Trivero e i lanifici biellesi [PAYS.DOC] Osservatorio ... · paesaggio montano, ... caratteristiche...

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Trivero, comune del biellese orientale, è formato dall’aggregazione di una trentina di piccole frazioni; da oltre due secoli è una delle sedi principali dell’industria laniera che ha portato il biellese a diventare uno dei poli lanieri di fama internazionale. L’orogafia tormentata delle valli biellesi, la ricchezza d’acqua, gli estesi pascoli e i boschi sono gli elementi principali che hanno permesso la crescita dell’industria tessile con la nascita, già alla fine del secolo XIX, di numerosi opifici. La famiglia Zegna ha legato il proprio nome a Trivero e alla strada panoramica che ne porta il nome: voluta da Ermenegildo Zegna, parte di un grande progetto che ha visto la realizzazione contestuale di un centro sociale e ricreativo, di un ospedale, di una scuola di avviamento professionale e di vari impianti sportivi e ricreativi e attrezzature per il tempo libero, la strada è oggi parte integrante del paesaggio montano, continuamente migliorata con la realizzazione di una serie di piazzuole panoramiche attrezzate con pannelli informativi tematici sulle diverse realtà paesaggistiche dell’intorno. L’intinerario è completato da una fitta rete di sentieri tematici che permettono di percorrere e conoscere da vicino le caratteristiche naturali dell’Oasi, studiati nella cartellonistica e nelle tavole informative da una équipe di esperti consulenti scientifici. Dalla Bocchetta di Valle Mosso lo sguardo spazia sulla catena alpina da est a ovest, sull’apennino ligure, sulle colline centrali del Piemonte, sulla bassa e sull’alta pianura sino a chiudersi con il profilo netto e perfettamente orizzontale della serra di Ivrea. PM-08 Trivero e i lanifici biellesi Panoramica Zegna - Bocchetta Valle Mosso Montagna Collina Pianura Litorale Naturale Rurale Urbano Boschi di latifoglie (castagno) Colline di Curino (castagni e roveri) Monte Fenera (formazione calcarea) Risaie Baraggia vercellese Centri abitati Espansioni recenti Lanifici La baraggia biellese In lontananza è possibile scorgere, in primavera, il luccicare delle risaie allagate che, nella tarda estate, mutano l’aspetto tingendosi di giallo. È la baraggia, altopiano un tempo scarsamente coltivato per le cattive qualità del substrato argilloso e ricoperto da arbusteti e da boschi di rovere. In seguito alle bonifiche agrarie e all’asportazione dello strato argilloso, ampie superfici sono state convertite alla coltivazione irrigua; questo ha comportato la realizzazione di una fitta rete di canali in pianura e di bacini idrici artificiali ricavati ai piedi dei primi rilievi collinari. Trivero e la famiglia Zegna Trivero è posta quasi al centro del polo laniero biellese. In nucleo abitato originario, posto su una dorsale collinare e raccolto attorno alla Chiesa Parrocchiale, è dominato dalla mole del lanificio Zegna, che si articola nella parte più alta del paese in diversi complessi immobiliari: la casa padronale e l’attigua fabbrica storica, l’espansione dei nuovi impianti industriali, il “centro Zegna” con varie attrezzature assistenziali e culturali e sede dell’ononima Oasi. L’immagine riporta una copertura boschiva apparentemente omogenea. In realtà, anche se i boschi di castagno coprono gran parte dei versanti collinari, la differente natura geologica delle colline di Curino è la causa del prevalere, in quella zona, di vegetazione particolare, con presenza isolata di conifere miste a boscaglia rupestre pioniera. Numerosi in questa zona gli affioramenti rocciosi soggetti a facile erosione e dilavamento che danno origine alle cosiddette “terre rosse di Curino”. Lineamenti vegetazionali La Valsessera è solcata dalla linea insubrica o del canavese, linea tettonica che separa le rocce di differente tipologia della zona Sesia-Lanzo da quelle della zona Ivrea- Verbano. Sono zona di contatto di due placche continentali diverse, quella europea e quella africana, ciascuna con le sue caratteristiche geologiche: alla prima appartengono le rocce metamorfiche (gneiss, micascisti), alla seconda le rocce magmatiche intrusive verdi (gabbri e dioriti). Dal piazzale due di Bielmonte è possibile osservare un’ampia parte della Valsessera e, aiutati da un apposito pannello informativo, scorgere sul terreno le diverse forme geologiche. Profilo geologico I boschi tra la Valsesia e il biellese sono stati teatro della vicenda dolciniana, agli inizi del XIV secolo. Frà Dolcino, esponente del movimento degli Apostolici, sospettato di eresia e perseguitato dalle autorità, fu costretto a una lunga fuga nella Valsesia, località che si stava ribellando contro lo stato feudale imperante allora. Da qui, con i suoi seguaci, si spostò lungo i sentieri impervi delle colline e montagne tra Biella e Borgosesia sino alla sua cattura avvenuta nel 1307. Oggi una rete di sentieri attrezzati ripercorrono i luoghi legati alla vicenda dolciniana. I boschi di Frà Dolcino Direttamente collegata al triverese, la valle del torrente Strona di Mosso si snoda per qualche chilometro prima di sfociare nella baraggia biellese. La ricchezza delle sue acque furono la causa della precoce industrializzazione della vallata: lungo lo Strona sorsero numerosi lanifici che impiegavano direttamente la forza motrice idrica che, con un complesso sistema meccanico, muoveva i macchinari tessili. Oggi la “Fabbrica della Ruota” di Ponzone è stata recuperata quale esempio di archeologia industriale del biellese. La Vallestrona di Mosso [PAYS.DOC] Osservatorio virtuale del paesaggio mediterraneo # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # #

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Page 1: Trivero e i lanifici biellesi [PAYS.DOC] Osservatorio ... · paesaggio montano, ... caratteristiche naturali dell’Oasi, studiati nella cartellonistica e nelle tavole informative

Trivero, comune del biellese orientale, è formato dall’aggregazione di una trentina di piccole frazioni; da oltre due secoli è una delle sedi principali dell’industria laniera che ha portato il biellese a diventare uno dei poli lanieri di fama internazionale. L’orogafia tormentata delle valli biellesi, la ricchezza d’acqua, gli estesi pascoli e i boschi sono gli elementi principali che hanno permesso la crescita dell’industria tessile con la nascita, già alla fine del secolo XIX, di numerosi opifici. La famiglia Zegna ha legato il proprio nome a Trivero e alla strada panoramica che ne porta il nome: voluta da Ermenegildo Zegna, parte di un grande progetto che ha visto la realizzazione contestuale di un centro sociale e ricreativo, di un ospedale, di una scuola di avviamento professionale e di vari impianti sportivi e ricreativi e attrezzature per il tempo libero, la strada è oggi parte integrante del paesaggio montano, continuamente migliorata con la realizzazione di una serie di piazzuole panoramiche attrezzate con pannelli informativi tematici sulle diverse realtà paesaggistiche dell’intorno. L’intinerario è completato da una fitta rete di sentieri tematici che permettono di percorrere e conoscere da vicino le caratteristiche naturali dell’Oasi, studiati nella cartellonistica e nelle tavole informative da una équipe di esperti consulenti scientifici. Dalla Bocchetta di Valle Mosso lo sguardo spazia sulla catena alpina da est a ovest, sull’apennino ligure, sulle colline centrali del Piemonte, sulla bassa e sull’alta pianura sino a chiudersi con il profilo netto e perfettamente orizzontale della serra di Ivrea.

PM-08

Trivero e i lanifici biellesiPanoramica Zegna - Bocchetta Valle Mosso

Montagna

Collina

Pianura

Litorale

Natur

ale

Rural

e

Urban

o

Boschi di latifoglie (castagno)

Colline di Curino (castagni e roveri)

Monte Fenera (formazione calcarea)

Risaie

Baraggia vercellese

Centri abitati

Espansioni recenti

Lanifici

La baraggia biellese

In lontananza è possibile scorgere, in primavera, il luccicare delle risaie allagate che, nella tarda estate, mutano l’aspetto tingendosi di giallo. È la baraggia, altopiano un tempo scarsamente coltivato per le cattive qualità del substrato argilloso e ricoperto da arbusteti e da boschi di rovere. In seguito alle bonifiche agrarie e all’asportazione dello strato argilloso, ampie super fici sono state conver tite alla coltivazione irrigua; questo ha comportato la realizzazione di una fitta rete di canali in pianura e di bacini idrici artificiali ricavati ai piedi dei primi rilievi collinari.

Trivero e la famiglia Zegna

Trivero è posta quasi al centro del polo laniero biellese. In nucleo abitato originario, posto su una dorsale collinare e raccolto attorno alla Chiesa Parrocchiale, è dominato dalla mole del lanificio Zegna, che si articola nella parte più alta del paese in diversi complessi immobiliari: la casa padronale e l’attigua fabbrica storica, l’espansione dei nuovi impianti industriali, il “centro Zegna” con varie attrezzature assistenziali e culturali e sede dell’ononima Oasi.

L’immagine riporta una copertura boschiva apparentemente omogenea. In realtà, anche se i boschi di castagno coprono gran parte dei versanti collinari, la differente natura geologica delle colline di Curino è la causa del prevalere, in quella zona, di vegetazione particolare, con presenza isolata di conifere miste a boscaglia rupestre pioniera. Numerosi in questa zona gli affioramenti rocciosi soggetti a facile erosione e dilavamento che danno origine alle cosiddette “terre rosse di Curino”.

Lineamenti vegetazionali

La Valsessera è solcata dalla linea insubrica o del canavese, linea tettonica che separa le rocce di differente tipologia della zona Sesia-Lanzo da quelle della zona Ivrea-Verbano. Sono zona di contatto di due placche continentali diverse, quella europea e quella africana, ciascuna con le sue caratteristiche geologiche: alla prima appar tengono le rocce metamorfiche (gneiss, micascisti), alla seconda le rocce magmatiche intrusive verdi (gabbri e dioriti). Dal piazzale due di Bielmonte è possibile osservare un’ampia parte della Valsessera e, aiutati da un apposito pannello informativo, scorgere sul terreno le diverse forme geologiche.

Profilo geologico

I boschi tra la Valsesia e il biellese sono stati teatro della vicenda dolciniana, agli inizi del XIV secolo. Frà Dolcino, esponente del movimento degli Apostolici, sospettato di eresia e perseguitato dalle autorità, fu costretto a una lunga fuga nella Valsesia, località che si stava ribellando contro lo stato feudale imperante allora. Da qui, con i suoi seguaci, si spostò lungo i sentieri impervi delle colline e montagne tra Biella e Borgosesia sino alla sua cattura avvenuta nel 1307. Oggi una rete di sentieri attrezzati ripercorrono i luoghi legati alla vicenda dolciniana.

I boschi di Frà Dolcino

Direttamente collegata al triverese, la valle del torrente Strona di Mosso si snoda per qualche chilometro prima di sfociare nella baraggia biellese. La ricchezza delle sue acque furono la causa della precoce industrializzazione della vallata: lungo lo Strona sorsero numerosi lanifici che impiegavano direttamente la forza motrice idrica che, con un complesso sistema meccanico, muoveva i macchinari tessili. Oggi la “Fabbrica della Ruota” di Ponzone è stata recuperata quale esempio di archeologia industriale del biellese.

La Vallestrona di Mosso

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Trivero e i lanifici biellesiPanoramica Zegna - Bocchetta Valle Mosso PM-08

Ettore Olivero Pistoletto “La costruzione della Panoramica Zegna presso il tunnel dell’Argimonia” 1952 (collezione privata), pubblicata in “Le fabbriche e la foresta. Forme e percorsi del paesaggio biellese”, DocBi, Biella 2000, pag. 140.

L’opera è significativa perché raffigura, con efficacia, le tecniche costruttive impiegate per la costruzione della panoramica Zegna, lavori che iniziarono nel 1938 con la realizzazione del primo tratto a monte di Trivero. Dopo la pausa bellica, i lavori ripresero con la costruzione della parte più panoramica sino a giungere al Bocchetto Sessera, per una lunghezza complessiva di oltre 14 chilometri.

Stavello: piantumazione nel colle del Tirlo 1960 ca

Salita coi muli (Centro Zegna e colle Craviolo sullo sfondo) 1938-1940, Archivio Fondazione Ermenegildo Zegna, Trivero.

Oltre alla costruzione della strada, Ermenegildo Zegna diede avvio ad una intensa opera di bonifica montana con l’impiego di migliaia di abeti, larici e pini impiegati sui brulli versanti e sui poggi. Lungo il tracciato furono allestite piazzuole panoramiche, filari arborei e centinaia di arbusti ornamentali con ortensie, azalee e rododendri, e la costruzione di una colonia alpina per i figli degli operai dell’industria tessile biellese.

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Il belvedere dell’Oratorio di San Bernardo, ampliato nel 1948 per volontà di Ermenegildo e Mario Zegna.

Il versante meridionale del Monte Rosa dalla Bocchetta di Margosio: in primo piano i fitti boschi della Valsessera, oasi naturale.

La valletta dei Rododendri, disegnata dal noto paesaggista Piero Porcinai, è una delle mete primaverili più note del biellese.

Il bosco di abeti chiude su un lato la bocchetta di Stavello stagliandosi nettamente dal paesaggio brullo delle ultime pendici del monte Barone.

I colori autunnali del bosco di larici e, sullo sfondo, netta la linea orizzontale della Serra di Ivrea, vero e proprio landmark del biellese e del basso canavese.

I boschi di latifoglie circondano spesso i piccoli centri abitati del biellese che sono sorti di preferenza in posizione dominante su crinali o dossi.

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