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Basilea 2 Cosa cambia per le PMI Supplemento speciale al Mensile informativo edito dalla Camera di Commercio di Viterbo Direttore responsabile Franco Rosati Autorizzazione del tribunale di Viterbo n. 2 del 27-3-1948 via Fratelli Rosselli 4, tel. 0761 2341, fax 0761 345755, www.vt.camcom.it CONSORZIO CAMERALE PER IL CREDITO E LA FINANZA D.M. 3/7/1986 - D.M. 22/4/1997 - D.M. 3/2/2005 COSTITUITO FRA UNIONCAMERE E CAMERE DI COMMERCIO DI BARI BRESCIA FIRENZE GEOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TREVISO TRIESTE

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Basilea 2Cosa cambia per le PMI

Supplemento speciale al Mensile informativo edito dalla Camera di Commercio di ViterboDirettore responsabile Franco Rosati Autorizzazione del tribunale di Viterbo n. 2 del 27-3-1948via Fratelli Rosselli 4, tel. 0761 2341, fax 0761 345755, www.vt.camcom.it

CONSORZIO CAMERALEPER IL CREDITO E LA FINANZA

D.M. 3/7/1986 - D.M. 22/4/1997 - D.M. 3/2/2005

COSTITUITO FRA UNIONCAMERE E CAMERE DI COMMERCIO

DI BARI BRESCIA FIRENZE GEOVA MILANONAPOLI PALERMO ROMA TREVISO TRIESTE

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TUSCIA ECONOMICAperiodico a cura della Camera di Commercio,Industria, Artigianato e Agricoltura di Viterbo

Direttore responsabileDott. Franco Rosati

Supplemento al n. 1/2007

Le opinioni espresse nei singoli articoli non im-pegnano la Direzione. È vietata la riproduzione anche parziale del te-sto e delle illustrazioni senza citarne la fonte.Per riproduzione a puntate è obbligo ripetere lacitazione.

Autorizzazione del Tribunale di Viterbo n. 2 del 27-3-1948Stampato presso la Tipografia Agnesotti - Viterbo

Presidente:- PALOMBELLA Ferindo

Vice Presidente:- PEPPONI Roberto

Giunta Camerale- BOCCOLINI Franco- CORETTI Petronio- GIULIANI Marco- MESCHINI Adalberto- PELOSI Massimo- PEPARELLO Vincenzo- TARDANI Giacobbe

Segretario Generale- ROSATI Franco

Collegio dei Revisori dei Conti:- ROMEO Teresa (Presidente)- FRANCOLINI Piero- SERPIERI Luca

1 Introduzione pag. 05

2 La situazione del credito in provincia di Viterbo pag. 7

3 Il vademecum per le imprese pag. 9

4 Gli accordi di Basilea pag. 15

Indice

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Introduzione

Ad un anno dalla formale entrata invigore del nuovo accordo di Basileasui requisiti patrimoniali delle ban-che, dopo che la prima scadenza delgennaio 2007 è stata procrastinata acausa dell’attuazione da parte dellebanche della clausola di salvaguar-dia prevista a livello europeo, granparte delle PMI dimostra di non es-sere ancora adeguatamente preparataad affrontare gli effetti della nuovaregolamentazione.Per ovviare a questo ritardo, ascrivi-bile in gran parte al gap di informa-zione che caratterizza storicamente irapporti tra PMI e istituti di credito,e contribuire, allo stesso tempo, aelaborare stime e previsioni sugli ef-fetti concreti che il nuovo accordopotrà avere sul tessuto imprendito-riale, il sistema camerale ha avviatonel corso degli ultimi anni numeroseiniziative.In linea generale, il sistema camera-le ha operato su tre diversi livelli diintervento:- realizzando studi, analisi di settore

e simulazioni su campioni di im-prese per valutare i probabili effet-

ti del nuovo accordo e avanzareproposte per ammortizzarne i costie valorizzarne le opportunità per iltessuto imprenditoriale;

- predisponendo un servizio di for-mazione e informazione per le im-prese e per gli altri operatori diret-tamente coinvolti (quali i confidi);

- offrendo un servizio di assistenzae accompagnamento per le impre-se, per favorire, laddove necessa-rio, ristrutturazioni atte a garantireuna miglior valutazione dell’a-zienda da parte del sistema crediti-zio.

Questa pubblicazione si inseriscenelle iniziative di studio, divulgazio-ne e informazione su Basilea 2 chela CCIAA di Viterbo, con il contri-buto del Consorzio Camerale per ilCredito e la Finanza, ha avviato eche svilupperà in parallelo con laprogressiva adozione delle nuove re-gole da parte delle banche. Ciò al fi-ne di garantire un costante dialogotra il tessuto imprenditoriale e il si-stema bancario che permetta di mo-nitorare, discutere e valutare gli ef-fetti che la nuova regolamentazione

avrà sull’accesso al credito da partedelle aziende e di individuare e pro-porre le soluzioni più idonee per ot-timizzarne l’applicazione nel conte-sto di riferimento, caratterizzato dapeculiarità fortemente impattantiquali ad esempio le elevate sofferen-ze che andrebbero a far aumentare ilrischio di credito delle imprese pro-vinciali.Questa pubblicazione risponde quin-di a una duplice esigenza: da un lato,offrire un inquadramento di base suidiversi aspetti istituzionali e sullemetodologie di valutazione del me-rito del credito previsti dal nuovo ac-cordo; dall’altro, offrire, con una im-postazione più discorsiva, una rispo-sta alle domande che più frequente-mente vengono poste dagli impren-ditori sugli effetti di Basilea 2.Il lavoro consta quindi di due parti:una prettamente operativa, organiz-zata sotto forma di domande e rispo-ste e una seconda, istituzionale, cheillustra i vari aspetti dell’accordo ele diverse procedure previste per lavalutazione del merito creditiziodella clientela.

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Un’analisi della situazione dellarealtà provinciale di Viterbo, con ri-ferimento all’accesso al credito, faemergere “più ombre che luci” sullacapacità del sistema bancario localea proseguire e sviluppare il ruolo difacilitatore dell’accesso al creditoper le realtà produttive del territoriodi piccola dimensione.Secondo quanto emerge dal SestoRapporto sull’Economia della Tu-scia Viterbese – Polos 2005, la realtàlocale in oggetto sta attraversandoun periodo di forti cambiamenti cheandranno ulteriormente ad impattarecon riferimento all’implementazionedi Basilea 2 sul territorio.Entrando nello specifico, gli aspettipositivi possono riassumersi nei se-guenti punti:

• Il grado di copertura del sistemabancario, in termini di incidenzapercentuale dei comuni in cui èpresente almeno uno sportellobancario sul totale dei comuni del-la provincia, risulta essere il piùelevato per l’intera regione Laziocon una percentuale del 95%, con-tro il 70% del dato medio regiona-le ed il 75% del dato nazionale.

• La struttura creditizia locale appa-re rispondere in maniera adeguataalla domanda di servizi finanziariespressa dalle famiglie, in quantola dotazione media di sportelliogni 10.000 abitanti è pari a 6,46,il valore più alto tra le provincelaziali che colloca la provincia diViterbo al trentanovesimo postonella relativa graduatoria naziona-le. Nel 2005 il valore è passato a6,5 e la provincia occupa attual-mente il quarantesimo posto.

• Note positive provengono anchedalla diffusione del sistema credi-

tizio sul territorio. Nel corso delpassato quinquennio i depositi so-no aumentati di quasi un terzomentre gli impieghi di circa unquinto, passando dal 2000 al 2005a oltre 3 miliardi di euro. Con-frontando la provincia con la re-gione Lazio e l’Italia nel suo com-plesso, si nota un andamento op-posto: nel primo caso la differenzaè a favore di Viterbo, nel secondoinvece a favore dell’ambito nazio-nale.

I punti di criticità da tenere presentea livello provinciale che impatteran-no fortemente sui vincoli e le dina-miche di calcolo dei coefficienti diBasilea 2 di seguito presentati sonoinvece:• Un grado di drenaggio (rapporto

tra l’ammontare dei depositi ed ilnumero degli sportelli), che è ilpiù basso in ambito regionale,nonché un grado di reimmissione(rapporto tra gli impieghi erogati eil numero di sportelli) notevol-mente inferiore a tutte le altre pro-vince laziali tranne Rieti.

• Una componente degli impieghiriguardanti i finanziamenti alleimprese in diminuzione nel quin-quennio precedente, in controten-denza rispetto alla regione Lazio ealla realtà nazionale.

Particolari criticità, che impattanofortemente a livello di rischio del si-stema locale, si rilevano altresì conriferimento al livello delle sofferen-ze, un indicatore che riesce a dareun’idea del livello di rischiosità de-gli impieghi accordati alle imprese:• Il livello è elevato, non solo in ter-

mini assoluti ma anche in rapportoall’ammontare totale degli impie-ghi, che costringono le banche adapplicare condizioni estremamen-

te restrittive per gli impieghi. Dasegnalare anche nel corso dell’ul-timo quinquennio i valori sono au-mentati, al contrario delle realtàregionale e nazionale, caratteriz-zate invece da una diminuzionedel livello complessivo.

• Come correlazione, anche il rap-porto tra le sofferenze ed il livellodegli impieghi è molto più elevatorispetto al contesto regionale e na-zionale. Nello specifico nel 2005il rapporto ha raggiunto quota8,4%, un livello molto più altodella media regionale e nazionalema in forte miglioramento rispet-to al 2004 (14,1%).

In base a quanto presentato sopraquindi, si comprende come lo studiosu Basilea 2 sia di estrema impor-tanza, in quanto l’ambito provincia-le di riferimento non può che ottene-re benefici dall’applicazione dellanormativa, benefici che andranno dirimando ad impattare sulle piccolesocietà facenti parte il tessuto pro-duttivo locale.Nel prossimo futuro, infatti, sarà im-portante che le banche, in particola-re quelle a carattere locale, operinosecondo una prassi coerente con Ba-silea 2 nella valutazione degli affi-damenti e nella prezzatura del credi-to, fondandosi su informazioni piùdestrutturate e meno formalizzate diquelle provenienti dall’adozione disistemi di rating. Va infine sottolineato come tale ap-proccio sia destinato a perdurare so-lo nel breve periodo, in quanto, lerealtà locali saranno chiamate a con-frontarsi sul mercato con player che,adottando modelli di valutazione piùevoluti, riusciranno ad assicurarsi lacomponente di clientela più affida-bile.

La situazione del creditoin provincia di Viterbo

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Che cos’è Basilea 2? Basilea II è ilnuovo accordo definito dal Comitatodi Basilea che stabilisce le regolecon cui le banche dovranno calcola-re il loro capitale regolamentare de-finendo anche quali saranno le nuo-ve modalità di valutazione dellaclientela.

Da quando le banche mi valuteran-no con i nuovi parametri? L’accor-do di Basilea diverrà pienamenteoperativo a partire dal 2008, dopoche gli istituti bancari italiani hannodeciso, nel corso dei primi giorni deldicembre 2006, di attuare la clausoladi salvaguardia prevista dalla diretti-va europea su Basilea, mediante laquale le banche inizieranno a calco-lare i requisiti patrimoniali in basealle nuove regole prudenziali solo apartire dal 1° gennaio 2008.

Ciò significa che, di fatto, le bancheche intendono usare il sistema deirating interni, hanno già iniziato autilizzare le procedure di valuta-zione del rischio previste da Basi-lea 2 nel corso del 2003.

Poiché nella valutazione della ri-schiosità di una impresa sarannoconsiderati non solo caratteristiche eandamenti attuali e futuri ma anche

l’andamento passato dell’azienda, ènecessario che fin da ora le impresesi adeguino alle nuove procedureutilizzate dalla banca e forniscanotutte le informazioni utili per la va-lutazione della propria azienda.

Quali saranno i soggetti interessa-ti? Basilea 2 garantisce che il patri-monio delle banche sia sufficienteper far fronte a situazioni di crisi e,in special modo, a casi di insolvenzada parte dei clienti.

Ma i soggetti coinvolti non sonosoltanto le banche. Il capitale di ri-serva delle banche dipende diretta-mente anche dalla qualità e dalle ca-ratteristiche dei prestiti concessi aiclienti.

Ne consegue che anche i clientidelle banche, in primis le imprese,subiranno gli effetti del nuovo ac-cordo di Basilea. Infatti:- Quanto maggiore è il rischio rap-

presentato dal cliente, tanto mag-giore è il capitale che la banca de-ve accantonare

- Quanto maggiore è il capitale ac-cantonato, tanto maggiori sono icosti di gestione per la banca

- Quanto maggiori sono i costi chela banca deve sopportare, tanto

maggiore è il costo del denaro perl’impresa/cliente che chiede il pre-stito.

Ne consegue che quanto maggioreè la rischiosità del cliente, tantomaggiore è il tasso richiesto e tan-to più stringenti sono le condizioniper la concessione del prestito.

Anche le PMI saranno interessatedai cambiamenti imposti da Basi-lea 2?

Basilea 2 vale per tutti i clienti cherichiedono un finanziamento, diqualsiasi tipo, alla banca.

Anche le PMI quindi saranno sot-toposte a valutazione per l’asse-gnazione dei rating.

Basilea 2 tiene conto delle diversitàtra piccole e grandi imprese e trapiccoli e grandi prestiti.

Le imprese minori che richiedonoprestiti inferiori a un milione dieuro rientreranno nel segmentoretail che godrà di condizioni mi-gliori rispetto al segmento corporatein cui rientrano le grandi imprese erispetto al segmento sme corporatein cui rientrano le PMI con prestitidi entità maggiore.

Il Vademecum per le imprese

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Ma come faccio a capire se la miaazienda rientra nel settore corpora-te o retail? Le differenze sostanzialitra i segmenti corporate e retail sonosintetizzate nello schema seguente.

Tipo di impresaCaratteristicheTrattamento

CorporateFatturato: > 50 milioni di euroApproccio standard: ponderazione basata sulratingRating calcolato dalla banca negli altri ap-procci.Coefficiente di correlazione: dal 12 al 24%

SME CorporateFatturato: < 50 milioni di euro e > di 5 milio-ni di euroFinanziamento: >1 milione di euro Approccio standard: ponderazione basata sulratingRating calcolato dalla banca negli altri ap-procciCoefficiente di correlazione: dall’8 al 20%

RetailFatturato: < di 5 milioni di euroFinanziamento: < 1 milione di euroApproccio standard: ponderazione fissa del75%Rating predefinito retail negli altri approcci Coefficiente di correlazione: dal 2 al 17%

Non sono una società di capitali,come fa la banca a valutarmi? Leistruttorie non cambieranno in modo

sensibile, il procedimento di valuta-zione resterà lo stesso. Anche inquesto caso però verrà dato un gros-so peso alle caratteristiche patrimo-niali e di redditività. Verranno indi-viduati dei raggruppamenti di clien-te la con cara t ter is t iche s imi l i(“pool”) ed a questi verrà applicatolo stesso prezzo.

Ancora una volta il “voto” dato dal-la banca diviene la variabile chiaveper ottenere credito a condizioni ac-cessibili.

Questo vale anche per le cooperati-ve? Tutte le cooperative, compresequelle a mutualità prevalente, sa-ranno valutate secondo i parame-tri previsti da Basilea 2. Così comeavviene per le altre imprese, potran-no rientrare nel segmento corporateo retail in base al tipo e all’ammon-tare del finanziamento richiesto.

Poiché sulla base del nuovo dirittosocietario le cooperative dovrannorispondere delle obbligazioni socialicol proprio patrimonio, esse sarannotenute a perseguire l’equilibrio dellastruttura finanziaria e garantire unaadeguata redditività gestionale.

In che modo mi valuterà la banca?La valutazione terrà conto di tre ca-tegorie di informazioni:

- quantitative- qualitative- andamentali

Cosa sono le informazioni quanti-tative? Le informazioni quantitativesono informazioni di carattere eco-nomico-finanziario reperibili nei bi-lanci e negli altri documenti conta-bili delle imprese.Le informazioni reperibili nel bi-lancio avranno un peso determinan-te nella valutazione dell’impresa. Lebanche dovranno comunque tenerconto anche degli aspetti qualitativie andamentali.

Cosa si intende per aspetti qualita-tivi? Gli aspetti qualitativi più im-portanti sono sicuramente l’esisten-za di un processo di controllo di ge-stione, la presenza di una pianifica-zione pluriennale dell’operatività,la struttura dell’organizzazioneaziendale ed il tipo di governance(amministratore unico, gestione fa-miliare, consiglio di amministrazio-ne, etc. …). Molto importanti sonoanche i risultati ottenuti dall’aziendarispetto alle previsioni e l’andamen-to del settore di appartenenza.

E per aspetti andamentali?Peraspetti andamentali si intendono irapporti che il cliente ha avuto inprecedenza con le banche. In questo

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Basilea 2

0 %

5 %

10 %

15 %

20 %

25 %

30 %

35 %

40 %

45 %

A - BBB+ BBB BBB- BB+ BB BB- B+ B B- CCC

Basilea I

Bas II - Fatt >= 50 M il Euro

Bas II - Fatt <= 5 M il Euro

Bas II - R eta il : 1. Esposizione totale nei confronti delgruppo <= 1.000.000

2. Operazioni gestite come crediti al dettaglio.

Basilea 1 (attualmente in vigore): 8%

Tavola 1: Capitale di riserva delle banche necessario per far fronte ai diversi livelli di rischio rappresentati da ciascuna categoria di prestiti.

(Approccio di base per i rating interni. Ipotesi di LGD pari al 45%)

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caso, la valutazione si baserà su duefonti di informazione:- dati desumibili dalla Centrale dei

rischi- rapporti precedenti con le banche

di riferimento .

I dati della Centrale Rischi contri-buiranno a formulare il giudizio sulmerito del credito delle imprese.Sulla base di questi dati, infatti, sipuò valutare l’andamento dei prestitidelle imprese nel corso del tempo, laeventuale tendenza a “sforare” ri-spetto al credito concesso e i tempidi “rientro”. Si tratta di elementiche concorrono a valutare la rischio-sità dell’impresa e incidono quindisul tasso di interesse imposto suiprestiti concessi all’impresa.

I rapporti precedenti con la banca,insieme ai dati forniti dalla Centraledei Rischi, contribuiranno, quindi, adeterminare il giudizio sul ratingdell’impresa. Eventuali problemi in-sorti in passato con la banca potreb-bero influire negativamente sulla va-lutazione dell’impresa. D’altra par-te, una opportuna strategia, even-tualmente condivisa con la banca diriferimento, che consenta di correg-gere le precedenti criticità potràsenz’altro incidere sugli esiti dell’a-nalisi qualitativa e quindi influirepositivamente sul giudizio comples-sivo dato dalla banca.

Ma la banca conosce anche i mieirapporti con altri istituti di credito?Si. Utilizzando le informazioni di-sponibili presso la Centrale dei ri-schi, le banche possono conoscere leposizioni debitorie che i clienti han-no verso altre banche.

Cos’è la Centrale dei rischi? LaCentrale dei rischi è un servizio ac-centrato di informazioni sui rischibancari gestito dalla Banca d’Italia.Questo servizio consente alle ban-che, attraverso la raccolta di infor-mazioni provenienti da tutti gli isti-tuti di credito sui propri clienti, diconoscere le posizioni debitorie chei clienti abbiano verso altre banche.

Le banche, infatti, hanno l’obbligodi segnalare alla Centrale dei rischisia le posizioni “in sofferenza” deiclienti, sia gli affidamenti che abbia-no superato i 75.000 euro.

Gli aspetti quantitativi, qualitativi eandamentali pesano allo stesso mo-do nella valutazione della mia im-presa? Una delle novità introdottedal Nuovo Accordo riguarda proprioil peso attribuito a questi due aspettifondamentali nella valutazione dellaclientela. Sicuramente peserannosempre di più gli aspetti di carat-tere quantitativo, poiché sono piùoggettivi e verificabili, specialmenteper la clientela di media dimensione.

Gli aspetti qualitativi avranno un pe-so significativo nella valutazione diaziende molto piccole, ma sarannosempre in secondo piano rispetto ai“numeri” dell’azienda. Volendo at-tribuire una percentuale alle duearee di analisi potremmo dire chemediamente gli aspetti quantitativipeseranno per il 75% mentre quelliqualitativi per il restante 25%.In che modo l’andamento del miosettore può influenzare la valuta-zione della mia azienda?

Le valutazioni sul settore di operati-vità dell’azienda saranno sicuramen-te prese in considerazione, poiché èovvio che un settore in crisi abbiadelle conseguenze immediate suglioperatori diretti.

Tuttavia la nuova normativa prevedespecificamente che le valutazioni de-gli istituti di credito dovranno esserefatte in modo da tenere in considera-zione il ciclo economico in corso equindi c’è da presumere che in unafase di recessione o crisi del settore iparametri di giudizio siano più mor-bidi che in un fase di crescita.

Le banche mi valuteranno tuttenello stesso modo?

Questo dipende da come la bancautilizzerà le possibilità offerte dalnuovo accordo. Questi ultimi preve-dono la possibilità di seguire tre viediverse per la valutazione dellaclientela.

La prima di queste (approccio stan-dard) non modifica molto le cose ri-spetto al passato, ma rappresenteràun costo per le banche che cerche-ranno quindi di avere al più presto irequisiti per adottare le altre due vie(approcci dei rating interni). Istitutiche seguono la stessa via seguiranno

tendenzialmente lo stesso metododi valutazione.

Il denaro costerà di più o di meno?Questo dipende dal giudizio com-plessivo sulla rischiosità del pre-stito concesso all’azienda. L’obiet-tivo dell’accordo di Basilea è pro-prio quello di incentivare la banchea premiare la clientela migliore ed alimitare la concessione del creditoalla clientela più rischiosa.

Questo significa che se l’azienda ri-ceverà un buon giudizio potrà pa-gare il denaro di meno, altrimentipagherà sicuramente molto di più opeggio si vedrà chiudere le porte diaccesso al credito bancario.

Quali elementi sono considerati perdeterminare il costo del credito peruna azienda?I parametri che vengono valutati so-no principalmente 3:

1. Il giudizio sul merito creditiziodell’azienda (rating)

2. Il tasso di recupero (quanto sistima di recuperare in caso di in-solvenza del cliente)

3. L’esposizione al momento del-l’insolvenza (vale a dire quantosi stima che il cliente debba an-cora restituire al momento del-l’insolvenza)

Oltre a questi parametri che sonosempre presi in considerazione, so-no molto importanti anche altri fat-tori quali la durata ed il tipo dirimborso.

Cos’è il rating?Con Basilea 2, il giudizio sullaqualità/rischiosità del cliente saràespresso con un “voto” (rating) acui è associata automaticamente,sulla base dell’esperienza maturatadalla banca, una determinata proba-bilità di insolvenza (PD in gergotecnico).

Quanto maggiore è il punteggio as-segnato, tanto minore è il rischio perla banca e tanto minore il tasso diinteresse applicato sul prestito.

Quanto minore è il punteggio asse-gnato, tanto maggiore è il rischioper la banca e tanto maggiore il tas-so di interesse applicato sul prestito.

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Vademecum per le imprese

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Le scale su cui si basa il rating va-riano a seconda del modello utiliz-zato. I due più utilizzati sono:- modello Standard & Poor’s: da

AAA (miglior voto possibile) a D(situazione di insolvenza)

- modello Moody’s: da Aaa (migliorgiudizio possibile) a C (altissimaprobabilità di insolvenza)

Il rating si può negoziare?No. Il rating non si può negoziare.

Rappresenta un giudizio sulla ri-schiosità del cliente e si basa sullasua situazione reale.

Il rating può essere migliorato?Si. L’impresa può intervenire sullapropria struttura finanziaria per cor-reggere le criticità che concorronoad abbassare il voto, riducendoquindi la propria rischiosità e mi-gliorando il rating.

Quindi il rating può variare neltempo?Il rating viene rivisto periodicamen-te, almeno una volta all’anno, per te-ner conto degli eventuali cambiamentiintervenuti nella struttura e nelleperformances dell’impresa cliente.

Come faccio a conoscere il mio ra-ting?Le banche non sono obbligate a co-municare il rating ai propri clienti.Possono però decidere liberamentedi informare la clientela affinchépossa eventualmente correggere lecriticità che concorrono a peggiorareil rating.

Questa informazione non è tuttaviasufficiente per capire se si è stati va-lutati correttamente e se il profilo dirischio assegnato è coerente con lasituazione aziendale.

Bisogna innanzitutto farsi dire quan-te classi di rating sono previste dallabanca (la normativa ne prevede unminimo di nove, ma è possibile chesiano di più). Questa informazionedà già un orientamento più concretorelativo al posizionamento occupatodall’azienda.

Le banche, però, non vi diranno laprobabilità di default, ma diranno adesempio che l’azienda ha rating “1”.Questo non vuol dire che il prezzo

del rating “1” di un Istituto corri-sponda al prezzo del rating “1” di unaltro istituto.

L’ideale sarebbe conoscere l’effetti-va probabilità di default, ma difficil-mente si avrà accesso a questo tipodi informazione.

Cos’è la probabilità di insolvenza(PD)?La probabilità di insolvenza (tecni-camente PD ovvero probabilità didefault) è il risultato di un’elabora-zione statistica sui dati forniti dal-l’impresa (bilancio, informazioniqualitative e andamentali).

Si tratta di un numero compreso tra0 e 1 che identifica la probabilitàche un cliente non sia in grado dionorare i suoi impegni nell’anno se-guente.

La PD concorrerà, insieme ad altrielementi di valutazione, quali LGDe EAD, a determinare la rischiositàcomplessiva del prestito e, da ulti-mo, il tasso di interesse e le condi-zioni applicate al finanziamento.

Chiaramente più alta è la proba-bilità di default, maggiore è il ri-schio assunto e maggiore sarà ilprezzo del credito.

Cos’è il default?Per default si intende lo stato di in-solvenza di un cliente a cui la bancaha concesso un prestito.

Attenzione! Per Basilea 2, il concet-to di insolvenza non è limitato soloal caso in cui la banca ritenga im-probabile che il cliente possa rim-borsare il prestito, come avvieneora. Al contrario, si considera indefault anche il cliente che ritardiil pagamento o il rimborso di unao più parti del finanziamento peroltre 180 giorni.

Secondo la bozza di accordo origi-nale, il default sarebbe dovuto scat-tare dopo 90 giorni di ritardato pa-gamento. Considerando però le pe-culiarità delle PMI e di quelle italia-ne in particolare, è stato concesso unperiodo transitorio (che per le PMIdovrebbe diventare definitivo) di 5anni durante il quale vigerà la regoladei 180 giorni.

Cosa si intende per LGD?La LGD, cioè la percentuale di per-dita in caso di insolvenza, misura laprobabile quota del finanziamentoconcesso al cliente insolvente che labanca riuscirà a recuperare effettiva-mente una volta terminate le proce-dure di contenzioso avviate nei con-fronti del cliente.

E per EAD?L’EAD, ovvero l’esposizione all’in-solvenza, misura la probabile quotadi finanziamento effettivamente uti-lizzata dal cliente al momento del-l’insolvenza.

Cosa si intende per Maturity?La Maturity è un parametro che ser-ve per misurare il rischio che la qua-lità del prestito concesso peggioricol passare del tempo, causando unaperdita di valore per la banca.

Se, ad esempio, è stato concesso unprestito a un cliente con rating A,che gode quindi di condizioni parti-colarmente favorevoli, l’eventualepeggioramento del rating del cliente(da A a B) comporterebbe una per-dita per la banca. Infatti, il cliente,che ora ha un rating B, godrebbe diun tasso previsto per clienti con ra-ting A, quindi inferiore a quello cor-retto.

Ovviamente, il rischio di un peggio-ramento della qualità del prestito ètanto maggiore quanto migliore è ilrating del cliente e quanto maggioreè la durata del prestito concesso.

La conoscenza personale con il di-rettore non conta più?Sicuramente il rapporto di cono-scenza personale e quindi di fiduciache si instaura tra cliente e bancaavrà un suo valore.

Questo però rientrerà in quelli cheabbiamo definito aspetti qualitativiche non avranno il peso di una volta.Uno degli obiettivi del Nuovo Ac-cordo è quello di creare le condizio-ni per cui non ci siano canali “privi-legiati” di accesso al credito ed è perquesto che sono divenuti così im-portanti i “numeri” dell’azienda.

D’altra parte, con il nuovo accordoné le banche né i clienti godrannopiù dei margini di trattativa di pri-

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Basilea 2

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ma, con i vantaggi e gli svantaggiche questo comportava.

Mi convieneavere rapporti con più banche?

Sicuramente conviene sentire ilparere di più banche, perché l’ado-zione di modelli di valutazione inter-na significa che non tutte la banchedaranno lo stesso giudizio. Si creeràla possibilità di ricercare la soluzio-ne migliore presente sul mercato, masenza attendersi grosse variazioni trail giudizio di Istituti diversi.

Avere rapporti con più banchepuò essere vantaggioso per piccolifinanziamenti, ma attenzione!

Un cliente che cambia spesso banca,che opera con più istituti, che chiudefinanziamenti accendendone altri daun’altra parte non avrà certo vita faci-le con la nuova normativa. Questocomportamento, infatti, andrà a inci-dere negativamente sulla valutazionedel cliente e a peggiorare il suo rating.

Le garanzie sono ancora utilizzabili?Le garanzie possono migliorare ilrating solo nel caso in cui siano con-cesse da un governo, una banca o unaltro ente ad essi assimilabile che di-sponga di un rating migliore di quel-lo del cliente.

Solo i confidi con rating uguale al-meno ad A- potranno concederegaranzie che vadano a incidere sulrating dell’impresa.

Le garanzie potranno però incide-re sul tasso di interesse praticatosui prestiti, poiché possono contri-buire a migliorare la LGD, cioè lapercentuale di perdita complessivasul prestito concesso che la banca siattende di subire in caso di insolven-za del cliente.

Come vengono valutati eventualiinvestimenti?Gli investimenti rappresentanogeneralmente un elemento di valu-tazione positiva, poiché sono indicedi vitalità dell’azienda. Essi devonoperò essere in grado di produrre in-crementi della redditività azienda-le e quindi adeguati flussi di cassauna volta a regime.

Per permettere alla banca di com-prendere e apprezzare in modo ade-guato il ruolo e l’impatto degli inve-stimenti è necessario fornire una do-cumentazione adeguata, quale adesempio un piano di sviluppo o unbusiness plan.

Se invece l’impresa intende avviareuna nuova iniziativa, l’investimen-to che sarà effettuato potrà rientrare,secondo i parametri di Basilea 2,nella finanza di progetto e godere diun trattamento ad hoc ai fini dellavalutazione del rischio.

L’impresa che intende avviare unanuova iniziativa potrebbe ricevereun doppio rating: uno per la gestioneordinaria dell’azienda e uno specifi-co per l’iniziativa.

La mia azienda è sotto-capitalizza-ta. Questo peggiora il mio rating?La sottocapitalizzazione rappresentauno degli elementi penalizzanti nel-l’attribuzione del rating, poiché rap-presenta una debolezza strutturaledell’impresa.

E’ pertanto opportuno procedere allaricapitalizzazione dell’impresa.

Tra le possibili soluzioni, si puòpensare di trasformare gli eventualidebiti verso i soci in capitale di im-presa.

Alternativamente, si possono valo-rizzare gli immobili eventualmenteiscritti a bilancio e utilizzandoli perla ricapitalizzazione dell’impresa.

E’ il caso, ad esempio, di quegli im-mobili il cui valore iscritto a bilan-cio è “storico” e quindi inferiore aquello attuale. La loro rivalutazionerappresenta quindi uno strumento,peraltro gradito alle banche, per ga-rantire una buona patrimonializza-zione dell’impresa.

Un discorso simile vale anche perl’eventuale disponibilità di brevettiiscritti a bilancio per un valore infe-riore alla loro quotazione di mercato. Lo stesso accorgimento può essereutilizzato con i beni cosiddetti “im-materiali”, quali ad esempio il knowhow tecnologico, che possono esse-re valutati economicamente.

Va, comunque, ricordato che la rica-pitalizzazione dell’impresa non rap-presenta la strada obbligata da per-correre per far fronte a situazioni disquilibrio finanziario. Al contrario, ènecessario effettuare una accurataanalisi della struttura finanziaria del-l’impresa e valutare quali strategieseguire.

La valutazione dell’impresa: alcuniapprofondimentiPer l’assegnazione del rating la bancasi baserà su tre tipi di analisi: quanti-tativa, qualitativa, andamentale.

Da un punto di vista quantitativo,per ottenere la miglior valutazionepossibile, l’impresa dovrà concen-trarsi su alcuni punti critici:

- stato di indebitamento complessi-vo e la relativa onerosità

- situazione dell’equilibrio patrimo-niale, economico e finanziario

- monitoraggio sulla redditività del-l’impresa, per verificare l’utilizzoottimale delle risorse e dei fattoriproduttivi

La redditività rappresenta un ele-mento fondamentale nella valutazio-ne dell’impresa, poiché la sua conti-nuità e perseguibilità nel tempogarantiranno la solidità dell’aziendae la sua capacità di poter onorare ildebito contratto con la banca.

Per garantire una verifica accuratadegli aspetti economico-finanziari evalutare tempestivamente e conchiarezza i punti critici è importanteavvalersi di competenze adeguate,interne o esterne all’impresa.

Ricapitolando:adeguata capitalizzazione, equili-brio finanziario e redditività sono ipunti critici cu cui concentrare l’at-tenzione per ottenre i migliori risul-tati dall’analisi quantitativa svoltadalla banca.

Alcuni esempiSottocapitalizzazioneLa sottocapitalizzazione rappresentaun problema comune a molte PMI.Si verifica quando esiste una spro-porzione tra mezzi propri e mezzi diterzi. Rappresenta un elemento pe-nalizzante ai fini dell’attribuzionedel rating.

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Vademecum per le imprese

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Alto rapporto di indebitamento rispettoai mezzi disponibiliUn indebitamento elevato, soprattut-to se a breve, è sintomo di squilibrinella struttura finanziaria dell’im-presa che, nel medio termine, po-trebbero ridurre progressivamente laredditività dell’impresa e provocar-ne la crisi.

Alta esposizione per crediti verso clientiQuesta situazione può creare unosquilibrio finanziario che potrebbetradursi in una crisi di liquidità, so-prattutto se la struttura finanziariadell’impresa non è in grado di ga-rantire una gestione efficace.

Alta esposizione per debiti verso fornitoriUn elevato indebitamento,se da un

lato è indice di fiducia da parte deifornitori, dall’altro rappresenta unasituazione a forte rischio con conse-guenze negative sulla valutazionedel merito del credito.L’analisi qualitativa si concentra in-vece sulla qualità della gestione del-l’impresa. Per migliorare il rating sarà necessa-rio valorizzare le informazioni rela-tive alle strategie aziendali, il knowhow utilizzato o che si intende uti-lizzare per migliorare il prodotto ola produttività, le finalità degli inve-stimenti, la struttura e le funzioni or-ganizzative, eventuali certificazionie brevetti, il livello di conoscenzadei mercati target.

Sarà comunque importante collabo-

rare con la banca, al fine di eviden-ziare e valorizzare le caratteristichee gli aspetti utili a migliorare il ra-ting dell’impresa e a correggere leeventuali criticità.

L’analisi andamentale, infine, rap-presenterà una sorta di verifica deirapporti che l’impresa ha avuto inpassato con il sistema bancario nelsuo complesso.

Facendo ricorso alle informazioniprovenienti dalla Centrale dei Rischie analizzando i rapporti precedente-mente avuti con la banca o le ban-che di riferimento, si valuteranno ilgrado di stabilità e la qualità del rap-porto intercorso e i possibili aspetticritici emersi.

14

Basilea 2

☞ Sarà fondamentale impostare un rapporto trasparente con la banca, fornendo periodicamente (almeno quat-tro volte all’anno) e correttamente informazioni che presentino in maniera chiara l’andamento dell’impre-sa.

La banca non ha interesse a sottostimare la qualità dei clienti. Al contrario, quanto migliore è la qualità del-la clientela ➞ tanto minore è il rischio ➞ tanto minore è il capitale di riserva che la banca deve accantona-re ➞ tanto minori sono i suoi costi di gestione.

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Premessa

Basilea 2 è il nuovo accordo in-ternazionale sui requisiti patrimo-niali delle banche, elaborato dal Co-mitato di Basilea e destinato a entra-re in vigore nel 2008.

Il primo accordo di Basilea (co-siddetto Basilea 1), in vigore dal1988, nacque dall’esigenza di garan-tire un sistema minimo di regole,condivise a livello internazionale, fi-nalizzate a limitare il più possibile irischi di instabilità del sistema fi-nanziario internazionale legate a ec-cessive esposizioni al rischio crediti-zio da parte delle banche.

Tale accordo fu elaborato dal Co-mitato internazionale per la vigilan-za bancaria, nato nel 1974 a seguitodel fallimento della banca tedescaBankhaus Herstatt, che provocò unagrave crisi del sistema dei regola-menti interbancari internazionali.

Il Comitato opera in seno allaBRI, la Banca dei Regolamenti In-

ternazionali, con sede a Basilea, lacui azione è finalizzata principal-mente a promuovere la cooperazio-ne tra le Banche Centrali allo scopodi garantire la stabilità monetaria efinanziaria internazionale.

Il Comitato non dispone di poterenormativo e le sue raccomandazioninon hanno forza legale nei confrontidi soggetti terzi. Al contrario, le sueindicazioni rappresentano proposteoperative che andranno discusse eratificate dalle autorità nazionalicompetenti.

Nel 1988 venne dunque siglato ilprimo accordo di Basilea a cui han-no aderito le autorità bancarie di ol-tre 100 paesi.

Tale accordo prevede l’obbligoper le banche di accantonare unaquota di capitale proporzionale ai fi-nanziamenti erogati per far fronte airischi connessi all’attività creditizia.

In particolare, l’accordo prevedeche le banche detengano, come ri-serva, una quota di capitale pari al-

meno all’8% del prestito erogato,ponderato sulla base delle diversecategorie di clienti delle banche.

La necessità di ponderare il capi-tale di riserva nasce dalla constata-zione che tale riserva deve essere inqualche modo collegata al livello dirischiosità della controparte. Di con-seguenza, l’8% non viene calcolatosulla base del valore nominale delfinanziamento erogato ma facendoriferimento al cosiddetto “attivoponderato per il rischio”.

L’importo nominale del finanzia-mento viene, cioè, moltiplicato perun valore compreso tra zero (ri-schiosità nulla) e uno (rischiositàmassima). Il risultato che ne derivasarà moltiplicato per l’8% al fine dicalcolare l’ammontare effettivo dicapitale di riserva da accantonare.

In base all’accordo di Basilea I,le ponderazioni previste per il ri-schio sono le seguenti:

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Gli accordi di Basilea

Categoria di rischio Coefficiente ponderazione

Quota di capitale su cui calcolare l’8%

Prestiti alle imprese e ai privati 1 100% Mutui ipotecari su case per abitazione 0,5 50%

Prestiti a banche con sede in un paese OCSE 0,2 20%

Investimenti in titoli di stato domestici 0 0%

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Ciò significa che, per 100 euro“prestati”, la banca dovrà accanto-nare un capitale di riserva che oscil-la tra gli otto euro richiesti per fi-nanziamenti a privati e imprese e1,6 euro richiesti per i finanziamenticoncessi a banche di paesi aderentiall’OCSE. Addirittura, non è neces-sario accantonare capitale di riservaper investimenti in titoli di stato do-mestici.

Questo sistema ha l’innegabilemerito di aver introdotto un elemen-to di maggior sicurezza nell’operati-vità delle banche, riducendo il ri-schio che l’insolvenza di uno o piùdebitori possa causare crisi di liqui-dità alle banche e diffondere, attra-verso una reazione a catena, una si-tuazione di instabilità e di crisi a tut-to il sistema finanziario internazio-nale.

Presenta, però, uno svantaggio“strutturale”, che si è venuto eviden-ziando in misura sempre maggiorecon la progressiva apertura dei mer-cati e l’aumento della competizione,sia per le imprese, sia per le banche.

Tale svantaggio è riconducibileal fatto che questa ripartizione percategorie di rischio non differenzia asufficienza il rischio legato ai diver-si clienti che, secondo Basilea I,vengono ricompresi nella categoriadei prestiti a imprese e privati, la ca-tegoria cioè, a cui è associato il mas-simo coefficiente di rischio (coeffi-ciente uguale a 1).

Dal punto di vista delle banche,la competizione crescente impone diperseguire la massima redditivitàpossibile dall’impiego del capitale e,allo stesso tempo, la riduzione dei

costi di gestione. Costi di gestioneche risentono ovviamente di una im-mobilizzazione del capitale a fini diriserva non ottimale e non legata al-la effettiva rischiosità dell’esposi-zione delle banche.

Analogamente, il sistema di pon-derare allo stesso modo tutti i prestitiappare penalizzante per le impreseche presentano un profilo di rischiomigliore rispetto alla media ma che,ciononostante, si vedono equiparatead aziende con una peggiore situa-zione finanziaria. Va, però, subitoaggiunto, a tale proposito, che la ra-zionalizzazione apportata al sistemada Basilea 2 potrebbe tradursi, nellarealtà dei fatti, in una penalizzazio-ne per quelle imprese, soprattuttoPMI o imprese artigiane, di cui risul-ta più difficile valutare la rischiosità.

D’altra parte, l’impostazione se-guita da Basilea 1 potrebbe compor-tare anche effetti paradossali. Sipensi al caso di una banca che si tro-vi a dover accantonare la stessa quo-ta di capitale di riserva (corrispon-dente, lo ricordiamo, all’8% del pre-stito effettivamente concesso) afronte di prestiti concessi a clientiaffidabili o a clienti più rischiosi.

Dovendo conseguire la massimaredditività possibile dal capitale im-piegato, questa banca potrebbe esse-re indotta a privilegiare, con appa-rente paradosso, i clienti più rischio-si, poiché, a parità di capitale di ri-serva da accantonare, potrebbe ga-rantirsi tassi di interesse sul prestitopiù elevati. Al contrario, i prestiti diqualità migliore potrebbero esserecollocati sul mercato, attraverso adesempio una operazione di securiti-

sation che consenta alla banca ditrasformare i crediti verso questaclientela in titoli da collocare pressogli investitori.

Per ovviare a queste lacune e da-re una risposta alle esigenze deri-vanti dalla dinamica dei mercati fi-nanziari internazionali, che impon-gono di trovare regole più efficaciper garantire la stabilità e l’affidabi-lità del sistema, il Comitato di Basi-lea ha avviato, alla fine dello scorsodecennio, un processo di revisionedell’accordo di Basilea 1 culminatonella redazione del nuovo accordosui requisiti patrimoniali delle ban-che, il cosiddetto Basilea 2, che en-trerà in vigore a partire dal 2008.

1. Basilea 2

Basilea 2 può essere immaginatocome una struttura basata su tre pila-stri, relativi a:

- requisiti minimi di capitale- controllo prudenziale degli organi

di vigilanza- disciplina di mercato

Il pilastro che riguarda più da vi-cino l’accessibilità al credito da par-te delle imprese è senz’altro il primoche, regolando i criteri per il calcolodel patrimonio di riserva delle ban-che, influisce direttamente sui costie sulle condizioni delle operazionidi finanziamento.

Il primo pilastro, infatti, introdu-ce modifiche sostanziali alla regoladell’8% su cui poggiava Basilea 1,

Un esempio può contribuire a com-prendere meglio il funzionamentodel sistema di Basilea I.

Supponiamo che la banca concedaun finanziamento di 100 euro a uncliente. In base alla categoria di ri-schio in cui si colloca il cliente, il

capitale di riserva che la banca do-vrà accantonare per far fronte al ri-schio di insolvenza, sarà corrispon-dente a:

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Basilea 2

Categoria di rischio Coefficienteponderazione

Attivo ponderato per il rischio

Capitale di riserva richiesto

Prestiti alle imprese e ai privati 1 € 100 x 1 = € 100 € 100 x 8% = € 8

Mutui ipotecari su case per abitazione 0,5 € 100 x 0,5 = € 50 € 50 x 8% = € 4

Prestiti a banche con sede in un paese OCSE 0,2 € 100 x 0,2 = € 20 € 20 x 8% = € 1,6

Investimenti in titoli di stato domestici 0 € 100 x 0 = € 0 € 0

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Gli accordi di Basilea

subordinando il calcolo del patrimo-nio di riserva delle banche alla de-terminazione della effettiva rischio-sità del portafoglio di affidamenticoncessi, integrata a sua volta dallavalutazione di una serie di fattoricomplementari che saranno esami-nati più in dettaglio nel corso dellatrattazione.

Il secondo pilastro intende raffor-zare i poteri di controllo e monito-raggio delle Banche Centrali sullastabilità e l’affidabilità dei sistemibancari nazionali. In particolare, leBanche Centrali dovranno monito-rare il rispetto, da parte delle banche,di tutta una serie di vincoli operativie organizzativi per la misurazione ela gestione dei propri rischi di ge-stione.

Il terzo pilastro intende rafforzareil ruolo di “deterrenza” svolto dalladisciplina di mercato contro politi-che troppo disinvolte nell’assunzio-ne dei rischi da parte delle banche.Viene, infatti, imposto alle banchedi garantire la massima trasparenzanella diffusione delle informazionirelative alle proprie politiche azien-dali e, in particolare, al profilo di ri-schio delle proprie strategie di affi-damento/investimento. In linea teo-rica, il mercato dovrebbe penalizza-re quelle banche che non garantisca-no una adeguata trasparenza o chepresentino un profilo di rischio trop-po elevato, imponendo loro tassi piùelevati sui prestiti concessi o addirit-tura, negando loro i capitali in si-tuazioni estreme.

In questo lavoro, l’attenzione saràfocalizzata soprattutto sul primo pi-lastro, proprio per la rilevanza cheesso assume ai fini dell’accessibilitàal credito da parte delle imprese. In

particolare, a una prima parte, piùtecnica, in cui saranno illustrati imeccanismi di funzionamento delnuovo sistema di valutazione del ri-schio, seguirà una parte più operati-va, in cui si cercherà di fornire dellerisposte – si spera esaurienti – aiquesiti più frequentemente posti cir-ca le conseguenze che Basilea 2avrà sul sistema produttivo e, in par-ticolare, sulle PMI.

2. Il primo pilastro

Secondo Basilea 2, l’ammontaredel patrimonio di riserva che le ban-che devono accantonare è una fun-zione diretta della rischiosità dellestrategie di affidamento/investimen-to che esse adottano.

Quanto maggiore è la rischiositàdelle scelte di portafoglio fatte dallebanche, tanto maggiore sarà la quotadi capitale di riserva che esse do-vranno detenere per far fronte a si-tuazioni di crisi.

Ma quali sono e come si valutanoi rischi che le banche devono affron-tare?

Basilea 2 prevede tre categorie dirischio:- rischio di credito- rischio operativo (che non era

contemplato da Basilea 1)- rischio di mercato

Per la valutazione del rischio dicredito e del rischio operativo, Ba-silea 2 prevede diversi approcciche le banche possono seguire, inmaniera più o meno discrezionale,in base alle proprie capacità orga-nizzative e alle proprie politicheaziendali.

Per quanto riguarda il rischio dicredito, l’accordo prevede:- un approccio basato sui rating

esterni (standard)- un approccio basato sui rating in-

terni, a sua volta articolato in:✓ un modello di base✓ un modello avanzato

Per il calcolo del rischio operati-vo, le banche potranno far ricorso a:- un approccio dell’indicatore di ba-

se- un approccio standard (da non

confondere con l’approccio stan-dard al rischio di credito)

- un approccio di misurazione avan-zato

Il rischio di mercato, introdotto daBasilea 1 nel 1996, obbliga le banchea detenere una quota di capitale di ri-serva per far fronte a eventuali perdi-te sul portafoglio di trading o sulleoperazioni in valuta. Tale integrazio-ne si è resa necessaria per far fronteai rischi che lo sviluppo dei mercatifinanziari e degli strumenti derivati eil conseguente aumento dell’utilizzodi strumenti finanziari alternativi daparte delle banche comportano per lastabilità del sistema.

Anche in questo caso, possiamoaffermare che è la prima categoria dirischio, quello di credito, a riguarda-re direttamente le imprese, poiché ilrischio operativo e quello di merca-to, pur andando a influire sull’am-montare del capitale di riserva ne-cessario, non sono legati e non con-dizionano direttamente la qualità delcredito concesso alle imprese.

Possiamo sintetizzare le diversecategorie di rischio e i relativi ap-procci di valutazione nello schemaseguente.

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2.1 Il rischio di credito

Elemento fondante della metodo-logia introdotta da Basilea 2 per lavalutazione del patrimonio di riservada accantonare è la discriminazionepiù attenta e articolata tra i livelli dirischiosità associati a ciascun clien-te. Ne consegue che, per la conces-sione di finanziamenti a privati o aimprese, le banche non saranno piùchiamate a detenere una riserva dicapitale pari almeno all’8% dell’af-fidamento concesso, ma dovrannocalcolare questa percentuale sullabase della rischiosità di ciascun pre-stito concesso.

L’attuale quota dell’8%, pertanto,potrà essere ridotta o aumentata aseconda che il cliente sia più o menoaffidabile e che, quindi, rappresentiun minore o maggiore rischio di in-solvenza.

Chi e come valuterà il grado di ri-schiosità del singolo cliente?

Fondamentale per rispondere aqueste domande è l’introduzione delconcetto di rating.

Possiamo affermare che il ratingpermette alle banche di tradurre inun “voto” l’insieme delle informa-zioni quantitative e qualitative rela-tive alle imprese (struttura finanzia-ria, situazione patrimoniale, capacitàdi gestione, competitività del pro-dotto, rapporti precedenti con il si-stema bancario, ecc), ai trend checaratterizzano il loro settore e/o illoro contesto territoriale di riferi-mento e al livello di interdipenden-za con le altre imprese.

Il rating permette quindi agli ana-listi delle banche di poter sintetizzarein un unico giudizio di merito i risul-

tati delle diverse analisi effettuatenelle tradizionali istruttorie e di asso-ciare a ciascuna impresa un precisolivello di rischiosità da cui discen-derà, sia pure con l’integrazione dialtri elementi di giudizio, la defini-zione del pricing, cioè del costo com-plessivo e, più in generale, delle con-dizioni di concessione del credito.

A chi spetta il compito di asse-gnare il rating?

Basilea 2, come abbiamo visto,prevede tre possibilità:- un approccio basato sul ricorso a

rating esterni (approccio standard)- un approccio che assegna alle ban-

che il compito di valutare interna-mente il rating della contropartedelegando però a una autoritàesterna (la Banca Centrale) il com-pito di definire gli altri elementi divalutazione che incideranno sul

18

Basilea 2

Terzo pilastro Disciplinaa dii mercatoo

Rischioo dii creditoo

Rischioo operativoo

Rischioo dii mercatoo

Approccioo ratingg esternii (standard)

Approccioo ratingg internii (base))

Approccioo ratingg internii (avanzato))

Approccioo indicatoree dii basee

Approccioo standardd

Approccioo misurazionee avanzatoo

+++ Primo pilastro Requisitii patrimonialii +++Secondo pilastro

Controllii prudenziali

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Gli accordi di Basilea

Rating

Categoria cliente D

a A

AA

a

AA

-

Da

A+

a A

-

Da

BB

B+

a BB

B-

Da

BB+

a B

B-

Da

B+

a

B-

Infe

rior

e

a B

-

Senz

a ra

ting

Scad

uti

Stati 0 0,2 0,5 1 1,5 1 - Banche (rating dell’istituto) 0,2 0,5 1 1,5 0,5 -

Banche (rating paese) 0,2 0,5 1 1,5 1,5 1 - Corporate (imprese) 0,2 0,5 1 1,5 1 1,5 Retail (imprese eprivati) 0,75 0,75 1,5

Mutui residenziali 0,35 0,35 1 Mutui commerciali Da 0,5 a 1 secondo indicazioni delle Banche Centrali 1,5

BBB+ B- Senza rating

Cor

pora

te

(€ 100 x 1) x 8% = € 8 (€ 100 x 1,5) x 8% = €12 (€ 100 x 1) x 8% = € 8

Ret

ail (€ 100 x 0,75) x 8% = € 6 (€ 100 x 0,75) x 8% = € 6 (€ 100 x 0,75) x 8% = € 6

princing del finanziamento (ap-proccio base dei rating interni)

- un approccio avanzato che assegnaalle banche il compito di valutareal proprio interno tutte le variabiliche concorrono a esprimere il giu-dizio sul merito creditizio dellecontroparti (approccio avanzato airating interni).

2.1.1 Approccio standard

Il cosiddetto approccio standardsarà utilizzato da quelle banche chenon possano o non intendano costruireun proprio modello di valutazione delrischio e che quindi preferiscano fareriferimento ai rating assegnati alle im-

prese da agenzie specializzate esterne(Standard & Poor’s, Moody’s, ecc).

Nella realtà italiana, il numero diimprese che dispongono di un pro-prio rating “certificato” da questeagenzie è minimo e risulta difficileimmaginare che le imprese, soprat-tutto se di piccole dimensioni, pos-sano o vogliano sostenere i costi e leprocedure necessarie per farsi asse-gnare un simile rating. Inevitabil-mente, la stragrande maggioranzadella clientela di queste banche fi-nirà quindi per essere ricompresa inuna apposita categoria di rischio,prevista da Basilea 2, denominata“senza rating”.

L’approccio standard riprende,

ampliandolo, lo schema di pondera-zione che già abbiamo visto applica-to da Basilea 1. Viene quindi previ-sto l’accantonamento di un capitaledi riserva pari all’8% dei finanzia-menti erogati, ponderati per il ri-schio rappresentato da ciascuna ca-tegoria di prenditori. Rispetto a Ba-silea 1, però, aumentano le categoriedi clientela considerate e viene in-trodotta una ulteriore discriminazio-ne dipendente dal rating assegnato aciascun cliente.

In base all’incrocio tra categoriadi clientela e rating del cliente si de-durrà l’ammontare ponderato del fi-nanziamento (attivo ponderato per ilrischio) su cui calcolare l’8%.

Alcuni esempi possono contribui-re a rendere più comprensibile il fun-zionamento dell’approccio standard.

Supponiamo che una banca con-ceda un finanziamento di 100 euro a

un cliente. Per semplicità, conside-riamo solo le categorie “corporate”e “retail” e le classi di rating corri-spondenti a BBB+ (che rappresentaun ottimo giudizio per una impresa)B- (categoria ad alto rischio) e “sen-

za rating”, che interessano più davicino le imprese.

In base al rating assegnato alcliente, il capitale di riserva da ac-cantonare sarà pari a:

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Va innanzitutto spiegata la diffe-renza di trattamento tra le impreseche rientrano nella categoria “retail”e quelle che rientrano nella catego-ria “corporate”. Nella categoria “re-tail” rientrano tutti i prestiti di im-porto inferiore a un milione di euroconcessi a imprese e privati.

In questa classe rientrano:- crediti rotativi (carte di credito e

scoperti di conto)- prestiti personali, rateali e in lea-

sing- altre forme di credito alle imprese

(tranne acquisto di titoli)

Poiché si tratta di prestiti di limi-tata entità, Basilea 2 prevede che adessi si applichi sempre una pondera-zione pari a 0,75. Ciò significa chela quota dell’8% di capitale di riser-va, che le banche devono accantona-re per far fronte al rischio rappresen-tato da questi prestiti, sarà calcolatanon sull’ammontare effettivo delprestito (nel nostro esempio 100 eu-ro) ma su una quota pari al 75% delprestito. In sostanza, la banca “fin-gerà” che il prestito concesso nonsia di 100 euro ma solo di 75 e cal-colerà l’8% proprio sui 75 euro diprestito “teorico”.

Ciò comporterà un costo minoreper la banca (che dovrà accantonaremeno capitale di riserva) e, proba-bilmente, un costo minore anche perl’impresa (che pagherà un tasso piùfavorevole).

In secondo luogo, si può notare

che per le imprese che non rientranonella categoria retail e che non di-spongono di un rating (classe dei“senza rating”) la ponderazione saràpari a 1. In sostanza, l’8% sarà cal-colato sull’ammontare effettivo delprestito concesso (100 euro di presti-to ➞ 8 euro di capitale di riserva).

Può capitare, d’altra parte, che labanca, nella definizione del capitaledi riserva, debba far fronte a situa-zioni in cui vi siano ritardi, in unqualsiasi pagamento, da parte delcliente. Qualora il ritardo nei paga-menti superi i 180 giorni, Basilea 2richiede che la ponderazione utiliz-zata per definire il capitale di riservasia pari a 1,5. Ciò significa che, nel-l’ipotesi di un prestito di 100 euro,l’8% andrà calcolato su un ammon-tare teorico di 150 euro. Quindi ilcapitale di riserva da accantonaresarà pari non a 8 ma a 12 euro.

L’ammontare di capitale di riser-va da accantonare rappresenta uncosto per la banca che, inevitabil-mente, si ripercuote sulle condizionidi accesso al credito per i clienti.Quanto maggiore è l’ammontare dicapitale di riserva che un prestito ri-chiede, tanto maggiore sarà il tasso.Nei casi estremi, in cui il rischio diinsolvenza da parte del cliente siaparticolarmente elevato, potrebbeaccadere che la banca neghi il pre-stito all’impresa.

Le imprese possono però “mitiga-re” il rischio rappresentato dai pro-pri prestiti e di conseguenza miglio-

rare le condizioni di accesso al cre-dito praticate dalle banche nei loroconfronti presentando adeguate ga-ranzie personali o reali.

A differenza di quanto avvenutofinora, le garanzie personali saran-no valide solo se saranno presentateda Banche, altre istituzioni finanzia-rie vigilate o enti governativi. Nelcaso in cui siano presentate da Con-fidi o da altre società private, le ga-ranzie saranno valide solo nel casoin cui questi soggetti dispongano diun rating pari almeno a A- .

In questi casi, la ponderazioneper definire il capitale di riserva daassociare al prestito sarà calcolatonon sulla base del rating del clienteche riceve il finanziamento, ma te-nendo conto del rating di chi conce-de la garanzia.

Anche nel caso delle garanziereali, il rating del debitore sarà so-stituito da quello dello strumentodato in garanzia (contanti, oro, titolidi stato, ecc)1. Nell’ipotesi di un pre-stito di 100 euro, se una impresa conrating B- presenta una garanzia co-stituita da titoli di stato che godonodi un rating pari ad A, il capitale chela banca deve accantonare in riservanon sarà pari a 12 euro (euro 100 x1,5 = 150 x 8% = 12 euro di riserva)ma solo a 1,6 euro (euro 100 x 0,2 =20 x 8% = 1,6 euro di riserva).

Un simile “risparmio” di capitaleper la banca si tradurrà in miglioricondizioni praticate all’impresa.

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Basilea 2

1 Se la garanzia reale è costituita da azioni non quotate in indici qualitativi, quali il Mib 30, si applica il cosiddetto approcciointegrale. In base ad esso, la parte di prestito coperta da garanzia (ponderata per tenere conto della volatilità del titolo) non vieneconsiderata per la determinazione del capitale di riserva della banca.

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2.1.2 Approccio dei rating interni

L’approccio standard permette al-le banche meno strutturate di deter-minare velocemente il capitale di ri-serva da accantonare, collegando il“rischio” di ciascun prestito a valoripercentuali predeterminati, eventual-mente corretti e mitigati dalla pre-senza di garanzie reali o personali.

Questo approccio presenta peròlo svantaggio di non tener conto del-le peculiarità proprie di ciascuncliente e, quindi, di non distinguereil diverso livello di rischio rappre-sentato da ciascun prestito. Inoltre,il rapporto tra la ponderazione delrischio (che determina l’ammontareeffettivo di capitale di riserva da ac-cantonare) e classe di rating risultapoco elastica rispetto al rischio diinsolvenza del cliente.

Se, infatti, osserviamo la tabellaprecedente, notiamo che per una im-presa BBB+ la ponderazione è paria 1, cioè il valore del prestito “pon-derato” su cui calcolare l’8% corri-sponde al valore effettivo del presti-to. Quindi per un prestito di centoeuro, il valore ponderato sarà 100euro e il capitale di riserva 8 euro.Per una impresa B-, molto più ri-schiosa, la ponderazione è invece1,5 cioè per 100 euro di prestito, ilvalore ponderato del prestito saràpari a 150 euro e il capitale di riser-va da accantonare sarà di 12 euro.

Ma se noi consideriamo il tassodi insolvenza storicamente associatoa ciascuna di queste due classi di ra-ting, scopriamo che l’insolvenza si èverificata nel 15% dei casi tra le im-prese B- mentre si è verificata solonello 0,15% dei casi tra le impreseBBB+. Ne consegue che le impreseB- sono 100 volte più rischiose delleimprese BBB+, ma a fronte di ciò ilrapporto per la ponderazione del ri-schio è di 2 a 3 (cioè 1,5 contro 1).Ne consegue una penalizzazione re-lativa, in termini di ponderazionedel rischio, per le imprese più vir-tuose.

Per ovviare a questo problema egarantire una valutazione più precisadell’effettivo rischio rappresentatoda ciascun prestito, Basilea 2 con-sente alle banche di seguire un ap-

proccio più avanzato, cosiddetto“dei rating interni”, in base al qualeciascuna banca potrà costruire alproprio interno un proprio sistemadi rating, basato sull’esperienza ma-turata in passato. Tutte le bancheche adottano questo approccio valu-teranno “in casa” il rischio di insol-venza dei propri clienti, quello chein termine tecnico si definisce pro-babilità di default (PD) e che valutaunicamente il rischio rappresentatodal cliente in sé, senza tener contodelle garanzie presentate o di altrielementi di rischio legati al tipo difinanziamento erogato.

La valutazione delle garanzie ac-cessorie presentate dal cliente e del-le caratteristiche specifiche del fi-nanziamento richiesto/accordato po-trà essere effettuata o assegnandodei “valori” standard, predeterminatidalla Banca Centrale (approccio dibase ai rating interni) che non ten-gono conto della peculiarità di cia-scuna situazione, o quantificando, divolta in volta, all’interno della ban-ca, il “peso” delle garanzie e dellecaratteristiche del prestito, garanten-do una maggior precisione nel giu-dizio (approccio avanzato ai ra-ting interni).

In questo lavoro si analizzerà ilcosiddetto approccio avanzato, spe-cificando di volta in volta quali ele-menti di valutazione sono predeter-minati dalla Banca Centrale nell’ap-proccio di base.

2.1.3 Il rating

Come si è anticipato, tutte le ban-che che adottano l’approccio deirating interni, base o avanzato chesia, sono tenute a valutare, al pro-prio interno, il rating di ciascuncliente.

Il rating, a cui è associato il giudiziosulla probabilità che un cliente risul-ti insolvente, deriva dall’integrazio-ne dei risultati di tre distinte tipolo-gie di analisi:

-quantitativa (basata quindi sui da-ti economico-finanziari, quali in-vestimenti, liquidità, produttività,redditività)

- qualitativa (storia dell’impresa,

struttura organizzativa, posizionecompetitiva)

- andamentale (utilizzo precedentedelle linee di credito, rapporti colsistema bancario)

Il rating sarà assegnato ai clientiprima che sia stato deciso di con-cedere il prestito e dovrà essere rivi-sto periodicamente da una unità in-dipendente.

Prima di illustrare brevemente in co-sa consistono i tre tipi di analisi, vasubito sottolineato che il giudiziosulla probabilità di default (insol-venza) dei clienti dovrà tener contodi una definizione di default diver-sa da quella generalmente in usonel sistema creditizio italiano. Se èvero, infatti, che vi può essere de-fault quando la banca ritiene impro-babile che il cliente sia in grado dirispettare gli obblighi assunti, è al-trettanto vero che per Basilea 2 ildefault si verifica anche quando sus-sista una situazione oggettiva, nondipendente dal giudizio della banca:quando cioè il cliente ritardi il pa-gamento di una qualsiasi scadenzarelativa al prestito contratto peroltre 90 giorni.

Questo secondo elemento, oggetti-vo, che concorre a determinare la si-tuazione di default (insolvenza) rap-presenterebbe una penalizzazione eun rischio notevoli per le impreseitaliane, soprattutto per le PMI. Perattenuare gli effetti di questa propo-sta, la Banca d’Italia ha richiesto diprolungare a 180 giorni il ritardominimo oltre il quale un pagamentoandrà considerato in default.

Tale prolungamento, che dovrebbeavere una validità temporanea (5 an-ni) per consentire alle imprese diriorganizzare i propri rapporti conclienti e fornitori, potrebbe essereapplicato in via definitiva per i pre-stiti retail. L’analisi quantitativapermette di valutare la capacità del-l’impresa di produrre reddito suffi-ciente per la copertura del serviziodel debito e la remunerazione delcapitale di rischio.

Generalmente, i principali aspettiquantitativi presi in considerazioneper l’assegnazione del rating sono iseguenti:

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Gli accordi di Basilea

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Va comunque ricordato che Basi-lea 2 non specifica quali indicatoridebbano essere presi in considera-zione, né quali pesi debbano essereattribuiti a ciascuna voce ai fini del-l’assegnazione dei rating. Non sononemmeno richiesti sistemi auto-matici di valutazione.

L’analisi qualitativa integra i ri-sultati dell’analisi quantitativa evi-denziando aspetti quali:

- obiettivi strategici dell’azienda(politica aziendale, mercati di rife-rimento, marketing mix, innovati-vità)

- posizionamento competitivo del-l’azienda

- capacità manageriale - struttura organizzativa dell’impre-

sa- andamento dell’economia e, in

particolare, del settore economicodi riferimento

Per l’assegnazione del rating ver-ranno, infine, considerate le infor-mazioni che emergono dalla analisiandamentale dell’impresa.

Per analisi andamentale si intendel’esame della “storia” dei rapportiche la singola impresa ha avuto conle banche, con riguardo sia alle sue

abitudini gestionali (regolarità del-l’utilizzo del fido, alimentazione delconto corrente, margini di utilizzo)sia alle sue politiche finanziarie (nu-mero di banche affidanti, ammonta-re dei fidi, rapporto tra ammontareaccordato e utilizzato).

Una volta determinato il ratingdel cliente, la banca determinerà au-tomaticamente la probabilità che,nell’arco dell’anno, quel cliente di-venti insolvente. La PD (probabilitàdi insolvenza), infatti, è un valoreassociato automaticamente a ciascu-na classe di rating e varia al variaredel rating.

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Basilea 2

Struttura finanziaria

Valutazione dell’equilibrio tra la struttura del passivo e dell’attivo

1) Rapporto tra il patrimonio netto tangibile e: - attivo - differenza tra debiti totali e liquidità - differenza tra debiti finanziari e liquidità

2) Rapporto tra patrimonio netto e attivo immobilizzato 3) Rapporto tra capitali permanenti e attivo immobilizzato

Gestione del circolante

Valutazione dell’equilibrio delle componenti dello Stato Patrimoniale e di quelle del circolante

1) Liquidità immediata e corrente 2) Durata media delle scorte 3) Tempi medi di incasso e di pagamento

Crescita produttiva

Valutazione dell’andamento del fatturato e della gestionecaratteristica

1) Variazione percentuale dei ricavi 2) Variazione percentuale del valore della

produzione 3) Andamento del valore aggiunto 4) Andamento EBITDA

Capacità di rimborso

Valutazione della capacità di sostenere il peso dell’indebitamento finanziario e di garantire l’equilibrio della gestione finanziaria

1) Rapporto tra oneri finanziari e EBITDA 2) Rapporto tra flusso di cassa e differenza tra debiti finanziari e liquidità

Capacità di autofinanziamento

Valutazione della capacità di produrre reddito e di generare risorse

1) Rapporto tra flusso di cassa e attivo e tra flusso di cassa e ricavi 2) Rapporto tra EBITDA e ricavi 3) Andamento di ROE, ROI e ROA

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Alla determinazione del capitaledi riserva da accantonare concorro-no, oltre alla PD, cioè alla probabi-lità di insolvenza, legata al rating diciascun cliente, anche altri elementiche caratterizzano in maniera speci-fica il tipo di prestito concesso.

I tre elementi principali che si do-vranno considerare sono:- percentuale di perdita in caso di

insolvenza (LGD) che misura ilprobabile ammontare di finanzia-mento che la banca riuscirà a re-cuperare una volta terminate leprocedure di contenzioso nei con-fronti dei clienti insolventi

- e spos i z ione a l l ’ inso lvenza(EAD), che misura il probabileammontare di prestito effettiva-mente utilizzato dal cliente al mo-mento dell’insolvenza

- perdita di valore economico delprestito concesso (Maturity), chemisura il rischio che la qualità delprestito peggiori col passare deltempo.

Questi tre elementi sono pre-determinati dalla Banca Centralenel caso dell’approccio base ai ra-ting interni. Il loro valore, cioè, nondipende dalle caratteristiche specifi-che dei singoli prestiti considerati,ma viene fissato a priori.

Le banche che adotteranno invecel’approccio avanzato ai rating inter-ni potranno calcolare il valore diqueste variabili analizzando i singoliprestiti e attribuendo a ciascuno diessi una valutazione personalizzata.

Analizzeremo ora, in manierasintetica, questi tre elementi percomprendere in che misura concor-rono a stabilire l’ammontare di capi-tale di riserva che la banca dovrà ac-cantonare per ciascun prestito con-cesso e, di conseguenza, il costo chele imprese dovranno pagare, in ter-mini di tassi e di condizioni comple-mentari, sui finanziamenti ottenuti.

2.1.4 Percentuale di perdita in ca-so di insolvenza (LGD)

I valori della LGD sono prede-terminati nel caso di approcciobase, secondo una griglia che tieneconto delle garanzie reali associate aciascun prestito. Generalmente, per iprestiti non garantiti la LGD di basesarà pari al 45% (45 euro persi perogni 100 euro prestati) e potrà esse-re mitigata in presenza di garanzie.Per i prestiti subordinati sarà invecepari al 75%. Va sottolineato che trale garanzie reali che concorrono a ri-durre il valore della perdita attesa sipotranno considerare, oltre a quellegià considerate nell’approccio stan-dard (approccio dei rating esterni)anche le proprietà immobiliari, il ca-pitale fisico (impianti, macchinari,ecc) e gli effetti rappresentativi dicrediti commerciali (fatture da scon-tare)2.

Nel caso dell’approccio avanzatoai rating interni, la banca potrà crear-si una propria “scala” della LGD cor-rispondente ai diversi livelli di perdi-ta attesa. I diversi valori della LGDandranno stimati tenendo conto, oltreche della forma tecnica del prestito edelle garanzie associate, dell’espe-rienza storica della banca, utilizzan-do valori medi di lungo periodo. Se-guendo questo approccio, le banchepotranno determinare liberamente ilvalore minimo della LGD per i di-versi prestiti, con l’eccezione deiprestiti a privati garantiti da immobiliresidenziali, per i quali la LGD nonpotrà essere inferiore al 10%.

2.1.5 Esposizione all’insolvenza(EAD)

Nell’approccio base, sono previ-ste alcune regole fisse da rispettare.In particolare, per valutare l’esposi-zione andranno calcolati non solol’ammontare correntemente utilizza-to dal cliente, per cassa o per firma,

ma anche i margini di utilizzo dispo-nibili sulle linee di credito che nonsiano immediatamente revocabili.Tali valori andranno ponderati se-condo parametri prefissati3.

Se, ad esempio, in una linea dicredito di 100 euro sono stati utiliz-zati finora 30 euro per operazioniper cassa e 20 euro per lettere di cre-dito commerciale a breve e rimanequindi un margine disponibile nonimmediatamente revocabile di 50euro, l’EAD, cioè l’esposizione aldefault per la banca sarà pari a:

€ 30 x 100% (peso delle esposizioni per cassa)= € 30 +€ 20 x 20% (peso delle esposizioni per firma diquesta tipologia) = € 4 +€ 50 x 75%(peso del margine disponibile nonrevocabile)= € 37,5= Esposizione della banca in casodi default sul prestito di 100 euro€ 71,5

Nell’approccio avanzato, saran-no invece le banche a fissare i va-lori di riferimento per stimare ilpeso dei crediti di firma e dei margi-ni disponibili.

2.1.6 Perdita di valore economicodel prestito concesso (Maturity)

Per i prestiti di durata maggiore,esiste, oltre al rischio di insolvenza,anche il rischio di perdita di valore.

Se, ad esempio, le condizioni diun prestito sono state fissate sullabase di un rating BBB accordato alcliente, nel caso in cui il cliente ve-nisse retrocesso a un rating pari aBB, il valore teorico del prestito siridurrebbe senza che la banca possaadeguare al rialzo il tasso preceden-

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Gli accordi di Basilea

2 Per le proprietà immobiliari e il capitale fisico, la garanzia è valida se copre dal 30% al 140% dell’importo del prestito. Nelcaso dei documenti rappresentativi di crediti commerciali, non è posto un limite minimo e sarà pienamente capiente se pari al125% del prestito.3 Il valore delle esposizioni per cassa va calcolato interamente. Nel caso di esposizioni per firma, il valore sarà calcolato intera-mente se il credito è un diretto sostituto di credito, sarà calcolato al 50% per crediti originati da transazioni commerciali e al20% per lettere di credito a breve. I margini disponibili saranno invece calcolati per il 75% del valore nominale.

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temente concordato. In tal caso labanca subirebbe una perdita teoricalegata alla minore entrata ottenutarispetto al tasso di interesse che sidovrebbe applicare a un cliente dirating BB.

Il rischio di perdita di valore ètanto maggiore quanto maggiore è ladurata del prestito e quanto miglioreè il rating assegnato al cliente (leprobabilità di peggioramento del ra-ting sono maggiori di quelle di unulteriore miglioramento).

Nell’approccio di base, la durataresidua dei prestiti è stimata, a prio-ri, in 2,5 anni. Nell’approccio avan-zato sarà invece la banca a fare unastima personalizzata per ciascunprestito4, che comunque dovrà esse-re ricompresa tra uno e cinque anni.

Una volta determinate probabilitàdi insolvenza (PD, legata al rating diciascun cliente), percentuale di perdi-ta in caso di insolvenza (LGD), am-montare di esposizione probabile incaso di insolvenza (EAD) e rischio diperdita di valore economico del pre-stito (Maturity) la banca disporrà de-gli elementi di base per calcolarel’ammontare di capitale di riserva ne-cessario a coprire le perdite legate auna eventuale insolvenza del cliente.

Questi quattro elementi di baseandranno ancora ponderati con lacosiddetta probabilità di perditainattesa che, nelle intenzioni di Ba-silea 2, servirà per garantire allebanche un ulteriore “cuscinetto” diriserva nel caso di situazioni di crisieconomiche inattese che dovesseroprovocare un numero di insolutimaggiore della media.

Prima di arrivare a determinare ilcapitale di riserva necessario è ne-cessaria un’ultima riflessione.

Applicando in maniera “neutrale”questi elementi di valutazione a tut-ti i prestiti concessi ai clienti e alleimprese in particolare, si finirebbeper penalizzare le PMI che rappre-

sentano, sia per l’ammontare deiprestiti concessi, sia per il “peso”sul totale degli affidamenti, una ti-pologia di clientela meno rischiosarispetto ai grandi gruppi o comun-que alle imprese di dimensionemaggiore.

Le grandi imprese, infatti, soprat-tutto se dotate di un buon rating, peril peso che hanno nel tessuto produt-tivo nazionale e internazionale e perle interdipendenze che inevitabil-mente si creano tra loro, possonoentrare in crisi per situazioni con-giunturali che colpiscono global-mente un settore produttivo o l’eco-nomia nel suo complesso. Esistedunque l’elevata probabilità chequeste imprese possano fallire più omeno contemporaneamente a causadi fattori esterni che colpiscono tuttele imprese.

Al contrario, le imprese minoripossono entrare in crisi per cause in-terne all’azienda, senza che questodipenda da situazioni di crisi genera-le e senza il pericolo di trasmetteread altre imprese minori la situazionedi crisi.

Per tener conto della natura di-versa delle cause di crisi aziendale edel diverso livello di interdipenden-za tra le imprese, Basilea 2 introdu-ce un ulteriore elemento di valuta-zione ai fini della determinazionedel capitale di riserva da accantona-re a fronte dei prestiti concessi.

Si tratta del “coefficiente di cor-relazione” che attribuisce ai diversiclienti delle banche una diversa pro-babilità di essere coinvolti in situa-zioni di crisi che colpiscano anchegli altri clienti di fondi. Quantomaggiore è la correlazione e quindila probabilità di essere coinvolti incrisi generalizzate, tanto maggioresarà il capitale di riserva che le ban-che dovranno accantonare a frontedel prestito concesso.

A tale proposito, Basilea 2 preve-de 3 grandi categorie di prestiti:

- corporate, destinati alle grandiimprese con fatturato superiore ai50 milioni di euro. Si tratta delleimprese con il maggior livello diinterdipendenza (il coefficiente dicorrelazione può arrivare al 24%partendo da un minimo del 12%) eche rappresentano il rischio piùelevato;

- SME corporate, destinati a impre-se con fatturato inferiore a 50 mi-lioni di euro e superiore a 5 milio-ni, il cui coefficiente di correla-zione può arrivare al massimo al20% par tendo da un minimodell’8%;

- retail5, destinati a privati o a picco-le imprese, indebitate per non piùdi un milione di euro, il cui coeffi-ciente varia tra il 2% e il 17%.

Ne consegue che le PMI dispon-gono di un coefficiente di pondera-zione più favorevole rispetto alleimprese di dimensioni maggiori, so-prattutto se relativo a prestiti di am-montare inferiore a un milione dieuro. Il minor coefficiente adottatoper le PMI impone alle banche unammontare minore di capitale di ri-serva da accantonare, con la conse-guenza di ridimensionare il costodel prestito concesso.

Ricapitolando, il capitale di riser-va da accantonare per ciascun pre-stito sarà pari a:

Perdite attese e inattese x EAD xLGD x Coefficiente legato a Ma-turità(aggiustate per il fattore di corre-lazione)

E’ però necessaria una precisazio-ne: per la valutazione del rischio le-gato al portafoglio retail, le banchedovranno stimare internamente nonsolo la probabilità di insolvenza, maanche LGD (ammontare delle perdi-te in caso di insolvenza) e EAD(esposizione effettiva in caso di in-solvenza)6. Saranno cioè obbligatead adottare l’approccio avanzato airating interni.

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Basilea 2

4 La maturity sarà calcolata come media ponderata delle diverse scadenze previste per le diverse rate di pagamento previste,ognuna ponderata per il relativo importo.5 Il portafoglio retail viene ulteriormente suddiviso in tre categorie a seconda della forma tecnica del prestito: carte di credito efinanziamenti rotativi, mutui prima casa, altro retail (in cui rientrano i prestiti alle PMI, cosiddette sme retail).6 Per il portafoglio retail non è richiesto alcun aggiustamento per la Maturity del prestito.

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Per limitare il costo di tali valuta-zioni, d’altra parte, le banche nondovranno considerare singolarmenteciascun prestito, ma potranno consi-derare questi finanziamenti comegruppi (pool) omogenei per qualità eforma tecnica e misurarne la rischio-sità a livello di pool.

2.2 Il rischio operativo

Ai fini della determinazione delcapitale di riserva, Basilea 2 intro-duce anche il concetto di rischiooperativo. Tale scelta trova la suaragion d’essere nello sviluppo dinuovi strumenti finanziari che ha ca-ratterizzato l’evoluzione dei mercatifinanziari mondiali nel corso degliultimi due decenni e che contribui-sce ad aumentare il rischio di perditeper le banche che operino in questimercati.

Il rischio operativo può derivare,secondo Basilea 2, dal malfunziona-mento delle procedure e dei sistemiinterni, da incapacità o dolo del per-sonale, da eventi esterni. Non rien-trano nella definizione di rischiooperativo né il rischio strategico(perdite dovute a errori di strategia)né il rischio di reputazione (perditedovute al coinvolgimento della ban-ca in eventi negativi).

Per calcolare l’ammontare di ca-pitale di riserva che le banche devo-no accantonare per far fronte a que-sto rischio, Basilea 2 prevede, sullafalsariga di quanto abbiamo vistoper il rischio di credito, tre diversiapprocci:

- approccio dell’indicatore di base- approccio standard- approccio del misuratore avanzato

L’approccio dell’indicatore dibase impone alle banche di detenereun ammontare di capitale di riservapari al 15% del margine di interme-diazione medio dell’ultimo triennio.

L’approccio standard rappre-senta un affinamento dell’approcciodi base e prevede una suddivisionedel margine di intermediazione indiverse linee operative, corrispon-denti ai diversi ambiti di attività del-la banca. A seconda della rischiosità

di ciascuna linea operativa, l’am-montare di capitale da destinare a ri-serva varia dal 12% al 18% del mar-gine di intermediazione.

L’approccio avanzato permettealle banche di utilizzare propri siste-mi di valutazione del rischio opera-tivo. Basilea 2 si limita a prevederealcuni requisiti minimi che garanti-scano l’affidabilità dei modelli uti-lizzati.

3. Il pricing di una operazione dicredito

I diversi elementi di valutazionefin qui analizzati concorrono a defi-nire il costo finale, quindi il tasso diinteresse e le condizioni applicate,di un prestito.

Può essere utile, quindi, riassume-re le fasi in cui si articola la decisio-ne di procedere a un affidamento daparte delle banche che utilizzanol’approccio avanzato ai rating interni.

1. Valutazione del cliente

E’ la fase in cui la banca assegnail rating e stima la probabilità di in-solvenza (PD) del cliente.

Le variabili principali che vengonoanalizzate sono:

- struttura patrimoniale e finanziariadell’impresa

- prospettive di redditività dell’im-presa

- capacità manageriali e imprendito-riali

- evoluzione storica dei rapporti trabanca e impresa

- posizionamento competitivo sulmercato

- andamento del settore di riferi-mento

- qualità, affidabilità e trasparenzadelle informazioni fornite dall’im-presa

L’analisi degli aspetti quantitati-vi, qualitativi e andamentali dell’im-presa concorrono a determinare ilrating. Al rating assegnato corri-sponderà una probabilità di insol-venza precedentemente fissata dallabanca sulla base della propria espe-rienza storica.

2. Valutazione dell’esposizione

E’ la fase in cui la banca stimaquale potrebbe essere la perdita su-bita qualora l’impresa diventasse in-solvente. Tale stima si traduce nelladefinizione della perdita prevista(LGD) e della esposizione effettivain caso di insolvenza (EAD).

Elementi fondamentali di valuta-zione sono:

- caratteristiche tecniche dell’affi-damento

- presenza e tipologia di garanziepresentate dall’impresa

- procedura prevista in caso di con-tenzioso

- tempi necessari per il recupero delcredito

- costi del recupero del credito incaso di insolvenza

- ammontare effettivo di utilizzazio-ne del fido al momento dell’insol-venza.

L’assegnazione della LGD si basaancora una volta sull’esperienza stori-ca della banca, tenuto conto delle va-riabili precedentemente considerate.

3. Perdita di valore del prestito

La scadenza prevista per il rim-borso del prestito può incidere suicosti/benefici della banca. Nel corsodel periodo di affidamento, infatti,l’impresa che ha contratto il debito,pur non diventando insolvente, puòveder peggiorare i propri conti equindi diventare più “rischiosa” perla banca.

Se il tasso previsto sul prestitonon è indicizzato, la banca si ritro-verà a riscuotere sul prestito un tassodi interesse inferiore alla effettiva ri-schiosità del prestito e a dover ac-cantonare, al contrario, un ammonta-re di capitale di riserva superiore. Nederiverebbe quindi una perdita che sitraduce sulla redditività della banca.

Quanto migliore è il rating delcliente e quanto maggiore è la dura-ta del prestito, tanto più elevata è laprobabilità che riverifichi un peg-gioramento della qualità del prestitoconcesso.Per far fronte a questo rischio, labanca assegnerà al prestito un valore

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Gli accordi di Basilea

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che esprime la maturity del prestitoe che andrà a incidere sul tasso diinteresse applicato.

4. Valutazione della correlazionetra imprese

Una impresa può entrare in crisi nonsolo per problemi propri dell’azien-da, ma anche a causa di una crisi di“sistema” che coinvolga una partepiù o meno consistente del tessutoimprenditoriale.

Quanto più una impresa è interdi-pendente con altre imprese e quindiquanto più è sensibile al trend gene-rale del proprio settore/paese, tantomaggiore è il rischio che questaazienda sia coinvolta in situazioni dicrisi provocate da situazioni esterne.

Per tener conto di questo rischio,viene introdotto il cosiddetto coeffi-ciente di correlazione che cerca diquantificare quanto i risultati di unaimpresa sono dipendenti dai risultatidelle altre imprese e quanto è eleva-to il rischio che questa impresa siacoinvolta in crisi di sistema.

Generalmente, quanto minore èl’impresa, tanto minore sarà l’inter-dipendenza e tanto minore sarà il ri-schio di coinvolgimento in crisi disistema.

5. Determinazione del tasso di inte-resse

Tutti gli elementi precedentementeconsiderati concorrono a determina-re l’ammontare di capitale di riservache la banca deve accantonare perfar fronte a eventuali rischi di insol-venza7.

Sulla base del capitale che la bancadeve accantonare, sarà calcolato ilcosto dell’operazione di prestito.Ov-viamente la banca deve conseguireun ricavo sul denaro prestato checonsenta di garantire una adeguataredditività per gli azionisti dellabanca.

Ammontare del costo derivante dal-la quota di capitale di riserva accan-tonato più il margine di guadagnoche la banca intende conseguire sulprestito concorrono a determinare il“prezzo” del prestito, che corrispon-

derà alla somma del tasso base dimercato (generalmente euribor) edello spread (margine) applicato,che varierà a seconda della rischio-sità del prestito.

Ricapitolando:

La banca- analizza le caratteristiche dell’im-

presa- assegna un rating all’impresa- sulla base del rating calcola la

probabilità di insolvenza- calcola la perdita prevista in caso

di insolvenza, sulla base delle ca-ratteristiche del prestito

- valuta l’esposizione effettiva (am-montare del prestito effettivamen-te utilizzato dall’impresa)

- valuta la probabilità di peggiora-mento della qualità (rischiosità)del prestito

- valuta il livello di interdipendenzadell’impresa dalle altre imprese

- calcola l’ammontare del capitaledi riserva da accantonare

- calcola il costo di questo accanto-namento

- determina il prezzo (tasso) delprestito.

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Basilea 2

7 Sull’ammontare di tale capitale incidono anche il cosiddetto rischio di mercato e il rischio di operativo che nondipendono però dalle caratteristiche di rischiosità dei prestiti concessi alla clientela.

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