Bartalesi L., La nascita dell'animale estetico (2009)

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    Premio Nuova Esteticadella Societ Italiana dEstetica

    Centro Internazionale Studi di Estetica

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    Societ Italiana dEstetica

    Premio Nuova Esteticaa cura di Luigi Russo

    La Societ Italiana dEstetica ha promosso il Premio Nuova Estetica, conerito acadenza biennale ai saggi pi signicativi composti dai propri soci pi giovani.Il presente volume raccoglie i lavori premiati nella prima edizione 2009.

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    La nascita dellanimale esteticoIndagine preliminare a una flogenesidella relazione esteticadi Lorenzo Bartalesi (Firenze)

    1. Primi passiSe ci proponessimo il compito di analizzare come la tradizione

    losoca occidentale ha pensato lorigine dellestetico ci troveremmo

    di ronte a una strana situazione. Ci troveremmo inatti da una partein compagnia dei primi Homo sapiens alle prese con pitture corporee,dipinti parietali e arteatti di vario genere e unzione, mentredallal-tra avremmo a che are con alcune teorie losoche sorte nel xviiisecolo ed evolutesi nella loro orma dominante nel secolo successivo.Da un lato il rifesso delle ancestrali produzioni artistiche: lart est lemiroir de lesprit et reprsente un prcieux tmoignage de la matriceconceptuelle et psychologique de lhomme 1; dallaltro una dottri-na della conoscenza sensibile che ben presto prende le orme di unalosoa dellarte bella 2. A una prospettiva pre-storica che va allaricerca della prima scintilla di meraviglia estetica e di creazione arti-stica, aanchiamo una descrizione storica del momento in cui per laprima volta lestetico trova una ormulazione concettuale autonoma.In realt, la prima di queste prospettive molto secondaria nel qua-dro delle ricerche sui atti estetici 3; la seconda al contrario gode diottima salute e si pone come dominante nellattuale congurazione deisaperi estetologici. Niente di straordinario, si potrebbe dire, nellavereuna pluralit di prospettive sul medesimo oggetto analitico: la stranasituazione si risolverebbe nella distinzione tra un piano dindagine

    puramente immanente alla storia della losoa occidentale 4 ed unoantropologicamente universale, lasciato alle ricerche cosiddette ester-naliste come la paleontropologia, la neurosiologia o la psicologiaevoluzionistica che privilegiano un procedere analitico ondato suricerche sperimentali e dati empirici. In questa distinzione due con-vinzioni sonoimplicite: da una parte, lautonomia disciplinare di uncampo di ricerca che si costituito solo con la nascita dellindividuomoderno 5, dallaltra, levidenza non ulteriormente tematizzata dellericostruzioni teoriche compiute sui dati sperimentali. La prima di que-

    ste convinzioni costituita dallidea molto diusa che latteggiamentoestetico in quanto tale sarebbe uninvenzione della modernit (occi-dentale) espressione dellemancipazione della soggettivit, o anchetestimonianza del dissociarsi del mondo vissuto in sere di razionalit

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    autonome, di cui lambito estetico costituirebbe una delle province 6.La seconda, di natura epistemologica, risiede orse nella tendenza, pe-culiare alle ricerche esternaliste, aprivilegiare laspetto di ricostruzioneteorica rispetto a quello dellanalisi concettuale 7. Questo dunque ciche accade oggi nel campo della ricerca sulla genesi dei atti estetici ecredo che si possa aermare che in realt si, ci troviamo in una benstrana situazione.

    A complicare ancor pi il quadro unulteriore considerazione siimpone: la distinzione sin qui elaborata solo apparente, o meglio,rappresenta solo un livello superciale della questione. In realt toutse tientin una sorta di corto circuito critico dove la presenza di or-me dellestetico allalba dellumanit una presenza conturbante chedovrebbe mettere radicalmente in discussione le categorie losoche

    dellestetica losoca diviene solidale con lidea di una ondazionemoderna dellestetica. In sintesi, nella moderna coscienza losocadelloccidente si stretto un legame speculativo tra lidea di unau-tonomia ideale dellestetico modellata sullautonomia ideale dellar-tistico e la tesi di una eccezionalit della natura umana 8. Quelloche sembra un paradosso dovuto in realt a un sistema concettualeche si venuto generando nellambito degli studi sui atti estetici apartire da una serie di impliciti e assunzioni categoriali non rischia-rate a sucienza. Vedremo pi avanti come e con quali conseguenze

    la nascita dellHomo aestheticus sia descritta utilizzando le categoriedellestetica losoca del xix secolo. Lo spettro di una primitiva este-ticit (potremmo dire unestetica animale) che mal si adatta allagriglia concettuale dellestetica losoca tradizionale viene atto svanireprecipitando nelloblio la orza persuasiva di quelle esperienze esteticheprimarie, cos lontane dallautorappresentazione delluomo modernoma cos vicine alla nostra reale genealogia evolutiva. Attraverso uncorto circuito interpretativo tra quelle esperienze e le nostre, lesteticalosoca mette in atto una strategia di esclusione in cui una possibileanalisi logenetica 9 degli orientamenti estetici viene sacricata a unauniversalit categoriale del tutto immanente allestetica losoca oc-cidentale 10. evidente che qui non si aerma che la nascita in sensoevolutivo di un atteggiamento umano verso il mondo si sia conu-sa con il sorgere storico di un corpus teorico di categorie e concetticon cui pensare latteggiamento stesso: quello che qui preme portareallattenzione loperazione di rimozione della prima in unzione eper mezzo della seconda. Da parte dellestetica losoca ci conducealla rinuncia a tematizzare direttamente la relazione estetica, mentreper quanto riguarda le dierenti strategie esternaliste, si verica una

    mancata comprensione delle premesse concettuali alla base delle lorodescrizioni dei atti estetici.Lidea originaria di questo saggio sorge proprio dalla consapevolezza

    che questo stato di cose non solo non avorisce lanalisi losoca degli

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    orientamenti estetici, ma costituisce anche un impedimento a unindagi-ne interdisciplinare sulla genesi evolutiva di questa particolare modalitdi commercio con il mondo, la relazione cognitiva 11 a unzione estetica.Quello che a livello progettuale si impone allora una storia naturaledellestetico, unanalisi genetica dei suoi primi passi allinterno dellevo-luzione biologica animale. Questo progetto prender, nellultima partedel presente lavoro, la orma di una naturalizzazione dellestetica, ov-vero lelaborazione di una teoria generale sulle radici biologiche dellarelazione cognitiva a unzione estetica. Ma prima di poter compiere ilprimo passo di un progetto cos ambizioso, risulta necessario gettareuno sguardo su quanto, implicito nel nostro modo di approcciare i attiestetici, ci conduce nel cul de sacanalitico prima descritto, impedendociuna corretta posizione del problema. Questo saggio quindi il tentativo

    di approssimarsi gradualmente alle condizioni teoriche minime da cuiar partire il nostro progetto, i primi passi di unindagine al tempostesso rivolta alle condizioni di possibilit della relazione cognitiva aunzione estetica e a quelle di una nuova estetica naturalizzata.

    2. Estetica flosofca e relazione esteticaCominciamo la nostra analisi partendo da una considerazione gene-

    rale sul signicato di estetica losoca. Ai ni del nostro discorso importante una distinzione preliminare tra lestetica del xviii secolo e

    quella del secolo successivo, dove storicamente si aerma una dottrinaestetica che il losoo rancese Jean-Marie Schaeer denisce Teoriaspeculativa dellArte.

    La teoria speculativa dellarte [] dunque una combinazione di una tesi rela-tiva alloggetto dellarte medesima [] con una tesi di tipo metodologico (per stu-diare larte, necessario metterne in luce lessenza, cio la sua unzione ontologica).Parliamo dunque di una teoria speculativa poich, in tutte le diverse orme sottocui si presentata nel corso del tempo, sempre stata dedotta da una metasicagenerale che sia sistematica come quella di Hegel, genealogica come quella diNietzsche, o esistenziale come quella di Heidegger stata quella che le ha ornitola legittimazione 12.

    Se lestetica losoca del xviii secolo si concepisce come uninda-gine critica sullo statuto e sulle condizioni di possibilit del giudizioestetico 13 restando quindi nellambito di una rifessione priva diogni intento ondazionalista (ivi compreso la ondazione di una nuo-va disciplina losoca) , la teoria romantica si denisce al contrariocome una teologia dellarte in cui la sacralizzazione dellopera divieneelemento portante di una ondazione ontologica alternativa a quella

    del discorso losoco. Non aermando con ci una contrapposizionetra lestetica kantiana e quella romantica, si vuole qui sottolineare ilproondo disaccordo negli obiettivi e nelle conseguenze essenziali trai due momenti aurorali dellestetica losoca 14. In Kant la categoria

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    di oggetto estetico non possiede la medesima evidenza ondativa cheha nella teoria speculativa dellArte, nella quale lunit e autonomiadel discorso estetico trova ondamento nellunit e autonomia delladimensione ontologica privilegiata dellArte. Seguendo la prospettivadi Schaeer, la rivoluzione romantica rivede la terza critica kantianaattraverso la riduzione del bello al vero e lidenticazione dellespe-rienza estetica con loperazione con cui un contenuto ontologico vienepresentato e determinato 15. Il bello allora ci che rivela unontolo-gia e lesperienza estetica , da un punto di vista della ricezione, unasorta di conoscenza estatica del reale. Il privilegio ontologico coneritoallopera darte a essere paradossalmente questultima a un temporivelazione ontologica e oggetto dellontologia. Fondamentale per lanostra analisi la comprensione del atto che per quanto riguarda la

    questione dello statuto del discorso estetico, lestetica kantiana unametaestetica (condizioni di legittimit del giudizio di gusto) che nonpermette lelaborazione di alcuna dottrina estetica, mentre la teoriaspeculativa dellarte una teoria oggettuale che si realizza in una unaricerca preliminare dellessenza dellestetico nelle orme di un oggetto(sia in senso ontologico sia epistemologico) privilegiato.

    Pertanto, quando nel presente lavoro parleremo dellestetica lo-soca ci rieriremo esclusivamente alla teoria speculativa dellarte ealle orme che di volta in volta nella storia della losoca occidentale

    ha assunto; tale scelta motivata dalla viva consapevolezza che questadottrina estetica ha assunto nel tempo una posizione dominante tantoda costituire una vera e propria epistemologia dellestetico che struttu-ra ancoroggi limpostazione losoca della maggior parte dei problemiriguardante la dimensione dei atti estetici (ivi compreso quello dellaloro genesi).

    Pi nel dettaglio, proviamo a enucleare quelli che ci sembrano glielementi portanti di questa epistemologia:

    Ontologizzazione dellestetico Il primo momento consiste nel con-siderare arte ed estetica come due domini intercambiabili, o meglio, ladimensione della relazione estetica come perettamente sovrapponibilea quella della produzione di arteatti artistici. Da qui lidea, tradizio-nalmente diusa, che la teoria estetica sarebbe riducibile a una teoriadelle arti. Alla base di questa considerazione vi quella che abbiamochiamato una ontologizzazione dellestetico, vale a dire una struttura-zione del discorso estetico in quanto teoria oggettuale. Come abbiamovisto in precedenza, accogliendo il compito ontologico come unzionespecica dellestetico, la teoria speculativa ha lasciato in eredit alleste-tica losoca una prospettiva oggettuale a discapito dellapproccio

    relazionale proprio del criticismo kantiano e ci direttamente con-nesso allidenticazione di estetico e artistico: lopera darte, una voltapostulata la sua centralit ontologica, acquisisce inatti anche una cen-tralit epistemologica. Lartistico esaurisce lambito dellestetico con la

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    conseguenza che non possiamo pi permetterci di sperimentare unarelazione estetica con un oggetto o evento che non sia incluso nelladenizione a priori di ci che arte. Questo perch la teoria specu-lativa dellArte tratta dellarte come di un dominio ontico specico invirt del suo valore: essa onda una categoria ontica su di una catego-ria valutativa 16. Lasciando da parte la questione di una pi generaletensione sostantivante e oggettivante della metasica occidentale, incui lontologizzazione dellestetico troverebbe propriamente posto 17,quello che ci preme qui evidenziare la rimozione dellestetico inquanto relazione cognitiva, alternativa al paradigma oggettuale ancheper la sua estensione pi ampia nel rierirsi potenzialmente a oggetti edeventi non artistici. Respingere tale rimozione signica aermare chelestetica non corrisponde a una designazione di un campo oggettuale

    ma a una relazione cognitiva con il mondo, denita dalle sue condi-zioni di realizzazione interne e non dal suo rierirsi a oggetti specici.Questo cambiamento di prospettiva potrebbe riportare al centro delladiscussione laspetto propriamente psicologico di nozioni come piace-re, attenzione, desiderio che compongono lo spettro della unzioneestetica sottraendole alla dimensione ontologica in cui, in manieradominante, vengono relegate dallestetica losoca.

    Prospettiva segregazionista sui atti estetici Il secondo momentocorrisponde a una tesi dellautonomia dellestetico rispetto alle altre

    attivit umane. Sulla base della prima assunzione lontologizzazionedellestetico il modello su cui si denisce la sera estetica lauto-nomia dellopera arte come oggetto privo di nalit strumentale. Lasegregazione dellestetico quindi evidente nellattestazione di una con-trapposizione tra un ambito unzionale dellesperienza umana e unoestetico. Il modello della relazione estetica diviene quindi la contem-plazione disinteressata 18 in opposizione alla relazione cognitiva di tipostrumentale che dotata di un interesse pragmatico vincolante. Unesempio la denizione di attitudine estetica consegnatoci da JrmeStolnitz: lattention dsintresse et pleine de sympathie et la contem-plation portant sur nimporte quel objet de conscience que quil soit,pour lui-mme 19, dove laccento posto sullattenzione disinteressatae sulla percezione delloggetto in quanto tale, priva quindi di ogni in-vestimento concettuale e normativo 20.

    Lestetico si verrebbe a congurare come una sospensione dellanostra relazione cognitiva con il mondo, in cui meccanismi sensomo-tori automatici, atti cognitivi di identicazione, conoscenze culturaliappartenenti a dimensioni altre della nostra esperienza, sono sospesein una sorta di contemplazione estatica di cui saremmo in condizione

    di dir ben poco da un punto di vista cognitivo. In realt, accettandoquesta posizione credo saremmo costretti a postulare una strutturaintenzionale e unesperienza percettiva del tutto eccezionale per quantoriguarda lesperienza estetica.

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    Secondo tale prospettiva segregazionista, lesperienza dellesteticosi congura quindi come una dimensione esperienziale del tutto estra-niata dalla relazione quotidiana delluomo con il mondo, costringen-do la dottrina estetica a numerose dicolt, tra tutte quella di dovercomprendere il perchevolutivo di una dinamica percettiva specicapostulata ad hocsu una classe ontologica di oggetti specici.

    Per evitare tali dicolt dovremo allora riconoscere che la per-cezione estetica integrata in una complessa serie di comportamentiordinari a unzione diversica, in cui sono presenti anche atteggiamentipragmatici, e distinguere tra lattivit estetica in quanto tale e le un-zioni di tale attivit.

    Una prospettiva integrazionista del atto estetico si impegna dunquenel pensare la continuit di percezione estetica e percezione ordinaria e

    lattivit estetica come integrata nellesperienza umana in generale, qualeche sia la unzione ricoperta da tale attivit. Anche se latteggiamentoestetico sostenuto dalla stessa relazione cognitiva che sostiene gli altriatteggiamenti verso il mondo ci non signica che esso sia un mito 21:riutare leccezionalit dellestetico non comporta automaticamente ri-nunciare a una sua irriducibilit.

    Modello proposizionale dellestetico Il terzo momento della dottri-na estetica strettamente legato alla necessit per lestetica losocadi introdurre criteri di validit oggettiva (universale) nellambito dei

    giudizi estetici22

    . Da ci conseguita lidenticazione del momentoesperienziale con quello del giudizio. In altre parole, la questionedellidenticazione della relazione estetica con i predicati estetici concui viene espresso proposizionalmente un giudizio valutativo. Non sivuole qui arontare la complessa questione dei predicati estetici 23,bens mettere in evidenza come porre la questione della natura deiatti estetici a partire dalla componente proposizionale dei giudizi cor-risponda a invertire lordine causale dei processi estetici; come osser-va Schaeer: latto di valutazione presuppone inatti lesperienza di(non) soddisazione cognitiva e non il contrario 24.

    La questione ben complessa e credo si possa articolare secon-do due direttrici strettamente connesseche necessario distinguere:da una parte il problema del ruolo delle categorizzazioni linguisticheallinterno di una relazione estetica, dallaltra la questione che riguardale analisi dei atti estetici condotte attraverso lo studio dei predicatiestetici. Il primo caso potrebbe essere situato allinterno del pi ampiodibattito riguardante la natura degli stati mentali, in particolare po-trebbe essere atto coincidere con quelle posizioni che optano per unamodellizzazione del cognitivo sul proposizionale 25, mentre il secondo

    mi sembra essere esemplariamente rappresentato dal procedere argo-mentativo di molta dellestetica analitica americana 26, e in particolaredelle posizioni realiste 27.

    La prima direttrice che in un certo senso unge da sondo teori-

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    co alla seconda tocca da vicino una delle questioni pi spinose perunanalisi cognitiva dei atti estetici, vale a dire il ruolo giocato dallecategorizzazioni linguistiche allinterno delle nostre esperienze estetiche.Per evitare ambiguit di sorta, specichiamo che con modello pro-posizionale dellestetico intendiamo qui la riduzione dellesperienzaestetica a una credenza esplicitabile attraverso un enunciato estetico 28.Secondo tale modello le esperienze estetiche si vengono a denire comele esperienze a partire dalle quali dei concetti estetici vengono appli-cati a degli oggetti attraverso un atto interpretativo. Ci corrisponde aporre la relazione estetica allinterno di una teoria inerenzialista dellapercezione come quella proposta da Brandom 29 e a are della perce-zione estetica un articolare le ragioni che prevede necessariamenteuna traduzione del momento esperienziale in un atteggiamento pro-

    posizionale 30.Al contrario, la tesi sostenuta in questo lavoro che gli atteggia-menti proposizionali sono una specica possibilit di comunicare chepresuppone unattitudine pi ondamentale, la quale consiste nellorga-nizzare i contenuti percettivi in oggetti o avvenimenti 31. Ci rieriremoa questattitudine ondamentale che ha la unzione essenziale di per-metterci di orientarci nellambiente sico e umano in cui viviamo conil termine cognizione: cognitivo ogni trattamento dellinormazioneindipendentemente dal suo veicolo, dal suo livello di categorizzazione

    e dal suo contenuto intenzionale.Per tornareal modello inerenzialista in estetica, riportiamo quilecace critica di Fabrizio Desideri:

    Se il vedere qualcosa come bello consistesse in una pura interpretazione chesi aggiunge allatto percettivo, tale interpretazione si congurerebbe come unipo-tesi che potrebbe sempre dimostrarsi alsa. Mentre come sappiamo lesperienzaestetica, n nel giudizio che lesprime e la compie, ha il carattere dellinconutabilit.Nessun argomento potr mai convincermi che un mio giudizio estetico also, ap-punto in quanto esso non equivale a una credenza 32.

    Corollario di questa impostazione proposizionale la denizionedellestetico attraverso uno studio degli usi e delle unzioni del linguag-gio ordinario 33. Su questa linea, ma con pi radicalit, le posizioni chesostengono orme di realismo estetico pongono una relazione di di-pendenza ontologica tra propriet estetiche e predicati estetici 34. Non questo il luogo per compiere una disanima critica della posizionerealista in estetica, quello che preme qui dimostrare che una strategiaargomentativa che pone nei predicati estetici la chiave daccesso ai attiestetici impedisce una tematizzazione diretta del carattere relazionale

    delle nostre esperienze estetiche. Nellestetica analitica realista avvieneinatti uno slittamento dallanalisi della modalit relazionale di tipoestetico allanalisi delle categorizzazioni linguistiche che la traduconoin enunciati validi intersoggettivamente. Oltre a una sovrapposizione

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    del registro discorsivo della critica su quello dellestetica (la maggiorparte delle categorie linguistiche denite estetiche dai realisti emer-gono da discorsi teorici e critici che certamente non corrispondonoal normale giudizio valutativo) la solidariet di progetto ontologico(lesistenza delle qualit estetiche) e di approccio epistemologico (letruth-conditions del giudizio estetico) conduce a considerare che il attoestetico si giochi a un livello di scelta cosciente di opzioni linguisticheo interpretative. Il problema di questa assunzione proprio il attoche in estetica non abbiamo a che are con resoconti teorici ma conreazioni, in cui lo spazio delle ragioni occupato da quello dellerisposte emotive, e le componenti pre-attenzionali (ivi compresi mec-canismi geneticamente programmati e apprendimenti non coscientidella prima inanzia) non categorizzabili linguisticamente giocano un

    ruolo essenziale. La circolarit di denizione ontologica e spiegazio-ne epistemologica rende nei atti impossibile un qualsiasi rierimentoalla dimensione esperienziale del atto estetico: o questa si risolve inuna classe ontologica di propriet specicatamente estetiche oppurein strategie di validazione enunciativa. In altre parole, la circolarit ditale argomentazione impedisce di vedere ci che proposizionale non (se non in minima parte e secondariamente) e ontologico non puessere, vale a dire il momento eminentemente relazionale dellespe-rienza estetica.

    Contrariamente a ci, si intende qui avanzare la tesi che nelle espe-rienze estetiche sia in gioco una versione minimale e straticata dellacognizione, nella quale il trattamento dellinormazione avviene su pilivelli dai processi automatici subpersonali a quelli percettivi sinoalle categorizzazioni linguistiche 35. Se lelemento linguistico rimanecomunque importante allinterno dei trattamenti cognitivi, la rispostaestetica si innesca ben prima che venga elaborata uninterpretazionesemantica, da qui il allimento di ogni soluzione dellesperienza esteti-ca nelle orme proposizionali di un giudizio estetico. Si pu pertantoconcludere che perch si possa sperimentare una relazione estetica conil mondo non necessaria n suciente lenunciazione di un giudiziovalutativo; con Schaeer, se il giudizio estetico non costitutivo dellarelazione estetica, non ne costituisce neppure la nalit 36.

    3. Il miracolo di Lascaux

    Tout commencement suppose ce qui le prcde, mais en un point le jour natde la nuit, et ce dont la lumire, Lascaux, nous parvient, est laurore de lespcehumaine. Cest de lhomme de Lascaux qu coup sr et la premire ois, nouspouvons dire enn que, aisant oeuvre dart, il nous rassemblait, quvidemment,

    ctait notre semblable 37.

    Come emerge chiaramente da questa citazione di Georges Bataille,lorigine dellarte tradizionalmente considerata come coincidente con

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    latto di nascita delluomo moderno. Larte condenserebbe in una sintesiperetta quei caratteri che si associano tradizionalmente alla natura uma-na, vale a dire il linguaggio, luso dei simboli, il pensiero religioso e unacomplessa struttura sociale. In poche parole, la nascita dellarte costitui-sce lesempio pi rappresentativo dellemergere della cultura umana. Latesi, per lungo tempo dominante, sulla natura di questa grande trasor-mazione quella della cosiddetta esplosione creativa 38: circa 40.000anni a, agli inizi del Paleolitico superiore, vi sarebbe stata in Europauna brusca e improvvisa rivoluzione cognitiva testimoniata da numerosiesempi di cultura materiale come collane, braccialetti, strumenti musi-cali, piccole sculture e le celebri pitture parietali. Lasciando da parte,per ovvi motivi di spazio, il vivo ed esteso dibattito sulla legittimit diquesta ricostruzione 39, per noi importante mostrare come il modello

    dellesplosione creativa abbia storicamente agocitato la questionedella genesi dei atti estetici. Il problema della genesi dellestetico statotradizionalmente trattato come un rifesso analitico della descrizionedellemergenza dellartistico e della capacit simbolico-rappresentativanellevoluzione umana. In maniera pi radicale si pu dire che leste-tico sia stato in ampia misura denito come lombra della produzioneartistica, un correlato cognitivo non ulteriormente problematizzato cheaccompagna le prime produzioni artistiche umane.

    Rompere con questa tradizione interpretativa corrisponde a met-

    tere in questione lidea paradigmatica di una eccezionalit costi-tutiva dellestetico. Le pitture parietali di Lascaux sono sicuramenteun miracolo, la genesi del mistero dellintelligenza specie specicoumana 40. Ma il ruolo giocato dalla unzione estetica in tale eventonon evidente: se tout commencement suppose ce qui le prcde,allora la rivoluzione dei primi artisti paleolitici suppone una prece-dente graduale riorganizzazione unzionale delle capacit mentali cherende possibile un tipo specico di relazione con il mondo, la condottaestetica. Ci che ci ha sempre reso dicile pensare questa anterioritevolutiva della unzione estetica potrebbe essere denito come il pa-radigma delleccezionalit estetica: (i) uneccezionalit ontologica inquanto si denisce lestetico in rierimento a una classe specica dioggettualit, vale a dire le opere darte o gli oggetti estetici, (ii) unec-cezionalit ontica 41, l dove lestetico costituisce e viene a denirsicome il momento di rottura con la genealogia biologica della specieumana, il trapasso e luscita delluomo dalla dimensione animale; (iii)uneccezionalit esperienziale, in quanto ambito autonomo e specicodellagire umano che entra in contraddizione con gli altri domini.

    Secondo tale paradigma, uno statuto eccezionale caratterizza tra-

    dizionalmente la dimensione estetica, la quale unziona da altercosti-tutivo rispetto alle altre componenti della vita animale e della stessanatura umana. Quella che emerge allora unepistemologia delleste-tico discontinuista e segregazionista42. Se la discontinuit va vista nella

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    rottura ontica di cui lestetico (come aura indenita dellartistico) considerato esserne il sintomo, la segregazione dellestetico eviden-te nellattestazione di una contrapposizione tra un ambito unzionaledellesperienza umana e uno estetico (opposizione che rispecchia su unpiano esperienziale quella ontologica tra opera darte e strumento).

    Nelleccezionalit ontologica risuona il primo degli elementi cheabbiamo incontrato nellanalisi dellestetica losoca: la riduzione del-lestetico allartistico. Una volta modellata lesperienza estetica sullaricezione delle opere darte, la unzione estetica diviene un equivalentepassivo della creazione artistica. Tale carattere di passivit della rela-zione estetica ci che distingue le tradizionali considerazioni evolutivedei atti estetici: lestetico non ha un carattere attivo autonomo, sorgein corrispondenza con lemergere delle creazioni artistiche e quindi

    con la capacit di produrre e interpretare simboli 43. Ma proprio comlegittimo domandarsi se non sia plausibile lesistenza di orme dartedeperibili antecedenti a quelle conservatesi no a noi 44, credo sia op-portuno oltre che legittimo chiedersi se non esista una preistoriaevolutiva della relazione estetica ben precedente alla creazione artistica.Restituendo dignit operativa alla relazione estetica in quanto attivit didiscriminazione cognitiva, lambito privilegiato per la ricerca di una suaorigine evolutiva non sarebbe pi larte ma levoluzione generale dellecapacit cognitive umane. Questo non solo consentirebbe di tematizzare

    direttamente lestetico in quanto caratteristica psicologica specica, maavorirebbe lo studio della peculiarit cognitiva della ricezione esteticadelle opere darte.

    In questo modo, proprio come succede nellacceso dibattito sullori-gine della cultura, in cui messa in discussione da pi parti la specie-specicit culturale dellHomo sapiens in unzione di una pi articolatavisione in cui sono presenti prove di comportamenti simbolici nellaspecie Homo neanderthalensis 45, lo studio evolutivo degli orientamentiestetici potrebbe allargarsi procuamente ad altre specie animali checondividono con luomo tratti dellarchitettura cognitiva. Questo per-metterebbe di scollegare la logenesi della relazione estetica da quelladella ricezione artistica e dal pensiero simbolico e situarla pi a montedel cammino evolutivo, ovvero nellesperienza sensoriale e nella reat-tivit 46.

    Per compiere tale passaggio cruciale occorre per sgombrare ilcampo dagli eetti del modello proposizionale dellestetico, vale a diredalleccezionalit ontica dellestetico: la descrizione dellestetico comeesperienza specie-specica umana, una conquista cognitiva che sorge incorrispondenza con lo sviluppo linguistico in un dato momento della

    sua storia evolutiva e di cui non c traccia negli altri animali. Lidea,elegantemente enunciata da Bataille, per cui lestetico o lartistico non rappresenta solo un momento dellevoluzione umana ma ci chea delluomo di Cro-Magnon vissuto 40.000 anni a un nostro semblable.

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    Come recentemente scritto dal losoo della biologia Telmo Pievani,nelle gure della grotta di Les Combarelles o in quelle di Altamira, vi la narrazione della nascita dellumanit contemporanea, lemergenzadella orma di intelligenza propria delluomo anatomicamente moder-no. L nasce probabilmente lenigma, il mistero, limmaginazione arti-stica, la proiezione simbolica, la capacit di astrazione, la sacra misturadi sapienza e demenza, di logica e imperscrutabile irrazionalit cheHomo sapiens porta con s 47. La produzione di arteatti artistici adelluomo la prima specie simbolica, la prima specie animale ad avereun linguaggio articolato che gli permette di ormulare progetti comuniper agire sullambiente, insegnarsi lun laltro tecniche e passarsi cono-scenze, memorizzare e costruire rappresentazioni del mondo. Di ronteal posto di privilegio occupato dallarte nella storia naturale delluomo,

    non si potuto non legare in maniera inestricabile lemergere dellacondotta estetica alle capacit linguistiche e a una necessaria unzionecomunicativa delle esperienze estetiche. Ma credo occorra leggere condistacco tale narrazione e chiedersi se i processi mentali che presiedonoal rapporto dei primi spettatori con queste gure processi che po-tremmo denire estetici non possano appartenere, nella loro strutturapi elementare, a un momento precedente al grande balzo in avantitestimoniato dalla rappresentazione artistica 48. In altre parole, si sostie-ne qui lidea che se quando parliamo di animale simbolico ci rieriamo

    con ogni evidenza alluomo, per quanto riguarda lidentit dellanimaleestetico le cose sono molto pi complesse e sumate. certo evidenteche le nostre esperienze estetiche non possono sottrarsi alla dupliceazione del linguaggio, il quale organizza categorialmente i materiali dellapercezione e orienta e modula in proondit i processi percettivi stes-si. Ma questa importante considerazione non riduce lestensione delladimensione estetica a quella del linguaggio e del pensiero simbolico, alcontrario, come ben scritto da Desideri, questultima sempre implicatanella prima.

    Come lambito sensoriale pi vasto di quello percettivo, cos quello dellesteti-co-percettivo nel suo complesso pi vasto di quello linguistico-concettuale []. Ilvedere come, e quindi un certo grado di sapere come, anteriore a ogni vedereche, e quindi a ogni sapere che. Lo strato o dimensione estetica dellesperienzacoincide, allora, con il come, ovvero con la qualit/modalit della relazione conuna parte del mondo 49.

    Pertanto, portando questa aermazione su un piano evolutivo,credo sia opportuno riconsiderare la logenesi della unzione esteticanelle sue componenti elementari, precedenti a ogni intervento della

    capacit del linguaggio. In altre parole, se la nascita dellarte rappre-senta il sorgere di una nuova specie, quella umana, e ci ricorda ognivolta, esaltandola, la nostra specicit e unicit nel regno animale, lostudio genetico della unzione estetica ci riporta a quello che siamo,

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    un mammiero di grossa taglia 50, e ci rammenta da dove veniamo,momento di una storia evolutiva di cui non siamo il punto di originee molto probabilmente neppure quello conclusivo.

    Ma a questo punto sorgono dei consistenti problemi metodologiciper la ricerca sulla genesi dei atti estetici.Proprio come nel caso delleindagini paleontologiche sulle orme deperibili di proto-arte (pitturecorporee, canti 51, danze), in cui lassenza di prove materiali impedisceuna ricostruzione adabile, unanalisi della preistoria evolutiva dellaunzione estetica risulta di complessa attuazione. Compiere una talericostruzione sarebbe come avere a che are con unindagine su delleorme deperibili che hanno lasciato solo tracce indirette: con una me-taora giudiziaria, quello che aspetta una logenesi della relazione este-tica una sorta di indagine indiziaria sulle dinamiche intenzionali che

    hanno condotto un individuo a compiere il delitto. Ma quali sono gliindizi in una tale indagine? E come impostare lindagine stessa senzacostruire una narrazione esplicativa ad hoc, unaJust so Story dellatti-vit estetica 52? Questi sono alcuni degli interrogativi che si pongonoa un progetto di naturalizzazione dellestetica. Compito del prossimoparagrao sar proprio quello di denire alcuni punti ondamentaliche una teoria estetica naturalizzata deve rispettare per non cadere inequivoci e conutazioni semplicistiche.

    4. Naturalizzare lestetica?Per prima cosa conviene denire quanto no a questo momen-to stato protagonista del nostro discorso attraverso una trattazionesolo indiretta: la relazione estetica. Da quanto emerso, se vogliamocompiere una ricerca sulla preistoria evolutiva delle nostre condotteestetiche ci occorre una denizione di questultime nei termini di unarelazione uomo-mondo. Questa, pur non essendo una relazione propriain quanto strutturata sulla relazione cognitiva ordinaria, devessere irri-ducibile e specica. Devessere cio dotata di un tratto supplementareche la possa distinguere dagli altri orientamenti messi in atto dalla stes-sa attivit cognitiva. Inatti, se avere una relazione di tipo estetico conil mondo comporta le medesime attivit dellattitudine cognitiva ordi-naria (ascoltare dei suoni, guardare delle orme e percettire movimentinello spazio), il tenore delle nostre esperienze estetiche dierente, dipendente cio da uno stato aettivo che inorma tutta la relazione.Come dice Schaeer, alla cui denizione di relazione estetica acciamoqui rierimento, il carattere irriducibile dellorientamento estetico stadunque nella unzionalit specica che esso conerisce allattivit co-gnitiva: questa unzionale in rapporto a uno stato di soddisazione

    endogena, stato indotto dallattivit mentale costituita dallattenzioneo dal discernimento 53. Pertanto possiamo, sempre con Schaeer, de-nire la relazione estetica nei seguenti termini:

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    La relazione estetica possiede dunque una doppia specicit: essa corrisponde aunattivazione endogena (vale a dire non costretta da stimoli che esigono una rispostacognitiva per delle ragioni dordine pragmatico) e autotelica (dunque non nalizzataa un risultato cognitivo specico) 54.

    Lattenzione estetica quindi unattivit intenzionale (le cui mo-dalit sono date dai sensi impegnati, la vista, ludito, il tatto, etc.) didiscernimento e di selezione dei tratti esteticamente pertinenti, ovverodi quei tratti che per determinazione genetica ( il caso del volto) oper apprendimento percettivo, attivano una risposta di (in)soddisa-zione nel soggetto percipiente. Tale (in)soddisazione pu assumereindividualmente secondo lhabitus sociale e culturale di appartenen-za orme e modalit diverse, ma ci che necessario per esperireil mondo esteticamente il carattere circolare dellattivit cognitiva a

    unzione estetica: il piacere regola lattivit cognitiva mentre questul-tima costituisce la onte stessa del piacere 55. In altre parole, mentreguardo quel celebre tramonto (o quella amosa rosa) di cui son pienii trattati di estetica, quello che succede che la mia attenzione versologgetto conservata e modulata sotto limpulso dellindice di (in)sod-disazione che esso genera. Una tale descrizione della unzione esteticarisponde ecacemente alla necessit di una denizione dellesteticoche possa da un lato permettere unanalisi psicologica dei meccanismidi trattamento dellinormazione in regime estetico, dallaltro porre

    come obiettivo la comprensione dellorigine biologica e dei precedentievolutivi della relazione cognitiva a unzione estetica. In sintesi, unadescrizione del genere permette di arontare la questione dei attiestetici tradizionalmente chiusi ai contributi delle scienze naturali allinterno di un programma naturalista.

    A questo punto possiamo legittimamente chiederci quale il signi-cato di una proposta teorica che intende naturalizzare lestetica.

    La recente ortuna del termine naturalizzazione potrebbe trarrein inganno rispetto a quelli che sono i reali obiettivi di questindagi-ne. Negli ultimi anni un vasto interesse della comunit losoca si orientato verso un programma di naturalizzazione dei vari dominitradizionalmente di pertinenza del discorso losoco, dalla coscienza 56alletica 57, dalle credenze religiose 58 ai processi culturali 59, congu-randosi come una vera e propria moda accademico-editoriale di questoinizio secolo. Premesso che ci osse in buona parte prevedibile, vistigli enormi successi delle scienze biologiche e neurosiologiche nellul-timo decennio del xx secolo, questo ricorrere pervasivo del terminenaturalizzazione ha nito per conondere ancor pi le acque di unume losoco che ben lontano da un suo arginamento teorico-

    concettuale. Spesso un programma naturalistico si caratterizza inattiin relazione ai contributi delle discipline esternaliste considerate. Inrelazione al livello di descrizione scelto (le componenti neurosiolo-giche, i moduli cognitivi, le dinamiche percettive, no alla relazione

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    macroevolutiva di uomo e ambiente) i programmi naturalistici variano:occorre pertanto are attenzione a distinguere ci che opposizione te-orica da quanto legato a un diverso livello di spiegazione impegnato.Come gi accennato in precedenza, per naturalizzazione dellesteti-ca intenderemo qui lelaborazione di una teoria generale sulle radicibiologiche della relazione cognitiva a unzione estetica. Una teoria delgenere si distingue tanto da una teoria sulla genesi dei diversi giudiziestetici, quanto da una teoria sui contesti culturali e sulle dinamichesociali che presiedono al congurarsi di speciche relazioni estetiche.Come a notare lo psicologo evoluzionista Georey Miller a propositodi una teoria darwiniana dellarte (ma possiamo dire la stessa cosa aproposito dellestetico), un approccio evoluzionista non pu orireuna spiegazione completa del enomeno artistico 60.

    In altre parole, unindagine naturalistica sulla relazione esteticanon ha lobiettivo primario di comprendere il perch preeriamo este-ticamente qualcosa a qualcosaltro, bens quello di descrivere lordinedelle causalit evolutive che hanno permesso il sorgere di una capa-cit che ci porta a preerire esteticamente qualcosa invece che niente.Prendendo a rierimento la duplicit causale dei sistemi biologici, ov-vero la distinzione tra cause evolutive (o remote) e cause unzionali(oprossime) 61, potremmo dire che una teoria naturalistica dellestetico siscompone in due momenti: una storia naturale degli antenati evolutivi

    della condotta estetica e uno studio delle dinamiche psicologiche, dellestrutture neuronali e dei programmi genetici che anno si che un indi-viduo possa entrare in una relazione estetica con il mondo. Se nessunproblema biologico pienamente risolto nch sia le cause prossimesia quelle evolutive non sono state spiegate, allora non avremo unacompleta teoria naturalistica dellestetica nch non saranno condotteanalisi tanto delle cause evolutive quanto di quelle unzionali. In sin-tesi, insistiamo qui sulla possibilit di spiegare causalmente la nozionedi estetico come un qualsiasi altro enomeno naturale. Per evitare leambiguit e conusioni concettuali che spesso afiggono gli approccinaturalistici in losoa, conviene qui enunciare due vincoli epistemicicui sottoporre lintero programma.

    Il primo, di ordine diremmo ontologico, ssa la nozione di na-turalismo a una denizione minima di natura umana:

    Le naturalisme est un principe msogniti qui guide ltude de la question delidentit humaine en lancrant dans lvolution des ormes de vie biologique sur laTerre. Le naturalisme ainsi compris revient donc soutenir que ltude de lhommene peut tre que ltude dune orme de vie biologique. Il en dcoule une contraintepistmique minimale pour toute attribution dune proprit lhomme: elle doit

    tre compatible avec le ait que ltre qui on accorde cette proprit est un trebiologique. Est naturaliste toute tude de lhomme qui est compatible avec cettecontrainte 62..

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    Il secondo vincolo, di natura metodologica, precisa la delicata que-stione del rapporto tra losoa e discipline scientiche in un program-ma naturalista:

    La contrainte qui pse sur une telle explication naturaliste est quelle doit nonseulement tre compatible avec les donns et les mthodes explicatives en usagedans les sciences de la nature, mais tre pertinente pour elles: elle doit la ois tirerparti des travaux eectus dans les sciences, et contribuer clairer les problmesqui sy posent 63.

    In un certo senso, il primo vincolo delinea implicitamente il se-condo. Se considerariamo la natura umana nel suo essere una ormadi vita in evoluzione, non possiamo pi costruire una teoria esteticasulla tradizionale nozione di individuo. Questultima, erede dellidea

    rinascimentale di alter deus e di quella idealista di Io assoluto, vienesostituita dalla nozione di umanit in quanto specie animale. Comedice Schaeer, non si tratta qui di remplacer lindividu par la classemais le xisme par la gnalogie 64. Nella prospettiva genealogicanaturalista luomo smette di essere uneccezionalit del mondo naturalee diviene un essere vivente denito da capacit cognitive, disposizionemotorie, regole di interazione sociale, risultati questultimi di un lungoe paziente percorso evolutivo che lo situano in continuit con le altrespecie animali e con i propri antenati biologici. Pertanto, da un punto

    di vista metodologico, non avremo pi a che are con concetti onda-tivi spesso riconducibili a una struttura ontologica dualista come nelcaso dellopposizione natura-cultura o di quella mente-corpo ma condati sperimentali, livelli descrittivi e procedimenti teorici allibilisti 65.

    Allo stesso tempo, un programma di naturalizzazione della losoanon naturale.Come giustamente sottolineato da Giovanni Boniolo,aermare che bisogna naturalizzare la losoa una tesi metalosocache proprio in quanto tesi losoca necessita di una argomenta-zione perch possa essere accettata 66. Come il lavoro di molti losodella biologia mette in evidenza, la stessa teoria-cornice della naturaliz-

    zazione (la teoria darwiniana dellevoluzione) sorge da una genealogiaconcettuale 67. Questo non signica per rinunciare a un programmanaturalistico, al contrario spinge a una sua ormulazione losoca piattenta e rigorosa 68.

    Il naturalismo dunque un modo di are losoa che presta strettaattenzione ai risultati empirici e teorici delle scienze contemporanee.Unattenzione che non si limita al rierimento convalidante una sor-ta di sostituzione dellautorit con il dato sperimentale ma che siaerma in un reale rierimento a uno specico concetto scientico,

    o insieme di concetti scientici, per capire meglio o meglio arontareci che stiamo discutendo losocamente 69.Nel rispetto dei vincoli epistemici sopra citati, un tale programma

    naturalista in estetica pensabile come una analisi delle radici bio-

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    logiche della relazione estetica, allinterno della cornice teorica dellateoria dellevoluzione darwiniana e dunque in prossimit al modelloepistemologico della biologia evoluzionistica. Tale prossimit ha dueconseguenze principali: da una parte, evitare un impegno ontologicodella ricerca estetologica (ad esempio attraverso la domanda: che cosun atto estetico? e con il conseguente ricorso a denizioni concettualiprime ed immanenti), dallaltra, il traserire la questione della relazioneestetica nel tempo evolutivo e nello spazio ecologico di specici conte-sti di relazione uomo-ambiente. Dunque, per rispondere alla domandache d il titolo al paragrao, naturalizzare lestetica signica costruireuna ricerca sui atti estetici a partire da unepistemologia non onda-zionalista, locale e allibilista.

    5. Estetica animaleUn programma naturalista in estetica spesso associato alla que-stione dellestetica animale. Ma in che senso parlare di estetica anima-le? E perch?

    Proviamo per prima cosa a rispondere alla seconda di queste do-mande, ovvero, quali vantaggi teorici ricaviamo nel porre la questionedellesistenza di unestetica animale?

    Una possibile risposta pu essere individuata in un principio diausterit analitica che la losoa rancese Jolle Proust pone alla base

    della sua trattazione naturalistica del concetto di rappresentazione:une mesure daustrit qui consiste sintresser aux ormes naissan-tes de lesprit, cest--dire aux conditions minimales auxquelles rponsune structure pour constituer un esprit 70. Situata nel nostro contestodindagine che ortemente interessato da quello della Proust talemisura cautelativa pu essere riormulata dicendo che un programmanaturalistico in estetica si interessa alle orme nascenti dellattitudineestetica umana, vale a dire alle condizioni minime cui deve rispondereuna dinamica cognitiva per attivare una relazione estetica.

    Questa misura di austerit permette di evitare lantropomorsmo(la denizione di ci che estetico sulla base delle sole esperienzeumane) e la conseguente riduzione dellestetico a un atteggiamentoproposizionale di tipo valutativo. Conviene qui aggiungere che, sotto-ponendo la ricerca estetologica a tale misura di austerit non si vuolecompiere una riduzione dellestetico alle indagini percettive o addirit-tura alla pura sensazione, ma proporre una prospettiva genetica dotatadi precauzioni metodologiche contro ogni presupposto teorico nondenito. In altre parole, la tesi sostenuta qui che se riusciamo a de-scrivere lestetico nelle sue orme minime di possibilit, sospendendo

    quanto lo caratterizza nelle sue orme pi complesse e articolate o or-temente localizzate nello spazio e nel tempo (le relazioni estetiche cheintratteniamo con unopera darte specica allinterno di un contestospecico, come ad esempio quello museale), potremo poi in seguito

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    disporre di maggiore chiarezza per arontare i problemi posti dallenostre esperienze estetiche.

    Pertanto non si tratta qui di compiere unindagine specica sullapresenza di condotte estetiche in altre specie animali 71, ma di conside-rare la posizione del problema di unestetica animale come preliminarea una logenesi della relazione a unzione estetica.

    Nei termini di unestetica naturalistica, la nascita dellanimale este-tico preliminare rispetto allemergere di capacit cognitive di livellosuperiore come il linguaggio o la coscienza. Viene dunque avanzatalipotesi che una orma elementare di relazione a unzione estetica siapresente anche in altre specie animali (di cui vi sono molteplici esempicome le emmine di chimpanz che si adornano il collo con pianterampicanti 72 o i celebri nidi artistici degli uccelli giardinieri della

    Nuova Guinea 73) e che proprio nel suo essere integrata in molte-plici attivit cognitive a unzioni diversicate (riti, ornamenti, scambieconomici) ha trovato una peculiare evoluzione nella specie umana.La maggior complessit dello sviluppo del sistema cognitivo umanoha permesso cio una crescita esponenziale delle possibili interazionitra memoria, immaginazione, percezione e linguaggio in un contestoortemente intersoggettivo, dando come risultato le nostre attuali espe-rienze estetiche 74.

    Ci rivolgiamo pertanto allo studio dellestetica animale con lobiet-

    tivo di capire in che modo latteggiamento estetico emerso nel corsodellevoluzione e seguendo quali variazioni giunto a ormularsi nelleorme attuali 75. Appare evidente come sia implicita in questa ipotesilidea di una continuit originaria di estetica animale ed estetica uma-na, la quale costituisce la tesi centrale di un approccio di ispirazionedarwinista 76. La ormulazione di tale continuit problematica inun contesto analitico quale quello dellestetica losoca non alriparo da critiche e conutazioni neppure allinterno dei sostenitori diun programma evoluzionista in estetica. Di ronte alla questione di unvalore adattivo degli orientamenti estetici, molteplici sono inatti leposizioni sostenute: mentre alcune insistono sulla prorit del paradigmaadattazionista privilegiano cio lazione della selezione naturale e ilvantaggio adattivo apportato dallattivit estetica 77 , altre, in manierapi moderata, pongono la genesi degli atteggiamenti estetici nellattivitdi decodica degli indicatori di tness nelle strategie della selezionesessuale 78. Non questo il luogo dove impegnarsi in unanalisi criticadelle varie posizioni, ma ritengo che occorra articolare la domandapropria dellapproccio evoluzionista lestetico una propriet adat-tiva?, in due domande pi speciche: (i) La relazione estetica il

    risultato di un processo selettivo?, (ii) La relazione estetica procuraun vantaggio adattivo?. Scomponendo in tal modo il problema po-tremo procuamente distinguere i processi evolutivi dalla unzionalitadattiva, arrivando in tal modo a considerare la tesi secondo cui latteg-

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    giamento estetico possa non essere un adattamento diretto ma sorgereda un bricolage evolutivo di altri adattamenti precedenti 79.

    In conclusione, quali sarebbero le condizioni minime di possibi-lit rispetto alle quali una relazione cognitiva pu dirsi una unzioneestetica? E quali sono stati i mutamenti che determinano nella specieumana delle esperienze estetiche speciche e irriducibili?

    Le risposte a queste domande non sono solo la posta in gioco diuna precisa prospettiva teorica il naturalismo losoco ma an-che un primo passo verso il rinnovamento categoriale e metodologicodellestetica in quanto programma di ricerca. Possiamo in questa sedesolo accennare ad alcune vie percorribili in tale direzione.

    In primo luogo, come suggerito da Welsch, potremmo considerarea kind o pre-aesthetic analysis o the evolution o pleasure, condent

    that this might give us a better, genealogical understanding o the con-stitution o the aesthetic 80. La comprensione in termini psicologicidella nozione di piacere pu inatti giocare un ruolo importante nellacomprensione di quel meccanismo endogeno e autotelico che abbiamovisto essere responsabile dellattenzione estetica. Comprendere cometale meccanismo apparso nellevoluzione biologica e quali pressionievolutive hanno permesso che si conservasse nella specie umana no aoccupare un vasto settore del nostro commercio con il mondo, orseil primo passo per una logenesi della relazione estetica.

    In secondo luogo, credo occorra approondire la conoscenza diquel processo evolutivo che ha permesso lo spostamento dellinvesti-mento aettivo (attrazione/repulsione) dallo stimolo prossimale allostimolo distale 81. Tale spostamento d inatti origine alla capacit dirispondere aettivamente a una rappresentazione pre-strutturata delmondo e non semplicemente a un qualunque stato prossimale dei re-cettori dellorganismo. Posta in questi termini, lanalisi delle condotteestetiche strettamente connessa allo studio dellemergere delle ca-pacit rappresentazionali e della coscienza umana. A un livello pispecico, lindagine si situa nel pi ampio dominio di ricerca dedicatoalle attivit cognitive disinteressate, ovvero a quelle orme attenzio-nali non vincolate da unutilit pragmatica diretta come il gioco o lanzione.

    Alla ne, la strana situazione con cui abbiamo aperto il saggio si evoluta in qualcosa di diverso e orse di ancor pi strano. Ci troviamocon uno spazio dellestetico che come esploso in mille direzioni, econ una disciplina che invece di denire il proprio ambito di ricerca e ipropri strumenti specici ritrova la suastessa legittimit disciplinare po-sta in discussione. Quello che alla ne si auspica che quanto andato

    perso in una revisione della disciplina possa essere stato guadagnato dauna maggiore comprensione del suo oggetto.

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    1 E. Anati, Structure de lart et structure de lesprit, Diogne, 214, 2006, p. 95.2 G. W. F. Hegel, Estetica, a cura di N. Merker e N. Vaccaro, Torino, Einaudi 1976,

    p. 6. Ed sulla base di questa denizione che, come ha osservato Leonardo Amoroso, stata ricostruita la storia (e la cosiddetta preistoria settecentesca) dellestetica in quantodisciplina losoca. L. Amoroso, Ratio & aesthetica, Pisa, Edizioni ETS 2000, p. 28.

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    Credo occorra essere pi radicale a questo proposito e dire che con leccezionedegli studi archeologici sulle prime orme di arte sia in ambito losoco sia in altri campidisciplinari, lo stato delle ricerche sulla preistoria evolutiva della relazione estetica moltoinsoddisacente. Nonostante un interesse crescente per gli approcci evoluzionistici, rimaneancora intentata una reale indagine antropologica sulla logenesi evolutiva della relazioneestetica. Nella prima parte di questo lavoro cercheremo anche di capire il perch di questareticenza analitica.

    4 Secondo la tradizionale concezione storicistica per cui il termine estetica designanon solamente un oggetto del pensiero puramente losoco, ma pi precisamente un con-cetto che esprime un momento specico della storia della losoa. Lestetica losoca deveper conseguenza essere letta come la messa a punto di un discorso e del suo oggetto, J.-M.Schaeer, Oggetti estetici?, in F. Desideri, G. Matteucci (a cura di), Dalloggetto esteticoalloggetto artistico, Firenze, Firenze University Press 2006, p. 41.

    5 L. Ferry, Homo Aestheticus. Linvenzione del gusto nellet della democrazia, Genova,Costa & Nolan 1991.

    6 J.-M.Schaeer, Addio allestetica, Palermo, Sellerio 2002, p. 20. Conseguenza evidentedi questa convinzione implicita, vale a dire lidenticazione della tematizzazione losocadella relazione estetica [] con la stessa esistenza degli orientamenti estetici (ivi), quellache porta gli approcci tradizionali dellestetica losoca a misconoscere il ruolo degli atteg-giamenti estetici nelle pitture parietali degli abitanti del Paleolitico superiore, per le quali siparla spesso di congurazioni simboliche a unzione rituale e/o apotropaica.

    7 Esempio evidente di questo procedere delle discipline empiriche sono alcune para-dossali spiegazioni adattazioniste in biologia evoluzionistica, le cosiddette Just so Stories(Storie proprio cos, dal libro di racconti di Kipling in cui vengono narrate antasiosestorie evolutive sui caratteri biologici animali). In queste narrazioni evolutive ad hocvi una

    meccanica applicazione della scatola nera della selezione naturale allo scopo di spiegarelorigine di una particolare unzione, struttura o comportamento N. Eldredge, RipensareDarwin, Torino, Einaudi 1999, p. 44. La mancata (o errata) analisi concettuale di nozionicome unzione, struttura o adattamento (analisi che campo proprio della losoa dellabiologia) conduce quindi al allimento della spiegazione stessa.

    8 Mi riaccio qui a quella che Schaeer ha denito la tesi delleccezione umana, se-condo la quale dans son essence proprement humaine lhomme possderait une dimensionontologique mergente en vertu de laquelle il transcenderait la ois la ralit des autresormes de vie et sa propre naturalit, J.-M. Schaeer, La fn de lexception humaine,Paris, Gallimard 2007, p. 14.

    9 In biologia evoluzionistica si intende con flogenesiun particolare tipo di genealogiaovvero il risultato di una discendenza evolutiva con modicazione: A livello dellorganiz-zazione biologica di specie e di gruppi di specie, una logenesi il risultato di molti eventidi speciazione (nuove specie che evolvono da una specie ancestrale) succedutisi nel tempo.E. O. Wiley, Filogenesi, in N. Eldredge (a cura di), La vita sulla terra. Unenciclopedia dellabiodiversit dellecologia e dellevoluzione, Torino, Codice Edizioni 2004, p. 4. Con logenesidella relazione estetica intendiamo dunque lalbero della vita dellattivit cognitiva a un-zione estetica: i suoi antenati evolutivi, le causalit e le pressioni selettive che hanno portatoal suo emergere in quanto capacit cognitiva. In sintesi, la logenesi della relazione estetica lo studio delle orme evolutivamente originarie della relazione cognitiva a unzione estetica.

    10 Tale strategia esclusiva dellestetica losoca strettamente irrelata a pretese di au-tonomia disciplinare che riposano su unautonomia ben pi generale della losoa toutcourt. Nelle parole di Schaeer, la losoa si autodenisce spesso come il dispiegamentodi un pensiero radicalmente autonomo, i cui oggetti non potrebbero essere gli stessi di altrericerche cognitive; allo stesso modo, questa aerma che la sua evoluzione storica guidata

    unicamente dallo spostamento successivo delle sue peculiari problematiche e dunque, cheessa possa e debba essere compresa in maniera puramente interna, J.-M. Schaeer, Oggettiestetici..., cit., p. 41.

    11 Vedi pi avanti per una denizione della nozione per molti versi non priva diambiguit di cognitivo.

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    si veda per questo lecace critica di Jolle Proust allidenticazione di contenuto mentalee linguaggio nel suo Comment lesprit vient aux btes, Paris, Gallimard 1997 (si veda inparticolare il secondo capitolo Pense animale et interpretation).

    29 R. Brandom, Articolare le ragioni, Milano, Il Saggiatore 2002.30 Si veda quanto dice Schaeer a proposito dellomologia di contenuto proposizionale

    e contenuto mentale: il est douteux que le contenu de toute attitude intentionnelle puissetre rduit un contenu propositionnel, moins de poser lexistence dun langage mental(tel le mentalais de Fodor) qui serait homologue (bien que non rductible) aux langagespublics, J.-M. Schaeer, La fn de lexception humainecit., p. 112.

    31 Si tratta della tesi rappresentazionalista sostenuta dalla Proust con la nozione direalismo intenzionale e, nellambito di una teoria della percezione, dal losoo Louis Allixcon quella di realismo indiretto. Si veda il gi citato J. Proust, Comment lesprit vient auxbtes, e L. Allix, Perception et ralit. Essai sur la nature du visible, Paris, CNRS 2004.

    32 F. Desideri, Vincoli percettivi, gradi di libert e meta-unzionalit dellestetica, coner-enza tenuta presso lEcole des Hautes Etudes en Sciences Sociales nel ebbraio 2007.

    33 Esemplare il saggio di F. Sibley, Concetti estetici, in P. Kobau, G. Matteucci, S.Velotti (a cura di), Estetica e flosofa analitica, Bologna, Il Mulino 2008, pp. 177-207.

    34 Il losoo Eddy Zemach denisce la posizione realista in estetica in questi termini:En esthtique, je dends le ralisme, cest--dire la conception selon laquelle les noncsesthtiques possdent de vritable conditions de vrit: ils sont vrais si et seulement si lesproprits esthtiques quils attribuent aux choses caractrisent rellement ces choses, E.Zemach, La beaut relle. Une dense du ralisme esthtique, Rennes, PUR 2005, p. 23.

    35 Per un trattamento pi articolato della questione mi permetto di rimandare al mioLa dimensione cognitiva dellattenzione estetica, in F. Desideri, G. Matteucci (a cura di),Estetiche della percezione, Firenze, Firenze University Press 2007.

    36 J.-M.Schaeer, Addio allestetica, cit., p. 64. Unanalisi a parte meriterebbe la pro-posta di Matteucci ricavata da Wittgenstein per cui il giudizio estetico sarebbe unaperormativit elocutoria: nel giudizio, o in ci che agisce come giudizio, lesperienzaestetica trova compimento in un atto integrativo in cui la regola del enomeno che orientarifessivamente lintero arco estetico resta solo esibita, a conerma della natura perormativa

    del enomeno complessivo. Ci che unge da predicato estetico maniestazione abbreviatadi queste continuit esperienziale, G. Matteucci, Filosofa ed estetica del senso, Pisa, ETS2005, pp. 64-65. Dello stesso tenore e allo stesso modo degna di maggiore attenzione laposizione di Desideri, il quale seguendo e interpretando il Kant del paragrao 9 della Cri-tica della acolt di giudizio prospetta una coimplicazione di piacere e giudizio: il giudizioestetico esprime (e insieme pone in atto), nella sua intima connessione con il sentire, unasintesi densa che trova la sua unit nel piacere proprio del giudicare esteticamente. Ed appunto tale carattere a conerire una valenza perormativa, anzich puramente constativao epistemologicamente costruttiva, a ogni giudizio estetico. F. Desideri, Il nodo percettivoe la meta-unzionalit dellestetico, in F. Desideri, G. Matteucci (a cura di), Estetiche dellapercezione, cit., p. 16. Ci riserviamo in altra sede di discutere tali proposte teoriche.

    37 G. Bataille, Lascaux ou la naissance de lart, Genve, Skira 1955, p. 11.38 Espressione resa celebre dal libro di J E. Peier, The creative explosion: An inquiry

    into the origins o Art and Religion, New York, Harper & Row 1982.39 Per una presentazione del dibattito sui vari modelli paleontologici di ricostruzione

    dellorigine delluomo moderno si veda il saggio di F. DErrico, Lorigine de lhumanit etdes cultures modernes, in Diogne, 214, 2006, pp. 147-59.

    40 Lascio a Nicholas Humphrey il ruolo di guastatore del miracolo di Lascaux. Secondoil losoo inglese inatti le pitture parietali del Paleolitico superiore non dimostrerebberolemergere di capacit mentali moderne. In base a conronti con disegni di una bambinaautistica priva di linguaggio, Humphrey propone una critica del paradigma dellesplosionecreativa, N. Humphrey, Cave Art, Autism and the Evolution o Human Mind, CambridgeArchaeological Journal, 8-2, 1998, pp. 165-91.

    41 Riprendo qui il termine ontico nel senso in cui lo utilizza Schaeer parlando diropture ontique, ovvero la thse dune sparation radicale entre les tres humaines et les

    autres ormes de vie, J.-M. Schaeer, La fn de lexception humaine, cit., p. 27.42 Cr. J.-M. Schaeer, Les clibataires de lart, Gallimard, Paris 1996, p. 136.43 Per una ricostruzione in questa prospettiva delle origini dellarte si veda S. Mithen,

    The prehistory o Mind: A search or the Origins o Art, Religion and Science, Londres/NewYork, Thames and Hudson 1996. Per Mithen solo lHomo sapiens sarebbe stato capace di

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    sintetizzare ed elaborare concetti generali oltrepassanti lutilit immediata, dunque loriginedellarte si accompagnerebbe allemergere del linguaggio articolato.

    44 Larte ece unapparizione tarda durante il lungo percorso dellumanit, dal suoemergere zoologico: meno di 40.000 anni ci separano dalle pi antiche opere darte cono-sciute, oltre due milioni e mezzo di anni dai primi utensili di pietra! Questo lungo tempo

    senza alcuna maniestazione artistica conservata u orse un passato vuoto di sentimentie di sensazioni estetiche, un tempo senza vita per le immagini e i suoni?, D. Vialou, Lapreistoria, Milano, Rizzoli 1992, p. 4..

    45 F. DErrico, Lorigine de lhumanit et des cultures modernes, Diogne, cit., p. 150.46 Siamo qui in sintonia con la prospettiva elaborata da Nicholas Humphrey per spiegare

    levoluzione naturale della coscienza. Humphrey delinea inatti una teoria evolutiva dellin-telligenza sconnessa dalle tradizionali unzioni mentali superiori e legata a una determinatastruttura di retroazione riverberante della sensazione: N. Humphrey, Una storia dellamente, Torino, Instar Libri 1998.

    47 T. Pievani, Homo sapiens e altre catastrof, Roma, Meltemi 2002, p. 248.48 Dubbio reso legittimo anche da quanto emerge da alcuni ritrovamenti nella grotta di

    Hyne di oggetti naturali collezionati per il loro aspetto curioso. Come riportato da Leroi-Gourhan: Ce sont une grosse coquille spirale dun mollusque ossile de lre secondaire,un polypier en boule de la mme poque, des blocs de pyrite de er de orme bizarre. Cene sont aucun titre des oeuvres dart, mais que les ormes dune telle production naturelleaient retenu lattention de nos prdcesseur zoologiques est dj un signe dun lien aveclesthtique, citato da J.-M. Schaeer, Les clibataires de lart, cit., p. 140.

    49 F. Desideri, Forme dellestetica, Roma, Laterza 2005, p. 18.50 J. Diamond, Il terzo scimpanz. Ascesa e caduta dellHomo sapiens, Torino, Bollati

    Boringhieri 2006, p. 11.51 Si veda linteressante approccio di archeologia cognitiva allo studio dellorigine della

    musica proposto da S. Mithen, Il canto degli antenati, Torino, Codice Edizioni 2007.52 il caso di molte narrazioni evolutive della sociobiologia, che pur essendo un ap-

    proccio ormai datato continua a esercitare il ascino delle semplicazioni eccessive nei pro-grammi naturalisti delle scienze umane. Per una sua critica chiara ed equilibrata si veda S.

    J. Gould, Sociobiology: the art o storytelling, New Scientist, 16 November 1978. Per leJust so Story si veda la nota 7.53 J.-M. Schaeer, Addio allestetica, cit., p. 42.54 Idem, Oggetti estetici, cit., p. 49.55 Dans la relation esthtique, lattention et la raction apprciative orment donc une

    boucle onctionnant sur le principe du eedback interne., J. M. Schaeer, Relation esthti-que et connaissance; relazione tenuta al convegno Il atto estetico: tra emozione e cognizione,Firenze 24-26 maggio 2007 (trad. it. di prossima pubblicazione).

    56 Il dibattito su una naturalizzazione della coscienza orse il luogo dove viene teo-rizzato per la prima volta il programma naturalistico in losoa. Per questo la bibliograache si accumulata sterminata e le posizioni interne al dibattito sono molteplici e spessoortemente contrastanti. Per una sintesi del dibattito e dei problemi legati a una natura-lizzazione della coscienza si veda J. Searle, La riscoperta della mente, Bollati Boringhieri,Torino 1994.

    57 Il testo pi importante sulle origini evolutive dei comportamenti altruistici e delletica orse E. Sober, D. S. Wilson, Unto Others: The Evolution and Psychology o UnselfshBehavior,Cambridge (MA), Harvard University Press 1998.

    58 Tra i molti contributi si veda P. Boyer, Et lhomme cra les dieux, Paris, Gallimard2006, e D. Dennett, Rompere lincantesimo, Milano, Cortina Editore 2007.

    59 In particolare D. Sperber, Il contagio delle idee, Milano, Feltrinelli 1999. Per unaprospettiva pi strettamente evolutiva: P. J. Richerson, R. Boyd, Non di soli geni. Come lacultura ha trasormato levoluzione umana, Torino, Codice Edizioni 2006.

    60 Le teorie darwiniane sulle origini delle nostre capacit artistiche non possono speraredi rendere conto di tutte le unzioni sociali e delle varie orme di arte che sono emerse nellediverse culture umane nel corso dei secoli. La psicologia evoluzionistica prova a rispondere

    solo a un ristretto numero di domande sullarte umana: Quali adattamenti psicologici sisono evoluti per produrre e apprezzare larte?, Quali pressioni selettive hanno dato ormaa questi adattamenti?. Sono domande importanti, ma non sono certo le uniche interessan-ti., G. Miller, Uomini, donne e code di pavone. La selezione sessuale e levoluzione dellanatura umana, Torino, Einaudi 2002, p. 278.

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    75 Come ribadito pi volte dalla biologia evoluzionistica, di ondamentale importanzadistinguere lorigine storica di un carattere dalla sua unzione attuale. Sarebbe uorviante,oltre che ingiusticato, cercare in orme di estetica animale la medesima unzione che svolgelarte nelle nostre societ occidentali, allo stesso modo in cui sarebbe riduttivo riportarelesperienza estetica che abbiamo oggi a un concerto di Bob Dylan o a una mostra di Fran-

    cis Bacon a una dinamica di selezione sessuale. Intorno a questa distinzione credo si giochimolto del dibattito aperto dalle proposte teoriche della psicologia evoluzionistica.76 Nello specico Darwin aronta la questione estetica (di un sense o beauty) allin-

    terno della pi ampia trattazione della selezione sessuale in The Descent o Man, and se-lection in Relation to Sex (1871), trad. it. Lorigine delluomo e la selezione sessuale, Roma,Newton & Compton 2006.

    77 Si vedano in particolare le ricerche condotte allinterno del Center or EvolutionaryPsychology della University o Caliornia, http://www.psych.ucsb.edu/research/cep/. Ai nidel nostro lavoro, i testi pi rappresentativi di questo programma di ricerca sono J. Tooby, L.Cosmides, Does Beauty Build Adapted minds? Toward an Evolutionary Theory o Aesthetics,fction and the Arts, Sub-stance, vol. 30, nn. 94-95, 2001, pp. 6-27; G.H. Orians, J.H.Heerwagen, Evolved Responses to Landscapes, in J. H. Barkow, L. Cosmides, J. Tooby (acura di), The Adapted Mind: Evolutionary Psychology and the Generation o Culture, NewYork, Oxord University Press 1992.

    78 G. Miller, Uomini, donne e code di pavonecit., pp. 271-303.79 Questa la tesi che viene sostenuta dal paleontologo Ian Tattersall a proposito

    dellemergere della coscienza umana. I. Tattersall, Il cammino delluomo, Milano, Garzanti2004, pp. 169-76. In questo senso lemergere dellorientamento estetico sarebbe una exapta-tion, una riorganizzazione unzionale a partire dal riutilizzo di strutture cognitive e neuronaligi ormate, come il sistema neuronale emozione-scelta e la capacit di svincolarsi dal legameautomatico di inormazione prossimale e reazione motoria (orienting reponse). Sulla nozione diexaptation si vedano i due articoli di recente tradotti in italiano e raccolti in un volume daT. Pievani dove per la prima volta viene coniato il termine: S. J. Gould, E. Vrba, Exaptation.Il bricolage dellevoluzione, a cura di T. Pievani, Torino, Bollati Boringhieri 2008.

    80 W. Welsch, Animal Aesthetics, cit., p. 16.81

    Per stimolo prossimale si intende lesplorazione percettiva di base che si ha attraversoil contatto diretto con i recettori sensoriali. Si tratta di un meccanismo additivo di stimoli dacontattto che comporta un legame automatico tra inormazione e risposta motoria. Con lostimolo distale abbiamo una dilatazione del circuito di reazione motoria e gli input percet-tivi nelluomo attraverso ludito e la vista sono classicati sotto il vincolo imposto dalladistibuzione spaziale e temporale. In questo modo si sviluppano capacit di anticipazione,di memoria e di calibrazione sensoriale che, distanziandolo, pre-strutturano il mondo. Perunattenta trattazione di questi temi si veda R. C. Gallistel, The Organization o Learning,Cambridge (MA), MIT Press 1990.