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Edito da Communitas – www.communitasbs.it Camminano nelle nostre strade, arrivano nelle nostre scuole ... Arrivano silenziosi, i visi spesso contratti in una smorfia con la quale vo- gliono creare una barriera, quasi una linea di confine tra due mondi: quel- lo che hanno lasciato, con i suoi affetti, colori, sapori, odori, e quello in cui sono arrivati, sconosciuto e a volte ostile. Questo nuovo mondo è per lo più circoscritto alla casa e alla scuola, all'i- nizio l'unica occasione di socializzazione. C'è chi tende ad isolarsi, a nascondersi, ad essere invisibile, c'è chi, al contrario, si mostra arrabbiato, quasi sfrontato. Questi comportamenti, pur così diversi, sono le diverse facce di un'unica paura: quella di non essere accettati. Allora, a volte, alcuni negano le loro origini, il mondo da cui pro- vengono, tendendo a mimetizzarsi; altri, invece, enfatizzano gli usi e i co- stumi del proprio paese di provenienza, con pettinature e/o abiti particola- ri ed "eccessivi". Ma nella loro storia assume una straordinaria importanza il VIAGGIO, il passaggio su un ponte o meglio, come dice Taar Ben Jallon, su una pas- serella, perché instabile, al di là della quale possono, forse, realizzare spe- ranze e sogni. Sono i ragazzi e le ragazze della nostalgia, che camminano nelle nostre strade, arrivano nelle nostre scuole e ci chiedono che sia data loro l'op- portunità di esistere. E su questo viaggio, reale e simbolico insieme, che ha segnato profonda- mente la loro vita, si può iniziare a costruire identità. Attraverso il raccon- to del loro mondo, delle loro storie, di frammenti della loro vita, è possibi- le comporre una memoria, allacciare i fili del passato con quelli delle speranze di futuro, costruire itinerari di identità. Il raccontare e il raccontarsi, l'ascoltare e l'ascoltarsi funziona come un potente elemento di coesione fra chi ha affrontato lo stesso viaggio, ma diventa anche consapevolezza di come le storie di ognuno di noi, qualsia- si sia la provenienza, siano importanti per un'integrazione che non nega il chi siamo e che promuove il chi saremo. E la scuola è il luogo privilegiato in cui, con lo straordinario aiuto degli stru- menti propri del racconto e del teatro, si può riuscire a mettere insieme storie personali, pezzi di "storia" del XX secolo, confidenze, racconti; il tut- to finalizzato allo star meglio insieme in questo nostro mondo. La sfida della memoria storica, consegnata nelle mani di chi non cede al- le incitazioni dell'odio, diventa allora la sfida fondamentale per superare il guado dell'indifferenza e dell'odio. Rosa Angela Comini anno II Mensile gratuito di informazione locale – n° 7 LUGLIO 2006 Editoriale Gli adolescenti stranieri In questo numero pag. 3 VILLACHIARA BORGO SAN GIACOMO Domenico. Chiodi. Rondini: eterne migranti Le Feste Patronali di San Giacomo pag. 4 ORZIVECCHI - POMPIANO Gruppo Sportivo: poche polemiche, molto calcio Pellegrinaggio - staffetta a Lourdes pag. 5 BARBARIGA - DELLO - SONCINO 40 anni di Avis I fiori e i frutti di Lucia Segalini Terminata la scuola per stranieri pag. 6 ESTERO - ORZINUOVI Da Coniolo al Canada la carriera del- l'ing. Fabio Zucchi Autoritratti: poesie di Michele Scalven- zi Clandestini stranieri e nostrani pag. 7 ORZINUOVI Voglia di school party La nuova evangelizzazione viaggia sul satellite pagg. 8/9 SPECIALE INTEGRAZIONE pag. 10 SPAZIO COMMUNITAS L'educazione ambientale attraverso i dipinti dei maestri bresciani pag. 11 CULTURA Lessico dell’Educare Il cacciatore di aquiloni Labora et scamora Black Eyed Susan pag. 13 AMBIENTE L’Ontano nero pag. 14 LOGRATO - SAN PAOLO - QUINZANO 12 ore di sudore Una sede per gli Amici del Laghetto Dal Punjab a Quinzano pag. 12 GLOBALE/LOCALE Altri Cibi: per il palato e per la mente

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pag. 11 CULTURA • Lessico dell’Educare • Il cacciatore di aquiloni • Labora et scamora • Black Eyed Susan • Gruppo Sportivo: poche polemiche, molto calcio ESTERO - ORZINUOVI • Da Coniolo al Canada la carriera del- l'ing. Fabio Zucchi • Autoritratti: poesie di Michele Scalven- zi • Clandestini stranieri e nostrani pag. 10 SPAZIO COMMUNITAS • L'educazione ambientale attraverso i dipinti dei maestri bresciani pag. 12 GLOBALE/LOCALE • Altri Cibi: per il palato e per la mente

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Edito da Communitas – www.communitasbs.it

Camminano nelle nostre strade,

arrivano nelle nostre scuole ...Arrivano silenziosi, i visi spesso contratti in una smorfia con la quale vo-gliono creare una barriera, quasi una linea di confine tra due mondi: quel-lo che hanno lasciato, con i suoi affetti, colori, sapori, odori, e quello in cuisono arrivati, sconosciuto e a volte ostile.Questo nuovo mondo è per lo più circoscritto alla casa e alla scuola, all'i-nizio l'unica occasione di socializzazione.C'è chi tende ad isolarsi, a nascondersi, ad essere invisibile, c'è chi, alcontrario, si mostra arrabbiato, quasi sfrontato. Questi comportamenti, purcosì diversi, sono le diverse facce di un'unica paura: quella di non essereaccettati. Allora, a volte, alcuni negano le loro origini, il mondo da cui pro-vengono, tendendo a mimetizzarsi; altri, invece, enfatizzano gli usi e i co-stumi del proprio paese di provenienza, con pettinature e/o abiti particola-ri ed "eccessivi".Ma nella loro storia assume una straordinaria importanza il VIAGGIO, ilpassaggio su un ponte o meglio, come dice Taar Ben Jallon, su una pas-serella, perché instabile, al di là della quale possono, forse, realizzare spe-ranze e sogni.Sono i ragazzi e le ragazze della nostalgia, che camminano nelle nostre

strade, arrivano nelle nostre scuole e ci chiedono che sia data loro l'op-portunità di esistere.E su questo viaggio, reale e simbolico insieme, che ha segnato profonda-mente la loro vita, si può iniziare a costruire identità. Attraverso il raccon-to del loro mondo, delle loro storie, di frammenti della loro vita, è possibi-le comporre una memoria, allacciare i fili del passato con quelli dellesperanze di futuro, costruire itinerari di identità.Il raccontare e il raccontarsi, l'ascoltare e l'ascoltarsi funziona come unpotente elemento di coesione fra chi ha affrontato lo stesso viaggio, madiventa anche consapevolezza di come le storie di ognuno di noi, qualsia-si sia la provenienza, siano importanti per un'integrazione che non nega ilchi siamo e che promuove il chi saremo.E la scuola è il luogo privilegiato in cui, con lo straordinario aiuto degli stru-menti propri del racconto e del teatro, si può riuscire a mettere insiemestorie personali, pezzi di "storia" del XX secolo, confidenze, racconti; il tut-to finalizzato allo star meglio insieme in questo nostro mondo.La sfida della memoria storica, consegnata nelle mani di chi non cede al-le incitazioni dell'odio, diventa allora la sfida fondamentale per superare ilguado dell'indifferenza e dell'odio.

Rosa Angela Comini

anno II Mensile gratuito di informazione locale – n° 7 LUGLIO 2006

Editoriale

Gli adolescenti stranieri

In questo numero

pag. 3 VILLACHIARABORGO SAN GIACOMO• Domenico. Chiodi.• Rondini: eterne migranti• Le Feste Patronali di San Giacomo

pag. 4 ORZIVECCHI - POMPIANO• Gruppo Sportivo: poche polemiche,molto calcio• Pellegrinaggio - staffetta a Lourdes

pag. 5 BARBARIGA - DELLO - SONCINO• 40 anni di Avis • I fiori e i frutti di Lucia Segalini• Terminata la scuola per stranieri

pag. 6 ESTERO - ORZINUOVI• Da Coniolo al Canada la carriera del-l'ing. Fabio Zucchi• Autoritratti: poesie di Michele Scalven-zi • Clandestini stranieri e nostrani

pag. 7 ORZINUOVI• Voglia di school party • La nuova evangelizzazione viaggia sulsatellite

pagg. 8/9 SPECIALE INTEGRAZIONE

pag. 10 SPAZIO COMMUNITAS• L'educazione ambientale attraversoi dipinti dei maestri bresciani

pag. 11 CULTURA• Lessico dell’Educare• Il cacciatore di aquiloni• Labora et scamora• Black Eyed Susan

pag. 13 AMBIENTE• L’Ontano nero

pag. 14 LOGRATO - SAN PAOLO - QUINZANO• 12 ore di sudore• Una sede per gli Amici del Laghetto • Dal Punjab a Quinzano

pag. 12 GLOBALE/LOCALE• Altri Cibi: per il palato e per la mente

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2LUGLIO 2006

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SABATO

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DOMENICA

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LUNEDI

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MARTEDI

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VENERDI

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OOGGNNII MMEESSEEPPUUOOII TTRROOVVAARREE BBAASSSSAAVVOOCCEE

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VILLACHIARA - BORGO SAN GIACOMO | 3LUGLIO 2006

LLaa ccoolloonniiaa ddii FFiieenniill CCuuoorreeArrivano d'oltremare insieme alla primavera, occupano levecchie stanze della casa dei braccianti, accanto allastalla, e fanno figli. Per procurarsi il cibo, ogni giorno, dal-l'alba al tramonto, per tutta la durata della bella stagio-ne, sono occupate a ripulire l'aria dagli insetti. A marzoarriva un gruppo di 50 coppie, a fine settembre riparteuna comunità 700 individui. Quella che "alloggia" allacascina Cuore, nella campagna di Acqualunga, è la piùgrande colonia di rondini censite finora nella pianura bre-sciana e costantemente controllate dall'ornitologo gabia-nese Mario Caffi, che collabora con la Facoltà di BiologiaAnimale dell'Università di Milano.Il Fienil Cuore sorge nei pressi del fiume Oglio, oltre ildosso ricoperto da folta vegetazione. Una zona ricca distoria, abitata e coltivata da circa 2000 anni, come testi-moniano i numerosi ritrovamenti di tombe di epoca ro-mana. Giovanni Bonfiglio è giunto al Cuore con i genitorinel '36 ed ora conduce l'azienda insieme alla moglieVanna Fappani, che lo aiuta nel lavoro dei campi, semi-nati a foraggio e mais, e nella stalla moderna. Nella vec-chia stalla di fine '800, affiancata da un lato dall'abitazio-

ne dei proprietari e dall'altro dalle case dei braccianti, ri-maste vuote fin dagli anni '60, quando finì la civiltà con-tadina, restano le targhe nere con i nomi un tempo fami-liari delle vacche (Alma, Campiona, Lina, Merla, Roma,Russia…) e qualche vitellino appena svezzato. Qui, inogni angolo, ad ogni arcata delle finestre, tra il soffitto edi vecchi neon, le rondini hanno costruito il loro nido.E' in atto la seconda covata e le mamme, che senza po-sa portano il cibo ai piccoli agitati col becco spalancato eripartono subito per rifare la scorta, sfrecciano in ogni di-rezione. Ma il via vai più intenso si registra al primo pia-no della casa dei braccianti, nelle camere col soffitto diassi sostenuto da travi ognuna delle quali porta una se-rie di nidi alla distanza di circa un metro uno dall'altro. Le

povere camere dei salariati ospitano da quarant'anni lacasa delle rondini.Ogni anno, quando ritornano, maschi e femmine provve-dono a riparare il nido (si nota il colore più chiaro deglistrati di fango più recente), che l'ornitologo in preceden-za ha liberato dalle ragnatele più grosse ed inizia la pri-ma cova. Ognuna delle 50 coppie censite dà alla luce 14- 17 piccoli a stagione (in media 4,2 piccoli per ciascu-na delle tre covate). Mentre i piccoli sono ancora nel ni-do, Mario Caffi applica con delicatezza ad una zampinal'anellino in alluminio superleggero su cui è impresso unnumero di serie progressivo. "Serve per scoprire dovesvernano - spiega l'ornitologo -. Una colonia della cam-pagna milanese è stata ritrovata in Nigeria. Anch'io spe-

ro che un giorno o l'altro mi arrivi notizia di una ricatturastraniera che consenta di stabilire la rotta di questa nu-merosa comunità". Quando i giovani imparano a volarelasciano libero il nido e volteggiano sui campi di erba me-dica. "Dormono sugli alberi del bosco che ricopre il dos-so - informa Caffi - e tornano al nido soltanto se c'è brut-to tempo". Nella casa delle rondini, ai piedi di ogni nido ècresciuto un cono di guano e le pareti dipinte d'azzurrodelle camere sembrano riaffrescate da un pittore mac-chiaiolo, tempestate come sono di sacchi fecali, sventa-gliati dalle madri che abbandonano in volo il loro carico.Bonfiglio e la moglie avrebbero voluto ristrutturare casa estalla e ricavarvi l'appartamento per le tre figlie, ma duedi esse si sono sposate altrove ed anche la terza sembraorientata a lasciare la cascina. Così papà e mamma han-no deciso di lasciare il Cuore alla chiassosa e simpaticacolonia di immigrati alati, che ogni giorno ricamano il cie-lo sopra l'azienda, i campi ed il fiume, convinti con ciò difare un favore alla tradizione, all'ambiente, alla scienzaed alle rondini.

Riccardo Caffi

Borgo San Giacomo

Rondini: eterne migranti

Editore:Communitas - Associazione CulturaleSede in Orzinuovi, via Beethoven n. 6Sede Operativa: Via Cavour 31 Orzinuovi - BS

sito associazione: www.communitasbs.ite-mail associazione: [email protected] giornale: www.communitasbs.it/bassavocee-mail giornale: [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Brescian. 7/2005 del 28/02/05

Direttore Responsabile:Riccardo Caffi

Redazione: Carla Baronchelli, Stefania Biatta, Mauro Cinquetti, Fulvio Cominotti, Giorgio Ferrari,Valerio Gardoni, Angelo Zucchi

Progetto grafico:San Giorgio Editrice srl UnipersonaleVia Fieschi, 2/14 – 16121 Genovawww.sangiorgioeditrice.it [email protected]

Stampa: Color Art srl. - V. Industriale 24/26 Rodengo Saiano - BS

In distribuzione gratuita in 11.000 copie a:Orzinuovi, Villachiara, Orzivecchi, Pompiano, Quinzano, Borgo San Giacomo, San Paolo, Lograto,Barbariga, Corzano, Dello, Mairano, Maclodio, Longhena, Brandico

Uno sguardo fiero. Profondo. Sereno. Sincero. Lo sguardodi chi ha osservato le ingiustizie di questo mondo. Le haanalizzate. Ne ha preso coscienza. Ed ha deciso che biso-

gna fare qualcosa. Bisogna prendere le difese dei più de-boli. Di chi ha meno. Uno sguardo limpido e sicuro, soste-nuto dalle profonde certezze acquisite attraverso le espe-rienze di vita, ma, pure pronto a dare fiducia.Domenico. Chiodi.Contadino, prima. Come tutti, allora. Autentico figlio dellasua terra, ama il lavoro in campagna. Ma ad un certo pun-to è costretto ad abbandonare i campi, perché, a causadelle sue idee, nessuno più gli dà lavoro. Operaio, poi. Inuna industria di vernici dell'hinterland milanese. Senza ri-nunciare alle proprie convinzioni. Creando in fabbrica ilsindacato per tutelare la salute degli operai, perché quel-le vernici fanno ammalare chi lavora alla catena.Domenico. Chiodi.Un impegno generoso, disinteressato, sincero. Militantepolitico fin dalla giovinezza. Sempre a sinistra: nel PSI, nelPSIUP, nel PCI, nel PDS e nei Democratici di Sinistra. Conun unico assillo: stare sempre dalla parte giusta, dallaparte della povera gente.Instancabile organizzatore della festa de l'Unità, insiemead Angelo Ballini. Poca ideologia. Ma tantissime doman-de concrete. Dirette, incalzanti, ineludibili. Nella loro appa-rente semplicità, vanno subito al cuore della questione.Ad

esse non si può dare una risposta di comodo. Pena subi-re una di quelle sue battute folgoranti. Dalle quali nonsfuggono nemmeno i dirigenti della direzione provincialeo i numerosi deputati e senatori che conosce. Anzi, glionorevoli tengono sempre in gran conto i pareri di Dome-nico.Attivista sindacale. In campagna, con la Federbraccianti.In fabbrica, con i chimici della CGIL. Sempre pronto a ra-gionare con gli operai.A spiegare l'importanza di avere unbuon contratto, di pensare al domani, alla previdenza.Agendo senza sosta, per cercare di costruire un po' diunità tra i lavoratori, per dare più forza alle rivendicazioni.Una volta in pensione, con lo SPI-CGIL, a Villachiara, a se-guire le pratiche di oltre 140 iscritti.Girando, casa per casa, per consegnare un 730, una tes-sera, la tanto attesa risposta ad una pratica iniziata mesiprima. Ma anche per parlare con la gente. Per stare insie-me alle persone.Consigliere comunale per 48 anni. Vicesindaco. Uomo diparola. Una moralità assoluta. Cristallina. Sempre prontoad ascoltare le richieste dei cittadini. Cauto nel promette-re. Ma sempre disposto ad impegnarsi per dare rispostepositive ai problemi della comunità, a pensare al bene co-

mune. Giustamente compiaciuto quando viene realizzataun'opera pubblica importante, come la costruzione del-l'acquedotto, del metanodotto, la ristrutturazione del pa-lazzo comunale, della palestra comunale…Domenico. Chiodi.Un profondo e sincero senso per la famiglia. Marito pre-muroso. Sempre vicino alla moglie Caterina. Padre affet-tuoso. Sotto l'apparente scorza dura, un amore immensoper i tuoi figli Giuseppe e Mariangela. Una dedizione assi-dua per la casa. Una passione genuina per l'orto. Remi-nescenza, forse, dell'essere stato contadino in gioventù.Domenico. Chiodi.Una lunga malattia. Dolorosa. Affrontata con dignità. Alle-viata dalle amorevoli cure dei tuoi figli e dalle frequenti vi-site dei tuoi familiari. Un sabato pomeriggio di maggio, unrespiro più lungo degli altri. L'ultimo. I nostri cuori sonogonfi di dolore. I nostri occhi non trattengono le lacrime.Ma le nostre bocche dicono a tutti il tuo nome e onoranola tua memoria.Domenico. Chiodi. Una vita degna di essere vissuta. Au-tentica. Proprio per questo merita di essere raccontata.

Giuseppe Riccardi

Domenico. Chiodi.Villachiara

L'inaugurazione della mostra personale del pittore Elio Roberti, alle 21 di gio-vedì 20 luglio, presso palazzo Ferrari, apre a Borgo San Giacomo il program-ma delle feste patronali 2006, che si svilupperà fino alla fine del mese di lu-glio e sarà concluso, secondo tradizione, dall'affascinante spettacolopirotecnico allestito presso il campo sportivo.Le feste e le rassegne estive (di musica, cinema e spettacolo in genere), pri-ma appannaggio quasi esclusivo delle sole città o dei luoghi di villeggiatura,sono da qualche anno una costante in molti dei nostri paesi, promosse sia daamministrazioni comunali che da associazioni e privati. E' una tendenza cheha ovviamente lo scopo di offrire agli abitanti possibilità aggiuntive di svago,crediamo inoltre che sia la dimostrazione che c'è finalmente voglia di valoriz-zare il modello di vita del piccolo centro, tranquillo, ma ricco di proposte e divitalità. Ci piace pensare che Borgo San Giacomo in questo abbia un po' an-ticipato i tempi.Da noi il 25 luglio, San Giacomo patrono del paese, ha sempre avuto un'im-portanza particolare: è stato giorno festivo e di chiusura delle attività lavora-tive. Però solo dal 1990 le feste patronali hanno assunto un carattere "festi-valiero" precedendo la tendenza di oggi e tuttavia distinguendosi per le loropeculiari caratteristiche. Dal punto di vista tecnico, la loro realizzazione risul-ta complessa nel momento in cui si devono fare coincidere date, impegni edaltre innumerevoli iniziative; basti pensare che si tratta di circa una cinquan-tina di appuntamenti condensati in pochi giorni. La manifestazione è realizza-ta grazie al contributo del comune e della Cassa Rurale e Artigiana di BorgoSan Giacomo (Credito Cooperativo). Un grazie particolare va rivolto ai respon-sabili della viabilità e della sicurezza, ai gruppi della Protezione Civile, agli

sponsor e a tutte le persone che contribuiscono alla organizzazione e realiz-zazione delle singole iniziative. Le feste patronali sono le feste del paese pereccellenza e siamo convinti che il punto di forza di queste nostre feste sia lavalorizzazione della creatività e dell'impegno dei molti gruppi presenti in pae-se: gruppi di danza classica e moderna, compagnie teatrali e semplici com-pagnie di amici. Per questo ed altro ancora riteniamo più che giusto dare spa-zio alla creatività e al lavoro della gente di Borgo. In questi anni, anche graziea queste feste, Borgo San Giacomo all'occhio del visitatore occasionale si ècostruito la fama di paese vitale e di centro attivo. Modestamente crediamoche non sia una fama immeritata.

DDuurraannttee llee ffeessttee ppaattrroonnaallii,, ttuuttttee llee sseerree,, ddaall 2200 aall 3311 lluugglliioo,, ssoonnoo aattttiivvii::PUNTO INFORMAZIONE a cura del ComunePUNTO INFORMAZIONE (Fondazione Castello di Padernello)MOSTRA DI PITTURA (Palazzo Ferrari)MOSTRA FOTOGRAFICA (Casa Spinoni)PESCA DI BENEFICENZA a cura dell'Oratorio ParrocchialeLUNA PARK (in via Quinzano).DDoommeenniiccaa 3300,, ddaallllee 1155 aallllee 1199::"UN LIBRO PER L'ESTATE" (Civica Biblioteca Gianni Pasquini)Apertura MUSEO ORNITOLOGICO FIAMENGHI (Palazzo Della Volta)Apertura pomeridiana della grande TORRE CIVICA della piazza San GiacomoVisite guidate gratuite al CASTELLO DI PADERNELLO (solo su prenotazione).

Gianluca Bono

Borgo San Giacomo

Le Feste Patronali di San Giacomo il Maggiore

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4 | ORZIVECCHI – POMPIANOLUGLIO 2006

Il calcio: uno sport, un gioco, una passione. Ma forse queste cose le sentiamosolo quando i giocatori scendono in campo, in quei 90 minuti delle partite. Ilresto - e purtroppo si tratta della parte predominante - sono le lunghe discus-sioni e gli interminabili dibattiti alla televisione e sui giornali dove appaiono ar-ticoli in cui le parole "scandali", "processi" "accuse" sono all'ordine del gior-no. Ma il calcio non è solo Mondiale e non sono solo le polemiche. Il calcio - ilpallone come ancora viene chiamato - è anche lo sport vissuto con entusia-smo dai nostri ragazzi, proprio in questo periodo impegnati in vari tornei not-turni che animano gli oratori nelle serate estive di molti paesi.Anche ad Orzivecchi il calcio giocato in sordina ha coinvolto moltissimi giova-ni che, al termine del campionato Csi dell'Oratorio, si sono ritrovati a maggioper il torneo del paese e a luglio per il torneo notturno che ha visto la parteci-pazione di 16 squadre, dopo mesi di allenamento pronte a confrontarsi sul ter-reno di gioco. Delle esperienze vissute nell'ambito dell'Oratorio di Orzivecchi ciparla il sig. Giuliano Foresti, responsabile del Gruppo Sportivo nato trent'annifa, nel 1976, come società affiliata al CSI e riconosciuta dal CONI, che gesti-sce i gruppi di ragazzi che ogni anno si iscrivono per formare le squadre delcampionato sportivo, oltre ad occuparsi della scuola calcio per i bambini al disotto dei 10 anni.Gli eventi riproposti richiamano la tradizione ma c'è un elemento di novità chenegli ultimi tempi ha caratterizzato la storia del gruppo: la presenza in squadradi giocatori stranieri. Si tratta degli stessi ragazzini conosciuti sui banchi di

scuola i cui genitori vivono e lavorano nel nostro comune e che si mettono ingioco praticando lo sport più amato dai loro compagni, il calcio."Quando la squadra scende in campo vediamo correre insieme ai nostri figlianche cinque ragazzi provenienti da Marocco, Kossovo, Ghana e Albania; noiaccogliamo tutti, non facciamo certo distinzioni di nazionalità, soprattutto se ciaccorgiamo che i giovani sono spinti dalla voglia di imparare e dall'entusiasmodi condividere le gioie e i dolori degli allenamenti e delle partite". Queste sono

le parole del sig. Foresti, confermate dall'allenatore Danesi Giuliano che sotto-linea la soddisfazione di vedere in campo giocatori uniti e motivati, capaci didivertirsi e di gioire sia quando segna uno straniero che quando a mettere inrete il pallone è un cittadino italiano: la soddisfazione è la stessa, perché in queimomenti non ci sono distinzioni, i giocatori bravi e dotati si vedono nel tempoe le capacità non dipendono certo dal paese di provenienza.Già l'estate scorsa l' Oratorio di Orzivecchi ha ospitato 44 società della cate-goria polisportivo CSI per la festa finale provinciale, accogliendo più di 700 ra-gazzi con le proprie famiglie. L'esperienza si è ripetuta anche quest'anno, conle fasi finali regionali della categoria Open, altro momento di aggregazione eoccasione per frequentare il nostro Oratorio, proprio in questi mesi impegnatoa collaudare la nuova - e positiva - gestione del bar, basata sul lavoro dei vo-lontari.Non ci resta che augurare ai nostri ragazzi una buona estate, sperando di ri-

trovarli a settembre con lo stesso spirito di squadra, con la stessa sana pas-sione e con identica disponibilità a migliorare quei legami di amicizia che van-no oltre il mondo del pallone, per costruire rapporti basati sul rispetto e nonsulla convenienza, sia fuori che dentro i confini di un campo da calcio.

Luisa Paccani

Orzivecchi

E' partito da Pompiano il lungo cammino che ha portato i fedeli, guidati dalparroco don Carlo Gipponi, dal sindaco Mariangela Marinoni, dal vicesindacoGianfranco Tortella e dall'assessore ai lavori pubblici Antonio Mrini, fino allagrotta della Madonna di Lourdes.I pellegrini hanno raggiunto tutti insieme il santuario della Madonnina dell'O-glio, dal quale, dopo il momento di preghiera e la foto ricordo, suddivisi in 12piccoli gruppi, hanno iniziato il percorso a tappe che in cinque giorni li ha con-

dotti fino a Lourdes.La comitiva comprendeva, oltre al parroco e agli amministratori comunali, 34pellegrini, il più giovane dei quali ha 18 anni, mentre la più anziana è una pen-sionata di 73 anni.Ecco i loro nomi: Domenico Manenti, Francesco Ranzenigo, Pierino Cattaneo,Carlo Zampieri, Alberto Ricca, Luciano Ranzenigo, Agnese Minelli, Rosa Lego-ri, Arturo Leccardi, Giovanni Menta, Angiolina Tomasini, Elio Simonelli, Enrica

Civini, Riccardo Boscolo, Emilio Baronchelli, Mario Ranzenigo, Giuseppe Mo-randi, Luigi Calzoni, Pierina Macalli, Paolino Ferrami, Pietro Ranzenigo, Riccar-do Ranzenigo, Arturo Zanoni, Pietro Tomasini, Margherita Rocco, Giovanna To-masini, Giuseppe Alberti, Domenica Calzoni, Fernando Rossi, Giovanni Lazzari,Savina Masserini, Fulvio Baratta, Maddalena Bradanini, Giuseppe Boglioli.

r. b.

Gruppo Sportivo: poche polemiche, molto calcio!

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Pellegrinaggio - staffetta a LourdesPompiano

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LUGLIO 2006BARBARIGA - DELLO - SONCINO | 5

"Educare al dono del sangue non significa solo educare alla salute, ma realiz-zare nell'uomo la piena coscienza dei suoi impegni morali e civili. L'attivitàdella nostra associazione deve contribuire alla diffusione della cultura della do-nazione, della solidarietà e del volontariato".Con queste parole il Presidente Vito Lussignoli ha aperto le celebrazioni per il40° anniversario della fondazione della sezione Avis di Barbariga che contacirca 60 iscritti.La Dott. Camilla Vezzosi, Presidente Provinciale Avis, nei saluti inviati, ha am-mirato il coraggio degli avisini di Barbariga di tenere fede alla lunga tradizionedi generosità tipica della gente della Pianura bresciana.Tutti i soci e le autorità, fra cui il sindaco Marco Marchi e il parroco don FaustoBotticini, si sono incontrati presso la sede Avis all'interno del cortile dellescuole elementari. In corteo hanno sfilato per le vie del paese, accompagnatidal Corpo Bandistico di Mairano e dalle majorettes di Castrezzato e si sono di-retti alla Piazza Donatori di Sangue e al monumento. Qui è stata depositatauna corona d'alloro ed è stata celebrata la funzione religiosa. Per la sezionesono stati 40 anni di attività volontaria e gratuita.L'associazione è stata costituita nel 1966 da parte di un gruppo di personecon a capo l'allora sindaco Battista Santina. Fra i soci fondatori sono stati ri-cordati in particolare l'ex-madrina Marta Bettoncelli e il cav. Gianpiero Marca,presidente per 25 anni, che tanto ha contribuito all'allargamento continuo delgruppo, cercando ed ottenendo l'uso di ambienti confortevoli ed idonei alle

donazioni trimestrali. Lui stesso suggerì l'intitolazione di una piazza ai Donatoridi Sangue e la costruzione di un monumento alla loro memoria.Diverse sono le difficoltà che la sezione deve affrontare. Tanti volontari hannosospeso le donazioni per raggiunti limiti d'età o per motivi di salute.A questo si aggiunge la rigidità nella selezione o il disagio per lo spostamentoal Centro Trasfusionale di Manerbio. La nota positiva è l'aumento delle iscrizio-ni di giovani, risultati idonei alla donazione.

Durante la cerimonia sono state consegnate 4 croci d'oro per le cento dona-zioni effettuate a Nerina Inverardi, Mario Redondi, Vito Lussignoli, Andrea Tan-zini, due distintivi d'oro con fronde a G. Battista Dalè e a Maura Lussignoli,cinque medaglie d'oro per le 50 donazioni a Maurizio Delpero, Tiziano Ros-setti, Francesco Scaglia, Dario Terzi, Raimondo Uccelli, dodici medaglie d'ar-gento a Paolo Alghisi, Angelo Baldassari, Luisa Bertana, Pietro Bianchi, Dome-nico Bonetti, Duilio Cremasco, Miro Gnali, Marina Mantovani, Stefania Rossini,Francesco Santina, Armando Sanzeni, Roberto Tosi e undici medaglie di bron-zo a Roberto Bertolotti, Gabriella Bonetti, Milena Falappi, M.Teresa Frittoli,Giuseppina Giacomelli, Miriam Lussignoli, Elisa Rocco, Maria Rota, MaurizioSpalenza e Manuel Zanola.Il sindaco Marco Marchi, elogiando l'operato della sezione, ha apprezzatol'attività svolta dall'associazionismo in generale in quanto rappresenta un mo-do concreto e diretto dei cittadini di intervenire nel tessuto sociale in cui si vi-ve.L'esempio dell'azione solidale ed il ricordo storico sono l'insegnamento più ef-ficace per le giovani generazioni e per quanti decidono di aderire al volonta-riato, che sempre di più è una ricchezza collettiva capace di agire sulla co-scienza civica e favorire la crescita della cultura della solidarietà.

Vittorina Ferrari

Barbariga

40 anni di Avis

Dello

I fiori e i frutti di Lucia SegaliniLa pittrice parla della sua passioneper i colori della terraLucia Segalini, maestra di scuola materna e pittrice delle-se, ha esordito come artista a partire dal 1998. Gli artistifrequentati sono stati il padre, il fratello Giambattista edErnesto Roversi. Le tecniche usate sono quelle delpastello, dell'olio, dell'acrilico e dell'affresco. Segue unostile figurativo tradizionale e realista. I materiali usati sonola tela, la tavola e la carta. Ha partecipato a mostre collet-tive. Ha frequentato corsi di affresco, di trompe l'oeil, e ditecnica ad olio e della lavorazione della terracotta. I suoisoggetti sono i fiori e i frutti della terra alla quale è moltolegata. La molla che ha generato un impegno maggiorenella pittura è rintracciabile nel vuoto lasciato dalla scom-parsa della madre in seguito alla quale si è sentita comeorfana. LA raffigurazione le ha permesso di rintracciare edi riannodare i fili della memoria e degli affetti.

La Segalini è figlia d'arte di Pietro Segalini, pittore paesag-gista impressionista. Volendosi distinguere, ha scelto i visie i ritratti. Ha seguito le lezioni del maestro ErnestoRoversi al Circolo culturale don Verzelletti di San Paolo.All'inizio le tecniche utilizzate erano quelle della matita edel pastello. Dagli incontri al Centro ha cominciato acopiare i visi, prima dei familiari e poi di importanti musi-cisti, essendo la musica un'altra passione di famiglia. Ilmarito della Segalini insegna musica alla scuola media edè figlio del professore Tagliani. Fra i volti dei musicisti dise-gnati dalla signora Lucia, c'è una riproduzione di unastampa antica raffigurante Giuseppe Verdi prestata dalladitta Passadori.Fra gli altri compositori ci sono Mozart, Lizt e la patronadei musicisti santa Cecilia. Imparata la pittura , la signoraafferma di prediligere i ritratti. Non ama vendere i propriquadri perché li percepisce troppo come cose e prodotti

suoi e non riesce a staccarsene. Realizza e distribuisceritratti perché le raffigurazioni delle persone non le appar-tengono.Dopo la riproduzione è passata al disegno fatto con il buli-no e con esso le stampe. Alla scuola d'arte del centro èdisponibile un torchio del Decca, pittore di Flero, torchiodonato al Circolo Verzelletti dal pittore Ernesto Roversi.

Lucia è un'amante del lavoro manuale, la appassionanogli oggetti e tutto ciò che è creato con le mani in partico-lare il recupero delle cose antiche legate al tempo chepassa.

Vittorina Ferrari

Una settantina gli iscrittiA Soncino, su 7500 abitanti, circa 500 sono stranieri.Gli adulti sono inseriti nel mondo del lavoro: gli uomininei lavori agricoli, negli allevamenti e nelle piccole in-dustrie; le donne nei servizi domestici e nella assisten-za ai nostri anziani.Col loro impegno si guadagnano il diritto ad una vitapiù dignitosa. Ma nel medesimo tempo garantisconol'attività delle nostre imprese e la crescita della nostraeconomia e quindi anche il finanziamento del nostrostato sociale.Da diversi anni, in base ad una Convenzione stipulatafra il Comune di Soncino, l'Istituto Scolastico compren-sivo e il centro territoriale permanente per l'istruzionee la formazione in età adulta di Crema e con la parte-cipazione di alcuni insegnanti volontari, vengono pro-posti corsi serali gratuiti per l'apprendimento della lin-gua italiana, perché gli organizzatori ritengono che laconoscenza della lingua e della cultura italiana sia unodei mezzi più efficaci per una pacifica integrazione de-gli stranieri che sempre più numerosi giungono tra noi.Anche quest'anno il corso si è svolto regolarmente ecinque degli scolari hanno sostenuto gli esami di licen-za media.Le lezioni sono state tenute presso le aule della Scuo-la elementare di Soncino due giorni alla settimana.Per il corrente anno scolastico hanno collaborato, conl'insegnante incaricata dal Comune di Soncino Fran-cesca Perotti, Clelia Spinelli, Cristiana Baccolo, e

Franco Occhio.Gli stranieri che man mano si sono iscritti e hanno sal-tuariamente frequentato i corsi sono stati 69, di 11 na-zionalità diverse: (India 27, Marocco 8, Albania 7, SriLanka 7, Romania 6. Brasile 5, Bangladesh 2, Algeria1, Kossovo 1, Usa 1)Sono stati suddivisi in tre gruppi:- 17 per il corso di prima alfabetizzazioneadatto agli immigrati che desideravano imparare le pri-me basi della lingua italiana- 41 per il corso di approfondimento per co-loro che già avevano una prima conoscenza della lin-gua italiana,- 11 per la preparazione all'esame di terzamedia per gli alunni che volevano perfezionare le pro-prie capacità espressive e prepararsi a sostenere, altermine del corso, le prove per ottenere il diploma.Le difficoltà dovute agli orari ed agli impegni di lavorohanno a volte comportato una presenza discontinua:tuttavia nel complesso hanno avuto una frequenza suf-ficientemente regolare oltre 30 alunni.I giorni di lezione sono stati in totale 68 per 136 ore.Il corso verrà riproposto anche per il prossimo anno: sevi fossero altri insegnanti volontari disponibili, si po-trebbero organizzare corsi più completi, con maggiornumero di lezioni ed anche con distribuzione di orariodurante tutta la giornata.

per il Gruppo di Insegnanti VolontariFranco Occhio

Soncino

Terminata la Scuola per stranieri

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Si parla tanto di fuga di cervelli dall'Italia, di menti par-ticolarmente brillanti tra le quali abbondano ingegneri,medici, ricercatori, scienziati, che trovano più facil-mente sbocchi lavorativi all'estero che da noi.Questo "fenomeno" tocca da vicino anche la nostrazona con vicende che spesso rimangono sconosciuteai più.La carriera ancora breve, ma già molto ricca di espe-rienze, dell'Ing. Fabio Zucchi, è sicuramente rappre-sentativa di chissà quante altre avventure umane chehanno radici nella Bassa bresciana, ma danno i proprifrutti in terre lontane.Laureato nel 1995 presso l'università degli Studi diBrescia in Ingegneria Meccanica, risulterà essere fon-damentale per la sua crescita umana l'esperienza,condotta per il programma MBA, in Finlandia pressola Helsinki University of Technology.Qui il giovane ingegnere ha avuto la possibilità di strin-gere contatti con persone di varie nazionalità e di ve-dersi spalancare una finestra sul mondo che a breveavrebbe costituito un richiamo irresistibile.

Nel 1997 arriva una proposta di lavoro dalla CarloGnutti di Maclodio, con l'incarico di mantenere i rap-porti tecnici con i produttori internazionali di motori(Caterpillar, Daf, Volvo, John Deere, ecc.).Nel 1998 Zucchi segue in prima persona l'avviamentodi uno stabilimento della stessa azienda a Hebron,città vicina a Cincinnati, nell'Ohio (Usa). L'esperienzadurerà tre anni e gli permetterà di incrementare la suacrescita professionale ed umana grazie anche alla vi-cinanza della moglie Zeudi, sposata nel 1999.

In questo periodo, molto rari sono i ritorni in Italia an-che perché la conoscenza degli Stati Uniti, del loro ter-ritorio e dell'ambiente sociale assorbono gran parte deltempo libero.Nel 2004 l'ennesimo trasferimento per lavoro: questavolta in Canada, nell'Ontario, dove il 19 luglio 2005nasce Emily, la piccola di famiglia che riesce a farmuovere per la prima volta dall'Italia i nonni.Le differenze tra la realtà italiana e quella americanasono tante, ma per Fabio Zucchi il Canada è un postoideale per vivere: "un paese che affascina per moltiaspetti - dice -, soprattutto per la capacità di conviven-za di numerose culture, capaci di integrarsi e di costi-tuire con l'armonia e lo scambio interetnico la maggio-re ricchezza".La lontananza suscita malinconia per l'Italia, in partico-lare per gli affetti, ma anche per la storia e l'arte e perle radici che comunque rimangono fondamentali inogni persona.Citando Orazio, ricorda: "Chi passa i mari, cambia ilcielo e non l'animo".

Le notizie dal Bel Paese arrivano grazie ad Internet,strumento fondamentale anche per mantenere i con-tatti con amici e parenti. "In Canada rimane della no-stra terra una immagine un po' romantica, legata al fa-scino della nostra cultura e, grazie ai ricordi deimigranti più anziani, un quadro a tinte sfumate che ri-porta ad un Paese che non c'e' più - commenta l'in-gegnere -.Anche le recenti vicissitudini politiche non hanno avu-to grande spazio sui principali giornali o sulle Tv Cana-desi che, comprensibilmente, non pongono la nostranazione al centro del mondo".Il prossimo anno Zucchi tornerà a casa, a Coniolo, contutta la famiglia, avendo già maturato gli obiettivi chesi era prefissato.Ma non è detto che metta le radici definitivamente:potrebbe rimettersi in gioco anche in altri paesi, pron-to a mettere a disposizione le sue competenze e la suapreparazione.

A.Z.

6 | ORZINUOVILUGLIO 2006

Da anni disabitato, diroccato e infestato dai topi, il Fenil Ortaglie, accantoall'ingresso del cimitero di Orzinuovi, era diventato il rifugio di un gruppodi immigrati che l'avevano scelto come dimora durante la notte. Dopo chegli accertamenti, condotti dagli agenti di polizia locale in collaborazionecon i carabinieri della stazione di Orzinuovi, hanno appurato che nella ca-scina fatiscente trovavano riparo cinque cittadini extracomunitari, il sinda-co ha deciso di firmare l'ordinanza di demolizione dell'edificio per motividi ordine pubblico, per ragioni igienico sanitarie e per l'incolumità stessadegli occupanti abusivi. Gli immigrati lasciavano il loro rifugio all'alba persalire su un camioncino che li portava al lavoro presso i cantieri del mila-nese e rientravano solo a sera. Per impedire l'accesso degli estranei all'i-

terno della struttura pericolante, erano state murate porte e finestre delpianoterra, ma gli operai clandestini, servendosi di una scala sottratta alcimitero, salivano sul fienile, ritiravano la scala ed occupavano indisturba-ti la catapecchia, dormendo su alcuni logori materassi stesi sul pavimen-to sconnesso. L'intervento di controllo delle cascine disabitate da partedella polizia locale rientra nel programma delle normali attività che i vigilisvolgono sul territorio per garantire la tutela della legalità e la sicurezza deicittadini. Le frequenti operazioni ottengono risultati positivi, che si merita-no il plauso dell'amministrazione comunale, soddisfatta per il lavoro svol-to dai suoi agenti e dai carabinieri. La polizia locale orceana opera su piùfronti e promuove con frequenza corsi di aggiornamento rivolti agli agen-ti. L'ultimo seminario, aperto ai vigili di tutta la Bassa e delle province vi-cine, ha avuto per tema "La polizia locale ed il falso documentale" ed ave-va lo scopo di far luce sulle caratteristiche di autenticità dei documenti diguida. "Non sono soltanto conducenti stranieri a falsificare il permesso dicircolazione - informa il comandante Vittorio Paloschi -.Abbiamo scoperto un cittadino orceano che a tre diversi controlli avevaesibito per tre volte false generalità. Viaggiava con patente falsa ed è sta-to identificato soltanto grazie alla rilevazione delle impronte digitali".

B. V.

Clandestini stranieri e nostraniOrzinuovi

Nella foto: l’Ing. Fabio Zucchi e la figlia Emily

Da Coniolo al Canada la carriera dell'ing. Fabio ZucchiItaliani all’estero

"Cerco un'altra strada, un ritorno diverso" rispetto a quella "vecchia ma-niera dei ricordi" che consiste nel "fiutare il passato in vecchie fotografie":si apre così la raccolta di poesie intitolata Autoritratti del giovane orceanoMichele Scalvenzi. La fisionomia dei suoi lineamenti, che muta dall'infan-zia alla maturità adulta non è descritta attraverso delle immagini fotogra-fiche, che imbrigliano l'hic et nunc di un attimo fuggevole. La descrizionedel sé passa attraverso un'altra esperienza, che molto meglio della pelli-cola fotografica riesce a ripercorrere le tappe fondamentali della sua esi-stenza, di un vivere pienamente calato nel proprio tempo e nella propriaterra. Michele sceglie la strada letteraria, quella delle parole in grado dicreare immagini, per evocare esperienze profonde e dare loro forma nuo-va, più nitida attraverso la prosa poetica. Una prosa poetica frutto di uncertosino lavoro di lima che tenta di colmare i buchi della memoria intel-lettiva. Egli si affida al potere presentificatore delle parole per nominare, omeglio rinominare e riimmaginare frammenti del suo vissuto riprendendoun'idea del tutto benjaminiana del ricordo, in cui le immagini dell'infanziae dell'adolescenza sono in grado di "preformare nel loro intimo l'esperien-za successiva". Tuttavia Michele, a differenza di Benjamin non ha come fi-ne la realizzazione di una biografia sociale. Le sue poesie sono il risultatodi una modalità rammemorativa non immediata, ma mediata attraverso lariflessione e la lettura in profondità delle rune dei ricordi. In tal modo ilpunto di vista dell'adulto si sovrappone e a volte si impone sul punto di vi-sta, del tutto ingenuo e vergine da ogni esperienza del bambino. Solo at-traverso questa rilettura è possibile far parlare ancora le reminescenze delpassato, che non rimangono morto e infertile possesso o mummificata re-

liquia, ma divengono retaggio produttivo per l'oggi e il domani. Effetto pre-cluso alla fotografia, che immortala fisionomie e attimi annodandoli persempre all'ultimo bagliore dell'aura che promanano in eterno, sempreuguali a se stesse, impassibili allo scorrere del tempo. Controllando "gliocchi scavati e i perigli tra le rughe e la pelle smerigliata" che non può ri-manere immune alla corrosione dei giorni, Michele non può far altro checambiare cornici alle fotografie, "immobili come cortecce secolari". Lapoesia è per Scalvenzi il modo per congedare, assegnandole alla memo-ria letteraria, le sue esperienze più profonde. Attimi gioiosi ed eccitanti, co-me gli ultimi giochi nel cortile prima della ripresa della scuola o il primo"cicaleccio di ormoni" di fronte allo "scrosciare morbido di seni fatui"cherisveglia dal torpore della latenza della pulsione sessuale, ma anche mo-menti dolorosi. La poesia deve saper dire anche "la disperazione della se-ra/ quando l'alba nascosta/ attende ancora / l'ombra spigliata della prima-vera". Tuttavia, nel suo tentativo di imbrigliare e dare un sensoall'imbrigliabile e incomprensibile non senso della vita, al dolore della per-dita e al vuoto dell'assenza, la prosa poetica di Michele incontra dei limi-ti, non riesce mai a addentrarsi nelle cavità ultime degli abissi, ad esplo-rare la punta dell'iceberg, sebbene tenti di raggiungere tali picchiattraverso una spinta quasi voyeuristica. Tali limiti sono però immanenti al-la scrittura stessa.- La sofferenza non si può dire fino in fondo- sembraessere il pensiero sotteso a "Il non amore della poesia", in cui le decora-zioni del verbo per descrivere la lontananza irraggiungibile di una personacara divengono "un vecchio trucco da romantici/ ispessiti dalla noia/ dal-la morte nel cuore", nonché "la viltà del non agire, la corrosione tecnicadel sentimento". Tesi confermata quando, nel tentativo di dipingere alme-no "i contorni" del dolore, dello "spillare ogni secondo lamine di vita" è im-possibile dar vita a "prosa beata" e persino la singola parola è negata. Le

poesie della raccolta non consentono sempre una lettura scorrevole. L'au-tore ricorre spesso all'isolamento ungarettiano delle parole, all'utilizzo divirgole a fine verso con l'intenzionalità di creare un effetto dissonante. Diqui si sente quanto l'influenza musicale più che quella poetica abbia agi-to da cassa di risonanza nella formazione di Michele. Una musica non ne-cessariamente armonica, ma quando serve anche "cacofonica", come lasensazione di immergere le "mani nel fango".La poesia deve testimoniare anche le emozioni stridenti, non solamente la"fragile gioia" Ma non è solo la musica ad investire i campi semantici deisuoi autoritratti. La sua passione e profonda conoscenza del cinema rie-cheggiano nel riferimento a Pastrone, regista dei primi anni della storia delcinema e al film "Fuoco" con soggetto e sceneggiatura di Gabriele D'An-nunzio di cui Michele ricalca lo stile e ne riporta alcune didascalie ("bru-ciami…bruciami l'anima") nel tentativo vano di colmare uno "schermovuoto". Un sostrato culturale di un certo spessore e una spiccata capacitàspeculativa nei confronti delle questioni cardine dell'esistenza stanno dun-que alla base di questa raccolta. Leggere questi autoritratti in versi signi-fica ripercorrere le tappe fondamentali del vivere, interrogarsi sul doloredella perdita, del vuoto, dell'amore negato, sulla funzione della poesia."Autoritratti" si trova presso: Drogheria Cazzuli - Livraga libreria - Bottegadei Popoli - Edicola Flavio

Valentina Ottoboni

Autoritratti: poesie di Michele ScalvenziRecensione

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ORZINUOVI | 7LUGLIO 2006

Il vescovo di Brescia mons. Giulio Sanguineti ed vescovo di Cremonamons. Dante Lafranconi si sono incontrati a fine giugno a Orzinuovi, alconfine fra le due circoscrizioni affidate alle loro cure spirituali, per fare ilpunto sull'attività dei media diocesani (giornali, tv, siti web) che le rispet-tive curie gestiscono in collaborazione da ben sette anni, allo scopo dicreare sinergie nel mondo della comunicazione sociale, per risponderecon i moderni mezzi di informazione all'esigenza di una "nuova evangeliz-zazione".L'incontro, coordinato da Giancarlo Brognoli, sponsor del settimanale te-levisivo bresciano "La buona notizia" e di quello cremonese "Il giorno delSignore", ha visto la partecipazione di una folta delegazione di sacerdoti elaici, impegnati nella gestione di emittenti e testate cattoliche diocesane.In particolare mons. Lafranconi era accompagnato dal vicario generalemons. Mario Marchesi, referente per la comunicazione nella diocesi diCremona, e da mons. Ruggero Zucchelli, presidente di "Teleradio Cremo-na città nuova", mentre il vescovo Sanguineti era assistito, tra gli altri, da

don Gabriele Filippini, ex direttore del giornale bresciano "La voce del po-polo", e da Federico Natali, direttore della Fondazione San Francesco diSales, che raggruppa tutti i media della nostra diocesi e che da settembreavrà in gestione anche le sale cinematografiche degli oratori bresciani.Una riunione tecnica dunque, svolta a pane e pesce presso il ristoranteDelfino, dove i pesci freschi di mare sono stati moltiplicati sulla tavola sen-za interventi miracolosi, ma con la consueta, prestigiosa maestria, da Sal-vatore Polidoro e famiglia, che gestiscono il locale orceano.L'ospitalità di Orzinuovi è stata manifestata dal parroco don Franco Ber-tanza, dal comandante della stazione dei carabinieri maresciallo GiovanniVentre e dal comandante della polizia locale Vittorio Paloschi, che hannofatto gli onori di casa ai presuli ed ai responsabili dei due centri diocesa-ni di produzione televisiva. Facendo onore all'ottima qualità di scampi edi ostriche crude, di cozze e vongole grigliate, la nutrita delegazione ha ti-rato le somme, insieme ai vescovi, dell'ultimo anno di pastorale mediati-ca. Presso il centro di produzione televisiva di Brescia e di Cremona ven-

gono predisposti ogni settimana i commenti ai brani del Vangelo passatialle emittenti locali e a Telepace, che trasmette via satellite in buona par-te dell'Europa. I programmi raggiungono ormai oltre 100.000 spettatori."La presenza questa sera dei due vescovi, difficile da assicurare a causadei loro differenti impegni, rende visibile la sinergia che, grazie allo spon-sor, è nata da alcuni anni e che positivamente continua tra le due dioce-si" commentano gli esponenti delle due curie, riconoscendo il merito diGiancarlo Brognoli, impresario di Borgo San Giacomo, autore della granparte degli interventi di recupero di chiese e santuari in territorio cremo-nese, nel far incontrare le due diocesi.L'impresario gabianese sta attualmente lavorando alla ristrutturazione delporticato presso la facciata del duomo di Cremona ed al rifacimento com-pleto dell'impianto di illuminazione in vista delle celebrazioni, nel 2007, delIX centenario di edificazione della cattedrale.

R.C.

La nuova evangelizzazione viaggia sul satellite

La festa di fine anno all'Istituto "Grazio Cossali" di Orzi-nuovi ha concluso il progetto "Extrascuola", iniziativa diformazione realizzata in collaborazione con gli operatoridella cooperativa Tornasole, esperti di metodologia atti-va nella conduzione dei gruppi.Il progetto, avviato in ottobre, si proponeva di coinvolge-re 50 studenti attraverso la loro partecipazione a labo-ratori formativi (per un totale di 80 ore), finalizzati prin-cipalmente a favorire l'emergere delle risorse personali

e delle potenzialità di animazione dei partecipanti, asperimentare la cooperazione, il lavoro d'equipe e laprogettazione come strumenti per intervenire a scuolaed a fornire strumenti e tecniche per la rilevazione deibisogni degli studenti. "Extrascuola" ha proposto ancheun percorso formativo rivolto agli insegnanti interessatiad approfondire ed a condividere modalità di intervento"attivo" con gli studenti ed ha coinvolto i genitori nellagestione del progetto, la cui ultima fase consisteva ap-

punto nella elaborazione e nella organizzazione della fe-sta di fine anno.Gli studenti che hanno partecipato al corso si erano inprecedenza cimentati nell'organizzazione dell'open daye collaboreranno alla gestione del progetto accoglienzarivolto alle future classi prime.Sono in sostanza diventati una risorsa che la scuolapuò impiegare nella realizzazione delle iniziative assun-te per migliorare il benessere di chi frequenta l'Istituto.

La festa di fine anno, organizzata con l'obiettivo di coin-volgere tutte le componenti scolastiche (studenti, do-centi e personale ausiliario), ha proposto musica livesuonata da 4 gruppi di allievi dell'Istituto, giochi, finalidei tornei sportivi, premiazioni dei vincitori dei tornei edei vari concorsi cui hanno preso parte gli allievi delCossali, rinfresco per tutti.

R.B.

Voglia di school party Festa di fine anno al Cossali

Orzinuovi

In senso orario: Artisti in erba , Momenti di gloria: premiazione Progetti e Concorsi, Premiazione Team Sportivo, Premiazione Torneo di Pallavolo

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LUGLIO 20068 | SPECIALE INTEGRAZIONE

Erano i primi anni ottanta ed ero occupato in una grande fonderia brescia-na, fonderia che lavorava a ciclo continuo, cioè senza pause festive per in-tenderci. In quel periodo non si trovavano più operai disposti a lavorare aturni, in un ambiente non dei migliori dal punto di vista della salute e, se-condo i canoni della direzione aziendale, bisognava pure avere dei requi-siti specifici. Infatti l'età doveva essere inferiore ai trent'anni, la salute in-tegra, l'intelligenza buona ma non vivace (altrimenti poi fanno "casino") etante altre doti più o meno nascoste, verificate accuratamente da 007aziendali prima dell'assunzione. Va da se che con questo stile, prima o poiil personale scarseggia."E chi può venire a lavorare da noi?" , meglio, la domanda da porsi eraun'altra:"E chi vorrebbe e potrebbe sopportare un lavoro da negri?"Ma, eccola la risposta:"E' un lavoro da negri? Ed allora cerchiamo dei ne-gri!"Fu contattata la Caritas bresciana che fornì il "materiale umano" rispon-dente ai requisiti. Certo il tutto fatto in modo molto diplomatico e discretoper non essere tacciati di razzismo e sfruttamento, al contrario, per dareun'opportunità di lavoro "onesto, ben retribuito ed invidiato" a "persone"che cercano un "riscatto" e vogliono crearsi un futuro.Arrivarono in una diecina, alcuni neri come la pece, altri solo un po' piùscuri di un nostro qualsiasi muratore d'estate; alcuni con un fisico da "ne-

gri", altri né più né meno come noi.Il primo problema fu la comunicazione perché parlavano o solo inglese osolo francese che comunque era pur sempre la loro seconda lingua . Noi,come seconda lingua avevamo l'italiano, sì perché la prima era il dialetto!Primo insegnamento: chi lo ha detto che sono tutti abituati ai leoni e allegiraffe e basta?Li guardavamo con curiosità, quasi di nascosto, ansiosi di verificare sulcampo come lavorano i "negri" e per sapere se potevano reggere i nostriritmi.Da subito si fecero notare due ragazzi del Senegal, di un villaggio vicino aDakar, luogo a noi noto solo perché arrivo di una famosa corsa motoristi-ca.Si chiamavano Alì e Mustafà, nomi che si erano scelti dopo che noi italia-ni non riuscivamo mai a pronunciare correttamente il loro vero nome.Alti, slanciati, con l'occhio vivace ma triste, lavoravano sempre in silenzioe questo m'incuriosiva molto. Non potevo rimanere inattivo e feci di tuttoper superare il muro che sembrava avessero eretto fra noi e loro.Dopo vari tentativi, capii la loro riservatezza: troppe volte non erano staticapiti e, di conseguenza, sfruttati e trattati da negri.Avevano 23 e 25 anni, praticamente erano cresciuti insieme ed insiemeavevano affrontato l'Italia.

Musulmani convinti, erano capaci di non bere e mangiare dall'alba al tra-monto durante il Ramadan, l'equivalente della nostra quaresima più o me-no. Ma lavoravamo in fonderia! Non sono mai riuscito a farli sgarrare perun po' d'acqua, nemmeno quando erano bagnati di sudore!A volte vestivano come erano abituati nel loro paese d'origine, ma mi di-cevano che questo rendeva più difficile i rapporti con la gente. "Ma voi ita-liani guardate come uno va vestito invece di guardare cosa fa?" Secondoinsegnamento!In effetti fecero fatica ad adeguare i loro ritmi ai nostri e mi chiedevano"perché correte sempre?".Terzo insegnamento, ma l'ho capito dopo!Un giorno mi svelarono perché erano venuti in Italia. Avevano un sogno:volevano comperare un peschereccio e fondare una cooperativa di pesca-tori.Racimolare i soldi necessari in Senegal era praticamente impossibile equindi decisero che l'Italia era il paese migliore per provarci.Inutile dire che ci riuscirono ed in soli otto anni.Ultimo insegnamento: bisogna sempre avere un sogno e lottare per realiz-zarlo e, aggiungo io, mai giudicare dalle apparenze.

Gianfranco Gatti

Il sogno di Alì e Mustafà

"Storie così di solito si vedono solo al cinema, o si leggono nei romanzi difantasia. Però questa è una vicenda vera, piena di sofferenze, rischi, diffi-coltà": è la storia che il giovane Mohamed Bachri ha condensato in 115pagine dattiloscritte per raccontare i primi 26 anni della sua vita e le av-versità che il destino gli ha riservato. Un libro in attesa di editore e di pub-blicazione, "dedicato ai giovani che hanno avuto tutte le possibilità di co-struirsi una vita o di realizzare il loro sogno e non l'hanno fatto, ma -scrivel'autore - dedicato anche a tutti i genitori, che non devono essere duri coni loro figli, non devono trattarli male, perché non succeda loro quello cheè successo a me". Bachri ha oggi 38 anni, abita a Orzinuovi con la moglieche presto gli darà un figlio e lavora come operaio metalmeccanico pres-so una importante ditta di Dello. Nel tempo libero collabora attivamentecon la Charitas di Orzinuovi, offrendosi come mediatore culturale e inse-gnante dei corsi di lingua italiana che l'associazione organizza per gli stra-nieri. In questo modo cerca di dare una mano al prossimo e di appagarenello stesso tempo il suo inesauribile desiderio di istruzione e di approfon-dimento della cultura degli altri. Proprio per il bisogno di imparare, di fre-quentare una scuola che gli aprisse nuovi e più vasti orizzonti e lo rendes-se più cosciente della dignità di ogni persona ha lasciato Alhamada, ilpaese natale sperduto tra le montagne della Tunisia, ed ha iniziato la lun-ga odissea che lo ha portato nella Bassa bresciana. "A Alhamada, il pae-se dei miei genitori, che è in montagna, d'inverno fa un gran freddo e ca-de molta neve, per cui, fino a qualche decennio fa, le famiglie sidividevano: i vecchi, le donne e i bambini, con le pecore e gli altri animaliche non resistono al freddo, si spostavano di circa 300 chilometri a sud;soltanto alcuni uomini, a turno, restavano con le mandrie di bufali". Iniziain questo mitico ambiente agreste la storia di Mohamed Bachri, ultimo di-scendente della famiglia di Ahmed Ben Alì, "un santo molto venerato, scel-to dal governatore per amministrare la giustizia, non solo nella sua tribù,ma in una vasta zona del Sud della Tunisia". Dotato di poteri taumaturgi-ci, Ben Alì pensava però che nel potere degli uomini "c'è sempre qualco-

sa di ingiusto, c'è sempre il rischio di far soffrire gli altri senza motivo",perciò un giorno se ne andò con la moglie e dopo un viaggio di 800 chi-lometri trovò in montagna una sorta di castello naturale, dove costruì lasua casa. Il nonno del nonno di Bachri era molto ricco e molto pio. Era an-dato in pellegrinaggio alla Mecca a dorso di cammello e prima di morireaveva pensato di lasciare qualcosa delle sue ricchezze ai nipotini. "Dopoaver ucciso un cammello, gli tagliò il collo, lo riempì d'oro, e lo nascose sulfondo di uno dei suoi pozzi, che un tempo era stato usato come magazzi-no per il grano". Quanto al nonno Belgasem, uomo di grande forza, capa-ce di caricarsi in spalla una bufala incinta, era sempre pronto ad aiutare ilprossimo e a difendere i deboli. Fu lui a liberare la zona da un tipaccio vio-lento e prepotente che terrorizzava tutti. Il padre di Bachri era invece uninetto, presuntuoso ed egoista. "Sapeva fare soltanto una cosa: mettere almondo bambini, senza assumersi la responsabilità della loro vita, della lo-ro istruzione". Fino all'età di 18 anni Mohamed è stato un "nessuno", per-ché alla sua nascita il padre non si era nemmeno preso la briga dire regi-strarlo all'anagrafe. Soltanto nel 1986, quando ormai aveva lasciato la suacasa, per iscriversi a una scuola di Tunisi - nel frattempo lavorava comemuratore -, dopo una causa in tribunale, è riuscito ad avere la carta d'i-dentità. Con il documento di riconoscimento è partito per la Siria per se-guire un corso internazionale di studi coranici, prima tappa della sua vitada emigrante, proseguita poi in Turchia, in Grecia, in Italia a Napoli, In Ger-mania, in Francia e ancora in Italia, prima a Como ed infine a Orzinuovi.

r. c.

L'odissea di Mohamed Bachri Dal 1988 Caritas di Orzinuovi opera nel servizio della integrazione socialedi persone provenienti da Paesi stranieri sia con aiuti umanitari primariche con progetti scolastici e culturali.Il legame che si è creato nel tempo con le varie etnie presenti nel nostroterritorio si è fatto sempre più comprensivo di scambio di valori e tradizio-ni che si manifestano nei gesti di una quotidianità a volte assai comples-sa per chi ha radici e provenienze differenti.L'integrazione attraverso l'apprendimento della lingua italiana si è semprerivelato fondamentale.Negli anni 1989/1995 i corsi di italiano si sono tenuti per due sere allasettimana perché la domanda proveniva esclusivamente da stranieri ma-schi inseriti in attività lavorativa, ed abbiamo seguito gruppi mediamentedi 12/15 iscritti annuali con differente assiduità e profitto, tutti comunqueconsapevoli della importanza di saper capire anche sul posto di lavoro itermini indispensabili.La lezione ha scelto il metodo della conoscenza su modulo situazionale perentrare nel vivo della necessità: dal medico, in farmacia, al supermercato,in cantiere, in questura, all'anagrafe… tramite schede concrete si arriva-va poi alla costruzione della lingua base con alcune regole.La difficoltà derivata dalla diversità della lingua d'origine degli iscritti èsempre stata superata o con la presenza di alcuni interpreti o con la par-tecipazione degli stessi scolari in collaborazione con gli insegnanti volon-tari.Caritas ha sempre utilizzato sussidi didattici in uso presso i suoi centri sco-lastici o presso scuole per stranieri.Negli ultimi anni si è manifestata a seguito di molti ricongiungimenti fa-miliari la necessità di integrazione anche di giovani mogli o figlie di stra-nieri meno scolarizzate nei Paesi d'origine con una difficoltà maggiore acollegare la nozione linguistica ai modesti modelli acquisiti.Si è così istituito un corso specifico per donne straniere, in orario pomeri-diano, ospitato presso le Madri Canossiane che si sono generosamente of-ferte per questo progetto, con due livelli di corso per rispondere alla diver-sa preparazione delle iscritte.Questi corsi al femminile sono seguiti con costanza da circa 15/20 iscrit-te che trovano nelle insegnanti volontarie molto più della traduzione di fra-si perché lo scambio è veramente a tutto campo, dalla cucina alla moda,dalle malattie del bambino alle tradizioni e culture.Alla lezione partecipano anche i bambini che seguono le giovani mammee spesso partecipano alla lezione.Al momento della iscrizione Caritas verifica sempre che lo straniero sia inregola con il permesso di soggiorno, prima di ammetterlo alla scuola.Caritas di Orzinuovi ha collaborato negli anni a far sorgere iniziative scola-stiche nei paesi vicini per evitare spostamenti serali pericolosi e costosi distranieri che arrivavano ad Orzinuovi anche, per esempio, da Urago d'O-glio, Calcio, Maclodio….L'impegno di Caritas è stato in questo settore della propria missione co-stante, professionale e collegato a tutte le iniziative utili a diffondere ilmessaggio che per lo straniero la sola progettazione possibile si muoveall'interno della legalità e che la integrazione rispettosa dei diritti e dei do-veri porta buoni frutti reciprocamente.

Gruppo Caritas di Orzinuovi

Caritas di Orzinuovi

La ballata di SamiraMalaika, nakupenda Malaika1, era la canzoneche ripetevo come una preghiera quando mi al-lontanavo da casa, da mamy e dai miei fratelli.Forse per sempre. Malaika, nakupenda Malaika Makurdi era la mia città, immensamente ricca diuna umanità disperata, povera, senza futuro. Hodeciso di andarmene un giorno di settembre, alsorgere del sole, per sfidare il destino di chi ènato in terra d'Africa, terra di bellezza stridentee di schiavitù, di calore umano, malattia e guer-ra. Ho raggiunto il grande Sahara passando daNguru. E' lì che mi hanno preso tutto: i soldi ditre anni di lavoro in una fabbrica di scatole dilatta, la dignità, … ma non solo.- All'arrivo riavrai il tuo passaporto - mi dissero.Nami nifanyeje, kijana mwenzio2… , erano leparole che cantavo sul camion che attraversavail deserto, dove sessanta persone, aggrappate leune alle altre, da Bilma a Toummo, fino a Mar-

zuq, si sono sfiorate con gli occhi, per giorni, insilenzio, tra dune roventi e cieli stellati e gelidi.- Non andrà come pensiamo - mi disse unadonna triste poco prima di arrivare a Sabhah.Quelle parole ancora oggi mi ricordano che ilmondo gira sempre dalla stessa parte, e l'uomoè sempre uguale a se stesso, nel bene e nel ma-le, millennio dopo millennio. Non cambia mai …Kidege, hukuwaza kidege3… , cantavo quandoarrivai a Surt, sul Mediterraneo. Quella ninnananna africana mi ha fatto dimenticare le fatichedel viaggio, mi ha cullato per venti giorni, tra-scorsi tra sudore, freddo, sporcizia, poco cibo eacqua razionata. Solo a Surt ho potuto farmi unbagno, ma poi il viaggio verso l'Occidente è ri-cominciato, la nave ha preso il largo e se non èaffondata è solo perché Dio ha voluto che nonandasse così . Nashindwa na mali sina, we, nin-gekuoa Malaika4… , pensavo mentre la barca,

fatta a pezzi dalle onde, si infrangeva contro gliscogli dell'Italia del Sud.La mia terra era lontana, mia madre era lonta-na, tutto sarebbe stato diverso. Tutto …Ci misero su un TIR mezz'ora dopo lo sbarco eventi ore dopo ci scaricarono al Nord.- Il passaporto lo avrai fra tre anni, Samira - midissero.Per tre anni dovrò fare la prostituta su stradeostili e sconosciute. Malaika, nakupenda Ma-laika…, continuo a cantare quando esco di ca-sa, tutte le mattine. Vivo nel centro storico diBrescia, vado in stazione a piedi, prendo il busche mi porta nella Bassa, percorro belle stradi-ne di campagna, tra cascinali, borghi e campi, eraggiungo sempre il solito ponte …Poi aspetto che il giorno passi. Ma diventa ognigiorno più lungo…

Giacomo Colossi

1 Angelo, ti amo angelo …

2 Ed io, tuo giovane amante, cosa posso fare …

3 Piccolo uccello, ti sogno piccolo uccello …

4 Se non fossi sconfitto dall'avversa fortuna ti sposerei, angelo …

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SPECIALE INTEGRAZIONE | 9LUGLIO 2006

Il Circolo didattico di Borgo San Giacomo, comprendente anche i comunidi Quinzano d/O, San Paolo e Villachiara per un totale di 797 alunni, hasubito nell'ultimo quinquennio una profonda trasformazione circa la pre-senza di utenze provenienti da paesi extracomunitari.Ciò, sicuramente, in conseguenza del fatto che il nostro territorio, per vo-cazione agricola e artigianale, offre opportunità di occupazione in settori incui il lavoratore italiano non è più, solitamente, disposto ad agire.Trattasi, nello specifico, di manodopera impiegata negli insediamenti agri-coli e zootecnici e, in particolare, nell'attività di mungitura. Il settore dellacalza impegna soprattutto per i turni notturni.Siamo passati dalla presenza del singolo lavoratore straniero, all'insedia-mento nel nostro territorio di interi nuclei famigliari. Un fenomeno che si èaccentuato in questi ultimi tempi e che comporta un ingresso di alunninelle nostre scuole, temporalmente non prevedibile, poiché distribuito nelcorso dell'intero anno scolastico.I numeri parlano chiaro.Siamo passati da una presenza media di alunni extracomunitari pari al9,22% nel 2000/2001, a una percentuale del 20,26% prevista per il pros-simo anno scolastico.

La scuola è quindi chiamata a rispondere alle primarie esigenze di socia-lizzazione, alfabetizzazione e acculturamento di questi bambini.L'aspetto dell'integrazione è assicurato mediante l'inserimento degli alun-ni nella classe di appartenenza in base all'età o alla documentazione pre-sentata. E' soddisfacente constatare che i bambini sanno superare felice-mente e proficuamente i pregiudizi che, talvolta, caratterizzano il pensieroadulto.Il problema fondamentale dell'alfabetizzazione, centrale per una reale in-tegrazione e per l'avvio di un processo di acculturamento, è affrontato, nelnostro Circolo, con corsi di prima e seconda alfabetizzazione, modulati se-condo le disponibilità di docenza e secondo le risorse economiche, al mo-mento scarse e per il futuro ancora più esigue.Ogni plesso ha, pertanto, potuto contare non sul massimo, ma sul possi-bile.A Borgo San Giacomo il corso ha visto impegnate, da ottobre ad aprile, treinsegnanti per complessive sei ore la settimana.Quinzano d/O ha ripercorso la schema di Borgo San Giacomo, mentre SanPaolo e Villachiara hanno riutilizzato le ore risultanti dalla contemporaneitàin sezione.

Gli alunni che hanno fruito di questa solida opportunità non sono stati sra-dicati dal nucleo classe di appartenenza, ma per le ore di progetto hannopotuto fruire di un intervento mirato e sicuramente personalizzato.Non poteva essere che così date le differenti esigenze di ogni alunno e itempi diversi in cui gli stessi sono entrati nella scuola.In conclusione i risultati ottenuti sono stati giudicati positivi da parte degliinsegnanti delle classi di appartenenza degli alunni, grazie anche all'ap-porto dato dalla "funzione strumentale" che, a livello di Circolo, ha coordi-nato le programmazioni, ha compilato indicazioni bibliografiche, ha colla-borato nella predisposizione di materiale didattico.Le docenti che hanno tenuti i corsi nei vari plessi si sono espresse favo-revolmente sui risultati conseguiti e lo stesso Collegio docenti auspica cheal progetto non vengano meno le necessarie risorse economiche a soste-gno di un'integrazione reale e non solo nominale.

Silvio Lamponi Dirigente scolastico del Circolo di Borgo San Giacomo

Alunni stranieri a Borgo San Giacomo

E' ormai un dato di fatto: il numero di cittadini extracomunitari sulterritorio del Comune di Pompiano è in lento ma costante aumento.Le statistiche relative al mese di giugno parlano di 340 persone, pa-ri a quasi il dieci per certo dell'intera popolazione, provenienti da nu-merosi paesi. D'altra parte non è necessario consultare tabulati opercentuali per rendersene conto: è sufficiente uscire la mattina perandare a scuola oppure al lavoro per notare abiti, suoni e colori chefino a qualche anno fa rappresentavano di certo, se non proprioun'eccezione, qualcosa di meno consueto.Ma cosa fanno così tanti extracomunitari in giro per il paese la mat-tina? Domanda forse stupida come in fondo scontata è la risposta:esattamente quello che fanno tanti pompianesi, ossia partono per illavoro, portano i figli a scuola escono per far compere o fare cola-zione al bar. Eppure penso che sia importante accorgersi di questoaspetto tanto comune e più che raccontare storie particolari d'inte-grazione sia giusto porre l'attenzione proprio sulla quotidianità, sul-le piccole incombenze e sui piccoli piaceri di tutti i giorni che ci met-tono maggiormente in contatto con chi come noi è impegnato nellemedesime faccende. E' nel quotidiano che si svolge la sfida della co-noscenza e dell'integrazione.Quando, solamente per fare un piccolo esempio, negli uffici pubbli-

ci vedi cittadini africani, asiatici o sudamericani che allo stesso mo-do di altrettanti cittadini italiani, con la stessa aria annoiata oppurescocciata, sono in fila per richiedere certificati o autorizzazioni capi-sci che in fondo siamo tutti sulla stessa barca e che la gente comu-ne è molto più impegnata in questioni decisamente concrete chenon in progetti o battaglie ideali come spesso purtroppo si crede.Questo appare ancora più evidente quando si ha la possibilità di co-noscere e di parlare con amici giunti in Italia qualche anno fa dapaesi molto lontani e senza dubbio diversi dal nostro. Uno di loro midice che di andare al lavoro il giorno dopo proprio non ne ha vogliae che non vede l'ora che arrivino le ferie; poi si avvicina con aria disufficienza ad una rosa del mio giardino e mi dice con orgoglio cheil suo profumo non è nulla di paragonabile a quello di un fiore qual-siasi della sua terra. Un altro tenta di spiegarmi perché noi italianisiamo tutti uguali e chissà perché non ci fermiamo mai a parlare unattimo. Mi dice che sente sempre rispondersi: "Ciao, scusa ma nonposso fermarmi perché devo andare". "Ma si può sapere dove an-date sempre?" mi chiede un po' irritato per sostenere questa suapiccola forma di razzismo. Un altro ancora mi spiega perché c'era ri-masto male quella volta che mi aveva visto praticamente in mutan-de. Pur non essendo quello che può essere definito un fedele fer-

vente, l'educazione religiosa ricevuta che ormai aveva assimilato co-me regola del costume, non consente agli uomini di mostrarsi nudi(o nel mio caso quasi nudi) in pubblico. Una cosa che io ignoravo eche mi ha illuminato riguardo al motivo reale delle fughe a casa disuo cugino (che io conoscevo bene) dopo gli allenamenti con lasquadra di calcio. Ovviamente, sotto la doccia la conclusione cheandava per la maggiore era questa: "non si lava!!!".Pompiano è un paese che sta rapidamente crescendo: sorgono nuo-ve attività e nuovi nuclei abitativi che forniranno alloggio a nuove fa-miglie tra le quali diverse saranno di certo costituite da gente stra-niera. Gente reale e concreta che giunge in Italia con un propriopassato e un proprio insieme di esperienze che a mio avviso vannoascoltate e caricate di quella dignità che ogni esperienza di vita me-rita. Ogni individuo proveniente da ogni parte del mondo camminaogni giorno su una strada che in fondo è anche la nostra…pensoche questo sia molto incoraggiante e rappresenti il centro da cuipartire per avvicinarsi alla difficile meta di una società che non temele differenze ma le riconosce dimostrando in questo la propria robu-stezza e la propria salute.

Gianbattista Ronga

Quotidianità e integrazione

Gharrad Abdelkbir, tutti lo conoscono a Borgo San Giacomo. Molti i suoiamici e quelli che volentieri scambiano con lui quattro chiacchiere beven-do un caffè. Meno sono quelli che lo conoscono per il suo nome, per tut-ti lui è "Corrado, il marocchino".Gharrad dal Magreb, sottolinea fiero, ma accetta con simpatia il nome da-togli dal suo paese d'accoglienza, il suo carattere mite e rispettoso nonimpone agli altri neppure il proprio nome.Corrado, o meglio Gharrad, è da tanti anni nel nostro paese, "uno dei pri-mi ad arrivare" ama ricordare ridendo, dal 1984 esattamente, quando la-sciò la sua terra per venire in Italia "in cerca di una vita migliore".Il suo viaggio lo ha portato subito in provincia di Brescia, per qualche me-se si muove nella bassa, abita ad Orzinuovi e poi approda a Borgo SanGiacomo come ambulante.Qui si sente a suo agio, si stabilisce e trova lavoro: s'impiega in stalla epoi come muratore; tredici anni fa viene raggiunto dalla moglie e adessovivono con il loro bambino di cinque anni."Mi sento uno del paese" dichiara, tanto da rispondere sorridendo a chianni fa gli diceva di tornarsene a casa, che sì, sarebbe tornato a casa sua,a Borgo San Giacomo. Ora la sua vita è qua: famiglia e amicizie, spera peril proprio figlio Abdil Mondim (non Manuele come tutti lo chiamano) la cit-tadinanza italiana e una vita in Italia. "Per l'immigrato" mi dice Gharrad "lavita non è facile, devi stare sempre attento, devi conoscere bene le leggi,se non hai lavoro non mangi, conosci il precariato, la difficoltà di arrivarea fine mese. Sapendo che ti può succedere di tutto e non hai modi per di-fenderti". Lui è stato fortunato, non ha mai avuto problemi e ha trovato aiu-to per la ricerca del lavoro nelle persone del paese. Sicuramente il suo ca-rattere aperto e rispettoso ha fatto sì che venisse accolto immediatamente

nella comunità gabianese, ma bisogna sapere che c'è stato da parte suauno sforzo per imparare la lingua, italiano prima e dialetto poi, conoscerele regole ed i ritmi, i doveri ed i diritti, in una condizione sociale non faci-le per la prima immigrazione, con mancanza di servizi e aiuti lui si è sem-pre arrangiato da solo. Apprezza infatti le iniziative nascenti per stranieri,come il corso di prima alfabetizzazione e ricorda gli sforzi fatti per inse-gnare alla moglie la nuova lingua.Fondamentale per lui è stata la sua capacità di socializzare e legarsi conle persone, è questo che suggerisce a tutti i nuovi immigrati: non chiuder-si ma aprirsi. Un consiglio che forse dovrebbe essere allargato anche a noiitaliani, lo straniero è innanzitutto una persona e quindi gli vanno ricono-sciuti pieni diritti per l'accesso alla casa e difesa da affitti iniqui; diritti al-l'istruzione senza discriminazione, ma riconoscendo un arricchimento cul-turale nella presenza dello straniero; diritto al lavoro giusto e dignitosolontano da ricatti salariali.Conversando con Gharrad si parla di tutto, del suo Marocco, dove lasciòla professione artigianale di sarto, di Borgo San Giacomo e di noi che insostanza ci ha visto crescere, dagli accendini o musicassette che ci ven-deva a credito, al nuovo lavoro. Riconosce che il paese è cambiato negliultimi anni, lo dice in dialetto, sembra di sentire un nostro anziano, parlaanche di religione, della sua, ma anche qui qualcosa è mutato, da qualcheanno essere di religione islamica ha assunto significati diversi da un attodi fede, o meglio qualcuno vuole che sia così.La chiacchierata finisce con un caffè nella piazza assolata, il suo bambinoche corre incontro ad altri indossando un cappellino azzurro con la ban-diera dell'Italia, il papà che lo richiama e lo sgrida ridendo: "Marocchino!!!"e Abdil Mondim che risponde ridendo:"Tu sei un Marocchino, io no". L'i-

ronia di Gharrad è forte, a noi a volte manca o forse perchè ci ricorda quel-lo che eravamo, cose che si preferisce rimuovere quasi con vergognaadesso, ma basta che l'Italia vinca contro la Germania per vedere quantiitaliani sono scesi a festeggiare nelle piazze tedesche uscendo semplice-mente da casa.Gharrad sorride, qui ha imparato molto, ringrazia per tutta l'amicizia incon-trata, la nuova vita in un paese ricco di benessere e lavoro, sicuramenteanche noi abbiamo qualcosa da imparare da lui, forse iniziando dal suonome.

Gianluca Bono

Il suo Nome è Gharrad

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10 | COMMUNITASLUGLIO 2006

L'educazione ambientale attraverso i dipinti dei maestri bresciani In occasione del X Convegno provinciale "Ambiente, memoria del futuro",che la Commissione per l'educazione ambientale del Csa di Brescia ha or-ganizzato per il prossimo 19 ottobre '06 all'Itg Tartaglia di Brescia, proseguiràil rapporto di apertura e di valorizzazione del mondo artistico per sottolinea-re come spesso alla base delle conquiste dell'intelligenza ci sia l'immagina-zione visiva. Per questa edizione sono in programma: 1- la riproduzione, fir-mata dall'autore, di un quadro (Luce d'autunno, l'opera coglie, inun'atmosfera fiabesca, il sopraggiungere dell'aurora che illumina un paesag-gio sospeso nel cielo dei sentimenti. Lo pervade la magia dell'albeggianteluce che sale oltre i confini di un bosco ancora assonnato di penombre not-turne) di Giulio Mottinelli da sempre sensibile ai temi dell'ambiente e 2- unannullo filatelico speciale di Poste Italiane (avente per timbro un guizzantedelfino) con cinque cartoline raffiguranti opere di altrettanti artisti bresciani.Essi sono:

OOssccaarr DDii PPrraattaa,, ((BBrreesscciiaa,, 11991100--22000066)),, SSiimmbboollii,, 11997711Tra le penombre dell'immaginazione, emerge una scena di onirica percezio-ne caratterizzata da simboli inquietanti. Ed ecco raffigurati, da un corpo fem-mineo sopra un'erma, la vanità e, in foggia scimmiesca, il potere che se nenutre.Sedute, una di fronte all'altra, due figure femminili smarrite nel tempo, men-tre al centro della scena appare uno strano animale.Un fanciullo, delineato nella luce, osserva stupito. Tra passato e futuro, affio-rano atmosfere da cui traspaiono irreali lontananze ignote allo stesso artista.

GGiiuulliioo MMoottttiinneellllii,, ((GGaarrddaa,, VVaallllee CCaammoonniiccaa,, 11994433)),, LLuuccee ddaa oorriieennttee,, 22000044In un'atmosfera d'incantamento e di stupore, attraverso una sinfonia di ver-di cromie, ecco sopraggiungere l'alba mentre nel fitto fogliame del bosco fil-tra la palpitante luce d'oriente.Un uccello, nel nido costruito sulla biforcazione di un ramo, assiste quieta-mente all'arrivo del nuovo giorno primaverile.Un avvolgente mistero pervade alberi e memorie d'infanzia, mentre il sortile-gio dell'aurora vibra sull'orizzonte e nell'intimità.

CCaarrlloo PPeessccaattoorrii,, ((BBrreesscciiaa,, 11993322)),, LLee cchhaappeeaauu,, 11998800L'opera, intitolata ironicamente "Le chapeau" raffigura una natura morta inun contenitore metallico. L'artista vuol evocare e, nello stesso tempo, pren-dere in giro con scherzosa affabilità una società consumistica che, con sup-ponenza, mercifica e modifica i gustosi frutti della madre terra utilizzando unfinto ecologismo per obiettivi di mero profitto.L'opera, d'empito surreale, è stata realizzata su tavola con la tecnica dellatempera all'uovo.

PPiieerraannggeelloo AArrbboossttii ((GGhheeddii,, 11994499)),, TTrraa aammbbiieennttee eedd iiddeennttiittàà,, 22000011L'opera esprime il misterioso rapporto che intercorre tra l'umanità e l'am-biente. Di spalle, due figure femminili, in atteggiamento meditativo, guarda-no oltre l'orizzonte. Alcune colombe, posate al loro fianco, presidiano il fruttodel loro amore, speranza di vita. Dall'opera emerge anche una riflessione sulrischio dell'incomunicabilità che rende problematico il futuro. Il dipinto, chein alcuni particolari si accende nella vampa vermiglia, è pervaso d'avvolgen-ti atmosfere.

GGiioovvaannnnii RReeppoossssii ((CChhiiaarrii,, 11992299)),, DDaa VVaann GGoogghh nnoottttee ddii lluunnaa,, 22000055L'opera esprime il mistero di un notturno che s'inabissa in fitte tenebre.Il buio compatto, pur occultando l'orizzonte, ne rivela l'annerita immensità in-combente. Nell'alto del cielo, la luna piena vaga solinga.Il paesaggio sembra palpitare d'arcano dialogo cromatico rivestendosi di il-languidite tonalità.Soavità e minaccia paiono intersecarsi nell'opera e, forse, nell'animo dell'ar-tista. Tecnica: gouache e pastello.

Prof. Giovanni Quaresminireferente della Commissione Provinciale per l'Educazione all'Ambiente

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SPAZIO CULTURA | 11LUGLIO 2006

Adolescenza 1 - Lettera di Liaa cura di Antonio Cansonni

INCIPIT. Ho incontrato diversi adolescenti, numerose adolescenti nelcorso della mia vita e della mia esperienza di educatore. Ho incontratoanche uomini e donne che vivevano da adolescenti, eterni 'peter pan'.Ho compreso che l'adolescenza (con l'infanzia e la fanciullezza) è unastagione vitale e un tempo originario della vita di ciascuno. Di tutte ledomande, i desideri e le attese, ma anche delle paure, le angosce, lenoie degli adolescenti e dei loro genitori ho elaborato queste tre lette-re: nella prima è una adolescente a parlare, mentre nelle seconda(pubblicata ad agosto) e nella terza (pubblicata a settembre) sono i duegenitori a raccontare.

(a.c.)"Ed ora eccomi qui: non so chi mi ci ha portato, non so perché, nonvedo un futuro da raggiungere, davanti a me. Ciò che prima sembravabello e magico, d'improvviso non c'è più. Com'era magica la relazionecon papà e mamma; quanto incantevole il mio corpo; quanta trasfigu-razione in tutta la vita.È che di crescere non c'ho proprio voglia: sto diventando sempre piùnoiosa a me stessa. Tornare indietro -lo so- non posso più. Il corpo'spinge' come una pianta in primavera, mi trovo così diversa che nonriesco a padroneggiare questa effervescente fioritura! Il cuore va avan-ti: non riesco più ad amare solo papà e, forse, mamma ma desideroappassionatamente qualcun altro! Il cervello va avanti a immaginare mondi che non riesco più a contene-re dentro di me: come canalizzare energie e spinte contraddittorie conla vita di cui non colgo più il senso e le direzioni possibili? A volte misento scoraggiata o ribelle; altre rinunciataria o trasgressiva; altre volte

vorrei capitolare e fuggire. Strade per deviare o emarginarsi o farsimale sono lì pronte. Tutto questo mia madre e mio padre lo chiamano'disagio', io per la verità mi sento soltanto inquieta in ricerca di stabi-lità!C'ho addosso un senso di nausea cronica che non ho più voglia dimangiare: sento come asfissiante il rapporto con mia madre che èsempre molto preoccupata per le mie bizze. E perché?Perché pensa che, come Claudia, mi voglia uccidere?Perché pensa che, come Luca, vada a finire con la moto contro unmuro? Oppure perché immagina che come Veronica rimanga incintaprima del tempo?Perché pensa che non diventerò la 'brava' ragazzache aveva sempre sognato?Così non mi lascia spazio perché realizzi la mia personalità e, conti-nuando a ricordarle di essere bambina, la obbligo a starmi accanto peralimentarmi; ma capisco che è una ricerca di contatto satura di ostilità,in cui tengo mia madre sotto controllo facendole patire una vicinanzacarica di odio. Vorrei conoscermi di più, libertà di spaziare, provare,sperimentare, ma anche protezione e cura dagli eccessi a cui mi espo-ne la mia condizione di adolescente. Vorrei capire perché il mio corpogrida in continuazione: 'Datemi qualcuno o qualcuna per cui spenderela mia vita altrimenti mi trafiggo io con i piercing, i buchi, i tatuaggi equant'altro'.Che stupidi gli adulti a non capire queste cose e ad immaginare che gliadolescenti devono essere rimpinzati come 'polli d'allevamento' convestiti, cose, macchine, esperienze, sesso.Per fortuna che ogni tanto mi inginocchio, sola, davanti a Lui, e pregoDio che è lassù nel cielo e nel mio cuore insieme ai sensi di colpa, chetante volte non mi lasciano neppure respirare".

Lessico dell’Educare 6

Labora et scamoraLo nuovo ordine de li Unici Lavoratori

Di lena correvano gli anni dell'anticristo il regno … albe nere di buio, gior-ni senza lume, tramonti rossi di sangue … il popolo scannato di fame inun farla a lecche quotidiano per una scorza di pomo … una pelle di sala-me rubata a gatti ramenghi … ossi scorzegni ormai senza miola, da ciciu-lare come organini … festa grande per uno stegnatto di lavadura rifiutatada sinottelli leccardi … insaporita per bene con un sorecco riesumato bol-lito e ribollito … MISERIA … SCHIAVITU' … TERRORE … MORTE … deifalcemartellati gli aberranti soprusi … banchetti orgiastici … di macabrelibagioni antropofaghe … a la brace tenere le carni … bollite, ripiene, in-saccate … tutti al desco del potere malefico … sacrileghi lazzaroni man-giatori di terra … a sgagnarci addosso … noi l'italia che lavora … noi l'i-talia che produce … noi che ci spolpano fino all'anima … noi unicosostegno nazionale … unica speranza per la Penisola tutta … di lena cor-revano gli anni dell'anticristo … ma ecco la buona novella dei nuovi mo-naci guerrieri … adoratori del dio PEL (prodotto evaso lordo) … li UniciLavoratori … Labora et scamora la nostra regola … di guadagni negre-bondi e gabelle zero !!! … paladini della vera fede … unica salvezza peril popolo oppresso, soggiogato, afflitto … schiavo di Ozio di tutti i vizi il pa-dre … con noi finalmente libero di lavorare giorno e notte nel nome di PEL… ma quale patto sindacale … nè quindicina, nè mensile, nè salario …così da santificare il suo nome … fino alla vittoria finale … i falcemartel-lati distrutti, se PEL vuole … da li Unici Lavoratori … Labora et scamora… sempre !!! … e che regni in eterno di sparta la legge …

Giuliano Aradori

LibriIL CACCIATORE DI AQUILONIdi Khaled Hosseini - Ed.Piemme

Un libro mai recensito nel 2005 ha venduto oltre 220.000 copie in Italia ed è stato tradot-to in 35 lingue. I giornalisti, stupiti, hanno annunciato l'evento solo quest'anno, i lettori, piùattenti, hanno sorriso. Questo libro lo conoscevano bene, magari l'avevano già riletto.Ammettiamo comunque lo stupore di fronte ad un successo editoriale sorprendente, consi-derata l'invadenza della stampa e della televisione nella divulgazione e nel lancio dei "pro-dotti dell'editoria"; un fatto strano, considerando che non si tratta di un racconto di vicendecalcistiche ma di un romanzo vero, bellissimo, forte e appassionante.E' la storia di un'amicizia scritta da un medico afghano rifugiato in America nel 1980 edambientata in Afghanistan. Inizialmente il racconto fa rivivere l'esperienza di due ragazziniuniti da un profondo legame: Hassan è il servo di Amir e suo prediletto compagno di avven-ture negli anni allegri della fanciullezza, sino a quando Amir partirà con l'amato padre nellalontana America, illudendosi di essere diventato un uomo, di aver rimosso i ricordi belli equella tragici legati alla sua terra d'origine, di aver abbandonato i suoi sensi di colpa. Ma ilpassato a volte non passa e Amir deve ammettere a se stesso di non aver dimenticato Has-san - il ragazzo dal viso di bambola e dallo sguardo misterioso - nonostante siano ormai tra

scorsi molti anni dal giorno in cui la loro vita spensierata è improvvisamente finita in un vi-colo di Kabul.Dopo molto tempo, da cittadino americano, una telefonata inattesa raggiunge Amir, costringendolo a saldare i conti con gli errori del passato e riportandolo a Kabul.Ripercorrendo trent'anni di storia afghana - dalla fine della monarchia, al regime dei taleba-ni fino ai giorni nostri - l'autore ci accompagna in questa coinvolgente ed intensa storia ca-rica di emozioni. Attraverso il viaggio di una straordinaria amicizia, il libro narra vicendeumane che abbracciano una cultura e un modo di vivere lontane dalla magia del mondo chei fanciulli innocenti sognano e attendono.Il cacciatore di aquiloni è un romanzo che non si dimentica, che affronta temi duri mesco-lando abilmente stupore, rabbia, dolore, impotenza e speranza… quella di risentire nell'a-ria le voci spensierate di Hassan e Amir, mentre rincorrono felici i loro aquiloni.

Luisa Paccani

MusicaBLACK EYED SUSANand the silence will begin soonE' da poco uscito per l'etichetta Mizar records, l'album di debutto dei Black Eyed Susan,quartetto bresciano con le radici ben salde nel rock alternativo americano.Un album che vogliamo sottoporre all'attenzione di chi ci legge per il perfetto equilibriotra cantato e strumentale dove l'uno non prevarica mai l'altro e viceversa, per la maturitàcompositiva e per il gusto sicuramente superiore alla stragrande maggioranza delle uscitediscografiche. Un cd straripante, che incolla alle casse dello stereo (volume sul 10, ovvia-mente) e che viene voglia di ascoltare più e più volte per poterne cogliere fino in fondo ledinamiche e le tensioni; un intreccio di indie rock, new wave e blues più fisico che tecnico,per tracciaredei confini che permangono sostanzialmente irregolari.E' l'oscurità, comunque , a farla da padrona: l'oscurità della rabbia, della malinconia,dell'insofferenza; sfumature rese di volta in volta dagli intrecci vocali, dalla ritmica impetuo-sa,da chitarre ora sferzanti e "cattive" e poi avvolgenti in alcuni crescendo da togliere il re-spiro.Registrato presso gli Alpha dept. studios di Bologna, uno dei più rinomati centri di produzio-ne d'Italia, il disco gode di una qualità tecnica eccellente che evidenzia gli umori soniciche caratterizzano il quartetto: blues affogato nella psichedelia, con contorno di ghigni bef-fardi e sorrisi ironici (ma non divertiti), sospensioni soffocanti, vite iniettate d'amore carnale

e unghie stridenti su tavole piene di formule enigmatiche.Questo, tutto questo, esce dall'album con foga ma anche con senso d'attesa per qualcosache forse è già successo o forse non accadrà mai.Non ci possono essere termini di paragone né nomi a cui poter accostare i Black Eyed Su-san: tanti i riferimenti ma altrettanto eclettica la capacità di essere fuori dagli schemi. Cer-to un lavoro che potrebbe raccogliere consensi ben oltre i nostri ristretti confini.Tra le tante gemme da segnalare: "Orange" nella quale la morbosità della voce di LuisaPangrazio irretisce posandosi su un tappeto musicale che monta poco a poco fino alla ca-tarsi finale; "Golden cage" è invece un mantra che scava nell'alienazione della vita moder-na, non risparmiandole inquietudini di chi osserva le derive della civilizzazione odierna.Bellissima anche la traccia 8 dove ancora la voce femminile mostra la sua efficace duttilitàavvinghiandosi e contorcendosi sulla possente struttura costruita da basso e batteria.Infine una menzione all'ultimo brano intitolato "Backdoor": un blues profondissimo, lento, in-cessante, apocalittico, terrificante, tanto da sconsigliarne l'ascolto al buio: è già l'inferno,non servono le tenebre.L'album è reperibile nei negozi specializzati o sul sito della mizar records : www.mizar-rcords.com.

Angelo Zucchi

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12 | GLOBALE/LOCALELUGLIO 2006

Per il palato e per la mente

Erbe, radici, cortecce, semi, foglie, frutti, pistilli, bacche, fiori o rizomi, dro-ghe o piante aromatiche? Si sa, ogni classificazione è superflua, e - co-me dice Deleuze - "è mobile, può variare i suoi criteri, è rimaneggiabile".Come presentare dunque le spezie?In una cucina occidentale ortodossa e radicata nella tradizione Idealista,le spezie possono apparire degli intrusi, come coperture o aromatizzazio-ni di prodotti dalla dubbia e instabile conservabilità (come in passato han-no voluto farci credere per le carni) o come semplici sfizi esotici, riserva-ti a cuochi stravaganti, iconoclasti e dissacranti insaporitori di cibi "puri".Mi piace pensare alle spezie come a fragranze, colori e natura che appar-tengono alla terra, che si combinano ed entrano nel nostro quotidiano, nelnostro spirito più godereccio; mi piace associarle al gusto di innovare e disperimentare, di stuzzicare e gratificare la mente e il palato, sconfinandocon discrezione verso nuove intuizioni culinarie e del gusto, "imparando aconoscere" le personalità di ogni spezia, avvicinandole alla cucina che ciappartiene.Conoscere l'individualità di qualcuno significa in fondo capirne il contesto.Oltre alle caratteristiche botaniche, mediche e aromatiche, le spezie pe-nano con sé molti mondi possibili. Quello in cui viviamo è un universo diplastica, in cui le spezie possono rappresentare delle "micro oasi di resi-stenza" che ci riportano alla normalità, alla dignità, al rapporto con la ter-ra, con il lavoro di chi le coltiva, alle mani e ai campi sotto il sole, in India,in Iran, in Africa, ma anche in Spagna oin Abruzzo, alla dimensione possibile di un cortile dietro casa, alla pazien-za e al senso del tempo nel raccoglierle. A dispetto del "prét a manger"-dei nostri luoghi.Cogliere il fascino delle spezie significa, d'altro canto, conoscere anche laloro eredità storica: la capacità di aver disegnato per secoli, e in parte an-cora oggi, i confini geografici tra Occidente e Oriente, di averne fatto lastoria, influenzandone pesantemente il costume e leculture culinarie, estetiche e del piacere; e i confini economici: le spezieerano moneta sonante, merci preziose scambiate nelle più famose borseintemazionali e formidabili strumenti di controllo del Nord sul Sud delmondo.Le spezie hanno determinato vere e proprie differenze sociali che esisto-

no ancora oggi: i raccoglitori di pepe indiani o nepalesi dipendono dallegrandi multinazionali, che hanno il monopolio nei mercati della grande di-stribuzione e ambiscono magari a "biopiratare" piante comela curcuma, la senape o lo zenzero, patrimonio millenario di paesi comel'India e lo Sri Lanka; infine paesi del Sud del mondo producono solo peresportare perdendo ogni legame con il loro territorio, schiavi dei prezzi dimercato.Esistono tuttavia modi "altri" di produrre e di acquistare le spezie, che fa-voriscono percorsi di emancipazione, rispetto dei diritti e della dignità deiproduttori, che garantiscono prezzi giusti e relazioni paritarie: è il mondodelle spezie del commercio equo e solidale.Il senso di questo libro, fatto di molti ingredienti, è dunque quello di co-gliere la personalità di alcune spezie (la scelta ricade sulle meno note, so-no escluse le erbe aromatiche mediterranee comuni e alcune tra le spe-zie difficilmente reperibili) con la loro origine e storia, ricostruendone legeografie, i mercati di ieri e di oggi, raccontando gli usi e suggerendoneimpieghi.E un invito a esplorare: oltre 120 ricette che con discrezione tentano divarcare la soglia delle abitudini, suggerendo alcune divagazioni verso al-tri paesi o abbinamenti. L'estro di amici e di cuochi, viaggi e tante lettu-re, l'esperienza e la creatività di ristoranti che hanno scelto il commercioequo e solidale e che hanno testato o creato diversi dei piatti che trove-rete in questo ricettario, mi hanno guidata nel mio percorso, che è un pun-to di partenza, uno spazio all'inventiva di ciascuno. Perché, come osser-va Daniel Spoerri su "Le Journal gastronomique": "La cucina è un po'come la danza: dipende dai gesti e a ogni performance è una nuova crea-zione, impossibile da ripetere e perduta per sempre".Questo libro vuole essere un invito a pensare; a riscoprire quel "principiofemminile" narrato da Vandana Shiva nel rapporto con la "Madre Terra"da parte delle donne di Podie e di Rasa, gruppi di produttrici che con lespezie del commercio equo hanno dato il giusto sapore alle loro vite, co-me ci raccontano direttamente, con le parole e i volti dello Sri Lanka e del-l'India. Un invito a riflettere sul prezzo giusto di un prodotto, alla qualitàambientale e di relazione sociale che questo deve rispettare, a che cosa,dove e come acquistare in modo equo; a scegliere e a non farsi sceglie-re, anche in modo ribelle, contro le regole globali; un invito a evolvere e acreare sempre una cucina libera, naturale, curiosa. In fondo le rivoluzioniiniziano proprio dal quotidiano, e il cibo ne è un testimone sensibile.

Prefazione al libro: Le spezie in cucina di Valeria Calamaro ed. Sonda

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Altri cibi

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AMBIENTE | 13LUGLIO 2006

L’Ontano neroAlnus glutinosa (L.) GaertnerFamiglia Betulàceae

DDiiaall..:: onéss, onìss

DDEESSCCRRIIZZIIOONNEE: l'ontàno nero o è un albero alto 18-26 (34) m , con tron-co diritto, regolare, ramoso, e con corteccia brunastra, o grigio-verdastra,lucida, con lenticelle trasversali chiare, sinuosamente fessurata e screpo-lantesi in grosse placche nei tronchi adulti. Sistema radicale notevolmen-te espanso e ramificato superficialmente, non molto profondo, nodoso.Chioma piramidale, con rami alterni, quasi impalcati e allungati. Rami gio-vani bruno grigiastri, lucidi, con gemme alterne, bruno violacee, più o me-no vischiose, a forma di clava. Foglie con picciolo di 1-2 cm e lamina qua-si tonda od obovata lunga circa 10 cm per 7,5 di larghezza, a marginedentato, base tronca, apice smarginato. Hanno la caratteristica di caderein autunno senza quasi cambiare colore. Fiorisce in febbraio marzo ma leinfiorescenze sono già formate in inverno: le maschili pendule, allungate,quelle femminili in amènti ovoidi di 1-3 cm. Per tutto inverno mostra su-gli spogli rametti gli amenti cilindrici maschili e le gemme di quelli fem-minili di cui conserva ancora le piccole pigne sviluppatesi nell'anno pre-cedente: pseudostròbili legnosi nei quali sono maturati(settembre-ottobre) i minuscoli acheni alati. L'ontano nero abita i corsid'acqua e i boschi umidi, bassure con ristagni, aree ripariali e suoli torbo-si. Colonizza terreni paludosi, torbosi, ma non disdegna le ghiaie e le sab-bie umide che bordano i fiumi, anche se poveri di azoto giacché grazie al-la presenza nelle radici di tubercoli simili a quelli delle leguminose, cheospitano batteri azotofissatori. L'ontano nero cresce rapidamente quandoè giovane, poi questa facoltà si attenua un poco con l'età. Raggiunge al-tezze di 5-6 metri in 15 anni, a 30-40 anni è maturo, molto di rado supe-riori ai 60-80 cm di diametro ed e il secolo di vita. Si alleva ad alto fustocon turni di 20-30 anni o, più diffusamente, a ceduo con turni di 3-6 (10-12) anni o a capitozza e fornisce ricacci molto vigorosi e regolari. E' un al-

bero molto utile per consolidare le sponde dei corsi d'acqua e dei laghi,come frangivento e per fare siepi, inoltre era consigliato in passato nellabonifica dei terreni sortumosi (le "lame") perché fungeva da vera e pro-pria pompa naturale, assorbendo l'acqua in eccesso ed eliminandola conla traspirazione fogliare. Il suo legno, appena tagliato, ha un vivo colorerosso-aranciato, poi fulvo fino a schiarire in un giallo-rossiccio durantel'essiccazione, ad anelli appena visibili, piuttosto tenero, leggero, di facilelavorabilità e di agevole fenditura quand'è giovane. E' poco durevole all'a-ria o a contatto col suolo ma, al contrario, se è immerso nell'acqua non èsoggetto a putrefazione e dura per secoli. Da quattrocento anni, tanto perdarne esempio, il Ponte di Rialto di Venezia, è sostenuto da fondazioni fat-te coi suoi tronchi. Nelle nostre campagne il mastello da bucato, costrui-to con legno di ontano, era tenuto sempre all'aperto, pieno d'acqua per-ché se lasciato asciugare, perdeva l'impermeabilità. I pali di ontanoservono per fondazioni sommerse e lavori idraulici, oltre che per falegna-meria andante e agricola, manici di scopa, zoccoli, rocchetti, forme dacappelli, giocattoli, botti, lavori al tornio e per l'intaglio. Tornitori ed ebani-sti truffaldini conoscono bene l'attitudine di questo legno a lasciarsi tinge-re con i colori scuri e a farsi ben levigare così da essere confuso con le-gni pregiati tropicali. E' un buon combustibile; tra le specie a legno tenerodella nostra pianura fornisce la miglior legna da caminetto; era apprezza-to dai vetrai e dai fornai d'un tempo, e oggi per i forni da pizza perché bru-cia rapidamente senza scoppiettare né dare fumo. Il suo carbone è usatonella produzione della polvere pirica.DISTRIBUZIONE: l'areale comprende quasi tutta l'Europa, l'Asia occiden-tale e tratti delle coste Nordafricane. In Italia cresce in tutte le regioni, dalmare sino a 800-1200 m. Comune in pianura dove spesso viene coltiva-to lungo i fossi, oltre che nell'area submontana e in buona parte di quel-la montana. E' ben rappresentato nei boschi che si snodano lungo l'Oglio,soprattutto attorno alle "morte" e talvolta compare in aggruppamenti neiterreni delle lame e delle bassure, così come lungo le aste dei fontanili.OSSERVAZIONI: era tradizione appendere nelle stanze delle nostre casci-

ne, nelle stalle, nelle porcilaie e nei pollai, giovani rametti fogliosi e appic-cicaticci di ontano un poco spruzzati con latte per attirare mosche, zanza-re e tafani che accorrevano a posarsi rimanendo così invischiati.

Eugenio Zanotti

Lungo le rive dei fossi

Riportiamo il testo del Decreto Legge regionale proposto dai consiglieri Lu-ciano Pizzetti e Guido Galperti (presidente della Associazione Amici Fonda-zione Civiltà Bresciana della Bassa e del Parco dell'Oglio) per la salvaguar-dia delle cascine

Progetto di legge 112"Tutela e valorizzazionedell'architettura rurale"Il paesaggio agrario per come si è storicamente determinato, frutto dellaquotidiana interazione tra uomo e ambiente naturale; rappresenta il reti-colo attraverso il quale si può leggere la storia sociale delle nostre terre.Le particolari forme di centuriazione e di formazione dei fondi agricoli, lasua tipica architettura agraria sono i segni tangibili della memoria storicadel nostro paesaggio.In questo contesto i fabbricati rurali sono strutture che servono al fondodove si attua l'agricoltura ed in una regione come la nostra, l'agricolturaha sempre avuto un'importanza fondamentale nel dare un volto caratteri-stico alle necessità ambientali, facendo rivivere tanta parte della nostratradizione che ha caratterizzato anche il nostro presente.Attraversando le nostre campagne è facile notare edifici rurali antichi ab-bandonati; questi complessi architettonici sono il simbolo di un avanzatodegrado anche per grandi cambiamenti avvenuti nel settore che ora ri-schia di perdere completamente se non si affronta un piano di salvaguar-dia per il recupero. Ci sono in Lombardia luoghi da scoprire e da apprez-zare, dove la dimensione provinciale consente ancora una vita a misurad'uomo. Si tratta di angoli in cui è possibile una vita tranquilla a contattocon una natura rasserenante, immersi in un paesaggio capace di variazio-ni repentine, con la dominante rurale che lega con un filo di continuità pia-nura, collina e montagna. Con il progetto di legge allegato si intende pro-porre un incentivo per il recupero di quegli edifici rurali che fanno partedella nostra cultura che altrimenti rischiano di scomparire.

AARRTTIICCOOLLOO 11 -- FFiinnaalliittààLa presente legge ha lo scopo di salvaguardare e valorizzare le tipologiedi architettura rurale, quali insediamenti agricoli, edifici o fabbricati ruralipresenti sul territorio regionale, realizzati tra il XIII e il XIX secolo e che co-stituiscono testimonianza dell'economia rurale tradizionale. La Regione in-dividua gli insediamenti di architettura rurale presenti sul territorio, senti-ta la competente Soprintendenza per i beni e le attività culturali.AARRTTIICCOOLLOO 22 -- BBeenneeffiicciiaarrii Possono beneficiare dei contributi per il restauro e la ristrutturazione de-gli edifici di cui all'art. 1:i proprietari degli immobili;gli affittuari, purché in possesso dell'autorizzazione del proprietario e di uncontratto d'affitto di durata superiore a 10 anni.AARRTTIICCOOLLOO 33 -- FFiinnaannzziiaammeennttiiPer la realizzazione degli interventi di cui all'articolo 1 sono concessi con-tributi in conto capitale, entro il limite massimo di € 100.000 per interven-to, nella misura del:70% delle spese ammissibili nelle aree svantaggiate60% delle spese ammissibili nelle altre aree.Nel caso in cui gli interventi riguardino fabbricati di pertinenza di aziendeagricole gli investimenti realizzati non devono comportare un aumento del-la capacità produttiva, in caso contrario il contributo concedibile è pari al:50% delle spese ammissibili nelle aree svantaggiate40% delle spese ammissibili nelle altre areeelevabile rispettivamente al 60% e 50% nel caso l'investimento sia realiz-zato da giovani agricoltori entro 5 anni dal loro insediamento.I criteri di corresponsione, le modalità d'erogazione e la verifica delle con-dizioni per l'accesso ai contributi, nonché i criteri di riparto sono definitidalla Giunta regionale da apposito regolamento, sentita la commissioneconsiliare competente.AARRTTIICCOOLLOO 44 -- IIssttiittuuzziioonnee ddii uunn ffoonnddooE' istituito un fondo speciale diretto a promuovere e sostenere le iniziativedi recupero e conservazione degli edifici rurali.AARRTTIICCOOLLOO 55 -- DDoommaannddee ddii ffiinnaannzziiaammeennttooLe domande di finanziamento sono presentate alla struttura organizzativadella Giunta Regionale individuata nella deliberazione.

Non sono ammissibili domande di finanziamento per progetti o loro lottifunzionali per i quali sia stata già impegnata la relativa spesa.Non sono ammissibili inoltre domande di finanziamento per progetti o lo-ro lotti funzionali assistiti da altri contributi regionali in conto capitale.AARRTTIICCOOLLOO 66 -- IIssttiittuuzziioonnee ddeell ggrruuppppoo ddii ccoonnsseerrvvaazziioonneeLa Giunta regionale, per il perseguimento dell'obiettivo di recupero e di re-stauro delle opere di cui all'art. 1, istituisce un Gruppo di conservazioneincaricato di svolgere l'istruttoria delle domande presentate.Sono membri del Gruppo di conservazione cinque rappresentanti delle di-rezioni generali interessate, un rappresentante della Sopraintendenza aiBeni Ambientali e Architettonici della Lombardia, un docente della Facoltàdi Architettura del Politecnico, tre esperti paesistico-ambientale e tre rap-presentanti delle associazioni di categoria.AARRTTIICCOOLLOO 77 -- CCoonncceessssiioonnee ddeeii ccoonnttrriibbuuttiiLa concessione dei contributi è subordinata alla stipula di un'appositaconvenzione che prevede la non trasferibilità degli immobili per almeno undecennio, l'avvenuto rilascio dei permessi per la realizzazione delle opere,la redazione del preventivo di spesa a cura del direttore dei lavori e sotto-scritto dal proprietario, la possibilità di revoca dei contributi per il manca-to inizio dei lavori entro 6 mesi dalla data di rilascio delle apposite autoriz-zazione o a causa di lavori eseguiti in difformità rispetto ai progettiapprovati.AARRTTIICCOOLLOO 88 -- NNoorrmmaa FFiinnaannzziiaarriiaaA decorrere dal 2006 viene istituito nel Bilancio annuale di previsione unapposito capitolo denominato "Fondo regionale per la valorizzazione del-l'architettura rurale". All'onere finanziario della presente legge si provvedeannualmente con la legge finanziaria regionale.AARRTTIICCOOLLOO 99 -- NNoorrmmee ffiinnaallii Gli aiuti concessi ad aziende agricole ai sensi della presente legge rispet-tano le condizioni definite dal Regolamento (CE) n. 1/2004 e sono, pertan-to, compatibili con il mercato comune ai sensi dell'articolo 87, paragrafo3, lettera c) del trattato e sono esenti dall'obbligo di notifica ai sensi del-l'articolo 88 paragrafo 3 del trattato.

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Il Punjab è uno Stato nel nord ovest dell'India parte diuna più grande regione del Punjab e frutto di una suaspartizione nel 1947 tra Pakistan ed India. Partendoqueste terre tra le più fertili al mondo e quindi forte-mente vocate all'agricoltura inizia nel 1989 l'espe-rienza italiana di Rajiv Gupta. Nato nel 1967 a Morin-da, a 22 anni Rajiv decide senza pensarci troppo diraggiungere un amico in Italia, Sandip, che l'avevapreceduto di qualche mese. Le motivazioni di questascelta non risiedono nella necessità di sfuggire aduna vita disagiata; la sua famiglia è per tradizione de-dita al commercio, tutti i suoi fratelli rimasti in Indiagestiscono una propria attività, la regione di prove-nienza è in effetti tra le più dotate anche di industriee di collegamenti con strade, ferrovie, trasporti fluvia-li. La spinta quindi ad intraprendere quello che è poidivenuto un viaggio senza ritorno verso un paese sco-nosciuto quasi anche geograficamente, gli derivaquindi essenzialmente dalla voglia di dimostrare a séed alla famiglia di saper costruire un qualcosa in mo-do indipendente, di imitare i fratelli e per di più ini-

ziando in un paese lontano. Dopo una breve parentesinel mantovano, Rajiv arriva a Quinzano d'Oglio assie-me a Sandip e inizia a lavorare in una pasticceria-ge-lateria prima come inserviente ma ben presto, ap-prendendone l'arte, come pasticcere. In paese aquell'epoca gli extracomunitari di origine indiana sonoforse una decina, la ridotta possibilità di formarequindi dei gruppi interetnici unita però ad una fortevolontà di integrazione ed alla curiosità di "capire"la nuova società che lo ha accolto, lo portano prestoad intessere stretti rapporti di amicizia con ragazzi epersone del paese, in primis dell'Oratorio. Dopo circasette anni la consapevolezza di poter gestire una pro-pria attività e l'aiuto ed i suggerimenti dei suoi amiciitaliani lo spingono alla ricerca di un locale tutto suo,ma l'ostacolo principale lo pongono le banche allequali le garanzie prestate non sono mai sufficienti.Progetto quindi rinviato ed inizio di un nuovo lavoro aDello in fonderia, altri cinque anni trascorsi nell'inutiletentativo di costituire con colleghi indiani una societàprendendo in affitto un capannone per svolgere quel-

lo stesso lavoro ormai imparato a livello artigianale.Finalmente nel 2002 la svolta; l'animo intraprenden-te, la ricerca assidua di informazioni e di conoscenzeper sapere "come poter fare" il progetto covato findalla partenza dall'India di emancipazione trovano fi-nalmente una sintesi. Rajiv fonda una società, condue soci indiani (tra cui Sandip), che si occupa dellagestione di un negozio di alimentari e telefonia e diun laboratorio artigianale conto terzi che arriva adavere fino a 12 dipendenti tutti indiani, tutti regolar-mente assunti, tra cui recentemente anche un suonipote. A questo punto Rajiv, che in Italia vive conmoglie, sposata nel 1995, abile a destreggiarsi incucina anche con pietanze della nostra tradizione cu-linaria e due figli (maschio e femmina) con un futuroda "quinzanesi", decide di rinunciare alla cittadinanzaindiana e di approfondire, ed in sostanza completare,il suo processo di integrazione. Nell'anno 2004 nel-l'ufficio del Sindaco di Quinzano il primo cittadino gliconferisce la Cittadinanza Italiana con tanto di copiadella Costituzione (per fortuna ancora valida) e trico-lore! Nei primi mesi del 2006 riesce a realizzare unvecchio desiderio e con Sandip ed una amica indianaresidente in Italia crea una nuova società per la ge-stione di un ristorante a Bagnolo Mella con cucina

italiana e, su prenotazione, indiana, personale assun-to tutto italiano, prossima apertura probabilmente giànel mese di luglio……L'esperienza positiva di Rajiv è sicuramente frutto diinnate volontà e determinazione, l'appartenenza aduna famiglia che in India da generazioni si occupa dicommercio ha di certo inciso nel suo dna certe capa-cità, ma come spesso sottolinea lui stesso determi-nante è stato avere fin dall'inizio un buon rapporto discambio, conoscenza con le persone del paese. Oggila Comunità indiana è ben più numerosa e il rischio di"ghettizzazione" è alimentato anche da una popola-zione un po' più preoccupata a tracciare barriere adifesa del proprio particolare sentito sempre più mi-nacciato.Rajiv probabilmente rappresenta già la generazionefutura, i figli degli immigrati che conosciamo oggi,che nati e cresciuti qui contribuiranno a costruire e acaratterizzare la società che verrà. Il processo di inte-grazione globale è in atto in modo inarrestabile, rifiu-tarlo significa minare le opportunità che ne derive-ranno e intraprendere un percorso oramai divenutogià antistorico.

Cristoforo Ferrari

14 | QUINZANO - LOGRATO - SAN PAOLOLUGLIO 2006

E' il primo luglio 2006, un sabato. Fa caldo. Nel po-meriggio il termometro sfiora i trentacinque gradi.L'umidità ti si appiccica ai capelli. In paese, però, aLograto, ci sono persone che apparentemente nonlo sentono, questo caldo. Dico apparentemente,perché sono fradici di sudore.Stanno giocando la dodici ore di pallacanestro orga-nizzata dal Team 75. Avete capito bene … 12 ore dipallacanestro, dalle otto del mattino alle otto di se-ra, giocate da uomini e donne che vanno dall'adole-scenza a oltre i cinquant'anni, due squadre, i bian-chi e i neri, cento giocatori circa per squadra, chevengono da Brescia, Pontevico, Gussago, Mazzano,Nave, … Lograto, vengono un po' da tutta la provin-cia a dire il vero. Tutti possono giocare, basta iscri-versi ed entrare in campo.La dodici ore la giocano al centro sportivo, sotto untendone che alza ancora di più la temperatura delcampo, e dei corpi; ma l'euforia è sovrabbondante,e i gradi centigradi sotto la cupola bianca e verde icestisti non li sentono nemmeno. Vogliono solo gio-care, fare punti, … correre.E' l'undicesimo anno che il Team 75 organizza l'e-vento e per quattro anni si è trattato della 24 ORE DIPALLACANESTRO, non della dodici ore; immaginatequanta gente deve avere saltato e sudato, diverten-dosi, senza quell'eccesso di agonismo che spessorende sgradevoli molte gare sportive.Alla fine c'è un vincitore, come per ogni match chesi rispetti: sono le due formazioni che hanno lascia-to sul terreno litri di acqua, quintali di fatica e chilo-metri di allegria.Oltre alla 12 ore di pallacanestro, il Team 75, sup-

portato dalla Polisportiva Logratese, ha organizzatoL'All Star Game, manifestazione svoltasi il 17 giugno,mentre fra il 3 ed il 14 luglio ha coordinato le partitedel 3 CONTRO 3, che hanno visto arrivare a Logratogiocatori veramente quotati in ambito nazionale ed in-ternazionale.Per chi volesse saperne di più sul Team 75, su ciòche fa e su ciò che ha fatto nella sua più che trenten-nale storia, consigliamo di visitare il sito www.basket-brescia.it, nel quale troverà materiale molto interes-sante, sito che ospita appunto le gesta del Team 75,e dei suoi fondatori.

Giacomo Colossi

Una sede per gli Amici del Laghetto Attiva da quasi 10 anni, l'associazione "Amici del La-ghetto" di Scarpizzolo è riuscita a trasformare un'areacoperta di rovi e invasa da rifiuti di ogni genere in unambiente gradevole, meta di giovani e famiglie chedesiderano godere momenti di relax nella pace e nelverde del Parco del fiume Strone.Ma l'area del laghetto, le specie vegetali che vi pro-sperano e le opere di regimazione idraulica che inquel punto raccolgono e ripartiscono le acque di rog-ge e canali e dello stesso Strone, rischiano di finire indesolato abbandono, perché i volontari che curano lamanutenzione del luogo minacciano di sospendereogni attività con l'inizio dell'autunno, se non verràmessa a loro disposizione una struttura adeguata.L'associazione ha attualmente a sua disposizione unmagazzino che utilizza come ricovero degli attrezziutilizzati per le manutenzioni.

"Dopo un'attenta valutazione si è visto che con unopportuno intervento di restauro, oltre al magazzino,si potrebbero ricavare una saletta polifunzionale e iservizi igienici per i visitatori - osservano i volontari -.L'edificio è fatiscente e pericolante e vistose crepe loattraversano; le travi del tetto compromesse dallapioggia e dalla nevicata invernale, minacciano cedi-menti. Temiamo per l'incolumità dei volontari, perciòbisogna intervenire alla svelta".Allo scopo di sollecitare un rapido intervento, il diretti-vo degli Amici del Laghetto ha deciso di garantire lamanutenzione dell'area verde affidatale solo fino allafine del mese di settembre, termine entro il quale, sela vicenda non sarà definita, sospenderà ogni attività.Grazie agli Amici il laghetto è oggi circondato da cen-tinaia di nuovi alberi, che formano un bosco di essen-ze autoctone, percorso da sentieri puliti, accanto ai

fontanili bonificati.La zona è meta anche di visite didattiche guidate, dicorse podistiche e in mountain bike. I volontari sonosoddisfatti per il lavoro svolto, ma lamentano la lati-tanza delle istituzioni.Accanto alle imponenti chiuse che regolano le acque

del Laghetto, sorge la piccola cascina omonima, diproprietà del consorzio irriguo "Le Due Quinzane".Adiacente alla cascina Laghetto si trova la barchessache ospita il magazzino di cui gli Amici sollecitano ilrestauro."Prendiamo atto del fatto che il Parco si sta muoven-do per giungere ad un accordo con la proprietà e cheil comune di San Paolo ha assicurato che farà la suaparte e ciò può farci solo piacere - concludono gliAmici -.Manca solo l'accordo con il Consorzio irriguo e l'affit-tuario della cascina, che noi invochiamo in tempi ra-pidi perché temiamo che anche su questa vicenda siavvii un nuovo tira e molla".

b. v.

San Paolo

Dal Punjab a Quinzano Quinzano

12 ore di sudoreLograto

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