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L a recente ondata di incen- di che dallo scorso mese di febbraio sta funestando il sud est dell’Australia (Victoria, Nuovo Galles del Sud) e che ha provocato finora circa 200 de- cessi, ha riportato l’attenzione di molti sul fenomeno dei cosiddetti “wildfire”, cioè degli incendi al- l’aperto, in zone ricoperte dalla vegetazione. Tali fenomeni av- vengono in zone sufficientemen- te ricche d’acqua da permettere lo sviluppo di una fitta vegeta- zione, ma caratterizzate anche da periodi caldi e secchi, quali, ad esempio, alcune aree dell’Au- stralia, dell’Asia sudorientale, del Sud Africa e alcune zone bosco- se del Canada e degli USA. La loro frequenza è più elevata du- rante il periodo estivo, a causa delle temperature elevate, e quel- lo autunnale, in seguito alla gran- de quantità di detriti al suolo (fo- glie morte, ...) e all’erba rinsec- chita. Inoltre, ovviamente, perio- di con temperature particolar- mente elevate, ondate di siccità e venti caldi e secchi tendono ad incrementare, talvolta in modo rilevante, la probabilità che i “wildfire” si scatenino e la velocità con la quale si propagano. D a varie settimane tutti gli indicatori sono ormai con- cordi nel confermare che la crisi economica è entrata nella sua fase culminante e che è una cri- si globale. I consumi, e con essi la produzione, sono calati vistosa- mente, le esportazioni in molti pae- si sono falcidiate. Il pil si sta, così, contraendo e ciò genera il rischio che le economie si ripieghino su sè stesse, adottando misure prote- zionistiche. Ma è proprio questo il pericolo maggiore, perché i siste- mi economici non sono autosuffi- cienti e l’applicazione di politiche autarchiche è irragionevole, oltre che diseconomica, in un mondo globale. Paradossalmente, però, la gravità dell’attuale fase congiuntu- rale può costituire una grande op- portunità per avvicinare la prossima grande rivoluzione industriale. E ciò dando una poderosa sterzata che acceleri il percorso della soste- nibilità, investendo risorse nel be- nessere futuro del pianeta e at- tuando le soluzioni possibili al pro- blema economico che sta penaliz- zando l’esordio del nuovo secolo. In altre parole, incrementando gli investimenti pubblici per realizzare infrastrutture moderne e promuo- vere l’adozione di modelli di pro- duzione e consumo più efficienti, che assicurino un uso razionale del- le risorse, in primis energetiche e idriche, un maggior sfruttamento delle fonti rinnovabili, un’agricol- tura e mobilità più sostenibili. Quindicinale di informazione per ingegneri e architetti 1563 dal1952 N. 6 - 1 Aprile 2009 - Anno 57 www.giornaleingegnere.it Qualità e standard per accrescere la fiducia prof. ing. Pierangelo Andreini segue a pag. 5 segue a pag. 4 segue a pag. 3 foto: © European Communities, 2009 Il fenomeno dei Wildfire, gli incendi delle foreste dott. ing. Giovanni Manzini IMREADY Srl - Spedizione in abbonamento postale - Tabella B - (Tassa riscossa) - autorizzazione rilasciata a IMREADY Srl - n. 959 del 19.12.08 dalla Direzione Generale PP.TT. della Rep. S. Marino “N el contesto attuale non è certo il caso di rallentare gli sforzi in materia di investimenti in ri- cerca e innovazione. Tutto ciò è vitale se vogliamo che l’Europa esca rafforzata dal- la crisi e se vogliamo che affronti le sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione”. Commentando i primi dati sull’andamento della R&S nel Vec- chio Continente, il commissario europeo per la scienza e la ricerca, Janez Potocˇ- nik, ha ribadito un concetto ormai con- diviso dai più: questo momento buio del- l’economia mondiale deve essere visto co- me una sfida al cambiamento, dunque un’opportunità. L e attuali filosofie di proget- tazione degli impianti elet- tronucleari fanno sì che la probabilità di avere un incidente grave siano remote. I risultati di ri- cerche pluridecennali hanno inol- tre consentito lo sviluppo di siste- mi di sicurezza in grado di evitare rilasci di radioattività pericolosi per la popolazione che vive in prossi- mità delle installazioni. Gli studi sulla sicurezza Dalla fine degli Anni ’80, in con- seguenza dell’incidente di Cher- nobyl e anche del disfacimento del- l’impero sovietico, non furono più costruiti reattori del tipo RBMK come quello di Chernobyl e fu da- ta una significativa spinta al mi- glioramento dei sistemi di sicu- rezza anche al di fuori della Russia. Gli impianti nucleari occidentali erano stati progettati sino ad allo- ra con buoni criteri di affidabilità che facevano sì che il rischio di avere un grave incidente fosse piut- tosto piccolo: una probabilità di circa 10 -6 - 10 -4 per ogni reattore- anno secondo gli studi più accre- ditati condotti da istituti indipen- denti. Per quanto riguarda la quan- tificazione delle conseguenze, dopo l’incidente nella centrale americana di Three Mile Island, a partire dai primi Anni ’80, le autorità di con- trollo americane ed europee favo- rirono studi sia teorici che speri- mentali per una comprensione sempre più precisa dei fenomeni che possono condurre a rilasci ra- dioattivi da impianti analoghi. Un network di esperti studia le possibili soluzioni Energia: centrali nucleari quale sicurezza per il futuro dott. ing. F. Parozzi e dott. ing. E. Caracciolo - CESI RICERCA segue a pag. 6 Considerazioni e proposte del commissario per le materie scientifiche, Janez Potoc ˇnik Ricerca, la soluzione vincente contro la crisi L’Unione Europea chiede più coraggio ai privati Davide Canevari Il commissario europeo Janez Potočnik è convinto che la R&S sarà il migliore degli antidoti; ma serve uno sforzo in più, soprattutto da parte dei privati, per superare le criticità. Un documento pubblicato dalla Commissione a metà febbraio evidenzia, però, anche alcu- ni importanti punti di forza. INSERTO SPECIALE SULL’ACQUA / 2 A cura del dott. ing. Franco Ligonzo C ome anticipato, lo “Speciale Acqua” continua su più numeri, se- guendo una logica di filiera. Nel n. 5 abbiamo trattato alcuni ar- gomenti di carattere generale: l’acqua come “oro blu del XXI se- colo”, i problemi di approvvigionamento, la piovosità risultante dal- l’evoluzione del clima; e la prima fase del ciclo di distribuzione, ossia le tecnologie per la potabilizzazione. In questo numero trattiamo le fasi del riuso: la depurazione delle acque civili, finalizzata al loro riutilizzo; la raccolta delle acque meteoriche, fi- nalizzata a evitare esondazioni e al rilascio controllato; l’uso delle ac- que di falda come fonte energetica rinnovabile. In un numero succes- sivo, a chiusura dell’argomento, tratteremo le reti, sia dell’acqua potabile sia delle acque reflue, per i tre aspetti principali: l’architettura di rete, i processi di manutenzione, i materiali da costruzione. Ringraziando per l’attenzione, ci impegnamo, in caso di riscontro positivo, per un al- tro “speciale acqua” sugli usi agricoli e industriali. da pag. 7 a pag. 10 Rapporto WEO: slitta il picco petrolifero Giovanni Avico Il rapporto annuale World Energy Outlook (WEO) della International Energy Agency (IEA), pubblicato le scorse settimane, evidenzia che la pro- duzione di petrolio potrà continuare a crescere fino al 2020/2030, dopodichè si livellerà iniziando a declinare. a pagina 2 ATTUALITA' MONDO Milano premia le migliori tesi di laurea Donato Di Catino “I giovani sono il futuro della so- cietà della conoscenza”. Con queste parole il presidente dell’Ordine de- gli Ingegneri di Milano, Amalia Ercoli Finzi ha introdotto la ceri- monia per i “Premi 2008 per tesi di laurea”, svoltasi nei giorni scorsi nel capoluogo lombardo. a pagina 5 ORDINI / 1 Intervista al presidente Amalia Ercoli Finzi Roberto Di Sanzo Amalia Ercoli Finzi è il nuovo pre- sidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Milano. In questa intervista l’ingegner Finzi ringra- zia il suo predecessore Gianfranco Agnoletto e illustra quelli che sono i suoi progetti e le sue idee per il fu- turo. Tra gli obiettivi: far sì che gli ingegneri siano al centro del dibat- tito scientifico e culturale milanese. a pagina 11 ORDINI/2 Protezione attiva ed efficace contro gli incendi Stefano Cavallari Nella consueta rubrica dedicata alla normativa prendiamo in esame la re- cente norma UNI 11292:2008 “Lo- cali destinati ad ospitare gruppi di pompaggio per impianti antincendio - Caratteristiche costruttive e fun- zionali”. Uno spazio è destinato poi a quello che viene generalmente defini- to “nuovo Conto Energia”. a pagina 12 NORMATIVA Le pavimentazioni in calcestruzzo fibrorinforzato Giovanni Plizzari Spesso le pavimentazioni in calce- struzzo vengono impropriamente con- siderate elementi “non struttura- li”. Ciò comporta la mancanza di una normale attenzione verso questo settore che, al contrario, deve essere valutato al pari di altri aspetti pro- gettuali. Per questo abbiamo deciso di dedicare un articolo all'argomento. a pagina 13 COSTRUZIONI Il commissario Janez Potočnik (al centro) con Rolf-Dieter Heuer, Direttore Generale CERN (a destra) e Torsten Åkesson, Presidente del consiglio CERN

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La recente ondata di incen-di che dallo scorso mesedi febbraio sta funestando

il sud est dell’Australia (Victoria,Nuovo Galles del Sud) e che haprovocato finora circa 200 de-cessi, ha riportato l’attenzione dimolti sul fenomeno dei cosiddetti“wildfire”, cioè degli incendi al-l’aperto, in zone ricoperte dallavegetazione. Tali fenomeni av-vengono in zone sufficientemen-te ricche d’acqua da permetterelo sviluppo di una fitta vegeta-zione, ma caratterizzate ancheda periodi caldi e secchi, quali,ad esempio, alcune aree dell’Au-stralia, dell’Asia sudorientale, del

Sud Africa e alcune zone bosco-se del Canada e degli USA. Laloro frequenza è più elevata du-rante il periodo estivo, a causadelle temperature elevate, e quel-lo autunnale, in seguito alla gran-de quantità di detriti al suolo (fo-glie morte, ...) e all’erba rinsec-chita. Inoltre, ovviamente, perio-di con temperature particolar-mente elevate, ondate di siccitàe venti caldi e secchi tendono adincrementare, talvolta in modorilevante, la probabilità che i“wildfire” si scatenino e la velocitàcon la quale si propagano.

Da varie settimane tutti gliindicatori sono ormai con-cordi nel confermare che

la crisi economica è entrata nellasua fase culminante e che è una cri-si globale. I consumi, e con essi laproduzione, sono calati vistosa-mente, le esportazioni in molti pae-si sono falcidiate. Il pil si sta, così,contraendo e ciò genera il rischioche le economie si ripieghino susè stesse, adottando misure prote-zionistiche. Ma è proprio questo ilpericolo maggiore, perché i siste-mi economici non sono autosuffi-cienti e l’applicazione di politicheautarchiche è irragionevole, oltreche diseconomica, in un mondoglobale. Paradossalmente, però, lagravità dell’attuale fase congiuntu-rale può costituire una grande op-

portunità per avvicinare la prossimagrande rivoluzione industriale. Eciò dando una poderosa sterzatache acceleri il percorso della soste-nibilità, investendo risorse nel be-nessere futuro del pianeta e at-tuando le soluzioni possibili al pro-blema economico che sta penaliz-zando l’esordio del nuovo secolo.In altre parole, incrementando gliinvestimenti pubblici per realizzareinfrastrutture moderne e promuo-vere l’adozione di modelli di pro-duzione e consumo più efficienti,che assicurino un uso razionale del-le risorse, in primis energetiche eidriche, un maggior sfruttamentodelle fonti rinnovabili, un’agricol-tura e mobilità più sostenibili.

Quindicinaledi informazione

per ingegnerie architetti

1563

dal 1952

N. 6 - 1 Aprile 2009 - Anno 57 www.giornaleingegnere.it

Qualità e standardper accrescere la fiducia

prof. ing. Pierangelo Andreini

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9Il fenomeno dei Wildfire,gli incendi delle foreste

dott. ing. Giovanni Manzini

IMREADY Srl - Spedizione in abbonamento postale - Tabella B - (Tassa riscossa) - autorizzazione rilasciata a IMREADY Srl - n. 959 del 19.12.08 dalla Direzione Generale PP.TT. della Rep. S. Marino

“Nel contesto attuale non è certoil caso di rallentare gli sforzi inmateria di investimenti in ri-

cerca e innovazione. Tutto ciò è vitale sevogliamo che l’Europa esca rafforzata dal-la crisi e se vogliamo che affronti le sfideposte dai cambiamenti climatici e dallaglobalizzazione”. Commentando i primidati sull’andamento della R&S nel Vec-chio Continente, il commissario europeoper la scienza e la ricerca, Janez Potoc-nik, ha ribadito un concetto ormai con-diviso dai più: questo momento buio del-l’economia mondiale deve essere visto co-me una sfida al cambiamento, dunqueun’opportunità.

L e attuali filosofie di proget-tazione degli impianti elet-tronucleari fanno sì che la

probabilità di avere un incidentegrave siano remote. I risultati di ri-cerche pluridecennali hanno inol-tre consentito lo sviluppo di siste-mi di sicurezza in grado di evitarerilasci di radioattività pericolosi perla popolazione che vive in prossi-mità delle installazioni.

Gli studi sulla sicurezzaDalla fine degli Anni ’80, in con-seguenza dell’incidente di Cher-nobyl e anche del disfacimento del-l’impero sovietico, non furono piùcostruiti reattori del tipo RBMKcome quello di Chernobyl e fu da-ta una significativa spinta al mi-glioramento dei sistemi di sicu-rezza anche al di fuori della Russia.

Gli impianti nucleari occidentalierano stati progettati sino ad allo-ra con buoni criteri di affidabilitàche facevano sì che il rischio diavere un grave incidente fosse piut-tosto piccolo: una probabilità dicirca 10-6 - 10-4 per ogni reattore-anno secondo gli studi più accre-ditati condotti da istituti indipen-denti. Per quanto riguarda la quan-tificazione delle conseguenze, dopol’incidente nella centrale americanadi Three Mile Island, a partire daiprimi Anni ’80, le autorità di con-trollo americane ed europee favo-rirono studi sia teorici che speri-mentali per una comprensionesempre più precisa dei fenomeniche possono condurre a rilasci ra-dioattivi da impianti analoghi.

Un network di esperti studia le possibili soluzioni

Energia: centrali nucleariquale sicurezza per il futuro

dott. ing. F. Parozzi e dott. ing. E. Caracciolo - CESI RICERCA

segue a pag. 6

Considerazioni e proposte del commissario per le materie scientifiche, Janez Potocnik

Ricerca, la soluzione vincente contro la crisiL’Unione Europea chiede più coraggio ai privati

Davide Canevari

Il commissario europeo Janez Potočnikè convinto che la R&S sarà il miglioredegli antidoti; ma serve uno sforzo inpiù, soprattutto da parte dei privati, persuperare le criticità. Un documentopubblicato dalla Commissione a metàfebbraio evidenzia, però, anche alcu-ni importanti punti di forza.

INSERTO SPECIALE SULL’ACQUA / 2A cura del dott. ing. Franco Ligonzo

Come anticipato, lo “Speciale Acqua” continua su più numeri, se-guendo una logica di filiera. Nel n. 5 abbiamo trattato alcuni ar-gomenti di carattere generale: l’acqua come “oro blu del XXI se-

colo”, i problemi di approvvigionamento, la piovosità risultante dal-l’evoluzione del clima; e la prima fase del ciclo di distribuzione, ossiale tecnologie per la potabilizzazione. In questo numero trattiamo le fasi del riuso: la depurazione delle acquecivili, finalizzata al loro riutilizzo; la raccolta delle acque meteoriche, fi-nalizzata a evitare esondazioni e al rilascio controllato; l’uso delle ac-que di falda come fonte energetica rinnovabile. In un numero succes-sivo, a chiusura dell’argomento, tratteremo le reti, sia dell’acqua potabilesia delle acque reflue, per i tre aspetti principali: l’architettura di rete, iprocessi di manutenzione, i materiali da costruzione. Ringraziandoper l’attenzione, ci impegnamo, in caso di riscontro positivo, per un al-tro “speciale acqua” sugli usi agricoli e industriali.

da pag. 7 a pag. 10

Rapporto WEO:slitta il piccopetrolifero■ Giovanni Avico

Il rapporto annuale World EnergyOutlook (WEO) della InternationalEnergy Agency (IEA), pubblicato lescorse settimane, evidenzia che la pro-duzione di petrolio potrà continuare acrescere fino al 2020/2030, dopodichèsi livellerà iniziando a declinare.

a pagina 2

ATTUALITA' MONDO

Milano premiale miglioritesi di laurea■ Donato Di Catino

“I giovani sono il futuro della so-cietà della conoscenza”. Con questeparole il presidente dell’Ordine de-gli Ingegneri di Milano, AmaliaErcoli Finzi ha introdotto la ceri-monia per i “Premi 2008 per tesidi laurea”, svoltasi nei giorni scorsinel capoluogo lombardo.

a pagina 5

ORDINI / 1

Intervistaal presidenteAmalia Ercoli Finzi■ Roberto Di Sanzo

Amalia Ercoli Finzi è il nuovo pre-sidente dell’Ordine degli Ingegneridella provincia di Milano. In questaintervista l’ingegner Finzi ringra-zia il suo predecessore GianfrancoAgnoletto e illustra quelli che sono isuoi progetti e le sue idee per il fu-turo. Tra gli obiettivi: far sì che gliingegneri siano al centro del dibat-tito scientifico e culturale milanese.

a pagina 11

ORDINI/2

Protezioneattiva ed efficacecontro gli incendi■ Stefano Cavallari

Nella consueta rubrica dedicata allanormativa prendiamo in esame la re-cente norma UNI 11292:2008 “Lo-cali destinati ad ospitare gruppi dipompaggio per impianti antincendio- Caratteristiche costruttive e fun-zionali”. Uno spazio è destinato poi aquello che viene generalmente defini-to “nuovo Conto Energia”.

a pagina 12

NORMATIVA

Le pavimentazioniin calcestruzzofibrorinforzato■ Giovanni Plizzari

Spesso le pavimentazioni in calce-struzzo vengono impropriamente con-siderate elementi “non struttura-li”. Ciò comporta la mancanza diuna normale attenzione verso questosettore che, al contrario, deve esserevalutato al pari di altri aspetti pro-gettuali. Per questo abbiamo decisodi dedicare un articolo all'argomento.

a pagina 13

COSTRUZIONI

Il commissario Janez Potočnik (al centro) con Rolf-Dieter Heuer, Direttore Generale CERN (a destra) e TorstenÅkesson, Presidente del consiglio CERN

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2 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2009

Èstato recentemente pubblicato ilWEO (World Energy Outlook)2008, il report annuale sulla situa-

zione energetica mondiale della IEA (In-ternational Energy Agency), che prefi-gura scenari sensibilmente diversi da quel-li previsti in passato. Infatti, secondo leprecedenti versioni del WEO, l’IEA sem-brava lanciare un allarme sulla finitezzadelle risorse petrolifere e sull’insostenibi-lità del modello energetico attuale. L’i-stituzione energetica più autorevole e me-no allarmista al mondo parlava anche diun picco della produzione cui sarebbeseguito un plateau, un periodo cioè in cuila quantità di petrolio estratto sarebbe ri-masta costante, prima di iniziare a decli-nare. Secondo l’ultima edizione, invece, cisarà un picco anche prima del 2020/2030dopo il quale la produzione si livelleràlentamente verso la fine del periodo del-la proiezione. Secondo il chief economistdella IEA e curatore del rapporto, FaithBirol, la visione di IEA nell’ultimo anno ècambiata e ciò è dovuto al fatto che nel2008 il report è stato redatto con dati cheprima non erano mai stati misurati diret-tamente, ma solo stimati. Infatti, mentre prima le previsioni sullaproduzione erano fatte basandosi su unastima globale, nel 2008 l’IEA ha potutoverificare, giacimento per giacimento, ne-gli 800 più importanti del pianeta, l’an-damento della produzione. Un lavoroche non era mai stato fatto prima.Quanto al picco, sembra che sia preve-dibile, per quanto riguarda i Paesi “nonOpec”, che la produzione di petrolio con-venzionale raggiunga un plateau e inizi

a declinare nel giro di 3-4 anni. A livelloglobale, assumendo che l’Opec agisca inmaniera opportuna, la produzione cre-scerà ancora, ma il picco potrebbe essereraggiunto anche prima del 2030, attornoal 2020. A tal proposito, secondo lo stu-dio sulle strategie per affrontare il piccodel petrolio commissionato dal Diparti-mento per l’energia statunitense, l’analistaRobert L. Hirsch dice che senza un in-tervento di mitigazione tempestivo e ap-

propriato, i costi economici e sociali delpicco del petrolio potrebbero essere “sen-za precedenti”. Secondo lo studio diHirsh il programma di “disintossicazione”dal petrolio dovrebbe partire almeno 20anni prima del picco, e in base alle stimepiù pessimistiche della IEA, di anni primadel picco ne potrebbero restare solo 11.Un’analisi che potrebbe servire a rilan-ciare fonti quale il nucleare e l’efficienzaenergetica.

Direttore responsabileAdriano De Maio

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VicedirettorePierangelo Andreini

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Direttore scientifico-culturaleGiulio Galli

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Direttore editorialePierfrancesco Gallizzi_________________

RedazioneResponsabile: Sandra Banfi

Davide CanevariRoberto Di Sanzo

Patrizia Ricci___________________

Comitato di gestioneAdriano De Maio, Patrizia Giracca,

Anna Semenza, Clara Rognoni, Carlo Valtolina, Gilberto Ricci

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Comitato d’onoreEdoardo Bregani, Vittore Ceretti,

Adolfo Colombo, Riccardo Pellegatta, Fabio Semenza, Gianni Verga

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Comitato Scientifico Culturale

ASSISTENTE AL DIRETTOREFranco Ligonzo

AREA STRATEGICASergio Barabaschi, Vittorio Coda, Al-berto Quadrio Curzio, Adriano DeMaio,Giacomo Elias, Giuseppe Lanzavec-chia, Giovanni Nassi, Massimo Saita

AREA FORMAZIONE, RICERCAE INNOVAZIONE

Umberto Bertelè, Maurizio Cumo,Walter Niccodemi, Aldo Norsa, Lu-cio Pinto, Michele Presbitero, Um-berto Ruggiero, Claudio Smiraglia,Cesare Stevan

AREA TECNICA, ECONOMICA,NORMATIVA E PROFESSIONALEMario Abate, Pierangelo Andreini, Gui-do Arrigoni, Giancarlo Bobbo, Gian-mario Bolloli, Sergio Brofferio, Giu-seppe Callarame, Vittorio Carnemol-la, Franco Cianflone, Sergio Clarelli,Piercarlo Comolli, Antonio De Mar-co, Gabriele Di Caprio, Mario Ghezzi,Gian Carlo Giuliani, Leopoldo Iaria,Franco Ligonzo, Ernesto Pedrocchi,Giovanni Rigone, Michele Rossi, Al-berto Rovetta, Angelo Selis, GiorgioSimeone, Franco Sironi, Andrea Som-maruga, Francesco Tozzi Spadoni,Giorgio Valentini

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Presidenti degli Ordini e Collegi abbonati al Giornale dell’Ingegnere

Di diritto componenti del ComitatoScientifico Culturale “Area Tecnica,economica, normativa e professionale”

Collegio ingegneri di Pavia: Giovan-ni Rigone; Collegio ingegneri di Ve-nezia: Franco PianonOrdini ingegneri: Alessandria: Gre-gorio Marafioti; Aosta: Michel Gros-jacques; Belluno: Luigi Panzan; Ber-gamo: Donatella Guzzoni; Biella: Re-nato Bertone; Brindisi: Erminio Elia;Caserta: Vittorio Severino; Catanza-ro: Salvatore Sacca’; Como: ManlioCantaluppi; Cremona: Adriano Fa-ciocchi; Cuneo: Adriano Gerbotto;Forli’-Cesena: Lucio Lelli; Imperia:Pino Domenico; Lecco: Teodoro Be-rera; Lodi: Angelo Pozzi; Mantova:Tommaso Ferrante; Milano: Gian-

franco Agnoletto; Monza: PiergiorgioBorgonovo; Napoli: Luigi Vinci; No-vara: Giancarlo Ferrera; Parma: An-gelo Tedeschi; Pavia: Giampiero Ca-nevari; Piacenza: Fabrizio Perazzi;Reggio Emilia: Piero Antonio Gaspa-rini; Sondrio: Enrico Moratti; Tori-no: Ilario Cursaro; Trento: AlbertoSalizzoni; Treviso: Vittorino Dal Cin;Varese: Roberta Besozzi; Verbania:Alberto Gagliardi; Vercelli: Guido To-rello; Verona: Mario Zocca.

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Proprietà EditorialeSocietà di Servizi del

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano S.r.l.

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Hanno collaborato a questo numero:Pierangelo Andreini, Giovanni Avico,Edoardo M. Azzimonti, Eduardo D. J.Caracciolo, Alessandra Icardi, MarcoPaolo Inglese, Franco Ligonzo, Giovan-ni Manzini, Flavio Parozzi, GiovanniPlizzari, Samuele Sala, Matteo Stella

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Progetto graficoStudio Gnecchi - Prinetti___________________

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del 12 dicembre 2008. Copia depositata presso il Tribunale

della Rep. Di San Marino. ___________________

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il 16 settembre 1953 con il n. 3147

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QUINDICINALE DI INFORMAZIONEPER INGEGNERI E ARCHITETTI

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1563

Accadeva anni fa201 Aprile 1989

Gli ingegneri “popolo” di

pragmatici, dediti alla

concretezza e quindi per nulla

interessati all’arte e alla

poesia? Si tratta di un luogo

comune da sfatare, come

sottolineava Pierachille

Barzaghi in un suo corsivo sul

Giornale dell’Ingegnere del 1°

aprile 1989 e intitolato –

appunto – “Si può essere

ingegneri e amare la poesia”. La

teoria di Barzaghi appare, ad

una prima lettura, piuttosto

ardua da sostenere. Ma

sicuramente ad una più

approfondita analisi merita di

essere valutata con attenzione.

L’autore afferma che ingegneria

e arte possano andare a

braccetto. “Alcune delle menti

più acute del secolo – scriveva

Barzaghi – come Musil e Gadda

erano ingegneri”. Un titolo di

studio quasi discreditante,

almeno per un mondo in

apparente contrasto

ideologico: “Presso artisti e

letterati essere ingegnere non è

certo un titolo di merito ed è

spesso inteso come sinonimo

di persona che si interessa solo

dell’astratta efficienza e del

tornaconto”. Per rovesciare

questa impostazione teorica,

Pierachille Barzaghi prendeva

ad esempio l’esperienza di vita

di un importante letterato, il

francese Paul Valèry. “Nella sua

formazione – spiegava

l’ingegnere – hanno avuto una

grande influenza gli studi

matematici e scientifici, al

punto che quando cita le

personalità che ammira ne

nomina sei, tre artisti, un uomo

politico e due scienziati, il fisico

Kelvin e il matematico

Poincaré: e fra i pochissimi libri

amati mette ‘La théorie des

mécanismes’ di Koenings”. Un

intellettuale rigoroso, dunque,

nel suo metodo di concepire e

scrivere l’arte: e proprio da tale

disciplina interiore nascevano,

poi, opere dall’indubbio valore

letterario. A tal proposito,

Barzaghi citava una serie di

frasi di Valèry a suffragare la

sua tesi, il quale affermava:

“Discerno male la differenza fra

l’arte e la scienza in relazione a

me stesso, essendomi naturale

situarmi in quel punto in cui ci

sono soltanto lavori di

pensiero, condizioni imposte

ed elaborazioni”. Interessante,

infine, la chiusura dell’articolo

di Barzaghi: “E’ però ben chiaro

che se Valèry attribuisse al

lavoro dell’ingegnere pari

dignità culturale e valore

creativo del lavoro dell’artista,

la sua esigenza di rigore lo

pone in un atteggiamento che

non ha nulla a che fare con

l’identificazione fra tecnica ed

estetica. (…) Non c’è nessuna

indulgenza, nella sua lucida

analisi, per il tecnicismo fine a

se stesso: ‘Io giudico le menti

dal grado di precisione delle

loro esigenze e dal grado di

libertà del loro movimento’. Un

ben impegnativo criterio se lo

volessimo adottare come

esclusiva guida nella nostra

attività professionale”.

ATTUALITÀ MONDO

Slitta, ma di poco, il picco petroliferodott. ing. Giovanni Avico

Oltre agli Abbonati individuali

agli iscritti agli Ordini degli Ingegneri delle provincie di Alessandria, Aosta, Belluno, Bergamo, Biella, Brescia, Brindisi, Caserta, Catanzaro, Como, Cremona, Cuneo, Forlì-Cesena, Imperia, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e Brianza, Napoli, Novara, Parma, Pavia, Piacenza, Reggio Emilia, Sondrio, Torino, Trento, Treviso, Varese, Verbania, Vercelli e Verona;

agli iscritti ai Collegi degli Ingegneri di Pavia e Venezia; agli iscritti al Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano; agli iscritti alle Associazioni aderenti all’ANIAI (Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani);

alle Associazioni professionali, ai principali Enti tecnici e In-dustrie nazionali, ad alcuni istituti scolastici medi superiori, ad alcune sedi Universitarie.

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Andamento della domanda di energia primaria dal 1980 al 2030 in Mtep (Fonte: presentation of Tanaka, Nobuo, Executive Director - Gold Coast - WEO 2008: Options for a Cleaner, Smarter Energy Future)

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Si sottolinea che gli in-cendi di questo tipo, avolte, vengono ritenuti

compatibili con l’ecosistema,in quanto alcune specie ve-getali hanno sviluppato natu-rali difese contro gli incendi(es. “fire-resistant seeds”: semiresistenti alle elevate tempe-rature) e talune, addirittura,traggono giovamento da talifenomeni. Esempi in tal sen-so sono la stimolazione dellagerminazione dei semi pro-dotta dal “butenolide” pre-sente nei fumi degli incendidi vegetali e la maggiore dif-fusione assicurata ad alcunespecie dotate di una elevataresistenza a tali fenomeni (es.sclerofilla), che permette lo-ro di avere un notevole van-taggio sulle specie meno re-sistenti. Altre conseguenzepositive possono essere ricer-cate nel deposito-precipita-zione sul terreno di detriticontenenti alcuni compostiutili per la vegetazione e nel-la distruzione di alcune specievegetali dannose per lo svi-luppo complessivo.A tal proposito, si sottolineache alcune zone ricche di ve-getazione, quali le Grasslands(Sabah, Stato della federazio-ne della Malesia, situato nelBorneo settentrionale), le fo-reste di pini in diverse zonedella stessa Malesia e i boschi

di Casuarina dell’Indonesia,sembrano avere avuto unosviluppo addirittura forte-mente favorito dagli incendi.Inoltre, alcune specie sonoperfino in grado di agevola-re lo sviluppo di tali incendi, etra queste si segnalano alcunitipi di Eucalyptus che con-tengono una sostanza oleosafacilmente combustibile.In molti casi, però, tali incen-di arrecano gravi danni all’e-cosistema, eliminando interecomunità di vegetali autoc-toni, a vantaggio di altre spe-cie più resistenti, tra le quali visono infestanti quali il Lygo-dium microphyllum e il Bro-mus tectorum. Altri effetti ne-gativi di questi fenomeni con-sistono nell’impoverimentodei nutrienti organici presen-ti nei terreni e nell’incremen-to del rischio di erosione daparte dell’acqua, causato dal-la diminuzione della vegeta-zione. Infine, non sono da tra-scurare il grande apporto diprodotti della combustione,tra i quali ovviamente anchela CO2, e di particolato nel-l’atmosfera.In alcuni casi, si sono osser-vati anche fenomeni alquantoparticolari, quali “fire whirl”,“firestorm” e “pyrocumulus”.I primi consistono in fiammecaratterizzate da un evidentecomponente rotatoria delmoto che possono evolvereanche in veri e propri “fire

tornado”, scatenando venti diintensità elevatissima, mentrei “firestorm” consistono in unvero e proprio sistema di ven-ti e nubi di materiale caldissi-mo. Per quanto riguarda i“pyrocumulus”, si tratta di nu-bi cumuliformi formate dallarapida ascensione di aria cal-da e umida provocata dagliincendi, con la conseguenteevoluzione temporalesca.Per quanto concerne le causeall’origine dei “wildfire”, le piùcomuni sono da ricercare tra:i fulmini; le attività di “slash-and-burn farming” (defore-stazione attraverso il taglio dialberi e l’incendio di parti di

foresta, allo scopo di dedica-re il suolo all’agricoltura); l’at-tività vulcanica; i fenomenicombustivi delle riserve e mi-niere di carbone (“under-ground coal fires”); l’incuriada parte dell’uomo e le attivi-tà propriamente dolose. Que-ste ultime, in particolare, sem-brano rivestire un ruolo di

primo piano tra le cause piùfrequenti, secondo il pareredi molti esperti.Per concludere, si sottolineache la lotta per ridurre l’in-sorgenza e mitigare le conse-guenze di questi incendi è og-gi quanto mai attuale, a causadel rapido incremento del lo-ro numero, della crescita del-la loro intensità e della cre-scente urbanizzazione, chespesso determina la presen-za di aree urbane in prossi-mità delle zone boscose. Inparticolare, le misure di pre-venzione più utilizzate sono:il taglio periodico degli albe-ri, finalizzato ad interrompe-re la continuità del combu-stibile e perciò a impedire lapropagazione degli incendi;la rimozione del materiale alsuolo (arbusti, foglie, ...), inmodo da ridurre la probabili-tà di insorgenza dell’incendioe mitigarne la rapidità di svi-luppo; l’incendio controllatodi alcune aree ricche di vege-tazione, ancora allo scopo diinterrompere la continuità delcombustibile presente (se-condo Jan W. Van Wagten-

donk del National BiologicalService Yosemite Field Sta-tion “controlled burns are re-portedly the most effectivetreatment for reducing a fi-re’s rate of spread, fireline in-tensity, flame length, and heatper unit of area”).Un ruolo importante è ancherivestito, ovviamente, dalla ri-velazione degli incendi, cheviene fatta attraverso la sem-plice osservazione degli ope-ratori e con mezzi più sofisti-cati, quali le videocamere adinfrarossi e le riprese satelli-tari. Infine, per quanto ri-guarda il controllo e la sop-pressione, vengono larga-mente impiegate alcune delletecniche di “fuel manage-ment” prima ricordate (il ta-glio degli alberi e gli incendicontrollati), per impedire lapropagazione dell’incendio, elo scarico di acqua (con even-tuali additivi antincendio) daimezzi aerei. Per finire si ri-porta una breve lista di alcu-ni degli incendi boschivi piùrilevanti che sono avvenutinegli ultimi decenni nelle zo-ne del Nord America.

N. 6 - 1 Aprile 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 3

DALLA PRIMA PAGINA / MONDO

Wildfire, quando l’incendio si scatena tra la vegetazionedott. ing. Giovanni Manzini

segue da pag. 1

Tabella – Elenco degli incendi in aree boscose che hanno coinvolto una superficie maggiore di 1.000 km2 negli ultimi 100 anni, in Nord America

Anno

19101911191619221948195119871988199820022002200320032004200520072007200720072008

Area (km2)

12.0002.0002.0001.7002.6001.5382.6303.2131.2001.8902.0202.0001.1345.284

*1.8981.4692.6402.0006.302

Denominazione

Great Fire of 1910Cochrane Fire

Great Matheson FireGreat Fire of 1922

Mississagi/Chapleau fireGreat Forks FireSiege of 1987

Yellowstone fires of 1988Unnamed

Rodeo-Chediski fireFlorence/Sour Biscuit Complex Fire

Okanagan Mountain Park FireCedar Fire

Taylor Complex FireSeptember 2005 California wildfires

Sweat Farm Road/Big Turnaround Complex FireMilford Flat Fire

Murphy Complex FireCalifornia wildfires of October 2007Summer 2008 California wildfires

Stato

Idaho-Montana (USA)Ontario (Canada)Ontario (Canada)Ontario (Canada)Ontario (Canada)

Washington (USA)California-Oregon (USA)

Wyoming-Montana (USA)Florida (USA)Arizona (USA)Oregon (USA)

British Columbia (Canada)California (USA)

Alaska (USA)California (USA)Georgia (USA)

Utah (USA)Idaho (USA)

California (USA)California (USA)

Figura 1 – Incendi boschivi del febbraio 2009, nel sud est dellʼAustralia, foto da satellite (Fonte: Huffington post)

Figura 2 – “Firestorm” durante un incendio nel parco di Yellowstone, 1988 (Fonte: Yellowstone Digital Slide Files ar-

chives)

Figura 3 – “Pyrocumulus” prodotto da “wildfire” nel parco di Yel-lowstone, 2008 (Fonte: Wikipedia)

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Pur nella consapevolez-za dell’esistenza di pro-blematiche ancora dif-

ficili da risolvere, che lo stes-so commissario europeo nonnasconde: “L’Unione euro-pea può contare su una mi-riade di punti di forza, spe-cialmente su uno Spazio eu-ropeo della ricerca semprepiù attrattivo e su risultati nelcampo dell’innovazione chesono in continuo migliora-mento. Ma c’è ancora moltolavoro da fare, in particolareper incentivare gli investi-menti delle imprese, che re-stano relativamente ridotti”.Ma qual è, dunque, lo statodi salute della R&S comuni-taria? La risposta si evincedalla lettura della Relazionepubblicata a metà febbraio econtenente le cifre principaliper il 2008 nel campo dellascienza, della tecnologia e del-la competitività (ST&C), conuno sguardo sull’evoluzionea partire dal 2000 e una va-lutazione sulla effettiva rea-lizzazione dello Spazio euro-peo della ricerca (SER).Proprio quest’ultimo punto èstato “iscritto” nell’elenco del-le criticità. “È necessario chelo Spazio europeo della ri-cerca diventi più attrattivo –dichiara una nota della Com-missione europea - più aper-to e più competitivo sul pianomondiale rispetto ad oggi.Nuovi attori stanno emer-gendo sulla scena della S&T,in particolar modo in Asia.La conoscenza si distribuisce

in maniera sempre più uni-forme, e l’Unione europea nedetiene oggi una parte infe-riore al 25 per cento”.A partire dal 2000 è infattimancata quella spinta in piùche tutti si erano auspicati eche la stessa Ue si era postacome obiettivo. Sia chiaro, trail 2000 e il 2006 tutti gli statimembri, in linea con i targetdella strategia di Lisbona,hanno aumentato gli investi-menti in R&S; ma nello stes-so tempo è cresciuto – in ma-niera pressoché proporzio-nale – anche il prodotto in-terno lordo. Dunque, l’inten-sità della ricerca – misurata

come rapporto tra le spese inR&S e il Pil si è appiattita at-torno all’1,8 per cento.Questo a livello globale. Mag-giori differenze si sono rile-vate a livello di singolo stato.17 Paesi membri hanno ac-cresciuto la propria intensità(soprattutto tra quelli di re-cente ingresso nella Ue), die-ci l’hanno invece ridotta. E ilfatto cruciale è che questi die-ci Paesi rappresentano – as-sieme – giusto la metà del Pildell’Unione. La somma deidue effetti porta quindi a unpareggio. A puro titolo diconfronto va ricordato che,nel resto del mondo, il Giap-

pone e la Corea hanno au-mentato la propria intensitàR&S passando, rispettiva-mente, dal 3,04 al 3,39 percento e dal 2,39 al 3,23 percento, e la Cina sta recupe-rando velocemente, passan-do dallo 0,9 all’1,42 per cento.Il cartellino giallo che si me-rita la R&S nel suo comples-so diventa praticamente unrosso quando si focalizza l’at-tenzione sugli investimentinel solo settore privato. “Laragione principale della diffe-renza dell’intensità R&S tral’Unione e i suoi concorrenti– prosegue la Commissione– risiede negli investimenti ef-fettuati dal settore privatoche, se tra il 2000 e il 2005sono diminuiti nella U, hannoinvece registrato un aumentosostanziale negli Stati Uniti,in Giappone e in Cina. Ciò èdovuto principalmente alladimensione ridotta del setto-re high tech nella Ue. La co-struzione di un’economia lar-gamente basata sulla cono-scenza richiede cambiamentistrutturali a favore di una piùforte intensità R&S tra i varisettori e necessita di una mag-giore presenza del compartohigh tech nell’economia del-l’Ue. Ciò implica la presenzadi un contesto che favoriscalo sviluppo delle piccole e

medie imprese ad alta tecno-logia e a crescita rapida, losviluppo di mercati favorevo-li all’innovazione e una ridu-zione dei costi dei brevetti”.Venendo alle note positive,fa certamente piacere rilevareche la fuga dei cervelli, alme-no in Europa è stata ormaiarginata e, anzi si va deli-neando un fenomeno con-trario. È probabilmente que-sto l’elemento più incorag-giante per il comparto. Dal2000 ad oggi il numero deiricercatori è cresciuto in ma-

niera addirittura esponenzia-le (cita testualmente lo studiodella Commissione) in Euro-pa rispetto a quanto successoad esempio negli Stati Uniti oin Giappone.C’è un altro primato che me-rita di essere sottolineato: re-lativamente alla ricerca, l’Eu-ropa si conferma come il pri-

mo produttore mondiale diconoscenze scientifiche (mi-surato per numero di pubbli-cazioni). Anche se va ag-giunto che nelle pubblicazio-ni a forte impatto il primatorimane nelle mani degli StatiUniti.Proprio dagli Stati Uniti giun-ge però una indiretta promo-zione sul livello della ricercaeuropea. Il Vecchio Conti-nente viene infatti ritenuto unterritorio appetibile dagli in-vestitori stranieri e dai pro-fessionisti del comparto scien-za e tecnologia. “Nonostan-te l’affermarsi dell’Asia qualenuovo polo di ricerca e svi-luppo – conclude lo studiodella Commissione - l’Unioneha continuato ad attrarre unnumero crescente di investi-menti privati nel settore. Nel2005, le società affiliate agliStati Uniti realizzavano il 62,5per cento dei loro investi-menti in R&S nella Ue, afronte di 3,3 per cento effet-tuati in Cina. L’Unione euro-pea ha continuato ad attrarreanche un numero crescentedi professionisti della S&Tprovenienti dai Paesi terzi”.Una rivincita sulle economieemergenti che deve tuttaviaessere confermata di anno inanno e se possibile ulterior-mente valorizzata.

4 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2009

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Su scala planetarial'Unione europea detiene oggiuna parte inferiore al 25 per centodella “conoscenza”

DALLA PRIMA PAGINA / EUROPA

Potocnik: “Ricerca, l’antidoto giusto per superare la crisi”Davide Canevari

segue da pag. 1

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Bruxelles 24.2.2009 - Il commissario Potočnik in un incontro con i futuri membri dellʼEuropean Research Council (ERC)

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I n questa direzione le op-portunità maggiori le of-frono le economie dei pae-

si in via di sviluppo, che do-vranno fare i conti anche congli effetti dei cambiamenti cli-matici, ma il mondo non haancora raggiunto il livello dicoordinamento macroecono-mico necessario per immet-tersi con forza sulla strada de-gli investimenti transnaziona-li. Per far ciò occorre rafforza-re con trasparenza la coope-razione globale, i cui vantaggia lungo termine permangonoben chiari, anche se insidiatidalle nuove forme di prote-zionismo. Allo scopo si devono svilup-pare forme di governance in-telligenti, adatte alla societàdella conoscenza e in grado di

attualizzare le istituzioni e glistrumenti dell’economia dimercato. Tra questi, primarioè lo strumento della norma-zione volontaria, ovvero, de-gli standard tecnici consensualielaborati dagli enti di norma-zione, e della connessa atte-stazione di conformità, tra cuile varie forme di certificazio-ne della qualità. Essi svolgono il ruolo fonda-mentale di aggregare il con-senso degli stakeholder per co-dificare metodologie e com-portamenti in un linguaggiotecnico comune con cui con-ciliare le diverse politiche conla logica del libero mercato eottimizzare il ritorno degli in-vestimenti sul piano econo-mico, ambientale e sociale. E’ un ruolo strategico, la cuiimportanza non è sempre suf-ficientemente chiara e ap-

prezzata, ma ormai consoli-dato da anni. Lo dimostra ilsuccesso in Europa della poli-tica per la costruzione del mer-cato unico, fondata sull’armo-nizzazione legislativa e tecnica,ovvero sulla fissazione di re-quisiti comuni di sicurezza,ambientali e di efficienza ener-getica dei prodotti e sulle varieforme di attestazione di con-formità a questi requisiti, ef-fettuate in base a procedurecomuni stabilite dagli standardtecnici, che abilitano la liberacircolazione nel mercato uni-co.Con il “nuovo approccio”, ol-tre a dare un nuovo ordine al-le attività produttive, divenutetroppo complesse per esseregovernate con la logica del co-

mando-controllo, l’Europa halegato la crescita alla verificadella qualità, effettuata con ilriferimento a una normativaindustriale di tipo volontario,accrescendo la competenza, latrasparenza e la fiducia all’in-terno e anche all’esterno delproprio mercato. Ciò ha dato un significativoimpulso alla normativa volon-taria e alla certificazione diconformità, che si sono note-volmente espanse, arrivandoad interessare tutti i settori del-le attività economiche. Si ècreato, così, un lessico e un si-stema di riferimento capaci diinnescare un processo di au-tocontrollo degli effetti negatividelle attività produttive, basa-to su qualità, verifica e visibili-

tà, e di concorrere alla soste-nibilità nel suo più ampio si-gnificato. Al proposito valgal’esempio delle norme Iso26000 sulla responsabilità so-ciale delle imprese.L’elaborazione delle norme ele verifiche di conformità sonoun vettore fondamentale perla sostenibilità dello sviluppoe una chiave per la trasparen-za e la competitività. Esse so-no un asset della Società dellaconoscenza, perché sono unavia per promuovere l’arricchi-mento e la partecipazione at-tiva di operatori ed esperti eper supportare una migliorecomprensione della catenadelle responsabilità e ricavarnepiù efficacia. Malgrado ciò il tema è scar-

samente dibattuto all’esternodegli organismi preposti, an-che se condiziona notevol-mente l’attività dei tecnici, inparticolare degli ingegneri edegli architetti, che sono gliattori privilegiati dello svilupposociale ed economico e, cometali, sempre più carichi di re-sponsabilità. E’ auspicabile,quindi, che una quota mag-giore delle discussioni riguardil’intreccio tra norme, certifica-zioni e qualità, l’azione e i pro-grammi delle organizzazionidel settore e l’impegno dellecategorie produttive. A tal finei prossimi numeri 7 e 8 delgiornale recheranno due in-serti speciali per offrire ai let-tori una panoramica di questacomplessa problematica.

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Qualità e standard per aumentare la fiducia e superare la crisiDue inserti speciali sull’importanza di norme e certificazione

prof. ing. Pierangelo Andreini

segue da pag. 1

TESI DI LAUREA

Ordine di Milano: premiati i migliori elaborati del 2008

Donato Di Catino

“I giovani sono il futurodella società della co-noscenza”. Con queste

parole la presidente dell’Or-dine degli Ingegneri di Mila-no, Amalia Ercoli Finzi ha in-trodotto la cerimonia per i“Premi 2008 per tesi di lau-rea”, tenutasi lo scorso 12marzo presso la sede di corsoVenezia. La prima edizionedel concorso, organizzato dal-l’Ordine, prevedeva un rico-noscimento di 3 mila eurociascuno per tre tesi di laureain ingegneria, ottenute pressoil Politecnico di Milano. Unconcorso che ha ottenuto unnotevole successo, in quantovi hanno partecipato ben 135tesi di laurea per i tre settoriprevisti, vale a dire ingegneriaindustriale, ingegneria civileed ambientale, ingegneria del-l’informazione. “Non è statofacile scegliere i vincitori – hadichiarato l’ingegner AlbertoCaleca, presidente della com-missione giudicatrice e con-sigliere dell’Ordine -. Alla fineabbiamo deciso di premiarele tesi più innovative, vistoche il futuro dell’Italia è lega-to all’innovazione”. Ecco,quindi, che per il primo set-tore è stata premiata la tesi diMonica Valli intitolata “Bal-listic Phase of the Vega Laun-cher: 6-Dof Dynamics Analy-sis and Design of a Dedica-ted Robust Control Law”.Nella motivazione si è sotto-lineato che “il lavoro è statosvolto con precisione, sia perla parte teorica sia per gli svi-luppi matematici, con l’im-plementazione di un modellonumerico, redatto, allo scopodi validare il modello. Il lavo-ro è ampiamente corredatodi considerazioni ingegneri-stiche ed è di attualità scien-tifica sia per il metodo adot-tato sia per le applicazioni

presentate”. Il premio per ilsettore di ingegneria civile edambientale è andato alla tesiredatta da Simone Bonomi eGiulio Claudio Vignati: “Stu-dio sperimentale e numericosull’erosione di particelle finiin un terreno soggetto a fil-trazione”. Uno scritto cherappresenta lo studio di unreale problema di ingegneria,relativo al complesso edilizioche sarà realizzato nell’areadella vecchia Fiera di Mila-no. “Gli impianti tecnici pre-senti negli edifici – si leggenella motivazione – richiedo-no una considerevole quan-tità d’acqua che sarà pompa-ta dalla falda superficiale. Siteme che il gradiente idrauli-co indotto nel terreno possacomportare il movimento diparticelle fini verso le operedi drenaggio e la loro aspor-tazione. Come conseguenzanon si può escludere nel tem-po l’insorgere di cedimentidelle fondazioni degli edifici.Con opportuni calcoli sonostati valutati i possibili cedi-menti, che hanno suggeritola modifica del sistema di dre-naggio”. Per il settore dell’in-gegneria dell’informazione ilpremio è andato alla tesi “Svi-luppo di un sistema di ultra-suoni per l’acquisizione di su-perfici anatomiche”, realizza-ta da Danilo De Lorenzo.Nella motivazione si legge:“La tesi utilizza conoscenzeinterdisciplinari che, nel mon-do del lavoro attuale, sonosempre più indispensabili perportare a compimento unprogetto in modo efficace edinnovativo. Si tratta di unostudio che costituisce un in-teressante apporto della scien-za e della tecnologia italianaalla chirurgia mini-invasiva nelsettore dell’ortopedia dell’an-ca e del ginocchio”.

SPECIALE EDILIZIA

Diversamente dal programma inizialmente stabilito, lo Spe-ciale sulla sostenibilità e efficienza energetica delle costru-zioni, previsto come inserto nel n. 7, verrà incluso nei suc-cessivi n. 10 e 11 del giornale, al fine di trattare la materia inmodo più ampio e aggiornato alle prossime decisioni del-l’esecutivo in merito al piano casa.

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I noltre, dopo l’incidentedi Chernobyl vennerostudiati circuiti e proce-

dure appositamente dedica-ti ad affrontare le situazionipiù gravi anche se con pro-babilità di accadimento dav-vero molto piccola.

Cosa può succedere in un incidente graveSecondo le analisi affidabili-stiche condotte per i più co-muni impianti nucleari raf-freddati con acqua in pres-sione, gli eventi anomali datenere maggiormente d’oc-chio sono la rottura im-provvisa di tubazioni del cir-cuito di raffreddamento odelle pompe di circolazioneprincipali. Per queste avarìesono ovviamente previstesvariate misure di emergen-za con opportune ridondan-ze. La situazione può dege-nerare in un incidente vero eproprio solamente se dopouna di queste avarìe avvie-ne anche una serie di suc-cessivi guasti anche nei si-stemi di emergenza. In que-sto caso, il reattore vienespento per intervento dei si-stemi automatici o anchedell’operatore. Si spegne co-munque da solo quando vie-ne privato dell’acqua, per-ché è la presenza di questache rende possibile la rea-zione nucleare. In un’eventualità del genere,il problema consiste nella ri-mozione del cosiddetto “ca-lore residuo” del combusti-bile, dovuto al decadimentoradioattivo di molti nuovielementi formatisi con lascissione degli atomi di ura-nio. Calore che deve essererimosso per tempi abba-stanza lunghi anche dopoche il reattore è stato spento. Si tratta di una potenza ter-mica che, al momento dellospegnimento, corrisponde acirca il 6-7% di quella totaledel reattore e che scende aldi sotto dell’1% nel giro diun paio d’ore. Potenza noncerto elevata se confrontatacon quella dell’impianto aregime, ma tale da richiede-re l’apporto di un fluido diraffreddamento per evitare

che il combustibile e i ma-teriali strutturali venganodanneggiati.Nelle situazioni peggiori, lamancanza di raffreddamen-to può portare alla fusionedel nocciolo del reattore(melt down) circa in un’ora. Il combustibile e i materialifusi si raccolgono, come av-venuto nell’incidente diThree Mile Island (Fig.1), sulfondo del recipiente del reat-tore (vessel) sino a quando èpossibile smaltire in qualchemodo il calore. Nel casoquesto non avvenga, il fondodel vessel logicamente cedee la miscela di combustibilee di materiali metallici fusi,in gergo denominata “cori-um”, cade nella cavità del-l’edificio di contenimento.

Il core-catcher e la Sindrome CineseNel 1979 uscì nelle sale ci-nematografiche USA il film“Sindrome Cinese”, che ebbeun buon successo soprattut-to grazie al fatto che vennepresentato proprio pochigiorni prima dell’incidente diThree Mile Island. Nel filmveniva addirittura prospetta-ta la possibilità che, a causadi un grave incidente, il noc-ciolo del reattore potesse ad-dirittura sprofondare nel ter-reno sino a raggiungere, nonsi sa bene come, la Cina. E

da qui il titolo ad effetto del-la pellicola americana.Lo scenario suggerito dalfilm, tanto allarmistico quan-to fantasioso, non ha ovvia-mente alcun fondamentoscientifico, perché l’energiatermica sviluppata dal calo-re di decadimento del noc-ciolo sarebbe sufficiente afarlo sprofondare al massi-mo di qualche metro. Maqualche cosa di utile il filmlo suggeriva e sarebbe in-giusto non tenerne conto.Da un punto di vista tecnico,richiamava poi l’attenzionesulle conseguenze di un in-cidente in cui il corium fu-so, venendo in contatto conil calcestruzzo del basamen-to, può effettivamente cau-sare qualche guaio: uno sce-nario neppure paragonabilea quello di Chernobyl macomunque con conseguen-ze spiacevoli. L’interazione del corium adalta temperatura con il ba-samento, infatti, darebbe luo-go all’ossidazione dei metal-li fusi a causa dell’acqua pre-sente e alla disgregazione deicarbonati del calcestruzzo,provocando formazione digas incondensabili, tra cui l’i-drogeno. Idrogeno che an-drebbe rimosso per evitareun’eccessiva pressurizzazio-ne del contenitore e il ri-schio di esplosioni. Il cori-

um, poi, sprofondando e di-luendosi con i vari materiali,richiederebbe un certo tem-po per essere raffreddato earginato in modo sicuro perimpedire la contaminazionedel sottosuolo. È uno di que-gli scenari per i quali ci si èpoco preoccupati negli an-ni delle prime generazioninucleari perché ritenuti al-tamente improbabili e, inogni modo, non catastroficicome paventato da alcuni. Dovendo invece dimostrareche l’impianto è progettatoper far fronte anche a situa-zioni estreme come quelladella “sindrome cinese”, iprogettisti possono ricorrereal cosiddetto “core-catcher”.Il core-catcher è semplice-mente una barriera in gradodi assorbire l’impatto mec-canico e termico causatodalla caduta del corium fusonella cavità del reattore (ol-tre 100 tonnellate di ossidodi uranio e di vari materiali,a 2000-3000 °C, che cado-no da un’altezza di alcunimetri), in modo da evitareun contatto diretto con lestrutture dell’edificio.Può essere costituito, adesempio, da una struttura diraccolta e raffreddamentoadattabile ai layout degli im-pianti nucleari tradizionali(ne furono studiate di variotipo dalla ricerca italiana ed

europea alcuni anni or so-no), oppure può essere co-stituito da una parte dell’e-dificio di contenimento ap-positamente progettata.Nell’impianto EPR già in co-struzione in Finlandia eFrancia, e per il quale il Go-verno Italiano ha stretto unaccordo di collaborazionecon quello francese, sotto ilvessel che contiene il reatto-re è presente una vasca diraccolta del materiale even-tualmente rilasciato dal ce-dimento del vessel. Attra-verso una botola ed una sor-ta di “scivolo”, il corium fusopuò essere poi convogliato,come fosse una colata lavi-ca, verso un locale dotato diun’ampia superficie protettadove può essere adeguata-mente raffreddato (Fig. 2).Per quanto riguarda la fun-zione di “imbottigliamento”complessivo svolta dall’edi-ficio di contenimento perimpedire la fuoriuscita di ae-riformi radioattivi, nel casodell’EPR il contenimentoche protegge il reattore hadue pareti di calcestruzzo ar-mato dello spessore di 1,3m ciascuna (Fig.3).

Dov’è orientata la ricercaÈ innegabile che le ricerchesulla sicurezza delle centralinucleari hanno prodotto co-noscenze davvero notevoli,concretamente utilizzate og-gi nella progettazione degliimpianti e nella messa apunto delle procedure di si-curezza. Nel contesto euro-peo, le attività concernentiquesti aspetti costituisconoil tema portante del networkSARNET (Severe AccidentResearch NETwork), che èattivo già da cinque anni eal quale aderiscono costrut-tori di impianti, compagnieelettriche, università e cen-tri di ricerca.

SARNET è coordinato dal-l’istituto per la sicurezza nu-cleare francese IRSN e, daparte italiana, vi partecipa-no ENEA, la sua societàcontrollata CESI RICERCAe l’Università di Pisa. Mediante la collaborazionedei maggiori esperti europeidi sicurezza nucleare, que-sto network costituisce ilprincipale punto di riferi-mento per la condivisionedel know-how europeo inmateria di sicurezza degliimpianti nucleari per ciò cheriguarda gli incidenti gravi.I principali temi di indaginesui quali gli esperti di SAR-NET sono al lavoro riguar-dano soprattutto le fenome-nologie fisico-chimiche le-gate al degrado e alla fusionedel nocciolo del reattore, ilconfinamento e raffredda-mento del corium, i feno-meni esplosivi che potreb-bero danneggiare il conteni-tore, il rilascio e la diffusionedelle sostanze radioattive ae-riformi. In questo ambito,l’apporto degli specialisti ita-liani ottiene tuttora apprez-zamenti, come nel caso adesempio di CESI RICERCAche, avendo riunito le risor-se dedicate alla ricerca nu-cleare che appartenevano adENEL, CISE ed ISMES, svi-luppa strumenti per analisidi sicurezza riconosciuti a li-vello internazionale, ai qua-li hanno già significativa-mente collaborato i Politec-nici di Milano e Torino, l’U-niversità di Pisa, l’ENEA ela francese EDF.

E’ noto che l’industria nuclearenazionale, dopo la crisi post-re-ferendum del 1986, ha mante-nuto molte attività attraversola costruzione di impianti e l’ac-quisizione di quote di controllodi compagnie elettriche stranie-re dotate di impianti elettronu-cleari. Anche la nostra ricercascientifica non ha abbandonatocompletamente il know-how ac-quisito negli anni del nucleareitaliano, ma ha mantenuto lecollaborazioni internazionalicon risorse sempre più ridotte.Come ingegneri siamo convintiche in ogni settore industrialela sicurezza debba essere crea-ta comprendendo in prima per-sona le fenomenologie in gioco e,se necessario, migliorando leprocedure o le macchine. La tecnologia nucleare è in-dubbiamente complessa e, nellaprospettiva della costruzione digrandi impianti di generazionein Italia, è dalle competenzeesistenti che si può e si deve ri-partire, premendo l’acceleratoredella formazione e della ricercain sintonìa con l’industria, on-de evitare l’importazione pas-siva di tecnologie e la perditadelle capacità di giudizio.

6 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2009

Studi e progetti: un network per la sicurezza delle future centrali nuclearidott. ing. Flavio Parozzi e dott. ing. Eduardo D. J. Caracciolo - CESI RICERCA

segue da pag. 1

DALLA PRIMA PAGINA / ENERGIA

Fig. 1 – Ricostruzione schematica delle condizio-ni del reattore Three Mile Island 2 dopo lʼinciden-te del 1979 Fig. 2 - Schema del core-catcher adottato per lʼimpianto EPR (fonte: AREVA-EDF).

Fig. 3 – Stato di avanzamento della costruzione dellʼedificio dicontenimento dellʼimpianto finlandese Olkiluoto-3 alla fine del2007. La struttura, che dovrà accogliere un reattore di tipoEPR, ha due pareti di cemento armato dello spessore di 1,3 mciascuna (fonte: TVO)

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N. 6 - 1 Aprile 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 7

SPECIALE “ACQUA/2”

I sistemi MBRModerne applicazioni per il riutilizzo dell’oro bludott. ing. Samuele Sala, Water Engineering S.r.l.

L a costante ricerca nel settore del trattamentoacque ha portato negli ultimi anni all’impiego,sempre più diffuso, di membrane anche per il

trattamento delle acque reflue civili.I sistemi MBR (Membrane Bio-Reactror) nasconoquindi dall’abbinamento di un tradizionale sistemabiologico a fanghi attivi seguito da uno stadio di fil-trazione su membrana.Le membrane impiegate sono in grado di attuare unaseparazione a livello molecolare, costituendo di fattouna barriera insuperabile per sostanze indesiderate.L’impiego di tali componenti garantisce quindi il re-cupero pressoché totale dei liquami di scarico civilied il riutilizzo delle acque. Al momento la legislazioneitaliana prevede la possibilità di riutilizzo delle acque so-lo in ambito agricolo ed industriale, ma oltre a questilimitati impieghi, esiste la necessità sempre più pres-sante di minimizzare il consumo delle acque.Questa peculiarità dei sistemi MBR, deve farli quindipreferire al progettista chiamato a decidere su diffe-renti tipologie d’impianto.I moduli utilizzati per tale filtrazione possono esseremoduli UF a “fibre cave” (ultrafiltrazione porosità 102

nm) oppure MF (microfiltrazione porosità 104 nm) .Tali moduli sono posizionati all’interno della vasca afanghi attivi completamente immersi nel refluo da trat-tare oppure possono essere installati all’esterno. Lascelta è legata ai differenti processi studiati e propostidalle numerose case fornitrici di membrane presenti sulmercato.Come in tutti i processi che sfruttano membrane, agiocare un ruolo fondamentale nel processo depurati-vo è la pressione a cui sono sottoposte tali compo-nenti. È necessario evidenziare che, mentre nei sistemiRO (Riverse Osmosis) la membrana è sottoposta apressioni anche di 100 Bar (desalinizzazione acque dimare), nei sistemi MBR le membrane lavorano anchein depressione, consentendo il trattenimento della bio-massa sospesa e la separazione di questa dall’effluentedepurato con efficienze di rimozione dei solidi sospe-si prossime al 100%. In particolare, nel caso delle membrane UF, risulta ga-rantito il trattenimento di tutti i tipi di microrganismi,compresi i virus.Questa peculiarità rende massima la riduzione dellequantità di disinfettanti necessari a valle del processodepurativo.L’impiego di sistemi MBR, oltre al vantaggio di mira-re al completo riutilizzo delle acque, presenta una se-rie di vantaggi impiantistici che li fanno preferire aitradizionali impianti a fanghi attivi: ■ Assenza quasi totale di ricircoli di fango. La bio-massa da ricircolare viene completamente trattenuta nelreattore biologico (in alcune circostanze si provvede so-lo all’estrazione del fango di supero necessario per il ri-spetto dell’età del fango desiderata); ■ Assenza della fase di sedimentazione secondaria.Notevoli sono i risparmi possibili in termini di volu-metrie, ingombri in pianta e di contenimento delleopere civili;■ Selezione dei microrganismi con maggiori poten-zialità degradative, aiutati dai naturali meccanismi di se-lezione biologica;■ Alte concentrazioni di biomassa, dell’ordine di 15-30 gSSv/l all’interno dei bioreattori, con ridotti tempidi residenza idraulica.Water Engineering ha recentemente progettato e rea-lizzato un impianto di trattamento per reflui civili “mo-noblocco”, basato sulla tecnologia MBR. L’obiettivoraggiunto è stato quello di costruire un impianto fa-cilmente trasportabile (dimensioni esterne in linea conquelle di un container commerciale tipo High Cube da40’) in grado di raggiungere elevate efficienze depura-tive e di rispondere pienamente ai nuovi standard co-struttivi richiesti dal mercato agli impianti di tratta-mento.La soluzione studiata si presta al servizio per piccolecomunità (400/500 abitanti equivalenti) o alla gestio-ne di piccoli nuclei urbani con popolazione oscillantetra i 1.000 ed i 5.000 abitanti equivalenti serviti.

N ella gestione del ci-clo integrato delleacque, il superamen-

to di un sistema competitivoorientato all’economia di ge-stione verso nuovi i canonid’efficienza, qualità e reddi-tività apre nuovi spazi di ri-flessione su alcuni aspetti untempo nemmeno conside-rati. In particolare, il trendtecnologico che sta semprepiù integrando la misura,l’acquisizione e la presenta-zione dei dati, non solo quel-li di processo ma, ad esem-pio, anche quelli relativi alladiagnostica finalizzata allagestione degli asset, può de-terminare, come già avve-nuto in altri settori industriali,sensibili miglioramenti ope-rativi anche nel settore delleacque.L’evoluzione tecnologicadella strumentazione, l’am-pia disponibilità dei bus dicampo e delle tecniche dicomunicazione basate suiprotocolli largamente utiliz-zati rendono possibili que-ste nuove funzionalità. I van-taggi di operare scelte tecni-che secondo questa filoso-fia, comprendono oltre ladisponibilità di un'architet-tura di sistema semplificata,che potenzialmente generaminori investimenti in fasedi realizzazione, anche unmaggior grado d’operativitàunito ad un minore costo di

gestione delle apparecchia-ture, elementi che, di fatto,compongono il costo totaled’esercizio di un sistema.

L’impianto di Dego – Savona Il depuratore di Dego – SV(Figura 1) fa parte del con-sorzio CIRA che opera nel-l’ambito dei comuni consor-ziati, per una superficie to-tale pari a circa 200 km2.Il funzionamento dell’im-pianto di trattamento dei li-quami urbani e industriali sibasa sul processo biologico afanghi attivi, articolato sudue linee distinte: una per iltrattamento dei liquami, l’al-tra per il trattamento dei fan-ghi. Attualmente l’impiantodi depurazione funziona intutti i suoi comparti di pro-cesso, per un totale di circa50.000 abitanti equivalenti,dovuti anche all’apporto deireflui provenienti dagli inse-diamenti industriali, per uncontributo annuo di oltre tremilioni di metri cubi di re-flui depurati e una produ-zione di 1.400 tonnellate difanghi ottenuti dal processodi digestione anaerobica.Il sistema di controllo del de-puratore è stato pensato perottenere la massima distri-buzione delle funzioni dicontrollo attraverso un’ar-chitettura basata su FieldController distribuiti (FCS –Field-based Control System)

(Figura 2 a pag. 8). La dis-tribuzione delle funzioniconsente una più razionalegestione delle risorse e dellereti di processo. Il sistemadelle misure di processo equello degli azionamenti ser-vo controllati sono integratiattraverso una rete digitaledi campo.I Field controller sono com-pletamente compatibili conlo standard IEC61131-3 con-sentendo di utilizzare unastruttura di programmazionea function blocks perfetta-mente integrabili nella ge-stione a blocchi funzionalitipica del controllo di pro-cesso.Il sistema di supervisiones’integra con il sistema dicontrollo tramite rete Ether-net industriale ad alta velo-cità e una moderna architet-tura di comunicazione basa-ta su OPC (OLE for ProcessControl).Il depuratore è completa-mente strumentato con dis-positivi intelligenti En-dress+Hauser con tecnolo-gia Profibus che compren-dono misure d’analisi in li-nea, misure di portata ma-gnetiche e ad ultrasuoni, mi-sure di livello ad ultrasuoni ea battente idrostatico, misu-re di temperature, campio-natori automatici ecc.Le principali funzioni ese-guite dal sistema sono lega-

te al controllo del sistema disollevamento delle opere dipresa, al controllo, medianteregolazione PID, delle val-vole motorizzate di gestio-ne del by-pass, alla gestionecoordinata dei bottini, allaregolazione mediante inver-ter delle soffianti d’ossida-zione ed al controllo e ge-stione di strumenti e motoritramite acquisizione dellegrandezze misurate, deiparametri diagnostici e delleconfigurazioni.Sulla base di quest’architet-tura è poi stato realizzato unsistema di supervisione e diasset management fruibilesia presso il depuratore siada postazioni remote trami-te accesso web.Le funzioni realizzate dallasupervisione comprendonola navigazione ad aree (Fi-gura 3 a pag. 8) attraverso ivari processi del depuratore,la configurazione dei para-metri di controllo e di rego-lazione, la gestione di trendstorici, di allarmi, eventi e re-port.Il sistema di asset manage-ment di Endress+HauserOltre al sistema di automa-zione e supervisione sopradescritto, il depuratore è sta-to dotato di un sistema diasset management la cui pe-culiarità principale è quella

segue a pag. 8

Per comprendere meglio la materia analizziamo l’interessante esperienza dell’impianto ligure di Dego

Nuove tecnologie applicabili al ciclo integrale delle acquedott. ing. Alessandra Icardi, Endress+Hauser Italia Spa

Figura 1 - Panoramica del Depuratore di Dego

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di fornire l’informazione giu-sta nel momento desidera-to, attingendo al parco datiproveniente dal campo in-telligente. Il sistema installa-to, si basa sulla tecnologiasoftware FDT/DTM.

I requisiti di baseSe vogliamo sfruttare la con-siderevole quantità di infor-mazioni che l’asset di campoa microprocessore mette adisposizione della gestionedi impianto, dobbiamo esse-re certi che i dati possanoessere fruibili a tutti i livellidel sistema.Ciò significa che l’architet-tura non deve presentareprotocolli proprietari, che ilivelli di controllo siano tra-sparenti alle informazioninella loro generalità, e nonsolamente alle variabili pri-marie di processo, che il for-mato delle informazioni, e leapplicazioni software che legestiscono, sia multivendorper consentire al cliente discegliere il fornitore più qua-lificato senza avere l’obbligodi sposarne uno a priori, congli effetti nefasti che tutti noiabbiamo potuto vedere nel-la fine del secolo scorso.La chiave di tutto è quindila circolazione dell’informa-zione e, a tale proposito, ri-teniamo che questa sia la ve-ra sfida per generare archi-tetture aperte e performanti,superando quella che, anco-ra oggi, è la tendenza a con-

fondere l’impiego di tecno-logie avanzate come il web,l’impiego di palmari e dicomputer portatili con mo-dem UMTS, con la disponi-bilità del dato che nasce, pri-ma di tutto, dall’informazio-ne all’interno dei dispositividi campo.Crediamo che queste tecno-logie, oramai ampiamentediffuse e disponibili, non sia-no più un segreto e che il lo-ro, giusto, impiego sia la na-turale trasposizione in cam-po industriale di quanto con-solidato in campo informa-

tico. Diversamente, non èancora scontato che un’ar-chitettura dichiarata apertasia effettivamente multiven-dor a tutti i livelli e che ilcliente possa effettivamentescegliere le informazioni im-portanti per gestire in modoefficiente il suo processo.Vorremo fornire spunti di ri-flessione e dati operativi vol-ti a dimostrare come lo stu-dio congiunto cliente forni-tore, applicato al depuratoredi Dego, delle informazionidisponibili, oltre a renderechiara la situazione dell’as-

set di impianto, abbia forni-to come output l’effettivo pe-so dell’asset critico consen-tendo di ottimizzare i costidei contratti di manutenzio-ne concentrando gli inter-venti sulla strumentazionecritica. Il tutto inserito in unsoftware di gestione dell’assetche spinge le ottimizzazionialla gestione della ricambi-stica e delle quotidiane ope-razioni in impianto miglio-rando l’efficienza gestionalegenerale.

Il sistema di asset managementL’azienda committente ri-chiedeva ad Endress+Hauserin specifica un sistema chepotesse soddisfare le esigen-ze di efficienza del processo afronte di una parallela otti-mizzazione dei costi di ge-stione. La forte automatiz-zazione del processo, realiz-zata in risposta alle specifi-che di qualità, ha prodottoinevitabilmente un aumentodella tecnologia da gestire, afronte di un contesto di co-stante riduzione di persona-le destinato all’apporto ma-nutentivo. E’ stato presentato al clienteil risultato di recenti studi disettore (fonte ARC AdvisoryGroup) secondo cui un si-stema di Plant Asset Mana-gement può ridurre del 30%i costi associati ai processimanutentivi, ovvero incre-mentare l’efficienza delle ri-sorse disponibili; senza con-siderare le macroscopiche ri-duzioni dei costi di fermoimpianto, causabili da un’in-

sufficiente o non mirata atti-vità manutentiva. Di tutto quanto installato, icomponenti in campo era-no quelli, da un punto di vi-sta manutentivo, più criticipoiché sensori, remote I/O,posizionatori e attuatori era-no presenti in quantità per-centualmente maggiori, non-ché frazionati e dispersi suun’ampia area; tali dispositi-vi sono tipicamente oggettodi maggiore usura e richie-dono una manutenzione pe-riodica, in quanto legati allasicurezza dell’impianto. Queste ragioni hanno indot-to alla scelta di una soluzio-ne di Plant Asset Manage-ment, vale a dire una solu-zione per la gestione orga-nica di una serie di attività(secondo raccomandazioniNamur) riguardanti le appa-recchiature del sistema di au-tomazione e controllo, nellevarie fasi del ciclo di vita del-l’impianto e dell’apparec-chiatura stessa: installazionedegli apparati e messa in ser-vizio, archiviazione e repli-ca delle configurazioni, ar-chiviazione di manualistica,certificati e procedure inter-ne; inventario dell’installatocon documentazione dellatipologia di rete e della to-pologia d’impianto (Figura4); pianificazione della ma-nutenzione con operazionie interventi su condizionegrazie al controllo on-linedello stato diagnostico (Con-dition Monitoring), valuta-zione di riparabilità o di so-stituzione, individuazione dicomponenti alternativi o diparti di ricambio, ecc.La soluzione realizzata daEndress+Hauser si avvale diun tool di Plant Asset Mana-gement basato sulla soprac-citata tecnologia FDT/DTMche permette non solo la co-municazione remota con tut-ti i dispositivi digitali in ter-mini di parametrizzazione ediagnostica ma costituisceuna piattaforma assimilabilead uno “SCADA di manu-tenzione” che consente all’o-peratore di avere una stazio-ne completa di servizi e mes-saggistica per la gestione quo-tidiana delle attività. Chi ope-ra con questo sistema ha lapossibilità di tenere perfetta-mente tracciate tutte le atti-vità svolte e di programmarequelle future secondo criteridi efficienza legati alla strate-gia adottata. E’ stato quindi proposto al-l’utente l’integrazione del si-stema di Plant Asset Mana-gement con un servizio“web-based” denominato

W@M (Web Asset Mana-gement) che ne incrementaulteriormente le potenziali-tà. La piattaforma è stata ini-zialmente “compilata” tra-mite un servizio di inventarioe analisi degli asset d’im-pianto che sono stati oppor-tunamente collocati sulloschema d’impianto e corre-dati di tutta la documenta-zione già disponibile. A questo punto l’utente hala possibilità di tenere ag-giornata in tempo reale la suapiattaforma grazie ad unasemplice connessione Inter-net protetta. Ogni dispositivoviene collegato via numeroseriale univoco direttamen-te alla relativa pagina di do-cumentazione aggiornatacontenente tutte le certifica-zioni, le informazioni sullostato di prodotto (riparabili-tà, disponibilità parti di ri-cambio e attività di taratura,ecc.), software e firmwarescaricabili direttamente, di-segni e fogli di calcolo, re-portistica relativa a interven-ti sul campo o in fabbrica,codici d’ordine delle parti diricambio rapidamente e uni-vocamente identificate. La stessa piattaforma Inter-net consente quindi l’esten-sione all’utilizzo di funziona-lità di e-shop, particolarmen-te efficaci quando si tratti diprocedere con pratiche di ri-chiesta di forniture ripetitive.Col cliente è stata fatta unavalutazione preventiva, stret-tamente inerente la gestionedel proprio impianto, per va-lutare numericamente il ri-sparmio in termini di risorse(uomini → tempo → efficienza→ costi)(Figura 5). Di fatto è risultato un incre-mento dell’efficienza di ge-stione quantificabile, in ter-mini percentuali, con un 25%di risparmio delle risorse nor-malmente impiegate. Si è quindi deciso di imple-mentare il sistema grazie al-l’apertura di un Portale de-dicato, direttamente collega-to al tool di Plant Asset Ma-nagement, cui gli operatoriaccedono in modo protettoutilizzando username e pas-sword. Quello che si è rea-lizzato è di fatto un sistemache chiamiamo di “LifeCycle Management”, il cuiscopo è accompagnare l’u-tente nella gestione dell’in-tero ciclo di vita dell’im-pianto. Dopo un primo annodi gestione, possiamo co-minciare a tirare le sommee fare le prime valutazioni. IlCliente trae quotidianamen-te beneficio dall’utilizzo delsistema.

8 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2009

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Figura 2 - Sottorete strumenti in profibus Figura 3 - Esempio di pagina grafica

Figura 4 - Vista Rete e Impianto - Esempi

Figura 5 - Calcolo delle risorse di gestione

segue da pag. 7

Nuove tecnologie applicabili al ciclo integrale delle acque, l’esperienza dell’impianto ligure di Dego

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L a realizzazione di vasche di laminazio-ne ha assunto, negli ultimi decenni, unruolo determinante per la risoluzione

delle problematiche idrauliche in atto lungo lereti di drenaggio urbano, dovute principal-mente al progressivo espandersi degli agglo-merati urbani. In tali aree, la concentrazione diresidenze, di infrastrutture e di industrie nellezone periferiche circostanti, sovente effettua-to in passato senza un piano razionale, neltempo hanno contribuito alla progressiva sot-trazione di superfici permeabili (aree agricoleo a verde), riducendo inevitabilmente la ca-pacità totale di assorbimento del territorio. Le conseguenze di dette alterazioni del terri-torio hanno condotto a gravi problematiche,riconducibili essenzialmente a due categorieprincipali:1. problematiche idrauliche, con insufficien-

za delle reti di drenaggio e del reticolo idro-grafico superficiale di recapito, che si ma-nifestano, nei casi più gravi, con esonda-zioni superficiali sempre più frequenti anchein occasione di eventi meteorici non parti-colarmente intensi;

2. problematiche ambientali, con deteriora-mento della qualità delle acque dei corsid’acqua ricettori per i carichi inquinantisversati negli stessi attraverso gli scaricato-ri di piena delle reti di drenaggio.

Le vasche di laminazione delle reti di dre-naggio costituiscono quindi un mezzo effica-ce di protezione ambientale ed idraulica delterritorio in quanto aumentano il volume di in-vaso della rete fognaria ed escludono dalloscarico incontrollato una percentuale degli in-quinanti veicolati dalle acque meteoriche. I bacini di laminazione si possono suddivide-re in due tipologie principali:■ le vasche di “prima pioggia”, finalizzate al-la riduzione del carico inquinante, con lo sco-po di separare, accumulare e rilasciare gra-dualmente in fognatura nera ad evento me-teorico esaurito le cosiddette prime piogge(acque suscettibili di inquinamento prove-nienti usualmente da superfici ad uso indu-striale). ■ le vasche “volano”, finalizzate alla riduzionedel carico idraulico, hanno l’obiettivo di ri-durre le portate scaricate nella rete di valle onei corpi idrici ricettori entro limiti compati-bili con la capacità idraulica degli stessi.La tipologia costruttiva delle vasche varia infunzione delle effettive dimensioni delle va-sche stesse e dal contesto territoriale circo-stante, prediligendo soluzioni con vasche com-pletamente in c.a. in ambito fortemente ur-banizzato, con possibilità quindi di riutilizzodella superficie di copertura delle vasche stes-se (aree a verde, parcheggi, aree attrezzate persport, ecc...) o con soluzioni miste, in cui ilprimo settore della vasca, impermeabilizzato,è affiancato da un bacino di laminazione interra permeabile, in grado di invasare grandivolumi di acqua durante l’evento meteorico, epoi successivamente di disperdere tali volu-mi negli strati superficiali del sottosuolo me-diante infiltrazione. Le vasche interrate pre-

sentano il grande vantaggio di avere un im-patto ambientale praticamente nullo, in quan-to tutte le opere risultano essere nascoste sot-to il terreno, a fronte però di un costo unitarioper metro cubo invasato decisamente mag-giore rispetto soluzioni con bacino a cieloaperto, che necessitano di approfonditi studipreliminari di inserimento paesaggistico - am-bientale, tenuto conto della notevole impor-tanza di dette vasche in termini di superficioccupate e di possibili impatti negativi in ca-so di non corretta progettazione o di malfun-zionamenti: cattivi odori, problemi igienico-sa-nitari dovuti alla presenza di reflui fognari,possibile rischio di esondazione, pericolo diinfiltrazione nel sottosuolo di acque inquina-te. In Figura 1 è riportato un esempio di stu-dio di inserimento ambientale per un bacinoaperto, mentre in Figura 2 una vasca in c.a.completamente interrata in fase realizzativa.Per ridurre al minimo tali rischi, più o menogravi a seconda delle tipologie costruttive, levasche sono dotate di innovativi sistemi dicontrollo e gestione (ripartitori di portata,paratoie elettroattuate, impianti di solleva-mento, bocche d’efflusso tarate, ecc.) in gradoregolare le modalità di riempimento e svuo-tamento delle vasche stesse, che sono inoltredotate di efficaci sistemi di grigliatura, lavaggioe deodorizzazione.

Metodi speditivi di dimensionamentoSoprattutto in passato, per la carenza di mez-zi di calcolo di adeguata potenza, le formule dipratica applicazione per il dimensionamentodelle vasche di laminazione erano molto usa-te. Oggi possono essere utilizzate per un pri-mo dimensionamento dell’opera, tenendo co-munque conto del fatto che alla determina-zione di questi metodi si perviene attraverso al-cune ipotesi semplificative sull’onda di piena iningresso e sulle leggi di efflusso in uscita. Loscopo del dimensionamento è di individuareil volume che è necessario assegnare al ser-batoio per limitare la portata massima in usci-ta dalla vasca al valore desiderato.Risulta evidente che, almeno in linea di prin-cipio, mentre per il dimensionamento dei col-lettori sono di interesse i valori massimi dellaportata dell’onda di piena, la vasca volano vie-ne invece maggiormente sollecitata dall'inte-ro volume dell'onda di piena: di conseguenzale precipitazioni che risultano critiche per la re-te a monte in generale non lo sono altrettan-to per la vasca, e viceversa. Si osservi in pro-posito la Figura 3 tracciata nell’ipotesi di por-tata uscente costante, che riporta come in ef-fetti il volume massimo da invasare sia dato ingenerale da un’onda di piena diversa da quel-la che dà il valore massimo della portata alcolmo. Il dimensionamento della vasca perun assegnato tempo di ritorno deve dunquepassare attraverso l’individuazione sia dellapioggia che è critica dal punto di vista del vo-lume da invasare sia del corrispondente va-lore di tale volume. Nel caso della Figura 3, dicui sopra, dove si è ipotizzato che la trasfor-mazione afflussi-deflussi avvenga con un me-

todo di corrivazione, si è indicato con Tc iltempo di corrivazione del bacino; con θ ladurata critica per la vasca; con Q0 la portatamassima uscente dalla vasca (ovvero la mas-sima ammissibile nella rete a valle); con Q’ laportata massima corrispondente alla duratadi pioggia critica per la vasca; con Qc la portatacritica per il bacino (ovvero quella sulla qualeè basato il dimensionamento dei collettori).Ipotizzando l’uso di una curva di possibilitàpluviometrica di tipo monomio, ovvero espres-sa nella forma classica h = a tn , il volume Wdella vasca che deriva dall’applicazione di que-sto metodo è dato da:

(1)

nella quale S è l’area del bacino drenato e φ ilsuo coefficiente d’afflusso. Poiché la duratacritica della vasca θ è, per definizione, quellache conduce al massimo valore del volumeW, per calcolarla è necessario derivare la (1) eporre la derivata uguale a zero. In sostanza,la durata critica per la vasca θ si ottiene risol-vendo la:

(2)

Analogamente, altri Autori propongono si-mili metodologie, ma basate su trasformazio-ni afflussi-deflussi dell’invaso oppure sulla ba-se delle sole piogge. Già da tempo, tuttavia, èstato dimostrato (Mambretti, 1991) che que-

ste formulazioni conducono a sottodimen-sionamenti del volume delle vasche anchedell’ordine del 20 – 30%.

Metodi di simulazioneDate le semplificazioni adottate, i metodi pre-cedentemente descritti possono essere utiliper ottenere un primo ordine di grandezzadelle dimensioni del serbatoio. Il dimensio-namento definitivo deve poi essere consegui-to con la risoluzione completa delle equazio-ni che reggono il fenomeno fisico (continuità,efflusso), volta per volta riferite a varie confi-gurazioni di tentativo per l’effettiva strutturadella vasca e dei suoi dispositivi di svuota-mento. Grazie allo sviluppo e alla diffusione diappositi programmi è oggi possibile esami-nare in modo approfondito sistemi di dre-naggio complessi (che non potrebbero essereefficacemente analizzati con i metodi che si ba-sano sulle ipotesi semplificative viste in pre-cedenza), utilizzando algoritmi di calcolo mol-to sofisticati, basati su ipotesi di analisi idrau-liche verificate sia a livello teorico in sedi uni-versitarie, sia in numerose applicazioni prati-che in tutto il mondo. L’uso dei modelli ma-tematici consente infatti di effettuare numerosesimulazioni di comportamento del sistema,in svariate condizioni di intensità pluviometricae di definire, tramite diverse alternative possi-bili le soluzioni tecniche più appropriate.

N. 6 - 1 Aprile 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 9

hydrica

Le vasche di laminazione a servizio delle reti di drenaggio urbanodott. ing. Matteo Stella, Sering S.r.l.

Fig. 1 - esempio di studio di inserimento ambientale vasca vo-lano - vasca L2 - Rho (MI)

Fig.4 - esempio di simulazione di qualità - sistema di n°3 vasche volano L1-L2-l3 - scarico in Olona - Milano

Fig. 2 - realizzazioni vasca prima pioggia – Autostrada A4 - fiu-me Adda

Fig. 3 - ricerca del massimo volume di invaso con il metododella corrivazione

segue a pag. 10

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Unico in tutto il Piemon-te. Nell’anno solare2008 il Comune di

Biandrate in Provincia di No-vara, unico Ente Pubblico Ter-ritoriale in tutta la RegionePiemonte, ha ottenuto un fi-nanziamento da parte dellaRegione Piemonte di quasi300.000 euro per la realizza-zione di un progetto ambi-zioso che riguarda lo sviluppodi energie alternative: alimen-tare la futura Cittadella DegliStudi, un nuovo complessoscolastico innovativo di circa6.000 m2 ospitante tutti i ples-si scolastici della Scuola del-l’Obbligo, con un sistema diriscaldamento con pompe dicalore geotermiche ad acquadi prima falda.Allo stato attuale, l’area og-getto d’intervento (22.000 m2

circa) è occupata dal cantie-re dell’Alta Velocità per larealizzazione del tratto fer-roviario Torino-Milano. Sitratta di edifici modulari do-tati di impianti di riscalda-mento e di raffrescamentoautonomi e separati, dispo-sti all’interno di ogni fabbri-cato abitativo (caldaie mura-li con una potenza comples-siva di 140 kW e unità di re-frigerazione con una potenzacomplessiva di 100 kW).L’intervento prevede latrasformazione generale delcantiere dell’Alta Velocità inCittadella degli Studi desti-nata ad ospitare i vari plessiscolastici, dalla Scuola perl’Infanzia alla Scuola Primariae Secondaria di Primo Gra-do, con l’obiettivo dichiaratodi dare una destinazione de-finitiva e stabile alla strutturaattuale attraverso la sua ri-conversione in un centro di-dattico di elevata qualità, taleda poter essere consideratoun polo scolastico all’avan-guardia, punto di riferimentodell’intero territorio cir-costante.In particolare, il complessopotrà contare su un sistemadi riscaldamento del tutto in-novativo: un impianto geo-termico che adotti un sistemadi sfruttamento dei differen-ziali di temperatura median-te pompe di calore bistadiodi prima falda e con abbina-mento di pannelli solari perla produzione di acqua cal-da sanitaria.

Il sistema di prelievo dell’energia termicaLa produzione di energia ter-mica calda e/o fredda è con-centrata in una centrale ter-mica, nella quale vengono in-stallate apposite pompe dicalore per il prelievo dellaenergia occorrente al funzio-namento dell’intero impianto.Tali pompe sottraggono latemperatura necessaria ad unflusso di acqua di prima falda(15-30 m di profondità nellazona considerata) circolanteall’interno di un sistema dipompaggio costituito da duepozzi: uno di prelievo ed unodi reimmissione in falda, iltutto senza pericolo di con-taminazione od inquina-mento del fluido.

Il sistema di distribuzione riscaldamento alle utenze L’energia prodotta viene vei-colata alle varie utenze dariscaldare attraverso con-dotte orizzontali isolate.Ogni zona dispone di un’in-tercettazione dei fluidi pro-venienti dalla centrale ter-mica, una valvola miscela-trice e un’adeguata pompadi rilancio. Analoga regola-zione viene predisposta an-che per i servizi di acquacalda sanitaria.Il sistema è predisposto peressere telegestito da remoto.Gli impianti di riscaldamen-to a bassa temperatura sonodi tipo “a pannello radiantea pavimento”, eseguiti con

tubazioni multistrato dispostein appositi isolamenti e suc-cessivamente annegate inmassetto sabbia cemento,che costituisce il sottofondoper il pavimento finale.

Il sistema di distribuzioneraffrescamento alle utenzeL’acqua refrigerata prodottain centrale termica (7°/12°C) viene inviata alle singolezone attraverso condotteorizzontali isolate e commu-tata alle unità idroniche in-terne ad acqua refrigerata,molto simili alle odiernepompe di calore in commer-cio, ma con assenza totale digas tipo freon.

Il sistema di distribuzione acqua calda sanitaria alle utenzeL’acqua calda sanitaria adi-bita ai servizi scolastici vieneprodotta attraverso la predi-sposizione di bollitori di ac-cumulo il cui calore prima-rio è prelevato sia dal circui-to antisurriscaldamento dellepompe di calore, sia da pan-nelli a superficie di captazio-ne solare sotto vuoto collo-cati sopra i locali.

Analisi del bilancio energetico esistenteLa potenza elettrica installa-ta risulta pari a circa 150 Kw,dimensionata per garantireun’alimentazione alle unitàdi raffrescamento con po-tenza complessiva dedicatadi 90 Kw ed all’impianto elet-trico a servizio di tutte lestrutture presenti, con unapotenza complessiva dedica-ta pari a 60 Kw. Dal detta-glio dei consumi effettuati indodici mesi di funzionamen-to del cantiere a regime re-golare, il dato complessivo diconsumo risulta pari a 60.000kW/anno circa equivalenti a550 GJ/anno. La potenza termica installatarisulta, invece, pari alla som-ma dei consumi delle caldaiemurali di potenza totale di570 kW termici. Dal detta-glio dei consumi effettuati indodici mesi di funzionamen-to del cantiere a regime re-golare, il dato complessivo ri-sulta pari a circa 86.000 m3

di metano, equivalenti a 2.970GJ/anno. Questo significache l’energia primaria totaleconsumata dal sistema esi-stente nella sua complessitàé pari a 3.520 GJ/anno.

Quadro energeticodi progettoIl calcolo dell’energia elettri-ca installata necessaria per ilfunzionamento dell’interovillaggio con l’impianto pro-posto può essere considera-to pari a 200 kW, suddivisotra l’assorbimento massimodi energia dell’impianto elet-trico a servizio delle struttu-re (confermato per una po-tenza complessiva pari a 60kW) e l‘assorbimento mas-simo di energia dell’impian-to geotermico, comprensivodi n. 5 pompe di calore peruna potenza complessiva pa-ri a 140 kW.Dalle analisi empiriche con-dotte sul funzionamento dipompe di calore simili giàfunzionanti nei territori limi-trofi, confermano valori me-di di funzionamento che siattestano tra il 30 e il 40%della potenza massima in-stallata; tuttavia, si rende ne-cessaria una potenza pari a200 kW per garantire il cor-retto funzionamento dell’im-pianto durante la fase di av-viamento. Nel corso dei cal-coli seguenti viene preso inconsiderazione un valore pa-ri al 40% della potenza com-plessiva installata (pari a 80kW), valore questo conside-rato cautelativo alla luce deidati ricavati.In relazione alla destinazio-

ne d’uso della Cittadella degliStudi (attività scolastiche), èpossibile ipotizzare un utiliz-zo canonico del sistema diriscaldamento per un totalecomplessivo di circa 2.600h/anno. Dal punto di vistadel raffrescamento, invece, èpossibile ipotizzare un utiliz-zo del sistema per un totalecomplessivo di 720 h/anno.Il totale complessivo risultaquindi pari a 3320 h/anno,che moltiplicati per la po-tenza elettrica considerataportano il sistema a consu-mare circa 265.000 kW elet-trici annui.Tale risultato rappresenta l’e-nergia elettrica primaria ne-cessaria per il funzionamentocomplessivo di tutto l’im-pianto nell’arco temporalepari ad un anno. Il COP di-chiarato per le pompe di ca-lore proposte in progetto siattesta intorno a 4,37. Questo significa che l’ener-gia termica prodotta dal si-stema nel suo complesso èpari a circa 1.160.000 kW ter-mici annui. Parte di questaenergia, tuttavia, viene pro-dotta grazie all’installazionedi un impianto solare termi-co con superficie lorda tota-le pari a circa 57 mq, che svi-luppa circa 41.500 kW ter-mici annui.Alla luce dei risultati ottenu-ti, è possibile calcolare il fab-bisogno teorico annuo dienergia termica per l’impian-to proposto, pari a 1.118.000kW, equivalenti a circa255.000 Kw elettrici annui ri-chiesti dal sistema ed equiva-lenti a circa 2.350 GJ/anno.

Risparmio energetico ottenibile e mancate emissioniA fronte dei calcoli sopraesposti, è possibile stimareun risparmio energetico chesi attesta intorno al 35% an-nuo. Per quanto riguarda in-vece il problema delle emis-sioni di CO2 in atmosfera,l’impianto esistente generacirca 35 tonnellate di CO2

equivalenti dal punto di vi-sta elettrico e circa 205 dalpunto di vista termico, perun totale di 240 tonnellate diCO2 equivalenti per anno. Ilnuovo impianto, una volta infunzione, dovrebbe attestarsiintorno alle 145 tonnellate diCO2 equivalenti per anno,con un risparmio percentua-le in termini di mancateemissioni pari a circa il 40%annuo. A questi risultati quantitativiè opportuno aggiungere al-cune considerazioni di carat-tere qualitativo a completa-mento della descrizione degliimpianti proposti all’internodel progetto di realizzazionedella Cittadella degli Studinel Comune di Biandrate(NO), come la totale assenzadi pratiche di PrevenzioneIncendi legate all’installazio-ne di Centrali Termiche acombustibile gassoso, l’as-senza di manutenzioni ob-bligatorie per Legge, la ridu-zione dei pericoli di incen-dio determinati dalla presen-za di combustibili fossili gas-sosi, oltre che dagli indubbivantaggi in termini di distri-buzione uniforme e costan-te del calore termico, grazieall’utilizzo di un sistema diriscaldamento a pannelli ra-dianti a pavimento di ultimagenerazione.La sensazione predominan-te di fronte a questi nuovi si-stemi di riscaldamento adelevato tasso innovativo, an-cora poco conosciuti ed uti-lizzati, è che tali impiantipossano essere oggetto dienormi miglioramenti in ter-mini di efficienza ed effica-cia termica, in grado di au-mentare contestualmente an-che i risparmi economici adessi connessi.

10 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2009

Polo scolastico alimentato da un impianto geotermico ad acqua di falda

Biandrate punta sull’energia alternativadott. ing. Marco Paolo Inglese, Studio Tecnico Maggia IngleseEffetti sulla qualità degli scarichi

Molte risultanze sperimentali riportate nellaletteratura europea (Krejci et al. 1986, Doh-mann et al. 1986, Stotz e Krauth 1986, TenHove e De Ruiter 1985) confermano l’effica-cia, per tale scopo, di vasche di pioggia atte altemporaneo contenimento dei volumi idricipiù inquinati, da avviare poi alla depurazio-ne al termine dell’evento meteorico.A tal fine è pertanto prevista, anche nella nor-mativa italiana recente, la costruzione di ade-guate “vasche di prima pioggia”, aventi lo sco-po di catturare le prime acque collettate, chesono anche le più inquinate a causa sia dellavaggio delle superfici stradali, sia del risolle-vamento degli inquinanti depositati nei col-lettori per via delle basse velocità che si regi-strano in occasione di tempo secco. Grazie alle funzionalità avanzate dei citati mo-delli matematici è oggi possibile implementa-re un “modello di qualità” per lo studio degliaspetti qualitativi delle acque che consente di si-mulare non solo fenomeni di diluizione tra ac-que nere e meteoriche, ma anche la deposi-zione degli inquinanti sulle aree scolanti e al-l’interno delle condotte fognarie, nonché i fe-nomeni di lavaggio che avvengono sulle stes-se superfici durante gli eventi piovosi e la dif-fusione degli inquinanti lungo i condotti allostudio. Per quanto riguarda la simulazione del-le dinamiche di trasporto, diffusione e dilui-zione dei vari inquinanti, usualmente si ipotiz-za che durante il trasporto in fognatura gli in-quinanti non interagiscano fra loro, non deca-dano e non modifichino il loro stato fisico; ta-le impostazione è ammissibile in relazione al-la breve durata relativa dei fenomeni in giocoche rende sostanzialmente trascurabili i pro-cessi di trasformazione chimico-fisica sopra ci-tati. I parametri principali controllati nelle si-mulazioni sono solidi sospesi sedimentabili,BOD5, COD, fosforo totale, azoto totale; perciascun inquinante è possibile simulare la di-namica sia della parte disciolta che della partesolida in sospensione, come meglio illustratonell’esempio di Figura 4 riferito ad un recentestudio di qualità per un nuovo scarico nel fiu-me Olona. Recenti esempi di applicazione ditale procedura, ormai di uso comune, sono adesempio le opere di regimazione delle acque siainterne che esterne al nuovo polo fieristico diMilano o le opere idrauliche a servizio delleinfrastrutture Autostradali (Autostrada A4 trat-to Milano-Bergamo realizzate nell’ambito dei

lavori di ampliamento alla quarta corsia; Au-tostrada A8 svincolo interconnessione Fiera,Autostrada A9 in fase di progetto esecutivoper l’ampliamento alla terza corsia, AutostradaPedemontana in corso di progettazione); inFigura 5 è riportato schematicamente il com-plesso sistema di vasche volano esterne al nuo-vo Polo Fieristico, composto da tre vasche dilaminazione in serie, mentre in Figura 6 è illu-strata una fase realizzativa per l’unica delle trecompletamente interrata.

Le vasche di laminazione a servizio delle reti di drenaggio urbano

segue da pag. 9

Fig. 5 - realizzazione vasca volanoL3 comple-tamente interrata (12.000 m3) – Rho (Milano)

Fig. 6 - sistema di vasche volano esterne alnuovo polo fieristico di Milano.

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N. 6 - 1 Aprile 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 11

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Ingegner Finzi, iniziamo par-lando della sua specializzazio-ne professionale, tanto affasci-nante quanto complessa. “In poche parole, mi occupo,oltre che di insegnare, di pro-gettare le missioni spaziali.Attualmente sono coinvoltanella cosiddetta ‘Missione Ro-setta’ per l’esplorazione dellacometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, un progettodell’Agenzia Spaziale Euro-pea e nel quale è fortementeimpegnata l’A.S.I., l’AgenziaSpaziale Italiana. La sonda è in orbita dal 2004e si spingerà ben oltre il sem-plice studio e l’osservazionedella cometa. Prevediamo che il lander, in-fatti, atterrerà nel 2014 perraccogliere campioni da ana-lizzare sul posto. E’ impen-sabile, da un punto di vistascientifico e per le cono-scenze che in questo mo-mento abbiamo, pensare di

portare sulla terra il materia-le raccolto”.

Ora è anche presidente del-l’Ordine di Milano: un incaricoprestigioso.“A seguito delle dimissionidell’ingegner Agnoletto, ilConsiglio era tenuto a dotar-si di una nuova guida. Sonoun presidente di passaggio,ma tengo a sottolineare chenon sono una donna di pa-glia e svolgerò il mio compi-to con il massimo impegnoe nel rispetto delle regole edella deontologia professio-nale”.

Quali saranno le priorità dellasua attività al servizio della ca-tegoria?“Innanzitutto va detto chenon agirò per difendere gliingegneri; essi sono capaci ehanno tutti gli strumenti perfarlo da soli. Bisognerà lavo-rare molto, invece, per tute-

lare l’utenza finale, vale a di-re i cittadini. E’ necessarioche la professione sia eserci-tata unicamente da chi ne hai titoli e le capacità, e nonchiunque, come purtroppospesso accade, altrimenti fa-remo unicamente il male del-la società, che si vedrà forni-re prestazioni scadenti e dan-nose. Ecco quindi il nostroprimo obiettivo: tutelare lasocietà nella quale viviamogarantendo la competenzadei professionisti iscritti al-l’Ordine”.

Ma non è finita qui, giusto?“Certo. Dobbiamo compren-dere che ormai parlare uni-camente di Italia, pensare sol-tanto al nostro giardino, nonha più senso. Quanto menobisogna pensare e agire in ot-tica europea; vi sono paesicome la Cina e l’India cheproducono migliaia di pro-fessionisti all’anno e che so-no grandissimi rispetto alVecchio Continente. Con ta-li realtà, che stanno diven-tando vere e proprie poten-ze industriali ed economiche,

è fondamentale stabilire uncontatto, colloquiare per farvalere la dignità dell’ingegne-re europeo. La nostra, tra l’altro, è unascuola professionale antichis-sima e di notevole esperienza,un vantaggio non certo dapoco; basti pensare che i Ro-mani erano dei grandi inge-gneri. Quindi, riassumendosono due i compiti che deveassolvere l’Ordine: la difesadell’utente e la ricerca dell’in-ternazionalizzazione”.

Dal suo punto di vista, l’inge-gnere italiano quindi è ancoracompetitivo a livello interna-zionale?Il professionista italiano è al-tamente competitivo e ciò èriconosciuto ovunque. Que-sto è merito delle ottime uni-versità e scuole del nostroPaese: quindi gli Ordini han-no il dovere di collaborarecon il mondo accademico.Da tale rapporto continuativonon può che nascere un in-contro fruttifero. Vorrei an-che aggiungere che nellescuole ingegneristiche è giu-sto valorizzare il laureatotriennale”.

Quindi lei crede che l’ingegne-re triennale sia una risorsa im-portante per la categoria?“Guardi, per un ufficio tecni-co o per approntare un’anali-

si strutturale il triennale è par-ticolarmente indicato. E’ an-che vero che al giorno d’oggila maggior parte degli stu-denti scelgono di continuaregli studi e laurearsi in cinqueanni, ma sono convinta cheprima o poi si arriverà ad unpunto di equilibrio tra le duespecializzazioni”.

Un punto dolente riguarda ledonne ingegneri, che subisco-no ancora trattamenti differen-ziati rispetto ai colleghi maschi.“Abbiamo bisogno di inge-gneri, è il mercato che ce lorichiede. Ma la figura delladonna professionista è anco-ra poco valorizzata. Ci sonosempre più rappresentanti delgentil sesso che si iscrivonoe si laureano in maniera bril-lante nelle nostre facoltà. Pe-rò quando si arriva nel mon-do del lavoro le cose cam-biano completamente: a pa-rità di competenze, l’uomoavanza più facilmente in car-riera e – soprattutto – guada-gna di più. E ciò avviene maggiormentein quei settori dove determi-nate decisioni sono a discre-zione del datore di lavoro. Sitratta soprattutto di una que-stione culturale, un retaggioarcaico che ci portiamo die-tro da sempre e che speria-mo possa cambiare al piùpresto”.

Intervista ad Amalia Ercoli Finzi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano

“Due gli obiettivi che devono perseguire gli Ordini:tutelare i cittadini e internazionalizzare la professione”

Roberto Di Sanzo

sito http://www.ordineingegneri.milano.it/

Ordine degli Ingegneri della provincia di Milano

AggiornamentoOttimo

NavigabilitàOttima

GraficaBuona

ContenutiBuoni

UtilitàBuona

Link utiliScarsi

Scarso / Sufficiente / Buono / Ottimo

A cura di Francesco Tarricone

[email protected]

In questo numero, andiamo ad analizzare il sito web delcapoluogo lombardo. L indirizzo da digitare è quello stan-dard, tipico degli Ordini provinciali, con il nome di se-condo e terzo livello scritto per esteso. Si accede diret-tamente alla pagina principale , dove troviamo nella par-te superiore un banner con il titolo del sito e il logo che ri-corda il Duomo, un menù orizzontale sopra il bannercon i collegamenti “funzionali e istituzionali”, nella partesinistra un menù principale di primo livello e una partecentrale che ospita i contenuti principali.

La struttura del sito risulta chiara e curata. Inhome page, ci sono tutti i collegamenti allevarie sezioni e pagine ospitate. Lʼimposta-zione grafica risulta semplice e leggera, il

tutto a vantaggio di una navigabilità facile e veloce. La do-cumentazione è scaricabile nei formati più comuni (PDF,DOC, ZIP). Il grado di aggiornamento delle pagine èestremamente elevato, con notizie sempre fresche inhome page. Da segnalare anche la possibilità di accederead aree riservate agli iscritti. Ottima qualità tecnica del-la struttura.

Rispetto al gennaio 2007, periodo della pri-ma visita al sito, si sono notati pochi miglio-ramenti nella parte grafica e nella struttura deimenù, nonostante il massiccio popolamento

dei contenuti. Manca ancora una voce dedicata alla lin-kografia. Ci sono margini di miglioramento su alcunearee. Al webmaster i migliori auguri di buon lavoro.

Alla scoperta del sito Internet

A seguito delle dimissioni di Gianfranco Agnoletto, Ama-lia Ercoli Finzi è stata chiamata a svolgere lʼincarico dipresidente dellʼOrdine della Provincia di Milano sino alrinnovo delle cariche ordinistiche che si terrà il prossi-mo mese di settembre. Professore ordinario di meccani-ca orbitale alla facoltà di Ingegneria industriale al Poli-tecnico di Milano, la professoressa Finzi è laureata in in-gegneria spaziale; prima di diventare presidente, è stataconsigliere dellʼOrdine ambrosiano per tre anni.

Amalia Ercoli Finzi, presidente dellʼOrdine degli Ingegneri del-la Provincia di Milano

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12 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2009

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La tutela dell’ambientee la sua conservazionesono, al giorno d’oggi,

due aspetti molto importantida valutare nelle scelte che,ogni persona di coscienza, ef-fettua nell’ambito della pro-pria vita quotidiana e, in cer-ti casi, diventano parte di unostile di vita.L’installazione di un impian-to di produzione di energiaelettrica da fonti rinnovabilirappresenta una scelta in cui,sicuramente, questi aspettihanno prevalso su ogni altrotipo di considerazione.Tuttavia, in molti casi, al dilà delle intenzioni, ci si trovanelle condizioni di dover ri-vedere le proprie decisioniper motivi legati alle proble-matiche economiche, comenel caso degli impianti solarifotovoltaici.

Per agevolare la diffusione diquesto tipo di impianti è sta-to emanato, dai Ministeri del-lo Sviluppo Economico(MSE) e dell’Ambiente e del-la tutela del Territorio e delMare (MATTM), un nuovodecreto ministeriale, il DM19/02/2007 pubblicato sullaGazzetta Ufficiale del23/02/2007 (denominato“nuovo” Conto Energia), chesostituisce i precedenti decretidel 28/07/2005 e del06/02/2006 (“vecchio” Con-to Energia). Tali decreti pre-vedono un meccanismo di in-centivazione economica nelcaso di produzione di ener-gia elettrica da impianti foto-voltaici.La gestione di questo mec-

canismo di incentivazione èstata affidata al GSE (Gesto-re dei Servizi Elettrici – GSES.p.A.).Per avere un’idea della diffu-sione di questi tipo di im-pianti, relativamente al terri-torio nazionale, si può fare ri-ferimento ai dati del GSE(Comunicato stampa del15/04/2008), secondo cui, “lapotenza installata degli im-pianti fotovoltaici incentivatidal Conto Energia ha rag-giunto, a oggi, oltre 100 MWsu tutto il territorio naziona-le.Tale potenza si riferisce a10.000 impianti entrati inesercizio (tra Vecchio e Nuo-vo Conto Energia) da quan-do è attivo il meccanismo diincentivazione dell’energiaprodotta da fotovoltaico ge-stito dal GSE.Di questi impianti, 4.836 sonorelativi ai piccoli impianti

(compresi tra 1 kWp e 3kWp), 4.260 ai medi impian-ti (compresi tra 3kWp e 20kWp) e 645 ai grandi (supe-riori a 20 kWp).Le regioni con una maggiorepotenza installata sono Lom-bardia (12 MWp), Puglia (11MWp) e Trentino Alto Adi-ge (10 MWp).Solo tre regioni, la ValleD’Aosta, il Molise e la Ligu-ria, non hanno ancora instal-lato la potenza di 1 MW.Il Gestore dei Servizi Elettri-ci ha riconosciuto, da quandoè attivo il Conto Energia, 20milioni di euro in incentivi.”

*Membro del CT81 del CEI edella Commissione sistemi elet-trici ed elettronici del Collegioingegneri ed architetti di Milano

(Nel sito www.giornaleingegnere.itè pubblicato per intero l’articolo diapprofondimento sul tema)

Il nuovo Conto Energiadott. ing. Edoardo M. Azzimonti*

Èstata recentementepubblicata la normaUNI 11292:2008 “Lo-

cali destinati ad ospitare grup-pi di pompaggio per impiantiantincendio - Caratteristichecostruttive e funzionali” svi-luppata dalla Commissione“Protezione attiva contro gliincendi”. A tal proposito, ri-cordiamo che gli impianti an-tincendio, quali quelli che uti-lizzano erogatori di tipo sprin-kler o le reti idranti, necessi-tano di alimentazioni idricheadeguate, efficienti, e rispon-denti alla normativa di riferi-mento (UNI EN 12845:2005“Installazioni fisse antincendio- Sistemi automatici a sprin-kler - Progettazione, installazio-ne e manutenzione, UNI10779:2007 “Impianti di estin-zione incendi - Reti di idranti- Progettazione, installazioneed esercizio”). Tali alimenta-

zioni devono essere scelte conattenzione e dimensionate infunzione del sito e dei rischipresenti. Perciò, le caratteristi-che dei locali che ospitano igruppi di pompaggio antin-cendio sono essenziali. Tali

aspetti sono trattati nella UNI11292 che integra e definiscedettagliatamente gli aspettitrattati dalla UNI EN 12845,fornendo uno strumento chia-ro ed univoco per la correttarealizzazione di tali ambienti.

Impianti antincendio, i localidestinati ai gruppi di pompaggio

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LE ASSOCIAZIONI INFORMANO

Intervista al presidente Giovanni CestaroPresidente, entriamo subitonel tema: perché un progetti-sta dovrebbe prevedere l’uti-lizzo di tubi in calcestruzzo?Premesso che i campi di uti-lizzo del calcestruzzo e delcemento armato risultanofortemente diffusi in ogni ra-mo delle costruzioni, in-nanzitutto direi perché puressendo più economici deicorrispondenti tubi alterna-tivi (PVC, gres, ghisa, polie-tilene, eccetera) sicuramen-te nel loro insieme forni-scono prestazioni più eleva-te. Per primo sottolineereila durabilità nel tempo e laloro grande resistenza; lecondotte in CLS raggiun-gono vite di servizio di ol-tre 100 anni e questo man-tiene i costi di smaltimentodelle acque reflue più bassi.Sono economici perché co-stituiti da materie naturalidisponibili in loco ovunque,mentre altri materiali di-pendono dalle importazionidi materie prime sempre piùscarse e dal prezzo del greg-gio. Questo li rende ancheecologicamente vantaggiosi;bassa emissione di CO2, ri-sparmio di energia per laproduzione e facile riutilizzocome materiale da costru-zione al termine del loro ci-clo vitale.I tubi in CLS offrono un’am-pia gamma di scelta sia nel-la forma strutturale (circo-lari, ovoidali, rettangolari, el-littici, …) che dimensionale;anzi possono addirittura es-sere fabbricati in base a spe-cifica richiesta. (Si trattaquindi di un sistema com-pleto in quanto anche i“pezzi speciali” possono es-sere fabbricati con lo stessomateriale ed offrire più so-luzioni personalizzate). Gra-zie al loro peso elevato sop-portano bene i carichi sta-tici e dinamici; quindi nontendono a modificare la po-sizione nella messa in operao a spostarsi verso l’alto, adifferenza dei tubi più leg-geri. I tubi in CLS, grazie al-la struttura omogenea delmateriale e allo spessore ele-vato delle pareti, risultanoessere molto resistenti sia al-l’abrasione da scorrimentoche alla corrosione; nel casoin cui ci siano delle acquedi scarico industriali moltoaggressive (quindi con sol-

venti, detergenti, idrocarbu-ri, solfati, eccetera) possonoessere trattati con resineepossidiche che ne rendo-no le pareti lisce come il ve-tro ed inattaccabili.Inoltre i tubi in CLS non ri-sentono di problemi termici,non sono infiammabili epossono tollerare liquidi discarico anche ad alte tem-perature, senza flettere osubire deformazioni, al con-trario dei materiali termo-plastici. Altro grande van-taggio è la resistenza alle for-

ti pressioni per i lavaggi (an-che oltre i 120 BAR) e que-sto permette una facile ma-nutenzione e accurata puli-zia delle condotte.

Chi garantisce che i tubi inCLS abbiano tutti questi nu-merosi vantaggi che Lei ci haelencato?Oltre all’obbligo della mar-catura CE, esiste una nor-ma specifica, la UNI EN1916, secondo la quale i tu-bi in CLS devono obbliga-toriamente rispettare e ga-rantire determinate caratte-ristiche. A mio avviso è pe-rò necessario che, per avereil controllo totale su tutto ilciclo produttivo, il fabbrica-tore debba essere certificatoISO 9001. Questo imponeuna serie di prove e controllisia sul calcestruzzo che suiprodotti finiti, e quindi evi-denziare tutte le caratteristi-che dei manufatti e poterlisuddividere in varie classi di

resistenza e tenuta idrauli-ca. Sarà poi proprio il pro-gettista a richiederne la ti-pologia più consona in baseallo specifico tipo d’impie-go.Va però registrato che ca-pita sovente di trovare ca-pitolati d’appalto non ag-giornati, dove ancora si fariferimento alle vecchie nor-me DIN, non più in vigoregià dal 23/11/2004, datadell’adozione della normaUNI EN 1916; insufficienteè pure, in molti casi, la co-noscenza della preziosa eveloce evoluzione tecnolo-gica raggiunta dai tubi inCLS negli ultimi anni. Al-tresì risulta decisamente ele-vata la carenza di controlliin cantiere finalizzati alla ve-rifica delle prescrizioni diprogetto. A questo propo-sito va evidenziato che la“Sezione tubi a bassa pres-sione” di Assobeton si staadoperando, al fine di assi-curare la più ampia cono-scenza e applicazione dellenorme tecniche e dei prov-vedimenti amministrativicorrelati, presso gli enti pre-posti (come i progettisti, En-ti, ATO, Università, Impre-se, Direzioni dei Lavori, ec-cetera), alla realizzazione deiDVD di calcolo, CD (pro-gettazione, ciclo produttivo,norme e posa in opera perreti di fognatura in CLS),manuali, newsletter, conve-gni, seminari, guide applica-tive…

Ci fa un esempio di un’operadi grande rilevanza ove sonostati impiegati tubi in CLS?La più recente e importanteche mi sovviene è sicura-mente il nuovo “PassanteAutostradale Di Mestre” allacui inaugurazione hanno par-tecipato le più alte caricheistituzionali. Si tratta di un’o-pera stradale di 33 km rea-lizzata in soli 4 anni in unazona ad alta densità di po-polazione ed economica-mente molto sviluppata.Quindi una miriade di pro-blemi brillantemente e com-pletamente superati grazie al-la grande qualità e puntuali-tà da parte dei tecnici, deifornitori, delle imprese ese-cutrici; naturalmente tutte lecondotte sono state esegui-te con tubi in calcestruzzo.

Gianni Cestaroè presidentedella SezioneTubi a BassaPressionedi ASSOBETON

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Le pavimentazioni incalcestruzzo vengonotroppo frequentemen-

te rilegate ad un piano se-condario in quanto sono im-propriamente considerate ele-menti “non strutturali”. Que-sto comporta la mancanzadella normale attenzione agliaspetti progettuali ed esecuti-vi che viene riservata ad altrielementi strutturali (travi, pi-lastri, etc.), per i quali esisteuna consolidata tradizione(Plizzari et al., 2008).Nella realtà le pavimentazio-ni sono strutture (piastre suappoggio continuo) sottopo-ste a sollecitazioni di tipo fles-sionale dovute al trasferi-mento dei carichi superficia-li al sottofondo (Westergaard,1926); come tali, le strutture“pavimento” non sono esclu-se dalle Norme Tecniche(2008) che riguardano tuttigli elementi strutturali senzanecessariamente citarli sin-golarmente.Gli strati di supporto della pa-vimentazione reagiscono a ta-li sollecitazioni subendo deicedimenti che dovranno es-sere di entità modesta, in mo-do da non comprometternela funzionalità; questo evi-denzia come, facendo riferi-mento alle Norme Tecniche(Legge 1086, 1971; Euroco-dice 2, 2005; M.LL.PP., 2008),la progettazione di pavimen-tazioni sia prevalentementegovernata dagli Stati Limitedi Esercizio (controllo dellafessurazione e delle deforma-zioni) e meno influenzata da-gli Stati Limite Ultimi.La corretta progettazione diuna pavimentazione in calce-struzzo deve considerare gliaspetti tecnologici del calce-struzzo in aggiunta agli aspet-ti strutturali finalizzati a ga-rantire il buon funzionamen-to nelle condizioni di eserci-zio e la necessaria resistenzaagli Stati Limite Ultimi.Con riferimento agli aspettitecnologici, è necessario pro-gettare la miscela di calce-struzzo al fine di limitare i fe-nomeni di ritiro che possonocomportare una anticipatafessurazione della pavimen-tazione; ciò è possibile graziead una scelta opportuna delquantitativo e del tipo di ce-mento e di eventuali aggiun-te e/o additivi. La geometriae la distanza tra i giunti è par-ticolarmente influenzata dalritiro del calcestruzzo in ag-giunta, ovviamente, ai siste-mi adottati per consentire lenaturali dilatazioni (incluse lecontrazioni) dovute inizial-mente al ritiro e successiva-mente alle variazioni termi-che. Le regole pratiche adot-tate, che frequentemente pre-vedono la distanza dei giunticome un multiplo dello spes-sore della pavimentazione,non tenendo conto del com-portamento igro-termico delcalcestruzzo, non possono es-sere considerate regole rap-presentative del reale com-portamento della pavimenta-zione.La necessità di consentire i

naturali spostamenti orizzon-tali alla pavimentazione, scon-siglia il suo utilizzo come ele-mento strutturale di collega-mento tra i pilastri (che im-pediscono la dilatazione), ri-chiesto nella progettazione si-smica; tale collegamento è be-ne che continui ad essere af-fidato ai cordoli di collega-mento tra i pilastri previstidalla Normativa Tecnica.Relativamente agli aspetti sta-tici, per la corretta progetta-zione della pavimentazione ènecessario conoscere le ca-ratteristiche del sottofondo edei carichi, soprattutto diquelli concentrati, dovuti allescaffalature o ai veicoli, cheprovocano i maggiori effettiflessionali sulla pavimenta-zione. L’informazione som-maria spesso fornita dalCommittente, che prevede uncarico uniformemente distri-buito, non è rappresentativadella realtà e non consente ilcorretto dimensionamentodella pavimentazione indu-striale con scaffalature o conaltri carichi concentrati.La conoscenza dei carichi ap-plicati e delle caratteristichedel sottofondo consente dideterminare, attraverso l’ana-lisi strutturale, lo spessore mi-nimo della pavimentazione el’armatura necessaria per re-sistere agli sforzi di trazione.Nel caso di pavimenti pocosollecitati e/o di notevolespessore, l’armatura può es-sere omessa se tutti gli sforzidi trazione sono affidati allaresistenza a trazione del cal-cestruzzo (Fig. 1a); anche inquesto caso è opportuno pre-vedere l’utilizzo di armatura“non strutturale” per conte-nere gli effetti del ritiro, co-stituita da una rete elettrosal-data (posizionata nella partecentrale dello spessore) o damicrofibre sintetiche.Quando le pavimentazionisono più sollecitate o quan-do si vuole contenere lo spes-sore del calcestruzzo, è ne-cessario prevedere un’arma-tura strutturale che resista aglisforzi di trazione. Questa ar-matura può essere costituitadalla classica rete elettrosal-data (Fig. 1b) che, general-mente, deve essere posata siaall’intradosso della pavimen-tazione (dove sono presentile sollecitazioni di trazionemassime) ma anche all’estra-dosso della pavimentazionein quanto le azioni flessiona-li dovute ai carichi concen-trati comportano la presenzastati di trazione anche nellaparte superiore della pavi-mentazione.La necessità di mantenerenella posizione corretta la re-te superiore durante le ope-razioni di getto, quando i po-satori camminano sulla rete,in aggiunta alla necessità diridurre i tempi di controlloper verificare la corretta so-vrapposizione di tutti i foglidi rete, ha spinto all’utilizzodi un rinforzo basato su fibrestrutturali (Fig. 1c). La pre-senza del fibrorinforzo, cherappresenta una armatura dif-

fusa, comporta altri vantaggicome la riduzione della fes-surazione strutturale, una mi-nore permeabilità (cioè mag-giore durabilità) in aggiuntaad una maggiore resistenzaall’impatto e alla fatica (Medae Plizzari, 2001). L'utilizzo difibre può quindi ridurre sia icosti di manodopera neces-sari per la posa dell’armatu-ra tradizionale sia i tempi dicontrollo necessari alla Dire-zione Lavori per verificare la

corretta disposizione della re-te di armatura.Al fine di fare chiarezza sulcomportamento delle pavi-mentazioni in FRC, di carat-terizzare opportunamente ilmateriale e di stabilire valideregole di progettazione e direalizzazione, l’Ente Conpa-viper ha attivato il Gruppo diLavoro “Calcestruzzi Fibro-rinforzati”. Tale gruppo haprodotto una prima bozza diLinee Guida per le pavimen-

tazioni in calcestruzzo fibro-rinforzato, il cui obiettivo pri-mario è quello di introdurre ilconcetto di prestazione delFRC nel processo di realiz-zazione di un pavimento in-dustriale (Conpaviper, 2008).Le Linee Guida prevedonoche la classificazione del cal-cestruzzo fibrorinforzato sibasi sulla sua tenacità, cioèsulla resistenza opposta dalmateriale all’avanzamento delprocesso di frattura, che rap-

presenta una proprietà in-trinseca del materiale stesso.Nelle situazioni in cui il fi-brorinforzo è strutturale (persostituire l’armatura conven-zionale), la tenacità è quindi ilvero parametro prestazionale.Il problema non è quindi qua-le tipo o il quantitativo di fibrautilizzare, ma è quello di de-terminare le prestazioni delcomposito, in linea con quan-to previsto dalle normativetecniche del settore (Concre-te Society, 2003; UNI 11188,2006; CNR DT 204, 2006) eche troveranno spazio anchenel prossimo Codice Model-lo del fib, la cui pubblicazioneè prevista nel 2010.Le regole di progettazionepreviste dalle Linee Guidaprevedono l’utilizzo dei para-metri prestazionali, preve-dendo cinque classi del ma-teriale, sulla base della sua te-nacità (UNI 11039, 2003;UNI EN 14651, 2007); il do-cumento Conpaviper (2008)associa quindi alle tipologiedi pavimentazione previstedalla normativa UNI 11146(2005), una o più classi di te-nacità consigliate.Le prestazioni devono esse-re garantite in tutte le zonedella pavimentazione, attra-verso l’uniformità del rinforzofibroso nell’impasto. La veri-fica della corretta distribuzio-ne delle fibre strutturali è disemplice esecuzione sul cal-cestruzzo fresco (UNI EN14721, 2007).

*Dipartimento DICATA, Università di [email protected]

N. 6 - 1 Aprile 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 13

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Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

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14 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2009

SEMINARI INTENSIVI PER LA BIOARCHITETTURA A BARI

APERTI AI PROFESSIONISTI

PERIODO APRILE-MAGGIO 2009

Il Collegio degli Ingegneri eArchitetti di Milano in colla-borazione con Mapei, orga-nizza un ciclo di incontri mo-notematici sulle più comuniproblematiche che si possonoincontrare negli interventi diristrutturazione edilizia.Durante gli incontri verrannotrattati i seguenti temi:

■ 15/04/2009 Ripristino delle facciate e si-stemi di isolamento termicoa cappotto.

■ 20/05/2009Risanamento di strutture emurature degradate dallʼumi-

dità mediante lʼimpiego dispeciali malte a base di calceed Eco-Pozzolana.

■ 17/06/2009Sistemi impermeabilizzantiper strutture interrate e fuoriterra.

■ 24/06/2009Sistemi e soluzioni allʼavan-guardia per il ripristino ed ilrinforzo statico di edifici me-diante lʼimpiego di materialicompositi fibrorinforzati (FRP).

Gli incontri verranno tenuti apartire dalle ore 09.00 pressolʼAuditorium della Mapei SpA

sita in Milano, Viale Jenner n° 4.

Gli argomenti saranno tratta-ti secondo il seguente pro-gramma organizzativo:■ analisi del problema;■ soluzioni tecnologiche;■ materiali da utilizzare;■ ciclo operativo di interven-to con esempi pratici appli-cativi

Per informazioni contattare laSegreteria organizzativa Ma-pei SpA tel. 02 376 73 1N.B. Le adesioni verranno ac-cettate in ordine cronologicodi arrivo fino ad esaurimentoposti.

In occasione del Master inBIOARCHITETTURA, avvia-to a Bari lo scorso 12/01/2009,con il coordinamento scientifi-co dellʼarch. Laura Rubino, èprevisto, presso la sede diUNIVERSUS, un ciclo di se-minari intensivi tematici di par-ticolare interesse per i profes-sionisti del settore.

■ Illuminazione Naturale27/04/2009 dalle 8.30 alle 14.3028/04/2009 dalle 8.30 alle 14.3012 oreAngelo Mingozzi (Ricerca & Progetto srl - Bologna)

■ Fitodepurazione04/05/2009 dalle 8.30 alle 14.3005/05/2009 dalle 8.30 alle 14.3012 oreFabio Masi (Iridra srl – Firenze)

I corsi sono rivolti a laureati,laureandi, liberi professioni-sti e quanti operano o inten-dono operare in disciplineinerenti la gestione del terri-torio, la costruzione e la ri-qualificazione dellʼambiente,lʼefficienza energetica degliedifici, la progettazione dispazi rispondenti alle esi-

genze di benessere psicofi-sico. Ai partecipanti sarà dis-tribuito il materiale didatticofornito dai relatori.

Per informazioni ed iscrizioni: Universus - Scuola di Mana-gement & Technology: VialeJapigia, 188 – 70126 BariTel. +39 080 5504980 e-mail: [email protected]: www.universus.it

Per gli altri seminari previsti siveda il sito:www.giornaleingegnere.it

INCONTRI TECNICI

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

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FORMAZIONE WWW.GIORNALEINGEGNERE.IT

QUADRO NORMATIVOCon la pubblicazione su G.U.26.02.09 della Circolare esplicati-va si completa il quadro delle nuoveNorme Tecniche per le Costruzionidel D.M. 14.01.08 (NTC).Lʼanno di proroga, che sposta lʼob-bligo al 30 giugno 2010, è stato pre-visto dopo la richiesta dellʼ8a Com-missione Permanente dei LavoriPubblici, per diffondere i contenutidella Circolare (oltre 400 pag.)Al 2010 il CEN ha anche fissato il ri-tiro delle norme nazionali previgen-ti, in contrasto con gli Eurocodici.Le NTC vanno a sostituire le normenazionali previgenti (D.M. 96, OPCM3274, D.M. 2005) e consentono lʼu-so pieno degli Eurocodici EC-EN:per la prima volta in Italia, anche inassenza degli Annessi Tecnici Na-zionali.

CORSO DI AGGIORNAMENTOPROFESSIONALEIl corso è rivolto ai professionisti chesi occupano di progetto, direzione

lavori e collaudo di opere strutturali.

Due gli aspetti esclusivi del corso:1. la presentazione di un procedi-mento di progetto e calcolo dellestrutture che, partendo da un per-corso completo, introduce una se-rie di strategie utili a semplificare evelocizzare i calcoli;2. il rilascio del software NTCalcS,scritto sulle NTC, sulla Circolare esugli Eurocodici, per il proget-to/verifica di strutture ricorrenti.Per rendere operativi i partecipantiverrà illustrato e inserito nel testodel corso, lo sviluppo del procedi-mento su un edificio, fino al proget-to/verifica delle strutture conNTCalcS.

NTCalcS abbandona radicalmentela tradizione dellʼindustria del soft-ware a scatola chiusa, risultando unsoftware differente; realizzato peressere trasparente allʼuso.

Vengono così superati i tradiziona-

li corsi basati su trattazioni accade-miche di progettazione in zona si-smica e del metodo degli stati limite.

NTCalcS sarà commercialmentedisponibile al costo di 1.700 euro +iva; per i partecipanti al corso saràcompreso nella quota dʼiscrizione erilasciato assieme al dispositivo diprotezione e al testo delle lezioni.

Descrizione del corso, di NTCalcS(11 pag.), modulo per lʼiscrizione alcorso o per la richiesta del te-sto+software sono scaricabili dal si-to.

Coordinamento: dott. ing. Roberto Tassoni.

Relatore: dott. ing. Salvatore Palermo,

Per altre informazioni: segreteria dell Ordine degli ingegneridi ModenaTel. 059-223831, Fax 059-237166.

EUROCODICI E NORME TECNICHE: UN PROCEDIMENTO SEMPLIFICATO PER VELOCIZZARE IL PROGETTO ED IL CALCOLO DELLE STRUTTURE

Modena, 29-30 Maggio 2009

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COORDINATORI DELLA SI-CUREZZA NEI CANTIERIobbligatorio ai sensi delD.Lgs 81/08 Testo Unico Si-curezza18 maggio 2009 – 07 luglio2009

Il corso è destinato a laurea-ti in ingegneria o in architet-tura, in scienze agrarie o fo-restali, in geologia, geometri,periti industriali che hannoconseguito l'attestato abili-tante prima dell'entrata in vi-gore del nuovo testo unico,che prevede lʼobbligo di ag-giornamento quinquennale inmateria di sicurezza cantieri.

PROGETTAZIONE EDIFICI AD ELEVATE

PRESTAZIONI ENERGETICHE

■ 2° CORSO 40 ORE DIPROGETTAZIONE DI EDI-FICI AD ELEVATE PRE-STAZIONI ENERGETICHE: Progettazione integrata diSistemi Edificio-Impianti 26 giugno 2009 – 17 luglio 2009

Direttore dei corsi:Prof. Attilio [email protected]

Per informazioni di dettaglio:[email protected] cell: 329.8834243 Segreteria del corso: Francesca Clemenza: 02.2399.4209Francesco Rocca: 02.2399.4206

Politecnico di MilanoDipartimento di Ingegneria Strutturale

Comitato Termotecnico ItalianoEnergia e Ambiente

PROPOSTA FORMATIVA PRIMAVERA 2009

PRODUZIONE EFFICIENTE DELLʼENERGIA:

LA COGENERAZIONE DISTRIBUITA

Milano, martedì 21 aprile 2009 – Roma, giovedì 7 maggio 2009

RUMORE E REQUISITI ACUSTICI PASSIVI DEGLI EDIFICI:

PROGETTAZIONE E COLLAUDO

Milano, mercoledì 6 maggio 2009

OPPORTUNITAʼ ECONOMICHE DELLA COGENERAZIONE

NELLA CLIMATIZZAZIONE

Milano, giovedì 14 maggio 2009 – Roma, giovedì 21 maggio 2009

GEOTERMIA AD USO CLIMATIZZAZIONE:

TECNICA, REGOLE, COSTI, VANTAGGI

Milano, mercoledì 27 maggio 2009

TOOLS BAG DEL CERTIFICATORE ENERGETICO:

STRUMENTI, TECNOLOGIE, COSTI, RISULTATI

Milano, mercoledì 3 giugno 2009 – Bologna, mercoledì 17 giungo 2009

EDILIZIA SOSTENIBILE: EXTRA COSTI ED EXTRA GUADAGNI

Milano, mercoledì 10 giugno 2009

Per informazioni di dettaglio: ing. Fabio SalettiComitato Termotecnico Italiano - Via Scarlatti, 2920124 Milano - Tel: 02 266265.1 - 02 266265.40

cell: 334 5779327 - [email protected] - www.formazione.cti2000.it

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N. 6 - 1 Aprile 2009 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 15

Organizzano un incontro sul tema

DOPO IL CONVEGNOIL SAN GOTTARDO C’E’

lunedì 4 maggio 2009ore 14,30

Palazzo SerbelloniCorso Venezia n° 16 – MILANO

Lʼ incontro, organizzato dal Collegio degli Ingegneri e Architettidi Milano in collaborazione con lʼAssociazione Alta CapacitàGottardo ACG, fa parte di una serie di conferenze atte a dif-fondere la conoscenza delle problematiche circa il sistemaferrovia-territorio nellʼarea interessata dal Corridoio dei due Ma-ri. Il fine di questo incontro è quello di coinvolgere più intelli-genze del Territorio nella attività di sostegno per la realizza-zione di una infrastruttura di grande importanza per lo svi-luppo socio-economico delle nostre Regioni.Presso la segreteria del Collegio, a richiesta, è disponibile ladocumentazione relativa al Convegno “Il San Gottardo cʼè –Sistema ferroviario 2020 nel Corridoio dei due Mari” del 29 ot-tobre 2008.

ModeratoreDott. Ing. Giancarlo BobboCollegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

PROGRAMMA

14,30 IntroduzioneProf. Ing. Adriano De MaioPresidente ACG

14,45 Panoramica e commento sul ConvegnoProf.essa Maria Cristina Treu – Politecnico di MilanoProf.essa Anna Gervasoni – LIUC

15,15 Procedure per la realizzazione delle grandi infrastrut-ture in SvizzeraDott. Adriano Cavadini Presidente – AssociazioneSvizzera ACG

15,30 Presentazione del quadro degli interventi previsti neltratto italiano del Corridoio dei due MariDott. Arch. Antonio Barbieri – Coordinatore di ACG

15,40 Aggiornamenti sul sistema ferroviario dopo il ConvegnoDott. Ing. Antonio Perrone – Direttore InvestimentiRFI Area Nord-OvestDott. Ing. Riccardo Ramozzi – Dirigente Infrastruttu-re Ferroviarie della Regione Lombardia

16,10 La logistica nel Corridoio dei due MariDott. Pietro Solcà – Direttore Logistica Qualità- HupacCon presentazione del Dott. Ing. Giuseppe Frego,Presidente Commissione Trasporti-ALDAI

16,30 Apertura del dibattitoDott. Ing. Vittorre Ceretti – Presidente Onorario ACG,già Presidente del Collegio degli Ingegneri e Architet-ti di Milano

16,40 Dibattito17,30 Conclusione dellʼincontro

Prof. Ing. Adriano De Maio

Data la prevedibile grande affluenza, è indispensabile pre-notare la propria partecipazione presso la Segreteria del Col-legio degli Ingegneri e Architetti di Milano telefonicamente(02/76003509) o per fax (02/76022755).e-mail: [email protected]

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

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PROGRAMMA DELLE PROSSIME MANIFESTAZIONI

■ 6 APRILE 2009

MILANO SERRAMENTI 55% E 36%Convegno organizzato presso lo Star Hotel Business Palace, incollaborazione con Reed Business Information.

■ 15 APRILE 2009

RIPRISTINO DELLE FACCIATE E SISTEMIDI ISOLAMENTO TERMICO A CAPPOTTOConvegno organizzato presso lʼAuditorium della Mapei

■ 20 APRILE 2009

PROGETTAZIONE DI IMPIANTI ANTINCENDIO:DALLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO AL PROGETTO ESECUTIVOConvegno organizzato in collaborazione con ADT Fire & Security.

■ 23 APRILE 2009

IMPERMEABILIZZARE, RIVESTIRE E COLORARE CON RESINE LIQUIDEConvegno organizzato in collaborazione con TRIFLEX.

■ 4 MAGGIO 2009

DOPO IL CONVEGNO IL SAN GOTTARDO C’E’Convegno organizzato in collaborazione con ACG.

Il Responsabile delle manifestazioni(dott. ing. Giancarlo Bobbo)

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

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Fondazione AEM organizza presso la struttura di Casa dellʼenergia corsi CasaClima per progettisti ed imprese attraversoi quali si potranno acquisire gli elementi e le tecniche necessarie alla progettazione e realizzazione di edifici ad elevata ef-ficienza energetica.

Coordinatore del corso: Arch. Olivia Carone, Albo Consulenti Esperti CASA CLIMA di Bolzano

CORSI DI FORMAZIONE 2009

I corsi sono riconosciuti dallʼAgenzia CasaClima, provincia Autonoma di Bolzano e verrà rilasciato un attestato dipartecipazione.

Per iscrizioni e informazioni: Arch. Olivia Carone Sportello Ufeco c/o Casa dellʼEnergia – Fondazione AEM 3, piazza Po, Milano - Tel. 02.77203961 - Cell.333.3680785Mail: [email protected] - [email protected]

INFORMAZIONI E DETTAGLI SUL SITO WWW.CASADELLENERGIA.IT E PRESSO LO SPORTELLO UFECO APER-TO AL PUBBLICO TUTTI I GIOVEDÌ DALLE 9,30 ALLE 13.

1 - CORSO BASE PER PROGETTISTI Nei giorni 27-28-29 aprile

2 - CORSO AVANZATO CASA CLIMA PER PROGETTISTINei giorni 10-11 giugno a BolzanoNei giorni 23-24-25 giugno a Milano

3 - CORSO BASE CASA CLIMA PER ARTIGIANI E IMPRESE Nei giorni 10-11-12 giugno

4 - CORSO SOFTWARE XCLIMAIl 06 maggio si svolgerà il corso perlʼapprendimento dellʼuso del softwareper il calcolo Casaclima

5 - CORSO CASA CLIMA PER EDIFICI PASSIVIIn preparazione il programma di uncorso per edifici passivi e la correttaverifica degli stessi (test blower-door)

6 - INCONTRI TECNICI PER I PROFESSIONISTI Sono previsti alcuni master brevi del-la durata di 8 ore di tecnologia dellecostruzioni e di tecnologia impiantisti-ca per edifici ad alta efficienza energetica. Alcuni corsi comprendono visite in cantiere e pressoimpianti di particolare rilevanza tecnica.

FINANZA IMMOBILIARE - 2005-2008Milano, 6 Marzo 2009

a cura del dott. ing. Lorenzo Greppi

La Conferenza Permanente per lo Studio del Sistema Immobiliare del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano pubbli-ca lʼindice di borsa dei Fondi Immobiliari italiani quotati GLOBAL FD. Assieme allʼandamento dellʼindice, sono stati rilevati il con-trovalore complessivo degli scambi e lo sconto sul NAV (divario Prezzo di borsa / Net Asset Value).Approfondimenti sul sito www.collegioingegneriarchitettimilano.it

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16 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 1 Aprile 2009

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009

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Vi diamo una “dritta” per risolvere il problema…

Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano

Corso Venezia 16 - Mi

7 MAGGIO 2009

SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO

INGEGNERIA FORENSESICUREZZA NELL’AMBIENTE DI LAVORO

Orario 15,00-18,30

Il relatore illustrerà lʼattività del tecnico chiamato, nel-lʼambito del procedimento giudiziario, ad affrontareproblematiche inerenti la sicurezza nellʼambientedi lavoro con riferimento alle vigenti norme.

Saluto Ing. Maria Cristina Motta, Presidente Commis-sione Sicurezza e Igiene sul lavoro dellʼOrdine

PresentazioneIng. Giovanni Contini, Libero ProfessionistaMembro di Commissioni dellʼOrdine

RelatoreIng C. G. Catanoso, Libero Professionista

Incontro gratuito

8 MAGGIO 2009

SEMINARIONANOTECNOLOGIE NELLE COSTRUZIONI

Orario 15,30/18,30

Obiettivo dellʼincontro è di esaminare alcune pos-sibili applicazioni delle nanotecnologie nel campodelle costruzioni, rivolgendosi a chi è interessatosia ad aumentare il proprio livello di conoscenza, siaad effettive applicazioni.

Saluto e introduzioneIng. Alberto Caleca, Vice Presidente dellʼOrdine

CoordinamentoProf. Alberto Cigada, Commissione Nanotecno-logie dellʼOrdine

RelatoriProf. Alberto Cigada, Politecnico di MilanoIntroduzione alle nanotecnologie

Dott. Andrea Lorenzi, NanoSurfaces SrlLa tecnologia sol-gel nelle costruzioni

Prof. Maria Pia PedeferriPolitecnico di Milano

Ing. Paolo Manzocchi, PIZ Srl Gruppo ZeccaFacciate fotocatalitiche autopulenti

Ing. Paolo Faraldi, Indesit SpaSistemi innovativi di depurazione in-door

Incontro gratuito

Sede: Fondazione Ordine degli Ingegneri Corso Venezia 16 – Milano

Per partecipare è necessario richiedere la propria iscri-zione alla Segreteria della Fondazione compilando lascheda on-line sul sito www.foim.org o inviando lascheda stessa al fax 02.794916.

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OFFERTE E RICHIESTE DI COLLABORAZIONE

Sono pubblicate gratuitamente solo le richieste di lavoro degli abbonati al GiornaleUlteriori opportunità di lavoro sul sito www.giornaleingegnere.it e www.collegioingegneriarchitettimilano.it

PROGRAMMA DEI CORSI ORGANIZZATI

CON IL POLITECNICO DI MILANO

■ CERTIFICAZIONE ENERGETICA DI EDIFICI

27.04 - 08.06 - CORSO SERALE CERTIFICATORIENERGETICI DI EDIFICI

12.05 - 07.07 - 10° PER CERTIFICATORI ENERGETI-CI DI EDIFICI

11.05 oppure 17.06 - GIORNATA DI AGGIORNA-MENTO NUOVO SOFTWARE ʻCENEDʼ E NUOVAPROCEDURA DELA REGIONE LOMBARDIA

■ SICUREZZA NEI CANTIERI

13.05 - 20.07 - 3° CORSO DI FORMAZIONE DEL CO-ORDINATORE PER LA SICUREZZA NEI CANTIERI –120 ORE

18.05 - 07.07 - 1° CORSO DI AGGIORNAMENTO PERCOORDINATORI DELLA SICUREZZA NEI CANTIERI –40 ORE

■ PROGETTAZIONE EDIFICI AD ELEVATEPRESTAZIONI ENERGETICHE

29.04 - 27.05 - PROGETTAZIONE DI EDIFICI D ELE-VATE PRESTAZIONI ENERGETICHE

Il Responsabile delle manifestazioni(dott. ing. Giancarlo Bobbo)

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

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