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Edicola di Mater Pietatis 1946scout francatani

Numero 27 dicembre 2013

Associazione ex Alunni Nobile Collegio MondragoneFondata il 2 febbraio 1922

Primo numero redatto il 14 luglio 1866 - Nuova edizione semestrale dal 2001On-line, a colori, sul sito www.collegiomondragone.com

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Il Mondragone

Indice degli articoli

La Grande Fuga ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pag. 3-5

La presentazione del libro postumo di Giuliano Zincone ... ... ... ... ... ... ... pagg. 6-9

Amedeo Amadei ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 10-11

Padre Cesare Jori S.J. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 12-13

Giuseppe Novelli. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 14-15

Il Papa al CentIl Papa al Centro Astalli ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 16-17

Presentazione calendario Carlo Cupini ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pag. 18 Giornata degli Ex. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pag. 19

Effetto Bergoglio ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 20-21

Celebrazione Vespri ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pag. 22

Padre Mario Delmirani S.J. (ITM)... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pag. 23

Felice GFelice Grossi Gondi ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 24-25

Posta ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pagg. 26-30

Associati 2013 ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... pag. 31

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Il nostro manutengolo era quello spilungone di Antonio Gnoni assai noto all’epoca per i calci sugli stinchi che rifilava agli attaccanti durante le furiose partite di calcio nelle ore di ricreazione. Questo era più o meno il quadro “domestico” nel quale avvenne la “Grande Fuga”. Il quadro internazionale era la guerra che ancora accanitamente si combatteva in terra di Spagna tra Repubblicani (coalizione di partiti tra i quali spiccavano comunisti, anarchici e democratici con varie sfumature, aiutati dall’URSS) e Nazionalisti (falangisti del Generale Franco e Monarchici appoggiati dall’Italiadall’Italia fascista con la benedizione della Chiesa Cattolica, la Germania aiutava…. sperimentando i nuovi armamenti). Le grandi democrazie Francia, Inghilterra e Stati Uniti protestavano diplomaticamente, ma in fondo erano ben liete che qualche Cireneo togliesse per loro la castagna dal fuoco impedendo che il MediterraneoMediterraneo divenisse così un lago sotto l’influenza Sovietica. La propaganda dei due contendenti era serrata e si articolava più che altro sul piano ideologico.

Camerata dei Piccoli 1938-39

Correva l’anno scolastico 1938/39 del nostro Nobile Collegio Mondragone. L’avventuroso terzetto apparteneva alla camerata dei Piccoli, Prefetto il buon Padre Umberto Damiani s.j. Personalmente ero una classe sotto a quella dei miei compagni di cospirazione e di successiva fuga: Enrico Corsetti e Roberto Darmon, purtroppo deceduto quest’ultimo giovanissimo.

In casa nostra si metteva in risalto la crudeltà e le efferatezze compiute da parte dei “rossi” sulle popolazioni confermate dai tanti profughi, dei quali alcuni giovani, che erano rifugiati nel nostro Collegio. Tutti e tre ci sentivamo crociati investiti dal dovere di intervenire nel conflitto per porre termine a queste persecuzioni ed al terrore dei repubblicani-rossi. La preparazione all’avventura che si protrasse per un paio di mesi fu metodica e puntigliosa. Nei risvolti dei pantaloni della divisa del Collegio mettevamo cibarie varie che sottraevamo dai pasti o che ci facevamo portare nelle visite dai nostri rispettivi genitori. Il piano era molto semplice: durante una passeggiata della camerata allontanarsi alla chetichella e prendere la strada per Velletri ove nella Villa del “congiurato” Enrico Corsetti avremmo trovato delle biciclette che avremmo dovuto usare per arrivare a Napoli allo scopo di imbarcarsi in una nave con destinazione i porti Spagnoli.Spagnoli. Pareva tutto assai semplice!!

Invece le cose andarono più o meno così: Durante una lunga passeggiata al Tuscolo della nostra camerata, era una bella giornata invernale esattamente martedì 14 febbraio 1939, giunti vicino all’Anfiteatro Romano abbandonammo i nostri compagni e ci buttammo a rotta di collo giù per il declivio che portava alla Via Anagnina. La notte ci sorprese nell’abitato di Nemi; non sapevamo dove andare a passare la notte buia e fredda. Non avevamo idea di dove andarci a rifugiare per attendere l’alba e procedere poi per Velletri. A qualcuno dei tre venne l’idea di scendere al lago per trovare un capanno adatto a passare la notte. Ogni rumore notturno faceva tremare i cuori impavidi di chi già si sentiva un eroe! Non so chi di noi propose di arrampicarci su un albero, poi si scopri che la posizione era alquanto scomoda ed era meglio restare a terra sfidandosfidando i cani randagi e chissà quanti altri pericoli. Comunque confortati con pane e marmellata la gelida notte trascorse anche se lentamente e finalmente cominciò a spuntare l’alba. Vale la pena di citare la lunga relazione che Enrico Corsetti consegnò al P. Rettore De Giudici Albergotti: Caro Padre,

avendomi Ella chiesto un ampio e dettagliato riassunto della nostra fuga, a nome degli altri due miei compagni, Darmon Roberto e Claudio Sabatini, la accontenterò: l’altr’anno io e

La Grande Fuga

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Darmon stavamo insieme nella camerata dei Piccoli mentre Sabatini stava dai Piccolissimi, a me e a Darmon venne l’idea di divertirci facendo dei piani per andare in Spagna ma non pensavamo nemmeno di attuarli, insomma li facevamo così tanto per fare qualcosa di nuovo; poi, finito l’anno, non ci si pensò più....Quest’annoQuest’anno anche Sabatini venne in camerata con noi e, siccome eravamo amici, una volta dissi a Darmon in presenza di Sabatini:”Ti ricordi di tutti i piani che facevamo l’anno scorso etc. etc.?”. Allora Sabatini si fece raccontare tutto da noi e dopo averci pensato un po’ ci domandò perché non lo tentavamo pur davvedavvero.... Riflettemmo un po’ di tempo e poi decidemmo di tentare. Dopo vari tentativi mal riusciti un giorno e precisamente martedì 14 Febbraio mentre andavamo al Tuscolo, restammo indietro dal resto della camerata e, mentre gli altri raggiungevano la Croce, noi ci buttammo a corsa pazza verso Grottaferrata.Ecco l’elenco generale delle nostre provviste:Due arance – due pacchetti di biscotti – un torrone grande da lire otto – un panino – un barattolo di marmellata – una candela – sette fiammiferi – due carte geografiche – una lampadina tascabile completa – lire trenta in contanti.NoiNoi speravamo, finite le provviste, di procurarci dei soldi vendendo:Due portafogli in pelle – una catenina d’oro – francobolli per un valore di oltre lire cento.DopoDopo aver fatto un lungo giro giungemmo verso le due e un quarto a Grottaferrata e proseguimmo poi per Rocca di Papa, incontrammo la nebbia ma non ci spaventò e proseguimmo....(Poveri piedi!). Verso le quattro e mezzo giungemmo a Rocca di Papa dove decidemmo di raggiungere il lago di Nemi per passapassare la notte in magnifiche grotte con termosifone, ascensore, etc. generate dalla fervida fantasia di Sabatini. Dopo aver raggiunto la strada dei laghi la seguimmo sino al bivio per Nemi. Ogni passo che facevamo era una tortura per noi perché quella era la strada che mio padre faceva per venire a MondragoneMondragone da Velletri, fortunatamente non incontrammo nessuno e sfiniti arrivammo a Nemi....Traversammo il paese alle otto e mezzo circa mentre tutti ci guardavano come “bestie rare” e incominciammo a scendere per un viottolo sassoso; dopo un poco incontrammo una grotta illuminata da una torcia e degli uominiuomini curvi sopra una botola aperta, proseguimmo in punta di piedi e incontrammo un’altra spelonca, passata pure quella, dovemmo entrare in un piccolo ruscello e seguirlo per un’ottantina di metri, poi passammo vicino ad un villino e infine, vedendo che il lago non giungeva mai, stavamo per fermafermarci quando finalmente raggiungemmo la

riva. Però non sapevamo che fare essendo l’erba bagnata: stavamo per salire su un albero quando vedemmo da lontano una cosa che luccicava…. Ci parve un sasso o un muretto verniciato di bianco ma avvicinandoci di più scoprimmo una capanna di lamiera dove ci rifugiammo essendo cominciato a piovere…. DopoDopo poco al campanile di Nemi suonarono le dieci. Dopo un po’ scoprimmo un lume che pareva si avvicinasse verso di noi, credemmo che fossero i paesani che, vedendoci scendere e non vedendoci più tornare, si fossero insospettiti, ogni tanto decidevamo di fuggire verso Genzano di cui si vedevano i lumi ma tornavamotornavamo indietro, infine decidemmo di rimanere intirizziti dal freddo: ogni tanto mangiavamo un pezzetto di torrone e raccontavamo una storia; sentivamo battere le ore e l’alba non veniva mai…. Finalmente, dopo aver sofferto un freddo indicibile che non ci scorderemo più per tutta la vita, verso le cinque ee mezzo si fece un po’ di chiaro e partimmo subito per Genzano dove giungemmo verso le otto e mezzo, prendemmo un cappuccino per riscaldarci e poi comprammo due lampadine tascabili e sei pagnottelle con tre pacchetti di biscotti e dopo che avemmo scritto la lettera indirizzata ai nostri genitori che intendevamo impostaimpostare a Velletri, ripartimmo seguendo per precauzione la strada vecchia per Velletri. La seguimmo sino ad un punto dove si ricongiungeva con la nuova e lì voltammo per Lanuvio che raggiungemmo dopo circa sette chilometri; da lì prendemmo la strada per Velletri che distava da lì nove chilometri! DopoDopo aver mangiato le nostre brave pagnottelle e aver faticato non poco giungemmo a Velletri ma ora ci si presentava un problema ben più grave: Come traversare il paese senza che mi riconoscessero, perché io conoscevo molta gente! La Provvidenza ci aiutò e la facemmo franca…. Dopo ci nascondemmo fuori della città dentcittà dentro delle grotte. A questo punto si interrompe la simpatica relazione di Enrico Corsetti e il finale della vicenda è assai semplice. Giunti alla Villa di Velletri erano ad attenderci i nostri genitori sicuramente informati dal nostro “manutengolo” e in quella sede si spensero le nostre smanie di gloria forse anche con un poco di malcelato gradimento da parte nostra. In fondo le tribolazioni erano finite e tornavamo alla vita normale. Mio padre era venuto a prendermiprendermi con una fiammante Fiat 1100 che mi fece guidare, solo di fianco controllando il volante, e non commentò in alcun modo il nostro comportamento. Fummo riammessi in collegio dopo un pellegrinaggio dei nostri genitori dal Padre Rettore e la nostra punizione fu l’esclusione dalle proiezioni cinematografiche domenicali.

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Il Mondragone

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Caro Claudio, grazie per avermi ricordato questa buffa avventura che mi era già stata raccontata da Corsetti e che mi ha molto divertito. Questa storia dettata dall’entusiasmo giovanile mi ha fatto ricordare di quando, nel 56, all’Istituto Massimo, alcuni di noi avevano pensato di partire per Budapest per andare a combattere, a a fianco degli insorti, i carri armati russi. Contrariamente alla vostra fuga, in quel caso tuttavia l’avventura finì ancora prima di cominciare.

Un caro saluto Ferdinando Massimo

In quelle ore eravamo in castigo confinati in un’aula di scuola guardati da un supplente, il Prof. Duilio Zibellini, che facevamo letteralmente impazzire con i nostri scherzi e la nostra giovanile irrequietezza. Le conseguenze non furono drammatiche a parte la difficoltà in cui dovette trovarsi il P. Rettore in quanto la madre di Corsetti si era rivolta al Padre Provinciale prima che fosse avvisato della fuga dalla direzione del Collegio ed inoltre poichè mio zio Arnaldo Sabatini, Generale della Regia aeronautica e Comandante lala 3ª Z.A.T aveva allertato i Carabinieri e la Polizia, la pratica restò agli atti e dopo tanti anni, passata la guerra quella vera alla quale partecipai questa volta volontario, fummo chiamati in Questura per sapere se…….eravamo tornati sani e salvi (!!) dalla nostra avventura.

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Claudio Sabatini(entrato in collegio nel 1936)

Carri armati “pacifisti”Budapest: ottobre 1956

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Sinossi

SeSergio Zumbo è un bambino romano, ha un padre giornalista e liberale, una madre debole di salute e una sorellina, Stella. Nonostante non s'impegni granché, a scuola è il più bravo della classe, e viene preso di mira dai compagni (anche perché "monarchico, bartalista e milanista"). Non va meglio nel suo quartiere, frequentatofrequentato da quelli che i genitori definiscono "ragazzacci di strada". Ma a Sergio piace andare a scuola, giocare con i ragazzi più grandi di lui, e poco importa se ogni tanto le prende. Tra vacanze estive a Capri e Forte dei Marmi, partite a pallone e ping pong, cotte e racconti familiari, seguiamo gli anni che caratterizzano l'infanzial'infanzia del protagonista. E ogni frammento, sommato agli altri, va a formare un ritratto della vita della famiglia di Sergio, sullo sfondo di un'Italia che si appresta a ripartire.

Tempo di guerra

Un bambino rincorre un pallone per strada, cercando di segnare un gol nella rete immaginaria tra due cappotti messi a terra come pali. A quel “tempo senza tempo”, nell’immediato dopoguerra, fatto di estivi pomeriggi dorati, di giochi e risate, di problemi senza importanza e di importantissime

sciocchezze rimanda il racconto del piccolo Sergio, “monarchico, bartalista e milanista”. Da grande farà il santo, o il poeta, mica il giornalista come il padre, sempre impegnato tra lavoro e politica. Ai suoi occhi, attenti e stupiti, è affidato il ricordo di un’infanzia, di una famiglia, di un’Italia che si appresta a ripartire. E dalla vogliavoglia e dalla necessità di celebrare quei momenti di genuina bellezza che appartengono alla vita di tutti nasce Tempo di guerra, una sorta di “autobiografia infantile”

che Giuliano Zincone ha consegnato ai posteri, con il suo stile composito che pagina dopo pagina inventa, imitandolo, il linguaggio del bambino. Un libro ironico, commovente, di una ricchezza narrativa sorprendente, che restituisce il ritratto di un’epoca, di un paese, di una famiglia capace, nonostante le imprevedibili difficoltà della vita, di sorridere e sognare. Una storia che conserva lo spirito innocente e libero di una sfida all’ultima biglia su una pista scavata nella sabbia.nella sabbia.

GIULIANO ZINCONE (1939-2013), giornalista, inviato speciale ed editorialista, è stato autore di poesie, testi teatrali, saggi e romanzi, tra cui Ci vediamo al Bar Biturico (Guanda 2006, con lo pseudonimo Paolo Doni) e Niente lupi (Rizzoli 2009). In oltre quarant’anni di carriera ha scritto sul “Corriere della Sera”, “Il Foglio” e “Il Sole 24 O24 Ore”.

Nel 2007 il Foglio chiese ad alcuni collaboratori e redattori di scrivere in quindicimila battute i propri "appunti per il dopo".

Il 5 luglio Giuliano Zincone scrisse i suoi.

Innanzitutto,Innanzitutto, nessuno osi sostenere che me ne sono andato in punta di piedi. Questa sciagura (Dio ce ne scampi) potrebbe colpire soltanto un’étoile che precipitasse nella botola d’un qualsiasi palcoscenico. Io mi sentirei troppo ridicolo e/o inquietante, se raggiungessi l’estremo involucro con quell’andatura artificiosa.artificiosa. Per di più, agonizzando. Né vorrei

La presentazione del libro postumo di Giuliano ZinconeAvvenuta martedì 3 dicembre 2013 presso la libreria “Fandango Incontri” in Via dei Prefetti 22 Romacon l’intervento di Pierluigi Battista econ l’intervento di Pierluigi Battista edi Antonio D’Orrico

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Il Mondragone

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che, visitando la mia salma, qualcuno sospirasse che sembro addormentato. Ma non lo vedi, scemo, quanto sono pallido? Ma non lo senti che non russo? Il necrologio, infine, si astenga dall’affermare che sono scomparso. Molti possono testimoniare che non sono affatto sparito, ma che anzi ingombro un giaciglio con lele suole delle scarpe bene in vista, col vestito buono e con le mani strette sul rosario.

Reciteranno anche l’Eterno riposo, e questa generosa preghiera vorrei comprenderla meglio. Come farò a riposare davvero, se sarò abbagliato da tutta quella luce perpetua? Per consolare i superstiti, qualche pia donna bofonchierà che sono andato a riunirmi con i miei cari. Un momento. Chi sarebbero, questi cari? Non tutti m’eranom’erano simpatici. Qualcuno, anzi, non lo sopportavo. Selezioniamo, per favore. Con lo stesso criterio, alcuni sciagurati s’azzarderanno a prevedere che, sopra una nuvola, scriverò articoli e libri potabili. No, grazie. Non ho voglia di lavorare nei secoli dei secoli. Chissà perché, questo (mal)augurio aggredisce soltanto chi, in vita,vita, s’è dedicato ad attività superflue e/o ornamentali. Secondo parecchi agiografi, per esempio, Tognazzi e Sordi dovrebbero eseguire spassosi duetti in Paradiso. Però nessuno, giustamente, prevede che i minatori defunti spalino carbone azzurro con sempiterna beatitudine.

Immagino il mio funerale, che desidero affollato, a costo di distribuire biglietti per una lotteria tra i partecipanti. Primo premio: un’auto cinese Kiu-Kiu (QQ), quattro porte, 3500 euro, la vettura di domani. Musiche: “A wither shade of pale” (Procol Harum), “Yesterday” e “Eleanor Rigby” (Beatles), “The sound of silence”silence” e “Bridge over troubled water” (Simon & Garfunkel), “Mr. Tambourine man” e “Knockin’ on heaven’s door” (Bob Dylan), il tutto cantato da voci bianche inglesi in cotta rossa. Niente Dies Irae, per favore, anche se non mi dispiacerebbe quel solvet saeclum in favilla. Nel senso che preferirei andarmene in totale compagnia.compagnia. Non sopporterei, per esempio, che i sopravvissuti continuassero a frequentare i concerti di Vasco Rossi. E che, io sono cenere e voi agitate gli accendini, come se niente fosse? Chiuso nella sobria cassa, penserò a quello scemo di Ugo Foscolo: “Sol chi non lascia eredità d’affetti/ poca gioia ha dell’urna”. Siamo matti?matti? A parte il fatto che nessuno (ma proprio nessuno) ha troppa gioia, quando finisce nell’urna, sospetto che sia più addolorato degli altri proprio chi lascia molta gente che gli vuole bene. Mah. Comunque, dopo il festoso funerale, ecco il fuoco.

Cremazione. Non sentirò il caldo eccessivo, i

miei sensi saranno già altrove, svolazzando. Però le ceneri dovranno fare una fine dignitosa. Mica come nel film “Il grande Lebowsky”, dove i rimasugli dell’amico vengono gettati controvento, e il defunto finisce sulle facce dei superstiti afflitti. Poi c’è una storia vera, che racconto con raccapriccio. Anni Quaranta. Uno ziozio d’America soleva spedire provviste ai poveri nipoti italiani: barattoli di corned beef, di latte condensato, etc. Un giorno, nel pacco, comparve una scatola di farina grigia, e i parenti la usarono per farci la pizza. Solo dopo qualche settimana appresero che avevano gustato le ceneri del con-giunto. Siccome non mi ritengo molto saporito, la storia mi colpì, e ne ricavai un testo per il festival di Spoleto, che chiedeva commedie brevissime. La mia finiva con la foto dello zio che cadeva dalla parete, per comprensibile indignazione del protagonista cannibalizzato. Quelli di Spoleto preferirono uno sketch di Samuel Beckett, chissà come mai.

Tutto questo riguarda il transito dalla Valle di Lacrime all’Altrove che m’immagino gaudioso. Quando ero un bambino di undici anni, qualche serio sacerdote mi terrorizzò durante gli Esercizi Spirituali, sostenendo che l’Inferno era fuoco vero, mica una metafora. Bastava un Pensiero Cattivo prima d’addormentarmi, bastava (non si sasa mai) morire nel sonno e addio: tormenti senza fine. Quindi preferisco fidarmi del teologo Hans Urs von Balthasar, secondo il quale (Dio lo benedica) l’Inferno esiste, ma potrebbe essere vuoto. Dunque, niente incontri con quel tizio che rosica i crani dei figli, né con quel gondoliere che percorre la sua rotta inconcludente trasportandotrasportando verso supplizi efferati gli uomini e le donne che hanno la sola colpa d’aver vissuto come uomini e come donne. Il Purgatorio, poi, è un parto della creatività ecclesiastica medievale: uno spot per vendere indulgenze. Presto lo abolirà anche la Santa Sede, così come ha eliminato l’incredibile Limbo. Insomma, nella miamia assidua ricerca del Vero, l’immagine (e la definizione) delle Anime Purganti non m’ispira pensieri delicati. Dunque la cancello dalla mente e dal cuore.

Mi piacerebbe molto, invece, credere che mi aspetti un radioso futuro iperuranio. Questa idea, che condivido con una considerevole porzione dell’umanità, nasce dall’istintiva e tenace ripugnanza per la morte, considerata come atrocemente contraddittoria di fronte ai progetti infiniti che nutrono l’esistenza d’ogni persona comune.comune. Affondo nel grado zero della banalità, constatando che è molto difficile rassegnarsi all’estinzione definitiva. Qualcuno ritiene di sopravvivere letteralmente/religiosamente reincarnandosi o volando in Cielo. Altri (laicamente/simbolicamente) affidano le spranze

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piuttosto elementari. Quale aspetto avrò, soprattutto dopo la miracolosa resurrezione della carne dal mucchietto delle mie ceneri? E l’età? Sarò più vecchio di mio padre, che è morto a cinquantasei anni? Di fronte a lui, finalmente, potrò far valere la mia più lunga esperienza terrena? Saremo tutti uguali (oddìo), al disopra delledelle nuvole? Mi ricresceranno i capelli, e di quale colore saranno? Quando ero piccolo (così mi raccontarono) ero precocissimo, biondino e indisciplinato. Ecco, in Paradiso vorrei avere sei anni, ma parlare da pari a pari (mettiamo) con Leonardo da Vinci e con Federico II di Svevia. Loro non mi snobberebbero. Josif Brodskij, probabilmente,probabilmente, sì. Gli domanderei: Ti ricordi di me, vecchia pellaccia? Lui risponderebbe: “No, come si permette?”. Amen, e buona luce perpetua.

Se il recupero del corpo infantile fosse vietato, esigerei che, almeno, non ci fossero gerarchie, tipo Serafini & Cherubini in camicioni che ti mobilitano per l’adunata con le gote gonfie e con quelle buffe trombe. Se il cielo è un premio, lassù ciascuno dovrebbe fare (o non fare) quel che gli pare e piace, muoversi o giacere dove e quandoquando lo desidera, senza obblighi d’alcun genere, senza limiti di tempo e di luogo. Altrimenti, tanto varrebbe far domanda di tornare nella Valle di Lacrime (anche questa facoltà dovrebbe essere garantita). Quel che mi preoccupa è la promessa di spendere l’eternità gorgheggiando le lodi dell’Altissimo. Questa (lo dicodico con rispetto) mi sembrerebbe una pretesa quasi crudele, da parte dell’Onnipotente. E che, ci hai creato per farTi da juke-box? Io, per esempio, canterei volentieri con i Beatles del mio cuore, quando mi raggiungeranno al completo, e se avranno ancora voglia di sgolarsi per farmi piacere. Ma, perfino con loro, mi basterebbebasterebbe una mezz’oretta, mica uno sperpetuo di “Lucy in the Sky”.

Sarei lieto anche di sapere se mi trovo davvero “nel mondo dei più”. Secondo alcuni demografi, il numero dei morti, ormai, è inferiore a quello di chi popola l’Orbe Terracqueo. Che cosa dicono, i censimenti celesti? Non sono disponibili, a che servono? Allora domanderei a San Pietro: Potresti dirmi quanti siamo? Lui, forse, risponderebbe:risponderebbe: “Non ti preoccupare. Tanto, prima o poi, arriverà la fine dell’Universo, e saremo tutti qui”. Ribatterei: Scusa Piero, perché hai detto Universo? Significa che c’è vita, lontano dalla Terra? Mi aspetterei una risposta tipo: “Ma non li vedi, quegli ometti viola? Sono personcine perbene, creature di Dio, proprio come te”. Invece, temo, il vecchio Piero sarebbe come te”. Invece, temo, il vecchio Piero sarebbe più enigmatico: “L’Universo è tutto ciò che esiste. Hai presente il Giudizio Universale, ti ricordi il famoso Diluvio?”. Come no. Se è per

d’eternità alle proprie opere. Piantare un albero o addirittura un giardino, come quello dell’ipocrita Amministratore Umile di Suzhou. Scrivere un libro, costruire una casa. Molti scommettono sui figli. I più ottimisti su qualche rivoluzione, sul loro modesto o decisivo contributo a seminare una civiltà serena e pacifica, oppure prepotente e feroce,feroce, ma giusta. Pochissimi desiderano che tutto finisca davvero, quando l’encefalogramma diventa piatto. La cultura cattolica ci consola, promettendoci l’Aldilà. Però l’iconografia di parecchie tombe sembra fatta apposta per sgomentarci. Teschi e tibie, scheletri digrignanti, promesse di putrefazione (nel Seicento esagerarono,esagerarono, certo): nelle chiese antiche, le immagini orrende prevalgono su quelle serene. Lassù, sui soffitti e sulle absidi, sorridono e volteggiano i beati. Sui pavimenti e sulle pareti, le lapidi c’inchiodano al destino caduco del corpo, alla cena dei vermi. Come scrisse Shakespeare dell’estinto Polonio: “E’ invitato ad unun banchetto dove non è un commensale, ma una pietanza”.

Tutto questo ci atterrisce e ci disgusta. Quindi, viva la vita eterna, viva la speranza dell’immortalità, viva il Paradiso. I regimi totalitari del secolo scorso rimandavano la beatitudine collettiva in terra ad un futuro non misurabile: “Diecimila anni”, secondo Mao Zedong. Ma, in cinese, diecimila è un numero prossimoprossimo all’infinito. I surrealisti, invece, esigevano “oggi e qui, l’Aldilà dei nostri giorni”. Il delirio di Mao è stato sepolto sotto una selva di grattacieli. Il sogno surrealista ha prodotto quadri e poesie. Ma l’Aldilà è un’altra cosa.

Il guaio è che questa Cosa non possiamo aspettarla come un pacco di Natale a sorpresa. Siamo costretti ad immaginarcela. E a me, quidam de populo, ma pur sempre sovrano dei miei pensieri, riesce molto arduo credere che il Paradiso sia il luogo (lo stato d’animo?) che mi hanno descritto nel Catechismo, e anche nelle successivesuccessive spiegazioni che, lo confesso, ho letto distrattamente.

Distrattamente? Ebbene, sì. Non vedo perché mai, di fronte ad un Mistero talmente imperscrutabile e gigantesco, l’opinione di un qualsiasi scienziato debba prevalere sulla percezione dell’uomo della strada che attende un destino dove s’annidano, forse, molte più sorprese di quante ne comprenda qualsiasi filosofia.filosofia. Ohé, soltanto i pensatori meritano il Paradiso? Non credo. Quindi ecco come io, spensieratamente, immagino quel Posto. Per me e soltanto per me. Perché, altrimenti, mi sentirei imbrogliato e ingiustamente collettivizzato.

Le mie curiosità e i miei desideri sono, in fondo,

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Il Mondragone

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questo, ho frequentato pure l’Università. E tu, te li sei scordati, i tre canti del gallo? Insomma, riuscirei a litigare perfino con il Supremo Portiere.

RimaneRimane aperto un problema. Come riempire questa voragine di tempo? Nel primo anno vorrei fare il fantasma, infestando qualche ministero, terrorizzando i tifosi dell’Inter, gonfiando d’incubi le notti di chiunque io giudicassi (inappellabilmente) troppo avido, stupido e/o cattivo. Nel secondo anno accetterei volentierivolentieri un impiego da assistente di San Gennaro, e distribuirei vincite favolose (ma compatibili con le loro capacità di spenderle) a chi mi pare, capricciosamente. Userei il terzo anno per scatenare tutta la mia arguzia dialettica (prodigiosamente moltiplicata dal trapasso) per convincere il Padreterno che è ora di finirla con lele solite piaghe, tipo guerre, fame, sete, inondazioni, cavallette etc. E aggiungerei che questa storia delle sofferenze uguali a doni da dedicare a Lui, ha stufato un po’ tutti. A questo punto sarei pronto per attraversare il tunnel che buca le Nubi dell’ Ultimo Lavacro. Poi m’immergerei nel Nembo della Totale Conoscenza.Conoscenza. E, infine, gusterei l’estrema vertigine sullo Stratocumulo della Serena Contemplazione. Al termine di questi percorsi obbligati, sarebbe asciutto il mio serbatoio di propellenti sublimi. Riposo e silenzio, dunque. Oppure, per volontaria e lieta penitenza, un mesetto di cori gregoriani con la turba osannante.osannante.

E poi? Una giornata nel paradiso terrestre, cioè a Guilin (Cina). Pomeriggio sul fiume Li, sopra una zattera di tronchi di bambù, sospinto dolcemente da un Motore Immobile nel paesaggio di dolomiti nane verdissime, fino alla collina dello Zoccolo di Capra Rovesciato. Sulle rive, cortei di anatre e di cormorani in attesa delladella pesca. A questi volatili (forse i più stupidi del mondo) i padroni stringono i colli con apposite cordicelle, per impedire che inghiottano le prede e per sequestrargliele. Io abolirei una simile pena. Lascerei libertà d’ingoio agli uccelli, e compenserei i pescatori con doni di lenze e di reti efficacissime. Al tramonto, mi basterebbebasterebbe un cucchiaio di brodo di tartaruga, e poi un sorso di grappa di serpente, vicino al laghetto del Drago di Legno.

E poi, e poi? Sulla faccia della Terra ci sono molti paradisi. Ci vorrebbero dieci anni o forse cento, per assaggiarli tutti. Ma l’eternità rimarrebbe intatta. Chi, come me, e come la maggioranza dell’umanità, è povero (oltretutto) d’immaginazione, si stancherebbe rapidamente (ritengo) perfino delle semprevergini promesse aiai martiri musulmani. Così, non ci resta che il

salto nel buio, cioè nella luce sempiterna e ignota. Certo, dovrei fidarmi delle rivelazioni, delle visioni, della fede ragionevole dei teologi, dei Dottori e dei Padri della Chiesa. Ci proverò. Ma, per ora, temo che l’ipotesi di Urs von Balthasar vada estesa. E cioè che anche il Paradiso esista, ma potrebbe essere vuoto. Proprio come l’Inferno.Proprio come l’Inferno.

© - FOGLIO QUOTIDIANOdi Giuliano Zincone

Edizione n.° 27 - dicembre 2013

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Amedeo Amadei

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E’ morto il 24 novembre 2013 a 92 anni Amedeo Amadei, socio onorario della nostra Associazione, centroavanti del primo scudetto della Roma e a lungo della nazionale italiana. Nato a Frascati il 26 luglio 1921, Amedei è ancora oggi il più giovane esordiente di sempre in serie A (giocò a 15 anni). Fù soprannominato il “fornaretto” e, per la sua enorme popolarità, “l’ottavo re di Roma”. Il 20 settembre 2012 è stato tra i 11 gioca-tori ad essere inserito nella hall of fame ufficiale della roma.

Testo del telegramma inviato il 26 novembre 2013 per la morte di Amedeo Amadei:A Giampiero Amadei: “Fernando Massimo, Presidente della Associazione Ex Alunni NobileCollegio Mondragone, partecipa al dolore della famiglia per la perdita di Amedeo, membro

onorario della Associazione stessa.”

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Da sinistra:Giorgio Trombetti, Francesco Autuori, Amadeo Amadei e Alberto Bonaca:

Incontro della San Giorgio con Amedeo Amadei dopo 52 anni l’8 maggio 2004 a Casal Romito

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Padre Cesare Jori S.J. invitato a Mondragone

Padre Jori il 30 novembre 2013 è stato invitato a colazione a Villa Mondragone per festeggiare i prossimi suoi 90 anni dal Prof. Franco Giannini, Presidente del Centro Congressi Villa Mondragone Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", insieme al Prof. Giuseppe Novelli, nuovo Rettore dell’Università Tor VeVergata di Roma, al Dr. Luciano Gori, Sindaco di Monte Porzio Catone, per ricordare, con gli exAllievi e con un exEducatore quanto i Padri Gesuiti hanno saputo realizzare nel periodo di vita del Nobile Collegio e, più modestamente, gli sforzi che la Università di Tor Vergata sta compiendo per continuare la Loro missione di educatori.educatori. Erano presenti: il nostro Presidente Ferdinando Massimo con Vittorio Spadorcia, Fabio Valerj, Silvio Irace e Vincenzo Falzacappa.

Prof.ri Giannini e Novelli con Padre Jori

Dr. Gori, Prof. Novelli e Padre Jori

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Padre Cesare Jori S.J.:Nato a Boville Ernica il 21 agosto 1924Entrato nella Compagnia di Gesù il 30/1941Ordinato sacerdote: 7/7/1956Professione solenne: 2/2/1959Licenza in Filosofia all’Università Gregoriana Roma.Licenza inLicenza in Teologia all’Università GregorianaLaurea in Filosofia all’Università di FirenzeLicenza in Diritto Canonico all’Università Gregoriana1949/50 Prefetto della Camerata dei Piccoli del Nobile Collegio Mondragone

1950/51 Prefetto della Camerata dei Mezzanelli a Mondragone

1951/52 Prefetto della Camerata dei Mezzani a Mondragone

1979/84 Rettore del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni (FR).Dal 21 giugno 1984 il Leoniano fu affidato al Clero Diocesiano ma rimase fino al 1989 come insegnante al Leoniano.Dal 1990 al 2000 Superiore della Residenza del Gesù in Via degli Astalli Roma.Nei successivi 3 anni Rettore della Chiesa del Gesù sempre a Roma

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Tor Vergata ha un nuovo rettore, eletto a pieni voti: Giuseppe Novelli(Corriere della Sera)

Ha ottenuto 860 preferenze da docenti, ricercatori e studenti e 442 dal personale tecnico.

Il neo Magnifico: «Non bisogna aspettare solo che il ministero dia i fondi agli atenei»

ROMA - Giuseppe Novelli è il nuovo rettore dell’Università di Tor Vergata. Professore ordinario di Genetica Medica nel dipartimento di Biomedicina e Prevenzione ed ex preside della facoltà di Medicina, Novelli si è imposto - con larghissima maggioranza - alla prima votazione riuscendo a raggiungere, e superare, il quorum previstoprevisto dallo statuto universitario per l’elezione del Magnifico. In numeri: il neo rettore ha ottenuto 860 preferenze da professori, ricercatori in organico e studenti e 442 preferenze dal personale tecnico, amministrativo e bibliotecario (voti che vanno, però, ponderati; fattore moltiplicativo 0.2).

SECONDO SALVATORI - Il secondo tra i quattro candidati in lizza, ad aver ottenuto più voti è Franco Salvatori, ordinario di Geografia e Direttore del dipartimento di Scienze storiche, filosofiche-sociali. L’ex preside di Medicina è dunque il successore di Renato Lauro alla guida del secondo ateneo romano. Il mandato del neo rettorerettore durerà fino al 2019 e prenderà il via il primo novembre. E si registrano, oltre all’ottimo funzionamento delle operazioni di voto trasmesse anche via Web, alte percentuali di partecipazione alle elezioni di Tor Vergata (in totale l'80,13 per cento degli aventi diritto).

VOGLIA DI CAMBIAMENTO «C’è una grande voglia di cambiamento nelle università – commenta a pochi minuti dalla elezione il neo rettore Novelli – La realtà

accademica è viva vuole crescere e cambiare. Sono molto contento». Il Magnifico Novelli sot-tolinea di aver contato su «un programma credi-bile, che guarda alla realtà, senza false promesse»: «Non bisogna aspettare soltanto che il ministero dia i fondi agli atenei – aggiunge Giuseppe Novelli – le prime quattro università americane ottengono il 50 per cento del budget di cui hanno bisogno vendendo servizi all’esterno».

«L'UNIVERSITA' DEVE PRODURRE»«La gente deve chiedere all’università di produrre - dice Novelli -. La ricerca di qualità si fa nelle università, non ce lo dimentichiamo, e noi vogliamo un ateneo che sia aperto al territorio e che risponda alle richieste e alle necessità che vengono dal territorio». Il neo rettore Novelli intende imboccare una «strada nuova»:nuova»: «Internazionalizzazione e innovazione della didattica – aggiunge il Magnifico –. Ci credo moltissimo: l’università italiana ha le qualità per imporsi a livello scientifico e didattico, dobbiamo fornire servizi, produrre spin off, offrire stage professionalizzanti ai nostri studenti».

LA GUERRA DEI TALENTI PerPer Novelli, «c’è una guerra dei talenti in Europa»: «Gli altri Paesi vogliono catturare i nostri talenti, noi faremo di tutti per valorizzarli invece e, anzi, essere noi attrattori per le migliori menti». E il neo rettore conclude con un ringraziamento «a tutti, studenti, professori, ricercatori, personale tecnico, amministrativo e e bibliotecario». Che, si diceva, ha dimostrato una notevole partecipazione rispetto al consueto trend delle elezioni universitarie: nello specifico, hanno votato il 58,33 per cento dei rappresentanti degli studenti, l’84,09 per cento dei professori e dei ricercatori e il 76.65 per cento del personale non docente.02 ottobre 2013

EE’ laureato in Scienze Biologiche con lode presso l’Università degli Studi di Urbino nell’81, specializzato in Genetica nel 1999 ha ottenuto l’idoneità a professore ordinario di Genetica Medica presso l’Università di Trieste e chiamato dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma “Tor Vergata”. E’ Adjunct Professor presso University of ArkansasArkansas for Medical Sciences, Little Rock, (USA) dal 2003. È stato Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma “Tor Vergata” dal 2008 al 2011. Dal 2001 è Direttore della U.O.C. Laboratorio di Genetica Medica del Policlinico Universitario di Tor Vergata. È stato Direttore della Scuola di Specializzazione in Genetica Medica dell’Universitàdell’Università di Roma Tor Vergata e delle Scuole Aggregate Sapienza, Chieti e Bari. Direttore Scientifico Centro Ricerche Fatebenefratelli, Roma Ospedale S. Pietro dal gennaio 2011.

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*** COMUNICATO:

La prossima giornata degli Exa Mondragone

sarà “domenica 15 giugno 2014”

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Il Papa arriva al Centro Astalli senza scorta

L’Associazione Centro Astalli (sede italiana del Jesuit Refugee Service) ha iniziato la sua attività nel 1981, dopo la fondazione del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati ad opera di P. Pedro Arrupe, allora Superiore generale dei Gesuiti. Accompagnare, servire, difendere i diritti dei rifugiati e degli sfollati di tutto il mondo:mondo: questa è la missione che il Centro Astalli ha scelto di portare avanti nella realtà italiana. In totale, considerando nell’insieme le sue differenti sedi territoriali (Roma, Vicenza, Trento, Catania e Palermo), il Centro Astalli ha visto accedere ai propri servizi, nello scorso anno, circa 34.300 pesone, di cui quasi 21.000 nella sola sede di Roma. nella sola sede di Roma. Rispetto ai primi anni di attività, il Centro Astalli ha ampliato e diversificato la propria offerta, che si è andata strutturando in servizi di prima accoglienza (per chi è arrivato da poco in Italia), servizi di seconda accoglienza (per facilitare l’accesso al mondo del lavoro e accompagnare le persone nel loro percorso di inserimentoinserimento nella società italiana) e attività culturali, in collaborazione con la Fondazione Centro Astalli. L’Associazione fa parte della Consulta Nazionale per l’Immigrazione promossa dal Ministero per le Solidarietà Sociali e del Consiglio territoriale per l’immigrazione istituito presso la Prefettura di Roma. Partecipa attivamenteattivamente al Tavolo asilo nazionale, luogo di

coordinamento dei principali enti impegnati nella tutela di richiedenti asilo e rifugiati.IlIl Centro Astalli è, inoltre, presente in diversi tavoli di coordinamento per i vari settori in cui lavora, quali quello sanitario, le mense, i centri di accoglienza notturna.Da luglio 2009, è Centro di esame accreditato dall'Università per Stranieri di Perugia per la somministrazione degli esami CELI di certificazione della conoscenza dell'italiano L2 dell'italiano L2

I servizi

Accompagnare difendere e servire i rifugiati è da sempre l’impegno del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati. Un impegno che ogni giorno si rinnova in una sfida nuova e originale da affrontare al fianco di chi si rivolge al Centro Astalli in cerca di aiuto per ricostruirsi una vita in un paese straniero. Conoscere le attività del Centro Astalli attraverso descrizioni e immagini, statistiche e testimonianze dirette, offre la possibilità di capire chi sono le tante persone che arrivano in Italia per chiedere protezione, in fuga da guerre e persecuzioni. Mostra quanto sia difficile garantire a tutti i diritti umani fondamentali comecome il cibo, un posto letto, le cure mediche necessarie, una casa o un lavoro. Dà l’idea di quanto sia ricca la nostra società grazie alla tante

Ha colto di sorpresa anche i fotografi quando è sceso da una anonima berlina senza alcun preavviso: nessun lampeggiante, nessuna cerimoniale. Il Papa è arrivato al centro Astalli per i rifugiati, nel cuore di Roma, senza scorta. Bergoglio ha utilizzato la consueta «utilitaria» di colore blu:

accanto al posto di guida, come sua personale «scorta», il capo della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani. (11 settembre 2013)

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persone che ogni giorno svolgono un servizio di volontariato presso le strutture del centro. Dal 1981, quando nacque il Centro Astalli, di strada se ne è compiuta molta: una mensa che distribuisce 400 pasti al giorno, un ambulatorio, tre centri d’accoglienza, una scuola d’italiano e tanti altri servizi di prima e seconda accoglienza di cui avere informazioni di prima mano, entrando in questa sezione del sito.

La mensa Un lungo corridoio in cui passa, sfilando, la geopolitica dei quattro continenti. Cammina ordinata la storia del mondo. Scorre lungo le inferriate in ordine sparso: la guerra in Eritrea, le violenze in Costa D’Avorio, la tragedia afgana, le finte democrazie in Togo e Guinea sono lì ad aspettare che qualcuno si accorga di loro, si occupioccupi di quello che succede nelle loro città, nelle loro case, alla loro gente. Volti giovani, spesso poco più che ragazzi diventati adulti in viaggio, chiaramente da poco in Italia, si trovano a far la fila nel centro di Roma per consumare un pasto, spesso l’unico della giornata. L’attività del Centro Astalli è iniziata da qui: già nell’autunno deldel 1981 nei corridoi di via degli Astalli si distribuivano panini ai primi rifugiati presenti a Roma. Erano etiopi e avevano bisogno di tutto. Soprattutto di qualcuno che li ascoltasse, che prendesse atto della loro presenza in una città indifferente. Quel servizio è cresciuto, grazie all’impegno di tanti, fino ad arrivare ai circacirca 400 pasti caldi al giorno di oggi. Mai come quest’anno la mensa, in convenzione con il Comune di Roma, ha dovuto gestire un’emergenza pasti che non accenna a diminuire. Proprio per venire incontro alle esigenze di un numero sempre più elevato di persone, nel 2010 la sede sorica del Centro AstalliAstalli è stata ristrutturata, con l'importante contributo di Enel Cuore e di Fondazione BNL. Mangiare è il primo dei diritti e la mensa è il luogo in cui si comincia a chiedere giustizia: se anche il cibo è un privilegio, tutto il resto è

impossibile. La fila che si allunga sul marciapiede, in pieno centro di Roma, è una sfida all’indifferenza dei passanti. Dopo il pasto, ci si può dedicare a tutto il resto: dal corridoio di via degli Astalli comincia per molti un percorso di assistenza e integrazione. Tutti gli altri servizi sono cresciuti intorno al centro idealeideale della cucina, un po’ come avviene in una famiglia numerosa. Dopo essersi alzati da tavola, si entra nelle altre stanze per cercare informazioni, assistenza, un medico, un avvocato. A volte si dimentica quanto possa essere umiliante e imbarazzante essere costretti a mettersi in fila per un pasto. Per i ragazzi curdi ee afgani, che arrivano in gruppi numerosi, è più facile: il pasto è un’occasione di scherzare tra loro e con gli operatori. Ma per chi è solo, e magari non è più giovane, è diverso. Quella fila è il segno tangibile di quanto si è perso, un peso difficile da portare per chi era abituato a non aver bisogno di nulla. Il rifugiato non fugge per bisogno,bisogno, ma perché qualcuno gli ha tolto da un giorno all’altro la sicurezza, la libertà, la vita stessa.

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Carlo Cupini. Il calendario

Il Mondragone

Il giorno 29 Novembre 2013 alle ore 17, presso il Giardino d'Inverno del Caffè Canova, Piazza del Popolo Roma, è stato presentato il calendario 2014 illustrato con i dipinti del Maestro Carlo Cupini, scomparso il 7 Settembre 2011. Il calendario, per desiderio della moglie, Maria Grazia Di Filippo, è stato offerto a scopo benefico e il ricavato è stato devoluto alla mensa dei rifugiati del Centro Astalli della Compagnia di Gesù. Nella stessa sede sono state esposte alcune litografie di dipinti dell'artista, presenti anche al Castello di Duino, dove, nel mese di Settembre 2012, gli è stata intitolata una Sala Permanente. La presentazione è stata a cura del Professor Stefano Papetti, storico dell'arte. Presenti Ferdinando Massimo PresidentePresidente dell'Associazione ex Alunni Nobile Collegio Mondragone, di cui faceva parte il Maestro, il Presidente dell'Associazione Nazionale Presidi ed Alte Professionalità della Scuola, Prof. Mario Rusconi e il Presidente della Commissione Turismo, Moda e Relazioni Internazionali di Roma Capitale, D.ssa Valentina Grippo.Grippo. Presenti anche alcuni Ex della Associazione del Nobile Collegio.La Associazione del Nobile Collegio ringrazia Maria Grazia Di Filippo della generosa iniziativa.

Il ricavato delle offerte è stato da LEI consegnato, tramite Padre Cesare Jori S.J., al responsabile del Centro Astalli.

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Associazione ex Alunni Nobile Collegio Mondragone

Edizione n.° 27 - dicembre 2013

Padre Cesare Jori S.J. (Prefetto Camerata dei Mezzanelli anno 1950/51)Franco e Clara Giannini (Presidente del Consiglio di Corso di Laurea Ingegneria Elettronica Università Tor Vergata. Presidente del Centro Congressi Villa Mondragone)Marco e Lucia Di Andrea (Comm. I.R.Vi.T.)Elisabetta BernardiniGiuliano e Paola MauroGiuliano e Paola Mauro (Tesoriere della nostra Associazione)Gianfranco ed Adriana Molajoli

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Sandro Bontempi (Scuola Apostolica -“San Giovanni Berchmans”)Giuseppe Carafa Jacobini (in collegio dal 1945 al 1953) MassimoMassimo e Manuela Carafa Jacobini (in collegio dal 1952 al 1953)Francesco Casini (Scuola Apostolica - “San Giovanni Berchmans”) Giampaolo Chiti (nipote di Padre Paolo Chiti S.J. in collegio dal 1937 al 1950)FilippoFilippo Cippitelli (Scuola Apostolica -“San Giovanni Berchmans”)Roberto e Nazzarena Ciarrocchi (Scuola Apostolica - “San Giovanni Berchmans”)Isabella Corsetti Antonini (moglie di Enrico; con la figlia Elena e la nipote Emma. – in collegio dal 1935 al 1943) MarcelloMarcello Costanzo (figlio del Prof. Giuseppe Costanzo, a Mondragone dal 1945 al 1953) con la sorella Paola e i figli Valentina e Federica)Ennio de Angelis con il figlio Yvon (in collegio dal 1946 al 1950) Mario De Carli (Scuola Apostolica - “San Giovanni Berchmans”)GiuseppeGiuseppe De Leone Pandolfelli (in collegio dal 1939 al 1949)Domenico ed Annie di Paola con Sara (in collegio dal 1934 al 1943) Francesco de Ghantuz Cubbe (nipote di Padre Raffaele Cubbe S.J. Rettore dal 1942 al1947)VVincenzo e Lola Falzacappa con la figlia Francesca (in collegio dal 1949 al 1953)Franco Farascioni (Scuola Apostolica“San Giovanni Berchmans” )

Paolo e Marisela Federici (in collegio dal 1936 al 1946)Luigi ed Olga Filograsso (in collegio dal 1946 al 1951)Antonio e Franca Gnoni Mavarelli (in collegio dal 1935-1943)Agostino Ippoliti (Scuola Apostolica -“San Giovanni Ber-chmans”)Silvio Irace con Donatella Facco (in collegio dal 1949 al 1953)Luigi Lucangeli (in collegio dal 1948 al 1951)Sandro Lucci (Scuola Apostolica -“San Giovanni Berchmans”)Mauro Marchetti (Scuola Apostolica -“San Giovanni Berchmans”Ugo Marchetti Ugo Marchetti (Scuola Apostolica -“San Giovanni Berchmans”)Ugo Massari (Scuola Apostolica -“San Giovanni Berchmans”)Ferdinando e Maresti Massimo (Presidente della nostra Associazione - in collegio dal 1949 al 1952)Giuseppe Moroni Fiori (in collegio dal1948 al 1953)Roberto Nobiloni Roberto Nobiloni (in collegio dal 1950 al 1953)Luciana Pellicano (ved. di Francesco Paolo, con figlia e due nipoti – in collegio dal 1925 al 1930)Piero Ponzo (Scuola Apostolica -“San Giovanni Berchmans”)Ettore ed Anna Prandi (in collegio dal 1948 al 1953)Alessio e Giovanna Sabatini Sciarroni Alessio e Giovanna Sabatini Sciarroni (figlio di Filippo – in collegio dal 1945 al 1950)Agnese Salce (ved. di Guido in collegio dal 1947 al 1953)Massimo ed Anne Scaramella con la figlia Valentina (in collegio dal 1939 al 1942) Lidia ed Alessandro Sciolari (moglie e figlio di Angelo – in collegio dal 1940 al 1946) Alberto e Letizia Solito (in collegio dal 1945 al 1949)Vittorio e Nilla Spadorcia (Segretario Associazione – in collegio dal 1946 al 1953)Giuseppe Ventura (Scuola Apostolica“San Giovanni Berchmans”)Fabio Valerj (in collegio dal 1947 al 1953)

N.B. La ScuolaN.B. La Scuola Apostolica “San Giovanni Berchmans” della Compagnia di Gesù è subentrata a Villa Mondragone dal 1955 al 1972.

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aprile 1953 giugno 2013

GIORNATA DEGLI EX A VILLA MONDRAGONEa sessanta anni dalla chiusura del collegio (1865-1953)

Presenti domenica 9 giugno 2013 in 83

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“Effetto Bergoglio” in tutte le parrocchiedi Rara Piol

Il Mondragone

“Più di qualcuno è tornato in Chiesa grazie al Papa” Padre Tiziano Repetto S.J., classe 1962, è nato a Milano dove ha conseguito la Laurea in Letterature straniere moderne (inglese e russo), il Master in Economia e gestione d’azienda e, presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, la Licenza in comunicazioni sociali e il Dottorato in Scienze sociali. E’ stato a Mentana dovedove ricopriva il ruolo di Vicario parrocchiale presso la Chiesa di S. Nicola da Bari. Oggi vive presso il Santuario della Madonna del Divino Amore (è un santuario di Roma composto da due chiese: quella antica è del 1745, quella nuova è invece del 1999. È tuttora una meta di pellegrinaggio cara ai romani. Insegna SociologiaSociologia e Filosofia all’Istituto Teologico S. Pietro di Viterbo, diretto dal Vescovo Mons. Fumagalli. Attualmente è impegnato nella preparazione dei corsi di filosofia per l’Istituto teologico di Viterbo, che inizieranno il prossimo gennaio. La Chiesa cattolica attraversa oggi una fase di cambiamenti, grazie soprattutto all’avvento e all’intervento di Papa Bergoglio che, con il suo operato, ha ottenuto finora larghi consensi, legati non solo al mondo della fede. Don Tiziano Repetto spiega dal suo punto di vista le possibili ragioni di questo positivo “effetto Papa Francesco”.Francesco”.

Papa Francesco ha portato una ventata di cambiamenti che ha sorpreso non solo i fedeli, ma anche i meno credenti. Cosa pensa del nuovo Pontefice?

Papa Francesco presenta l’innegabile vantaggio di provenire dal “nuovo mondo”, l’America del Sud. Questo gli consente di avere una visione obiettivamente innovativa, contrapposta a quella europea che invece è filosofica, teorica, erede di una grande tradizione speculativa e scientifica, ma talora poco dinamicadinamica e concreta. La grande intuizione del Santo Padre è stata, noi crediamo, quella di provare a riformare l’immagine della Chiesa cattolica e riposizionarla in una collocazione più vicina alla gente comune. Se mi è permesso un paragone con la psicanalisi, il Papa sembra avere il ruolo di uno psicanalista che di volta in volta, inin un gruppo di persone, rimanda l’immagine di certi comportamenti da correggere perché poi il gruppo possa elaborare un cambiamento personale e sociale. Diciamo che pure il mondo politico e civile potrebbe trarre insegnamenti importanti da un simile modo di procedere.

Il Papa ha aperto ai divorziati e gay. Quest’apertura si traduce in cambiamenti concreti, come ad esempio concedere loro la comunione? Occorre a questo punto ricordare una distinzione importante: chi divorzia e contrae un nuovo matrimonio civile, vive di per sé in uno stato di peccato permanente che non permette l’accesso ai sacramenti. Questa norma non è una discriminazione, ma dice soltanto che non si può rifiutare un Sacramento per poi chiederne un altro.altro. Viceversa, il divorziato non risposato che conduce una vita di fede ed è fedele al vincolo del matrimonio può tranquillamente accedere ai sacramenti. Il Papa ha chiesto di essere particolarmente vicini a chi ha ferite derivanti da separazioni e simili, il che significa probabilmente non trasformare le chiese in luoghiluoghi in cui si celebrano “processi” o in cui si emettono “sentenze”, ma a quanto mi consta non ha concesso la S. Comunione ai divorziati risposati, del resto il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha smentito ufficialmente questa illazione. Per i gay valgono le stesse norme che valgono per gli etero: i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio sono considerati impropri dalla Chiesa. Ad ogni modo, una Chiesa che afferma gli stessi principi dello Stato, diverrebbe essa stessa uno Stato civile.

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Papa Francesco predica la povertà e l’ha messa in pratica da subito dando il buon esempio. Cosa pensa di questa scelta?

Penso che povertà non significhi tanto mancanza di denaro ma piuttosto “distacco da esso”, ossia non considerarlo come un bene proprio. Anche Gesù aveva un cassiere, Giuda Iscariota, quindi significa che aveva dei beni da amministrare per la sussistenza degli Apostoli e per le opere di carità. La Chiesa dunque deve essereessere povera, non considerando come propri i beni di cui dispone, ma non indigente, altrimenti non potrebbe compiere alcuna opera di carità, e sappiamo che oggi giorno le Caritas locali consentono di sopravvivere a un gran numero di “nuovi poveri”. I segni di Papa Bergoglio vanno nella direzione di una maggiore sobrietà nell’uso deidei beni (negli abiti, nei viaggi, etc.) ribadendo che quelli che appartengono alla Chiesa sono innanzitutto degli indigenti, da cui, per esempio, l’esortazione ad aprire i monasteri per alloggiare i senza dimora.

C’è qualcuno che si è avvicinato alla Chiesa in questi mesi, affascinato dalle idee del nuovo Papa? Sì, anche nella mia Parrocchia più di uno mi ha detto di essere tornato in Chiesa proprio perché c’è questo nuovo Papa, il che costituisce senza dubbio un primo passo interessante, ma che poi dovrebbe diventare inizio di un nuovo cammino di approfondimento e consolidamento della ritrovata fede. Quanto maggiormente si riscontra dalledalle parole dei fedeli è la piacevole sorpresa derivante dal fatto che Papa Bergoglio parla di Dio e della sua fede non a partire dalla conoscenza, ma dall’esperienza, quindi Dio come rapporto interpersonale, come comunità. Citando le parole di Fausto Bertinotti in un’intervista al settimanale “Altri”, possiamo ricordarericordare quanto un grande Vescovo come Monsignor Romero affermava: “se faccio l’elemosina a un povero, tutti mi considerano, ma se parlo delle cause della povertà tutti mi considerano un comunista”. Ebbene, Papa Bergoglio non ha paura di evidenziare le cause.

Papa Bergoglio prende la metropolitana e chiama le persone al cellulare per parlare dei problemi che le affliggono. Si interessa dunque attivamente della comunità. Come reputa queste azioni senza dubbio “nuove”? Sono azioni che chiunque laico o consacrato compie quotidianamente. La novità sta nel fatto che le compia un pontefice. Si pensava che un Papa fosse troppo indaffarato per potersi interessare dei casi singoli e invece lui ha trovato il tempo per farlo. Ci ricorda che Dio ama

ciascuno di noi singolarmente e personalmente. Di certo questo è un messaggio importante, simile alla rivoluzione mediatica portata avanti da Papa Giovanni Paolo II. Un esempio per tutti: il roteare del bastone davanti a milioni di giovani durante la veglia della Giornata mondiale della gioventù a Manila nel gennaio 1995 alla maniera didi Charlie Chaplin… un gesto rimasto nella storia delle comunicazioni di massa, come segno di gioia, di amore per i giovani e per la vita.

Crede che dopo i cambiamenti apportati da questo pontefice, i successivi ne saranno influ-enzati e continueranno ad operare in tale direzione? Beh, direi che è presto per dirlo. Intanto vediamo come si sviluppa il suo pontificato e quanto dura. Da quanto si vede, probabilmente i suoi successori difficilmente potranno prescindere da quanto sta facendo ora, quindi è possibile che continueranno nel solco della tradizione da lui tracciata. Giovanni Paolo II ha influitoinfluito molto sulla Chiesa anche perché il suo papato è durato molti anni. Facciamo un esempio: Giovanni Paolo II ha iniziato a farsi toccare direttamente dalla gente, i suoi succes-sori hanno continuato a farlo. Prima il Papa era “intoccabile”, il che esprimeva una forma di sommo rispetto… Probabilmente, il pontificato di Papa Bergoglio sarà più breve, ma dipenderà molto dall’intensità dei gesti e dall’azione comunicativa che riesce a far passare.

Pubblicato su Tiburno il 1° ottobre 2013

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Celebrazione dei Vespri Papa Francesco ha celebrato i primi vespri di Avvento con gli universitari degli atenei romani, nella basilica vaticana sabato 30 novembre, Iª domenica di Avvento recitando i Primi Vespri insieme agli Universitari degli Atenei Romani, nella Basilica di San Pietro. Era presente, insieme ai rappresentanti della Università didi Tor Vergata, una delegazione della nostra Associazione con il Presidente Ferdinando Massimo, Vittorio Spadorcia, Fabio Valerj, Pirantonio Bonnet, Silvio Irace e Vincenzo Falzacappa.

Il Magnifico Rettore nell’Università di Roma “La Sapienza” Prof. Luigi Frati

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P. Mario Delmirani SJ (ITM)defunto a Roma nel suo 90° anno di età e 74° di Compagnia

Fabio Valerj, Carlo Puca e Padre Delmirani S.J. Camerata dei mezzani 1950-51

P. Mario Delmirani S.J. nasce a Roma il 10 gennaio 1924 ed entra nella Compagnia a Galloro il 5 novembre 1940. Dopo il ‘carissimato’, fatto sempre a Galloro, dal 1937 al 1941 convittore del Nobile Collegio Mondragone, nel 1946 è inviato allo Scolasticato di Roma per gli studi di filosofia alla PUG e poi dal 1949 al 1951 al Collegio Mondragone a Frascati (come Prefetto dei mezzani) per il ‘magistero’. Nel 1951 P. Mario è è destinato a Woodstock (USA) per gli studi di teologia e lì viene ordinato sacerdote il 20 giugno 1954. Nel 1956 fa il Terz’anno di probazione ad Auriesville, nello stato di New York (USA). Nel 1957 riceve la sua prima missio alla Lega Missionaria Studenti (presso la Residenza del Gesù a Roma) dove è amministratore e redattore della rivista “Gentes”. E’ anche direttore della Congregazione Mariana “La Scaletta”. Nel 1958, pronunciati gli Ultimi voti il 3 febbraio, è destinato all’Istituto Massimo con l’incarico di ministro,ministro, padre spirituale e insegnante di francese e inglese. Nel 1966 P. Delmirani è nominato Superiore della Residenza di Firenze. Due anni dopo (1968) è inviato ad Anagni dove insegna teologia. Nel 1974 ritorna a Roma dove prosegue nell’insegnamento della teologia dogmatica sia all’istituto di Scienze religiose della PUG che al Pontificio Istituto “Regina Mundi”.Mundi”. Nel 2001 P. Mario è nuovamente inviato a far parte della comunità della Residenza del Gesù di Roma ed esercita il ministero della confessione

nell’omonima chiesa. Dal 2003 è vice parroco della parrocchia di San Saba e dal 2010, superati ormai gli ottantacinque anni, è nuovamente nella Residenza del Gesù a pregare per la Chiesa e la Compagnia. Inviato per motivi di salute presso l’infermeria della Residenza di S. Pietro Canisio, è morto in ospedale il 26 ottobre per complicazioni renali.

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Felice Grossi Gondidi Antonella Parisi

1889, vi seguì, a contatto con docenti quali J. Beloch, E. De Ruggiero, E. Loewy, R. Lanciani e G. Tomassetti, i corsi di storia antica, antichità greche e romane, archeologia e storia dell'arte, topografia romana, storia di Roma nel Medioevo. Si laureò nel 1893, con una tesi di carattere storico-epigrafico, I comites nell'amministrazionenell'amministrazione dell'impero, in cui illustrava l'evoluzione degli alti funzionari imperiali dalle origini al VI secolo d.C. Il lavoro presentava già quelle caratteristiche che avrebbero distinto la produzione scientifica del G.: padronanza delle fonti letterarie ed epigrafiche, rigore sistematico, attenzione critica agli studi precedenti.agli studi precedenti.La tesi, il cui manoscritto originale si conserva presso l'Università Gregoriana, fu pubblicata da De Ruggiero nel suo Dizionario epigrafico di antichità romane (II, Roma 1900, pp. 468-530).Conseguita la laurea, il G. tornò nel convitto di Mondragone, dove insegnò lettere italiane e latine fino al 1903 (con l'intervallo di un anno, nel 1896, nel quale fu a Chieri, nel noviziato di S. Antonio). La permanenza nel piccolo centro dei Colli Albani fu occasione per iniziare a indagare la topografia antica del territorio tuscolano.tuscolano.I risultati di queste ricerche comparvero nel Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma (anni 1898, 1902, 1904, 1906, 1916), in singoli studi (tra cui: Il tempio di Castore e Polluce nell'acropoli di Tuscolo e la scoperta di un'antica iscrizione, Roma 1901; Le ville tusculane nell'epoca classica e dopo il Rinascimento…Rinascimento…, ibid. 1901) e nell'opera di carat-tere generale Il Tuscolano nell'età classica (ibid. 1908).Dal 1904 al 1913 fu docente di lingua latina e storia dell'arte presso l'istituto Massimo alle Terme di Roma. A quest'epoca risale la pubblicazione del manuale Sulle soglie dell'arte (ibid. 1912; 2ª ed., riveduta da V. Golzio, Torino-Roma 1925), destinato agli studenti delle scuole superiori. L'insegnamento rimase fino allaalla fine la sua principale occupazione: il che non gli impedì di dedicarsi con costanza agli studi di archeologia classica, di archeologia cristiana e di agiografia, disciplina cui lo aveva iniziato il p. A. Rocchi, monaco basiliano dell'abbazia di Grottaferrata. Nominato membro della Società dei cultori di archeologia cristiana fondatafondata G.B. De Rossi nel 1875, il G. prese a partecipare assiduamente, intervenendo su "dotti argomenti con parola succosa, ma claudicante" (Cecchelli, p. 390), agli incontri periodici durante i quali i soci comunicavano e discutevano i risultati delle loro indagini: fra i presenti alle riunioni il fratello Augusto, anch'eglianch'egli appassionato allo studio delle antichità, e l'archeologo S. Pesarini, legato al G. da uno stretto rapporto d'amicizia.

GROSSI GONDI, Felice. - Secondo di tre fratelli, nacque a Roma il 16 sett. 1860 da Augusto Grossi, medico, e da Candida Gondi. Compiuti gli studi classici presso il liceo S. Apollinare, entrò nella Compagnia di Gesù (30 nov. 1881). Completato il biennio di noviziato e terminati gli studi di retorica e filosofia,filosofia, insegnò nel convitto di Mondragone, presso Frascati (1887), e negli anni 1888-89 nel seminario di Strada, nel Casentino. Si dedicò quindi agli studi teologici presso l'Università Gregoriana e fu ordinato sacerdote nel 1891.La solida preparazione nel campo delle discipline storico-archeologiche gli venne invece dagli studi compiuti presso la facoltà di lettere dell'Università di Roma: iscrittosi nel

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Nel 1913, con uno studio su L'arco di Costantino, il G. confutò con valide argomentazioni la datazione del monumento a epoca domizianea proposta da A.L. Frothingham. Attraverso un'analisi tecnico-stilistica il G. sostenne invece la contemporaneità della messa in opera dei rilievi decorativi (in buona parte frutto di spoliazioni) con la costruzione dell'arco, che datò al 316 d.C.la costruzione dell'arco, che datò al 316 d.C.Nel 1914, il G. fu chiamato a coprire presso l'Università Gregoriana la cattedra di archeologia cristiana resasi vacante per il ritiro di p. G. Bonavenia, che la occupava dal 1887. In questi anni il suo interesse si concentrò sulle indagini condotte da A. De Waal e P. Styger al di sotto della basilica di S. Sebastiano, sulla via Appia, dove erano venuti allaalla luce i resti di un luogo di culto dedicato ai ss. Pietro e Paolo. Ai risultati di tali indagini il G. dedicò diversi studi, in particolare: Il Refrigerium celebrato in onore dei ss. apostoli Pietro e Paolo nel sec. IV ad catacumbas, in Römische Quartalschrift, XXIX (1915), pp. 221 ss.; La tomba e l'altare di S. Sebastiano nella basilica dell'Appiadell'Appia a proposito del VII centenario della sua consecrazione, in La Civiltà cattolica, LXIX (1918), vol. I, pp. 235-244, 338-347; Il rito funebre del "refrigerium" al sepolcro apostolico dell'Appia, in Dissertazioni della Pontificia Accademia romana di archeologia, s. 2, XIV (1920), pp. 261-277.Intanto, nel 1915, il G. era entrato nel consiglio di direzione del Nuovo Bullettino di archeologia cristiana. Il 30 marzo 1916, nel corso di un'adunanza della Pontificia Accademia romana di archeologia, di cui era divenuto socio ordinario e censore, comunicò i risultati delle sue indagini sulla paleografia delle iscrizioni del IX secolo, giungendogiungendo a importanti chiarimenti (Excursus sulla paleografia medievale epigrafica del sec. IX, in Dissertazioni della Pontificia Accademia romana di archeologia, s. 2, XIII [1918], pp. 147-179).In tale occasione egli dimostrò la falsità dell'iscrizione della basilica di S. Prassede, contenente l'elenco delle reliquie dei santi trasferiti nella chiesa da papa Pasquale I. L'iscrizione, ritenuta da De Rossi e da altri un originale del IX secolo, era in realtà copia settecentesca di un originale del XIII secolo (cfr. La celebre iscrizione agiograficaagiografica della basilica di S. Prassede, in La Civiltà cattolica, LXVII [1916], vol. I, pp. 443-456).Con la monografia Principi e problemi di critica agiografica (Roma 1919) intese fissare criteri oggettivi per stabilire l'autenticità degli Atti dei martiri e delle loro spoglie, problema all'epoca particolarmente sentito a causa delle continue esplorazioni nelle chiese e nelle catacombe romane. Altro suo contributo importante fu quello allo studio delledelle fasi costruttive della chiesa di S. Angelo in Pescheria: nel 1920, assieme con S. Pesarini, il G. ne indagò i sotterranei individuando le strutture della cripta bassomedievale (già viste nel 1862 da p. F. Tongiorgi) e insieme scoprendo i resti dell'edificio altomedievale (La cripta confessionis del sec. VIII nella chiesa di S. Angelo in Pescheria, inin La Civiltà cattolica, LXXI [1920], vol. III, pp. 524-532). Le vaste conoscenze acquisite in anni di

studio nel campo epigrafico confluirono poi nel Trattato di epigrafia cristiana, latina e greca nel mondo romano occidentale (Roma 1920), destinato, diceva il G. nell'introduzione, alla "formazione scientifica dei giovani": lavoro per molti aspetti superato, ma l'unico a carattere generale ancora disponibile. Una sintesi dei risultati raggiunti nell'ambitonell'ambito dell'archeologia cristiana dagli esponenti della cosiddetta scuola romana (G.B. De Rossi, M. Armellini, O. Marucchi, E. Stevenson, mons. J. Wilpert e altri) troviamo infine nel manuale I monumenti cristiani iconografici ed architettonici dei sei primi secoli (ibid. 1923).Il G. fu anche membro dell'Arcadia, della pontificia ommissione di archeologia sacra e del Collegium cultorum martyrum. Per sua iniziativa, il Collegium ottenne, presso papa Benedetto XV, di ripristinare la celebrazione liturgica solenne dei protomartiri romani. Suo fu il testo dell'iscrizione commemora-tiva posta in loro onore nella piazza del Circo Neroniano, presunto luogo del martirio.Neroniano, presunto luogo del martirio.Morì a Roma, dopo una lunga malattia, il 30 marzo 1923. Negli ultimi anni aveva cominciato a scrivere la storia del Collegio romano, opera ripresa ma non conclusa da p. G. Domenici, suo successore nella cattedra di archeologia cristiana. I necrologi che gli furono dedicati esaltarono, oltre alle qualità di studioso, anche quelle di religioso impegnato fino all'ultimoall'ultimo in una fervente attività pastorale negli istituti in cui insegnò e nel quartiere Tiburtino, dove, presso le suore ausiliatrici del Purgatorio, per vent'anni esercitò il sacerdozio.Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Vicariato, Par-rocchia di S. Tommaso in Parione, Stato delle anime, 1862, s.v.via dei Coronari. Presso l'Archivio della Pontificia Università Gregoriana si conservano sei buste contenenti rispettivamente: vari appunti manoscritti del G., in parte inediti (b. 2960); il manoscritto del volume I monumenti cristianicristiani iconografici ed architettonici dei sei primi secoli (b. 2961); il manoscritto della tesi di laurea (b. 2962); un indice compilato dal G. delle annate 1895-1915 del Nuovo Bull. di archeologia cristiana (b. 2963); copia del volume a stampa del Trattato di epigrafia cristiana…, con note marginali (b. 2964); e il testamento olografo del G., datato 2 apr. 1913, in cuicui il G. nomina il fratello Augusto suo erede universale (b. 2965). Tra i necrologi: L. Cantarelli, in Bull. della Comm. archeologica comunale di Roma, L (1923), p. 239; Il Corriere d'Italia, 1° apr. 1923; La Civiltà cattolica, LXXIV [1923], vol. II, pp. 171 s.; Roma, I (1923), p. 166; Riv. di archeol. cristiana, I (1924), p. 167; O. Marucchi, ibid., II (1925),(1925), p. 30. Si veda anche: L'Università Gregoriana del Collegio romano nel primo secolo dalla restituzione, Roma 1924, p. 162; G. Ferretto, Note storico-biblio gr. di archeologia cristiana, Città del Vaticano 1942, p. 370; C. Cecchelli, Scrittori contemporanei di cose romane, in Arch. della Soc. romana di storia patria, LII (1929), p. 390;390; Diz. enciclopedico italiano, V, p. 617; Enc. cattolica, VI, col. 1184; Diz. ecclesiastico, II, p. 278.

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Caro Presidente e Cari Amici Ex Alunni del Nobile Collegio Mondragone,

in occasione del vostro incontro del 9 giugno, essendo impossibilitato ad intervenire per una concomitante riunione del Comitato Esecutivo dell’OMAAEEC (Organizzazione Mondiale delle Ex Allieve e degli Ex Allievi della scuola cattolica), di cui sono Vicepresidente, invio a tutti voi i miei più cordiali saluti ed auguri di buon lavoro.buon lavoro. La vostra Associazione è da sempre parte viva all’interno della Federex e continua ammirevolmente la sua opera nonostante da 60 anni non abbia più un punto riferimento. (“non è vero!”n.d.r.) Proprio per “superare” situazioni come la vostra (che, con la chiusura di altri collegi, purtroppo sono ormai numerose), al fine di non disperdere gran parte di quell’enorme potenziale umano, che rappresenta la continuità dell’azione educativa dei Collegi della Compagnia, la Federex, in sinergia con la Provincia d’Italia dei Gesuiti,Gesuiti, sta lavorando alla bozza del nuovo Statuto, basata sul ripensamento del concetto di Ex Alunno/a, in modo tale da favorire l’evoluzione da Ex Alunno/a di un singolo Istituto a quello di Ex Alunno/a della Compagnia di Gesù in Italia, dando quindi maggiore evidenza al patrimonio spirituale ed educativo comune,comune, piuttosto che alla collocazione geografica ed offrendo anche, così, la possibilità a quegli Ex Alunni/e, che non abbiano più un’Associazione a cui fare riferimento, di partecipare direttamente alla vita della Federazione stessa. In altre parole si vuole porre nella giusta ottica tutte quelle attività che, portateportate avanti in ambito locale, mantengono

vivo il legame fra compagni e il senso di appartenenza al singolo collegio, e nel contempo subordinarle ad una ben più alta ed ampia appartenenza e al riconoscimento di quei valori comuni che, soli, giustificano il reciproco impegno tra la Compagnia e i suoi ex-alunni. Oggi, in un mondo sempre più privo di valori, quella dell’Ex Alunno è una “vera e propria missione”, cioè una risposta alla chiamata del Signore “voi non avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto ed il vostro frutto rimanga” (Giovanni XV, 16). Gli Ex Alunni devono impegnarsiimpegnarsi per contrastare il distruttivo relativismo etico, per testimoniare con la loro vita i valori cristiani, a cui sono stati/e formati/e, e per favorire l’inserimento dei giovani in azioni di sensibilizzazione al volontariato ed in questo contesto devono essere veramente quelle laiche e di quei laici, a cui la Lumen Gentium ha aaffidato un ruolo di protagonisti nella Chiesa. Il vostro lavoro dimostra che voi considerate essere Ex Alunni dei Gesuiti “una benedizione ed una responsabilità”, tanto da sentire la necessità di impegnarvi nella vita sociale e professionale per il benessere di tutti, fino a fare della vostra appartenenza un vero e proprio “progetto di vita”. Desidero infine ricordare che dal 14 al 18 agosto pp.vv. si svolgerà a Medellin in Colombia il Congresso Mondiale degli Ex Alunni della Compagnia di Gesù, che avrà per tema “L’educazione dei Gesuiti e la responsabilità sociale: come possiamo servire meglio?”. Mi auguro che qualcuno di voi possa parteciparvi. Rinnovando il più vivo apprezzamento per l’impegno con cui continuate a lavorare per la “causa” degli Ex Alunni della Compagnia di Gesù, invio a tutti voi i miei più sinceri e cordiali saluti, con la speranza di potervi incontrare in qualche altra occasione.

Giuseppe Mariano

TTorino, 9 giugno 2013

Il Mondragone

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Gentilissimi e carissimi, voglio ringraziarVi ancora per la bellissima giornata trascorsa ieri a Villa Mondragone. E' stato un giorno memorabile, come tutti i giorni che sin da piccola vi ho trascorso, che ancora ricordo e che non dimenticherò mai. E' molto importante mantenere viva la memoria di questo "luogo magico" che entra nel cuore per sempre. A presto!

Elisabetta Bernardini

p.s. - Sto leggendo il libro La villa spedita, splendida opera per tenere viva la memoria di Villa Mondragone (La Oxford italiana) e dove, fra una pagina e l'altra, primeggia sempre il leggendario "Viale degli elci" con la statua della Madonnina...

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Riguardo alla Giornata degli ex 2013 a Mondragone: Caro Vittorio,domenica scorsa abbiamo passato una bellissima giornata ! Tutto merito tuo. Grazie sempre a nome di tutti noi. Con grandissimo affetto. Roberto Nobiloni

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RIFLESSIONI (allegate alla tesina della maturità classica da parte di una nipote di un nostro Ex)

Mi chiamo Maria Stella. Il mio è un nome doppio, che ai miei genitori ricorda due persone che amavano. Sono nata in una casa, doppia, divisa da una porticina; una piena di luce e piena di amore e rigore dei miei genitori, l’altra dall’amore e dalle coccole dei nonni. Quand’ero piccola leggevo i fumetti e mi piaceva il personaggio di Superman, l’‘uomo venuto da un altro pianeta che sulla terra si trasformava, da normale e semplice impiegato, a difensore dei deboli e paladino della giustizia. Ricordo sul comodino di mia madre un libro intitolato: “AVERE O ESSERE” di Erick Fromm, psicanalista nato e vissuto nel 900, che affronta due atteggiamenti dell’esistenza, a una delle quali l’uomo moderno deve adattarsi; uomo contemporaneo manipolato e ridotto a ingranaggio della macchina sociale, manipolato dai consumi e dai mass-media in un ambiente degradato con la paura del conflitto nucleare. Vivo in un mondo dove sento parlare di pace e diritti umani ma vedo solo, sui giornali e in televisione, immagini di guerra e barconi con reti con esseri umani impigliati come pesci. Ristoranti pieni di gente, supermercati ad ogni angolo e bambini che muoiono di fame con le mosche negli occhi. Questo chiaro e questo scuro, questo bene e questo male, questa duplice realtà mi ha sempre affascinato. Sarà forse lo specchio dell’uomo?!

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Il Mondragone

Caro Vittorio, poco tempo fa ho ricevuto la rivista “Il Mondragone”, ma per alcune vicissitudini, sono stato impegnato e pertanto non ho potuto risponderti e ringraziarti tempestivamente per aver fatto pubblicare sulla medesima la recensione del mio piccolo lavoro riguardante la storia della mia famiglia.…Come sempre nella vita c'è sempre il rovescio della medaglia: la soddisfazione di veder menzionato il mio lavoro è stato offuscata, dal dolore, credimi veramente sincero, nell'apprendere la notizia della scomparsa di Manfredi Pio di Savoia.…Con…Con Manfredi durante la mia prima attività di lavoro ho avuto continui contatti, poiché operavamo nella stessa azienda. Questo mi ha dato agio di conoscere ed apprezzare le doti di grande signorilità e cordialità…

P.S. Ti allego una foto con Manfredi durante un viaggio in Scozia. Ruggero Messere (in collegio dal 1950 al 1953)

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Il giorno 29 Novembre 2013 alle ore 17, presso il Giardino d'Inverno del Caffè Canova, Piazza del Popolo Roma, è stato presentato il calendario 2014 illustrato con i dipinti del Maestro Carlo Cupini, scomparso il 7 Settembre 2011. Il calendario, per desiderio della moglie, Maria Grazia Di Filippo, è stato posto in vendita a scopo benefico e il ricavato devoluto alla mensa dei rifugiati del Centro Astalli della Compagnia di Gesù. Nella stessa sede sono state esposte alcune litografie di dipinti dell'artista, presenti anche al Castello di Duino, dove, nel mese di Settembre 2012, gli è stata intitolata una Sala Permanente. La presentazione è stata a cura del Professor Stefano Papetti, storico dell'arte. Erano presenti Ferdinando Massimo Presidente dell'Associazione ex Alunni Nobile Collegio Mondragone, di cui faceva parte il Maestro, il Presidente dell'Associazione Nazionale Presidi ed Alte Professionalità della Scuola, Prof. Mario Rusconi e il Presidente della Commissione Turismo, Moda e Relazioni Internazionali di Roma Capitale, D.ssa Valentina Grippo.

(Manfredi Pio di Savoia con Ruggero Messere 1970/75 Scozia e Germania)

Carlo Cupini

Riunione ad alto livello (13/11/2013)

Una pizza con: Luigi Lajolo (in collegio dal 1946 al 1951), Ludovico e Fabio Valerj (in collegio dal 47 al 53), Vincenzo Falzacappa (in collegio dal 1949 al 1953), Enrico Prisco (in collegio dal 1951 al ‘53) Enrico Prisco (in collegio dal 1951 al ‘53) e Vittorio Spadorcia (in collegio dal 1946 al ’53)non presente nella foto perchè la scattava!

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Incontro con Padre Tiziano Repetto S.J., assistente spirituale della Associazione,

collaboratore presso il Santuario del Divino Amore (14/11/2013):

(Jak Sereggi in collegio dal 1938 al 1948)(† Vancouver 20 ottobre 2013)

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Lucio Curato (1920 †2013)in collegio dal 1930 al 1934

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Antonio Scalera (1918 †2013)in collegio dal1928 al 1936

Friedrich Frölichsthal (1927 † 2013)in collegio dal 1940 al 1945

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Scoperta eccezionale.

ScopertaScoperta di massimo valore quella compiuta da Rudj Gorian, responsabile del fondo antico della biblioteca della Fondazione Studium Generale Marcianum, nel Seminario di Venezia. Tra le sue mani è capitata un'autentica rarità bibliografica pubblicata nel 1670 a Valvasone, in provincia di Pordenone: un manuale di formato tascabile ad usouso dei gesuiti contenente le Industriae pro superioribus del Padre Generale Claudio Acquaviva. «Questo modesto e sobrio libretto - spiega lo studioso - concentra su di sé diversi primati; oltre ad essere un'edizione finora sconosciuta del testo di Acquaviva, è la sola copia nota dell'unico libro stampato nel Friuli occidentaleoccidentale prima della caduta della Repubblica di Venezia, e l'unica edizione conosciuta pubblicata in una città friulana diversa da Udine dal Cinquecento a metà Settecento

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Andrea Bianchi (in collegio dal 1947 al 1953)

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Quote 2010: 122 - Quote 2011: 110 - Quote 2012: 92 - Quote 2013 : 71 su circa 120 Ex

ASSOCIATI ANNO 2013(aggiornato a fine ottobre 2013)

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Altorio GiuseppeAttolico GiacomoAutuori FrancescoBarillari GiorgioBenassi Fabio MassimoBenigni GiambernardoBenini LucaBenini LucaBertelè GiovanniBorea GiuseppeCapocchiani BartolomeoCarafa Jacopini GiuseppeCarafa Jacobini MassimoCarlizzi GiuseppeCeravoloCeravolo Alfonso (pagato due volte)Chiavegatti RomanoChieco Bianchi AlessandroCidonio MaurizioCoccia LucioConforti CarloCortese EnnioCortese LuchinoCortese LuchinoCosta GiacomoCostanzo MarcelloCurato BaldassarreCusmano FrancoD’Angelo AntonioDe Geronimo FedericoDe Strobel DanieleDe Strobel DanieleDiana AlfredoDi Paola DomenicoFalzacappa VincenzoFederici PaoloFanelli AldoFanti Salvoni FrancescoFröelichsthal SchoellerFröelichsthal Schoeller AlexiusGaslini Alberti EgidioGnoni Mavarelli AntonioGonzaga MaurizioGregoretti Carlo MariaGuerra Francesco PaoloGuerrieri Maraldi GuglielmoHarvey UgoHarvey Ugo AlbertoImperato LuigiIrace SilvioKripp SigismundLaiolo Luigi

Laviosa ErnestoLucangeli LuigiLuzi EnricoMancinelli Scotti FrancoMarchetti PieroMassimo FerdinandoMelucco GioMelucco GiorgioMoroni Fiori GiuseppeMunno GiuseppeNobiloni RobertoPacifici Tommaso (†)Parlapiano CalogeroPanichi GiovanniPavoncello MarcoPavoncello MarcoPirani GiovanniPrandi EttorePrestifilippo OrazioRebecchini PaoloRossetto FabrizioSabatini ClaudioSabatucci Frisciotti StendaSabatucci Frisciotti Stendardi CarloSalaroli GiovanniSamarughi ErmannoSambucci GiovanniSantovetti RodolfoScaramella MassimoSinibaldi TommasoSolitoSolito AlbertoSpadorcia VittorioTarantini OrazioTedeschi Giovanni CarloTiti AngeloTrecca Trifone FabrizioValerj Fabio Zerbi Francesco Zerbi FrancescoZincone Giuliano(†)

N.B. Sono arrivate due quote senza mittente perché le poste hanno smarrito il titolo originale.

II nomi in grassetto e non la quota nel precedente elenco erano saltati perché le Poste non li avevano inviati.

Edizione n.° 27 - dicembre 2013

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Redazione ed editing a cura di Vittorio Spadorcia