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La Valsesia ha inizio con i primi rilievi collinari che chiudono, su entrambe le sponde, l’alta pianura novarese e vercellese. Luogo quasi obbligato per l’attraversamento del fiume è la strettoia tra Romagnano Sesia e Gattinara: sulla sponda destra le ripide pendici collinari non permettono altri collegamenti: qui sorse nel primo medioevo un villaggio fortificato ed una pieve, verosimilmente nel luogo occupato da un antico “castrum” tardo romano in località Castelle e San Lorenzo. Nel 1242 il comune di Vercelli sconfisse i feudi locali e fondò il borgo franco di Gattinara. In seguito, sotto il dominio visconteo prima e dei savoia dopo ebbe impulso la coltivazione della vite, favorita dal particolare terreno e dal clima. Lo “sponia”, da cui derivò il nome di Spanna, è il vitigno che, secondo Plinio, fu coltivato in questoluogo sin dall’origine. Dal castello di San Lorenzo lo sguardo spazia per 360 gradi: è un gran pezzo di Piemonte che si può leggere, dalla pianura novarese e vercellese sino ai rilievi appenninici liguri, le alpi marittime, il Monviso, Il Gran Paradiso, le cime del biellese e, dietro ad esse, l’inconfondibile siluette del Monte Rosa. Anche la bassa valle Sesia, da Borgosesia a Romagnano, si legge nella sua interezza con la piana fluviale in parte ancora coltivata, anche se avanzano i nuovi insediamenti produttivi e commerciali. PM-07 Bassa Valsesia Castello San Lorenzo - Gattinara Montagna Collina Pianura Litorale Naturale Rurale Urbano Boschi di latifoglie (castagno) Mosaico di pioppeti e altre latifoglie Coltivazioni a foraggio Vegetazione spondale Alveo fluviale (Sesia) Centri abitati Espansioni recenti Lanifici La colma di Valduggia La frazione Colma è stretta sul crinale che separa Valduggia da Grignasco, in posizione panoramica, riconoscibile anche a grande distanza per lo skyline del campanile dell’oratorio di San Michele. Gli altri nuclei abitati gravitano su Borgosesia, Borgomanero e Romagnano Sesia. Il Monte Fenera risulta così privo di insediamenti di una certa dimensione. I lanifici di Grignasco Grignasco è conosciuto per il nome dei filati che sono prodotti nei suoi stabilimenti. L’espansione industriale che si sviluppò in zona ebbe un supporto indispensabile nella apertura della linea ferroviaria Novara Varallo, avvenuta nel 1884, e della prima importante filatura (1894). Il centro storico è qualificato dalla emergenza architettonica barocca della Parrocchiale dell’Assunta, opera dell’architetto torinese Bernardo Antonio Vittone. Fitti boschi di castagno ricoprono i pendii. Nelle parti più favorevoli un tempo era diffusa la coltivazione della vite, ora concentrata sui versanti esposti a meridione tra Brusnengo e Gattinara e sul terrazzo fluviale tra Romagnano Sesia e Proh nella zona detta della “traversagna”. La piana alluvionale è invece soggetta alle esondazioni periodiche del Sesia: la prima industrializzazione ha però saputo convivere con l’esuberanza fluviale traendone l’energia necessaria per i primi opifici dediti alla lavorazione della lana: restano significative testimonianze nelle rogge che si originano a Grignasco. Lineamenti vegetazionali La Valle Sesia si incunea nel cuore delle alpi pennine sino al massiccio del Rosa. Nella parte bassa i rilievi sono meno accentuati, dominati dal profilo del Fenera, massiccio di rocce sedimentarie unico nel suo genere di tutta la valle Sesia, caratterizzato da formazioni calcaree dolomitiche molto carsificate. Le grotte, oggi parte integrante del parco naturale, sono luoghi di importanti ritrovamenti etnologici dal paleolitico all’età romana. La loro frequentazione è stata permessa dalla relativa facile accessibilità non essendo, il Fenera, mai stato interessato dai fenomeni glaciali. Profilo geologico Le rocce calcaree del fenera furono utilizzate in epoca storica per ricavarne, tramite cottura, calce, blocchi da triturare per ghiaioni o, ancora, elementi lapidei per colonne e colonnine, elementi che caratterizzano l’architettura valsesiana. Le case a loggiato, infatti, trovano spesso nella colonna in pietra l’elemento distintivo per qualificarne la committenza e la capacità delle maestranze impiegate. Le cave storiche “Taragn”, ovvero rustici con tetto in paglia, tecnica costruttiva che sopravvive nella zona compresa tra la valsesia e il lago d’Orta. Della loro presenza si hanno testimonianze storiche documentate sin dal VIII e XI secolo e, in seguito, negli statuti comunali per il rilevante pericolo di incendio che le coperture in paglia causavano negli agglomerati medioevali. La loro scomparsa ha inizio con il XIV secolo ma restano testimonianze sparse nell’arco alpino che sono giunte sino ad oggi, come quelle del Monte Fenera, ora tutelate dal parco regionale. I “taragn” del Monte Fenera [PAYS.DOC] Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneo # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # #

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La Valsesia ha inizio con i primi rilievi collinari che chiudono, su entrambe le sponde, l’alta pianura novarese e vercellese. Luogo quasi obbligato per l’attraversamento del fiume è la strettoia tra Romagnano Sesia e Gattinara: sulla sponda destra le ripide pendici collinari non permettono altri collegamenti: qui sorse nel primo medioevo un villaggio fortificato ed una pieve, verosimilmente nel luogo occupato da un antico “castrum” tardo romano in località Castelle e San Lorenzo. Nel 1242 il comune di Vercelli sconfisse i feudi locali e fondò il borgo franco di Gattinara. In seguito, sotto il dominio visconteo prima e dei savoia dopo ebbe impulso la coltivazione della vite, favorita dal particolare terreno e dal clima. Lo “sponia”, da cui derivò il nome di Spanna, è il vitigno che, secondo Plinio, fu coltivato in questoluogo sin dall’origine. Dal castello di San Lorenzo lo sguardo spazia per 360 gradi: è un gran pezzo di Piemonte che si può leggere, dalla pianura novarese e vercellese sino ai rilievi appenninici liguri, le alpi marittime, il Monviso, Il Gran Paradiso, le cime del biellese e, dietro ad esse, l’inconfondibile siluette del Monte Rosa. Anche la bassa valle Sesia, da Borgosesia a Romagnano, si legge nella sua interezza con la piana fluviale in parte ancora coltivata, anche se avanzano i nuovi insediamenti produttivi e commerciali.

PM-07Bassa ValsesiaCastello San Lorenzo - Gattinara

Montagna

Collina

Pianura

Litorale

Natur

ale

Rural

e

Urban

o

Boschi di latifoglie (castagno)

Mosaico di pioppeti e altre latifoglie

Coltivazioni a foraggio

Vegetazione spondale

Alveo fluviale (Sesia)

Centri abitati

Espansioni recenti

Lanifici

La colma di Valduggia

La frazione Colma è stretta sul crinale che separa Valduggia da Grignasco, in posizione panoramica, riconoscibile anche a grande distanza per lo skyline del campanile dell’oratorio di San Michele. Gli altri nuclei ab i ta t i g rav i tano su Borgoses ia , Borgomanero e Romagnano Sesia. Il Monte Fenera risulta così privo di insediamenti di una certa dimensione.

I lanifici di Grignasco

Grignasco è conosciuto per il nome dei filati che sono prodotti nei suoi stabilimenti. L’espansione industriale che si sviluppò in zona ebbe un supporto indispensabile nella apertura della linea ferroviaria Novara Varallo, avvenuta nel 1884, e della prima importante filatura (1894). Il centro storico è qualificato dalla emergenza architettonica barocca della Parrocchiale dell’Assunta, opera dell’architetto torinese Bernardo Antonio Vittone.

Fitti boschi di castagno ricoprono i pendii. Nelle parti più favorevoli un tempo era diffusa la coltivazione della vite, ora concentrata sui versanti esposti a meridione tra Brusnengo e Gattinara e sul terrazzo fluviale tra Romagnano Sesia e Proh nella zona detta della “traversagna”. La piana alluvionale è invece soggetta alle esondazioni periodiche del Sesia: la prima industrializzazione ha però saputo convivere con l’esuberanza fluviale traendone l’energia necessaria per i primi opifici dediti alla lavorazione della lana: restano significative testimonianze nelle rogge che si originano a Grignasco.

Lineamenti vegetazionali

La Valle Sesia si incunea nel cuore delle alpi pennine sino al massiccio del Rosa. Nella parte bassa i rilievi sono meno accentuati, dominati dal profilo del Fenera, massiccio di rocce sedimentarie unico nel suo genere di tutta la valle Sesia, caratterizzato da formazioni calcaree dolomitiche molto carsificate. Le grotte, oggi parte integrante del parco naturale, sono luoghi di importanti ritrovamenti etnologici dal paleolitico all’età romana. La loro frequentazione è stata permessa dalla relativa facile accessibilità non essendo, il Fenera, mai stato interessato dai fenomeni glaciali.

Profilo geologico

Le rocce calcaree del fenera furono utilizzate in epoca storica per ricavarne, tramite cottura, calce, blocchi da triturare per ghiaioni o, ancora, elementi lapidei per colonne e colonnine, elementi che caratterizzano l’architettura valsesiana. Le case a loggiato, infatti, trovano spesso nella colonna in pietra l’elemento distintivo per qualificarne la committenza e la capacità delle maestranze impiegate.

Le cave storiche

“Taragn”, ovvero rustici con tetto in paglia, tecnica costruttiva che sopravvive nella zona compresa tra la valsesia e il lago d’Orta. Della loro presenza si hanno testimonianze storiche documentate sin dal VIII e XI secolo e, in seguito, negli statuti comunali per il rilevante pericolo di incendio che le coperture in paglia causavano negli agglomerati medioevali. La loro scomparsa ha inizio con il XIV secolo ma restano testimonianze sparse nell’arco alpino che sono giunte sino ad oggi, come quelle del Monte Fenera, ora tutelate dal parco regionale.

I “taragn” del Monte Fenera

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Bassa ValsesiaCastello San Lorenzo - Gattinara PM-07PM-07

I ruderi del castello di San Lorenzo dominano l’ingresso alla valsesia e un’ampia porzione della baraggia novarese e vercellese.

Sullo sfondo le risaie della baraggia tra Rovasenda e Gattinara, incorniciate dalle mura del castello.

Gattinara, con la cupola della Chiesa di San Pietro e i vigneti sulle colline circostanti.

Dal belvedere uno sguardo sul Monte Rosa.

La razionalizzazione dei vigneti può provocare forti contrasti, con elementi fuori scala come il muro di contenimento in primo piano che ha sostituito l’antico muretto in petra a secco.

L’abbandono delle viti sul pendio sottostante la torre delle Castelle e dei coltivi (si confronti l’immagine storica a lato).

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[PAYS.DOC] Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneo

Theatrum Statuum Regiae Celsitudinis Sabaudiae Ducis, Pedementii Principis, Cypris Regis. Pars prima, Exhibens Pedemontium, Et in eo Augustam Taurinorum, &Loca viciniora. Pars altera, Illustrans Sabaudiam, et Caeteras ditiones Cis & Transalpinas, Priore Parte derelictas, Apud Haeredes Ioannis Blaeud, Amstelodami 1682, anastatica Firpo Luigi (a cura di), Archivio Storico della Città di Torino, Torino 1984, vol. II, tav. 60 «Gattinara» (Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom).

All'interno delle mura cittadine si notano la chiesa di S. Pietro (A) e i resti del trecentesco castello-ricetto nell'angolo Sud-Ovest; in alto a destra su una verde collina il castello di S. Lorenzo, sopra la legenda la torre delle Castelle.

Gattinara, Anno 1945 circa

Gattinara, Anno 1950 circa, da Francesco Patriarca, “Remote immagini di Gattinara”, Vignole Borbera , 1998

Le due immagini, scattate poco più di cinquanta anni fa, documentano l’estensione dei vigneti che ricoprivano, senza soluzione di continuità, il pendio della torre delle Castelle.