Balkan Florence express - Oxfam Italia · E’ questo che emerge dai plot. ... grafia che racconta...

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Ringraziamenti vanno allo staff di Oxfam Italia, della Fondazione Sistema Toscana, del Festival dei Popoli, dell’Odeon e a tutti coloro che hanno preso parte alla realizzazione del Balkan Florence Express.

Hanno collaborato:Daria AntenucciElisa Bacciotti Emilio Bagnasco Roberto BarbieriSandra BinazziMaria BonsantiMarta BrancasiTommaso Cimò Cristina Dell’OrsoSara D’AndreaMira DujelaTeresa Diani Sveva FedeliCecilia FerraraVirginia FerraroCarlotta Fonzi KliemanLisa GiustiVlatka GottSilvana Grispino Vittorio IerveseStefania Ippoliti Alberto LastrucciClaudia MaciAndrea MagagnatoSimone MalavoltiIsabella ManciniAlessia MartiniDavid MattesiniLorenzo RidiLorenzo PaoliAnna PasqualeTommaso PortogalliGabriele RizzaCamilla SileiAreta SobierajFederico SpadiniChiara Trevisani Zanobi TosiCamilla Toschi Demostenes UscamaytaElisabetta Vagaggini Marta Zappacosta Carmen Zinno

un’iniziativa di Oxfam Italia

con il supporto dell’Unione Europea – Programma Prince

in partnership con il Festival dei Popoli

Fondazione Sistema Toscana

e con la 50 giorni di Cinema Internazionale

Balkan Florence express I BalcanI come non lI avete maI vIstIFIrenze 26 – 29 novemBre 2012

FESTIVALDEI POPOLIISTITUTO ITALIANO PER IL FILM DI DOCUMENTAZIONE SOCIALE ONLUS

dall’Unione Europea

Cordinamento redazionale Cecilia FerraraGrafica Federica Perozziello

Le lunazioni si susseguivano e le generazioni sparivano rapidamente, ma il ponte restava, immutabile, come l’acqua che scorreva sotto le sue arcate.(Ivo Andrić “Il ponte sulla Drina”)

I Balcani e noi

Parlare e occuparsi di Balcani non è un’operazione banale in Italia. Non si parla solo di un’area geografica e di paesi limitrofi che stanno compiendo il loro lento ma inesorabile cammino verso l’Unione Europea. I Balcani ci appartengono in quanto sono il nostro Oriente, sono la Via Imperiale verso Bisanzio, sono un luogo dell’anima che tendiamo a dimenticare, quel luogo da cui Marco Polo decide di partire verso est. Eppure non li abbiamo mai capiti ne’ conosciuti, i Balcani, se non per stereotipi. Per 40 anni sono stati la Yugoslavia di Tito, il socialismo dal volto umano, dove facevamo le vacanze in camper d’estate, e poi d’improvviso le guerre degli anni novanta che ci hanno fatto cambiare idea. La Yugoslavia è diventata terra di barbari, è diventata Sarajevo martirizzata dalle bombe e dai cecchini, è diventata la pulizia etnica, Milosevic, il Kosovo, i profughi e il bombardamento di Belgrado da parte della Nato, con gli aerei che partivano da Aviano. Nel 2000 infine Milosevic è caduto e di nuovo ci siamo dimenticati dei Balcani fino all’ap-parizione di Ivan Bogdanov incappucciato con un paio di cesoie che mostrava il dito medio alle telecamere di tutto il mondo durante la partita di qualificazione per gli europei allo stadio Marassi di Genova. In quel momento ci siamo ricordati dei film di Kusturica e abbiamo scosso la testa.Eppure I Balcani occidentali sono strategici per l’Italia non fosse altro che per le deloca-lizzazioni italiane in Serbia (la Fiat in primis) gli investimenti in Montenegro, le vacanze in Croazia, gli aiuti alla Bosnia-Erzegovina, le truppe italiane in Kosovo e la fortissima presenza delle comunità albanesi e macedoni in Italia. Il Balkan Florence ExpressE’ anche per quesi motivi che Oxfam Italia, che da più di 15 anni lavora con progetti di cooperazione internazionale nei paesi dei Balcani occidentali, ha ideato il Balkan Floren-ce Express la prima rassegna organizzata in Toscana di cinema contemporaneo Italia proveniente da Croazia, Serbia, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Albania. Il Cinema è uno dei mezzi più immediati ed attraenti per conoscere la società contem-poranea e anche per dare la possibilità ad una produzione artistica spesso ritenuta mar-ginale di venire fuori in tutta la sua freschezza e con le sue contraddizioni che derivano comunque da vent’anni di rivolgimenti politici.Ed il BFE nasce dall’incontro tra Oxfam Italia, che opera nei Balcani occidentali con progetti di cooperazione internazionale e decentrata da almeno 20 anni, con Fondazio-ne Sistema Toscana – Mediateca Regionale e Festival dei Popoli che sono il meglio di quanto Firenze e la Toscana possano offrire per la competenza in campo di promozione

cinematografica e di organizzazione di festival dedicati alla settima arte.Il Balkan Florence Express si situa all’interno della 50 giorni di cinema internazionale con l’obbiettivo di ribaltare gli stereotipi sui Balcani e mostrarne la qualità artistica in campo cinematografico. Il BFE è stato il luogo di incontro e di collaborazione di alcuni dei maggiori festival e organizzazioni di cinema dei Balcani, che hanno contribuito alla selezione dei film: Crno-gorska Kinoteka (Montenegro), Sarajevo Film Festival e Association Film Makers of Bo-snia Erzegovina (Bosnia Erzegovina) PriFilmFestival (Kosovo), Cinedays (Macedonia), Restart e Croatian National Cinema Archive (Croazia), Tirana Film Festival (Albania), FreeZoneFestival e Dokukino (Serbia).Il Balkan Florence Express è parte di un più ampio progetto di Oxfam Italia MOST (Maxi-mizing opportunities, strengthening trust) co-finanziato dall’Unione Europea nell’ambito della linea di finanziamento “Prince 2010”.Con il progetto MOST Oxfam Italia scelto di attuare una sorta di “restituzione” ovvero portare la cultura, l’arte, il cibo, l’atmosfera dei paesi in cui opera e che presto saranno membri dell’Unione Europea.

Elisa BaciottiDirettrice Campagne Oxfam Italia

La Fondazione Sistema Toscana – Mediateca ha accettato di essere partner per il pro-getto Europeo Prince coordinato da Oxfam Italia in collaborazione con il Festival dei Popoli, per l’alto valore culturale e di pacificazione che Balcan Florence Express BFE esprime. L’apporto dato al progetto consiste nella consulenza e nella programmazione della rassegna che offre, all’interno dei 50 Giorni di Cinema Internazionale a Firenze, un panorama di approfondimento sulla nuova cinematografia dei Balcani.Dopo un’accurata selezione, fra i molti film di fiction segnalati dai maggiori festival dei Balcani occidentali, è stata fatta la programmazione che vedrete e che tiene conto anche delle diverse aree coinvolte dal progetto.I grandi temi di questa rassegna lasciano emergere lacerti delle recenti ostilità. Quello dei Balcani è un territorio che è stato storicamente attraversato da conflitti, ma la guerra fratricida, sanguinosa ed ingiusta degli anni novanta ha provocato, come nel caso del genocidio di Srebrenica, un’insanabile tragedia umana.La popolazione balcanica, pervasa dalle ferite della guerra, vive la quotidianità e gli affet-ti sopravvissuti alla devastazione, torna ad esprimersi esorcizzando il dolore e la rabbia per gli orrori subiti. Intrapresa la via della ricostruzione delle città e prese le distanze dall’odio, i popoli dei Balcani hanno bisogno di risvegliare la cultura, anch’essa inibita dalla violenza, per tornare ad essere parte integrante del mondo.E’ questo che emerge dai plot. Nel clima della rinascita si sviluppa la nuova cinemato-grafia che racconta dell’inesorabile processo di integrazione dei Balcani verso l’Europa. Si nutre speranza per i giovani nati durante o dopo il conflitto, e la loro crescita è difficile quanto quella di tutte le nuove generazioni. Sono adolescenti, giovani coppie che nella cinematografia dell’est europeo, come in quella italiana, raccontano l’assenza di pro-spettive concrete, cercando di ritrovare una loro identità. Nel tentativo di emanciparsi, l’arroganza, la disperazione, la violenza e la fuga nelle dipendenze (alcool, droghe, tec-nologie) costituiscono uno stile di vita. Nel nuovo secolo sono questi i pochi strumenti a disposizione degli adolescenti, ciò che viene offerto loro da un mondo di adulti, anch’essi deprivati dei valori fondamentali e intimamente feriti.Abbiamo proposto Tilva Roš di Nikola Ležaić per dare inizio a queste giornate di cinema. E’ un film che affronta bene questo tema utilizzando una tecnica di ripresa molto diffusa fra le nuove generazioni.Il futuro è dunque la nostra speranza collettiva. Per costruirlo occorre essere consape-voli ed è necessario pertanto partecipare a queste trasformazioni.Il problema è mondiale e i Balcani sono una parte del mondo che a noi rimane ancora e nonostante tutto sconosciuta. La perdita di lucidità e il pregiudizio, che si è insinuato ovunque, oscurano la nostra capacità di comprendere la ricchezza delle diversità artisti-che e culturali che ci circondano.

Cinema fuori dal conflitto Uomini e donne partiti dall’orrore, clandestini salvati da scafisti senza scrupoli, paesi ostili e genti nemiche ad accoglierli eppure, come nel poema di Dušan Vasiljev*, loro non cercavano “alcun bottino ma una manciata d’aria e un po’ di bianca rugiada mattutina”.Buona visione e soprattutto buona conoscenza.

Sveva FedeliFondazione Sistema ToscanaCoordinamento Festival - Attività Educative per il SocialeArea Cinema

* ”L’uomo canta dopo la guerra”

Il Balkan Florence Express, organizzato da Oxfam Italia in partnership con Festival dei Popoli, Fondazione Sistema Toscana e con il contributo dell’Unione Europea – program-ma Prince – è la rassegna di cinema contemporaneo proveniente dai Balcani occiden-tali che porta nelle sale dell’Odeon di Firenze 20 pellicole tra fiction e documentari che esploreranno la società dei Balcani occidentali di oggi. Un’area geografica che sta com-piendo il suo lento ma inesorabile cammino verso l’Unione Europea.Il BFE è anche cultura ed eventi, con seminari dedicati al cinema attraverso le sponde dell’Adriatico, matinée rivolte alle scuole toscane, un media pool di operatori italiani e balcanici in collaborazione con One World South East Europe, una mostra fotografica organizzata in collaborazione con la Fondazione Studio Marangoni e la Thetys Gallery, una mostra fotografica dedicata ad uno dei più famosi attori dell’ex Yugoslavia, Bekim Fehmiu in collaborazione con l’associazione Trentino con I Balcani, un concorso fotogra-fico ed un concerto dell’artista Kal all’Auditorium Flog.l Balkan Florence porta dunque a Firenze all’Odeon una 4 giorni di proiezioni di 20 film di cui 9 fiction e 11 documentari selezionati da un Artistic Committee composto dai principali Festival di cinema della regione balcanica assieme ad enti governativi e non governativi che si occupano di cinema.Fondamentale la partecipazione al progetto dei più importanti film festival, cineteche e organizzazioni che si occupano di cinema dei Balcani occidentali che hanno selezionato i film in rassenga: Association of Filmmakers in Bosnia Erzegovina (Bosnia Erzegovina), Cinedays (Macedonia), Croatian State Archives (Croazia), Dokumentarni Kinoquadrant (Serbia), Free Zone Festival (Serbia), Prishtina Film Festival (Kosovo), Restart (Croa-zia), Sarajevo Film Festival (Bosnia Erzegovina), Tirana International Film Festival (Al-bania) e Crnogorska kinoteka (Montenegro).

Balkan Florence Express Molto più di una rassegna

lUneDì 26 novemBre

perseverance... spIrIt...Breath/opstaJanJe...DUh...DUhdi Momir Matović, Montenegro, 2011, 59’, v.o. sott. it./ing. ORE 15.30 Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze

Regia Prodotto da Scritto da Fotografia Montaggio Suono Musica Formato Paese Lingua Distributore

Momir MatovićmatFILM MontenegroMomir MatovićMomir MatovićLjiljana VukobratovicAbdullah Jovo KljajicLeo DjokajDVCAM, color MontenegromontenegrinomatFILM Montenegro

Sinossi

“Un ònere più pesante della sofferenza è il futuro” scriveva Fyodor Dostoevski. Il regista di Per-severance, Momir Matović, si serve di questo importante epilogo per chiudere l’ultimo anno sco-lastico di tre studenti e anche del suo documentario. Tre scuole sperdute nei boschi e nelle mon-tagne del Montenegro, tre insegnanti che hanno ciascuno un unico piccolo studente. Le esigenze della modernità spingono gli abitanti di zone impervie e remote ad abbandonare le loro case e la loro vita in cerca di un miglioramento futuro in città. Ma qualcuno resta, e la sua solitudine non viene mai confusa con la mera desolazione o il rimpianto. Con attenzione vivida alle storie e ai dettagli del paesaggio umano e naturale, Matovic costruisce un dispaccio prezioso proveniente da un tempo staccato dai vortici urbani del presente e da un mondo in via di sparizione. Raggiun-gendo un considerevole livello di commuovente intimità. (Carmen Zinno)

Documentario

Sinossi

Il crocevia europeo non promette bene. Magari luccica da lontano ma da vicino falsifica i piani e annebbia i profili. Ma il crocevia europeo, ricco e potenzialmente accogliente, è obbligato quando le cose si mettono male e il rischio di farla finita diventa paurosamente concreto. Secolari tradi-zioni e ancestrali regole marcano la vita di chi ambisce a uscire dal cerchio dell’antico onore e degli antichi schemi. Al centro il cuore di Arben e Etleva batte d’amore. Uscire dall’isolamento e magari rifarsi la vita illumina speranze. Dall’Albania dei villaggi inchiodati al passato alla Berlino dei cantieri della nuova Europa e del futuro invadente il viaggio non è una scorciatoia, lo scontro è severo e punitivo, il risultato uno smacco di negazioni e pericoli. Frantumi di sogni e destini scro-stati in questo film attento e doloroso di abbordaggi etici, naufragi comportamentali, sopravviven-ze necessarie. Un film di migrazioni gelose e incustodite, di coscienze che prendono spessore e si giocano l’avvenire anche a costo di bruciarsi e scoprire il fondo del dolore, di paesaggi urbani lacerati e scomposti, di sconfitte ulteriori e impossibilità costruttive. L’Europa sta a guardare (so-lenne, impotente, frettolosa) e i sogni finiscono sull’alba livida di una Germania pallida madre. (Gabriele Rizza)

the alBanIandi Johannes Naber - 2010 - 105’, v.o. sott. it./ing. ORE 16:40 Cinema Odeon, piazza Strozzi, Firenze

Regia Prodotto da

Scritto da

Interpretato da Fotografia MontaggioSuono Musica Formato Paese Lingua Distribuitore

Johannes NaberBoris Schönfelder, Dritan Huqi, OnFILM PRODUCTIONJohannes Naber, Nik Xhelilaj, Xhejlane Tërbunia, Ivan ShvedoffAmos Zaharia Stipe Erceg Çun Lajçi André HennickeSten Mende

Ben Von GrafensteinAndré ZacherOliver Biehler

35mm,colorAlbania e Germaniatedesco/albaneseAktis Film International

Fiction

cInema komUnIstodi Mila Turajlić, Serbia, 2010, 100’, v.o. sott. it./ing.ORE 18:30 Cinema Odeon, piazza Strozzi, Firenze

DocumentarioRegia Prodotto da

Co-produttore

Scritto da Fotografia MontaggioSuono Musica Formato Paese Lingua

Mila TurajlićDragan Pešikan, Mila Turajlić, Iva Plemic, Dejan Petrovic, Goran JešicDribbling Pictures, 3k Productions & Intermedia NetworkAida Begić, Elma TataragićGoran KovacevicAleksandra Milovanovic

Aleksandar ProticNemanja Mosurovic

HDCAM, color e b/nSerbiaserbo

Sinossi

C’era una volta una terra che si chiamava Jugoslavia: un film su come il cinema, talvolta, sa e può raccontare la storia di un territorio. Mila Turajlić cuce con finezza e decisione pezzi di cinema jugoslavo, immagini di repertorio di Tito e delle sue amate visioni di cinema casalingo nonché quelle delle grandi manifestazioni nazionali ante 1980. È la storia degli studi cinematografici di Avala Film, dei suoi pochi ma fertili anni di ideazione e produzione di pellicole eccezionalmente affascinanti, di quel glamour tutto cinematografico che cominciava timidamente a spuntare su imitatio di Cannes, Cinecittà e della praghese Barradov. Attraverso il racconto di chi c’era e della celluloide ormai invecchiata, emerge la storia di un paese che non esiste più. Crollato come il ponte di ferro fatto saltare in aria nel film Bitka na Neretv e che giace ancora, ormai pezzo del paesaggio e coperto di muschio, nelle acque del Narenta. (Carmen Zinno)

Sinossi

Microclima americano, da passaggio polveroso e gioventù bruciata, fra abrasioni corporali e bru-ciature esistenziali, in questa “semaine de vacances” che scorre sul tempo con indolenza mime-tica e destrutturata complicità giovalistica. Il paesaggio aiuta a creare vuoto e detronizzare sogni, speranze, attese. Perché qui a Bor in Serbia, spazio magnificamente esplosivo e geneticamente simbolico, c’era un tempo la miniera di rame più grande d’Europa. Un capitolo di risorse umane e di congiunture economiche spazzato dalla guerra, Quel che resta è un paesaggio lunare per un viaggio esplorativo al termine della notte. Una distesa di niente, un enorme buco, un cratere senza magmi e lapilli, dove Toda e Stefan, amici per la pelle, finito il liceo in attesa di un domani universitario, trascorrono giornate di inefficienza e abbandoni, frusciando in skateboard, creando immagini dal vivo in stile Jackass e inevitabilmente, quando l’occassione si materializza sotto forma Dunja, innescando pulsazioni ormonali, rivalità seduttive, giochi di ruolo che rischiano amicizia e complicità. Dove finisce la realtà in questa terra di nessuno che attanaglia l’anima e disincanta il corpo? Forse che il guizzo delle proteste sindacali che stanno scuotendo la cittadina riuscirà a ricomporre la comunità del sentire e la condivisione delle aspettative? (Gabriele Rizza)

tIlva roŠdi Nikola Ležaić, 2010, 99’, v.o. sott. it./ing.ORE 20:30 Cinema Odeon, piazza Strozzi, Firenze

FictionRegia Prodotto da

Co-produttoreScritto da Fotografia MontaggioSuono Formato Paese Lingua Distribuitore

Nikola LežaićUroš Tomić Mina Đukić Nikola Ležaić, FILM HOUSE KISELO DETEDragan ĐurkovićNikola Ležaić Miloš Jaćimović Nikola LežaićDanijel Daka Milošević

35mm/DCP, colorSerbiaserbo VISIT FILMS

BelveDere di Ahmed Imamović, Bosnia Erzegovina, 2010, 90’, v.o. sott. it./ing. ORE 22.30 Cinema Odeon, piazza Strozzi, Firenze

FictionRegia Prodotto da Scritto da Fotografia Montaggio Dialoghi e poesia Musica Formato Paese Lingua

Ahmed ImamovićSamir Smajić, ComprexAhmed Imamović, Aida PilavDarko DrinovacMidhat MujkićAbdullah SidranNedim Zlatar, Leonardo Šarić35 mm, color e b/nBosnia-Erzegovinabosniaco

Sinossi

Si affaccia sulla storia e sui destini d’Europa, civile e democratica, uscita dalle rovine del secondo conflitto mondiale, questo Belvedere del regista bosniaco Ahmed Imamovic. Che è un modo lucido per non dimenticare, una proiezione sul futuro sgualcito e molesto da consegnare alle future generazioni, una finestra di inquietudini e malesseri da vecchio e incontinente continente, un interrogativo glaciale sulle conseguenze della divisioni, le lacerazioni, le frantumazioni che di-sgregano e disperdono, sulle aridità dei campi di battaglia, quel che ancora resta della solidarietà “umana” prima che della convivenza pacifica, dei progetti o delle geografie politiche. Una “storia semplice” nell’azzardo delle complicazioni del terzo millennio, una famiglia sopravvissuta a Sre-brenica (1995, buco nero dello scacchiere antropologico occidentale), chiusa nel Belvedere di un campo profughi, dove l’eco del massacro si frantuma nel conflitto generazionale, come uscire dall’incubo e guardare avanti, per imbucarsi nell’astrazione televisiva del Grande Fratello. La Casa è accogliente, invitante, il passato può attendere, il futuro forse è già finito. Il film gioca su queste dissonanze, due traiettorie di contrasti ottici e esistenziali, tra le riprese in bianco e nero del campo e la tavolozza sgargiante del più ignobile dei “buen retiro” made in Ue. (Gabriele Rizza)

BlU Wall reD Doordi Alban Muja e Yll Çitaku, Kosovo, 2009, 33’, v.o. sott. it./ing. ORE 16:00 Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze

DocumentarioRegia Prodotto da Scritto da Fotografia MontaggioSuonoMusica Formato Paese Lingua Distributore

Alban Muja & Yll ÇitakuAlban MujaAlban MujaYll Citaku Yll Citaku Pellumb BallataToton & Dardan Ramabaja

DV pal 720x576, colorKosovoalbanese Alban Muja

Sinossi

A Pristina le strade hanno così tanti nomi che è come se non ne avessero alcuno. E infatti nessu-no dei cittadini intervistati da Alban Muja e Yil Citaku conosce la denominazione esatta del luogo in cui si trova in quell’istante, o peggio, dove si trova la sua casa. La mappa della città è così una specie di enigma derivato dai cambiamenti, tanti e ripetuti, che hanno percorso in lungo e in largo la storia dei Balcani, in particolar modo del Kosovo. Su un doppio registro visivo assediato da una tappeto sonoro free jazz ed elettronico, i due autori si muovono in un paesaggio urbano ondulatorio. Picchi d’architettura cittadina come il palazzo denominato “Lepa Brena”, nome di una famosa cantante serba e vero e proprio sex symbol degli anni Ottanta, e strade fangose su cui irrompono spettri di case mai finite. C’è da chiedersi: come faranno mai i postini a portare a destinazione le loro lettere? Alban e Yil provano a raccontarcelo. (Carmen Zinno)

marteDì 27 novemBre the seamstress / shIvachkIte di Biljana Garvanlieva, Macedonia, 2010, 26’, v.o. sott. it./ing. ORE 16:45 Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze

DocumentarioRegia Prodotto da

Scritto da Fotografia MontaggioSuonoMusica Formato Paese Lingua Distributore

Biljana GarvanlievaOgnen Antov, Dream Factory Macedonia, Gebrueder Beetz film productionBiljana GarvanlievaManuel Zimmer, Dimo Popov

Andre NierAndre NierRobert Rabenalt

HDV, colorMacedoniamacedoneTaskovski Films

Sinossi

La disoccupazione, come precipitato della fine del comunismo e dell’attuale crisi economica, delinea strani destini nella piccola città di Stip, in Macedonia. Quasi tutte le donne lavorano nella produzione tessile, svegliandosi a orari improbabili e curando l’adempimento di tutte le esigen-ze delle proprie famiglie. Gli uomini, invece, non trovano alcuna occupazione, passano le loro giornate a far lavori casalinghi o al bar. I sogni e i desideri segreti di alcune di queste lavoratrici vengono a scontrarsi con la durissima realtà di un lavoro logorante, quasi ai limiti del sopporta-bile. I loro impegni quotidiani le fanno schiave degli affetti e delle responsabilità, soprattutto se paragonati ai vuoti occupazionali maschili. Ma Garvanlieva non addossa le colpe del presente a qualcosa o qualcuno. Si limita a osservare e a raccontare ciò che coglie di questa realtà con intensa e delicata lucidità. (Carmen Zinno)

FictionRegia Prodotto da

Scritto da Fotografia Montaggio Musica Formato Paese Lingua Distributore

Željko SošićŽeljko Sošić, Robert Jazadžiski, Branislav Srdić, Ratko Jovanović, Dogma studioŽeljko SošićDimitar PopovŽeljko SošićArvo Part, Vladimir Đurišić35 mm, color MontenegromontenegrinoDogma studio

lIttle love GoD/malI lJUBavnI BoGdi Željko Sošić, Montenegro, 2011, 90’, v.o. sott. it./ing.ORE 17.30 Cinema Odeon, piazza Strozzi, Firenze

Sinossi

La vita di Nikola, medico macedone in Montenegro, viene sconvolta dall’improvvisa scomparsa della moglie Nina che genera un clima di mistero e paura, anche all’interno della famiglia stessa. A Podgorica, Montenegro, Nikola e Nina, coppia sposata, stanno andando a trovare i genitori di Nina. La madre è malata gravemente ma tutti decidono di nascondere la verità alla donna. Nikola che è un medico non mal sopporta questa situazione e cerca di convincere la moglie ad essere onesta con la madre, ma Nina sembra piuttosto sull’orlo di un crollo nervoso. Nei due giorni successivi Nina è sparita e il padre addossa la colpa a Nikola pensando che nasconda qualcosa essendo lui, Nikola, macedone gli tolgono il passaporto. Un film che nonostante presenti una trama da mistery rimane con un’atmosfera rarefatta e surreale. A distanza di cinque anni dal suo primo film, Sošić si aggiudica conLittle Love God un posto nel panorama cinematografico internazionale.(Marta Brancasi)

FamIlY meals/nIJe tI ŽIvot pJesma havaJa di Dana Budisavljević, Croazia, 2012, 49’, v.o. sott. it./ing. ORE 19:30 Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze

DocumentarioRegia Prodotto da

Scritto da Fotografia MontaggioMusica Formato Paese Lingua Distributore

Dana BudisavljevićHulahop / Olinka Vištica and Sophie de HijesDana BudisavljevićAna Opalić, Tamara Cesarec, Eva Kraljević

Marko Ferković, Dana BudisavljevićChristian Biegai

HD, DigiBeta, colorCroaziacroato Taskovski Films

Sinossi

Tagliare il pane, sbucciare le patate, sbattere le uova, compiere i gesti risoluti che occorrono alla preparazione di un buon pranzo. Sedersi a tavola, rilassarsi, e provare a far in modo che anche la propria storia, insieme a quella difficile della Croazia dei primi anni Novanta, venga raccon-tata e rivisitata come una ricetta. Dana Budisavljevic, regista e protagonista del film, c’invita a far da spettatori ai suoi pranzi di famiglia. Chiede spiegazioni alla madre, al padre, al fratello dell’accoglienza rabbiosa, indifferente o muta alla notizia della sua omosessualità. Il cibo fa da veicolo comunicativo eccellente, le ricette, in cui non mancano emozione ed ironia, diventano quasi incantesimi che sciolgono la tensione, e la propria vita si fa organo che accoglie, si nutre, e metabolizza le parole dette, e i gesti compiuti in passato, con naturalezza. Un film che seduce per la sua profonda intimità, facendo della videocamera un varco attraversato da gioie e amarezze condivise come un buon piatto di minestra, condito. (Carmen Zinno)

FictionRegia Prodotto da

Scritto da Fotografia MontaggioSuono Musica Formato Paese Lingua

Dalibor MatanićAnkica Juric Tilić, Josip PopovacŽeljko SošićTomislav Zajec and Dalibor MatanićVanja CernjulTomislav PavlicDubravka PremarJura Ferina and Pavao Miholjevic35 mm, color Croaziacroato

mother oF asphalt/maJIka asFaltadi Dalibor Matanić, Croazia, 2010, 107’, v.o. sott. it./ing.ORE 20:35 Cinema Odeon, piazza Strozzi, Firenze

Sinossi

In una Zagabria grigia e anonima si muovono i personaggi di questo convincente dramma fa-miliare dai dialoghi scarni e trama minimalista. Mare e Janko sono una coppia con un figlio di sei-sette anni, Bruno. L’indifferenza di Janko nei confronti del bambino allontana sempre più la donna dal marito, con cui la tensione deflagra quando Mare perde inaspettatamente il lavoro. Janko, rifiutato sessualmente da lei, la picchia e la spinge ad andarsene di casa con il figlio. Inizia così per i due una “vacanza” fatta di solitudine, sperdimento, mancanza di denaro e di risorse. Dopo una breve sosta a casa di un’amica, anch’essa vittima di un compagno manesco, l’unico ad offrire solidarietà e riparo ai due fuggitivi, stremati dalla fame e dal freddo, è un solitario guardiano di notte.Se l’epilogo del film è piuttosto deludente, rimangono impressi nello spettatore lo scavo psicolo-gico dei personaggi, il rapporto inalterabile fra madre e figlio, l’impatto straniante di esterni quasi metafisici, oltre alla sensazione che il passaggio all’economia capitalista implichi un prezzo alto in termini di solitudine e sicurezza dell’individuo, e la donna paghi anche quello antico della violenza maschile.(Carlotta Fonzi)

pUnk’s not DeaD / pUnkot ne e mrtovdi Vladimir Blaževski, Macedonia, 2011, 104’, v.o. sott. it./ing.ORE 22:40 Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze

FictionRegia Prodotto da Scritto da FotografiaMontaggioSuonoMusica Formato Paese Lingua Distributore

Vladimir BlaževskiDarko PopovVladimir Blaževski

Dimo PopovBlagoja NedelkovskiAtanas GeorgievAleksandar Pejovski

35mm, colorMacedonia/Serbiaserbo, albanese, maceone PUNK FILM

Sinossi

A metà fra commedia nera e road movie, il film racconta del quarantenne Mirsa, ex leader di un gruppo punk di culto, che a Skopje sbarca il lunario aiutando un piccolo spacciatore albanese. Quando questi gli propone di rimettere insieme la sua vecchia band per un concerto, i due par-tono alla ricerca degli altri componenti dispersi nella ex-Jugoslavia, dalla Serbia a Sarajevo. E’ una viaggio scandito dai lazzi degli amici, dalle colossali bevute e dalla musica, in un ritmo che alterna giocosità e autodistruzione. Come prevedibile, il concerto si rivela un disastro, e al ritorno in Macedonia i membri della band vengono accolti a suon di botte dagli skinhead nazionalisti per punirli di aver suonato “per gli albanesi”.Sotto la scorza nichilista, etilica e fracassona, che strappa allo spettatore un ghigno divertito più che una risata, Punk’s Not Dead rivela una sua anima politica. Le scorribande fra i vari paesi balcanici mostrano i segni di un malessere – economico, sociale, culturale – che li accomuna più che distinguerli. Quanto all’odio etnico, le facce ottuse e perverse degli skinhead, alla fine del film, sono più esplicite di qualunque didascalica battuta.(Carlotta Fonzi)

not a carWash / s’ËshtË lavazh di Gentian Koçi, Albania, 2012, 49’, v.o. sott. it./ing.ORE 16:00 Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze

DocumentarioRegia Prodotto da Scritto da Fotografia Montaggio

SuonoMusica Formato Paese Lingua

di Gentian Rexhep KoçiArtalb film productionGentian Rexhep KoçiAna Opalić, Tamara Cesarec, Eva Kraljević

Gentian Rexhep Koçi e Tomas LogoreciFabian AsllaniMardit B. Lleshi

HD, DigiBeta, colorAlbaniaalbanese

Sinossi

La Scuola di Cinema di Tirana, fondata e diretta dall’amato regista di Magic Eye, Kujtim Cashku, chiude i battenti non senza le forti proteste di studenti e appassionati. Copione che si ripete, in qualche maniera. Il Cinema e il suo apprendimento è contemporaneamente un’educazione sen-timentale e una lotta senza quartiere perchè se alle fabbriche viene dato un nuovo concept, una volta dismesse, alle scuole di cinema viene tolto quello buono che avevano. L’inesorabile “legge della Cinémathèque Française”. L’ingresso della Scuola, decorato e costruito direttamente dagli stu- denti, diventa il luogo della battaglia: qui si concentrano gli investimenti a scopo di lucro per la riqualificazione dell’area. Ma il cinema muore nel cinema e il documentario di Gentian Koçi racconta precisamente una morte di cinema albanese. Un copione si ripete in luoghi e tempi diversi, fondendo, in maniera emblematica, il problema del situarsi della ‘cultura’ nel panorama politico e sociale albanese.(Carmen Zinno

mercoleDì 28 novemBre the BlokaDe / BlokaDa di Igor Bezinović, Croazia, 2012, 93’, v.o.sott. it./ing.ORE 17:00 Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze

DocumentarioRegia Prodotto da Scritto da Fotografia

MontaggioSuono

Musica

Igor BezinovićOliver Sertić, Nenad PuhovskiIgor BezinovićĐuro Gavran, Eva Kraljević, Igor Bezinović, Haris Berbić

Hrvoslava Brkušić, Maida Srabović,

Vladimir Božić, Milan Čekić

Li Bubnjari (live: 11.5.2009.) Antenat – Ima nas dovoljno (live: 28.4.2009.)Ibrica Jusić – Ne dajte da vas zavedu (live: 30.4.2009.)Naš Mali Afro Bend – Moribayassa (live: 24.4.2009.)Tigrova Mast – Tehnika narodu (live: 12.5.2009.)Idoli – Maljčiki (Jugoton, 1981.)

Sinossi

Aprile 2009: la Facoltà di Scienze Umanistiche di Zagabria vota quasi all’unanimità per l’occu-pazione. Non si vedeva una protesta come questa in Croazia dal 1971. Igor Bezinovic è lì a scorrere i corridoi e a catturare le voci degli studenti che si uniscono in coro per abbattere il muro dell’indifferenza di un governo che taglia le spese all’istruzione e che non risponde a nessuno dei loro appelli. Protagonisti del documentario non sono però i singoli studenti - di cui pure finiamo col ricordare lo sguardo impetuoso o il gesto risoluto - quanto le idee, la politica, le convinzioni di cui si fanno interpreti. Le immagini narrano con rumorosa intensità la storia di una protesta come un buco nel quotidiano. Le sue incertezze, le sue occlusioni, i suoi luoghi mediatici improvvisati e le continue negoziazioni sui significati che si susseguono durante le sue poche ma decisive giornate. Quasi un documentario ‘on the road’ dove però la strada è quella della consapevolezza politica e della reale difficoltà della democrazia. (Carmen Zinno)

FormatoPaeseLingua

HD, DigiBeta, colorCroaziacroato

Regia Prodotto da Scritto da Fotografia MontaggioSuono Musica Formato Paese Lingua

Srdjan KečaSrdjan KečaSrdjan KečaSrdjan KečaKatherine LeeTudor PetreAlcyona MickHD cam, color Serbiaserbo

a letter to DaD / pIsmo tatI di Srdjan Keča, Serbia, 2011, 48’, v.o. sott. it./ing.ORE 19:30 Cinema Odeon, piazza Strozzi, Firenze

Sinossi

C’è qualcosa che rende le guerre in qualche maniera identiche. L’ineluttabilità del vuoto che la-sciano a battaglia finita, i terreni che esplodono ancora, per sempre, di lapidi bianche, i volti duri di chi non racconta, quelli lividi di chi vorrebbe ma non ce la fa, i sorrisi rubati, le mani incerte. “Ma le guerre sono fatte dalle persone, non credi?” chiede il regista Srdjan Keka, in questo dialogo muto con il padre. La risposta è sì, ma non sembra una risposta che soddisfa. Il documentario descrive l’amore dei genitori di Srdjan intervallandolo a domande su tutto ciò che è accaduto durante di esso: la morte di Tito, la politica degli anni Ottanta e poi le bombe M75 a cui nessuno poteva esser in alcun modo preparato. La guerra che fa dei luoghi consueti un tabù, buchi neri in cui non si può più tornare. Ma chi viene dopo, o era solo un bambino, tenta di cercare adesso una spiegazione a quegli eventi. “Ho finito il film senza aver trovato una sola risposta” dirà Srdjan alla fine. Ma forse la risposta è già – o forse soltanto – in questo tentativo. (Carmen Zinno)

Documentario

amnestY di Bujar Alimani, Albania, 2011, 83’, v.o. sott. it./ing.ORE 20:30 Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze

FictionRegia Prodotto da Scritto da FotografiaMontaggioSuono

Musica

Bujar Alimani90 Production-Fantasia Audiovissual-Arizona FilmBujar AlimaniElias Adamis

Bonita Papastathi

Leandros Dounis

Hekuran Pere

35 mm, color

Albania, Grecia, Francia

albanese

M-appeal (Germania)

Sinossi

Un film coraggioso e originale, per il soggetto e la chiave prevalentemente visiva con cui è trat-tato. Lo spunto è dato dalla decisione del governo di Tirana di facilitare le visite e l’intimità co-niugali nelle carceri, nel tentativo di avvicinarsi alle normative europee in materia di diritti umani. La storia vede protagonisti Else, che sgobba duro per sopravvivere con i suoi due bambini e il suocero mentre il marito è in galera, e Spetim, la cui moglie è reclusa nella stessa prigione. Gli incontri sessuali delle due coppie – veri e propri stupri silenziosi perpetrati dai due detenuti sui rispettivi coniugi - si svolgono come una routine umiliante a cui Else e Spetim non sono in grado di opporsi. Ma è proprio in carcere che i due si conoscono e si innamorano, finché un’amnistia rompe il fragile equilibrio della loro relazione clandestina, con esiti tragici. Il delitto d’onore che chiude il film – commesso dal suocero, cioè dalla vecchia generazione – rappresenta una sorta di “resistenza” al nuovo, quello di una società in bilico fra passato e futuro, e stretta in un amaro presente di modernità senza sviluppo.(Carlotta Fonzi)

Formato

Paese

Lingua

Distributore

FictionRegia Prodotto da Scritto da Fotografia MontaggioMusica Formato Paese Lingua Distributore

Stanislav TomićJozo Patljak, Alka Film Mario Marko KrceMirko PivčevićTomislav PavlicMarko PerkovicDCPCroaziacroato/tedesco/russoAlka Film Zagabria

JoseFdi Stanislav Tomić, Croazia, 2011, 90’, v.o. sott. it./ing.ORE 22:10 Cinema Odeon, piazza Strozzi, Firenze

Sinossi

La questione dell’identità personale in guerra, in qualunque guerra, è ad una prima lettura il fulcro di questo ambizioso lungometraggio apprezzato dalla critica. Ambientato sul fronte orientale nel 1915, in Galizia, il racconto inizia con un gesto che diventerà il leit-motif altamente simbolico del film: dopo una battaglia, un soldato dell’esercito croato sconfitto ruba la piastrina di un nemico morto per salvarsi la pelle, fino a quando egli stesso verrà colpito e un altro soldato se ne servirà, e così via in una girandola di scambi dove si alternano esercito asburgico, croati, russi, mercenari circassi e semplici avvoltoi presenti in ogni guerra. L’insensatezza di questa è rappresentata in modo efficace, sottolineando come torto o ragione degli schieramenti a confronto, ammesso che esistano davvero, sfumano in un indistinto sanguinolento carnaio. E Josef, l’impostore di turno che, soldato semplice o ufficiale, scaltro o ingenuo, di volta in volta si impadronisce della pia-strina, è quello che più di tutto incarna l’ambiguità storica e ideologica del film: il nome completo sulla targhetta, finalmente visibile nell’ultima inquadratura, è Josef Broz, come Josip Broz Tito, il presidente della ex-Jugoslavia comunista dalle origini ancora venate di mistero.(Carlotta Fonzi)

GIoveDì 29 novemBre

Years eaten BY lIons/GoDIne koJe sU poJelI lavovIdi Boro Kontić, Bosnia Erzegovina, 2010, 59’, v.o. sott.it/ing.ORE16:00 Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze

DocumentarioRegia Prodotto da

Scritto da Fotografia Montaggio Musica Formato Paese Lingua Distributore

Boro KontićAldin Arnautović, Elvira Jahić, Produkcija.baMario Marko KrceSlaven KontićEnsar Džubu

Vladimir Podany

DVCAMBosnia bosniao Alka Film Zagabria

Sinossi

Giornalismo come sintomo del cancro che attanaglia la democrazia di un Paese. Boro Kontic non usa mezze misure nel ripercorrere la storia mediatica che letteralmente sconvolse i paesi dell’ex-Yugoslavia dal 1991 al 1995. A conferma del fatto che le guerre si organizzano su più fronti, utiliz-zano più armi, una fra tutte, vittima e al contempo carnefice, proprio il giornalismo. Su un binario fatto di domande personali circa la storia tanto recente e tanto sanguinosa dei Balcani, si muove un convoglio di immagini di repertorio e di registrazioni audio accuratamente scelte per denun-ciare l’uso propagandistico del giornalismo di quegli anni. Lo scempio della guerra sembra quasi essersi rodato su un collage di insulti improvvisati, ma non per questo meno violenti e razzisti, di cui alcune testate giornalistiche riempirono le loro “notizie”. Un documentario fondamentale, che andrebbe esteso ai conflitti di ogni nazione. (Carmen Zinno)

Sinossi

Zabrdje è un villaggio popolato da soli quattro uomini, un padre e tre figli, su una meravigliosa pianura di montagna della Serbia. Non ci sono strade per raggiungere la loro casa. Si cammi-na nei boschi aspettando di vederla comparire, a un certo punto, tra le fronde degli alberi. Tre scapoli in età da marito e un uomo solo, la casa tappezzata di corpi seminudi di donne-playboy e le continue, ironiche, e a tratti esilaranti, burle e contese familiari. Esiste però un villaggio non troppo lontano, in Kosovo, dove è la percentuale di donne ad essere più elevata della media. Un’agenzia si occupa di organizzare gli incontri tra celibi e nubili che desiderano sposarsi al più presto. Ma vi sono tensioni profonde non ancora superate che si oppongono alla riuscita del progetto. Šerenac, con lo sguardo del cineasta che vuole comprendere prima di emettere qualun-que giudizio, segue i rimbrotti, i pregiudizi e le ostilità non ancora sradicati restituendo un’analisi storico-documentaristica di rara scioltezza e ironia. (Carmen Zinno)

vIllaGe WIthoUt Women/selo Bez enadi Srdjan Šarenac, Bosnia Erzegovina, 2010, 83’, v.o. sott.it./ing.ORE 17:20 Cinema Odeon, piazza Strozzi, Firenze

DocumentarioRegia Prodotto da Co-produttore

Scritto da Fotografia Montaggio Suono Musica Formato Paese

Lingua Distributore

Srdjan ŠarenacEstelle Robin You, Maël Maingu Srđan Šarenac, Igor A Nola (Mainframe Production, Croatia)Jelena PaljanSrdjan ŠarenacPablo Ferro Živanović

Ksenija PetričićSrdjan ŠarenacDejan Pejović

HD, colorFrance / Croatia / Bosnia and Herzegovinaserbo/albanese Les films du balibari

sevDah di Marina Andree, Croazia/Bosnia Erzegovina, 2009, 66’, v.o.sott. it./ing.ORE 20:10 Cinema Odeon, piazza Strozzi, Firenze

DocumentarioRegia Prodotto da

Co-produttore Scritto da Fotografia Montaggio Suono

Musica Formato Paese Lingua Distributore

Marina AndreeDarija Kulenović Gudan, Marina AndreeFabrica SarajevoJelena PaljanSandi NovakMarina Andree, Staša Čelan

Eric Bajramović, Petar Milić,Vedran

Klemenčić, Andro KrpanDamir Imamović

HDV, colorCroatia / Bosnia and Herzegovinabosniao Studio dim

Sinossi

La musica di un popolo, la sua malinconia, l’ironia, le storie di sempre, l’attenzione ai sentimenti legati alla terra. Sevdah è il racconto di una manciata di note e di un gusto estremamente raffina- to del cantare proprio dell’occidente balcanico, la Bosnia-Erzegovina. Damir Imamović si fa inter- prete eccezionale di questo genere musicale e, attraverso la ricerca di sempre più sconosciuti e dimenticati canti sevdah, anche entusiasta compositore e arrangiatore. Marina Andree lo segue alla ricerca più di un pensiero che di una terra giacchè essa molto spesso “non è solo una nazio-ne o una parte di un continente o un luogo. È qualcosa nella tua testa, nei ricordi, nelle abitudini, nel linguaggio. Il modo in cui vivi, le canzoni che canti e gli amori che condividi con gli altri” dice attraverso questo documentario che vibra sotto la voce di Damir. Il film è dedicato alla memoria della cantante di sevdalinka Farah Tahirbegović scomparsa a soli 33 anni.(Carmen Zinno)

snoW/snIJeGdi Aida Begić, Bosnia Erzegovina, 2008, 99’, v.o. sott.it./ing. ORE 21:30 Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze

FictionRegia Prodotto da Co-produttore

Scritto da Fotografia Montaggio Musica Formato Paese Lingua Distributore

Aida BegićElma TataragićMAMAFILM, ROHFILM, Germany; LES FILMS DE L’APRES MIDI, France; DEFC TEHERAN, IranAida Begić, Elma TataragićErol ZubčevićMiralem S. Zubčević

Igor Čamo

35mm, colorBosnia/Germany/France/Turkeybosniao Piramyde

Sinossi

Il film della giovane regista bosniaca, accolto con molto favore dalla critica e vincitore di diversi premi internazionali, è un’opera prima di sorprendente coesione e intensità. A Slavo, minuscolo villaggio della Bosnia orientale, pochi anni dopo la fine della guerra sono rimaste solo sei donne fra giovani e anziane, cinque bambini e un vecchio. Il resto delle loro famiglie, e tutti gli uomini, sono stati trucidati e i corpi ma trovati. Per cercare di sopravvivere al dolore senza che il ricordo dei propri cari si affievolisca, gli abitanti del villaggio si sono chiusi in una specie di cerchio ma-gico, dove le visioni dei morti sembrano convivere con la ritualità immutabile dei gesti quotidiani, del lavoro, dei giochi e dei canti dei bambini. La prima neve accentua il loro isolamento e il senso di sospensione temporale, finché l’arrivo di due uomini d’affari stranieri, pronti a comprare le loro case, non rimescola le carte: si tratta di scegliere tra il denaro e un futuro altrove, oppure restare nei luoghi dove è incisa la memoria degli affetti, questa volta, forse, trovando un equilibrio diverso nell’affrontare la realtà.(Carlotta Fonzi)

evento specIale 30 novemBre 2012

DImmI che DestIno avrÓ di Peter Marcias, Italia, 80’, 2012, v.o. sott. it./ing.ORE 18:00 Anteprima per la Toscana all’Auditorium Stensen, V.le Don Minzoni 25c, FirenzeAlla presenza del regista

Regia Prodotto da

Scritto da Fotografia Montaggio Suono Musica ScenografieCostumi

Peter MarciasGianluca Arcopinto, Axelotil film con il sostegno della Fondazione Anna Ruggiu Onlus e Fondazione Sardegna Film Commission

Gianni LoyAlberto López PalaciosDanilo Torre

Davide Sardo

Eric Neveux

Andrea MeloniStefania Grilli

Sinossi

Alina è una ragazza di origine Rom, che da anni vive a Parigi per lavoro. Rientrata nel suo vil-laggio natio nei pressi di Cagliari In Sardegna, instaura un rapporto amichevole con Giampaolo Esposito, un cinquantenne commissario di polizia. In questa nuova dimensione, dovrà confron-tarsi con se stessa, con le sue più intime emozioni attraverso “un viaggio” che la condurrà a rive-dere la sua vita, le sue aspirazioni e soprattutto la sua vera identità. Questo passaggio segnerà la fine della giovinezza e l’inizio di una maturità che la renderà più consapevole delle sue debo-lezze. Il suo passato aprirà una breccia sul futuro di una giovane che sta per diventare donna. Nel cast oltre all’attrice albanese Luli Bitri, Salvatore Cantalupo, Andrea Dianetti, Vesna Bajramovic , Davide Careddu, Pietrina Menneas, Nino Nonnis, Merfin Selimovic, Vinettu Sulejmanovic. Il film è stato presentato al Torino Film Festival del 2012, Festa mobile e al Tirana Film Festival 2012 come film in competizione.

Distribuzione italiana Distribuzione internazionale

Formato Paese

Pablo

The Open Reel

DCP, color Italia