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Veduta di Mondragone da Villa Falconieri

Numero 28 giugno 2014

Associazione ex Alunni Nobile Collegio MondragoneFondata il 2 febbraio 1922

Primo numero redatto il 14 luglio 1866 - Nuova edizione semestrale dal 2001On-line, a colori, sul sito www.collegiomondragone.com

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Il Mondragone

Indice degli articoli

Uomini per gli altri di P.Vito Bondani S.I . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... . pag. 3-5

L’ultimo erede della famiglia Borgia ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... .. pagg. 6-9

Prospero di Paliano Colonna ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 10-12

La residenza papale ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pag. 13

Una testimonianza .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... . pagg. 14-15

Come nasce il Nobile Collegio Mondragone ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... Come nasce il Nobile Collegio Mondragone ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 16-17

I 150 anni del Nobile Collegio Mondragone .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 18-19 Compagnia di Gesù ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... . pagg. 20-22

Il figlio del nulla presentazione libro... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pag. 23

Posta e Avvenimenti ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 24-31

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Un padre gesuita, a un mio amico che andava ultimamente a chiedere notizia sulla sorte del collegio di Mondragone a Frascati, ebbe a ricordare che anche il sottoscritto era stato alunno di quel collegio, e mi pare non se ne lodasse, facendo io professione di laico. Mi dispiace di parlare in prima persona, ma vorrei ricordarericordare quel collegio nel primo decennio di questo secolo, come un ambiente singolare, e non posso farlo che sulla scorta dei miei ricordi personali. Per la verità, ero un esterno del collegio, cioè vi andavo a scuola da Frascati tutte le mattine. Si chiamava allora il Nobile Collegio di Mondragone. Piovesse o nevicasse, ancora quasiquasi buio l'inverno, bisognava fare la strada, cinquecento metri oltre l'abitato della città, pei viali della villa che era stata dei Borghese, dei quali i pilastri del cancello serbavano il Dragone gentilizio. Col cattivo tempo, si prendeva una botticella col mantice rialzato, che arrancava a passo d'uomo all'ultimo mezzo chilometro di salita,salita, il profondo e quasi buio viale dei lecci in cima al quale era stata eretta da poco la grande statua della Vergine di marmo bianco come la neve. Tutte le mattine si rasentava il coupé del giovine conte Muti-Bussi nell'uniforme color cenere del collegio; il quale aveva il privilegio di tornare la sera nella sua villa dall'impenetrabile parcoparco presso Grottaferrata. Spesso questo coupé si fermava invitando a salire un professore che veniva da Roma col tranvai dei Castelli, un giovane prete che insegnava lettere in alcune classi del ginnasio inferiore. Perché non tutti gl'insegnanti erano gesuiti a Mondragone; alcuni erano preti secolari, e altri, per le materie scientifiche,scientifiche, laici, tra i migliori professori dei ginnasi romani più in fama di buoni studi, come il Visconti, gl'istituti in cui era un impegno

(è stato 7 anni nel Collegium Tusculanuum (Mondragone) della Compagnia dal 1947 al 1953)

d'onore del collegio mandare agli esami di licenza i suoi migliori allievi e strapparvi le migliori graduatorie: nella Roma di allora, la Roma dell'amministrazione di Ernesto Nathan, della celebrazione massonica del XX Settembre, degli osti repubblicani, del Circolo Giordano Bruno in una squallida casuccia all'ombra delall'ombra del Vaticano, a Porta Angelica. Alla buona stagione, cominciando da certe giornate rigide e assolate di febbraio, era piacevole fare la strada della scuola a piedi, perdersi un poco nei prati e cercarvi le prime violette il cui profumo arrivava segreto tra l'odore delle foglie marcite e del legno fradicio del bosco. Oltre la pineta di Villa Parisi, che fiancheggiavafiancheggiava il viale dei lecci, un gruppo di cavalieri caracollava per la pista. Si pensava soltanto a questo: che essi non andavano a scuola. All'uscita dalla lezione, di là dalla pineta c'era una giovane donna sola, a cavallo. Bionda. La stagione era segnata mattina per mattina dai mille fenomeni del parco; il biancospino fiorito, lala bacca dei lauri matura, i cipressi rinverditi come di un musco, le pozze d'acqua gelate, gli improvvisi ciclamini, gli olivi della tenuta d'un più chiaro argento, le ghiande che si rompevano sotto i passi. E il giovane prete cui apriva lo sportello del coupé Muti-Bussi, col suo pastrano invernale, o il soprabito di alpagas, o il ferraiolo svolazzante e il cappello di pelo lustro. svolazzante e il cappello di pelo lustro. La villa magnifica, già soggiorno dei papi, dava l'impressione d'una città chiusa in un solo giro di mura, nel gusto delle antiche ville romane: il parco in un finto abbandono, un complesso agricolo di case coloniche e di campi, e le illusioni della natura tradotte in pietra, fontane, cascate, grotte, portici, terrazze; i migliorimigliori risultati dell'Arcadia come una vita urbana di continuo alle prese con la nostalgia di una natura sterilizzata e senza affanno. Arrivando, si sentivano i galli cantare da qualche casolare, e poi i rumori d'un quartiere di artigiani. Il collegio comprendeva nel suo complesso nobile e domestico, fuori del mondo, calzolai,calzolai, sarti. lavanderie, falegnami, fabbri, legatori di libri. Da quelle botteghe uscivano i libri di scuola degli allievi, legati tutti ugualmente in piena tela d'un rosso cardinalizio. Darmon stavamo insieme nella camerata dei Piccoli mentre Sabatini stava dai Piccolissimi, a me e a Darmon venne l’idea di divertirci facendo dei piani per andare in Spagna ma non pensavamo nemmeno di attuarli, insomma li facevamo così tanto per fare qualcosa di nuovo; poi, finito l’anno, non ci si pensò più.... Noi esterni portavamo i libri foderati in carta

Da: Uomini per gli altridi P.Vito Bondani S.I

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Edizione n.° 28 - giugno 2014

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canepina, e sedevamo all'ultimo banco. Come certe opere scritte con una raffinata esperienza sociale e che sono incomprensibili a chi non abbia vissuto e sofferto le regole e le convenzioni d'una società, per esempio i romanzi di Stendhal, così era per un ragazzo ignaro Mondragone. Solo più tardi questo ragazzoragazzo ignaro capiva che i suoi compagni, veduti dall'ultimo banco più alto, portavano i nomi delle maggiori casate di tutte le regioni italiane e che basterebbe ricordare ora perché si apra una prospettiva storica; o perché evochino la nuova borghesia ricca del principio del secolo, da Palermo a Napoli e da Torino a Venezia; oo il mondo della cultura, come il nome di Antici-Mattei con le sue suggestioni leopardiane. I ragazzi della grossa borghesia imparavano i modi del bel mondo più dai loro compagni aristocratici che dai padri gesuiti, naturalmente. Era la Oxford italiana. I loro predecessori, fatti uomini e nel mondo, avevano lasciatolasciato le loro fotografie di collegiali, formato visita, nel grande salone delle cerimonie, il salone degli Svizzeri; visti di un'epoca, mescolati alla storia di quel decennio del secolo, e che ho riveduto in parte nella mostra fotografica di Roma ottocentesca a palazzo Braschi: un costume, un atteggiamento, una responsabilitàresponsabilità di classe dirigente. La dignità e il rispetto verso se stessi delle vecchie fotografie. Girando poi per il mondo, incontrai qualcuno di quei ragazzi, qualcuno di quei nomi affiorava nel mondo diplomatico, nei resoconti di corte, nell'anticamera pontificia, nella diplomazia delle nazioni cattoliche. Stando a Parigi nel 1919, leggevoleggevo una mattina nel giornale che nell'albergo di fronte si era ucciso un giovane, figlio di un diplomatico straniero a Roma, che io ricordavo sullo stesso banco col suo italiano incerto e il chiaro viso di chi comincia la vita. Su quei banchi, i più bravi portavano un senso di tradizione familiare e di dimestichezza con la culturacultura come di cosa propria. I meno diligenti, una superiorità, eredi di un'epoca in cui l'arte aveva lavorato per esaltarli o lusingarli. In quel castello donde partiva un viale di cipressi dritto che qualcuno aveva progettato dovesse arrivare fino a Roma, i padri gesuiti pareva avessero lunghe propaggini e rapporti. II padre Vitelleschi, della famiglia di Tarquinia dove il palazzo oggi museo porta il suo nome, scriveva odi barbare al modo di Carducci, ma ribattezzateribattezzate di un senso cristiano e cattolico; per la mente di un ragazzo che leggeva Carducci, era curioso decifrare quel mondo paganeggiante tradotto dal gesuita in formule pie, e quasi convertito, Vitelleschi dirigeva l'istituto. Il padre Rocci, un grecista morto due

anni fa più che ottantenne, era il preside. Fu un fatto singolare che un giorno egli mi chiamasse nel suo studio per rendersi conto del ragazzo che potevo essere. Pochi giorni dopo, esposto sotto il portico di Flaminio Ponzio, era il decreto della mia espulsione dall'istituto firmato da lui. Leggevo, ho detto, Carducci. Me lo aveva vedutoveduto sotto il banco un ragazzo che è oggi un principe romano. Se lo fece prestare. Evidentemente gli fu trovato. Conteneva l'Inno a Satana che io non capivo e che non era di mio particolare gusto, ma c'era. E tanto bastava. L'edizione era di quelle popolari dello Zanichelli, col viso plebeo del poeta maremmanomaremmano tra un ramo d'alloro e un incudine sullo sfondo d'una veduta del Foro Romano. I caratteri elzeviri, nuovi e profani per chi conosceva soltanto i caratteri tondi dei libri di scuola, e quelle poesie intere invece dei frammenti riportati dai manuali di metrica dello stesso Rocci, furono tra le prime ebbrezze delle mia vita e mi perdettero. mia vita e mi perdettero. L'arrivo mattutino a Mondragone offriva altri incontri. Si incontrava il padre Genocchi, che andava e tornava da Frascati pel suo ufficio di confessore e di predicatore degli esercizi spirituali in qualche comunità religiosa; alto, forse sui sessanta anni, e vigoroso. E il padre Macinai, grecista come il suo discepolo e confratelloconfratello Rocci, il quale conduceva una lotta contro la massoneria con la pubblicazione di documenti e inchieste e rivelazioni, in libri coi titoli in colore verde, il colore del «serpente verde», come era detta la massoneria. L'anticlericalismo romano arrivava a Frascati, e a Frascati si stampava L'Asino, il giornale di Podrecca.Podrecca. Il clero vi aveva la sua dimora estiva: i giovani dei seminari sudamericani vi andavano a trascorrere le vacanze nei conventi sui colli, i missionari della scuola in corso Rinascimento a Roma andavano nel convento dei francescani sopra villa Falconieri dove era vissuto al suo ritorno dall'Africa il cardinal Massaia, 1'Abuna Messias degli abissini: Le gite turbolente ai Castelli, le liti a volte sanguinose durante le elezioni, i repubblicani con la cravatta nera svolazzante, i bevitori che venivano a saziarsi di svolazzante, i bevitori che venivano a saziarsi di vino nelle case dove era uso servirlo a tavola negli annaffiatoi da giardino, le ville patrizie, una decina, con le loro fontane, cascate, giuochi d'acqua, labirinti di mortella, alti prelati e cocchi padronali, questo era allora Frascati con la sua luce settentrionale, la sua vegetazione di montagnamontagna e le vigne digradanti sui colli a solatìo tra cui sorgevano ruderi romani.

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Il Mondragone

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Il giorno della premiazione a Mondragone farebbe oggi la delizia di più d'un giornale pettegolo e di un esercito di fotografi. Coi cocchi e i primi modelli di automobili, arrivavano da Roma, i parenti degli alunni, cioè l'aristocrazia romana e italiana, le donne piú famose, quelle i cui nomi si leggevano nei resoconti della caccia allaalla volpe e per cui D'Annunzio aveva sparso molto del suo inchiostro di cronista mondano. Un padre gesuita che pareva avesse l'incarico dei rapporti con la mondanità, con un paio di occhiali turchini, riceveva l'elegante adunata; e i grandi cappelli piumati, il fruscio delle vesti, i profumi, il chiacchiericcio mondano riempivano lala sala severa su cui troneggiava il cardinale in titolo della diocesi. Su una tribuna, uno dei migliori allievi leggeva una prolusione su un quesito letterario, come per esempio: «Annibal Caro e il suo soggiorno nelle ville romane»; ci sentiva la mano del professore che l'aveva riveduta. In un’altra circostanza quel pubblico facevafaceva la sua apparizione, ed era di carnevale, quando il teatro del collegio inscenava commedie e melodrammi adattati da Goldoni, Cimarosa, Paisiello, con costumi che nel ricordo mi paiono sfarzosi. Un noto mettiscena veniva da Roma. Le commedie e i melodrammi erano a protagonisti soltanto maschili, come sempre nei collegi.collegi. Ma il personaggio femminile pareva, alla mente adolescente, ridere sommessamente sotto la castigatissima superficie. Quel poco di greco e di latino appreso a quella scuola, mi bastò, posso dire, fino agli anni dell'università. L'insegnamento era l'opposto di quello che si pratica oggi: non tendeva a formare già nella scuola giovani infarinati di cultura generale, con una somma di notizie più o meno imprecise e senza esperienza. Al contrario, se ne uscivausciva privi di nozioni generali ma abbastanza forniti di una: ed era il metodo per accostarsi alla cultura. Si trattava di un esercizio paziente e ostinato intorno a fatti grammaticali, sintattici, logici, assai simile allo studio del pianoforte, un esercizio della memoria e non dei riassunti, senza una sola preoccupazione estetica, senza cioècioè quel vago dire «bello bello» che formò poi la preparazione dominante delle scuole italiane. Mi pare fosse importante per quell'insegnamento mettere nella mente dell'alunno la misura stessa della bellezza antica, e quindi la sua moralità. La fantasia della prima età compiva poi da sé l'operazione di creare un'aura intorno a un brano latinolatino o greco mandati a mente. Negli anni seguenti, quei brani ritornati alla memoria si sarebbero arricchiti di sempre nuovi sensi, secondo la cultura e l'esperienza che si

acquistava a mano a mano. Era la scuola umanistica nella sua pratica tradizionale, per gente che alla cultura, si presumeva, si sarebbe dedicata, per cui avrebbe avuto tempo, senza un tornaconto e un utile immediati. La chiave della cultura per una classe dirigente sicura del suo avvicendamento e della sua successione. “La classe dirigente di domani», diceva nel suo fervorino del primo giorno di scuola il professore, rivolgendosi ai primi banchi, e in questo atteggiamento poteva ricordare l’abate settecentescosettecentesco ai piedi della società dominante. Poi il mondo mutò, classe dirigente venne fuori sempre meno da quella; ma nuove forze che sca-turivano dalla guerra e dai rivolgimenti politici e sociali. È questa la ragione per cui si è detto Mondragone avrebbe chiuso i suoi cancelli. Seguendo i tempi, i gesuiti cercano in quelle cat-egorie di ogni provenienza sociale «la classe dirigente di domani».

CORRADO ALVARO(esterno dal 1905)

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Edizione n.° 28 - giugno 2014

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disegno della C.ssa Avogadro di Collobiano – Francesco (ultimo a destra) in cima al TuscoloFrancesco Borgia

Nacque a Londra dal Conte Camillo e dalla Contessa Pia Alix, nata Winzer, il 23 ottobre 1923. Nell’ottobre del 1934 entrò nel Collegio Mondragone, dove frequentò il secondo anno di Ginnasio;

all’apertura delle scuole 1936-37 si trovava nel quarto. E a Mondragone il giorno 28 novembre 1936 chiuse la sua esistenza terrena. Aveva vissuto 13 anni, un mese e 5 giorni. (E(E’ sepolto insieme ad alcuni Padri Gesuiti in una cappella a Mondragone)

Un altro giovanetto di appena 13 anni prese il volo verso cielo dal Collegio di Mondragone. Fu il 28 novembre 1936 il giorno nel quale FRANCESCO BORGIA morì santamente dopo una vita breve ma piena di bontà trascorsa nella innocenza e nell'adempimento quotidiano del proprio dovere. Devotissimo del Sacro Cuore di Gesù sapeva offrire a Lui i sacrifici che la vita di collegio imponeva. Soprattutto durante l'ultima malattia nel dolore quando le sofferenze si acuivano egli ripeteva: «Sacro Cuore di Gesù confido in voi». Ricevé l'Eucarestia più volte e con pietà e vivo desiderio l’olio degli infermi. Un santo giovanettogiovanetto non poteva morire se non coi segni di pietà che Francesco mostrava. Fu sepolto nella tomba dei Padri di Mondragone. Nei ricordi dei compagni si scoprono piccoli e grandi atti di virtù che Francesco sapeva fare. Enzo Pantò entrò in collegio nel 1932) scrive di avere imparato da lui a servire la messa. Desiderava servireservire la messa ogni giorno e al R.P. Rettore scrisse: «Non mi chiama più quest'anno per servire la S. Messa? Io sarei molto contento di poterlo fare. Suo Francesco Borgia». Per tornare poi alla devozione che nutriva verso il S. Cuore di Gesù ecco quello che scrive Vieri Morelli de Pazzi (entrato in collegio nel 1934): «Francesco«Francesco nel giorno del battesimo fu con-sacrato solennemente al S. Cuore e in questa devozione si segnalò sempre specialmente dopo la consacrazione (al medesimo Sacratissimo

Cuore) della nostra camerata. Francesco Borgia era con noi: fu subito fra quelli che si distinsero con zelo ardente in questa devozione. Ogni sera era fedele alla pratica dei nove uffici ed era sempre tra i primi ad alzare la mano per andare in cappella per questo omaggio al Sacro Cuore. A proposito delle vacanze non lasciò mai le sue pratichepratiche devote al S. Cuore di Gesù: in una lettera che scrisse al prefetto dice testualmente così: “Tutte le mattine vado nella cappellina a pregare il S. Cuore per me, per i miei genitori, per il Rettore e per lei». Ma dove apparve la sua devozione al S. Cuore fu nell'ultima malattia in cui ebbe da Gesù la ricompensa che egli ha promessopromesso a coloro che sono zelanti nella devozione al suo Divin Cuore. Borgia infatti in mezzo ai dolori non piccoli che soffriva ripeteva sempre «Sacro Cuore di Gesù confido in Voi» e specialmente quando i dolori divenivano più forti egli ripeteva più spesso questa giaculatoria. L'infermiere notò questo e unun giorno disse al Prefetto: « Quanto più soffre tanto più dice una preghiera che è sempre la stessa». “E qual'è Francesco? », domandò il Padre al ragazzo. “È la nostra giaculatoria Padre, S. Cuore di Gesù confido in Voi ». Aveva una bella immagine del S. Cuore di fronte al suo letto e un giorno che il Padre gli suggeriva di offrire tutto al Signore rispose: «Io Padre non ho paura di niente perché ho il Sacro Cuore vicino a me». «E tutti i tuoi dolori a chi e per chi li offri?». «Al S. Cuore per la camerata

L’ultimo erede della famiglia BorgiaRicerca di Vittorio Spadorcia

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Il Mondragone

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Camerata dei Piccoli 1934-35 Prefetto Padre Carbotti

nostra». Fino a pochi momenti prima della morte ripeté la sua giaculatoria ma poi non ricordandola più domandò al P. Ministro come fosse quella giaculatoria e quasi subito dopo che il P. Ministro gliel'ebbe sussurrata all'orecchio spirò placidamente. Questa devozione al SS. Cuore di Gesù profonda e sentita era ispirata a a tutti della camerata dal Prefetto P. Rotondi (1936-39) e dallo zelante P. Spirituale Dino Dini (1936-37; 1948-49), che incoraggiava e Prefetti e alunni di tutte le camerate a praticarla e a viverla. Quanta impressione facesse nell'animo di tutti i Padri e alunni la vita breve e la morte santa di Francesco Borgia lo dimostrano le parole del Preside Prof. P.Paolo Chiti (1937-1950) il giorno della premiazione: «Ma appunto perché festa

IIª Ginnasiale 1934/35:Accorsi Lino, Auricchio Giuseppe, Barbera Riccardo, Bilancioni Giulio, Borgia Francesco, Borgioli Fernando, Bosco Antonio, Capece Minutolo Gerardo, Cardinale Mario, Ciluzzi Raffaele, Fiorelli Enrico, Foglia Manzillo Salvatore, Koch Marcello, Minunni Lucio, PantòVincenzo, Perucchetti Giorgio, Piredda Camillo, Priolo Angelo, Remiddi Giorgio, Roesler Franz Enrico, Sperco Guglielmo, Spinelli Barrile Filippo, Tuccillo Vincenzo.

della scuola e però del dovere e del lavoro questa solennità riveste un carattere quasi sacro: ecco perché noi sentiamo di poterla celebrare in letizia di spirito e di cuore nonostante che gli animi nostri siano ancora tutti sotto la impressione dolorosa per le recente gravissima perdita di uno fra i migliori dei nostri alunni, che unun morbo inesorabile ha strappato al nostro affetto e alla nostra ammirazione. La morte santa e invidiabile di Francesco Borgia. La luce della fede che sola può darci parole non menzognere di conforto ci assicura che il caro compagno non è del tutto assente da questa nostra festa, ma vi guarda e si compiace cari giovani divenuto a sua voltavolta comprensore di una gioia ineffabile di un trionfo senza fine...» (Da Il Mondragone, 28 Dic. 1937).

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Edizione n.° 28 - giugno 2014

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Gonfaloniere e Capitano generale della Chiesa. Cesare fu aiutato particolarmente dal padre, soprattutto con denari e intrighi, nel suo proposito di creare un vasto dominio assoggettato ai Borgia. Alla discesa in Italia di Carlo VIII, Alessandro VI chiese aiuto a Venezia e persino ai Turchi, ma inviso ai principi e al popolopopolo romano, aprì, in odio a loro, le porte della città eterna ai Francesi. Si alleò poi con Venezia, Milano, la Spagna e l'impero per combatterli(1495). Il papa morì nel 1503, improvvisamente forse a causa della malaria. Tra i figli di Alessandro, Cesare e Lucrezia ebbero gran fama, ricordati sia dalla storia sia in letteratura. letteratura.

Valentinois, rinunziò al cardinalato per meglio attuare il su sogno malato di un regno nell'Italia centro-settentrionale. Spregiudicato, crudele, intuitivo e geniale, costituì a questo scopo tra il 1499 e il 1501, un vasto possesso nelle Romagne e nel 1502 iniziò la penetrazione nell'Italia centrale, mettendo in pericolo la stessa Firenze. MaMa la morte del padre e l'elezione di Giuliano della Rovere, nemico acerrimo dei Borgia, furono da impedimento a tutti i suoi disegni politici e lo stato creato in Romagna si disgregò, sotto i colpi dei Veneziani. La figura di Cesare Borgia fu esaltata nell'opera letteraria di Niccolò Machiavelli del 1513, il Principe, dove vi è la celebrecelebre frase: "il fine giustifica i mezzi". Questo stava a significare che qualsiasi azione compiuta dal Principe, cioè dall'uomo che deteneva potere e comando, anche se in contrasto con le leggi della morale veniva sempre giustificata, e secondo Machiavelli, Cesare incarnava parecchie virtù e qualità che ogni condottiero dell'epoca doveva possedere. ogni condottiero dell'epoca doveva possedere.

La famiglia Borgia ha origini spagnole, per la precisione proveniva da Jativa (Valencia), trapiantata poi in Italia all'inizio del XV sec., ebbe grande fama, potere e la sua storia è legata all'ascensione al trono pontificio di due dei suoi membri: Callisto III (1455-58) e Alessandro VI (1492-1503).

Alessandro VI, ovvero Rodrigo Borgia, grazie a dei sotterfugi di palazzo, fu favorito nell'elezione da Ascanio Sforza e da Ludovico il Moro, signore di Milano. Alessandro VI governò inizialmente malgrado la sua scandalosa condotta privata, con giustizia e autorità ma ben presto indulse ad un eccessivo nepotismo investendoinvestendo i suoi figli tutti illegittimi, avuti da innumerevoli relazioni ( la più celebri sono quelle con Vannozza Cattanei e Giulia Farnese), di feudi e di cariche onorifiche.

Suo figlio Cesare Borgia detto il Valentino, fu ordinato vescovo a soli 16 anni e Giovanni fu nominato Duca di Gandia, Cesare duca di

Cesare Borgia

Lucrezia Borgia

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Il Mondragone

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Alessandro VI°

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Lucrezia, dalla bellezza eterea e raffinata, tristemente famosa per la sua condotta morale, fu accusata di incesto, di adulterio e veneficio ma, forse, in parte a torto. Fu moglie prima di Giovanni Sforza, poi di Alfonso d'Aragona, figlio illegittimo del re di Napoli Alfonso II e anche di Alfonso d'Este duca di Ferrara. FuFu molto colta e protettrice di lettere ed arti. In un celebre affresco del Pinturicchio negli appartamenti privati di Papa Giulio II in Vaticano, è rappresentata tutta la famiglia Borgia, una delle più discusse e controverse della storia, protagonista di romanzi, film e bellissime fiction, responsabile di un'età di terribileterribile decadenza morale. Luci ed ombre investono la famiglia Borgia, da sempre in bilico tra santità e perversione, in un'epoca segnata da grandi scoperte geografiche, importanti fermenti artistici e culturali e corruzione politica e dei costumi.. Epilogo della saga dei Borgia fu la misteriosa morte del pontefice, a pranzo con altri commensali tra cui lo stesso Cesare che finirono intossicati, che si disse provocata dal suo stesso veleno. Dopo la morte di Alessandro VI, iniziò la decadenza della famiglia e molti dei suoi membri tornarono in Spagna.

Gli scandali del papato ai tempi di Alessandro VI e dei suoi successori fecero maturare il malcontento e il desiderio di riforma negli ambienti più conservatori dell'Europa del nord, sfocianti di lì a poco nelle tesi luterane. Del ramo spagnolo dei Borgia furono i cardinali Juan Borgia e Pedro Luis Borgia. In seguito un pronipote di Alessandro VI, Francesco Borgia (1510-1572), divenne Generale dei Gesuiti e fu poi proclamato santo.

Edizione n.° 28 - giugno 2014

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Prospero di Paliano Colonna

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Stemma della famiglia Colonna

Palazzo Colonna in una raffigurazione del 1748, storica dimora romana della famiglia

Prospero di Paliano Colonna - sindaco di Roma dal 1899 al 1904 e dal 1914 al 1919II° Presidente della Associazione EX Alunni Mondragone da 1929 al 1937

( entrato in Collegio nel 1866 )

Da Wikipedia

Antica famiglia patrizia romana - tra le più antiche documentate dell'Urbe - la famiglia Colonna fu una delle famiglie più potenti e influenti di Roma e d'Italia nel Medioevo, alla quale donò alcuni dei più illustri condottieri. Uno dei motti della famiglia è Mole sua stat ("sta fermo sul suo peso", "sta fermo sulla sua grandezza").grandezza").

Don Prospero Colonna (Napoli, 18.giugno 1858 – Roma, 16 settembre 1937) è stato un politico italiano, Duca di Rignano e Principe di Sonnino. Fu Sindaco di Roma due volte, la prima nel periodo dicembre 1899 - ottobre 1904 e la seconda, durante la prima guerra mondiale, nel periodo luglio 1914 - giugno 1919

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Martino V, nonché una schiera di 36 cardinali, tra cui il primo, Giovanni Colonna eletto nel 1192. Una tradizione ci ricorda che gli stessi Asburgo d'Austria pretendessero di discendere da un Colonna fuggito da Roma. La famiglia a metà del XIII secolo possedeva a Roma il Mausoleo di Augusto ed il monte Citorio, mentre fuorifuori Roma possedeva molti castelli: Colonna, Palestrina, Zagarolo, Capranica,Pietraporzia. Un certo "Petrus", figlio di Gregorio II Conte di Tuscolo, è il primo dei Colonna di cui si ha conoscenza storica; nel 1064, dopo la morte di Gregorio, Pietro assumendo l'appellativo "de Columna" dandone il nome alla famiglia. Difficile, data la scarsità di fonti, definire con sicurezza la diretta parentela tra Pietro "de"de Columna" e Gregorio II, anche se l'allodio di un castrum tanto vicino alla città di Tuscolo e il possesso di metà della città stessa sembra essere prova piuttosto sicura di un profondo legame agnatizio tra i due. Da quest'epoca, la famiglia iniziò a crescere in potenza, soprattutto, perché alcuni dei suoi membri divennero cardinali: fra essi Giovanni, cardinale di Santa Prisca nel 1193 e cardinale vescovo di Sabina nel 1205, protettore di Francesco d'Assisi. Un altro Giovanni fu cardinale di Santa Prassede dal 1212 e, proprio concon quest'ultimo, che favoriva i ghibellini, iniziarono le ostilità contro gli Orsini, ferventi guelfi. Le lotte continuarono con Ottone Colonna, senatore di Roma (1279-1280) e con il figlio di costui, Pietro, anch'egli creato cardinale nel 1288 da Niccolò IV. Un terzo Giovanni, nipote del cardinale di Santa Prassede, studiò a Parigi, fu domenicano, arcivescovo di Messina (1255) e vicario di Roma (1262); accompagnò come legatolegato l'esercito di Luigi IX in Egitto, dove, catturato dai Saraceni, fu da loro liberato per il suo coraggio.

Alludendo allo stemma l'Ariosto ebbe a scrivere: "La gran colonna del nome romano".

Le sue origini vengono addirittura fatte tradizionalmente risalire alla Gens Iulia essendo essa un ramo della potente famiglia dei Teofilatti di Roma (o Conti di Tuscolo). Il primo membro accertato della dinastia discendente dalla Gens Anicia fu il potentissimo Senator romano Teofilatto detto Gloriosissimo Dux, membro deglidegli Optimates Romani, Judex Palatinus, Magister Militum, Sacri Palatii Vestararius forse figlio di Gregorio Nomenclator e Apocrisario della Corte Pontificia, che ebbe una parte di rilievo nelle vicende legate a Papa Giovanni VIII e al partito Formosiano. Fu signore di Monterotondo, Poli, Anticoli Corrado, Guadagnolo, Rocca di Nitro, Rocca dei.Sorci, Saracinesco, Segni, Valmontone, Alatri, Guarcino, Collepardo, Soriano, Paliano, Sora, Celano eSonnino: alcuni di questi feudi appartengono tuttora ai discendenti di Teofilatto. La famiglia de Conti di Tuscolo generò ben 5 ponteficipontefici e annovera oltre che a Teofilatto e la moglie Teodora la celeberrima figlia Marozia, al tempo la donna più potente della penisola, che per cupidigia instaurò in Roma quel regime detto pornocrazia di cui essa fu l'artefice, per assoggettare a sé l'intera penisola, riuscendoci per due decenni grazie alla sua politica matrimoniale,matrimoniale, che la portò ad essere concubina di papi e moglie di re, tra cui Alberico duca di Spoleto e Camerino, il marchese Guido di Toscana e il conte Ugo di Provenza, poi re d'Italia. Le origini dei Colonna attraverso i Conti di Tuscolo giungerebbero sino alle Gens Julia quindi conseguentemente sino agli Eneidi. Nella genealogia fatta stilare nel Magna Familia Colonna dal cardinale Gerolamo Colonna, patriarca di Venezia, tra gli stipiti della famiglia compaiono Gaio Mario e Giulio Cesare perper poi risalire da lì alla Gens Romilia e conseguentemente ad Enea, figlio di Anchise e di Venere. È noto il celebre incontro tra Napoleone e il Principe Colonna avvenuto a Parigi, in cui l'imperatore, incuriosito dalla storia della famiglia (da cui per altro esso vantava di discendere attraverso la propria bisnonna), chiese al principe notizie intorno alla veridicità della leggenda: questi gli rispose sorridendo che cosìcosì voleva la tradizione romana da 1800 anni. Secondo una tradizione non verificata, il loro nome deriverebbe dalla colonna Traiana, presso la quale i Colonna avrebbero avuto la loro dimora avita. In realtà, il loro nome deriva da un loro possedimento: il castello del paese Colonna, situato sui Colli Albani, che la famiglia possedeva fin dall'inizio dell'XI secolo.possedeva fin dall'inizio dell'XI secolo. Tra gli stipiti accertarti ricordiamo il citato Alberico di Spoleto duca di Spoleto e marchese di Camerino, marito di Marozia. Col cognome Colonna, la famiglia vanta il pontefice

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Edizione n.° 28 - giugno 2014

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L'episodio attraverso il quale i Colonna sono universalmente noti è lo scontro che, tra il 1296 e il 1303, li contrappone a papa Bonifacio VIII. Il tentativo da parte del pontefice, al secolo Benedetto Caetani, di far emergere la propria famiglia passava necessariamente attraverso l'acquisizione di terre e titoli nel territorio basso lazialelaziale al fine di creare un nucleo forte e coeso di possedimenti intorno la città di Anagni (luogo di origine della famiglia). I modi alteri e a volte violenti tramite i quali l'allora cardinale Benedetto eseguì queste acquisizioni lo portano ad inimicarsi un gran numero di famiglie dell'aristocrazia rurale della Campagna; in breve ii Caetani riescono, nel giro di pochi anni, ad emergere vistosamente tra le famiglie laziali e a costituire un elemento pericoloso per le consorterie familiari prima fra tutte, ovviamente, i Colonna che hanno in Palestrina il centro del loro potere territorialeLa famiglia Colonna è stato suddiviso in diversi rami. Tra questi, il ramo dei Duchi di Paliano, in vigore dal XV secolo e che comprendevano: Paliano Marcantonio II, viceré di Sicilia (1535 - 1584), con il quale la carica di Gran Conestabile del Regno di Napoli divenne ereditaria, Prospero Colonna, l'ammiraglio della flottaflotta pontificia in Tunisia (1573) e altri dirigenti sono stati presentati da Arms (Marcantonio V) o di scienze (Fabio Colonna) o come principi della Chiesa.

Gran Galleria Palazzo Colonna

Sala della Colonna Bellica

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Il Mondragone

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Da Wikipedia

Villa Mondragone è una delle dodici Ville Tuscolane realizzate dalla nobiltà papale nel XVI secolo in agro di Frascati, attualmente situata nel territorio del comune di Monte Porzio Catone, nei Castelli Romani, posta su di una collina a 416 m sul mare a circa 20 km a sud-est di Roma vicino all'antica città di Tusculum. I lavori di costruzione che comprendono l'ampliamento della preesistente Villa Vecchia prendono il via nel 1567 per volere del cardinale Marco Sittico Altemps, che commissionò il progetto a Martino Longhi il vecchio, su delle strutture di una antica villa romana appartenuta ai consoli Quintili. I lavori termineranno nelnel 1573, subito dopo si insidierà il cardinale Ugo Boncompagni poi divenuto papa Gregorio.

Nel 1626 con Papa Urbano VIII la residenza papale estiva passò da Villa Mondragone a quella di Castel Gandolfo

Il Papa Gregorio XIII usò la villa regolarmente come residenza, qui nel 1582 promulgò la bolla papale "Inter gravissimas" che diede avvio alla riforma del calendario oggi in uso, il Calendario Gregoriano, dal nome del papa Gregorio. Questo papa aveva come stemma araldico un drago, da cui prese il nome la villa, Mon-dragon-e.Mon-dragon-e. Villa Mondragone ebbe il suo massimo splendore durante l'epoca della famiglia Borghese, con il Cardinale Scipione Borghese ed il Papa Paolo V.

Dal 1626 il Papa Urbano VIII decise di lasciare Villa Mondragone in favore della residenza papale di Castel Gandolfo. Nel 1858 la scrittrice George Sand fu ospite della villa, trovandovi una speciale ambientazione che riportò nel suo romanzo La Daniella. Nel 1865 la villa venne donata ai Gesuiti dal principe Marcantonio V Borghese, divenendo la sede estera del collegio Ghislieri e successivamente si inaugurò il Collegio di Mondragone, un convitto per i figli delle classi sociali più elevate. Nel 1912 W.M. Voynich acquistò qui dai Gesuiti il famoso Manoscritto Voynich. Durante la seconda guerra mondiale il collegio fu trasformato in rifugio per sfollati e nel 1953 il Collegio dei Gesuiti fu chiuso. Nel 1981 la Villa fu venduta dai Gesuiti alla Università degli studi di Roma "Tor Vergata".

Papa Paolo V

Papa Clemente VIII

Papa Gregorio XIII

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Edizione n.° 28 - giugno 2014

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Una testimonianza per occultarsi in caso di pericolo di requisizione. Il terzo periodo va dal 21 gennaio al 4 giugno 1944. Il 22 gennaio altro bombardamento sulla infelice Frascati. I superstiti ritornano a centinaia. Sono 400. Sono 500. Si mette un cartello alla porta del Collegio che non se ne possono accettare altri. La processione continua e anche l'accettazione non viene meno. Ormai sono più di 900. Padri e alunni del Collegio si dannodanno da fare per aiutare tutti. sistemare tutti. Anche gli alunni perché il collegio non fu chiuso durante la guerra e un piccolo gruppo di convittori fu compagno dei Padri nella buona e cattiva sorte. I più grandi aiutarono i Padri nel sistemare gli sfollati. E’ doveroso ricordarli questi convittori che allo studio unirono ore di lavoro materiale a beneficio di quella povera gente: Bartolomeo e Giacomo Attolico, Felice Costanzo, Franco e Luciano Delmirani. Federico Froelichsthal, Paolo Federici, Fernando Fuyani. Alessio Kralj. EnricoEnrico Giacobazzi, Jack Sereggi, Fiorello e Nando Silla

Da: UOMINI PER GLI ALTRI di P.Vito Bondani S.I.

Purtroppo la vita dell'Istituto fu interrotta nel suo fiorire dalla seconda guerra mondiale. Mondragone e Frascati come tante altri parti d'Italia si trovarono proprio in mezzo alla tormenta. Frascati fu bombardata ed ebbe distruzione e morti in gran numero. Fu bombardata più volte e il triste esodo dei Frascatani, dei superstiti verso il Collegio di Mondragone si può dividere in tre periodi. Il primo periodo va dall’otto settembre 1943 al ventuno dello stesso mese. Son centinaia che chiedono asilo e vengono accolti e sistemati nel migliore dei modi. Tornata una relativa calma tuttitutti ritornano a Frascati. II secondo periodo va dal 21 settembre al 21 gennaio 1944. È la volta di coloro che chiamati alle armi dal governo della Repubblica sociale italiana non vogliono esporsi a questa tremenda avventura, ma c'è la minaccia ai trasgressori di un processo secondo le leggi di guerra. Sono molti soldati e ufficiali dell'esercito nazionale disciolto e anche giovani appena chiamati la prima volta alle armi cheche chiedono asilo e vengono accettati. Viene stilato un regolamento di vita e un regolamento

Caro Vittorio, Ti invio queste foto in cui si vedono le persone che erano nascoste a Mondragone durante la guerra. Mio nonno Cesare Pavoncello con il cappello sulla sx.

Cari saluti, Celeste Pavoncello Piperno

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I proscrittiLa medaglia di “Giusto tra le Nazioni” è stata consegnata il 14 dicembre 2010 a Roma dall’Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, alla memoria di padre Raffaele de Ghantuz Cubbe. Il padre gesuita ha infatti salvato dallo sterminio anche tre bambini ebrei durante gli anni 1942-1947, dopo il 16 ottobre 1943, quando i nazisti fecero irruzione nel ghetto di Roma per deportare tutti gli ebrei, Graziano Sonnino insieme al fratello Mario ed al cugino Marco Pavoncello dopo aver cercato rifugio nella campagna romana riuscirono a mettersi in salvo nel Nobile Collegio di Mondragone presso Frascati dove furono ospitati finofino a guerra conclusa. Graziano Sonnino ha raccontato: «L’accoglienza di padre Cubbe ci salvò dalla Shoah e dalla follia nazista. E ci permise di vivere in modo quasi normale quel periodo difficile. Alla fine del guerra restammo al convitto per altri 4 anni. E’ stato padre Cubbe – ha aggiunto -, insieme con i suoi confratelli, padre Primo Renieri, padre Dante Marsecano, padre Alberto Parisi, padre Ulisse Floridi, padre Silvio Benassi e padre Umberto Zaccari, ad accoglierci sotto la loro protezione e a far sì che la furia omicida che si agitava sul capo degli ebrei non ci colpisse». Infatti padre Cubbe non soltanto nascose e protesse i piccoli, ma sisi dimostrò sempre rispettoso della loro identità ebraica consentendo loro di rispettare anche le proprie regole alimentari. Il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, era presente ed ha ricordato che suo padre stesso fu salvato da un sacerdote cattolico. Ha sottolineato che tra i Giusti riconosciuti dallo Yad vaShem ci sono 487 italiani.

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Edizione n.° 28 - giugno 2014

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Come nasce il Nobile Collegio e quando L’Associazione ExN.B. Questo testo è stato già pubblicato sul n° 22 –giugno 2011 de IL MONDRAGONE

2 febbraio 1865

L’idea prima della fondazione di Mondragone fu tutta del Principe Don Marcantonio Borghese, per suggerimento, si dice, sia della prima che della seconda consorte, Donna Guendalina Talbot e

Donna Teresa della Rocheforcault. Fu lui che nella sua splendida generosità di vero signore romano e cristiano, nell’estate del 1884, presentatosi al P. Alessandro Ponza di S. Martino, Provinciale dei Gesuiti in Roma “Allo scopo di riunire un numero di giovani in luogo ameno e salubre per essere educati dai Padri della Compag-nia di Gesù…”, metteva a disposizione il suo “castello di Mondragone” presso Frascati.

La proposta fu accolta ben volentieri dal P. Ponza, che forse nutriva in sé qualche disegno del genere, ed approvata in pieno dal Generale P. Pietro Bechx, e sopra tutto da Pio IX. In tal modo, eseguiti celermente i necessari lavori di restauro e di adattamento, il 2 febbraio 1965, festa della Candelora, il progetto del munifico Principe poté esser attuato coll’inizio del funzionamento del Collegio, con un gruppetto di cinque alunni, tre dei quali figli dello stesso Fondatore, Don Marcantonio Borghese. E la data del 2 febbraio e rimasta poi sempre cara nella storia di mondragone, considerata come il vero natale del Collegio. Ed era bello, in quella ricorrenza, vederevedere gli antichi alunni accorrere numerosi, anche di lontano, per ritrovarsi insieme in Cappella, nel refettorio, nel piazzale, per rivivere nostalgicamente, in dolce compagnia, almeno

Donna Guendalina Talbot Donna Teresa della RocheforcaultDon Marcantonio Borghese

P. Pietro Bechx Pio IXP. Alessandro Ponza di San Martino

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per poche ore, la serena vita degli anni migliori. Immancabili in questa circostanza, con molti e molti altri, l’avvocato Carlo Rocchi, da Roma, uno dei primi cinque del 2 febbraio 1865, il Sig. Nicola Santovetti, dalla vicina Grottaferrata, il Conte Augusto Cattaneo di S. Nicandro ed i fratelli Marchesi Augusto e Giuseppe Sanfelice di Monteforte da Napoli, il P. Domenico Palermo Lazzarini, dell’Università Gregoriana, il Principe Don Francesco Massimo, il primo presidente della Associazione degli Ex, quando fu costituita il

2 febbraio del 1922.

“La fondazione di questo Convitto incontrò l’aggradimento di tante famiglie facoltose, non solo di Roma, ma di tutta quasi l’Italia”, e l’Istituto, aperto con una convenzione della durata di due anni, rinnovabile però, e difatti rinnovata nel 1868, vide i suoi alunni aumentare notevolmente di anno in anno. I cinque del 2 febbraio 1865 nel 1866 erano gia 31; nel 1867 essi salirono a 50, nel 1868 a circa 80, fino a raggiungere assai presto il centinaio; il qual numero poi si mantenne costante per un certo tempo, salvo le piccole oscillazioni solite verifi-carsi da un anno all’altro.

Un balzo notevole si ebbe nell’immediato primo dopoguerra, intorno al 1920, quando la famiglia mondragoniana salì ad oltre 150 alunni, numero che poté sembrare eccessivo per le reali capacità della fondazione. Questo aumento pero dimostrava la stima che circondava il Collegio e la fiducia delle famiglie nell`opera educativa della istituzione. Testo di Padre Vito Bondani S.J. A Mondragone dal 1947 al 1953

I primi 5 Alunni del Collegio di Mondragone

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1865-2015PREPARIAMACI A FESTEGGIARE150 ANNI DALLA FONDAZIONE

DEL NOBILE COLLEGIO

Il Mondragone

Breve storia di Mondragone a cura di Vittorio Spadorcia

Il lungo abbandono che aveva risonanza silenziosa la grande villa degli Altemps per tanti anni, veniva rotto il 2 febbraio 1865 da una vita nuova che vi nasceva. Due Padri, un Maestro e grazie Coadiutori della Compagnia di Gesù prendevano possesso di Quelle mura per iniziare allo Studio delle Lettere, delle Scienze e delladella Buone maniere Cinque Giovani romani, il che dovevano essere l'avanguardia di una lunghissima schiera non più interrotta. Quale era stata fino a quel momento la storia di quelle mura? Chi aveva avuto l'ispirazione di costruire su quel colle così bella dimora? Permetteteci lettori carissimi di rispondervi brevemente a queste dovute domande che forse voi tutti vi sarete poste nel lungo e breve periodo passato in quello che da ben 150 anni è stato Il "Nostro Collegio". "Nostro Collegio". Il palazzo colossale, costituito dalla riunione armonica di tre costruzioni grandiose, si trova eretto sugli avanzi della villa dei Quintili, il che passò a Commodo, poi a Caracalla ed indi ad Emilio Macro Faustiniano; andando poi in abbandono e rovina seguendo la triste sorte della celebre città feudale di Tuscolo, distrutta dai Romani (Romani (1172-1191) .

Ma il destino non volle il che di tanto loco rima-nesse deserto. Infatti il munificientissimo Cardi-nale Marco Sittico Altemps per far pago il desiderio espressogli dal suo augusto amico Gregorio XIII (Boncompagni), che suo ambito ospite nella villa Tuscolana (Villa Vecchia), andando un giorno a passeggio lassù con lui, alla vista di quell'amenità insuperabile di luogo, ebbe a dire: "Oh Quanto starebbe bene qui una villa!" decise di costruirne una. In tre anni (1572-1575), la prima fabbrica i giardini e i viali alberati erano opera compiuta, su disegno dell'architetto Martino Longo. Il Cardinale dette alla villa il nome di Mondragone, a significare insieme l'altural'altura su cui sorse l'edificio e il mezzo drago araldico dei Boncompagni. La grande munificenza del Cardinale non fu paga di sì grande costruzione, perciò fece costruire su disegno del Vasanzio un altro edificio parallelo poco distante detto la Retirata. Nel 1613, infine, Mondragone fu venduta dal Duca Gian Angelo Altemps, insieme ad altri possedimenti, al Cardinale Scipione Borghese, nipote di Paolo V, il che allacciò con un grandioso terzo fabbricato i due già esistenti, arricchendo il tutto con opere d'arte meravigliose.

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Fino a questo momento la magnifica villa fu luogo di sollievo dei Papi, ma quando Urbano VIII stabilizza la dimora estiva papale di Castel Gandolfo (1626), essa non rimase deserta giacchè 'i Borghese, pur villeggiando nella villa sottostante, più moderna, usarono di Mondragone per i grandi ricevimenti e per ricevervi ospiti illustri.ricevervi ospiti illustri. Così alla fine del XVIII secolo Mondragone ebbe la vita piena di storia e di mondanità, ma con gli avvenimenti di Francia le cose mutarono per i Borghese; Essi non abitarono più tal quale loro palazzo che di conseguenza s'andò ricoprendo di muschio e le cui opere d'arte furono in massima parte asportate, tanto che nel 18281828 gli abitanti di Frascati al vedere passare per le vie della città loro un treno di carri carichi di

Il rapido crescere del numero dei convittori imporre il proseguimento di riparazioni, iniziate nel 1840 da Donna Guendalina Talbot, prima moglie del principe Marcantonio Borghese II, nelle Varie parti dei fabbricati. Ma, anche riparate, le mura non bastavano più. Durante il rettorato (1929-1934) del compianto Padre AristideAristide Delmirani, furono raddoppiate l'ala grande costruita dal Borghese, e l'ala del portale d'ingresso, in modo che il numero dei convittori poté salire in breve tempo a duecento.

Nuovi dormitori e studi spaziosi e luminosi furono sistemati fra le nuove mura e per la prima camerata, ovverossia per i grandi furono costruite 45 camerette a un letto. Al piano terreno nella grande sala da studio fu istallato un moderno ed attrezzatissimo cinema-teatro, dove i convittori nei giorni domenicali e festivi sisi riunivano per assistere a spettacoli cinematografici non solo, ma anche a spettacoli teatrali da essi stessi allestiti, recitati e diretti.

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ferro divelto dalle finestre della villa, insorsero ed un mezzo del Cardinale Pacca pregarono Leone XII che venisse infine sospesa quella vandalica teoria di asportazioni. E così fu, ma questo non era ancora un rinascere. Molti anni dovevano passare perchè l'odore di muffa sparisse. Don Marcantonio Borghese decise di destinare il grande edificio una fissa dimora di un collegio, tanto più che anch'egli aveva figlioli da fare istruire ed educare. Del provvido suo divisamento rese partecipepartecipe il P. Ponza di S. Martino, provinciale della Compagnia di Gesù; ed ogni accordo essendo stato raggiunto poté il giorno 2 febbraio 1865 vedersi istituito ed aperto il Collegio di Mondragone, che ebbe il 31 agosto dell'anno stesso l'augusta inaspettata visita di SS Pio IX.

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Compagnia di Gesù

Archivum Romanum Societatis Iesu

Il Mondragone

La Compagnia di Gesù (in latino Societas Iesu) è un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i membri di questo ordine di chierici regolari, detti gesuiti, pospongono al loro nome la sigla S.I. L'ordine venne fondato da Ignazio di Loyola che, con alcuni compagni, a Parigi nel 1534 fece voto di predicare in Terra Santa (progetto abban-donato nel 1537) e di porsi agli ordini del papa: il programma di Ignazio venne approvato da papa Paolo III con la bolla Regimini militantis ecclesiae (27 settembre 1540). Espulso da vari paesi europei nella seconda metà del XVIII secolo, l'ordine venne soppresso e dissolto da papa Clemente XIV

La soppressione della Compagnia di Gesù, avvenuta 1773 con il breve Dominus ac Redemptor Papa Clemente XIV, è stata preceduta da numerose espulsioni, inizio 1759. Il 3 settembre di quell'anno il re Giuseppe I del Portogallo, ispirato dal suo ministro Sebastião José de Carvalho (meglio conosciuto con il nomenome di Marchese di Pombal), ha emesso un decreto di condanna i gesuiti in esilio tutti i domini portoghesi. Ciò ha portato, oltre all'espulsione di circa ottocento membri della assistenza Portogallo in quel momento erano in madre patria, nove altri religiosi, i territori delle colonie, dovrebbe prendere la strada dell'esilio. TTra queste, la 122 collegio dei Gesuiti a Bahia (Brasile), che avrebbe lasciato la sua casa 19 aprile 1760. Il testo racconta la navigazione ha dovuto fare verso l'obiettivo previsto: lo Stato Pontificio.

Cattedrale di Bahia

Il 17 agosto 1773 (un giorno dopo la pubblicazione a Roma del decreto di soppressione della Compagnia), P. Generale Lorenzo Ricci doveva essere spostato dal Casa Professa del Gesù del vicino collegio inglese. Egli vi rimase fino al 23 settembre 1773. Dopo che è stato portato al carcere di Castel Sant'Angelo,Sant'Angelo, dove rimase due anni e due mesi, vale a dire, il resto della sua vita.

nel 1773 (la Compagnia sopravvisse però nei territori cattolici di Russia e, per un certo periodo, di Prussia, perché la zarina Caterina II e re Federico II non concessero l'exequatur al decreto papale di soppressione); fu ricostituito da papa Pio VII nel 1814. I gesuiti osservano il voto di totale obbedienza al papa e sono particolarmente impegnati nelle missioni e nell'educazione. Il 13 marzo 2013 è stato eletto papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio), il primo pontefice gesuita.

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Castel Sant’Angelo

Il preposito generale, padre Adolfo Nicolás S.J.

Edizione n.° 28 - giugno 2014

Nel 2014 i Gesuiti celebreranno il secondo centenario della Ricostituzione della Compagnia di Gesù, sancita dalla Bolla papale “Sollicitudo omnium ecclesiarum” di Papa Pio VII del 7 agosto 1814. In occasione dell’anno commemorativo, che ufficialmente comincia il 3 gennaio 2014, festa del Santissimo Nome di Gesù, e termina il 27 settembre, anniversario della approvazione della Compagnia nel 1540, il preposito generale, padre Adolfo Nicolás, ha inviato una lettera a tutti i Gesuiti, in cui ricorda che “in molte parti del mondo sono stati programmati studi approfonditi, pubblicazioni, incontri e conferenze accademiche per promuovere una

Lettera alla Compagnia per il 2014, anno della ricostruzione

Alcuni altri gesuiti Assistenti generali e sono stati imprigionati nello stesso luogo. Ricci morì il 24 novembre 1775. Poco dopo ha iniziato a circolare la sua Roma Protestatio , presto raggiunto una larga diffusione. Il testo ha incontrato molte ristampe. In entrambi si i nnocenza dell'ultimo Superiore Generale dell'ordine soppresso, e lo stesso gesuita ha affermato. Il testo è diventato oggetto di controversia tra i sostenitori della Società e dei suoi nemici, che ha negato la sua autenticità.

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più profonda conoscenza e comprensione delle complesse realtà della Soppressione e Ricostituzione della Compagnia”, tuttavia chiede anche che “nel corso del 2014 lo studio storico sia approfondito nella preghiera personale e comunitaria, nella riflessione e nel discernimento”, perché l’attenzione non sia focalizzatafocalizzata unicamente sul passato, ma questo sia compreso e apprezzato “in modo da poter procedere nel futuro”. Tra i temi di riflessione e di studio proposti, padre Nicolás indica quello della “Missione universale” con queste parole: “Una delle caratteristiche della Compagnia ricostituita fu il notevole spirito e attività missionaria.missionaria. Durante il generalato di padre Roothaan, il 19% dei 5.209 membri della Compagnia operavano al di fuori della Provincia nella quale erano entrati. Le origini di molte Province dell’Asia, Africa, America e Australia risalgono a quel periodo della Compagnia ricostituita. Quale potrebbe essere per noi oggi il significatosignificato di questo forte senso della missione universale nella Compagnia nuovamente ricostituita?”.

Nel testo, il superiore generale dei gesuiti ricorda che “in molte parti del mondo sono stati programmati studi approfonditi, pubblicazioni, incontri e conferenze accademiche per promuovere una più profonda conoscenza e comprensione delle complesse realtà della Soppressione e Ricostituzione della Compagnia”.Compagnia”. “Allo stesso tempo – prosegue padre Nicolás -, chiedo che nel corso del 2014 lo studio storico sia approfondito nella preghiera personale e comunitaria, nella riflessione e nel discernimento.” Tra i temi su cui riflettere, padre Nicolás indica la “missione universale”. “Una delle caratteristiche della Compagnia ricostituita - sottolinea il Preposito generale - fu il notevole spirito e attività missionaria. Durante il generalato di P. Roothaan, il 19% dei 5.209 membri della Compagnia operavano al di fuori della Provincia nella quale erano entrati.”della Provincia nella quale erano entrati.” “Le origini di molte Province dell'Asia, Africa, America e Australia risalgono a quel periodo della Compagnia ricostituita”, ricorda padre Nicolás. “Quale potrebbe essere per noi oggi il significato di questo forte senso della missione universale nella Compagnia nuovamente ricostituita?”. Parlando di una “pietra miliare nella nostra storia”, padre Nicolás conclude la sua lettera chiedendo ai singoli membri e alle comunità della Compagnia di rendere “umilmente grazie a Dio perché la nostra minima Compagnia

continua ad esistere anche oggi.” L’auspicio di padre Adolfo è che “nella Compagnia possiamo continuare a trovare una via a Dio nella spiritualità di S. Ignazio; che possiamo continuare a crescere con il sostegno e lo stimolo dei nostri fratelli nella comunità; che possiamo ancora sperimentare il privilegio e la gioia di servire la Chiesa e il mondo, specialmentespecialmente nei più bisognosi, attraverso i nostri ministeri.” “Prego - conclude padre Nicolás - affinché la nostra riconoscente commemorazione di questo 200° anniversario della Ricostituzione della Compagnia possa essere benedetto da una più profonda appropriazione del nostro stile di vita e un più creativo, generoso e gioioso impegno a offrire la nostra vita al servizio della maggior gloria di Dio.”gloria di Dio.”

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Il Mondragone

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Venerdi’ 23 maggio alla Libreria Feltrinelli (Galleria Colonna- Alberto Sordi) è stato presentato il romanzo: IL FIGLIO DEL NULLA del nostro Fabrizio Trecca in collegio dal 1950 al 1953.

FabrizioTrecca

"Il figlio del nulla" è una delicata storia d'amore ma anche di sesso, di tradimento, di gioia, di dolore, di viaggi a: Malta, Cipro, Roma, San Giovanni Rotondo. Racconta con il ritmo di un thriller la storia, ricca di colpi di scena e imprevisti, di una coppia ricca, bella, innamorata: Paolo, un affascinante imprenditore, e Arianna, una splendida donna, avvocato e di ottima famiglia. In apparenza, quest'amore si distrugge quando in lei scatta il desiderio senza limiti di maternità. A questo punto compare minacciosa sulla coppia l'ombra dell'infertilità. Un luminare scopre che la "colpa" è di Paolo, pertanto l'unica soluzione è una fecondazione eterologa,eterologa, cioè con il seme di un altro. La tecnica in Italia era vietata ( Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale il 4 aprile 2014 che ha dichiarato l'illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. La Consulta, in particolare, ha bocciato gli articoli 4, comma 3, 9, commi 1 e 3 e 12, comma 1, della legge 40) Arianna accetta questa soluzione, parte per sottoporsi al trattamento perché convinta che un figlio rafforzerà ancora di più il loro amore. Paolo non accetta e va via di casa. Arianna va all'estero. Da questo momentomomento inizia una vicenda drammatica e affascinante, condita di risvolti scientifici, ma anche imprevisti apparentemente senza soluzione. Alla fine l'amore vincerà o no? Chi leggerà "Il figlio del nulla" saprà come andrà a finire e, soprattutto, capirà cos'è la "qualità della vita". Prefazione di Roberto Gervaso.

Prof. Fabrizio Trecca, Prof. Renato Lauro: ex Rettore Università Tor Vergata, Prof.ssa Dina Nerozzi: Psichiatra, Prof.ssa Cristina Siciliano: Vice Presidente Armando Curcio Editore (che ha preceduto il convegno)

Il Prof. Fabrizio Trecca, Professore incaricato di chirurgia di Pronto Soccorso all'Università dell'Aquila e allievo del prof. Stefanini, è autore di ottanta pubblicazioni scientifiche. Capitano di fregata (M. D.) di complemento della Marina Militare, è anche soggettista di trasmissioni televisive

Prof. Fabrizio Monaco: Vice Direttore Scuola Specializzazione Endocrinologia Università di Chieti, Padre Tiziano Repetto S.J.: Sociologo, ha partecipato anche il Prof. Domenico Arduini: Prof. Ostetricia-Ginecologia all’Università di Chieti (ultimo(ultimo a destra il nostro Presidente Ferdinando Massimo)

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Edizione n.° 28 - giugno 2014

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INCONTRO IN PIZZERIA TRA EX

Hostaria “Er Buco” (19 dicembre 2013):Luigi Lajolo, Ludovico Valerj, Vincenzo Falzacappa, Enrico Prisco, Ferdinando Massimo,

Giuseppe Moroni Fiori, Fabio Valerj e… Vittorio Spadorcia (che ha scattato le foto)

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Il Mondragone

(in collegio dal 1951 al 1953)

Così Giovanni Sambucci ha commentato un link condiviso da Associazione Ex Alunni Nobile Collegio Mondragone su Facebook:

"Caro Vittorio! ricordi bellissimi ed indimenticabili! un caldo ringraziamento all´Ex

che ha avuto questa meravigliosa idea!!" Vi invito ad andare su Facebook: “Associazione Ex Alunni Nobile Collegio

Mondragone”(n.d.r.)

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Marcello Pahor (in collegio dal 1936 al 1943) ha commentato su Facebook:.

Marcello ha scritto: "la nebbia del passato ci avvolge sempre più e le continue e spietate assenze la infittiscono. Ma noi continuiamo a pensare con nostalgia ai compagni

allora giovani e ai padri prefetti e a Padre Cubbe, grande uomo. Ciao Vittorio."

Vengo a comunicarVi che mio padre Alfonso purtroppo è deceduto in data 22/06/2012. Insieme ai miei familiari mi scuso per il ritardo nel comunicarVi questo triste avvenimento. Papà era orgoglioso di essere stato un alunno del Nobile Collegio Mondragone ed era dispiaciuto negli ultimi anni di non aver potuto partecipare ai vostri incontri a causa della sua malattia. Conserverò un bellissimo ricordo di Voi come parte del pensiero di mio padre. Porgo insieme a mia madre e mio fratello i più cordiali saluti al Presidente e a tutta la Associazione. Distinti Saluti Enrico Maria Eupizi Brunamonti

PP.S.: Vi sarei estremamente riconoscente se trovando qualche foto o altro relative a mio padre ed alla sua permanenza a Mondragone poteste farmelo sapere.

Iª Ginnasiale (media)1939/40 Benini Luca – Bonaca Carlo† – Bonanni Marcello – Costa Giacomo – Curato Baldassarre – De Rose Bruno – Eupizi Brunamonti Alfonso† – Gagliani Salvatore – Haass Giovanni – Imperato Luigi – Manes Gravina Antonio – Mormino Francesco – Motolese Nicola – Paone Domenico – Perfetto Marcello – Pizzetti Marcello – Ruspoli Marcantonio – Saporiti Emilio – Sereggi Giacomo† – Silla Leonardo† – Solari Rinaldo – Villani Walter – Benini Pietro

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Comunicazione ex Alunno N.H. Alfonso Eupizi Brunamonti

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(in collegio dal 1939 al 1942)

Camerata dei Piccoli con Padre Giuntoli

Edizione n.° 28 - giugno 2014

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“I candelieri”disegnati da Giuseppe Brugo (?)sull’altare di Mater Pietatis

Riceviamo dal Gen.CC dott. Federico Ricci: In vista della partecipazione al Raduno del 15 giugno 2014 gradirei avere più dettagliate notizie, ad esempio conoscere la modalità di conferma della presenza, la quota individuale di partecipazione e se è possibile portare familiari. Saluto cordialmente il Presidente dell'Associazione, Ferdinando Massimo, di cui mi onoro essere stato compagno di classe in 4° e 5° ginnasio presso l'Istituto Massimo negli anni 1954-1955 (col professore Padre Ciro Piccirillo) e spero vivamente di "rivederlo" al Raduno del 15 giugno 2014 a Villa Mondragone.

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Riceviamo da Barbara Secci il 18 marzo 2014:A [email protected]@beniculturali.it

Gentilissimi, ho trovato in internet il pdf del Vostro bollettino "Il Mondragone" n. 18 del 2010, nel quale leggo una mail di Francisco Cruz Neto che chiede informazioni riguardo la possibilità che l'artista Giuseppe Brugo sia da identificarsi col Brugo che ha realizzato i candelieri della cappella di Mater Pietatis. Con Emanuela Fiori della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Bologna sono la curatrice della mostra '800/B, dal 23 gennaio in corso qui a Bologna alla Pinacoteca Nazionale. In questa mostra abbiamo incluso un bel ritratto di Giovane Signora di Giuseppe Brugo, opera inedita e vincitrice del Premio Curlandese del 1905 della quale le di Giovane Signora di Giuseppe Brugo, opera inedita e vincitrice del Premio Curlandese del 1905 della quale le notizie sono scarse. Poco nota ci è anche l'attività dell'artista,che però abbiamo scoperto attivo in Brasile per circa due anni ad inizio secolo scorso. Vorremmo portare avanti la nostra ricerca e visto che lo studioso brasiliano parla di un interesse e dei suoi studi proprio su questo artista vorremmo metterci in contatto con lui per uno scambio di informazioni. Potreste, cortesemente, fornirmi il suo recapito o fare da tramite per inviargli la nostra richiesta e i nostri recapiti mail? RingraziandoVi fin d'ora per la preziosa attenzione e collaborazione, resto in attesa di un Vostro cortese riscontro. Con i miei più cordiali saluti dott.ssa Barbara Secci MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna

COMUNE DI BOLOGNA ISTITUZIONE BOLOGNA MUSEIVIA DON MINZONI N. 14 40121 BOLOGNA

Gent.ma Dott.ssa Secci, sono riuscito a trovare l'email che Francisco Cruz Neto ci inviò il 10 maggio 2009 (!) e con piacere l'allego. Spero che possiate avere buoni risultati.

Distinti salutiVittorio Spadorcia(Segretario della Associazione)

La ringrazio infinitamente per il prezioso aiuto! La ringrazio infinitamente per il prezioso aiuto!

Cordiali saluti Barbara

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Il Mondragone

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Questo il testo che la nostra Associazione ricevette il 10 maggio 2009 da Francisco Cruz Neto: Prezados Senhores: Estou promovendo um estudo sobre a presença no Brasil do pintor Giuseppe BRUGO, razão pela qual encontrei no site desse tradicional colégio uma referencia ao seu nome, mais precisamente na PAGE 9 , creio na “Edizione n. 12- dicembro ’07 pag.8 di 32”, na oportunidade em que refere-se a “grandiosità única Del Comotato generale, di cui anima Il P. C. Rinaldi e presidente onorario Il Ri(....), após o que, reinicia o texto com a“I lavori in ricchi marmi,disegno del cav.Leono (..) incomparabilmente eseguito dal Cav. Medici, capo d`arte marmista dei Sacri Palazzi; gli affreschi, ritoccati dal Mecozzi; l’altare in tutto marmo e di um fino elegante disegno che lega perfettamente com gli stucchi di stile bar disegno che lega perfettamente com gli stucchi di stile barrocco; Il Ciborio, che per La sua preziosità e i pregi artist è um vero gioiello; i candelieri, opera del celebre BRUGO;..... Agradeço antecipadamente a informação que puderem prestar-me, oportunidade em que coloco-me à disposição dos senhores para o que vierem necessitar aqui no Brasil, cidade do Rio de Janeiro,local em que resido, sito `a rua Tonelero,261 –Coberura, CEP n. 22030-000-Copacabana,RJ., Tel. (21) 2549-5046 . Francisco Cruz Neto

Chi era Brugo Giuseppe:

Attivo a Roma fra il 1890 e il 1919.RitrattistaRitrattista e paesaggista si impegnò anche nel quadro di genere e nei soggetti orientali. Nel 1900 divenne membro della Società Amatori e Cultori di Roma, alle cui esposizioni partecipò dall’inizio del secolo (Calura estiva, Testa di rabbino, Testa di donna palestinese, 1900; Presso la fonte, 1904). Espose anche con il gruppo “In Arte Libertas” (Ave Maria, 1902) e con l’Associazione romana degli Acquerellisti (Ritratto, Manifesti, 1908). Nel 1919 gli fu commissionata una pala per la chiesa del sacro Cuore del Suffragio di Roma.

La vicenda delle raccolte ottocentesche a Bologna è tormentata e frammentaria. Le ragioni storiche e le difficoltà attuali di una tale disorganica distribuzione del patrimonio ereditato non possono affievolire la necessaria attenzione per una più consona valorizzazione di quadri e sculture rappresentativi dell’inizio della modernità artistica del territorio e, nella rinnovata considerazione di una scena culturale così intimamente connessa con la vita e la società del proprio tempo, ritrovare anche elementi significativi di un determinante secolo di idee e aspirazioni che sono da riconoscersi come fondanti i valori civili della nostra società.

Giuseppe Brugo, Giovane signora(1905-1906). © MAMbo

L'OTTOCENTO a Bologna nelle Collezioni del MAMBO e della Pinacoteca Nazionale

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Edizione n.° 28 - giugno 2014

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PALAZZO DEL QUIRINALE e Giuseppe Brugo

La cosiddetta Manica Lunga costituisce il lato sud del complesso architettonico del Quirinale.Il Salottino da tè venne sistemato nel 1893 con la decorazione del soffitto ad opera di Giuseppe Brugo, incentrata su temi tratti da due scene della storia di Amore e Psiche.IlIl Salottino da tè comunica direttamente con gli ambienti del secondo Appartamento Imperiale. La Sala già Leonardo o Sala a mosaico (una sorta di anticamera all’ambiente seguente adibito a Stanza da letto), è rivestita di un parato, sistemato nel corso del recente riallestimento, intonato nei motivi decorativi e nelle tonalità cromatiche all’originale tessuto in lampasso color lilla a mazzi di fiori. Il parato si accorda con gli ornati posti agli angoli dei pannelli del soffitto dipinti da Domenico Bruschi nel 1893, con putti in volo entro sinuose cornici.

La chiesa del Sacro Cuore di Gesù e Giuseppe Brugo

LaLa chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Prati, anche conosciuta come chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, è un luogo di culto cattolico del centro di Roma, situato nel rione Prati, sede dell'omonima parrocchia affidata ai Missionari del Sacro Cuore di Gesù. La chiesa, opera dell'ingegnere Giuseppe Gualandi, è nota con l'appellativo di "piccolo duomo di Milano" per il suo ricco stile neogotico. ricco stile neogotico. Il primo altare di sinistra, invece, è dedicato a Sant'Antonio di Padova e la sua pala, opera di Giuseppe Burgo, raffigurante Sant'Antonio come il santo della carità, poggia su una predella raffigurante da sinistra: San Girolamo Emiliani, San Vincenzo de' Paoli, San Camillo de Lellis, Gesù Redentore che spezza il pane, Beata Anna Maria Taigi, Santa Elisabetta d'Ungheria e Santa Luisa di Marillac.Santa Luisa di Marillac.

Il Mondragone

Sergio Ciulla (in collegio dal 1946 al 1949)

Sergio CiullaRoma 13 maggio 1936 † Roma marzo 2014

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PUNTI DI VISTA

Al termine del pranzo, dopo il rituale saluto del Presidente rivolto ai convenuti, un ex alunno si alzò da tavola, si diresse con passo deciso ad onta delle sue ridotte capacità visive verso la pedana, afferrò il microfono e prese brevemente la parola per onorare la memoria di Padre Cubbe, a cui poco prima era stata intitolata, concon la scoperta di una targa, una sala del Collegio eletta sede dell’Associazione.

conviviali. In queste occasioni, infatti, qualunque notizia, annuncio, proposta qualcuno volesse fare, ancorché di interesse collettivo, potrebbe trasmetterla, al massimo, ai due vicini di tavola. Quasi che le "esternazioni estemporanee" e perfino dei ridottissimi "tweet orali" non si confacessero al "rigido cerimoniale"cerimoniale" del Salone degli Svizzeri. Forse per il rischio di deprecabili pesanti interferenze sulla digestione dei commensali!

Quell'intervento fu molto apprezzabile anche perché rappresentò un momento di condivisione "allargato" del tutto inusitato durante lo svolgersi dei nostri incontri

Nella Giornata di Mondragone di due anni orsono uno dei due "decani" dell'Associazione, Giorgio Perucchetti, (in collegio dal 1932 al 1941) prendendo perentoriamente la parola infranse, a sua insaputa, un tabù che resisteva da moltissimo tempo. La voce dell'Ex invece, purché racchiusa entro ristrettissimi spazi di tempo e circoscritta nei momenti terminali dei banchetti, quando le conversazioni ai tavoli si venne esaurendo, andrebbe sempre ascoltata! Anzi, incoraggiata! Sarebbe un peccato mandare disperse dichiarazioni di comune interesse, confidate sempsempre e solamente a pochi intimi. Coraggio, amici, provateci ancora!

Giuseppe Moroni Fiori(in collegio dal 1948 al 1953)

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Padre Raffaele de Ganthuz Cubbe

Inaugurazione della sala e scoperta della targa “Sala Cubbe”

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Vittorio Spadorcia: Nel 1991 non pensavo di stringere la mano ad un santo! Tiziano RepettoS.J.: Ai Papi si bacia l’anello non si stringe la mano... pagáno e scomunicato che non sei altro. ...Vittorio Spadorcia: Ma tra "PAPI" si dà la mano:!Tiziano Repetto S.J.: Allora come mano ti arriva... na pizza...

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VVorrei far parte, se possibile, di Codesta onorevole Associazione per ricordo di mio Padre, il Prof. Valentino FIORE, che fu Insegnante di Educazione fisica, prima della seconda guerra mondiale.Nel ringraziare, invio distinti saluti.

Domenico FIORE

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Abbiamo ricevuto questa email:Cardinal Gennaro Granito Pignatelli di Belmontevenerdì 9 maggio 2014 - 17:23Da: Anne from OrlandoA: [email protected]

To Whom It May Concern:havehave recently learned that I am a descendant of Cardinal Gennaro Granito Pignatelli di belmonte who received his education at the Collegio Mondragone of Naples and I would be most interested in any information you may give me. He was born Apr. 10, 1851 and died Feb. 16, 1948. I am looking to see if you knew who his parents were and if there are any living relatives at this time.

Thank youAnne Granito

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Il Mondragone

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Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte entrato in collegio nel 1865

Traduzione:Per chi può interessare:Ho recentemente appreso che io sono un discendente del cardinale Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte, che ha ricevuto la sua formazione presso il Collegio Mondragone diNapoli e sarei più interessato a qualsiasi informazione potete darmi. Era nato 10 aprile 1851 e morì 16 Febbraio 1948. Sto cercando di vedere se si sapeva che i suoi genitori erano e se ci sono dei parenti che vivono in questo momento.

GrazieGrazieAnne Granito

Risposta:

Gent.ma Anne Granito,purtroppo la nostra Associazione ha ladocumentazione dei convittori partendo dal 1910 e degli anni precedenti abbiamo solo fotografie che allego.Per la precisione il Nobile Collegio Mondragone non era a Napoli ma a Frascati, cittadina vicino a Roma.

Distinti salutiDistinti saluti

E’ vero. Il Collegio di Mondragone come tutti i collegi della Compagnia di Gesù era una istituzione per formare buoni cristiani, onesti cittadini, persone qualificate e di una certa cultura, adatte a ricoprire un giorno posti di responsabilità. Tuttavia, data l’educazione religiosa, la pietà, gli esempi degli educatori ecc. alcuni da questo collegio dopo un certo periodo sono passati o alla vita sacerdotale o a quella consacrata in un ordine o congregazione religiosa. E giusto e doveroso ricordare questi alunni.Sono un bel numero.

Fra i primi:

GENNARO PIGNATELLI DI BELMONTE — E’ un napoletano. Lo dice il nome. Fu ordinato sacerdote dal Cardinale Sanfelice di Napoli il 7 giugno 1879. Il 26 novembre 1899 fu consacrato Vescovo perché come arcivescovo titolare di Evessa doveva andare nunzio Apostolico in Belgio. Di qui nel gennaio 1904 fu trasferito Nunzio Apostolico a Vienna. I1 27 novembre 1911 il S. Padre Pio X lo nominò Cardinale. Nel 1930 il Cardinale Pignatelli Vescovo di Albano divenne Decano del Sacro Collegio e Vescovo di Ostia. Dopo una vita piena di virtù e soprattutto di opere buone moriva a Roma il 10 febbraio 1948 all’età di novantasette anni. I I religiosi Servi di Maria (il Cardinale era iscritto al loro Terz’ordine) hanno introdotto la causa di beatificazione del Cardinale Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte. Mi sono indugiato a parlare di questo illustre Exalunno perché fu sempre affezionato al nostro Collegio, presenziava volentieri alle giornate degli Ex, raccontava con semplicità gli aneddoti della vita di Collegio nei primi anni della sua esistenza. Era uno della nostra famiglia.

(da: UOMINI PER GLI ALTRI di Padre Vito Bondani S.J.)

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Redazione ed editing a cura di Vittorio Spadorcia