Auguri Luci e canti da toccare nella notte · 2019-11-22 · 10 11 testo di Maria Vago, disegni di...
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Una tradizione che affondain una notte di neve“ ”
San Nicola, che fu vescovo di Mira, in Turchia,intorno all’anno 300, passando per Sanct
Nicolaus è diventato Santa Claus, cioè BabboNatale. Perché è stato scelto proprio lui perportare i regali? Perché durante la sua esistenzareale dimostrò di essere molto generoso e di voler bene ai bambini.E allora proviamo a immaginarlo, questo santovescovo, che arranca nella neve perché deveconsegnare i regali ai bambini che vivono in un paesello in alta montagna. Si è fatto tardi e il buio della sera scendeprepotente giù dalle cime. La neve bianca non ce la fa a sconfiggerlo. Avanzare diventa sempre più difficile.I piedi affondano ad ogni passo. Il vento sollevamulinelli di neve e gonfia le sue ampie vesti. San Nicola si calca in testa più che può la mitria,che è il cappello dei vescovi, e pensa “L’annoprossimo mi metto in testa un berretto di lana,un caldo, lungo berretto di lana, altroché!”.Il sacco con i regali diventa sempre più pesante.Il passo sempre più lento e stanco. Il santo del resto ha ormai una certa età.Pensa anche: “L’anno prossimo mi farò aiutare da una brava bestia, docile e robusta, meglio se abituata a muoversi nelle regioni fredde”. Ora però è solo. Solo nella notte buia e tempestosa.
Intanto nel villaggio aggrappato alla montagna ibambini cominciano a preoccuparsi. Aspettano iregali con impazienza e l’attesa si è fatta lunga.Sono riuniti tutti a casa di Lena e stanno con inasi appiccicati alle due finestre, però oltre i vetrinon si vede che buio. In testa i pensieri turbinanocome i fiocchi di neve.- Forse si è perso. - Forse è caduto.- Ha rotto una gamba!- Ha rotto i regaIi!- Andiamo a cercarlo!
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Un biglietto fatto amano è un bel modoper fare gli auguri di Natale.Sarà un bigliettinomolto originale: da leggere eguardare maanche da sfiorare.
Auguri da toccare
Ti serve:• Forbici, acquarelli,cartoncino bianco,colla vinilica.
Come si fa:• Usando il flaconedella colla come sefosse un pastellogigante, lascia cadereun filo sul cartoncinotracciando dei motiviornamentali o deidisegni natalizi.
• Lascia asciugare la colla, poi passa con il colore. La carta lo assorbirà, mentre la colla rimarrà bianca.
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Luci e canti nella notte
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- Ha bisogno di noi!- Fa freddo… non si vede niente!- Ci copriamo bene e prendiamo le lanterne. Poco dopo una fila di bambini lascia il calducciodella casa e si avventura nella notte. Ognunoporta una lanterna. San Nicola vedràsicuramente quel corteo luminoso. Però, peressere più sicuri, e anche per tenere lontana la paura che stringe un po’ lo stomaco, i bambinisi mettono a cantare. Finita una canzone ne cominciano un’altra e un’altra ancora…
E il santo vescovo intanto che fa? Ha trovatorifugio sotto una roccia e lì aspetta, tremando di freddo, che la tormenta si plachi almeno un poco. Poi si rimetterà in cammino, anche se non è sicuro di essere sulla via giusta. - Questa volta mi sono proprio perso – sospira. Ai suoi piedi giace, semisepolto, il sacco con i regali.Ma ecco che una melodia raggiunge le sueorecchie. No… è solo il sibilo del vento. E inveceè proprio una canzone quella che sente.
Le voci acute dei bambini sono sempre piùvicine. Poi da dietro un boschetto spunta una filadi luci. Che visione meravigliosa! Per unmomento il vescovo pensa di essere in Paradiso.Qualcuno lo chiama: - San Nicola, dove sei? - Qui! Sono qui! – grida il santo.- È laggiù! Laggiù!Tutti i bambini si affrettano in quella direzione e le lanterne saltano e ballano lanciando intorno scie luminose.
A questo punto la storia è ben indirizzata versoun lieto fine. Infatti i bambini accompagnarono il santo al villaggio e lì ebbero i loro regali (che non si erano rotti). - Il sacco è un po’ piccolo – gli fece notare Caterì. Gli altri bambini la guardarono con aria di rimprovero e Guido sbottò: - Più grandesarebbe troppo pesante. Non vedi che san Nicolaè vecchio? - Potrebbe usare una slitta – replicò Caterì. – In un sacco più grande ci starebbero più regali.- Ci penserò – disse il santo.
L’idea del vestito rosso, invece, venne a qualcunaltro, molto molto più tardi. E chissà se sanNicola è contento di quel cambio d’abito che lorende forse più allegro, ma un po’ meno santo.
Dopo aver distribuito i regali, San Nicola ebbeuna tazza di latte caldo e un paio di scarponifoderati di lana grazie ai quali i suoi piedi, nel viaggio di ritorno, si mantennero caldi e asciutti. E da quel giorno, anzi da quella notte,ogni Natale i bambini del villaggio preserol’abitudine di andare di casa in casa reggendolanterne e cantando dolci canzoni. Era una cosa molto bella che presto copiaronoanche i villaggi vicini e poi i villaggi un po’ più lontani. E la tradizione ancora è viva da qualche parte, lassù tra le montagne, e fa felici i grandi, i bambini e il santo vescovo Nicola.
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- Ha bisogno di noi!- Fa freddo… non si vede niente!- Ci copriamo bene e prendiamo le lanterne. Poco dopo una fila di bambini lascia il calducciodella casa e si avventura nella notte. Ognunoporta una lanterna. San Nicola vedràsicuramente quel corteo luminoso. Però, peressere più sicuri, e anche per tenere lontana la paura che stringe un po’ lo stomaco, i bambinisi mettono a cantare. Finita una canzone ne cominciano un’altra e un’altra ancora…
E il santo vescovo intanto che fa? Ha trovatorifugio sotto una roccia e lì aspetta, tremando di freddo, che la tormenta si plachi almeno un poco. Poi si rimetterà in cammino, anche se non è sicuro di essere sulla via giusta. - Questa volta mi sono proprio perso – sospira. Ai suoi piedi giace, semisepolto, il sacco con i regali.Ma ecco che una melodia raggiunge le sueorecchie. No… è solo il sibilo del vento. E inveceè proprio una canzone quella che sente.
Le voci acute dei bambini sono sempre piùvicine. Poi da dietro un boschetto spunta una filadi luci. Che visione meravigliosa! Per unmomento il vescovo pensa di essere in Paradiso.Qualcuno lo chiama: - San Nicola, dove sei? - Qui! Sono qui! – grida il santo.- È laggiù! Laggiù!Tutti i bambini si affrettano in quella direzione e le lanterne saltano e ballano lanciando intorno scie luminose.
A questo punto la storia è ben indirizzata versoun lieto fine. Infatti i bambini accompagnarono il santo al villaggio e lì ebbero i loro regali (che non si erano rotti). - Il sacco è un po’ piccolo – gli fece notare Caterì. Gli altri bambini la guardarono con aria di rimprovero e Guido sbottò: - Più grandesarebbe troppo pesante. Non vedi che san Nicolaè vecchio? - Potrebbe usare una slitta – replicò Caterì. – In un sacco più grande ci starebbero più regali.- Ci penserò – disse il santo.
L’idea del vestito rosso, invece, venne a qualcunaltro, molto molto più tardi. E chissà se sanNicola è contento di quel cambio d’abito che lorende forse più allegro, ma un po’ meno santo.
Dopo aver distribuito i regali, San Nicola ebbeuna tazza di latte caldo e un paio di scarponifoderati di lana grazie ai quali i suoi piedi, nel viaggio di ritorno, si mantennero caldi e asciutti. E da quel giorno, anzi da quella notte,ogni Natale i bambini del villaggio preserol’abitudine di andare di casa in casa reggendolanterne e cantando dolci canzoni. Era una cosa molto bella che presto copiaronoanche i villaggi vicini e poi i villaggi un po’ più lontani. E la tradizione ancora è viva da qualche parte, lassù tra le montagne, e fa felici i grandi, i bambini e il santo vescovo Nicola.
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