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Ripiano debiti tra risparmi e tempi ridotti Asl sul filo della corruzione GUADAGNATI 105 GIORNI PER I PAGAMENTI AI FORNITORI Il piano Fiaso per contrastare il fenomeno - L’adesione a «Illuminiamo la salute» S e la “verità” è il passo iniziale per sconfiggere il fenomeno del- la corruzione in sanità, il primo dato certo è che un’azienda sanitaria su quattro ha ricevuto nel 2014 alme- no una segnalazione di illecito nel- l’ambito dei controlli interni previsti dalla normativa: le maggiori criticità sono nell’area della libera professione intramuraria (13% dei casi), mentre qualche problema è emerso anche nel- l’attività di ricerca (9%) e nelle aree del personale dipendente e della ge- stione economico-finanziaria (entram- be con l’8% dei casi). Lo comunica Fiaso, che ha condot- to un’indagine su un campione di 78 aziende: tutte hanno investito in traspa- renza e l’88% ha messo in piedi un meccanismo di monitoraggio del Pia- no anticorruzione ma una su due per- cepisce l’applicazione della legge 190/2012 come “parzialmente adempi- tiva-burocratica” pur giudicandola effi- cace. I dati sono stati presentati a Roma nell’ambito della presentazione del “Piano anticorruzione in sanità” sotto- scritto con un protocollo di collabora- zione da Fiaso, la Federazione di Asl e ospedali, e Illuminiamo la Salute, la “Rete nazionale per l’integrità”, pro- mossa da Libera, Avviso pubblico, Coripe Piemonte e Gruppo Abele. Obiettivi dell’iniziativa: costituire una “Rete di integrità” formata da tutti i re- sponsabili anti-corru- zione di Asl e ospeda- li; programmi di for- mazione del persona- le per diffondere lega- lità e trasparenza; au- dit nelle aziende sani- tarie; diffusione delle buone pratiche; adozione capillare dei codici di com- portamento aziendale. «Vogliamo allontanare con ogni mezzo - spiega il presidente Fiaso, Francesco Ripa di Meana, conferma- to dall’assemblea al vertice della fede- razione - il mal sottile della corruzione che ogni anno in sanità fa dissipare 6 miliardi di risorse, minando la fiducia dei cittadini nel nostro sistema salute, che resta pur sempre, è bene ricordar- lo, tra i più efficienti ed economici del mondo occidentale. Il contrasto all’ille- galità nel settore sociale e sanitario deve costituire un impegno prioritario sia per i responsabili delle politiche pubbliche che per i professionisti della salute, tanto più in un momento di grave crisi economica». «Spesso le parole che appaiono più innovative sono qualità o efficienza. Vorrei - ha invece sottolineato la sena- trice, nonché presidente del Coripe Piemonte, Nerina Dirindin - che si parlasse di integrità. Integrità indica pienezza, interezza, un oggetto che non ha subito danni o lesioni. Noi sappiamo che il Ssn ha subito delle lesioni, ma vogliamo potenziarlo e pre- servarlo da contaminazioni». “Illuminiamo la salute”. Il proget- to, sottolinea Don Luigi Ciotti , presi- dente di Libera e fondatore del Grup- po Abele, «nasce dal- la necessità di contri- buire al bene comu- ne. La sanità è una realtà troppo cruciale per non richiedere a tutti, non solo agli ad- detti ai lavori, un con- tributo di attenzione e impegno. In gioco ci sono i bisogni e le speranze di tante persone, le loro fragilità fisiche e psicologiche, l’ap- prensione e l’angoscia di tante fami- glie. È una questione sociale che non ammette l’indifferenza, la rassegnazio- ne, tantomeno il cinismo». Dal lavoro condotto dal pool di associazioni che promuovono la “Rete nazionale per l’integrità” emer- gono anche buone notizie: «Sotto il profilo della documentazione - spiega Don Ciotti - c’è stata una risposta positiva per quel che riguarda la pub- blicazione sui siti delle Asl di docu- menti di bilancio, bandi di gara e con- corso, rapporti con i privati e liste d’attesa, ma non possiamo nasconder- ci che c’è ancora tanta strada da fare». Tra i nodi irrisolti: cattiva ammini- strazione, opacità e abusi. Corruzione e illegalità toccano alcuni segmenti della sanità con costi non solo econo- mici. L’impatto, come sottolineato dal presidente di Libera, si misura infatti anche in termini di perdita di fiducia da parte dei cittadini, demotivazione dei professionisti, danno d’immagine della sanità pubblica e ulteriore esclu- sione delle fasce sociali più deboli. Sprechi e abusi sono quindi una “ferita al diritto alla salute”, ma anche una porta aperta agli interessi illegali e a volte criminali. «La sanità - ribadi- sce Luigi Ciotti - è un settore partico- larmente esposto alle infiltrazioni cri- minali e mafiose, perché gestisce gran- di risorse economiche, perché le ma- fie hanno sempre cercato strutture sa- nitarie in grado di fornire assistenza riservata e anonima ai loro affiliati e perché cercano, attraverso la sanità, agganci con il potere politico». Altri punti “caldi”, le “esternaliz- zazioni” nate per ridurre i costi, che «non solo non li hanno ridotti ma reso più difficile gestione e controlli». E la relazione con i privati: «A volte c’è una vicinanza troppo disinvolta - sotto- linea Ciotti - con alcune realtà del mondo farmaceutico, magari non pro- prio integerrime dal punto di vista del rispetto per la concorrenza». L’indagine Fiaso sull’applicazio- ne delle norme anticorruzione in sa- nità. Alla domanda sulla capacità di incidere in futuro sul fenomeno corrut- tivo il 47% delle aziende sanitarie ha risposto “sufficientemente”, il 35% “abbastanza” e il 5% “molto”. L’ado- zione di una specifica procedura di rilevazione frodi è stata dichiarata dal 73% delle aziende, anche se molte hanno optato per procedure informati- che “fatte in casa” e solo 3 sono ricor- se a un sistema criptato in linea con i criteri della delibera Cipe n. 6 di que- st’anno. Nel 58% dei casi è stata previ- sta una procedura per segnalare mi- glioramenti organizzativi in funzione della trasparenza e delle legalità. Pro- cedura che nel 60% del campione ha coinvolto i cittadini tramite gli Urp e nel 18% dei casi i dipendenti. Di difficile applicazione viene giu- dicato l’obbligo di rotazione del perso- nale addetto a “funzioni sensibili”, «vuoi per oggettive carenze di personale - spiega Fiaso - ma, soprattutto, per il ve- nir meno di professio- nalità non facili da so- stituire». La figura del “co- ordinatore dei con- trolli” è prevista invece solo nel 17% delle aziende, mentre un “Bilancio so- ciale” o di missione è stato adottato dal 32% del campione. Specifiche attività di controllo sono previste un po’ per tutte le aree, con percentuali tra l’81 e il 93%, fatta eccezione per l’attività di ricerca dove le procedure sono state comunque av- viate dal 78% delle aziende. Più complessa la situazione nei con- trolli esterni, dove un 17% di criticità si è rilevato per quelli sulle strutture convenzionate, il 13% nella vigilanza sulle farmacie private, l’11% nell’atti- vità di sanità pubblica. L’aggiornamento del codice eti- co Fiaso. «Una stretta sui conflitti di interesse, massima trasparenza soprat- tutto verso i cittadini, piena applicazio- ne dell’istituto della segnalazione ille- citi e rotazione del personale addetto alle funzioni più “sensibili”, ma con un occhio attento alla salvaguardia del- le professionalità». Sono alcune delle novità introdotte da Fiaso nel proprio codice etico approvato nel corso del- l’assemblea nazionale. Un lavoro pre- parato anche dal confronto con l’espe- rienza di “Avviso pubblico”, l’Asso- ciazione di enti locali per la promozio- ne della legalità nella pubblica ammi- nistrazione. Il nuovo codice prevede tra l’altro l’adozione di appositi strumenti, come i bilanci sociali e che le Direzioni generali incoraggino «l’adozione di ogni misura che favorisca la diffusio- ne presso i mezzi di comunicazione di informazioni sul funzionamento dei servizi aziendali». Dg e vertici dovranno poi rendere note «situazioni di conflitto di interes- se anche potenziale», astenendosi dal prendere decisioni o svolgere attività che in qualche misura configurino si- tuazioni di conflitto di interesse e «l’appartenenza a categorie, associa- zioni o gruppi, in virtù della quale il soggetto possa acquisire un vantaggio personale da decisioni cui egli parteci- pa». E questo anche nei casi in cui tale appartenenza non ge- neri quelle incompati- bilità previste della normativa vigente. Direzioni, dipen- denti e collaboratori dovranno anche ren- dere pubbliche l’ap- partenenza ad asso- ciazioni e organizzazioni che operano in ambiti di competenza delle aziende sanitarie. Eccetto partiti e sindacati. Via libera anche all’istituto della segnalazione degli illeciti da parte dei dipendenti. Una forma di contrasto al- la corruzione che sarà promossa dai direttori generali di Asl e ospedali. Disco rosso, infine, a regali «e altre utilità» per dirigenti, dipendenti e col- laboratori, a eccezione di quelli dal valore modico, «disciplinato dai codi- ci decentrati di ogni singola ammini- strazione». Rosanna Magnano © RIPRODUZIONE RISERVATA D ebiti Asl 2012 azzerati a fine settembre 2013 per il 60% delle aziende; migliora- mento strutturale della situazio- ne debitoria in genere; sconti sia sui contratti di fornitura in essere che su quelli nuovi; am- pliamento del portafoglio forni- tori, che significa poi più quali- tà per gli assistiti e risparmi per la pubblica amministrazione. Il tutto accompagnato da una riduzione del 35% dei tem- pi di pagamento dei fornitori, che con una media di 195 gior- ni restano però ancora lontani dal limite dei 60 giorni previsti dalla normativa vigente. Que- sto sia per i tempi di erogazio- ne dei fondi, che per la prima tranche da 7,65 mln hanno ri- chiesto 9 mesi di tempo per arrivare a destinazione, con un flusso avviato il 31 dicembre 2012 e conclusosi, nemmeno al 100%, il 30 settembre 2013. Sia per alcune criticità, come la mole del lavoro amministrativo e un difficile utilizzo della piat- taforma informatica del Mef ri- levati da un’azienda sanitaria su tre. È il quadro fotografato dal- l’indagine Fiaso sull’applicazio- ne del Dl 35/2013, relativa al pagamento della prima delle 3 tranches degli oltre 13 miliardi di debiti Asl. Un lavoro di mo- nitoraggio espressamente richie- sto dal Mef alla Federazione e che ha visto coinvolte ben il 73,7% (180) delle aziende sani- tarie e ospedaliere. Al termine della rilevazione risulta che il 36% dello stock complessivo di debito dichiara- to dalle diverse realtà sanitarie è stato saldato con la prima tranche. Ma, contrariamente a quanto previsto da molti eco- nomisti, la maggior parte delle risorse non è andata al più in- debitato Sud bensì al Nord, dove è stata assegnata la quota più rilevante rispetto all’intero debito pregresso, sia in termi- ni percentuali, con il 49%, che assoluti, con 1,6 miliardi su 2,8. Il Centro ha invece salda- to con la prima tranche solo il 27% dei debiti pregressi, Sud e Isole il 26 per cento. La sola Regione ammessa al finanziamento di tutto il debito comunicato è l’Abruzzo, con una percentuale del 98%, segui- ta dalla Calabria con il 56%, il Veneto (50%) e l’Emilia Roma- gna, con il 48 per cento. L’indagine ha rilevato che la quota del “debito certo, liquido ed esigibile” sul totale del debi- to rilevato dai modelli sullo sta- to patrimoniale delle aziende rappresenta in realtà solo il 20% del totale, che considera anche crediti diversi da quelli vantati dai creditori. La percen- tuale è più bassa al Nord con il 17%, più alta al Centro con il 24, mentre il Sud è nella media nazionale. Che esistano alcuni fattori di attrito o quantomeno di rallenta- mento delle operazioni di eroga- zione delle risorse lo mostrano i tempi del loro trasferimento dal centro alla periferia. Dei 7,66 mld totali comunicati alle Regio- ni al 31/12/2012, ne restavano da erogare 2,72 al 30/6/2013, che si riducono a 784 milioni al 30 settembre dello stesso anno. Come dire che il trasferimento delle risorse era in larga parte avvenuto ma non ancora del tut- to esaurito dopo 9 mesi. Nonostante questo dal 2011 al 2014 si è avuta una riduzio- ne del 35% dei tempi di paga- mento dei fornitori, pari a 105 giorni guadagnati. La media di 195 giorni resta però lontana dall’obiettivo dei 60 giorni fis- sato per legge, al quale si avvi- cinano Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli, Lombardia e Marche, tutte sotto i 100 gior- ni di attesa per i pagamenti. Rimangono invece molto criti- che le situazioni in Calabria e Molise, rispettivamente con 794 e 790 giorni. C’è anche da dire però che in Molise il finan- ziamento effettivamente eroga- to dalla Regione è pari solo al 9% del debito maturato certo, liquido ed esigibile, mentre in Calabria è del 17 per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ripa di Meana: impegno prioritario Don Ciotti: sanità fragile alle mafie Irregolarità in un’azienda su quattro - L’88% ha investito in trasparenza 16-22 giugno 2015 5 P RIMO P IANO

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Ripiano debiti tra risparmi e tempi ridotti

Asl sul filo della corruzione

GUADAGNATI 105 GIORNI PER I PAGAMENTI AI FORNITORI

Il piano Fiaso per contrastare il fenomeno - L’adesione a «Illuminiamo la salute»

S e la “verità” è il passo inizialeper sconfiggere il fenomeno del-la corruzione in sanità, il primo

dato certo è che un’azienda sanitariasu quattro ha ricevuto nel 2014 alme-no una segnalazione di illecito nel-l’ambito dei controlli interni previstidalla normativa: le maggiori criticitàsono nell’area della libera professioneintramuraria (13% dei casi), mentrequalche problema è emerso anche nel-l’attività di ricerca (9%) e nelle areedel personale dipendente e della ge-stione economico-finanziaria (entram-be con l’8% dei casi).

Lo comunica Fiaso, che ha condot-to un’indagine su un campione di 78aziende: tutte hanno investito in traspa-renza e l’88% ha messo in piedi unmeccanismo di monitoraggio del Pia-no anticorruzione ma una su due per-cepisce l’applicazione della legge190/2012 come “parzialmente adempi-tiva-burocratica” pur giudicandola effi-cace.

I dati sono stati presentati a Romanell’ambito della presentazione del“Piano anticorruzione in sanità” sotto-scritto con un protocollo di collabora-zione da Fiaso, la Federazione di Asle ospedali, e Illuminiamo la Salute, la“Rete nazionale per l’integrità”, pro-mossa da Libera, Avviso pubblico,Coripe Piemonte e Gruppo Abele.Obiettivi dell’iniziativa: costituire una“Rete di integrità”formata da tutti i re-sponsabili anti-corru-zione di Asl e ospeda-li; programmi di for-mazione del persona-le per diffondere lega-lità e trasparenza; au-dit nelle aziende sani-tarie; diffusione delle buone pratiche;adozione capillare dei codici di com-portamento aziendale.

«Vogliamo allontanare con ognimezzo - spiega il presidente Fiaso,Francesco Ripa di Meana, conferma-to dall’assemblea al vertice della fede-razione - il mal sottile della corruzioneche ogni anno in sanità fa dissipare 6miliardi di risorse, minando la fiduciadei cittadini nel nostro sistema salute,che resta pur sempre, è bene ricordar-lo, tra i più efficienti ed economici delmondo occidentale. Il contrasto all’ille-galità nel settore sociale e sanitariodeve costituire un impegno prioritariosia per i responsabili delle politiche

pubbliche che per i professionisti dellasalute, tanto più in un momento digrave crisi economica».

«Spesso le parole che appaiono piùinnovative sono qualità o efficienza.Vorrei - ha invece sottolineato la sena-trice, nonché presidente del CoripePiemonte, Nerina Dirindin - che siparlasse di integrità. Integrità indicapienezza, interezza, un oggetto chenon ha subito danni o lesioni. Noisappiamo che il Ssn ha subito dellelesioni, ma vogliamo potenziarlo e pre-servarlo da contaminazioni».

“Illuminiamo la salute”. Il proget-to, sottolinea Don Luigi Ciotti, presi-dente di Libera e fondatore del Grup-

po Abele, «nasce dal-la necessità di contri-buire al bene comu-ne. La sanità è unarealtà troppo crucialeper non richiedere atutti, non solo agli ad-detti ai lavori, un con-tributo di attenzione

e impegno. In gioco ci sono i bisognie le speranze di tante persone, le lorofragilità fisiche e psicologiche, l’ap-prensione e l’angoscia di tante fami-glie. È una questione sociale che nonammette l’indifferenza, la rassegnazio-ne, tantomeno il cinismo».

Dal lavoro condotto dal pool diassociazioni che promuovono la“Rete nazionale per l’integrità” emer-gono anche buone notizie: «Sotto ilprofilo della documentazione - spiegaDon Ciotti - c’è stata una rispostapositiva per quel che riguarda la pub-blicazione sui siti delle Asl di docu-menti di bilancio, bandi di gara e con-corso, rapporti con i privati e liste

d’attesa, ma non possiamo nasconder-ci che c’è ancora tanta strada da fare».

Tra i nodi irrisolti: cattiva ammini-strazione, opacità e abusi. Corruzionee illegalità toccano alcuni segmentidella sanità con costi non solo econo-mici. L’impatto, come sottolineato dalpresidente di Libera, si misura infattianche in termini di perdita di fiduciada parte dei cittadini, demotivazionedei professionisti, danno d’immaginedella sanità pubblica e ulteriore esclu-sione delle fasce sociali più deboli.Sprechi e abusi sono quindi una“ferita al diritto alla salute”, ma ancheuna porta aperta agli interessi illegali ea volte criminali. «La sanità - ribadi-sce Luigi Ciotti - è un settore partico-larmente esposto alle infiltrazioni cri-minali e mafiose, perché gestisce gran-di risorse economiche, perché le ma-fie hanno sempre cercato strutture sa-nitarie in grado di fornire assistenzariservata e anonima ai loro affiliati eperché cercano, attraverso la sanità,agganci con il potere politico».

Altri punti “caldi”, le “esternaliz-zazioni” nate per ridurre i costi, che«non solo non li hanno ridotti ma resopiù difficile gestione e controlli». E larelazione con i privati: «A volte c’èuna vicinanza troppo disinvolta - sotto-linea Ciotti - con alcune realtà delmondo farmaceutico, magari non pro-prio integerrime dal punto di vista delrispetto per la concorrenza».

L’indagine Fiaso sull’applicazio-ne delle norme anticorruzione in sa-nità. Alla domanda sulla capacità diincidere in futuro sul fenomeno corrut-tivo il 47% delle aziende sanitarie harisposto “sufficientemente”, il 35%“abbastanza” e il 5% “molto”. L’ado-

zione di una specifica procedura dirilevazione frodi è stata dichiarata dal73% delle aziende, anche se moltehanno optato per procedure informati-che “fatte in casa” e solo 3 sono ricor-se a un sistema criptato in linea con icriteri della delibera Cipe n. 6 di que-st’anno. Nel 58% dei casi è stata previ-sta una procedura per segnalare mi-glioramenti organizzativi in funzionedella trasparenza e delle legalità. Pro-cedura che nel 60% del campione hacoinvolto i cittadini tramite gli Urp enel 18% dei casi i dipendenti.

Di difficile applicazione viene giu-dicato l’obbligo di rotazione del perso-nale addetto a “funzioni sensibili”,«vuoi per oggettivecarenze di personale- spiega Fiaso - ma,soprattutto, per il ve-nir meno di professio-nalità non facili da so-stituire».

La figura del “co-ordinatore dei con-trolli” è prevista invece solo nel 17%delle aziende, mentre un “Bilancio so-ciale” o di missione è stato adottatodal 32% del campione.

Specifiche attività di controllo sonopreviste un po’ per tutte le aree, conpercentuali tra l’81 e il 93%, fattaeccezione per l’attività di ricerca dovele procedure sono state comunque av-viate dal 78% delle aziende.

Più complessa la situazione nei con-trolli esterni, dove un 17% di criticitàsi è rilevato per quelli sulle struttureconvenzionate, il 13% nella vigilanzasulle farmacie private, l’11% nell’atti-vità di sanità pubblica.

L’aggiornamento del codice eti-

co Fiaso. «Una stretta sui conflitti diinteresse, massima trasparenza soprat-tutto verso i cittadini, piena applicazio-ne dell’istituto della segnalazione ille-citi e rotazione del personale addettoalle funzioni più “sensibili”, ma conun occhio attento alla salvaguardia del-le professionalità». Sono alcune dellenovità introdotte da Fiaso nel propriocodice etico approvato nel corso del-l’assemblea nazionale. Un lavoro pre-parato anche dal confronto con l’espe-rienza di “Avviso pubblico”, l’Asso-ciazione di enti locali per la promozio-ne della legalità nella pubblica ammi-nistrazione.

Il nuovo codice prevede tra l’altrol’adozione di appositi strumenti, comei bilanci sociali e che le Direzionigenerali incoraggino «l’adozione diogni misura che favorisca la diffusio-ne presso i mezzi di comunicazione diinformazioni sul funzionamento deiservizi aziendali».

Dg e vertici dovranno poi renderenote «situazioni di conflitto di interes-se anche potenziale», astenendosi dalprendere decisioni o svolgere attivitàche in qualche misura configurino si-tuazioni di conflitto di interesse e«l’appartenenza a categorie, associa-zioni o gruppi, in virtù della quale ilsoggetto possa acquisire un vantaggiopersonale da decisioni cui egli parteci-pa». E questo anche nei casi in cui tale

appartenenza non ge-neri quelle incompati-bilità previste dellanormativa vigente.

Direzioni, dipen-denti e collaboratoridovranno anche ren-dere pubbliche l’ap-partenenza ad asso-

ciazioni e organizzazioni che operanoin ambiti di competenza delle aziendesanitarie. Eccetto partiti e sindacati.

Via libera anche all’istituto dellasegnalazione degli illeciti da parte deidipendenti. Una forma di contrasto al-la corruzione che sarà promossa daidirettori generali di Asl e ospedali.Disco rosso, infine, a regali «e altreutilità» per dirigenti, dipendenti e col-laboratori, a eccezione di quelli dalvalore modico, «disciplinato dai codi-ci decentrati di ogni singola ammini-strazione».

Rosanna Magnano© RIPRODUZIONE RISERVATA

Debiti Asl 2012 azzerati afine settembre 2013 per il

60% delle aziende; migliora-mento strutturale della situazio-ne debitoria in genere; scontisia sui contratti di fornitura inessere che su quelli nuovi; am-pliamento del portafoglio forni-tori, che significa poi più quali-tà per gli assistiti e risparmi perla pubblica amministrazione.

Il tutto accompagnato dauna riduzione del 35% dei tem-pi di pagamento dei fornitori,che con una media di 195 gior-ni restano però ancora lontanidal limite dei 60 giorni previstidalla normativa vigente. Que-sto sia per i tempi di erogazio-ne dei fondi, che per la primatranche da 7,65 mln hanno ri-chiesto 9 mesi di tempo per

arrivare a destinazione, con unflusso avviato il 31 dicembre2012 e conclusosi, nemmeno al100%, il 30 settembre 2013.Sia per alcune criticità, come lamole del lavoro amministrativoe un difficile utilizzo della piat-taforma informatica del Mef ri-levati da un’azienda sanitariasu tre.

È il quadro fotografato dal-l’indagine Fiaso sull’applicazio-ne del Dl 35/2013, relativa alpagamento della prima delle 3tranches degli oltre 13 miliardidi debiti Asl. Un lavoro di mo-nitoraggio espressamente richie-sto dal Mef alla Federazione eche ha visto coinvolte ben il

73,7% (180) delle aziende sani-tarie e ospedaliere.

Al termine della rilevazionerisulta che il 36% dello stockcomplessivo di debito dichiara-to dalle diverse realtà sanitarieè stato saldato con la primatranche. Ma, contrariamente aquanto previsto da molti eco-nomisti, la maggior parte dellerisorse non è andata al più in-debitato Sud bensì al Nord,dove è stata assegnata la quotapiù rilevante rispetto all’interodebito pregresso, sia in termi-ni percentuali, con il 49%, cheassoluti, con 1,6 miliardi su2,8. Il Centro ha invece salda-to con la prima tranche solo il

27% dei debiti pregressi, Sude Isole il 26 per cento.

La sola Regione ammessa alfinanziamento di tutto il debitocomunicato è l’Abruzzo, conuna percentuale del 98%, segui-ta dalla Calabria con il 56%, ilVeneto (50%) e l’Emilia Roma-gna, con il 48 per cento.

L’indagine ha rilevato che laquota del “debito certo, liquidoed esigibile” sul totale del debi-to rilevato dai modelli sullo sta-to patrimoniale delle azienderappresenta in realtà solo il20% del totale, che consideraanche crediti diversi da quellivantati dai creditori. La percen-tuale è più bassa al Nord con il

17%, più alta al Centro con il24, mentre il Sud è nella medianazionale.

Che esistano alcuni fattori diattrito o quantomeno di rallenta-mento delle operazioni di eroga-zione delle risorse lo mostrano itempi del loro trasferimento dalcentro alla periferia. Dei 7,66mld totali comunicati alle Regio-ni al 31/12/2012, ne restavanoda erogare 2,72 al 30/6/2013,che si riducono a 784 milioni al30 settembre dello stesso anno.Come dire che il trasferimentodelle risorse era in larga parteavvenuto ma non ancora del tut-to esaurito dopo 9 mesi.

Nonostante questo dal 2011

al 2014 si è avuta una riduzio-ne del 35% dei tempi di paga-mento dei fornitori, pari a 105giorni guadagnati. La media di195 giorni resta però lontanadall’obiettivo dei 60 giorni fis-sato per legge, al quale si avvi-cinano Valle d’Aosta, TrentinoAlto Adige, Friuli, Lombardiae Marche, tutte sotto i 100 gior-ni di attesa per i pagamenti.Rimangono invece molto criti-che le situazioni in Calabria eMolise, rispettivamente con794 e 790 giorni. C’è anche dadire però che in Molise il finan-ziamento effettivamente eroga-to dalla Regione è pari solo al9% del debito maturato certo,liquido ed esigibile, mentre inCalabria è del 17 per cento.

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Ripa di Meana:impegno prioritario

Don Ciotti: sanitàfragile alle mafie

Irregolarità in un’azienda su quattro - L’88% ha investito in trasparenza

16-22 giugno 2015 5PRIMO PIANO