedad sea más justa, más fraterna, en la que lo más fácil sea amar? ¿O un país pequeño-burgués en el que ya se han perdido todas las ilusiones, en el que la utopía se considera una ingenuidad? Un país de bautizados. ¿Un país de personas que son conscientes de que todos los hombres estamos llamados a ser hermanos y que trabajan por que sea así? ¿O quizá un país que, cómplice de los poderosos, está empezando a consentir que se fabriquen y se vendan armas a cambio de que los mayores puedan contar con algunos juguetitos más? Se supone que el bautismo de Jesús debía ser el modelo para el bautismo de sus seguidores (aunque éstos sí necesitarán morir a sus pecados, a su vida injusta). Según esto, ¿es nuestro bautismo semejante al de Jesús? ¿Es el nuestro un país de bautizados? 15. COMENTARIO 2 v. 13. Jesús llega de Galilea con intención de ser bautizado por Juan. Este reconoce en Jesús al que había de llegar y se opone a su propósito. Le indica que el Mesías no debe pasar por su bautismo; es él quien debe recibir el bautismo del Mesías, anunciado antes (3,11). vv. 14-15. Para Juan, la situación es desconcertante; no cuadra con la descripción del Mesías hecha antes por él. Jesús quiere cumplir un gesto que es símbolo de muerte, cosa incomprensible para Juan, mostrándose al mismo tiempo solidario de los pecadores que han

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renunciado a su injusticia; además, no se presenta como juez de los que persisten en ella. La respuesta de Jesús señala a Juan que es con su bautismo como uno y otro van a cumplir en todo aspecto la voluntad divina; ésta es la obra que Dios espera de ellos. El gesto que Jesús cumple es, como para la gente, un símbolo de muerte; sin embargo, al no reconocer sus pecados (cf. 3,6), muestra que no tiene que efectuar un cambio de vida. Con su bautismo, Jesús reconoce la misión de Juan y el deseo de enmienda manifestado por los que lo han recibido antes. No dará ninguna señal que confirme la inminencia del juicio anunciado por el Bautista. El pueblo había confesado sus pecados (3,6); Jesús es el que viene a salvarlos de sus pecados (1,21). La salvación se hará por medio de su sangre derramada (26,28). Expresa con su bautismo la aceptación de su propia muerte. Esta entrega total por salvar al hombre condensa toda la voluntad de Dios: Juan debe aceptar a este Mesías. Entre el bautismo de la gente y el de Jesús existe la relación siguiente: el bautismo de la gente simboliza la muerte al pasado; el de Jesús, su muerte en el futuro. El segundo complementa el primero. Para que sea realidad el reinado de Dios no basta re-nunciar a la injusticia (3,2: «enmendaos»); se necesita un paso más: entregarse a procurar el bien de los hombres, dispuestos a dar la vida como Jesús. El compromiso expresado en este bautismo recibe como respuesta el don del Espíritu (3,11: bautizar con Espíritu Santo). v. 16. En cuanto se bautiza Jesús expresando esa aceptación, «los cielos», que figuran la morada de Dios, la esfera divina, «quedan abiertos», asegurando una comunicación ininterrumpida. El com-promiso de Jesús de morir por salvar a su pueblo establece para siempre la comunicación de Dios con los hombres. De la esfera divina ve Jesús bajar el Espíritu de Dios en forma de paloma. A diferencia de 3,11, el Espíritu no es llamado «Santo», es decir, no se

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pone en relación con la entrada del hombre en la esfera divina ni con la confirmación de su fidelidad. Jesús, exento de «pecados», no ha estado nunca separado de Dios ni su fidelidad a Dios necesita confirmación. La bajada del Espíritu tiene, por tanto, otro significado. La expresión «Espíritu de Dios» pone en relación al Espíritu con Gn 1,2; también alude a ese pasaje la forma de paloma, pues se concebía el Espíritu de Dios que se cernía sobre las aguas primordiales como un ave que vuela sobre su nido Es, por tanto, el Espíritu creador el que desciende sobre Jesús, indicando que en Jesús la creación alcanza su plenitud. En él culmina la creación del hombre, última obra de Dios en la primera creación. Jesús posee la plenitud humana, es el Hombre acabado (el Hijo del hombre) y, por eso, el Hijo de Dios (correspondencia entre «el Espíritu de Dios» y «el Hijo de Dios»). Ser el Hombre acabado y el Hijo de Dios significan la misma realidad vista, respectivamente, desde su origen humano y desde la comunicación divina que lo constituye Hijo. v. 17. La bajada del Espíritu va acompañada de una voz, también «del cielo», que formula lo significado por ella: «Este es mi hijo» es referencia al rey Mesías (Sal 27) pero cambiando la indeterminación del texto original «Hijo mío eres tú» por la determinación que expresa el carácter único de Jesús como Hijo. Esto enlaza con la frase siguiente, «a quien yo quiero», que alude a Gn 22,2, pasaje en el que Dios pide a Abrahán el sacrificio de su hijo único. En esta frase se expresa la aceptación por parte de Dios de la muerte a la que Jesús se ha comprometido para llevar a cabo su misión. 16. COMENTARIO 3 El relato del bautismo de Jesús en el evangelio de Mateo consta de

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dos secciones: la narración del encuentro entre Jesús y el Bautista (vv.13-15) y la teofanía (manifestación divina) subsiguiente (16-17). La teofanía da el sentido más profundo del acontecimiento. Ella tiene el carácter de un relato de vocación. Pero más que con el tipo de vocación profética nos encontramos con una vocación construida según los modelos apocalíptico y sapiencial. Como en los relatos del primero de estos dos últimos modelos, se tiende a señalar el carácter definitivo de la vocación relatada. Por ello se señala el fin del silencio divino por medio de la apertura del cielo y, gracias a ello, la presencia de una Palabra definitiva, productora de una nueva creación. Se trata entonces de una nueva creación, la última, que se realiza en Jesús de Nazaret, gracias al cual los seres humanos pueden llegar a ser Personas Nuevas. Se trata entonces de una nueva creación, la última, que se realiza en Jesús de Nazaret, gracias al cual los hombres pueden adquirir las características del hombre nuevo. La forma de dicha novedad se precisa en la enseñanza de la voz celeste. El "Tú eres (éste es) mí Hijo" (Sal 2,7), surgido de un ambiente cortesano, se corrige con el añadido de un texto tomado del primer poema del Servidor sufriente (Is 42,1) "a quien yo quiero, mi predilecto", De esa manera se introduce un nuevo concepto de mesianismo, deudor de los discípulos y discípulas de Isaías del tiempo del exilio. Según él, el Mesías comparte la debilidad de la condición humana y se coloca no "sobre" sino "con" el ser humano, en perfecta co-herencia con el "Dios can nosotros" del principio (Mt 1,23) y del final (Mt 26,20) del Evangelio. La parte precedente del relato evangélico sirve para poner de relieve la divergencia que existe entre esta concepción mesiánica y toda otra forma de mesianismo. En las actitudes distintas de Juan y Jesús respecto al bautismo de este último, se refleja una diversa

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concepción sobre el Reino de Dios, en general, y la función del Mesías en particular. El movimiento bautista veía en la instauración del Reino la llegada del Juicio de Dios. La persona pecadora debía, en vistas a ese acontecimiento, entrar en una dinámica de purificación, en la que jugaba un rol importante la recepción del bautismo. Y la intervención divina se llevaba a cabo gracias a la acción del Mesías, exento de las debilidades de la condición humana. De ahí la sorprendida reacción de Juan ante la presencia de Jesús en el v.14: "¿Tú acudes a mí? Si soy yo quien necesita que tú me bautices” La continuación del relato sirve al evangelista para rectificar las opiniones bautistas sobre el Reino y el Mesías. La atención sobre el Juicio divino se desplaza a la realización de la justicia o "lo que Dios quiera"(v.15). Con ello el momento temporal del Reino se desplaza desde el futuro de la intervención divina hacia la realización de esa justicia en el presente. Más allá de la preocupación eclesial de situar el sentido de la figura de Juan y de su bautismo en relación con la actividad de Jesús, más allá de la preocupación apologética de superar la dificultad de la colocación de Jesús entre los seguidores de Juan, el relato sitúa la vocación de Jesús (y la de sus seguidores) en el marco del querer divino. Así, toda vocación consiste en la aceptación del querer divino, incluso en sus aspectos desagradables de sufrimiento y muerte, inherentes a la condición humana. De esa forma se consigna cómo, a pesar de su pertenencia al movimiento bautista, Jesús trasciende el ámbito ideológico de éste. Su unción de Espíritu se realiza en su actuación en favor de los opri-midos por el diablo que en El pone de manifiesto la presencia divina, como señala el discurso de Pedro en Hech 10,34-48 (segunda lectura). Sólo de esa manera se puede iniciar la entrada a la tierra prometida. Jesús, que lleva con una pequeña variante el mismo nombre de Josué, cruza el Jordán y "sube" a tomar la posesión de la

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tierra. El bautismo de Jesús nos coloca, por tanto, frente a una nueva metodología para el cumplimiento de las promesas de Dios. Estas, en adelante, no pueden ser comprendidas como ligadas a la voluntad de poder de una dinastía, sino al servicio de los demás en la entrega a la realización de la voluntad divina. Esta entrega incondicional sólo puede hacerse por medio de la asunción de un espíritu solidario que comparte la dura condición de todos los que sufren las consecuencia producidas por el espíritu diabólico que oprime a los seres humanos. De esa forma, se presen-ta como la única forma de una convivencia más fraterna para toda la humanidad.

R. J. García Avilés, Llamados a ser libres, "Seréis dichosos". Ciclo A. Ediciones El Almendro, Córdoba 1991

J. Mateos - F. Camacho, El Evangelio de Mateo. Lectura comentada, Ediciones Cristiandad, Madrid.

Diario Bíblico. Cicla (Confederación internacional Claretiana de Latinoamérica).

17. INSTITUTO DEL VERBO ENCARNADO

Comentarios Generales Isaías 42, 1-4. 6. 7: Leemos en la Liturgia de hoy el primer canto del Poema del “Siervo de Yahvé”. De entre todas las profecías del A.T., es la de mayor densidad teológica y la que más eco alcanza en los escritos del N.T. - En este canto se nos hace la presentación del Mesías como

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“Siervo” y como “Elegido” de Dios. Elegido y Siervo, en la Biblia, se corresponden e implican (Is 24, 15; 2 Sam. 7, 5). Con maravillosa inspiración esta profecía nos prepara la economía del “Elegido” por antonomasia, “Siervo” por antonomasia: el Mesías. - El Mesías es el “Siervo”. Su misión: un “Servicio” muy duro y cruento: obedece a un plan salvador de Dios. Plan que se realizará no según módulos humanos de poderío y de fuerza, sino con el servicio supremo del Mesías, en humildad, anonadamiento, dolor y muerte. Jesús se aplica la profecía del Siervo cuando dice de Sí mismo: “El Hijo del Hombre no ha venido a ser servido, sino a servir, y a dar su vida como rescate por todos” (Mc 10, 45). - El Profeta presenta al Mesías: Como “Siervo” y “Elegido” (v 1); como repleto de Espíritu Santo, y con misión de Doctor espiritual de todas las naciones (v 2); como poseedor de un don espiritual de penetrar en las almas directamente, sin voces ni griterío exterior (v 2); como Profeta manso y humilde (v 3); como Enviado fiel y valiente que no desmaya ni vacila en la misión que tiene de Dios encomendada (v 4); Dios, que le ha dado la misión de salvarnos, le tiene asido de la mano (v 6); si misión es: “ser Alianza del Pueblo (Israel) y Luz de las naciones; iluminar a todos los ciegos y liberar a todos los esclavos” (vv 6-7). Es claro que todo se refiere a la Persona y Obra de Cristo. Y los Evangelistas y los Escritores inspirados del N.T. nos lo certifican reiteradamente. Hechos de los Apóstoles 10, 34-38: Es un resumen de un sermón de San Pedro en el momento que abre las puertas de la Iglesia al primer gentil: Cornelio. Momento, por tanto, trascendental en la Historia Salvífica: - La Era Mesiánica acaba con la vieja discriminación entre judíos y

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gentiles. El Mesías ha sido enviado como Luz de las naciones, libertador de todos los esclavos del pecado, Señor de todos. - Los vv 37-38 son una clara alusión al Mesías- Siervo de Yahvé de Isaías: cuanto dijo el Profeta se ha cumplido en Jesús: “Ungido de Espíritu Santo” (Is 42, 2); “Elegido y muy amado” (Is 42, 1); “Maestro manso y humilde” (Is 42, 3); “Pasó haciendo el bien”: “Libertador y Redentor de todos los oprimidos” (Is 42, 7). - San Pedro nos concreta cual sea la esclavitud de que nos libera Cristo: la del pecado: “Curando a los oprimidos por el Diablo” (v 38). Es evidente que todas las opresiones son obras diabólicas. Y toda auténtica libertad es don que debemos al “Siervo-Redentor”: el que nos ha liberado de todas las servidumbres: del Maligno, de la Muerte, del Pecado; esta liberación se actualiza en nosotros por el sacramento eucarístico; a la vez, la gracia salvífica que nos da es en nosotros unción profética: luz y vigor, dinamismo y amor. Mateo 3, 13-17: En el Bautismo de Jesús en el Jordán y los prodigios celestes que lo acompañan, ven los Evangelistas el inicio de la carrera Mesiánica de Jesús; y sobre todo cómo la función Mesiánica de Jesús se orienta en las líneas de las profecías del “Siervo de Yahvé”: - Muy sorprendente es que Jesús se presente entre la turba de pecadores a recibir el Bautismo de Juan, Bautismo para pecadores. Es aquel misterio de solidaridad por el que Jesús ha tomado nuestra naturaleza: “en carne semejante a la carne de pecado y víctima por el pecado” (Rom 8, 3). Y así es el “Cordero de Dios que lleva sobre Sí el pecado del mundo” (Jn 1, 29), es decir: “El Siervo de Yahvé que lleva sobre Sí nuestras miserias; tratado como impío por nuestros crímenes, aplastado por nuestras iniquidades; el castigo de nuestra salvación recae sobre Él; y por sus heridas somos curados” (Is 53, 5).

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- Los prodigios que luego ocurren son el sello visible, la confirmación sensible y milagrosa de la grandeza, y de la misión y función mesiánica de Jesús. Se abren los cielos, es decir, Dios hace una teofanía o revelación. El Espíritu Santo, en signo sensible (Paloma), desciende y reposa sobre Jesús. Significa que Jesús-Mesías queda ungido y repleto del Espíritu Santo para su función y misión de Doctor y Redentor (Is 61, 1). Su misión es henchir de Espíritu Santo la nueva creación de Dios; formar la nueva familia de los hijos de Dios. - La voz celeste que le proclama: “Tú eres mi Hijo, el Amado, el Predilecto”, nos indica como las profecías que nos prometían el “Siervo- Elegido- Redentor”, todas convergen en Jesús. En Él se cumplen. San Mateo es el Evangelista siempre interesado por hacernos ver cómo en Jesús se «cumple» todo el A.T. Y con ello no sólo intenta decirnos que todas las profecías, promesas y esperanzas se han ya «cumplido», sino que, más aún: se han «plenificado»; es decir, han alcanzado una plenitud tal que supera cuanto los mismos profetas y los hombres todos pudieran imaginar ni desear. Aquí tenemos un ejemplo: el «Siervo»-Redentor de las profecías es el «Hijo muy amado», el Unigénito de Dios. La voz del Jordán (17), la del Tabor (17,5) y, sobre todo, la gloria de la Resurrección y la Luz de Pentecostés nos iluminan las profecías del «Siervo de Yahvé». *Aviso: El material que presentamos está tomado de José Ma. Solé Roma (O.M.F.),"Ministros de la Palabra", ciclo "A", Herder, Barcelona 1979. ------------------------------------------------------------------------ Dr. D. Isidro Gomá y Tomás JUAN BAUTIZA A JESÚS: MT. 3, 13-17

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(Mc. 1, 9-11; Lc. 3, 21-23 a) Explicación. — Hacia septiembre del año 778 de Roma, en el principio del año sabático, había aparecido Juan en la región del Jordán predicando el bautismo de penitencia. Y aconteció que, unos meses más tarde, a principios del año siguiente, como recibiese el bautismo todo el pueblo, entonces vino Jesús de Galilea, de Nazaret, donde seguramente moraba —dato precioso que debemos a Marcos—, al Jordáan hacia Juan para ser bautizado por él mismo. Probablemente siguió el camino que, pasando por el nordeste de Jezrael, conducía a la orilla cisjordánica y bajaba hasta el llano de Jericó. De Nazaret al sitio en que supone la tradición fue bautizado Jesús no habrá menos de 150 kilómetros, que salvó el divino Maestro, tal vez en compañía de las multitudes que de toda aquella región confluían al río sagrado. Señálase como punto del bautismo de Jesús un delicioso lugar de la orilla izquierda del río, junto al vado de Bethagla, no lejos de Jericó. En la orilla opuesta, debajo de árboles copudos y entre el gorjeo de incontables pajarillos, suele celebrarse hoy la santa Misa, al aire libre, en la que se lee el texto evangélico que explicamos ante una devota peregrinación. Griegos y rusos se bañan allí en número extraordinario, siguiendo antiquísima costumbre; ya que refiere Teodorico que en 1172 vio una tarde más de 60.000 personas dirigirse con antorchas al río para bañarse en sus aguas, santificadas por el bautismo del Señor. San Mateo, el más completo de los evangelistas en este punto, nos presenta a Jesús y Juan, en el momento en que pretende bautizarse Jesús, sosteniendo rápido y ceñido diálogo. Jesús, confundido entre las gentes, quiere ser bautizado como uno del pueblo: Mas Juan se lo impedía, diciendo: Yo debo ser bautizado por ti, y ¿tú vienes a mí? La oposición de Juan es grave, insistente. Para bautizar se necesita misión divina; su bautismo es de penitencia para la remisión de los pecados; y tiene ante sí al Verbo humanado, al que

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no tiene pecado, al que debe bautizar en el Espíritu Santo, de cuyo bautismo no es el suyo más que sombra y preparación. Y respondiendo Jesús, no rectificando, sino más bien ratificando el concepto de Juan, le dijo: Deja ahora; es cierto cuanto dice; consiente en que sea por ti bautizado; pues en este momento es voluntad de Dios, que para mí y para ti debe ser regla del justo obrar, que sea bautizado por ti: Porque así conviene que cumplamos toda justicia. Entonces lo dejó, consintió en bautizarle, aquietado por las razones del Señor. ¿Cómo Juan reconoció a Jesús? ¿Se habían tratado ambos antes del bautismo? El arte cristiano nos ha acostumbrado a la visión de Jesús y Juan viviendo juntos, en escenas apacibles de la infancia de ambos. No tiene ello fundamento en el Evangelio, aunque tampoco es improbable que ambos se hubiesen encontrado en Jerusalén en alguno de sus anuales viajes con motivo de las fiestas sagradas. Con todo, no hay que olvidar que Jesús pasó sus años juveniles en Nazaret, y Juan en la región montañosa de Judá, y muy prematuramente en los desiertos del mismo país, por lo que no creemos se conocieran personalmente el Bautista y Jesús : el hecho de que Dios le dé al Bautista, como signo para conocer a Jesús, la venida del Espíritu Santo sobre él lo confirma, a más de que el mismo Juan dice: «Yo no le conocía» (Ioh. 1, 33). Fue sin duda un instinto sobrenatural, a la vista de aquel israelita en plena virilidad y con los signos de la divinidad en su rostro, o bien una clara revelación divina, la que manifestó a Juan la persona del Mesías que tenía en su presencia. Entonces fue cuando la humildad del Bautista le hizo negarse a bautizar al Redentor: era el humildísimo Jesús, que se presentaba como pecador, al humildísimo Juan, que se consideraba indigno de desatarle la correa de las sandalias, cuanto más de bautizarle. Era preciso que se cumpliera toda justicia, presentándose como pecador, ya porque había sido fiador de pecadores, ya porque lo quiere así Dios, a cuya justísima voluntad se somete Jesús.

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No sabemos si Jesús recibió el bautismo después del pueblo o mezclado entre la multitud. Sumergióse el cuerpo santísimo de Jesús en el Jordán para que, purificada el agua con el contacto de la purísima carne del Señor, lograse eficacia para obrar la regeneración espiritual. Bautizado, pues, Jesús, al punto alzóse del agua: salió en seguida, dice Knabenbauer, tal vez para significar su deseo de que viniera pronto sobre él la declaración del Padre, para empezar luego su ministerio público, y se manifestase a Juan y a la multitud presente el divino testimonio; como deseó con ardor llegar a la última Cena para comer aquella simbólica Pascua. De hecho, el bautismo de Jesús es uno de los actos culminantes de su vida: es como su introducción oficial al ministerio público. Salió Jesús rápidamente del agua, y oró en seguida con fervor, encomendando al Padre lo que su bautismo significaba, su carácter de substituto universal de todos los pecadores, su misión de mediador, la regeneración del mundo por su obra. Mientras oraba, repentinamente, se rasgaron los cielos: Y he aquí que, estando orando, se le abrieron los cielos. O se rasgaron las nubes, o se abrió una cavidad en el firmamento como para dar lugar a una comunicación entre el cielo y la tierra, o apareció en la región superior de la atmósfera un resplandor especial, como si se abriera el cielo: era la señal de que el cielo se asociaba a la gran escena de la tierra. Jesús vio el cielo abierto, «se le abrió» y «vio», dice el texto. También lo vio Juan: «Y yo le vi» (al Espíritu Santo), dice de él el cuarto Evangelio (1, 32.34). Violo también probablemente el pueblo allí presente; es la opinión de la mayoría de los intérpretes: si no lo vieron todos, allí estará el Bautista para referirles el estupendo prodigio visto por sus propios ojos y transmitirles las palabras que él oyó (Ioh. 1, 32-35). Seguía orando Jesús, y vio al Espíritu de Dios, al Espíritu Santo, dice Lc. (3, 22), que descendía en figura corporal como paloma que venía sobre sí, y que se posaba sobre él. La paloma es el signo de la paz,

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de la sencillez, de la caridad, de la fecundidad; aptísimo símbolo externo para significar todas estas condiciones en Jesús. Para significar la paz la utilizó Dios en el diluvio, como vino sobre los Apóstoles para indicar la infusión del Espíritu de Dios. Los rabinos asemejaban el divino Espíritu a la paloma, símbolo de la inocencia y del puro amor. Posóse la paloma sobre Jesús, para indicar al pueblo que era él a quien venía a dar testimonio y no a Juan o a cualquier otro. Al prodigio de los cielos abiertos y de la paloma que de ellos viene, se añade la pública proclamación, en forma sensible de voz humana, de la filiación divina de Jesús: Y al punto sonó una voz de los cielos, que decía: Este es mi Hijo el amado, en quien tengo mis complacencias. Es el Unigénito del Padre, lleno de gracia y de verdad, Hijo esencial y substancial de Dios, segunda Persona de la Trinidad beatísima que allí se manifiesta por la voz del Padre, la presencia corporal del Hijo y la paloma del divino Espíritu. Hijo natural de Dios, en quien Dios Padre se complace desde toda la eternidad; Hijo también natural como hombre —porque por obra del Espíritu Santo fue concebido—, a quien ve ahora el Padre con complacencia porque es santísimo, porque es el representante de la humanidad restaurada por él, porque es el pacificador de cielos y tierra. Un día dijo Dios que se arrepentía de haber criado al hombre: hoy tiene todas sus complacencias en este Hombre, en quien van a ser restauradas todas las cosas. Este glorioso aparato del bautismo de Jesús es como una segunda epifanía del Señor, porque es como su proclamación oficial como Hijo de Dios ante los hombres y la inauguración de su ministerio público. Por esto se conmemora este hecho junto con la primera Epifanía, la manifestación a los gentiles, el día 6 de enero, fiesta de los santos Reyes. Y al mismo tiempo el bautismo de Jesús representa los misterios que en nuestro bautismo se obran: porque se nos borran los pecados y somos reconciliados con Dios; se nos abren los cielos, de los que estábamos excluidos por el pecado

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original; viene la gracia del Espíritu Santo sobre nosotros, y somos declarados hijos de Dios y herederos del cielo. Aptísimamente se coloca la reproducción de la escena de este Evangelio en nuestros baptisterios. Termina San Lucas esta narración indicando de una manera aproximada la edad de Jesús al inaugurar sus públicas funciones de Mesías, como había indicado el advenimiento del Bautista al Jordán dando el cuadro de las autoridades de su tiempo: Y el mismo .Jesús comenzaba a ser como de treinta años. Sobre la edad que pudiera tener el Salvador al tiempo de su bautismo, aunque no se puede precisar con los datos de los Evangelios, se puede asegurar que estaba para cumplir los treinta años. No es creíble que «toda la región de Judea y todo Jerusalén» (Mc. 1, 5; Mt. 3, 5) se trasladaran al Jordán para bautizarse en los días tórridos del verano en la cuenca inferior del Jordán, ni en pleno invierno, que suele ser allí muy lluvioso: hay que recordar que el sitio es desierto. Por lo mismo, dado que, después del ayuno de Jesús en el desierto, adonde fue inmediatamente después de su bautismo, y de la elección de sus primeros discípulos y el milagro de Caná, «se aproximaba la Pascua» (Ioh. 1, 29; 2, 13), no creemos pueda situarse la fecha del bautismo del Señor sino a últimos de otoño, tal vez a primeros de diciembre: el 25 de este mes, según nuestro cómputo, cumplía Jesús los treinta años. Entonces «comenzaba» su ministerio. Lecciones morales. — A) v. 13. — Entonces vino Jesús de Galilea... — Viene Jesús al Bautista con las multitudes para ser bautizado, no temiendo ser considerado como pecador. Nosotros, en cambio, llenos de miseria y pecado, queremos ser tenidos como selectos, libres de los pecados y defectos generales. Jesús condenará esta presunción en la parábola del fariseo y del publicano. B) v. 14. — Mas Juan se lo impedía, diciendo...—Bajo las manos del Bautista se inclina la cabeza que temen y adoran las Potestades,

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dice San Bernardo: ¿qué extraño que tiemble el Bautista? ¡Cuán alta estará en el juicio la cabeza que ahora se abaja: y la frente que ahora aparece tan humilde, cuán sublime y excelsa se presentará! Imitemos la humildad de Jesús, para que entonces no nos confunda su poder. C) v. 15. — Porque así conviene que cumplamos toda justicia. — Jesús quiere ser bautizado para cumplir toda justicia, es decir para amoldarse en todo a la ley. Algunos intérpretes creen que el bautismo se impuso a Jesús por el Padre como precepto. Sea lo que fuere, El, que había querido estar baio la ley (Gal. 4, 4), que se había sometido a las prácticas legales de la circuncisión, presentación al templo, celebración de las fiestas religiosas etc., no quiere substraerse a la práctica del bautismo de penitencia. que según muchos santos Padres estaba prescrita por Dios al pueblo judío de aquel tiempo. Es el Mesías, y se somete a la ley preparatoria de su venida. Nosotros debemos aprender en ello a no buscar exenciones y singularidades en nuestro favor, en ningún orden, si no es en caso de necesidad o de mayor gloria de Dios. Es ello señal de obediencia y humildad, y en estas dos virtudes se amparan todas las demás. D) v. 17. — Este es mi Hijo el amado, en quien temo mis complacencias. — Dondequiera que alguien ve el sello de su bondad, dice Santo Tomás, en ello se complace, como el artista se complace en la bella obra que ha producido. La bondad divina se halla en todas las criaturas de una manera »articular; pero en ninguna se halla en su totalidad: sólo en el Hijo v en el Espíritu Santo se halla toda la bondad de Dios, porque tienen la misma bondad de Dios. Por ello el Padre se complace totalmente en el Hijo. En cambio, los hombres no se complacen en Jesús muchas veces; no sólo no se complacen, sino que le miran con indiferencia, o le odian. Es que no son de Dios, ni le miran desde el punto de vista de Dios. Prefieren las tinieblas a la luz, el mal obrar a la justicia. Tengamos nosotros, hijos de Jesús y seguidores de su doctrina y sus ejemplos, todas nuestras complacencias en Jesús, y obremos en forma que El

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tenga en nosotros todas las complacencias, viéndonos semejantes a Él. (Dr. D. Isidro Gomá y Tomás, El Evangelio Explicado, Vol. I, Ed. Acervo, 6ª ed., Barcelona, 1966, p. 343-348) ------------------------------------------------------------------------ Giovanni Papini LA VÍSPERA Juan llama a los pecadores para que se laven en el río antes de hacer penitencia. Jesús se presenta a Juan para ser bautizado: ¿confiésase, pues, pecador? Los textos son claros. El Profeta “predicaba el bautismo de penitencia en remisión de los pecados”. Quien acudía a él se reconocía pecador; quien va a lavarse se siente sucio. El no saber nada de la vida de Jesús desde los doce a los treinta años—los años, precisamente, de la adolescencia viciable, de la juventud ardorosa y fantástica—ha dado motivo para pensar que él fuera en aquel tiempo o por lo menos se estimara, un pecador como los demás. Lo que sabemos de los tres años que le restan de vida—los más iluminados por la palabra de los Cuatro Testigos, porque de los muertos mejor se recuerdan los últimos días y las últimas conversaciones—no da ningún indicio de esta pretendida interpolación de la Culpa entre la Inocencia del principio y la Gloria del fin. En Cristo no pueden existir ni siquiera las apariencias de una

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conversión. Sus primeras palabras suenan como las últimas: la fuente de donde dimanan es clara desde el primer día; no hay fondo turbio, ni poso de malos sedimentos. Se inicia seguro, abierto, absoluto; con la autoridad propia de la pureza. Se comprende que no ha dejado nada obscuro tras de sí. Su voz es alta, libre, desplegada, un canto melodioso que no tiene el dejo del mal vino de los placeres y de la roca de los arrepentimientos. La limpidez de su mirada, de su sonrisa y de su pensamiento no es la serenidad del aire que sucede a los negros nubarrones de la tormenta o la blancura incierta de, la luz del alba que, lenta, va venciendo las sombras malignas de la noche. Es la limpidez de quien ha nacido una sola vez y ha permanecido niño, aun en la madurez; la limpidez, la trasparencia, la tranquilidad, la paz de un día que terminará en la noche, pero que antes del ocaso no se ha entenebrecido; día eterno e igual, infancia intacta que no será empañada hasta la muerte. El anda entre los impuros con la sencillez natural del puro; entre los pecadores con la fuerza natural del inocente; entre los enfermos con la despreocupación natural del sano. En cambio el convertido está siempre, en el fondo del alma, un poco turbado. Una sola gota de amargo que haya quedado, una sombra ligera de inmundicia, un conato de pesar, un aleteo fugaz de tentación bastan para devolverlo a las viejas torturas de espíritu. Le queda siempre la sospecha de no haberse arrancado por completo la piel del hombre viejo, de no haber destruido sino simplemente adormecido al Otro que habitaba en su cuerpo: ha pagado, ha soportado, ha sufrido tanto por su salud, y le parece un bien tan precioso a la vez que tan frágil, que teme siempre ponerla en peligro, perderla. No huye de los pecadores sino que se aproxima a ellos con un sentimiento de involuntaria repugnancia; con el temor, no siempre confesado, de un nuevo contagio; con la sospecha de que el volver a ver la suciedad en que él también un día tuvo sus- complacencias, le renueve demasiado atrozmente el recuerdo ya insostenible de la vergüenza y suscite en él la desesperación acerca

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de su salvación eterna. Quien fue sirviente, no es, convertido en patrón, muy dado con los sirvientes; quien fue pobre, llegado a rico no es generoso con los pobres; quien fue pecador no es, después de la penitencia, siempre amigo de los pecadores. Aquel resto de soberbia, que se esconde hasta en el corazón de los santos, une a la piedad una levadura de desprecio regañón: ¿Por qué no hacen lo que ellos han sabido hacer? La senda que lleva a la cima está abierta a todos, aun a los más ensuciados y encallecidos; el premio es grande: ¿por qué quedan allá en el fondo, sumergidos en el ciego infierno? Y cuando el convertido habla a sus hermanos para convertirlos, no puede abstenerse de recordar su propia experiencia, su caída su liberación. Le urge, acaso más por el deseo de ser eficaz que por el orgullo, presentarse como un ejemplo vivo y presente de la gracia, como un testigo verídico de la dulzura de la salud espiritual. Puédese renegar de lo pasado, mas no se le puede destruir: él reverdece, hasta inconscientemente, en los hombres mismos que empiezan de nuevo la vida con el segundo nacimiento de la penitencia. En Jesús este presunto pasado de convertido nunca jamás reflorece en ninguna forma: no se advierte ni aun por alusión ni por sobreentendido; no se lo reconoce en ninguno de sus actos ni en la más obscura de sus palabras. Su amor por los pecadores no tiene nada de la febril tenacidad del arrepentido que quiere hacer prosélitos. Amor de naturaleza, no de obligación. Ternura de hermano sin mezcla de reproches. Fraternidad espontánea de amigo que no tiene que tragar saliva. Tendencia del puro hacia el impuro, sin temor de contaminarse y sabiendo que puede purificar a los otros. Amor desinteresado. Amor de los santos en los momentos supremos de la santidad. Amor en cuya presencia parecen vulgares todos los otros amores. Amor cual no se vio igual antes que él. Amor que se ha vuelto a hallar, algún día raro,

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solamente en recuerdo y por imitación de aquel amor. Amor que se llamará cristiano y nunca jamás con otra palabra. Amor divino. Amor de Jesús. Amor. Jesús iba a mezclarse con los pecadores, pero no era pecador. Venía a bañarse en el agua que corría bajo los ojos de Juan, pero no tenía manchas internas. El alma de Jesús era la de un niño tan niño que superaba a los sabios en la sabiduría y a los santos en la santidad. Nada del rigorismo del puritano o del temblor del náufrago salvado a duras penas en la orilla. A los ojos de los escrupulosos sutilizadores pueden parecer pecados hasta las más mínimas fallas con la perfección absoluta y las inobservancias involuntarias de algunos de los seiscientos mandamientos de la Ley. Pero Jesús no era fariseo ni maniático. Sabía, muy bien lo que era pecado y lo que era el bien y no perdía el espíritu en los laberintos de la letra. Conocía la vida; no rechazaba la vida, que no es un bien sino la condición de todos los bienes. El comer y el beber no era el mal; ni el mirar el mundo ni compadecer con la mirada al ladrón que se desliza en la sombra, a la mujer que se ha pintado los labios para cubrir la baba de los besos no pedidos. Y sin embargo, Jesús va, entre la turba de los pecadores, a sumergirse en el Jordán. El misterio no es misterioso sino para quien ve en el rito renovado por Juan solamente el sentido más familiar. El caso de Jesús es único. El bautismo de Jesús es idéntico a los otros aparentemente, pero se justifica por otras razones. El Bautismo no es solamente la limpieza de la carne como manifestación de la voluntad de querer limpiar el alma, resto de la primitiva analogía del agua que hace desaparecer las manchas materiales y puede borrar las manchas espirituales. Esta metáfora física, útil en la simbólica vulgar, ceremonia necesaria a los ojos carnales de los más, que necesitan de un sostén material para creer en lo que no es material, no era para Jesús.

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Pero él fue hacia Juan para que se cumpliera la profecía del Precursor. Su arrodillarse ante el Profeta del Fuego es reconocerle en su calidad de embajador leal que ha cumplido con su deber y que puede decir, desde este momento, haber terminado su obra. Jesús, sometiéndose a esta investidura simbólica, da en realidad a Juan la investidura legítima de Precursor. Si se quisiera ver en el Bautismo de Jesús un segundo significado, podría, acaso, recordarse que la inmersión en el agua es la supervivencia de un Sacrificio Humano. Los pueblos antiguos acostumbraron durante siglos matar a sus enemigos o a alguno de sus propios hermanos, como ofrenda a las divinidades irritadas, para expiar algún grave delito del pueblo, o para obtener una gracia extraordinaria, una salvación que parecía desesperada. Los Hebreos habían destinado a Jehová la vida de los primogénitos. En tiempo de Abrahán la costumbre fue abolida por mandato de Dios, pero no sin inobediencias posteriores. Se sacrificaban las víctimas destinadas, de distintas maneras: una de ellas la anegación. En Curio de Chipre, en Terracina, en Marsella, en tiempos que ya pasaron a la historia, cada año un hombre era arrojado al mar y se consideraba a la víctima como salvador de sus conciudadanos. El Bautismo es un resto de la anegación ritual; y como esta oferta propiciatoria al agua era reputada benéfica para los sacrificadores y meritoria para la víctima, muy fácil cosa era estimarla como el principio de una nueva vida, de una resurrección. El que es asfixiado por sumersión muere por la salvación de todos y es digno de volver a vivir. El Bautismo, aun después de olvidado éste su feroz origen, quedó como símbolo del renacimiento. Jesús estaba precisamente por iniciar una nueva época de su vida, más aun, su verdadera vida. Sumergirse en el agua era afirmar la voluntad de morir, mas al mismo tiempo la certeza de resucitar. No bajaba al río para lavarse sino para significar que empieza su

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segunda vida y que su muerte será sólo aparente, como sólo aparente es su purificación en el agua del Jordán. (Giovanni Papini, Historia de Cristo, Ed. Lux, 2º ed., Santiago de Chile, pp. 66-70) ----------------------------------------------------------------------- Santos Padres San Agustín “La criatura bautiza al Creador, la lámpara al Sol, y no por eso se enorgulleció quien bautizaba, sino que se sometió al que iba a ser bautizado.- A Cristo que se le acercaba, le dijo: ‘Soy yo quien debo ser bautizado por ti...’ ¡Gran confesión! ¡Segura profesión de la lámpara al amparo de la humildad! Si ella se hubiese engrandecido ante el Sol, rápidamente se hubiera apagado por el viento de la soberbia.- Esto es lo que el Señor previó y nos enseñó con su bautismo. Él, tan grande quiso ser bautizado por uno tan pequeño.- Para decirlo en breves palabras: el Salvador fue bautizado por el

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necesitado de salvación. En su bautismo Jesús piensa en mí, se acuerda de todos nosotros. Se entrega a la nobilísima tarea de purificar las almas, se entrega a Sí mismo por la salvación de todos los hombres...” (Sermón 292,4, en la fiesta de San Juan Bautista, hacia el año 405) CATENA AUREA DE SANTO TOMÁS – San Mateo San Agustín “El Salvador quiso bautizarse no para adquirir limpieza para sí, sino para dejarnos una fuente de limpieza.- Desde el momento en que bajó Cristo a las aguas, el agua limpia los pecados de todos.- Y no debe admirar, que el agua (esto es, una sustancia corporal), aprovecha para purificar el alma.- Viene, y penetra perfectamente todos los secretos de la conciencia.- Aun cuando el agua por sí misma es sutil y débil, con la bendición de Cristo se hace más sutil y penetra con su blando rocío, las causas ocultas de la vida, hasta los secretos del pensamiento:es mucho más sutil la penetración de las bendiciones, que la de la humedad de las aguas; de donde se desprende, que la bendición del Salvador en su bautismo, como río espiritual ha llenado las corrientes de todas las aguas y los veneros de las fuentes...” San Juan Crisóstomo

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“Vino a este bautismo, para que, aquél que había tomado la humana naturaleza, pudiese llenar plenamente, todos los secretos de la misma naturaleza; porque aunque Él no era pecador, tomó, sin embargo, la naturaleza pecadora.- Por tanto, aunque no necesitaba el bautismo por sí, la naturaleza carnal en otros lo necesitaba...” San Agustín “Además quiso bautizarse, porque quiso hacer lo que nos mandaba hacer, para que, como buen maestro no sólo nos enseñase con su doctrina, si que también con su ejemplo...” “Por esta razón quiso ser bautizado por San Juan, para que sepan sus siervos, con cuánta alegría deben correr al bautismo del Señor, cuando Él no se ha dedignado (desestimar, desdeñar, despreciar...) recibir el bautismo del siervo...” San Jerónimo “Además quiso bautizarse, para confirmar con su bautizo el bautismo de San Juan...” San Juan Crisóstomo “Porque el bautismo era de penitencia, y llevaba consigo la demostración de los pecados, para que no hubiese alguien que creyese que Cristo había venido a bautizarse por esta causa, el Bautista, dijo al que venia: ‘Yo debo ser bautizado por ti, y ¿tú vienes a mí...?’

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como si dijese: ‘Para que tú me bautices, esta razón es idónea (para que yo también sea justo, y me haga digno del cielo); para que yo te bautice, ¿qué razón hay...? Todo lo bueno baja del cielo a la tierra, y no sube de la tierra al cielo...” San Hilario “Por último, el Señor no pudo ser bautizado por Juan como Dios; pero enseña que debe bautizarse como hombre.- De donde se sigue: respondiéndole Jesús, le dice: ‘Déjame ahora’...” San Cirilo de Jerusalén - El bautismo de Jesús Jesús santificó el bautismo cuando él fue bautizado. Si el Hijo de Dios se hizo bautizar, ¿quién podrá despreciar el bautismo sin faltar a la piedad? Pues no fue bautizado Jesús para recibir el perdón de los pecados (pues estaba libre del pecado), sino que, a pesar de ello, fue bautizado para otorgar la gracia y la dignidad Divina a quienes se bautizan. Pues «así como los hijos participan de la sangre y de la carne, participó él también de las mismas» (Hebr 2,14), para que, hechos partícipes de su presencia corporal, también tuviésemos parte en su gracia: para eso se hizo bautizar Jesús, para que por ello la consiguiésemos, por la comunión en la misma realidad, junto con el honor de la salvación. Según el libro de Job, había una bestia en las aguas capaz de engullir el Jordán con su boca (cf. Job 40,15-24). Al tener que ser machacadas las cabezas del dragón (Sal 74,14)19, descendiendo (Jesús) al agua, ató al fuerte (cf. Mt 12,29) para que

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recibiésemos el poder de pisar sobre serpientes y escorpiones (cf. Lc 10,19). Muy pequeña era la bestia, pero horrenda. Ningún barco de pesca podría llevar siquiera una escama de su cola; la perdición le precedía, infectando con su contagio a los que se encontraban con ella20. Apareció la vida para frenar a la muerte, y para que pudiésemos decir que hemos conseguido la salvación: «¿Dónde esta, oh muerte, tu victoria? ¿Dónde está, oh muerte, tu aguijón?» (1 Cor 15,55). Pues por el bautismo es destruido el aguijón de la muerte. También tú descenderás al agua del bautismo Desciendes al agua llevando los pecados, pero el alma queda sellada por la invocación de la gracia. Ello te libra de ser absorbido por la bestia salvaje. Has descendido muerto en tus pecados, pero asciendes vivificado en la justicia (Rm 6,11). Si has sido injertado en una muerte semejante a la del Salvador, también serás considerado digno de su recurrección (Rm 6,5). Pues Jesús murió tomando sobre sí todos los pecados del mundo para, tras aniquilar el pecado, resucitarte en la justicia. También tú, descendiendo al agua, y sepultado en cierto modo en ella como él estuvo en el sepulcro, eres resucitado caminando en novedad de vida. El bautismo te dará la fuerza para la lucha Después, cuando Dios te haya concedido aquella gracia, te hará posible luchar contra las potestades contrarias. Así como él, después del bautismo, fue tentado durante cuarenta días. Y no porque no pudiese salir antes vencedor, sino porque quería hacer todas las cosas ordenada y sucesivamente. También tú, antes del bautismo, temías encontrarte con tus adversarios. Pero después que has recibido la gracia, confiado en las armas de la justicia, lucha ahora y, si quieres, anuncia el Evangelio. Jesús comienza tras el bautismo su tarea de evangelización

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Jesucristo era Hijo de Dios. Sin embargo, no evangelizaba antes de recibir el bautismo. Si el mismo Señor administraba los momentos con un cierto orden, ¿acaso debemos nosotros, que somos siervos, atrevernos a algo fuera de ese orden? Jesús comenzó su predicación cuando «descendió sobre él el Espíritu Santo en forma corporal, como una paloma» (Lc 3,22). No quiere decir que Jesús fuese el primero en verlo (pues lo conocía antes de que apareciese en forma corporal). Lo importante era entonces que lo viese Juan. Pues dice: «Yo no le conocía, pero el que me envió a bautizar con agua me dijo: Aquel sobre quien veas que baja el Espíritu y se queda sobre él, ése es...» (Jn 1,33)21. Y también sobre ti, si tienes una piedad sincera, descenderá el Espíritu Santo y la voz del Padre descenderá desde lo alto sobre ti; no, «Este es mi Hijo» (Mt 3,17), sino «Ese ha sido hecho ahora hijo mío»22. Sólo de él (Jesús) se ha dicho: «En el principio existía la Palabra, y la Palabra estaba junto a Dios, y la Palabra era Dios» (Jn 1,1,). Es adecuado el verbo es, puesto que el Hijo de Dios existe siempre. Pero lo adecuado para ti es «ha sido hecho ahora», puesto que, el ser hijo, no lo eres por naturaleza, sino que has conseguido por adopción el ser llamado hijo. El lo es desde toda la eternidad, pero tú adquieres esa gracia como un don. ----------------------------------------------------------------------- Juan Pablo II SANTA MISA EN LA CAPILLA SIXTINA Y ADMINISTRACIÓN DEL SACRAMENTO DEL BAUTISMO HOMILÍA DEL SANTO PADRE JUAN PABLO II Domingo 13 de enero de 2002

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1. "Este es mi Hijo, el amado, mi predilecto" (Mt 3, 17). Acabamos de escuchar de nuevo en el evangelio las palabras que resonaron en el cielo cuando Jesús fue bautizado por Juan en el río Jordán. Las pronunció una voz desde lo alto: la voz de Dios Padre. Revelan el misterio que celebramos hoy, el bautismo de Cristo. El Hombre sobre el que desciende, en forma de paloma, el Espíritu Santo es el Hijo de Dios, que tomó de la Virgen María nuestra carne para redimirla del pecado y de la muerte. ¡Grande es este misterio de salvación! Misterio en el que se insertan hoy los niños que presentáis, queridos padres, padrinos y madrinas. Al recibir en la Iglesia el sacramento del bautismo, se convierten en hijos de Dios, hijos en el Hijo. Es el misterio del "segundo nacimiento". 2. Queridos padres, me dirijo con afecto especialmente a vosotros, que habéis dado la vida a estas criaturas, colaborando en la obra de Dios, autor de la vida y, de modo singular, de toda vida humana. Los habéis engendrado y hoy los presentáis a la fuente bautismal, para que vuelvan a nacer por el agua y por el Espíritu Santo. La gracia de Cristo transformará su existencia de mortal en inmortal, liberándola del pecado original. Dad gracias al Señor por el don de su nacimiento y del nuevo nacimiento espiritual de hoy. Pero ¿cuál fuerza permite a estos inocentes e inconscientes niños realizar un "paso" espiritual tan profundo? Es la fe, la fe de la Iglesia, profesada en particular por vosotros, queridos padres, padrinos y madrinas. Precisamente en esta fe son bautizados vuestros hijos. Cristo no realiza el milagro de regenerar al hombre sin la colaboración del hombre mismo, y la primera cooperación de la criatura humana es la fe, con la que, atraída interiormente por Dios, se abandona libremente en sus manos. Estos niños reciben hoy el bautismo sobre la base de vuestra fe, que

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dentro de poco os pediré profesar. ¡Cuánto amor, amadísimos hermanos, cuánta responsabilidad implica el gesto que realizaréis en nombre de vuestros hijos! 3. En el futuro, cuando sean capaces de comprender, ellos mismos deberán recorrer, personal y libremente, un camino espiritual que, con la gracia de Dios, los llevará a confirmar, en el sacramento de la confirmación, el don que reciben hoy. Pero ¿podrán abrirse a la fe si los adultos que los rodean no les dan un buen testimonio? Estos niños os necesitan, ante todo, a vosotros, queridos padres; os necesitan también a vosotros, queridos padrinos y madrinas, para aprender a conocer al verdadero Dios, que es amor misericordioso. A vosotros os corresponde introducirlos en este conocimiento, en primer lugar a través del testimonio de vuestro comportamiento en las relaciones con ellos y con los demás, relaciones que se han de caracterizar por la atención, la acogida y el perdón. Comprenderán que Dios es fidelidad si pueden reconocer su reflejo, aunque sea limitado y débil, ante todo en vuestra presencia amorosa. Es grande la responsabilidad de la cooperación de los padres en el crecimiento espiritual de sus hijos. Eran muy conscientes de esa responsabilidad los beatos esposos Luis y María Beltrame Quattrocchi, a los que recientemente tuve la alegría de elevar al honor de los altares y que os exhorto a conocer mejor y a imitar. Si ya es grande vuestra misión de ser padres "según la carne", ¡cuánto más lo es la de colaborar en la paternidad divina, dando vuestra contribución para modelar en estas criaturas la imagen misma de Jesús, Hombre perfecto! 4. Nunca os sintáis solos en esta misión tan comprometedora. Os conforte, ante todo, la confianza en el ángel de la guarda, al que Dios ha encomendado su singular mensaje de amor para cada uno de vuestros hijos. Además, toda la Iglesia, a la que tenéis la gracia

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de pertenecer, está comprometida a asistiros: en el cielo velan los santos, en particular aquellos cuyos nombres tienen estos niños y que serán sus "patronos". En la tierra está la comunidad eclesial, en la que es posible fortalecer la propia fe y la propia vida cristiana, alimentándola con la oración y los sacramentos. No podréis dar a vuestros hijos lo que vosotros no habéis recibido y asimilado antes. Además, todos tenemos una Madre según el Espíritu: María santísima. A ella le encomiendo a vuestros hijos, para que lleguen a ser cristianos auténticos; a María os encomiendo también a vosotros, queridos padres, queridos padrinos y madrinas, para que transmitáis siempre a estos niños el amor que necesitan para crecer y para creer. En efecto, la vida y la fe caminan juntas. Que así sea en la existencia de cada bautizado con la ayuda de Dios. ---------------------------------------------------------------------- Catecismo de la Iglesia Católica El Bautismo de Cristo 1223 Todas las prefiguraciones de la Antigua Alianza culminan en Cristo Jesús. Comienza su vida pública después de hacerse bautizar por S. Juan el Bautista en el Jordán (cf. Mt 3,13 ), y, después de su Resurrección, confiere esta misión a sus Apóstoles: "Id, pues, y haced discípulos a todas las gentes bautizándolas en el nombre del Padre y del Hijo y del Espíritu Santo, y enseñándoles a guardar todo lo que yo os he mandado" (Mt 28,19-20; cf Mc 16,15-16). 1224 Nuestro Señor se sometió voluntariamente al Bautismo de S. Juan, destinado a los pecadores, para "cumplir toda justicia" (Mt 3,15). Este gesto de Jesús es una manifestación de su "anonadamiento" (Flp 2,7). El Espíritu que se cernía sobre las aguas

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de la primera creación desciende entonces sobre Cristo, como preludio de la nueva creación, y el Padre manifiesta a Jesús como su "Hijo amado" (Mt 3,16-17). 1225 En su Pascua, Cristo abrió a todos los hombres las fuentes del Bautismo. En efecto, había hablado ya de su pasión que iba a sufrir en Jerusalén como de un "Bautismo" con que debía ser bautizado (Mc 10,38; cf Lc 12,50). La sangre y el agua que brotaron del costado traspasado de Jesús crucificado (cf. Jn 19,34) son figuras del Bautismo y de la Eucaristía, sacramentos de la vida nueva (cf 1 Jn 5,6-8): desde entonces, es posible "nacer del agua y del Espíritu" para entrar en el Reino de Dios (Jn 3,5). Considera donde eres bautizado, de donde viene el Bautismo: de la cruz de Cristo, de la muerte de Cristo. Ahí está todo el misterio: El padeció por ti. En él eres rescatado, en él eres salvado. (S. Ambrosio, sacr. 2,6). ----------------------------------------------------------------------- EJEMPLOS PREDICABLES El Padre Anchieta, perdido en la selva El padre Anchieta, religioso de la Compañía de Jesús fue famoso misionero en las tierras del Brasil. Un día, andando por la selva, se perdió en ella. Por más vueltas y pesquisas que daba en la espesura del bosque no encontraba el camino por donde tenía que ir. Después de bastante caminar, encontró a un anciano. Este, al ver al misionero, le dijo: "Ven pronto, que hace tiempo que te espero". Sorprendido el padre Anchieta ante aquella revelación, le dijo: "¿Cómo así?" El anciano le contestó: "Yo anhelo el camino recto y la felicidad después de la muerte". El padre le examinó y comprobó que era pagano, pero que había vivido rectamente, cumpliendo los preceptos del derecho natural.

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El padre Anchieta le instruyó brevemente en las verdades fundamentales de la religión católica. Pero al ir a bautizarlo, no encontró ningún manantial de agua. Entonces recogió el rocío de las hojas de los árboles y bautizó al anciano. Le puso por nombre Adán. Su alma se iluminó con la hermosura de la gracia santificante. El anciano murió en seguida de recibir el Bautismo, dando gracias a Dios por aquel tan gran beneficio.

18.

Autor: P. Antonio Izquierdo Nexo entre las lecturas Sin que aparezca la palabra nuevo en los textos litúrgicos, todos ellos se refieren, en cierta manera, a la novedad de la acción de Dios en la historia. Es nuevo el lenguaje de Dios en Isaías: "ha terminado la esclavitud..., que todo valle sea elevado y todo monte y cerro rebajado..., ahí viene el Señor Yahvéh con poder y su brazo lo sojuzga todo". Es absolutamente nuevo que Jesús sea bautizado por Juan, que el cielo se abra, que el Espíritu descienda en forma de paloma, que se oiga una voz del cielo: "Tú eres mi hijo predilecto". Es nueva la realidad del hombre que ha recibido el bautismo: "un baño de regeneración y de renovación del Espíritu Santo, que derramó sobre nosotros con largueza por medio de Jesucristo nuestro Señor". Mensaje doctrinal 1. La novedad viene de Dios. El hombre, desde los mismos inicios, lleva en sí el deterioro y la vieja carne del pecado. En ella está inmerso, como en un pozo profundo, del que es imposible salir por sí mismo. Como se trata de una realidad común a toda la humanidad, tampoco nadie, por su propio valer y querer, puede

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ayudar a otros a salir. Esta es la triste condición humana. El hombre puede gritar, desesperarse, blasfemar; o puede sentir el peso de la culpa, pedir perdón y ayuda, esperar. Lo que está claro es que sólo Dios puede echarle una mano; sólo Dios puede cambiar su vieja carne en pura novedad de gracia y misericordia. Está igualmente claro que Dios quiere echar una mano y actuar en favor del hombre, porque "ha sido creado a imagen y semejanza suya". La liturgia presenta tres momentos históricos de la intervención de Dios: primero interviene para liberar al pueblo israelita de la esclavitud de Babilonia (primera lectura), luego para revelar al mundo la filiación divina de Jesús (evangelio), finalmente para manifestar a los hombres la nueva situación creada en quienes han recibido el bautismo (segunda lectura). La consecuencia es lógica: Si Dios ha intervenido en el pasado con una irrupción de vida y esperanza nuevas, Dios interviene en el presente e intervendrá en el futuro, porque el nombre más propio de Dios es la fidelidad. 2. La novedad es invisible. La novedad que Dios infunde en el corazón de los hombres incide y repercute en la historia, pero en sí es invisible, interior, netamente espiritual. Primero hace nuevo el corazón, luego desde el corazón del hombre y con la ayuda del hombre, trasmuta también la realidad histórica. En los exiliados de Babilonia primero creó la añoranza de Sión, el deseo y la decisión del retorno, luego dispuso los hilos de la historia para que tal deseo y decisión llegase a cumplimiento. En el caso de Jesús, la teofanía del bautismo nos hace descubrir una novedad inicial, que se irá desplegando a lo largo de toda su vida pública y sobre todo en el misterio de su muerte y resurrección. La novedad del bautizado sólo se irá percibiendo con el tiempo, en la medida en que exista una coherencia vital entre la novedad infundida por Dios y la existencia concreta y diaria del cristiano. Para quienes juzgamos desde fuera, no pocas veces resulta difícil desvelar la relación entre la novedad interior y sus manifestaciones históricas en la vida ordinaria de cada ser humano. Por eso, ¡cuan difícil es juzgar sobre la vida verdadera, la interior, de los hombres, y con cuanta facilidad nos podemos

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equivocar! 3. La novedad es eficaz. Si viene de Dios, no puede ser de otro modo. La acción de Dios se lleva a cabo, si el hombre no la obstaculiza. La teofanía que nos narra el evangelio supuso el que Jesús, Hijo de Dios, fuese bautizado por un hombre, Juan; sin esta acción de Jesús, tal teofanía no hubiese tenido lugar. La regeneración y renovación interior del hombre están aseguradas, "si el hombre renuncia a la impiedad y a las pasiones mundanas" (segunda lectura), que como tales impiden cualquier acción del Espíritu de Dios. Por otra parte, hemos de admitir que la eficacia de Dios no es manipulable a nuestro antojo y arbitrio. Dios muestra su eficacia cuando quiere y como quiere. No son los exiliados en Babilonia los que ponen a Dios los plazos y modos de actuar para librarlos de la esclavitud; es Dios quien los determina y los realiza. Sugerencias pastorales 1. Bautismo, epifanía de Dios. En el evangelio el bautismo de Jesús es una epifanía. Eso mismo debe ser el bautismo del cristiano: una epifanía de lo que Dios es y de lo que Dios hace en el hombre. El bautizado, podríamos decir, es un hombre en quien se manifiesta el Dios trinitario, en virtud de la relación personal que mantiene con cada una de las personas divinas. Como hijo del Padre vive una verdadera relación filial, sobretodo en la oración y adoración. Como redimido por el Hijo y sumergido en su misma vida, entabla con él una relación principalmente de seguimiento e imitación. Como templo del Espíritu Santo, vive con la conciencia de una relación sagrada, santificante, vivificadora de su existir cotidiano, modeladora de su vida familiar, profesional y social. El bautizado es al mismo tiempo epifanía de la acción de Dios en el hombre: una acción purificadora, que manifiesta el perdón de Dios; una acción transformante, que pone de relieve el poder de Dios; una acción unificadora de las energías y capacidades del cristiano, que subraya

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el misterio unitario de Dios; una acción vivificante, que revela, por medio del hombre, la extraordinaria vida de Dios uno y trino... Es importante que la predicación y catequesis tengan muy en cuenta y desarrollen y expliquen estos aspectos espirituales y pastorales del sacramento del bautismo. Así el bautismo no será el sacramento de la "inconsciencia", sino el sacramento de la epifanía diaria de Dios en la vida, en la fe y en el obrar del bautizado. 2. Bautizados para siempre. En el catecismo se dice que el bautismo imprime carácter, es decir, el bautismo se recibe una sola vez y para toda la vida. ¿Qué pasa, entonces, cuando no se vive como cristiano? ¿cuando se reniega de la propia fe? ¿cuando se cambia de religión y credo? La huella de la impresión bautismal queda. Una huella que es memoria, y es invitación: "Recuerda que eres un bautizado", "Sé lo que eres, vive lo que eres". Eres libre, pero la huella divina te indica el verdadero camino para tu libertad, lejos de los espejismos engañosos. ¿Y qué pasa con el bautizado que quiere vivir como bautizado? Tiene que ratificar cada día con la vida la huella divina, que lleva impresa. Tiene que testimoniar decididamente y con valentía la transformación que Dios ha operado en su ser por el bautismo. Tiene que ser un bautizado que viva consciente de su bautismo día tras día, por siempre.

19. SERVICIO BÍBLICO LATINOAMERICANO

Is 42,1-4.6-7: Yo te he tomado de la mano Sal 28,1-4.9-10: El Señor bendice a su pueblo con la paz. Hch 10,34-38: Pasó haciendo el bien Mt 3,13-17: El bautismo de Jesús El relato del bautismo de Jesús en el evangelio de Mateo consta de dos secciones: la narración del encuentro entre Jesús y el Bautista (vv.13-15) y la teofanía (manifestación divina) subsiguiente (vv.16-17).

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La teofanía da el sentido más profundo del acontecimiento. Ella tiene el carácter de un relato de vocación. Pero más que con el tipo de vocación profética nos encontramos con una vocación construida según los modelos apocalíptico y sapiencial. Como en los relatos del primero de estos dos últimos modelos, se tiende a señalar el carácter definitivo de la vocación relatada. Por ello se señala el fin del silencio divino por medio de la apertura del cielo y, gracias a ello, la presencia de una Palabra definitiva, productora de una nueva creación. Como en Gen.1 el Espíritu se hace presente en forma de un ave (un testimonio rabínico de la época habla también de paloma como nuestro texto).

Pero también, conforme a los relatos de vocación sapiencial, se muestra la capacidad que esta última intervención divina crea en un sujeto para comunicar a otros aptitud y conocimiento para realizar el designio divino.

Se trata entonces de una nueva creación, la última, que se realiza en Jesús de Nazaret, gracias al cual los seres humanos pueden adquirir las características del ser humano nuevo. La forma de dicha novedad se precisa en la enseñanza de la voz celeste. El “Tú eres (este es) mi Hijo” (Sal 2,7), surgido de un ambiente cortesano, se corrige con el añadido de un texto tomado del primer poema del Servidor sufriente (Is 42,1) “a quien yo quiero, mi predilecto”.

De esa manera se introduce un nuevo concepto de mesianismo, deudor de los discípulos y discípulas de Isaías del tiempo del exilio. Según ella, el Mesías comparte la debilidad de la condición humana y se coloca no “sobre” sino “con” el ser humano, en perfecta coherencia con el “Dios con nosotros” del principio (Mt 1,23) y del final (Mt 26,20) del evangelio.

Esta alusión al primer canto del Servidor sufriente (los restantes están consignados en Is 49,1-8; 50,4-7 y 52,13-53,12), nos colocan ante el proyecto “luz de las naciones”, surgido en tiempos del exilio babilónico. Este proyecto trasciende los límites de Israel y alcanza dimensiones universales e introduce una nueva metodología para la

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actuación de la justicia salvífica de la que se excluye el uso de medios violentos: “no gritará, no clamará, no voceará por las calles. La caña cascada no la quebrantará, el pabilo vacilante no lo apagará...” (Is 42,2-3).

La parte precedente del relato evangélico sirve para poner de relieve la divergencia que existe entre esta concepción mesiánica y toda otra forma de mesianismo. Bajo las diversas actitudes de Juan y Jesús, respecto al bautismo de este último, se refleja una diversa concepción sobre el Reino de Dios, en general, y de la función del Mesías en particular.

El movimiento bautista veía en la instauración del Reino la llegada del Juicio de Dios. El ser humano pecador debía, en vistas a ese acontecimiento, entrar en una dinámica de purificación, en la cual jugaba un rol importante la recepción del bautismo. Y la intervención divina se llevaba a cabo gracias a la acción del Mesías, exento de las debilidades de la condición humana. Por ello la sorprendida reacción de Juan ante la presencia de Jesús en el v.14: “¿Tú acudes a mí? Si soy yo quien necesita que tú me bautices”.

La continuación del relato sirve al evangelista para rectificar las opiniones del Bautista sobre el Reino y el Mesías. La atención sobre el Juicio divino se desplaza a la realización de la justicia o “lo que Dios quiera”(v.15). Con ello el momento temporal del Reino, se desplaza desde el futuro de la intervención divina hacia la realización de esa justicia en el momento presente.

Más allá de la preocupación eclesial de situar el sentido de la figura de Juan y de su bautismo en relación con la actividad de Jesús, más allá de la preocupación apologética de superar la dificultad de la colocación de Jesús entre los seguidores de Juan, el relato sitúa la vocación de Jesús (y la de sus seguidores) en el marco del querer divino. Toda vocación, entonces, sólo puede consistir en la adopción del querer divino, incluso en sus consecuencias desagradables de sufrimiento y muerte, inherentes a la condición humana.

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De esa forma se consigna cómo, a pesar de su pertenencia al movimiento bautista, Jesús trasciende el ámbito ideológico de éste. Su unción de Espíritu y poder se realiza en su actuación en favor de los oprimidos por el diablo que en El pone de manifiesto la presencia divina, como señala el discurso de Pedro en Hch 10,34-48 (segunda lectura). Sólo de esa manera, se puede iniciar la entrada a la tierra prometida. Jesús que lleva con una pequeña variante el mismo nombre de Josué, cruza el Jordán y “sube” a tomar la posesión de la tierra.

El bautismo de Jesús nos coloca, por tanto, frente a una nueva metodología para el cumplimiento de las promesas de Dios. Estas, en adelante, no pueden ser comprendidas como ligadas a la voluntad de poder de una dinastía sino al servicio de los demás en la entrega incondicional a la realización de la voluntad divina.

Esta entrega incondicional sólo puede hacerse por medio de la asunción de un espíritu solidario que comparte la dura condición de todos los que sufren las consecuencia producidas por el espíritu diabólico que oprime a los seres humanos. De esa forma, se presenta como la única forma de una convivencia más fraterna para toda la humanidad. Para la revisión de vida Hoy es el primer domingo del “tiempo ordinario”; se acabaron los “tiempos fuertes” de la liturgia, el adviento y la navidad; vuelve la vida ordinaria… Un adagio clásico de ascética decía: “in ordinariis, non ordinarius”, para expresar la meta de quien quiere ser santo (‘extraordinario’) en las cosas ordinarias, en la vida diaria… Al comenzar el “tiempo ordinario” debemos renovar nuestro deseo de vivir “extraordinariamente”. Para la reunión de grupo - La misión del mesías puede leerse como “implantar el Derecho”. Reflexionemos: ¿Qué relación tiene el Derecho con la misión de todo un Mesías? ¿Qué relación puede tener el Derecho con la

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misión de todo un cristiano? - ¿Cómo está nuestro mundo desde la óptica del Derecho? ¿Es el Derecho (Internacional, mundial) el que rige el “orden” del mundo? ¿Estamos avanzando hacia un ordenamiento jurídico mejor, o hemos retrocedido hacia la ley de la selva, la ley del más fuerte, la justicia (o venganza) por la mano propia…? ¿Puede ser la promoción del derecho y la exigencia de un nuevo Derecho Mundial uno de los grandes deberes de los cristianos, para hacer efectiva en nosotros la misión del Mesías en el mundo actual? - ¿Qué relación guarda el bautismo de Jesús con nuestro bautismo? - Jesús “se bautizó como adulto”; en no pocos lugares los “nuevos movimientos religiosos” y las sectas acusan a los católicos de que nuestro bautismo no es válido, por ser administrado a los niños… ¿Qué pensar? ¿Debería reformarse la pastoral bautismal? Para la oración de los fieles - Para que todos los hombres y mujeres, sean de la religión que sean, acepten y fomenten el Amor, la Justicia y el Derecho, roguemos al Señor… - Por todos los seguidores de Jesús, para que se distingan siempre –como el Mesías en el que creen- por su amor a la paz, a la concordia, a la justicia y al derecho… - Para que aprendamos de todos los hombres y mujeres, de cualquier religión, que han descubierto el imperativo absoluto de los derechos humanos, que vienen a ser “derechos divinos”… - Para que todos renovemos nuestro bautismo: nuestra decisión de seguir a Jesús y comprometernos con su proyecto mesiánico de “implantar el Derecho en el mundo”… - Para que la Iglesia resuelva de la mejor manera posible la problemática inherente a la pastoral del bautismo de niños… Oración comunitaria Dios Padre nuestro, que en el bautismo de Jesús lo has proclamado como tu “Hijo muy amado, el predilecto”; te suplicamos nos cobijes bajo su nombre y nos concedas conformarnos cada día más

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cercanamente a su imagen, haciendo nuestra su Causa y prosiguiendo su misión de ser “luz de las naciones” y de “implantar el Derecho en la tierra”. Te lo pedimos por el mismo Jesucristo nuestro Señor…

20. Fray Nelson Domingo 9 de Enero de 2005 Temas de las lecturas: Miren a mi siervo, en quien tengo mis complacencias * Dios ungió con el Espíritu Santo a Jesús de Nazaret * Apenas se bautizó Jesús, vio que el espíritu Santo descendía sobre él.. 1. Cristo, el Siervo de Dios 1.1 Es necesario y saludable insistir, como se hace en la Iglesia Católica, en una verdad fundamental: Cristo es el Hijo de Dios. Mas esa afirmación central no anula otras que son posibles, que vienen de la Escritura y que hacen mucho bien a nuestro entendimiento del misterio de Jesucristo; entre estos otros enunciados hoy vamos a centrarnos en Cristo como "Siervo" de Dios. 1.2 Partamos de una base: proclamar el señorío de Dios es proclamar nuestra servidumbre hacia Dios. ¿Qué es, en efecto, un señor sin siervos? ¿Hay algo más ridículo que un señor que no tiene quién atienda a sus órdenes ni quién quiera agradarle con sus acciones? Si tomamos en serio que Dios es Señor hemos de tomar en serio que nosotros somos siervos suyos. Y tal es el mensaje de Cristo: mostrándose en obras y palabras como verdadero Siervo de Dios mostró con sus palabras y con sus obras que Dios es el Señor, es decir, mostró que Dios reina; nos dejó ver el Reino de Dios. 1.3 Isaías, en la primera lectura de hoy, nos presenta un perfil de un siervo de Dios. De todas las características que él menciona, detengámonos en una, o mejor en la combinación de dos de ellas: compasivo y fuerte. No rompe la caña resquebrajada y a la vez manifiesta firmemente el derecho. Entiende al cansado pero no se

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cansa; acoge al caído mientras conserva su propio lugar y su propia misión. ¡Admirable virtud, que bien vemos brillar en Jesucristo! 2. El Ungido 2.1 ¿Qué es lo peculiar de Cristo? Nuestra cultura, marcada por las nuevas mitologías de James Bond, Rambo o Superman, busca las claves del éxito en fortalezas singulares: una gran astucia, una ingeniería impresionante, una energía sobrehumana, un valor incomparable. ¿Es así en Cristo? ¿Cristo es Cristo porque tiene una técnica mental, una tecnología única, un saber esotérico o por qué? Esta fiesta del bautismo del Señor nos conduce al corazón de la respuesta: lo propio de Jesús es la Unción que ha recibido. Un enunciado muy sencillo, que sin embargo tiene consecuencias inmensas. 2.2 Si lo peculiar de Cristo fuera una técnica mental entonces ser cristiano significaría ser mentalista. Si lo peculiar de Cristo fuera una energía sobrehumana entonces no habría diferencia entre ser cristiano y ser un griego pagano, de aquellos que cantaban las gestas de Aquiles o el ingenio de Ulises. Si lo peculiar de Cristo fuera un saber escondido, esotérico, como lo plantean autores como J. J. Benítez en nuestros días, entonces ser cristiano es instruirse en unos misterios que, como no han sido enseñados por la Iglesia, implican que la Iglesia es una gigantesca farsa. 2.3 En sentido contrario: si lo peculiar de Cristo es la unción del Espíritu Santo, y ese Espíritu viene a habitar en nosotros, entonces ser cristiano es básicamente participar del Espíritu de Jesús, cosa que no suena nada discorde de lo que enseña Pablo: "porque todos los que son guiados por el Espíritu de Dios, los tales son hijos de Dios" (Rom 8,14). ¡Dios Santo! Todo está en la acción del Espíritu Santo en nosotros, y el primero, y quien ha inaugurado ese camino para nosotros, es Jesucristo.