Autoefficacia e Prestazione Sportiva - Coach Academy · prestazione. Con il termine Self-Efficacy...

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1 Autoefficacia e Prestazione Sportiva Giovanni Spissu Maggio 2013

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Autoefficacia e Prestazione Sportiva

Giovanni Spissu

Maggio 2013

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INDICE

Introduzione ......................................................................................... pag. 3

1. Brevi cenni storici sulla nascita e lo sviluppo dell’Autoefficacia … pag. 4 - 5

1.1. Importanza dell’Autoefficacia ……………………………………… pag. 6

2. Campi d’azione e versatilità dell’Autoefficacia nei vari ambiti ….. pag. 7 - 8

2.1 L’Autoefficacia nello Sport …………………………………………. pag. 8 - 9

3. Indagine in campo sportivo: “Zanardi”………………..…………... pag. 10-11

Conclusioni ...……………………………………...…….…………… pag. 12

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Introduzione

L’oggetto di questa tesi, che si basa su un concetto chiamato Autoefficacia, rappresenta uno

strumento utile per far incrementare in ogni persona la consapevolezza delle proprie capacità e

competenze personali, che vengono considerate fondamentali per il benessere psicologico.

La lettura di questo breve trattato, sollecita un’attenta riflessione sulle potenzialità che ha

questo costrutto nei vari ambiti di vita quotidiana. La visione di questo tipo di metodologia mette in

risalto il potere di ogni singolo individuo come promotore del proprio cambiamento.

L’Autoefficacia, non è altro che “credenza nutrita dalla persona a proposito della propria

capacità di attuare i comportamenti necessari per raggiungere determinati risultati ed obiettivi”

(Albert Bandura).

Così l’Autoefficacia sembra dare la possibilità di prevedere alcuni accadimenti futuri e di

indirizzare la persona a compiere una determinata serie di scelte. L’influenza di questo costrutto

non si ferma qui, infatti, sembra che il pensare d’essere capaci in qualche tipo d’attività abbia il

potere di modificare la personalità, i comportamenti, le motivazioni e le abilità cognitive.

L’Autoefficacia ha un grosso peso nella vita quotidiana, risultando molto importante in più

settori. Probabilmente è per questo che la ritroviamo spesso applicata in vari ambiti e situazioni

come:

- l’orientamento scolastico e professionale;

- attività di cura;

- attività sportive;

- prevenzione di dipendenze.

L’Autoefficacia non fa parte né del corredo genetico né della personalità. Quando si nasce,

infatti, non si ha questa percezione, ma l’efficacia personale, si sviluppa e si rafforza con gli anni e

con l’esperienza. Ci sono vari modi, infatti, per accrescere o abbassare il senso di autoefficacia in

ogni situazione.

Analizzeremo in questa tesi, soprattutto le dinamiche che ne conseguono in ambito sportivo,

prendendo come riferimento un grande esempio di vita e dello sport “Alex Zanardi”.

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1. Brevi cenni storici sulla nascita e lo sviluppo dell’Autoefficacia

Il concetto di Autoefficacia (Self-Efficacy) è stato definito per la prima volta dallo

psicologo Canadese Albert Bandura, come la “convinzione nelle proprie capacità di organizzare e

realizzare azioni necessarie a produrre determinati risultati o per meglio dire obiettivi prefissati. Le

convinzioni di efficacia influenzano il modo in cui le persone pensano, si sentono, trovano le

motivazioni personali e agiscono” (A. Bandura 1986).

Per comprendere e spiegare tale “convinzione di efficacia”, Bandura ha studiato le sue

origini, le sue strutture e funzioni, i processi attraverso i quali essa opera ed i suoi molteplici effetti.

Partì dall'apprendimento per osservazione. Notò infatti attraverso vari esperimenti

comportamentali condotti su adolescenti, come la fase di apprendimento (che avviene in un

individuo, detto “Osservatore” si modifica in funzione del comportamento di un altro individuo

(“Modello”) non solo per contatto diretto, ma attraverso l'osservazione di esperienze indirette

sviluppate appunto da altre persone. Bandura ha adoperato il termine “modellamento” (modeling)

per identificare un processo di apprendimento che si attiva quando il comportamento di un

individuo che osserva si modifica in funzione del comportamento di un altro individuo che ha la

funzione di modello.

L’Autoefficacia è essenzialmente un atteggiamento mentale positivo. È la convinzione della

propria capacità di fare una certa cosa, o in altre parole, di raggiungere un certo livello di

prestazione. Con il termine Self-Efficacy dunque si vuole definire la percezione che noi abbiamo

delle nostra capacità di portare a termine con successo il compito che ci troviamo ad affrontare.

La percezione delle nostre abilità si basa su un processo di autovalutazione che chiama in

causa la nostra storia personale di successi e insuccessi, rispetto al superamento dei compiti

incontrati fino a quel momento.

Bandura, nel definire il concetto di autoefficacia, individua tre dimensioni:

- ampiezza, intesa come numero di compiti che una persona ritiene di poter affrontare in

situazioni problematiche;

- forza, ossia estinguibilità delle aspettative di autoefficacia di fronte ad esperienze di

insuccesso;

- generalità, ovvero il grado di estendibilità delle aspettative in numerosi contesti.

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Dal livello di Self-Efficacy che una persona possiede derivano:

- la modalità di reazione alle difficoltà della vita;

- l’entità dello sforzo e la capacità di perseverare di fronte agli ostacoli e alle esperienze di

fallimento;

- la quantità di stress e depressione vissuta.

Come si può sviluppare il proprio senso di Autoefficacia? Ci sono quattro punti cardine:

1. attraverso esperienze dirette; esperienze personali affrontate con successo, mettendo in gioco

le proprie risorse;

2. attraverso esperienze vicarie; “Modeling” un meccanismo che si mette in moto quando una

persona osserva, prestandovi attenzione, ai comportamenti di altre persone e li interiorizza,

nel senso che vive in terza persona le situazioni e le vicende di altri e tende a conservare

queste esperienze nella propria memoria. Osservare persone che svolgono con successo un

compito porta a credere di possedere le abilità necessarie per quanto si è osservato;

3. attraverso metodi verbali come consigli, persuasioni, suggestioni ed autoistruzioni, le

persone, la cui opinione per noi è importante, ci incoraggiano ad essere autoefficaci;

4. attraverso stati emotivi e fisiologici che possono essere il motore per fronteggiare

efficacemente una situazione .

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1.1 Importanza dell’Autoefficacia

Come già detto, l’autoefficacia è la credenza che si ha delle proprie abilità, nel riuscire o

meno a concludere una situazione in maniera positiva.

La teoria dell’autoefficacia si è dimostrata utilissima per organizzare interventi psicologici,

psicoterapeutici, educativi e didattici nei campi di intervento più svariati: nell’ambito della salute,

per esempio, essa si è dimostrata rivestire un ruolo determinante sia perché a livello della gestione

degli stress attiva sistemi biologici che modulano il benessere psicofisico, sia perché svolge

funzione di controllo diretto sugli aspetti comportamentali modificabili della salute.

Non è un tratto generale della personalità ma è una variabile, nella stessa persona e nello

stesso ambito di attività, varia, in parte, a seconda della situazione e del momento. Viene rivalutata

di fronte a compiti nuovi o rischiosi. Non è una semplice previsione del comportamento ma “genera

il comportamento".

L’importanza dell’autoefficacia quindi non è da sperimentare in singoli ambiti, ma nella vita

quotidiana, nel lavoro, nella società, nella famiglia, come nello sport. La sua importanza nel

determinare scelte e promuovere il proprio benessere facendo esprimere in ognuno il meglio di sé.

Le convinzioni sull’Autoefficacia traggono origine dalle proprietà della mente umana di

poter ricavare vantaggio dall’esperienza, influenzando processi decisionali, motivazionali, cognitivi

e affettivi. Facilita inoltre la scelta delle attività da intraprendere o da scartare moderando

fortemente livelli d’ansia e di preoccupazione, ma è soprattutto in attività complesse che essa

promuove l’adozione di efficaci strategie di pianificazione e risoluzione dei problemi.

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2. Campi d’azione e versatilità dell’Autoefficacia nei vari ambiti

I campi nel quale si può operare con l’autoefficacia risultano quindi essere molteplici.

Bandura parla di autoefficacia riferendosi alle aspettative che una persona ha di padroneggiare con

successo alcune situazioni, non si tratta di una generica fiducia in se stessi, ma nella convinzione di

essere all’altezza, o meglio aver la consapevolezza di affrontare e risolvere situazioni e problemi

specifici. Il problema sorge di fronte a situazioni nuove e quindi sconosciute, per affrontarle in

modo adeguato è importante sapere cosa fare e avere le abilità per agire correttamente.

Ma in che modo, allora, la nozione di autoefficacia può esserci d’aiuto nella vita di tutti i

giorni?

Un ampio interesse si è sviluppato intorno al ruolo delle convinzioni di autoefficacia in

ambito lavorativo, affettivo, nella gestione dei rapporti interpersonali, in ambito sportivo e nella

promozione della salute e del benessere della persona.

Le convinzioni che l’Autoefficacia possa influenzare lo stato di salute fisica si basa sulla

gestione dello stress e su un influenza invece più diretta che mira direttamente ai sistemi biologici

che sono implicati sulla salute e sulla malattia. Saper controllare compiti difficili o stressanti

determina infatti una variazione dell’attivazione del sistema nervoso autonomo e alcuni parametri

immunitari.

Rafforzare le convinzioni di autoefficacia promuove comportamenti che favoriscono il

benessere fisico, soprattutto nel caso di malattie croniche, come diabete o alcune forme tumorali.

Anche nella gestione delle relazioni interpersonali costituisce un ulteriore ambito in cui può

avere un ruolo positivo, promuovendo comportamenti di avvicinamento e richieste che offrono la

possibilità di avere sostegno. Ma non solo, poiché saper controllare la rabbia, contrastare la

tristezza, ridurre il malumore e al contrario manifestare gioia e sorpresa, influenza vari aspetti

affettivi del benessere soggettivo e della felicità.

Nello Sport, sono stati studiati gli effetti positivi dell’autoefficacia sulla prestazione

dell’atleta, risulta essere fondamentale prepararsi alla competizione sia da un punto di vista mentale

che fisico.

La mentalità positiva e combattiva che da il senso di autoefficacia fa si che l’atleta affronti la

gara in maniera fiduciosa e vincente. E’ l’obiettivo in se che spinge a migliorarsi, si hanno evidenti

miglioramenti nelle prove anche quando l’obiettivo sembra essere difficile da raggiungere.

La relazione tra credenze di autoefficacia e performance è spiegata da diversi studi che

hanno dimostrato come il credere in questo concetto possa portare a performance di alto livello.

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Le convinzioni di Autoefficacia in ambito sportivo, verranno sintetizzate di seguito in un

caso pratico, analizzando la vita di un grande atleta che grazie all’autoefficacia è stato in grado di

confermare nello sport la sua fama di “grande sportivo”.

2.1. L’Autoefficacia nello Sport

Anche nello sport l’Autoefficacia è definita come la “fiducia che una persona ripone nella

propria capacità di affrontare un compito specifico” (Bandura 1986).

Sulla base di queste considerazioni ogni individuo sceglierà di partecipare ad attività

sportive che gli garantiscono buoni margini di successo, rispetto ad altre che potrebbero sfociare

con più facilità in insuccessi.

L’Autoefficacia o “Self-Efficacy” viene definita quindi una strategia vincente per migliorare

le prestazioni professionali e sportive. Nello specifico di seguito riporto un caso pratico di un

grande talento sportivo del passato e del presente, che nonostante le difficoltà penso sia la migliore

espressione di come l’autoefficacia possa essere oltre che un concetto pratico, un reale stile di vita.

Difficilmente, senza fiducia nelle proprie capacità, è possibile raggiungere il proprio

massimo potenziale. E’ anche dimostrato che la fiducia in se stessi può rendere capaci di superare i

propri limiti. In ambito sportivo risulta essere determinante sia in fase di preparazione che di

allenamento, quando si ha la prima fase di costruzione e il successivo perfezionamento della

prestazione che andrà ad essere applicata in fase di gara.

Essere consapevoli del proprio valore e delle proprie capacità ed abilità ha un impatto molto

forte sulla prestazione, infatti questa sicurezza aiuta l’atleta sia in allenamento, supportandolo ad

esercitarsi con costanza per raggiungere il migliore risultato possibile, sia in gara, agevolando le

scelte tattiche e sostenendole con la convinzione della loro riuscita. Infatti atleti più sicuri della

propria efficacia mostrano una maggiore capacità di concentrazione; attraverso il controllo di

pensieri e una gestione dei fattori di stress, tendono ad accettare maggiormente i rischi della

competizione.

L’ambito sportivo è uno dei tanti contesti in cui appare significativo il contributo delle

credenze di Autoefficacia, rivestendo quindi un ruolo di fondamentale importanza nella regolazione

dello sviluppo e del miglioramento delle competenze dell’atleta. Ha un ruolo di elevata

responsabilità per i successi e gli insuccessi, infatti l’atleta che si convince che il risultato della sua

prestazione dipenda da “cause interne”, controllabili e modificabili, invece che da cause

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indipendenti dalla propria volontà, affronterà nuovi compiti e nuove sfide con maggior impegno e

disponibilità.

E’ stato inoltre dimostrato che elevate convinzioni di autoefficacia favoriscono la tolleranza

alla fatica ed il controllo del dolore, così come un più rapido recupero dagli infortuni.

Individui in possesso di un alto senso di Auto-Efficacia:

- affrontano compiti difficili come sfide da vincere, piuttosto che come pericoli da evitare;

- si pongono obiettivi ambiziosi e restano fortemente focalizzati nel cercare di realizzarli;

- nel caso di difficoltà intensificano il proprio impegno e, soprattutto, lo mantengono

costante;

- recuperano velocemente il proprio senso di efficacia in seguito a insuccessi o

regressioni;

- attribuiscono l’insuccesso a un impegno insufficiente o a una mancanza di conoscenze o

di abilità che possono comunque essere acquisite;

- affrontano le situazioni minacciose con la sicurezza di poter esercitare un controllo su di

esse.

Individui con un basso senso di Auto-Efficacia:

- tendono ad allontanarsi, intimiditi, dalle attività considerate “difficili”;

- hanno aspirazioni basse e si applicano con scarso impegno per raggiungere gli obiettivi

che scelgono di perseguire;

- di fronte a compiti percepiti come difficili, indugiano a considerare le proprie carenze

personali, gli ostacoli e tutte le conseguenze avverse possibili invece di concentrarsi sul

cosa dover fare per riuscire;

- di fronte alle difficoltà rinunciano facilmente;

- sono lenti nel recuperare il loro senso di efficacia in seguito a insuccessi e regressioni;

- non hanno bisogno di molti insuccessi per perdere fiducia nelle proprie capacità,

attribuendo le prestazioni scadenti alla mancanza di capacità e doti personali;

- sono facili prede dello stress e della depressione.

A parità d’intelligenza e abilità specifiche, la persona con un alto senso di autoefficacia

sceglie obiettivi più elevati, è più motivato, usa le proprie capacità con maggiore efficienza e risulta

essere meno ansiosa; gestisce meglio i fallimenti e ottiene risultati più soddisfacenti di chi ha una

percezione negativa delle proprie abilità.

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3. Indagine in campo sportivo: “Alex Zanardi”

Alex Zanardi, nato a Bologna il 23 Ottobre del 1966, da anni protagonista della scena

internazionale, fu pilota di Formula 1 e ciclista su strada, oltre che un bravo conduttore televisivo.

Il suo nome è legato ai motori dal 1988, dopo varie vittorie e una serie di podi che valgono il

titolo di campione del mondo nel Kart, gareggia anche in F1.

Il 15 settembre 2001 ha avuto luogo il terribile incidente tra il pilota Alex Zanardi e il

canadese Alexandre Tagliani. A soli tredici giri dalla conclusione, Alex è in testa alla gara, si

rifornisce di benzina al box, ma rientrato in pista ad un certo punto la sua macchina schizza via

quasi impazzita ed è centrata in pieno dall’auto di Tagliani che sopraggiunge ad alta velocità.

Succede tutto in un attimo, l’impatto è impressionante, inevitabile e violentissimo. Alex

Zanardi, rischiando di perdere la vita, subisce l’amputazione di entrambi gli arti inferiori.

Dopo lunghi mesi di riabilitazione e un paio di gambe artificiali “confezionate” su misura,

Alex è tornato a correre e a vivere. Il pilota, dotato di un carattere di ferro, ma non senza fatica, si è

ripreso, si è adattato a quelle piste.

La cosa più bella di Zanardi è che non si è mai arreso, ha fatto del suo handicap un punto di

forza per ripartire e non per arrendersi.

Il coraggio e il senso di autoefficacia si dimostra quando di fronte ad una situazione

estremamente dolorosa si è in grado di rialzarsi, di ricominciare a vivere e talvolta anche di tornare

a sorridere.

È una conquista che ognuno deve fare per cercare di sopravvivere di fronte a situazioni che

il destino, spesso crudele, impone. Una forza che scaturisce dal più profondo della nostra anima.

Alex é un simbolo, é il volto del coraggio, la prova che nella vita si può vincere la sfida più

grande anche quando la vita stessa ci toglie i mezzi più importanti a nostra disposizione

Nell’estate del 2012 si presenta ai giochi paralimpici di Londra, conquistando l’oro nella

gara a cronometro di handbike cioè un particolare tipo di bicicletta che si muove tramite delle

manovelle mosse grazie alle braccia umane e riservate ai disabili che non hanno l’uso delle gambe e

di cui Zanardi è il testimonial più conosciuto.

Viene scelto come portabandiera azzurro per la cerimonia di chiusura dei giochi, e in seguito

ai risultati ottenuti viene eletto “Atleta del mese”.

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Credo che la sua storia sia conosciuta da tutti... sapete qual è stata la sua prima dichiarazione

dopo il terribile incidente? "Quando mi sono svegliato ho pensato alla parte di me che era rimasta

e non a quella andata persa".

Alex Zanardi ha dimostrato di essere un grande campione, nella vita e nello sport. Grazie al

suo impegno nel sociale ha dato speranza a molte persone disabili, diventandone punto di

riferimento e l’oro delle paralimpiadi di Londra è la dimostrazione che la motivazione e

l’autoefficacia possono spingere l’uomo a rimettersi in gioco e vincere nella competizione sportiva

e nella vita.

E’ l’esempio di autoefficacia e resilienza, la manifestazione evidente che il potenziale

umano ha, grazie anche al coraggio, umiltà e amore per lo sport e la vita.

Dopo il grave incidente automobilistico, Zanardi ha avuto la forza interiore di rimettersi in

gioco e vincere un’importante competizione sportiva.

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Conclusioni

In definitiva l’Autoefficacia rappresenta una forte spinta ad agire, compiere scelte e

cambiare le cose che non vanno. Ognuno è artefice del proprio destino e questo è un mezzo per

poterlo fare.

Non è altro che la credenza che ha l’individuo su ciò che è in grado di fare con le abilità che

possiede. La percezione della propria autoefficacia influenza gli obiettivi che ci poniamo nella vita.