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Basilea II 1 Basilea II Il Nuovo Accordo sui requisiti minimi di capitale firmato a Basilea, meglio noto come Basilea II, è un accordo internazionale di vigilanza prudenziale, maturato nell'ambito del Comitato di Basilea [1] , riguardante i requisiti patrimoniali delle banche. In base a esso, le banche dei Paesi aderenti devono accantonare quote di capitale proporzionate al rischio assunto, valutato attraverso lo strumento del rating. L'accordo è strutturato in tre "pilastri": 1. Requisiti patrimoniali; 2. Controllo delle Autorità di vigilanza; 3. Disciplina di mercato e Trasparenza. Il testo dell'accordo nella versione definitiva nel giugno del 2004, è entrato in vigore nel gennaio 2007, con una proroga di un anno concessa alle banche che hanno adottato il metodo advanced. A seguito della crisi finanziaria che ha colpito alcuni importanti istituti di credito, è allo studio una possibile nuova versione dell'accordo (Basilea III). Motivazioni storiche dell'accordo A partire dagli anni novanta la gestione del credito da parte di numerosi istituti di credito s'è rivelata poco prudente e ci si è accorti dei limiti del quadro normativo in base al quale il rischio connesso ai prestiti concessi dalle banche alle imprese. L'accordo esistente sull'argomento, il Basilea I risultò incentrato su una visione semplificata dell'attività bancaria e della rischiosità delle aziende. Inizialmente, la principale preoccupazione dei partecipanti al Gruppo Basilea II fu la salvaguardia della stabilità del settore bancario, perno attorno al quale ruotano le economie mondiali: la logica del nuovo accordo ruota intorno all'idea che le banche non debbano assumere rischi eccessivi e debbano tutelarsi dai rischi assunti. Lo scopo di Basilea II è assicurare una stabilità del sistema bancario e di modificare il rapporto tra banca e impresa, fondandolo su fiducia reciproca, informazioni reali, da aggiornarsi continuamente, vincolate alla effettiva capacità di produrre reddito in prospettiva di una crescita futura e non solo degli obiettivi a breve termine. L'atteggiamento che le banche dovranno adottare va in direzione di una maggiore responsabilità, sia nei confronti delle aziende, sia nei confronti dei risparmiatori. Il sistema economico italiano, in particolare, ha bisogno di una maggiore intersezione tra banche, imprese e risparmiatori per dischiudere molte potenzialità. Basilea II imponeva un limite al livello di rischiosità dei prestiti, e al di sotto di una certa soglia di rischio non poneva restrizioni alla quantità di denaro che un istituto di credito può erogare. In Europa sono rimasti in vigore altre normative che ponevano un limite assoluto alla quantità di denaro che una banca può prestare, al di là del profilo di rischio degli investimenti, quali la riserva frazionaria e un rapporto fra crediti erogati e patrimonio di vigilanza. Negli Stati Uniti, nel 1999 fu approvata una legge che abrogava il Glass-Steagall Act, e in particolare la separazione fra banca commerciale e banca d'investimenti. Seguì una concentrazione nel settore che portò a un oligopolio di grandi istituti come Citigroup, o l'AIG o la Bank of America. Su pressione dell'Unione Europea, il 28 aprile 2004 le cinque maggiori banche del settore si riunirono - con l'ausilio dell'allora capo della Goldman-Sachs e futuro Segretario del Tesoro Hank Paulson - e lanciarono una proposta al capo della SEC di allora, William Donaldson (nominato da George Bush), ex banchiere d'investimento. Le banche proposero di accettare nuove norme che impedissero loro di intraprendere iniziative troppo rischiose, se avessero ottenuto in cambio la rimozione di qualsiasi limite alla quantità di prestiti che volessero effettuare. Donaldson diede il suo assenso alla proposta, e le nuove norme furono sufficienti a far sì che l'Unione Europea ritirasse la minaccia di imporre proprie regole alle operazioni estere delle banche statunitensi, secondo il principio dell'home country

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Basilea IIIl Nuovo Accordo sui requisiti minimi di capitale firmato a Basilea, meglio noto come Basilea II, è un accordointernazionale di vigilanza prudenziale, maturato nell'ambito del Comitato di Basilea [1] , riguardante i requisitipatrimoniali delle banche. In base a esso, le banche dei Paesi aderenti devono accantonare quote di capitaleproporzionate al rischio assunto, valutato attraverso lo strumento del rating.L'accordo è strutturato in tre "pilastri":1. Requisiti patrimoniali;2. Controllo delle Autorità di vigilanza;3. Disciplina di mercato e Trasparenza.Il testo dell'accordo nella versione definitiva nel giugno del 2004, è entrato in vigore nel gennaio 2007, con unaproroga di un anno concessa alle banche che hanno adottato il metodo advanced. A seguito della crisi finanziaria cheha colpito alcuni importanti istituti di credito, è allo studio una possibile nuova versione dell'accordo (Basilea III).

Motivazioni storiche dell'accordoA partire dagli anni novanta la gestione del credito da parte di numerosi istituti di credito s'è rivelata poco prudente eci si è accorti dei limiti del quadro normativo in base al quale il rischio connesso ai prestiti concessi dalle banche alleimprese.L'accordo esistente sull'argomento, il Basilea I risultò incentrato su una visione semplificata dell'attività bancaria edella rischiosità delle aziende.Inizialmente, la principale preoccupazione dei partecipanti al Gruppo Basilea II fu la salvaguardia della stabilità delsettore bancario, perno attorno al quale ruotano le economie mondiali: la logica del nuovo accordo ruota intornoall'idea che le banche non debbano assumere rischi eccessivi e debbano tutelarsi dai rischi assunti.Lo scopo di Basilea II è assicurare una stabilità del sistema bancario e di modificare il rapporto tra banca e impresa,fondandolo su fiducia reciproca, informazioni reali, da aggiornarsi continuamente, vincolate alla effettiva capacità diprodurre reddito in prospettiva di una crescita futura e non solo degli obiettivi a breve termine.L'atteggiamento che le banche dovranno adottare va in direzione di una maggiore responsabilità, sia nei confrontidelle aziende, sia nei confronti dei risparmiatori. Il sistema economico italiano, in particolare, ha bisogno di unamaggiore intersezione tra banche, imprese e risparmiatori per dischiudere molte potenzialità.Basilea II imponeva un limite al livello di rischiosità dei prestiti, e al di sotto di una certa soglia di rischio nonponeva restrizioni alla quantità di denaro che un istituto di credito può erogare.In Europa sono rimasti in vigore altre normative che ponevano un limite assoluto alla quantità di denaro che unabanca può prestare, al di là del profilo di rischio degli investimenti, quali la riserva frazionaria e un rapporto fracrediti erogati e patrimonio di vigilanza.Negli Stati Uniti, nel 1999 fu approvata una legge che abrogava il Glass-Steagall Act, e in particolare la separazionefra banca commerciale e banca d'investimenti. Seguì una concentrazione nel settore che portò a un oligopolio digrandi istituti come Citigroup, o l'AIG o la Bank of America.Su pressione dell'Unione Europea, il 28 aprile 2004 le cinque maggiori banche del settore si riunirono - con l'ausilio dell'allora capo della Goldman-Sachs e futuro Segretario del Tesoro Hank Paulson - e lanciarono una proposta al capo della SEC di allora, William Donaldson (nominato da George Bush), ex banchiere d'investimento. Le banche proposero di accettare nuove norme che impedissero loro di intraprendere iniziative troppo rischiose, se avessero ottenuto in cambio la rimozione di qualsiasi limite alla quantità di prestiti che volessero effettuare. Donaldson diede il suo assenso alla proposta, e le nuove norme furono sufficienti a far sì che l'Unione Europea ritirasse la minaccia di imporre proprie regole alle operazioni estere delle banche statunitensi, secondo il principio dell'home country

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control.

I principi cardine di Basilea IINodo fondamentale del problema risultò essere che l'accordo Basilea I valutava le aziende in base a requisiti moltosemplificati: da quanto tempo esisteva un certa ditta, che patrimonio possedeva, quale ragione sociale. In una parolaBasilea I si limitava a prendere atto della "storia" patrimoniale di una ditta, e della capacità attuale di rimborso dellastessa, senza avere la possibilità di valutare se, quanto e in quanto tempo la ditta avrebbe generato reddito. Questoinduceva un notevole immobilismo e penalizzava fortemente tutta una serie di settori e di investimenti, primi fra tuttiquelli sull'innovazione e sulla ricerca.Era quindi necessario elaborare una struttura di analisi molto più sofisticata per potere comprendere la realtà delmercato, che negli anni era notevolmente cambiata. Inoltre le banche si resero conto che il loro ruolo di sempliciprestatori andava evoluto in un ruolo di maggior responsabilità, cooperazione e integrazione tra impresa e istituto dicredito, se si desiderava che il mercato non stagnasse, ma continuasse a crescere in modo realmente produttivo.Gli accordi hanno elevato la riserva frazionaria delle banche al 2% e fissato il coefficiente di salvaguardia sempreall'8%. Le sofferenze (ossia crediti inesigibili) delle maggiori banche italiane sono al di sopra della media europeache è dell'1.1%. Gli accordi di Basilea II hanno fissato il coefficiente di solvibilità all'8%. Tale coefficiente fissal'ammontare minimo di capitale che le banche devono possedere in rapporto al complesso delle attività ponderate inbase al loro rischio creditizio. In altri termini è una frazione il cui numeratore è dato dall'ammontare di patrimonio dicui dispone una banca ed il denominatore dall'ammontare delle attività ponderate per classi di rischio. Se si considerainvece il rapporto tra attivo ponderato e patrimonio di vigilanza il valore richiesto dagli accordi di Basilea II sale a12,5%.I requisiti minimi patrimoniali devono coprire le perdite inattese dovute a tre rischi:• Rischio di credito• Rischio di mercato• Rischio operativo, che ne rappresenta la maggiore novità.La formula per la determinazione del patrimonio di vigilanza viene così ampliata e rivista:

Patrimonio regolamentare ≥ 8% di [ (RWA Rischio Credito) + (RWA Rischio Mercato) + (RWA Rischio Operativo) ]

Rischio operativoCon la collaborazione degli operatori di settore, il Comitato di Basilea ha individuato i principali fattori di rischiooperativo [2] :• frode interna - esempi: alterazione intenzionale di dati, sottrazione di beni e valori, operazioni in proprio basate su

informazioni riservate;• frode esterna - esempi: furto, contraffazione, falsificazione, emissione di assegni a vuoto, pirateria informatica;• rapporto di impiego e sicurezza sul posto di lavoro - esempi: risarcimenti richiesti da dipendenti, violazione delle

norme a tutela della salute e sicurezza del personale, attività sindacale, pratiche discriminatorie, responsabilitàcivile;

• pratiche connesse con la clientela, i prodotti e l'attività - esempi: violazione del rapporto fiduciario, abuso diinformazioni confidenziali, transazioni indebite effettuate per conto della banca, riciclaggio di denaro diprovenienza illecita, vendita di prodotti non autorizzati;

• danni a beni materiali - esempi: atti di terrorismo e vandalismo, terremoti, incendi, inondazioni;• disfunzioni e avarie di natura tecnica - esempi: anomalie di infrastrutture e applicazioni informatiche, problemi di

telecomunicazione, interruzioni nell'erogazione di utenze;• conformità esecutiva e procedurale - esempi: errata immissione di dati, gestione inadeguata delle garanzie,

documentazione legale incompleta, indebito accesso consentito ai conti di clienti, inadempimenti di controparti

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non clienti, controversie legali con fornitori.Sono previste tre metodologie di valutazione del rischio operativo.

Metodo Base (BIA)Basic Indicator ApproachRequisito = α * GIIl Requisito di capitale si ottiene moltiplicando il coefficiente α, che al momento è stato fissato al 15%, perl'ammontare del Gross Income [Margine di Intermediazione Lordo] (media degli ultimi tre anni).

Metodo Standard (TSA)Standardised ApproachRequisito = ∑ (β * GI)Attività di investimento

Corporate Finance 18% (Beta Factor)

Negoziazione e Vendite 18%

Attività Bancaria

Intermedianzione al dettaglio 12%

Retail Banking 12%

Commercial Banking 15%

Altre attività

Pagamenti e Regolamenti 18%

Gestione Fiduciarie 15%

Asset Management 12%

Metodo Avanzato (AMA)Il requisito è basato sulla stima dei rischi operativi del sistema di misurazione interno della banca. L'uso dell'AMA èsoggetto all'approvazione del Organo di Vigilanza.

Rischio di creditoAi fini della ponderazione delle attività per il rischi di credito assume una importanza fondamentale l'attribuzione delrating al cliente (sia esso azienda o persona fisica).

Il ratingIl rating è l'insieme di procedure di analisi e di calcolo grazie al quale una banca valuta quanto un cliente siarischioso e quanto sarà produttivo in futuro, se gli venisse concesso il credito che chiede. Tramite il rating si calcolala "probabilità di default" ovvero la Pd (probability of default) associata ad ogni classe di rischio misurata negli annipassati, si raccolgono nuove informazioni sulla capacità di generare reddito futuro del beneficiario.Il rating di Basilea II cambia notevolmente rispetto al passato ed è improntato a una notevole flessibilità, restando però vincolato ad un controllo incrociato di enti interni ed esterni all'istituto. Basilea II, infatti, introduce la possibilità, per gli istituti di credito, di affiancare ai rating emessi dalle agenzie specializzate, Ecai (External Credit Assessment Institution), rating prodotti al proprio interno. Ciò significa che le banche potranno dotarsi di strumenti particolareggiati volti alla misurazione del rischio. Oltre alla metodologia standard, troviamo il metodo di

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misurazione IRB (Internal Rating Based Approach), diviso a sua volta nel metodo di base e nel metodo avanzato.Questa novità procedurale fornisce molte più informazioni rilevanti e permette di fare valutazioni molto più concretee realistiche.Il fatto che le banche possano usare strumenti analitici propri implica, chiaramente, la necessità di assicurare principidi trasparenza ed omogeneità. Le banche dovranno riferirsi a modelli che trovano le loro radici in procedureautomatizzate; così un sistema di rating risulta essere l'intero complesso di raccolta, selezione, organizzazione, evalutazione delle informazioni sui soggetti che compongono il portafoglio crediti della banca, le regole che nepresiedono il funzionamento, le classi di rischio e le probabilità di insolvenza che le contraddistinguono.Il processo ed i suoi metodi, inoltre, sono ulteriormente supervisionati da strutture diverse ed indipendenti ed èchiesta espressamente una forte coerenza interna dei modelli ed un rodaggio di almeno tre anni per verificarne lavalidità: infatti gli istituti italiani stanno già adottando quei modelli in prospettiva dell'entrata in vigore dellanormativa nel 2007. I "fornitori di rating", per essere in regola con Basilea II, dovranno soddisfare una serie direquisiti, riguardanti in particolare la trasparenza e l'omogeneità dei criteri adottati. Una banca, inoltre, potrà"attingere" rating da più fonti, ma pur sempre nel rispetto di un insieme di regole volte a prevenire comportamentiopportunistici. Ad esempio, non sarà possibile scegliere, per ogni cliente, l'agenzia che gli assegna il rating migliore,così da ridurre il requisito patrimoniale totale.Le modifiche dell'approccio di rating comportano costi aggiuntivi dal punto di vista operativo. Tuttavia garantisconoinformazioni maggiori, più realistiche e precise, più ancorate ai cambiamenti della realtà. È più facile calcolare lavera percentuale di rischio, evitando di assumersi rischi inutili da un lato ed individuando esattamente, dall'altro, laquota di accantonamento che si deve prevedere, evitando di fissarla troppo in alto e dovendo quindi ricaricare i suoicosti sul cliente.

Metodologie di ponderazione del rischio di creditoBasilea II prevede tre approcci diversi:

Metodologia STANDARD (Standardized Approach)Non presenta sostanziali cambiamenti rispetto all'accordo di Basilea I, e prevede l'accantonamento medio dell' 8%delle attività ponderate per il rischio (inteso come valore degli impieghi ponderate sulla base delle caratteristichedella controparte affidata ovvero del finanziamento concesso). Inoltre, seguendo il principio dei requisiti patrimonialiproporzionali al rischio degli impieghi, propone che alle attività venga assegnato un fattore di ponderazione stimatoda agenzie esterne (rating).Questo correttivo permette agli istituti di credito una certa sensibilità degli accantonamenti: ad un rating molto alto(AAA) corrisponderà un accantonamento più basso dell'8%, perché si ritiene che l'azienda che chiede un credito diaeccellenti garanzie di restituirlo nei tempi e modi previsiti. Di contro, ad un rating basso CCC corrisponderà unaccantonamento maggiore.La metodologia standard analizza variabili qualitative e quantitative di tipo statico, come la categoriaeconomico-giuridica dell'azienda da finanziare, o la dimensione aziendale. Questa metodologia costituisce unapiramide relazionale, per cui esiste una sorta di mediazione nel rapporto tra banca-impresa. Quindi è, a ben vedere,una fonte di deresponsabilizzazione per le banche.

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Metodologia IRB Foundation (FIRB)La precedente metodologia ha il difetto di creare instabilità nel sistema economico, e soprattutto è causa di scarsacura nei rapporti banca-impresa; per ovviare a questa impasse, il Comitato di Basilea ha introdotto una nuovametodologia.Questa nuova concezione di valutazione del rischio crea un rapporto diretto tra banca (prestatore) e cliente(prenditore), basato su parametri più realistici e flessibili di quelli della modalità standard.In sostanza, l'accordo prevede che le banche possano calcolare, sulla base di strumenti analitici propri (previamenteapprovati dagli organi di vigilanza), la PD (probabilità di default).La definizione di default deve avere valore comune a livello internazionale, dato che i finanziamenti si muovono suscala internazionale. La definizione data è la seguente: si ha default del prenditore al ricorrere di almeno una tradue condizioni: la prima di tipo soggettivo (la banca ritiene improbabile che il debitore adempia in pieno allesue obbligazioni) e la seconda di tipo oggettivo (sussiste un ritardo nei pagamenti di almeno 90 giorni - 180giorni per l'Italia fino al 2011).

Metodologia IRB AdvancedÈ l'approccio più avanzato, sofisticato e, per conseguenza, costoso. Calcola infatti altri due fattori distinti: LGD(Loss Given Default), EaD (Exposure at Default) e la Maturity, che nell'approccio FIRB assumono valori determinatidall'Autorità di Vigilanza.L'LGD (letteralmente, la perdita manifestata in caso di insolvenza) risponde alla domanda: "Se il cliente a cui prestodei soldi sarà inadempiente, quale percentuale del prestito andrà persa, al netto dei recuperi?".L'EaD (letteralmente, l'esposizione presente al manifestarsi dell'insolvenza) implica la domanda: "E quale saràl'importo effettivamente prestato al momento dell'insolvenza? Cioè a che punto della storia del prestito il miodebitore avrà seri problemi con i pagamenti? Quanto mi avrà restituito nel mentre?"

Rischio di mercatoIl rischio di mercato è definito come il rischio di perdite derivanti da negoziazione di strumenti finanziari sui mercati,indipendentemente dalla loro classificazione in Bilancio. Fra i rischi ponderati sono presenti il rischio di cambio, ditasso e di controparte. La determinazione del rischio di mercato viene tipicamente attribuita ad una specificafunzione aziendale, tipiamente la funzione di Risk Management, che su incarico del Consiglio di Amministrazione sioccupa di applicare i modelli di ponderazione delle attività per il rischio di mercato.Sono previste due metodologie di valutazione del rischio di mercato, entrambe basate sul VaR (Value at Risk) mamolto diverse fra loro in termini di risultati ottenuti.

Metodo StandardCon il metodo standard il Var viene calcolato applicando una percentuale fissa (30%) alla media delle ultime tremisurazioni dell'indicatore rilevante. Per Indicatore Rilevante si intende in genere il fatturato, per un intermediariofinanziario o azienda bancaria corrisponde al margine di intermediazione.

Metodo AvanzatoPer l'attuazione del Metodo Avanzato la funzione di Risk Management deve disporre di strumenti evoluti checonsentano la rilevazione tempestiva delle informazioni correlate ai mercati, ai corsi azionari ed alle controparti.

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Pro e Contro di Basilea II: cosa cambieràIl grande pregio di Basilea II è il realismo delle analisi del rapporto rischio/redditività e la necessità di aggiornarle dicontinuo, seguendo dunque le aziende e il mercato molto più da vicino. Questo favorisce gli investimenti ininnovazione e ricerca, che sono più rischiosi, ma possono generare maggiore reddito nel futuro e maggior crescitaeconomica. Basilea II, inoltre, darà alle banche una maggior discrezionalità nelle decisioni imprenditoriali di quelleimprese che chiedano un credito: in questo senso la banca diventa una sorta di Consulenza-controllore di qualitàdell'impresa. Il contro è che i rating e le metodologie previsti hanno costi molto più elevati. Alcuni imprenditori,inoltre, lamentano la prospettiva dell'ingerenza degli istituti nelle decisione strategiche delle aziende, come unamancanza di autonomia. Questa attribuzione di poteri nei confronti degli istituti è fortemente criticata da molti circoliliberali europei, in quanto in realtà le banche raramente operano questo "controllo di qualità", o quando lo fanno ciòavviene con una discrezionalità tutt'altro che omogenea. Ancora una volta, essi sostengono, l'eccesso diregolamentazione sfocia in una falsa percezione di sicurezza, nella quale gli attori (creditori e debitori) operano sottoun regime a "scaricabarile".L'ovvia conseguenza è che queste analisi, e soprattutto l'IRB advanced, potrebbero essere alla portata solo degliistituti più grossi e questo definisce una discriminante tra banche medio-piccole e grandi.Più accurate sono le analisi e le informazioni che una banca può ottenere rispetto ad un'impresa, meno la bancarischia che l'impresa non restituisca i soldi che le sono stati prestati. Meno la banca rischia, meno ha necessità diaccantonare denaro (il cosiddetto requisito minimo) per tutelarsi. Meno denaro accantona, meno lo deve ricaricaresui clienti, risultando, quindi, più competitiva di una che non abbia effettuato analisi così specifiche.Ne consegue che i grandi istituti, in grado di supportare i costi di queste analisi particolarmente complesse, potrannodetenere requisiti patrimoniali minimi minori rispetto a quelli necessari per gli istituti più piccoli. Basilea IIintroduce, di fatto, una discriminante forte tra istituti di credito.

Prospettive future: il problema delle PMI e il caso ItaliaNell'ottica di Basilea II cambiano i ruoli per le piccole e medie banche. Infatti queste ultime potrebbero operare sulmercato dei crediti differenziandosi dalle grandi banche mediante una focalizzazione maggiore nella concessione dicrediti alle piccole e medie imprese (PMI).Un rinnovato rapporto gioverebbe ad entrambe le parti: le imprese, infatti, costituirebbero rapporti fiduciari conistituti di credito presenti nel territorio, i quali hanno una maggior consapevolezza informativa della storia dellaazienda e del mercato nel quale opera, rispetto ad un grosso istituto centrale. Di contro, gli istituti locali avrebberol'opportunità di crescere trasformando la loro prospettiva locale in globale: le PMI costituiscono in certi casi deicentri di eccellenza che sicuramente non operano su mercati di grande scala, ma comunque competono a livellointernazionale; in altri casi la sopravvivenza stesse delle imprese di piccole e medie dimensioni è legata alla capacitàdi confrontarsi con i mercati esteri.Confrontandosi a livello internazionale, avranno bisogno di partner finanziari che adottano prospettiveinternazionali. In questa ottica il passaggio dalla figura della banca-foraggiatrice a quello della banca-assistentecontrollore e consulente può certamente contribuire a ridurre la presenza di intrecci poco chiari tra banche e altafinanza e la stagnazione di mercato favorendo di contro la crescita delle piccole realtà in realtà più grandi ecompetitive. Inoltre un approccio vincolato a concetti di controllo e adattamento rispetto al mercato potrà consentirealle imprese di sviluppare una mentalità orientata non più solo a obiettivi a brevissimo termine, ma a una produttivitàa medio lungo termine, indispensabile per una crescita reale e solida. Non guardare al futuro sviluppoetico-economico vorrebbe dire ingessare il sistema dei finanziamenti-investimenti.Basilea II è stata sottoposta da più parti a critiche per l'atteggiamento indotto nei confronti delle PMI. Una PMI, infatti, ha minori possibilità di generare reddito o di generarne di ingente. Inoltre in alcuni paesi la PMI è solitamente a conduzione familiare e quindi contraria all'ingresso di soci e capitali esterni, da un lato, non attrezzata nel settore

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analisi e gestione finanza dall'altro. In tal senso Basilea II è già stata sottoposta a diverse modifiche, soprattutto sottola spinta dei governi di Germania e Italia, ma il rischio resta e l'accordo continua a generare polemiche.Se osserviamo la situazione italiana, in particolare, notiamo sia il rischio sia la potenzialità di un cambiamento diquesto tipo. L'Italia è un Paese che deve la sua ossatura produttiva alle PMI, inoltre ha un sistema economico moltochiuso, rattrappito, carente di quella capacità di innovare che è la molla necessaria per la competitività.L'origine del problema italiano è da rintracciarsi in una serie di motivi storici e politici il cui risultato non è piùsostenibile nel quadro economico internazionale. L'introduzione delle nuove metodologie dovrebbe spingere lebanche a cambiare strategie, se anch’esse vogliono competere a livello internazionale. Le banche hanno da tempoiniziato a prendere atto delle nuove problematiche elaborando previsioni e cercando di coinvolgere i propri clientinella scoperta delle specifiche della nuova disciplina. Sono infatti costrette a confrontarsi sul piano internazionale evivono un regime di stringente concorrenza. Le imprese, invece, sono rimaste in buona parte ferme. Sondaggirilevano come il 50% degli imprenditori non sappia neanche cosa sia Basilea II e men che meno cosa offra e richiedain cambio.Le PMI italiane non hanno maturato una mentalità in grado di valutare quanto possa convenire la novità in termini disviluppo futuro. Gioca un ruolo importante anche il fatto che da più parti si è sfavorevoli ad abbandonare la cattivaconsuetudine nazionale, basata sulla netta prevalenza del finanziamento a breve e sul divieto di far entrare capitali diterzi all'interno dell'impresa familiare. Le imprese italiane dimostrano di rifiutare, mediamente parlando, l'ingresso disoci e di capitali esterni nell'impresa familiare nel modo più assoluto e anche se il rifiuto dovesse implicare chel'azienda smette di crescere e di essere produttiva.L'ovvia conseguenza è che le PMI Italia risultano avere un livello di capitalizzazione basso, specie raffrontato con leloro numerose sorelle francesi e britanniche: inoltre, le prime fanno largo uso di strumenti di finanziamento emessidalle grandi banche popolari e le seconde dei capitali facilmente reperibili in borsa. Le imprese tedesche, invece,godono della presenza di un unico istituto bancario di riferimento, coinvolto anche negli aspetti operativi dei processiaziendali.Per le imprese italiane in particolare, storicamente sottocapitalizzate e ancora basate sul pluriaffidamento bancario abreve, quello di capitalizzazione sarà l'indicatore che darà più preoccupazioni: la ristrettezza del capitale proprio nonè certo un segnale di solidità e di propensione al rischio. Senza contare che a tutt'oggi la pratica delle garanziepersonali a fronte dei finanziamenti è stata circoscritta dalla nuova normativa a casi particolari, per cui non può piùessere di soccorso. L'immissione di nuovo capitale di rischio, attraverso l'ingresso di nuovi soci o l'utilizzo di nuovistrumenti finanziari, sembrerebbe essere l'unica via percorribile per diminuire il proprio grado di rischiosità, ma siscontra fondamentalmente con due fenomeni: da una parte la riluttanza patologica di molte imprese, specie se aconduzione familiare, a diluire la proprietà e a permettere l'ingresso a nuovi soci; dall'altra la mancanza di unapolitica fiscale che incentivi in modo deciso la capitalizzazione.Le PMI italiane rischiano quindi, ancora più delle loro sorelle di essere maggiormente penalizzate dalle nuoveregole: la prospettiva é tutt'altro che irrilevante e desta gravi preoccupazioni se si consideri che le PMI costituisconola base produttiva del sistema economico italiano.Questo tipo di aziende dovrebbero partire dalla costruzione di un database dei propri bilanci riclassificati, in modo daevidenziare la qualità e l'attendibilità del loro bilancio d'esercizio e da riassumere le rispettive situazioni diredditività, solidità e liquidità. Evidenzierebbero i punti di forza ma anche i punti di debolezza e potrebbero correreimmediatamente ai ripari.È però innegabile che l'analisi finanziaria previsionale richiede investimenti di non poco conto in strumenti etecnologie, che le microimprese in particolare non possono affrontare, e sarebbe auspicabile, in questo senso, cheesse instaurassero un rapporto di consulenza con le banche. Tale processo, però, incontra barriere di non poco conto,soprattutto psicologiche: è difficile, infatti, che l'imprenditore si risolva a trasmettere all'esterno dati primagelosamente custoditi e a sottoporsi al giudizio di terzi.

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Conoscere con un certo grado di approssimazione quali sono le reali possibilità di successo e qual è il verosimileritorno di un investimento è condizione indispensabile per saper presentare alla banca il progetto da finanziare subasi più solide, suffragate da dati verosimili. L'analisi previsionale ha, tuttavia, dei limiti: è estremamentedifficoltoso valutare il grado di adeguatezza e di errore delle valutazioni espresse, tanto più che quasi sempre taleanalisi si risolve in un ribaltamento del passato sul futuro, cosa ben poco verosimile.Ne deriva che risulta essere fondamentale una gestione corretta che ponga la giusta attenzione alle posizioni diredditività e di equilibrio finanziario, oltre che l'autovalutazione delle imprese (attraverso i sistemi di ratingassignement utilizzati dalle banche o indici di sintesi più facilmente padroneggiabili), e, non meno importante, unacorretta impostazione delle linee di azione per correggere scelte inadatte e consolidare situazioni patrimoniali oreddituali vacillanti.Un rapporto di maggior controllo fattuale da parte della banca, inoltre, renderebbe anche assai più oneroso, difficile erischioso per l'impresa avere scarsa cura del proprio assetto patrimoniale e perpetrare falsi in bilancio. Le banche,infatti, rischiando di concedere denaro che non verrà loro restituito e avendo gli strumenti adatti, effettuano analisiestremamente minuziose alla ricerca di falle e discrepanze nelle dichiarazioni patrimoniali. Un'impresa che maneggio annacqui i bilanci si vedrebbe assegnare un rating molto più basso e pagherebbe molto di più il denaro che leverrebbe concesso, sempre che la banca si decida a concederlo.Si può dunque auspicare che gli accordi di Basilea II contribuiranno, molto più di tanti altri interventi ad hoc, a faredel bilancio una true and fair view dello stato della gestione aziendale.Ovviamente tutto ciò deve sempre basarsi su criteri di veridicità e trasparenza, che sicuramente è una base solida percostituire il rapporto banca-impresa.

BASILEA IIIIl Comitato per la supervisione bancaria di Basilea calibrerà nel corso del 2010 nuove regole per la gestione delleattività a rischio del sistema bancario, note come "Basilea III"; queste nuove regole dovranno integrare o sostituiresia la versione del 1988 (Basilea I) sia la versione Basilea II entrata in vigore nel 2008. Le regole di Basilea III siarticoleranno su tre punti: la garanzia di liquidità a breve, la trasformazione delle scadenze e i requisiti di capitale.L'adozione di Basilea III è controversa. Alcuni critici sostengono che questo sistema di regole porterebbeall'abbassamento del core Tier 1 di importanti istituti bancari [3] e, se implementato in un frangente di profonda crisieconomica e finanziaria, aumenterebbe il rischio di credit crunch [4] .

Basilea II e la funzione aziendale FinanzaCome precedentemente affermato, le sfide che Basilea II lancia al mondo dell'impresa hanno come implicazionediretta la necessità del fattivo contributo di un reparto finanziario esperto, dotato di competenze specialistiche e di unvalido sistema informativo. Ciò comporta che la funzione finanza, ormai troppo spesso confinata al ruolo di semplicecontrollo finale dei cicli aziendali, sia oggetto di un ripotenziamento. Le risorse qualificate, che in tale funzionedovranno essere inserite, dovranno riportare alla funzione finanza le seguenti competenze:• elaborazione dei documenti richiesti dalle banche nel processo di rating assignement,• confronto dei diversi approcci di ciascuna banca in modo da poter valutare l'offerta ed individuare la più idonea a

soddisfare le proprie esigenze,• individuazione, in sede di pianificazione, dell'impatto che ogni decisione strategica va ad avere sul rating, e la

conseguente analisi delle diverse alternative riguardo alla gestione futura,• programmazione anticipata della necessità di risorse finanziarie,• predisposizione di materiale adeguato nella direzione della trasparenza informativa nei confronti delle banche,

con poste di bilancio più aderenti alla realtà e dati riguardo alla Corporate Governance e ai sistemi dipianificazione.

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Prospettive future e il differenziarsi degli istituti di credito: specializzarsi nelrischioCome si è detto, alle banche non è richiesto di adottare un modello unico, quanto di garantirne la correttezza eassoluta trasparenza. Si pensa, infatti, che adottando modelli diversi le banche si possano specializzare in settoridiversi di credito e adattarsi meglio al mercato. È probabile, infatti, che banche diverse si dedichino a diversisegmenti di clientela: corporate, PMI, retail ecc. ed è altrettanto probabile che gli istituti si diversifichino anche inriferimento ai diversi settori di basso, medio, alto rischio. Il differenziarsi nell'adozione di modelli diversi porterebbeun maggior grado di concorrenza e una maggior trasparenza, sempre assumendo che valga un principio dicomportamento etico.È probabile che si impongano modelli differenti, tra i quali possiamo citare:• Judgemental• Statistical• Expert-constrained judgemental

Note[1] Comitato di Basileaper la Supervisione Bancaria (http:/ / www. bis. org/ bcbs/ index. htm/ )[2] Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (Febbraio 2003). Prassi corrette per la gestione e il controllo del rischio operativo (http:/ /

www. bis. org/ publ/ bcbs96ita. pdf). URL consultato il 2007-07-24.[3] http:/ / www. laregione. ch/ gallery/ pdf_tematiche/ lunedi%20economia/ 2010. 02. 01_LUNEDIECO. pdf[4] http:/ / archivio-radiocor. ilsole24ore. com/ articolo-779224/ banche-tremonti-basilea-iii-e/

Voci correlate• Accordi di Basilea• Basilea I• Comitato di Basilea• Rischio di credito• Solvency II• Tier 1 capital• Margine d'intermediazione

Collegamenti esterni• Ciclo economico e downturn LGD nelle banche (http:/ / www. tesionline. it/ default/ tesi. asp?idt=23527)• BasileaItalia: rischio bancario e accesso al credito (http:/ / www. basileaitalia. it)• L'impatto di Basilea 2 sulle imprese (http:/ / www. e-gav. net/ basilea2. htm)

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Rating 1

RatingIl rating, anche valutazione, è un metodo utilizzato per classificare sia i titoli obbligazionari, che le imprese (vedianche modelli di rating IRB secondo Basilea 2) in base alla loro rischiosità. In questo caso, essi si definiscono ratingdi merito creditizio da non confondersi ai rating etici che invece misurano la qualità della governance, della CSR, oin generale della sostenibilità sociale ed ambientale di un'emittente.

Storia del ratingSi può far risalire l'origine del rating con il documento "History of Railroads and Canals in the United States" (Storiafinanziaria delle ferrovie e dei canali degli Stati Uniti), pubblicato da Henry Varnum Poor. Durante la sua vita Poorsi batté affinché le aziende fossero obbligate a rendere pubblici I loro bilanci al pubblico e a possibili investitori.Colse questo appello il figlio Henry William, che insieme a Luther Lee Blake, un analista finanziario, crearono indicifinanziari chiari e trasparenti, fino alla fondazione dell'agenzia di rating Standard & Poor's.Una storia simile riguarda un giornalista economico, John Moody, interessato alla trasparenza finanziaria delleaziende, causa secondo lui di un mini-crash finanziario del 1909. Già nel 1900 pubblicò il Manual of industrialsecurities e successivamente nel 1909 fondò Moody's.Oggi, Standard & Poor's e Moody's sono le due maggiori agenzie di rating al mondo.

DescrizioneViene espresso attraverso un voto in lettere (vedi sezione sotto), in base al quale il mercato stabilisce un premio per ilrischio da richiedere all'azienda per accettare quel determinato investimento. Scendendo nel rating aumenta il premioper il rischio richiesto e quindi l'emittente deve pagare uno spread maggiore rispetto al tasso risk-free.I rating sono periodicamente pubblicati da agenzie specializzate, principalmente Standard & Poor's, Moody's e FitchRatings.Una prima tipologia di potenziale conflitto di interesse riguarda i soggetti che pubblicano i rating e nel contemposvolgono attività di banca di investimenti. Il rating potrebbe essere strumentalizzato nell'interesse della banca ovverodei clienti per attività speculative in Borsa, o per l'acquisizione di asset a prezzi di realizzo.Un declassamento del rating di aziende o soggetti pubblici particolarmente indebitati, ha la conseguenza a brevetermine di provocare un rialzo degli interessi applicati ai prestiti in corso, e quindi un aumento degli oneri finanziari.Il debitore potrebbe cedere beni immobili e mobili di sua proprietà a prezzi di realizzo, per evitare un peggioramentodel rating.Non raramente, la maggior fonte di finanziamento dei costosi studi che portano a valutare il rating, non sono leagenzie di stampa e la comunità finanziaria, ma le stesse società emittenti oggetto dell'indagine e singoli investitoricon molta liquidità. In questi casi, è evidente un conflitto d'interessi.Infatti, per avere un rating, una società, una banca o uno Stato devono rivolgere una richiesta esplicita a una delleagenzie di rating. Il servizio è a pagamento. Ottenuto l'incarico, l'agenzia inizia l'analisi della società, della banca odello Stato. L'analista incaricato attinge da informazioni pubbliche (ad esempio, i bilanci), studia i fondamentalieconomici e finanziari e incontra i manager per raccogliere tutte le informazioni necessarie. Solo dopo questa analisiè possibile esprimere un voto sull'affidabilità creditizia della società che ha richiesto il rating.Terminato il lavoro dell'analista, entra in azione un comitato. Sarà, infatti, un organo collegiale - e non un singoloanalista - a valutare tutto il materiale raccolto e ad esprimere un giudizio sotto forma di rating. In seguito, il ratingviene votato a maggioranza dal comitato, formato da esperti del settore in cui opera la società che si sta valutando.Dopo la votazione del rating, questo viene comunicato alla società, banca o Stato richiedente. Questo può appellarsi,fornendo informazioni aggiuntive e chiedendo di avere un'ulteriore analisi. Il comitato può, se lo ritiene necessario,

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Rating 2

riunirsi e deliberare di nuovo sul rating alla luce delle informazioni aggiuntive, decidendo di cambiare il voto o dimantenere quello deciso in precedenza.Una volta notificato il rating alla società che ha voluto farsi valutare, si passa alla pubblicazione. La società puòchiedere che il rating non venga pubblicato: in tal caso resterà riservato e non di pubblico dominio. In caso dipubblicazione, invece, il rating diventa noto al mercato. Da questo momento in poi l'agenzia di valutazione tienesotto monitoraggio il rating, per vautare eventuali promozioni o declassamenti.Questo meccanismo espone al rischio di aggiotaggio e insider trading, ovvero all'omissione di comunicazione almercato di informazioni in grado di abbassare il prezzo del titolo, che correttamente per la teoria economica deveincorporare nel prezzo tutte le informazioni disponibili in un dato istante.L'omissione o la ritardata diffusione non tempestiva avviene per favorire un cliente dell'agenzia di rating che puòpagare per avere informazioni privilegiate oppure fornire una percentuale su guadagni ottenuti speculando a brevetermine al ribasso, con la vendita del titolo a prezzi ancora remunerativi primachè la diffusione delle informazionisulla reale situazione dell'emittente, induca il crollo del corso azionario. Più che un guadagno si tratta di una mancataperdita, a meno che il prezzo di vendita non superi comunque quello di acquisto del titolo. È più probabile un ritardonella diffusione delle informazioni critiche piuttosto che una completa omissione, che desterebbe dubbisull'attendibilità delle fonti informative dell'agenzia, che forse non era per nulla al corrente dei fatti; cosa chedimostra falsa, con un annuncio tardivo.In alternativa, è possibile una speculazione al rialzo, ossia nel lungo termine, con l'acquisto di titoli da rivendere aprezzi più alti. L'agenzia può avere interesse a sovrastimare per lunghi periodi il rating di un titolo, per stimolare ilmercato ad acquistarlo e creare una domanda artificiale che ne alza il prezzo.Il divario tra prezzo d'acquisto e di vendita, e il guadagno dello speculatore sono maggiori se il rialzo artificioso delrating e del prezzo sono preceduti da un declassamento immotivato da reali peggioramenti della solvibilitàdell'emittente. Il declassamento consente di acquistare titoli quando tutto il mercato vende, per attendere la venditadelle proprie posizioni al primo riapprezzamento del titolo (anche ai valori "normali" che precedevano la crisi).Esiste poi una seconda forma, più "strutturale", di conflitto d'interessi. La realizzazione di uno studio di settore oparticolareggiato su un titolo, determina un costo fisso che deve essere remunerato. Chi paga gli studi di settorefinanzia quest'attività e a sua volta desidera che le informazioni in suo possesso siano redditizie; propriamente nonpaga solo le informazioni, ma la disponibilità di queste informazioni che devono restare riservate, al limitedisponibili a chi paga altrettanto per venirne a conoscenza. Se vengono diffuse e incorporate nel prezzo, non sonopiù una fonte di profitto. Difficilmente poi chi paga un'informazione accetta che poco tempo dopo venga resa nota almercato al prezzo di un quotidiano o di un'agenzia di stampa.Un modello differente prevede che gli studi siano finanziati dalla comunità finanziaria che compra un quotidianoeconomico a diffusione di massa e a basso costo, tale da rendere accessibile in modo tempestivo (come quotidiano) ea un largo pubblico l'informazione finanziaria. Una seconda entrata deriverebbe dalle agenzie convocatetempestivamente in conferenza stampa non appena siano acquisite informazioni price-sensitive. Tuttavia, è difficiledire quanto un modello di business così etico sia remunerativo dei costi della struttura. Quando l'informazionetempestiva è comunque obbligatoria per legge, il potere contrattuale maggiore è di chi fruisce le notizie, non di chi leproduce.La società che realizza lo studio di settore non deve pubblicarle almeno per il tempo sufficiente perché il prezzo dimercato non risenta dei nuovi dati e sia possibile vendere senza perdite. Viceversa, un'informazione tempestiva almercato è un dovere prima di tutto dell'emittente, che è il principale responsabile di una omissione, ma anche diquanti sono a conoscenza di una situazione d'insolvenza che viene taciuta.Un secondo problema viene a crearsi quando i risultati di uno studio di settore non aggiungono nessuna informazioneche possa cambiare rating e prezzo di un titolo, e semplicemente confermano la solvibilità dell'emittente e il ratingattuale. Non c'è rating sottovalutato per titoli da comprare, né rating sopravvalutato per titoli da acquistare, e in

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definitiva informazione che qualche acquirente abbia interesse a comprare. Lo studio è comunque un costo sostenutoda remunerare.Questo rende sconvenienti accertamenti delle informazioni che costano tempo e denaro e rischiano di ripetereinformazioni già dette senza produrre nulla di nuovo. L'autore dello studio può avere interesse a modificare leconclusioni dello studio in modo da rendere il prodotto una potenziale fonte di profitto, più interessante e vendibile.La società emittente il titolo ha invece interesse ad uno studio che nuovamente confermi solvibilità e rating del titolo,stabilizzandone il prezzo. Uno studio del genere rafforza l'immagine (brand) dell'emittente che è disposto afinanziare questa pubblicità. Se ha un forte potere contrattuale, può chiedere all'agenzia di ritoccare in meglio ilrating del titolo.Studi di settore e valutazioni sul rating dei titoli sono pubblicati dagli analisti di borsa. Per essere un analista nonoccorre né l'iscrizione ad un albo professionale né una particolare laurea. Potenzialmente il numero di analisti èelevato come il pluralismo della stampa economica.Davanti al declassamento di un titolo la comunità finanziaria raramente non reagisce con un deprezzamento,privilegiando le decisioni degli analisti rispetto alle ragioni portate dall'emittente. In questo senso, si è parlato di"dittatura degli analisti", per il potere di condizionare la Borsa, riconosciuto loro dal mercato che in parte non tieneconto dei conflitti d'interesse talora esistenti, in altra parte è relativamente interessato ad un rating veritiero e ad ungiusto prezzo dei titoli. Un declassamento o una sovrastima del rating aprono (a chi ha le giuste informazioni)occasioni di guadagno speculativo.Spetta alle autority nazionali il riconoscimento delle tipologie di attività nelle quali il rating rilasciato da un'agenziaha valore "ufficiale", e può essere utilizzato secondo quanto previsto dalle leggi vigenti. Ad esempio, l'autoritynazionale indica le Agenzie di Rating (ECAI) la cui valutazione può essere usata per gli accantonamenti di capitaleprevisti da Basilea II. La Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) indica i criteri internazionali di valutazione perla Agenzie di Rating, che le banche centrali devono applicare (http:/ / www. bis. org/ publ/ bcbs107b_ita. pdf]).

Classi di rating

Standard & Poor's• AAA Elevata capacità di ripagare il debito• AA Alta capacità di pagare il debito• A Solida capacità di ripagare il debito, che potrebbe essere influenzata da circostanze avverse• BBB Adeguata capacità di rimborso, che però potrebbe peggiorare• BB, B Debito prevalentemente speculativo• CCC, CC Debito altamente speculativo• D Società insolvente

Moody's• Aaa Livello minimo di rischio• Aa Debito di alta qualità• A Debito di buona qualità ma soggetto a rischio futuro• Baa Grado di protezione medio• Ba Debito con un certo rischio speculativo• B Debito con bassa probabilità di ripagamento• Caa, Ca, Investimento ad alto rischio• C, Realistico pericolo di insolvenza

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Moody's Standard & Poor's Fitch Ratings Descrizione

Lungo termine Breve termine Lungo Termine Breve termine Lungo termine Breve termine

Aaa P-1 AAA A-1+ AAA F1+ "Prime". Massima sicurezza del capitale.

Aa1 AA+ AA+ Rating alto. Qualitàpiù che buona

Aa2 AA AA

Aa3 AA- AA-

A1 A+ A-1 A+ F1 Rating medio-alto.Qualità media

A2 A A

A3 P-2 A- A-2 A- F2

Baa1 BBB+ BBB+ Rating medio-basso.Qualità medio-bassa

Baa2 P-3 BBB A-3 BBB F3

Baa3 BBB- BBB-

Ba1 Not Prime BB+ B BB+ B Area di non-investimento.Speculativo

Ba2 BB BB

Ba3 BB- BB-

B1 B+ B+ Altamente speculativo

B2 B B

B3 B- B-

Caa CCC+ C CCC C Rischio considerevole

Ca CCC Estremamente speculativo

C CCC- Rischio di perdere il capitale

/ D / DDD / In perdita

/ DD

/ D

Agenzie di rating• A. M. Best• Baycorp Advantage• Cerved Group• Credo line• Dagong Global• Dominion Bond Rating Service• Egan-Jones Rating Company• / Fitch Ratings (parte del Fitch Group controllato dalla francese Fimalac)• Japan Credit Rating Agency, Ltd.• Moody's Investors Service• Muros Ratings• Standard & Poor's

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CriticheLe agenzie di rating sono state criticate dagli analisti finanziari per la non piena affidabilità delle loro analisi di ratingin quanto società private non esenti da conflitti di interessi col resto del mercato. Viene spesso citata a riguardol'analisi di rating positiva fornita nei confronti dell'istituto di credito Lehman Brothers appena una settimana primadel suo fallimento all'interno della crisi finanziaria americana dei mutui subprime del 2008. D'altro canto altri analistifanno notare che eventuali agenzie di rating governative sarebbero ancor più inaffidabili in quanto dirette interessatea non essere pienamente trasparenti e obiettive.

Voci correlate• Investment grade• Basilea 2• Indicatori di redditività• Rating etici

Altri progetti

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Agenzie di ratingStandard & Poor's · Moody's

Agenzie minoriFitch

A. M. BestDagong Global

Baycorp AdvantageJapan Credit Rating Agency

Dominion Bond Rating ServiceCredo Line

Termini specificiDowngrade - Outlook - Notch - Investment grade

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Fonti e autori delle voci 7

Fonti e autori delle vociRating  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=44066085  Autori:: Aethelfirth, Ary29, AttoRenato, Avesan, Barbaking, Camoz87, Cruccone, Eumolpo, Jacopo Werther, Joresre, Llodi,Losògià, Luca Ulcelli, Nemo bis, Nick, Phantomas, Rdocb, Sandr0, StefanoT, Young 25, 49 Modifiche anonime

Fonti, licenze e autori delle immaginiFile:Flag of the United States.svg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_the_United_States.svg  Licenza: Public Domain  Autori:: Dbenbenn, Zscout370, Jacobolus,Indolences, Technion.File:Flag of Australia.svg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Australia.svg  Licenza: Public Domain  Autori:: Ian FieggenFile:Flag of Italy.svg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Italy.svg  Licenza: Public Domain  Autori:: see belowFile:Flag of Ukraine.svg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Ukraine.svg  Licenza: Public Domain  Autori:: Created by: Jon Harald Søby, colors by Zscout370File:Flag of the People's Republic of China.svg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_the_People's_Republic_of_China.svg  Licenza: Public Domain  Autori:: Drawnby User:SKopp, redrawn by User:Denelson83 and User:Zscout370 Recode by cs:User:-xfi- (code), User:Shizhao (colors)File:Flag of Canada.svg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Canada.svg  Licenza: Public Domain  Autori:: User:E Pluribus Anthony, User:MzajacFile:Flag of the United Kingdom.svg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_the_United_Kingdom.svg  Licenza: Public Domain  Autori:: Original flag by James I ofEngland/James VI of ScotlandSVG recreation by User:Zscout370File:Flag of Japan.svg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Japan.svg  Licenza: Public Domain  Autori:: VariousFile:Flag of Russia.svg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Russia.svg  Licenza: Public Domain  Autori:: Zscout370Immagine:Commons-logo.svg  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Commons-logo.svg  Licenza: logo  Autori:: SVG version was created by User:Grunt and cleaned up by3247, based on the earlier PNG version, created by Reidab.Immagine:Nyse_2009g.JPG  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Nyse_2009g.JPG  Licenza: Creative Commons Attribution-Share Alike  Autori:: chensiyuanImage:Nyse_2009g.JPG  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Nyse_2009g.JPG  Licenza: Creative Commons Attribution-Share Alike  Autori:: chensiyuan

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