Attività nell’area carsica dell’Adelasia (SV15) · Bric degli Scaglioni, testimoni della...

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Stalattiti e Stalagmiti - 30 55 L’ar ’ar ’ar ’ar ’area car ea car ea car ea car ea carsica dell’Adelasia sica dell’Adelasia sica dell’Adelasia sica dell’Adelasia sica dell’Adelasia [Estratto dalla Tesi di Laurea in Ingegneria Civile-Idraulica presso l’Università degli Studi di Genova (relatore Prof. Luca Lanza) - 15 marzo 2006] Inquadramento geografico quelle delle dorsali principali. Nella parte alta del bacino troviamo, infatti, due crinali che scendono verso Sud-Ovest e che separano i tre affluenti di monte del Rio Ferra- nietta: la costiera della Rocca dell’Adelasia - Bric Riound divide la valle del Rio Psigni da quella del Rian Barchè – Rio Cianetto, che è a sua volta separata dalla valle del Rio dell’Acqua che Bolle – Rio dei Frati, dalla costiera che degrada dolce- mente dal Bric Curlin verso il Bric dell’Amore. Il Rio Ferranietta vero e proprio ha origine in località Caramellina dopo la congiunzione dei suoi affluenti di monte sopra citati. I restanti affluenti del Rio Ferranietta sono, procedendo verso valle, il Rio della Beghina, il Rian dei Rossi ed il Rio Manchetto. Inquadramento geologico come Gruppo Grotte C.A.I. Savona, e pubblicato nei primi anni novanta, che anche grazie all’ausilio di un allora innovativo programma per la restitu- zione digitale della topografia sotterranea mise nero su bianco l’abbondante chilometro di galle- rie esplorate fino ad allora. Il successivo interesse del Gruppo Speleologico Savonese e del Gruppo Grotte C.A.I. Novara nello studiare a fondo il carsismo della Riserva Naturalistica dell’Adelasia, ha portato nei primi anni del duemila a nuove ed entusiasmanti sco- perte sia dal punto di vista esplorativo che idrogeologico. La complessità della geologia della zona e la mancanza di una cartografia tematica sufficien- temente dettagliata, ha costretto, a partire dal 1999, ad effettuare un’intensa serie di ricogni- zioni sul territorio al fine di redigere una carta geologica su scala 1:10.000 che comprendesse Inquadramento geografico della Riserva Naturalistica dell’Adelasia L’area di studio della presente Tesi di Laurea comprende la valle del Rio Ferranietta (Riserva Naturalistica dell’Adelasia) e gli altipiani collinari del Massiccio del Montenotte situati nei territori del Comune di Cairo Montenotte (SV). La Riserva Naturalistica dell’Adelasia interessa la parte superiore e naturalisticamente più inte- gra del bacino del Rio Ferranietta, un corso d’acqua che confluisce come affluente di destra nella Bormida di Mallare nei pressi dell’abitato di Ferrania, a quota 348 m slm. Il bacino è posto sul versante padano dell’arco orografico ligure in un tratto geograficamente già appartenente all’Appennino, ma contraddi- stinto da caratteristiche geologiche tipiche alpi- ne. La direzione di deflusso delle acque segue la linea Nord-Est – Sud-Ovest. I suoi confini orografici sono costituiti, a Nord- Est dalle principali culminazioni del Massiccio del Montenotte, il Castlazz o Bric del Tesoro (858 m slm), il Bric Curlin (823 m slm), il Bric degli Scaglio- ni (692 m slm) e il Monte Cisa (710 m slm); a Sud- Est da un tratto dello spartiacque tirrenico – padano percorso dalla strada provinciale n°18 Savona – Altare, la cui unica cima di rilievo è quella del Crù (663 m slm), dalla quale diparte un lungo crinale (Est – Ovest) che termina con la collina di San Michele dominante l’abitato di Ferrania; infine, ad Ovest dal crinale del Bric delle Rocche (580 m slm). Le diramazioni delle colline interne al bacino del Rio Ferranietta seguono direzioni parallele a Le conoscenze riguardanti la geologia della zona erano limitate, fino a pochi anni fa, a descrizioni perlopiù generali basate sulla cartografia a sca- la 1:100.000 e 1:25.000. Più approfondite risultano le conoscenze relati- ve al sistema carsico che, a partire dagli anni sessanta, è stato oggetto di studio da parte di diversi Gruppi Speleologici. In particolar modo va evidenziato il lavoro effet- tuato dal Gruppo Grotte Ferrania, che a cavallo fra gli anni ’60 e ’70 mise a catasto quattro grotte (la Grotta degli Olmi, il Pozzo dell’Acqua che Bolle, la Tanazza del Rizzo e la Tana da Rocca Adelasia) e tentò, seppur con esito negativo, il tracciamento delle acque interne della Grotta degli Olmi. Di notevole importanza anche il preciso rilievo di tale cavità redatto da Giuliano Donzellini, dap- prima come Gruppo Speleologico Savonese e poi Attività nell’area carsica dell’Adelasia (SV15)

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LLLLL’ar’ar’ar’ar’area carea carea carea carea carsica dell’Adelasiasica dell’Adelasiasica dell’Adelasiasica dell’Adelasiasica dell’Adelasia[Estratto dalla Tesi di Laurea in Ingegneria Civile-Idraulica presso l’Università degliStudi di Genova (relatore Prof. Luca Lanza) - 15 marzo 2006]

Inquadramento geografico

quelle delle dorsali principali.Nella parte alta del bacino troviamo, infatti, duecrinali che scendono verso Sud-Ovest e cheseparano i tre affluenti di monte del Rio Ferra-nietta: la costiera della Rocca dell’Adelasia - BricRiound divide la valle del Rio Psigni da quella delRian Barchè – Rio Cianetto, che è a sua voltaseparata dalla valle del Rio dell’Acqua che Bolle– Rio dei Frati, dalla costiera che degrada dolce-mente dal Bric Curlin verso il Bric dell’Amore.Il Rio Ferranietta vero e proprio ha origine inlocalità Caramellina dopo la congiunzione deisuoi affluenti di monte sopra citati.I restanti affluenti del Rio Ferranietta sono,procedendo verso valle, il Rio della Beghina, ilRian dei Rossi ed il Rio Manchetto.

Inquadramento geologicocome Gruppo Grotte C.A.I. Savona, e pubblicatonei primi anni novanta, che anche grazie all’ausiliodi un allora innovativo programma per la restitu-zione digitale della topografia sotterranea misenero su bianco l’abbondante chilometro di galle-rie esplorate fino ad allora.Il successivo interesse del Gruppo SpeleologicoSavonese e del Gruppo Grotte C.A.I. Novaranello studiare a fondo il carsismo della RiservaNaturalistica dell’Adelasia, ha portato nei primianni del duemila a nuove ed entusiasmanti sco-perte sia dal punto di vista esplorativo cheidrogeologico.La complessità della geologia della zona e lamancanza di una cartografia tematica sufficien-temente dettagliata, ha costretto, a partire dal1999, ad effettuare un’intensa serie di ricogni-zioni sul territorio al fine di redigere una cartageologica su scala 1:10.000 che comprendesse

Inquadramento geografico della Riserva Naturalisticadell’Adelasia

L’area di studio della presente Tesi di Laureacomprende la valle del Rio Ferranietta (RiservaNaturalistica dell’Adelasia) e gli altipiani collinaridel Massiccio del Montenotte situati nei territoridel Comune di Cairo Montenotte (SV).La Riserva Naturalistica dell’Adelasia interessala parte superiore e naturalisticamente più inte-gra del bacino del Rio Ferranietta, un corsod’acqua che confluisce come affluente di destranella Bormida di Mallare nei pressi dell’abitato diFerrania, a quota 348 m slm.Il bacino è posto sul versante padano dell’arcoorografico ligure in un tratto geograficamentegià appartenente all’Appennino, ma contraddi-stinto da caratteristiche geologiche tipiche alpi-ne. La direzione di deflusso delle acque segue lalinea Nord-Est – Sud-Ovest.I suoi confini orografici sono costituiti, a Nord-Est dalle principali culminazioni del Massiccio delMontenotte, il Castlazz o Bric del Tesoro (858 mslm), il Bric Curlin (823 m slm), il Bric degli Scaglio-ni (692 m slm) e il Monte Cisa (710 m slm); a Sud-Est da un tratto dello spartiacque tirrenico –padano percorso dalla strada provinciale n°18Savona – Altare, la cui unica cima di rilievo èquella del Crù (663 m slm), dalla quale diparte unlungo crinale (Est – Ovest) che termina con lacollina di San Michele dominante l’abitato diFerrania; infine, ad Ovest dal crinale del Bricdelle Rocche (580 m slm).Le diramazioni delle colline interne al bacino delRio Ferranietta seguono direzioni parallele a

Le conoscenze riguardanti la geologia della zonaerano limitate, fino a pochi anni fa, a descrizioniperlopiù generali basate sulla cartografia a sca-la 1:100.000 e 1:25.000.Più approfondite risultano le conoscenze relati-ve al sistema carsico che, a partire dagli annisessanta, è stato oggetto di studio da parte didiversi Gruppi Speleologici.In particolar modo va evidenziato il lavoro effet-tuato dal Gruppo Grotte Ferrania, che a cavallofra gli anni ’60 e ’70 mise a catasto quattrogrotte (la Grotta degli Olmi, il Pozzo dell’Acquache Bolle, la Tanazza del Rizzo e la Tana daRocca Adelasia) e tentò, seppur con esitonegativo, il tracciamento delle acque internedella Grotta degli Olmi.Di notevole importanza anche il preciso rilievo ditale cavità redatto da Giuliano Donzellini, dap-prima come Gruppo Speleologico Savonese e poi

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i territori di interesse carsico.Grazie a questo lungo lavoro effettuato in colla-borazione con alcuni amici del Gruppo Speleo-logico Savonese (GSS), del Gruppo Grotte CAINovara (GGN) e del Gruppo Grotte CAI Savona(GGS), il patrimonio carsico documentato dellariserva è raddoppiato, passando da cinque aotto cavità e portando ad oltre due chilometri iltotale degli ambienti sotterranei rilevati.Ciò ha condotto ad ipotizzare una probabilecontinuità sotterranea della bancata calcareasottostante la spessa copertura delle roccemagmatiche più superficiali.

Si riportano di seguito le descrizioni del pianod’ambito della Provincia di Savona, riguardantile principali litologie presenti nella Riserva:

14. Complessi ofiolitici di Voltri eMontenotte.

L’Unità è costituita dai seguenti tipi litologici:serpentiniti a tessitura breccioide, serpentino-scisti a fratturazione diffusa, calcescisti, calce-micascisti con intercalazioni di prasiniti, calcaricristallini, metagabbri fratturati, scisti filladici,argillosi e calcarei con locali intercalazioni dicalcari neri marmorei.I rapporti della serie ofiolitica con le altre Unitàè di natura esclusivamente tettonica; è in gene-re delimitata da faglie e da superfici di sovra-scorrimento. Permeabile per fratturazione e al-terazione superficiale nelle serpentine e neigabbri.

15. Arenarie, marne e conglome-rati oligocenici.

Si tratta di conglomerati poligenici a cementocalcareo associati ad arenarie grossolane, conlocali intercalazioni di calcari dolomitici; marnesiltoso-sabbiose e calcaree; argilliti e siltiti.Le formazioni che costituiscono questa unitàricoprono in discordanza le formazioni preoligoce-niche. Hanno una struttura a monoclinale e glistrati si immergono di una decina di gradi versoNord-Ovest.Circolazione in rete idrica, di tipo prevalente-mente confinato, maggiormente significativa incorrispondenza delle zone di faglia o dove sonofavorite le condizioni di tamponamento da partedei termini argillitico-siltitici su quelli arenaceo-conglomeratici.La falda è “libera” nelle zone direttamente col-legate con la superficie topografica mediante

sistemi di fratture o nella fascia più superficialedi alterazione e di deposizione eluviale/colluviale,“confinata” nelle zone in cui l’acqua rimane im-prigionata entro sistemi di faglia/frattura in pro-fondità o sotto strati pelitici a bassa permeabilità.

18. Complesso carbonaticotriassico-giurassico.

E’ una successione di dolomie e calcari interes-sati da intensa fratturazione e da fenomeni dicarsismo superficiali e profondi che conferisconoal complesso una permeabilità da media adelevata.La presenza di un’importante falda di base ètestimoniata dalle numerose scaturigini che ven-gono a giorno in corrispondenza del limite dipermeabilità rappresentato dal contatto tra leformazioni di questa unità con litotipi a bassapermeabilità relativa.

21. Cristallino pre-permiano(metagraniti).

E’ costituito dalle formazioni note in letteraturecome “Cristallino Savonese”.Si tratta di metagraniti con evidenti fascecataclastiche, migmatiti, andesiti con fasce lami-nate, porfiroidi, rioliti, gneiss a biotite, anfiboliti.Anche in questo caso la permeabilità di questiterreni è generalmente bassa, però la frattura-zione spinta e l’alterazione possono condurre alformarsi di zone preferenziali con permeabilitàpiù alta in corrispondenza delle quali si ha unadiscreta circolazione idrica.

Il Processo di sovrascorrimento avvenuto fra lerocce carbonatiche e quelle della serie ofiolitica,unito ai rilevamenti effettuati sul campo riguar-danti inclinazione, direzione, immersione deglistrati rocciosi ed individuazione delle faglie esuperfici di scorrimento, porta all’ipotesi di unacontinuità sotterranea delle piccole lenticarbonatiche superficiali.All’interno della Riserva si possono così indivi-duare tre distinte lenti carbonatiche che, andan-do da Nord verso sud si distinguono in:1. Calcari Triassico - Giurassici (sup. 65ha), sud-

divisi a loro volta nell’affioramento del Ma-nuale-Bric degli Scaglioni e nell’affioramentodell’Acqua che Bolle - Cà Rifatte.

2. Calcari Neri Marmorei (sup. 40ha) dell’affiora-mento del Barchè.

3. Calcari Neri Marmorei (sup. 16ha) dell’affiora-mento delle Rocche delle Masche.

Affioramento del Manuale - Bric degli Scaglioni

Situato nella zona Nord - Occidentale della Ri-serva Naturalistica dell’Adelasia, l’affioramentosi estende su una superficie di circa 30 ettari,con quote variabili dai 500 ai 690 m slm.Le rocce sono caratterizzate da una notevolefratturazione ed è difficile stabilire direzione edinclinazione degli strati a causa della notevolecopertura.

Due sono le grotte finora scoperte ed entrambedi modestissime dimensioni, il “Pertùs dù Ma-nuà” ed il “Gàrb degli Scajugni”, vicino al qualesi notano diverse fratture nella roccia, probabil-mente riconducibili a movimenti tettonici.L’idrogeologia è caratterizzata dalla presenzadi quattro sorgenti carsiche, tre perenni, di cuiuna captata (sorgente del Manuale), ed una

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Garb dei Scajugni

Pertùs du ManuàSorgente delManuà

Sorgente dell’Acqua che Bolle

Pozzo dell’Acquache Bolle

Grotta degli Olmi

Sorgente dello Stallau Sorgente del Laiazzo

Tanazza del Rizzo

Sorgente del Cianetto

Sorgente della Gorbura

Antro dei Berruti

Sorgente dei Berruti

Grotta delFaggio

stagionale. Lungo il corso del Rian der Cannune del suo affluente di destra le modeste portated’acqua sono assorbite da due inghiottitoi postirispettivamente a 595 e 600 metri di quota.Molto probabilmente ritornano alla luce l’una nelPertùs du Manuà, che riceve acque anche dallasorgente del Manuale distante meno di un cen-tinaio di metri, l’altra nella risorgenza stagionalepresso la confluenza dei due torrenti.Per quanto riguarda le grotte, la circolazioned’aria è praticamente assente (come in tutte legrotte della zona) e ciò può essere causato dallapresenza della spessa coltre di copertura diargilla e humus generato dalle secolari faggete.Una particolarità è rappresentata da due piccolepareti di calcare, poroso tipo travertino, postealla quota di 550 m sulla sinistra orografica delBric degli Scaglioni, testimoni della presenza diantiche sorgenti.Presso Cascina Manuale si possono trovare iresti di un’antica cava di dolomia e di un anticoforno, in mattoni e pietre, per cuocere la calce.

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Affioramento dell’Acqua che Bolle - Cà Rifatte

Risalendo il corso del Rio dell’Acqua che Bolle, aquota 460 m, poco prima del bottino di presadell’omonima sorgente, si trovano le prime trac-ce di rocce carbonatiche.Si tratta della lente calcarea con la maggiorpresenza di formazioni carsiche note di tutto ilmassiccio del Montenotte. In esso troviamo treimportanti grotte messe a catasto dal GruppoGrotte Ferrania (G.G.F.) già negli anni sessanta(Tana degli Olmi, Tanazza del Rizzo, Pozzodell’Acqua che Bolle), nonché numerosi buchi edoline di un certo interesse speleologico e geo-logico.Il versante delle Cà Rifatte è a franapoggio, conuna direzione degli strati lungo l’asse Nord-Est- Sud-Ovest ed un’inclinazione di immersione dicirca 60°.Tre sono le faglie principali che delimitano l’affio-ramento: una è quella già citata nella descrizio-ne geologica della zona che, correndo in direzio-ne Nord-Est - Sud-Ovest, segna superficialmen-te il contatto con le rocce magmatiche, unacoincide con il corso del Rio dell’Acqua che Bollea partire da quota 500 m e che si riscontra

all’interno della Tana degli Olmi nei rami termina-li (Idrofango) e l’ultima che, seguendo il corsodel Rio del Tasso prosegue verso Sud - Est oltrei prati dell’Amore delimitando, anche a Sud,l’affioramento del Barchè.La principale sorgente è quella dell’Acqua cheBolle, che convoglia le acque provenienti dallaGrotta degli Olmi (colorazione anno 2002 GSS-GGN) e probabilmente anche le acque che sidisperdono verso quota 550 m lungo il corso delRio del Tasso (si parla di colorazioni effettuatenegli anni trenta prima della costruzione delbottino di presa della sorgente).Sulla destra orografica del Rio dell’Acqua chebolle, nei pressi del bottino di presa dell’omoni-ma sorgente, vi sono interessanti pareti a piccosul corso d’acqua, così come risalendo il RioGrinda nei pressi della Tana degli Olmi.La minor copertura dovuta alla forte pendenzadei versanti porta alla luce interessanti affiora-menti rocciosi, che risultano di non facile perlu-strazione a causa dei numerosi alberi abbattutidalla pesante neve che d’inverno imbianca que-ste vallate pur se prossime alla costa.

Affioramento del Barchè

Con una giacitura degli strati parallela all’affiora-mento delle Cà Rifatte (Nord-Est - Sud-Ovest), alcrinale del Bric Curlin ed alla valle del Rio dellaVolta, rappresenta un punto cardinale per lageologia della zona. Copre una superficie di 40ettari e raggiunge una quota massima di 825 m.Le zone di contatto con le rocce magmatiche sitrovano all’incirca seguendo la linea di crinaledel Curlin ed in presenza del substrato imper-

meabile del Rian Barchè, lungo il quale non sitrova traccia di alcun inghiottitoio, ma solo di unarisorgenza apparentemente fossile verso quota680 m.La parte alta è caratterizzata da una spessacopertura e da diverse sorgenti sopra i 750 mche si trovano numerose soprattutto oltre cri-nale nel bacino imbrifero del Rio della Volta,presso località “Laiaz” e le “Moglie dell’Amore”.

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La toponomastica conferma l’abbondanza d’ac-qua della zona.Proprio in corrispondenza dei ruderi della Casci-na dell’Amore l’affioramento calcareo si inter-

rompe bruscamente su di una faglia che delimitail contatto con i gabbri del Bric dell’Amore all’in-terno dei quali si possono trovare formazionicristalline di peridotiti, anfiboli e magnetite.

Affioramento delle Rocche delle Masche

Anche in questa sperduta vallata il mistero dellasuperstizione ha lasciato il suo inconfondibilesegno. Le “Rocche delle Masche” (Rocche delleStreghe), pur essendo per superficie il più picco-lo degli affioramenti carbonatici della Riserva (16ha), stupiscono per la straordinaria complessitàgeologica che le contraddistingue.Si presentano come una lente omogenea dicalcari cristallini a reggipoggio sulla riva destradel Rio Psigni, hanno un’immersione di circa 70°ed una direzione degli strati lungo l’asse Nord-Est - Sud-Ovest.Il contatto a monte con le rocce magmatiche sitiene ad una quota pressoché costante compre-sa fra i 650 ed i 680 m slm che, con un dislivellodi circa 170 m, raggiunge il limite inferiore pressola Sorgente Berruti posta a 510 m slm.Una vera e propria lingua di gabbri penetra finoa valle dividendo in due l’affioramento e costi-tuendo una via preferenziale per il deflussodelle acque sotterranee. Dove la lingua di gabbriincontra il fondo valle del Rio Psigni si trovano,

infatti, le Sorgenti dei Berruti, oltre all’anticoantro, più a monte, che doveva costituire lavecchia risorgenza.Nella parte orientale dell’affioramento si trova-no i principali segni di carsismo: alcuni buchi sullecreste che discendono verso valle, alcuniinghiottitoi lungo il corso dei rivi e la bellissimaGrotta del Faggio (585 m slm), piccolo gioiellofossile dalle meravigliose concrezioni ma di scar-so interesse idrogeologico.Due dei rii che solcano longitudinalmente leRocche delle Masche, quelli lungo il contatto frale differenti litologie, si presentano spesso prividi portata, nonostante i vicini Rio della Rocca delSerpente (Rian dl’à Rocca Bajèra) e Rio del Piandei Ronchi siano ricchi d’acqua in tutte le stagio-ni. Nel tratto terminale del Rio della Rocca delSerpente, poco prima della confluenza col Riodel Pian dei Ronchi, si trova un interessanteinghiottitoio che deriva in subalveo parte dellaportata per poi riportarla alla luce, gradualmen-te, scendendo verso valle.

Sorgenti captate e bottini di presa

L’acquedotto di Ferrania è alimentato da acqueprovenienti da cinque sorgenti che sgorgano aquote comprese fra i 472 ed i 665 m slm all’inter-no dell’area protetta della Riserva Naturalisticadell’Adelasia, di proprietà della Ferrania s.p.a.

Partendo da Nord verso sud le troviamo dispo-ste ad arco come segue: Sorgente del Manuà,Sorgente dell’Acqua che Bolle (Rizzo), Sorgentedell’Amore, Sorgente del Cianetto, Sorgente deiBerruti.

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Sorgente del Manuà

Quota m slm m 565 slmCoordinate N4916163 E1448008

Ai confini nord-occidentali dell’affioramentocalcareo del dominio Brianzonese, la sorgente è

captata attraverso un cunicolo al quale si acce-de tramite un pozzetto verticale profondo qual-che metro.Parte della sua portata percola tramite cunicolisotterranei alla poco distante risorgenza delPertùs du Manuà.

Sorgente dell’Acqua che Bolle o Sorgente del Rizzo

Questo fenomeno, dovuto alla canalizzazionesotterranea delle acque accumulate nella faldaterminale della grotta a quota poco inferiore a490 m slm e 600 metri più a monte, non è piùvisibile a causa dell’opera di captazione costitu-ita da una colata di cemento lunga diversedecine di metri che occupa il torrente per l’interalarghezza.E’ interessante notare che se si eccettuano iperiodi di abbondanti precipitazioni il torrentesuperficiale ha portata nulla.

Quota m 470 slmCoordinate N4915928 E1448211

L’Acqua che Bolle è alimentata dalle acque pro-venienti dalla Grotta degli Olmi.Prima di essere captata, la sorgente sgorgavadirettamente nel letto del torrente omonimocreando un gorgoglio simile a quello dell’acquamentre bolle (la temperatura della sorgente siaggira sui 10,5-11°C).

Sorgenti dell’Amore

Quota m 654 slmCoordinate N4915388 E1449287

Raccolte in un unico bottino che funge da operadi accumulo, le sorgenti dell’Amore sono captatein tre punti differenti del crinale che, dalla cimadel Bric Curlin, degrada dolcemente verso ilfondovalle. La loro posizione lontana da corsid’acqua superficiali e la spessa coltre di copertu-ra, permettono a queste sorgenti che sgorganoda rocce carbonatiche di mantenere una portataregolare che poco è influenzata, nel breve perio-do, dalle precipitazioni.

Il loro apporto idrico è, infatti, alimentato daldrenaggio delle acque sotterranee immagazzi-nate nel grosso serbatoio costituito dalle roccemagmatiche del versante nord-occidentale delBric Curlin (lo stesso serbatoio di alimentazioneè drenato dai rami di monte della Grotta degliOlmi, Idrofango, e determina le lunghe curve diesaurimento della portata della sorgente del-l’Acqua che Bolle descritte nei capitoli successi-vi). La presenza delle sorgenti è determinataanche in questo caso dalla superficie di contattofra litologie differenti come si può osservaredalla carta geologica di dettaglio.

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Sorgente del Cianetto

Quota m slm 562Coordinate N4914767 E1448986

Come le sorgenti dell’Amore, la sorgente delCianetto si trova sul crinale che dal Bric Curlindegrada verso valle, cento metri prima dei ruderi

dell’omonima cascina.Particolare nel contesto, poichè è l’unica tra lesorgenti captate a non trovarsi in terreno carsico:fuoriesce infatti da una frattura nei gabbri, roc-cia della quale è costituito tutto il sovrastanteBric dell’Amore.

Sorgenti dei Berruti

Quota m 510 slmCoordinate N4915930 E1448210

Le Sorgenti dei Berruti sgorgano sulla spondadestra del Rio Psigni proprio in corrispondenzadel contatto fra i calcari cristallini dell’affioramentodelle Rocche Masche e la lingua di rocce magma-tiche che lo attraversa in direzione Nord – Sudlungo la linea di massima pendenza del ver-sante.Questa particolare conformazione geologicapermette alle acque piovane che cadono sulbacino di monte di essere condotte verso vallelungo una preferenziale via di drenaggio sotter-ranea parallela alla superficie di contatto fra ledifferenti litologie.E’ interessante notare la disposizione in se-quenza delle sorgenti che, seguendo il corso deltorrente da valle verso monte, si presentanocome segue:1) La Berruti Bassa è quella con portata maggio-

re. E’ un vero e proprio sifone carsico, confi-nato nella parte superiore da roccia viva enella parte inferiore da sedimenti costituiti daciottoli e materiale fine che sono messi inmovimento durante le fasi di piena.Questo fenomeno causa, talvolta, problemidi torbidità sulle acque che da essa raggiun-gono le vasche di compenso.

2) La Berruti Alta è captata circa cinquanta metripiù a monte in corrispondenza del successivorio superficiale puntualmente secco.Le acque, di portata decisamente inferiorerispetto alla Berruti Bassa, sgorgano da roc-cia viva e confluiscono nel bottino dell’altra

Sorgente dei Berruti: acque di troppo-pieno

sorgente per poi essere convogliate nellacondotta di adduzione che le porterà allavasca di compenso.

3) Ancora cinquanta metri più a monte si troval’Antro dei Berruti. Questa piccola grotta sulbordo del fiume era, in tempi remoti, l’anticasorgente dalla quale sgorgavano le acque dideflusso sotterraneo. Il riempimento di clasti,molto simili a quelli presenti nella sottostantesorgente Berruti Bassa ne è testimone. Sullabocca dell’antro è presente un muretto dipietre a secco di origine e scopo incerto:probabilmente era utilizzato per impedirealle acque in piena del Rio Psigni di intorbidireulteriormente le sorgenti captate raggiun-gendole attraverso vie di collegamento sot-terranee.

Altre sorgenti

All’intero della Riserva Naturalistica dell’Adelasiaesistono numerose altre sorgenti non captatedall’acquedotto, ma di notevole importanza perl’alimentazione dei torrenti superficiali e per lavita della fauna e della flora idrofila.Alcune risorgenze carsiche stagionali sono indivi-duabili lungo il corso dei rii presso Cascina Ma-nuale, in particolare la risorgenza del “Pertùs duManuà”, che sgorga dalla grotta omonima.Altre sorgenti carsiche si trovano presso l’incro-cio fra il percorso n° 3 (segnaletica della RiservaNaturalistica dell’Adelasia) ed il Rian Barchè enelle vicinanza delle captazioni della Sorgentedell’Amore.

Di particolare interesse sono le sorgenti situatenelle parti alte del Massiccio del Montenotte chevengono spesso indicate con il nome di “Moglie”.Questa terminologia indica quelle zone ricche diacqua dove il terreno si presenta di consistenzamolle, dal dialetto “moeie”.Sono alimentate dall’acqua immagazzinata nel-la spessa coltre di humus che costituisce il sotto-bosco delle rigogliose faggete che sono presen-ti sulle colline oltre i 600 – 650 m di quota.Troviamo così le Moglie dell’Amore, le meuie delTavernin, il Laiazz (lago), la sorgente dello Stallaue, appena fuori i confini della Riserva, le Mogliedei Rossi e le Meugge.

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Le Grotte

Pozzo dell’Acqua che Bolle (422 Li/SV)

quota [m slm] 585coordinate n.d.Sviluppo spaziale [m] 20Sviluppo planimetrico [m] n.d.Dislivello [m] -17

Questa grotta si sviluppa per non più di 20 metri,addentrandosi sotto terra per circa 17, con un

imbocco poco più largo di un metro: ha perciòben meritato l’appellativo di “pozzo”. Il nome“Acqua che bolle” è in realtà quello del riosottostante.I dati relativi a questa grotta sono solo quellidisponibili da letteratura, in quanto non si èriusciti a ritrovare l’ingresso, ora probabilmenteotturato dalla copertura di foglie e terra.

Grotta del Faggio (1775 Li/SV)

quota [m slm] 585coordinate N4914805 E1450373Sviluppo spaziale [m] 75,5Sviluppo planimetrico [m] 60,3Dislivello [m] -22,3

ItinerarioDalla stazione di Ferrania si imbocca la stradaprovinciale in direzione Montenotte. Percorsicirca 7 km prevalentemente in salita, un seccotornante a destra riconoscibile per la presenzadi un cartello della Riserva Naturalistica dell’Ade-lasia precede di circa 250 metri una piazzolasulla sinistra contrassegnata da un rettangolobianco con due palline blu disegnato su unapietra, dove è possibile lasciare l’automobile. Siscende verso valle seguendo la linea di massimapendenza del versante, fino a raggiungere ilcorso del Rio Psigni che si guada in prossimità diun grosso masso sulla destra orografica dellostesso. Si procede risalendo il crinale che ci sitrova di fronte in direzione NNW fino a raggiun-gere quota 585 m dove ai piedi di un grossofaggio si apre l’ingresso della grotta.

GeologiaLa grotta si sviluppa nel suo complesso in dire-zione NE seguendo la geomorfologia esternasulla sinistra orografica rispetto al crinale.Il particolare andamento elicoidale unito allamassiccia presenza di limi argillosi nei rami avalle, non esclude l’ipotesi di una poligenicitàdella cavità ora sul crinale ma probabilmenteinghiottitoio in tempi remoti. L’inclinazione deirami è in media sui 40°, con piccoli pozzi di unpaio di metri intervallati ad ambienti sub-orrizzontali di modeste dimensioni.

La Grotta del Faggio

DescrizioneDalla strettoia che costituisce l’ingresso, postosul “crinale del Ginevrin”, si accede tramite unpozzetto di circa 3 m alla prima sala, non moltogrande, ma ricca di concrezioni.Uno scivolo di fango conduce ad un secondoambiente più ampio sul quale si affaccia unafinestrella (ancora da esplorare).Proseguendo verso il basso (caposaldo 9), leconcrezioni lasciano spazio a gallerie strette efangose, fino a raggiungere la stanza più a valle,che chiude su un intasamento di argilla finissima.Un piccolo arrivo di acqua superficiale (prove-niente dallo strato di copertura) gocciola a latocon portata insignificante.All’interno della grotta sono state ritrovate quat-tro mandibole di volpe, un teschio attribuibile adun tasso ad altre ossa di scarso interesse.La temperatura interna è di 13,5°C.

Pertùs du Manuà (1773 Li/SV)

quota [m slm] 575coordinate N4916208 E1448110Sviluppo spaziale [m] 11,5Sviluppo planimetrico [m] 10,5Dislivello [m] 4,5

ItinerarioDall’abitato di Cairo Montenotte imboccare Via

Madonna del Bosco e proseguire seguendo lastrada principale, asfaltata, fino a localitàCamponuovo. Oltrepassata la cava di calcare diproprietà Lombardini s.p.a., continuare risalen-do il fondovalle del Rio Lago di Gola fino all’omo-nima cascina dove termina la strada percorribilein automobile. Imboccare il sentiero sulla destrariconoscibile dal cartello della Riserva Naturali-

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stica dell’Adelasia. Il sentiero procede in lievediscesa fino ad un bivio riconoscibile per lapresenza di imponenti rocce sulla destra (Roc-che del Manuà), procedere avanti ed in pochiminuti si raggiungono i ruderi della cascina Manuà.Seguire il piccolo sentiero adiacente i ruderi indirezione NO. Oltrepassato il bottino di presa diuna sorgente captata dall’acquedotto, in pochiminuti si incontra il ruscello dentro il quale siapre l’ingresso della grotta.

DescrizioneIl “Pertùs du Manuà” è la prima grotta scopertadal GSS all’interno della Riserva Naturalisticadell’Adelasia.Subito dopo l’ingresso si ha la prima diramazio-ne: verso Est uno stretto ed impercorribile cuni-colo sub-orrizontale adduce acqua proveniente,probabilmente, dalla stessa falda della sorgen-te captata dall’acquedotto che dista un centina-io di metri nella stessa direzione; verso Nord,invece, troviamo ambienti leggermente più spa-ziosi che costituiscono il subalveo del Rian Canun.

La grotta chiude su strettoie impercorribili edifficilmente disostruibili che comunicano senzadubbio con un’apertura di piccole dimensioni aqualche metro dall’ingresso.

L’imbocco del Pertùs du Manuà

Garb dei Scajùgni (1774 Li/SV)

quota [m slm] 600coordinate N4916321 E1448170Sviluppo spaziale [m] 6,2Sviluppo planimetrico [m] 6,1Dislivello [m] -1,5

ItinerarioUna volta raggiunto il Pertus du Manuà (vediItinerario), risalire il ruscello per 130 metri, fin-ché si scorgono sulla destra una parete rocciosaed un grosso faggio segnato con vernice rossa.

Risalire il versante per una quindicina di metri.

DescrizioneSulla destra orografica del Bric degli Scajùgniuna profonda spaccatura di origine tettonicaparallela al versante può essere percorsa perqualche metro.Verso il fondo, si può notare, sulla destra, unapiccola fenditura che punta diritta all’interno delmassiccio calcareo, dalla quale esce uno spifferod’aria.

Antro dei Berruti (n.c.)

quota [m slm] 524coordinate N4914601 E1450230Sviluppo spaziale [m] n.d.Sviluppo planimetrico [m] n.d.Dislivello [m] n.d.

ItinerarioSeguire lo stesso itinerario che conduce allaGrotta del Faggio fino al guado del Rio Psigni.Raggiunto quest’ultimo scendere verso valleseguendo il corso del Rio per 200 metri circa finoad incontrare, sulla destra orografica, l’Antro.

DescrizioneSi trova un centinaio di metri a monte dellacaptazione delle sorgenti dei Berruti.L’antro è sul contatto calcari cristallini-gabbri,proprio ai piedi della faglia che delimita ad Est lapresenza di una lingua di rocce magmatiche chedivide in due l’affioramento delle Rocche delleMasçhe. Il riempimento di ciottoli alternato adargilla consolidata è nient’altro che il sedimentodepositato dall’ acqua proveniente dal sistemacarsico che dovrebbe svilupparsi a monte e cheora, abbandonato l’antico percorso, sgorga nel-la sorgente captata più a valle.La curiosità è rappresentata dal fatto che incorrispondenza della sorgente attuale (limiteoccidentale della lingua di pietre verdi) si verificauna situazione geologica analoga dove l’acquaL’Antro dei Berruti

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fuoriesce da un notevole sifone che in periodi dipiena raggiunge portate di diverse decine di litrial secondo(40 l/s solo di captazione).La sorgente di Cascina Berruti è senza dubbiouna manifestazione carsica di notevole interes-se, se pensiamo che ha picchi di piena addirit-tura superiori a quelle della Sorgente dell’Acqua

che Bolle. Da segnalare la presenza di unmuretto a secco alto circa un metro e venticostruito davanti all’ingresso: sembrerebbe unmanufatto atto ad arginare il corso del Rio Psigniche altrimenti, in caso di piena , potrebbe infil-trarsi nella galleria ed inquinare le acque capta-te poco più a valle.

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La Tanazza del Rizzo (423 Li/SV)

quota [m slm] 590coordinate N4915393E1448769Sviluppo spaziale [m] 139Sviluppo planimetrico [m]Dislivello [m] -50

DescrizioneL’ingresso è ubicato sul fondo di una dolina, sudi un modesto tratto pianeggiante del ripidocostone prospiciente Cascina Rizzo.Il largo ingresso porta subito ad un bivio: versoNord si trova la strada sbarrata dopo pochimetri, mentre procedendo verso Sud si segue lafrattura principale.Superato l’angusto, ma piccolo salto iniziale diun paio di metri, ci si trova costretti ad affrontarealcuni scomodi passaggi tra i massi ed il bassosoffitto della galleria; dal caposaldo 6 il percorsotorna più agevole grazie alla minor presenza didetriti sul pavimento.Tra i capisaldi 7 e 8 si trova un piccolo caminopresto impraticabile.In prossimità del caposaldo 10 ci si trova inpresenza di un discreto numero di piccole stalat-titi eccentriche e cristalli di aragonite, in parteasportati, spesso allineati lungo fratture pre-senti sul soffitto.In corrispondenza del caposaldo 13 la grottacambia bruscamente direzione: immettendosi inuno stretto cunicolo sulla sinistra ci si ritrova inuna galleria di dimensioni maggiori, riccamenteconcrezionata sia lungo le pareti, sia sul soffitto,infine occlusa da concrezionamento dopo pochedecine di metri.Proseguendo verso valle, aggirato un grandemasso incastrato, si discende in arrampicata unpiccolo salto, che si allarga dopo una decina dimetri sul ciglio di un ampio pozzo di una dozzinadi metri.In questo tratto di galleria va segnalata un’evi-dente piega sulla quale è impostata tutta que-sta serie di ambienti.Una volta disceso il pozzo, ci si trova in unasaletta inclinata, dal pavimento fangoso: le dueprosecuzioni, a monte e a valle, sono costituiteda due stretti cunicoli in cui è faticosa la progres-sione. Proseguendo verso valle, nei pressi delcaposaldo 30 la galleria si trasforma in unastretta condotta inclinata, presto occlusa dariempimento che costituisce l’attuale fondo dellacavità.Ritornati alla base del pozzo, a monte è possibi-le risalire un fangoso cunicolo solo per qualchedecina di metri fino ad un restringimento tramassi e fango, a breve distanza dal bivio delcaposaldo 13.Qui siamo a pochi metri in linea d’aria dalsoprastante caposaldo 13: si tratta probabil-mente della galleria di drenaggio originale diquesta cavità abbandonata recentemente dal-l’acqua in favore della nuova via che è statapercorsa per la discesa.

GeologiaLa grotta si sviluppa al margine sud-orientaledell’affioramento di calcari delle Cà Rifatte. Sitratta di dolomie calcaree cristalline lastroidi,grigio scure e nere, silicee, talora micacee, conmasse di quarzo cui si associa intimamentecalcite; il contenuto carbonatici globale oscillatra il 65% ed il 96%.Sono presenti frequenti giunti interni argillo-scistosi. Caratteristica di questa roccia è unatendenza alla scistosità, che in alcuni punti dàorigine anche a litotipi calcescistosi.L’accesso alla cavità si effettua all’interno di unadolina di dissoluzione marcata e profonda.La grotta si sviluppa principalmente a contattotra un banco di rocce fratturate e dalla lamina-zione molto evidente (questa caratteristica sinota bene nei tratti alti delle gallerie, ad esem-pio nel tratto 7-10) ed un livello di dolomiecompatte e nere, molto pure, che rappresenta ilpavimento della cavità; in linea generale, seguequindi i piani di giacitura della roccia.La presenza delle fratture generatrici, allargatedalla percolazione, è spesso evidente sulla vol-ta delle gallerie.L’approfondimento delle dolomie compatte, puraccompagnato da marcate morfologie di corro-sione (marmitte, conchette , scallops, etc.) èlimitato rispetto a quello avvenuto nel litotiposuperiore che tra l’altro è meno ricco di carbonati(65-82%). Tuttavia in corrispondenza della con-fluenza con una seconda galleria (caposaldo13), nei pressi di una piega spettacolarmentemessa a nudo dalla corrosione, l’acqua è riuscitaa trovarsi una strada generando l’ampio edunico pozzo della grotta.Il profilo delle gallerie, meandriforme, è pret-tamente gravitazionale: si osservano almenotre – quattro grandi variazioni di portata.Gallerie e resti di condotte a pressione si notanosoltanto immediatamente dopo lo sfondamento(21) e nella galleria finale.Un’interessante informazione è inoltre fornitadai riempimenti: la galleria superiore in passatoè stata totalmente riempita da ciottoli, ghiaie,sabbie ed argille, dalla composizione più dispa-rata. Un successivo ringiovanimento ha provve-duto ad allontanarli ed a liberare la cavità; inquesta fase è avvenuto lo sprofondamento del-le dolomie.Curiosamente, la direzione di drenaggio dellagrotta (Sud-Est) non coincide assolutamentecon quello superficiale attuale (Nord – Nord-Ovest); anche questo indizio ci fa pensare che lagrotta si sia formata ben prima dell’ultimaglaciazione.Le eccentriche, di cui è ricca la grotta, si possonosostanzialmente dividere in due gruppi: cristal-lizzazioni tendenzialmente aciculari ed eccentri-che ramificate tubiformi. Analisi chimico-fisichecondotte su frammenti di materiale depredatoraccolti sul pavimento, hanno evidenziato che le

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prime sono costituite da aragonite, mentre leseconde da calcite; tra questi due estremi sicollocano poi moltissime concrezioni costituiteda miscele dei due minerali.La deposizione dell’aragonite si può facilmentespiegare tenendo presente che elevate concen-trazioni di magnesio nell’acqua inibiscono la de-posizione di calcite; il magnesio non si depositacomunque nella concrezione.Così si pensa sia avvenuto anche in questocaso: l’aragonite è costituita per oltre il 99,6% dicarbonato di calcio, il magnesio non è rilevabile,mentre la volta rocciosa è costituita per oltre il60% da dolomia.Variazioni di concentrazione dello ione magne-sio sarebbero invece responsabili delle formeintermedie.Un’ultima nota riguardante la temperatura me-dia della grotta che si colloca intorno ai 10,5°C.

Considerazioni sul carsismo nei calcescistiQueste particolari grotte un po’ a cavallo tra i

calcescisti e la dolomia cristallina, mostrano an-cora una volta che i meccanismi classici delcarsismo sono in primis legati alla composizionechimica e quindi alla concentrazione in carbonatidella roccia che ospita il fenomeno. In effetti lascistosità latente di questo litotipo, non sembraaffatto aver pregiudicato uno sviluppo carsicocompleto in tutte le sue fasi.Del resto è ovvio come l’evoluzione della cavitàin oggetto sia stata fortemente condizionatadalla presenza di marcate discontinuità che han-no controllato lo sviluppo delle strutture di dre-naggio in un’ unica direzione coerente. Anche inepoche ed in fasi successive, le fasi diconcrezionamento appaiono in questo caso moltorecenti, probabilmente legate a fenomeni dineotettonica che hanno rimodellato l’intero as-setto idrologico esterno, senza influenzare pe-santemente quello interno. L’unica nota curiosaè rappresentata dal tipo di concrezionamento,davvero piuttosto insolito per il tipo di roccia inquestione.

La Grotta degli Olmi (421 Li-SV)

quota [m slm] 620coordinate N4915840 E1449193Sviluppo spaziale [m] 1494Sviluppo planimetrico [m] 1151Dislivello [m] -135

PercorsoDalla stazione di Ferrania, proseguire in direzio-ne Cairo Montenotte per circa cinquecento me-tri. Al primo incrocio (rotonda in erba) svoltare adestra sulla strada dapprima asfaltata e succes-sivamente sterrata, che risale la valle del RioFerranietta per circa 2,5 Km. In dieci minuti siraggiunge uno spiazzo riconoscibile per la pre-senza di due sbarre che delimitano l’ingressodella Riserva Naturalistica dell’Adelasia.Da qui continuare a piedi oltre la sbarra primadel ponte sopra il torrente e dopo circa cinquan-ta metri, sulla sinistra, prendere visione delcartello informativo dove sono segnati tutti ipercorsi della Riserva per imboccare quello con-trassegnato con il numero 2. Si procede in salitaseguendo la strada di crinale fino ad un quadrivioa quota 500 m slm e si imbocca il sentiero dimezza costa, pressoché pianeggiante, sulla si-nistra (abbandonando il percorso 2 che, in sali-ta, conduce ai prati dell’Amore).Dopo circa settecento metri dal bivio si incontra-no, sulla sinistra, i ruderi della Cascina del Rizzo.Continuare sul sentiero in direzione nord-oveste dopo ottocento metri, dove la strada incrociala confluenza tra il Rio degli Olmi ed il Rio Grinda(solitamente in secca), attaccare il ripido crinalecompreso fra essi.Con un po’ di attenzione non è difficile individua-re l’ingresso della grotta posto a 620m di quotasotto alcune rocce scostate dal crinale, di poco,verso destra salendo, a cinque minuti di cammi-no dalla strada principale.

Grotta degli Olmi - imbocco

DescrizioneSituata nel cuore della Riserva Naturalisticadell’Adelasia, la Grotta degli Olmi è la cavità, piùoccidentale di tutta la catena appenninica consviluppo superiore al chilometro.Nonostante la sua struttura appaia a primavista complessa, se osservata da una solitavisione di pianta e sezione longitudinale, dopoun’attenta analisi effettuata con l’ausilio di pro-grammi di restituzione del rilievo tridimensiona-le è stato possibile schematizzare la morfologiadella grotta su due soli piani che si intersecanoin prossimità degli ambienti più ampi (‘Sala delFrastuono’ [R]).Partendo dall’ingresso e percorse le primesalette, ove si nota sul pavimento la presenza dialcuni gradini artificiali, ci si imbatte in un vero eproprio dedalo di gallerie interconnesse fra loro

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da una molteplicità di cunicoli di varia forma edimensione, che dipartono tutti dalla ‘Sala delLabirinto’ [C] e dalla poco più a valle ‘Sala delleCondotte’ [D]. A circa otto metri di profondità, apochi passi dall’ingresso, la prima diramazioneche si incontra è il “Ramo delle Unghie” [U],condotta freatica che, se percorsa in direzioneSE, conduce oltre il corso superficiale del Riodegli Olmi, qui inghiottito, fino a chiudersi suun’infima diaclasi verticale in prossimità del con-tatto con le tipiche rocce nere presenti qua e làin tutta la grotta (ofioliti) [Z].Dalla parete Est della “Sala delle Condotte”[D]si apre un passaggio dall’aspetto freatico: l’en-trata dei ‘Tortigli’ [G]: infiniti e divertenti tubifreatici di piccole dimensioni che portano ad unaforra, dove riappare il rivo d’acqua provenientedalla “Sala delle Unghie”[U], confluente poco piùa valle nel meandro [H] che porta al fondo.Sempre dalla “Sala delle Condotte” [D], ma indirezione NO, diparte uno stretto cunicolo incli-nato di 30° (è la stessa inclinazione del crinaleesterno a cui la galleria procede parallela) dalquale prendono forma i Rami Occidentali. Ci sitrova sul piano di giacitura degli strati ed è benevidente il canale di volta. Poco più avanti,attraversato un ambiente piuttosto articolato edi discrete dimensioni con concrezioni a forma dicavolfiore, si giunge in una saletta [E*] (-45m diprofondità, a soli 11 m in linea d’area dal RioGrinda) sul contatto con gli scisti ofiolitici [X]dove, nei periodi di piena, una modesta cascataprecipita dall’alto per disperdersi nella ghiaia difondo: appena 19m in pianta e 18 di profonditàdista la cascata (perenne) [N] che inghiotte ilcorso esterno del Rio Grinda.Risalendo verso Sud, lungo il piano dellestratificazioni, si sbuca nell’inaspettata ‘Saladella Lama’ [Y], dominata da un notevole massoinglobato nella concrezione. Da qui, scendendoverso ovest, si può accedere ad un altro ramoche risale quasi fino a toccare l’esterno e dove èpresente la tana di un animale.Tornando alla ‘Sala delle Condotte’ [D] e scen-dendo in direzione Nord, si imbocca lo strettomeandro [H], inclinato di 40° che, oltrepassatoil P7 [L] e la famigerata strettoia della ‘Buca daLettere’[M], che catapulta a -85m nella forraparallela al Rio Grinda (dopo i numerosi inter-venti -di disostruzione lo stretto passaggio haperso il fascino originale!).Percorrendo la suddetta forra in direzione SOper circa 30m ci si trova esattamente sotto ilgetto di una cascata che ha scavato nel corsodei millenni un pozzo ellissoidale [N] in un can-dido calcare marmoreo. Risalita la cascata perun paio di metri si accede in un ambiente dimodeste dimensioni impostato sullo strato cherisale verso i Rami Occidentali.Da notare, poco prima della cascata, un passag-gio a Nord che conduce in una suggestiva sala[P] sul contatto con gli scisti ofiolitici che, risalitacon la dovuta attenzione a causa dell’instabilitàdi alcuni enormi massi, conduce, attraverso una

finestrella, ad una cengia che sovrasta il pozzo[N]e dove il flusso della cascata arriva completa-mente nebulizzato precipitando dall’alto.Invece, se si segue la forra in direzione NE ci siaccorge di camminare lungo una discontinuità diinterstrato delimitata a sinistra da scisti e adestra da calcari. Le dimensioni aumentano, lavolta si innalza ma chiude in prossimità di unabrusca piega di 90° degli strati che costringonola forra in uno stretto meandro in direzione SE,passaggio obbligato per chi vuole raggiungere ilfondo.Riassumendo, la maggior parte delle gallerie finqui descritte appartengono ad uno stesso pianodi giacitura degli strati che si sviluppa, andandodall’ingresso verso il fondo, in direzione Nord(ortogonale al crinale esterno) con un angolo diimmersione di circa 40°. Sul medesimo piano sitrova inoltre la rete di drenaggio del Rio degliOlmi che, inghiottito a 620m di quota in prossi-mità della ‘Galleria delle Unghie’ [U], devia versoNord ortogonalmente al suo corso superficialeper confluire, in prossimità del fondo, con leacque inghiottite dal Rio Grinda, in quelle deltorrente principale provenienti dal drenaggiodella falda di monte.A completare la struttura della grotta, il secondopiano di giacitura si sviluppa in direzione SE-NOcon un angolo di immersione, prossimo ai 65°,che rispecchia la configurazione a franapoggiodel versante NO del Bric Curlin. I calcari cristallinidi basamento, sovrastati dai calcari dolomitici econfinati a nord dagli scisti ofiolitici, si correlanoesattamente con la struttura geologica esterna.La faglia che solca la collina in direzione SO-NE,per poi piegare verso E puntando dritta verso ilsuo cuore, delimita il piano su cui appoggiaquesta parte di grotta e permette al Rio deiSalmoni (questo è il nome del principale torrenteinterno) di raccogliere le acque di drenaggioimmagazzinate nella falda, senza ricevere con-tributi dal torrente esterno cui scorre parallelo.La ‘Sala del Frastuono’ [R] è l’ambiente piùgrande e suggestivo dell’intera grotta: un’im-mensa fessura alta più di 30m e larga 8, scavata

Grotta degli Olmi - la Sala del Frastuono

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nel tempo dall’erosione regressiva della casca-ta. La cascata fuoriesce a metà parete perinfrangersi con tutta la sua potenza sopra unalama che ne nebulizza il getto. L’acqua si perdein una fessura impraticabile per ricomparire piùa valle nei rami che scendono verso il fondo[T][T*]. Il fondo della grotta è raggiungibileseguendo lo sprofondamento a Ovest del gros-so masso ai piedi del pozzo nella ‘Sala delFrastuono’ [R]. Un primo ramo si sviluppa percirca trenta metri fino a -120m dopo aver incon-trato il ‘Rio dei Salmoni’, che sifona in un bellaghetto dalla volta bassissima. Il secondo pro-cede con una pendenza di circa 35° su fangoargilloso per finire sul torrente (-121m), percor-ribile ancora per una trentina di metri in angustegallerie, ove scompare a -131m, limite inferioreraggiungibile fino a questo momento.Siamo a circa 490 m slm e a poco meno di 700min linea d’area dalla sorgente dell’Acqua cheBolle (475mslm): il dislivello di soli 15m determi-na una pendenza dell’alveo di poco superiore al2%. Questa pendenza è circa un terzo di quelladel tratto terminale dell’alveo esterno, solita-mente asciutto; questo permette di ipotizzare ditrovarsi molto vicini alla superficie freatica, quasisicuramente drenata fino alla sorgente in subalveo. Se invece si decide di risalire il P30, o perla via diretta (dove è posizionata una cordafissa), o seguendo il corso del Rio, si raggiungeil ‘Pozzo G.G.F.’ [GGF] così chiamato per il ritrova-mento, durante l’esplorazione del 2002, deiresti di un impianto di illuminazione appartenuto

agli arditi Ferraniesi arrivati fin lì quarant’anniprima. L’ambiente è suggestivo e riprende inpiccolo (è alto circa 15m) quello del ‘Salone delFrastuono’.Costeggiato il pozzo su una cengia dalla rocciapiuttosto friabile si accede ad una fessura checonduce ai rami a monte della grotta.È facile intuire l’origine del nome dei ‘Meandridell’Idrofango’: strette ed appiccicose condotte,completamente rivestite da uno strato di argilladi qualche centimetro e caratterizzate da un’in-clinazione di circa 65°. Occorre superare in liberaalcuni saltini di pochi metri [IF1] per ritrovarsisospesi su un meandro di sezione ogivale dapercorrere in opposizione [IF2]. È’ possibile se-guire per circa 20m un ramo secondario che sisviluppa ad est e termina in una saletta circolarecon fondo in terra (‘Giazz dla Vurp’ [GV]).Terminata la risalita, solo una strettoia nel fangopermette di accedere alla ‘Ferrania Beach’ [FB]:due spaziose salette, sovrastate da un P20 (chestringe inesorabilmente), oltrepassate le qualisi incontra nuovamente il Rio dei Salmoni, per-corribile sia verso valle [RSV] fino ad arrivare apochi metri dalla sommità del Salone GGF [GGF],sia verso monte dove una stretta fessura impe-disce il passaggio anche al più magro deglispeleologi. Solo ai piedi dell’ultima saletta [RSV],un accenno di galleria sul contatto con le pietrenere potrebbe dare speranze di prosecuzione.Dopo questa faticosa risalita di oltre 80 metri legallerie stringono inesorabilmente, consenten-do il passaggio solamente all’aria e all’acqua.

Tracciamenti con coloranti delle acque della Grotta degi Olmi

Tracciamenti interno – esterno inverno 2002

rente principale, quello che attraversa la ‘Saladel Frastuono’ [R], a quota -100 dall’ingresso èstato rilasciato un quantitativo di circa 150 gram-mi di fluoresceina sodica. Nel torrente seconda-rio [N], è stato immesso nell’acqua corrente unquantitativo di 200 ml di ammoniaca NH3.Dopo una settimana i carboni sono stati recuperatied analizzati in laboratorio con esito positivo perla presenza di entrambe le sostanze chimiche.

I tracciamenti sono stati effettuati con lo scopodi verificare la correlazione tra le acque internealla Grotta degli Olmi e le acque della Sorgentedell’Acqua che Bolle. I captori (semplici carboniattivi alloggiati in una retina di materiale plasti-co) sono stati collocati sui troppo pieni sottostantiil bottino di presa della sorgente.Sono stati utilizzati due differenti traccianti, unoper ogni torrente interno della grotta. Sul tor-

Tracciamento esterno - interno del maggio 2004

Questo tracciamento è stato effettuato con loscopo di verificare la correlazione fra le acquesuperficiali del Rio Grinda con quelle interne allaGrotta degli Olmi.I captori sono stati posizionati internamentealla grotta sui principali torrenti interni e precisa-mente: 1 captore a quota -100 m sul torrentedella Sala del Frastuono [R], 2 captori rispettiva-mente a quota -120[T*] e -130 m sulla galleriache conduce all’attuale fondo della grotta [T], 1captore a quota -80 m sotto la cascata delpozzo [N], 1 captore a quota -45 m sull’arrivo diacqua nella saletta dei rami secondari [E*].Un quantitativo di 150 grammi di fluoresceinasodica è stato rilasciato a quota 650 m e coordi-

nate E1449383 N4915949 nel rio alimentatodalla Sorgente dello Stallau a monte di tutti irami della grotta.I carboni sono stati ritirati il giorno seguente.Sono risultati positivi alla colorazione tutti icaptori tranne quello collocato nella Sala delFrastuono [R].Il tracciamento accerta la rapida infiltrazione nelsottosuolo delle acque superficiali del Rio Grindain particolar modo nell’inghiottitoio rilevato aquota 620 m sul letto del torrente, esattamentesopra il pozzo ellittico [N]. Di notevole rilevanzala negatività delle acque del Rio dei Salmoni chedrenando solamente le acque della falda dimonte non sono contaminate da agenti esterni.

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Idrogeologia

Il processo geologico di sovrascorrimento avve-nuto fra le rocce appartenenti alle serie ofiolitichedel Gruppo di Voltri-Montenotte (Lias 190-170milioni di anni fa) ed i calcari cristallini giurassiciè l’ipotesi di base dei risultati ottenuti dai recentistudi effettuati sull’ idrogeologia della Grottadegli Olmi. Dalla ricostruzione di una sezionestratigrafica si può osservare, infatti, che lerocce magmatiche impermeabili (gabbri,metagabbbri e prasiniti) sono appoggiate suuna bancata di calcari cristallini molto fratturatie permeabili, a loro volta in contatto con i calcaridolomitici del periodo triassico.Schematizzando in termini idraulici questa parti-colare configurazione geologica, si può immagi-nare il sistema suddiviso in due parti con funzio-ni distinte: a monte il Bric Curlin, costituito darocce magmatiche e ricoperto da fitti boschi difaggio, è rappresentabile come un grosso ser-batoio (1) capace di immagazzinare al suo inter-no rilevanti volumi idrici che vengono drenatidalla rete carsica della Grotta degli Olmi (2) finoa sgorgare 600 metri più a valle nella Sorgentedell’Acqua che Bolle.

A conferma del modello fin qui descritto si posso-no richiamare i tracciamenti esterno-interno delmaggio 2004, che hanno evidenziato come leacque del torrente (Idrofango) a monte del P30(captori posizionati a -100) siano rimasteincontaminate fino alla confluenza (captori posi-tivi a -120[T*] e -130 [T] ) con quelle provenientidalla cascata della zona [N] dove viene parzial-mente inghiottito il deflusso superficiale del RioGrinda.Infine l’analisi delle portate di suddetta sorgen-te evidenzia risposte non immediate alle precipi-tazioni ed una curva di esaurimento che decre-sce molto lentamente nel tempo. Tale comporta-mento non corrisponde al comportamento tipicodi una sorgente carsica.Il risultato di queste insolite combinazioni geo-logiche evolutesi in milioni di anni ha portato allaformazione di un perfetto sistema di raccoltadelle acque che riunisce, in un solo sistema, ipregi della filtrazione e purificazione delle acquedovuta alla lunga permanenza nella falda dimonte e l’elevata capacità di drenaggio e tra-sporto tipiche di un acquifero carsico.

Filippo SerafiniBibliografiaCARLINI W., EMILIANI R., BOARINO B., 1967: “Grotte Catastate”, Bollettino nr.1 del Gruppo Grotte Ferrania,Ferrania (SV).CARLINI W., 1969: “Brevi notizie e rilievo di alcune grotte poco note della Val Bormida”, in RassegnaSpeleologica Italiana, Anno XXI, Fasc. XIV, pp. 54-61.AA.VV., 1989: “La Rocca dell’Adelasia, Riserva Naturalistica nell’Alta Val Bormida”, Gruppo 3M Italia.DONZELLINI G., 1991: “La leggenda della Grotta degli Olmi”, in Speleologia nr. 24, Rivista ufficiale dellaSocietà Speleologica Italiana.CELLA G. D., VERRINI A., RUGGIERO S., EMILIANI G.M., 1999: “La Tanazza del Rizzo”, in Labirinti nr. 19, Bollettinoufficiale del Gruppo Grotte Cai Novara.CELLA G. D., VERRINI A., RUGGIERO S., EMILIANI G.M., 1999: “Una grotta particolare, La Tanazza del Rizzo,Ferrania - Liguria”, in Speleologia nr. 41, rivista semestrale della Società Speleologica Italiana.

Idrogelogia della Sorgente dell’Acqua che Bolle