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AGRICOLTURA E MONTAGNA IN PROVINCIA DI TORINO a tutto campo ANNO III°-NUMERO 5 Settembre - Ottobre 2004 a cura dell’ Assessorato Agricoltura, Montagna, Sviluppo Rurale e Tutela Fauna e Flora Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 n.5 Settembre - Ottobre 2004 D.C. di Torino Marco Bellion Assessore Agricoltura, Montagna Sviluppo Rurale e Tutela Fauna e Flora Editoriale SICCITÀ: LA PROVINCIA HA FATTO IL SUO DOVERE S embra che siano final- mente in arrivo i fondi per il rim- borso dei danni da siccità dell’e- state 2003. La Regione sta infatti perfezionando l’operazione di mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti che consentirà di ripartire, speriamo en- tro fine anno, le risorse tra le province in- teressate. Gli Uffici della Provincia di Torino hanno ricevuto, nei primi mesi di quest’anno, circa 3.500 richieste d’intervento per un importo previsto di 35 milioni di euro, da parte dei 260 comuni ai quali erano state presentate tra fine 2003 e inizio 2004. Dato l’elevato numero di domande per- venute è stato predisposto un program- ma informatico per la registrazione e l’istruttoria di tutte le richieste. Nell’ipotesi che i fondi necessari potessero arrivare in tempi brevi, si è fatto un grande sforzo per ultimare il caricamento dei dati entro la fine di maggio. L ’istr uttoria delle domande, contr ariamente a quanto ripor tato da taluni organi di stampa, è stata com - pletata nel mese di giugno , seguendo le indicazioni fornite dalle Commissioni comunali che, in molti casi, hanno fatto un ottimo lavoro, esaminando attentamente tutti i dati dichiarati. Da allora (giugno) si è rimasti in attesa delle risorse per avviare l’emissione dei provvedimenti di concessione. Va precisato che una recente comuni- cazione della Regione, pervenuta il 22 ottobre scorso, informa che gli aiuti comunitari quali i pagamenti PAC non devono essere considerati ai fini della concessione dei rimborsi e invita a definire l’istruttoria secondo queste nuove indicazioni. Tutto ciò va a LE MALATTIE DA DEBELLARE DOSSIER CASTAGNO FORMAZIONE Le possibilità per le imprese A TUTTO BIO Gli afidi delle colture orticole Fare squadra per la nostra agricoltura Gottero in occasione dell’audizione richiesta alla V^ Commissione Consi- liare, per parlare anche degli interventi per danni da siccità, che si è tenuta il 28 ottobre scorso presso la Sala Consiglieri della Provincia di Torino. In ogno caso, nel prossimo numero, avre- mo senz’altro modo di informare i lettori di a tutto campo circa gli sviluppi della situazione, le scelte fatte dalla Regione e le conseguenti ricadute sulle imprese agricole interessate. cessione di prestiti quinquennali in luogo dei contributi a fondo perduto. Occorre ancora considerare che se, come sembra, la Regione metterà a dispo- sizione i fondi necessari a fine novem- bre o inizio dicembre, si corre il rischio di non poterli iscrivere in bilancio e, di conseguenza, di non potere effettuare i pagamenti fino a marzo. In questo senso c’è attesa e preoccupazione per le comunicazioni che la Regione si appres- ta ad inviare alle Province, considerato che siamo ormai ad oltre un anno di distanza dalla cessazione dell’evento. Tutto ciò è stato puntualmente riferito al Presidente della Coldiretti Carlo indubbio vantaggio delle imprese agri- cole danneggiate, e di questo ovvia- mente ci rallegriamo, ma ha comporta- to la necessità di sviluppare nuova- mente tutti i conteggi poiché le indi- cazioni fornite in precedenza dalla stes- sa Regione erano l’esatto opposto. Sap- piamo inoltre che le somme prelevate dal Fondo di Solidarietà Nazionale, e assegnate dal Ministero alla Regione, non sono sufficienti per soddisfare tutte le richieste pervenute. Questo imporrà alla Regione di stabilire delle priorità o di “spalmare” proporzionalmente le risorse su tutte le richieste ritenute ammissibili, o ancora prevedere la con- PRESENTATO IL VOLUME “GLI ANTICHI MAIS DEL PIEMONTE” Il Salone del Gusto è stata la ghiotta occasione per pre- sentare la pubblicazione “Gli antichi mais del Piemonte”. Così, venerdì 22 ottobre, un gruppo di produttori, trasfor- matori ed esperti del settore, ha ascoltato dalla viva voce degli autori il percorso che ha portato a questa opera. Un’ot- tantina di pagine ricche d’im- magini e di dati, per conoscere la storia, le leggende, le carat- teristiche e la diffusione in ambito provinciale e regionale dei principali vecchi ecotipi di “granturco” da polenta, entrati recentemente nel Paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino. È possibile richiedere una copia della pubblicazione, rivolgendosi al Servizio Agricoltura o al Centro di Riferimento per l’Agricol- tura Biologica di Bibiana.

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AGRICOLTURA E MONTAGNA IN PROVINCIA DI TORINO

atuttocampo

A N N O I I I ° - N U M E R O 5 Settembre - Ottobre 2004

a cura dell’ Assessorato Agricoltura, Montagna, Sviluppo Rurale e Tutela Fauna e Flora

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 n. 5 Settembre - Ottobre 2004 D.C. di Torino

Marco BellionAssessore Agricoltura, Montagna SviluppoRurale e Tutela Fauna e Flora

Editoriale

SICCITÀ:LA PROVINCIA HA FATTO IL SUO DOVERE

S e m b r ache sianof i n a l -

mente in arrivo ifondi per il rim-borso dei dannida siccità dell’e-state 2003. La Regione sta

infatti perfezionando l’operazione dimutuo con la Cassa Depositi e Prestitiche consentirà di ripartire, speriamo en-tro fine anno, le risorse tra le province in-teressate. Gli Uffici della Provincia diTorino hanno ricevuto, nei primi mesidi quest’anno, circa 3.500 richiested’intervento per un importo previsto di35 milioni di euro, da parte dei 260comuni ai quali erano state presentatetra fine 2003 e inizio 2004.Dato l’elevato numero di domande per-venute è stato predisposto un program-ma informatico per la registrazione el’istruttoria di tutte le richieste.Nell’ipotesi che i fondi necessaripotessero arrivare in tempi brevi, si èfatto un grande sforzo per ultimare ilcaricamento dei dati entro la fine dimaggio. L’istruttoria delle domande,contrariamente a quanto riportato dataluni organi di stampa, è stata com-pletata nel mese di giugno, seguendo leindicazioni fornite dalle Commissionicomunali che, in molti casi, hannofatto un ottimo lavoro, esaminandoattentamente tutti i dati dichiarati. Daallora (giugno) si è rimasti in attesadelle risorse per avviare l’emissione deiprovvedimenti di concessione.Va precisato che una recente comuni-cazione della Regione, pervenuta il 22ottobre scorso, informa che gli aiuticomunitari quali i pagamenti PAC nondevono essere considerati ai fini dellaconcessione dei rimborsi e invita adefinire l’istruttoria secondo questenuove indicazioni. Tutto ciò va a

LE MALATTIE DA DEBELLAREDOSSIER CASTAGNO

FORMAZIONELe possibilitàper le imprese

A TUTTO BIOGli afidi dellecolture orticole

Fare squadra per la nostra agricolturaGottero in occasione dell’audizionerichiesta alla V^ Commissione Consi-liare, per parlare anche degli interventiper danni da siccità, che si è tenuta il28 ottobre scorso presso la SalaConsiglieri della Provincia di Torino.In ogno caso, nel prossimo numero, avre-mo senz’altro modo di informare i lettoridi a tutto campo circa gli sviluppidella situazione, le scelte fatte dallaRegione e le conseguenti ricadute sulleimprese agricole interessate.

cessione di prestiti quinquennali inluogo dei contributi a fondo perduto.Occorre ancora considerare che se, comesembra, la Regione metterà a dispo-sizione i fondi necessari a fine novem-bre o inizio dicembre, si corre il rischiodi non poterli iscrivere in bilancio e, diconseguenza, di non potere effettuare ipagamenti fino a marzo. In questosenso c’è attesa e preoccupazione per lecomunicazioni che la Regione si appres-ta ad inviare alle Province, consideratoche siamo ormai ad oltre un anno didistanza dalla cessazione dell’evento.Tutto ciò è stato puntualmente riferitoal Presidente della Coldiretti Carlo

indubbio vantaggio delle imprese agri-cole danneggiate, e di questo ovvia-mente ci rallegriamo, ma ha comporta-to la necessità di sviluppare nuova-mente tutti i conteggi poiché le indi-cazioni fornite in precedenza dalla stes-sa Regione erano l’esatto opposto. Sap-piamo inoltre che le somme prelevatedal Fondo di Solidarietà Nazionale, eassegnate dal Ministero alla Regione,non sono sufficienti per soddisfare tuttele richieste pervenute. Questo imporràalla Regione di stabilire delle priorità odi “spalmare” proporzionalmente lerisorse su tutte le richieste ritenuteammissibili, o ancora prevedere la con-

PRESENTATO IL VOLUME “GLI ANTICHI MAIS

DEL PIEMONTE”

Il Salone del Gusto è stata la ghiotta occasione per pre-sentare la pubblicazione “Gliantichi mais del Piemonte”.Così, venerdì 22 ottobre, ungruppo di produttori, trasfor-matori ed esperti del settore,ha ascoltato dalla viva vocedegli autori il percorso che haportato a questa opera. Un’ot-tantina di pagine ricche d’im-magini e di dati, per conoscerela storia, le leggende, le carat-teristiche e la diffusione inambito provinciale e regionaledei principali vecchi ecotipi di “granturco” da polenta, entrati recentemente nel Paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino. È possibile richiedere una copia dellapubblicazione,rivolgendosi al ServizioAgricoltura o al Centro di Riferimentoper l’Agricol-tura Biologicadi Bibiana.

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AGGIORNAMENTO

Il PSR fornisce la possibilità di creare corsi su misura per le esigenze delle imprese

Tra i diversi interventi del Piano diSviluppo Rurale 2000 – 2006 (PSR),riveste un ruolo importante laMisura C inerente la formazioneprofessionale, mediante la quale

l’Unione Europea intende formare edinformare gli operatori agricoli e fore-stali per promuovere l’evoluzione e laspecializzazione dell’agricoltura. Sonofavoriti l’applicazione di metodi di pro-duzione compatibili con le esigenze ditutela e miglioramento dell’ambiente edelle risorse naturali, l’aumento dellaredditività delle aziende agricole, l’in-centivazione alla trasformazione e com-mercializzazione dei prodotti agricoli. Icorsi di formazione professionale per gliimprenditori dei settori agricolo e fore-stale sono lo strumento operativo dellaMisura C per il raggiungimento di que-sti importanti obiettivi.In Piemonte, diverse sono le componen-ti del sistema della formazione profes-sionale agricola collegato alla Misura C.Eccone un elenco ragionato:• REGIONE PIEMONTE. Ha compiti

di coordinamento dell’attività e stabi-lisce annualmente le linee guida;

• PROVINCE E COMUNITÀ MON-TANE. Gestiscono i bandi per l’eroga-zione degli aiuti agli Enti gestori, ap-provano i Piani Generali Formativi,svolgono azione di indirizzo, sorve-glianza e controllo dell’attività svoltanei territori di rispettiva competenzaterritoriale. Il Servizio agricolturasvolge questo ruolo nei confronti ditutti gli Enti gestori e di nove delle 13Comunità Montane presenti sul terri-torio provinciale;

• ENTI GESTORI DI FORMAZIONEPROFESSIONALE. Per accedere agliaiuti devono essere in possesso di trerequisiti di importanza fondamentaleper garantire il livello qualitativo del-l’attività formativa: devono avere tragli scopi statutari, quello della forma-zione professionale in campo agricoloe forestale; devono avere una struttu-ra adeguata all’impegno che assumo-no, vantando un’esperienza pregressanell’ambito formativo. Gli Enti elabo-rano i programmi di attività e gesti-scono, nelle diverse zone, lo svolgi-mento di corsi di diversa durata.Nell’annata formativa 2003-2004, inambito provinciale, hanno organizza-to corsi di formazione con i finanzia-menti previsti dalla Misura C del PSRINIPA PIEMONTE, AGRIPIEMON-TEFORM, CIPA-AT, A.S.C.A. PIE-MONTE, CON.E.DIS e CONSORZIOGEST-COOPER;

• IMPRENDITORI AGRICOLI. So-no i reali protagonisti e fruitori di

questo sistema. Il successo dell’atti-vità formativa dipende in gran partedalla loro disponibilità a partecipare,esprimendo le proprie necessità for-mative nella fase di programmazionedei corsi, frequentando le lezioni esuggerendo, al termine del corso stes-so, eventuali miglioramenti per l’atti-vità futura.

Nel corso di quest’ultimo anno sonostati realizzati una cinquantina di corsi,distribuiti su tutto il territorio provin-ciale, ma il numero dei corsi approvati erealizzati aumenta di anno in anno, pro-prio perché Provincia, Enti di formazio-ne e Comunità Montane ritengono che

questo sia un valido strumento per mi-gliorare le conoscenze e le capacità tec-nico - imprenditoriali degli operatoriagricoli e sulla formazione professiona-le hanno deciso di investire.Gli argomenti trattati durante le lezionisono scelti tra quelli ritenuti più utili edinteressanti per gli agricoltori, qualil’applicazione di metodi di produzioneecocompatibili, l’igiene e il benesseredegli animali, la gestione aziendale(aspetti fiscali, tributari, di sicurezzaaziendale etc.), il marketing e la qualitàdelle produzioni, l’aggiornamento dellapolitica comunitaria e le moderne tecni-che di comunicazione utilizzabili dalle

aziende agricole. Per i partecipanti nonsi tratta certo di rimettersi sui banchi discuola; infatti, quando l’argomento loconsente, i corsi prevedono anche eser-citazione pratiche in campo o visite gui-date a realtà che meritano d’essere co-nosciute. Talvolta per lo svolgimentodelle lezioni vengono utilizzati comedocenti imprenditori agricoli che nelleproprie aziende hanno già avviato atti-vità collaterali innovative, come quelledelle fattorie didattiche o dell’accoglien-za agrituristica. Sono occasioni coinvol-genti per i partecipanti, chiamati a se-guire direttamente i passaggi di questatrasformazione, mettendo in rilievo ledifficoltà incontrate e illustrando i risul-tati conseguiti.È difficile valutare i risultati che un cor-so di formazione produce. Non è dettoche quanto appreso durante le lezionisia sempre ed immediatamente utilizza-bile nella conduzione aziendale, mal’apprendimento di soluzioni tecnichealternative rispetto a quelle impiegatenormalmente, è un patrimonio di cono-scenza che può supportare l’imprendi-tore nei momenti, frequenti e difficili, incui le scelte sono determinanti.Generalmente, l’annata formativa iniziaa novembre, per terminare nel maggiosuccessivo. L’annata formativa 2004 –2005 sta prendendo l’avvio proprio inquesti giorni. Le idee sugli argomentida affrontare e approfondire nello svol-gimento dei corsi non mancano, ma sa-rebbe interessante ed utile se arrivasse-ro segnalazioni – direttamente agli Entidi formazione o al Servizio Agricoltura– su temi che si ritiene interessante trat-tare nei corsi futuri. Ciò contribuirebbea rafforzare la validità di questo stru-mento nel rispondere alle esigenze degliimprenditori agricoli in modo mirato, inrelazione alle diverse realtà agricoleprovinciali.

Annalisa TURCHIThomas LEVO

Con la formazione cresce l’agricolturaCon la formazione cresce l’agricoltura

■ Foto in altoVisita guidata in una azienda zootecnica (Foto Giraud)

■ Foto a fiancoEsercitazione pratica di lavorazioni carni suine in Val Pellice (Foto Giraud)

IL NER D’ALA PUÒ ESSERE VINIFICATOSi tratta di un antico vitigno idoneo alla coltivazione

Con una recente Deliberazione, la Regione Piemonte ha ufficializzato la possibilitàdi coltivare il vitigno Ner d’Ala e di vinificarne le uve.Tale vitigno, peraltro già idoneo alla coltivazione nella Regione Valle d’Aosta, è particolarmente diffuso nella zona di Ivrea e Carema, ma lo si trova spes-so anche in altre aree della zona Canavesana e più sporadicamente anchenel Biellese. In tali aree è conosciuto come Vernassa o Neiret dal picul ruso ancora Muster dal Mounfrà, Barau, Duras.L’autorizzazione alla coltivazione di questo vitigno rappresenta un ulterioretassello nella valorizzazione della biodiversità viticola delle zone prealpine occidentali, e delle produzioni enologiche da vitigni autoctoni.

■ Foglie e grappolo di Vernassa (foto A. Schneider)

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Castagno: le malattie da debellare

Nel numero precedente di a tutto campo, abbiamo visto le molteplici potenzialità del ca-stagneto. Accanto a questa parte, sono state anche prese in considerazione le iniziative messe in atto nei nostri territori per favorire un valido rilancio di questa coltura, sia sotto l’aspetto produtti-vo, sia sotto il profilo della valenza paesaggistica e naturalistica. La panoramica sul castagno sicompleta con la trattazione delle problematiche fitosanitarie (suddivisa fra questo e il prossimonumero), che limitano fortemente i progetti di rilancio di questa coltivazione.Oltre al Cancro corticale, al Mal dell’inchiostro ed ad altre avversità fitopatologiche “minori” oggi

dobbiamo purtroppo annoverare un nuovo patogeno che sta minacciando la castanicoltura: è l’in-setto Dryocosmus kuriphilus (Cinipide galligeno del castagno), originario della Cina, che si è dif-fuso prima in Giappone negli anni ’50, poi negli Stati Uniti per giungere in Europa in questi ul-timi anni. In Piemonte è stato segnalato per la prima volta nel 2002 in provincia di Cuneo. Il ci-nipide è un insetto particolarmente dannoso perché non danneggia solo la produzione di castagne,ma il suo attacco si esplica a carico di tutta la pianta, compromettendone gravemente lo sviluppovegetativo e provocandone anche la morte.

Il Mal dell’inchiostro è causato dalfungo denominato Phytophtoracambivora. Le prime avvisaglie del-l’attacco sono denunciate da un ral-lentamento dello sviluppo vegetati-

vo. Le piante e le ceppaie presentanouna chioma molto più rada rispetto aquelle sane, le foglie sono più piccoledel normale e spesso ingialliscono, lebranche hanno un accrescimento scar-so. La fruttificazione è concentrata sul-la sommità della chioma e presenta ric-ci più piccoli del normale, circondati dafoglie secche ancora attaccate ai rami.Con l’avanzare della malattia molti ra-mi e, successivamente le branche, ini-ziano a seccare, fino a quando la parteapicale rimane completamente spoglia.Alla base della ceppaia, asportandola corteccia delle piante colpite dallamalattia, si può osservare la necrosidel cambio (tessuto giovane che con-tribuisce a produrre nuove cellule)

che dal colletto sale al di sopra del li-vello del suolo. Queste zone presen-tano il tipico aspetto a “lingue”, più omeno estese lungo l’asse del fusto esono note come macchie a fiamma o adiagramma. Liberando le radici dalterreno si nota che le macchie siestendono anche su queste.L’infezione avviene con l’ingresso delmicelio attraverso le ferite all’altezzadel colletto della pianta o alla base del-le grosse radici, ma può anche verifi-carsi sull’apice delle radichette assor-benti e da qui invadere i tessuti attra-verso l’apparato radicale. Infatti,vengono colpite dal “mal dell’inchio-stro” anche quelle piante che non pre-sentano evidenti attacchi al colletto.Anche nei vivai, su semenzali da inne-stare o innestati, sono stati rilevati de-perimenti e morie causate da questapatologia. Il decorso della malattia sul-le giovani piante è rapido e violento,

con improvvisi stati di sofferenza emorti repentine.L’umidità è uno dei fattori che più in-fluiscono sulla diffusione della malattiache si manifesta più frequentemente suicastagneti situati in luoghi umidi, piut-tosto declivi, dove scorre l’acqua o inconche dove questa ristagna.L’infezione è generalmente correlata adelevati livelli di umidità e ristagni idri-ci in corrispondenza di vallecole o fon-dovalle, ma si possono riscontrare ca-stagni colpiti dal Mal dell’inchiostroanche su sommità di colline o di montio sui loro fianchi.La malattia tende a manifestare un an-damento veloce causando rapidamen-te la morte della pianta (nell’arco diuno o due anni), oppure può provoca-re una prolungata sofferenza dell’ospi-te. Il differente decorso della malattiapuò essere dovuto alle condizioni de-gli apparati radicali; l’azione del pa-

rassita in presenza di apparati radicaliben sviluppati e vigorosi sembra tro-vare maggiori difficoltà di quella cheincontra con radici deboli e sofferenti.Riguardo alle condizioni climatiche,inverni non molto freschi e con preci-pitazioni meno intense nel periodo in-vernale e primaverile potrebbero favo-rire le infezioni e il decorso del Maldell’inchiostro.La lotta chimica è difficilmente appli-cabile per la difficoltà di somministra-re i prodotti in bosco, inoltre compro-metterebbe la naturalità che caratteriz-za i castagneti e che rappresenta unpunto di forza dei suoi prodotti.La difesa biologica appare il metodo dilotta più efficace, soprattutto se inte-grata con interventi selvicolturali epratiche agronomiche volte a facilitarelo smaltimento delle acque e ad elimi-nare i ristagni idrici e per arieggiare ilterreno.In Toscana, nel Mugello, in seguito asomministrazione di concimazioni or-ganiche, piante molto compromessedalla malattia si sono riprese e sonotornate a produrre marroni di buonapezzatura. Relativamente alla diffusione di talepatologia nella nostra provincia, è no-to che la presenza è sporadica in Valledi Susa ed interessa alcuni castagnetiubicati in zone caratterizzate da condi-zioni di elevata umidità e localizzati aquote comprese tra i 650 e 850 m slm,mentre in Val Pellice sono segnalatinumerosi focolai ed il loro numero au-menta ogni anno.

Ecco come riconoscere e come combattere le principali avversità di questa coltura

Castagno: le malattie da debellare

DOSSIER 2

Attenzione allo sviluppo vegetativoAttenzione allo sviluppo vegetativoLa malattia spesso ha un decorso rapido e violento

MAL DELL’ INCHIOSTRO

■ Attacco di Mal dell’inchiostro (foto T. Turchetti) ■ Castagno morto per il Mal dell’inchiostro (foto T. Turchetti) ■ Castagno

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mero di rami epicormici alla base delcancro.I principali vettori della malattia pos-sono essere l’acqua piovana, il vento,gli insetti, gli uccelli, i mammifericompreso l’uomo. Altri veicoli d’infe-zione possono essere costituiti dai ra-mi morti su cui si formano i picnidi.L’attacco della C. parasitica può mani-festarsi anche con una sintomatologiaatipica nella quale, pur con lo svilup-po di cancri, non si hanno dissecca-menti, né emissioni di rami epicormiciche caratterizzano gli attacchi più dan-nosi. I tessuti della parte colpita reagi-scono attivamente all’attacco forman-do dei rigonfiamenti, mentre il micelioappare poco consistente con ventaglimolto esili e superficiali e la produzio-ne di picnidi è molto scarsa.Spesso il cancro non circonda il pollo-ne colpito, ma assume una colorazionenerastra, restando delimitato sulla cor-teccia e può essere espulso.Tali infezioni sono originate dagli iso-lati ipovirulenti del parassita, cioè do-tati di minore aggressività nei con-fronti del castagno.Questo fenomeno, manifestatosi spon-taneamente in natura, è alla base delmiglioramento fitosanitario dei casta-gneti e permette di attuare la lotta bio-logica.Infatti, le proprietà dei ceppi ipoviru-lenti vengono impiegate per ottenerela formazione di cancri anomali capa-ci di bloccare la diffusione della formamaggiormente infettiva dell’agentepatogeno.Per questo motivo è importante lascia-re, durante le operazioni di pulizia, ipolloni che presentano infezioni daceppi ipovirulenti, in modo che possa-

no diffonderle. Da anni le ComunitàMontane Bassa Valle di Susa e ValCenischia e Val Pellice hanno instau-rato un rapporto di collaborazione conl’Istituto Patologia Alberi Forestali diFirenze per il monitoraggio dei rispet-tivi impianti di castagneto da frutto.Le indagini hanno rilevato la dilagan-te presenza del Cancro corticale sullechiome dei castagni, ma non sono sta-ti riscontrati estesi e recenti attacchimortali della malattia; al contrario lamaggior parte dei castagneti si trovain buone condizioni fitosanitarie perla diffusa presenza di cancri cicatriz-zanti e cicatrizzati prodotti dai ceppiipovirulenti di C. parasitica. Anche neicastagneti da frutto parzialmente col-tivati, in cui si effettua la sola ripulitu-ra del sottobosco per facilitare la rac-colta dei frutti, si sono rilevati sui ramie sulle branche dei castagni numerosicancri cicatrizzati e cicatrizzanti chenon determinano nessuna sofferenza.È dunque evidente la necessità di ef-fettuare interventi colturali idonei allagestione dei castagneti ed al recuperodegli impianti abbandonati o semi ab-bandonati. L’eliminazione con le pota-ture di branche e rami disseccati conancora le foglie attaccate e la loro suc-cessiva distruzione permettono di li-mitare la diffusione dei ceppi più dan-nosi del parassita. Inoltre, con l’impie-go di mastici contenenti additivibiologici per la difesa del punto d’in-serzione delle marze sul soggetto sisono ottenuti ottimi risultati.Le potature risultano essere dei veri epropri interventi fitosanitari, indi-spensabili per:• eliminare le branche e i rami attacca-

ti dalle malattie o da altre cause;• distribuire il più regolarmente pos-

sibile i rami, in modo da sfruttarenella maniera migliore lo spazio,arieggiare e dar luce alle chiome perottenere fioriture più regolari e frut-ti di pezzatura uniforme;

• contenere e ridimensionare lo svi-luppo della chioma e ritardare l’in-vecchiamento della pianta;

• allevare la chioma secondo una for-ma prestabilita, al fine di sfruttare almassimo le potenzialità produttivedi una varietà in rapporto alle con-dizioni ambientali.

Si possono distinguere due periodiper le potature:1) potatura invernale, si esegue duran-te il riposo vegetativo delle piante, cheper il castagno va dalla fine della pro-duzione (metà novembre) fino alla fi-ne di marzo;

2) potatura estiva, si esegue sulle pian-te in piena attività vegetativa e nel ca-stagno; si usa per frenare la vigoria de-gli innesti, per evitare lo scosciamentoe favorire l’emissione di rami laterali.Al termine delle operazioni di potatu-ra è di estrema importanza la puliziadel soprassuolo dal materiale di risul-ta, compresa la ramaglia, in quantopotrebbe essere infetta dal Cancro cor-ticale e diventare una pericolosa fontedi inoculo, ma è altrettanto importan-te rilasciare i polloni che presentanoinfezioni da ceppi ipovirulenti.

■ Cancro cicatrizzato(foto T. Turchetti)

■ Danni presenti, ma assai limitati(foto T. Turchetti)

■ Esempio di ipovirulenza(foto T. Turchetti)

■ Cancro corticale del castagno(foto T. Turchetti)

DOSSIER 2

CANCRO DELLA CORTECCIA

Arriva dagli USA e può essere trasportato anche dall’uomo, penetra attraverso ferite

Il Cancro della corteccia, provocatoda un fungo (Cryphonectria oEndothia parasitica) è di origineorientale ed è stato identificato perla prima volta nel 1904 negli Stati

Uniti, dove ha provocato la distruzio-ne di circa 40 milioni di ettari di casta-gno nell’arco di mezzo secolo.In Italia questo patogeno è stato se-gnalato per la prima volta nel 1983nell’entroterra ligure, da qui si è inse-diato in tutte le aree castanicole italia-ne, tanto che ormai può essere consi-derato come naturalizzato.Il fungo penetra attraverso ferite di va-rio genere, anche piccoli traumi superfi-ciali provocati dal vento e dalla grandi-ne (un punto particolarmente delicato èl’inserzione dei rami secondari sui gio-vani fusti). Sono colpite tutte la partiepigee (cioè fuori dalla terra) della pian-ta ad eccezione delle foglie.Il micelio si espande nella cortecciaprovocando aree depresse di colora-zione rossastra che poi si fessurano piùo meno profondamente ed evolvono incancri. Su questi si formano delle pu-stole rosso-aranciate, costituite dallefruttificazioni del fungo (picnidi).Al di sotto della corteccia, in corri-spondenza delle zone colpite, si pos-sono osservare i tessuti imbruniti e sudi essi si notano i classici ventagli dicolor bianco crema costituiti dal mice-lio. La loro presenza è importante ai fi-ni diagnostici.Il cancro interessa tutta la circonferen-za del ramo o del pollone e ne ucciderapidamente la parte superiore, tantoche le foglie disseccate rimangono alungo attaccate al ramo morto.Un altro sintomo tipico di questa ma-lattia è l’emissione di un elevato nu-

Colpisce tutto eccetto le foglieColpisce tutto eccetto le foglie

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vano le spore del fungo durante il pe-riodo del tardo autunno – inverno. Iricci colpiti dalla malattia assumonoun aspetto rossastro e cadono prema-turamente.Un mezzo di lotta efficace è la raccoltadelle foglie secche e dei ricci e la lorodistruzione.

Oidio: è provocato dal fungo Micro-sphaera alphitoide, attacca le foglie chepresentano macchie biancastre, ragna-telose sulla pagina superiore, in segui-to hanno aspetto feltroso e polveroso.L’aspetto di ragnatela è dovuto allapresenza di abbondante micelio bian-co che deforma le foglie in senso lon-gitudinale. In caso di infestazionemassiccia si verifica defogliazione pre-coce con disseccamento degli apici.Talvolta possono comparire gli sco-pazzi.Per prevenire tale patologia bisogne-rebbe evitare l’eccesso di azoto nel ter-reno e gli stress idrici che favorisconola diffusione di questo fungo.La lotta contro questa patologia preve-de la rimozione delle parti malate; perevitare la reinfezione negli anni suc-

cessivi si possono praticare leggerepotature invernali per eliminare i ra-metti malati.In genere l’oidio non costituisce un pe-ricolo per i castagni adulti, ma occorreporre attenzione alle piante in vivaio.

Marciume radicale: è dovuto a pato-geni fungini quali Armillaria mellea(conosciuta come “famiola”), Roselli-nia necatrix e Roesleria hypogea. Questifunghi colpiscono solo le radici dellapianta, soprattutto in presenza di ter-reni molto umidi, pesanti ed asfittici.La piante colpite sono generalmentevecchie e sofferenti e presentano foglieingiallite, disseccamenti più o menogravi in funzione dell’intensità dell’at-tacco. I sintomi tipici sono visibili sul-le radici o alla base della pianta. Il fun-go, infatti, si sviluppa sul legno al disotto della corteccia o all’interno deitessuti, formando delle placche di co-lore biancastro che emanano un forteodore di fungo. Le radici tendono adannerire e a marcire.Un metodo di lotta è di evitare il rista-gno d’acqua in prossimità delle pianteeffettuando il drenaggio del terreno

con opportune lavorazioni. Inoltre èconsigliabile eliminare residui di le-gno, rami e cortecce ed altri materialidi risulta dal terreno, per evitare foco-lai d’infezione.

Nerume delle castagne: è causatodal fungo Ciboria batschiana, che in-vadendo progressivamente il fruttolo rende di colore fuligginoso e suc-cessivamente nero. Questo patogenoè di difficile individuazione perché la“buccia” e la pellicola della castagnanon vengono attaccate e quindi nonpresentano segni rivelatori esterni.Il metodo di lotta più efficace è la rac-colta dei frutti caduti o rimasti a terradall’anno precedente, in modo da evi-tare focolai d’infezione.

Muffa verde delle castagne: provoca-ta dal fungo Pennicillium crustaceum,che attacca i frutti ricoprendoli di unamuffa verdastra. La malattia si svilup-pa soprattutto nei locali di conserva-zione umidi e male arieggiati. Al finedi evitare l’insorgere dell’attacco siconsiglia di arieggiare i locali di con-servazione.

DOSSIER 2

ALTRE MALATTIE FUNGINE DEL CASTAGNO

Attenzione anche a Ruggine, Oidio, Marciume, Nerume e Muffa

Icastagni, oltre ad essere attaccatidal Cancro del castagno e dal Maldell’inchiostro, soffrono anche acausa di altri funghi patogeni checolpiscono la pianta e/o i frutti.

Non sono patogeni particolarmentegravi, ma è bene non trascurare i lo-ro attacchi per non comprometterela vitalità e la produzione dellapianta.

Ruggine delle foglie o seccume fo-gliare: la malattia è provocata dal fun-go Mycosphaerella maculiformis ed èfavorita dal clima fresco ed umido. Sisviluppa facilmente durante la prima-vera e l’estate nelle zone soggette adabbondanti piogge e sulle piante chehanno vegetazione fitta e poco espostaalla ventilazione e al sole. Si manifestaa partire dall’estate con macchiolinebruno rossicce sulle foglie che possonoingiallire e cadere. Gli attacchi posso-no interessare anche germogli e pe-duncoli fogliari.Le macchie poi si allargano e conflui-scono tra di loro determinando il sec-cume totale della foglia che si accar-toccia e cade. Le foglie cadute conser-

Cinque nemici da cui guardarsi beneCinque nemici da cui guardarsi bene

GLOSSARIO• Branca: ramo primario• Cambio: tessuto vitale della pianta che contribuisce a produrre nuove cel-

lule.• Coleottero: insetto con due paia di ali dure o coriacee che si uniscono sul

dorso lungo una linea mediana dritta. Le ali posteriori sono membranose enascoste sotto quelle anteriori.

• Colletto: zona a fior di terra che segna il confine tra la radice ed il fusto del-la pianta.

• Cotiledone: foglia primordiale presente già nell’embrione maturo.• Edafico: riferito al suolo e alla porzione superficiale della crosta terrestre e

agli organismi che vi prolificano.• Endemico: animale o vegetale caratteristico di un areale circoscritto.• Epicormico: sopra il cormo, che è il corpo vegetativo delle piante superiori

che comprende apparato radicale, fusto e foglie.• Floema: detto anche libro, Tessuto conduttore delle piante superiori, la cui

funzione principale è quella di portare a tutte le parti della pianta la linfa ela-borata.

• Galla: escrescenza tumorale che si origina sulle piante come reazione aduna piccola ferita irritante come la puntura degli insetti che depongono leproprie uova nei tessuti della pianta.

• Ifa: filamento costituito generalmente di lunghe cellule disposte una dopol’altra in modo da dare al filamento stesso un aspetto settato.

• Imenotteri: ordine al quale appartengono insetti piccoli e grandi, di solitocon due paia d’ali membranose, delle quali il paio anteriore più grande.

• Ipovirulento: organismo che determina la comparsa della malattia in formaleggera.

• Micelio: apparato vegetativo dei funghi, di norma rappresentato da una mas-

sa di filamenti molto sottili, più o meno ramificati e allungati che prendono ilnome di ife.

• Microfillia: foglie di dimensioni più piccole del normale.• Necrosi: morte cellulare di un tessuto con fenomeni degenerativi conse-

guenti.• Partenogenesi: particolare forma di riproduzione consistente nello svilup-

po di uova senza l’intervento della fecondazione.• Patogeno: termine medico, evento, fenomeno od organismo, capace di de-

terminare una condizione morbosa.• Picnidio: corpo fruttifero proprio dei funghi inferiori.• Rostro: struttura anatomica prominente, ricurva e appuntita con funzione di

apparato boccale succhiatore.• Scopazzo: o anche “scopa di strega”, deformazione che compare sui rami

di molte piante legnose e che si presenta come ingrossamento spesso vi-stoso da cui partono numerosi rametti corti e ravvicinati, che danno all’in-sieme l’aspetto di una scopa.

• Scosciamento: rottura all’inserzione dei rami.• Suberoso: anche sugheroso/a, dicesi di tessuto che ha consistenza simile a

quella del sughero.• Telitoca: totale assenza di maschi.• Tortricide: farfalle notturne piccole, la cui caratteristica più evidente è la

forma quasi rettangolare delle ali anteriori. Questi insetti, a riposo, tengonole ali a tetto sul corpo.

• Xilema: detto anche legno, tessuto vascolare delle piante superiori, costi-tuito da cellule morte le cui pareti sono cave all’interno, lignificate ed ispes-site. La funzione principale dello xilema è quella di condurre a tutte le partidella pianta le soluzioni assorbite dalle radici, cioè la linfa ascendente.

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Dossier a cura di Cristina Ferrando, Annalisa Turchi. Si ringrazia la Comunità Montana Dora Baltea Canavesana per gli spunti forniti con il CD “Corso di formazione di tecnica vivaistica applicata alla castanicoltura da frutto”

■ Potatori che usano la tecnica del tree climbing (foto fornita da Comunità Montana Dora Baltea Canavesana)

■ Corretta cicatrizzazione di una feritada potatura (foto T. Turchetti)

■ Corretta esecuzione del tagliodi un ramo (foto T. Turchetti)

lungo). Questo tipo di operazione limi-ta l’accrescimento e favorisce lo svilup-po di nuove gemme lungo tutto l’assedei rami ed in particolare nella porzio-ne basale di questi.La speronatura è un taglio di raccor-ciamento eseguito sulla parte basaledei rami e delle branche che comportal’asportazione di una gran parte dellavegetazione (taglio corto). Questo tipodi operazione comporta una riduzionedel numero delle gemme da alimenta-re e pertanto la linfa affluisce con mol-ta intensità nelle porzioni di vegetalerimaste.Il diradamento asporta completamen-te rami o branche con taglio rasente al-la base in prossimità delle inserzioni(asportazione totale). Tale operazione,in confronto alle altre sopra citate, sot-trae una minor quantità di sostanza diriserva conferendo alla pianta un mi-glior equilibrio chioma – radici.Il taglio di ritorno consiste nel recide-re il ramo o la branca immediatamenteal di sopra di un ramo di ordine infe-riore a quello che si elimina. Il ramoche rimane sostituisce la cima di quel-lo asportato assumendone le funzioni.Questo tipo di operazione è considera-ta una potatura indiretta, perché anchese il soggetto viene privato nel suocomplesso di grosse quantità di legno,consente sia di mantenere un correttoed armonico equilibrio fra i diametridei diversi rami e branche, sia di man-tenere un’adeguata percentuale quan-titativa e qualitativa delle gemme.Per tutti i tipi di potatura è di estremaimportanza eseguire il taglio in modoche la pianta mantenga una formaquanto più possibile armonica e vicinaal portamento naturale e delle condizio-ni vegetative quanto più possibile otti-mali grazie ad un equilibrato, costante eduraturo rapporto chioma-radici.Inoltre è fondamentale:1) non praticare tagli a filo tronco, per-

chè lesionano il meccanismo di dife-sa dell'albero e il taglio danneggia i

vasi del tronco che, anche se in mi-sura lieve, invadono una porzionedella base del ramo;

2) non rimuovere la corteccia del col-letto del ramo, per evitare di crearezone deboli a rischio di infezionefungina;

3) non lasciare "mozziconi" morti o vi-vi che potrebbero essere attaccati dafunghi da carie ed altri patogeni;

4) rispettare la forma tipica della specie;5) la branca vigorosa può essere sotto-

posta a potatura estiva (potaturaverde) più intensa delle altre; con la

potatura invernale occorre ridurre ilnumero dei rami con operazioni didiradamento;

6) la branca debole non viene sottopo-sta all’operazione di potatura se giàpresenta un andamento verticale (ameno che non sia affetta da un pato-logia grave), se è in posizione oriz-zontale si procede alla sua elimina-zione.

In caso di potature fitosanitarie è ne-cessario ed indispensabile disinfetta-re gli attrezzi da taglio per nondiffondere la malattia ad altre piante.

DOSSIER 2

POTATURA

Con la tecnica del tree climbing tagli più precisi ed efficaci. Quattro le operazioni

La potatura, in particolar modo peri castagneti da frutto, è indispen-sabile quando si intende favorirela longevità della pianta, qualoraoccorra risolvere problemi di sta-

bilità, verticalità ed ingombro e, in par-ticolar modo, quando è necessario ri-muovere focolai d’infezione fungina.Gli interventi di potatura in bosco pre-vedono, ormai generalmente, l’impie-go del “tree climbing” (arrampicatasull’albero), tecnica innovativa checonsente di superare gli ostacoli delletradizionali modalità d’intervento cheper potare l’albero impiegano unica-mente autoscale e piattaforme.Il vantaggio di questa tecnica consistenell’evitare che l’ingombro ed il pesodi tali attrezzature danneggino i rami,l’apparato radicale e compattino ulte-riormente il terreno.L’operatore che applica il tree climbinglavora all’interno dell’albero: infatti èappeso a delle corde assicurate allebranche più grosse; da questa posizio-ne è possibile valutare le reali condi-zioni della pianta ed intervenire con iltaglio in maniera consapevole ancheladdove l’elevatore non riuscirebbe adarrivare.Principali operazioni di potaturaLe principali operazioni sono: spunta-tura, speronatura, diradamento, tagliodi ritorno.La spuntatura è un’operazione con laquale, intervenendo sulla parte apicaledi un ramo o di una branca, si asportauna quantità ridotta di legno (taglio

Ecco come operare per la cura della piantaEcco come operare per la cura della pianta

SERVIZIO AGRICOLTURADirigente Servizio: Antonio ParriniVia Bertola, 34 - 10123 Torino� +39 011 8615370Fax +39 011 8615416� lun e gio 9.00 - 12.00 / 14.00 - 16.00

informazioniinformazioni

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Tutto sugli afidi delle colture orticole/1Tutto sugli afidi delle colture orticole/1Cosa sapere, come riconoscere e come difendersi da questi pericolosi insetti

DIFESA

Inizia da questo numero di a tuttocampo un breve viaggio nel mon-do degli afidi che attaccano le pianteorticole. Dopo aver esaminato le ca-ratteristiche generali di questi insetti,

saranno presi in considerazione gli afidipiù pericolosi. In una successiva punta-ta, invece, saranno esaminati i metodi dilotta.

Che cosa sapere

Gli afidi, conosciuti anche come pidoc-chi delle piante, sono insetti apparte-nenti all’ordine dei Rincoti. Le loro di-mensioni sono sempre di pochi milli-metri (possono variare da 0,5 a 7 mm)ma le colonie nelle quali vivono posso-no contare anche qualche migliaio di in-dividui. Vivono a spese delle pianteaspirandone la linfa mediante un appa-rato boccale pungente e succhiante,producono spesso una gran quantità dimelata (una sostanza zuccherina discarto del loro metabolismo) che emet-tono da due tubicini chiamati sifoni, po-sti all’estremità dell’addome. Sono ingrado di riprodursi da uova derivantidall’accoppiamento tra maschi e fem-mine, o mediante partenogenesi: inquesto caso le femmine generano indi-vidui già attivi senza necessità di accop-piamento.Afidi della stessa specie possono avereforme alate e forme senza ali (attere);il loro ciclo è generalmente annuale edall’interno di questo, possono succe-dersi anche 10-12 generazioni. Il cicloinizia generalmente in primavera conuna femmina partenogenetica dettafondatrice che dà origine, sulla piantaospite, ad altre femmine sempre parte-nogenetiche (fondatrigenie); questepossono essere attere o alate e quindisono in grado di diffondere la coloniaanche su altre piante. Le generazioni sisusseguono in tal modo per tutta lastagione primaverile ed estiva; a voltealcune specie (dioiche) migrano dauna specie vegetale ad un'altra, comenel caso dell’afide verde del pesco, mi-grante in estate sulla patata e su altrespecie erbacee. A fine estate le femmi-ne partenogenetiche, dette in questocaso sessupare, generano individuimaschili e femminili (anfigonici) che,mediante l’accoppiamento darannoorigine a uova destinate a passare l’in-

altro gran numero di piante coltivate espontanee.Afide ceroso delle Brassicacee (Breco-ryne brassicae): è di colore verde grigiastroo verde giallastro, le forme alate hannocapo e torace nerastri; si ricopre spesso dicera e vive a spese di cavolo, cavolfioreed altre crucifere.Afidone della patata e del pomodoro(Macrosiphum euforbiae): le forme alatesono verde chiaro o giallo bruno, le at-tere verde giallastro o rosa rossastro; hadimensioni cospicue misurando sino a 5mm, è diffuso in tutto il mondo e vive aspese di patata, pomodoro, melanzana,peperone, rosa ed alcuni fruttiferi. Afide verde del pesco (Myzus persicae):fondamentalmente di colore verde gial-lastro in tutte le forme, diffuso ovun-que, ha come ospite primario il pesco

mentre gli ospiti secondari, su cui com-pie la seconda parte del suo ciclo dioico,sono circa 400 specie erbacee tra cui so-lanacee (patata, pomodoro, peperone,melanzana), chenopodiacee (bietola espinacio), crucifere (ravanello e cavoli),composite (insalate), ombrellifere (caro-ta, sedano) e molte altre specie orticoleAfide ceroso del pioppo e della lattu-ga (Pemphigus bursarius): di colore ver-dastro, compie un ciclo dioico suipioppi e sulle composite (lattughe, ci-corie, valeriana ecc.). Sui primi, dal-l’uovo svernante, si origina in prima-vera una fondatrice che provoca lacomparsa di una galla sul picciolo fo-gliare; all’interno di questa si originala sua discendenza. Le forme alate checompaiono in seguito, migrano invecesulle insalate dove danno origine anuove forme senza ali e ricoperte dicera lanuginosa che vivono a spesedelle radici, provocando il deperimen-to e spesso la morte delle piante. Inprovincia di Torino è un afide partico-larmente dannoso nella zona diNichelino, Candiolo e Stupinigi, per laconcomitante presenza di coltivazionidi insalate e pioppi cipressini.

Massimo PINNA(Responsabile tecnico-scientifico del CRAB)

■ Infestazione di Aphis gossypii su cetriolo

■ Afide ceroso del cavolo

CRAB - Centro di riferimento per l’Agricoltura Biologica della Provincia di Torino presso Scuola Malva Arnaldi Via San Vincenzo, 48 - 10060 Bibiana (TO) • +39012155618 • e-mail [email protected] • www.provincia.torino.it/agrimont/crab

verno e generare nell’anno successivonuove femmine fondatrici. Molte spe-cie di afidi vivono a spese di piantespontanee, alcune però rappresentanoun grave problema per le specie agra-rie sia per la sottrazione di linfa, siaper la possibilità di trasmissione, me-diante le loro punture, di virus. La me-lata prodotta può inoltre essere unbuon substrato per lo sviluppo di fu-maggini (funghi saprofiti) che, anne-rendo i frutti, li rendono non commer-ciabili. L’eccezionale capacità di ripro-dursi di questi insetti fa si che a voltecompaiano, soprattutto nelle serre,delle vere e proprie “esplosioni demo-grafiche” con perdite consistenti delleproduzioni.Il loro sviluppo è fortemente influenza-to dalle condizioni ambientali: elevateumidità e temperature miti sono ad essifavorevoli, climi secchi e ventosi o piog-ge battenti ne limitano invece la diffu-sione. Anche lo stato di crescita dellepiante può favorire o meno questi inset-ti: tessuti vegetali molto acquosi e tene-ri come si hanno nelle prime fasi vege-tative, o in prossimità dei germogli api-cali, sono più facilmente aggredibilidagli afidi, le foglie indurite o i tessuti infase di lignificazione lo sono meno.

Come riconosceregli afidi

Le piante orticole possono essere attac-cate da un gran numero di specie di afi-di, fra di esse, sei risultano particolar-mente pericolose nei nostri ambienti.Afide nero della fava (Aphis fabae): è unafide di colore nero, violaceo, diffuso intutto il mondo tranne che in Australia;vive su un gran numero di piante tra cuifava, fagiolo, bietola, spinacio, patata,carota, sedano, cardo, carciofo. Ha unciclo dioico tra le piante citate ed evoni-mo, viburno e Philadelphus dove sver-na come uovo e compie le prime gene-razioni partenogenetiche.Afide delle Malvacee e delle Cucurbi-tacee (Aphis gossypii): afide di colorevariabile dal giallo ocra al verde e albruno nerastro però con i sifoni sempredi colore nero e le antenne brune con laparte intermedia giallastra; è l’afidepiù diffuso nel mondo e vive su melo-ne, zucca, zucchino, cetriolo, pomodo-ro, peperone, melanzana, patata ed un

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AGRICOLTURA E MONTAGNA IN PROVINCIA DI TORINO

atuttocampo

A N N O I I I ° - N U M E R O 5 Settembre - Ottobre 2004

Finito di stampare il 15.11.2004.atutto campo – Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 5615 del 11/06/2002.

Direttore responsabile: Giovanni Bressano. Caporedattore: Andrea Zaghi.Direzione, Redazione e Amministrazione: via Bertola, 34 – 10123 Torino – Tel. +39 011 86 12 111.Progetto grafico, impaginazione e produzione: Visual Grafika – Via Baudi di Vesme 24/B, 10142 Torino.

a cura dell’ Assessorato Agricoltura, Montagna, Sviluppo Rurale e Tutela Fauna e Flora

• Il 17/11 (14.30-18.30), il CRAB organizza l’incontro: "Il Sovescio: le esperienzedel CRAB e di Veneto Agricoltura". Si parlerà dell'importanza del sovescio e di altre tecniche agronomiche utili alla gestione sostenibile dell'ambiente agrario. Verranno illustrate le esperienze del CRAB di Torino, del Centro Sperimentale Ortofloricolo Po di Tramontana e di altri Paesi extraeuropei sull'utilizzo di sovesci, undersowing ed intercropping.L'incontro è aperto al pubblico.Per maggiori informazioni: 0121 55618 oppure consultare il sito web del CRAB.

• Il 23 e 24/11 a Cesena si svolgerà il convegno "La difesa delle colture in agricoltura biologica" organizzato dall' AIPP. Informazioni: 0547 630336.

• È iniziata il 3 novembre la trasmissione radiofonica ONDEBIO, dieci appuntamentiper chiarirci le idee sul significato della dicitura prodotto biologico. Ogni mercoledì dalle 12.30 alle 13.00 sulle frequenze di Radio Beckwith. Replica venerdì 18.30-19.00.

• A novembre sono in programmaalcune mostre mercato: Tuttomele a Cavour dal 6 al 14(www.cavour.info e al numero0121 6114 oppure 0121 68194); La disfida della polentanel casalese (www.ilpaniere.it) e La sagra del cavolo verzaa Montalto Dora(www.comune.montalto-dora.to.it e ai numeri 0125650014 e 0125 253047).

BIO-APPUNTAMENTIE NON SOLO

FUNGHI ENTOMOPATOGENIBeauveria bassiana (distribuita da Agrimix e Intrachem)

Verticillium lecanii (distribuito da Koppert)

INSETTI PREDATORIOrius spp. (distribuito come adulto da Intrachem e Koppert)Antocoris nemoralis (distribuito come adulto da Biobest, Bioplanet, Intrachem)Chrysoperla carnea (distribuita come larva da Biobest, Bioplanet, Scam, Koppert)Sirfidi (distribuiti come larve da Koppert) Macrolophus caliginosus (distribuito come adulto/ninfa da Intrachem, Biobest, Koppert, Bioplanet)Aphidoletes aphidimyza (distribuito come pupa da Koppert e Biobest)Adalia bipunctata (distribuita come larva da Biobest e Koppert)

Armonia axyridis (distribuita come larva da Bioplanet, Koppert, Intrachem)

INSETTI PARASSITOIDIAphidius ervi (distribuito come adulto da Biobest, Bioplanet, Koppert, Intrachem)

Aphidius colemani (distribuito come adulto da Biobest, Bioplanet, Koppert, Intrachem Scam)

I principali limitatori degli afidi

Chrysoperla carnea

Adalia bipunctata

Aphidius

Aphidoletes aphidim

yza

Sirfide

Verticillium lecanii

CRAB - Centro di riferimento per l’Agricoltura Biologica della Provincia di Torino presso Scuola Malva Arnaldi Via San Vincenzo, 48 - 10060 Bibiana (TO) • +39012155618 • e-mail [email protected] • www.provincia.torino.it/agrimont/crab