Auto-Aiuto_03-2008

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AUTO AIUTO DIRITTI E DIGNITÀ DEL MALATO GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici Poste Italiane Spa - Spedizione in abbo- namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 3/2008

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Giornale dell'Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici - Bolzano (Italia)

Transcript of Auto-Aiuto_03-2008

AUTO AIUTO

DIRITTIEDIGNITÀ DELMALATO

GIORNATAMONDIALE DELLASALUTEMENTALE

Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbo-namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 3/2008

AUTO AIUTO

IMPRESSUM

Opuscolo informativo quadri-mestrale dell‘Assiociazione Pa-renti ed Amici di Malati Psichici

Registrato al tribunale di Bolza-no: Nr. 17/95 R.St. del 3.7.1995

Editore:Assiociazione Parenti ed Amici di Malati PsichiciVia G. Galilei, 4/a39100 BolzanoTel. 0471 260 303 Fax 0471 408 [email protected]

Responsabile:Prof.ssa Carla Leverato

Redazione:Martin Achmüller, Lorena Gavillucci, Margot Gojer, Laura Kob, Carla Leverato, Traduzione:Martin Achmüller, Carmen Premstaller, Lorena Gavillucci, Carla Leverato, Margot Gojer

Foto:Archivio, Martin Achmüller,Massimo Bernardo, Luca Dell’Antonio, Margot Gojer

Impostazione e veste grafica:Carmen Premstaller

Stampa:Karo Druck, Frangarto

La redazione ringrazia per la pre-ziosa collaborazione tutti coloro che hanno contribuito alla pub-blicazione di quest‘edizione. Si riserva il diritto di effettuare ab-breviazioni ai testi.

Indice

Con il sostegno della Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige Ripartizione alle Politiche Sociali

Editoriale

Diritti e dignità del malato

Nel rispetto della propria dignità e nella libertà

Intervista

Vivere con un malato psichico

L’angolo dell’ascolto

Parliamone insieme

La Giornata Mondiale della Salute Mentale

A che punto siamo?

Siglinde Jaitner incontra l’assessore Theiner

Convegno: “Auto aiuto come risorsa - efficacia e necessità”

Interventi per la non autosufficienza

pagina 3

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pagina 16

Con il sostegnodella Città di Bolzano

Il 25 settembre 2008 è mancato

Helmut Falkensteiner. Era uno dei pionieri del Sociale nella

nostra provincia: dirigente del “Kath. Bildungswerk”, presidente del

“Kath. Familienverband”, membro fonda-tore del Centro Genitori e Bambini Bolzano, tra i fondatori del Centro di Riabilitazione “Bartgaishof” di Varna, dove negli ultimi

anni profuse il suo impegno.

Grazie Helmut, non ti dimenticheremo!

AUTO AIUTO

L’A S C O LT O E ’ U N A D E L L E P I U ’ P O T E N T I M O D A L I TA’

DEL CAMBIAMENTO

DELLA CRESCITA

DELLA GUARIGIONE

Scambiamoci questo dono!

CON I MIEI MIGLIORI AUGURI DI BUON NATALE

EDITORIALE

Cari lettori!

Di solito non vivo nella nostalgia dei “bei“ tempi passati. Una cosa

però rimpiango molto, e cioè il diver-so concetto della medicina e in spe-cial modo la diversa modalità di rap-portarsi dei medici con il malato. Se per tutti rappresenta una sofferenza in più non essere ascoltati da chi do-vrebbe prendersi cura di te, ciò lo è in modo particolare per i pazienti più fragili e indifesi in assoluto, cioè i ma-lati psichici e i malati terminali.

Ho il ricordo di una medicina “uma-na” che considerava, rispettava e cu-rava tutta la persona, che aveva pre-sente l‘inscindibilità di corpo e psiche. Quante malattie dell‘anima fanno star male anche il corpo, e quanto soffre l‘anima quando il corpo si ammala! E’ per questo che non mi piace essere

considerata organo da curare e non persona sofferente.

Personalmente ho anche sperimen-tato su di me e sulle persone vicine malate, quanto un sorriso, uno sguar-do, un ascolto attento e partecipe, una parola di incoraggiamento da parte del medico siano state “iniezioni” di fiducia, un aiuto per riuscire a crede-re nella possibilità di guarigione, e di conseguenza per rimettere in moto le risorse personali, il “darsi da fare” per riacquistare e ritrovare la salute, cosa che naturalmente prevede le necessa-rie cure anche di tipo farmacologico o altro.

Mi spaventano molto inoltre quelle conquiste della medicina, che quasi in un delirio di onnipotenza, vogliono prolungare la vita ad ogni costo, come se fosse possibile avere ogni potere sulla vita e sulla morte, che sembra debba essere sconfitta ad ogni costo, spesso a scapito della dignità della vita.

Troverete in questa edizione l‘esito delle interviste rivolte ad alcune per-sone, alle quali è stato chiesto se nei rapporti con il proprio medico si sono sentite ascoltate e rispettate nei pro-pri diritti e come emerga evidente la sofferenza di quando ciò non succe-de, ma anche naturalmente la ricono-scenza, quando succede, per essersi sentirsi capiti, accolti, se non addirit-tura, a volte, consolati. È da notare che a nessuna delle persone intervistate è venuto in mente di mettere in discus-

sione la professionalità del medico, ma soltanto e sempre la capacità di comunicare e la sua ”umanità”.

Come le persone malate vorrebbero sentirsi trattate dai familiari, ma an-che dalle altre persone che sono loro vicine, compare nel toccante articolo-lettera di Martin Achmüller.

Sui diritti e la dignità del malato ci scrive il dott. Massimo Bernardo. Quanto espone nel suo articolo non è soltanto teoria, ma descrizione di come il malato venga considerato nei suoi diritti e nella sua dignità da lui stesso e dalla sua equipe nel repar-to di Cure Palliative dell’Ospedale di Bolzano, citato anche dal quotidiano “Alto Adige” come il fiore all’occhiello della sanità altoatesina. Basta andare in visita ad un malato una sola volta per convincersene.

Poiché non vorremmo che si pen-sasse che ci siamo messi d‘impegno per accusare gli altri, in questo caso i medici, di non saper comunicare, ma proprio perché sappiamo benissimo quanto ciò sia difficile per tutti, abbia-mo iniziato da questa edizione due nuove rubriche: “Angolo dell‘ascolto” e “Parliamone insieme” con riflessioni sul modo migliore di entrare in rela-zione con chi ci è vicino (e più vicina è la persona, più difficile è comunicare!) nonché sugli errori che possiamo im-parare ad evitare.

Carla Leverato

AUTO AIUTOAUTO AIUTO

La medicina, nel corso degli ulti-mi decenni, ha realizzato grandi

conquiste, soprattutto ha straordi-nariamente aumentato la possibilità di prolungare la vita, rinviando il più possibile la morte.

La possibilità di sostituire funzioni vitali ha risolto grandi problemi clini-ci, ma ha aperto grandi quesiti etici e morali.

Abbiamo fatto di tutto per prolun-gare situazioni cliniche fino a qualche anno fa impensabili e per aggiunge-re anni alla vita e ed ora ci troviamo sempre più ad interrogarci sulla dignità e sulla qualità della vita, so-prattutto quando questa volge verso la fine.

La Medicina oggi è sempre più con-centrata sugli aspetti tecnici e sui par-ticolari ed ha gradualmente perso di vista l’uomo nella sua globalità. Anche la fase terminale della vita, che nel passato veniva vissuta nel conte-sto familiare, è divenuta parte di un processo medico-sanitario da cui la famiglia e molto spesso anche il ma-lato vengono esclusi, venendo così a perdersi la valenza umana ed esisten-ziale.

La Medicina propone solo alternati-ve tecnologiche, fredde e distaccate, che spaventano il malato per il carico di sofferenza che potrebbero compor-tare e lo portano quindi a rivendicare un diritto a morire. In questo pano-rama emergono i dilemmi relativi al-l’accanimento terapeutico ed all’euta-nasia, che testimoniano il fallimento della medicina intesa come alleanza tra medico e malato nella lotta contro la sofferenza.

Ma è proprio nel momento del con-fronto con la malattia che la persona ha invece necessità di vicinanza, di solidarietà e di accompagnamen-to, poiché chi è debole ed indifeso ha bisogno di avere al suo fianco chi lo aiuti a difendere la sua dignità e la qualità della vita.

Tuttavia non esistono due persone che abbiano le stesse idee in merito al significato di dignità e di qualità della

vita, poiché questi concetti variano in relazione a quanto ognuno di noi de-sidera per sé. Spetta quindi alla per-sona malata ed a lei sola il diritto di decidere quali trattamenti accettare e quali rifiutare. Vi sarà allora chi non è disposto a compiere un altro giro sul-la giostra della medicina, come direb-be Terzani, e chi invece, in cambio di un solo minuto di vita in più, sarebbe disposto ad accettare qualsiasi tratta-mento.

In una situazione così complessa è fondamentale che ognuno sia libe-ro di scegliere in base alle sue idee e che le scelte siano poi rispettate. La Costituzione stabilisce che la libertà dell’individuo è inviolabile (art. 13) e che nessuno può essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la sua vo-lontà (art.32). Lo stesso Codice Deon-tologico dei Medici impone il rispetto della volontà del paziente, che ha il di-ritto di rifiutare le cure che non ritiene accettabili.

Anche la Convenzione Europea per i Diritti del Malato ribadisce che nessun intervento sanitario può essere effet-tuato senza aver ottenuto preventiva-mente il consenso, che peraltro può essere in ogni momento revocato.

La situazione si complica nel caso in cui la persona non sia più in grado di

esprimere la sua volontà. In questo caso il medico deve sempre tener conto dei desideri precedentemente espressi, come stabiliscono il codice deontologico e la convenzione sopra citata. In tale direzione vanno anche i progetti di legge all’esame del Go-verno in tema di direttive anticipate, strumento che permette, in forma vo-lontaria, di disporre quali trattamenti accettare e quali rifiutare venendosi a trovare in una situazione di incapacità. Si tratta di un documento importante, ma molto complesso e che richiederà un lungo dibattito parlamentare per arrivare ad una soluzione priva di am-biguità per il malato e il medico.

Molto spesso i trattamenti medici che promettono di prolungare l’esi-stenza fisica portano con sé un gran-de carico di sofferenza. Rinunciarvi non equivale a scegliere la morte, ma comporta semplicemente la possibi-lità di affrontare in maniera diversa il tempo che rimane, in maniera più congrua alle proprie idee ed alla pro-pria dignità. E, indipendentemente dalla scelta, il malato ha il diritto di avere accanto a sé una equipe sani-taria che con competenza si prenda cura di lui e della sua famiglia.

Nel corso degli ultimi anni sono sta-te fondate numerose associazioni che

Diritti e dignità del malatoMassimo Bernardo

AUTO AIUTOAUTO AIUTO

hanno redatto Carte per la difesa dei diritti del malato, del morente, dell’an-ziano, contro il dolore inutile, ecc… poiché nella vita di tutti i giorni più che di una maggior autonomia deci-sionale i malati sentono il bisogno di ricevere un trattamento più adeguato alla propria condizione, di ricevere un conforto e una condivisione sul piano umano che aiutino ad affrontare la malattia.

Questa realtà emerge chiaramente in cure palliative in cui la dipendenza creata dalla malattia non viene inter-pretata come una diminuzione irre-parabile della dignità personale. La dignità è legata in modo significa-tivo ai rapporti tra gli esseri umani; degna di essere vissuta è la vita di chi riconosciamo come interlocutore, di

Il Signore vi benedica;riempia la vostra casa con la pace,

i vostri piedi con la danza,le vostre braccia con la forza,

le vostre mani con la tenerezza,i vostri occhi con il sorriso,

le vostre orecchie con la musica,le vostre labbra con la lode.Così vi benedica il Signore!

(Benedizione Irlandese)

La Presidente e il Direttivo dell’Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici augurano un lieto e sereno Natale.

chi possiede un ruolo nello scambio sociale quotidiano, di chi non è emar-ginato dalla rete dei rapporti umana-mente significativi.

Attualmente proprio l’assoluta in-adeguatezza delle cure nella fase ter-minale della vita spiega il vigore con cui si fanno sentire le voci dei soste-nitori di un diritto a morire. E queste verranno soffocate solo quando lo svi-luppo della medicina palliativa, in cui l’arte del prendersi cura delle persone non si esaurisce nel semplice tratta-mento dei sintomi fisici, ma nel dare attenzione anche alle esigenze psico-logiche, sociali e spirituali di chi soffre, non guadagnerà in ambito culturale e politico una diffusione sufficiente.

La dignità è legata all’immagine di sé che il paziente vede riflessa negli occhi di chi gli sta di fronte.

AUTO AIUTO Il Centro di

Salute Mentale non mi piace.

Sono costretta ad andarci perchè ho ancora

bisogno di farmaci. Non mi piace dover aspettare,

e ancor meno mi piace quel medico che mi tratta con

tono mieloso, dandomi del tu, come se fossi una

bambina deficiente.

Nel rispetto della propria dignità e della libertà

In Italia, grazie alla Legge di Riforma Psichiatrica n°180 del 13 maggio

1978, è stato possibile chiudere tutti i Manicomi Pubblici nei quali sono sta-te internate fino a 100.000 persone.

A trenta anni dalla Legge di Rifor-ma, dobbiamo lamentare scarti mol-to forti nell’offerta di servizi tra una Regione e l’altra; in troppi Dipartimenti di Salute Mentale le dotazioni organi-che, gli ambienti di lavoro, le capacità operative, sono del tutto inadeguate a garantire l’esercizio concreto del di-ritto alla salute mentale e degli altri diritti di cittadinanza e, talvolta, la stessa dignità della persona.

Con il presente Appello ci rivolgiamo alle Autorità politiche, alle Istituzioni, ai cittadini tutti affinché si affrontino con decisione i problemi della salute mentale.

LA LOTTA ALLO STIGMA

Stigma e pregiudizio sono figli del-l’ignoranza, si può combatterli se la società tutta saprà affrontare le que-stioni della salute mentale con la do-vuta consapevolezza e responsabilità. Ognuno, per la sua parte, con stru-menti formativi e informativi, può fa-vorire la cultura dell’accoglienza, della comprensione e della solidarietà.

LA PRESA IN CURA E IL DIRITTO ALLA SPERANZA DI GUARIGIONE

Partendo dalla qualificazione dei servizi per la salute mentale (centrali-tà del territorio con i centri di salute mentale operanti nelle 24 ore 7 giorni su 7) e degli stili operativi, con la par-tecipazione attiva degli utenti e dei “carers”.

IL DIRITTO AL CONSENSO INFORMATO

Gli utenti devono conoscere i vari percorsi che la salute mentale può offrire loro e hanno diritto di espri-mere un consenso libero e informato prima di qualunque intervento, anche farmacologico. Tutti devono essere messi in grado di esercitare il proprio diritto anche quando non sono nelle condizioni di farlo.

IL DIVIETO DELLA CONTENZIONE E IL CONTROLLO DELL’ABUSO FARMACOLOGICO

Nella maggioranza dei Servizi Psi-chiatrici di Diagnosi e Cura si legano le persone, si tengono le porte chiu-se a chiave, si fa un uso massiccio di psicofarmaci come unica risposta alla complessità della sofferenza e dei bisogni. La contenzione è violazione esplicita dei diritti umani in quanto azione lesiva della libertà e della di-gnità della persona. Fare a meno delle contenzioni e tenere le porte aperte nei luoghi di cura dovrebbe essere un obiettivo di qualità dei servizi.

I TRATTAMENTI SANITARI OBBLIGATORI

Non costituiscono la norma e quan-do strettamente necessari, devono essere attivati nel pieno rispetto della procedura indicata dalla Legge e nel rispetto della dignità della persona; trattandosi di un atto medico, devono essere gestiti da personale sanitario. Qualunque abuso deve essere perse-guito penalmente.

LA RESIDENZIALITÀ NELLA SALUTE MENTALE

Va condotta una seria e urgente in-dagine conoscitiva su tutte le strutture che accolgono persone con sofferen-za mentale e sulla forzata e prolun-gata istituzionalizzazione. Quando necessario, le persone devono poter sperimentare un percorso di cura e di ripresa in una struttura residenziale che abbia le caratteristiche di una civi-le abitazione, in piccoli gruppi di con-vivenza, a diversa intensità di assisten-

za sulla base dei bisogni individuali. Si devono prevedere inoltre progetti personalizzati di “abitare assistito”.

LA FORMAZIONE DEL PERSONALE

Secondo il Piano d’Azione sulla salu-te mentale per l’Europa (Conferenza di Helsinki), occorre “disporre di una forza lavoro competente ed efficace”. Il sapere trasmesso nei luoghi della formazione continua a rifarsi ad una cultura biologista, non dà informa-zioni sulle culture della psichiatria di comunità e non riconosce loro cittadi-nanza scientifica. Impostazioni rigide ignorano l’importanza della dimen-sione sanitaria, sociale e antropologi-ca nel disturbo mentale.

IL DEFINITIVO SUPERAMENTO DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI

Il passaggio in corso della sanità penitenziaria al servizio sanitario na-zionale conferisce, alle Regioni e ai Dipartimenti di Salute Mentale, una funzione e una responsabilità fonda-mentali nel trattamento dei pazienti psichiatrici autori di reato, consen-tendo così, finalmente, di poter fare a meno degli Ospedali Psichiatrici Giu-diziari. Riteniamo che questo sia un obiettivo di straordinaria importanza.

IL SOSTEGNO ALL’IMPRESA SOCIALE

Va potenziato il sostegno alle im-prese sociali che operano territorial-mente in accordo con i Dipartimenti di Salute Mentale che, più di altri, pos-sono facilitare i percorsi di ripresa ed emancipazione sociale delle persone con sofferenza mentale, con partico-lare riferimento alle cooperative di tipo b, che si occupano di inserimento lavorativo.

L’INTERDIZIONE, L’INABILITAZIONE E L’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO

Si sottolinea l’urgenza di procedere all’abrogazione della legge sull’Inter-dizione e Inabilitazione e al rafforza-mento dell’amministrazione di soste-gno che deve mantenere un carattere temporaneo.

In tutta la nostra provincia, con la collaborazione dei Distretti Socia-li, dei Centri di Salute Mentale e di alcune altre istituzioni sono state raccolte 232 firme.

AUTO AIUTO

Sono stata

molto ammalata. Stavo

malissimo. Ho avuto la fortuna di

incontrare un medico, una dottoressa con la

quale mi sono trovata bene. Mi ascoltava. Spesso

mi guardava negli occhi e così riusciva a capire come

stavo. Era sempre paziente e disponibile, anche nel cercare

e provare il farmaco più adatto. Dopo un periodo abbastanza

lungo, dopo avermi guardato negli occhi, mi ha consiglia-

to di interrompere le cure. Non ne avevo più bisogno. E

così è stato. Mi ha anche consigliato di continuare a

frequentare il gruppo di auto aiuto per persone de-

presse. Era informata della sua esistenza, si

interessava di quello che facevamo.

Il Centro di

Salute Mentale non mi piace.

Sono costretta ad andarci perchè ho ancora

bisogno di farmaci. Non mi piace dover aspettare,

e ancor meno mi piace quel medico che mi tratta con

tono mieloso, dandomi del tu, come se fossi una

bambina deficiente.

Quando ti sei sentito

rispettato nei tuoi diritti?

Che cosa ti aspetti, ti saresti aspettato

dal tuo medico?

Io invece non sono stata così fortu-

nata. Ho fatto due esperienze per me negative, inizialmente da una neurologa, poi

da uno psichiatra di un Centro di Salute Menta-le, dove con mio grande fastidio e disappunto tutti

conoscevano i miei problemi familiari. Poi sono stata ospitata al Centro di Bad Bachgart, dove ho finalmen-te incontrato uno psicologo che mi ha molto aiutata.

Non mi è facile definirne il motivo. Posso dire che mi sono sentita capita, accolta, accettata. Que-

stione di feeling?

Molte volte sono stata male, poche

volte veramente aiutata. Non mi hanno aiutata l‘atteggiamento giudicante – come se il

fatto di star male fosse colpa mia - la fretta, il non darmi nessuna spiegazione. Di che tipo di farmaci si

trattava? Quale la loro efficacia? Quali gli effetti collaterali? Per quanto tempo dovevo prenderli? E soprattutto: che cosa

avevo mai e perchè? Mi ha giovato invece essere considerata una persona sofferente e pertanto più sensibile e fragile del solito, che aveva bisogno di essere ascoltata ed anche di

delicatezza nell‘essere trattata. Qualcuno che capisse che stavo veramente male anche se io forse non

ne ero del tutto consapevole, tanto il mio star male era diventata una

situazione abituale.

Mi è stato più facile sop-

portare la malattia di mio

marito grazie alla premura di un

medico che mi informava sull‘an-

damento della malattia, sui farma-

ci ecc. - in pratica si interessava

anche di me, della mia paura,

della mia sofferenza.

AUTO AIUTO

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Vivere con un malato psichico

Vivere con un malato psichico è molto pesante. Lo so. Però mi devi

credere: per me, che sono il malato psichico, è per lo meno altrettanto pesante. Tu non sai come comportarti con me, nemmeno io con me stesso. Da parte mia non è stata una scelta, e anche io ne soffro.

Inizio con queste frasi una lettera che rivolgo a te, e ti prego, cerca di aver comprensione per tutti gli av-venimenti, i momenti, le reazioni, le dichiarazioni, i comportamenti poco comprensibili..., che spesso devi af-frontare al mio fianco. Anche per me

essi sono quasi sempre incompren-sibili. Spesso mi viene da piangere; e qualche volta ci riesco. Ma per favo-re, non pretendere da me che dopo mi debba andare meglio, che io non debba più essere triste o disperato. Tu sei forse capace di comandare alle tue emozioni? Prova ad esempio (se ci rie-sci) a smettere di essere felice!

CERCO LA PACE INTERIORE

Ci sono persone che pensano di tro-vare il proprio equilibrio interiore cer-cando di essere sempre occupate in qualche attività. Ti prego di credermi se ti dico che io trovo molto più facil-mente la calma se non salto da un’at-tività all’altra, ma piuttosto mi fermo a riposare, cerco di rilassarmi, mi do poco da fare. L’essere indaffarati può distogliere ed anche rimuovere, ma io non voglio più rimuovere il mio vissu-to quotidiano. Devo guardarlo negli occhi per poterlo affrontare.

ASCOLTAMI

Ho imparato a cercare le cause dei miei cupi pensieri. Solo così posso

capire meglio dove devo prestare at-tenzione, dove devo lavorare su di me e sulla mia situazione, dove ho biso-gno di tenere le distanze. Per favore non scambiare la ricerca di cause con la ricerca di colpa. Anche quando ti dico che tu con il tuo comportamento qualche volta ne sei stato il respon-sabile, non si tratta di un’accusa, ma di un chiarimento, con la preghiera di cambiare alcuni atteggiamenti o espressioni. So che è difficile cambia-re, ma ti prego di credere che molte tue frasi , anche se dette con le miglio-ri intenzioni, mi fanno molto male, e possono farmi ancor di più affondare nella mia disperazione (ho elencato alla fine alcune di queste frasi, e se vuoi, le possiamo esaminare insieme, così potrò dirti il mio punto di vista e quello che provo). Lasciami esprimere la mia opinione senza controbattere, senza dichiarare le tue buone inten-zioni. Per favore cerca di capire che i miei sentimenti sono spesso diversi dai tuoi.

GIOIE SEMPLICI

Vorrei richiamare la tua attenzione su una differenza veramente molto grande: le persone che non soffrono di un disagio psichico provano di so-lito un gran piacere nel vestirsi bene, nel preparare con cura la tavola o una stanza, nel cucinare e presentare bene una pietanza... qualche volta lo fanno per gli altri, un pochino però anche, grazie a Dio, per se stessi. Tu soffri se io nemmeno mi accorgo del tuo darti da fare; io soffro perché né gli abbel-limenti, né l’atmosfera riescono a toc-carmi, a dirmi qualcosa, a soddisfarmi. Me ne accorgo nei rari momenti in cui il mio cuore si apre. Io però vivo quasi sempre in un altro mondo.

UN ALTRO MONDO

Nel mio mondo molte cose sono diverse. Ad esempio se tu dici: ”Io sto bene se tu stai bene” - questa frase, detta sicuramente con buone inten-zioni, mi demoralizza, mi rende ancor di più disorientato e confuso, perché

mi sento come se ti avessi buttato ad-dosso la mia povertà di sentimenti - cosa che proprio non voglio - o come se io fossi il responsabile del tuo ben-essere.

Mi vengono anche in mente espres-sioni come “Sei tu che devi (voler) guarire”. Immagina di esserti rotta una gamba e di essere ingessato. Che cosa proveresti se ti dicessi: ”Mi sem-bra che te ne approfitti, col voler farti portare di qua e di là!” oppure: ”Per te dobbiamo avere sempre tutti i ri-guardi!”

La differenza fra una gamba e “un’anima spezzata” sta nel fatto che se per riuscire di nuovo a camminare con scioltezza ci vogliono settimane, per guarire l’anima ci vogliono anni.

MASCHERE

Mi costruisco maschere per poter sopravvivere: maschere verso il mon-do esterno con le sue gioie di com-pensazione, la sua apparente parte-cipazione, la sua insincera gentilezza, la sua indaffarata irrequietezza, la sua costante mancanza di tempo, le sue quasi sempre vuote parole.

Io mi difendo dietro questa masche-ra, perché non si veda la mia dispera-zione. Con pochissime persone oso spingere da parte questa maschera. Tu sei fra queste. Qualche volta mi apro: allora tu puoi guardare dentro la mia profonda oscurità. In questo caso ho un’unica, sincera, profonda preghiera: ascolta e accetta i miei sen-timenti, così come sono. Non negarli e contestarli. Se non accetti i miei sen-timenti, perché non li ritieni veri, non accetti nemmeno me.

Martin Achmüller

Controllati!Ma questo è normale!

Io so quello

che ti fa bene!

Devi lavorare su di te!

Passerà!

non vedi che

bel sole c’è fuori?

Setenestaisemprepercontotuo!

Devi soltanto pensare positivamente!

Perché non vai più spesso a passeggio?

Non fai altro che startene qui a casa seduta!

Stai meglio adesso?

fai più moto, più sport!

Questo succedea tutti!

Smettila un po’ con questa tristezza!

Deciditi a mostrare un’ espressione un po’ più lieta!

Sto bene se anche tu stai bene!

So esattamente di che cosa hai bisogno!

Voglio soltanto quello

che è meglio per te!

Ecco le frasi più frequenti (quelle che mi fanno tanto male perchè non mi sento capito)

Se avete bisogno di consulenza...

Non puoi mica starte

ne

sempre davanti al

televisore!

OGNI LUNEDì COLLOQUI PERSONALI IN VAL VENOSTA

Presso l’ospedale di Silandro (1 piano, camera 1006) vengono offerti colloqui personali gratuiti ogni lunedì dalle ore 17:00 alle ore 19:00.

Per un colloquio personale è ne-cessaria la prenotazione. Per ulte-riori informazioni:Ingeborg Forcher: 0473 624 558

AUTO AIUTO

10

AUTO AIUTO

E’ estate. Sono seduta ad un tavolino del

bar dove solitamente mi fermo per bere un

caffé e leggere il gior-nale. Un po’ più in là noto una si-

gnora con il viso improntato a grande sofferenza, atteggiato al pianto, ma dagli occhi non scendono lacrime. Il suo corpo è scosso da silenziosi sin-ghiozzi.

Mi si avvicina la proprietaria del bar e mi esprime la sua preoccupazione e il suo desiderio di consolare, o per lo meno di alleviare un po’ il dolore e la disperazione della signora. Le chiedo qualche spiegazione e mi racconta che soffre da tanto tempo di depres-sione. Nessuno sa che cosa fare. Le amiche si sono allontanate, semplice-mente per l’imbarazzo e il senso di im-potenza che provano nel non riuscire a rompere il muro di disperazione die-

tro al quale lei si rifugia. Sembra non volere (o non potere!) comunicare in nessun modo con nessuno. Ciò nono-stante riesce tutti i giorni ad uscire di casa per fare la spesa ed anche a fer-marsi al bar.

Che cosa si può fare? Per giorni mi è risuonata nella mente questa doman-da. Poi mi sono chiesta che cosa vorrei io dagli altri in una simile situazione, e che cosa non vorrei.

Allora ho ricordato, anche se tanti anni sono passati, la presenza silen-ziosa e il tocco leggero e gentile di una mano sul mio braccio in un mo-mento di grande dolore, e quanto ciò abbia contribuito a farmi sentire non più sola.

Ho ricordato anche quanto male mi abbiano fatto, in quella e in altre si-tuazioni, tutte le parole vuote, le fra-si consolatorie di circostanza... tutto quello che mi faceva sentire e capire

L’angolo dell’ascolto

- e quando si sta male le antenne di-ventano molto sensibili – che in realtà nessuno aveva voglia di stare lì con me, per un po’, in silenzio, che aveva-no tutti paura del mio dolore.

Pensiamo sempre di aver bisogno di tante parole per stare con l’altro, pa-role che servono spesso a nascondere l’imbarazzo per non saper che cosa fare, e nemmeno che cosa veramente dire, e intanto dimentichiamo il lin-guaggio silenzioso del corpo, quella presenza che si esprime in uno sguar-do, in una carezza, in un fermarsi an-che per brevissimo tempo per portare insieme l’uno il dolore dell’altro.

E voi, come vi piacerebbe che gli altri si comportassero quando state male?

E che cosa riuscite a fare e a dire quando incontrate qualcuno che sta male?

Carla Leverato

Parliamone insieme

Si avvicina il Natale e pro-prio adesso mia sorella, che

soffre di depressione, sta di nuovo peggiorando e di

molto anche. Mi sapete dire perché?

Succede a molte persone in autun-no, quando insieme con l’estate sparisce anche il caldo e le giornate si accorcia-no. Si sente il bisogno di calore e di luce, anche se spesso inconsciamente. Nelle persone depresse è più facile che au-menti il senso di solitudine e insicurez-za, di freddo, di paura, di disperazione.

Ma a Natale si festeggia tutti insieme, è diverso da tutti gli altri giorni... questo non dovrebbe soprattutto rallegrare?

Sono proprio le persone sensibili che avvertono il desiderio insoddisfatto di

una gioia che non venga mostrata este-riormente perché è festa, ma che si viva interiormente e riscaldi l’anima.

Vuol dire allora che tutti facciamo solo finta di essere felici?

Ci sono indubbiamente molte persone che in questo periodo riescono a trovare il tempo e il piacere di stare con gli altri. Ma le persone con sensibilità più accen-tuata si accorgono subito che manca loro qualcosa di più profondo.

Sotto sotto sanno molto bene che una gioia che si manifesta solo esteriormen-te ha basi poco solide e si esaurisce pre-sto. E’ diversa dalla gioia vera, quella che parte dall’interno, che è più stabile, ma non si programma a comando.

Quando la speranza si è spenta non basta a riaccenderla un messaggio di pace.

Ma allora che cosa posso fare perché il periodo natalizio non porti con sé in-vece di gioia oscurità, delusione, dispe-razione?

Prima di tutto, per favore, prenda sul serio quello che sua sorella dice di pro-vare. Veda anche se riesce a invitarla a parlare con qualcuno, con lei, in un gruppo di auto aiuto, da un terapeuta.

Se le riesce di esprimersi, allora non deve fare altro che ascoltarla. Le doni tempo, vicinanza, comprensione. La gioia non si accende col telecomando, e del resto nemmeno la tristezza. Può darsi che, per un breve periodo, sia utile anche un aumento della dose dei far-maci, naturalmente dopo averne par-lato col medico curante. Ma soprattutto non dimentichi che i sentimenti di sua sorella sono veri!

Martin Achmüller

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AUTO AIUTO

Alcune malattie psichiche si carat-terizzano ancor oggi – senza par-

lare della sofferenza del malato e dei suoi familiari – per la durata e l’accen-tuato rischio di ricadute, ed esse sono tra le malattie più diffuse.

I servizi psichiatrici in Alto Adige si sono trasformati negli ultimi decenni in centri di cura con offerte di tratta-mento differenziate. Il nostro sistema sanitario di assistenza ai malati psichi-ci si trova nuovamente, dopo evidenti progressi e miglioramenti, di fronte ad ulteriori grandi sfide.

Il diritto della persona sana alla par-tecipazione e alla indipendenza socia-le autodeterminata viene anche oggi pesantemente limitato, e qualche volta anche del tutto impedito dalla malattia mentale. Ciò av-viene soprattutto nel caso in cui la malattia psichica si presenti precocemente, e colpisca un giovane pri-ma della conclusione di una sistemazione profes-sionale, o quando la lun-ga durata di essa o frequenti r icadute p o r t i n o alla perdita del posto di la-voro, alla discrimi-nizzazione sociale se non addirittura al biso-gno di aiuto e di completa dipendenza dagli altri.

Con un ampio sostegno sia nella fase di superamento della malattia che in quella dell’affrontarla insieme con le sue conseguenze, la moderna psichiatria cerca di aiutare l’ammalato a realizzare le proprie aspirazioni, che sono quelle comuni ad ogni persona. In questo modo ciò a cui mira l’amma-lato è anche ciò a cui mira la moder-na psichiatria. In particolare possono

essere trattate e curate crisi e malattie acute, come oggi succede nella medi-cina generale.

Con la efficace combinazione di interventi medici, psicoterapeutici e riabilitativi, considerata oggi uno standard, si cerca di prevenire le rica-dute verso le quali molte malattie psi-chiche propendono, ed anche la loro cronicizzazione. Purtroppo la terapia non ha successo in tutti i casi e non sempre in misura sufficiente, e di con-seguenza viene vissuta da alcuni pa-zienti e dai loro familiari come non del tutto soddisfacente. La psichiatria non

è ancora in grado di compensare „minorazioni“ esistenti da lunga data al punto da far raggiungere alla maggioranza di questi ma-lati psichici una partecipazione sociale autonomamente decisa.

E’ perciò esigenza della psichiatria trasferire completamente le cono-scenze teoriche nella pratica, per mi-gliorare la prevenzione e in tal modo la situazione dei malati psichici. Una particolare importanza assume il modo in cui riusciamo ad assistere il malato psichico nel suo confrontarsi con la malattia, la sua durata e le sue conseguenze, in un sistema istituzio-nale e territoriale ben articolato di strutture complementari ospedalie-re ed ambulatoriali. Fa infine parte di questi diritti dare informazioni sul quadro sintomatico, sulla grande pos-sibilità di cura attualmente esistente, come pure sulle conseguenze sociali della malattia psichica, al fine di con-

trastare le discriminazioni sociali.

Per continuare a concretiz-zare in modo ottimale le

esigenze della psichiatria e della prevenzione anche in Alto Adige occorrono anche per il futuro idee, progetti e impegno per-sonale costruttivi e rea-listici.

Dobbiamo continuare

a portare obiettivi con-creti e soluzioni realistiche

di problemi in tutte le for-ze sociali che sono determi-

nanti nel campo d’azione della psichiatria, per far sí che le

effettive difficoltà della nostra realtà vengano

superate, affinchè al diritto del malato ad una partecipazione sociale autodeter-minata e a trat-tamenti di cura qualitativamente elevati venga data anche in futuro sufficien-te considerazio-ne.

Harald Tappeiner

Aiutaregliammalatiaottenereilrispettodeipropridiritti,chesonoquellicomuniadognipersona

La Giornata Mondiale della Salute Mentale

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AUTO AIUTO

Insiemenell‘arteperincontrarci

Il 10 ottobre si è svolta la Giorna-ta della Salute Mentale, ma già nei

giorni precedenti sei persone “parti-colari” camminavano insieme per le vie della città di Bolzano…

Il desiderio di trascorrere la Giornata della Salute Mentale insieme ai cittadi-ni ci ha fatte incontrare. Il desiderio di comunicare con i cittadini ci ha spinte a muoverci per le vie della città.

Abbiamo voluto farci conoscere e invitare i cittadini a riflettere sul pre-giudizio verso la persona che soffre psichicamente.

Lo abbiamo fatto in modo creativo.

Stefania Tardio

Fotos: Luca Dellantonio

I nostri corpi vestiti di nero, i nostri visi dipinti di bianco si sono mossi in armonia fra loro. Alcune di noi lavora-no presso il Servizio Psichiatrico, altre ne hanno avuto bisogno. Unite ci sia-mo messe in cammino fra la gente e con la gente. L’esterno la nostra meta. “Paura”, “vergogna”, “timore”, “solitudi-ne” sono alcune delle parole che ab-biamo urlato in coro alla popolazione. A queste parole i movimenti lenti dei nostri corpi hanno risposto in modo accogliente, senza giudizio e con fi-ducia dimostrando che pochi gesti possono donare calore e dignità alla persona umana.

Alcune persone ci guardavano, altre

passavano indifferenti, alcune intera-givano con noi, altre ci hanno deriso.

Per noi importante era “far pensare” e sentirci unite in una realtà esterna che porta sempre più le persone a di-fendersi e a sentirsi sole.

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AUTO AIUTO

E’ trascorso un anno da quando, in occasione della Giornata Mon-

diale della Salute Mentale 2007, l’As-sociazione ha segnalato all’opinione pubblica, alle istituzioni, ai politici, ai media, la grave carenza in Alto Adige di soluzioni abitative protette per ma-lati psichici gravi ed ha posto questo tema tra i punti di rilievo della propria attività.

Si sono, infatti, succeduti incontri con rappresentanti istituzionali, si è portato l’argomento in varie sedi e ricordiamo in particolare l’importante convegno sulla vulnerabilità del ma-lato, promosso nel novembre 2007 dal Comitato Etico Provinciale, cui la nostra Associazione ha aderito con l’AMA ed il Servizio Hospice della Ca-ritas.

Infine, lo scorso aprile 2008, l’As-semblea generale dei soci dell’Asso-ciazione nel contesto del rinnovo dei propri organi statutari ha approvato all’unanimità un documento in cui si denuncia il problema e si propongo-no anche dei criteri per possibili con-crete soluzioni.

Il nuovo Direttivo, eletto in tale oc-casione, ha fatto propria la mozione e si è impegnato a sostenere questa

richiesta. Riassumiamo di seguito i concetti

fondamentali del documento.A Bolzano e provincia esiste una ca-

renza di adeguate soluzioni abitative per l’accoglienza a tempo indetermi-nato di malati psichici, la cui gravità e/o cronicizzazione non consente di prevedere realisticamente un percor-so di autonomia. Si evidenzia, quindi, la necessità urgente di soluzioni abi-tative, che si configurino quali struttu-re residenziali a tempo indeterminato (“alloggi protetti” o “comunità allog-gio” analogamente a quanto esistente per i disabili), con presenza costante di operatori professionali che offra-no adeguato sostegno psicologico, attraverso interventi calibrati sulle possibilità e necessità di quei pazienti la cui condizione richiede situazioni progettualmente protette.

Nella lettera con cui si è trasmes-so questo documento ad autorità, istituzioni e mezzi di informazione si sottolineava la necessità di dare una risposta adeguata alle esigenze di questi malati, che, lungi dal ripristina-re soluzioni di esclusione sociale, assi-curi agli stessi il necessario intervento, segnalando come si tratti di persone il

A che punto siamo?Luce

cui numero risulta in progressivo au-mento ed il cui elevato livello di disa-gio psichico comporta un altrettanto elevato grado di sofferenza persona-le, con ricaduta familiare e sociale.

Chiediamo ora a quale punto sia la ricerca di queste soluzioni.

Sono pervenuti alla nostra sede messaggi di condivisione e sostegno dall’assessore provinciale Richard Theiner, che ha espresso come, nel-l’ambito del trattamento delle perso-ne con malattia psichica, sia desiderio di tutti trovare soluzioni durature ed il più possibile adeguate ai loro bisogni, e da parte del consigliere provinciale Andreas Pöder, che ha dichiarato la propria attenzione al problema.

Cogliamo l’occasione per ringraziare di queste affermazioni che ci confor-tano nella nostra azione, ma anche per ribadire che se non ci sarà la sen-sibilità dei politici, delle istituzioni e delle amministrazioni locali nel rico-noscere il problema e se non ci sarà un impegno per individuarne le solu-zioni, non ci sarà ancora una risposta concreta a chi si trova in uno stato di grave sofferenza e ha bisogno di solu-zioni urgenti.

L’Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici ha una nuova

presidente: da maggio infatti Siglin-de Jaitner succede a Margit Morini. “Possiamo solo ringraziare la presi-

dente uscente per il suo instancabile impegno a favore dei malati psichici e dei loro familiari nonché del prezioso lavoro per far crescere l’associazione”, ha sottolineato Theiner.

Jaitner, che lavora al distretto so-ciale di San Leonardo in Passiria, ha informato l’assessore sui compiti e gli obiettivi dell’associazione, gestita sulla base del volontariato. Un’atten-zione particolare sarà dedicata all’as-sistenza e alla sistemazione di malati cronici, ha detto la presidente. Un im-pegno che ha incontrato il sostegno dell’assessore Theiner e del direttore

dell’Ufficio provinciale distretti sani-tari, Alfred König.

“Ogni misura che può aiutare i fami-liari di malati psichici, aiuta gli stessi malati”, ha sottolineato Theiner ricor-dando il lavoro della Giunta provin-ciale volto a creare le condizioni per un’assistenza ottimale dei malati psi-chici. “In questo quadro l’impegno del volontariato è una presenza fonda-mentale, un valore insostituibile”, ha concluso Theiner.

Siglinde Jaitner incontra l’assessore Richard TheinerUfficio Provinciale - pf

Foto: UP

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AUTO AIUTO

L’efficacia dell’auto aiuto e le pos-sibilità di potenziarlo e sostener-

lo sono stati al centro del convegno “Auto aiuto come risorsa - efficacia e necessità” che si è svolto il 12.09.08 al Centro Pastorale di Bolzano, organiz-zato dal Servizio per gruppi di auto aiuto.

Erano presenti oltre 170 persone, tra partecipanti ai gruppi di auto aiuto, operatori e professionisti dall’Italia e

dall’estero, rappresentanti locali del settore sociale e sanitario e tutte le persone interessate.

La prima parte del Convegno era dedicata all’efficacia dell’auto aiuto. Ruth Herzog Diem, psicoterapeuta svizzera, ha parlato dell’auto aiuto come un esempio per gestire la pro-pria vita in modo autonomo. “Tra gli effetti rilevanti dell’auto aiuto sul pia-no della salute vi sono la capacità di gestire meglio una situazione critica, meno isolamento sociale grazie alle attività che i gruppi intraprendono ed ai contatti tra pazienti e personale medico-sanitario. Perché l’auto aiuto funzioni c’è bisogno di un appoggio strutturale come quello offerto dai Servizi per gruppi di auto aiuto.”

In seguito hanno preso la parola an-che i “diretti esperti”: rappresentanti del gruppo di auto aiuto “Fallschirm” per persone che hanno subito lesioni cerebrali da ictus o trauma cranico e dei gruppi “Hands” per alcolisti e fa-

miliari di alcolisti hanno raccontato la loro esperienza sull’efficacia dell’auto aiuto.

Durante il Forum ben 109 gruppi di auto aiuto si sono messi a disposizio-ne di interessati, esperti e dei media per offrire informazioni e materiale illustrativo sulla loro attività. Questo spazio - che ha suscitato un grande in-teresse tra i partecipanti al convegno

- è stato pensato per far conoscere le realtà dell’auto aiuto da vicino e per poter instaurare un contatto con loro.

La seconda parte del Convegno è stata dedicata alle necessità dell’au-to aiuto. Massimo Cecchi, psicologo presso l’Azienda sanitaria di Firenze e membro del Coordinamento regiona-le toscano dei gruppi di auto aiuto, ha

illustrato le condizioni necessarie per i gruppi di auto aiuto per poter lavora-re bene: per esempio uno spazio gra-tuito dove incontrarsi e l’opportunità di usare il telefono gratuitamente o con poca spesa. Essenziale anche l’ap-poggio offerto dal Servizio per gruppi di auto aiuto che può offrire sostegno nelle pubbliche relazioni, nella fase di avvio di un gruppo e per gli aspetti di contenuto formulati dai gruppi, ag-giornamenti e corsi sul tema. La colla-borazione tra gruppi di auto aiuto ed esperti del settore sociale e sanitario dovrà essere curata e sviluppata da ambedue le parti in modo continua-tivo.

Il primario dott. Roger Pycha ha mo-derato quindi la tavola rotonda, in cui rappresentanti dell’amministrazione provinciale, di gruppi di auto aiuto e di servizi socio-sanitari sono inter-venuti sul sostegno per l’auto aiuto. Ingeborg Forcher e Carla Leverato in qualità di rappresentanti dell’auto aiuto, Enrica Dal Negro, Erwin Demi-chiel e Michaela Taibon per i servizi socio-sanitari e Luciana Fiocca come rappresentante dell’amministrazione provinciale hanno sottolineato l’im-portanza e la necessità della collabo-razione tra gruppi di auto aiuto e ope-ratori socio-sanitari. Condizione per la cooperazione è quella di conoscersi, stimarsi e riconoscersi. Gli operatori dovrebbero conoscere meglio l’auto aiuto come risorsa, mentre i gruppi stessi dovrebbero rivolgersi attiva-

Convegno: “Auto aiuto come risorsa - efficacia e necessità”Federazione Provinciale delle Associazioni Sociali - Servizio per gruppi di auto mutuo aiuto

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AUTO AIUTO

mente agli operatori dei ser-vizi socio-sanitari. Georg

Leimstädtner, diretto-re della Federazione delle Associazioni

Sociali, ha sostenu-to che ciò contribui-

rebbe certamente anche affinché l’ampio effetto delle

attività di auto aiuto venga rafforzato e compreso dalla società come ap-proccio integrativo nel caso di situa-zioni problematiche o malattie. Irene Gibitz del Servizio per gruppi di auto aiuto ha concluso il convegno sotto-lineando l’importanza di rafforzare in

modo regolare e continuo i gruppi di auto aiuto nella nostra provincia, di sostenerli nei modi possibili per far sì che possano svolgere al meglio la loro attività e la loro funzione.

Considerazione conclusiva:La giornata stessa è stata organiz-

zata e strutturata perfettamente da Irene Gibitz, Julia Kaufmann, Simonetta Terzariol, Georg Leim-städtner e Roger Pycha; con la loro presenza hanno fatto capire che sono informati perfettamente su ciò che accade...

una parte importantissima nell’assistenza del malatouna risorsa sanitaria e sociale non professionale di fonda-mentale utilità e efficaciaun programma per il benes-sere della comunitàun risparmio notevole di risorse, soldi, lavoro... inoltre rafforzano le risorse del malatofavoriscono la possibilità di attività socialirendono più mirato il ricorso all’assistenza professionalesollecitano un diverso modo di concepire la “salute”

I VANTAGGI:

gli incontri sono liberici si aiuta a vicendasi è accomunati da uno stes-so problemaci si capisce, si condivide il vissuto degli altri il dialogo è molto importan-te – solitamente trova trop-po poco spazio (mancanza di

tempo degli operatori, mancanza

di coraggio del paziente?)

I PROBLEMI:

richiedono un impegno per-sonale, più faticoso all’ inizionon è adatto a tutte le perso-ne (quali sono i criteri?)

il ricambio di partecipanti è sempre utile e si impara ad adattarsi alla quotidianità

•••

c’è bisogno di un facilitatore per “facilitare“ la conoscen-za e la comunicazione nel gruppoin un ospedale è capitato di avere più informazioni dalle donne di pulizia che non dagli operatori!!! finanziamento indiretto (tramite la Federazione?)

Nonostante il fatto che in provincia esistano più di 200 gruppi di auto-aiuto, essi

SoNo PoCo Noti:

agli interessatiagli operatori/medici agli amministratori/ai politici alla popolazione

••••

Dalle testimonianze dei partecipanti risulta che i gruppi di auto aiuto sono...

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AUTO AIUTO

di 2 ore di assistenza. La gravità della situazione viene valutata in base al bi-sogno di assistenza da parte di terzi. Nel nuovo assegno di cura vengono conglobati, quando ci siano, i vec-chi contributi (accompagnamento e ospedalizzazione), per cui la persona riceve un assegno unico:

Da tener presente che la 4a fascia corrisponde ad un bisogno di assi-stenza di 24 ore su 24 durante il gior-no e la notte.

Le persone che ricevevano già uno dei vecchi contributi hanno diritto al nuovo assegno di cura dal 1 luglio 2008, ovvero dall’entrata in vigore della legge. Per il primo pagamento dell’assegno di cura passano al mas-simo due mesi dal momento della valutazione. In ogni caso gli importi vengono calcolati dal mese successi-vo alla presentazione della richiesta. Questo per quanto riguarda l’assisten-za domiciliare. Le persone che vivono in struttura riceveranno l’assegno di cura dal 1 gennaio 2009.

DEVO PRESENTARE LA DOMANDA PER LA PRIMA VOLTA

Le nuove domande vanno conse-gnate al Distretto Sociale di apparte-nenza o ad uno dei patronati presenti sull’intero territorio provinciale. Alla domanda va allegato un certificato del proprio medico di base – dal qua-le occore recarsi per prima cosa – re-datto su un modulo apposito, a dispo-sizione di ogni medico.

La procedura è uguale per ogni ge-nere di non autosufficienza.

Entro 30 giorni avrà luogo la visita, a domicilio, del “team” di valutazione: si tratta di due persone, un infermiere e un operatore sociale che normalmen-te si intrattengono con l’assistito, con i familiari, con la persona che più di

1a fascia € 510,002a fascia € 900,003a fascia € 1.350,004a fascia € 1.800,00

informazioni:www. sozialring.itwww.provincia.bz.it/Sozialwesen/index_i.htm

La legge provinciale sulla non auto-sufficienza è entrata in vigore il 1

luglio scorso. E’ ancora quindi molto presto per individuare e valutare tutti gli effetti che questa nuova regola-mentazione dell’assistenza domici-liare avrà sulla realtà quotidiana di migliaia di persone - sarà per tutti un cambiamento epocale.

Il cambiamento, però, può avere una valenza positiva o negativa. Tocca a noi trasformarlo in un’occasione di crescita con una ricaduta favorevole nel tessuto sociale del nostro territo-rio.

MA CHE COSA PREVEDE LA LEGGE?

I fondamenti della nuova legge, al-meno in parte, ormai sono conosciuti: l’obiettivo è permettere ad ogni per-sona che abbia bisogno di un piccolo o grande sostegno (persone anziane, giovani e non con disabilità fisica, psi-chica o entrambe) di rimanere nella propria casa, fra le proprie cose, con le abitudini ed i contatti di una vita.

In questo senso le nuove agevola-zioni economiche previste per le fa-miglie, che in molti casi – non in tutti – risultano più alte di quanto venga già percepito secondo le vecchie norma-tive (assegno di accompagnamento e assegno di cura a domicilio) possono davvero offrire un’alternativa valida al ricovero in una struttura.

L’importante è che la famiglia com-prenda e accetti la possibilità di entra-re, con nuove possibilità, anche eco-nomiche, in un circuito di assistenza strutturata, qualificata, garantita. Se il nuovo assegno di cura dovesse talora risolversi nel ricorso esclusivo al lavo-ro nero o non qualificato, avremmo perso tutti, in primo luogo le persone da assistere, alle quali un’assistenza “così così” toglie prospettive di auto-nomia o anche solo di stabilizzazione della situazione esistente.

I NUOVI LIVELLI E LE RELATIVE CIFRE...

Secondo la legge ha diritto all’asse-gno di cura la persona che abbia biso-gno quotidianamente di un minimo

Interventi per la non autosufficienzaLorena Gavillucci

altri cura l’assistenza.Successivamente, la comunicazione

sul risultato della valutazione arriverà, sempre a casa, direttamente da parte della Provincia.

A QUESTO PUNTO COSA SUCCEDE?

L’assegno di cura può venir corrispo-sto interamente in contanti o, in par-te, in “buoni” di assistenza.

I buoni devono venir utilizzati entro ogni mese, altrimenti vanno persi. Possono essere “spesi”, per assistenza semplice o qualificata, con le stesse modalità, presso i servizi domiciliari dell’ente pubblico o presso gli enti gestori privati no profit (cooperative e associazioni) accreditati dalla Pro-vincia e convenzionati con i Servizi sul territorio.

Presso le stesse organizzazioni possono essere acquistate ore di as-sistenza semplice e qualificata „con-venzionate“: ovvero, la famiglia paga secondo il calcolo della tariffa effet-tuato dal Distretto sociale.

Le ore di assistenza – organizzate nel modo più adeguato alle necessità in-dividuali dal coordinatore tecnico dei Servizi o degli altri enti - si riferiscono all’aiuto a domicilio (cura della per-sona e della casa) e all’accompagna-mento (commissioni, frequentazione di centri diurni o di laboratori o altro).

Naturalmente, la famiglia può spen-dere l’assegno di cura (a parte i buoni) anche in modo autonomo, promuo-vendo da sé forme di assistenza infor-male, ad esempio con l’assunzione di un’assistente familiare „badante“.

In questi casi è necessario che le cose vengano fatte sempre in regola, altrimenti l’assistenza informale va a scapito della qualità del servizio reso e della serenità di tutti.