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Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2012 Capitolo XII. La mobilità sociale 1 La mobilità sociale

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Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2012Capitolo XII. La mobilità sociale

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La mobilità sociale

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Con mobilità sociale intendiamo ogni passaggio di un individuo da uno strato, un ceto, una classe sociale a un altro.

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Mobilità sociale orizzontale

Mobilità sociale verticale

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origine destinazione

Posizione occupazionale del padre

Posizione occupazionale

del figlio dopo dieci anni di

lavoro

Posizione occupazionale

del figlio all’ingresso nel

mondo del lavoro

mobilità intergenerazionale mobilità intragenerazionale

originedestinazione

La mobilità intragenerazionale indica il cambiamento di posizione socioeconomica di un singolo individuo all’interno dell’arco di vita

La mobilità intergenerazionale indica il cambiamento di posizione socioeconomica rispetto alla generazione precedente

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MOBILITA’ ASSOLUTA E RELATIVA

La mobilità assoluta indica il numero complessivo di persone che si spostano da una classe all’altra. (legata alle trasformazioni della struttura occupazionale)

La mobilità relativa indica il grado di eguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi. (misura l’effettiva fluidità sociale)

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Ciò che rimane invariata è la distanza tra un gradino e un altro

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La mobilità individuale si riferisce agli spostamenti verso l’alto o il basso di un singolo soggetto

La mobilità collettiva si riferisce agli spostamenti verso l’alto o il basso di un intero gruppo (una classe, uno strato, ecc.)

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COSA CI PERMETTE DI CAPIRE LA MOBILITÀ?

• Un approccio pone l’accento sul grado di apertura di una società (fluidità sociale), ossia le opportunità che le persone di origini sociali diverse hanno di raggiungere le varie posizioni nel sistema di stratificazione.

• le famiglie restano per secoli nella stessa condizione e, spesso, nello stesso luogo [...]. Le classi sono fortemente distinte e immobili, ciascuna di esse diventa per colui che ne fa parte una specie di piccola patria, più visibile e benvoluta della grande. [Nei secondi, invece,] nuove famiglie sorgono di continuo dal nulla, altre vi ricadono incessantemente, e quelle che restano cambiano faccia [Toqueville, 1835-40; trad. it. 1968, 589-590].

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COSA CI PERMETTE DI CAPIRE LA MOBILITÀ?

• Il secondo approccio ruota intorno al problema della formazione e dell’azione delle classi.

• Una classe diventa una formazione stabile quando coloro che ne fanno parte condividono valori, idee, stili di vita e ritengono di avere interessi comuni. In tal senso, alcuni studiosi si sono chiesti se la mobilità intergenerazionale, per esempio, possa impedire che una classe diventi una collettività sociale o, ancora, se determinati livelli di mobilità possano ledere all’identità demografica e culturale di una classe.

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• A questa tradizione di studi si sono richiamati Erikson e Goldthorpe [1992], che hanno presentato un’analisi comparata della mobilità sociale nei paesi occidentali in un libro che riprende nel titolo – The Constant Flux –(espressione usata da Marx)

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Studiare empiricamente la mobilità

• servono di campioni della popolazione molto grandi (da 5.000 a 25.000 casi) e dunque sono assai costose.

• Mirano a rilevare la posizione sociale degli individui che fanno parte di questi campioni e delle loro famiglie di origine. Per questo, di solito chiedono agli intervistati l’occupazione che svolgono in quel momento, quella che avevano prima (quando sono entrati nel mercato del lavoro e dieci anni dopo), l’occupazione del padre (quando avevano 12 o 14 anni) e, se sono sposati, quella del suocero.

• Nell’analisi dei dati, fanno uso di tecniche avanzate e complesse. Anzi, è nelle indagini di mobilità che i sociologi hanno per la prima volta sperimentato alcune di queste tecniche.

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Studiare empiricamente la mobilità

• Tutte le più importanti indagini di questo tipo condotte negli Stati Uniti e in Europa (con l’eccezione di quella svolta in Italia) si basano su dati riguardanti soltanto la popolazione maschile. Il motivo è che i sociologi che le hanno dirette si rifacevano alla concezione tradizionale della posizione delle donne nel sistema di stratificazione sociale. Tale concezione si basa su due assunti di fondo:

• il primo è che l’unità di base del sistema di stratificazione non è l’individuo ma la famiglia;

• il secondo è che la posizione della famiglia in questo sistema è determinata interamente da quella del capofamiglia, cioè del marito o del padre.

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Le più importanti teorie sulla mobilità

-la teoria liberale dell’industrialismo-la teoria dei fattori culturali e politici-la teoria di Sorokin-la teoria di Lipset e Zetterberg-la teoria di Featherman, Jones e Hauser

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La teoria liberale dell’industrialismo

•importanza dei fattori economici• Quanto più è avanzata l’economia di un paese, tanto maggiore è

la mobilità assoluta e relativa che esso presenta• Questo sviluppo fa crescere la mobilità assoluta perché causa

continui mutamenti nel mercato del lavoro (ad es., la diminuzione dell’occupazione agricola e l’espansione di quella industriale) e un costante aumento delle posizioni di vertice che richiedono alti livelli di qualificazione. D’altra parte esso determina un aumento della mobilità relativa perché provoca un processo di razionalizzazione, il passaggio dal particolarismo all’universalismo, dal dominio dei ruoli ascritti a quello dei ruoli acquisiti. Nel reclutare le persone nelle diverse posizioni ciò che conta è sempre di meno chi sono e sempre di più cosa esse sanno fare.

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La teoria dei fattori culturali e politici

• La forte mobilità sociale di alcuni paesi è dovuta a fattori di ordine culturale o politico

• Gli studiosi che, rifacendosi alla tesi di Tocqueville che abbiamo ricordato, pensano che gli Stati Uniti (o, talvolta, l’Australia) siano il paese in cui spostarsi da una classe all’altra è particolarmente facile, ritengono che questo sia dovuto alla PECULIARITÀ DELLE SUE ISTITUZIONI E DELLA SUA CULTURA NAZIONALE.

• Coloro invece che credono che siano i paesi socialisti sorti nell’Europa orientale alla fine della seconda guerra mondiale o quelli nordici socialdemocratici ad avere una notevole mobilità sociale sono convinti che questo dipenda dalla loro storia politica, dal fatto cioè che i governi hanno per molto tempo preso delle misure volte a rendere più fluida la società.

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La teoria di Sorokin

• fluttuazioni, ondate di maggiore mobilità o immobilità sono determinate dalla diversa importanza assunta da fattori esogeni (rivoluzioni, guerre, invasioni) ed endogeni (per es. l’interesse di coloro che occupano posizioni di vertice a non far cadere alcune barriere o a sostituirle con altre) al sistema di stratificazione.

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La teoria di Lipset e Zetterberg

• l’andamento della mobilità sociale è alquanto simile nelle diverse società industriali occidentali

• una forte mobilità sociale (assoluta) è una caratteristica specifica dell’industrializzazione

• la mobilità delle società diventa relativamente elevata quando la loro industrializzazione e quindi la loro espansione economica raggiunge un determinato livello (solitamente nella fase di decollo di questo processo)

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La teoria di Featherman, Jones e Hauser

• la mobilità sociale assoluta dipende da fattori esogeni (di carattere economico, tecnologico e demografico) e quindi varia nei diversi paesi sviluppati

• la mobilità relativa è all’incirca la stessa in tutti i paesi sviluppati e non cresce parallelamente al loro sviluppo economico

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Quali effetti ha la mobilità sociale sugli individui, sulla loro percezione del mondo, sui loro valori, sui loro comportamenti, sulle loro relazioni?

- Ipotesi dello sradicamento sociale- Ipotesi dell’acculturazione o risocializzazione

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SRADICAMENTO SOCIALE

La mobilità è un percorso, doloroso e difficile, che può generare tensioni e squilibri

SorokinDurkheim

Bruschi aumenti di mobilità (sia ascendente che discendente) producono delle situazioni di

anomia e queste ultime facilitano i suicidi

La mobilità sociale, oltre ad avere degli effetti positivi, ne ha anche di negativi: favorisce la superficialità,

riduce l’intimità e fa aumentare l’isolamento sociopsicologico degli

individui

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DUE SONO LE RISPOSTE PIÙ FREQUENTI DELLE PERSONE MOBILI:

Superconformismo ai valori della classe di arrivo- casi di mobilità ascendente - gli individui tentano di integrarsi al meglio nella nuova classe e di farsi accettare dagli altri

Rifiuto assoluto dei valori della classe di arrivo- casi di mobilità discendente- il soggetto rifiuta di aderire agli usi e ai modi di agire della nuova classe, considerando, molto spesso, questa situazione come transitoria

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RISOCIALIZZAZIONE

• nel passaggio da una classe all’altra, l’individuo:

- ridefinisce, necessariamente, la propria identità sociale- muta il proprio modo di pensare e di agire

• questo mutamento non è repentino e radicale:

Gradualmente il soggetto ridefinisce se stesso, abbandonando a poco a poco i valori della vecchia classeper apprendere quelli della nuova.