Basilica di San Francesco ad Assisi · dei lavori della cupola del Brunelleschi, da papa Eugenio...

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Basilica di San Francesco ad Assisi -

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La Basilica Inferiore di San Francesco d'Assisi

La basilica inferiore fu iniziata sotto la soprintendenza di frate Elia nel luglio del 1228. I lavori dovevano essere terminati nel 1230 quando vi fu traslato il corpo del santo deposto in un sarcofago sotto l'altare maggiore, dov'è tuttora conservato in una piccola cripta.

Alle decorazioni della basilica hanno collaborato i più illustri artisti del tempo da Giotto a Cimabue a Simone Martini.

La basilica inferiore ha la funzione di chiesa commemorativa, sottolineata anche dalla presenza della cripta. Appare ancora quasi romanica: è priva di elevazione, le crociere sono larghe, i costoloni hanno una sezione quadrangolare, i pilastri sono bassi e grossi per sostenere il grave peso della chiesa superiore. Ma che siamo ormai in un periodo gotico è reso palese dal forte distacco dei costoloni dalle vele, che fa risaltare l'ossatura in maniera più sentita che nel romanico.

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Pianta della basilica inferiore di San Francesco ad Assisi

Basilica Inferiore San Francesco d'Assisi

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Cattedrale di Santa Maria del Fiore-Firenze

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Santa Maria del Fiore Firenze

La costruzione, iniziata sulle antiche fondazioni della chiesa di Santa Reparata nel 1296 da Arnolfo di Cambio, fu continuata da Giotto a partire dal 1334 fino alla sua morte avvenuta nel 1337. Francesco Talenti e Giovanni di Lapo Ghini la continuarono nel 1357. Nel 1412 la nuova cattedrale fu dedicata a Santa Maria del Fiore, e consacrata il 25 marzo del 1436, al termine dei lavori della cupola del Brunelleschi, da papa Eugenio IV.

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Santa Reparata Era una basilica a tre navate con terminazione absidata e transetto con cappelle. Accanto aveva il chiostro della canonica e si trovava adiacente alla cinta muraria. Il nuovo progetto di ampliamento della basilica di santa Reparata, ad opera diArnolfo di Cambio, parte nel 1294; ma presto viene ritenuto impossibile realizzare l’ampliamento, quindi si trasforma nel progetto di una nuova cattedrale; il progetto prevede di costruire il nuovo edificio mentre si demolisce progressivamente Santa Reparata. Si parla di costruire una nuova cattedrale che fonda le novità classiche con quelle internazionali del gotico: si combina un edificio a pianta longitudinale con uno a pianta centrale, il tutto abbinato ad un tricoro. Le tavole dello studioso americano Cocker presentano i disegni di Arnolfo, che saranno poi modificati con ampliamenti da parte del Talenti.

Duomo di Santa Maria del Fiore, Firenze

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Il duomo pensato da Arnolfo Nella planimetria Arnolfo di Cambio presenta un corpo longitudinale a tre navate, diviso in quattro campate. La campata della navata maggiore è pseudo-quadrata, quella delle navate secondarie è rettangolare, ricordando così i modelli cistercensi: muratura resistente, mancanza di contrafforti, innalzamento e avvicinamento dei piedritti. Il tricoro si attesta su uno spazio ottagonale: ognuno dei bracci è organizzato a poligono e presentano cappelle radiali tronche. È assente il deambulatorio perché sull’impianto del tricoro si attesta la cupola, inizialmente prevista priva di tamburo. Invece di contraffortare la cupola con archi rampanti vengono usate volte costolonate. Arnolfo interpreta elementi internazionali trasformando le semi-volte in sistemi stabili.

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L’affresco con la disputa tra Dominicanes e Francescani (S.Maria Novella –nel Cappellone degli Spagnoli) mostra il progetto della cupola di Arnolfo.

Santa Maria del Fiore secondo il presunto progetto di Arnolfo, o forse dello stesso autore degli affreschi, Andrea di Bonaiuto, affreschi del 1369 - 50 anni prima della realizzazione della cupola .

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Nel 1308 il cantiere si ferma fino alla fine della peste nera; nel frattempo è cambiato il concetto di spazio: viene innalzato un tamburo di 18 metri e le cupole del tricoro non hanno più senso. Dopo il 1350, passata la peste nera, il Talenti amplia il tricoro; i bracci del tricoro sono coperti da volte costolonate che arrivano fino alla base della cupola, corrispondente al colmo della navata principale. In sezione c’è una soluzione nuova per quanto riguarda la distribuzione dei livelli della parete divisoria. I piedritti sono compatti e semplificati, con capitelli fioriti molto grandi, esuberanza delle cornici; le modanature dei pilastri al di sopra dei capitelli disegnano l’ampiezza delle campate. All’esterno Arnolfo impianta i pilastri fino all’innesto con il tricoro. Possiamo notare un grande basamento in marmo policromo: fa capire la grande capacità di utilizzare la cultura tradizionale reinterpretandola. L’uso del marmo rosso non è casuale ma rimanda all’antica Roma, dove aveva grande valore. Delle lesene seguono dei moduli corrispondenti alla campate interne. Ogni finestra è coronata da cuspidi; le coperture hanno un trattamento particolare: un coronamento a timpani decorati con riccioli. Ogni elemento esterno rimanda ai moduli dei corrispondenti segmenti interni. Arnolfo vuole stabilire un rapporto mediato tra esterno ed interno, e tratta ogni modulo come un elemento autonomo e distinto. Questa peculiarità lo accomuna al Brunelleschi. L’interno è accentuato dal diverso trattamento delle coperture. La cupola parte dalla quota della navata principale, trovando nelle semi-cupole un potente sistema di contraffortamento. I muri vengono irrobustiti con lesene e finestre monofore. Facciata: nel progetto originario era prevista a tre spioventi, con tre portali fiancheggiati da torricine e coronati da edicole, con una specie di loggia.

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DUOMO di FIRENZE - Santa Maria del Fiore

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Il grande ballatoio sporgente, pur essendo stato eseguito materialmente da Francesco Talenti, è un indizio di carattere tipicamente arnolfiano. I critici lo accostano al cornicione di Santa Croce (tradizionalmente attribuitogli) ed a quello di altre opere analoghe come il Duomo di Orvieto e quello di Siena. In particolare, Angiola Maria Romanini sottolineò come il cornicione-ballatoio sia una costante immancabile [...] in tutte le architetture arnolfiane. Alla morte di Arnolfo (1302), contemporanea a quella di altri promotori del cantiere, i lavori subirono un rallentamento e furono in seguito sospesi per circa 30 anni.

L'Arte della Lana, che aveva ricevuto l'incarico di sovrintendere alla costruzione, nel 1334 affidò la direzione dei lavori a Giotto, assistito da Andrea Pisano. Giotto si concentrò sul Campanile di cui fornì un progetto (un disegno conservato nell'Opera del Duomo di Siena ne è probabilmente un riflesso; anche il programma iconografico dei rilievi basamentali è almeno in parte suo) e riuscì ad iniziare la costruzione, ma morì dopo soli 3 anni nel 1337. Andrea Pisano continuò i lavori, anch'egli soprattutto sul campanile, ma morì con l'arrivo della peste nera nel 1348 e i lavori furono di nuovo bloccati.

Rimaneva incompiuta solo la facciata della cattedrale, la quale presentava ancora la parziale costruzione decorativa risalente ad Arnolfo di Cambio. Già nel 1491 Lorenzo il Magnifico aveva promosso un concorso per il completamento, ma non fu trovata attuazione. Nei secoli successivi la cattedrale venne dotata di facciate effimere in occasione di importanti celebrazioni, ma solo nel 1871, dopo un concorso internazionale, vivaci discussioni e aspri dibattiti, si iniziò a costruire una facciata vera e propria, su progetto di Emilio De Fabris, conclusa poi dopo la sua morte da Luigi del Moro, fino al 1887.

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Santa Maria del Fiore colpisce per le dimensioni monumentali e per il suo apparire come monumento unitario, soprattutto all'esterno, grazie all'uso degli stessi materiali: marmo bianco di Carrara, verde di Prato, rosso di Maremma e il cotto delle tegole. A un'analisi più accurata ciascuna delle parti rivela notevoli diversità stilistiche, dovute al lunghissimo arco di esecuzione temporale, dalla fondazione al completamento ottocentesco.

Nel timpano della cuspide centrale la Gloria di Maria di Augusto Passaglia e nella galleria la Madonna col Bambino e i Dodici Apostoli. Alla base del coronamento, oltre il rosone, i riquadri con i busti dei grandi artisti del passato e al centro del timpano un tondo col Padre Eterno, pure del Passaglia.

Facciata ottocentesca di Santa Maria del Fiore

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L'interno con le volte a crociera di Santa Maria del Fiore

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Duomo di Santa Maria del Fiore, Firenze - Interno

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Arnolfo di Cambio, noto anche come Arnolfo di Lapo (Colle di Val d'Elsa, circa 1240 – 8 marzo 1302-1310 ca.), è stato uno scultore, architetto e urbanista italiano attivo in particolare a Roma e a Firenze alla fine del Duecento e ai primi del secolo successivo.

Firenze fu l'ultima tappa del suo laborioso percorso. Egli vi fu chiamato nel 1284 e gli fu affidata la costruzione della nuova Cattedrale di Santa Maria del Fiore, per la quale cominciò ad erigere anche una bellissima facciata rimasta incompiuta e che fu demolita nel 1586. Di essa si conservano nel Museo dell'Opera del Duomo alcune statue che stavano nella zona dei portali, tra le quali, come altissimi raggiungimenti della plastica arnolfiana, si possono considerare la Madonna della Natività, che rievoca nella posa e nell'integrità dei volumi le immagini dei defunti che lentamente sollevano il busto sui coperchi delle urne etrusche e una mirabile statua della Madonna seduta col Bambino. La monumentalità di questa immagine è affidata al limpido e possente articolarsi dei volumi che riecheggiano moduli cubici senza per altro irrigidirsi in fredde geometrie, perché le superfici appaiono sensibilizzate dal sapiente corrugarsi dei pannelli che con i loro acuti scrimoli creano balenanti guizzi d'ombre. La massa compatta e tornita del volto estatico s'illumina nel riflesso degli occhi vitrei e un sottile fremito affettuoso sembra percorrere il braccio destro che lievemente si posa sulla spalla del piccolo Gesù gravemente benedicente.

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[Arnolfo di Cambio a Firenze Arnolfo di Cambio nasce a Colle Val d’Elsa nel 1245 e muore a Firenze nel 1302. ebbe una duplice formazione culturale: si formò come scultore alla bottega dei Pisano, che si rifacevano ai modelli classici, e successivamente si dedicò all’architettura. La prima affermazione di Arnolfo è legata alla Fontana Maggiore di Perugia(1277). Fondamentale è però per lui la cultura del gotico francese: infatti lo troviamo alla corte angioina a Napoli. Quindi ha una doppia formazione: la prima legata al classicismo, la seconda internazionale, legata al gotico fiorito. Quando Firenze decide di promuovere il nuovo assetto urbano si costruisce il mito di una "figlia di Roma” affidando ad Arnolfo di Cambio tutti i principali cantieri, perché la città deve essere la più aggiornata a livello dei mercati internazionali. Nella prima cerchia muraria troviamo i più grandi cantieri, intorno ai quali si centrava il piccolo centro urbano di Firenze. Ci sono mura provvisorie e l’unico collegamento tra le rive è costituito dal Ponte Vecchio. Ricordiamo in posizione marginale il teatro, l’anfiteatro, il battistero e Santa Reparata. Il riassetto urbano proposto dalla Signoria e dall’Arte della Lana segue questi punti principali: ampliamento della cinta muraria – la terza cerchia delle mura in pietra triplica la superficie della città, talmente ampia da contenere dei vuoti interni. La città arriva ad avere quattro ponti sull’Arno e le mura vengono innalzate nel 1286. Uno dei primi cantieri è l’ampliamento di santa Reparata, Santa Croce, Santa Trinità e del Palazzo dei Signori, ed infine il restauro del Battistero (si interviene sugli speroni che divengono a strisce bianche e verdi invece che in arenaria, e vengono rimossi i sarcofagi). Con l’ampliamento della città, Santa Reparata viene a trovarsi in posizione baricentrica, modificando il proprio ruolo urbano].

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Cattedrale di Siena

La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta è il duomo di Siena, situato nell'omonima piazza. Costruita in stile romanico-gotico italiano, è una delle più significative chiese realizzate in questo stile in Italia.

Il nuovo edificio sembra comunque iniziato a metà del XII secolo su un edificio preesistente, forse del IX secolo, a sua volta edificato su un ipotetico tempio di Minerva. Nell'alto medioevo qui si trovava infatti la costruzione che sarebbe stata, fino al 913, la residenza del vescovo e avrebbe contenuto una chiesa rivolta verso est, cioè verso l'attuale battistero. Solo nel XIII secolo il Duomo sarebbe stato trasformato in basilica, con la facciata rivolta ad ovest, cioè verso l'ospedale di Santa Maria della Scala, ma i lavori vennero terminati solo alla fine del secolo successivo.

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Nel 1313 venne terminato il campanile, alto circa 77 metri.

Duomo di Siena

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La facciata, tutta in marmo bianco con qualche decorazione in rosso di Siena e serpentino di Prato, è divisibile in due metà, inferiore e superiore, riferibili a due distinte fasi costruttive. La ricchezza della decorazione, prevalentemente scultorea, nasconde irregolarità e asimmetrie derivate dalla lunga fase costruttiva a cui misero mano molteplici progettisti

Duomo di Siena

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. La facciata inferiore fu realizzata da Giovanni Pisano ed è riferibile a uno stile romanico-gotico di transizione.

Questi vi lavorò tra il 1284 e il 1297.

Tre ghimberghe sormontano gli archi. Esse sono decorate da foglie rampanti e al centro recano dei busti, aggiunti però solo nel XVII secolo. Sulla sommità sono presenti delle statue, rappresentanti Angeli (ghimberghe laterali) e una statua della Vergine (ghimberga centrale), alla quale il grande rosone sembra fare da aureola. I torrioni laterali esterni sono tozzi e robusti, alleggeriti solo da slanciate finestre, che si aprono negli incassi, e da edicole cuspidate con statue, doccioni e coronamenti gotici.

Duomo di Siena La chiesa si trova sopraelevata da una piattaforma di alcuni gradini, ed è a croce latina con tre navate e cupola esagonale all'incrocio dei bracci.

A questa fase risalgono i tre portali (con strombo, lunette e ghimberghe) e i due torrioni laterali. Il portale centrale ha un arco a tutto sesto, quelli laterali leggermente ogivali; gli sguanci sono decorati da sottili colonne ritorte, con capitelli scolpiti a fogliame. Esse sorreggono gli archivolti, anch'essi ritorti, aventi come chiavi di volta teste di satiri.

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La cupola è caratterizzata da due ordini di logge, uno fatto di colonne binate slanciate e archetti a sesto acuto e l'altro di colonne singole più corte ed archetti a sesto ribassato. L'emisfero è fatto in laterizi e coperto da lastre di piombo. Fu completata entro il 1263 con la collocazione sulla cima della mela di rame da parte del Rosso Padellaio. La cima della cupola fu però ricostruita da Barna di Turino nel 1385, prima che nel 1667 fosse costruita la lanterna attuale, per un'altezza globale di 48 metri.

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Duomo di Siena- Particolari della facciata

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Giovanni Pisano curò anche la decorazione scultorea, e corredò la facciata di un sorprendente ciclo di statue gotiche. Quelle a figura umana sono in totale quattordici, di cui otto in facciata, tre sul lato sinistro della facciata e tre su quello destro. Queste hanno come soggetto Profeti, Patriarchi, Filosofi pagani e Profetesse e rappresenta un unicum nella scultura gotica italiana in quanto hanno un programma iconografico preciso dove tutte le figure, volontariamente o involontariamente, annunciano la Venuta di Cristo.

La parte superiore della facciata è opera di Camaino di Crescentino (padre del più famoso Tino di Camaino), che vi lavorò tra il 1299 circa e il 1317.

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Camaino di Crescentino dette alla facciata l'odierno aspetto tricuspidale. Un bellissimo rosone si apre al centro, incorniciato da nicchie gotiche contenenti i busti di Apostoli e Profeti che rendono omaggio alla Madonna col Bambino, identificabile nella nicchia centrale superiore (gli originali sono nel Museo dell'Opera del Duomo). Ai lati due pilastri incorniciano questa struttura e terminano in pinnacoli e quindi in sottilissime guglie, accentuando lo slancio verso l'alto dell'edificio. Lateralmente sono presenti due ordini di loggette, mentre il tutto è sormontato da tre cuspidi dorate. I tre mosaici dorati, che raffigurano da sinistra a destra la Presentazione di Maria al Tempio, L'Incoronazione della Vergine e La Natività di Gesù, furono eseguiti a Venezia nel 1878, su disegno di Alessandro Franchi. Il rosone reca invece una vetrata di Pastorino dei Pastorini (metà del XVI secolo), raffigurante l'Ultima Cena e visibile dall'interno.

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Subito dopo l'Altare Piccolomini si trova la Libreria Piccolomini. Fu fatta costruire nel 1492dall'arcivescovo di Siena, cardinale Francesco Piccolomini Todeschini (poi papa Pio III) per custodire il ricchissimo patrimonio librario raccolto dallo zio papa Pio II. Si trova lungo la navata sinistra, prima del transetto, e venne ricavata da alcuni ambienti della canonica. Non ospitò mai i libri per la quale era stata creata.

L'interno venne affrescato dal Pinturicchio, che vi lavorò in due riprese: ad una prima fase che va dal 1502 al 1503 seguì un'altra fase, tra il 1505 e il 1507.

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Basilica di Sant'Antonio – Padova -1230-1310

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È caratterizzata da una perfetta armonizzazione di diversi stili: la facciata a capanna romanica; i contrafforti che si sviluppano fino a diventare archi rampanti in stile gotico che, in parallelo, scandiscono con regolarità lo spazio e le cupole in stile bizantino, mediato attraverso Venezia; ed i due campanili gemelli che, invece, richiamano quasi dei minareti. Il chiostro del Capitolo ospita interessanti tombe di docenti dell'Università di Padova, fra cui quelle di Bonjacopo Sanvito e Raniero Arsendi.

Sulla facciata si aprono tre porte bronzee, realizzate seguendo il disegno progettuale di Camillo Boito (1895). In quella centrale si possono vedere San Ludovico da Tolosa, san Francesco, sant'Antonio e san Bonaventura, opera di Giuseppe Michieli. Il sagrato della basilica fu adibito per secoli a cimitero e sono conservate tuttora alcune tombe, come quella del giurista Antonio Orsato, morto nel 1497; il monumento è composto da una elegante edicola con urna funeraria addossata alla parete laterale sinistra della basilica. L'interno è a croce latina, suddiviso in tre navate da pilastri; sulla parte superiore delle pareti corrono delle gallerie.

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Secondo una tradizione molto diffusa nel tardo medioevo e fino al XVIII secolo, ma che non ha fondamenti storici né archeologici, in questo luogo sorgeva un tempio dedicato alla dea Giunone, in cui, secondo Tito Livio, i padovani donavano ed appendevano i trofei vinti nelle loro battaglie. Nel Medioevo questa era una zona periferica della città di Padova, ove sorgeva la piccola chiesa di Santa Maria Mater Domini, che era stata affidata ai frati minoriti. Qui aveva soggiornato sant'Antonio per poco più di un anno tra il 1229 ed il maggio 1231; accanto era stato fondato il convento dei francescani, forse proprio da sant'Antonio nel 1229. Quando Antonio morì il 13 giugno presso Arcella, nella parte nord di Padova, la sua salma venne composta in questa piccola chiesa e vi fu sepolto, seguendo il suo desiderio. Ben presto furono registrati molti fenomeni miracolosi sulla sua tomba ed iniziarono ad arrivare pellegrini prima dalle contrade vicine e poi anche da oltralpe. Le varie componenti della cittadinanza di Padova (comune, vescovo, professori dell'Università, ordini religiosi e popolo) chiesero congiuntamente di innalzare Antonio all'onore degli altari. Il processo canonico si svolse in tempi molto brevi: nella cattedrale di Spoleto il 30 maggio 1232 il papa Gregorio IX lo nominò santo. Quindi, ad un anno dalla morte del santo, si decise di porre mano alla chiesetta di santa Maria e di erigerne una nuova, proporzionata all'esigenza di ricevere ed ospitare i gruppi di pellegrini; l'antica chiesetta formò il nucleo da cui partì la costruzione della Basilica e tuttora è inglobata come Cappella della Madonna Mora. La costruzione della basilica si protrasse fino al 1310. Modifiche all'assetto della Basilica si prolungano fino al XV secolo, con un forte impulso dopo l'incendio e conseguente crollo di un campanile nel 1394. I lavori del XV secolo includono il rialzamento del deambulatorio e il riassetto del coro, con la costruzione di una nuova cortina. Fra il 1464 e il 1467 nella basilica lavorò Pietro Lombardo, che vi scolpì il Monumento di Antonio Roselli (1464) e la lapide sepolcrale di Jacopo Pavini (1467), entrambe rinascimentali. Durante la guerra della Lega di Cambrai (1509), Padova fu al centro dei combattimenti e la basilica si trovava a breve distanza dalle fortificazioni e pertanto, trovandosi tra due fuochi, subì da una parte i furori delle truppe venete assediate e dall'altra le rappresaglie dell'esercito imperiale assediante, che a fasi alterne la occupavano. Nel corso del XX secolo vengono affrescate nuovamente le cappelle laterali, molto deteriorate dall'incuria e dal trascorrere dei secoli.

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Basilica di Sant'Antonio La facciata è alta 28 m circa ed è larga 37 m circa; sono presenti cinque arcate rientranti, quella centrale è sormontata da una nicchia contenente la statua del Santo e sotto si apre la porta maggiore. Nella lunetta del portale maggiore è presente una copia di Nicola Lochoff dell'affresco di Andrea Mantegna con raffigurazione di Sant'Antonio e san Bernardino che adorano il monogramma di Cristo. L'affresco originale, staccato, si conserva nel vicino convento. Nella nicchia si può vedere la Statua in pietra di sant'Antonio, copia fatta nel 1940 da Napoleone Martinuzzi per sostituire l'originale trecentesco di Rinaldino di Francia, molto deturpato dagli anni e dalle intemperie ed ora conservato nel Museo Antoniano.

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Ci si può portare agli inizi della navata centrale. Si noterà subito come l'architettura, pur sempre gotica nell'alzata, si distingue nettamente in due parti: quella delle navate (in cui ci si trova) e quella dell'abside oltre il transetto. Non soltanto perché quest'ultima è tutta affrescata, ma soprattutto per la diversa tipologia del gotico. L'area delle navate appare di ampia spazialità, ritmata da entrambi i lati da due calme e solenni campate. Sopra di esse, sia a sinistra che a destra, corre un ballatoio, il quale accompagna la navata centrale, per poi rinserrare tutto intero il transetto.

l primo nucleo della Basilica, una chiesa francescana a una sola navata con abside corta, fu iniziato nel 1238; vennero poi aggiunte le due navate laterali e alla fine si trasformò il tutto nella stupenda costruzione che oggi ammiriamo.

Basilica "Sant'Antonio di Padova“ 1232-1310

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Basilica di Sant'Antonio, Padova Interno della basilica

L'attuale presbiterio è dominato dall'altare maggiore progettato da Camillo Boito, ma che non ha nulla del grande altare pensato ed eretto da Donatello, sia per quanto

riguarda la struttura che la disposizione dei bronzi. Quello

realizzato dal Boito è stato, cronologicamente, il quinto altare realizzato: il primo, in stile gotico,

fu demolito nel 1448 per la creazione di Donatello, il quale

realizzò sette statue a tutto tondo rappresentanti la Madonna col

Bambino, i santi Francesco, Antonio, Giustina,Daniele, Ludovico e Prosdocimo.

Presbiterio e altare maggiore

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Donatello - Altare maggiore (Padova-Basilica di Sant’Antonio-1450 circa

Nella Basilica di Sant'Antonio a Padova Donatello realizzò l’altare di Sant’Antonio (detto anche “Altare Maggiore”) con le sculture bronzee (Crocifisso della basilica del Santo, statue, rilievi e formelle di varie dimensioni) che Camillo Boito, durante il suo controverso restauro del 1895, ha collocato tutte sul suddetto Altare Maggiore da lui progettato.

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Ciò che rende affascinante l'architettura gotica è la stretta corrispondenza fra idee estetiche e innovazioni tecnologiche. L'obiettivo di rendere gli interni degli edifici sacri luminosi e ampi è raggiunto grazie all'utilizzo, sempre più perfezionato e rivoluzionario, dei principi costruttivi della volta a crociera e dell'arco acuto. L'integrazione di queste due tecniche permetterà la costruzione di flessibili campate rettangolari (non più soggette alla limitazione dell'impiego della forma quadrata come in età romanica) e la costituzione di organismi architettonici puntiformi, senza cioè che il muro abbia più funzioni portanti, svolte unicamente dai pilastri, riservando ai muri esterni una mera funzione di tamponamento.

ARCHITETTURA GOTICA RICAPITOLANDO

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L'assenza di carico da parte della volta sui muri perimetrali, assorbito dai pilastri e dai contrafforti esterni, permetterà la sostituzione della pietra del muro col vetro delle finestre, che raggiungeranno dimensioni mai viste prima. Tutto il sistema di spinte e controspinte generato dalle volte a crociera e dai contrafforti, realizzati con pinnacoli e archi rampanti spostati all'esterno, costituirà un altro capitolo dell'estetica gotica, strettamente legata ad un pragmatismo strutturale che affascinerà gli ingegneri del ferro e dei nuovi materiali del XIX secolo.

Cattedrale di Canterbury 1174- Londra Vetrata raffigurante l’uccisione di San Tommaso Becket

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La novità più originale dell'architettura gotica è la scomparsa delle spesse masse murarie tipiche del romanico: il peso della struttura non veniva più assorbito dalle pareti, ma veniva distribuito su pilastri all'interno e nel perimetro, coadiuvati da strutture secondarie come archi rampanti e contrafforti. Lo svuotamento della parete dai carichi permise la realizzazione di pareti di luce, coperte da magnifiche vetrate, alle quali corrispondeva fuori un complesso reticolo di elementi portanti. A partire dai soli pilastri a fascio si dipana un sistema di contrafforti ben più ampio e diversificato di quello romanico: gli archi rampanti, i pinnacoli, i piloni esterni, gli archi di scarico sono tutti elementi strutturali, che contengono e indirizzano al suolo le spinte laterali della copertura, con conseguente alleggerimento delle murature di riempimento, che presentano un numero maggiore di aperture.

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Il labirinto : è presente soprattutto sui pavimenti delle cattedrali un percorso a meandri circolari che simboleggia un itinerario spirituale, una sorta di cammino interiore che porta l’uomo dalla terra al cielo. Il centro quindi non è altro che la città di Dio, la Gerusalemme celeste. La cupola: ha un duplice significato. Come Dio discende sull’altare nell’abside , così l’uomo ascende al cielo attraverso la porta solare. I campanili: di solito sono due ed hanno un significato recondito ben preciso in quanto rappresentano sul lato destro la Misericordia e sul lato sinistro la Giustizia. La pittura sul vetro: le vetrate delle cattedrali sono tanto grandi da far quasi pensare ad un edificio di cristallo dove ogni elemento è luminosità e trasparenza. Ogni finestra era composta da più pezzi poi ricomposti insieme. Le sculture: sono a colori, alla stregua di quanto accade nei templi greci. La policromia finisce nel XVIII secolo cioè l’età della ragione, epoca in cui il disinteresse per l’arte religiosa lasciò che la pioggia ed il tempo dilavassero completamente il colore delle cattedrali.

SIGNIFICATI SIMBOLICI DELL’ARCHITETURA GOTICA

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La cattedrale romanica L’espressione più significativa

dell’arte romanica, l’edificio più importante della città, simbolo del risveglio

Caratteristiche: Pianta a croce latina (talvolta

greca) Archi a tutto sesto, che

scaricano il peso su grossi muri, pilastri cruciformi, colonne. La luce filtra solo dalle finestre dei piani alti, dalla cupola o dal rosone

Facciata a capanna, a capanna composita, a due torri

La cattedrale gotica Nascita precisa, 1144, quando consacrazione Saint-Denis (vicino a Parigi). Committente: abate Suger Primo impiego volte ad ogiva e sistema di scarico dei pesi, che permettono “ininterrotta corona di luce” Luce come simbolo del divino Caratteristiche: pilastri a fascio, volte a crociera ogivali, vetrate, archi rampanti e contrafforti, deambulatorio con cappelle radiali

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Il confronto: la facciata Romanico: Duomo di Modena Gotico: Cattedrale di Amiens

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Il confronto: la pianta Romanico: Pianta di Sant’Ambrogio (Milano)

Gotico:

Pianta della cattedrale di Amiens

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Il confronto: muri perimetrali Romanico:

Il duomo di Modena

Gotico:

Amiens e Bourges

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Una cattedrale…di oggi di Antoni Gaudí Cornet (1852 – 1926)

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La Sagrada Familia, Barcellona

Facciata laterale, detta “della Passione”

Facciata laterale, detta “della Natività”

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L’ultima cena- Facciata della passione

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La Sagrada Familia, Barcellona I lavori sono cominciati nel lontano 1882 . Un completamento potrebbe essere possibile a partire dal 2026. Come spesso è accaduto nel caso di progetti destinati a durare uno o più secoli, la chiesa è stata consacrata ancora non conclusa, da parte di papa Benedetto XVI nel 2010.

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Sagrada Familia di Barcellona

Un elaborato del progetto in corso. La torre più alta non è ancora stata edificata.

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Palazzo Vecchio si trova in piazza della Signoria a Firenze ed è la sede del comune della città. Rappresenta la migliore sintesi dell'architettura civile trecentesca cittadina ed uno dei palazzi civici più conosciuti d'Italia.

Vi si trova inoltre un museo, che permette di visitare le magnifiche sale dove lavorarono, tra gli altri, Agnolo Bronzino, Ghirlandaio, Giorgio Vasari, e dove sono esposte opere di Michelangelo Buonarroti, Donatello, Verrocchio.

Il palazzo è attribuito a Arnolfo di Cambio, architetto del Duomo e della Basilica di Santa Croce, che iniziò a costruirlo nel 1299. Il palazzo al tempo chiamato Palazzo dei Priori fu costruito sulle rovine del Palazzo dei Fanti e del Palazzo dell'Esecutore di Giustizia,

Palazzi e Castelli

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La facciata principale dà l'impressione di solidità anche grazie alla finitura esterna di bugnato rustico in pietraforte. È divisa in tre piani principali da cornici marcapiano, che sottolineano due file di bifore marmoree neogotiche con archetti trilobati, aggiunte nel Settecento in sostituzione di quelle originarie. La parte antica è coronata da un ballatoio aggettante sostenuto da beccatelli su archi a tutto sesto e caratterizzato da una merlatura di tipo guelfo (con la sommità squadrata), mentre la torre ha una merlatura ghibellina ("a coda di rondine"). Ciascun beccatello era decorato da una testa scolpita, umana o animale, delle quali rimangono ancora visibili alcuni esemplari in bronzo. Alcuni di questi archi hanno buche che potevano essere utilizzate per gettare su eventuali invasori olio bollente o pietre. Nelle quattro cantonate del ballatoio si trovavano altrettante nicchie con marzocchi in pietra. La porta-finestra e il terrazzino sono stati aggiunti più tardi.

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Sotto gli archi del ballatoio nel 1353 vennero dipinti una serie di stemmi che simboleggiano alcuni particolari aspetti della Repubblica fiorentina e ancora oggi fotografano, in certo senso, la situazione politica trecentesca. La serie di nove stemmi si ripete due volte sulla facciata e due stemmi si ritrovano anche sul lato sinistro.

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Castel del Monte sorge improvviso, isolato, enigmatico, sulla cima di un colle, vicino ad Andria, in Puglia. La forma e la posizione lo rendono una presenza imponente e vagamente inquietante. Si potrebbe definire un affascinante teorema di pietra.

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Castel del Monte è un edificio del XIII secolo costruito dall'imperatore Federico II in Puglia, nell'attuale frazione omonima del comune di Andria, vicino Santa Maria del Monte a 18 km dalla città. È situato su una collina della catena delle Murge occidentali, a 540 metri s.l.m. Inoltre, è stato inserito nell'elenco dei monumenti nazionali italiani nel 1936 e in quello dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1996.

La nascita dell'edificio si colloca ufficialmente il 29 gennaio 1240, quando Federico II Hohenstaufen ordina a Riccardo da Montefuscolo, Giustiziere di Capitanata, che vengano predisposti i materiali e tutto il necessario per la costruzione di un castello presso la chiesa di Sancta Maria de Monte (oggi scomparsa). Questa data, tuttavia, non è accettata da tutti gli studiosi: secondo alcuni, infatti, la costruzione del castello in quella data era già giunta alle coperture.

Cortile interno

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A un’indagine approfondita si nota che il castello è una struttura ricca di simbolismi, di peculiarità matematiche, geometriche, geografiche, astronomiche. Lo studioso Aldo Tavolato ritiene che sia stato concepito come “emblema materiale di una conoscenza raffinata e vastissima”. Il castello rappresenterebbe uno ‘gnomone solare’, le cui misure sarebbero state concepite in modo che il moto solare e le ombre da esso proiettate ne definissero tutte le proporzioni. Anche la posizione geografica scelta per la costruzione non sarebbe casuale. Il castello si trova infatti a una latitudine di 41° 5’, dove durante gli equinozi, nelle due ore a cavallo del mezzogiorno, il Sole percorre un arco di 45°, corrispondente a un lato di ottagono. I quattro punti in cui il Sole sorge e tramonta, durante i solstizi d’estate e d’inverno, tracciano sul terreno un rettangolo i cui lati sono in rapporto aureo tra di loro.

L'edificio è a pianta ottagonale (lato esterno: 10,30 m intervallo tra le torri più diametro di ogni torre: 7,90 m) e ad ogni spigolo si innesta una torretta a sua volta ottagonale (lato 2,70 m), mentre l'ottagono che corrisponde alla corte interna ha lati la cui misura varia tra i 6,89 m e i 7,83 m. Il diametro del cortile interno è di 17,86 m. Il diametro dell'intero castello è di 56 m, mentre il diametro di ogni torre è di 7,90 m. Le torri sono alte 24 m e superano di poco l'altezza delle pareti del cortile interno (20,50m).

Castel del Monte

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IL NUMERO AUREO – Nell’architettura di Castel del Monte, secondo molti studiosi, è costante la presenza del ‘numero aureo’, cioè di quel coefficiente di 1,618 su cui si basano non solo le proporzioni del corpo umano, ma anche molte costruzioni dell’XI – XIII secolo, con scopi esoterici o mistici. La pianta della costruzione, considerata nella sua interezza (compresi cioè lo spessore dei muri e le dimensione delle torri), può essere schematicamente rapportata a due coppie di rettangoli aurei ortogonali uguali, incrociate tra loro con un angolo di 45°.

A Castel del Monte il numero aureo è presente anche nel portale d’ingresso, come afferma la studiosa Stefania Mola. Realizzato con lo stesso rapporto che “struttura” il corpo umano, il portale rappresenterebbe simbolicamente, proprio sull’accesso del castello, “l’uomo che inizia il suo viaggio iniziatico verso la grande avventura dello spirito”.

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Malgrado sia comunemente definito "castello", l'esatta funzione dell'imponente edificio è tuttora sconosciuta. Privo dal punto di vista architettonico di elementi tipicamente militari e di fossati, posto in una posizione non strategica, in realtà l'edificio non fu probabilmente una fortezza. Alcuni elementi della costruzione, inoltre, fanno decisamente scartare questa ipotesi: ad esempio le scale a chiocciola nelle torri sono disposte secondo un senso antiorario (a differenza di qualunque altra costruzione difensiva dell'epoca), situazione che metteva in svantaggio gli occupanti del castello contro eventuali assalitori perché sarebbero stati costretti ad impugnare l'arma con la sinistra. Le feritoie, inoltre, sono troppo strette anche per ipotizzare un lancio di frecce. Anche l'ipotesi che fosse una residenza di caccia, attività assai amata dal sovrano, è messa in discussione dalla presenza di fini ornamenti e dall'assenza di stalle e altri ambienti tipici delle residenze di caccia. A causa dei forti simbolismi di cui è intrisa, è stato ipotizzato che la costruzione potesse essere una sorta di tempio, o forse una sorta di tempio del sapere, in cui dedicarsi indisturbati allo studio delle scienze. In ogni caso si rivela come un'opera architettonica grandiosa, sintesi di raffinate conoscenze matematiche, geometriche ed astronomiche. Una recente ipotesi assegnerebbe alla costruzione la funzione di centro benessere, atto alla rigenerazione e alla cura del corpo, su modello dell'hammam arabo. Diversi sono gli elementi della costruzione che porterebbero in tale direzione: i molteplici ed ingegnosi sistemi di canalizzazione e raccolta dell’acqua, le numerose cisterne per la conservazione, la presenza delle più antiche stanze da bagno della storia, la particolare conformazione dell’intero complesso, il percorso interno (obbligato) e la forma ottagonale.

Castel del Monte