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6/30/2014 Attenti alla Stasi 2.0. Ci spia su web
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ALIAS
Attenti alla Stasi 2.0. Ci spiasu web— Federico Ercole, 28.6.2014
Intervista. Dino Pedreschi, docente e ricercatore universo Big Data:«L’ombra digitale è idea suggestiva, ma la realtà parla di pochi soggetti checontrollano i dati di tante persone»
Edizione del 29 giugno 2014 • aggiornata oggi alle 16:40
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Una cifra immensa di zettabyte di dati, ovvero 1000 miliardi di gigabyte,trascorrono sul nostro pianeta trasportando e con te nendo un numero
smisurato di informazioni. Dati con te nenti la volontà e il deside rio dell’essereumano nell’Era Digitale, che lo definiscono oppure lo trasformano in merce.Si tratta del Big Data, grande poten zialità cono scitiva o perigliosa trappola nume ricaper l’umanità intera. Durante il lan cio milanese di Watch Dogs, Dino Pedre schi,docente presso il dipartimento di informatica dell’Università di Pisa e ricercatorepio ne ristico dell’universo Big Data, ci ha rispo sto ad alcune domandesull’argomento.Una questione fanta-filosofica, visto che la fanta scienza, quando si parladi videogiochi, è una delle chiavi di lettura più appropriate. Osservandole imma gini impressionanti delle scie di dati che scorrono sulle cittàe sul pia neta e a tutte le informa zioni che contengono, mi viene da pen-sare che queste siano come flussi di atomi meta fisici o la rea lizza zionenumerica dell’anima.La nostra ombra digitale intesa come anima, è una sugge stione che colgo volen tieri.Io sono con vinto che il tema fon damen tale che viviamo oggi, rispetto al Big Datae alle briciole digitali che noi lasciamo, è pro prio «impadro nircene». Dobbiamo pen -sare che la scia digitale che ognuno di noi si lascia die tro, in quel marasma di datienorme anche a livello perso nale, racchiude molto di noi: i nostri desideri, le aspira-zioni, i sen timenti, le idee, lo stile di vita, l’alimentazione, le ten denze ses suali.Tutto que sto, di fatto, sta là den tro. E se noi aves simo la pos sibilità di appro priar-cene, per leggerli, potremmo specchiarci in essi. «È l’immagine di me che lascio nelmondo virtuale, mi ci ritrovo? Sono io quello lì? Trovo qualcosa di sorpren dente?»Ecco, sarebbe un potente modo per riflettere su se stessi e sulla pro pria posizionenel mondo. E non capiremmo solo come siamo noi ma potremmo com pren derecome sono gli altri e la nostra comunità e quali siano i pro fili che pos sono esseredevianti o con formi rispetto alla nostra persona. Que sta è molto più che fan ta-scienza, è scienza e socio lo gia praticabile. Ma partendo da que sta visione che mettel’individuo al cen tro, biso gna scardinare la ten denza odierna, ovvero quella di aggre -gare in pochi soggetti una grande quan tità di dati che riguardano tante persone,quindi le grandi corpo razione del Web come Goo gle, Amazon, Face book e Apple.Pren dono informazioni su grandi comunità di utenti e poi creano un pro filo ad uso
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esclusivo del marke ting. Poi c’è chi come Natio nal Security Administration, ope ra-zione ille gale, «colle ziona» le vite degli altri, perché di que sto si tratta: la Stasi 2.0fatta su scala glo bale in nome della sicurezza nazio nale. Que sta è una deriva inaccet-tabile, quella a cui dobbiamo con trapporre una visione demo cratica del Big Data cheavrebbe le poten zialità di cam biare il mondo, con tribuendo a fare nascere soluzioni«glo cal» ai pro blemi della comunità. Non è ipo tiz zabile nes sun Deus ex Machina ingrado di trasformare il mondo governan dolo in maniera cen traliz zata e nes sunGrande Fratello che ci com prerà il paradiso. Un Grande Fratello può portarcia Watch Dogs, a que sto incubo disto pico. Tutto que sto si può solo evitare dandopotere alle persone, alla auto-organizzazione dal basso.Non c’è il rischio, come tanti Dorian Gray, di smarrirsi nella propriaimma gine digitale, di creare mostri spec chiandosi in una realtà virtualeche invece di avvicinarci a noi stessi ci allontana…Non dobbiamo avere paura della cono scenza. Analiz zando il percorso dell’umanitàvediamo come ogni volta abbiamo avuto paura di sapere qualcosa, abbiamo com -messo errori enormi. Meglio sapere che igno rare le cose. È vero, il rischio a cui fairife rimento esiste, perché il punto fon damen tale è come trasmettiamo la cono -scenza e come la appren diamo. Si tratta di una nuova episte mo lo gia con cui farei conti, che non mi spaventa. Non dobbiamo avere paura di specchiarci, non lo fac-ciamo nella vita reale e perché dobbiamo farlo in quella virtuale, che dovrebbeessere un’esistenza più sem plice. Tu dici che è un’«anima», lo è ma si tratta diun’anima relativa alle tracce che lasciamo nel nostro vis suto. Quindi non è un’animatrascen den tale ma la con se guenza delle nostre azioni e di quelle di chi ci circonda.
Parlando di storia come ricostruzione e cronaca del passato, non crediche questo modo di leggere la realtà attra verso una mole immensa didati, cambi in maniera dra stica il ruolo dello storico e di come rac con-tare il passato e il presente?Pos siamo con side rare la Big Data Analy tics come archeo lo gia del pre sente. Vuoledire scavare in quello che succede per com pren dere i com portamenti collettivi. Ilfatto di potere scavare nel pas sato pros simo non ci impe disce di fare lo stesso conquello remoto perché i dati che abbiamo accumulato riguardano decadi. Nei nostripro getti ad esem pio, con side rato che abbiamo a che fare con dati di movimento, dicon sumo delle Coop e di tele fo nia, ormai pos siamo osservare una popo lazione
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a livello collettivo, in modo ano nimo, per anni. Que sta è quindi una forma di sto ria.
Non è detto che dobbiamo vivere solo del futile e del pre sente, anzi molti dei «pat-tern» che pos siamo sco prire pos sie dono una loro validità gene rale; sco priamo qual-cosa un anno o dieci anni fa e realiz ziamo che ci sono le stesse caratte ristiche
macro sco piche. Dopo di che ha una grande importanza tro vare chiavi di lettura
anche qualitative che ci fanno com pren dere lo stato di salute di una società. Il Big
Data ci permette di misurare la diversità, che è un carattere sociale dall’importanza
enorme, perché la salute di una società è legata pro prio alla diversità di com porta-menti. Quando c’è con formità e pochi com portamenti ste reo tipati, la creatività, il
benes sere e la cultura decadono.
Osservando le imma gini dei Big Data che hai mostrato vi si coglie unabellezza che è artistica, vedendo in questi flussi luminosi una rap presen-ta zione della vita…È forse la parte più bella e dif ficile del mestiere che cerchiamo di fare, perché in
effetti ha molto in comune con la rappre sen tazione artistica, anche perché l’arte
è una que stione di scelte. La cosa più affascinante è che que sti flussi di dati siamo
noi. Ed è vero; se li dipaniamo lungo una carta geo grafica e tem po rale pos sie dono
una ine rente bellezza o armo nia. Perché noi esprimiamo un’intelligenza collettiva
che non è qualcosa di cao tico e sto castico. Obbe diamo a dei modelli, che sono pro -babilistici e non deterministici, che hanno una loro rego larità. Spesso come esseri
umani, ten diamo a rico no scere la bellezza nella rego larità. Il motivo per cui dob-biamo impadro nirci a livello individuale e collettivo, come bene comune, di que sta
immensa poten zialità che sono le nostre tracce digitali, ha anche un’importanza
este tica e culturale da cui scaturisce una nuova bellezza nata dall’osservare la pro pria
vita e quella degli altri da un nuovo punto di vista. È come quando negli anni ses -santa si abbiamo osservato le prime immagini della Terra dallo spazio, fu
un’emozione incre dibile che ha cam biato la perce zione di un’intera gene razione.
Oggi i Big Data sono la stessa cosa, spe rando tuttavia che ne con se gua una muta-zione più demo cratica e umana del mondo.
Quanto ha indovinato P.K. Dick del presente?Sia Dick che Sheckley hanno anticipato molto del mondo di oggi, ma si tratta di
disto pie che fortunatamente non si sono mai realiz zate e forse, lo spero, non si rea-liz ze ranno mai. Le inven zioni più oscure di Dick oppure la Decima Vittima di Shec-
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kley non sono ancora realtà pre senti ma restano incubi. Il video gioco Watch Dogsè pro prio la realiz zazione di un incubo, ovvero l’hackeraggio delle nostre vite eserci-tato da un sistema che ti vuole con trollare e da un dispe rato che hackera l’esistenzaaltrui per sopravvivere.
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