B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ :...

64
ISSN 2240-2985 L’incontro (Bergamo) Periodico di cultura e informazione - Direttore resp.: Pietro Serina - Sped. in A.P. - 45% art. 2 comma 20/B - legge 662/96 Filiale di BG - anno XXVI n. 1 In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente che si impegna a pagare la dovuta tariffa. Beati Ricordo di Edith Stein euro 7 165 marzo 2013 RIVISTA PROMOSSA DALL’AEPER Le beatitudini 4 Via Vitæ Via Crucis di Angelo Celsi

Transcript of B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ :...

Page 1: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

ISSN 2240-2985 L’incontro (Bergamo)

Periodico di cultura e informazione - Direttore resp.: Pietro Serina - Sped. in A.P. - 45% art. 2 comma 20/B - legge 662/96 Filiale di BG - anno XXVI n. 1In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente che si impegna a pagare la dovuta tariffa.

Beati

Ricordo di

Edith Stein

euro 7

165 marzo 2013

RIVISTA PROMOSSA DALL’AEPER

Le beatitudini 4

Via VitæVia Crucis di Angelo Celsi

Page 2: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

[email protected]

Evoluzione storica

1974Gruppo di base “La baita”

1978Comunità Nazareth

1990 La Pèta2009 Ass. eccles. di fedeli

1980Associazione AEPER

1980 La baita1986 Gruppo “La strada”1987 L’incontro1988 Il sestante1988 La casa di Emilio

e Rachele1992 Il Pitturello1992 Progetti esteri

1986Cooperativa sociale AEPER

1987 Progetto Cordata1990 Rete famiglie1990 Il colibrì1999 L’aquilone1999 Villa fiorita2002 Punto più2004 Il vantaggio2004 Alisei2005 Piccola stella2008 Progetti autonomia

2001Cooperativa “Il varco”

2005 Residenzialità leggera2006 Macramé2008 Residenzialità leggera

2009Coop. agricola “La Pèta”

2009Fondazione “Don Primo Bonassi”

2012Edizioni Gruppo Aeper

AssociazioneAEPER

AEPERAssociazione Educativa per la Prevenzione E il Reinserimento

SedeVia Giovanni XXIII,45/a24060 Torre de’ Roveritel. 035.58 04 22 fax 035.58 23 56E-mail: [email protected]

Il PitturelloCentro di educazione e aggregazione“Don Primo Bonassi” (v. sede)

Il sestanteLaboratorio di ricerca e documentaz.sul disagio - Editrice (v. sede)

L’incontroRivista promossa dall’Aeper (v. sede)E-mail: [email protected]

Gruppo ‘La strada’Laboratorio di animazione, festee rappresentazioni sacre (v. sede)E-mail: [email protected]

La baitaCentro Formazione PermanenteVia S. Lorenzo, 2324010 Costa Serina (Bg)tel. 0345.97 013E-mail: [email protected]

La casa di Emilio e RacheleCasa di accoglienza per famiglieVia Verdi, fraz. Ascensione24010 Costa Serina (Bg)tel. 0345.97 955 - 0345.97 962E-mail: [email protected]

CooperativaAEPER

Cooperativa Sociale AEPERAnimazione Educazione Prevenzione E Reinserimento

SedeVia Rovelli, 28/L - 24125 Bergamotel. 035.24 31 90 - fax 035.41 32 266E- mail: [email protected] su Facebook

L’aquiloneComunità e progetti per minoriVia Giovanni XXIII, 45/a24060 Torre de’ Roveri (Bg)tel. 035.58 34 85 E-mail: [email protected]

Rete FamiglieFamiglie affidatarie e amicheLaboratori famiglievia Ozanam, 2 - 24126 Bergamotel.: 035.02 91 382

PuntoPiùSpazio sostegno relazioni famigliariVia Rovelli, 28/L - 24125 Bergamotel. 035.24 31 90 - fax 035.41 32 266E-mail: [email protected]

Piccola stella Comunità terapeutica adolescentiVia Torre / loc. Cascinetto24030 Medolago (Bg) tel. 035.49 48 430

Progetti autonomia per neomaggiorenniC. so Roma, 110 - 24068 Seriate

Villa fioritaComunità psichiatrica Via don Cariboni, 14 24012 Brembilla (Bg)tel.: 0345.99 548fax: 0345.53 938E-mail: [email protected]

Progetto CordataCentro diurno disagio psichicoVia Casale, 3124060 Torre de’ Roveri (Bg)tel. e fax 035.58 13 00E-mail: [email protected]

AliseiCentro diurno psichiatricoVia A. Moro, 53 24018 Villa d’Almè (Bg)

Il colibrìLaboratorio legno e oggettistica(v. Progetto Cordata)E-mail: [email protected]

KaleidoCentro diurno psichiatricoVia del Salmister, 124030 Terno d’IsolaTel. 035.02 91 341

Residenzialità leggeraArea Salute mentaleVia Bregni, 624019 Somendenna - Zogno (Bg)Tel. 347.63.46.569E-mail: [email protected]

GeodeCentro Servizi NeuropsichiatriaBergamo - Tel. 346.74.10.087

Comunità Nazareth

Comunità NazarethComunità di vitaVia Giovanni XXIII, 45/a24060 Torre de’ Roveri (Bg)tel. 035.58 34 85fax: 035.58 23 56E-mail: [email protected]@aeper.it

La PètaComunità di vita e di accoglienzavia Pèta, 324010 Costa Serina (Bg)tel.: 0345.97 955fax: 0345.03 12 01E-mail: [email protected]

Cooperativa Il varco

Il varcoVia don Cariboni 1124012 BrembillaTelefono: 035/19910907Fax: 035/4132266e-mail: [email protected] sito: www.cooperativailvarco.it seguici su Facebook

Rifiamo ScambiagiochiLaboratorio creativo con materiale di ricicloVia A. Moro, 53 24018 Villa d’Almè Tel: 349.7504686 e-mail: [email protected] seguici su Facebook

MacraméCentro per la famiglia, supportopsicologico e psicomotricitàVia A.Moro, 5324018 Villa d’Almè Tel.: 338.6256564

COOPERATIVA SOCIALE

Fondazione

Fondazione don Primo BonassiVia Giovanni XXIII, 45/a24060 Torre de’ Roveri (Bg)tel. 035.58 34 85

Cooperativa agricola

La Pèta AgriturismoAllevamento capre produzione formaggi alta qualitàvia Pèta, 324010 Costa Serina (Bg)tel.: 0345.97 955fax: 0345.03 12 01E-mail: [email protected]

GRUPPO

A E P E R

[email protected]

www.lapeta.itwww.cooperativaaeper.it

www.cooperativailvarco.it

Casa editrice

Edizioni Gruppo AeperVia Giovanni XXIII, 45/a24060 Torre de’ Roveri (Bg)tel. 035.58 34 85

Page 3: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Sommario 165n. 1 marzo 2013

M E M O R I A

Edith Stein

5 Edith SteinLa ricerca della verità in 7 sigilli Marco Ubbiali

S P E C I A L E

Beati

15 dal “Cantico dei Vangeli” Alda Merini16 Beati i miti Carmen Plebani19 Beata quando... Maura La Greca20 La beatitudine generata dagli Altri Luigina e Gian Battista21 Beatitudine di viandante... Omar Valsecchi22 Il fiasco di Gesù Lucia Contessa24 È bella mia figlia Luca Betelli25 La beatitudine della speranza Claudio e Fiorenza Salvetti26 In ricordo dei Piccoli Eroi Adriana Lorenzi35 Beata “caverna buia e piena di luce” Ernesto Vavassori

R U B R I C H E

LA LANTERNA

54 La solitudine di Rita Gian Mario Vitali55 Le mafie nella Bergamasca Coord. Prov. Libera

A R T I S T A

Angelo Celsi

37 Via Vitæ 38 Regnat Vivus Angelo Piazzoli39 Via Crucis dell’uomo d’oggi Gruppo “La strada”

Page 4: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Periodico di cultura e informazione.Spedizione in abbonamento postale -45%. art.2 comma 20/b - I.662/96 - Bergamo.

Edizione, amministrazione e redazione:

AEPER, Associazione Educativa per la Prevenzione e il ReinserimentoVia Giovanni XXIII, 45/a - 2060 Torre de’ Roveri (Bg)tel. 035.58 04 22 - fax 035.58 23 56 e-mail: [email protected] comunicare con la redazione e spedire articoli e-mail: [email protected] / [email protected]

Direttore: Emilio Brozzoni (e-mail: [email protected]).

Direttore responsabile: Pietro Serina.

Comitato di redazione: Rocco Artifoni, Marco Belotti, Giulia Bonasio, Emilio Brozzoni,Rita Brozzoni, Marco Caraglio, Gaia Del Prato, Rita Gay, Ivo Lizzola, Adriana Lorenzi,Mauro Minervini, Francesca Nilges, Giusi Poma, Brunella Sarnataro, Marco Zanchi.

L’INCONTRO ANNO XXVI N. 1 marzo 2013

Segretaria di redazione:

Brunella Sarnataro (e-mail: [email protected]).

Grafica: Maria Grazia Nilges.

Fotocomposizione: AEPER.

Fotografie: AEPER, Matteo Zanardi Photo & Graphic, Marco Mazzoleni.

Stampa: LEB - CASTELLI BOLISvia A. Volta, 4 - Cenate Sotto (Bg).

Registrazione: Tribunale di Bergamo n. 39 del 4/12/1987.

Iscrizione al Registro Nazionale della Stampa

al n. 06152 del 27/01/98.

Questo numero è stato chiuso in tipografia a marzo 2013

Per la riproduzione di testi e fotografie si prega di citare la fonte.

Abbonamento 2013

Percorsi di riflessione spirituale sulle condizioni di vita dell’uomo e della donna contemporanei ispirati alle Scritture, alla tradizione cristiana, aperti al confrontocon l’apporto delle scienze umane e con le diverse esperienze religiose e culturali.

Versamento su c/c postale n. 1219899 Bonifico Bancario codice iban: IT-93-V-07601-01600-000001219899 codice bic/swift: B P P I I T R R X X X Intestazione: Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano

abbonamenti 2013 (4 numeri)

Studenti euro 15,00 Ordinario euro 25,00Amico euro 35,00 Sostenitore euro 50,00

Rivista di cultura sociale che vuole coltivare la memoria, offrire spazio a diverse prospettive e modalità di narrazione,

porre particolare attenzione all’umanità più fragile ed emarginata, valorizzare e far conoscere esperienze concrete di vita solidale,

leggere con spirito critico le culture, gli intrecci economici e le scelte politiche.

Versamento su c/c postale n. 15769243 intestato a: Associzione AEPER - via Giovanni XXIII, 45/a 24060 Torre de’ Roveri, BgBonifico Bancario n. 8000 presso CREBERG ag. di Borgo S. Caterina, Bg ABI 03336 CAB 11104 codice IBAN: IT23 I 03336 11104 0000 0000 8000

Abbonamento cumulativo L’incontro + ServitiumL’incontro + Servitium euro 60,00 (invece di 70,00)

Come abbonarsi:

presso AEPER - Associazione Educativa Per la Prevenzione E il Reinserimento via Giovanni XXIII, 45/a - 24060 Torre de’ Roveri (Bg) e-mail: [email protected]

Conto corrente postale n. 15769243 intestato a Associazione AEPER

Bonifico Bancario indicando nella causale Abbonamento a L’incontro + Servitium COD. IBAN IT23 I 03336 11104 0000 0000 8000

abbonamenti 2013 (6 numeri)

Titoli quaderni 2012:

205 Lavoro 206 Sapere - Sapore 207 Per molti - Per tutti208 Musica 209 Toccare - Corpo 210 Trasparenza

Italia (ordinario) euro 45,00 Amicizia euro 65,00Estero euro 60,00 Estero euro 70,00(Europa e Mediter.) (Paesi extraeuropei)

Abbon

ati

Abbon

a un

tuo

am

ico

25 RIVISTA PROMOSSA DALL’AEPER

a n n i

Page 5: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

5Edith Stein

Presentare una figura ricca e complessacome quella di Edith Stein non è facile.Questo «libro dai sette sigilli» (con que-sta immagine biblica è la stessa Stein adefinire se stessa, bambina chiusa edenigmatica, nella sua autobiografia Dallavita di una famiglia ebrea) offre a coluiche lo avvicina una pluralità di sguardi edi modi di conoscenza che possono inti-morire e bloccarne l’approfondimento.Sette sigilli preziosi custodiscono la per-sonalità ricca, straordinaria di una pen-satrice che ha affrontato con la vita,prima ancora che col pensiero, spazi e

tempi (interiori ed esteriori) con profon-dità e chiarezza disarmanti. La stessabiografia della Stein è una miniera dieventi che intrecciano la storia personalee individuale di una donna con un pezzoimportante della storia del Novecento,come anche della storia millenaria diIsraele e della Chiesa.Non presumiamo certo qui di andare adaprire sette sigilli: e chi mai potrebbefarlo? Ogni uomo è una storia sacra, e ilpermesso ci è - eticamente - negato.Proveremo qui a sfogliare alcune paginedi questo Libro, alcune pagine della vita

scritta di carne e sangue, ma anche scrittasu pagine con inchiostro e penna, fruttodella vita (di tutta la vita, non solo delpensiero) di una autrice tra le più fecondedel Novecento. Chi scrive ha (forse) competenza (e sol-tanto) pedagogica: il suo taglio dunquetende a cercare spunti per una teoria del-l’atto educativo anche laddove l’Autricenon aveva tale intenzione. Non se ne vo-glia: si veda piuttosto un tentativo di dia-logo a distanza che prova a tenere vivoun testamento spirituale così prezioso.

memoria

Edith SteinLa ricerca della verità in sette sigilli

Marco Ubbiali

Studioso di filosofia e pedagogia, attualmente dottorando all’Università di Bergamo

Page 6: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Primo sigillo Una storia unica

(una bio-biblio-grafia)Quando Edith Stein nacque a Breslavia(oggi Polonia, allora Germania) era ilgiorno del Kippur per gli ebrei: la festadell’espiazione, giorno in cui si chiedeperdono a Dio per le colpe attraverso lapreghiera e il digiuno. Era 12 ottobre1891 quando l’ultima di sette figli venivaal mondo nella famiglia Stein, padronadi una florida azienda di legname forte-mente radicata nel suo territorio, prus-siana fino in fondo, sebbene di originiebraiche. Orfana di padre all’età di solidue anni, Edith fu allevata dalla madreAuguste che si rivelò donna forte nel-l’educazione quanto nella conduzionedell’azienda familiare. Donna profonda-mente religiosa, la madre non riuscì peròa trasmettere la sua fede ai figli che nonabbracciarono la fede ebraica comescelta profonda e radicale.Dotata di una intelligenza profonda,Edith superò gli studi liceali e si iscrisseall’università per frequentare i corsi distoria e letteratura tedesca, otre che dipsicologia. Fu una delle prime donne eu-ropee a frequentare l’accademia. Avevavent’anni quando un giovane docente,proveniente da Gottinga, accorgendosidelle sue inclinazioni filosofiche, le pro-pose di leggere il secondo volume delleRicerche logiche con cui Edmund Hus-serl inaugurava la fenomenologia, comeforma nuova per una filosofia rigorosa-mente fondata. Per Edith fu una rivela-zione: Husserl le apparve come ilmaestro incontrastato del nostro tempo.Sono gli anni in cui Edith si convinsesempre più del proprio ateismo, dell’in-consistenza della fede trasmessale dallamadre e si buttò tutta intera alla ricercadella verità. Col consenso della madre Edith si tra-sferì da Breslavia a Gottinga per poterfrequentare le lezioni di Husserl il quale,dopo un colloquio, meravigliato per lapassione e la dedizione con cui avevaletto il suo complesso volume, la accolsetra i suoi studenti. La «cara vecchia Got-tinga» più che una città con l’universitàera una città costruita per la sua univer-sità: ovunque si parlava di «fenomeni»,

ovunque si faceva filosofia. Edith si legòalle tante personalità del mondo accade-mico che con Husserl condividevanoquesto «nuovo modo di pensare»: tratutti Adolph Reinach e Max Scheler, fi-losofi rigorosi eppure credenti. L’incon-tro con due filosofi rigorosi credenticattolici cominciò a fare breccia e a mo-strare a Edith la possibilità di un nuovofenomeno: la fede. Quando scoppia laprima guerra mondiale Edith è ancora aGottinga: l’università si svuota e lei sisente in dovere di andare al fronte comecrocerossina. Reinach muore sul campo,eppure Edith non trova nella moglie ladisperazione che si aspettava: l’espe-rienza di fede capovolge il rapporto trachi consola e chi doveva essere conso-lata. Nel frattempo inizia l’ascesa al po-tere di Adolf Hitler. Nel 1916 sostiene l’esame di baccalau-reato dissertando una tesi dal titolo Ilproblema dell’empatia, che sarà pubbli-cato l’anno seguente. Nel testo la Steinapprofondisce una tematica appena ab-bozzata da Husserl, che vedrà anticipatemolte delle sue tesi successive. Il tema siriferisce a quella capacità dell’essereumano di conoscere il sentire di un altrosoggetto. È l’inaugurazione degli inte-ressi che sempre accompagneranno la fi-losofa (ma anche la mistica) Stein: lostudio della persona umana.Tra il 1921 e il 1922 prosegue le sue ri-

cerche da fenomenologa originale e pub-blica un saggio dal titolo Psicologia escienze dello spirito che approfondiscela tematica antropologica allargandola alproblema della vita in comunità e alla so-cietà.Nel 1921 Edith è ospite di un’amica emaestra di fenomenologia, Hedwig Con-rad-Martius, mente raffinata per la filo-sofia della natura e per l’ontologia, difede protestante, prima donna europea alaurearsi in una moderna università. Unanotte, prima di dormire, prende da unoscaffale l’Autobiografia di s. Teresad’Avila, mistica spagnola e riformatricedell’ordine carmelitano del XVI secolo.«Cominciai a leggere e immediatamenterestai affascinata. Non smisi di leggerefinché non terminai il libro. Nel chiu-derlo dissi: “questa è la verità!”».L’incontro a distanza con questa donnala portò a scoprire che l’esperienza difede e l’esperienza della ricerca della ve-rità non sono due strade contrastanti.Sono una questione di amore e di ricercafiduciosa del fatto che le cose si possonomanifestare per quello che sono. Iniziò astudiare il catechismo e il messale, purnon aderendo ancora alla fede cristianama pronta ad arrendersi alla manifesta-zione di qualcosa di nuovo: «sono profon-damente convinta che si sta preparandoqualcosa che butterà all’aria i miei pro-getti. Si tratta della fede vera e viva, a cuirifiuto ancora il mio consenso… c’è unostato di riposo in Dio, di totale sospen-sione di ogni attività dello spirito, in cuinon si può fare alcun piano, né prenderedecisioni. Proprio quando mi abbandonoa questo sentimento, una nuova vita co-mincia a poco a poco a impossessarsi dime e – senza alcuna iniziativa della miavolontà – a spingermi verso nuove rea-lizzazioni. Questo afflusso di vita sem-bra venire da una Attività e da una Forzache non è la mia, e che, senza farmi al-cuna violenza, diventa attiva e operantein me». Questa forza si impadronì di leifinché il 1 gennaio 1922 ricevette il bat-tesimo nella Chiesa cattolica, madrinaproprio la Conrad Martius. Fu un durocolpo per la madre, quando glielo comu-nicò: lei che non aveva versato lacrimaalla morte del padre, pianse in quel mo-mento. Tornata a Friburgo ebbe una discussioneforte con Husserl: non solo il lavoro di

memoria

Edith Stein

6

Page 7: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

assistente (che per buona parte del tempoconsisteva nel riordinare i difficilissimiappunti stenografati del Maestro per po-terli pubblicare) pesava troppo a unadonna che si sentiva chiamata a filoso-fare, ma le stesse posizioni attuali delMaestro, che lo stavano pericolosamenteconducendo ad una deriva idealista (con-traria a quel moto realista originario dellafenomenologia), non poteva essere con-divisa. Quando Edith ebbe il coraggio diaffrontare il discorso con Husserl, fuascoltata attentamente, ma la sua “eresia”non fu accolta. In buone relazioni Edithdecise però di lasciare Friburgo.Cominciava a sentirsi chiamata ad unavita monastica, in cui rivolgere tutta lasua vita a quel nuovo fenomeno che erala vita di fede, ma il suo confessore nonglielo permise. Le propose invece di in-segnare presso un liceo, retto dalle suoredomenicane, a Speyer. In quegli anniEdith si trovò a vivere in prima personal’esperienza educativa e ad interrogarsida filosofa su che cosa sia l’educazione.Nel 1925 porta a compimento uno studio(l’ultimo considerato squisitamente fe-nomenologico) che viene pubblicato conil titolo Una ricerca sullo Stato. In que-gli stessi anni iniziò a studiare i classicidel pensiero cristiano, primo fra tuttiTommaso d’Aquino (del quale tradurràin tedesco le Quaestiones disputatae deveritate), oltre che Agostino e il france-scano Duns Scoto. Lesse e tradusseanche l’opera di H. Newman. Cercò cosìdi elaborare un pensiero originale chepotesse far dialogare la teologia cattolica(in particolare il pensiero medievale) conla fenomenologia e le correnti filosofichenovecentesche: è del 1929 il suo La fe-nomenologia di Husserl e la filosofia disan Tommaso d’Aquino pubblicato in oc-casione del settantesimo compleanno delMaestro sull’annuario di fenomenologia.Un progetto particolarmente prezioso einnovativo che le portò fama e conside-razione negli ambienti culturali dl tempo.Fu infatti invitata a tenere conferenze inGermania e in Europa per associazioni diinsegnanti e per circoli culturali: memo-rabile la sua lezione sulla fenomenologiaalla giornata di studi della Società tomi-sta di Juvisy del 1932 (che le permise diintessere rapporti di scambio con i co-niugi Maritain). L’insegnante Stein dedi-cava tempo tanto alle allieve, quanto allo

studio e alla pubblicazione di saggi, te-nendo viva così la sua preparazione e lafrequentazione della “scuola” fenome-nologica. Numerose le conferenze in cuiapprofondisce il tema della pedagogia(oggi riunite in unico volume dal titoloLa vita come totalità) e in cui si fa pro-motrice di un pensiero capace di inter-pretare la femminilità: un femminismomoderato, impregnato di cristianesimo,ma particolarmente vivace e filosofica-mente fondato tanto da renderlo davveroinnovativo, e una delle questioni più lettedella Stein (questi testi sono oggi pub-blicati in un volume unico dal titolo Ladonna. Il suo compito secondo la naturae la grazia).Nel 1931 lasciò l’insegnamento a Spe-yer perché troppo impegnativo per poterportare avanti in contemporanea il la-voro filosofico: provò così a conseguirel’abilitazione alla libera docenza (pro-babilmente con la redazione dello studioPotenza e atto), ma non la ottenne: es-sere donna ed ebrea le impedì di ottenereuna valutazione basata solo sul merito.Nel 1932 fu invitata all’Istituto cattolicotedesco di Scienze Pedagogiche di Mün-

ster per insegnare ai futuri docenti le basidell’antropologia filosofica fondate sulmetodo husserliano. Le sue lezioni diquell’anno sono oggi pubblicate nel pre-ziosissimo La struttura della personaumana. Il secondo semestre dell’anno fudedicato alla questione femminile, neisuoi risvolti pedagogici: tali lezioni ven-nero pubblicate sotto il titolo Problemidell’educazione della donna. Il secondoanno di insegnamento l’avrebbe vista im-pegnata nel delineare una antropologia ditipo teologico ma non le sarà possibile:nel 1933 Hitler salì al potere e le leggirazziali inaugurano quella che sarà poiuna vera e propria caccia all’ebreo attra-verso la graduale cacciata dei figli diIsraele da tutti i luoghi pubblici. AllaStein viene impedito di insegnare. Unastoria avversa offre però ad Edith la pos-sibilità di una lettura diversa: era giuntoil momento di portare a termine la voca-zione sentita in germe già nella famosanotte di lettura, diventare carmelitana. Il1° ottobre 1933 venne accettata comenovizia al convento carmelitano di Colo-nia. Ha 42 anni. Per la madre ormai an-ziana fu un duro colpo: pensò che

memoria

Edith Stein

7

Page 8: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

memoria

Edith Stein

8

proprio nell’ora in cui il popolo ebreo erapiù esposto lei scappava rifugiandosi“dalla parte del nemico”. Ma per Edithnon è affatto così: è esattamente il contra-rio. È vivere la passione di Cristo che fuprima di tutto ebreo, fino in fondo, con ilpopolo ebraico e con le persone di buonavolontà, fino alla fine. La sorella Rosa, chesi occuperà della madre fino alla suamorte, le dichiarò quel giorno chel’avrebbe presto raggiunta nel monastero:anch’ella sarebbe diventata cristiana e car-melitana. La superiora che la accolse di-chiarò che l’ingresso al Carmelo «fu perlei una discesa dalla vetta di una grandecarriera alla profondità dell’anonimato. Futrattata come ogni altra postulante. Lamaggior parte delle suore non aveva maisentito parlare di lei. Non sapeva cucire,in cucina era goffa e priva di ogni capa-cità. Per “Fraulein Doktor Stein” fu unascuola di umiltà, ma si sottomise con buonumore e buona grazia. Era solita ridere escherzare con le altre sorelle come unabambina». Il 15 aprile 1934 vestì l’abitocarmelitano, erano presenti molti amici,colleghi universitari e docenti. Scelse ilnome di Teresa Benedetta della Croce, inomaggio ai due santi carmelitani che tantoamava (Teresa d’Avila e Giovanni dellaCroce), affidata a quella sete di amore e ditestimonianza che la croce le affidava.Husserl, non presente perché malato,scrisse di lei: «in Edith Stein c’è semprestato qualcosa di assoluto, e insieme uninespresso desiderio di martirio». Nel Car-melo Edith ebbe la possibilità (ed era as-solutamente inusuale) di continuare astudiare: le fu affidato come compito. Inquegli anni fecondi redasse piccoli e pre-ziosi saggi come anche la sua opera mag-giore, una vera e propria Summa (sullostile delle Summae medievali) che com-pendiava il pensiero contemporaneo conquello antico e medievale attorno al temadell’essere, sempre letto con la chiave dilettura della persona umana: Essere finitoe essere eterno. Per una elevazione alsenso dell’essere.Quando il 21 aprile 1938 suor Teresa Be-nedetta pronuncia i voti solenni sa che legrate non la proteggeranno dall’escala-tion di violenza che il nazismo porta consé. La notte del 9 settembre, la cosiddettanotte dei cristalli, segna un punto di nonritorno: la presenza di Edith e della so-rella Rosa che nel frattempo l’ha rag-

giunta rendono insicura la vita di tutte lesorelle del Carmelo di Colonia. Il 31 di-cembre 1938 viene traferita nel Carmelodi Echt, in Olanda. Anche là continuerà ilproprio lavoro di monaca, ma anche distudiosa e di maestra delle novizie. Consé porta poche cose, e tra queste il ma-noscritto in continua crescita dove ri-porre i suoi appunti, una vera e propriaIntroduzione alla filosofia che ancoraoggi è tra le migliori presentazioni delpensiero fenomenologico. Colpisce que-sto dettaglio: quasi a dire che la filosofaè sempre ben presente nell’identitànuova della monaca, la ricerca della ve-rità non è mai scissa dalla vita di fede. Inquei mesi Edith è tutta dedita alla reda-zione di un’opera su san Giovanni dellaCroce, che uscirà postuma e incompiutacon il titolo di Scientia Crucis, un ter-mine che riassume tutta l’esperienzaumana e spirituale del santo, nella rilet-tura steiniana. La scienza della croce:una conoscenza, ovvero, fondata sul-l’amore di cui la croce è simbolo, ma diun amore vissuto fino in fondo, che fanascere un uomo nuovo, pienamenteuomo, dalla Grazia di Dio.Ma la Germania nazista conquista anchel’Olanda: la reazione dei vescovi catto-lici in accordo con il Sinodo della Chiesaprotestante consiste in una lettera pro-clamata da tutti i pulpiti in cui si denun-cia la disumanità e la contrarietà alla fedecristiana dei gesti nazisti, primo fra tuttila deportazione degli ebrei. La rispostadi Hitler non si fa attendere: viene co-mandata la rappresaglia di tutti i religiosiolandesi di origine ebraica. Tra questiEdith e la sorella Rosa. È la sera del 2agosto 1942 quando vengono strappatedal coro del monastero e indirizzate alcampo di Westerbork (qui incontraronoanche Etty Hillesum). Le due religiose inquel campo si prendono cura dei bambinie, dalle testimonianza di chi le incontrò,avevano parole di conforto per tutti. Lelettere scritte alle sorelle di Echt chiede-vano cibo e coperte, che erano per i pic-coli. Alle monache restava solo lapreghiera che avrebbe loro fatto viverefino in fondo l’esperienza della croce.Nella notte tra il 6 e il 7 agosto furonotrasportate ad Auschwitz, dove trovaronola morte nella camera a gas il 9 agosto,come attestato dalle ricerche della CroceRossa pubblicate nel 1950. Edith e Rosa

avevano tatuato sul braccio il numero44074 e 44075. Lungo il tragitto EdithStein affidò ad una ex alunna di Speyerintravista sulla banchina queste parole:«per favore, saluti le suore di Speyer,dica loro che sono in viaggio versol’Est». La direzione dove sorge il Sole.

Secondo sigillo

Pensare in modo rigoroso

Edith Stein, spirito inquieto alla continuaricerca della verità, lascia i primi studiletterari per frequentare le lezioni di Ed-mund Husserl a Gottinga. Husserl, mae-stro «dieci volte astuto e saggio», stavaintroducendo nel panorama filosofico delprimo Novecento una rivoluzione radi-cale. Aveva dato vita ad una filosofiachiamata fenomenologia capace di farepiazza pulita di tutti quei sistemi di pen-siero che assolutizzavano un solo aspettodel reale. La lunga battaglia di Husserl,durata per tutta la vita, si rivolge controi due demoni tentatori di tutta la storiadel pensiero: una forma di dogmatismoda un lato e lo scetticismo dall’altro. Cer-chiamo di chiarire: la realtà non è mai ri-ducibile ad una forma unica di pensiero;le cose sono tante e diverse e ciascuna haun suo modo proprio di manifestarsi equindi presenta esigenze diverse per es-sere conosciuta. Non si può cioè ridurretutto a “quantità”, secondo una ben notatentazione naturalistica e materialistica:l’aroma del caffè non è il risultato di unasomma chimica di sostanze contenutenell’acqua e nel piccolo seme marrone.Un quadro di Matisse non è riducibilealla tela e ai pigmenti colorati che la im-pregnano. Un libro non è solo un paccodi carta inchiostrata. Una persona umananon è solo una macchina biologica. Nes-sun pensiero unico e dogmatico (e non sipensi in prima battuta ai dogmatismi re-ligiosi o “spirituali”, ma primo fra tutti ilpensiero naturalistico, quello che riducetutto a quantità) può essere accettato per-ché la realtà è ben più del pensiero chegli uomini cercano di calcarle addosso.Questo non significa però che tutto siarelativo, che cioè della realtà non si

Page 9: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

possa dire nulla di valido e sensato. Tuttoè detto a partire da un certo punto divista, ma (se il pensiero è rigoroso) nonin maniera arbitraria: il pensiero è realericerca della verità, di una verità che esi-ste, anche se mai afferrabile in pienezzadall’uomo che si mette in ricerca. Il pen-siero è un dialogo essenziale tra oggettosperimentato e soggetto che sperimenta,tra il guardato e il guardante, il sentito eil senziente, l’amato e l’amante. Un pen-siero che è forma vitale, dunque. Nontanto un pensare razionalmente inteso,ma prima di tutto un esperire, un fareesperienza viva, sperimentare un vissuto.Perché ogni esperienza è conoscenza:guardare, ascoltare, amare, percepire,sentire, godere. E ogni forma di cono-scenza ha forme sue proprie che vannoindagate e non confuse.Edith Stein, ricercatrice indomabile dellaverità, “sente” che il pensiero di Husserlha in sé qualcosa di estremamente pre-zioso, e lo fa suo, rielaborandolo in ma-niera personale e anche più chiara diquanto non fece Husserl stesso. Il suo In-troduzione alla filosofia è forse una dellemigliori introduzioni al pensiero feno-menologico.La passione per la verità esige di staredavanti alle cose «con occhi spalancati»,senza pregiudizi, senza che idee precon-cette, teorie, illusioni, idealità o precon-cetti possano offuscare la nostra vista.Applicare quella che Husserl chiamaval’epochè, la sospensione di ogni giudizioprevio, tanto impegnativo quanto radi-cale, come una vera e propria conver-sione religiosa. Essere “tutti occhi”quando si guarda le cose, e non anchegiudici severi, moralisti incalliti o mate-rialisti convinti che pretendono di ridurretutto al già noto, a modalità conosciute econsolidate. Di fronte alla realtà bisognastare con cuore libero, così da poterci la-sciare sorprendere dal nuovo cheemerge, senza ridurlo negli spazi ristrettidelle categorie che ci danno sicurezza.Occorre porsi di fronte alle cose nelmodo in cui possiamo farne esperienzaradicale, in cui possiamo sentirle «incarne ed ossa», con tutto noi stessi.Seguendo il profilo del manifestarsi diogni cosa (diversa per un bicchiere, per

una pianta, un animale, un quadro, unlibro o un essere umano) ci avviciniamoad esse per cogliere “che cosa sono”, percoglierne l’essenza ovvero ciò che fa es-sere (un bicchiere, una pianta… unuomo) ciò che è.È il grande ritorno del tema della verità.

Terzo sigillo

L’empatia come forma

di conoscenza dell’altro uomo

La passione per la verità, per le cose chesi manifestano (fenomeni, secondo l’eti-mologia greca) porta la Stein ad interes-sarsi di tutto. Nel suo percorso di ricercaperò un fenomeno particolare rapisce ilsuo interesse: la persona umana. Tra le “cose” che cadono sotto losguardo dell’esperienza c’è un fenomenotutto particolare. Osservo un bicchiere ecolgo ciò che mi mostra alla ricerca diquello che è. Ascolto una musica e rie-sco a sentire i singoli suoni e la novitàd’insieme che è la melodia. Incontro unanimale e riesco a percepire una certavita psichica attraverso il suo sguardo, isuoi movimenti, i suoi versi. Ma quandoincontro un uomo incontro non solo unqualcosa che sta davanti alla mia co-scienza, un oggetto di fronte a me sog-getto. Scopro che di fronte a me sta unsoggetto, come me. Io guardo come og-getto un soggetto, cioè qualcuno checome me fa esperienza delle cose, cono-sce, guarda, vive, sperimenta. Conoscereun essere umano quindi richiede una viatutta speciale che preservi la sua peculia-rità: devo poter sentire che anch’eglisente, come me. Questo «sentire che l’al-tro sente» è quella forma di conoscenzachiamata empatia. Un sentire (da) dentro(ein-pathein). Mi accorgo che l’altro è unaltro-come-me, ma che insieme (proprioperché come me) è altro da me. È comeme perché anch’egli sente, anch’egli è

punto centrale di un sentire, di uno spe-rimentare, di un vivere. Ma proprio per-ché come me ha un suo modo proprio disentire, un suo sguardo sulla realtà, ad-dirittura un suo modo di sentire. L’altro èaltro, e se voglio conoscerlo devo incon-trarlo.Io sento che lui sente, un dolore peresempio. Me ne accorgo dal suo sguardoabbassato, dalla postura ricurva, dalleguance cadenti e dalla fronte crucciata.Provo ad entrare nel suo sguardo e intui-sco che il dolore manifestato nel-l’espressioni somatiche è reale, è unmoto “dell’anima”: sento cioè che lui stasentendo dolore. Entro dentro di lui esono presso il suo io più profondo, ilpunto da cui il suo vissuto di dolore haorigine. Ma non sento il suo dolore:sento solo che lui sente dolore. Nonposso sentire come sente lui, non possomettermi nei suoi panni e provare esatta-mente quello che prova. Posso stare inti-mamente accanto a lui, ma sempre dapersona a persona, da io a tu. Tutte leforme di fusione o confusione non sonoaltro che violenze sull’altro, o annulla-menti che (come nel caso dell’uni-patia)si verificano quando le persone rinun-ciano alla propria individualità e sogget-tività (e responsabilità) formando unamassa inconsapevole come quella degliultras o delle folle manzoniane.

memoria

Edith Stein

9

Page 10: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

10

Edith Stein

memoria

Lo stesso Dio, se esiste, non può che co-noscere l’uomo in forma empatica, comeun soggetto altro, così come l’uomo nonpuò che conoscere Dio attraverso lostesso modo di sentire: questa l’ipotesi,lasciata sotto forma di domanda, con cuila giovane atea Stein conclude il suo sag-gio Il problema dell’empatia.

Quarto sigillo L’essere umano

come unità complessa

Un incontro necessario quello con l’es-sere umano. Incontro peraltro che fac-ciamo anche guardando a noi stessi.L’incontro vivo con l’uomo, quindi in sée nella relazione con altri, rivela agliocchi del fenomenologo la struttura dellapersona umana, una struttura che è dina-mica, che si rivela nel suo formarsi. Dun-que è necessario procedere con rigorenello studio del fenomeno uomo: andarealla ricerca del senso nella fedeltà allecose, mediante l’epoché, ed essere apertialla manifestazione della sua essenza, aquel suo aspetto trascendente.Soggetto/oggetto dello studio è dunquel’uomo così come ne abbiamo esperienzain noi e negli altri; l’uomo colto con l’in-tuizione nel suo essere proprio e nellasua essenza universale. E allora eccol’uomo che si manifesta agli occhi di chiguarda da fenomenologo: corpo, anima-psiche, spirito.Un’unità complessa l’essere umano, cheè partecipe di tutte le forma della realtàma che in lui trovano una sintesi partico-lare, unica, mostrandolo come una novitàassoluta, una specificità.

Il Leib (il corpo proprio)

Il corpo è certamente Körper, corpo tra icorpi, ma nell’essere umano è soprattuttoLeib, corpo vivente o proprio, vivificatoda una presenza che lo rende presente achi lo è/ha: è il corpo di cui si fa espe-rienza, corpo vissuto, oggetto diverso datutti gli altri oggetti in quanto mio corpo.È insieme cosa materiale, corpo sen-ziente e capace di movimento proprio ein questo organo volitivo, espressione

della vita psichica e spirituale. Ogni altrooggetto è dato al soggetto in numeroseapparizioni e posizioni; ci sono anchecasi in cui l’oggetto non è dato. Il corpovivente invece è sempre “qui” mentretutte le altre cose sono “là”: un corpo dalquale non mi posso allontanare «perchése anche chiudiamo gli occhi e tendiamole mani lontano da noi, in modo che nes-suna delle membra del corpo tocchi l’al-tra così che non possiamo né vedere nétoccare il corpo, anche così non pos-siamo sbarazzarcene»

1.

La Psyche (la psiche)

C’è nell’uomo una potenza chiamata psi-che che rappresenta tutto il flusso degli attidi pensiero, di emozione, di cause che de-terminano effetti in quel flusso continuo di“informazioni” che entrano in lui e neescono rielaborate. Questo mondo psi-chico è regolato da una legge di causalità:una causa produce un effetto, uno stimoloproduce (elaborato e rielaborato) una ri-sposta. Ma la psiche è intimamente con-nessa ad una forma più alta e piùtipicamente umana, che insieme con essava a formare l’anima (Seele).

Il Geist (lo spirito)

Come per Husserl anche per la Stein ilGeist rappresenta il mondo del senso, ciòche contraddistingue l’esperienza umanacome propriamente umana. È il regno deivalori, dei beni, dell’intersoggettività:«lo spirito è un emergere da se stessi,un’apertura in una duplice direzione,verso il mondo oggettivo, che vieneesperito, e verso la soggettività estranea,lo spirito estraneo, assieme al quale si

esperisce e si vive»2. Senza lo spirito la

vita intersoggettiva si frantumerebbe inuna serie di monadi psichiche incomuni-canti e incapaci di comunicare tra loro.Il soggetto spirituale è «un Io nei cui attisi costituisce un mondo di oggetti e chein forza della sua volontà crea esso stessooggetti»

3. Gli atti spirituali, molteplici,

stanno tra loro in relazione, in un legameche permette loro di passare dall’uno al-l’altro attraverso una “connessione disenso” delle esperienze vissute che chia-miamo “motivazione”. Proprio la moti-vazione è la legge che regola gli attispirituali: non siamo in regime di leggecausale naturale, ciò che facciamo di au-tenticamente umano è non il prodotto diuna necessità interiore, ma il risultato diuna scelta libera.Lo spirito è quella qualità dell’uomo chelo rende capace di cogliere il valore deglioggetti che così vengono interpretaticome beni. L’anima si nutre poi dell’in-contro con le altre persone: «ciò che c’èdi più essenziale per la formazione del-l’essere umano è l’essere umano»

4: il

contatto tra gli spiriti, tra la parte più in-tima delle persone è strutturante l’iden-tità stessa dei soggetti. Edith l’avevacapito quando giovanissima aveva stu-diato il problema dell’empatia.

Maschio e femmina: l’uni-dualità

Uomini e donne non sono uguali. La ma-schilità e la femminilità sono caratteri-stiche che strutturano profondamente lapersona: non sono dei meri ‘accidenti’.La Stein affronta il problema della ses-sualità, come caratteristica della personaumana, indagandone il concetto e la na-tura. E le sue posizioni risultano ancoraattualissime nel dibattito contemporaneo.Intraprende un’indagine molto accurataper indagare se la sessualità sia solo unacategoria assimilabile ai tipi, un genere,quello che oggi chiamiamo con il ter-mine inglese gender, e quindi una co-struzione sociale, culturale, ambientale edi conseguenza mutabile al mutare dellesituazioni e delle condizioni esterne; op-pure se la sessualità sia addirittura unaspecie, cioè una qualità che si inseriscenella struttura ontica (e ontologica) dellapersona tale da poter parlare di una uni-dualità del modo di essere dell’umanità.La sua risposta è la seconda: maschilità efemminilità sono categorie imprescindi-

Page 11: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

bili per l’essere dell’uomo, sono il modoin cui l’umanità si esprime in lui, sotto leforme cioè del virile e del muliebre.

Sono convinta che la “specie uomo” siarticoli in qualità di specie doppia [Dop-pel species], in ‘uomo’ e ‘donna’; chel’essenza dell’essere umano, della qualenon può mancare nessun tratto né nel-l’uno né nell’altra, giunga a esprimersi inmodo duplice; e che l’intera struttura es-senziale mostri l’impronta specifica. Nonsolo il corpo [Körper] è strutturato inmodo diverso, non solo sono differentialcune funzioni fisiologiche particolari,ma tutta la vita del corpo [Leib] è di-versa, il rapporto di anima e corpo è dif-ferente e all’interno dello psichico èdiverso il rapporto tra spirito e sensibi-lità, così come è diverso il rapporto delleforze spirituali tra di loro.

5

La nostra è una società che ha idolatrato lasessualità. I totem e i tabù di inizio Nove-cento si sono decisamente capovolti. Lamorte, il vero tabù, è rinchiusa nella bare ilpiù presto possibile, il lutto è questione davivere individualmente, il distacco un mo-mento veloce da affrontare con qualchefarmaco di sostegno; la sessualità di con-tro è invece ostentata, permea i nostrisguardi con una erotizzazione della comu-nicazione (televisiva, pubblicitaria, dellamoda, ecc.) che ne sta svilendo la portataantropologica, il significato identitario, ilpudore della cura di sé. Una sessualità che,finalmente liberata dai pregiudizi “neopla-tonici”, è però caduta nel volgare e nel-l’insignificante. La sessualità è partedell’identità personale; segna sul vivol’uomo come essere mancante e essereper. Tante le forme della sessualità oggi;tante le sue espressioni; difficile più chemai oggi costruire la propria identità: l’ec-cesso di libertà fa smarrire modelli con iquali confrontarsi per identificarsi o per di-stanziarsene. La questione dell’identitàsessuale è certamente complessa, e ri-chiede approfondimento come anche tattoe sensibilità, nel comprendere i percorsibiografici di tante donne e uomini con-temporanei. Ma proprio questa comples-sità e delicatezza chiama in causal’educazione.

L’uomo come individuo

Altra (o forse la) caratteristica fonda-

mentale della struttura della personaumana è l’individualità: l’umanità si ri-vela nel dato empirico (ontico) sottoforma di individui unici e irripetibili, mo-dalità unica di espressione di una uma-nità generale e di una specie sessuale. Scrive la Stein:

All’essere umano appartiene l’individua-lità e, quindi, non lo si comprende se nonla si guadagna. Questo principio, però,va ben oltre quello che una descrizionedell’individualità umana può suggerire.Si pone come affermazione sull’«essereumano come tale» e quindi come princi-pio di una scienza che si può chiamare, amaggior ragione, antropologia.

Quinto sigillo

La questione educativa

Educare non è solo questione di intro-durre in un contesto di norme sociali, ditessuti di significati che gli uomini e ledonne hanno nei secoli colto e prodotto,consegnandolo di generazione in genera-zione. La questione educativa è, secondola Stein, prima di tutto una questione diformazione, di costruzione della personain quanto persona, secondo tutti gliaspetti che le sono propri: il suo esserecorpo-psiche-spirito, maschio o fem-mina, individuo unico e irripetibile.Lasciamoci accompagnare dalle paroledella Stein:

Come tutti i sostantivi che terminano in -ung anche il sostantivo Bildung ha giàmorfologicamente molteplici significati:da un lato designa l’azione del formare(Bilden), o anche il processo del venireformato; e dall’altro l’esito di tale atti-vità, ciò che, all’oggetto formato, confe-risce il carattere di formato. Per quantoriguarda il significato, bilden significaformare una materia, e creare in talmodo un’immagine (Bild) o una forma(Gebilde). Dicendo forma, intendiamoappunto che essa è qualcosa di formato,di plasmato. Dicendo immagine inten-diamo che essa è riproduzione (Abbild)di un modello (Urbild). È dunque perti-nente al processo formativo che una ma-teria prenda una forma che la renda

riproduzione di un modello»6.

Poche note a commento di un testo cherichiederebbe da solo un saggio di ap-profondimento. Innanzitutto il termineBildung, formazione, che in tedesco hauna lunga storia (e che trova in Goethe ilsuo massimo cantore) e una tradizione dispessore, che connota in modo peculiaregli autori ebreo-tedeschi come la Stein.Afferma la studiosa Anna Kaiser: «Ciòche armonizza le significazioni raggiuntedagli ebrei tedeschi è l’umanesimo cheintride l’idea di Bildung: un umanesimoche non trascura il mistero del trascen-dente, un umanesimo che è consapevoledei rischi verso cui la modernità so-spinge prepotentemente il soggetto, unumanesimo che sussume la formazionequale categoria dell’essere-autentica-mente-umano»

7.

Torniamo alla definizione della Stein elasciamoci provocare come educatori, difronte ad un modello di Bildung così pre-zioso e preciso. Riprendiamo la defini-zione bussola: «È dunque pertinente alprocesso formativo che una materiaprenda una forma che la renda riprodu-zione di un modello. »

Quale materia? Noi stessi, con quello che siamo, nelpunto in cui ci troviamo; con pregi e di-fetti; con la consapevolezza e l’inconsa-pevolezza che abbiamo; con una storia dieducatori lunga o breve; con le storie dibambini, famiglie, comunità, Dio ecc.che abbiamo incrociato. O ancora: glieducandi che ci sono affidati, con la lorostoria, con il loro modo di essere, con leloro competenze e incompetenza, con lefragilità e i punti di forza che tutti hanno.

Quale modello? È l’idea di persona che ispira il nostroagire; il modello di uomo “formato” checi muove e verso il quale guardiamo. Èun’idea non astratta: è l’idea provatanella vita, nelle relazioni, nell’espe-rienza. È l’uomo realizzato: la propostacristiana ce lo presenta nell’uomo GesùCristo, l’uomo secondo il progetto origi-nario di Dio, l’uomo-Dio (da sottolineareche la pienezza umana di Gesù non èsemplicemente ritenuta vera per fedeestrinseca: è vera perché lui stesso l’haprovata nella sua vita e perché noi stessila proviamo vera nella vita. È il princi-

11

Edith Stein

memoria

Page 12: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

pio dell’incarnazione).

Quale riproduzione? Un riprodurre umano, dove il soggetto-persona non è un mero ripetitore ma èuno che incarna la piena realizzazionedell’umano. Riprodurre il modello diuomo-pienamente-realizzato è in realtàsempre una novità, quella che Agostinochiamava Initium ut esset creatus esthomo. È l’haecceitas di cui parlava Duns Scoto:è l’individuo personale (questo qui incarne e ossa) la cosa ultima, la fiorituradi tutta la realtà.È l’idea di educazione nella sua com-plessità: educazione che è certamentel’ex-ducere dell’arte maieutica socratica,capace di tirar fuori da ciascuno la propriaoriginalità; ma è contemporaneamenteedere, mangiare e nutrire, consegnare unmondo di beni e di significati che la storiadell’uomo ha prodotto, in un passaggiodi generazione in generazione. È ancheun tirar fuori dal labirinto del non senso,in quella funzione salvifica dell’educa-zione rispetto al caos del “labirinto delmondo”, inteso come ambito dell’ambi-guità e della non-verità, da cui essa, eti-mologicamente, ci trae fuori

8.

Sesto sigillo L’esperienza di fedeIn quella notte di lettura famelica del-l’Autobiografia di s. Teresa d’Avila, Edithtrova una risposta alla sua domanda di ve-rità. Nell’incontro con la vicenda umana espirituale insieme di una donna spagnolache nella preghiera ha trovato la formafondamentale del suo essere persona,giungendo in modo limpido e chiaro allascoperta di sé e di ciò che ogni uomo eogni donna è, la Stein resta folgorata. Lasua ricerca costante, tormentata, faticosadella verità trova nella vicenda di unadonna che si è affidata a un Tu la risposta.È la conversione, quella inversione di mar-cia che permette di riguardare la propria(anche ad Edith la sua) storia personalecome a una vicenda di Grazia, una vicendasensata che ci conduce proprio là dove èbene che siamo.

Roberta De Monticelli, in un belsaggio posto a commento della tradu-zione italiana del 2003 di Vie della co-

noscenza di Dio9, riprende il tema della

fede come rapporto tra «vita vecchia evita nuova». Con queste due categorieDe Monticelli rilegge la vita di Edith e incorrispondenza le sue opere, fino al-l’opus magnum che è Essere finito e Es-sere eterno. La prima metà della vita diEdith ci viene presentata nel suo testo au-tobiografico e nella corrispondenza epi-stolare come una «gioiosa esplorazionedel mondo dell’altro io finito»

10. E tutta

questa esperienza che è comune ad ognivita umana (dalle radici familiari agli in-contri, gli amori, le amicizie, le scelteecc.) diviene materia di indagine teore-tica nelle sue opere filosofiche: è l’inda-gine dell’alterità grazie alla quale ilsoggetto trova se stesso, nella profonditàdell’essere personale, la sua realtà pro-pria che è ciò che deve realizzare in pie-nezza per “diventare ciò che è”. E, perdiventare ciò che è, l’anima ha bisognodi vivere nel profondo: «Da che profon-dità di te stesso vivi? Questa è la do-manda che Edith Stein ci rivolgerebbe.Che nel suo linguaggio equivarrà a:quanto “da te stesso”, quanto “in per-sona”, o quanto sorgivamente, tu vivi?Quanto d’essere vivi al presente?»

11. È la

vita personale che si genera dalsusseguirsi dei suoi atti intenzionali,liberi e legati gli uni gli altri da rapportidi motivazione: è la propria storia, comestoria di risposte al mondo. Ma nelmondo, in questo mondo che ci chiederisposte, la persona trova anche altre per-sone, altri sé diversi-da-sé che rappre-sentano per essa la porta di ingresso piùimportante verso la pienezza di sé. Èquanto emerge dalle sue riflessioni sul-l’empatia, già riportate. Se l’incontro con l’altro ci apre all’in-contro con parti profonde di noi, questoperò avviene solo entro certi limiti, limiti

intrinseci alla finitezza dell’altro io fi-nito. Ma resta comunque la via del tu in-vocato come in una preghiera che ci fascoprire, come accadde a s. Agostino,che «invocare est vocari», invocare è es-sere chiamati, chiamati ad una vita piùprofonda che da soli non potremmo mairaggiungere. A noi il compito di invo-care, di pronunciare al vocativo quel tuche ci aiuterà a nascere di nuovo.La “vita nuova” - o interiore o spirituale- è quella che Edith vive dopo la conver-sione, e di cui tutta la meditazione suc-cessiva è «un abbozzo per esprimerne ilsenso»

12. Il senso di una vita che è nuova,

ma che è una vita piena di tutte le do-mande umanissime, che sempre l’uomosi pone: «chi cerca la verità cerca Dio,che lo sappia o no». L’esperienza di fedeè dunque il modo per rispondere allegrandi domande dell’uomo; l’esperienzacristiana della Stein, di un Dio agostinia-namente più vicino a me di me stesso, èla risposta (vissuta sulla propria pelle,non pensata e postulata) alle grandi que-stioni dell’uomo, nella ricerca della suaidentità e della verità. Una relazionevera, quella tra l’uomo e Dio, una rela-zione vera come quella tra le persone etra il soggetto e le cose di cui fa espe-rienza. Con un arrischiare nuovo, però.Quello del dialogo della preghiera:«Quanto al credente, tutto quello che è ri-chiesto all’inizio del cammino è una capa-cità di usare al vocativo il pronome diseconda persona singolare, con un gestoche certamente è un non garantito, anzi ar-rischiato, “passaggio al limite” rispetto alconsueto “tu” di un vocativo che chiamaaltri nel mondo»

13. L’esperienza della pre-

ghiera, che è questo invocare il Tu, è diffi-cile e rara come preghiera vera. Eppuretante vite ci hanno testimoniato che pre-gare è possibile, ed esperienze contempo-ranee ci hanno mostrato che è possibilepregare anche senza essere «credente» inqualche senso canonico. Basti pensare, pertutti, alle pagine sul vocativo dei Diari diEtty Hillesum, alle forme dell’amore im-plicito di Dio di Simone Weil, alla «custo-dia del mistero» che unisce l’uomo alDivino di Marìa Zambrano. Non si vuolecerto delineare la riflessione sulla pre-ghiera e in particolare sulla mistica comeun’impersonale teoria dell’ineffabile, incui esperienze diverse si ritrovino in unità,annullandone le differenze: non si vuole

memoria

Edith Stein

12

Page 13: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

certo qui confondere la vita di fede nel Diopersonale con altre esperienze. Ma all’oc-chio del filosofo queste testimonianze nonpossono sfuggire, testimonianze che –forse – possono aprire a maggiore com-prensione l’esperienza di Dio anche a chinon la vive.

Settimo sigillo

La testimonianza del martirio

Sappiamo poco dei giorni vissuti ad Au-schwitz da Edith Stein. Consociamo peròlo spirito con cui li ha affrontati, quandocon consapevolezza lucida leggeva il tu-multuoso scatenarsi della violenza anti-semita e anticristiana del nazismo.Sentirsi posta (ed esposta) in mani dialtri, mossi da una follia disumana, fa vi-vere alla Stein un’esperienza forte:quella di essere unita indissolubilmenteal destino di un popolo. Non un destinoda subire, ma da offrire in libertà e in fra-ternità. Il suo sentirsi una piccola Esterchiamata ad intercedere per il suo popolodavanti al re la porta a vivere la propriavicenda come una storia responsabile dialtre storie, addirittura.Una piccola storia responsabile dell’in-

tera storia umana e della storia della sal-vezza. Edith è con il suo popolo vittimae proposta di vita buona, di vita nuova,dove l’incontro con il Tu di Dio si con-suma in una unione sponsale, in unaunione totale. È la Scienza della croce, laconoscenza di un linguaggio nuovo esempre più autenticamente umano inquanto coincide con l’essenza di Dio:l’Amore. Dunque un gesto d’amore, of-frire la propria vita per altri, dà un sensonuovo ad una morte assurda e disumanacome a quella di tante vittime dell’odionazista. Perché le trasforma in testimo-nianza.Una vita, come quella della Stein, ricca,vissuta fino in fondo dentro le pieghedelle contraddizioni di ogni uomo comedi quelle della storia, ma insieme capacedi svelare le ricchezze che si manifestanonella vita di ciascuno come in quella del-l’umanità la rende un testimone. Martire,

in greco.Testimone fedele, fedele alla vita, fedelealla sua verità, al suo senso. Fedele nelleprove, da affrontare insieme; il martire chetestimonia fino al sangue la passione perla verità, per il bene, per la vita e per le vitedei figli a lui affidati. Testimone di una vitasofferta, di una vita provata, di una vitafatta di passione, nel duplice volto diamore travolgente e di dolore profondo.Testimone che non è solo testis, colui cheattesta come il teste in tribunale; ma che èanche superstes, colui che è stato nellaprova – che ha vissuto la vita con le suecontraddizioni fino in fondo, subendoanche l’ingiustizia del male – ma che hasaputo attraversarla, rimanendo fedele; eche ora testimonia che la prova è possibileviverla, umanamente

14.

Testimone che è simbolo (syn-ballein),segno di unione e di integralità, contro ildiavolo (dià-ballein) che divide e fram-menta l’esistenza personale e sociale.Simbolo che getta insieme e tesse in-sieme le vite delle persone (tutte) fragilidi oggi, e che insieme anticipa una pro-posta di senso, che dà a pensare

15e che

coinvolge l’esistenza di ciascuno, fin nelmidollo; un simbolo l’educatore che «ri-mette al mondo il mondo»

16perché

anche oggi, anche domani, possa ancorafiorire la «novità di ognuno»

17. ■■

memoria

Edith Stein

13

Note1

E. STEIN, L’empatia, trad. it. di M. Nicoletti,F. Angeli, Milano 1986, 20026, p. 105.2

ID., Psicologia e scienze dello spirito. Con-tributi per una fondazione psicologica, CittàNuova, Roma 1999, p. 311.3

ID., L’empatia, cit., p. 175.4

ID., Problemi della formazione delle ragazzeoggi, in Id., La donna. Questioni e riflessioni,collana Opere complete di Edith Stein, vol. 13,Città Nuova-OCD., Roma 2010, p. 259.5

Ivi, pag. 227-228.6

E. STEIN., La struttura della persona umana,tr. it. di M. D’Ambra, Città Nuova, Roma2000, p. 60.7

E. STEIN, Sull’idea di formazione (Bildung),in ID., La vita come totalità, tr. it. di T. Fran-zosi, Città Nuova, Roma, 19992, p. 21-22.8A. KAISER, (a cura di), La Bildung ebraico-te-

desca del Novecento, Bompiani, Milano 1999,p. 76.9

Questa l’interpretazione splendida dell’edu-cazione e della visone pedagogica di Comeniooperata da Jan Patočka.10

R. DE MONTICELLI, Edith Stein e la fenome-nologia della mistica, in E. STEIN, Vie della co-noscenza di Dio, Il Mesaggero, Padova 1983,pp. 71 ss.11

Ivi, pag. 95.12

Ivi, pag. 102-103.13

Ivi, pag. 103.14

Ivi, pag. 104.15

Cfr. D. BIDUSSA, Dopo l’ultimo testimone,Einaudi, Torino 2009.16

P. RICOEUR, Il simbolo dà a pensare, Mor-celliana, Brescia 2002.17

M. ZAMBRANO, Dell’aurora, a cura di E.Laurenzi, Marietti, Genova 2000.18

Cfr. R. DE MONTICELLI, La novità di ognuno.Persona e libertà, Garzanti, Milano 2009.

Bibliografia minima

Oltre ai citati testi della Stein si pos-sono leggere:

Una biografia: R. Girardello, EdithStein. In grande pace varcai la so-glia, OCD, Roma 2011.

Un’originale e complessa biografiariletta con sguardo teologico: C.Dobner, Il libro dai sette sigilli.Edith Stein: Torah e Vangelo, Monti,Saronno (Va) 2001.

Un saggio (tra i tanti) della più im-portante studiosa della Stein: A. AlesBello, Edith Stein. La passione perla verità, Il Messaggero, Padova2003.

Sulla filosofia dell’educazione dellaStein: M. Ubbiali, Per un’ascesa alsenso dell’educare. Vie per la peda-gogia attraverso la vita e l’opera diEdith Stein, Aracne, Roma 2010.

Marco Ubbiali, pedagogista e for-matore, è dottorando presso laScuola Internazionale di Dottorato diRicerca in Formazione della personae diritto del mercato del lavoro del-l’Università degli Studi di Bergamo,dove pure collabora con la cattedradi Pedagogia sociale.

Page 14: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Abbiamo il piacere di presentareai nostri lettori la mostra itinerante

“Via vitæ” di Angelo Celsi.Dopo Romano di Lombardia,

Clusone, Schilpario, Bergamo,Sotto il Monte, Bellinzona,

conclude il suo percorsoa Torre de’ Roveri (al Pitturello)

presso la nostra Comunità Nazareth.

L’iniziativa è stata promossadalla Fondazione Creberg,il cui segretario generale,

dott. Angelo Piazzoli,ci introduce alla mostra

con una intensa presentazione (p. 38).

Il susseguirsi delle 15 stazioniè arricchito dai testi

della rappresentazione

“Via Crucis dell’uomo d’oggi”realizzata all’interno della mostra da

Aeper Teatro

venerdì 29 marzo 2013 (ore 21)

durante la liturgia del Venerdì Santo,venerdì 5 e sabato 6 aprile (ore 21).

In questo numero un po’ particolare, oltre la memoria di Edith Stein (p. 5-13),troviamo lo speciale sulle beatitudini.

A seguire la mostra di Celsi,un tassello prezioso e speciale,

a conclusione dei quattro numeridedicati alle beatitudini:

Beata crux - Croce beataÈ l’espressione massima

delle beatitudini del Nazzareno,da Lui stesso scolpite nel nostro cuore:

“Non c’è un amore più grandedi chi sa dare la propria vita

per colui che ama”.

Alla “Via Crucis dell’uomo d’oggi”abbiamo fatto seguire la triste realtà

che abbiamo da tempo in casa nostra: “Le mafie in Bergamasca” (p. 54).

Questo numero è dedicato con stimaalle donne e agli uomini

impegnati nella costruzione e gestione del bene comune e universale

come augurio di speranza e di pacee a tutti i nostri lettori credenti

come augurio pasquale.

Page 15: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Voi che siete oppressi ed esaltati nel male

ricordate che eravate violini pronti a suonare

le ragioni del mondo. Poi qualcuno,

un demone assurdo di sacrificio, vi ha troncato le ultime parole.

Ahimè, poveri vetri infranti che siete finiti in mille pezzi e non sapete più ricomporvi. Ma il mio sguardo d’amore

tornerà a ridarvi armonia.

Non odiate i vostri nemici: essi hanno contribuito a far sì che voi incontraste il Maestro

e leggeste nei suoi occhi le pagine del Vangelo.

Io metterò le mie forze al vostro servizio

e sarò un Dio di infinita dolcezza.Io ricucirò i vostri panni disgiunti,

ricongiungerò le vostre mani che sono state divaricate.

Non pregate Dio che vi ridoni ciò che avete perduto:

ciò che avete perduto è tesaurizzaro in cielo, è là che vi attende.

Intanto Dio vi dà un’immensa ricchezza, quella del dolore,

il dolore è tenebra e forza, perché il dolore è una guida

al di sopra di voi: è il fiato di Dio,

a cui niente potrà resistere.

La fede è il bastone che Dio mette in voi, perché si attorcigli nei vostri corpi

la pianta della felicità. E beati voi,

che avete il dono delle sante lacrime, e se anche le trovate ingiuste

agli occhi di Dio appariranno rugiada

che farà crescere rose nella vostra carne.

Beati voi che piangete e vi santificate per gli altri

e siete maledettamente storpi nel corpo ma dritti nello spirito.

Non siate servi ma vincitori: andate oltre l’odio dei vostri nemici,

molto oltre, perché le vostre lacrime

hanno preparato le vie del Signore.

beatitudini

15

speciale

Beati

Alda Merini dal “Cantico dei Vangeli”

Page 16: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

16

Gesù si è proclamato mite ma … ha cac-ciato in malo modo i mercanti dal tempio,ha urlato “guai ai ricchi”, ha dichiarato cheè non è venuto a portare la pace ma laspada, sua madre ha magnificato il suo Dioperché ha disperso i superbi e rovesciato ipotenti dai troni. Da questo “illustre”esempio di mite mi pare di poter dire chela mitezza è virtù che non possiamo assi-milare a gentilezza o mansuetudine.Spesso intendiamo la mitezza come unaqualità del carattere, una caratteristica psi-cologica intrinseca, una sorta di dono dinatura, in quanto tale destinata solo ad al-cune persone. Sintomo di questo fuorviante modo di in-tendere la mitezza è il fatto che spesso la siassocia al femminile: “le donne sono piùmiti per natura, per indole, per destino bio-logico”, intendendo -nel peggiore dei casi-più sottomesse, nel migliore più dolci, sen-sibili, accoglienti, disposte a sacrificarsi evia dicendo.

Non penso che la mitezza sia virtù femmi-nile; penso che uomini e donne possano edebbano cercare e costruire mitezza. Considerare la mitezza virtù femminile perdestino e natura, costituisce inoltre unagiustificazione per delegare alle donne icompiti di sostegno, di accudimento, dicura materiale e affettiva, richiudendo que-sti ruoli dentro le mura di casa e relegan-doli alla sfera privata e domestica,liberando così gli uomini da ogni respon-sabilità su questi aspetti e dichiarando l’in-significanza della mitezza per la sferapubblica, politica.Come a dire: la mitezza si può sperimen-tare nell’intimità e nelle relazioni affettivepiù ristrette (le donne sì, gli uomini forse… l’uomo mite non mi pare un modellovirile molto in voga nell’immaginario cor-rente di “uomo che non deve chiedere

mai”, per non parlare della violenza do-mestica); ma fuori dalla casa è campo dibattaglia, terreno di lotta, di competizione,di potere; la mitezza all’esterno sembra es-sere controproducente.“Beati i miti perché erediteranno la terra”Mt 5, 5. Il testo evangelico non dice che imiti saranno consolati, troveranno miseri-cordia o riceveranno il Regno dei cieli.Essi avranno in eredità la terra, il mondo,proprio questo in cui ci troviamo a vivere.È un’eredità futura, profetica, ma è anchela promessa di un già ora qui, che ci impe-gna nella concretezza e attualità della no-stra vita quotidiana.Perciò è la terra l’ambito di azione delmite; la mitezza è stile di vita che attra-versa tutti gli aspetti dell’esistenza, è sceltaetica, azione sociale e politica, non è virtùintimista.Con questa premessa è evidente che ognivolta che parlerò di mitezza o di mite nonintenderò un’essenza, un’eccellenza, mauna possibilità, un orientamento, un per-corso.

Credo che una caratteristica del/della mitesia la molteplicità degli sguardi. La persona mite guarda in basso, verso laterra che erediterà, per vedere le cose pic-cole, i dettagli, quelli che sfuggono ad unosguardo superficiale altero, saccente e ar-

rogante, che ritiene di avere già visto e ca-pito tutto.“Il mondo, qualunque cosa noi ne pen-

siamo, spaventati dalla sua immensità edalla nostra impotenza di fronte ad esso,amareggiati dalla sua indifferenza alle sof-ferenze individuali (…) qualunque cosapensiamo di questo smisurato teatro, percui abbiamo sì il biglietto d’ingresso, macon una validità ridicolmente breve, limi-tata da due date categoriche, qualunquecosa ancora noi pensassimo di questomondo – esso è stupefacente. Ma nella de-finizione “stupefacente” si cela una sortadi tranello logico. Dopotutto ci stupisceciò che si discosta da una qualche normanota e generalmente accettata, da unaqualche ovvietà alla quale siamo abituati.Ebbene, un simile mondo ovvio non esisteaffatto (…). Nel parlare comune … tuttiusiamo i termini: “mondo normale”, “vitanormale”, “normale corso delle cose” …Tuttavia nel linguaggio della poesia, in cuiogni parola ha un peso, non c’è più nulladi ordinario e normale. Nessuna pietra enessuna nuvola su di essa. Nessun giornoe nessuna notte che lo segue. E soprattuttonessuna esistenza di nessuno in questomondo” (Discorso tenuto dalla poetessapolacca Wislawa Szymborska in occasionedel conferimento del Premio Nobel nel1996).

In questo senso lo sguardo mite è poetico,riconosce la grazia che c’è nel mondo, unagrazia immeritata, riconosce i segni, letracce dei miracoli quotidiani e li interpretacome doni, si riconosce in debito. È uno sguardo attento, curioso e umile.Uno sguardo rivolto verso il basso, maanche uno sguardo ampio, che spazia in-torno a sé, che è in grado di riconoscere lapropria piccolezza di fronte allo smisuratoteatro; uno sguardo che ha sapienza del

Beati i mitiCarmen Plebani

Insegnante

Page 17: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

17

beatitudini

proprio limite e per questo non si inorgo-glisce.Ed è anche uno sguardo “dal basso”, per-ché si vuole immedesimare con gli altri“piccoli” della terra, coloro che non occu-pano posizioni di superiorità, non assur-gono agli onori della cronaca. Il mite guarda dal basso, ma non è sotto-messo, non ha le spalle curve di chi è sud-dito, asservito, perché sa che siamo staticreati liberi, non schiavi.Per questo il mite non si rende schiavodegli idoli perché “non avrai altro diofuori di me”. Il mite è profondamentelaico, perché si vive in un mondo liberato,sgombro di dei e di assoluti a cui sacrifi-care e sacrificarsi. “Misericordia io voglioe non sacrifici”Il mite non è la vittima sacrificale perché èconsapevole della carica di ambiguità dellaparola sacrificio, del risentimento e dei ri-catti che spesso la accompagnano. Quantevolte abbiamo detto o sentito dire “Misono tanto sacrificato per te e tu ora mi ri-paghi così!”Il mite non è vittima e neppure innocente.O, meglio, sa di non essere innocente; èonestamente consapevole delle propriemancanze e dei propri errori.

Dal Testamento di frère Christian DeCherge, priore dell’Abbazia di Tibhirine,ucciso con 6 fratelli monaci trappisti in Al-geria nel 1996:“La mia vita non ha valore più di un’altra.Non ne ha neanche meno.In ogni caso non ha l’innocenza dell’infanzia.Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del maleche sembra, ahimé prevalere nel mondo,e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca.”

L’orizzonte del mite non è il sacrificio, mala passione, nel senso dell’appassionarsi.Sembra un paradosso perché la mitezzaviene spesso associata a ciò che è tiepido,attenuato, moderato, mentre la passionesconvolge, trascina, irrompe. Ma non si è forse appassionato Gesù pernoi? La passione è disponibilità a mettersi ingioco nella relazione e nella vita, è stare“dentro” il proprio tempo e la storia senzarifugiarsi in sogni o ritagliarsi oasi di tran-

quillità o indifferenza; la passione è il de-siderio del bene dell’altro, è farsi coinvol-gere, credere nell’altro e accordarglifiducia, essere disponibili a rischiare anchedi restare delusi, di essere traditi dall’altro,di soffrire. Il mite non è distaccato e apatico; possiedeuna certa dose di temperanza (che è virtùcardinale), ma come capacità di cammi-nare sulla terra senza sprofondare nel-l’abisso della delusione o volare appressoa facili idealizzazioni. Gesù è esempio di mitezza appassionata:ha patito per noi non per masochismo (finoall’ultimo ha chiesto al Padre di allonta-nare da lui il calice), ma perché ha accet-tato le conseguenze di una libera scelta diamore.

Il mite è colui/colei che “vuole il bene del-l’altro”, ma conosce e tiene a bada la ten-tazione di sapere con esattezza qual è ilbene dell’altro.

Il mite non ha l’arroganza e la presunzionedi salvare gli altri perché sa di non potersimettere al posto dell’altro, sostituirsi a lui,farsi interprete assoluto dell’altro.L’altro/a non è “oggetto” del suo amore edel suo aiuto; l’altro resta soggetto, singo-larità unica che va riconosciuta nella pro-pria libertà.Nel suo “Elogio della mitezza” NorbertoBobbio dice che la mitezza consiste “nellasciare essere l’altro quello che è”.Anche quando l’altro è in estrema diffi-coltà, quando è oppresso, ferito, violato, aimargini, anche nella relazione di aiuto, ilprimo passo è riconoscere la dignità e lalibertà dell’altro.La pretesa del “lo faccio per il tuo bene”può essere molto pericolosa e le buone in-tenzioni non sono sufficienti perchè è sem-pre in agguato la tentazione del poteresull’altro.Il mite sa che ognuno è libero e contem-poraneamente bisognoso. Il mite prende sul serio la propria debo-lezza così come la propria libertà; ma sache, oltre a parola usata e abusata, la li-bertà è parola ambigua. Agire la libertà è un impegno che non am-mette ingenuità.Mt 10, 16 “Ecco: io vi mando come pe-core in mezzo ai lupi; siate dunque pru-denti (astuti) come i serpenti e semplicicome le colombe”Essere miti richiede un surplus di analisi ecapacità critica, di discernimento (così mipiace tradurre oggi le caratteristiche delserpente), richiede la lucidità di saper fil-trare ciò che ci viene detto e ciò che ac-cade. Il mite conosce le proprie e altrui debo-lezze. Sa che lo sguardo benevolo e mise-ricordioso non cancella il male come perincantesimo, perciò non volta la faccia difronte all’ingiustizia, non si sottrae alla re-sponsabilità di denunciarla e contrastarla.Ma sa anche che l’altro è fonte di bene. Il mite esercita la critica su parole e azioni,non esercita un sospetto preventivo. Ciòche lo muove è la fiducia; non consideral’altro un pericolo da cui sentirsi costante-mente minacciato, le sue relazioni nonsono improntate alla difesa e all’attacco.Il mite è un nonviolento.Leggiamo in Proverbi 16,19 “È meglio ab-bassarsi con gli umili che spartirsi lapreda”.

Page 18: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

18

Il mite è colui che preferisce essere predache predatore? Non mi convince questobinomio oppositivo perché resta interno aduna logica di violenza, sembra non esserciscampo. Penso che mitezza sia sforzo disottrarsi alla violenza e alla competizione,di rompere questa logica. Il mite porgel’altra guancia non per masochismo maperché è convinto che se rispondesse allaviolenza con la violenza contribuirebbe aduna spirale di vendetta senza fine e senzavie di uscita. Il mite è una figura di “resi-stente” perché vuole spezzare questa spi-rale.Il mite è convinto che tra prepotenza e im-potenza ci sia un’altra possibilità: la suanon è passività, ma azione che usa altrimezzi, è fiducia nella possibilità del bene.Per questo il mite deve dotarsi di una certascorta di speranza a cui attingere in tempibui per poter sopportare i tempi lunghi,saper attendere, accettare la fatica della fe-deltà e della costanza. Per non rassegnarsi a quella che a voltesembra l’unica evidenza: quella delmale. Come Abramo che si mise a discuterepersino con Dio non riuscendo ad accet-tare che Sodoma venisse totalmente di-strutta (Gn 18, 22 ss)“Davvero sterminerai il giusto con l’em-pio? Forse vi sono cinquanta giusti nellacittà: davvero li vuoi sopprimere? E nonperdonerai a quel luogo per riguardo aicinquanta giusti che vi si trovano? … forseai cinquanta giusti ne mancheranno cin-que…” e così via (quaranta, trenta, venti,dieci giusti). Abramo non si rassegna a unaviolenza indiscriminata, seppure prove-niente dal suo Signore, Abramo non puòcredere che non ci sia almeno un giusto peril quale valga la pena di salvare la città.“Il mite è l’uomo di cui l’altro ha biso-gno per vincere il male dentro di sé”(Norberto Bobbio Elogio della mitezza).In questo senso la mitezza è potenza,direi persino “potere” nel significato di“poter essere”, dispiegamento di possi-bilità, apertura di nuove vie. Inoltre il mite è colui che è ancora in gradodi “stupirsi” di fronte alla violenza, nonperché sia ingenuo o incapace di leggerenella storia i meccanismi della violenza,ma perché non vi si abituerà mai e conti-nuerà a chiederne conto. “Perché mi per-cuoti?” chiese Gesù alla guardia che loschiaffeggiava.

Il mite chiede conto della violenza su di sée sugli altri.È come se dichiarasse: non mi puoi ridurrea “oggetto” del tuo dominio, della tua pre-varicazione, io resto un soggetto irriduci-bile alla tua violenza, non mi lascioannientare.Ma questo non basta. La nonviolenza rischia di risultare ineffi-cace se arriva dopo, se arriva a cose fatte.Il mite non aspetta che la violenza sia inatto, ma cerca, usando capacità di lettura,di analisi e di giudizio, di prevenire la vio-lenza, cerca di agire prima. Mt 5,9 “Beati gli operatori di pace perchésaranno chiamati figli di Dio”Non dice beati i pacifici, ma coloro cheoperano, che agiscono per la costruzionedella pace; c’è un agire di fronte alla vio-lenza, che è un agire preventivo. Ma c’è anche un agire successivo: quelloche offre riparo e riparazione, opera per ri-cucire le ferite, non solo quelle del corpo,ma anche gli strappi nel tessuto dei legamie delle relazioni che la violenza produce.La persona mite è una grande e pazienterammendatrice, sa che la terra che gli èpromessa in eredità è, per ora, una terracontinuamente da aggiustare e di cui pren-dersi cura.

Mitezza è dunque virtù sociale che si giocanelle relazioni, nella collettività.Vorrei però riproporre il provocatorio fi-nale dell’Elogio della mitezza di Bobbio: “Identifico il mite con il nonviolento, lamitezza con il rifiuto di esercitare la vio-lenza contro chicchessia. Virtù non poli-tica, dunque, la mitezza. O addirittura, nelmondo insanguinato dagli odi di grandi (epiccoli) potenti, l’antitesi della politica”.Forse dipende da che cosa intendiamo perpolitica. Se la pensiamo come gestionedell’esistente e lotta per il potere non puòessere che segnata dal sospetto, dalla con-flittualità perenne, dalla competizione senon dalla guerra.Ma se politica è trasformazione dei legamisociali, della partecipazione alle decisioni,della gestione di ciò che è comune anche lamitezza ha uno spazio di azione.Eppure la domanda: “la mitezza è virtù po-litica?” resta aperta.La accompagno ad un’altra provocazione,questa volta di Gustavo Zagrebelsky:“Davvero la mitezza non ha limiti presta-biliti? E se chi ha potere su di noi ci co-

stringe ad essere violenti, cioè ci privadella possibilità di esercitare la nostra mi-tezza? … possiamo immaginare, senza ca-dere nel ridicolo, discorsi di mitezza in uncampo di sterminio? Quando per soprav-vivere siamo costretti ad essere violenti espietati … che cosa dobbiamo fare? Lamitezza illimitata non si trasformerebbeallora in un vizio: imbecillità, passività,ignavia, apatia, irresponsabilità?”.Non penso che la contraddizione sia facil-mente risolvibile, soprattutto se la pen-siamo incarnata in contesti e situazioniconcrete anziché in un discorso teorico, névoglio accontentarmi di una risposta con-solatoria.Ma la citazione dei campi di sterminio miha ricordato una testimonianza di LianaMillu. Lei racconta questo episodio pre-mettendo: “So di farci una trista figura:tant’è … sono qui come testimone e il te-stimone deve essere onesto. Perciò one-stamente, racconterò di quella sera adAuschwitz quando stavo per massacraredi botte una povera ragazza che non miaveva fatto proprio niente…” al rientrodalla durissima giornata di lavoro Liana siera sdraiata nel suo posto letto e la ragazzavi si era appoggiata “La guardai torva.Cosa voleva quella disgraziata? Osava di-sturbarmi? Subito il sangue mi affluì allatesta. Sotto l’urto i pensieri si annebbia-rono lasciando un cieco desiderio di vio-lenza … perciò afferrai la greca per lespalle, strattonandola forte e la mandai asbattere lontano urlandole tutte le ingiu-rie del Lager. Da due mesi respiravo vio-lenza e violenza ero diventata, senzaaccorgermene. Questo è la terribilità dellaviolenza: giorno dopo giorno s’insinuanell’animo e lo inquina e lo deforma finoa diventarne la componente naturale!Tutte le tragedie hanno la sua matrice. …Tra le mie fortune (nel Lager), la massimafu senz’altro il lampo di coscienza che in-terruppe le mie invettive e la mia rabbia.Fu grazie ad esso che mi vidi: un esserestravolto e urlante, già bruto. Rivelò me ame stessa e me ne ritrassi spaventata. …per effetto di quel lampo decisi: volevorimanere umana. Lo decisi, lo giurai: ri-manere umana” (Dopo il fumo ed. Mor-celliana).

“Rimanere umani” è forse la quota di mi-tezza che possiamo cercare anche nelle si-tuazioni più tragiche e violente.

■■

Page 19: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

19

beatitudini

Nella mia esperienza professionale hoquasi sempre lavorato per ‘gli ultimi’. Purtroppo senza quasi mai incontrarli. I poveri, i disperati, gli affamati dellaterra erano un racconto, una fotografia disofferenze sempre troppo lontane. Occorreva tenere alta la motivazione at-taccandosi al senso, all’origine, per con-tinuare in un lavoro che spesso tiequipara ad un commerciale della grandedistribuzione. Raccogliere fondi per le realtà del nonprofit, ti fa guardare con sospetto daglioperatori e ti tiene distante dalle personeper cui lo fai.

Non fai carezze e non ne ricevi.La fatica è tanta, i risultati li percepisciappena.

Almeno fino a quando non comprendiche i poveri sono ovunque: quelli chemancano di coraggio, i timidi, gli insof-ferenti, gli arrabbiati, i superficiali, gliimmaturi, i troppo sensibili, gli insensi-bili, quelli che si pensano troppo grandi,quelli che si credono troppo piccoli...Fragili ad ogni angolo della strada chespesso nessuno si ferma a guardare.Hanno un lavoro, una famiglia, figli,amici e a loro nessuno riconosce il dirittoalla fragilità.

Ecco quando mi sento beata. Quando posso mettermi anche io, fragiletra i fragili, e provare a camminare in-sieme, imperfetti e insicuri, per un pro-getto più grande. Mi sento beata quando so aver fiducia in

persone difettate quanto me, quando du-bito, quando smetto di credere che fa-cendo da sola farei prima e meglio.

Beati sono per me i poveri del quotidiano,quelli che ogni tanto commettono la leg-gerezza di sentirsi perfetti e rinunciano almettersi nelle mani di un altro.Beata sono io quando sono perdonata perla mia inefficienza, per un tono sbagliato,per una caduta; beata quando faccio lostesso per un altro. Quando non dimenticoche dietro ad ogni volto c’è una storia fattadi canto e ferite.Beata quando so pazientare. Beata quandoqualcuno si affida a me. Beata quando posso permettermi di dire lamia fragilità, perché qualcuno che incontrone avrà cura e saprà amarla. ■■

Beata quando...Maura La Greca

Gruppo AeperCommunication Advisor

Page 20: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

20

Spesso… abbiamo incontrato la beatitudine generata dagli Altri

Come coppia il testo delle beatitudini ciha molto affascinato tanto che trentatreanni fa lo scegliemmo come Vangelo perla celebrazione del nostro matrimonio ecome stile da incarnare nella vita di tuttii giorni che ci accingevamo a vivere in-sieme. Una diversa interpretazione sul-l’effettiva coerenza delle scelte cheavevamo adottato per la nostra futura casain relazione a uno dei messaggi delle bea-titudini fu il motivo di un vivace litigio lasera precedente quella celebrazione.

Avevamo e continuiamo a pensare ilVangelo, e in particolare le beatitudini,non come qualcosa di teorico, di intimi-stico, ma come un’indicazione chiaradelle modalità da assumere nella vita ditutti i giorni. Nonostante questo pen-siamo che sia allora che oggi il contenutoprofondo che le Beatitudini esprimono cisfugga e che non siamo tuttora in gradodi incarnarlo pienamente.

Nonostante questa certezza di incompiu-tezza, possiamo dire di avere incontratoe di continuare a incontrare la beatitu-dine, intesa come felicità piena e comecomprensione del senso del nostro esi-stere, nel momento in cui ci siamo de-centrati da noi cercando:

di essere poveri in spirito e quindi sce-gliendo liberamente e volontariamentedi essere responsabili della felicità edel benessere non solo nostro maanche, e innanzitutto, degli altri, di chici sta accanto,

di avere fame e sete di giustizia per lepersone che stanno peggio di noi,

di essere misericordiosi, nel senso diagire attivamente per aiutare gli altri,

di essere puri di cuore, nel senso di es-sere trasparenti e sinceri.

In questo percorso verso e con gli altri -figli biologici e non, parenti, amici, per-sone della comunità che ci circonda - igesti concreti sono mutati nel tempo, aseguito dei cambiamenti che normal-mente attraversa un ciclo di vita fami-liare e del nostro invecchiare.

Rispetto alla scelta dell’accoglienza ci èstata illuminante la consapevolezza che“i figli non sono nostri, ma sono figlidella vita” con la relativa conseguenzache siamo chiamati ad assumerci re-sponsabilità per i figli della vita in gene-rale e, quindi, per tutti. Questo si ètradotto nell’accoglienza in famiglia,nello svolgimento di ruoli educativi inesperienze diurne e residenziali estive,nella presenza nella comunità con l’as-sunzione di impegni di vario tipo, sia alivello parrocchiale che amministrativo,nel desiderio di costruire una realtà fa-miliare allargata.

Dobbiamo però sottolineare soprattuttocome, in questo percorso per nulla li-neare, nel quale insieme al meglio di noisono emerse anche le fragilità e le nega-tività, in questo percorso fatto di alti ebassi, di salti di gioia, entusiasmo e feli-

cità e di cadute anche rovinose, cercandodi generare beatitudine, abbiamo incon-trato la beatitudine generata dagli Altri,dalle persone che abbiamo incontrato,che hanno espresso nei nostri confrontimisericordia, sincerità, responsabilità.Tante donne e tante uomini che sono statiper noi espressione viva e palpabile del-l’amore di Dio, vale a dire del messag-gio contenuto nelle beatitudini che hacome scopo di rendere da subito possi-bile, qui e ora, una realtà di pace, giusti-zia, felicità.

Tornando ai nostri tentativi di incarnarein prima persona le beatitudini per nonsottrarci alla responsabilità che ci è chie-sta, abbiamo scelto modi semplici, allanostra portata di persone senza partico-lari capacità, abbiamo posto attenzionealle relazioni, al rispetto delle persone,alla ricerca della chiarezza e delle pic-cole verità.

Un aspetto che ci piace del nostro esserecoppia è che, periodicamente, quandosentiamo che un ciclo è un po’ giunto acompimento o ha bisogno di essere rin-novato, l’uno o l’altra pone la domanda:“cosa faremo da grandi?” È la domandache si fanno i bambini, i ragazzi, i gio-vani. È per noi la domanda che ravviva laconsapevolezza che non siamo arrivati,ma che quello che conta è il cammino, èrendere nuova ogni giorno la ricerca diincarnare le beatitudini e quindi di agireconcretamente per costruire una realtà dipace e di giustizia, con la consapevolezzache in questa ricerca, per essere costrut-tori di pace, non bisogna temere il con-flitto e le verità scomode anche se questopuò essere molto faticoso e doloroso.

■■

La beatitudine generata dagli AltriLuigina e Gian Battista

Gruppo Aeper

Page 21: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

21

beatitudini

Osservare la vita con gli occhi fre-schi, liberati da pregiudizi e filtripreconfezionati con cui spesso in-casello la realtà delle persone; saperguardare i volti - e lasciarsene guar-dare - affinché mi restituiscano laloro unicità in quella bellezza e pie-nezza di umanità spesso dimenti-cata, lacerata e negata: questo èbeatitudine!

Camminare con i piedi che cercanodi percepire i lineamenti della terrasenza violentarla; passare attraversoi confini dei cuori delle donne edegli uomini non per negarli o su-perarli, ma col desiderio di viverli eabitarli; migrare attraversando ledomande che si levano dall’am-biente che mi circonda, spettatore -non estraneo - del mio viandare:anche questo è beatitudine!

Cercare con l’attenzione di chi nonbasta a se stesso e con la cura di nonlasciarsi sfuggire neppure il più fra-gile dettaglio che la vicenda di ognidonna e ogni uomo sa offrire, nellasua singolare unicità e feriale stra-ordinarietà: cos’altro è, se non que-sto, beatitudine?!

Custodire la fragilità dei sogni incui fatico a credere sino in fondo;accogliere l’enigma misterioso diun dolore che interroga e frantuma imiei ostentati e testardi deliri di on-

nipotenza; avere a cuore la prezio-sità di ogni istante che nella sua ine-dita manifestazione può sprigionareaneliti di giustizia e canti di libera-zione: ed è ancora beatitudine!

Stare sulla soglia dei miei desiderie delle mie attese cogliendo, nel si-lenzio di uno sguardo libero, queigermogli che annunciano primavereinaspettate; sostare con quiete e de-terminazione per inspirare quei pro-fumi che accarezzano i sogni diconcretezza e verità; contemplare losplendere di quei colori che trasfi-gurano l’opacità di chiacchiere ste-rili, di lamentele inefficaci e disentenze squalificanti: non sapreitrovare altro per sussurrare cos’èbeatitudine!

Osservare, camminare, cercare, cu-stodire e stare: sembrano semplice-mente cinque piccoli - fors’ancheabusati - verbi; in realtà essi mi di-cono che la beatitudine trova la suaquotidiana possibilità di manife-starsi solo laddove è agita, compiutadal mio insostituibile impegno gio-ioso e responsabile.E tutto ciò nel segno di una benedi-zione che accompagna i miei giorniquando ‘mi lascio fare’ e permettoche sia lo Spirito ad agire con la leg-gerezza del suo soffio rigenerante eliberatore.

■■

Beatitudine di viandante:fare e lasciarsi fare!

Omar ValsecchiSacerdote Diocesi di Bergamo

Page 22: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

22

La buona novella di Gesù è che Dio amatutta l’umanità, senza esclusione alcunacon un Amore completamente gratuito.Questo messaggio porta gioia e libera-zione agli emarginati, agli esclusi, ai po-veri, agli stranieri, a tutti coloro chepensavano di essere indegni del suoAmore, ma provoca l’astio della casta sa-cerdotale al potere, che esercita il suo do-minio in nome di Dio e arriva dove glialtri poteri non arrivano: l’intimo dellepersone, la coscienza.Questo Dio che Gesù rivela, in partico-lare nel vangelo di Luca, è molto diversodall’immaginario religioso delle comu-nità a cui il messaggio è desinato, checredevano in Dio giudice implacabileche dà una sorte buona ad alcuni e trac-cia un percorso sventurato per altri.

Gesù si scontra con il potere religioso maanche con quello politico.Il paese di Gesù, Nazareth, nella zonamontuosa della Galilea, era uno dei covidegli zeloti, nazionalisti violenti, rivol-tosi che attendevano un Messia per com-battere contro i Romani.E proprio nella sinagoga di Nazareth,Gesù legge il rotolo del profeta Isaia:

“Lo Spirito del Signore è sopra di me;per questo mi ha consacrato con l’un-zione e mi ha mandato a portare ai po-veri il lieto annuncio..a proclamare aiprigionieri la liberazione e ai ciechi lavista; a rimettere in libertà gli oppressi”(Lc 4,18).

Gesù si attribuisce il ruolo del consa-

crato, del Messia:“Oggi si è adempiuta questa scrittura chevoi avete udita con i vostri orecchi” .La profezia di Isaia prosegue con un ver-setto che i presenti nella sinagoga cono-scono, quello che contiene l’annunciotanto desiderato: “ a proclamare l’annodi grazie del Signore, il giorno di vendettadel nostro Dio (Is 61,2), ma Gesù tronca ilversetto. “Il giorno di vendetta del nostroDio” non viene letto.

“Nella sinagoga, gli occhi di tutti eranofissi su di lui” (Lc 4,20). E Gesù proclama“Oggi si è adempiuta questa Scrittura...”. Si attribuisce il ruolo del Messia, ma diun Messia venuto a liberare e non a pu-nire. I nazareni , gli zeloti in particolare,pretendono che l’attività di Gesù si eser-citi a beneficio di Israele, invece Egli ri-corda i miracoli compiuti da Elia e daEliseo a beneficio degli stranieri. (Lettura del Vangelo Lc 4,16-30)

Gesù sperimenta in mezzo alla sua genteil rifiuto e il fallimento della sua azionee del suo messaggio. Lui vuole liberareIsraele dalla infondata idea di essere un

popolo eletto, privilegiato, preferito daDio, vuole proclamare che l’Amore delSignore è universale.

Ci avevano già provato i profeti Isaia:“Benedetto sia l’Egiziano mio popolo,l’Assiro opera delle mie mani” (Is 19,25)

e Amos :“Non siete voi per me come gli Etiopi,figli di Israele?”..”Non sono io che hofatto uscire Israele dal paese d’Egitto, iFilistei da Caftor e gli Aramei da Kir?”(Am 9,7)

Ma i presenti non vogliono sentire par-lare di miracoli verso una pagana di Sa-repta di Sidone e di Naaman, un siro,cioè un arameo, per giunta comandantedell’esercito nemico, come raccontaLuca nel suo Vangelo.

Lo cacciano fuori, vorrebbero ucciderlo.Gesù a Nazareth si salva, non si salveràa Gerusalemme..

Gesù ha fallito?

Coloro che pretendono di avere un rap-porto privilegiato con il Signore in basealla razza o al comportamento non tolle-rano l’annuncio di un Amore rivolto atutti.La religione sembra incompatibile conDio. Nata come strumento per svilupparela spiritualità dell’uomo, in realtà la reli-gione spesso opprime e soffoca. Bisognaanteporre alla religione la spiritualità, lafiducia nell’opera dello Spirito, rivolta atutti gli uomini.

Il fiasco di GesùLucia Contessa

Casalinga ‘ruminante’

Page 23: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

23

beatitudini

Nella religione è sacro il Libro.Nella spiritualità è sacro l’uomo.Nella religione è importante il sacrificio,nella spiritualità l’amore .La religione divide le persone tra fedeli einfedeli, tra puri e impuri, promettepremi e minaccia castighi, innescandoforme di violenza morale, psicologica e,quando le leggi civili lo consentono,anche fisica.Ogni religione è convinta di essere por-tatrice di pace e fratellanza, ma la storiainsegna che proprio in nome della reli-gione gli uomini si sono scannati gli unicontro gli altri, uccidendo e massacrandoper la difesa del loro Dio.

Con Gesù si passa da un Dio che chiedeagli uomini cose, tempo, energie a unDio che è al servizio degli uomini e dona

libertà.e se Dio non domina ma serve. nessunopuò più dominare gli altri, tanto meno innome di Dio.L’annuncio di Gesù è alla base di tutti inostri sforzi di dialogo interculturale einterreligioso: rivela che il pluralismo diculture e religioni nel mondo è nel pianodivino. E che il suo Amore arriva ovun-que ed è per ogni persona!Il messaggio di Gesù è universale e con-creto e porta alla pace, alla giustizia, allafraternità.

Josè Castillo:“L’etica di Gesù è l’etica della vita, dellafelicità e del godimento della vita. Gesùnon è stato un asceta del deserto. Né èstato un penitente che castigava il suocorpo, come faceva il Battista. Gesù in-

fatti credeva nella vita. E voleva (evuole) che tutti viviamo e godiamo dellavita. Quello che succede è che tutti vo-gliono godere, ma ognuno vuole goderesolo e soprattutto lui. E a molti poco im-porta che gli altri se la passino bene omale. L’etica di Gesù è l’etica della gioiadi vivere per tutti, della gioia condivisaper tutti, nessuno escluso. Ed è quel chepiù costa assumere e accettare come pro-getto di vita. Perché l’ascetica più duranon è quella della rinuncia, ma quelladella donazione. I cristiani hanno vis-suto, per venti secoli, l’ascetica della ri-nuncia. Sta spuntando il giorno luminosodella donazione.” (?)

Riflessione tratta soprattutto da “ Versetti pericolosi” ,

ma anche da altri scrittidi Alberto Maggi e di Josè Castillo.

■■

Page 24: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

24

Non ci dissero così, ci dissero cheera un mostro, un orrore da vedere,da eliminare. Ce lo dissero che eraancora in pancia di Norma, allaventunesima settimana di gesta-zione.

Guardavano dentro la pancia conquel coso che lancia segnali e capi-sce se le cose vanno bene o male eper noi andavano male. Ce lo dis-sero senza mettere cura, senza pe-sare le parole. E in noi cadde il silenzio, incapacidi capire, di guardare, di intuire.Avevamo pensata la nostra vitapiena di figli, con lei saremmogiunti a tre.

Ci mandarono a Milano, è la prassi,per un’ecografia di secondo livello,per capire meglio. Ci accolserobene, senza timore e pregiudizi. Ciconfermarono tante cose che ci ave-vano detto a San Giovanni ma al-cune no. Che era piccola, tanto eche non si sviluppava con armonia.Ci dissero di pensarci, avevamo an-cora una settimana, per decidere setenerla o no. Non trovammo sostegno, gli amicie i genitori ci dissero che spettava anoi, ma che per loro sarebbe statotroppo difficile. La nostra amica pe-diatra ci aiutò a capire come sarebbestata e che lei sarebbe stata comun-que al nostro fianco. Che sia bella da vedere, mi disseNorma, solo questo, la teniamo. Neldirlo trovammo la forza, nel dirlotornammo alla normalità, aspetta-vamo una figlia, nient’altro, aspetta-vamo un’altra nostra figlia.

E nacque e nacque bella. Il primoaprile, un bello scherzo, nello stessomio giorno, a ricordare per sempreche la vita ci prende in giro e chenoi ci prendiamo a volte troppo sulserio. Perché lì c’era la vita, tra lenostre mani, una vita bella, un belviso ha nostra figlia, anche se contante cose complicate, lo si capì dasubito, ad accompagnarci neigiorni.

Imparammo a conoscerla e lei a co-noscere noi.

Di baci e di parole, a lei che nonparla, è fatta la nostra giornata, dipappe e di biberon per poterla ali-mentare, di giochi strani, che giochinon sono, di sorrisi e di pianti cometutti i bambini, con lei che non cam-mina.

Non siamo soli, mai, per crescerlabisogna correre e correre in tanti,dottori e insegnanti, i nonni e gliamici. Ci vuole di più per crescerlabene, per ridurre le diversità, le fa-tiche, le impossibilità che cer-chiamo di attraversare. A voltes’ammala e fa fatica a guarire equelli sono i giorni duri da affron-tare.

Siamo felici e così lei. È bella miafiglia, è bella nostra figlia, e belli inostri più grandi, capaci di avereuna sorella così, fieri, preoccupati,che sanno di chi e da chi è giunta lavita. Perché c’è una mamma, miamoglie, che l’ha voluta con sé, l’hatenuta e l’ha portata alla vita, fa-cendomi padre ancora una volta.

■■

È bella mia figliaLuca Betelli

Gruppo AeperCooperativa “Il varco”

Page 25: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

25

beatitudini

PapàCosa potevamo fare? Il resoconto clinicodella pediatra mi ha molto confuso e quasistordito. Cosa potevamo fare? Lasciar per-dere e ritornare a casa? Avrei voluto obiet-tare; domandare se ci fosse almenoqualche piccolo spiraglio. Ma tutti queinomi pronunciati come fossero sentenzeinconfutabili mi hanno intimorito…

MammaAnch’io ero angosciata. Figurati, tuttiquei nomi li avevo studiati a scuola e ca-pivo bene il loro significato materiale.Ma come madre non ho avuto dubbi.Non avevamo davanti una sindrome maun volto, occhi e mani che invocavanoamore. “Al resto ci penseremo - mi sonodetta nel profondo - in questo momentosei per me una figlia”.

PapàHo riflettuto a lungo in questi mesi. Misembra che la storia di questa bambina

valga come parabola della vita intera. Seci fermiamo all’evidenza delle cose e deifatti quante volte possiamo essere scon-fitti dalla vita. Chi si arrende all’evidenzadella morte, dalla morte viene sconfitto.

MammaÈ vero, erano evidenti in lei i dati dellasconfitta e, appunto, della morte: l’abban-dono, la disabilità, la possibile cecità… lasua cartella clinica parlava chiaro e non la-sciava scampo. Quali parole noi potevamoopporre a queste certezze?

PapàLa paura ci suggeriva di fuggire. Ecco per-ché fuggiamo davanti alla malattia e allamorte. Forse capisco quel testo di sanPaolo: “Il pungiglione della morte è il pec-cato”. E il peccato, alla fine, è la non fidu-cia, è la non fede. Questo ci impedisce infondo di essere uomini. Solo la fede ci per-mette di dire ancora una parola all’altro,una parola di consolazione. Solo fidan-domi mi metto in gioco nella vita…

MammaSì, solo le parole della fede e della graziaci permettono di continuare a vivere e difar vivere gli altri. Solo la misericordia,questo respiro lungo di compassione, cifa andare verso l’altro. Solo un legamedi grazia, una mano e uno sguardo hannopermesso a questa bambina di risve-gliarsi un poco da un sonno profondo.

PapàRicordi quante volte abbiamo importu-nato i medici con le nostre insistenti do-mande: “Ma potrà mai capire e parlare?Ma rimarrà cieca? A noi sembra che oraun poco veda, lei cosa dice dottore? Leresterà un grave ritardo motorio? Ma laguardi bene dottoressa, adesso non le

sembra, invece, più sveglia e vivace?”.Quasi a strappar loro qualche certezza acui aggrappare la nostra debole speranza.

MammaE così mese dopo mese finché anche loroora ammettono: “Sì, sì, siamo non pocomeravigliati: questa bambina, a dispettodelle nostre carte, è cresciuta molto, sor-ride, è davvero espressiva. Probabil-mente è molto stimolata…”.

PapàPiù che stimolata questa bambina è stataaccolta e amata! I nostri figli non sannobene quale sindrome l’abbia colpita, nonhanno mai chiesto spiegazioni; sempli-cemente le parlano, le cantano allegrecanzoni, la prendono in braccio, la acca-rezzano, la baloccano, la girano e la vol-tano e qualche volta anche la cambiano.Tutto per dire a lei la cosa essenziale:“Tu sei nostra sorella, tu sei la più pic-cola ma anche la più bella di tutti noi!”.Mi sembra di sentire il canto di Isaia perGerusalemme ricostruita dopo l’esilio: iltuo nome ora non sarà più “abbando-nata” ma ora sarai chiamata la “diletta”,la “beneamata”.

MammaSì, alla fine solo questa cura e dedizione,solo la fede e la compassione potrannocondurre fuori dall’esilio questa bam-bina. Quell’esilio dove la sua malattial’ha confinata. Quell’esilio che rimaneper noi ancora un mistero oscuro e chesolo l’abbraccio del Signore, comequello di una madre, può illuminare econsolare. Il Natale quest’anno, con isuoi occhi, è ancora più bello.

■■

La beatitudine della speranzaClaudio e Fiorenza Salvetti

Rete famiglie del Gruppo Aeper

Eravamo un po’ spaventati il giornoche siamo stati in ospedale a vederlaper la prima volta. Ci avevano dettoche era una brutta cosa la sua: una sin-drome rarissima che già dal nomeaveva poco di umano e di promettente.La dottoressa, poi, lì davanti alla bam-bina ci aveva snocciolato tutta unaserie di esami, di possibili difficoltà, diminacciose evenienze. “Mamma mia -ci siamo detti - questa ce la danno giàper spacciata”. L’abbiamo presa inbraccio e guardata a lungo: era piccolae minuta, un visino pallido e spauritoma con due occhioni che, così sem-brava, cercavano qualcuno. Subitol’abbiamo sentita nostra.

Page 26: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

26

Da quattro anni guido la formazione deivolontari e delle volontarie dell’Associa-zione Amici della Pediatria attraverso la-boratori di scrittura per affinare, in unprimo luogo, le loro capacità narrative af-finché raccontino e facciano raccontarestorie ai bambini ricoverati, per fare lorocompagnia, per aprire la finestra dell’im-maginazione quando l’aria nelle stanze sifa viziata. In secondo luogo per far ripen-sare ai volontari il loro operato dentrol’Associazione che affianca medici, infer-mieri e familiari dei piccoli pazienti.Di anno in anno abbiamo imparato a co-noscerci e ad apprezzarci e io mi sono la-sciata incantare dalla loro forza, daquell’argento vivo di cui parla VirginiaWoolf quando considera quell’atteggia-mento verso la vita di chi sa agire in ma-niera propositiva e guardare le cose dalleprospettive più svariate. L’argento vivocontraddistingue uomini e donne chehanno deciso di offrire il loro tempo aibambini malati e, quindi, ricoverati inPediatria: stanno vicino all’irreparabile enon si fanno sconfiggere. Qualche volta‘cadono’ quando i piccoli eroi, come liha chiamati Marco, perdono la guerradopo aver vinto tante battaglie contro lamalattia, ma si rialzano come se avesserointeriorizzato la forza, la tenacia, il sor-riso di quei piccoli eroi e si facessero perquesto ancora più combattivi, più volen-terosi. Sognano la guarigione per i pic-coli pazienti, perché sanno che a volteaccade quel miracolo che dipende dagliuomini, dalla medicina e, forse, anchedal cielo.Alcuni bambini si perdono per sempre al

tempo e allo spazio umano e si trasfor-mano in angeli, in stelle, in fate comehanno ipotizzato i volontari, ma altri,ogni giorno, si ripresentano sul campo edè a loro che bisogna sorridere senza ce-dere allo scoramento e alla rabbia perchécosì è la vita.

Durante il 2012, seguendo i volontari ele volontarie, ho avvertito quanto la per-dita di due bambini si fosse fatta feritadifficile da rimarginare. Un’ulcera. No-nostante i dettami dello statuto dell’As-sociazione che invita a non lasciarsicoinvolgere troppo dalle vite dei piccolieroi, ogni tanto è impossibile non affe-zionarsi a qualcuno in modo speciale…Come afferma Giò, ce n’è uno o una in-dimenticabile per ogni volontario e, avolte, succede che ci sia quello specialeper tutti: quello che non è soltanto pas-sato per il reparto, ma vi ha a lungo so-stato per le tante, certo troppe, operazionie ha saputo regalare infinite parole digratitudine e, a dispetto di tutto, di gioiadi vivere. Vale certo per il pesciolinoNemo che mandava baci ai volontari per-ché ciascuno se lo mettesse in tasca e, fi-nito il turno, lo portasse a casa con sé.Era il suo modo di stare vicino a chiusciva dall’ospedale al quale i volontaririspondevano promettendo di non di-menticarlo lasciando il reparto. Quando ho visto gli occhi dei volontarivelarsi di lacrime, le loro labbra tirarsialla sola allusione al pesciolino Nemo eanche all’altro bimbo così piccolo da nonpoterlo pensare perduto alla vita senzaavvertire rancore oltre che incredulità, ho

pensato che fosse arrivato il momento diaffrontare il tema della perdita. È proprioquando le cose non si capiscono - e nonsi accettano - che si devono indagare, ri-percorrere con il pensiero e la narrazioneper approfondirle e renderle, per quantoe come possibile, più familiari.Sapevo che non sarebbe stato facile tro-vare le parole per dire la perdita, ma sa-pevo anche di potermi fidare di ungruppo con il quale lavoro dagli inizidella mia formazione in Associazione,quello che ormai mi/ci piace chiamare, ilgruppo degli storici che mi segue con fe-deltà e passione e che si è lasciato lavo-rare dalla scrittura, modellare dallaricerca incessante della parola efficace,della trama adeguata per raccontare unpezzo della propria storia di volontari evolontarie in Pediatria.Dei volontari mi colpisce la loro fiduciache resta intatta anche al fianco della vul-nerabilità più degradata che appartiene alcorpo ammalato. Non smettono di sorri-dere. Non fingono felicità, si portano ap-presso quella serenità che nasce dall’averecontemplato la tenebra nella quale spro-fondano quando la vita di qualche pic-colo paziente si arresta.Loro sanno e non hanno distolto losguardo e quindi osservano il mondo egli altri con limpidezza, con coraggio,quello che viene da una paura superata.Anche loro hanno pensato di non farceladi fronte alla malattia; anche loro hannopensato che non avrebbero potuto tornarein reparto dopo la morte di E., così comeha scritto Claudia. Invece in reparto cisono tornati e hanno continuato a svol-

In ricordo dei Piccoli Eroi

Adriana Lorenzi

Redazione L’incontro Scrittrice

Docente di tecniche di scrittura - Università di Bergamo e Bologna

Page 27: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

27

beatitudini

gere al meglio il loro impegno per altripiccoli eroi e i loro familiari, per il buonandamento del reparto. Per l’Associa-zione che assorbe tanti loro pensieri, tantigiorni della loro vita. Hanno imparato ad affrontare la malattiae la morte dei bambini senza abituarcisied è per questo che hanno qualcosa da in-segnare ad altri.

L’avvioPer quanto mi fidassi del gruppo, di mecon loro e la scrittura, non è stato unavvio semplice. Il primo incontro ho re-spirato l’affanno, la contrarietà di qual-cuno che non pensava che si parlasse dimorte… che pensava che sarebbe statodiverso… Per quanto fosse stato indicatocon chiarezza fin dall’inizio il tema dellaperdita da perlustrare, da cartografare, ela necessità molto individuale di esserepronti ad affrontarlo – sia tramite il pro-prio testo scritto sia tramite l’ascolto deitesti altrui -, qualcuno ha opposto resi-stenza. Al primo incontro eravamo intanti, forse troppi, in un’aula minuscola.Poi, già dal secondo appuntamento, qual-cuno non si è più presentato e chi è ri-masto ha fatto i conti con la propriacapacità, o meno, di arrivare al cuore deltema, al nocciolo di quell’arte di perdereche non è data, ma si impara. Qualcunoè riuscito a scendere il pozzo delle per-dite vissute ed è risalito con i suoi tesoriche ha saputo condividere con i compa-gni di questo viaggio narrativo, qualcunoha preferito rimanere in superficie percustodire intatte e inviolate le sue storiee le sue memorie. Il clima degli incontrisi è fatto via via più caldo e più rispet-toso delle emozioni di tutti e tutte.Il tema non poteva che essere faticosoperché ognuno di noi ha dovuto fare iconti con tante e diverse scomparse dioggetti, persone, attimi, perdendo ognivolta un po’ della propria pelle e oltre chedella propria forza. Sono le perdite a sfo-gliarci, a piegarci. A invecchiarci.Parlo di fatica e mi riferisco a quella chefa sudare per lo sforzo, arrabbiare - Machi me lo ha fatto fare? -, addiritturapiangere così come accade quando si vain montagna non per passeggiare, ma percamminare e raggiungere la vetta. Si sache sarà dura, ma non ci si vuol credereal momento della partenza quando il

cielo è azzurro e il sole non è troppocaldo.Qualcuno, quando è stato chiamato ascrivere, ha cominciato a smaniare al-l’idea di liberare i fantasmi dei suoi mortinascosti in qualche angolo del cuore odella mente. Qualcun altro, invece, haavvertito che quello era il momento giustoper lasciarli andare e, magari, intavolarecon loro una conversazione. Penso a Mo-nica che si è rivolta all’amico perduto, lacui fotografia continua a stare in cucina,attaccata al calendario di ogni nuovo anno.Penso a Giò che si è rivolta all’amica piùcara scomparsa da poco, provando a vi-vere anche per lei. Penso a Margherita cheha parlato al piccolo eroe che l’estatescorsa si è trasformato in angelo.

Prima tappa: La perdita di coseSiamo partiti dalla perdita delle cose perprovare a raccontare lo smarrimento e ilsenso di vuoto lasciato da qualcosa cheprima ci apparteneva e poi non abbiamopiù trovato: chiavi, ombrelli, file, gioielli,libri, indumenti… “Sono solo oggetti”, ha scritto Nadia, ep-pure quando siamo loro affezionati, per-ché ricordano un regalo, una persona,oppure un attimo importante, ci sentiamoun po’ smarriti di fronte alla loro spari-zione. Spesso gli oggetti nella loro inal-terabilità, inamovibilità ci illudono chepossano durare per sempre e invece, avolte scompaiono e può essere un po’ tra-gedia. Come la spilla di corallo rosso perLiliana e per Simone l’orologio che gliera stato regalato dal fratello.La poetessa Elisabeth Bishop

1sostiene

che ci si debba allenare a perdere qual-cosa ogni giorno per imparare l’arte raradi staccarsi dalle cose conservandole in-tatte nella memoria.

Perdere è un’arte e non vuole maestro;sono tante le cose che naturalmentesi perdono, e perderle non è disastro.Perdi una cosa al giorno.Accetta il maldestro di chiavi perdute, di un’ora insipiente.Perdere è un’arte e non vuole maestro.Poi prova a perdere ancora,perdere presto:i luoghi e i nomi, una meta imminentee niente di ciò ti sembrerà un disastro.Ho perso l’orologio di mia madre. Tostoho perso tre case. Non ho più niente.Perdere è un’arte e non vuole maestro;ho perso due belle città. E tutto il resto,i miei regni, due fiumi e un continente.Mi mancano, certo, ma non è un disastro.

Anche perdere te (gli scherzi, un gesto che amo). Non m’inganno. È evidente.Perdere è un’arte e non vuole maestro.Anche se all’occhio sembra (scrivilo!) un disastro.

Si può essere costretti ad allenarsi a per-dere qualcosa che non è un oggetto damettere su una mensola, eppure non èmeno palpabile, come la terra d’origine,le Marche, per Paolo, la pazienza perClaudia e anche Roberta, l’insistenza ela testardaggine della mia mamma perGiò, oppure il colloquio con mia madresempre più smemorata per Simonetta.Entrambe hanno perduto qualcosa, sco-prendo, però, una nuova tenerezza neiconfronti delle madri che stanno invec-chiando e delle quali diventano madri,quando finiscono imbozzolate in un’ine-dita fragilità che fa loro paura e, nel con-tempo, le tempra.

Daria

Ho perso la memoria delle cose che hopersoE per fortuna che l’ho persa… perchéchissà quante cose ho perso:Ho perso le chiavi dell’automobile, leperdo quasi tutti i giorni e magari anchepiù volte al giorno e, nonostante mi im-pegni a dar loro un posto sicuro in cuitrovarle al momento opportuno, riescosempre a perderle.

Page 28: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

28

Ho perso tanti ombrelli: a scuola, inospedale e non mi ricordo più dove. Miarrabbio tantissimo quando non li trovopiù, ma mi piace altrettanto acquistarnedi nuovi. La struttura, i colori e la fan-tasia del tessuto devono ispirarsi allamia personalità.Ho perso i file del Pc creati per la scuolae quelli dei momenti di svago e relax…ore ed ore di lavoro svaniti nel nulla:crisi di rabbia iniziale per non averlisalvati e risalvati, ma poi creatività al-l’ennesima potenza nel doverli reinven-tare.Ho perso gli occhiali… non so quantepaia, ma ho trovato un cinesino che nevende di tutte le forme e di tutti i colori:ora ne conto dodici paia di profilo e sfu-mature diverse che ben s’intonano adabiti e umori.Ho perso le mie forbicine da ricamo,piccole ma preziose per i tempi di di-stensione, chissà in quale fessura dellacasa sono finite. L’ho setacciata tutta,ma di loro non v’è traccia. Per fortunaho gli incisivi ben affilati.Ho perso soldi… i primi e ultimi inve-stiti, quelli dimenticati nelle tasche e di-sintegrati in lavatrice e quelli lestamentepresi dal portafoglio da mani furbette…ma, con grande stupore, ne ho trovatialtri che non ricordavo di avere, ben na-scosti in scatole e cassetti. Ho perso l’anello d’argento a forma dicuore: racchiudeva storie, profumi esensazioni intense, ma non ho ancoraperso la speranza di trovarlo e le me-morie che portava con sé.Ho perso tempo: alcune volte per scelta,altre per incapacità o per insicurezza,altre ancora per disattenzione.Ho perso tante cose, ma ne ho trovatealtrettante.Le cose che perdi lasciano spazi a tantealtre, le persone e le relazioni che perdilasciano tracce indelebili.

Perdere cose significa lasciare spazio adaltre che possono aggiungere meraviglia,mentre le persone non si perdono perchési trasformano in traccia da seguirequando il filo che percorriamo è quellodel ricordo e della nostalgia.

Seconda tappa:La perdita delle persone careAbbiamo affrontato il tema della perditadelle persone care a partire da alcuniframmenti di una lettera inviata da Pe-trarca all’amico Socrate che gli avevaannunciato la morte dell’amata Laura.Il tempo, come si suol dire, ci è scivolatotra le dita; le nostre antiche speranzesono sepolte con gli amici. È il… che ciha reso poveri e soli…Da queste parole sono sgorgati testi in-tensi che ci hanno commosso, mentreciascuno ricordava un’amica, un amico,il padre, una collega di lavoro, la nonna. Sono morte, se ne sono andate le per-sone che ci hanno girato le spalle e sonosvanite lasciandoci dietro, però, tanti ri-cordi che attendono di essere sfogliaticome album di fotografie.Liliana non ama “la parola morire, nonla uso mai, la traduco con andare. Forseper attutire, nel mio interlocutore, labrutta sorpresa. Forse per altro”. Possiamo sostituire al verbo morire ilverbo andare per sentire più vicine lepersone che abbiamo irrimediabilmenteperduto, ma resta la domanda ango-sciosa a martellarci il cuore e la mente:Perché? Perché a lui, a lei? Perché sonorimasto solo, sola?Chi muore è l’agnello che è stato sacri-ficato e Dio ci appare come un nemico,lo stesso che ha ordinato ad Abramo diuccidere Isacco e al proprio figlio di farsiuomo per essere crocifisso.Perché vivere se ci attende la morte?Perché la morte deve essere così violentae straziante come quella raccontata daSimone:

17 dicembre 2001, ore 20.00. È come setutto d’un tratto qualcuno avesse pre-muto un interruttore, on-off, qualcosa ècambiato e d’ora in avanti sarà tutto di-verso, per me, per la mia famiglia, per iparenti più stretti. Ora che sono passatiundici anni quasi, vedo te che ognigiorno fai le stesse identiche cose, per

me che ho quasi sessant’anni di meno èdifficile vederti così, parli da solo im-precando contro chissà chi, i tuoi occhisono tristi e allo stesso tempo stracolmidi rabbia, la stessa rabbia che riempietutti i nostri cuori e le nostre menti. Quelmaledetto giorno non lo dimenticheremomai, morire così come un cane, buttatain un fosso, non è giusto che sia andataproprio così!! Penso ai nipoti che nonhai potuto conoscere ma soprattutto aloro che non hanno potuto conoscere te,li hai resi più poveri di qualcosa chesolo tu avevi. Ma penso soprattutto a tenonno, che pian piano vedi tutti i tuoiamici andarsene, l’età che avanza ti la-scia solo di quelle che sono state le per-sone della tua infanzia, la tuagiovinezza. Anche se il vuoto più grandeè la mancanza di lei e mai niente e nes-suno potrà colmare questo vuoto! Pen-sandoci ho paura, perché è il passaredegli anni che rischia di renderci poverie soli…

Come ha scritto Monica:Una cosa che mi chiedo sempre quandoviene a mancare qualcuno di caro è:perché noi dobbiamo andare avanti co-munque? Ma perché dobbiamo farlo?”. Io penso che bisognerebbe scappare viaper un po’; lasciare tutto e tutti, starenella nostra solitudine e pensare solo edesclusivamente alla persona che non èpiù con noi e questo lo dico perché misembra che non sia giusto ricominciaresubito a riprendere la vita normale(anche se normale non potrà essere più)di tutti i giorni. Perché dobbiamo a tutti i costi esseresempre efficienti ? Perché si dice dopouna perdita: ho ripreso subito a lavo-rare, così ci penso di meno e soffro dimeno? Perché bisogna a tutti i costi es-sere forti sempre per non fare soffrire chiti sta vicino, per non fargli vedere che tustai soffrendo? E poi, perché nessunoparla più di chi è mancato? È così bellofarlo e ricordare i momenti belli e bruttivissuti insieme”.

Credo che la scrittura aiuti a cercare unarisposta a una domanda tanto ango-sciosa. Non sempre la trova, ma ciò cheacquieta è il processo di ricerca chemette in atto. Le ultime righe di Monicaoffrono una soluzione, la minuscolachiave per uno scrigno segreto, quellodella vita che vale per quanto si ricorda,

Page 29: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

29

beatitudini

che ha senso per il tanto passato e perpe-tuato.La scrittura può accompagnare il passag-gio dalla disperazione - Perché? - alla pa-cificazione - Perché così è la vita. Ciò chenasce muore per lasciare spazio ad altrenascite. La scrittura aiuta chi impugna lapenna a restare ancora un po’ in compa-gnia di chi è dipartito, gli offre tutto iltempo necessario per affastellare i ricordicome fossero legna per un fuoco che sascaldare le ossa intirizzite dall’abbandono.Dopo aver scritto i loro testi i volontari sisono suddivisi in gruppi per trovare leparole per una definizione di perdita eanche per provare a comprendere checosa essa implica sul piano emotivo maanche comportamentale.Per alcuni la perdita è prima di tutto“confronto con il vuoto perché la per-sona che non c’è più e non si tocca edella quale non si sente la voce”. La per-dita è dolore diverso a seconda della vi-cinanza della persona scomparsa maresta fisico - il cuore fa male! - ed emo-tivo - tristezza, malinconia, solitudine.Un altro gruppo ha distinto tra diversitipi di perdite:

naturale: quella di una persona anzianao di una stagione della vita che nontornerà più. Suscita nostalgia, ma la siaccetta più “facilmente” e, prima o poi,ci si dà pace;

innaturale: la morte di un figlio o diqualcuno in giovane età. L’accetta-zione è sempre difficile ed è crescendoche si mette “nel cassetto giusto” unaperdita impossibile da spiegare. Restala confusione;

violenta: tutte le morti brutali accaduteper incidente o per assassinio. È ac-compagnata da rabbia forte, senso diingiustizia. Non c’è mai una vera ac-cettazione.

Ogni perdita porta con sé la necessità difare i conti con la propria e altrui fragi-lità, ma anche con la propria e altrui pre-ziosità che va salvaguardata conattenzione e cura. Ci si può lasciare an-dare di fronte al dolore della perdita op-pure si può imparare a vivere beneinsieme a chi ci è caro dentro il presenteche ci tocca finché dura, perché non du-rerà per sempre.

Terza tappa: L’eredità La morte falcia la vita di chi amiamo enoi tocchiamo il vuoto che accompagnaogni assenza, l’impossibilità di risentirela voce se non nel pensiero e di sfiorarela pelle così nota. A noi il compito, persopravvivere, di trasformare la perdita inun’eredità da conservare nel tempo.Per eredità s’intende un passaggio di pa-trimoni: beni materiali che spettano aglieredi ma anche beni immateriali. Si pas-sano cose ma anche abitudini, si passanoricchezze e parole, comportamenti.Siamo ciò che ci è stato passato dai pa-renti, dagli amici, dai maestri e dagliamanti.Per comprendere quanto siamo abitatidalle persone che ci hanno circondato nelcorso della nostra vita, ho letto un branodi Jim Crace

2nel quale una donna ormai

anziana ricorda gli insegnamenti dellanonna per fare il pane e ha voglia di im-pastare per l’ultima volta ricordando lanonna e anche le figlie alle quali a suavolta ha insegnato a fare il pane. L’ere-dità può avere la forma di un pane croc-cante spezzato appena sfornato se laricetta è passata di generazione in gene-razione.Federica si è trovata, dopo la morte di suasuocera, a fare le stesse cose che faceva leiquando li accoglieva nella sua casa al lago;Marco ha appreso dai nonni a godere deimomenti di incontro familiare attorno auna tavola imbandita la domenica; a Clau-dia è stato insegnato a pregare ogni sera ilsuo Angelo custode e lei, a sua volta, lo hainsegnato a sua figlia.

Simonetta

Ogni tanto attraverso a piedi nudi ilgiardino, lo attraverso con te.Lo faccio quando l’erba è bagnata, laterra è zuppa d’ acqua; ancora il miopasso è fermo e sicuro. Lo feci con te perla prima volta in quella risaia pavese etu sai quanta fatica mi costò vincerel’imbarazzo di sfilarmi le scarpe con iltacco (ho sempre portato i tacchi), re-stare a piedi nudi, io così perfettina.Era per me una trasgressione, uscire daun controllo, da uno schema.Una mattina il prato era bagnato di ru-giada, mi tolsi le ciabatte e lo percorsipiano piano; le mie bambine si affaccia-rono dal balcone. Non so cosa abbianopensato della loro compita mamma, ma

Page 30: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

30

so cosa ho pensato io quando le ho vistetogliersi le loro ciabattine e correreverso di me. Avevamo tutte i piedi spor-chi, ma, per questa volta, come perquella volta, “chi se ne frega”.“Anche domani, mamma?”.“Eh no! Non avrebbe lo stesso sapore!Ogni tanto!”Lo rifarò, ne sono certa, quando il miopasso sarà meno fermo e meno sicuro.Rischierò di cadere? “chi se ne frega!”Vedo le mie ragazze ormai donne; hannocapito anche loro che a volte bisogna la-sciarsi andare.Le nostre piccole storie attendono sem-pre un testimone, qualcuno che sa e, sevorrà, tramanderà agli altri.

Stefania

La mia nonna era una Signora moltoparticolare ed io mi rispecchio in lei intante cose , ma la cosa che mi dà piùgioia è quando queste somiglianze me lefanno notare gli altri.Logicamente non sono necessariamentesolo dei pregi, ma ci sono anche dei di-fetti come quando voglio ostinatamenteavere ragione, anche se so di non averlae cerco di girare la discussione a mio fa-vore finché devo proprio ammettere ilmio errore. Ma non importa, io sono co-munque fiera ed orgogliosa di assomi-gliarle come quando mi dicono che seper caso dovesse venire il terremoto ocrollare la mia casa nessuno si preoccu-perebbe del fatto che io possa essere ri-masta sotto le macerie, perché in casa,come faceva del resto lei, non ci sonoquasi mai.La cosa che più mi allieta è sapere che,nonostante siano ormai passati diversianni da quando lei è diventata un Angelo,tutti i giorni un pensiero o un’azione miporta a pensare a lei.Mio figlio, che purtroppo non l’ha cono-sciuta, la conosce e la rivive attraverso imiei racconti, persino le mie nipotine laconoscono perché tutte le mattine quandole incrocio sul cancello di casa che atten-dono il loro scuolabus ho la domanda dirito: avete detto il “sedes sapienze” Glo-ria al Padre al Figlio… questa preghieraera la preghiera che la mia nonna mi hainsegnato e recitavamo insieme tutte lemattine prima di andare a scuola.Io a mia volta ho insegnato a mio figlioe alle mie nipotine questa bella abitu-

dine, loro ogni tanto mi chiedono: ma ziacosa vuol dire? Ed io rispondo: è unapreghiera che mi ha insegnato la mianonna ed invoca le 16 sapienze ad assi-sterci durante la lezione.Mi rivedo anche in lei ed anche nella miamamma quando mi si chiede di raccon-tare un po’ di storie di quando ero pic-cola ed allora come faceva lei mi mettocomoda e inizio a raccontare un po’ distorie. Ogni tanto mi domando se sianorealmente accadute o se talvolta le ho unpo’ ricamate io.Un’altra frase che spesso ripeto e cheanche lei diceva è quella che ogni per-sona ha il suo pulito e ogni persona ha ilsuo sporco. Infatti lei era una personache aveva il letto sempre pulitissimo mafaceva mangiare le galline in cucina, ame piace pensare che anch’io ho dellecose che devono essere pulitissime mache sicuramente ho tante altre che tra-scuro e questa massima vale per tantis-sime cose nella vita. Un’altra cosa checi accumuna è quella che entrambe par-liamo con tutti, come si suol dire anchecon il diavolo (tutti questi modi di direme li ha insegnati lei e ne avrei tantis-simi da raccontare).Ci sono però anche tante persone che di-cono che assomiglio tantissimo anche almio papà ed anche di questo sono moltofiera perché il mio papà è veramente ec-cezionale, come lui mi piace alzarmi pre-sto, essere puntuale, mettere passione inquello che faccio anche se non mi piace,cercare di vedere il lato positivo in tuttele cose, di essere sempre sorridenteanche perché il sorriso non costa nulla eriscalda il cuore di chi lo riceve e di chilo fa. La cosa più bella che potrebbeparlare di lui attraverso di me è la suabontà d’animo che io cerco di impararema che non è una mia dote naturalecome lo è, invece, per lui.

Si costruisce l’eredità con un atto di vo-lontà per:

dimenticare: ossia interiorizzare lepersone più care, per “lasciarle an-dare”, per smettere di ricordarle osses-sivamente;

preservare: ossia mantenere intatta lamemoria di qualcuno, per esempio tra-sformando la sua casa in un museocome è accaduto a Recanati per Gia-como Leopardi; i ricordi familiari inun libro come quello dedicato da Phi-lip Forrest alla figlia Pauline morta asei anni per un tumore osseo o da JohnBailey alla moglie Iris Murdoch col-pita dall’Alzheimer;

ricreare: ossia far fiorire l’eredità nellaquotidianità che circonda chi resta.Questo significa celebrare la morte vi-vendo appieno gli insegnamenti di chici ha lasciato: per esempio Dacia Ma-raini ha creato un premio letterario allamemoria del suo ultimo compagnoGiuseppe Moretti, scomparso anzi-tempo; i genitori del giovanissimoPaolo Belli hanno intitolato a lui l’As-sociazione che promuove ricerche perla cura di malattie come la leucemia.

Daria è riuscita a pensarsi come chi rias-sume in sé i tanti incontrati tra le pareti do-mestiche e dentro le infinite relazioni cheè andata intessendo vivendo, amando, la-vorando, “volontariando”. Ha creato unase stessa intrecciata ad altri e altre.

Daria

Non sono ancora riuscita a trovare unadefinizione che riesca bene a ritrarmi:essendo la primogenita, capita spesso dipensarmi come un “provino” in cui sonoconfluiti tanti e diversissimi ingre-dienti… alcuni ben amalgamati, altrimeno e, visti i risultati, sono altrettantoconvinta che i miei genitori abbiano poioptato per procreare in modo decisa-mente specializzato…Il nome che porto mi ha sempre dato lapossibilità di giocherellare con esso perevidenziare gli stati d’animo e d’essereche mi contraddistinguono.Daria come il nome “dello zio Dariomorto” di cui porto il nome - che non hanulla a che vedere con quello dello “zioDario vivo”- e che ho conosciuto solosfogliando il suo album di fotografie e

Page 31: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

31

beatitudini

attraverso i racconti di mamma e papà,nonna e zia Elisa. Daria che, come “lo zio Dario morto”,adora la compagnia, che, come “lo zioDario morto”, ama unire piuttosto chedividere e che, come “lo zio Dariomorto”, adora le vette e il silenzio dellemontagne.LimpiDaria come il “signor Lino”, ilmio papà, che ha vissuto e condivisoogni istante della sua esistenza educan-domi all’Amore per la Vita anche nel Mi-stero, che mi ha insegnato che non è untitolo di studio che dice ciò che sei, ma èlo stile con cui vivi ogni palpito che ti èdonato.SorriDaria ancora come papà che nonha mai scordato di affrontare la vita conun pizzico di ironia. SoliDaria come mamma Rita che dicesempre che mai bisogna pentirsi del benefatto agli altri, anche a costo di sacrifi-care se sessi.FaccenDaria, in sintonia con l’insegna-mento “mammifero” che nella vita biso-gna saper fare un po’ di tutto, “perchénon si sa mai cosa succederà”…ProfonDaria come lo stile di vita dimamma e papà, testimonianza silen-ziosa, coerente e credibile di come lafede dia colore e sapore alla vita quoti-diana.SapiDaria come Ricky, Marika e Luigiche con me ridono e condividono, gio-cano, scherzano, “mi ricordano il pas-sato”, mi ricaricano le pile, masoprattutto mi illuminano con la lorocoerenza e radicalità nelle scelte.StupenDaria grazie ad Antonio, raggiodi luce divina, che mi “obbliga” a ve-dere il mondo con gli occhi e lo stuporedi un bimbo. CondiviDaria: qualità donatami da ziaElisa, la fata buona scelta per essere lamia madrina.PassionDaria ed esigente grazie allostravolgimento che si crea e si ricreaogni volta che mi lascio coinvolgere dal-l’amore, l’affetto o l’empatia per le per-sone.FerviDaria per merito di Erica che, conla sua fragilità, mi obbliga a non metteremaschere.LeggenDaria come la mitica nonnaAnto, della quale non passa giorno senzache vi sia memoria di uno dei suoi “bottae risposta”, delle sue cantatine, o dei

suoi ricordi di gioventù.IntrepiDaria grazie ai “grilli parlanti”don Giulivo e don Massimo, che maihanno fatto sconti, ma che con tenacepassione, con tempi, linguaggi e sfuma-ture diversi, hanno saputo sostenerminella “scalata” e che mi hanno inse-gnato che “la meta è sempre oltre lavetta”.CaliDaria per merito di Kunkù, il“nonno prete”, che mi ha fatto assapo-rare il calore “dell’adottare” e “dell’es-

sere adottati”. AriDaria come i momenti di non sensocosì sofferti, ma tanto preziosi per ap-prezzare “il mezzo bicchiere pieno”.LampaDaria come le “Stéle” chequando c’è buio brillano ancora di più.VolonDaria come lo stile di gratuità in-teriorizzato grazie all’Oratorio.ViviDaria grazie ad Antonella, modelloe guida e nel vivere e affrontare la soffe-renzaGioconDaria come il maestro Fantoniche mi ha trasmesso quanto nella vita siaprezioso il canto.VereconDaria per merito di S. Lucia checon me ha voluto partecipare la passionee la competenza per il/nel lavoro AciDaria come lo stomaco dopo abbuf-fate indigeste… aspetto da tenere co-stantemente monitorato poiché “nuocegravemente alla salute”… GagliarDaria per opera dei clan Bigonie Noris… davvero forti e, come gli alpini,non hanno paura.MerDaria come il sapore delle pagine divita non gradite…StupiDaria come i tantissimi studenti concui ho trascorso e trascorro giornate me-morabili: da loro ho imparato a viverecol sorriso… nonostante tutto…

A tutti coloro con i quali ho condivisoanche solo un istante di vita devo direGRAZIE perché se sono ciò che sono lodevo anche a loro e, se mi piace raffigu-rarmi come un arcobaleno con occhi ebocca sorridenti e braccia spalancate, èperché ho la possibilità di rifrangere letinte delle tante persone e situazioni chemi hanno colorato e mi colorano la vita.

Quando ci accorgiamo di avere ereditatobeni e gesti, significa che sappiamo rico-noscere quei fili di continuità che ci le-gano a quanti sono venuti prima di noi ea quanti verranno dopo. È l’eredità checi ancora a terra e ci innalza verso il cieloe noi diventiamo - se lo vogliamo - i me-diatori tra quello che è stato, che è e chesarà nel momento in cui pronunciamo ilnostro grazie per il tanto ricevuto.Non c’è pace più grande di quella che ciavvolge quando riconosciamo di conser-vare nei gesti che compiamo, nelle pa-role che pronunciamo le tracce di chi èstato strappato al tempo. Il nostro conlui/lei.

Page 32: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

32

Quarta tappa: In ricordo dei piccoli eroiFin dal primo incontro Marco non è riu-scito a parlare della perdita delle cose,ma ha scritto di quella dei piccoli eroi,centrando il cuore di tutta la formazione,quasi non volesse perdere tempo inchiacchiere, in preliminari. Non ne hacerto bisogno il suo gioco amoroso versoi piccoli eroi dei quali si prende cura datanti anni come volontario dell’Associa-zione.

Ho scelto di parlare dei piccoli eroi per-ché nonostante trascorra il tempo e no-nostante sappia bene che questo tipo diperdita faccia parte del ciclo della vita, èun avvenimento che faccio molta faticaad accettare, anzi non lo accetto affatto,ma devo comunque conviverci. Alternomomenti in cui devo prenderne le di-stanze, ad altri in cui mi “fermo” cer-cando una spiegazione. Un’inutilespiegazione. Credo che non riuscirò maia trovarla. Chi sono i piccoli eroi? E per-ché li ho chiamati in questo modo? Cosasuccede nel mio cuore e nella mia testaquando li perdo?I piccoli eroi sono tutti quei bimbi che in-contro in reparto il venerdì mattina.Scriccioli in pigiama che scorrazzanoper il reparto molto spesso attaccati auna flebo che mi guardano impauriti, so-prattutto se è la prima volta che mi ve-dono, scambiandomi a volte per unmedico o un infermiere. Li ho chiamatieroi perché, di fatto, lo sono.Cerco la parola eroe nel vocabolario:“persona che dà prova di eccezionalecoraggio e generosità”.Beh di coraggio questi bambini ne hannoda vendere, soprattutto quando descri-vono gli esami (spesso invasivi) o gli in-terventi che subiscono con unanaturalezza incredibile e la generositàcon cui regalano la loro voglia di gio-care, di ridere, di guarire, di farcela, diVIVERE. Mi insegnano a rimescolare lecarte della mia vita, a dare il giusto or-dine alle cose, a vedere il mondo che micirconda con occhi diversi. E sono pro-prio questi due aspetti che mi aiutano aentrare in reparto la settimana succes-siva.E poi ci sono quelli che non ce la fanno,quelli che perdi, quelli che muoiono,quelli che non rivedrai mai più. E subito

il sentimento che prevale sugli altri è larabbia. Perché? Mi chiedo. Perché dopotanto lottare, sperare, soffrire, illudersi,tutto precipita? Qual è il significato diqueste perdite? Ed ecco che finisco perprendermela con un Dio in cui ormainon credo più. Non trovo una risposta edè necessario che io prenda le distanze daquesti fatti costruendo una sorta di co-razza che mi difenda e che mi aiuti a sof-frire un po’ meno. Ma forse, ancora unavolta, sono proprio loro, i piccoli eroiche mi gettano un salvagente al qualeaggrapparmi. E questo salvagente sonoi ricordi. Ricordare i momenti trascorsiinsieme a loro a giocare, a ridere, a farcompagnia, a dare sfogo a tutta la loroinesauribile fantasia, a vederli dormiree soffrire, a vederli.Nonostante il passare del tempo, facciosempre molta fatica ad accettare un av-venimento di tale portata, anzi, non loaccetto affatto, ma devo comunque farcii conti. L’ho scelto io questo tipo di vo-lontariato, ma credo che nessuna forma-zione specifica mi abituerà alle perdite.Guai se lo facesse.Concludo con una frase che ha detto unprete tempo fa in occasione di un incon-tro con noi volontari: “Solo dei pazzipossono fare i volontari in un posto dovemuoiono i bambini!”In un certo senso ha ragione, mi sento un

po’ pazzo ad aver scelto l’ospedale pe-diatrico come luogo in cui dedicare unpo’ del mio tempo, ma l’energia positivache ci trasmettono i nostri piccoli eroianche attraverso i ricordi che restano, èil più bel regalo che un volontario possaricevere.

Marco ha anticipato il tempo che, co-munque, è arrivato per tutti, da dedicareai piccoli eroi per ricordarli, per far sa-pere loro che non sono stati dimenticati. Un appuntamento non certo rimandabileperché in nome di tanti, che Nadia ha no-minato uno per uno - L., M., S., G., S.,G., E., C., F., M. - noi ci siamo incontratiper i quattro lunedì di ottobre per dimo-strare che non avevamo voglia di dimen-ticare piuttosto ricordare, che nonvolevamo lasciarli andare senza averliprima salutati.Quando si parla di loro la domanda è an-cora più angosciante perché nessunadulto riesce ad accettare la morte di unbambino. È contro natura, perlomenoquella che noi conosciamo dove sono ipadri e le madri a morire prima dei figli.Questo è quello che ci aspettiamo, ep-pure capita, perché capita che siano i figlia precedere e far da guida ai loro geni-tori.Come ha scritto Marinella:

Fa male, ogni volta che accade fa sem-pre più male. Credevo si potesse addo-mesticare anche la morte man mano chela si conosceva e le si stava vicino e in-vece ogni volta mi sento travolta e impo-tente di fronte a ciò che accade. Deglieventi più vicini non riesco ancora a par-lare: è difficile per me metabolizzare unaperdita e ho bisogno di farlo in silenzio,coi miei tempi e i miei modi. Riesco soloa tornare col pensiero a molto tempo fa,là dove i ricordi si smorzano e la feritabrucia meno: posso provare a pensare aquando L. se ne è andato. L. era un belbambino biondo, un tesoro di bimbo, ilprimo trapianto multiorgano pediatricodegli Ospedali Riuniti di Bergamo. Igiornali avevano parlato di lui, era unvanto per l’équipe che lo aveva operato,un fiore che ci si può mettere all’oc-chiello. La sua famiglia mi era entratanel cuore, così semplice, così indifesa,così sfortunata e L. mi aveva conqui-stato: il suo viso paffuto, il suo sorriso, lesue manine tese verso di me erano tuttociò che mi bastava per entrare con entu-

Page 33: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

33

beatitudini

siasmo in reparto settimana dopo setti-mana. Poi un giorno è successo quelloche vorresti non succedesse mai: la te-rapia intensiva, la sofferenza, la paura,la fine. Non ero pronta, non si è maipronti ad accettare di lasciar andare unbambino Solo oggi la rabbia e la tri-stezza che mi hanno attanagliato, sistanno placando e nelle belle sere d’in-verno, quando il sole tramonta e nelleombre del crepuscolo appare la primapiccola stella, mi piace pensare chequella stellina sia L. che mi saluta e midice che nulla è per sempre trannel’amore che lega le persone che hannofatto un pezzo di strada insieme.

Carmen ha parlato della rabbia profondache la invade alla morte di un bambinoche vive come una sorta di sconfitta con-tro la malattia che ha prevaricato “Unacosa mi è rimasta e mi dà la forza di ri-cominciare: se anche solo una volta S.ha sentito che in qualche modo l’hoamato ne è valsa sicuramente la pena”.

Margherita

Ogni mattina, per abitudine, faccio co-lazione con una tazza di the: mi piaceche sia bollente, con il limone e in granquantità, non un goccino.Ti avevo raccontato questo nella tua ca-meretta d’ospedale, scherzando con teche, come me, non potevi bere il latte. Ecosì, non ricordo se per Natale o perqualche altra occasione, mi avevi rega-lato una gigantesca tazzona con sopraun girasole.Tu e la tua mamma eravate davverograndi, una coppia indivisibile e mi riem-pivate di regali, quando meno me lo aspet-tavo. Sin dal nostro primo incontro mi eroaffezionata a voi e al vostro accento ve-neto, così definito, così divertente.Con la tua mamma parlavo di lavoro, dihobby o di fidanzati e con te giocavo allaplay. Si, lo so, “giocavo” è una parolagrossa: tu eri davvero un campione e ioero una frana, a cui ogni volta dovevi ri-spiegare i comandi, le storie, gli obiettivida raggiungere. Non eri molto pazientecome maestro, ma ti capisco: conun’alunna così!Ricordi quella sera, un caso eccezionale,in cui siamo rimasti soli, io e te, a guar-dare fino a tarda ora i cartoni animati,congedando la mamma, che usciva acena per il suo compleanno? Quante ri-

sate! Eri “strafelice” di spedirla via,anche se, dopo un paio d’ore, ti man-cava.E poi ricordi quando, alla Casa del Sole,ti ho portato una scatola di Lego per iltuo compleanno? Eri furbissimo a sug-gerirmi i regali! Abbiamo cercato di co-struire insieme il camion dei pompieri …e tu mi rimproveravi per la mia lentezza,fiero della tua abilità.E quella volta che siamo andati al barcon le nostre mamme, fuori dall’ospe-dale? Ero felice di presentarti la mia,perché tu, curioso, mi avevi chiesto:“Ma è bella come te? Voglio proprio ve-derla!”. Sapevi che avresti guadagnatoun altro regalino. Il tuo commento poi loricordi? “E’ più bella di te. Tu sei troppomagra! Comunque, quando sarò grande,mi piacerebbe essere il tuo fidanzato.Sai, per ora preferisco stare senzadonne: amo solo mia mamma”.Ero proprio fiera di averti come amico.Sei l’unico bimbo di cui abbia mai par-lato a mio padre, che, pediatra, è un po’scettico in merito ad alcuni trapianti. Al-lora io gli raccontavo di te, gli dicevoche stavi benino, che facevi progressi,che eri sempre sorridente. A mia mammainvece raccontavo della tua, della sua

forza, della vita spesa per te con la gioianegli occhi.Quando finalmente sei tornato a casa,una nuova casa, è rimasto il contatto vir-tuale, gli SMS e le email che, ormai cre-sciuto, sapevi spedire con grandemaestria: certo, l’ortografia non era iltuo forte, ma per te chiudevo un occhio,anzi due!Da Roma, dove poi ti eri spostato, facevisapere che ti mancavamo, forse un po’ timancavo anche io. E tu eri nei miei pen-sieri, spesso.Quest’estate in pieno agosto, mentre eroal mare, la tua mamma, con il suo solitogrande coraggio, mi diceva che eri di-ventato un angelo. Non ho pianto, sai?Le parole della mamma erano così belle,così dolci … ho solo pregato.Ora la tua mamma vuole continuare a vi-vere per te, mi ha detto, aiutando glialtri, perché tu vorresti così. Non si ar-rende, stai tranquillo. Magari ogni tantostrizzale l’occhio, come sapevi fare tu: lefarà piacere!Se poi trovi un po’ di tempo, strizzaloanche a me.Ogni mattina, quando bevo il the, quelgirasole è lì che mi guarda: la tazzonagigante è un tesoro prezioso; guai a chi

Page 34: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

34

la tocca! Le ho persino cambiatoposto: se si rompesse, perderei unosguardo furbo, che mi segue nella miapiccola cucina. Dai, dillo che sei tu:non controllerai quanti biscotti mangiocon il the?

Ultima tappa: Il congedoIncontro dopo incontro il gruppo si ècompattato come capita ogni volta cheintraprendiamo qualcosa di impegna-tivo e impariamo a fidarci della pre-senza altrui che accompagna e sostiene.Così ci capita anche in montagna,quando qualcuno si offre di portarci perun tratto lo zaino che ci pesa sullespalle, proprio quando ci sembra di nonfarcela a continuare e vorremmo mol-lare la presa, tornare sui nostri passi, ri-nunciare a salire.Ho avvertito quanto piano piano fosseirrinunciabile per tutti il nostro appun-tamento del lunedì, nonostante le la-crime di commozione versate, graziealle risate che come sempre riusciamoa farci grazie alla simpatia di Simone,Paolo e Marco che hanno saputo smor-zare la tensione di alcuni momenti.Mi sono intenerita nei confronti di chisa vivere la scrittura come una que-stione di vita o di morte e non certo unpassatempo, un vezzo, una curiosità,come un comportamento etico: dentroil male di vivere, dentro la malattia chealberga in ospedale, il bene sta nel pre-stare attenzione a quello che si fa, agliappuntamenti che si prendono.

Come ha scritto Simonetta: “Ho fer-mato il mio tempo. L’ho fermato final-mente - alla fine - per pensare, percercare e trovare quel filo invisibile checi lega ai ricordi, ricordi che avevo se-polto dalla paura di farmi male, sco-prendo, invece, di essermi fatta unregalo grande grande… Abbiamopianto, riso, sorriso, ascoltato silenzilà dove la parola non sarebbe stataudita… io ho guardato negli specchidello ieri e ho rivisto volti volutamente,codardamente rimossi; non so dove sisiano diretti, ma adesso so dove sonorimasti”.

Ogni nascita è contraddistinta dallaperdita irreparabile - ogni bambino

perde il grembo materno - e ogni nascitaporta con sé la condanna di dovere primao poi morire, eppure è come se questaprima esperienza venisse cancellatacome un segno di gesso dalla lavagna. Non sappiamo perdere… possiamo im-parare a farlo con piccoli esercizi megliose in gruppo per avere meno paura disvegliare i fantasmi delle cose, delle sta-gioni, delle persone perdute.Come ha scritto Margherita:

Perdere oggetti mi fa rabbia, ma è cosa da poco: sono solo oggetti.Perdere ricordi mi fa tristezza, ma c’è la scrittura, c’è il mio diario.Perdere persone mi fa paura: ci si deveallenare duramente a perdere… per la perdita più grossa… e forse non si impara mai.Credo che riflettere sulla perdita, scri-vere sulla perdita sia stata una forma diallenamento. Mi sento più pronta? No,ma buttare fuori la paura e scoprire chela mia stessa paura è condivisa mi haaiutato un po’, mi ha fatto fare un passodi un cammino lungo…

Insieme abbiamo cercato di imparare apiangere le cose perdute, le persone per-dute e, infine, i piccoli eroi. Abbiamo ap-preso che perdere è un’arte alla quale cidobbiamo allenare, rimboccandoci lemaniche e ricominciando ogni volta dacapo senza abituarsi alla perdita, ma tra-sformandola in quella eredità impossibileda smarrire.

■■

Note

1E. Bishop, Miracolo a colazione, Adelphi, Milano, 2005

2J. Crace, La dispensa del diavolo, Guanda, Parma,

Page 35: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

35

beatitudini

In ogni essere umano in cui la vita sicompie (Adriana era molto attenta a nondire che la vita finisce) la liturgia dellaparola appena proclamata ci ha ricordatoche si compie il mistero di Cristo, mortoe risorto, il mistero del Figlio dell’uomo,come dice il vangelo di Giovanni ascol-tato. Quel Figlio dell’uomo che ha la vitain se stesso, come il Padre, proprio per-ché è Figlio, cioè talmente in relazionedi accoglienza obbediente con il Padre,da essere l’immagine esatta, precisa, delvolto del Padre.

È lui, il Figlio dell’uomo, l’esegeta delPadre, per cui ogni figlio dell’uomo cheapre, che accoglie e mette in pratica ilmessaggio di Gesù (“chi ascolta la miaparola ha la vita”) ha la forza e l’energiadella vita, e con il figlio dell’uomo tuttal’umanità, tutto l’umano, e con l’umanotutta la realtà creata. Il mistero del Figlio

morto e risorto è il mistero che tutti etutto abbraccia e avvolge. Paolo nella sualettera ci ricordava che è tutta la realtàche aspetta di “diventare figlia”, come ilfiglio dell’uomo, aspetta di diventare‘erede’, finalmente, in maniera defini-tiva, di questa vita che già adesso èeterna (“Chi crede ha la vita”).

Tutto questo è stato chiaro e risplendettenella vita e nelle parole di Adriana, que-sta consapevolezza di essere già risorti,di essere già nell’orizzonte del Regno, inquel Paradiso che lei ha cantato in tantimodi nei suoi scritti e nelle raffigurazionipittoriche all’interno del suo ‘eremo’.

E oggi siamo qui forti di questa parola,che era il cuore anche della fede diAdriana, la fede pasquale, che ha carat-terizzato anche la nostra amicizia con leie che tante volte, in questi anni, abbiamocantato nella “Madre di tutte le veglie”,la grande Veglia nella notte di Pasqua. Ilcuore liturgico del nostro ritrovarci aCrotte, come molti di voi sanno, era pro-prio la celebrazione della Pasqua (conuna gestazione di cinque anni tradussel’inno al cero pasquale conosciuto come‘Exultet’ e il libretto della veglia not-turna, arricchito di letture dall’Antico Te-stamento e delle sue preghiere conclusivedi ogni lettura, intitolato “Vere beata nox”,usando il quale, al momento delle litaniedei santi, dopo l’elenco dei santi non ca-nonizzati, aggiungeremo l’invocazione:Adriana, monaco, prega per noi).

Siamo qui a salutare un monaco, la cuivita è stata una sintesi chiara di laicità edi fede, e a volte anche di ragione e fede,coniugate molto bene, che non vuol diresenza fatica, ma con quei paradossi chela fede richiede, per essere accostata allaragione e all’umano.

La vita di Adriana è stata anche un esem-pio concreto di come si deve stare nellachiesa di Gesù Cristo e nella societàdegli uomini e delle donne, da adulti re-sponsabili, liberi della libertà dello Spi-rito, con la schiena diritta, in piedi (comesono descritti nel libro dell’Apocalisse ivegliardi ‘in piedi’ intorno al trono);dove l’essere in piedi, per chi crede, è laconsapevolezza di sapersi già risorti, maper tutto l’umano è la consapevolezzadell’infinito e invalicabile valore delladignità di ogni carne umana, di ogni per-corso umano, regolare o irregolare chevenga ritenuto, sintesi, come è ogni carneumana, dell’infinitamente piccolo (il filod’erba, il petalo di rosa, di cui è costellatala letteratura di Adriana) e insieme peròsintesi dell’infinitamente grande (lestelle, le galassie e l’infinito universo,contemplato da lei nelle tante notti di ri-flessione e di scrittura (lei amava direche di notte faceva i lavori ‘seri’ perchédi giorno sbrigava la corrispondenza perriviste e giornali e il lavoro manuale nel-l’orto e con gli animali).

Il lavoro serio, cioè la contemplazionedella Parola, avveniva di notte: finché hapotuto ‘lavorava’ così fin verso le 3 dinotte, poi si riposava un po’ e al mattinoverso le 7 riprendeva). Notti dove so-vrano regnava il silenzio, di cui trasu-dano i muri del ‘suo’ eremo; silenzio chenon è solo assenza di parole o rumori, mala consapevolezza di un mistero più

Beata “caverna buia e piena di luce”Ernesto Vavassori

Sacerdote

Abbiamo chiesto a don Ernesto Va-vassori una lettura del prossimolibro che la nostra casa editrice (Edi-zioni Gruppo Aeper) pubblicherà pros-simamente su Adriana Zarri a curadi Adriana Lorenzi. Con sorpresa ci ha mandato l’omeliache ha tenuto ai funerali di Adriana. Ci sembra molto intensa e ricca di ri-flessioni per cogliere la fine e pro-fonda spiritualità della Zarri. Ci ha colpito in particolare l’imma-gine inquietante e folgorante dellacaverna che amiamo collocare tra le beatitudini.

Grazie ad Adriana e ad Ernesto.

Page 36: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

speciale

beatitudini

36

grande che ci abita, che tutto abbraccia esostiene, accogliendo il quale silenzioanche noi diventiamo silenziosi e solitari,cioè attenti, rispettosi e amanti delle di-versità. Di quelle diversità che non di-cono opposizione, come sente il nostropsichismo, ma dicono relazione, riflessoincarnato di quella fondante teologiadella relazione che è il mistero Trinita-rio, cuore e sorgente della mistica diAdriana.

Questa profondamente ortodossa fede diAdriana le ha permesso di essere unapersona autentica, libera, di una libertànon parlata ma semplicemente e quoti-dianamente vissuta. Persona vera, che siè sempre battuta per la verità, senza pre-occuparsi di che colore potesse rivestireogni volta, ma una verità che, più checon il Logos, aveva a che fare conl’Amore e la Misericordia. È la verità delFiglio dell’uomo che lei ha ruminato einteriorizzato nella meditazione ornatadella Parola.

Per questo è stata esigente al massimoverso la sua Chiesa, amata, servita e in-sieme contestata; contestata per amore,un amore non sempre manifesto, spessoincompreso perché espresso in modi pro-vocatori e paradossali, come spesso esigel’amore e la misericordia. A tratti anchetrasgressiva Adriana, perché fedele allaTradizione, con la T maiuscola, che leiconobbe e amò studiando i Padri dellaChiesa dei primi secoli cristiani, ma cheaveva toccato con mano, quasi unanuova incarnazione, in quell’evento digrazia che fu il Concilio Vaticano II chepoté seguire e vivere in pienezza. Fedeleanche Adriana all’autentico volto dellaChiesa, per questo a volte trasgressiva ecritica, perché voleva la sua Chiesa ca-pace di dispensare parole di vita (“Chicrede ha la vita”) a chi dalla vita venivasoffocato o emarginato.

E la nostra presenza oggi qui, a salutarla,esprime, nella ricchezza delle nostre pre-senti diversità di percorsi umani, in ma-niera visibile, quella chiesa che lei hasempre sognato e amato, fatta di santi edi peccatori, di fedeli e infedeli, di laici edi preti, di poveri e di viandanti, tutti in-sieme, senza discriminazione.

Nel suo stile di vita sobrio, e a tratti au-

stero, ci ha mostrato una Chiesa fedelenel difendere la via della povertà, cioèsoltanto la potenza del Vangelo, o se vo-lete, una chiesa forte, ma forte della po-tenza della Parola.

Ci ha insegnato, vivendoli, l’intensità ela vastità con cui si può amare Dio; ci hainsegnato, vivendola, la dolcezza con cuisi può amare la propria terra e la propriastoria; ci ha insegnato, vivendola, la te-nerezza con cui possiamo amarci tra dinoi; ci ha insegnato, in una parola, la mi-stica ‘contempl-attiva’, che è stata tuttala sua vita, e non solo il suo stile di pre-ghiera, perché in lei era impossibile di-stinguere la preghiera dalla vita, enell’ultimo periodo del suo percorso,quando anche la voce si era quasi fattasilente, quegli occhi, che noi suoi amiciricordiamo bene, e il suo corpo diven-nero preghiera. Dove la vita nutre la pre-ghiera e la preghiera rende trasparente lavita. Grande e raffinata scrittrice, con ilsuo stile ci ha insegnato a ‘benedire’(dire-bene), di Dio e della sua Parola.Dire bene di Dio, è la fatica e l’insegna-mento di tutta una vita, non si impara ascuola, non lo si insegna in Teologia enon si impara neanche in chiesa. Direbene di Dio e del suo mistero lo si im-para restando fedeli alla vita e alla terra,lì dove le nostre parole falliscono e ri-mane dentro solo un silenzio adorante, ela tua persona diventa benedizione.

Adriana, maestra di preghiera, maestra diuna vita fatta preghiera, che mi piaceriassumere con una delle sue tante poe-sie-quasi preghiere:

“Signore, davvero abbiamo bisognodi pregare per la nostra preghiera:per la sua intensità, la sua qualità, lasua consegnata dedizione, la sua nonragionata beatitudine. facciamo dei

discorsi ben filati: ragionevoli, con lalogica e la sintassi a posto. Ed anche questo è un brutto segno.Certo, in questo modo si possono farepreghiere oneste ed anche fervorose,si possono fare le sole preghiere de-centi da dire insieme, in pubblico. Perciò l’orazione liturgica è fatta inquesto modo: che tutti possono dirla etutti possono capirla: un’orazione ra-zionale e ragionevole, su una misurastandard, che rispetti e che copra ipensieri segreti di ciascuno e in cuiciascuno possa entrare e vestirsi dicomprensibili parole, senza vergogna.Ma la preghiera più profonda è quellain cui la follia copre la nudità; e sulvuoto che ci si è, a un tratto, scavatodentro, si stende il gemito di discorsisconnessi, di parole pazze e indicibili:che si possono dire solo a Te.E tu, difendila, Signore, questa ca-verna buia e piena di luce in cui faifranare la parola. Difendi questo no-stro essere indifesi, davanti alla tuatacita invasione che ci sommerge e al-laga l’anima; e noi restiamo senzafiato e senza voce: solo con gli occhiper guardarti…”

quegli occhi trasparenti e penetranti cheAdriana regalava a chiunque avesse in-contrato, e che io ho avuto la grazia dichiudere per l’ultima volta, anche se ilgesto finale non è stato mio: l’ultima èstata la gatta (dalle 22.30 fino a quandoAdriana è spirata, all’1.30, la gatta era ri-masta su un divanetto poco distante dalletto); un attimo prima che Adriana spi-rasse, con un balzo improvviso arrivò sulletto, con la lingua le leccò la mano de-stra e si accovacciò in fondo, all’altezzadei piedi, con quella posa tipica dei gatti,la testa reclinata tra le zampe, e un attimodopo anche Adriana reclinava il capo.

■■

Page 37: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

37

VIA VITÆ VIA CRUCIS

di Angelo Celsi

Nasce nel 1937 a Songavazzo, in Valle Seriana (Bg).

Vive e opera a Bellinzona in Svizzera.Per la biografia,

il curriculum artistico,le mostre e le pubblicazioni

si veda la pubblicazione sotto citata.

In “Via Vitæ”, volume di 60 pagine, editodalla Fondazione Creberg, per presentare alpubblico la “Via Crucis” di Angelo Celsi, ildottor Angelo Piazzoli nella prefazione trac-cia una significativa e competente storia delpercorso artistico dell’autore. Con meticolosa e documentata attenzionemette in evidenza il passaggio “molto artico-lato, ma assolutamente coerente” del pittoredal figurativo alla dissolvenza. Conclude presentando l’imponente operaesposta in questi giorni (26 marzo - 11 aprile)presso la sede della nostra rivista, il Pittu-rello, a Torre de’ Roveri.

Il susseguirsi delle 15 stazioni è arricchito

dai testi della rappresentazione “Via Crucis dell’uomo d’oggi”

realizzata da Aeper Teatro durante la mostra.

Page 38: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Regnat vivusUn esito sorprendente

Con Via Vitæ … la “pittura leggeracome il vento” si estende efficace-mente alla tematica religiosa.È il compimento della nuova fasedell’artista, l’estensione della tec-nica della dissolvenza ad un ambitonecessariamente figurativo quale laVia della Croce.

L’esito finale è suggestivo; lagrande dimensione delle singoleopere ed il complesso - quasi mo-numentale - della realizzazionedanno un’immediata percezione diimponenza, Il limitato utilizzo dielementi figurativi espliciti con-sente all’osservatore di compiereun’adeguata riflessione e un ap-propriato approfondimento deglispecifici temi presenti in ciascunastazione, mentre l’ampio ricorsoalla tecnica della dissolvenza (chesfuma i tratti materici e figurativimediante velature) induce a nonfermarsi alla mera suggestione del-l’ambito figurativo e all’appaga-mento estetico, suggerendo, a chilo desidera, di “andare oltre” in unpercorso spirituale di riflessione.Infine, l’ampio ricorso al colore(con una tonalità prevalente perciascun dipinto) si rivela un impor-tante strumento per unificare - consuadente cromatismo progressiva-mente accentuato nei toni - il dram-matico percorso della Croce, chetrova la sua spiegazione, il suoesito e la sua sintesi nella Pala fi-nale della Risurrezione, vero‘Compimento’ di tutto il percorso(tant’è che, quasi quale sintesi cro-matica ed esplicativa, nello sfondoche contorna il Risorto si ritrovanotutti i colori partitamente enfatiz-zati in ciascuna stazione).

Via Vitæ è indubbiamente un’operaoriginale, che perfeziona le prece-denti elaborazioni sul tema al ter-mine di un intenso periodo diricerca. Certamente si possono co-gliere alcuni importanti riferimenti:i grandi occhi spalancati delleMondine di Guttuso (nei volti dellepie donne nelle stazioni prima e ot-tava), gli espressivi volti tipici diTrento Longaretti (il fanciullinonella stazione prima) o di MarioDonizetti (la Madre nella stazionequarta) o di Pietro Annigoni (la Ve-ronica nella stazione sesta), le fi-gure di Mano Sironi (l’uomo dispalle che regge la croce nella sta-zione sesta), il Crocifisso steso diSalvador Dalì nella stazione undi-cesima (in una diversa inclinazioneprospettica, ma con la stessa sere-nità di fondo che contrasta aperta-mente con la drammaticità delmomento). Tuttavia si tratta di merispunti che - solo per deformazioneprofessionale - l’occhio percepi-sce e la mente coglie alla visionedi taluni particolari delle opere; inrealtà, in Via Vitæ lo stile, la figu-razione, la trama del percorsosono certamente un unicum.

Degna di nota è la drammaticità dialcuni momenti, che l’artista rendein modo plastico, fisicamente per-cepibile dall’osservatore: si pensialle scene (stazioni terza, settima enona) in cui è più stretto il legametra Gesù e la Croce (nelle quali Egliappare quasi schiantato dal peso edalla sofferenza) ovvero alla cupa ematerica Crocifissione della sta-zione dodicesima (nella quale pre-valgono, quali simboli forti eincombenti, l’uncino da macelleriae la corda penzolante da patibolo).

Di particolare potenza espressiva èla stazione undicesima, nella qualesi contrappongono la serenità com-posta del Crocifisso - già proiettatoverso il Cielo - e la drammatica

contorsione delle braccia del car-nefice senza volto, in caduta liberaverso gli Inferi. Sembra quasi ri-suonare, quale suadente e dram-matico sottofondo musicale, ilgeniale ed incompiuto Requiem diMozart con il delicato “Voca mecum benedictis” - che pare emer-gere, flebile, dal Crocifisso - con-trapposto alle note tonanti del“Confutatis maledictis” che ac-compagnano lo sprofondare dellebraccia del carnefice negli abissipiù reconditi.

Torna poi frequente l’immaginedella Luna, che sembra osservaredall’alto i momenti salienti (la cro-cifissione e la sepoltura); si tratta diun tema caro a Celsi, espressione esimbolo del suo errante iter esi-stenziale che lo ha condotto a pe-regrinare per lungo tempo e adividere tuttora la sua esistenza inluoghi diversi. La Luna era stata ilpunto più alto, sul piano simbolicoed espressivo, della sua produzioneper la mostra all’Accademia Ta-dini; come in Colore e dissolvenze,anche in Via Vitæ, l’incipit del“Canto Notturno di un pastore er-rante dell’Asia” di Giacomo Leo-pardi sembrerebbe riflettere erappresentare il sentimento domi-nante dell’artista - una sensazionedi vaghezza, di incompiutezza, difine - che la luce fredda del satellitepare far percepire nel momentodrammatico della sepoltura: “Chefai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai,Silenziosa luna?”.

Questa volta non è così; il percorsonon si ferma alla stazione quattor-dicesima, non si chiude con la se-poltura. Tutto si compie nellaRisurrezione. Via Crucis è in realtàVia Vitæ.

Regnat vivus.Bergamo, gennaio 2012

Angelo PiazzoliSegretario Generale

38

Page 39: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

39

CONDANNA

Cristo uomo

Sete. Ho sete. Ho sete. Sete, acqua, acqua. Ho sete. Sete. Non riesco neppure a dirlo, ho sete, basterebbe una gocciadi sudore. Sale da bere, sale a dissetare. Sete, e male. Male. Mi fa male e mi fa male tutto!Non ho più testa, non ho più bocca, dove l’occhio, dove la mano, non più il piede ed il ginocchio.

Ed il panno sono io, io quella veste senza cuciture, io quella tela. La tela io. Sete. Ho sete, vi prego.

Chiudo gli occhi, si alza un soffio, un soffio di vento. Non lontano dalla stanza della cena. Ho bevuto lì l’ultima goccia.

E con gli occhi chiusi ecco la prima. Come in un sogno.

Acqua. Ho sete.Datemi un attimo, un attimo nell’acqua del villaggio. Lasciatemi qui.

Non ricordo la strada, e neanche la terra mi aiuta. Rossa, come la prima. Dove andiamo, e dove andiamo non lo so. Lo so, lo so. Ma non lo so. Andiamo.Ho sete. Davvero. E mi chiude il respiro questa sete.

A quando il silenzio?Il silenzio fuori, il silenzio dentro. Mi si chiudono gli occhi. Ed eccomi lì. Nel silenzio del tempio. Nel tempio del silenzio.

Stazione 1

Gesù è condannatoa morte

1 2

Page 40: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Silenzio dentro, silenzio fuori. Di me.

Andiamo, sono qui. Dove volete che vada? Non mi escono parole, mi restano qui, dentro, tra gli occhied il cuore, nella pancia e a scorrere, veloci, tra le braccia.Mi bloccano le gambe, che già non hanno più vigore. Camminano e camminano come solo le parole sanno esanno fare. Ma non escono, non trovano la via per farsi sentire, per es-sere sentite.

Eccoti, dov’eri? Ti cercavo, cercavo il tuo soffio. Ne ho bisogno, è la notte, non vedi? La mia ultima. Lo sarà. Ti cercavo di mattina, ma arrivavi solo la sera. Ti venivo a cercare, ti provavo a chiamare, ma solo la seratrovavi la strada. Per farci compagnia. A saldare e a dividere, a fermare e a decidere. Come stasera. Ma stasera tu non c’eri. Ti aspettavo, ti aspettavo prima. Ne bastava un poco di te e le teste avrebbero girato, e le mani avrebbero contato. Ma tu niente, dov’eri?

Cercali, cercali i miei, gli amici miei. Cercali, ti prego, tu che ne conosci l’odore. Cercali e portali qui, ti prego, anche solo un momento,anche solo uno sguardo. Mi hai portato da loro, portali qui, adesso, da me.

E se mi lasciaste qua? Di cosa vi preoccupate? Avete già deciso per me. Il mondo lo ha fatto. Non so dove vogliate portarmi, vi seguirò, non temete, ma non riesco a muovermi, i passi ormai più non seguono.E quest’albero che mi avete dato non trova forma su di me.Non riusciamo a trovare il profilo, la sintonia per muoverci insieme. Alzami, non ti conosco albero, ma alzami, tirami su, e lasciami il ricordo negli occhi, lasciami le stelle a ricordarmi di chi son figlio, a ricordarmi quanti saranno i figli miei.Chi mi fa compagnia, un leccio? Un sicomoro, un cedro?

Vi riconoscevo dall’odore, senza toccarvi ne sapevo il sapore.

40

Stazione 2

Gesù è caricato della Croce

Page 41: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Ora qui non capisco. L’ultimo mio albero, quello che mi avete gettato addosso, non è il mio, non lo conosco. Non ne capisco l’odore, picchiando a terra fa un rumorenuovo che non mi dice. L’ultimo mio albero cos’è e perché?

Non più, non più. Basta poco e la vita di un uomo finisce. Un ultimo colpo e poi il silenzio. Dopo milioni e miliardi di colpi il cuore giunge all’ultimo,all’ultimo suo e cade il silenzio. Per sempre.

Fermati cuore mio. Fermati, mi scoppi tra le ossa, mi pulsi in testa, mi picchi sulle dita, ogni spina un colpo, ogni colpo una spinta verso la fine. Fermati, fermati, non è necessario continuare. Adesso o fra qualche ora cosa cambia? Fermati, lasciami qua e voi non temete, non farò altro, non riesco a far altro che attenderne l’ultimo battito.

Chiudo gli occhi, a sentirne il rumore.

CADUTE

I numeri della CroceLe vostre orecchie sentiranno “IBIS IN CRUCEM”? È la condanna, questa, alla sua morte. Uno, due, tre, quattro…È stato condannato al più terribile ed infamante dei supplizi.Venti, trenta, quaranta…L’hanno intagliato per lui, il patibulum,

41

Stazione 3

La prima caduta

3 7 9

Page 42: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

quel braccio di legno d’acacia lungo 170 cm che accompagnerà le sue spalle con i suoi 80 KgNovanta, cento, centodieci… Cosa sono questi numeri? Conto i colpi di frusta che riceverà prima di essere issato”.Lo aspettano lì, nel luogo del cranio i suoi carnefici: inizia così la sua crocifissione, scienza precisa nella quale non un passaggio è lasciato al caso.I suoi polsi verranno inchiodati con cunei di ferro lunghi 18 centimetri che saranno così saldamente legati alle sue ossa da sostenere l’intero peso del corpo senza che la carne si laceri. I suoi piedi saranno un tutt’uno con lo stipes che lì, sul monte, lo aspetta per completare la croce: sinistro sopra destro… issato in questo modo si abbandonerà, ma nell’esatto istante in cui lo farà si sentirà soffocare e così, ritto sui piedi che urlano vendetta per il dolore, starà fino allo stremo e poi di nuovo giù,

nell’agonia di un respiro che non riesce ad avere riposo.Può solo sperare che le sue tibie vengano spezzate al più presto e che il suo corpo, quel peso che l’ha accompagnato in vita, acceleri la sua morte.

Fatica del vivereTu sai cosa vuol dire avere una spada di Damocle sul collo? Avere tre bambini di cui la seconda è affetta da una malformazione ai reni? Malformazione che si può evolvere in dialisi…Quando mio marito che lavora alla Fiat è andato in cassaintegrazione, m’è sembrato che la spada affondasse nella carne viva e il cuore mi è risalito in gola. Né lacrime, né grida, solo silenzio, silenzio opaco. A fine mese c’era il mutuo sulla casa… cercare un lavoro,occorre denaro. Per vivere, per sopravvivere.Mi sveglio alle 6, preparo pranzo e cena e colazione pertutti. Accompagno i bambini a scuola e poi vado a piedi

42

Stazione 4

Gesù incontra sua madre

Page 43: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

dall’altra parte della città. Col freddo, la pioggia, col sole,col vento: faccio i mestieri in casa di un medico. Lavoro fino alla mezza e a volte fino all’una. Poi vado a prendere i bambini a scuola, poi preparo il pranzo.Sto con loro al pomeriggio, finisco di fare i lavori di casa,aiuto come posso a fare i compiti. Poi la cena, i preparativi per l’indomani. A sera non ho sulle labbra che la preghiera: “sia fatta la tua non la mia volontà”. Crollo come un ghiro in letargo e per fortuna riposo. C’è chi non dorme , forse sta peggio.Io cerco di sognare: lì si lavora meno.

Immigrazione clandestinaMalvenuti a bordo.Per la durata della traversata resterete nella stiva.Sarà permessa l’uscita di un uomo alla volta

per un’ora al giorno. Nessuna donna esce.Ci sono satelliti che controllano pure quanti pidocchi abbiamo in testa. Chiaro?Sono il capitano, quello che vi farà sbarcare in bocca all’occidente, alla civiltà.Vedrete che civiltà, che accoglienza..Voi volete andare là dove vi porto, ma su questa barca le leggi le faccio io e chi sgarra finisce buttato a mare.Il mangiare passa una volta al giorno.Se c’è mare mosso non si mangia, così non si vomita e non si speca il cibo.Per lavarsi c’è acqua di mare a volontà, là c’è il secchio, lo calate da quell’apertura sulla fiancata.Da bere un litro al giorno per ognuno.Non c’è gabinetto, buttate fuori quello che vi esce.Non voglio buttare nessuno a mare, vi voglio scaricare tuttiin terraferma, ma non vi voglio sentire.Niente liti tra di voi, voi siete delle casse, così è scritto sul libro di bordo e non è la prima volta

43

Stazione 5

Gesù aiutato

da Simone diCirene

Page 44: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

che butto una parte del carico a mare.Chi si fa trovare sul ponte senza permesso finisce in acqua.Il viaggio sarà lungo e molti di voi malediranno di essersi imbarcati…

Malato terminaleDovrebbero competere a medici esperti consegnare e illustrare diagnosi difficili. La mia diagnosi di cancro mi è stata consegnata da un medico che non avevo mai visto prima e che, dopo averla affidata alle mie mani tremanti, si è dileguato lasciandomi solo. Il terribile paradossodella medicina è che descrive “positivo” ciò che è mali-gno e “negativo” quello che è benigno. La domanda è: “Questo pezzo di pazienteche ho prelevato è cancerogeno?”.Positivo, risponde il patologo. E tu, uomo normale, mai stato ammalato,

che ti sei accorto di avere delle palline sul collo e che hai notato che sei dimagrito 10 chili in sei mesi,leggendo la parola “positivo” ti trovi improvvisamenteprotagonista di un incubo. Infilato in un tunnel di cui nessuno ti mostra una luce allafine. Ti fai prendere dalla disperazione perchè il cancro, nel nostro immaginario collettivo, è sinonimo di morte. Negli anni a venire avrei letto il responso di TAC decisive alla mia sopravvivenza seduto su una panchinadella piazza prospiciente un laboratorio di analisi. Mi sarà comunicato di avere una metastasi di 12 centimetri nella tibia sinistra con un fax. Subito dopo la prima diagnosi di cancro, ho avuto una conversazione fredda e spaventosa con un dottore cinico e scostante che mi elencava tutti i terribili disagi a cui sarei andato incontro, la sua diagnosi era piuttosto pessimistica e per finire mi pregò di non disturbarlo durante le chemioterapie perché aveva molto da fare...

44

Stazione 6

La Veronica asciugail Volto di Gesù

Page 45: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

VERONICACIRENEO

AccoglienzaTu fatto nelle tenerezze, Tu spiccato via.Tu cosparso. Tu con vertigine. Tu con cavità. Tu obliquo. Tu pietoso. Tu fatto nelle moltitudini.Tu solo. Tu con intreccio. Tu preso. Tu preso. Tu perso. Vieni, vieni!

Lettera al padre in carcereCaro papà, mi sono finalmente decisa a scriverti e a tirare fuori dallo stomaco tutto quello che ho accumu-lato negli anni e che ritengo giusto che tu sappia. Ti prego di non sentirti solo giudicato dai miei risentimenti,dalla mia rabbia e soprattutto, almeno adesso, cerca di prestare attenzione alle mie parole. Oggi ho compiuto 18 anni, forse nemmeno ti ricordi del mio compleanno, e tu non ci sei. È da quando sono nella pancia della mamma che corro dietro alle tue manie di possesso. I soldi sono stati il tuo unico pallino, ne hai fatti tanti e non hai potuto spendere un solo centesimo, solo quegli avvoltoi dei tuoi avvocati si sono arricchiti. Le tue prediche moraliste non mi sono servite a niente,visto che tu hai sempre fatto il contrario di quello che mi consigliavi.

45

Stazione 7

La secondacaduta

5 6

Page 46: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Avevi paura che lo sporco sistema, di cui facevi parte, potesse rubarti anche tua figlia come ha fatto con te.Temevi di portarmi sulla coscienza. Con i tuoi fottuti e falsi miti eri convinto di educarmi alla vita, quando eri il primo a non rispettarla, a fregartene delle regole e della legge. I tuoi consigli non mi hanno portato da nessuna parte, né mi hanno aiutata a crescere, a migliorare la mia vita, a questo ci ho pensata io, con le mie forze, da sola e con l’amore di Diego, il mio ragazzo. Mi hai sempre e solo considerata una tua proprietà privata,il tuo egoismo è stato il tuo peggiore seduttore. La tua ossessione nell’esigere da me rispetto, quando ne avevi ben poco per me, non ha fatto che accrescere in me una totale indifferenza nei tuoi confronti, ma non ho mai pensato di abbandonarti,hai sempre preteso da me quello che non hai mai chiesto a te stesso. Per venire da te nel carcere di Rebibbia con la mamma

ho fatto la pendolare per tre anni da Napoli a Roma. Poi Sulmona, altri due anni, San Geminiano in Toscana cinque anni, Carinola cinque anni, Poggioreale tre. Sono stati diciott’anni di totale vergogna per riuscire a entrare nel parlatorio, facendo lunghe file all’aperto sotto la pioggia, al freddo, dalle sei del mattino.

Ti ricordi quando ti chiedevo di ascoltarmi e tu continuavi,ostinatamente, a darmi dei consigli?Da piccola per richiamare la tua attenzione ti regalavo sempre i miei disegni, che speravotu conservassi, e invece miseramente li buttavi via. È allora che ho capito che non ti importava nulla dei miei sogni nascosti tra quegli scarabocchi dei quali, con tanta dedizione, ti facevo dono. Non avevi tempo per me.È davvero così difficile ascoltare la propria figlia? Smettila di fare il duro, papà, di fare l’eroe tanto non conquisterai nessun mondo, prova a porti di fronte a te stesso

46

Stazione 8

Gesù incontrale pie donne

Page 47: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

per guardarti dentro e riflettere. Lo sai che ho sempre creduto che il mio bene e quello della mamma per te potessero bastarti?Invece tu hai dato solo importanza alla gloria all’interno di un sistema sporco che ti è costato tutto e non ti ha dato niente. Papà, sappi, convinciti, che solo gli uomini malvagi, quelli che credono in quello in cui hai creduto tu, possono invidiarti per il sangue che hai sulla coscienza. Lo vuoi capire che sono cresciuta! E non perché ho compiuto 18 anni. Oggi sono stanca della tua vita da galeotto, deciditi papà prima che sia troppo tardi. Ora che ho tirato fuori quello che avevo bisogno di dirti,nonostante tutto, voglio che tu sappia una cosa di estrema importanza: ti voglio bene.Torna presto a renderci felici e non lasciarci più, ti prego. Tua più di ieri. Sara

TRE RAGAZZE ASCIUGANO I VOLTI

DONNE

Maternità disperataIo sento il piangere delle cose.Strazio... sento delle... Pianto... sento delle... Io pianto, pianto.Fatica... sento... sì. Arrancatura. Sì.Io sento voci. Non voglio sentire.Vedo sgozzatura. Non voglio vedere.E franano nel sangue tutte spaccate vite.

47

Stazione 9

La terzacaduta

4 8

Page 48: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Infanzia innocentePiccolo. Mamma ho sete. Pensava, ma mamma non c’era. A salti raggiungeva il fiume, via tutto ed eccolo dentro,a berne, fresca, dolce, fredda, forte. Acqua dentro ed acqua fuori, occhi aperti, un poco dentro, un poco fuori. Azzurro fuori, blu dentro e la linea a tracciare l’acqua, a segnarne la presenza, a dirne l’esistenza, la consistenza.La bellezza. I giochi da piccolo finivano lì, la sera, prima che il sole lasciasse spazio al buio, o perché lo mandava mamma o perché si buttava da solo. E di nuovo il mattino tornava lì.

Maternità disperataIo non voglio sapere questo lutto.Ho solo parole, parole stampelle.

Ho solo parole e ali incerte e parole.La mente si sbrana da sé, ingoia il tuo corpo,si intoppa, poi rincuccia e trema.Sto asfissiata dentro un terrore medio che non si arrugghia ma è patire e patire.No! Non frustatelo più!Tutto è già sconciato.Non calpestatelo più ! Non spogliatelo più!

Infanzia innocenteSi accompagnava a mamma e poi anche da soloa prendere l’acqua, la madre della vita, gli diceva mamma, per la cucina, per la casa bella. Ci giocava con l’acqua. Alla prima della bella stagione,correva fuori e nella corsa la prendeva. Goccia e goccia, goccia a goccia, di nuovo benedetta la nostra terra, di nuovo benedetta la semente lì nascosta. Morire e poi rinascere.

48

Stazione 10

Gesù spogliato delle vesti

Stazione 11

Gesù è inchiodato

alla Croce

Page 49: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Maternità disperataHa freddo, gela, bela...Fate piano. Fate piano ch’è delicato tutto nel suo esile canto d’esserci,fate piano, per carità, fate piano.

Infanzia innocenteLasciatelo qui. A dormire, un poco. Ancora un poco.Chiudi gli occhi… dormi. Accucciati con mamma, prendi il suo profilo ed il suo profilo ti scalda. Segui il suo respiro ed il suo ritmo ti calma. Entra il suo profumo e nel profumo si addormenta. Ogni sera della sua infanzia così. Con mamma, nelle notti belle e in quelle di paura. Paura, paura, da piccolo, poi no, neppure nella bufera,nel mare matto. Paura no.

Il cielo a coprire e a benedire. Le mani forti di papà, il sorriso di mamma. Guidano i passi, segnano il respiro,il cuore e la testa,il sorriso ed il pianto.

Maternità disperatalo non so spiegarmi l’imperturbabilità di Dio, e non mi spiego di non udire il suo grave lamento, il suo urlo di collera o d’amore, e non so vederloche sono in cecità ma vorrei sentirlo almeno piangere come piango io guardando le facce addolorate,

Sarà d’amore se avanza, se cade.Sarà d’amore se muore. Sarà d’amore!

Guarda, terra:per salvarti muore ancora dentro te.

49

Stazione 11

Gesù è inchiodato

alla Croce

Page 50: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

UCCISIONE

Perché dei bambiniPerché esistiamo?Perché c’è il sole?Perché c’è la luna?Perché si muore?Perché il mondo può finire?Perché bisogna essere buoni?Perché il nonno è morto?

Perché dici che la vita è brutta?Perché Dio c’è ma non si vede?Perché te ne vai?Perché cresco?Perché hai paura?Perché mi lasci solo?Perché hai il dolore?Perché sono diverso?Perché mi vuoi bene?

Quando sto male canto una canzoncina, così il male va via perchè sono contenta. Anche se lui vuole che io sia triste.

La morte, booh, orse è salire in cielo e guardare il mondo da lontano.

50

Stazione 12

Gesù muore in Croce

10 11 12

Page 51: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

PIETÀ

CANTO

Sleep Sleep tonight And may your dreams Be realized If the thunder cloud Passes rain So let it rain Rain down on him Mmm...mmm...mmm... So let it be Mmm...mmm...mmm... So let it be

Sleep Sleep tonight And may your dreams Be realized If the thundercloud Passes rain So let it rain Let it rain Rain on him

DormiDormi stanottee che i tuoi sognisi realizzinoe se una nube temporalescaporta pioggiafa' che piovafa' che piova su di luie così siacosì sia

DormiDormi stanottee che i tuoi sognisi realizzinoSe una nube temporalescaporta pioggiafa' che piovafa' che piovasu di lui.

51

Stazione 13

Gesù è deposto

dalla Croce

1413

Page 52: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

PROMESSA SPERANZA

AnnunciazioneTu, già scelta,da sempre preferita e amata.Il senso dell’essere voluto,dell’essere deciso.Tu avrai in Teil corpo, la carne di quel senso,

il sangue, e poi la croce, il rantolo,il martirio...Dentro il tuo grigio nulla,fecondandotilo Spirito erigerà la Sua grotta,la Sua culla.Schiantata dal Suo ardorea terra rimarrai.Tremando sulla pietrala certezza avrai che l’amore,non potrà essere altroche dolore.Quest’ombra, questa terribile ossessione,questa finale distruzione,questa cenere di cupa conclusione sarà in Te,ma Tu sarai pronta per essere Sua madre.La tua maternità sarà di tutte le vite somma, fusione ed unità!

52

Stazione 14

Gesù è sepolto

15

Page 53: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

IncarnazioneLo sento ancora quinel suo accadereche è di già accadutoe che accadrà ogni giorno,ogni ora, ogni momento.Non si fermerà piùperché mai si fermerà d’ingravidarmi,

nascere, apparire,nei giorni, nelle notti,dentro i grembi delle madri,dentro le ostie ed i pani consacrati,dentro le sofferenze del male voluto, permesso, comandato!Mai finirà di crescere,d’amare e benedire.Mai finirà di perdersi,per noi lasciarsi prendere, ferire,

uccidere, morire.S’incarna qui,qui muore,qui si reincarna e qui ri-muore.

Forse nell’umiltà,forse nell’accettare,forse nel dir di sì,

eccomi qui Signore.

53

15

Resurrexitalleluia

Page 54: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Il percorso della “Via crucis” di Gesù è ilpercorso di un uomo solo, lasciato solo datutti, fino alla fine.È per questo che voglio parlarti di una ra-gazza, di Rita, Rita Atria, una ragazza la-sciata sola che ha percorso fino in fondo, eda sola, la sua “Via crucis”.Rita è di un paese siciliano, Partanna.Quando aveva 11 anni la mafia le ha am-mazzato il padre, pochi anni dopo il fra-tello.Si è ribellata al destino del silenzio, volevauna vita diversa.Rita ad un certo momento, grazie all’inse-gnamento della scuola, decide di raccon-tare tutto quello che sa; e sa molto, perchéè nella sua casa che si sono prese tutte ledecisioni della mafia di Partanna, di cui ilpadre era uno dei più grandi esponenti.Tutti questi particolari si sono impressi inquella giovane mente con una impressio-nante lucidità, e lei cerca qualcuno che ledia ascolto, che le creda. È difficile crederead una ragazza che ha la faccia da bam-bina. Come si fa a credere a una ragazzinache si presenta e ti dice: io voglio svelarei segreti della mafia di Partanna, gli omi-cidi, le rapine, le estorsioni...?Ma poi trova la persona che la capisce, chel’ascolta, che non la lascia sola: Paolo Bor-sellino.Paolo per difenderla la porta lontano dallaSicilia, a Roma, dove è protetta con di-screzione insieme alla cognata, anche leicollaboratrice di giustizia.Parte tra le maledizioni e le percosse deisuoi familiari e di sua madre.Rinnegata, ripudiata, offesa, umiliata, lasciala sua terra, la sua Sicilia. Ma sa di averefatto la scelta giusta. Sa di aver scelto la giu-stizia, di avere scelto per il bene comune. Elo ha fatto con grande coraggio. Una ragazzache non aveva ancora 17 anni.Spesso Paolo la va a trovare a Roma,scherza con lei, gioca con lei come se fosse

una delle sue figlie, le porta regali e paroledi conforto.. E nel suo diario Rita annotaanche l’attesa trepida delle visite di PaoloBorsellino, che ormai ama come un padre.E l’ultima annotazione sul diario è questa:“Roma, dopo il 19 luglio 1992, strage divia D’Amelio. Ora che è morto Borsellinonessuno può capire che vuoto ha lasciatonella mia vita. Prima di combattere lamafia devi farti un esame di coscienza epoi, dopo aver sconfitto la mafia dentro dite, puoi combatterla intorno a te”. E poi, su quella pagina di diario che re-sterà aperto conclude cosi: “Borsellino,sei morto per ciò in cui credevi, ma iosenza di te sono morta”.Tutto ciò si scontra con la solitudine ed ilvuoto, l’assenza dei riferimenti. Rita emergedal nulla e viene risucchiata dal nulla.Si avvicina al balcone e si lancerà nelvuoto, aveva 17 anni e mezzo... è il 26 lu-glio 1992, una settimana dopo la morte diPaolo e degli uomini della sua scorta.Il gesto di Rita non è stato un gesto vi-gliacco. Dopo la morte di Paolo le è man-cato un punto d’appoggio che la tenevaancorata alla sua esistenza. Era rimastasola, e da sola si è fatta carico di un mo-mento di estrema solitudine. Ma non dob-biamo dimenticarci l’esempio di grandecoraggio, di testimonianza reso da una ra-gazza così giovane.Al suo funerale non andò nessuno del suopaese. Non andò neppure sua madre chel’aveva ripudiata e minacciata di morte.La sua lapide per anni è rimasta bianca,senza nome e senza una sua fotografia.Sola, ancora lasciata sola, da tanti ...manon tutti l’hanno dimenticata e dall’estatescorsa, per ricordare il XX anniversariodella sua morte, è stata rimessa una foto eil suo nome...

Rita, 17 anni, testimone di giustizia.

■■

La solitudine di RitaGian Mario Vitali

InsegnanteCoordinamento provinciale di Libera

54

le mafie

La lanterna

Page 55: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

“La lotta alla mafia non deve essere soltantouna distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le giovani generazioni,le più adatte a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

Paolo Borsellino

Antefatto: da Bergamo a CorleoneNell’anno 1237 alcuni gruppi di coloni ghi-bellini lombardi ripopolarono parti del terri-torio siciliano dopo l’esilio delle popolazioniarabe. Fonti storiche raccontano che i cor-leonesi presenti ai Vespri siciliani nel 1282parlavano un dialetto di origine bresciana ebergamasca.

Da Mussomeli a LovereLa presenza di mafiosi in terra bergamascaha radici molto lontane. Si comincia neglianni ‘60 a Lovere, dove venne inviato ilprimo mafioso in soggiorno obbligato, ilboss siciliano Genco Russo, detto il patriarcadi Mussomeli.

Dal Sud al NordTra il 1961 e il 1971 attraverso l’istituto delsoggiorno obbligato in Lombardia arriva-rono 372 persone sottoposte a sorveglianzaspeciale, soprattutto per indagini di mafia: inprovincia di Bergamo furono “confinati” 61individui.

Il primo sequestro di personaIl 18 dicembre 1972 a Vigevano venne ra-

pito l’industriale Pietro Torielli, che verrà ri-lasciato ad Opera dopo il pagamento di unriscatto. Fu il primo sequestro di persona inLombardia. Tra i condannati con sentenzadefinitiva ci fu Luciano Liggio, arrestato il16 maggio 1974 a Milano. In seguito il giu-dice Turone riuscì ad individuare la prigionein cui fu tenuto prigioniero Torielli: un ca-scinale a Treviglio.

A Treviglio e nella LombardiaIl 14 novembre 1973 a Torino venne seque-strato Luigi Rossi di Montelera, che verrà li-berato dalla Guardia di Finanza il 14 marzo1974 in una cascina di Treviglio. I sequestridi persona in Lombardia sono stati 158 inventi anni.

Il primo boss arrestato a RossinoNegli primi anni ‘80, a Rossino di Calolzio-corte, venne arrestato Gerlando Alberti, ca-pomafia del quartiere di Porta Nuova aPalermo. Il boss operava da anni nel territo-rio calolziese, dove aveva trovato rifugio.

A Valleve si scopre il riciclaggioNel 1988 Antonino Carollo, residente ad Al-bairate (MI), era a capo di una struttura cri-minale dedita al traffico di ingenti quantitatividi sostanze stupefacenti. Il ricavato venivareimpiegato in attività edilizie mediante 30società finanziarie e immobiliari. Nel 1990finì sotto processo anche un tecnico del co-mune di Valleve, dove era stato realizzato uninsediamento turistico.

La prima raffineria di eroinaIl 21 maggio 1990 a Rota Imagna venne sco-perta la più importante raffineria di eroinadel Nord Italia. Tra gli arrestati Saverio Mo-rabito, poi diventato collaboratore di giusti-zia, che dichiarò: «La morfina base fuscaricata da un camion nella prima area di

servizio dell’autostrada Milano-Venezia.Ogni chilo di eroina bianca sarebbe statascambiata in America con 25 chili di co-caina».

Il laboratorio di PredoreIl 3 dicembre del 1991 in una villetta a Pre-dore è stato scoperto un laboratorio per raf-finare la cocaina,impiantato da due “tecnici”colombiani. La Guardia di Finanza di Ber-gamo ha sequestrato sei quintali di semila-vorato, che sarebbero stati trasformati inalmeno trecento chili di cocaina purissima.

Il magazzino della drogaRaffaele De Blase, procuratore generale diBrescia, all’inaugurazione dell’anno giudi-ziario del 1992 dichiara: “Bergamo può es-sere diventata magazzino della droga diMilano. Taluni arresti sono indizi di un traf-fico internazionale”. Alla procura sono incorso 12 inchieste per grosse partite di stu-pefacenti sequestrate: 1.886 chili di cocainae 2.200 chili di eroina.

Tra pizze e pistoleAntonio Schettini, camorrista legato alla fa-miglia Ascione di Portici, faceva parte delgruppo di fuoco della “santa alleanza” tramafia, camorra e ‘ndrangheta. Nel 1990 uc-cise a Tradate (VA) Roberto Cutolo, figliodel famoso boss Raffaele Cutolo. Arrestatoil 5 giugno 1992, Schettini abitava a Merate(Lecco) ed era titolaredi un bar pizzeria vi-cino a Bergamo.

Il primo omicidio di mafiaIl 10 giugno 1992 Fedele Cugliari, latitante,venne ucciso a revolverate lungo la stradache da Capriate porta a Boltiere. Condannatoall’ergastolo per la sparatoria di Sant’Ono-frio (Epifania del ‘91) nel Vibonese, Cugliarisi era stabilito a Zingonia. Pensava di sot-

le mafie

55

Le mafie in BergamascaCronologia sintetica

a cura del Coordinamento provinciale di Libera

La lanterna

Page 56: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

le mafie

56

trarsi alla giustizia dello Stato e alla vendettadella ‘ndrangheta. Venne scovato dai killerprima che dalle forze dell’ordine.

La cocaina tra ananas e taleggioL’11 giugno 1992 in una villetta di Olda diTaleggio, grazie ad un carabiniere infiltratonel clan mafioso del boss Gaetano Fidanzati,venne scoperta una raffineria di cocaina. Lapasta di cocaina da raffinare arrivava dallaColombia in barattoli di succo d’ananas.

Da Catanzaro a BergamoIl 19 marzo del 1993 a Romano di Lombar-dia e a Zingonia, vennero arrestati i calabresiGiuseppe Romano e Gaetano Cacopardo,mandante ed esecutore dell’attentato dina-mitardo che il 4 febbraio 1993 ha distrutto ilmunicipio di Briatico (Catanzaro).

Bergamo, seconda casa della mafiaIl 27 marzo 1993 venne arrestato il latitanteCarmelo Collodoro, luogotenente di Giu-seppe Madonia, a Cepino di S. OmobonoImagna, dove si era stabilito con la famiglia.Nascondeva le partite di eroina, interrandolein buche scavate nei boschi vicini al santua-rio della Madonna della Cornabusa. Il Cor-riere della Sera uscì con questo titolo:“Bergamo, seconda casa della mafia”.

Le valli orobiche: una zona sicura“La provincia di Bergamo è ritenuta, dagliesponenti della criminalità, una zona di tran-sito piuttosto sicura, che offre ampie possi-bilità di mimetizzazione. In particolare, levalli sono molto frequentate soltanto nel pe-riodo delle vacanze ed è agevole affittaredelle abitazioni dove trattare affari o im-piantare raffinerie di droga”. Commissioneparlamentare antimafia - 1994.

Tra pizze, droga e killerIl 25 aprile 1994 nel quartiere di Redona aBergamo venne ucciso da alcuni sicari con 5colpi di pistola Eduardo Canzano, coinvoltoin un traffico di droga. Canzano, ex titolaredella pizzeria “La Conchiglia” di via XXIVMaggio in zona Ospedali Riuniti, da dueanni era proprietario di una ditta di import-export. Abitava in un appartamento del con-dominio Albatros in via Goisis a Bergamo.

In un garage di DalmineNel settembre del 2001 la squadra mobile diBergamo ha sequestrato un carico di cocainaproveniente dalla Spagna e un laboratorio at-trezzatissimo per la raffinazione della droga.Le indagini hanno evidenziato anche il col-legamento con un’attività di spaccio dellostupefacente fino alla Sicilia: arrestate 6 per-sone e altre 18 denunciate a piede libero.

In una serra di TelgateIl 22 gennaio 2004 le forze dell’ordine seque-strano un carico di pasta di coca destinato altrattamento presso una raffineria impiantata inuna serra a Telgate. Finiscono in manetteLeone Signorelli, bergamasco di Castelli Ca-lepio, due calabresi e tre colombiani.

L’operazione «Nduja»Il 6 ottobre 2005 con l’operazione “Nduja”vengono arrestate 42 persone. L’inchiesta hariguardato quasi 200 persone attive da annifra la bergamasca e il bresciano. Gli indagatisono accusati di associazione di tipo mafiosofinalizzata al traffico di armi e stupefacenti,estorsioni, rapine e usura.

Due cosche nella bergamascaSecondo gli investigatori in provincia diBergamo sono state costituite almeno duecosche affiliate alla ’ndrangheta: 1) quelladei Romano, facente capo a Pino Romano,calabrese trapiantato a Romano di Lombar-dia; 2) quella dei Bellocco, sempre calabresi,operanti a Grumello del Monte.

Come in un film americanoIl 25 aprile 2007 Leone Signorelli, collabo-ratore di giustizia e in regime di semilibertà,viene ucciso con 3 proiettili a Tagliuno. L’11settembre 2007 Giuseppe Realini, amico etestimone dell’omicidio di Signorelli, vieneammazzato con 3 colpi di arma da fuoco. Gliomicidi sono stati eseguiti dai killer della‘ndrangheta eseguendo gli ordini arrivatidalla famiglia Escobar in Colombia.

L’usura dentro una scuolaNell’estate del 2007 in un sotterraneo di unascuola milanese si è tenuto un incontro traalcuni latitanti della ‘ndrangheta e due im-prenditori. Oggetto della riunione: la restitu-zione di un prestito di 700 mila euro

accordato dai clan agli imprenditori, uno deiquali “aveva un forte accento bergamasco obresciano”.

Il riciclaggio nella sanitàNel novembre 2007 a Vigolo la società Ma-keall presentava il progetto di ristruttura-zione dell’ex colonia delle suore Orsoline,che sarebbe diventata una Residenza sanita-ria assistenziale con 148 posti letto da ac-creditare presso la Regione Lombardia. I tremilioni di euro per l’acquisto della strutturaerano frutto di estorsioni ed usura del clandei Filippelli, che veniva reinvestito «so-cialmente».

Lo spaccio nel bar dei MannoIl 27 febbraio 2008 l’autovettura guidata daMario Niglia, residente ad Antegnate, vienefermata dai carabinieri nel paese di Mozza-nica. A bordo ci sono oltre mezzo kg di co-caina. Lo stupefacente fu consegnato aNiglia nel bar di Pioltello gestito dalla fami-glia Manno.

Il summit al matrimonioL’8 giugno 2008 a Brusaporto presso il ri-nomato ristorante “Da Vittorio” si festeggiaun matrimonio.Lo sposo si chiama Giuseppe Manno ed è ilnipote di Alessandro Manno, capo della “lo-cale” ‘ndrina di Pioltello. Al matrimoniosono presenti i principali esponenti della‘ndrangheta lombarda.

La capitale della ‘ndrangheta“La vera capitale della ‘ndrangheta è Mi-lano” ha dichiarato il giudice VincenzoMacrì al Corriere della Sera in una intervistadel 15 giugno 2008.

Usare le vittime per altre estorsioniNell’anno 2008 Luigi Bonanno, luogote-nente dei Lo Piccolo in Lombardia, manda achiedere un «obolo» da un milione e mezzodi euro a un industriale della bergamasca,Giancarlo Ongis. A fare da tramite sono dueimprenditori: uno è un fornitore di metalli,l´altro un costruttore che opera tra Zingoniae Sesto San Giovanni. Per convincere Ongisparlano degli incendi e delle minacce cheessi stessi hanno già subito.

La lanterna

Page 57: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

57

le mafie

Nella bergamasca centinaia di mafiosiNel luglio 2008 nelle province di Bergamo,Brescia, Cremona e Mantova (zona di com-petenza della DDA con sede a Brescia)erano pendenti 171 procedimenti penali neiconfronti di 2.663 indagati per reati collegatialle attività di stampo mafioso. Quindi, sol-tanto per la provincia di Bergamo si tratta dicentinaia di persone.

La ristrutturazione delle case AlerAlla fine di luglio del 2008 i muratori chestavano ristrutturando le case Aler in viaCarnovali a Bergamo hanno abbandonato ilcantiere, perché la Emini Costruzioni, consede ad Aversa, non riusciva più a pagare glistipendi. Francesco Emini, proprietario del-l’impresa, dal 1999 al 2006 ha versato ognimese 25mila euro al clan dei casalesi come“assicurazione” per continuare a lavoraresenza subire ritorsioni.

Desio, discarica orobicaNel settembre 2008 vengono sequestrati, traDesio, Seregno e Briosco, 65.000 mq di ter-reno dov’erano stati disseminati 178.000metri cubi di rifiuti tossici e nocivi prove-nienti soprattutto dalla zona di Bergamo.Venti gli indagati, tra cui imprenditori e in-dustriali che si sono affidati alla ‘ndranghetaper lo smaltimento dei rifiuti. Alcuni rifiutispeciali sono stati smaltiti illegalmente nellaCava dell’Isola di Medolago.

O l’usura o la vitaIl 4 novembre 2008 Nicodemo Filippelli, af-filiato alla ‘ndrangheta lombarda, riceve unSMS da Vincenzo Copia, titolare della so-cietà “Tempo & Affari” di Bergamo: “Ciao,me ne servono mille, te li posso rendere set-timana prossima”. In totale Copia ha rice-vuto 20.000 mila euro e ne ha restituiti circa40.000 il mese successivo, a seguito delleminacce di Filippelli: “Non farmi venire lìse no ti disfo la vita”.

Tra aeroporti e boschiNel 2008 Giancarlo Tarquini, magistrato, hadichiarato che il territorio tra Milano e Ve-rona, dove ci sono quattro aeroporti interna-zionali (tra cui Bergamo Orio al Serio), “èun crocevia del traffico di droga”. Inoltre,

dal bresciano le mafie ricevono pistole, fu-cili, mitragliatori e kalashnikov. Da una in-tercettazione telefonica risulta che la‘ndrangheta prova le armi nei boschi tra Bre-scia e Bergamo.

Alla conquista delle impreseDa un’intercettazione ambientale del 2 gen-naio 2009 apprendiamo che gli Oppedisanodella locale ‘ndrina di Erba miravano a“prendersi” la Bergamo Scavi, ditta di mo-vimento terra della Valle Calepio, che di-chiarerà fallimento un anno dopo.

La ‘ndrangheta di terza generazioneNel 2009 il magistrato Manlio Minale haparlato di “terza generazione” della ‘ndran-gheta in Lombardia: la prima si sarebbe oc-cupata di droga ed estorsioni, la secondaavrebbe assunto il ruolo di socio occulto inalcune aziende, mentre oggi sarebbe iltempo di una nuova generazione che, supe-rata la fase di intermediazione parassitaria,agisce in proprio sul mercato.

La quarta corsia dell’A4 MI-BGNel 2009 la ditta di movimento terra P&P,controllata dal clan calabrese dei Paparo, è ac-cusata di aver ottenuto subappalti nella co-struzione della quarta corsia dell’autostradaA4 Milano-Bergamo e nei cantieri lombardidell’Alta velocità ferroviaria, aggirando lanormativa antimafia. A procurare il lavoro alla‘ndrangheta - secondo i carabinieri - è stata laditta Locatelli di Grumello del Monte. Dalleintercettazioni telefoniche emerge che un diri-gente della Locatelli suggerisce a RomuoldoPaparo come ingannare eventuali controlli dipolizia ai suoi camion nei cantieri: “Schiaffacidue targhette Locatelli, no?”. Nelle conversa-zioni si parla di documenti contraffatti per ag-girare la legge antimafia. Nel cantiere deiPaparo è stato trovato un lanciarazzi anticarroin dotazione alla Nato.

Da Bergamo a TrapaniIl 7 maggio 2009 Michele De Gregorioviene arrestato a Trapani dalla Guardia di Fi-nanza in flagranza di reato: il possesso dioltre mezzo Kg di cocaina. Cinque giorniprima in un’intercettazione telefonica DeGregorio aveva detto: “Io arrivo alle 8 a Ber-gamo… però poi devo andare via subito”.

«Nonni» da accompagnareDa un’intercettazione telefonica abbiamo sa-puto che il 5 giugno 2009 Pasquale Varca eAurelio Petrocca della locale ‘ndrina di Erbahanno accompagnato “i nonni” ad un caselloautostradale di Tortona, affidandoli a CarmineVerterame, e poi si sono diretti a Bergamo. “Inonni” in realtà erano due latitanti: Paolo Len-tini e Antonio Morelli, arrestati la sera stessa.

Mappa della ‘ndrangheta lombardaIl 5 novembre 2009 Giovanni Di Muro, im-prenditore edile che da una ventina di anniviveva nella bergamasca, è stato ucciso conquattro colpi di pistola davanti allo stadio diSan Siro a Milano in pieno giorno. Già in-dagato e interrogato dai magistrati dallaDDA nel dicembre 2008, Giovanni Di Muroaveva contribuito a delineare il quadro dellapresenza dell’ndrangheta in Lombardia.

Nei cantieri delle grandi opereIl 13 novembre 2009 in un’intervista al Cor-riere della Sera Gianfranco Bonacina, presi-dente della Cassa Rurale di Treviglio,riferendosi alle Grandi Opere (Brebemi, Pe-demontana e Alta Velocità), afferma che Tre-viglio rischia «di esporsi al rischio diinfiltrazioni mafiose. Bisogna che ogni cit-tadino diventi sentinella del territorio in cuivive. Se la malavita dovesse avere il soprav-vento sarebbe un disastro».

Il boss era in (via) libertà a ParreIl 5 dicembre 2009 il boss mafioso GaetanoFidanzati viene arrestato a Milano. Da qual-che tempo viveva a Parre, in via Libertà, inun villino di proprietà di Graziano Bianchi,già condannato per terrorismo, usura e spac-cio di soldi falsi. Il 21 settembre 2010 ancheBianchi viene arrestato a Milano.

Quando il capo è bergamascoIl 22 febbraio 2010 la Guardia di Finanza hasmantellato un clan mafioso lombardo, spe-cializzato nell’estorsione, nell’usura e neltrasferimento illecito di capitali all’estero. Acapo dell’organizzazione c’era GiovanniMarchetti, residente a Calvenzano, che èstato arrestato insieme a Claudio Ricci, resi-dente a Romano di Lombardia, che facevada prestanome nel settore dell’edilizia.

La lanterna

Page 58: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

le mafie

58

Gli ambulanti in bocca ai PesceIl 28 aprile 2010 Alberto Petullà, abitante aSeriate, è stato arrestato perché collegato alla‘ndrangheta, in particolare alla cosca deiPesce, in relazione al commercio ambulantedi prodotti alimentari in Lombardia.

Pellegrini stupefacentiIl 12 maggio 2010 ad Almenno San Barto-lomeo è stata sequestrata una casa, in cui ve-niva raffinata la droga smerciata nel NordItalia. Il personaggio chiave dell’inchiesta èun sudamericano che, lavorando come por-tinaio in un convento di suore di Milano, inrealtà organizzava i viaggi di corrieri delladroga dalla Colombia, mascherandoli comepellegrini in Italia per un periodo di pre-ghiera.

Arresti per droga e mafiaNel maggio del 2010 in via Borgo Palazzo aBergamo è stato arrestato un cittadino alba-nese nell’ambito dell’inchiesta sul traffico in-ternazionale di stupefacenti dalla Colombia.Nel giugno 2010 a Caravaggio è stato arre-stato un appartenente alla ‘ndrangheta, conl’accusa di associazione mafiosa ed estor-sione.

Centinaia di affiliatiIl 13 luglio 2010 scatta l’operazione “Infi-nito”: sono stati emessi 160 provvedimentidi custodia cautelare nei confronti di 160persone residenti in Lombardia. Il Procura-tore di Milano Ilda Boccassini ha dichiaratoche ognuno dei “locali” e dei “mandamenti”di ‘ndrangheta, colpiti al nord, poteva con-tare su centinaia di affiliazioni.

Dove sono i soldi delle mafie?Nei primi giorni di ottobre del 2010 nellasede di Desio di un istituto di credito berga-masco vengono sequestrati circa 500.000euro sul conto corrente intestato a Annun-ziato Moscato, capo della «locale» di Desio,che verrà condannato a 11 anni di carcereper associazione mafiosa nella sentenza diprimo grado del processo “Infinito”.

Stabilmente colonizzati«La ‘ndrangheta si è diffusa non attraversoun modello di imitazione, nel quale gruppidelinquenziali autoctoni riproducono mo-

delli di azione dei gruppi mafiosi, ma attra-verso un vero e proprio fenomeno di “colo-nizzazione”, cioè di espansione su di unnuovo territorio, organizzandone il controlloe gestendone i traffici illeciti, conducendoalla formazione di uno stabile insediamentomafioso» (Relazione DNA sulla Lombardia- 2010).

L’allarme di Mario DraghiL’11 marzo 2011 Mario Draghi a propositodelle disposizioni anti-riciclaggio ha dichia-rato: “il sistema finanziario italiano si stagradualmente conformando alla disciplina:siamo passati da 12.500 segnalazioni nel2007 a 37.000 nel 2010. Professionisti e altrioperatori sono meno solerti: i potenziali se-gnalanti avvocati, notai, commercialisti, sa-rebbero diverse centinaia di migliaia, ma nel2010 sono pervenute solo 223 segnalazioni”.Inoltre, Mario Draghi ha segnalato che tra il2004 e il 2009 le denunce per associazionemafiosa al nord sono concentrate per 4/5nelle province di Milano, Bergamo e Bre-scia.

Le diottrie di Ettore PirovanoIl Presidente della Provincia di Bergamo Et-tore Pirovano, parlamentare della LegaNord, interpellato a proposito delle parole diMario Draghi ha dichiarato: “La mafia aBergamo? Io in provincia non ho mai vistouna coppola”.

La mafia dei subappaltiA metà marzo del 2011 si è tenuto un incon-tro tra il prefetto di Bergamo Camillo An-dreana e i rappresentanti dei sindacaticonfederali. A chiedere il confronto con inPrefettura sono state le organizzazioni dei la-voratori dopo la conferma del Ministerodegli Interni dell’allontanamento, per so-

spetti legami con associazioni malavitose, di13 imprese che erano entrate nella catena deisubappalti dei cantieri di Brebemi e Pede-montana.

Di fronte alla carovana antimafieL’1 aprile 2011 la Carovana antimafie fatappa a Bergamo e viene ricevuta dal presi-dente del Consiglio Comunale, il leghistaGuglielmo Redondi, che dice: “La legalità ènella nostra cultura di bergamaschi”.In seguito la carovana si sposta a Treviglio,dove Sabino Del Balzo, direttore del Con-sorzio BBM, dichiara: “Nei cantieri Brebemil’infiltrazione mafiosa è completamente as-sente”. L’Eco di Bergamo sceglie questefrasi virgolettate come titoli degli articolisulla Carovana antimafie.

Professionisti contro dilettantiNel giugno 2011 nell’aula bunker di PonteLambro inizia il processo “Infinito”. Nandodalla Chiesa scrive: “ne avete letto qualcosasui giornali? Si parla della colonizzazionedella Lombardia, ma noi rimuoviamo il pro-cesso, non ci interessa, non lo consideriamoimportante. Perciò disperatamente continuoa lanciare il mio allarme: loro sono dei pro-fessionisti e noi siamo dei dilettanti. La dif-ferenza, purtroppo, sta prima di tutto qui”.

Investimenti mafiosi in ogni settoreNella Relazione della Commissione Parla-mentare Antimafia, presentata il 12 luglio2011, si legge: “Le audizioni delle autorità dicontrasto riferiscono di un ventaglio di attivitàdi riciclaggio che copre ormai gran parte delleattività produttive: si va da attività tradizio-nalmente controllate dalle mafie come il set-tore edilizio e le attività connesse (movimentoterra; scavi; trasporto dei materiali di scavo) oil settore degli appalti pubblici, in particolarequelli concessi da Comuni dell’hinterland mi-lanese; al settore immobiliare, ove ai capitalimafiosi italiani si assommano ingenti capitalirussi e cinesi di provenienza sospetta; al set-tore delle forniture di prodotti alimentari, inparticolare ortofrutticoli (il mercato ortofrut-ticolo è tradizionale dominio della famigerata‘ndrina Morabito-Bruzzaniti-Palamara diAfrico); al settore dei locali pubblici (sale gio-chi, bar, locali di ristorazione) e dei locali not-turni, con i servizi connessi (in particolare,quelli di sicurezza); al campo dei servizi alle

La lanterna

Page 59: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

59

le mafie

imprese e al commercio, quali facchinaggio,pulizia e trasporti; alle frodi nei finanziamentipubblici nazionali e comunitari; alle attivitàconnesse ai generi di lusso (noleggio di bar-che ed autovetture, compravendita di opered’arte, ecc.). Il quadro d’insieme è quello dimafie pronte ad investire su ogni settore utilee pronte a selezionare anche nuove attività,sulle quali minori siano i controlli preventivi ele attività di repressione, fino ad arrivare adinfluenzare le quotazioni dei titoli in borsa”.

AvvertimentiNella notte tra il 4 e 5 settembre 2011 a Fo-resto Sparso è stato lanciato un ordigno in-cendiario contro l’abitazione di unimprenditore di origini calabresi impegnatonel settore edile che in precedenza era statocoinvolto in un’inchiesta sulla presenza della‘ndrangheta calabrese nella bergamasca enel bresciano.

Il maxi processo lombardoIl 19 novembre 2011 viene emessa la primasentenza per il processo “Infinito” con 110condanne, con pene fino a 16 anni di reclu-sione come per Alessandro Manno, capodella locale di Pioltello. “Un procedimentogigantesco”, lo ha definito il pm AlessandraDolci, “a tal punto, che anche io ho perso ilconto del numero dei faldoni”: oltre cinque-cento per migliaia di pagine.

Corruzione, rifiuti e amiantoIl 30 novembre 2011 i carabinieri seque-strano alcuni cantieri della Brebemi. Tra gliarrestati Franco Nicoli Cristiani, vicepresi-dente del Consiglio della Regione Lombar-dia, e Pierluca Locatelli, presidente delgruppo di Grumello del Monte. Sono accu-sati di corruzione e traffico illecito di rifiuti,utilizzati per realizzare il sottofondo dellastrada della Brebemi. Inoltre, sono indagatiper l’apertura di una discarica di amiantorealizzata nel cremonese.

Ecomafie: l’eccellenza lombardaDal Rapporto Ecomafie 2012 di Legam-biente emerge che la Lombardia è la quartaregione per il ciclo illegale dei rifiuti con340 infrazioni. La bergamasca si piazza alsecondo posto tra le province lombarde:dopo Milano con 92 violazioni accertate, c’èBergamo con 64 illeciti nel corso del 2011.

Ciclo del cemento irregolare, escavazioni il-legali, abusivismo edilizio, appalti pubblicitruccati: sono alcune tipologie di reati in cuile mafie svolgono un ruolo di primo piano.La provincia di Bergamo nella classificalombarda di questi fatti illeciti è al terzoposto: dopo Sondrio e Varese, Bergamoviene segnalata per 51 casi.

Il “pizzo” lombardo e bergamascoNell’ultimo rapporto di SOS Impresa sonostimati oltre 16 mila i commercianti vittimedi estorsioni e usura in Lombardia. Il 20aprile 2012 a Ponte San Pietro Lino Busà,presidente del coordinamento nazionale diSOS Impresa, ha dichiarato che nella pro-vincia di Bergamo i commercianti vittime diusura ed estorsione sono oltre mille.

La difesa del territorioIl 23 maggio 2012 al liceo Falcone di Ber-gamo un poliziotto della mobile di Palermo,mostrando una mappa delle famiglie della‘ndrangheta in bergamasca (Facchineri, Bel-locco e Mazzaferro), ha detto: “L’unica pre-venzione è che ogni cittadino difenda ilterritorio. Dove ci sono troppi centri com-merciali, cinema multisala, ipermercati,dove vengono rilasciate troppe licenze edili-zie rispetto al fabbisogno locale, lì ci si deveinsospettire”.

Gli usurai bergamaschiIl 27 giugno 2012 la Dia di Milano ha arre-stato quattro pregiudicati accusati di estor-sioni ed usura. L’imprenditore AugustoAgostino li chiamava il «gruppo dei berga-maschi». Erano capeggiati da Dario Pan-dolfi, nato a Palosco e residente a Montello.Sono stati sequestrati diversi immobili, tra iquali un ufficio commerciale e tre apparta-menti nel comune di Brembate e successi-vamente un appartamento a Fara GeraD’Adda.

Armi e drogaIl 28 giugno 2012 nella regione Lombardiasono state arrestate 22 persone, accusate diassociazione per delinquere finalizzata altraffico internazionale di droga e al com-mercio illegale di armi. Nelle operazionisono state coinvolte le province di Bergamo,Varese e Milano.

La piazza di BergamoIl 9 ottobre 2012 viene arrestato DomenicoZambetti, Assessore regionale alla casa, conl’accusa di aver comprato dai clan della‘ndrangheta 4 mila voti di preferenza. In unatelefonata intercettata il bossErnesto Co-stantino dice: “Lì abbiamo sempre guada-gnato bei soldi, no? Adesso ci riprendiamola piazza di Bergamo”.

Bergamo ricicla i soldi della camorraIl 18 dicembre 2012 a Bergamo viene arre-stato Umberto Ambrosio con l’accusa di ri-ciclare per la camorra i soldi delle attivitàcriminali. Ad Ambrosio facevano capo ottosocietà soprattutto nel settore della moda egestiva negozi e locali a Bergamo, Albino,Calusco, Ciserano, Clusone, Curno, OsioSotto e Romano. L’Eco di Bergamo titola:«Camorra e ditte, Bergamo crocevia».

Beni confiscati nella bergamascaAlla fine del 2012 sono 21 i beni confiscatialle mafie nel territorio della provincia diBergamo. Si trovano a: Alzano Lombardo,Berbenno, Brembate, Cornalba, Dalmine,Foppolo, Lovere, Seriate, Suisio e Ternod’Isola. Inoltre sono state confiscate anche2 imprese: a Bergamo e a Fornovo.

ConclusioneTutti conosciamo la leggenda di un’anticacittà greca assediata, che non ha valutato inmodo adeguato il pericolo di un cavallo dilegno. Sappiamo com’è andata a finire. Diconseguenza voglio ricordare a tutti, in par-ticolare ai media e alle nostre istituzioni, chela sottovalutazione di solito si paga ad unprezzo molto elevato.

■■

NotaLe informazioni qui riportate pro-vengono da diverse fonti. In particolare si tratta di articoligiornalistici, dossier, libri, atti par-lamentari, ordinanze di custodiacautelare e sentenze di tribunali. Non possiamo escludere qual-che imprecisione. Nel caso ce ne scusiamo fin d’ora.

La lanterna

Page 60: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Adriana Lorenzi

Cara Aeper ti scrivo

Quindici mani a raccontare una lunga storia.

Brava e speciale Adriana Lorenzi a collegarle a quindici cuori,quindici corpi, quindici volti, trenta occhi, quindici storie, aquindicimila ricordi, sogni, aspettative, emozioni…

Quindici mani a raccontare la storia di Aeper. Una storia lunga più di quarant’anni se si parte dalle origini. Generando, come un grande albero, tanti rami e questi rami agenerare foglie, fiori e frutti…

Noi questo grande albero da tempo amiamo chiamarlo“Gruppo Aeper”.

Abituato ormai ad affondare le sue radici nella terra berga-masca, nella storia, nel quotidiano, nei problemi, nelle aspet-tative della sua gente.

È come una grande famiglia che volentieri celebra i momentipiù significativi dei suoi membri.

Questo libro nasce dal desiderio di festeggiare i 25 anni della“Cooperativa Aeper”. Uno dei grandi rami del gruppo.

Festeggiare per ricordare, riunire, rileggere, rinfrancare, ri-partire…

Dalla Presentazione

Cosetta Arzuffi

Colori della Pasqua

Colore, immagine, parola per illustrare,nella bellezza, il mistero che illumina ognialtro mistero: la Pasqua.

E insegnarci a rileggere il senso di tutte le cose attraverso ilpiacere suscitato da una meraviglia pittorica che fonde ar-monicamente colori, disegni e simboli, per comunicarcitemi che toccano il cuore ed elevano la mente.

Nessun altro linguaggio è più capace di profondità e co-struttore di fraternità come quello artistico.

L’arte è l’alfabeto segreto della creazione, la comunicazionepiù sublime dell’amore, il linguaggio stesso di Dio.

Questo libro, piccolo nelle dimensioni, ma grande nelle in-tenzioni, nato da una creativa collaborazione tra la Comu-nità di Redona, l’Arcionfraternita dei Bergamaschi di Romae la Comunità Nazareth, propone il ciclo pittorico sulla Pas-sione della pittrice bergamasca Cosetta Arzuffi.

Un’artista che ha approfondito per lunghi anni e con certo-sino rigore il significato dei simboli e studiato le capacitàespressive della luce, perché tutti noi possiamo, nella piace-volezza della contemplazione, riappropriarci del linguaggiopiù umano per cogliere il segreto di Dio nel “Figlio del-l’uomo”.

Alexander Langer

Dal Sud-Tirolo all’EuropaAutonomie dei popoli e autorità sovranazionali

“Non credo vi sia un’alternativa ra-gionevole ad una cultura e ad una po-litica della convivenza.

Ovvero, ogni alternativa può esseresolo violenta: le alternative possibilicontengono un grado già adesso altodi violenza, che tenderà a crescereman mano aumenterà l’intensità delconflitto.

D’altra parte i conflitti etnici e le que-stioni che essi comportano non sonosemplicemente maschera di qualcosad’altro, ma hanno una loro propria eautonoma capacità dirompente di ma-nifestarsi.

Credo perciò che la costruzione di unapolitica della convivenza e quindidella diluizione delle tensioni attra-verso un tratto di plurilinguismo e dipluriculturalismo, attraverso ordina-menti plurietnici, sia davvero utile.

Non ci troveremo così impreparati poisotto l’incalzare delle pressioni o deiconflitti”. Vedi biografia a pag. 9

Guerino Brozzoni

La Salüte e pò piöMalattia e ricerca della salutenella cultura popolare

La presente pubblicazione, cheammiriamo con viva ricono-scenza per l’autore, riapre unasplendida visione sul presentetema che non possiamo di-menticare.L’antico focolare domestico siravviva con tutti i suoi grandivalori della nostra esistenza,mentre con Guerino Brozzonipossiamo ricuperare gioiosa-mente quel mondo che conti-nua ad appartenerci.

mons. Giulio Gabanelli

La ricerca etnologica è rigorosaquanto l’indagine storica. Gi usi e i costumi, i miti e lecredenze, le tradizioni e le festedel passato o della contempora-neità sono censiti, ricostruiti evagliati scientificamente. Lo studioso affianca all’osser-vazione sul campo, la raccoltadi dati, l’analisi dei documentid’archivio, l’esplorazione deimateriali iconografici. Ogni fenomeno culturale esa-minato o comparato diventa unpatrimonio di conoscenze pertutti, una sorgente di informa-zioni aperta sia alla critica siaall’aggiornamento.

Nel saggio monografico sullamedicina popolare, un vero eproprio trattato per la quantitàdei temi esposti, Guerino Broz-zoni applica il metodo della me-dicina etnologica unendocompetenza e passione.Merito non secondario del ma-nuale redatto da Guerino Broz-zoni è rappresentato dallecitazioni esemplari e dai ri-mandi bibliografici. Il tributo agli studi precedenticonferisce completezza e pro-fondità a un discorso artico-lato, meditato, coraggioso.

prof. Claudio Antonio Gotti

Le collaneSaggisticaDi quello che abbiamo imparato

Narrativa Di quello che viviamo

Storia Di quello che siamo stati

1. G. Brozzoni, Sich sach de soch sèchProssima ristampa con correzioni e aggiornamenti.

2. G. Brozzoni, La salüte e po’ piö

Arte Di quello che più ci nutre

1. C. Arzuffi, Colori della Pasqua

Santi minori Di quelli che poco conosciamo

Testimoni Di quelli che con la vita

1. Alexander Langer, Dal Sud-Tirolo all’Europa

Piccole parole Di quello che incrociamo

1. A. Lorenzi, Cara Aeper, ti scrivo.

La nuova casa editrice del Gruppo Aeper

Page 61: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Ultime pubblicazioni

Luca Betelli scrive per immagini, immergendo il lettore nelle storie che racconta. Sposato, padre di tre figli, educatore, vive e lavora da anni nelle valli bergamasche. Per il Gruppo AEPER ha pubblicato:

di occhi e di respiro, Trenta scene tra Italia e Malawi, 2007 dimmelo tu, Passione di un uomo, 2008 lunachiara, Storia di Mariù, 2010

I proventi della vendita dei due libri la bellezza, forse Quanto vorrei essere come lui

saranno interamente utilizzatiper lo sviluppo del progetto TIGAWANE una casa per i bambini di strada in Balaka - Malawi

Al progetto TIGAWANE di Andiamo Trust – Balaka collabora la Cooperativa Sociale Il Varco Onlus di Brembilla (Bg)

Al cento di questo romanzopotente e leggero,scritto con i temi della poesiache accompagnano la narrazione, c’è un uomo, Tobi è il suo nome.

Lo conosciamo bambino suisentieri delle sue montagne.Seguendo le orme della madrein una lunga domenica,la prima dopo la luna pienadi primavera, ne scopre i misterie la pienezza dei significati.

Diventa grande camminandoe, attraverso l’oceano,sale le più alte montagneper trovarvi l’amore.La storia si fa allorapiena di bambini e di pane,di sole e di cielo.Per portarci di nuovo a camminare, insieme a lui, sui sentieri della valleche lo riporteranno al mare,dove nacque, dove attendesilenzioso, oggi e ancora,l’aurora.

Tobi è un uomoche cammina e questaè la sua storia.nella continua ricercadella bellezza che, forse, ci salverà.

Il presente volume raccoglie le poesie premiate e segnalate nel“Concorso di poesia dialettale bergamasca”promosso dall’Amministrazione comunale di Costa Serina dal 2003 al 2012.

Dieci anni in cui tanti autori si sono impegnati a raccontare la vita e i luoghi di vita in forma poetica e con il linguaggio dei nostri padri.

Il dialetto bergamasco è di sua natura rude e, nello stesso tempo, capace di sentimenti profondamente poetici.

Un libro che affonda le sue radici nel passato e nel presente per far memoria di storie,

Omaggio teatrale del Gruppo “La strada”

per il 30° del CNCA(Coordinamento Nazionale

delle Comunità di Accoglienza).

Ripercorre la storia di oltre 300 realtà nazionali

impegnate nella solidarietà sociale

sviluppando il tema “Insieme

a rompere recinti”.

Fuori, sui pendii, luccica la neve e a due passi dalla casa en-triamo con don Emilio a visitare una vecchia stalla che, graziealla collaborazione tra l’architetto bergamasco Renzo Pedrini eil pittore francese Jean-Marie Pirot, in arte Arcabas - grandiamici di don Emilio e della sua comunità -, è stata trasformatanella cappella della Riconciliazione. È un luogo suggestivo e carico di simboli: sul pavimento unagrande pietra da cui sgorga l’acqua ricorda il nostro Battesimo;una doppia sedia è ideata in modo che penitente e confessorepossano sedersi l’uno davanti all’altro, mentre la luce del solebatte e accende i colori delle vetrate con alcuni disegni moltobelli e semplici da capire: l’uccellino, il cardo selvatico,l’agnello, la corona di spine di Gesù su cui si posa una farfalla;sulla parete di fondo un grande quadro di Arcabas con l’ab-braccio del padre al figliol prodigo: e chi non desidererebbe sen-tire il calore paterno di quelle grandi mani sulle proprie spalle?

Famiglia Cristiana n° 5 gennaio 2009

di volti, di luoghi cari alla nostra terra.

È un omaggio alla storia della nostra gente. È un augurio alle giovani generazioni perché sappianoraccogliere e custodireun patrimonio ricco

di umanità e di bellezza.

Page 62: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

62

LA NUOVA E MODERNA

CERERIACERERIAdi Livio Cortinovis e C.

a servizio di LITURGIA

CULTO SACRODEVOzIONE POPOLARE

candele colorate e profumate - idee regalo

TORRE DE’ ROVERI - BGvia Casale, 31 - sulla S.P. 70

LABORATORIO / PUNTO VENDITATel-Fax 035 582550

AGRITURISMO

RISTORAZIONE DI QUALITà

PIATTI TRADIZIONALI

ALLOGGIO CONFORTEVOLE

Allevamento biologicoProduzione formaggi pregiati freschi e stagionati

Vendita prodotti biologici

Ospitalità per gruppiSpazi per convegni e seminari

è NECESSARIA LA PRENOTAzIONECosta Serina (Bg) via Pèta

Tel. 0345.97955 fax 0345.03 12 01

Cappella della Riconciliazione

Uno spazio di preghiera, di contemplazione e di riconciliazione,

ideato dall’architetto Renzo Pedrini e dall’artista francese Arcabas.

Numerosi gruppi hanno già gustato questo luogo sacro.

Per prenotazione sentire la Comunità “La Pèta” 0345.97 955.

ArcabasSono ormai diventate famose

le immagini di Arcabas.Le parrocchie e le famiglie

le utilizzano come segno e come regalo

per i momenti forti dei sacramenti.Laboratori ed esposizione

via Casale, 31

Torre de’ Roveri - Bg

Tel. e fax 035.581 300

“Quando il tuo donoè anche gesto di solidarietà

più cuori fanno festa”

AlasOltre alle icone tradizionali sono numerose le immagini

di mons. Giuseppe Sala, adatte per i sacramenti e la preghiera,

per la cameretta del bambino e per la stanza dell’adolescente.

Osiamoguardare il futuro

con speranza.Ancora.

Perchè sappiamoche chi spera osa

chi osa amae chi ama

non è mai soloe chi non è solo

camminacustode del fuoco

di chi sempreha speranza.

0172 7120 162

Page 63: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

Hanno scritto per L’incontroDavide AgazziSilvio AgazziMaria L. AgostinelliVinicio AlbanesiChiaretta AldeniEdoardo AlgeriCarlo AltavillaRoberto AmadeiBruno AmbrosiniFabio AmigoniGiuseppe AngeliniMauro ArnoldiElio ArtifoniRocco ArtifoniMattia ArtifoniOliviero ArzuffiBarbara AvanziLucio BabolinRosanna BaloccoVirgilio BalducchiDonata BalosettiSilvia BarbieriAnna BarbatoPietro BarbettaMarcelo BarrosMaria Teresa BattistiniBertha BayonTonino BelloMilena BellomettiAndrea BelottiMarco BelottiOsvaldo BelottiManuela Benassi B.Franco BenziRosanna BenziPaola BergamelliElena BerlandaMarcello BernardiMarco BernuzziMario BertinLuca BetelliCinzia BettinaglioFrei BettoGiovanni BianchiIlaria BianchiniDebora BillyLinda BimbiLèon BloyFrançois BoespflugGianluca BocchiLeonardo BoffWaldemar BoffAlberto BonacinaBasilio BonaldiVincenzo BonandriniEugenio BorgnaSaverio BorrelliChiara BrambillaGino BrembillaSilvia BrenaRenato BrescianiGiulio BrottiEmilio BrozzoniRita BrozzoniRoberto BruniElena BuccolieroGiulio CaioMarcello CandiaAldo CapitiniLuigi CavagnaroGiorgio CampaniniMassimo CampedelliFabio CanavesiAntonino CaponnettoMarco CaraglioNatale CarraAlberto CarraraDeborah CartisanoPaolo CasaldàligaRaffaele CasamentiAngelo CasatiLino Casati

Fiorenza CattaneoAugusto CavadiMonica CelliniAntonio CensiLuigi CepparonaDavide CerulloMauro CerutiMaurizio ChiodiPierangela ChiodiGiuseppe CicchiLuigi CiottiMichel ClévenotPier CodazziMichel CollardGiuseppe ColomboSergio ColomboMassimiliano ColombiGiovanni CominelliLucia ContessaMarzia CoterRoberto CremaschiRosario CrocettaAngelo CupiniNando dalla Chiesa Tania De RosRaffaele De GardaGaia Del PratoDuccio DemetrioHrant DinkCarmelo Di PrimaMartino DoniJohnny DottiMarco DottiFabio DovigoSilvia DradiStefano DubiniMarek EdelmanCecilia EdelsteinNicola EynardGennaro EspositoFranca EvangelistaEdoardo FacchinettiOrnella FaveroBiagio FerrariRosella FerrariGaetano FarinelliMarcella FilippaAdriana FinazziAlessandro FinazziAurelia FoglieniSerena FoglieniGiorgio ForestiGianpietro ForlaniLaura FormentiGuido FormigoniAda FranchiAnita FrankovaMassimiliano FrassiMariangela FuscoRita GayClaudio GalanteEdoardo GaleanoStefano GallianiSimona GambaraEros GambariniColette GambiezPiero GaravelliPiero GheddoGabriella GhermandiMario GhidoniGiorgio GhilardiLuisa GhisleniEnrico GiannettoRiccardo GiavariniGilberto GilliniGiorgio GirardetGianpaolo GirardiStefano GiudiciMarcello GiulianoPaolo GiuntellaAnna GranataBeppe Guerini

Dario GueriniDag HammarskjöldRosario IaccarinoMargherita IannielloPiero ImberciadoriGiuseppe ImpastatoMargherita InanielloEdvige InvernizziGiacomo InvernizziLuis Daniel IzpizuaLuca JahierKazuyo JamaneCarlotta JesiAlex LangerLanza del VastoGiorgio LanziMarco LazzariMaura La GrecaRaniero La ValleLeonardo LenziAbramo LeviStefano Levi d. TorreIvo LizzolaImerio LocatelliMassimo LonghiGiovanni LonghiniAdriana LorenziPaola LoretoG. Battista MaffiolettiRoberta MaffiolettiLidia MaggiManuela MaggioniVanni MaggioniRenato MagniPaolo MalacarneAttilio ManaraFulvio Cesare ManaraRaimondo MandaglioMauro ManessiRaffaele MantegazzaSergio ManzoniG. Mariano MarchesiSilvio MarchettiGiovanni MarinelliMirt Josif MariusP. Miot MariusCarlo Maria MartiniJosè de Souza MartinsEttore MasinaCarlo MazzaGino MazzoliPrimo MazzolariPierluigi MeleLidia MenapaceRigoberta MenchùMarina MenichelliAlda MeriniReinhold MessnerLucia MezzadriGiovanna MiglioratiSilvana MilesiLiana MilluMauro MinerviniArnaldo MinettiAurora MinettiAlessandra MongodiGiuseppe MonticelliUgo MorelliCarla MoreniAntonio NapoliGiuseppe NarettoSalman NatourGiovanni NervoSilvano NicolettoAldo NicoliGiusi NicolinoFrancesca NilgesEnzo NorisMarco NorisMaurizio NorisVittorio NozzaMilena Orlandi

Silvia OrlandiCatia OrtolaniAngelo PaganiM. Grazia PanigadaArturo PaoliGiovanni ParimbelliMarco ParisiTeresella ParvopassuMax PavanRenzo PedriniSilvia PedriniMarco PellegriniRoberto PennatiAdriano PeracchiAntonio Peri CampanaEmanuele PersoneniRosangela PesentiSusanna PesentiFabio PessinaSilvano PetrosinoBarbara PezzinniPasquale PezzoliTarcisio PezzoliSimona PianettiAngelo PiazzoliFerruccio PiazzoniSimona PilichiFilippo PizzolatoCarmen PlebaniTarcisio PlebaniRosita PoloniGiusi PomaGaetano PorcelliAlberto PredaAlessandro PronzatoGiusy QuarenghiSilvana QuadrinoPaolo RacitiMarcello RagazziEmanuele RainoneAnna RaybaudiStefania RavasioEmanuela RebuciniFausto ResminiMarco RhoSalvatore RicciardiPaolo RicoeurFabrizio RigamontiElisa RipamontiGianni RiottaArmido RizziFelice RizziDaniele RocchettiSandro RodiniAlessandro RomelliPatrizio Rota ScalabriniGiovanni RuggeriGianfranco SabbadinStefano SabbadinRenato SabbadiniLuigi SaitaGiuseppe SalaIgor SalomoneClaudio-Fiorenza SalvettiDiego SalviGiancarlo SalvoldiUmberto SantinoAnna SarnataroBrunella SarnataroFrancesco SarnataroRiccardo ScalvinoniLuigi ScandellaAnna Z. SchenaVittorio SgarbiMario SignorelliMario SchermiPietro SerinaMichele SerraMariditta ServidatiStefania SessaSandro SesanaRaffaele Severi

Mario SignorelliOliviero SignorelliPilar SolìsChiara SoloniFederica SossiSilvia SpinelliPiero StefaniJean Luis SkaWalter TarchiniJudith TascaLaura TidoneRaoul TiraboschiStefano TomelleriAnnalena TonelliGiorgio TorelliFranco TraviAntonia TrontiDavid Maria TuroldoMarco UbbialiPatrizia UbialiRenata UsuelliGabriella Vaccaro9Graziella ValenzaOmar ValsecchiErnesto VavassoriBruno VedovatiElena VenturaGuido VeroneseSerena VerrecchiaG.Gabriele VertovaLaura ViganòG. Mario VitaliPatrizia VitaliAlberto VivantiUmberto VivarelliMonika Von WunsterAnnalisa ZaccarelliMatteo ZambettiMilvia ZambettiLuigina ZanaChiara ZanchiDebora ZanchiGiuliano ZanchiMarco ZanchiSara ZaniboniAlex ZanotelliLuciano ZappellaSonia ZaraAdriana ZarriM. Teresa ZattoniFederico ZeriAlessandro ZicheElena ZoncaGiulia e PitoMons. AntomiuttiSr. Dolores, domenicanaSr. GabriellaArrigo di CamaldoliMarco di CamaldoliPatrizia di CamaldoliJohn di TaizéRoger di TaizéComunità del PaneGruppo per il KosovoGAS Bassa V. SerianaSegreteria MigrantiAssocianimazioneAss. Turismo Resp.Ass. LiberaFamiglia CristianaCaritas CremonaCaritas EuropaCoord. Prov. LiberaComunità di MamreMaria Chiara di GesùMedici senza frontiereGiovani ACLI Gruppo “La strada”

Per informazioni:

tel. 035.580422 fax 035.582356e-mail: [email protected]

[email protected]@aeper.it

Sostieni “L’incontro” con il tuo abbonamento

Page 64: B ˆ - Gruppo Aeper · 2017. 5. 11. · codice bic/swift: B P P I I T R R X X X I˛" !" ’ˆ˚˛ : Gruppo Editoriale Viator srl c.so Indipendenza, 14 - 20129 Milano abbonamenti 2013

La beatitudine La beatitudine è l’accesso è l’accesso a un punto di vista a un punto di vista che unifica che unifica l’universol’universo

Antoine de Saint-ExupéryAntoine de Saint-Exupéry