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Associazione Islandese Docenti d’Italiano Félag Ítölskukennara á Íslandi Canti italiani moderni Parte prima Antologia storica di inni, canti, canzoni e canzoncine popolari della regione italiana di carattere religioso, politico, identitario e commerciale in varie lingue Forlagið Snorri Sturluson

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Associazione Islandese Docenti d’Italiano

Félag Ítölskukennara á Íslandi

Canti italiani moderni

Parte prima

Antologia storica di inni, canti, canzoni e canzoncine popolari

della regione italiana di carattere religioso, politico,

identitario e commerciale in varie lingue

Forlagið Snorri Sturluson

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Canti italiani moderni Parte prima

Antologia storica di inni, canti, canzoni e canzoncine popolari della regione italiana di carattere religioso, politico, identitario e commerciale in varie lingue La presente antologia, curata da Maurizio Tani, intende essere un primo strumento che l’Associazione Islandese Docenti d’Italiano mette a disposizione di studenti e insegnanti per aiutarli nel difficile lavoro di studio e comprensione della complessa e multiforme realtà culturale della regione italiana. L’opera, che non ha pretese di completezza ed è priva di finalità di lucro, è intesa per esclusivo uso interno all’associazione. I testi sono stati presi da raccolte libere su internet senza effettuare particolari verifiche e normalizzazioni grafiche. Alcune opere sono in testo ridotto per motivi di spazio o di diritti d’autore. Per il relativo testo completo si rimanda quindi ad altre raccolte, su internet o su altro supporto. Buon lavoro e, magari, buon divertimento!

L’Associazione Islandese Docenti d’Italiano

L’Associazione Islandese Docenti d’Italiano (abbreviata in AIDI; Félag Ítölskukennara á Íslandi, FÍKÍ, in islandese) è stata creata nel 2006 con l’intento di fornire uno strumento di promozione e formazione a disposizione degli insegnanti di italiano presenti in Islanda, per il miglioramento e la diffusione dell’insegnamento dell’italiano in Islanda e la collaborazione con altre associazioni di insegnanti di lingua straniera, sua in Islanda che all’estero. © Associazione Islandese Docenti d'Italiano - 2011 Edizione e stampa a cura della casa editrice “Snorri Sturluson” (Grafarvogur) ISBN: ISBN 978-9979-9979-1-7

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Indice Pagina

Il canto popolare (Pier Paolo Pasolini) 3

Canti religiosi o legati a festività religiose 5 Kyrie Iesou Christe - Kýrie, eléison - Te Deum (Sant’Ambrogio) - Sanctus - Santo - Mira il tuo popolo - Salve, Regina (latino) - Salve, Regina (italiano) - Adeste fideles -Venite fedeli - Astro del ciel - Tu scendi dalle stelle o Re del cielo - La Befana vien di notte

Inni identitari, nazionali, nazionalisti e di guerra 10 Dio vi salvi Regina (1676) - Coro finale Juditha Triumphans (1716) - La Marsigliese (1792) - Inno dell’albero della libertà (1796) - Salmo svizzero (1835) - Lijepa naša domovino (“Oh, Bella nostra patria”, 1835) - Va, pensiero (1842) - Conservet Deus su Re (1843) - Zdravljica (“Brindisi”, 1844) - Inno (patriottico-federalista) toscano (1848) - Inno di Garibaldi - Fratelli d'Italia - Giovinezza - La leggenda del Piave - Quando fui sui monti "Scarpazi" - Gorizia - Canto della rivolta dei Bersaglieri - All'armi! All'armi! All'armi siam fascisti - Faccetta nera - Lil din l-art helwa (“Questa nostra bella terra”, 1923)

Canti politici anarchici, socialisti, comunisti e di rivolta 25 Su Patriota Sardu a sos feudatarios - Sciur padrun de li beli braghi bianchi - L’Internazionale (versione italiana da “L’Asino”) - Saluteremo il signor padrone - Addio Lugano bella - Inno dei lavoratori (Filippo Turati) - Quattro signori a Parigi vanno - Bandiera rossa - Bella Ciao - Ricordo di Togliatti

Canti degli “anni di piombo” e della Guerra Fredda 35 Per i morti di Reggio Emilia - Avanti ragazzi di Buda

Canti popolari (e non) in varie lingue italiane 36 O e bukura More (“O bellissima Morea”) - Santa Lucia - Forza Napoli - Ma ghe se penso - Ciuri Ciuri - Ma mi - I do Gobeti - Stelutis Alpinis - Nennedu meu - Matinata ("Serenata") - El cant dels aucells

Canzoni televisive (e non) post 1954 41 Siamo i batussi - Popoff - Plin plin tortellin... - Sandokan - Jeeg - Heidi - L’uomo tigre - L’inno del corpo sciolto

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Il canto popolare (Pier Paolo Pasolini)

Improvviso il mille novecento cinquanta due passa sull'Italia: solo il popolo ne ha un sentimento vero: mai tolto al tempo, non l'abbaglia la modernità, benché sempre il più moderno sia esso, il popolo, spanto in borghi, in rioni, con gioventù sempre nuove - nuove al vecchio canto - a ripetere ingenuo quello che fu. Scotta il primo sole dolce dell'anno sopra i portici delle cittadine di provincia, sui paesi che sanno ancora di nevi, sulle appenniniche greggi: nelle vetrine dei capoluoghi i nuovi colori delle tele, i nuovi vestiti come in limpidi roghi dicono quanto oggi si rinnovi il mondo, […]

Ah, noi che viviamo in una sola generazione ogni generazione vissuta qui, in queste terre ora umiliate, non abbiamo nozione vera di chi è partecipe alla storia solo per orale, magica esperienza; e vive puro, non oltre la memoria della generazione in cui presenza della vita è la sua vita perentoria.

[…] - aspetta - cantando supino, accampato nei nostri quartieri a lui sconosciuti, e pronto fino dalle più fresche e inanimate ère - il popolo: muta in lui l'uomo il destino.

E se ci rivolgiamo a quel passato ch'è nostro privilegio, altre fiumane di popolo ecco cantare: recuperato

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è il nostro moto fin dalle cristiane origini, ma resta indietro, immobile, quel canto. Si ripete uguale. […]

Tra gli orti cupi, al pigro solicello Adalbertos komis kurtis!, i ragazzini d'Ivrea gridano, e pei valloncelli di Toscana, con strilli di rondinini: Hor atorno fratt Helya! La santa violenza sui rozzi cuori il clero calca, rozzo, e li asserva a un'infanzia feroce nel feudo provinciale l'Impero da Iddio imposto: e il popolo canta.

Un grande concerto di scalpelli sul Campidoglio, sul nuovo Appennino, sui Comuni sbiancati dalle Alpi, suona, giganteggiando il travertino nel nuovo spazio in cui s'affranca l'Uomo: e il manovale Dov'andastà jersera... ripete con l'anima spanta nel suo gotico mondo. Il mondo schiavitù resta nel popolo. E il popolo canta.

Apprende il borghese nascente lo Ça ira, e trepidi nel vento napoleonico, all'Inno dell'Albero della Libertà, tremano i nuovi colori delle nazioni. Ma, cane affamato, difende il bracciante i suoi padroni, ne canta la ferocia, Guagliune 'e mala vita! in branchi feroci. La libertà non ha voce per il popolo cane. E il popolo canta.

Ragazzo del popolo che canti, qui a Rebibbia sulla misera riva dell'Aniene la nuova canzonetta, vanti è vero, cantando, l'antica, la festiva leggerezza dei semplici. Ma quale dura certezza tu sollevi insieme

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d'imminente riscossa, in mezzo a ignari tuguri e grattacieli, allegro seme in cuore al triste mondo popolare.

Nella tua incoscienza è la coscienza che in te la storia vuole, questa storia il cui Uomo non ha più che la violenza delle memorie, non la libera memoria... E ormai, forse, altra scelta non ha che dare alla sua ansia di giustizia la forza della tua felicità, e alla luce di un tempo che inizia la luce di chi è ciò che non sa.

Canti religiosi o legati a festività religiose Kyrie Iesou Christe Κύριε Ἰησοῦ Χριστέ Υἱὲ Θεοῦ ἐλέησόν με τὸν ἁμαρτωλόν

Kyrie Iesou Christe Ie Theou eleison me ton amartolon [Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me, peccatore] Kýrie, eléison (Κύριε ἐλέησον)

Kýrie, eléison, Christe, eléison [Signore, misericordia, Cristo, misericordia] Te Deum (Sant’Ambrogio) Te Deum laudamus: te Dominum confitemur. Te aeternum Patrem omnis terra veneratur. Tibi omnes Angeli; tibi caeli et universae Potestates; Tibi Cherubim et Seraphim incessabili voce proclamant: Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabaoth. Pleni sunt caeli et terra maiestatis gloriae tuae.

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Te gloriosus Apostolorum chorus, Te Prophetarum laudabilis numerus, Te Martyrum candidatus laudat exercitus. Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia, Patrem immensae maiestatis: Venerandum tuum verum et unicum Filium; Sanctum quoque Paraclitum Spiritum. Tu Rex gloriae, Christe. Tu Patris sempiternus es Filius. Tu ad liberandum suscepturus hominem, non horruisti Virginis uterum. Tu, devicto mortis aculeo, aperuisti credentibus regna caelorum. Tu ad dexteram Dei sedes, in gloria Patris. Iudex crederis esse venturus. Te ergo quaesumus, tuis famulis subveni: quos pretioso sanguine redemisti. Aeterna fac cum sanctis tuis in gloria numerari.

Sanctus Sanctus, sanctus, sanctus Dominus Deus Sabaoth. / Pleni sunt caeli et terra gloria tua. / Hosanna in excelsis. / Benedictus qui venit in nomine Domini. / Hosanna in excelsis.

Santo Santo, santo, santo il Signore Dio dell'universo. / I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. / Osanna nell'alto dei cieli. / Benedetto colui che viene nel nome del Signore. / Osanna nell'alto dei cieli.

Mira il tuo popolo 1. Mira il tuo popolo, o bella Signora, che pien di giubilo oggi t'onora. x 2 Anch'io festevole corro ai tuoi pie', o santa Vergine, prega per me. x 2

2. In questa misera valle infelice tutti t'invocano soccoritrice. x 2 Questo bel titolo conviene a te: o santa Vergine, prega per me.

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3. Il pietosissimo tuo dolce cuore, esso è rifugio al peccatore. Tesori e grazie racchiude in sé, o santa Vergine, prega per me.

4. Del vasto oceano propizia stella, ti vedo splendere sempre più bella; al porto guidami per tua mercé, o santa Vergine, prega per me.

5. Pietosa mostrati con l'alma mia, Madre dei miseri, santa Maria: madre più tenera di te non v'è. O santa Vergine, prega per me.

6. A me rivolgiti con dolce viso Regina amabile del paradiso; Te potentissima l'Eterno fe' O santa Vergine, prega per me.

Salve, Regina (latino) Salve, Regina, Mater misericordiae, vita, dulcedo, et spes nostra, salve. Ad te clamamus, exsules filii Evae, ad te suspiramus, gementes et flentes in hac lacrimarum valle. Eia ergo, advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte. Et Iesum, benedictum fructum ventris tui, nobis, post hoc exilium, ostende. O clemens, O pia, O dulcis Virgo Maria.

Salve, Regina (italiano) "Salve, Regina, madre di misericordia; vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A Te ricorriamo, esuli figli di Eva; a Te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi.

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E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo Seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!"

Adeste fideles Adeste fideles læti triumphantes, venite, venite in Bethlehem. Natum videte Regem angelorum. Venite adoremus (ter) Dominum. En grege relicto humiles ad cunas, vocati pastores adproperant, et nos ovanti gradu festinemus. Venite adoremus (ter) Dominum.

Æterni Parentis splendorem æternum, velatum sub carne videbimus, Deum infantem pannis involutum. Venite adoremus (ter) Dominum.

Pro nobis egenum et fœno cubantem piis foveamus amplexibus; sic nos amantem quis non redamaret? Venite adoremus (ter) Dominum. Venite fedeli (versione italiana di Adeste fideles) Venite, fedeli, l’angelo ci invita, venite, venite a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore.

Venite, adoriamo; venite, adoriamo; venite, adoriamo il Signore Gesù!

La luce del mondo brilla in una grotta: la fede ci guida a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore.

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La notte risplende, tutto il mondo attende: seguiamo i pastori a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore.

Il Figlio di Dio, Re dell’universo, si è fatto bambino a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore.

Sia gloria nei cieli, pace sulla terra, un angelo annuncia a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore.

Venite, fedeli, inneggiando lieti, venite, venite in Betlemme. Nato è per noi il Signor dei cieli.

L'angelico annunzio giunse ai pastori, che all'umile culla accorsero. Con gioia in cuore anche noi corriamo. Astro del ciel (versione italiana di Stille Nacht) Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor! Tu che i Vati da lungi sognar, tu che angeliche voci nunziar, luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!

Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor! Tu di stirpe regale decor, Tu virgineo, mistico fior, luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor! Tu disceso a scontare l'error, Tu sol nato a parlare d'amor, luce dona alle genti, pace infondi nei cuor! Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!

Tu scendi dalle stelle o Re del cielo Tu scendi dalle stelle o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo. O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar. O Dio beato!

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Ah! Quanto ti costò l'avermi amato. Ah! Quanto ti costò l'avermi amato.

A te che sei del mondo il Creatore, mancano i panni e il fuoco, o mio Signore. Mancano i panni e il fuoco, o mio Signore. Caro eletto pargoletto, quanta questa povertà più mi innamora, giacchè ti fece amor povero ancora. Giacchè ti fece amor povero ancora.

Tu lasci del tuo Padre il divin seno, per venire a tremar su questo fieno; per venire a tremar su questo fieno. Caro eletto del mio petto, dove amor ti trasportò! O Gesù mio, perchè tanto patir, per amor mio... La Befana vien di notte La Befana vien di notte / con le scarpe tutte rotte, se la rotte se l'assetti / la Befana porta 'confetti!

Inni identitari, nazionali, nazionalisti e di guerra

Dio vi salvi Regina (1676, inno della Corsica dal 1735) NB: È = E

Dio vi salvi Regina È madre universale Per cui favor si sale Al paradiso. Voi siete gioia è riso Di tutti i sconsulati Di tutti i tribolatti Unica speme. À voi sospira è geme Il nostro afflito core Gradite ed ascoltate Ô vergine Maria Dolce è clemente è pia Gli affleti nostri accogliete.

In un mar' di dolore È d'amarezza. Maria, mar' di dolcezza I vostri ochji pietosi Materni ed amorosi À noi volgete. Noi miseri accogliete Nel vostro santu velo Il vostro figlio in celo À noi mostrate. Voi da i nemici nostri À noi date vitoria E poi l'eterna gloria In paradisu.

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Coro finale di “Juditha Triumphans” (1716, Jacopo Cassetti, musica di Antonio Vivaldi) Salve invicta Juditha formosa Patriae splendor spes nostrae salutis. (salutis.) Salve invicta Juditha formosa Patriae splendor spes nostrae salutis. (salutis.) Summae norma tu vere virtutis Eris semper in mundo gloriosa. (gloriosa.) Summae norma tu vere virtutis Eris semper in mundo gloriosa. (gloriosa.) Debellato sic barbaro Trace Triumphatrix sit Maris Regina. (Regina.) Debellato sic barbaro Trace Triumphatrix sit Maris Regina. (Regina.) Et placata sic ira divina Adria vivat, et regnet in pace. (in pace.) Et placata sic ira divina Adria vivat, et regnet in pace. (in pace.) Vivat, vivat, vivat in pace Vivat, vivat, vivat in pace La Marsigliese (1792; titoli originali: Chant de guerre pour l'armée du Rhin e Inno di guerra dedicato al maresciallo bavarese Luckner; inno nazionale francese con il nome di “Marsigliese” dal 1795 al 1814, nel 1831 al 1852 e poi dal 1876) Allons enfants de la Patrie Le jour de gloire est arrivé! Contre nous de la tyrannie, L'étendard sanglant est levé (bis) Entendez-vous dans les campagnes Mugir ces feroces soldats?

Avanti, figli della Patria Il giorno della gloria è arrivato! Contro di noi della tirannia La bandiera insanguinata si è innalzata (bis) Sentite nelle campagne Muggire questi feroci soldati?

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Ils viennent jusque dans vos bras Égorger nos fils, nos compagnes! Aux armes, citoyens, Formez vos bataillons, Marchons, marchons! (Marchez, marchez !) Qu'un sang impur /Abreuve nos silons! Que veut cette horde d'esclaves, De traîtres, de rois conjurés? Pour qui ces ignobles entraves, Ces fers dès longtemps préparés? (bis) Français, pour nous, ah! Quel outrage Quels transports il doit exciter! C'est nous qu'on ose méditer De rendre à l'antique esclavage! Aux armes, citoyens,... Quoi! Des cohortes étrangères Feraient la loi dans nos foyers! Quoi! Ces phalanges mercenaires Terrasseraient nos fiers guerriers! (bis) Grand Dieu! Par des mains enchaînées Nos fronts sous le joug se ploieraient De vils despotes deviendraient Les maîtres de nos destinées! Aux armes, citoyens... Tremblez, tyrans et vous perfides L'opprobre de tous les partis, Tremblez! Vos projets parricides Vont enfin recevoir leurs prix! (bis) Tout est soldat pour vous combattre, S'ils tombent, nos jeunes héros, La terre en produit de nouveaux, Contre vous tout prêts à se battre! Aux armes, citoyens..., Français, en guerriers magnanimes,

Essi arrivano fino alle vostre braccia Per sgozzare i vostri figli, le vostre compagne! / Alle armi, cittadini Formate i vostri battaglioni Marciamo, marciamo! (Marciate, marciate!) Che un sangue impure / Bagni i nostri solchi! Che vuole quest'orda di schiavi, Di traditori, di re congiurati? Per chi questi ignobili ostacoli, Questi ferri da tanto tempo preparati? (bis) francesi, per noi, ah! Che oltraggio Che fervori deve suscitare! È noi che si osa pensare Di restituire all'antica schiavitù! Alle armi, cittadini,... / Cosa! Delle coorti straniere / Porterebbero la legge nei nostri focolari! / Cosa! Queste falangi mercenarie Atterrirebbero i nostri fieri guerrieri! (bis) Gran Dio! Con le mani incatenate Le nostre fronti sotto il giogo si piegherebbero Dei vili despoti diventerebbero I padroni dei nostri destini! Alle armi, cittadini... Tremate, tiranni e voi perfidi L'obrobrio di tutti, Tremate! I vostri progetti parricidi Stanno andando a ricevere i loro premi! (bis) Ognuno è soldato per combattervi, Se muoiono, i nostri giovani eroi, La terra ne produrrà dei nuovi, Contro di voi tutti pronti a battersi! Alle armi, cittadini..., francesi, da guerrieri magnanimi, Vibrate o trattenete i vostri colpi!

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Portez ou retenez vos coups! Épargnez ces tristes victimes, À regret s'armant contre nous. (bis) Mais ces despotes sanguinaires, Mais ces complices de Bouillé, Tous ces tigres qui, sans pitié, Déchirent le sein de leur mère! Aux armes, citoyens,... Amour sacré de la Patrie, Conduis, soutiens nos bras vengeurs Liberté, Liberté chérie, Combats avec tes défenseurs! (bis) Sous nos drapeaux que la victoire Accoure à tes mâles accents, Que tes ennemis expirants Voient ton triomphe et notre gloire! Aux armes, citoyens,... / (Couplet des enfants) / Nous entrerons dans la carrière[2] / Quand nos aînés n'y seront plus, / Nous y trouverons leur poussière / Et la trace de leurs vertus (bis) / Bien moins jaloux de leur survivre / Que de partager leur cercueil, / Nous aurons le sublime orgueil / De les venger ou de les suivre. Aux armes, citoyens... Inno dell’albero della libertà (1796) Or che innalzato è l'albero s'abbassino i tiranni, da suoi superbi scanni scenda la nobiltà.

Un dolce amor di patria s'accenda in questi lidi, formiam comuni i gridi - Viva la libertà –

Risparmiate quelle tristi vittime, Che controvoglia si armano contro di noi (bis) Ma quei despoti sanguinari, Ma quei complici di Bouillé Tutte quelle tigri che, senza pietà, Lacerano il seno della loro madre! Alle armi, cittadini,... Amore sacro della Patria, Conduci, sostieni le nostre braccia vendicatrici / Libertà, Libertà cara, Combatti con i tuoi difensori! (bis) Sotto le nostre bandiere che la vittoria Accorra ai tuoi maschili richiami, Che i tuoi nemici spiranti Vedano il tuo trionfo e la nostra gloria! Alle armi, cittadini,... / (Versi dei bambini) Noi entreremo nella carriera Quando i nostri antenati non ci saranno più, Noi ritroveremo le loro ceneri E la traccia delle loro virtù (bis) Molto meno gelosi di loro sopravvivere Che di dividere la loro bara, Noi avremo il sublime orgoglio Di vendicarli o di seguirli. Alle armi, cittadini... L'indegno aristocratico non osi alzar la testa; se l'alza, allor la festa tragica si farà. Un dolce amor di patria, ecc.

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Già reso uguale e libero, ma suddito alla legge, è il popolo che regge, sovrano ei sol sarà. Un dolce amor di patria, ecc Giuri ìmplacabil odio ai feudi, alle corone e sempre la nazione

libera resterà. Un dolce amor di patria, ecc.

Sul torbido Danubio penda l'austriaca spada, nell'itala contrada mai più lampeggerà.

Un dolce amor di patria, ecc.

Salmo svizzero (inno nazionale svizzero, 1835) Quando bionda aurora il mattin c'indora l'alma mia t'adora re del ciel! Quando l'alpe già rosseggia a pregare allor t'atteggia; in favor del patrio suol, cittadino Dio lo vuol

Se di stelle è un giubilo la celeste sfera Te ritrovo a sera o Signor! Nella notte silenziosa l'alma mia in Te riposa: libertà, concordia, amor, all'Elvezia serba ognor.

Se di nubi un velo m'asconde il tuo cielo pel tuo raggio anelo Dio d'amore! Fuga o sole quei vapori e mi rendi i tuoi favori: di mia patria deh! Pietà brilla, sol di verità.

Quando rugge e strepita impetuoso il nembo m'è ostel tuo grembo o Signor! In te fido Onnipossente deh, proteggi nostra gente; Libertà, concordia, amor, all'Elvezia serba ognor.

Lijepa naša domovino (“Oh, Bella nostra patria”, 1835, inno nazionale croato durante la Seconda guerra mondiale e dal 1990) Lijepa naša domovino, Oj junačka zemljo mila, Stare slave djedovino,

Oh, Bella nostra patria / Oh, Patria nostra bella, / O terra cara ed eroica, Terra degli avi, di antica gloria,

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Da bi vazda sretna bila! Mila kano si nam slavna, Mila si nam ti jedina, Mila kuda si nam ravna, Mila kuda si planina! Teci Dravo, Savo teci, Nit’ ti Dunav silu gubi, Sinje more svijetu reci: Da svoj narod Hrvat ljubi! Dok mu njive sunce grije, Dok mu hrašće bura vije, Dok mu mrtve grobak krije, Dok mu živo srce bije!

Che tu certamente sempre sarai felice! Cara, a noi sei quanto gloriosa, Cara, a noi sei tu sola / Cara, dove a noi sei piana, / Cara, dove a noi sei montagnosa / Scorri, Sava, Drava Scorri! / E tu anche, Danubio, non perdere forza! / Mare blu profondo, dillo al mondo! / Che il Croato ama il suo popolo! / Finché a lui terra arata il sole riscalderà, / Finché a lui le querce la bora sferzerà! / Finché a lui i morti la tomba coprira! /Finché a lui vivo il cuore sarà!

Va, pensiero (1842, Temistocle Solera, musica di Giuseppe Verdi) Va, pensiero, sull'ali dorate; Va, ti posa sui clivi, sui colli, Ove olezzano tepide e molli L'aure dolci del suolo natal! Del Giordano le rive saluta, Di Sïonne le torri atterrate... Oh mia patria sì bella e perduta! Oh membranza sì cara e fatal! […]

Conservet Deus su Re (inno nazionale sardo, 1843) Conservet Deus su Re Salvet su Regnu Sardu Et gloria a s'istendardu Concedat de' su Re. De fidos et fort'homines Si figios nos vantamus, Bene nos provaramus Figios ipsoro, o Re. Semper in nois hat a essere Sa fide immota e forte, Ne in variare e' sorte Hat a mudarsi, o Re.

3. Si da unu bonu figiu Su babbu no est negadu Ne has a essere abjuradu Tue mae da nois, o Re. 4. Si figiu pîu sacrìficat Totu a su babbu sou Et totu omni sardu Dispretiat pro su Re. 5. Qui manchet in nois s'animu Qui languat su valore Pro forza o pro terrore No hapas suspetu, o Re.

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6. Unu a omni chentu intrepidos A ferru et a mitralia In vallu et in muralia Hamus andare, o Re. 7. Solu in sa morte tzedere Soliat su Sardu antigu Né vivu a s'innimigu Ceder'happ'ego o Re. 8. De ti mustrare cuppidu Sa fide sua, s'amore Sas venas in ardore Sentit su Sardu, o Re. 9. Indica un'adversariu E horrenda da' su coro Iscoppiàrat s'ira ipsoro A unu tou cinnu, o Re.

10. Cumanda su chi piàgati Si bene troppu duru E nde sias tue seguru Chi hat a esser factu, o Re. 11. Sa forza qui tant'atteros Podesit superare Facheràt operare Unu tou cinnu, o Re. 12. Sa forza qui mirabile Jà fuit a' su Romanu E innante a' s'Africanu Tue bideràs, o Re. 13. Sos fidos fortes homines Abbaida tue cuntentu Qui hant a essere in omni eventu Quales jà fuint, o Re.

Zdravljica (“Brindisi”, 1844, inno nazionale sloveno dal 1990) Prijatlji! obrodile, so trte vince nam sladkó, ki nam oživlja žile, srce razjásni in oko, ki utopi vse skrbi, v potrtih prsih up budi! Komú narpred veselo zdravljico, bratje! čmo zapét'? Bog našo nam deželo, Bog živi ves slovenski svet, brate vse, kar nas je sinov sloveče matere! V sovražnike 'z oblakov rodú naj naš'ga trešči gróm, prost, ko je bil očakov, naprej naj bo Slovencov dom;

Amici! Le viti ci hanno fruttato del dolce vino che ci ravviva le vene e ci schiarisce il cuore e l'occhio e cancella tutte le preoccupazioni rinnovando la speranza nel petto affranto! Per chi vogliamo cantare per primo, Fratelli, questo lieto brindisi? Dio protegga il nostro Paese e tutto il mondo sloveno tutti i fratelli, sangue e nome, i figli della celebre madre! Che un fulmine dalle nuvole colpisca i nemici della nostra stirpe; Adesso, come lo era quella dei padri, la casa degli sloveni sia libera;

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naj zdrobé njih roké si spone, ki jim še težé! Edinost, sreča, sprava k nam naj nazaj se vrnejo; otrók, kar ima Slava, vsi naj si v róke sežejo, de oblast in z njo čast, ko préd, spet naša bode last! Bog žívi vas Slovenke, prelepe, žlahtne rožice; ni take je mladenke, ko naše je krvi dekle; naj sinóv zarod nov iz vas bo strah sovražnikov! Mladenči, zdaj se pije zdravljica vaša, vi naš up; ljubezni domačije noben naj vam ne usmŕti strup; ker po nas bode vas jo sŕčno bránit klical čas! Živé naj vsi naródi, ki hrepené dočakat dan, da, koder sonce hodi, prepir iz svéta bo pregnan, da rojak prost bo vsak, ne vrag, le sosed bo mejak! Nazadnje še, prijatlji, kozarce zase vzdignimo, ki smo zato se zbrat'li, ker dobro v srcu mislimo; dókaj dni naj živí vsak, kar nas dobrih je ljudi!

del passato la diaspora, le catene che li imprigionano, le loro mani frantumino! Unità, fortuna, pace tornino da noi; e tutti i figli del mondo slavo, si diano la mano, affinché l'autorità e l'onore tornino nelle nostre mani! Dio protegga voi slovene, fiori nobili e stupendi; non c'è una fanciulla pari a quella del nostro sangue; che i figli della nuova generazione faccia tremare i nemici! Ragazzi, speranza nostra, questo brindisi è per voi; Che nessuno soffochi in voi l'amore per la patria; perché per noi e per voi è giunto il momento di difenderla con ardore! Vivano tutti i popoli che anelano al giorno in cui la discordia verrà sradicata dal mondo ed in cui ogni nostro connazionale sarà libero, ed in cui il vicino non un diavolo, ma sarà un amico! Infine, amici, alziamo i bicchieri per noi stessi, per noi che ci siamo affratellati, perché abbiamo il cuore pieno di bontà; che vivano a lungo ... tutti gli uomini buoni!

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Inno (patriottico-federalista) toscano (1848, Firenze) Cittadini, la patria vi affida la difesa di queste contrade: cittadini, stringete le spade se la patria v’invita a pugnar. Siamo tutti d’un sangue redenti, siam fratelli al cospetto d’Iddio. Lo proclama la voce di Pio: ci sian sacri la patria e l’altar.

Cittadini, fia sacra l’impresa, pende Europa sul vostro destino, chi discende dal sangue latino nacque, crebbe, guerriero morì. Cittadini, correte, correte, già vi chiama, v’invita alla gloria, l’avvenire di certa vittoria, la difesa d’Italia e l’onor.

Inno di Garibaldi 1. All’armi! All’armi! Si scopron le tombe, si levano i morti i martiri nostri son tutti risorti! Le spade nel pugno, gli allori alle chiome, la fiamma ed il nome d'Italia nel cor: corriamo, corriamo! Sù, giovani schiere, sù al vento per tutto le nostre bandiere Sù tutti col ferro, sù tutti col foco, sù tutti col nome d'Italia nel cor.

Refrain: Va' fuori d'Italia, va' fuori ch'è l'ora! Va' fuori d'Italia, va' fuori o stranier!

2. La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi ritorni qual'era la terra dell'armi! Di cento catene le avvinser la mano, ma ancor di Legnano sa i ferri brandir. Bastone tedesco l'Italia non doma, non crescono al giogo le stirpi di Roma: più Italia non vuole stranieri e tiranni, già troppi son gli anni che dura il servir.

Refrain. 3. Le case d'Italia son fatte per noi, *) è là sul Danubio la casa de' tuoi; tu i campi ci guasti, tu il pane c'involi, i nostri figlioli per noi li vogliam. Son l'Alpi e tre mari d'Italia i confini, col carro di fuoco rompiam gli Appennini:

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distrutto ogni segno di vecchia frontiera, la nostra bandiera per tutto innalziam.

Refrain. 3a. Se ancora dell'Alpi tentasser gli spaldi, il grido d'allarmi darà Garibaldi, e s'arma -allo squillo che vien da Caprera- dei Mille la schiera che l'Etna assaltò. E dietro alla rossa avanguardia dei bravi si muovon d'Italia le tende e le navi: già ratto sull'arma del fido guerriero, l'ardito destriero Vittorio spronò.

Refrain. 4. Per sempre è caduto degli empi l'orgoglio a dir: Viva l'Italia, va il Re in Campidoglio! La Senna e il Tamigi saluta ed onora l'antica signora che torna a regnar. Contenta del regno, fra l'isole e i monti, soltanto ai tiranni minaccia le fronti: dovunque le genti percota un tiranno, suoi figli usciranno per terra e per mar!

Refrain. Fratelli d'Italia Fratelli d'Italia L'Italia s'è desta, Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.

Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi.

Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio

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Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.

Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn'uom di Ferruccio Ha il core, ha la mano, I bimbi d'Italia Si chiaman Balilla, Il suon d'ogni squilla I Vespri suonò. Stringiamci a coorte

Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Son giunchi che piegano Le spade vendute: Già l'Aquila d'Austria Le penne ha perdute. Il sangue d'Italia, Il sangue Polacco, Bevé, col cosacco, Ma il cor le bruciò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò

Giovinezza Son finiti i giorni lieti degli studi e degli amori o compagni, in alto i cuori e il passato salutiam.

È la vita una battaglia, è il cammino irto d'inganni, ma siam forti, abbiam vent'anni, alla morte sorridenti il nemico ci vedrà.

l'avvenire non temiam,

Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza! Della vita nell'asprezza, il tuo canto squilla e va!

Ma se il grido ci giungesse dei compagni non redenti

La leggenda del Piave Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio; l'esercito marciava per raggiunger la frontiera per far contro il nemico una barriera! Muti passaron quella notte i fanti, tacere bisognava andare avanti. S'udiva intanto dalle amate sponde sommesso e lieve il tripudiar de l'onde. Era un presagio dolce e lusinghiero. il Piave mormorò: Non passa lo straniero! Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.

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Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto, poiché il nemico irruppe a Caporetto. Profughi ovunque dai lontani monti, venivano a gremir tutti i suoi ponti. S'udiva allor dalle violate sponde sommesso e triste il mormorio de l'onde. Come un singhiozzo in quell'autunno nero il Piave mormorò: Ritorna lo straniero! E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame volea sfogare tutte le sue brame, vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora! No, disse il Piave, no, dissero i fanti, mai più il nemico faccia un passo avanti! Si vide il Piave rigonfiar le sponde e come i fanti combattevan l'onde. Rosso del sangue del nemico altero, il Piave comandò: Indietro va, o straniero! Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento e la Vittoria sciolse l'ali al vento! Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti risorgere Oberdan, Sauro e Battisti! Infranse alfin l'italico valore le forche e l'armi dell'Impiccatore! Sicure l'Alpi, libere le sponde, e tacque il Piave, si placaron l'onde. Sul patrio suolo vinti i torvi Imperi, la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!

Quando fui sui monti "Scarpazi" Quando fui sui monti "Scarpazi" "Miserere" sentivo cantar. T’ho cercato fra il vento e i crepazi Ma una croce soltanto ho trovà.

T’ho cercato fra il vento e i crepazi Ma una croce soltanto ho trovà.

O mio sposo eri andato soldato per difendere l’imperator,

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ma la morte quassù hai trovato e mai più non potrai ritornar.

Maledetta la sia questa guerra Che m'ha dato sì tanto dolore. Il tuo sangue hai donato alla terra, hai distrutto la tua gioventù.

Io vorrei scavarmi una fossa, seppelirmi vorrei da me per poter collocar le mie ossa solo un palmo distante da te. Gorizia La mattina del cinque d'agosto si muovevan le truppe italiane per Gorizia, le terre lontane e dolente ognun si partì Sotto l'acqua che cadeva al rovescio [variante: che cadeva a rovesci] grandinavan le palle nemiche su quei monti, colline e gran valli si moriva dicendo così: Voi chiamate il campo d'onore questa terra di là dei confini Qui si muore gridando assassini maledetti sarete un dì Cara moglie che tu non mi senti raccomando ai compagni vicini di tenermi da conto i bambini che io muoio col suo nome nel cuor

Traditori signori ufficiali O Gorizia tu sei maledetta per ogni cuore che sente coscienza dolorosa ci fu la partenza e il ritorno per molti non fu O vigliacchi che voi ve ne state con le mogli sui letto di lana schernitori di noi carne umana questa guerra ci insegna a punir Che la guerra l'avete voluta Scannatori di carne venduta [altra versione: 'Schernitori di carne venduta']

E rovina della gioventù [altra versione: 'Questa guerra ci insegna così'] O Gorizia tu sei maledetta per ogni cuore che sente coscienza dolorosa ci fu la partenza e il ritorno per molti non fu.

Canto della rivolta dei Bersaglieri (Ancona, 1920) Soldato proletario che parti per Valona non ti scordar del popolo d'Ancona che volle col suo sangue la tua liberazione sol con la ribellione sorge radiosa la libertà.

Andiamo via senza indugiar dal sol dell'Albania lasciamo la malaria, il massacro e la fame

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a morte il governo infame che in questo inferno ci trascinò.

Soldato proletario che mamma tua lasciavi e schiavo andavi a trucidar gli schiavi no, non è là il nemico, tra i bei monti e i mari, lungi non lo cercare il tuo feroce tiranno è qui!

Andiamo via senza indugiar dal sol dell'Albania lasciamo la malaria, il massacro e la fame a morte il governo infame che in questo inferno ci trascinò. All'armi! All'armi! All'armi siam fascisti 1 All'armi! All'armi! All'armi siam fascisti terror dei comunisti. E noi del Fascio siamo i componenti la causa sosterrem fino alla morte e lotteremo sempre forte forte finchè terremo il nostro sangue in cuor. 2 Sempre inneggiando la Patria nostra che tutti uniti difenderemo contro avversari e traditori, che ad uno ad uno sterminerem.

3 All'armi! All'armi! All'armi siam fascisti terror dei comunisti. E noi del Fascio siamo i componenti la causa sosterrem fino alla morte e lotteremo sempre forte forte finchè terremo il nostro sangue in cuor.

4 Lo scopo nostro tutti lo sappiamo: combatter con certezza di vittoria e questo non sia mai sol per la gloria ma per giusta ragion di libertà. I bolscevichi che combattiamo noi saprem bene far dileguare e al grido nostro quella canaglia dovrà tremare, dovrà tremar.

5 All'armi! All'armi! All'armi siam fascisti

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terror dei comunisti. E noi del Fascio siamo i componenti la causa sosterrem fino alla morte e lotteremo sempre forte forte finchè terremo il nostro sangue in cuor.

6 Vittoria in ogni parte porteremo perché il coraggio a noi non mancherà e grideremo sempre forte forte e sosterrem la nostra causa santa. In guardia amici! Ché in ogni evento noi sempre pronti tutti saremo, finché la gloria di noi fascisti in tutta Italia trionferà. 7 All'armi! All'armi! All'armi siam fascisti terror dei comunisti. E noi del Fascio siamo i componenti la causa sosterrem fino alla morte e lotteremo sempre forte forte finchè terremo il nostro sangue in cuor. 8 Del bolscevismo siamo gli avversari perché non voglion Patria né Famiglia, perché sono rifiuti e fanghiglia che disprezzando noi dobbiam scacciare. Sempre gridando “Viva l'Italia” e abbasso tutti i suoi rinnegatori, in alto, in alto il tricolor che sarà sempre il nostro amor.

Faccetta nera Se tu dall'altipiano guardi il mare, Moretta che sei schiava fra gli schiavi, Vedrai come in un sogno tante navi E un tricolore sventolar per te.

Faccetta nera, bell'abissina Aspetta e spera che già l'ora si avvicina! quando saremo insieme a te, noi ti daremo un'altra legge e un altro Re.

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La legge nostra è schiavitù d'amore, il nostro motto è Libertà e Dovere, vendicheremo noi Camice Nere, Gli eroi caduti liberando te!

Faccetta nera, bell'abissina Aspetta e spera che già l'ora si avvicina! quando saremo insieme a te, noi ti daremo un'altra legge e un altro Re.

Faccetta nera, piccola abissina, ti porteremo a Roma, liberata. Dal sole nostro tu sarai baciata, Sarai in Camicia Nera pure tu.

Faccetta nera, sarai Romana La tua bandiera sarà sol quella italiana! Noi marceremo insieme a te E sfileremo avanti al Duce e avanti al Re!

Lil din l-art ħelwa (inno nazionale maltese, 1923)

Lil din l-art ħelwa, l-Omm li tatna

isimha, Ħares, Mulej, kif dejjem Int

ħarist: Ftakar li lilha bl-oħla dawl libbist.

Agħti, kbir Alla, id-dehen lil min

jaħkimha, Rodd il-ħniena lis-sid, saħħa

'l-ħaddiem: Seddaq il-għaqda fil-Maltin

u s-sliem.

Questa nostra bella terra che noi chiamiamo Madre Patria Guardala, Dio, come hai sempre fatto ricordati che l'hai adornata della più alta luce. Dio Onnipotente, dona saggezza e misericordia a chi governa, salute a chi lavora, e assicura al popolo maltese unità e pace.

Canti politici anarchici, socialisti, comunisti e di rivolta

Su Patriota Sardu a sos feudatarios (Francesco Ignazio Mannu, XVIII secolo) Barones sa tirania, Procurade ‘e moderare

Chi si no pro vida mia Torrades a pè in terra.

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Declarada est già sa guerra Contra de sa prepotenzia E cominzat sa passienzia In su populu a mancare.

Mirade ch’est azzendende Contra de bois su fogu, Mirade chi no est giogu, Chi sa cosa andat de veras, Mirade chi sas aeras Minettana temporale;

Iscultade sa oghe mia. Zente consizada male, No appretedes s’isprone A su poveru runzinu, Sinò in mesu caminu S’arrempellat de appuradu, Minzi ch’est lanzu, e cansadu E no nde podet piusu Finalmente a fundu in susu S’imbastu nde hat a bettare.

Sciur padrun de li beli braghi bianchi Sciur padrun de li beli braghi bianchi foera li palanchi, foera li palanchi. Sciur padrun da li beli braghi bianchi foeri li palanchi c'anduma a cà.

A scusa sciur padrun sa l'em fa tribulèr ieran li premi volti, ieran li premi volti. A scusa sciur padrun sa l'em fa tribulèr ieran li premi volti e'n saievum coma fer.

Sciur padrun de li beli braghi bianchi foera li palanchi, foera li palanchi. Sciur padrun da li beli braghi bianchi foeri li palanchi c'anduma a cà.

E non va più a mesi, nemmeno a settimane la va a poche ore, la va a poche ore. E non va più a mesi, nemmeno a settimane la va a poche ore poi dopo andiamo a cà.

Sciur padrun de li beli braghi bianchi foera li palanchi, foera li palanchi. Sciur padrun da li beli braghi bianchi foeri li palanchi c'anduma a cà.

E quando il treno sceffla i mundin a la stazion cun la cascetta in spala, cun la cascetta in spala. E quando il treno sceffla i mundin a la stazion

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cun la cascetta in spala su e giù per i vagon.

Sciur padrun de li beli braghi bianchi foera li palanchi, foera li palanchi. Sciur padrun da li beli braghi bianchi foeri li palanchi c'anduma a cà. L’Internazionale (versione italiana dal periodioco “L’Asino”) Compagni, avanti! Il gran partito noi siam dei lavorator. Rosso un fior c’è in petto fiorito, una fede c’è nata in cor.

Noi non siam più nell’officina, entro terra, pei campi, in mar, la plebe sempre all’opra china senza ideale in cui sperar. Su, lottiam! L’ideale nostro alfine sarà (2 volte) l’Internazionale futura umanità.

Un gran stendardo, al sol fiammante, innanzi a noi glorioso va. Noi vogliamo per esso giù, infrante, le catene alla libertà. Che giustizia venga chiediamo: non più servi, non più signor, fratelli tutti esser vogliamo

nella famiglia del lavor. Su, lottiam! L’ideale ecc. Lottiam, lottiam! La terra sia di tutti eguale proprietà Più nessuno ne’ campi dia l’opra ad altri che in ozio sta. la macchina sia alleata, non nemica ai lavorator. Sì, la vittoria rinnovataall’uom darà pace ed amor. Avanti! Avanti! La vittoria È nostra: e nostro è l’avvenir. civile e giusta, la Storia un’altra éra sta per aprir. Largo a noi! All’alta battaglia noi corriamo per l’ideal. Suvvia, largo! Noi siamo la canaglia che lotta Del suo Germinal. Su, lottiam! L’ideale ecc. Andranno loro a lavorar.

Saluteremo il signor padrone Saluteremo il signor padrone Per il male che ci ha fatto Che ci ha sempre maltrattato Fino all’ultimo momen’

Saluteremo il signor padrone Per la sua risera neta Pochi soldi in la casseta

Ed i debiti a pagar

Macchinista macchinista faccia sporca Metti l’olio nei stantuffi Di risaia siamo stufi Di risaia siamo stufi

Macchinista macchinista faccia sporca

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Metti l’olio nei stantuffi Di risaia siamo stufi A casa nostra vogliamo andar

Con un piede con un piede sulla staffa E quell’altro sul vagone

Ti saluto cappellone Ti saluto cappellone

Con un piede con un piede sulla staffa E quell’altro sul vagone Ti saluto cappellone

Addio Lugano bella Addio Lugano bella o dolce terra pia scacciati senza colpa gli anarchici van via e partono cantando con la speranza in cor. E partono cantando con la speranza in cor.

Ed è per voi sfruttati per voi lavoratori che siamo ammanettati al par dei malfattori eppur la nostra idea è solo idea d'amor. Eppur la nostra idea è solo idea d'amor.

Anonimi compagni amici che restate le verità sociali da forti propagate è questa la vendetta che noi vi domandiam. E questa la vendetta che noi vi domandiam.

Ma tu che ci discacci con una vil menzogna repubblica borghese un dì ne avrai vergogna

noi oggi t'accusiamo in faccia all'avvenir. Noi oggi t'accusiamo in faccia all'avvenir.

Banditi senza tregua andrem di terra in terra a predicar la pace ed a bandir la guerra la pace per gli oppressi la guerra agli oppressor. La pace per gli oppressi la guerra agli oppressor.

Elvezia il tuo governo schiavo d'altrui si rende d'un popolo gagliardo le tradizioni offende e insulta la leggenda del tuo Guglielmo Tell. E insulta la leggenda del tuo Guglielmo Tell.

Addio cari compagni amici luganesi addio bianche di neve montagne ticinesi i cavalieri erranti son trascinati al nord. E partono cantando con la speranza in cor.

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Inno dei lavoratori (Filippo Turati) Su fratelli, su compagne, su, venite in fitta schiera: sulla libera bandiera splende il sol dell'avvenir.

Nelle pene e nell'insulto ci stringemmo in mutuo patto, la gran causa del riscatto niun di noi vorrà tradir.

[R:] Il riscatto del lavoro dei suoi figli opra sarà: o vivremo del lavoro o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro o pugnando o pugnando si morrà. o vivremo del lavoro o pugnando si morrà. La risaia e la miniera ci han fiaccati ad ogni stento come i bruti d'un armento siam sfruttati dai signor.

I signor per cui pugnammo ci han rubato il nostro pane, ci han promessa una dimane: la dima si aspetta ancor.

Il riscatto del lavoro... L'esecrato capitale nelle macchine ci schiaccia, l'altrui solco queste braccia son dannate a fecondar. i nemici, gli stranieri non son lungi ma son qui.

Lo strumento del lavoro nelle mani dei redenti spenga gli odii e fra le genti chiami il diritto a trionfar.

Il riscatto del lavoro...

Se divisi siam canaglia, stretti in fascio siam potenti; sono il nerbo delle genti quei che han braccio e che han cor.

Ogni cosa è sudor nostro, noi disfar, rifar possiamo; la consegna sia: sorgiamo troppo lungo fu il dolor.

Il riscatto del lavoro...

Maledetto chi gavazza nell'ebbrezza dei festini, fin che i giorni un uom trascini senza pane e senza amor.

Maledetto chi non geme dello scempio dei fratelli, chi di pace ne favelli sotto il pie dell'oppressor.

Il riscatto del lavoro...

I confini scellerati cancelliam dagli emisferi; Guerra al regno della Guerra, morte al regno della morte; contro il dritto del del più forte, forza amici, è giunto il dì.

Il riscatto del lavoro...

O sorelle di fatica o consorti negli affanni

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che ai negrieri, che ai tiranni deste il sangue e la beltà.

Agli imbelli, ai proni al giogo mai non splenda il vostro riso: un esercito diviso la vittoria non corrà.

Il riscatto del lavoro... Quattro signori a Parigi vanno

Se eguaglianza non è frode, fratellanza un'ironia, se pugnar non fu follia per la santa libertà;

Su fratelli, su compagne, tutti i poveri son servi: cogli ignavi e coi protervi il transigere è viltà. Il riscatto del lavoro...

Quattro signori a Parigi vanno a commerciare e a dividere il bottino; la guerra han fatto, altro più non sanno, e la vittoria vuoI la pace-inganno.

Il tribunale han confezionato di giudicare la pace imputata e la giustizia han dimenticato: han troppa fame, han voglia di rubar,

Finito giugno, pace non è fatta in sette mesi e più di discussione; fan fallimento, tutto il mondo scatta, gambe per aria par che debba andar, Evviva dunque la rivoluzione, la "borghesia più non regnerà, il bolscevismo sta per trionfare: o dunque, o popolo, unito sta!

La dittatura del proletariato, dopo la Russia, avremo in tutto il mondo; viva il Soviet, Lenin glorificato in un gran simbolo di civiltà!

Evviva dunque la rivoluzione...

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Bandiera rossa Avanti o popolo, alla riscossa Bandiera rossa, bandiera rossa Avanti o popolo, alla riscossa Bandiera rossa trionferà. / Bandiera rossa la trionferà x 3 Evviva il socialismo e la libertà!

Degli sfruttati l'immensa schiera La pura innalzi, rossa bandiera O proletari, alla riscossa Bandiera rossa trionferà. / Bandiera rossa la trionferà x 3 Il frutto del lavoro a chi lavora andrà.

Dai campi al mare, alla miniera All'officina, chi soffre e spera Sia pronto è l'ora della riscossa Bandiera rossa trionferà. / Bandiera rossa la trionferà x 3 Soltanto il socialismo è vera libertà.

Non più nemici, non più frontiere Sono i confini rosse bandiere O socialisti, alla riscossa Bandiera rossa trionferà. / Bandiera rossa la trionferà x 3 Nel solo socialismo è pace e libertà. Falange audace cosciente e fiera Dispiega al sole rossa bandiera Lavoratori alla riscossa Bandiera rossa trionferà. Bandiera rossa la trionferà x 3 Evviva il comunismo e la libertà!

Bella Ciao Una mattina mi son svegliato, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! Una mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! O partigiano, portami via, ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

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E se io muoio da partigiano, tu mi devi seppellir. Mi seppellirai (Mi porterai) lassù in (sulla) montagna, o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! Mi seppellirai(Mi porterai) lassù in (sulla) montagna all'ombra di un bel fior.

E (Tutte) le genti che passeranno o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! E (Tutte) le genti che passeranno Ti diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano», o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! «È questo il fiore del partigiano morto per la libertà!»

Fischia il vento Fischia il vento, urla la bufera, scarpe rotte pur bisogna andar, a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell'avvenir.

Ogni contrada è patria del ribelle, ogni donna a lui dona un sospir, nella notte lo guidano le stelle forte il cuore e il braccio nel colpir.

Se ci coglie la crudele morte, dura vendetta sarà dal partigian; ormai sicura è la dura sorte del fascista vile e traditor.

Cessa il vento, calma la bufera, torna a casa il fiero partigian, sventolando la rossa sua bandiera; vittoriosi e al fin liberi siam.

Ricordo di Togliatti (parlato) A Genova in via albergo dei poveri / Ai coniugi Antonio e Teresa Togliatti / Il 26 di marzo dell'anno 1893 nasceva un bimbo cui veniva dato il

nome / di Palmiro Michele Nicola Togliatti. / Avanti o popolo alla riscossa / bandiera rossa trionferà.

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(cantato) Aveva tanta sete di sapere Studiava con profitto e con passione Palmiro era il modello di studente La borsa poi di studio conquistò.

Studente all'università a Torino Conobbe Antonio Gramsci e con lui Collaborò col quotidiano Avanti

Ma poi la grande guerra lo chiamo'.

Era un alpino di gran valore Per la sua Italia combattè A fine guerra fu congedato la sua dottrina riabbracciò

Avanti o popolo alla riscossa …

Furon momenti tristi per l'Italia ovunque generava la discordia Come un presagio nero si spandeva l'ombra di quel fascismo distruttor.

Togliatti combattè con tanto ardore contro quell'orda nera di spavaldi Ma il fascio era soretto e finanziato da pescicani senza un po' di cuor.

Antonio Gramsci venne arrestato e torturato senza pietà Mentre Palmiro eletto capo del comunismo combatte ancor.

Avanti o popolo alla riscossa...

Le scorribande di camice nere predoni nella pace e nel lavoro Distrussero le sedi dei giornali che difendevano i lavorator.

I pescicani entraron a far parte in massa del partito dei fascisti Ed il 28 ottobre Mussolini a Roma istallava il suo quartier.

Ed il partito del comunismo fu fuorilegge dichiarò Fu messa a sacco la redazione di ogni giornale dei lavorator.

Avanti o popolo alla riscossa...

Nel millenovecentoventiquattro finiva assassinato Matteotti Nel millenovecentoventisei

il carcere anche Gramsci inghiotti. Egli cercò riparo verso Algera un abitato sul lago maggiore E' qui che il comitato esecutivo del comunismo si riprestinò Già dilagava l'ombra del duce in ogni casa ogni quartier Il manganello di ogni sicario faceva strage fra i lavorator

Avanti o popolo alla riscossa...

Fu vana ogni rivolta nei cantieri la resistenza in ogni officina La forza della legge soffocava nel sangue il grido dei lavorator

Togliatti combattè con più energia ma fu braccato e presto arrestato Dopo tre mesi venne liberato sotto la sorveglianza lui restò

Tra le torture moriva Gramsci incarcerato senza ragion Intanto il duce portò la guerra nell'abbissinia senza pudor

Avanti o popolo alla riscossa...

Ed operava ancora clandestino Togliatti tra le file comuniste Alla difesa del lavoratore si dedicò sempre con più ardor

E mentre Antonio Gramsci si spengeva nel carcere del duce dittatore Il fascio si recava nella Spagna per soffocare il grido del lavor.

Ogni italiano buon comunista contro il fascismo si schierò Ma per togliatti non ci fu scampo e nella Russia lui riparò.

Avanti o popolo alla riscossa...

E si batteva prode nella Spagna Togliatti contro il fascio traditore Ma vana fu la lotta senza mezzi contro il capitalismo distruttor

E quando a fine guerra molto sangue

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scorreva nella lotta fratricida Nell'Africa Togliatti riparava deciso a non arrendersi ancor.

Ma Mussolini formava l'asse l'apocalisse tornò ancor Con i nazisti sferrò la guerra contro la Russia lavorator Avanti o popolo alla riscossa...

Dall'Africa tornava nella Russia e dalla Russia ancora nella Francia E qui che ricercato fu arrestato ma scarcerato solo per error.

E mentre a Stalingrado la battaglia volgeva contro il fascio ed i nazisti Togliatti trasmetteva con la radio contro la guerra ai lavorator.

Intanto Longo formò le bande di partigiani che con valor Dissero basta con la mitraglia contro il mondo lavorator.

Avanti o popolo alla riscossa...

Fini a piazza Loreto Mussolini risorse più gagliardo il comunismo Togliatti che guidava con perizia la causa di noi lavorator

E l'Unità giornale comunista guidato da Palmiro difendeva La giusta libertà ed il diritto di tutti i proletari con amor

La rigogliosa bandiera rossa tornò a sventolare ancor Ma un sicario venne armato perché Togliatti facesse fuor.

Avanti o popolo alla riscossa...

Fu vile l'attentato di Pallante ma fu più vile chi pagò il sicario La fibra di Togliatti resistette al piombo vile di un traditor

Con più ardore dopo l'attentato Togliatti ritornò alla battaglia Alla battaglia del lavoratore a cui tutta la vita dedicò

Passò il tempo la chioma bianca lo sguardo fiero del condottier All'avanguardia del comunismo si dedicava Togliati ancor

Avanti o popolo alla riscossa...

E si preoccupò di addolcire le divergenze tra Mosca e Pechino E rafforzò le sedi dei giornali alla difesa dei lavorator

Togliatti baluardo del lavoro una muraglia contro i pescicani Un uomo che la vita ha dedicato per il lavoro pace e libertà Nelle officine nelle campagne la gente mai l'abbandonò Sempre più forte la rossa schiera del condottiero lavorator Avanti o popolo alla riscossa... Andava a riposarsi qualche giorno Togliatti nello stato bolscevico Il grande stato che gli fu amico amico dell'Italia e del lavor Un male inesorabile lo colse lontano dalla terra sua amata Ed ogni cura medica fu vana a Yalta in ospedale lui morì. Morì con lui il condottiero di ogni ceto lavorator Ma resta ancora Luigi Longo il partigiano liberator Avanti o popolo alla riscossa... (parlato) un uomo che ha donato se stesso per la causa di giustizia del suo simile può morire solo nelle carni , lo spirito della sua vita vissuta appartiene alla storia.

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Canti degli “anni di piombo” e della Guerra Fredda (1945-1989)

Per i morti di Reggio Emilia (Fausto Amodei) Compagno cittadino fratello partigiano teniamoci per mano in questi giorni tristi Di nuovo a reggio Emilia di nuovo là in Sicilia son morti dei compagni per mano dei fascisti

Di nuovo come un tempo sopra l'Italia intera Fischia il vento infuria la bufera

A diciannove anni è morto Ovidio Franchi per quelli che son stanchi o sono ancora incerti Lauro Farioli è morto per riparare al torto di chi si è già scordato di Duccio Galimberti

Son morti sui vent’anni per il nostro domani Son morti come vecchi partigiani

Marino Serri è morto è morto Afro Tondelli ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti Compagni sia ben chiaro che questo sangue amaro versato a Reggio Emilia è sangue di noi tutti

Sangue del nostro sangue nervi dei nostri nervi Come fu quello dei Fratelli Cervi

Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso è sempre quello stesso che fu con noi in montagna Ed il nemico attuale è sempre ancora eguale a quel che combattemmo sui nostri monti e in Spagna

Uguale la canzone che abbiamo da cantare Scarpe rotte eppur bisogna andare

Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli e voi Marino Serri, Reverberi e Farioli Dovremo tutti quanti aver d’ora in avanti voialtri al nostro fianco per non sentirci soli

Morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa fuori a cantar con noi Bandiera Rossa!

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Avanti ragazzi di Buda (anonimo, Trieste) Avanti ragazzi di Buda avanti ragazzi di Pest studenti, braccianti, operai, il sole non sorge più ad Est.

Abbiamo vegliato una notte la notte dei cento e più mesi sognando quei giorni d'ottobre, quest'alba dei giovan'ungheresi.

Ricordo che avevi un moschetto su portalo in piazza, ti aspetto, nascosta tra i libri di scuola anch'io porterò una pistola. Compagno riponi il fucile torneranno a cantare le fonti quel giorno serrate le file e noi torneremo dai monti

Compagni noi siam condannati, sconfitta è la rivoluzione fra poco saremo bendati e messi davanti al plotone

Sei giorni e sei notti di gloria durò questa nostra vittoria ma al settimo sono arrivati i russi con i carri armati.

I carri ci schiaccian le ossa, nessuno ci viene in aiuto il mondo è rimasto a guardare sull'orlo della [nostra] fossa seduto.

Ragazza non dirlo a mia madre non dirle che muoio stasera ma dille che sto su in montagna e che tornerò a primavera Compagno il plotone già avanza, già cadono il primo e il secondo finita è la nostra vacanza, sepolto l'onore del mondo

Avanti ragazzi di Buda, avanti ragazzi di Pest studenti, braccianti e operai, il sole non sorge più all'Est.

Canti popolari (e non) in varie lingue italiane

O e bukura More (“O bellissima Morea”) O e bukura More Çё kur tё lje(lasçё) Mё nigjё tё pe Atje kam unё zotin-tatё Atje kam unё mёmёn time Atje kam u tim vёlla O e bukura More Çё kur tё lje(lasçё) Mё nigjё tё pe. O e bukura More.

O bellissima Morea Ti lasciai E mai tornai Lì’ ho il mio padre Lì ho la mia madre Lì c’è mio fratello E torna come un ritornello, O bellissima Morea Ti lasciai E mai tornai O bellissima Morea.

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Santa Lucia Comme se frícceca la luna chiena! lo mare ride, ll'aria è serena... È pronta e lesta la varca mia... Santa Lucia, Santa Lucia!

Stu viento frisco fa risciatare: chi vo' spassarse jenno pe mmare?

Vuje che facite 'mmiezo a la via? Santa Lucia, Santa Lucia!

La tènna è posta pe fa' 'na cena; e quanno stace la panza chiena non c'è la mínema melanconia. Santa Lucia, Santa Lucia!

Forza Napoli (Nino D’Angelo) Oh, ale’ohoh ale’ ale’ ohoh ale’ ale’ ohoh / Napoli napoli napoli forza […] napoli ohoh Napoli napoli napoli / La mia napoli napoli / N‘a bandiera tutta azzurra / ca rassumiglia ‘o cielo nu striscione rice siamo qui […] e’ ‘na casa chisto stadio / parimmo na famiglia / sultanto dinta ‘cca

e ‘o mare ‘e sta città / forza napoli rint’all’uocchi’e ste guaglione ca se scordano ‘e problemi e si mettono a canta’ / Napoli […] Napoli / quei ragazzi dellla curva B ohoh / Napoli […] / viecchie e giuvane / cercano rint’a nu pallone /nu poco ‘e pace nu juorno nuovo /ca se chiamma libertà [...]

Ma se ghe penso O l'ëa partîo sensa 'na palanca, l'ëa zà trent'anni, forse anche ciû. Ô l'aiva lottòu pe mette i dinæ a-a banca e poèisene ancon ûn giorno turnâ in zû e fâse a palassinn-a e a giardinetta, co-o rampicante, co-a cantinn-a e o vin, a branda attaccâa a-i ærboi, a ûso letto, pe dâghe 'na schenâa seja e mattin. Ma o figgio ô ghe dixeiva: "No ghe pensâ a Zena cöse ti ghe vêu tornâ?!"

Ma se ghe penso allôa mi veddo o mâ, veddo i mæ monti e a ciassa da Nûnsiâ, riveddo o Righi e me s'astrenze o chêu, veddo a lanterna, a cava, lazû o mêu... Riveddo a-a seja Zena inlûminâa, veddo là a Fôxe e sento franze o mâ

e allôa mi penso ancon de ritornâ a pösâ e össe dove'hò mæ madonnâa.

O l'ëa passòu do tempo, forse tróppo, o figgio o l'inscisteiva: "Stemmo ben, dove ti vêu anâ, papà?.. pensiemmo dóppo, o viaggio, o mâ, t'é vëgio, no conven!" "Oh no, oh no! mi me sento ancon in gamba, son stûffo e no ne pòsso pròppio ciû, son stanco de sentî señor, caramba, mi vêuggio ritornâmene ancon in zû... Ti t'é nasciûo e t'hæ parlòu spagnòllo, mi son nasciûo zeneise e... no ghe mòllo!"

Ma se ghe penso allôa mi veddo o mâ, […]

E sensa tante cöse o l'è partîo e a Zena o g'ha formòu torna o sêu nîo.

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Ciuri Ciuri Ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu... Ciuri, ciuri ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca, mi dasti ti lu tornu... La La La La La, La La La La La... Lu sabatu si sapi è allegra cori biatu cu àvi bedda la muggheri. Cu l'àvi bedda ci porta li dinari cu l'àvi brutta ci mori lu cori. Ciuri, ciuri ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu... Ciuri, ciuri ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca, mi dasti ti lu tornu... La La La La La, La La La La La…

Si troppu dispittusu tu ccu mia cascu du lettu su mi 'nsonnu a tia, si bruttu 'nta la facci e 'nta lu cori cu tia ju' non mi vogghiu maritari. Ciuri, ciuri ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu... Ciuri, ciuri ciuri di tuttu l'annu l'amuri ca, mi dasti ti lu tornu... La La La La La, La La La La La... Ciuri di rosi russi a lu sbucciari amara a cui li tò paroli criri. L'omini siti tutti munsignari jù non ti vogghiu no! Ti nni pò iri.

Ma mi Serom in quatter col Padola, el Rodolfo, el Gaina e poeu mi: quatter amis, quatter malnatt, vegnu su insemma compagn di gatt. Emm fa la guera in Albania, poeu su in montagna a ciapà i ratt: A San Vittur a ciapaa i bott, dormì de can, pien de malann!... Ma mi, ma mi, ma mi, quaranta dì, quaranta nott, sbattuu de su, sbattuu de giò: mi sont de quei che parlen no!

El Commissari ’na mattina el me manda a ciamà lì per lì:

negher Todesch del la Wermacht, mi fan morire domaa a pensagh! Poeu m’hann cataa in d’una imboscada: pugnn e pesciad e ’na fusilada... Ma mi, ma mi, ma mi, quaranta dì, quaranta nott, Sont saraa su in ’sta ratera piena de nebbia, de fregg e de scur, sotta a ’sti mur passen i tramm, frecass e vita del ma Milan... […] L’è pegg che in guera staa su la tera: la libertà la var ’na spiada!

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"Noi siamo qui, non sente alcun- el me diseva ’sto brutt terron! El me diseva - i tuoi compari nui li pigliasse senza di te... ma se parlasse ti firmo accà il tuo condono: la libertà! […]

Ma mi, ma mi, ma mi, […]

Ma mi, ma mi, ma mi, quaranta dì, quaranta nott, A San Vittur a ciapaa i bott, dormì de can, pien de malann!... Ma mi, ma mi, ma mi, quaranta dì, quaranta nott, sbattuu de su, sbattuu de giò: mi sont de quei che parlen no!

Mi parli no! I do Gobeti

Una sera, ‘na sera de note do gobeti se davan le bote, do gobeti se davan le bote, se ste siti ve digo ‘l perché. Gobi gobi gobi, gobi gobi gobi, gobi gobi gobi, gobi. Do gobeti de media statura, se parlavan de cose amorose e i gaveva ‘na mata paura che i passsanti li stesse a sentir. L’uno l’era el famoso Mattia,

l’altro l’era el fabrica enciostro, che imbriago de graspa e de mosto, insultava l’amico fedel. Uno ‘l ga dito:”Va la ti si gobo!”, e che l’altro el ga respondito: “Se mi son gobo, ti non ti si drito, sora la schena te ghe un montesel!” I se ga dito parole da ciodi, i se ga dato careche sul muso, e i xe andai a finire in quel buso dove se beve un bicier de quel bon!

Stelutis Alpinis Se tu vens cà sù ta' cretis, là che lôr mi àn soterât, al è un splàz plen di stelutis: dal miò sanc 'l è stât bagnât. Ciol sù, ciol une stelute: je 'a ricuarde il néstri ben, tu 'i darâs 'ne bussadute, e po' plàtile tal sen. Nanneddu meu (Peppino Mereu) Nanneddu meu, su mund'est gai, a sicut erat non torrat mai.

Par segnâl une crosute jé scolpide lì tal cret: fra chês stelis nàs l'arbute, sot di lôr jo duâr cuièt. Quant che a ciase tu sês sole e di cûr tu preis par me, il miò spirt atòr ti svole: jo e la stele sin cun té. Semus in tempos de tirannias, infamidades e carestias.

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Como sos populos cascant che cane, gridende forte: «Cherimus pane ». Famidos, nois semus pappande pan'e castanza, terra cun lande. Terra c'a fangu torrat su poveru senz’alimentu, senza ricoveru. B'est sa fillossera, impostas, tinzas, chi nos distruint campos e binzas. Undas chi falant Ìn Campidanu Trazan tesoros a s'oceanu. Cixerr'in Uda, Sumasu, Assemene Domos e binzas torrant a tremene. E non est semper ch’in iras malas intrat in cheja Dionis'Iscalas. Terra si pappat, pro cumpanaticu. bi sunt sas ratas de su focaticu. Cuddas banderas numeru trinta de binu. onu, mudad'hant tinta. Appenas mortas cussas banderas non piùs s'osservant imbreagheras. Amig'a tottus fit su Milesu, como lu timent, che passant tesu. Santulussurzu cun Solarussa non sunt amigos piùs de sa bussa. Semus sididos in sas funtanas, pretende s'abba parimus ranas. Peus su famene chi, forte, sonat sa janna a tottus e non perdonat. Avvocadeddos, laureados, bussacas buidas, ispiantados in sas campagnas pappana mura, che crabas lanzas in sa cesura.

Cand'est famida s'avvocazia, cheres chi penset in Beccaria? Mancu pro sognu, su quisitu est de cumbincher tant'appetitu. Poi, abolidu pabillu e lapis intrat in ballu su rapio rapis. Mudant sas tintas de su quadru, s'omin'onestu diventat ladru. Sos tristos corvos a chie los lassas? Pienos de tirrias e malas trassas. Canaglia infame piena de braga, cherent s'iscettru, cherent sa daga! Ma non bi torrant a sos antigas tempos de infamias e de intrigos. Pretant a Roma, mannu est s'ostaculu; ferru est s'ispada, linna est su baculu. S'intulzu apostulu de su Segnore si finghet santu, ite impostore! Sos corvos suos tristos, molestos, sunt sa discordia de sos onestos. E gai chi tottus faghimus gherra, pro pagas dies de vida in terra. Dae sinistra oltad'a destra, e semper bides una minestra. Maccos, famidos, ladros, baccanu faghimus, nemos halzet sa manu. Adiosu, Nanni, tenedi conm, faghe su surdu, ettad'a tontu. A tantu, l'ides, su mund'est gai: a sicut erat non torrat mai.

Matinata ("Serenata")

Εβώ πάντα σε σένα πενσέω, γιατί σένα φσυχή µου 'γαπώ, τσαι που πάω, που σύρνω, που στέω στην καρδιά µου πάντα σένα βαστώ.

Evò panta se sena pensèo, jatì sena fsichì mu gapò, ce pu pao, pu sirno, pu steo

stin kardìa mu panta sena vastò.

Io ti penso sempre, perché ti amo, anima mia, e ovunque andrò, in qualsiasi cosa sarò trascinato, ovunque io mi trovi, ti porterò sempre dentro al mio cuore.

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El cant dels aucells Al veure despuntar el major lluminar, en la nit més ditxosa, els aucellets cantant a festejar-lo van amb sa veu melindrosa. I l’àguila imperial, se’n vola cel endalt cantant amb melodia dient: – Jesús és nat per treure’ns de pecat i dar-nos alegria. Respon-li bé el pardal - Avui, nit de Nadal és nit de gran contento!

El verdum i el lluer diuen cantant també: – Oh, que alegria sento! I canta el passarell: – Oh, que hermós i que bell és l’Infant de Maria! Li respon ara el tord, – Vençuda és la mort, – i naix la vida mia! Murmura el rossinyol: – És més bonic que el sol, més brillant que una estrella. La cotxa i el bitxac, festegen al manyac – i a sa Mare donzella. […]

Canzoni televisive (e non) post 1954 Siamo i batussi Nel continente nero, alle falde del Kilimangiaro, ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli il più famoso è l'hully gully, hully […]

Popoff Nella steppa sconfinata a 40 sotto 0 se ne infischiano del gelo i cosacchi dello Zar.

Col colbacco e gli stivali camminando tutti in fila […]

Plin plin tortellin... Con sei uova di gallina in un chilo di farina, carne grana prosciuttini

ecco i veri tortellini. Sono buoni, sono tanti: tortellini Fioravanti"

Sandokan Più crudele è la guerra e l'uomo sa cos'è la guerra Caldo e tenero è l'amore e l'uomo sa cos'è l'amore

Corre il sangue nelle vene grande vento nella notte calda si alzerà Sandokan Sandokan

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Giù dal cielo scende un tuono tutto intorno un grande suono nasce il seme dalla pianta il grande albero adesso canta

giallo il sole la forza mi dà Sandokan Sandokan dammi forza ogni giorno ogni notte coraggio verrà Sandokan Sandokan […]

Jeeg Corri ragazzo laggiù vola tra lampi di blu […] la forza che ci attaccherà noi restiamo tutti con te, perchè tu, tu sei JEEG […]

tu che puoi diventare JEEG ..... […]Se dalla terra nascerà , Se dal passato arriverà una nemica civiltà noi restiamo tutti con te, perchè tu, tu sei JEEG!!!

Heidi Holaila, Holaila, Heidi, Heidi, il tuo nido è sui monti Heidi, Heidi, eri […]laggiù in città acci-picchia, qui c'è un mondo fantastico […] L’uomo tigre Tigerman! / Solitario nella notte va / […] È l'uomo tigre che lotta contro il male / combatte solo la malvagità / non ha paura si batte con furore / ed ogni incontro vincere lui sa / ma l'uomo tigre ha in fondo un grande cuore / combatte solo per la libertà / difende i buoni sa cos'è l'amore / […] Ha tanti amici e grande è la bontà / ma con nemico non ha pietà / […] L’inno del corpo sciorto (Roberto Benigni) È questo l'inno, si, del corpo sciorto […] se vi stupite la reazione è strana perché […] soprattutto è cosa umana noi ci svegliamo e dalla mattina […] I'bello nostro è che ci si […]parecchio e ci si calma solo dopo averne fatta un secchio la vogl'arreggere per una stagione e colla […] poi far la rivoluzione ! […]

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Strumenti di lavoro dell’AIDI/FÍKÍ - 1

Canti italiani moderni

Parte prima

Uno strumento utile per chi vuol studiare e comprendere la complessa e multiforme realtà culturale della regione italiana.