b a n i d e p S A p S e n a i l a t I e t s o P 2 1 0 2 o ... · Gennaio/Marzo 2012 Sommario 5 9 14...

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Gennaio/Marzo 2012 Sommario

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3 EDITORIALEEducare alla fededi Paola Iacovone

4 REDAZIONALEFrattura incolmabile?di Vito Cutro

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6 SPECIALE TERESA ORSINIUna Santa dalla nobiltà romana (VI)di Patrizia Ferri

8 GUARDIAMO GESÙAbbandonatodi Andrea Gemma

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11 RESIDENZA MARIA MARCELLAUn’esperienza da viveredi Vito Cutro

12 SALUTE E SANITÀDee e deidi Gerardo Corea

13 SALUTE E SANITÀ20ª Giornata Mondiale del Malatodi Annabelle Mamon

26 RIFLESSIONIAtene, cuore della civiltàmodernadi Matteo Fusaro

14 ECCOMI ...L’inizio della mia vocazionedi don Francis Tordilla

15 ... MANDA MEManda medi Lissy Kanjirakattu

27 RIFLESSIONIIl fascino del male (III)di Paolo Benanti TOR

34 CASA ACCOGLIENZA S. GIUSEPPEVoci del Pellegrino a cura di Elisabetta Raheliarisoa

17 LA COMETA NEWSa cura di Federica Martufi

21 L’ANGOLO DELLEFAMIGLIEQuel “si” che non sfioriscea cura di Concita De Simone

22 MAGISTEROa cura di Vito Cutro

24 SEGNI DEL TEMPOLe meraviglie di Diodi Lissy Kanjirakattu

25 SEGNI DEL TEMPOTurn around, voltati indie-tro e convertiti di Salvatore Carloni

28 SAPORI DIVINIdi Concita De Simone

29 L’ANGOLO DEI GIOVANII giovani e la fede a cura di Federica Martufi

30 STORIEChiesa: Agevolazioni, ecco la veritàdi Patrizia Clementi

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NOTIZIE

36 RELAXa cura di Concita De Simone

UNO SGUARDO AI PADRILa sobrietà spirituale, l’attenzionea cura di Vito Cutro

CLINICA MATER MISERICORDIAERingraziamenti

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BIBLIOTECAL’autorità perduta.La Spiritualità del lavoroa cura della Redazione

ACCOGLIENZACHE CRESCERivista trimestrale delle Suore Ospedaliere della Misericordiacon approvazione ecclesiasticaReg. Trib. di Roma n° 425, 3 ottobre 2003

DirettriceMadre Paola Iacovone

ResponsabileVito Cutro

RedazioneBertilla CipolloniConcita De SimoneEmily FavorLissy Kanjirakattu

Segretaria di RedazioneFederica Martufi

Hanno collaborato:Paolo Benanti T.O.R.Salvatore CarloniPatrizia ClementiGerardo CoreaCamilla Di LorenzoPatrizia FerriEdda Fonte ParisiMatteo FusaroAndrea GemmaAnnabelle MamonElisabetta RaheliarisoaShelly TomasFrancis Tordilla

Anno IX - n. 1Gennaio - Marzo 2012

Abbonamento annuo € 10,00Sostenitore € 50,00

Versamento su c.c.p. n. 47490008intestato a: Suore Ospedaliere della Misericordia

Finito di stampare nel mese di Marzo 2012dalla Tip. L. LucianiVia Galazia, 3 - 00183 RomaTel. 06 77209065

Spedizione in abbonamentopostale 70% Roma

Abbonamenti, indirizzie diffusioneRedazione Accoglienza che cresceVia Latina, 30 - 00179 RomaTel. 0670496688Fax 06 70452142

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Scorcio di Assisi(foto panbe)

Preghiera di serenità

Che Dio mi conceda la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,il coraggio di cambiare quelle che posso cambiare,e la saggezza di distinguere tra le due.

Vivere giorno per giorno,godersi un momento per volta,accettare le avversità come una via verso la pace,prendere, come Lui fece,questo mondo corrotto per quello che è,non per quello che vorrei,confidare che Lui sistemerà tutto se mi abbandonerò alla Sua volontà.Che io possa essere ragionevolmente felice in questa vita e sommamente felice accanto a Lui nella prossima, per sempre.

Reinhold Niebuhr

Editorialedi Madre Paola Iacovone - Superiora Generale

Aconclusione delle ri-flessioni sul Docu-mento contenente gli

orientamenti pastorali dell’Epi-scopato italiano per il decennio2010-2020 “Educare alla VitaBuona del Vangelo”, abbiamoespresso, con Benedetto XVI, lafiduciosa speranza di essere, nellanostra attività educativa, guidatidall’esempio di quanti, come ilsanto Curato d’Ars, “si spendonosenza riserve per educare allasperanza, alla fede e alla carità(… )”. E quasi a naturale integra-zione di un sano discorso sull’e-ducazione, il Santo Padre, con la Lettera Apostolica ‘Porta Fidei’ ha indetto, con inizio l’11 ottobre 2012,nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e termine nella solennità di NostroSignore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013, un Anno della Fede. Quale migliore occa-sione per riflettere sulla nostra fede e sui modi di educare alla fede soprattutto i nostri ragazzi ed i nostrigiovani? Alla data dell’11 ottobre 2012 ricorreranno anche i vent’anni dalla pubblicazione del Catechismodella Chiesa Cattolica, testo promulgato dal Beato Papa Giovanni Paolo II allo scopo di illustrare a tutti ifedeli la forza e la bellezza della fede. Fu il Servo di Dio Paolo VI che, nel 1967, indisse un simile Annodella Fede, per fare memoria del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo, nel diciannovesimo centenariodella loro testimonianza suprema. Lo pensò come un momento solenne perché in tutta la Chiesa vi fosse“un’autentica e sincera professione della medesima fede”; egli, inoltre, volle che questa venisse confer-mata in maniera “individuale e collettiva, libera e cosciente, interiore ed esteriore, umile e franca”.Pensava che in tal modo la Chiesa intera potesse riprendere “esatta coscienza della sua fede, per ravvi-varla, per purificarla, per confermarla, per confessarla”. Per noi che ci troviamo, come da più parti affer-mato, di fronte ad una grande sfida educativa, il solco tracciato dalla Chiesa deve essere ben chiaro.Riflettere la nostra fede, vivificarla, tonificarla e fare in modo che costituisca il presupposto, il modo ed ilfine, della nostra attività educativa, in qualsiasi ambito in cui, come cristiani, siamo chiamati ad operare.Questo nuovo Anno della Fede ci può, inoltre, essere utile per una lettura o rilettura dei documentiConciliari che, stando a quanto affermato da Benedetto XVI e dal beato Giovanni Paolo II, “non perdonoil loro valore né il loro smalto”. Sarebbe opportuno che essi venissero letti in maniera appropriata, cono-sciuti e assimilati come testi qualificati e normativi del Magistero, all’interno della Tradizione dellaChiesa. Che il cammino quaresimale, nel quale siamo immersi, e la ricorrenza della Pasqua, siano di lucee conforto a questi nostri intendimenti, mentre a tutti voi giungano i più cari e fraterni auguri per una santaRisurrezione nel Signore.

Educare alla fede

Accoglienza che cresce - 3

4 - Accoglienza che cresce

S econdo l’ultimo rapportodell’Eurispes la delinquenzaminorile sta crescendo ineso-

rabilmente e, in neanche dieci anni,nella fascia tra i 14 e i 17 anni, le richie-ste di intervento dei servizi sociali e gliingressi nelle comunità di recuperosono quasi raddoppiati. Cosa sta succe-dendo nel mondo dei minori? Nelmondo dei nostri fanciulli ed adolescen-ti? E nel mondo dell’infanzia? Ci tro-viamo dunque veramente di fronte aduna frattura incolmabile? Ritengo chenulla sia incolmabile quando si può cor-rere ai ripari, e vi si corre per tempo,rammentando, in questo caso, che lavita è un dono e che, quella dei nostrifigli, non deve essere considerato undono per noi stessi, ma per una lorodegna esistenza e per l’umanità.Abbiamo già riflettuto sulla necessità,per la famiglia moderna, di rivedere la

sua dimensione al fine di operare unaprofonda conversione e tornare ad esse-re vero “focolare domestico”. Si impo-ne, quindi, una rivisitazione delladimensione dei bambini, dei figli, dellegiovani vite che, nascendo senza voler-lo, debbono, sin dalla nascita, sopporta-re un’esistenza che molti degli stessigenitori per primi rendono difficile.Non si perde occasione per discuteresull’argomento, per scatenare indaginisociologiche, psicologiche e pedagogi-che, per mostrarsi interessati alle lorocondizioni di vita, di ambientazione, diprotezione: ma tutto qui. Dal 1946 esi-ste l’UNICEF, la cui sigla sta per‘Fondo internazionale delle NazioniUnite per l’infanzia’, Organismo chedovrebbe avere come compito primarioquello di promuovere progetti utiliall’infanzia, assistendo e sovvenzionan-do i vari Governi a realizzarli. Mai

come oggi, però, l’infanzia e l’adole-scenza sono così trascurate, offese, feri-te e sfruttate. La vita in germoglio vieneoffesa nella sua dignità e nella suasacralità. La sacralità della vita chenasce e che si sviluppa deve rappresen-tare un altro valore fondamentale su cuiimpegnare le energie vitali dell’esisten-za: anche in questo caso occorre ristabi-lire l’originaria scala dei valori che, conla nostra esistenza convulsa ed inclineal male, abbiamo completamente stra-volta. Trattando della sacralità della vitac’è da porre di nuovo al primo postoDio ed il reciproco rapporto d’amore:credo sia la chiave di volta per riscopri-re l’originalità della nostra vita e la bel-lezza di tutto ciò che da essa discende.Solo così, è certo, staremo contribuendoad un nuovo modo di vivere, e non cistaremo a turbare le menti con oziosedomande come quella fatta nel titolo.

Redazionaledi Vito Cutro

FFrraattttuurraa IInnccoollmmaabbiillee??

Accoglienza che cresce - 5

IndiceUno sguardo ai padria cura di Vito Cutro

La sobrietà spirituale, l’attenzioneL a pace del cuore non è duratura se non viene pro-

tetta da una costante attenzione ai turbamenti che,provenienti “dal di fuori”, tendono ad infiltrarsi

nell’uomo. Perciò la vigilanza del cuore si chiama, nel voca-bolario degli asceti, anche sobrietà spirituale o semplicementeattenzione. Il vero atto umano è consapevole e libero. Più dimi-nuisce la consapevolezza, più si diventa vittime dell’immagi-nazione, dei sogni, delle impressioni ossessionanti, di una sortadi “letargo”. Anche a scuola, il successo dell’insegnante dipen-de dal fatto che i bambini “stiano attenti”. La preghiera, eleva-zione della mente a Dio, è impensabile senza attenzione. Gli

autori greci usano un gioco di parole che è intraducibile.Attenzione si dice in greco prosoché, preghiera proseuché; dueparole simili. Perciò dicono che la prima è madre della secon-da. Nella liturgia bizantina, prima di un momento importante,il diacono canta proprio questa ammonizione: “Prosochè, stateattenti”. È difficile dire in che cosa consiste l’attenzione. Unasua semplice definizione è ‘presenza psicologica a ciò che sifa’. (…) Gli asceti cristiani affermavano che la concentrazionesu Dio dipende dall’amore che, secondo l’antico detto mona-stico, è ‘fuoco ardente nel cuore che disperde, dalla mente ele-vata al Signore, le nuvole dei pensieri cattivi ed inutili’.

(TOMÁS SPIDLÍK: (1919-2010) Il 14 novembre 1999, nell’inau-gurare la Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, restaurata sullabase della teologia del nostro autore, il beato Giovanni Paolo II, ha tral’altro affermato: “Ringrazio quanti hanno lavorato con dedizione edamore nella realizzazione di quest’opera, che si propone comeespressione di quella teologia a due polmoni dalla quale può attinge-re nuova vitalità la Chiesa del terzo millennio”. Nell’omelia tenuta inoccasione delle esequie del Card. Spidlik, in san Pietro, il 20 aprile2010, Benedetto XVI ha soffermato la sua attenzione sullo stemmaadottato dal seguita: “(…)C’è un altro aspetto, un ulteriore significa-to dell’espressione “ex toto corde”, che sicuramente Padre Spidlíkaveva presente e intendeva manifestare col suo motto. Sempre a par-tire dalla radice biblica, il simbolo del cuore rappresenta nella spiri-tualità orientale la sede della preghiera, dell’incontro tra l’uomo eDio, ma anche con gli altri uomini e con il cosmo (…). Dunque, l’uo-mo che accoglie pienamente, ex toto corde, l’amore di Dio, accogliela luce e la vita, e diventa a sua volta luce e vita nell’umanità e nel-l’universo”.

Nato a Boskovice, in Moravia, il 17 dicembre 1919, tra il 1942 e il1945 compie gli studi filosofici a Velehrad. Gli studi di Spidlík vengono più volte interrotti a causa del lavoro forzatogiovanile, imposto prima dai soldati tedeschi, poi dai soldati romeni, quindi dai russi. Nel 1951, divenuto gesuita, Spidlíkviene chiamato a Roma alla Radio Vaticana. Dal suo impegno alla Radio Vaticana scaturirà una speciale missione chel’accompagnerà sempre e che lo farà conoscere in Italia ed in patria nonostante il dominio comunista. Per ben 38 anni èdirettore spirituale del Pontificio Collegio Nepomuceno, in Roma. (continua)

Il brano che rileggiamo è tratto dal volume “L’arte di purificare il cuore”, per le Edizioni della “Lipa” di Roma.

Trinità e mondo

Speciale Teresa Orsini

6 - Accoglienza che cresce

Punti di contatto con S. LuigiGonzaga (segue)

Al tempo di Luigi, Roma era scon-volta dalla nuova mania dei signori, diricostruire i loro nuovi e fastosi palaz-zi, sulle antiche case medioevali.Proprio allora venne ricostruita l’anti-chissima Chiesa di S. Maria in ViaLata, facente parte del Palazzo Doria ead esso accorpata. Al tempo di S.Luigi si stava anche riedificando laChiesa di S. Marcello, la stessa dadove, il fatidico 16 Maggio 1821, laCongregazione S.O.M. prendeva il via.Infatti dopo la S. Messa, celebrata confervente partecipazione, le prime “piedonne”, accompagnate, in carrozza,dalla stessa Principessa Teresa, anda-rono all’ospizio di S. Giovanni inLaterano, allora denominato“Archiospedale del SS. Salvatore adSancta Sanctorum”. Qui furono presen-tate, accolte; e vi rimasero. Dopo più didue secoli da quando il giovane Luigivisse, Teresa, uscendo dalla sua abi-tazione, dal Palazzo Doria Pamphili,chissà quante volte avrà percorso ViaLata, le strade e le piazze adiacential Collegio! E chissà poi quante voltesi recava a S. Marcello, e vi pregava ilSS. Crocifisso e la B. VergineAddolorata! Da autentici documentirisulta che la Principessa frequentavaspessissimo, con i figli, la Chiesa delGesù. Lei stessa vi si recava moltevolte per ottenere consigli da dottidirettori. Insomma si può dire che, aRoma, lei respirava nei luoghi consa-

crati dalla vita di S. Luigi Gonzaga.Senz’altro conosceva bene la storia diS. Luigi, e sapeva che il primogenitodel Duca di Mantova, scordando total-mente la sua nobile origine, e rinun-ziando ai titoli di eredità paterna, avevaabbracciato la vita disciplinata di S.Ignazio di Loyola, e si era offerto perl’assistenza ai malati di peste, “allaConsolazione”, ospizio ai piedi delCampidoglio. Era allora che rimasecontagiato dal terribile morbo; e morì asoli ventitre anni di età. Anche Teresa,dalla nascita, era sempre stataPrincipessa. Infatti: da parte del padre,discendeva dalla famiglia dei PrincipiOrsini; da parte della madre, deiPrincipi Caracciolo; in matrimonio siera legata alla famiglia dei PrincipiDoria Pamphili; inoltre in campo eccle-siale, aveva, tra i parenti, diverse auto-rità..

Ma Teresa ammirò la mortifica-zione, l’umiltà, l’intensa vita mora-le e spirituale di S. Luigi, e si convin-se davvero anche lei, che il fasto, lericchezze, la potenza in mezzo a cui sipuò nascere, non sono altro che vanità;ed è piuttosto meglio meritare per ilcielo che dominare nel mondo. E pertutto questo e per il suo eroismo,Luigi, giovane nobile, meritò davantia Dio e agli uomini se furono poivinte le grandi battaglie per lasopravvivenza della Compagnia. Duesecoli dopo circa, anche Teresa OrsiniDoria meritò similmente. Infatti: nonseppe dire di no alle miserie umane, edesiderò emergere nell’eroismo della

carità. vero che non scordò totalmentela sua origine nobile, ma senz’altro lautilizzò per dare vita a diverse istitu-zioni di carità, a vantaggio del prossi-mo diseredato.

Inoltre, lo sforzo fisico in tantoimpegno, esaurì la sua carica di dina-micità, e lasciò che la sua vita fossestroncata dal dinamismo della sua cari-tà. Non si risparmiò, fino alla morte.Realmente, da ardita e generosa figliadi Dio, combatté la sua battaglia, elasciò il suo programma alle SorelleOspedaliere della Misericordia, per-petuando così, nella Chiesa, il suoaltruismo evangelico; e senz’altrol’Istituto sopravvive anche per meritodella sua Fondatrice. Teresa portavanella mente e nel cuore S. Luigi, ono-randone la figura: da notare la ricorren-za del nome del santo fra i secondinomi di battessimo in tutti e quattro isuoi figli. Ed è curioso osservare chegià dalla nascita, su Teresa aleggiava,per così dire, l’angelo di Luigi. Il padredi Teresa si chiamava Luigi, suo mari-to anche. A canonizzare S. LuigiGonzaga era stato il Papa dellaFamiglia Orsini, nel 1605: PapaBenedetto XIII, nativo di Gravina.Sotto il profilo spirituale, veramentenumerosi sono i punti di contatto fra ledue anime: entrambi a corte, o in nobi-le sfera, e nella consacrazione, nonsinonimo di fuga, ma bisogno ditotalità. Vi è, in Teresa come in S.Luigi, un tenace orientamento a Dio inCristo, accostato e servito nel suocorpo mistico, nelle sue membra umane

di Patrizia Ferri

Una Santa dalla nobiltà romana (VI)

Proseguiamo la pubblicazione di una serie di pensieri e considerazioni sulla Fondatrice delle SOM, la princi-pessa Teresa Orsini Doria Pamphilij Landi, frutto di uno studio approfondito effettuato da parte di una sua figliaspirituale, suor Patrizia Ferri.

Speciale Teresa Orsini

e doloranti Facendo una riflessionesulle due vite, differenti, ma caratte-rizzate da una certa affinità, si osser-va che la consacrazione di entrambisia stata una vicenda originata da unachiamata dall’alto, via via più forte, cuiha corrisposto una adesione salda, viavia più consapevole. Luigi rifiutò la“strada d’onore” preparata dal padre edalla sua stessa società; e scelse la sem-plicità, la povertà, l’azione, in favore dichi soffre e di chi muore. Teresa rispet-tò l’eleganza, gli usi e le tradizioni cheil suo grado sociale le imponeva, ma sisentì non menomata, bensì onorata, nelservire i bisognosi; anzi, esaurì la suadinamica attività nel consolare e aiu-tare soprattutto i poveri malati ricove-rati negli ospizi; e per di più, avva-lendosi del suo potere, della suainfluenza sulle autorità, creò organismi

e strutture per la loro assistenza presen-te e futura. Dunque possiamo dire che:Luigi lascia, rinuncia, scorda le ric-chezze, il potere, ecc.; Teresa conser-va, perfeziona e utilizza, per un profi-cuo bene, queste stesse cose.Concludendo: entrambi meritarono, nelsacrificio e nell’eroismo della carità.Tutti e due ebbero il coraggio di guar-dare in faccia il mondo e di cercare ilCristo nella fascia debole della gentedi Roma, riconoscerlo e servirlo nel fra-tello che soffre, perché bisognoso dipane, salute e dignità. Tutti e due agi-rono con tenacia ammirevole: se Luiginon cedette al pericolo mortale dellapeste, Teresa non diminuì la sua indi-fesa operosità, di fronte alla muragliadella difficoltà; ma subì umiliazioni,accettò fatiche e sacrifici, pazientò etrattò, con le sue prerogative di nobil-

tà e di credito, i difficoltosi ardui pro-blemi di una fondazione regolare, pres-so i capi civili e religiosi, pur di rag-giungere il santo scopo, secondo l’e-spresso desiderio dello stessoPontefice. Nobiltà, giusto criterio divalutazione dei beni del mondo, saperemergere nell’eroismo della caritàverso i miseri; bisogno di totalità nellareligiosità evangelica; tenacia nel l’im-pegno. Ecco i punti di contatto tra S.Luigi Gonzaga e la PrincipessaTeresa Orsini Doria, dai quali si rilevala loro affinità. E se le loro figure pos-sono essere messe accanto, per affinitàmorale e spirituale, nella vita mortale,altrettanto esse sono degne di pensarsiravvicinate nella gloria, quindi nelParadiso dei beati e santi nel cielo.

(continua)

Accoglienza che cresce - 7

8 - Accoglienza che cresce

Guardiamo Gesù

S iamo ancora nell’Ortodegli Ulivi dove è arriva-to Giuda, il traditore, con

il gruppo dei manigoldi incaricati diarrestare Gesù. Giuda ha perpetratoil suo infame tradimento. Gesù,viene barbaramente legato e con-dotto ai tribunali.

Leggiamo in Matteo:“In quellostesso momento Gesù disse allafolla (presente nell’Orto degliUlivi): - Siete usciti come contro unbrigante, con spade e bastoni, percatturarmi. Ogni giorno stavoseduto nel tempio ad insegnare, enon mi avete arrestato. Ma tuttoquesto è avvenuto perché si adem-pissero le Scritture dei Profeti.-Allora tutti i discepoli, abbandona-tolo, fuggirono.”

Rimango sempre stupito – epenso sia così anche dei miei pochilettori – di fronte a questo inspiega-bile comportamento degli apostolidi Gesù. Solo poche ore primadurante l’ultima cena Gesù li avevachiamati col dolcissimo appellativodi “amici” (cf Gv 15,15). Ora, pro-prio nel momento in cui l’amico ènel pericolo, si sarebbe dovuta evi-denziare la sincerità dell’affetto chelegava i dodici al Divino Maestrodal quale avevano avuto innumere-voli prove di confidenziale amore,di amicizia sincera, di consigliosapiente, di comprensione illimitata.

Escludiamo Giuda, di cui abbia-mo più volte detto. Escludiamopure l’apostolo Pietro che – abbia-mo visto accenna ad una difesaarmata, del resto inutile, e per que-sto redarguito dal Maestro. Tutti glialtri si danno vigliaccamente allafuga.

Ritroveremo Pietro nell’incredi-bile triplice rinnegamento del suomaestro. Ritroveremo poi l’aposto-lo Giovanni sul Calvario insieme aMaria e alle altre donne. Per ritro-vare tutti gli altri bisognerà attende-re otto giorni al di là della resurre-zione di Gesù…

Com’è umiliante per questecolonne poste da Gesù a fondamen-to della sua Chiesa un tale compor-tamento! Non aveva forse detto inaltra occasione l’apostoloTommaso: “Andiamo anche noi emoriamo con Lui?” (Gv 11,16)

Non aveva forse detto l’apostoloPietro: “Con te sono pronto a mori-re.” (Gv 13, 38)?

La realtà, purtroppo, ha sconfes-sato malauguratamente queste pro-fessioni di fedeltà e di amore.

Chi di noi non ha provato inqualche momento della vita l’acutodolore dell’abbandono dei più cari?Chi di noi in momenti particolari,specialmente nella sofferenzamorale o fisica non ha cercatodisperatamente lo sguardo, la voce,

la carezza di un cuore amico che glifosse vicino e condividesse tale sof-ferenza?

Ebbene, Gesù proprio perché havoluto essere in tutto simile a noi havoluto che nella sua passione cifosse anche questa indicibile penamorale: l’abbandono di tutti i suoicari, non certo della Madre sua san-tissima che la pia tradizione cristia-na ha voluto vedere, nella ViaCrucis, in un affettuoso incontrocon il Figlio caricato della Croce.

Gli apostoli, invece, hanno datodi sé questo spettacolo che purtrop-po li avvicina molto alla nostra con-genita miseria e debolezza. Forseanche per questo il Signore ha volu-to farci comprendere che la Chiesa,in se stessa indefettibile e santa, siregge non sulla virtù e la costanzadei suoi membri più in vista, maunicamente è portata dall’onnipo-tenza del suo fondatore e da quelloSpirito Santo che della Chiesa è l’a-nima, il sostegno, la luce, la forza.

Quando avvertiamo la nostradebolezza o quella, soprattutto, deinostri pastori, addirittura le loromanchevolezze, non possiamodimenticarci di questa realtà: Gesùsi è voluto circondare di uominideboli e fallibili, di loro ha fatto ilfondamento dell’edificio santo, cheè la comunità da Lui fondata.

Ciò perché nessuno possa van-

Passione di Cristo – Passione dell’uomo

Abbandonatodi @ Andrea Gemma

Vescovo Emerito

Accoglienza che cresce - 9

tarsi delle sue capacità o delle suevere o presunte virtù.

Torniamo all’Orto degli Ulivi.Gesù è incatenato e trascinato viabrutalmente. Lo attendono i vari tri-bunali religiosi e civili dove saràschiaffeggiato ed insultato. Egli losa: si prepara al supremo sacrificioper il quale era venuto ed avevadesiderato ardentemente ma, secon-do noi, il suo pensiero e la sua tri-stezza sono occupati soprattuttodalla defezioni dei suoi amici, deisuoi prediletti. Come avrebbe volu-to averli accanto a sé in quel dram-matico inizio! Come avrebbe volu-to sentire il calore di quell’affettoche tante volte gli avevano profes-sato in tempi migliori! Come avreb-be voluto sentire almeno una vocelontana che gli avesse detto equiva-lentemente –siamo con te! – InveceEgli è circondato unicamente daquella sbirraglia inferocita. E saràcosì ancora per due giorni interi.

A questo punto dobbiamo met-terci anche noi in quel gruppo difuggitivi che hanno così tristementetradito l’amore e la fiduciadell’Amico Divino.

Forse lo abbiamo già detto: nellasua divina antiveggenza Gesù, neimomenti cruciali della sua passio-ne, ha visto e sentito tutto ciò che intutti i tempi e da parte di tutti gliuomini ha contribuito a rendere piùamara la sua indicibile sofferenza;ha visto i miei e i tuoi peccati nelnumero, nella qualità e nella gravi-tà e ne ha sofferto, ma in pari tempoha chiesto per noi perdono al Padre.

Non meravigliamoci, dunque, sela miseria e debolezza degli uominicontinuerà a causarci indesideratesofferenze e interiore abbattimento,sentiamoci invece vicino al martiredivino che ha preventivamentepreso su di sé tutte le nostre interio-

ri ed esteriori ferite e desidera oraalleviarle con la sua vicinanza fra-terna ed amichevole.

Grazie Signore Gesù!Vorremmo dirti – e te ne chiediamoil dono – di essere preparati a sop-portare con te, come te, con la tuagrazia tutto ciò che “manca “ alla

tua dolorosissima passione (cf Col1,24), anche l’insopportabileabbandono di coloro a cui abbiamofatto del bene, a cui vogliamo benee che non avvertono la miseria dimacchiarsi di uno dei più insoppor-tabili difetti, la mancanza di ricono-scenza.

Guardiamo Gesù

Clinica Mater Misericordiae

10 - Accoglienza che cresce

Reverenda Madre,

desidero esprimere il mio più vivo ringraziamento a tutto il personale della Clinica Mater

Misericordiae che per la seconda volta mi ha ospitato per il post operatorio e relativa terapia di riabi-

litazione. Ho trascorso questo periodo nelle festività del Santo Natale che sono state allietate dalla

Santa Messa, con canti intonati dalla suore, instancabili nel dare sostegno agli ammalati. Ringrazio

di cuore anche i fisioterapisti, gli infermieri che riescono a gestire le situazioni sanitarie più delicate

ed anche con una battuta spiritosa riescono a trasformare una smorfia di dolore in

un sorriso, rendendo così più sopportabile la soffe-

renza. Ugualmente ringrazio anche i vertici della

Clinica: medici che non fanno sentire gli ammala-

ti un “numero”, anzi li chiamano per nome,

restituendo così dignità al fisico provato!

Il mio grazie va anche all’accoglienza,

sempre pronta a soddisfare ogni esi-

genza burocratica.

Edda Fonte Parisi

Mio Signore e mio Dio,Padre e madre di chi spera in te,sto vivendo la dura esperienza della sofferenza,sono adagiato su questo letto di doloredinanzi a una sofferenza che non sempre comprendo.Dove sei mio Dio in questo momento?Perché mi sento abbandonato?Solo con il mio dolore?Ma poi volgo lo sguardo a quel crocifisso appeso alla mia camerae penso che tu stia soffrendo con me.Vivi la mia angoscia, partecipi al mio dolore,piangi e soffri con me.Fammi essere forte,

coraggioso per ogni terapia e interventoe nella sofferenza di ogni giornofammi ritrovare il calore della tua presenza e la dolcezza della tua carità.Benedici chi mi assiste:infermieri, medici e ogni operatore sanitario…siano loro gli angeli della consolazione, per vivere in pienezza la grandezza del Tuo Amoree cantare sempre le meraviglie che compi in me.Grazie, mio Dio, ogni attimo della mia vita è dono tuo.

Amen.

Preghiera di un ammalato

Accoglienza che cresce - 11

di Vito Cutro

Residenza Maria Marcella

D omenica 22 gennaio. AllaResidenza si festeggiano,come è consuetudine, i com-

pleanni ricorsi nel mese. In alcuni casi sitratta di età ragguardevoli (90-95 anni),ma non è esclusa qualche punta anche di100 e oltre. Sintomo questo della sereni-tà acquisita da coloro che hanno decisodi andare a trascorre le loro età matura inquesta struttura. I festeggiamenti si svol-gono, come accennato, mensilmente, main questa occasione sono stati celebrati inun modo del tutto particolare. Nel salonedel teatro si è in attesa di uno spettacoloteatrale di eccezione e con interpretialtrettanto di eccezione: le dolci suoredella Residenza. Quando inizia lo spetta-colo la sala è ormai gremita di ospiti,parenti ed amici e si intravede un certoimbarazzo, dietro le quinte, da parte diqueste interpreti che hanno fatto voto,nella loro vita, di ospitalità e assistenza.Viene messa in scena “Forza venitegente”, una commedia musicale che haormai i suoi anni – è stata composta nel1981 ed è stata rappresentata per laprima volta il 9 ottobre dello stesso annoal teatro Unione di Viterbo – ma che non

perde mai la sua attualità ed il suo fasci-no. Scritta da Mario Castellacci con lacollaborazione di Piero Castellacci ePiero Palombo ha i testi delle canzoniscritti da Mario Castellacci e RenatoBiagioli, mentre le musiche sono diMichele Paulicelli, Giancarlo De Matteise Giampaolo Belardinelli. È una storia diFrancesco d’Assisi raccontata in musicae prosa in cui si alternano momenti dicomicità a momenti di commozione, neiquali viene messa in mostra, in modoparticolare, la conflittualità – sempreattuale – tra padri e figli, in questo casotra Pietro Bernardone e suo figlioFrancesco, appunto. Tematica quantomai attuale – ma ritengo che non perderàmai la sua attualità – in una situazionequale quella che al giorno d’oggi ha por-tato soprattutto i genitori e gli educatoriad un profondo esame di coscienza. Lagenesi dell’opera, che viene rappresenta-ta in svariate parti d’Italia e del mondoriscuotendo ancor’oggi notevole succes-so, è da ricercarsi anche in un volume -di circa 800 pagine - scritto da RiccardoBacchelli nel 1959 dal significativo tito-lo “Non ti chiamerò più padre – Il

romanzo di san Francesco”. È uno spet-tacolo complesso (2 tempi in 23 quadri e16 inserti) che, però, non ha scoraggiatole nostre suore le quali, guidate da qual-cuna tra loro, quand’anche non propo-nendolo per intero, hanno fatto una egre-gia sintesi consentendo al numeroso pub-blico due ore di serenità ed allegria. Conle loro nitide e candide voci, con le loroposizioni di scena ben impostate, hannorealizzato uno spettacolo nello spettaco-lo anche perchè non erano più distingui-bili nei colori originari della loro pelle,né nella pronuncia della nazionalità diappartenenza. Un gioco d’insieme che hareso bene il contenuto del testo e, soprat-tutto, ha tenuto particolarmente attentol’uditorio. Ad animare la serata, ladott.ssa Marinella Amato che, con ilmarito Bruno, danno il loro contributoall’animazione delle attività culturali ericreative degli ospiti della Residenza.Ospite gradita della serata che, come inogni altra circostanza, è stata conclusadal rinfresco e dall’omaggio di doni aifesteggiati, è stata la cantante AlmaManera, da tempo amica delle SuoreOspedaliere.

Un’esperienza da vivere

Salute e sanità

12 - Accoglienza che cresce

di Gerardo Corea

Dee e deiA secondo delle necessità

Per capire bene cosa potesse significare muoversi tra i “dedali”di dei e dee (Morbi=personificazione delle malattie) che costel-lavano la medicina romana, basti ricordare che sono stati identi-ficati, nel periodo di massimo splendore, più di 3.000 dei -mol-tissimi dei quali con relativo tempio-. Ve ne era uno per ognioccasione (addirittura si celebrava il culto della dea Carda oCardea, che presiedeva ai cardini delle porte); uno per ogniricorrenza o calamità; uno per ogni malattia e molte volte per unsolo sintomo... La spiegazione logica, oltre che in quell’animi-smo che contraddistingueva questo periodo, va ricercata nel“crocevia” del miscuglio di razze e di etnie che si potevanoidentificare nella Roma imperiale.Così, Giove -padre degli Dei- proteggeva i mali della testa;Nettuno, quelli del torace; Marte, gli arti; Giunone, gli occhi;Plutone, la schiena; Mercurio, i piedi; Minerva, le dita dellemani; Genius, la fronte.

Per quelli meno “rinomati”, alcuni esempi:

Angina=Dea dell ‘angoscia.Carna=Dea tutelare delle parti vitali del corpo.Cunina=Dea delle piante medicinali.Febris=Dea dei brividi e delle febbri in genere.Fecundatis=Dea della fecondità femminile.Fessona=Dea della stanchezza.Hygia-Igea=Dea della salute.Meditrina=Dea della guarigione.Mena=Dea delle malattie femminili.Mephitis=Dea che proteggeva dalle esalazioni pesti lenziali.Mutus Tutunnus=Dio della parola.Paventia=Dea dei terrori infantili.Pertunda=Dea delle ferite con l’asta.Rumina=Dea deputata alla digestione (femminile di Giove).Scabies=Dea della scabbia, della tigna, della rogna (generica-mente del prurito).Uterina=Dea delle malattie dell’apparato genitale femminile.Valetudo=Dea della buona salute.

Ma fu proprio con l’arrivo a Roma di Arcagato e di altri perio-deuti greci che cominciò il mestiere pubblico di medico, giun-gendo contemporaneamente nella città anche medici ebrei edegiziani che dopo aver conquistato il favore del pubblico venne-ro detestati da tutti per la loro ignoranza ed ingordigia, tanto cheCatone il Censore, nel 161 a.C., voleva addirittura scacciarli daRoma.In quell’epoca infatti la professione di medico veniva esercitatanelle tabernae medicenae o medicatrinae; qui si confezionavanoi medicamenti e si vendevano; si curavano i malati e si tenevascuola; si salassava, si rimettevano a posto le ossa, si vendeva-no unguenti. Talora vi era annessa anche una forma primordiale

di ospedale detta Casa di ricovero, ma purtroppo il periodo nonera dei più floridi per la condizione di medico, che socialmenteveniva trattato alla stregua di un operaio, impostore e anchemaldestro o addirittura come straniero e perciò considerato assaial di sotto del cives romanus, quindi nella maggioranza dei casischiavi o liberti (cittadini per benemerenze o per riscatto).A risollevare le sorti della classe medica ci pensò Asclepiade diPrusa che nato in Bitinia arrivò in città nel 91 a.C., dimostran-dosi però medico di grande valore per cui da li a non molto lostesso Giulio Cesare (nel 46 a.C.) concesse per la prima volta aimedici stranieri la cittadinanza romana, mentre paradosso imedici nativi dell’Urbe continuavano ad essere schiavi o al mas-simo liberti.Così fu pure nel 23 a.C. quando Augusto, guarito grazie all’o-pera di Antonio Musa, esonerò i medici dal pagamento delletasse, mentre Vespasiano, da lì a non molto, stabilì che i liberiprofessionisti, e quindi anche i medici, fossero esonerati dal-l’obbligo di fornire alloggio ai soldati.

Diventare medicoTutto questo stava cambiando perché essenzialmente cambiavaanche il modo di diventare medico. Infatti, per esercitare la pro-fessione. non bastava più mettere un’insegna ed improvvisarsitale, ma occorreva seguire un maestro, sia pure in una forma diinsegnamento privato ed autonomo. Il maestro stesso non rice-veva altro compenso che quello offertogli dall’allievo e di que-sto era il solo giudice. Successivamente però (nell’età imperia-le, soprattutto) si cominciò a richiedere al medico una prepara-zione teorica e pratica, per cui lo Stato stesso sentì la necessitàdi organizzare questa forma di studio, iniziando a stipendiare imaestri.L’interessamento fu tale che di lì a poco vennero costituiti deiveri e propri studium. Chi aspirava a diventar medico, compiutigli studi preliminari di grammatica, retorica, letteratura, mate-matica ed astronomia, entrava in contatto con un caposcuola-medico. L’insegnamento si divideva nella parte teorica ed inquella pratica. La prima veniva insegnata nelle “biblioteche”,che al contrario di quanto oggi potremmo intendere, erano luo-ghi di convegno intellettuale, dove cioè venivano scambiateidee, pensieri, comunicazioni di studio; locali dove in definitivai maestri radunavano i propri allievi per dare loro qualche inse-gnamento.Quello pratico veniva impartito in due modi: o il maestro con-duceva con sé l’allievo nelle visite private, addestrandolo allaclinica, al letto del malato, oppure l’alunno frequentava - a mo’di tirocinio - una yatreia od un valetudinario (la yatreia era unaspecie di casa di cura privata dove venivano portati i malati chepiù di altri avevano bisogno di vigilanza accurata e diretta daparte del medico).I valetudinari, pur essendo anche essi luoghi destinati al ricove-ro di malati e di feriti, venivano distinti in privati - nelle casepatrizie e nelle fattorie rustiche - e pubblici. Questi ultimi eranomantenuti a totale carico dello Stato o dai Municipi.

L a Giornata Mondiale del Malato, giunta quest'an-no alla 20ª edizione, è ormai un appuntamentomolto importante e speciale per tutta la Chiesa, in

particolare per le comunità ospedaliere, proprio per ricordarei malati e le loro sofferenze e tutti gli operatori sanitari e illoro servizio. Per noi Suore Ospedaliere della Misericordiasia nelle nostre strutture private che quelle pubbliche, negliospedali, nelle cliniche, nelle case di riposo, la GiornataMondiale del Malato si celebra in modo molto sentito. Nell’Ospedale Generale Regionale “F. Miulli” (Acquaviva delleFonti-BA), grazie ai cappellani, insieme alle Suore, ai perso-nali (medici, infermieri, tecnici, ausiliari), al Coro per la vita,ai volontari, malati e parenti, si è potuto organizzare e farvivere momenti significativi. Tanti gli eventi che hanno carat-terizzato il mese di febbraio a partire dal concerto del primofebbraio “CantiAmo La Vita”, Armonie di Musica, Canto, Racconti di vita e testimonianze, Lettura di brani tratti dal Messaggiodei Vescovi Italiani per la 34a Giornata della Vita e dal Messaggio di Benedetto XVI per la 20a Giornata Mondiale del Malato.In tale occasione l’Associazione Volontari La Cometa onlus, ha presentato la sua storia, progetti, testimonianze; proprio LaCometa è in prima linea a sostenere le opere missionarie della Congregazione Suore Ospedaliere della Misericordia. Il 5Febbraio si è poi svolta la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo S.E. Mons. Mario Paciello con gli OperatoriSanitari della diocesi in occasione della 34a Giornata della Vita e il 6 Febbraio è stato il giorno della presentazione e consegnadel Libro del Sinodo, “Vita salute e Sofferenza”: un “vademecum” della nostra Comunità Ecclesiale Diocesana per una mis-sione continua in tutti gli ambiti di vita e in tutti gli ambienti della società”. Erano presenti gli operatori sanitari, membridell’Ufficio Diocesano della Pastorale della Salute, i Ministri Straordinari della Comunione e i Volontari A.V.O. Il 7 febbraio èstato poi la volta della Diretta radiofonica di Radio Maria dall’Ospedale F. Miulli: con Santo Rosario, Vespri e Benedizione

Eucaristica dalla Chiesa S. Maria della Salute. I malati hannoseguito l’evento attraverso il canale televisivo dell’ospedale.L’ 11 febbraio, nella 20a Giornata Mondiale del Malato -Festa Madonna di Lourdes, c’è stata la CelebrazioneEucaristica in cui è stato dato il Sacramento dell’Unzionecon una partecipazione molto sentita da parte della dellacomunità ospedaliera. E nel primo pomeriggio, c’è stata laprocessione, con l’immagine della Madonna di Lourdes por-tata in tutti i reparti. Ed infine il 16 febbraio c’è statol’Incontro di approfondimento sul tema:L’Aziendalizzazione: the day after. La cura di tutta la per-sona come sfida e profezia per le istituzioni sanitarie cattoli-che, in cui ha parlato il Geriatra Mons. Andrea Manto -Direttore Ufficio Nazionale Pastorale della Salute dellaConferenza Episcopale Italiana. Erano presenti il VescovoS.E. Mons. Mario Paciello, Mons. Domenico LaddagaDelegato per l’Amministrazione Ospedale F. Miulli e tutti ivari collaboratori.

20ª GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2012

“Alzati e va’ la tua fede ti ha salvato”

Accoglienza che cresce - 13

Salute e sanitàdi Annabelle Mamon

14 - Accoglienza che cresce

di Francis Tordilla*

I l modo in cui Dio chiama cia-scuno di noi é sempre un inte-ressante argomento

di discussione per il sempli-ce motivo che ciascun chia-mato é diverso dagli altri.Come le onde dell’oceano,due persone chiamate non losaranno mai nello stessomodo. La mia chiamata perdiventare un sacerdote non évenuta da un angelo mandatoda Dio né una visione celesteo da un sogno miracoloso.La mia vocazione é iniziatacon una barretta di cioccola-to. Ho ascoltato la voce diDio che proveniva da unabarretta di cioccolato? No. Éstato soltanto un punto dipartenza o il big bang comelo chiamerebbero gli scien-ziati, del mio cominciare adistinguere cosa Dio volevache io facessi. Avevo soltan-to 6 anni quando una matti-na, mia mamma mi chiese diaccompagnarla in chiesa.Non ricordavo quale fosse ilmotivo, ma conoscendo miamadre, una volontaria attivaper la chiesa e i servizi socia-le, ho pensato che era unodei compiti che le eranorichiesti di cui rendere contoal parroco. Ancora ricordol’espressione del viso delparroco quando mi ha vistonell’ufficio parrocchiale.

Dopo gli usuali saluti,egli in fretta se né andò promettendo ditornare presto. Quando tornò sfoggiavaun sorriso e poi mi mise in mano il piùdolce pezzo di barretta di cioccolatoche avessi mai assaggiato. Questa cioc-colata fu consumata rapidamente

durante la giornata ma il pensiero dellagentilezza del nostro parroco non

lasciò mai in mio pensiero. In qualcheposto, in qualche modo, io un giornodecisi: “Voglio essere come lui”. Il miointeresse per il sacerdozio crebbe.Diventai un chierichetto. Il passo suc-cessivo fu di chiedere il test di ingresso

al seminario. E il resto è storia. Dopoessere stato ordinato sacerdote il 14

Ottobre 2005, fui assegnatocome vice parroco per unanno. E poi ho cominciato ainsegnare teologia, latino espiritualità nel seminario.Poi, poco dopo, il mio arci-vescovo mi chiese di lavora-re come suo segretario per-sonale. Adesso, sono qui aRoma per un’altra missione,per seguire studi superiori.

Non posso dire che la miavocazione abbia navigatotranquillamente. Ci sono statipericoli. Infatti, i pericolisono stati più numerosi diquanto é accaduto dopo.Qualche volta, ci sono statieventi talmente amari chepotevano scuotermi nel pro-fondo del mio essere, metten-do in discussione i miei sognie la mia aspirazione. Però ciòche mi ha fatto rimanereaggrappato e mi ha fattoseguire questa chiamata, éstata la dolcezza di quandomi é stata data quella barrettadi cioccolato. Ho capito cheDio chiama ciascuno di noi inmodi diversi. Molto spesso,si serve di persone semplici,fatti, e persino di cose peraccendere una piccola scintil-la all’interno del nostroanimo. Cose con le quali Eglipuò attirare la nostra atten-

zione; cosicché possiamo ascoltarloquando ci dice: “Vieni, seguimi”.

*Collaboratore parrocchiale “S. Caterinada Siena” Via Latina - Roma.

“L’inizio della mia vocazione”

Eccomi...

a cura di Lissy Kanjirakattu

P artire in missione è stato pernoi come una seconda chiama-ta, lasciare tutto... e andare…

in una nazione dove non si conosce nessu-no, non si ha nessuno. È un lasciare vera-mente tutto e tutti per andare a portare e acurare Cristo, il Solo che si conosce e sivuole annunciare.

Sr. Beatrice, Sr. Loreta, Sr. MaryThomas, (le pioniere della missione diMadagascar) arriviamo a Tananarive -Madagascar il 26 maggio 1983. I primigiorni sono stati di conoscenza, presenta-zioni, secondo gli usi e costumi del paese.Ci siamo sistemate temporaneamente all’e-piscopato ad Ambatondrazaka. I primigiorni sono stati di conoscenza, presenta-zioni, secondo gli usi e costumi del paese.

La domenica cominciamo ad andareinsieme ai Sacerdoti per portare laComunione o celebrare la S. Messa nellecristianità dei dintorni. È così che P.Antonio ci portò in una cristianità,Antanambehivavy, un villaggio dove nonc’era la Chiesa ma stavano raccogliendosoldi per costruirla, vi si celebrava la S.Messa sopra un tavolo all’aperto. Sr.Carmelina delle P.S.S.C., la domenica por-tava la S. Comunione e per il catechismoandavamo con lei in questa cristianità. DaAmbatoambo c’era una mezz’oretta dicammino, la strada bruttissima. Ottenuta laconferma della possibilità di poter aiutare la

costruzione della chiesa (Sr. Beatrice,parenti e la Madre Generale) ci proponiamodi aiutare, di fare il tetto della Chiesa e chie-diamo se si può dedicare questa chiesa allaMadonna della Misericordia. Ottenuti i per-messi, la cristianità aveva già pronti i mat-toni, si inizia la costruzione con la posadella prima pietra il 15 agosto 83. Nel frat-tempo, si preparavano i sacramenti, batte-simi, cresime e matrimoni, che dovevanoessere celebrati all’inaugurazione.

Nel Natale 1983 c’è stata l’inaugura-zione ed il conferimento di tutti iSacramenti. Per il quadro della Madonnadella Misericordia, all’inizio non arrivò intempo e fu messo quello che avevamoattaccato ad una lavagna. Quindi benedi-zione, sacramenti, in questa nuova Chiesadella Madonna della Misericordia.(Masina Maria Reny Be Indrafo). Per farconoscere la Madonna della Misericordia,abbiamo portato in processione il suo qua-

dro, in tutte le abitazioni dei dintorni perparecchi giorni, ci si fermava di famigliain famiglia per pregare, nel tragitto sirecitava il S. Rosario. Quindi passò a noil’incarico di portare la Comunione ladomenica e di tenere il catechismo.

Due volte la settimana Sr. Maria e Sr.Loreta, andavano insieme a Sr. Carmelinain dispensario di campagna. Andavamodalle Salesiane per imparare il francese, elungo la strada abbiamo cominciato adavvicinare ed accogliere, invitare a casa “ibambini poveri”. Non sapevamo ancora lalingua , la studiavamo e cominciavamo ametterla in pratica. Facevamo venire que-sti bambini, li ripulivamo, lavati e rivestiti(Sr. Beatrice aveva tanto materiale vestia-rio, avuto dalla sua famiglia). Iniziaronocosì a venire di pomeriggio per la pre-ghiera del S. Rosario, la domenica mattinavenivano, si lavavano, vestivano e tuttiinsieme si andava alla S. Messa in parroc-chia.

(Dal racconto della “Missione SOMin Madagascar” di Sr. Loreta Arduini)

... manda me

La nostra missione

““TTuu hhaaii sscceellttoo ddii ppoorrttaarree llaa ccrrooccee ccoommee ppeerr ddiirrmmii:: cciiòò cchhee ttuu tteemmii ddii ssooffffrriirree ppeerr ttee,, lloo ssooffffrroo pprriimmaa IIoo ppeerr ttee””

Grazie di cuore a quanti, in occasione deldecimo Anniversario de La Cometa, hannopreso parte alla cena di Beneficenza delloscorso 14 Dicembre 201l. La vostra genero-sità ci ha permesso di raccogliere 4.419,20Euro che devolveremo interamente per larealizzazione del progetto “Sartoria eRicamo” in Madagascar.

Il PresidenteSr. Adalgisa Mullano

Destina il 5 x 1000 ai bambini bisognosiNON TI COSTA NULLA!

La nostra Associazione desidera ringraziare tutti coloro che hanno scelto di destinare il pro-prio 5 X 1000 a La Cometa. In questi anni grazie al vostro contributo abbiamo fatto tanto…

• Nel 2005 sono stati destinati 16.453,51 Euro in India per costruire abitazioni.• Nel 2006 sono stati destinati 13.753,25 Euro a Melfi per sovvenzionare la casa dei bam-

bini.• Nel 2007 sono stati destinati 11.744,03 Euro per aiutare l’Ospedale Vijoy Health Center

(India).• Nel 2008 sono stati destinati 12.601,91 Euro ad una piccola clinica in Nigeria.

Anche quest’anno puoi rendere felice chi ha meno di te e destinare il tuo 5 per milleall’associazione onlus “La Cometa”. Aderire è semplice e non ha costi. Metti la tuafirma e il numero del codice fiscale della nostra associazione - 07191011001 - nel-l’apposito spazio della dichiarazione dei redditi riservato al sostegno delle organiz-zazioni non lucrative di utilità sociale - O.N.L.U.S. I fondi del 5 per mille saranno uti-lizzati per lo sviluppo dei progetti di solidarietà internazionale promossi da “La Cometa”e potrai sempre verificare le nostre attività sul sito internet www.lacometaonlus.euTrasforma la tua dichiarazione dei redditi in un gesto di solidarietà! Aiuta i bambini che vivono in condizione drammatiche pergarantire loro alimentazione, cure mediche e istruzione. GRAZIE, a nome di tutti coloro che raggiungeremo con il tuo aiuto!

Federica Martufi

Non ho paroleCarissima Caterina e La Cometa,ancora una volta hai deciso di essere la mano dellaProvvidenza che ci protegge e ci aiuta nei momenti difficili edi bisogno. Questa è stata la volta della macchina. È stata dav-vero la Provvidenza che ti ha ispirata ad offrirci un qualcosadi cui avevamo davvero necessità: infatti eravamo preoccu-pati perché la nostra macchina non camminava e si sta avvi-cinando la stagione delle piogge.E proprio in questo momento di crisi Madre Odile mi dice altelefono: “Domani veniamo a portarvi la macchina nuova”.Se volevate farci una sorpresa ci siete riusciti in pieno, proprionon ce l’aspettavamo questo dono. Infatti per noi la macchina è un mezzo estremamente utile per mandare avanti al meglio laMissione, sia per i bambini che per i malati e le donne in stato interessante, come hai potuto vedere con i tuoi occhi durante iltuo soggiorno tra noi.Penso che tu abbia mobilitato parecchie persone per riuscire ad avere questa macchina per la Missione così velocemente, quin-di a nome di tutti noi, dei bimbi, di tutta la popolazione di Ifatsi Madagascar che tu sai sono sempre assetati di sviluppo anchese ne sono ancora lontani, ringraziamo tutti uno per uno coloro che hanno reso possibile questo miracolo.E ancora una volta sei parte di quella catena di solidarietà che miracolosamente potrà penetrare dovunque per portare più vita,e vita migliore e vita in abbondanza ed arriva persino in questo angolo un pochino sperduto nel mondo che e’ Ifatsi.Non sappiamo come ringraziarvi se non ricordandovi nelle preghiere dei nostri bimbi e portandovi sempre nei nostri cuori epregando il Signore di darvi la ricompensa, cioè la salute e la serenità. Dico vivere la vita in 4x4 come la macchina che ciavete dato ed e’ ciò di cui abbiamo bisogno

Un abbraccio Sr Francia, Sr Celestine, Sr Lea, le suore, l’equipe e Padre Cento

Un centro anti - AIDS

Miei cari amici de La Cometa,auguri e preghiere e ogni benedizione a ciascuno di voi da Kannapuram, Andhra Pradesh, India. È con grande gioia e gratitu-dine che vi invio questi saluti in questo grande periodo di Natale ed Anno Nuovo. Prima di tutto colgo l’occasione per augu-rarvi un Buonissimo Natale ed un Nuovo Anno pieno di prosperità. Noi siamo al bivio tra il passato e il futuro, pronti a direaddio all’anno 2011 con tutte le sue grazie e benedizioni, e siamo anche pronti a dare il benvenuto al 2012, un anno nuovo contante incertezze… ma con Speranza. Ringraziamo il Signore per tutte le meraviglie che ha creato per mezzo di ognuno di noi.Cari amici lasciate che io dica un GRAZIE speciale a ciascuno e a voi tutti per il grande contributo e sostegno alla nostra mis-sione qui in India e altrove. Vi sono molto riconoscente per il contributo che avete mandato attraverso Madre Paola per la costru-zione di un centro di cura e sostegno per le vittime dell’infezione da HIV e AIDS in Kannapuram. Sono felice di informare tuttiche, con l’aiuto di Dio ed il sostegno di tutti voi, i lavori sono quasi completati. Adesso dobbiamo fornire il centro delle attrez-

zature necessarie ed altre cose. Il problema più grande per il futuro èsostenere il centro con trattamenti, cure e sostegno e provvedereallo stipendio del personale. D’altro canto non sono preoccupataperché è Lui che ci ispira e ci guida. E questo non è il mio proget-to, ma è il Suo progetto: io sono soltanto uno strumento nelle Suemani per mettere in pratica i Suoi piani e i Suoi disegni. Cosìlasciamo che Lui ci guidi come vuole! Cari amici, se Dio lo per-mette, desidero aprire il centro ufficialmente il 25 Gennaio 2012nel giorno della festa della nostra Madre Paola. Sebbene la vostrapresenza fisica non sia possibile in questa occasione, vi chiedo dipregare e continuare a sostenerci spiritualmente ed in ogni altromodo possibile. Sono molto grata a ciascuno di voi, cari amici, peril vostro continuo sostegno alla nostra Missione, con la speranza dicontinuare insieme il nostro viaggio come il Buon Dio ha racco-

mandato, con differenti compiti come i membri dello stesso Corpo diCristo: la Chiesa. Nelle foto potete vedere le immagini della nuova costruzione. Le nuove ali della costruzione sono adibiteall’assistenza a domicilio delle vittime dell’AIDS.

Sr Shelly Thomas

La mia testimonianza

Lavoro presso l’Associazione La Cometa dal 2006, occupandomi digestire la corrispondenza tra sostenitori e bambini. Il bello del mio lavo-ro è che, se pur non di persona, ho modo di seguire da vicino le vicen-de, la storia, la carriera scolastica di ciascun bambino e il percorso divita della sua famiglia. Attraverso le fotografie che ci vengono ciclica-mente inviate dalle suore in missione, mi ritrovo a constatare con gioiala crescita di ciascuno di loro, notando sguardi che si fanno via via sem-pre più luminosi, sorrisi che denotano l’acquisita consapevolezza perso-nale nei ragazzi più grandi nonché la gioia del sapere godere del pocoche si ha, spesso tipica dei bambini più piccoli. Ci sono anche volti chenon sorridono quasi mai: forse questi bambini si sentono in imbarazzo adoversi mettere in posa per scattare la foto che finirà nelle mani dei lorosostenitori, penso, oppure ci tengono ad avere un’espressione seria che mostri quanto si stanno impegnando a non sprecare lapossibilità di aiuto che gli è stata offerta. Già, perché la maggior parte di loro studia con vera passione e senso di responsabili-tà. Non di rado mi capita di leggere nelle lettere frasi come “grazie mamma perché grazie al tuo aiuto generoso ho la possibi-lità di pagarmi la divisa scolastica, i libri, la retta annuale e di poter aiutare un giorno la mia famiglia grazie ad un lavoro sicu-ro”. Molti di loro sognano di diventare medici o infermieri, per poter essere di supporto alla gente del loro paese che di malat-tie e difficoltà ne vive non poche. C’è anche chi timidamente chiede scusa perché in qualche materia non raggiunge la suffi-cienza, promettendo di impegnarsi di più: ai sostenitori, infatti, arrivano solitamente anche le pagelle scolastiche dei loro adot-tandi, che in questo modo hanno l’opportunità di seguirli come fossero davvero figli propri. C’è chi, poi, scrive sempre le stes-se cose: non in tutte le culture c’è l’abitudine di raccontarsi, di entrare nel dettaglio di un proprio vissuto, di condividere un pro-prio stato emotivo. C’è chi invece scrive pagine e pagine, decorate con disegni e adesivi, accompagnate da una cartolina delluogo in cui vive. Dalla Nigeria arrivano sovente fogli di quaderno spiegazzati e sporchi con su scritti i ringraziamenti da partedei genitori del bambino adottato, il quale verso il fondo scrive tutte le lettere dell’alfabeto o un brevissimo saluto. La tenden-za a ringraziare più e più volte in una stessa letterina è assai frequente: è segno di gratitudine sincera. E, in un certo senso, hoin cuore anch’io tanta gratitudine nei confronti di questi bambini che giornalmente mi ricordano che la vita è un dono da nonsciupare: sono onorata di poter dedicare parte del mio tempo a decifrare le loro calligrafie, a scrivere indirizzi sulle buste, ascannerizzare foto e disegni, a mettere una crocetta accanto ai loro nomi negli elenchi della corrispondenza appena arrivata.Poca cosa, ma i frutti sono molti.

Camilla Di Lorenzo

La Cometa festeggia i 10 anniAlcune delle foto più belle dei nostri 13 bambini adottati da La Cometa nelle

Filippine in occasione del decimo anniversario dell’Associazione.

L’angolo delle famiglie

Accoglienza che cresce - 21

“T rovare un equilibriotra lavoro e famiglia èuna delle maggiori

sfide di oggi” e, secondo il Families andWork Institute, è motivo di conflitto “per il59% degli uomini e il 45% delle donne”.Lo afferma Carl A. Anderson, supremeKnight (Knights of Columbus), intervenu-to recentemente alla conferenza pubblica“I primi anni di matrimonio”, promossadal Pontificio Istituto Giovanni Paolo IIper studi su matrimonio e famiglia aRoma. Proprio sul tema della conciliazio-ne tra lavoro e famiglia, di grande attuali-tà anche nel dibattito europeo, è incentratol’imminente VII Incontro mondiale dellefamiglie (Milano, 30 maggio – 3 giugno):“La famiglia: il lavoro e la festa”.

Armonizzare lavoro e famiglia.“Lavoro e famiglia sono vocazionidistinte ma connesse”, entrambe “innatenell’uomo” e parti della stessa “vocazio-ne al matrimonio”, spiega Anderson. Perquesto, “più che parlare di bilanciamen-to” sarebbe preferibile parlare di “armo-nia”. Anziché nemici, “lavoro e famigliapossono supportarsi a vicenda” giacché“il lavoro consente alla famiglia di vive-re in modo dignitoso e la famiglia aiutail lavoratore a vivere nel rispetto dellasua dignità”. Anderson auspica, quindi,una “armonizzazione” a “livello perso-nale, coniugale, familiare, economico-commerciale e sociale”; mette in guar-dia dai pericoli di una società che “pro-muove il lavoro” e svaluta “l’importan-za di avere figli” e conclude: “Unamigliore armonizzazione di famiglia elavoro ha effetti sorprendenti sullasocietà e sulla stessa economia”.

Cinque “trappole”. Cinque le “trappo-le” sull’amore di coppia e sulla famiglia“tese oggi ai giovani”, sostieneFrancesco Belletti, consultore del

Pontificio Consiglio per la famiglia epresidente nazionale del Forum delleassociazioni familiari. La prima “tra-sforma l’uomo contemporaneo in unapersona i cui desideri e sogni sono col-mati dai beni: le case diventano cosìdiscariche di oggetti anziché luoghi direlazioni”. Ai giovani viene, inoltre,fatto credere “che l’amore sia solo pas-sione e non progetto sulla vita”. La terza“trappola”, prosegue l’esperto, “è ladistinzione tra sessualità e qualità dellarelazione, come se la sessualità fosseestrinseca rispetto all’identità; la quartaè che l’amore vive bene se non ha con-flitti”. Infine “l’idea che l’uomo siaautosufficiente e non abbia bisognodegli altri”. Il presidente del Forummette in guardia anche dalla narrazione“estrema” di famiglia oggi propostadalla cultura e dai media ai giovani: “Ofallimenti o eroismi, senza raccontarnela bellezza nella normalità e quotidiani-tà”. Di qui l’invito ad essere vigili per-ché “anche da questa modalità di rap-presentazione dipendono le loro scelte”.

Generatività e identità adulta. Sul rap-porto generatività-identità adulta si sof-ferma Eugenia Scabini, direttore delCentro studi e ricerche sulla famigliadell’Università cattolica. “Nella conce-zione di adulto – fa notare – campeggiail versante lavorativo”, mentre “è andatopericolosamente in latenza il versante-compito generativo” che “un tempomarcava decisamente la fisionomia del-l’adulto”, e “il sociale” vede questocompito “in termini privatistici” senzascorgerne “il valore per la collettività”.Per questo le generazioni adulte devonotrovare il modo di “sostenere il passag-gio dei giovani alla condizione adulta”attraverso “politiche sociali e lavorativeappropriate ma anche, e contemporanea-mente, attraverso un ripensamento della

questione identitaria”. Secondo l’esper-ta, “investire in relazioni familiari stabi-li, assumendosi la responsabilità di met-tere al mondo una nuova generazione eprendendosi cura del suo sviluppo, è unaspetto centrale dell’identità adulta cheva recuperato” e valorizzato, sia in ter-mini di “caratteristica saliente della per-sonalità adulta”, sia in termini di “pre-mialità sociale, in quanto contributoessenziale alla sopravvivenza e al futurostesso della società”.

“Coppia non si nasce, si diventa”. Neè convinto mons. Carlo Rocchetta, teo-logo e direttore della “Casa della tene-rezza” che a Perugia accoglie coppie indifficoltà. Per mons. Rocchetta occorreanzitutto capire “quale relazione sivuole: se deve prevalere il bene oggetti-vo della coppia e della famiglia o ilbenessere individuale”. Se la relazioneviene concepita solo come “funzionalealla gratificazione del singolo – avverte– saranno ben poche le probabilità di‘successo’”. Ma la relazione di coppia èmessa a rischio anche “dall’accentuazio-ne dell’aspetto emotivo”. Per questooccorre “bonificarla” e aiutare la coppiaa “diventare adulta”. Qui, sottolinea ilteologo, entra in gioco “la grazia delsacramento del matrimonio” che trasfor-ma la relazione rendendola quasi“sovrannaturale per i doni che il sacra-mento stesso porta”. “Solo nella pro-spettiva trascendente trova il suo signifi-cato la vocazione dell’uomo e delladonna al dono di sé”, afferma LivioMelina, preside dell’Istituto GiovanniPaolo II, ricordando a conclusione dellaconferenza i coniugi Beltrame-Quattrocchi e Louis e Zélie Martin(genitori di Teresa di Lisieux) come con-creti modelli di “santità coniugale”.

Quel “sì” che non sfiorisceI giovani sposi in un convegno in vista

del VII Incontro mondiale delle famiglie

a cura di Concita De Simone

22 - Accoglienza che cresce

Magisteroa cura di Vito Cutro

tare la frammentarietà di proposte cheelevano l'effimero al rango di valore,illudendo sulla possibilità di raggiungereil vero senso dell'esistenza. Accade cosìche molti trascinano la loro vita fin quasisull'orlo del baratro, senza sapere a checosa vanno incontro. Ciò dipende anchedal fatto che talvolta chi era chiamato pervocazione a esprimere in forme culturaliil frutto della propria speculazione, hadistolto lo sguardo dalla verità, preferen-do il successo nell'immediato alla faticadi una indagine paziente su ciò che meri-ta di essere vissuto. La filosofia, che hala grande responsabilità di formare ilpensiero e la cultura attraverso il richia-mo perenne alla ricerca del vero, deverecuperare con forza la sua vocazioneoriginaria. E per questo che ho sentitonon solo l'esigenza, ma anche il doveredi intervenire su questo tema, perché l'u-manità, alla soglia del terzo millenniodell'era cristiana, prenda più chiaracoscienza delle grandi risorse che le sonostate concesse, e s'impegni con rinnovatocoraggio nell'attuazione del piano di sal-vezza nel quale è inserita la sua sto-ria.(…)La filosofia e le scienze spaziano nell'or-dine della ragione naturale, mentre lafede, illuminata e guidata dallo Spirito,riconosce nel messaggio della salvezzala «pienezza di grazia e di verità» (cfr Gv1, 14) che Dio ha voluto rivelare nellastoria e in maniera definitiva per mezzodi suo Figlio Gesù Cristo (cfr 1 Gv 5, 9;Gv 5, 31-32).Al Concilio Vaticano II i Padri, puntandolo sguardo su Gesù rivelatore, hanno illu-strato il carattere salvifico della rivela-zione di Dio nella storia e ne hannoespresso la natura nel modo seguente:«Con questa rivelazione, Dio invisibile(cfr Col 1, 15; 1 Tm 1, 17) nel suoimmenso amore parla agli uomini comead amici (cfr Es 33, 11; Gv 15, 14-15) e

sentono di comprendersi meglio e di pro-gredire nella realizzazione di sé.(…) LaChiesa, da parte sua, non può che apprez-zare l'impegno della ragione per il rag-giungimento di obiettivi che rendano l'e-sistenza personale sempre più degna.Essa infatti vede nella filosofia la via perconoscere fondamentali verità concer-nenti l'esistenza dell'uomo. Al tempostesso, considera la filosofia un aiutoindispensabile per approfondire l'intelli-genza della fede e per comunicare laverità del Vangelo a quanti ancora non laconoscono.(…)La filosofia moderna, dimenticando diorientare la sua indagine sull'essere, haconcentrato la propria ricerca sulla cono-scenza umana. Invece di far leva sullacapacità che l'uomo ha di conoscere laverità, ha preferito sottolinearne i limiti ei condizionamenti.Ne sono derivate varie forme di agnosti-cismo e di relativismo, che hanno porta-to la ricerca filosofica a smarrirsi nellesabbie mobili di un generale scettici-smo(…)Con la presente Lettera, deside-ro continuare quella riflessione concen-trando l'attenzione sul tema stesso dellaverità e sul suo fondamento in rapportoalla fede. Non si può negare, infatti, chequesto periodo di rapidi e complessicambiamenti esponga soprattutto le gio-vani generazioni, a cui appartiene e dacui dipende il futuro, alla sensazione diessere prive di autentici punti di riferi-mento. L'esigenza di un fondamento sucui costruire l'esistenza personale esociale si fa sentire in maniera pressantesoprattutto quando si è costretti a costa-

(…)La fede e la ragione sono come ledue ali con le quali lo spirito umano s'in-nalza verso la contemplazione della veri-tà. È Dio ad aver posto nel cuore dell'uo-mo il desiderio di conoscere la verità e,in definitiva, di conoscere Lui perché,conoscendolo e amandolo, possa giunge-re anche alla piena verità su se stesso (cfrEs 33, 18; Sal 27 [26], 8-9; 63 [62], 2-3;Gv 14, 8; 1 Gv 3, 2). (…)Il monito Conosci te stesso era scolpitosull'architrave del tempio di Delfi, atestimonianza di una verità basilare chedeve essere assunta come regola minimada ogni uomo desideroso di distinguersi,in mezzo a tutto il creato, qualificandosicome «uomo» appunto in quanto «cono-scitore di se stesso». Un semplice sguar-do alla storia antica, d'altronde, mostracon chiarezza come in diverse parti dellaterra, segnate da culture differenti, sorga-no nello stesso tempo le domande difondo che caratterizzano il percorso del-l'esistenza umana: chi sono? da dovevengo e dove vado? perché la presenzadel male? cosa ci sarà dopo questa vita?Questi interrogativi sono presenti negliscritti sacri di Israele, ma compaionoanche nei Veda non meno che negliAvesta; li troviamo negli scritti diConfucio e Lao-Tze come pure nella pre-dicazione dei Tirthankara e di Buddha;sono ancora essi ad affiorare nei poemidi Omero e nelle tragedie di Euripide eSofocle come pure nei trattati filosoficidi Platone ed Aristotele.(…) Spinto daldesiderio di scoprire la verità ultima del-l'esistenza, l'uomo cerca di acquisirequelle conoscenze universali che gli con-

A seguito dell’indizione da parte del Papa dell’Anno della Fede, riteniamo opportuno porre all’attenzione dei nostri lettori alcu-ne considerazioni sull’ Enciclica “Fides et Ratio” donata dal beato Giovanni Paolo II alla Chiesa universale il 14 settembre1998. Come al solito estrapoleremo alcuni brani dall’Enciclica, ma ribadiamo che l’esposizione non ha un carattere esaustivo;potrà essere utile viatico per riprendere/prendere il testo integrale e farne una rilettura/lettura approfondita.

“FIDES ET RATIO” (I)(circa i rapporti tra fede e ragione)

Accoglienza che cresce - 23

si intrattiene con essi (cfr Bar 3, 38) perinvitarli ed ammetterli alla comunionecon sé. Questa economia dellaRivelazione avviene con eventi e paroleintimamente connessi tra loro, in modoche le opere, compiute da Dio nella sto-ria della salvezza, manifestano e raffor-zano la dottrina e le realtà significatedalle parole, e le parole dichiarano leopere e chiariscono il mistero in essecontenuto. La profonda verità, poi, suDio e sulla salvezza degli uomini, permezzo di questa Rivelazione risplende anoi in Cristo, il quale è insieme il media-tore e la pienezza di tutta la rivelazio-ne».(…)In aiuto alla ragione, che cerca l'intelli-genza del mistero, vengono anche i segnipresenti nella Rivelazione. Essi servonoa condurre più a fondo la ricerca dellaverità e a permettere che la mente possaautonomamente indagare anche all'inter-no del mistero. Questi segni, comunque,se da una parte danno maggior forza allaragione, perché le consentono di ricerca-re all'interno del mistero con i suoi pro-pri mezzi di cui è giustamente gelosa,dall'altra la spingono a trascendere laloro realtà di segni per raccoglierne ilsignificato ulteriore di cui sono portatori.In essi, pertanto, è già presente una veri-tà nascosta a cui la mente è rinviata e dacui non può prescindere senza distrugge-re il segno stesso che le viene proposto.Si è rimandati, in qualche modo, all'oriz-zonte sacramentale della Rivelazione e,in particolare, al segno eucaristico dovel'unità inscindibile tra la realtà e il suosignificato permette di cogliere la pro-fondità del mistero.(…)La Rivelazione, pertanto, immette nellanostra storia una verità universale e ulti-ma che provoca la mente dell'uomo anon fermarsi mai; la spinge, anzi, adallargare continuamente gli spazi delproprio sapere fino a quando non avver-te di avere compiuto quanto era in suopotere, senza nulla tralasciare. Ci vienein aiuto per questa riflessione una delleintelligenze più feconde e significativedella storia dell'umanità, a cui fannodoveroso riferimento sia la filosofia chela teologia: sant'Anselmo. Nel suoProslogion, l'Arcivescovo di Canterburycosì si esprime: «Volgendo spesso e con

impegno il mio pensiero a questo proble-ma, a volte mi sembrava di poter ormaiafferrare ciò che cercavo, altre volteinvece sfuggiva completamente al miopensiero; finché finalmente, disperandodi poterlo trovare, volli smettere di ricer-care qualcosa che era impossibile trova-re. Ma quando volli scacciare da me quelpensiero perché, occupando la miamente, non mi distogliesse da altri pro-blemi dai quali potevo ricavare qualcheprofitto, allora cominciò a presentarsicon sempre maggior importunità [...].Ma povero me, uno dei poveri figli diEva, lontani da Dio, che cosa ho comin-ciato a fare e a che cosa sono riuscito? Ache cosa tendevo e a che cosa sono giun-to? A che cosa aspiravo e di che sospiro?[...]. O Signore, tu non solo sei ciò di cuinon si può pensare nulla di più grande(non solum es quo maius cogitarinequit), ma sei più grande di tutto ciò chesi possa pensare (quiddam maius quamcogitari possit) [...]. Se tu non fossi tale,si potrebbe pensare qualcosa più grandedi te, ma questo è impossibile». La veri-tà della Rivelazione cristiana, che siincontra in Gesù di Nazareth, permette achiunque di accogliere il «mistero» dellapropria vita. Come verità suprema, essa,mentre rispetta l'autonomia della creatu-ra e la sua libertà, la impegna ad aprirsialla trascendenza. Qui il rapporto libertàe verità diventa sommo e si comprendein pienezza la parola del Signore:«Conoscerete la verità e la verità vi faràliberi» (Gv 8, 32). La Rivelazione cri-stiana è la vera stella di orientamento perl'uomo che avanza tra i condizionamentidella mentalità immanentistica e le stret-toie di una logica tecnocratica; è l'ultimapossibilità che viene offerta da Dio perritrovare in pienezza il progetto origina-rio di amore, iniziato con la creazio-ne.(…)Quanto profondo sia il legame tra laconoscenza di fede e quella di ragione èindicato già nella Sacra Scrittura conspunti di sorprendente chiarezza. Lodocumentano soprattutto i Libri sapien-ziali. Ciò che colpisce nella lettura, fattasenza preconcetti, di queste pagine dellaScrittura è il fatto che in questi testivenga racchiusa non soltanto la fede diIsraele, ma anche il tesoro di civiltà e di

culture ormai scomparse. Quasi per undisegno particolare, l'Egitto e laMesopotamia fanno sentire di nuovo laloro voce ed alcuni tratti comuni delleculture dell'antico Oriente vengonoriportati in vita in queste pagine ricche diintuizioni singolarmente profonde. Nonè un caso che, nel momento in cui l'auto-re sacro vuole descrivere l'uomo saggio,lo dipinga come colui che ama e ricercala verità: «Beato l'uomo che medita sullasapienza e ragiona con l'intelligenza,considera nel cuore le sue vie, ne penetracon la mente i segreti. La insegue comeuno che segue una pista, si apposta suisuoi sentieri. Egli spia alle sue finestre esta ad ascoltare alla sua porta. Fa sostavicino alla sua casa e fissa un chiodonelle sue pareti; alza la propria tendapresso di essa e si ripara in un rifugio dibenessere; mette i propri figli sotto la suaprotezione e sotto i suoi rami soggiorna;da essa sarà protetto contro il caldo, egliabiterà all'ombra della sua gloria» (Sir14, 20-27).(…)Non ha dunque motivo di esistere com-petitività alcuna tra la ragione e la fede:l'una è nell'altra, e ciascuna ha un suospazio proprio di realizzazione. E sempreil libro dei Proverbi che orienta in questadirezione quando esclama: «E gloria diDio nascondere le cose, è gloria dei reinvestigarle» (Pro 25, 2). Dio e l'uomo,nel loro rispettivo mondo, sono posti inun rapporto unico. In Dio risiede l'origi-ne di ogni cosa, in Lui si raccoglie la pie-nezza del mistero, e questo costituisce lasua gloria; all'uomo spetta il compito diinvestigare con la sua ragione la verità, ein ciò consiste la sua nobiltà. Un'ulterioretessera a questo mosaico è aggiunta dalSalmista quando prega dicendo: «Quantoprofondi per me i tuoi pensieri, quantogrande il loro numero, o Dio; se li contosono più della sabbia, se li credo finiti,con te sono ancora» (139 [138], 17-18).Il desiderio di conoscere è così grande ecomporta un tale dinamismo, che il cuoredell'uomo, pur nell'esperienza del limiteinvalicabile, sospira verso l'infinita ric-chezza che sta oltre, perché intuisce chein essa è custodita la risposta appaganteper ogni questione ancora irrisolta. (…)

(continua)

Magistero

Segni del tempodi Lissy Kanjirakattu

U n grande sogno degli abitanti del villaggio di Chinthapallidi Shanthinagar, Andhra Pradesh (India) si è avverato il 1novembre del 2011. In questo giorno è stata inaugurata una

Chiesa costruita secondo la loro richiesta. Le nostre sorelle sul postohanno accolto subito questa richiesta e tutti insieme hanno innalzato unacasa per il Signore dedicandola alla Beata Raffaella Cimatti. Nella loro sem-plicità e povertà hanno nel cuore una fede così grande per poter superareogni ostacolo.

Durante la celebrazione Eucaristica 30 abitanti di quel villaggio hanno ricevu-to il battesimo. Erano adulti, donne e bambini che dopo aver fatto una preparazio-ne adeguata con i sacerdoti Monfortani si sono accostati a questo sacramento. Hoavuto la fortuna di partecipare personalmente a questa funzione e di essere testimone

di queste meraviglie che il Signore sta compiendo anche oggi a chi si affida al suo amore. Un rin-graziamento alle nostre sorelle della missione di Shanthinagar per la loro grande dedizione

nelle situazioni disagiate dei villaggi tribali. Questa celebrazione ha dimostrato che laloro opera vale, vale molto in quanto riesce a portare le anime a Dio.

Le meraviglie di Dio

Segni del tempo

Accoglienza che cresce - 25

S ome turn to a bottle - Someturn to a drug - Some turn toanother’s arms - But it seems

like it’s never enoughAlcuni si rivolgono alla bottiglia

(all’alcolismo) - alcuni si convertonoalla droga – alcuni si rivolgono allebraccia di un altro – Ma sembra che nonsia mai abbastanza

Il dramma di una generazione senzaCristo è raccontato in questi pochi versinella canzone “Turn around” uno splen-dido pezzo dell’album “The Love in bet-ween”.

L’autore è Matt Maher, dirompentecantante cattolico che lavora negli USA.La casa discografica di Maher è unanotissima multinazionale della musica,che ha prodotto i suoi ultimi 3 cd:

Empty & Beautiful (2008), AliveAgain (2009), The Love in between(2011).

Provare per credere: “Turn around” ealtri 2 pezzi del nuovo album pubblicatoil 20 settembre 2011 possono essereascoltati liberamente sul sito ufficiale diMatt Maher: mattmahermusic.com/

La teologia della Liberazione secon-do Matt Maher è ben chiara: solo Cristoè il vero Liberatore, solo Lui può salvarel’umanità in cerca di pace e di eternità.

Matt Maher ha cantato davanti aGiovanni Paolo II alla GiornataMondiale della Gioventù di Toronto eper Benedetto XVI in quel di Sidney.

Peraltro la prima casa discografica acredere nel giovane Matt fu proprio laOCP Publications di cui il presidentefino al 2005 era niente meno che ilCardinal William Joseph Levada che poiè venuto a Roma alla Congregazionedella Dottrina della Fede.

La OCP Publications infatti è la casadiscografica della Conferenza Episco-pale degli USA.

I titoli dei primi 3 album di MattMaher sono stati: The End And TheBeginning (2001), Welcome To Life(2003), Overflow(2006).

Torniamo al testo di “Turn around”:

If you’re scared that you don’t matter- If you’re lost and need to be found - Ifyou’re looking for a Savior - All yougotta do is turn around

Se hai paura di non valere nulla - seti sei perso ed hai bisogno di essereritrovato - Se stai cercando un Salvatore- Tutto quello che devi fare è convertirti

Matt Maher ha avuto una serie dipremi e riconoscimenti ufficiali per lesue canzoni, ma un ulteriore riconosci-mento gli è venuto dal cielo...

Infatti nel 2009 l’astronauta MikeGood ha portato con sé l’album “Empty

& Beautiful “ nella Missione NASASTS-125.

Nel giugno 2008 anche l’astronautaRon Garan ha orbitato intorno alla terra,nella Missione NASA STS-124, con“Empty & Beautiful”.

Nel 2010 l’astronauta Mike Good havoluto la canzone “Alive Again” di MattMaher come la propria “wake-up song”(canzone del risveglio) durante la mis-sione dello Space Shuttle Atlantis STS-132 della NASA.

Anche io sono del ‘74, come MattMaher, e se volete fare un regalo ai vostrifigli seguite il mio consiglio: sceglieteun album davvero cosmico, scegliete lamusica dirompente di Matt Maher.Allora i vostri pargoli capiranno un pocodi più che l’educazione religiosa cheavete voluto per loro non è un indottrina-mento totalitario, ma è educazione allaLibertà, è scegliere Cristo.

di Salvatore Carloni

“ Turn around ”, voltati indietro e convertiti

Atene, cuore della civiltà moderna

Riflessionidi Matteo Fusaro

L a crisi economica di questianni, in particolar modo diquesto ultimo periodo, apre

una necessaria riflessione anche sulPaese Italia. Dai diversi mass mediariecheggiano scontri politici, partiti chesi fanno la guerra tra loro, sindacati chesi contrappongono al Governo ed allescelte industriali; tutti sono contro tutti enel mezzo della tempesta spesso i citta-dini si sentono soli. In un momento cosìdelicato mi piace riportare alla nostraattenzione la parola “collaborazione”,poco proclamata nel quotidiano, maporto saldo di un’antica civiltà, culladella nostra modernità. Vi fu infatti unacittà che fu resa celebre in tutto il mondoproprio per la “collaborazione” tra tutti isuoi cittadini (contadini, soldati, mer-canti, artigiani e nobili): Atene. Il fasci-no di questa civiltà si deve soprattuttoalla democrazia (dal greco, governo delpopolo) che coinvolgeva tutti, senzadistinzione di censo e condizione socia-le. Certo, si potrebbe facilmente obietta-re il fatto che anche nelle modernedemocrazie ognuno è rappresentato inparlamento, ma la peculiarità di questaforma di governo stava nel fatto che tuttiprendevano parte alle decisioni, dallaprima all’ultima; si trattava dunque diuna democrazia diretta. “Utilizziamoinfatti un ordinamento politico che nonimita le leggi dei popoli confinanti, dalmomento che, anzi, siamo noi ad essered’esempio per qualcuno, più che imitaregli altri - così scriveva lo storico

Tucidide ne ‘La guerra del Pelopon-neso’-. E di nome, per il fatto che non sigoverna nell’interesse di pochi ma dimolti, è chiamato democrazia; per quan-to riguarda le leggi per dirimere le con-troversie private, è presente per tutti lostesso trattamento”. La grandiosa forzadi queste parole ci fa riflettere su questoprimo seme di democrazia che ha contri-buito in modo drastico all’evoluzionedel mondo, del pensiero e della politicaoccidentale, influendo sul concetto didemocrazia moderno che, sebbene sianelle sue articolazioni differente, pone lebasi sui principi di quella propugnatadagli ateniesi. La fama degli ateniesi,tuttavia, non si ferma all’aspetto politi-co: in città, infatti, regnava la concordiatra le parti sociali, tanto che a teatro i cit-tadini più abbienti pagavano il bigliettoa quelli più poveri, proprio perché tutti,secondo l’usanza dell’epoca, dovevanoassistere agli spettacoli in quanto eranoveri e propri riti religiosi, quindi, se unqualcuno non si poteva permettere l’in-gresso, prontamente se ne presentavanoquattro disposti ad aiutarlo. I bambinicon i genitori morti in difesa della città,invece, venivano addottati dalla città evenivano cresciuti a spese pubbliche,considerati figli di tutti gli ateniesi. Viera inoltre un forte senso nazionalisticotra i concittadini e tale sentimento diamor di Patria diede

alla luce un patrimonio architettonico trai più vasti al mondo come il Partenone,la statuaria ateniese, il tempio diPoseidone; dal punto di vista culturale,invece, abbiamo la poesia, la storiogra-fia e soprattutto la filosofia con Socratee Platone sul pensiero dei quali si basa ilnostro modo di vedere e giudicare ciòche ci circonda. Tutto questo fu favoritoda un grande uomo, Pericle, che pro-mosse le arti e la letteratura; l’età d’orodi Atene viene solitamente legata all’a-scesa al governo di Pericle che fececostruire i monumenti dell’Acropoli,distrutta dai persiani, tra cui ilPartenone, il “tempio della vergine”,dedicato ad Atena con un imponente sta-tua d’oro e avorio, alta venticinquemetri, costruita da Fidia. Sotto il gover-no di Pericle, Atene raggiunse il massi-mo sviluppo democratico, con l’istitu-zione dell’assemblea cittadina comecapo della Lega Delio-Attica, un’allean-za anti-persiana nell’Egeo che si trasfor-merà in un impero.

Un esempio mirabile quello dellaciviltà ateniese, da cui prendere forza evigore, per reagire all’ immobilismo diquesti tempi e creare assieme un presen-te non solo più prospero, ma soprattuttoun futuro certo per le generazioni cheverranno.

L’IRA(Desiderio di vendetta)

Nella cultura dominante l’aggressivitàè divenuta un tabù. Nella società del poli-tical correct, del fair play, dell’attimino,del buonismo, etc., essere aggressivi, omeglio mostrarsi aggressivi, è out. Il chegenera in noi un pregiudizio di fronte altema dell’ira: non essendo persone chevanno in giro aggredendo il proprio vicino(urla, botte, menomazioni, duelli, lupara,etc.) potremmo pensare che tutto questo ciriguardi solo tangenzialmente. Dobbiamoricordarci che la rabbia è una passione chefa parte di noi. Ma rabbia e ira non sono lastessa cosa. L’ira, più che rabbia o aggres-sività, è un desiderio di vendetta cui si puòpiù o meno coscientemente associare undesiderio di uccidere (CCC 2302). Il fon-damento dell’ira che porta alla morte è piùprofondo e da luogo a una rabbia omicida:anche se non uccidiamo nessuno, uccidia-mo la relazione con l’altro, aggredendolo,denigrandolo o comportandoci come sefosse morto. La rabbia, di per sé neutra,può essere, come tutte le passioni, unostrumento che ci aiuta a superare i nostriblocchi, che mostra la reazione a un’in-giustizia, che ci muove a solidarietà delprossimo, etc. Ciò che la rende “mortale”è il desiderio di vendetta cui si unisce, chepuò durare mesi, anni o addirittura nonpassare mai. Per fare un esempio in ognimatrimonio ci saranno tensioni tra i coniu-gi praticamente inevitabili e inevitabilioccasioni di aggressività. Rimangono duepossibilità: una comunicazione onestadella tensione (a volte anche con impa-zienza, perché così è la natura umana!),oppure un’aggressione nascosta (masked)che si esprime indirettamente, che, alungo andare, come vedremo, è molto piùpericolosa e deleteria. Lo stesso si puòdire per una comunità di vita o in genera-le per tutti i nostri rapporti umani (si pensiad alcune dinamiche che animano lenostre riunioni di staff, di condominio,etc). Poiché ciascuno di noi s’identificasolitamente con la parte educata e razio-

nale di sé, spesso ci rifiutiamo di ricono-scere come nostra la parte passionale sca-ricando il motivo della sua presenza all’al-tro: è sempre qualcuno o qualcosa che ciha fatto arrabbiare! Tutti abbiamo qualchecosa che ci fa arrabbiare perché tuttiabbiamo delle intolleranze, delle debolez-ze o qualche vecchia ferita non completa-mente rimarginata: spesso quando ciarrabbiamo non è per il fatto contingentema per qualche cosa d’altro, di più “anti-co”, dimenticato forse. E così la classica“goccia che fa traboccare il vaso” ci faesplodere. Dobbiamo però riconoscereche esistono diverse manifestazioni dellarabbia. C’è chi esprimere direttamente lapropria rabbia perché è incontenibile eforse smisurata rispetto all’accaduto. C’èchi sposta la rabbia su una persona diver-sa da quella che l’ha provocata, perchénon ha il coraggio di affrontarla, o nonpuò affrontarla: come dice Iannacci in unacanzone: “...quelli che... perde il Milan,vanno a casa e picchiano i figli...”. Forsela forma più insidiosa e letale per la nostravita è la cosiddetta aggressività passiva.Questo è il nome che gli psicologi clinicidanno a quei comportamenti creati perpunire qualcuno in un qualche modo indi-

retto (spesso provocando in lui un senso dicolpa con mutismi, freddezza, comportan-doci come se chi ci fosse di fronte fossecolpevole di qualcosa per cui ora lo punia-mo, etc.). Chi aggredisce l’altro in questomodo passivo si risparmia una rispostaaggressiva immediata, perché abitualmen-te la vittima non riuscirà a riconoscere ilcomportamento del suo assalitore comeaggressivo e punitivo. Sfortunatamentechi usa l’aggressività passiva provoca nel-l’altro del risentimento che lo porterà aevitare l’assalitore. Molti studi recentiindicano che chi esibisce degli schemicoerenti di comportamento passivo-aggressivo non ha molte relazioni durevo-li e soddisfacenti. Anche la Bibbia ci parladell’ira: l’ira di Dio, una misteriosa via disalvezza e l’ira dell’uomo, una via di dan-nazione. San Paolo (Ef 4,20-27) riconosceche in ciascuno di noi alberga una radiced’ira. Il problema non è la sua espressio-ne, ma il permettere che questa dimori sta-bilmente in noi (non tramonti il sole....).La Genesi (Gen 4,1-17) ci aiuta a indivi-duare un punto d’origine dell’ira e il suomutarsi in violenza. Caino è ciascuno dinoi che acconsente al peccato accovaccia-to alla sua porta...

Accoglienza che cresce - 27

Riflessionidi Paolo Benanti TOR

IIll ffaasscciinnoo ddeell mmaalleeOOvvvveerroo ii vviizzii ccaappiittaallii (III)

SCHEDADalla ScritturaGen 4,1-17; Ef 4,20-27; Prov 29,8-11; Sal 37,1-11; Rm 12,17-21; Gc 1,19-20; Mt 5,21-26; Gv 18,19-23; Lc 6,36-45Dal Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC)2302Dalla musicaDe André, La ballata di MichéDe André, Canzone del maggioDe André, Il bombaroloGuccini, Piazza AlimondaGuccini, Don ChisciotteGuccini, La locomotivaU2, Sunday Bloody SundayDalla letteraturaE.E. Scmidt, Piccoli crimini coniugaliG. Chapman, L’ira, l’altra faccia dell’amoreR. Miggelbrink, L’ira di Dio. Il significato di una provocante tradizione biblicaG. Micuno, Omero. Iliade. L’ira di AchilleA. Baricco, Omero, Iliade

28 - Accoglienza che cresce

di Concita De Simone

Sapori Divini

Sapori DiviniNon c’è Pasqua senza uova e senzacolomba, la cui tradizione gastronomicaappartiene ormai a tutto il Paese. Oggiconosciamo questo morbido dolce lievita-to, con canditi e una croccante ricopertu-ra di glassa e mandorle, ma le sue originivanno ricercate verso la metà del VI seco-lo quando, durante l’assedio di Pavia daparte di Re Alboino, lo stesso si videoffrire un dolce a forma di colomba insegno di pace. La lavorazione di questodolce è alquanto lunga e laboriosa, ma ilsapore di quella fatta da soli in casa nonha niente a che vedere con quelle che sicomprano al supermercato!

Ingredienti per l’impasto• 100 gr Arance candite • La buccia di 1 arancia grattuggiata• 250 gr Burro • 50 gr cedro candito • 200 gr farina bianca "00" • 300 gr farina manitoba • 100 gr latte• 25 gr lievito di birra• La buccia grattuggiata di 1 limone• Un cucchiaio di miele• 3 uova intere + 3 tuorli• 1 bustina di vanillina• 160 grammi di zucchero

Ingredienti per la glassa• 100 gr farina di mandorle• 50 gr di mandorle intere spellate• Albume di 3 uova• 100 gr di zucchero vanigliato• 50 gr di granella di zucchero

PreparazionePrimo impasto: Impastate 100 gr difarina 00 con poco latte e il lievito, facen-do riposare l’impasto al caldo per 30minuti coperto con un panno.Secondo impasto: Aggiungete all’impastogli altri 100 grammi di farina 00 con ilrestante latte, eventualmente diluendolocon poca acqua tiepida fino a raggiungereun impasto morbido che lascerete riposaree lievitare altri 30 minuti coperto e al caldo.

Terzo impasto: Unite ora 150 grammi difarina Manitoba, 60 grammi di zuccheroed incorporate lentamente 80 grammi diburro, formando una pasta uniforme edelastica che lascerete riposare per 2 orecirca, sempre coperta e sempre al caldo.

Quarto impasto: All’impasto lievitato,unite ora uno alla volta tutti gli ingredien-ti rimasti, iniziando dai 150 gr di farinaManitoba, i 170 gr di burro, impastandofino a che il burro non sarà completamen-te assorbito. Aggiungete un pizzico disale, i 60 grammi di zucchero rimasti, lavanillina, la buccia degli agrumi, il mielee, una ad una, le uova cominciando daituorli; amalgamate bene tutti gli ingre-dienti aggiustando eventualmente conqualche cucchiata di farina se l’impastorisultasse troppo appiccicoso. Per ultimoaggiungete i canditi, e riponete anche inquesto caso l’impasto a lievitare per 8 orecirca sempre al caldo e sempre coperto.Quinto impasto: Lavorate un ultimavolta l’impasto per fargli perdere il gon-fiore e riponetelo nello stampo di carton-cino a forma di colomba che potete tran-quillamente trovare in tutti i supermerca-ti, e lasciatelo lievitare per altre 6 ore.Nel frattempo preparate la glassa con laquale andrete a ricoprire la colomba pocoprima di infornarla.Macinate le mandorle pelate fino ad otte-nere una farina, che unirete allo zuccheroa velo vanigliato e all’albume delle 3uova che non avete usato nell’impastodella colomba; mescolate il tutto fino adottenere una glassa non troppo fluida chealtrimenti colerebbe ai lati.

Ricoprite con questa glassa la colomba eper ultimo cospargetela con lo zuccheroin graniglia e le mandorle non pelate.Infornate la colomba in forno già caldo a200°, e poi dopo i primi 10 minuti abbas-sate la temperatura a 180°, cuocendo peraltri 30 minuti circa, coprendola con unfoglio di carta da forno per proteggere laglassatura. Una volta raffreddata, cospar-gete la colomba con zucchero a velo.

Leggenda della colomba di San Colombano

A Milano, Pavia e dintorni vi è una sug-gestiva leggenda che viene tramandatainsieme ad un'antica usanza di consuma-re a Pasqua una colomba di pane dolce inonore e ricordo di San Colombano. Sinarra che al suo arrivo in città, attorno al612, l'abate irlandese venne ricevuto daisovrani longobardi e invitato con i suoimonaci ad un sontuoso pranzo. Gli furo-no servite numerose vivande con moltaselvaggina rosolata, ma Colombano ed isuoi, benché non fosse di venerdì, rifiuta-rono quelle carni troppo ricche servite inun periodo di penitenza quale quello qua-resimale. La regina Teodolinda si offesenon capendo, ma l'abate superò condiplomazia l'incresciosa situazione affer-mando che essi avrebbero consumato lecarni solo dopo averle benedette.Colombano alzò la mano destra in segnodi croce e le pietanze si trasformarono incandide colombe di pane, bianche comele loro tuniche monastiche. Il prodigiocolpì molto la regina che comprese lasantità dell'abate e decise di donare il ter-ritorio di Bobbio dove nacque l'Abbaziadi San Colombano, ma questa è un'altrastoria. La colomba bianca divenne ancheil simbolo iconografico del santo ed èsempre raffigurata sulla sua spalla.

L’angolo dei giovania cura di Federica Martufi

Nei quattro numeri della nostra Rivista che ci accompagneranno nel 2012 l’Angolo dei Giovani sarà dedicato al tema “Igiovani e la Fede”. Abbiamo deciso di inaugurare questo primo numero con una più che mai attuale preghiera del SantoPadre Benedetto XVI in occasione della sua visita al Santuario Lauretano per l’Agorà dei giovani italiani nel 2007.

I giovani e la Fede

Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù e conosci il timbro della sua voce e il bat-tito del suo cuore. Stella del mattino, parlaci di Lui e raccontaci il tuo cammino perseguirlo nella via della fede. Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù, impriminella nostra vita i tuoi sentimenti, la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta e fa fio-rire la Parola in scelte di vera libertà. Maria, parlaci di Gesù, perché la freschezzadella nostra fede brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra, come Tuhai fatto visitando Elisabetta che nella sua vecchiaia ha gioito con te per il dono dellavita. Maria, Vergine del Magnificat, aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come aCana, spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli, a fare solo quello che Gesùdirà. Maria, poni il tuo sguardo sull'Agorà dei giovani, perché sia il terreno fecondodella Chiesa italiana. Prega perché Gesù, morto e risorto, rinasca in noi e ci trasfor-mi in una notte piena di luce, piena di Lui.Maria, Madonna di Loreto, porta del cielo,aiutaci a levare in alto lo sguardo. Vogliamo vedere Gesù. Parlare con Lui. Annunciare a tutti il Suo amore.

30 - Accoglienza che cresce

StoriePatrizia Clementi per “Avvenire”

O rmai è purtroppo consue-tudine che almeno unpaio di volte l’anno parta

una pressante campagna mediaticacontro i presunti privilegi di cuigodrebbe la Chiesa cattolica. Le occa-sioni vengono spesso create ad artecon riferimento ad uno specifico aspet-to (molto spesso l’esenzione dall’Ici),ma sono poi lo spunto per trattare pole-micamente questioni molto diverse traloro (8 per mille, agevolazioni fiscali,contributi alle attività). In questo modosi fa certo molto clamore, ma sicura-mente poca corretta informazione.Cerchiamo quindi di fare chiarezza sultema delle agevolazioni fiscali, nellospecifico l’esenzione dall’Ici e la ridu-zione dell’Ires.

Prima di esaminare le norme age-volative va però denunziata la duplicescorrettezza che ancora una volta con-traddistingue le critiche. Per un versosi insiste ad indicare tra i principalidestinatari dei benefici “il Vaticano”(che, tra l’altro, essendo uno Statoestero, non è soggetto all’ordinamentotributario italiano), o “la Conferenzaepiscopale italiana” (che è solo uno trale migliaia di enti ecclesiastici e noncerto il più conosciuto, neanche pressoi credenti), mentre non vengono quasimai citati i tanti enti della Chiesa cat-tolica diffusi sul territorio che i cittadi-ni – compresi molti non praticanti –conoscono e apprezzano (come, adesempio, le parrocchie). Inoltre si pre-sentano le agevolazioni come seriguardassero solo gli enti ecclesiasticie non anche un’ampia platea di entiappartenenti al mondo dei cosiddettienti non profit.

Va inoltre segnalato come le stimesugli importi che corrisponderebberoalle agevolazioni siano del tutto prive didati dimostrativi e sospettosamente alte.

Vediamo ora brevemente le agevo-lazioni in questione.

L’ESENZIONE ICILa norma contestata è quella che

esenta gli immobili nei quali gli entinon commerciali svolgono alcune spe-cifiche e definite attività di rilevantevalore sociale, cioè quelli «destinatiesclusivamente allo svolgimento diattività assistenziali, previdenziali,sanitarie, didattiche, ricettive, cultura-li, ricreative e sportive, nonché delleattività di cui all’articolo 16, lettera a)della legge 20 maggio 1985. n. 222 [leattività di religione o di culto]» (art. 7,c. 1, lett. i, del D.Lgs. 30 dicembre1992, n. 504). La norma, quindi,richiede il contestuale verificarsi didue condizioni: gli immobili sonoesenti solo se utilizzati da enti noncommerciali e se destinati totalmenteall’esercizio esclusivo di una o più trale attività individuate; inoltre, comestabilito dopo le modifiche apportate altesto originario, l’esenzione «si inten-de applicabile alle attività [...] che nonabbiano esclusivamente natura com-merciale». (cfr. c. 2-bis dell’art. 7 del

D.L.. n. 203/2005, come riformulatodall’art. 39 del D.L. 223/2006).

Partendo dal dato normativo è faci-le verificare come una parte gran partedelle affermazioni riportate insistente-mente sull’argomento siano del tuttoerrate. Non è vero che l’esenzione siadestinata a favorire solo gli enti appar-tenenti alla Chiesa cattolica, dalmomento che si applica a tutti gli entinon commerciali, categoria nella qualegli enti ecclesiastici rientrano esatta-mente come molti altri soggetti delmondo del cosiddetto non profit come,ad esempio, le associazioni sportivedilettantistiche e quelle di promozionesociale, le organizzazioni di volonta-riato e le onlus, le fondazioni e le pro-loco, le organizzazioni non governati-ve e gli enti pubblici territoriali, leaziende sanitarie e gli istituti previden-ziali.

Un’ulteriore inesattezza riguarda ladelimitazione della tipologia di immobi-li oggetto di agevolazione: l’esenzionenon riguarda tutti gli immobili di pro-prietà degli enti non commerciali, masolo quelli destinati – per intero – allosvolgimento delle attività che la legge

CChhiieessaa:: aaggeevvoollaazziioonnii,, eeccccoo llaa vveerriittàà

Accoglienza che cresce - 31

Storie

società di mutuo soccorso, gli entiospedalieri, gli enti di assistenza ebeneficenza;

2) gli istituti di istruzione e gli istitutidi studio e sperimentazione di inte-resse generale che non hanno fine dilucro, i corpi scientifici, le accade-mie, le fondazioni e associazionistoriche, letterarie, scientifiche, diesperienze e ricerche aventi scopiesclusivamente culturali.

3) gli istituti autonomi per le casepopolari, comunque denominati, eloro consorzi. Hanno inoltre dirittoall’aliquota agevolata anche le exIpab, come prevede l’art. 4, comma2 del D.Lgs. 207 del 2001.Si può notare che si tratta di sog-

getti caratterizzati dalla rilevanzasociale delle loro attività in favoredella collettività, circostanza che giu-stifica, anche sotto il profilo costitu-zionale, la previsione di agevolazionifiscali.

IN CONCLUSIONEDa ultimo una riflessione sulla

necessità di risanare il bilancio pubbli-co anche ricorrendo all’eliminazionedelle agevolazioni in questione che,come abbiamo visto, riguardano unavasta platea di soggetti non profit.Andrebbe considerato che la rinunciaal gettito da parte dello Stato (o deicomuni nel caso dell’Ici) non costitui-sce una privazione per la collettività,ma il sostegno a una meritoria opera icui benefici ricadono innanzituttosulla stessa comunità e che i bisogni acui gli enti non riuscirebbero più adare risposta dovrebbero essere, in unmodo o nell’altro soddisfatti dall’entepubblico, con aggravio dei conti pub-blici.

prevede. In tutti gli altri casi (librerie,ristoranti, hotel, negozi e per le abitazio-ni concesse in locazione) l’imposta èdovuta.Inoltre, esattamente all’oppostodi quanto si continua a sostenere, perusufruire dell’esenzione tutto l’immobi-le deve essere utilizzato per lo svolgi-mento dell’attività esente; se in un’unitàimmobiliare si svolge un’attività rien-trante nell’elenco unitamente ad un’atti-vità che, invece, non vi figura, tuttol’immobile perde l’esenzione. Risultacosì evidente l’assoluta falsità delladenuncia che gli enti ecclesiastici“estorcano” l’esenzione inserendo unacappellina in un immobile non esente. Inquesti casi, infatti, l’intero immobile vaassoggettato all’imposta, compresa lacappellina che, autonomamente consi-derata, avrebbe invece diritto all’esen-zione.

LO SCONTO IRESUn analogo discorso può essere

fatto a proposito della riduzionedell’Ires (l’imposta sui redditi dellepersone giuridiche): si tratta di un’age-volazione che riguarda molti enti nonprofit; l’articolo 6 del D.P.R. 601 del1973 la prevede infatti, oltre che pergli enti ecclesiastici, per:1) gli enti di assistenza sociale, le

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Foto di Cristian Gennari

32 - Accoglienza che cresce

Biblioteca

PPAAOOLLOO CCRREEPPEETT ““LL’’aauuttoorriittàà ppeerrdduuttaa –– IIll ccoorraaggggiioo cchhee ii ffiiggllii ccii cchhiieeddoonnoo””

a cura della Redazione

I l noto psichiatra e sociologo torna, in questo ultimo volume, ad occuparsi di educazionee di famiglia con un taglio “arrabbiato” nei confronti della deriva accondiscendente e con-sumistica del rapporto genitori-figli. Il volume prende lo spunto dalla domanda che l’au-

tore si e ci pone: Sono i padri e le madri a non voler crescere? E già nel sottotitolo del volumeriscontriamo l’istinto provocatorio dell’autore: “Consigli per genitori che vogliono crederci”. È unpercorso in un certo qual modo anacronistico rispetto al pensiero comune che vuol far ricadere lacolpa dello statu quo dei giovani sulle istituzioni, sulla scuola, sulla Chiesa e, da ultimo, sui giova-ni stessi. Dinanzi ad una situazione di bambini maleducati, adolescenti senza regole, ragazzi ubria-chi e indifferenti, giovani senza occupazione che, invece di prendere in mano la propria vita, vegetano senza studiare né lavo-rare e dinanzi a genitori che si lamentano di una generazione arresa e senza passioni, che sembra aver perso anche la capaci-tà di stupirsi, l’autore è abbastanza duro. Egli afferma, infatti, che ad arrendersi per primi sono stati proprio i genitori che, conla loro accondiscendenza, hanno sottratto ai figli l’essenziale, ossia il desiderio, salvaguardando un quotidiano quieto vivereprivo di emozioni e ambizioni e nel quale risuona soltanto l’elenco delle lamentele contro la società e la politica. Osserva ilCrepet: ”La responsabilità di tale degrado educativo ricade indubbiamente sugli adulti che scelgono il ruolo più facile, quel-lo di mantenere i figli a vita, ma anche i giovani fanno la loro parte: accettano di essere pagati, rinunciando ai sogni per unamanciata di euro o qualche metro quadro di appartamento”. È un insieme di osservazioni severe, ma anche ricolme di spe-ranza con le quali l’autore ribadisce che educare significa soprattutto preparare le nuove generazioni alle difficili, ma anchemeravigliose, sfide del futuro.

Paolo Crepet, L’autorità perduta, Einaudi, 2011, pagg.195, Euro 16,50.

P arlare di spiritualità del lavoro in un periodo come questo, caratterizzato da una grave crisiglobale, potrebbe apparire alquanto contraddittorio, per certi aspetti addirittura non oppor-tuno. Ma proprio in un momento di emergenza lavorativa come quello che stiamo viven-

do diventa ancora più urgente riproporre una dimensione del lavoro che non sia esclusivamente quel-la di attività indispensabile ai fini della sopravvivenza. Anzi, è forse proprio la carenza di una visio-ne più profonda del significato di “lavoro” (e in senso più ampio, di “economia”), una delle causedelle crisi odierna. Scritto a trent’anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laborem Exercens (14 set-tembre 1981), il volume cerca di sintetizzare quelli che sono i capisaldi della dottrina sociale dellaChiesa sul lavoro: in primo luogo, la centralità della persona umana e il primato della dimensioneinteriore e spirituale della persona rispetto a quella esteriore e materiale. Partendo da una nuova cul-tura del lavoro che faccia suoi questi principi, il “diritto al lavoro” e i “diritti del lavoro” possonoessere difesi e rilanciati con una maggiore efficacia. E soltanto partendo da essi si può interpretarecorrettamente il lavoro umano come espressione della propria personalità e attività partecipativa del

piano creativo di Dio.

La Spiritualità Del LavoroAlfredo Luciani - prefazione di Monsignor Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, CollanaSaggistica Paoline n. 51 pp. 168, euro 13,50

La Spiritualità del Lavoro - Dalla dottrina sociale una sfida per il futuro

Auguri di Buona Pasqua

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Voci del PellegrinoMi ha ancora una volta impressionato la vostra organizzazione,l’ospitalità, la gentilezza, la simpatia, la semplicità e l’operativitàche vi rendono speciali e vera espressione di Dio.Vi ringrazio di vero cuore, unitamente all’amico fraterno Ignazio,per quanto avete fatto per noi in questi giorni e per la vostrapazienza. Che il Signore vi assista sempre e vi dia la grazia e lasalute per continuare la vostra missione.Con sentimenti di stima e ammirazione, affettuosi e cavallereschisaluti, con la speranza di ritornare presto in questo “PARADISO”.

Maresciallo Nicola F.

Sono una ragazza di 38 anni, felicemente sposata e con due figlimeravigliosi! Ho trovato in questo posto una serenità meravi-gliosa e ho scoperto che la vita è questa: godere della vostra tran-quillità. Grazie per questo dono.

Anna

Care sorelle,vi scriviamo per ringraziarvi per la meravi-gliosa accoglienza e ospitalità riservataci inquesti giorni. Anche se per pochi giorni, èstata per noi un’esperienza molto bella e sen-tita. Per questo preghiamo nostro Signoreaffinché vi dia la forza e l’amore che servonoper continuare il vostro progetto di accoglien-za e di assistenza ai bisognosi ed ammalati.Ricorderemo di voi con amore l’esperienza diquesti giorni. Grazie di cuore. Con affetto.

Maria e Gennaro

Che questo luogo di preghiera possa infondere nelle nostre fami-glie la Parola di Dio e che faccia crescere in noi la consapevolez-za di essere sempre amati da Gesù, Giuseppe e Maria. Con affetto e sentito ringraziamento.

Don Raffaele e Famiglie

Cara Sr. Teresita,Siamo ormai rientrati da 10 giorni dal grade-vole soggiorno nella Vostra Casa. Desideriamo ringraziarvi per la premura ecortesia, la dimessa signorilità, con cui tratta-te gli ospiti, realizzando così il Credo dellavostra Fondatrice. Estenda il nostro ringra-ziamento anche alle altre gentili suore con cuisiamo venuti in contatto.

Bruna e Luigi V.

a cura di Elisabetta Raheliarisoa

Casa Accoglienza San Giuseppe

Notizie

ITALIA

Presentazione del libro “RAFFAELLA medicina di Dio”

Si terrà sabato 24 marzo 2012, alle ore 16, presso la Sala Folchi (Via San Giovanni in Laterano, 76– Roma) la presentazione del libro “RALLAELLA medicina di Dio”. Interverranno all’incontroSua Ecc.za Mons. Lorenzo Loppa, Vescovo di Anagni – Alatri, Valerio Lessi, autore del libro e Sr.Paola Iacovone, Madre Generale delle Suore Ospedaliere della Misericordia.

Convegno SOM

“Da questo sapranno che siete miei discepoli se avete l’amore gli uni verso gli altri”(Gv. 13,35). Alla luce di quest’invito di Gesùle Suore Ospedaliere delle Misericordia si sono riunite a Loreto lo scorso febbraio presso la casa di accoglienza S. Giuseppe per

riflettere sul tema: “Dal vivere insieme alla Comunione di vita: Cosa significacambiare attraverso le relazioni?”. Il convegno si è svolto in due giornate ed èstato guidato da P. Giuseppe Crea che ha trattato il tema a livello spirituale, teo-logico e psicologico, con competenza ed esperienza. La Madre Generale Sr.Paola Iacovone nel suo discorso di apertura ha detto: “Perché un anno dellacomunità? Non è forse una realtà che viviamo tutti i giorni? Abbiamo bisogno diun anno in particolare? Sicuramente si, mie care sorelle. Proprio perché (questavita comunitaria) sembra tanto scontata può essere anche tanto bistrattata eabbiamo quindi bisogno di rifocalizzare l’attenzione su una realtà essenziale ecostitutiva dello stato di vita che abbiamo scelto ma che molto spesso invece diessere un aiuto verso la santità, costituisce un impedimento non indifferente finoal punto da far ripensare (almeno in alcuni casi) al senso della nostra consa-crazione e qualche volta a metterlo addirittura in discussione.Riflettendo su que-sti giorni di convegno mirati a farci riscoprire il gusto della comunità, la gioia e

il senso dello stare insieme come comunità, prima di tutto prendendo coscienza di chi sono io in relazione a Dio, a me stessa e aglialtri, la professione di fede di Pietro ci mette tutte di fronte a una domanda la cui risposta non può non scuoterci dal di dentro: chiè Gesù per me? E chi è Gesù per me in rapporto alla mia vita di consacrazione e alla mia scelta di vita comunitaria. ‘ se non ami latua consorella che vedi, come potrai amare Dio che non vedi?’. Ci è richiesta comunque sempre tanta ‘vigilanza’ , perché il peri-colo c’è sempre nella vita che invece di progredire nell’unità, nonostante tutte le esortazioni a ‘rinascere dall’alto’, si regredisca”.

Un bel traguardo… 100 anni!

Il 26 gennaio del 2012 presso la casa alloggio delle Suore Ospedaliere dellaMisericordia in Palagianello (TA) abbiamo avuto il grande onore di festeg-giare un centenario di un ospite ivi residente. Nonna laura è il suo nome.Laura è ospite da quasi dieci anni nella casa alloggio. Donna forte di corpoe di spirito “Devo ringraziare il Signore se ho visto un secolo passare sotto imiei occhi, è stato LUI che mi ha dato la vita e la forza. Queste sono state leparole pronunciate da nonna Laura nel giorno del suo compleanno doveerano presenti i parenti, gli amici e l’intero gruppo dei volontari.Abbiamo iniziato i festeggiamenti con celebrazione della Santa Messa, dopoabbiamo ricevuto la visita del Sindaco che si è congratulato con nonna Lauraper il lieto evento. La giornata si è svolta con vari festeggiamenti, canti popo-lari e anedoti divertenti raccontati da nonna Laura.Tutta la comunità è rimasta contenta e soddisfatta quindi ringraziamo il Signore per nonna Laura per la sua lucidità e il suoamore. Ringraziamo le Suore Ospedaliere che si occupano delle nostre nonne con affetto e cura e un grazie al nostro ex parro-co defunto Don Vincenzo Paradiso fondatore della casa.Ti vogliamo bene nonna Laura.

Isabella D’Agostino

Accoglienza che cresce - 35

ORIZZONTALI1. Inutile, infruttuoso. 5. Guidatore di elefanti. 10.Sebino ex calciatore della Roma. 11. Fa vestiti su misu-ra. 12. La nota musicale più lunga. 13. Spuntati, venutisu. 14. Millimetro in piccolo. 15. Articolo indetermina-tivo. 16. Fu ucciso da Enea. 17. Risponde al tap. 18.Irascibili, colleriche. 19. Partecipano alla corrida. 20.Misure terriere. 22. Un tipo di "natura" nell'arte pittori-ca. 23. Il regno di Sua Maestà. 24. Nome di donna. 25.Misura lineare antica. 26. Spezzato, infranto. 27. NegliStates c'è una nota Laguna. 28. Prodotta, creata. 29.Sigla di Pescara. 30. Due romano. 31. Di un bel coloresano. 32. Un tribunale regionale 33. Nome inglese didonna 34. Opera di Mascagni. 35. Traditori menzogneri36. Si offrono per digerire.

VERTICALI

1. Insormontabili, invincibili. 2. Un gas che produceluce. 3. Tutto in Inghilterra. 4. Sigla di Napoli. 5. Si con-trappone al pesce. 6. Campicello coltivato. 7. Raggruppamento temporaneo d'imprese. 8. Il contrario di sì. 9. Autocommiserarsi11. Sorsate. 13. Donne con i ... voti. 14. Sempreverde con fiori bianchi. 16. Il canovaccio di un libro. 17. Elemento radioattivo.18. In America c'è quella "little" 19. Dolce, manicaretto. 21. Congegni per produrre tessuti. 22. Fuori di testa. 24. Un alberghet-to sulla strada. 26. Strumenti di barbieri. 28. Una marca di autovetture. 29. Una coppia americana al poker. 31. Fa concorrenza aMediaset 32. Vale tra. 33. Pari in scafo. 34. Sigla di Imperia.

Relax

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a cura di Concita De Simone

Tra chi invierà la risposta esatta al rebus e la soluzionedel cruciverba entro il 28 maggio 2012 verranno sorteggiati graditi premi. Potete inviare le vostre risposte al seguente indirizzo:Concita De Simone, Via Latina, 30 - 00179 Romac/o Rivista Accoglienza che CresceFax: 06 70452142 e-mail: [email protected]

Soluzione indovinelli numero precedente

Soluzione 1: La stradaSoluzione 2: Il fiammiferoSoluzione 3: La gatta!

Vincitori numero 4/2012: Silvia Marra - Roma

Andrea Guerrieri

REBUS (9, 5)Ricava dalle sillabe e dai disegni la frase risolutiva!

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Soluzione cruciverba numero precedente

C A V P O S T U M I

E R I T R E E N U C A

R E O O S S A

O L A C E R A I

P A R I T E T I C O

R I C A P I T O L A R E

M E T I C O L O S O

S P O R T A L S C

T A I A M I S R R O

I N A R I O I T E R

E T A S T R A T T E

I N V I D I E A I A