Assertività ss

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L’ASSERTIVITA’ Maria Cristina Rocco Dicembre 2014

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L’ASSERTIVITA’

Maria Cristina Rocco

Dicembre 2014

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A cosa ci serve l’assertività?

•  gestire con maggiore efficacia i rapporti interpersonali, facendoci rispettare e affrontando correttamente eventuali conflitti o ansie (sia quando rivestiamo un ruolo di leader e vogliamo essere percepiti autorevoli, sia nei rapporti con persone che esercitano un’influenza su di noi);

•  effettuare scelte e assumere decisioni personali;

•  esprimere liberamente le nostre idee, sensazioni, emozioni, convinzioni;

•  affrontare in modo corretto e utile le critiche che ci vengono fatte;

•  saper fare e saper accettare i complimenti;

•  saper fare e saper rifiutare le richieste.

La capacità di essere assertivi ci aiuta in molte situazioni, in particolare nel:

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

I pensieri lenti e veloci di Kahneman

SISTEMA 1 Opera in fretta e automaticamente, con poco o

nessuno sforzo e nessun senso di controllo volontario

SISTEMA 2 Indirizza l’attenzione verso le attività mentali

impegnative che richiedono focalizzazione. Si annulla quando cessa l’attenzione.

Sistemi mentali

Noi ci identifichiamo con il sistema 2, il sé conscio e raziocinante che ha delle convinzioni, opera delle scelte e decide cosa pensare e cosa fare.

In realtà è il sistema 1, generando spontaneamente impressioni e sensazioni, a determinare le convinzioni e le scelte deliberate dal sistema 2.

Il sistema 2 può modificare in parte il funzionamento del sistema 1 programmando le funzioni, di norma automatiche, dell’attenzione e della memoria.

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Cosa è l’assertività?

E’ la capacità dell’individuo di riconoscere le proprie esigenze, di affermarle all’interno del proprio ambiente con buona probabilità di raggiungere i propri obiettivi, mantenendo positiva la relazione con gli altri.

Caratteristiche della persona assertiva:

ü  Buona autostima

ü  Consapevolezza dei propri comportamenti

ü  Chiarezza verso i propri obiettivi

ü  Saper progettare il futuro

Maria Menditto - Gestalt

•  Vittimismo e rabbia •  Silenzi •  Immobilismo di vita •  Pessimismo cosmico •  Pregiudizi sugli altri •  Passato come freno •  Sempre in difesa

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

L’immagine del sé

E’ la foto o ritratto mentale

di se stessi

Se pensi di farcela, oppure di non farcela, avrai comunque ragione

(Henry Ford)

L’immagine di sé viene modificata dall’esperienza:

Ø  reale (rende l’immagine “oggettiva”)

Ø  sintetica (rappresenta l’apprendimento mediante visualizzazione)

Corrisponde alle relative capacità (stabilisce i limiti

dell’individuo)

Maxell Maltz

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E voi, avete chiari i vostri obiettivi? Non basta sapere cosa NON volete…

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

Riflessione sul futuro

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•  Rilevare le proprie competenze attuali (in ordine di importanza)

•  Rilevare le competenze attualmente NON possedute

•  Predisporle in ordine di priorità di apprendimento

•  Tradurle in obiettivi e piani di azione

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

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Cosa è l’assertività?

E’ una forma di potere intrinseco, è autoaffermazione, un modo fermo e risoluto di affermare se stessi senza

compiacere e senza aggredire.

I requisiti dell’assertività sono:

ü  comportamento proattivo orientato al potere intrinseco e non reattivo;

ü  atteggiamento responsabile e fiducioso in sé e negli altri, nel rifiuto di etichette e pregiudizi;

ü  capacità di affermare i propri diritti senza negare quelli degli altri;

ü  espressione diretta della capacità di comunicare desideri, intenzioni, disapprovazione e giudizi in maniera chiara ed onesta, evitando ogni forma di aggressività o minaccia.

Morgan

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

Il cervello trino

Il cervello rettiliano è la parte che gestisce le funzioni fisiologiche, gli stati di emergenza (rabbia, ansia,

depressione), i battiti del cuore e del respiro, i movimenti corporei, le impressioni sensoriali e i bisogni primari (fame,

sonno, desiderio sessuale) necessari per l’istinto di sopravvivenza dell’Io e della specie.

Il sistema limbico è il nostro "software", capace di gestire i

programmi automatici di comportamento, di

soddisfazione dei bisogni e delle pulsioni, senza

necessariamente prenderne coscienza. E’ considerato la

sede delle emozioni, governa il sistema immunitario e

l’auto-guarigione, controlla le relazioni, l’apprendimento, la memoria, i legami affettivi. Grazie ad esso, per esempio, camminiamo, parliamo, in

breve, compiamo tutte quelle azioni per le quali non vi è bisogno di una riflessione in

merito.

Il cervello corticale è la nostra parte più evoluta, in

cui si sviluppa la capacità del ragionare, dell’intuizione,

dell'analisi, dell'immaginazione, del creare artistico e del

desiderio dello scoprire. E’ molto flessibile e si adatta

facilmente alle circostanze.

Paul McLean, 1949

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Nera, povera, 17 ^ di 19 figli

Poliomelitica a 4 anni

Fino a 7 anni non cammina

Fino a 12 anni usa, per camminare, dei sostegni alle gambe e delle stampelle

WILMA RUDOLPH

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“Penso di aver cominciato proprio allora a formarmi uno spirito competitivo... uno spirito che mi avrebbe poi fatto vincere nello sport.”

“Mia madre mi insegnò molto presto a credere di poter ottenere qualunque

risultato desiderassi. Il primo fu camminare senza sostegni.”

WILMA RUDOLPH �All’età di 20 anni vince 3

medaglie d’oro alle Olimpiadi di Roma, 1960 �

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Il problema è una conclusione personale e soggettiva che “le cose non sono come

dovrebbero”. (Simon)

Ovvero: non esiste il problema in sé senza osservatore.

Cos’è un problema?

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Il controllo degli eventi

Controllo  esterno:  non  dipende  da  me  

Bassa  mo1vazione:  non  ce  la  farò  

Azioni  inadeguate  

Risulta1  nega1vi  

Rinforzo  nega1vo:  avevo  ragione  io  …  

CONTROLLO ESTERNO

CIRCOLO VIZIOSO

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

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Controllo  interno:    dipende  da  me  

Alta  mo1vazione:  ce  la  farò  

Azioni  adeguate  

Risulta1  posi1vi  

Rinforzo  posi1vo:  avevo  ragione  io  …  

CONTROLLO INTERNO

CIRCOLO VIRTUOSO

Il controllo degli eventi

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

LIBERTÀ

DI SCELTA

MODELLO REATTIVO STIMOLO RISPOSTA

MODELLO PROATTIVO

RISPOSTA

Immaginazione Volontà

autonoma

Valori

I modelli di risposta

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Covey

Comportamento assertivo

Comportamenti aggressivi e

passivi

Auto consapevolezza

SITUAZIONALE

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

STIMOLO

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L'ansia deriva da un meccanismo fisiologico chiamato attacco-fuga, presente geneticamente in tutti gli esseri viventi al fine di garantirne la sopravvivenza, che attiva rapidissimamente tutte le funzioni mentali, neurovegetative e neuromotorie necessarie per una efficace difesa: accelerazione del battito cardiaco, aumento del ritmo del respiro, trasferimento del sangue ai muscoli, aumento dell'attenzione e della vigilanza.

In pochi istanti siamo pronti ad attaccare o a fuggire.

L’ansia

Questo meccanismo, molto efficace quando dobbiamo affrontare un pericolo esterno reale che minaccia la nostra sopravvivenza fisica, si attiva purtroppo anche quando siamo di fronte ad un pericolo più evoluto, ad esempio se viene minacciata la nostra posizione sociale, la nostra immagine, i nostri rapporti… In tal caso l’attivazione inadeguata del meccanismo attacco-fuga ci provoca una emozione sgradevole e poco utile che chiamiamo ansia.

L'ansia quindi consiste nell'attivazione delle medesime reazioni fisiche e mentali del meccanismo attacco-fuga (accelerazione del battito cardiaco, accelerazione del respiro, tensione muscolare, elevata attenzione e vigilanza) che però non sono funzionali alla situazione e che non migliorano la nostra capacità di affrontarla al meglio, anzi la peggiorano ulteriormente.

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

La sfera di influenza

Sfera di coinvolgimento

Sfera di influenza

Fuori controllo

Percezione del

problema

Strategia di soluzione Azioni

Controllo diretto

Cambiare le abitudini

•  uscire dalla zona di comfort, modificando gli automatismi

•  porsi dei nuovi obiettivi, assumere impegni

Controllo indiretto

Cambiare i metodi di influenza

•  analizzare mappa degli attori e stakeholder

•  diversificare strategie di relazione ed influenza

•  costruire reti sociali

Fuori controllo

Cambiare la nostra percezione verso i problemi

•  fare ristrutturazione cognitiva

•  “giocare” con l’oggettivizzazione del problema

Se pensi di farcela oppure di non farcela, avrai comunque ragione H. Ford

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Liberamente tratto da Covey

Approccio al problema VIA DA

Approccio alla soluzione VERSO A

Le domande tipiche:

•  Cosa non ha funzionato?

•  Come mai non ha funzionato?

•  Quali sono state le cause?

(focus di analisi sul passato)

Le domande tipiche:

•  Come dovrebbe andare?

•  Cosa potremmo fare di diverso?

•  Quali risorse ci potrebbero servire per raggiungere l’obiettivo?

(visione/costruzione del futuro)

Focalizzare l’attenzione in modo efficace

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Cosa è l’assertività?

E’ una forma di potere intrinseco, è autoaffermazione, un modo fermo e risoluto di affermare se stessi senza

compiacere e senza aggredire.

I requisiti dell’assertività sono:

ü  comportamento proattivo orientato al potere intrinseco e non reattivo;

ü  atteggiamento responsabile e fiducioso in sé e negli altri, nel rifiuto di etichette e pregiudizi;

ü  capacità di affermare i propri diritti senza negare quelli degli altri;

ü  espressione diretta della capacità di comunicare desideri, intenzioni, disapprovazione e giudizi in maniera chiara ed onesta, evitando ogni forma di aggressività o minaccia.

Morgan

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

I modelli mentali (pensieri, strategie, orientamenti e credenze) sono le lenti attraverso le quali osserviamo e valutiamo il mondo; attraverso loro interpretiamo e diamo un senso a tutto ciò che ci accade.

Ci forniscono un punto di riferimento stabile; li utilizziamo per distinguere e stabilire ciò che è importante e ciò che non lo è, arrivando al punto di confondere la realtà oggettiva con la nostra realtà soggettiva (cd. “realismo ingenuo”).

Per renderci conto delle nostre credenze e punti di vista possiamo esaminare ciò che facciamo e come reagiamo, e riconoscere i presupposti

con cui giudichiamo quanto succede intorno a noi…

Il pensiero sistemico O’Connor- McDermott

I modelli mentali

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Cosa è l’assertività?

E’ una forma di potere intrinseco, è autoaffermazione, un modo fermo e risoluto di affermare se stessi senza

compiacere e senza aggredire.

I requisiti dell’assertività sono:

ü  comportamento proattivo orientato al potere intrinseco e non reattivo;

ü  atteggiamento responsabile e fiducioso in sé e negli altri, nel rifiuto di etichette e pregiudizi;

ü  capacità di affermare i propri diritti senza negare quelli degli altri;

ü  espressione diretta della capacità di comunicare desideri, intenzioni, disapprovazione e giudizi in maniera chiara ed onesta, evitando ogni forma di aggressività o minaccia.

Morgan

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

I diritti assertivi

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Ø l’assertivo riconosce e mantiene il confine;

Ø  l’aggressivo lo invade (in maniera meno esplicita nella modalità “manipolativo”);

Ø il passivo accetta una limitazione/restrizione del confine.

La teoria dell’assertività si basa su una rappresentazione sistemica dei diritti - propri e degli altri - e sulla percezione personale di questo confine:

MIEI DIRITTI

DIRITTI DEGLI ALTRI

PASSIVO

Pone se stesso al di sotto degli altri

AGGRESSIVO

Pone se stesso al di sopra degli altri

ASSERTIVO

Pone se stesso al pari degli altri

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

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Prima di provare a sviluppare le abilità necessarie per avere un comportamento assertivo è necessario convincersi di avere tutti i diritti ai propri bisogni e necessità. I diritti assertivi comprendono il rispetto di se stessi, delle proprie esigenze, sentimenti e convinzioni. Tali diritti sono necessari per costruire sentimenti e pensieri positivi come l'autostima e la fiducia. Riconoscerli e rispettarli significa anche riconoscerli e rispettarli negli altri. Manuel J. Smith ha rimarcato l’importanza della consapevolezza dei diritti in alternativa al senso di colpa connesso al rifiuto di anteporre le esigenze altrui alle proprie.

Diritti assertivi

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TU HAI IL DIRITTO DI DIRE " NO" SENZA SENTIRTI IN COLPA

1.  Tu solo hai il diritto di giudicare il tuo comportamento, i tuoi pensieri e le tue emozioni, e di assumertene la responsabilità, accettandone le conseguenze.

2.  Tu hai il diritto di non offrire ragioni e scuse per giustificare il tuo comportamento.

3.  Tu hai il diritto di giudicare se puoi/vuoi assumerti la responsabilità di trovare soluzioni ai problemi degli altri.

4.  Tu hai il diritto di cambiare la tua opinione.

5.  Tu hai il diritto di sbagliare, assumendoti la responsabilità delle eventuali conseguenze negative.

6.  Tu hai il diritto di non farti coinvolgere dalla benevolenza che gli altri ti mostrano quando ti chiedono qualcosa.

7.  Tu hai il diritto di essere illogico nel fare le tue scelte.

8.  Tu hai il diritto di dire: "Non so”, quando ti si chiede una competenza che non hai.

9.  Tu hai il diritto di dire: "Non capisco” a chi non dice chiaramente cosa si aspetta da te.

10. Tu hai il diritto di dire: "Non mi interessa”, quando gli altri ti vogliono coinvolgere nelle loro iniziative.

I 10 diritti assertivi di Smith

M.J. Smith

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

Chi sa dire di no dimostra onestà e trasparenza nel dichiarare cosa è disposto a fare o non fare, tenuto conto dei propri limiti di tempo, dei propri interessi e priorità.

Piccoli consigli

•  Verificare di avere un tono fermo •  Essere brevi e cortesi

•  Evitare scuse (saranno viste come alibi) •  Chiarire i motivi del rifiuto e offrire alternative

•  Evitare di ripetere “Mi dispiace”, altrimenti si indebolisce la posizione

•  Dichiarare il rifiuto solo dopo aver dimostrato di essere stati in ascolto delle motivazioni del richiedente

•  Usare, se la richiesta è insistente, la tecnica del “disco rotto”

Saper dire di no

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Altri diritti assertivi

•  il diritto ai propri valori, pareri ed emozioni

•  il diritto di cambiare, modificare e sviluppare la propria vita come meglio si crede

•  il diritto di decidere come e dove dirigere la propria vita e di stabilire le proprie priorità e obiettivi, anche se questo significa a volte contravvenire a delle aspettative esterne

•  il diritto di vedere rispettati i propri bisogni e limiti

•  il diritto di dire agli altri come si desidera essere trattati

•  il diritto di fare qualsiasi cosa, purché non danneggi nessun altro

•  il diritto di prendersi il tempo e l'aiuto necessari a formulare le proprie idee e desideri prima di esprimerli

•  il diritto a chiedere aiuto e informazioni senza dover avere sensazioni negative di vergogna o di colpa

•  il diritto a fare degli errori, in buona fede

•  il diritto di piacersi anche se non si è perfetti

•  il diritto a che le proprie idee, opinioni e punti di vista siano quanto meno ascoltati e presi in considerazione (non necessariamente condivisi) dalle altre persone

•  il diritto ad avere bisogni e necessità anche diverse da quelle delle altre persone

•  il diritto a provare determinati stati d’animo ed a manifestarli in modo assertivo se si decide di farlo

•  il diritto di decidere di sollevare una determinata questione o, viceversa, di non sollevarla

•  il diritto di discutere il problema con la persona interessata, e di giungere a un chiarimento

•  …

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Cosa è l’assertività?

E’ una forma di potere intrinseco, è autoaffermazione, un modo fermo e risoluto di affermare se stessi senza

compiacere e senza aggredire.

I requisiti dell’assertività sono:

ü  comportamento proattivo orientato al potere intrinseco e non reattivo;

ü  atteggiamento responsabile e fiducioso in sé e negli altri, nel rifiuto di etichette e pregiudizi;

ü  capacità di affermare i propri diritti senza negare quelli degli altri;

ü  espressione diretta della capacità di comunicare desideri, intenzioni, disapprovazione e giudizi in maniera chiara ed onesta, evitando ogni forma di aggressività o minaccia.

Morgan

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

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Il comportamento assertivo non è intermedio tra il comportamento aggressivo e passivo: obiettivo per una comunicazione assertiva è la capacità di ridurre le proprie componenti aggressive e passive. Non esiste una risposta assertiva definibile in modo assoluto, essa deve essere valutata all'interno della situazione sociale ed è un processo continuo di aggiustamento della propria performance comunicativa. L’assertività SI IMPARA, allenandosi nel mettere in atto comportamenti assertivi.

Il comportamento assertivo

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

Possiamo definire il comportamento passivo come quello di una persona che mette da parte le proprie esigenze, i propri diritti ed anche i propri doveri perché trova difficile affrontare una situazione in modo diverso. A volte la persona che si comporta in modo passivo si sente frustrata, insoddisfatta, ansiosa, depressa, scontenta. Nel rapporto con gli altri non riesce a dimostrare adeguatamente quello che sa fare e quanto vale ed in questo modo rischia di essere svalutata dagli altri oltre che da se stessa. Il soggetto con uno stile di comunicazione passivo si realizza in situazioni che risultano essere positive più per altri che per se stesso, e non si oppone alle influenze che subisce. È un soggetto che ha un'elevata ansia sociale, che non riesce ad esprimere adeguatamente i propri bisogni e le proprie esigenze. Il suo obiettivo è ottenere il consenso di tutti ed evitare qualsiasi forma di contrasto con gli altri. Nel breve termine questo tipo di atteggiamento è utile per ridurre l'ansia, ma finisce col limitare notevolmente la capacità dì azione della persona. Siamo passivi se: •  subiamo gli altri; •  abbiamo difficoltà nel fare o rifiutare richieste; •  abbiamo difficoltà nel fare o accettare complimenti e nel comunicare agli altri i nostri sentimenti; •  abbiamo bisogno dell’approvazione altrui; •  dipendiamo dal giudizio altrui; •  abbiamo spesso paura di sbagliare; •  riteniamo che gli altri siano migliori di noi; •  proviamo disagio alla presenza di persone che non conosciamo bene; •  abbiamo difficoltà nel prendere decisioni; •  dopo aver aggredito una persona, ci sentiamo in colpa.

Il comportamento passivo

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Possiamo definire il comportamento aggressivo come quello di una persona che cerca di fare in modo che le proprie esigenze ed i propri diritti siano soddisfatti ad ogni costo. In questo modo, forse, riesce anche ad appagare alcuni bisogni, ma rischiando fortemente di compromettere altri elementi importanti della propria vita: le amicizie, il rapporto con i colleghi di lavoro, con il partner, con i genitori e con i figli. In questo modo, pur ottenendo dei successi, chi si comporta in modo aggressivo si trova spesso ad essere insoddisfatto di se stesso. Il soggetto con questo stile è una persona che non rispetta i limiti degli altri, è concentrato sui propri desideri senza curarsi di coloro che gli sono intorno. Per fare questo utilizza qualsiasi mezzo a propria disposizione, anche distruttivo e violento. La tendenza è quella di dominare gli altri e l'unico obiettivo che si pone è il potere personale e sociale. Alla base di questo tipo di comportamento vi sono ancora delle componenti d'ansia accompagnate però da rabbia e ostilità. C'è anche un disprezzo degli altri e un mancato riconoscimento della dignità altrui. Possiamo considerarci aggressivi se: •  vogliamo che gli altri si comportino come fa piacere a noi; •  non modifichiamo la nostra opinione su qualcuno o su qualche cosa; •  decidiamo per gli altri senza ascoltare il parere dei diretti interessati; •  non accettiamo di poter sbagliare; •  non chiediamo “scusa” per un nostro eventuale errato comportamento; •  non ascoltiamo gli altri mentre parlano; •  interrompiamo frequentemente il nostro interlocutore; •  giudichiamo gli altri e li critichiamo; •  usiamo “strategie colpevolizzanti o inferiorizzanti”; •  ci consideriamo i “migliori

Il comportamento aggressivo

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Stili di comunicazione

Descrizione Comportamento non verbale

Comportamento verbale

ASSERTIVO Obiettivo: successo personale e con gli altri

Fa pressione senza attaccare; permette agli altri di influenzare il risultato finale; espressivo e volto all’auto-valorizzazione senza essere invadente

Buon contatto visivo. Postura rilassata e sicura. Voce “piena” e calma. Espressione facciale adeguata al tipo di messaggio che si vuole trasmettere. Tono serio. Interruzioni mirate al fine di assicurarsi della comprensione dei messaggi.

Linguaggio diretto e non ambiguo. Nessun tipo di attribuzione o valutazione nei confronti del comportamento altrui. Affermazioni caratterizzate dall’uso dell’io e affermazioni volte a incentivare la collaborazione caratterizzate dall’utilizzo del noi.

AGGRESSIVO Obiettivo: Potere personale e sociale

Approfitta degli altri; espressivo e volto all’auto-valutazione a danno di altri

Contatto visivo irato. Tendenza a sporgersi eccessivamente verso l’interlocutore. Gesti minacciosi (dita puntate, pugno chiuso). Voce alta. Interruzioni frequenti.

Attribuzioni e valutazioni nei confronti del comportamento altrui. Generalizzazioni discriminatorie. Minacce esplicite e mortificazioni. Uso di turpiloquio e parole offensive.

PASSIVO Obiettivo: Benevolenza degli altri ed evitamento del conflitto

Attento solo agli altri. Subisce senza opporsi. Condizionato e influenzato dagli altri.

Scarso contatto visivo, sguardo rivolto verso il basso. Postura scomposta, continuo spostamento del peso. Continua torsione della mano. Voce debole, “lamentosa”.

Parole che qualificano o specificano (“forse”, “una specie”). Riempitivi (“eh”, “sa …”, “beh”). Confutazioni (“non è poi così importante”, “non sono sicuro”).

Spunti da Waters

I comportamenti nella comunicazione

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Gli stili di risposta

il tipo di emozione percepita (paura, ira, tensione costruttiva)

il comportamento non verbale adottato (dipendenza, contro-dipendenza, indipendenza/interdipendenza)

il linguaggio verbale usato

Forse, ti dispiacerebbe, non posso, non è importante, non ci pensare …

Minacce, svalutazioni, giudizi di valore …

Giudizi soggettivi, intenti di cooperazione e di interesse…

E’ possibile individuare lo stile di risposta dell’interlocutore, focalizzando l’attenzione su:

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I livelli dell’assertività

La struttura concettuale dell'assertività è basata sulla funzionalità di cinque livelli ognuno dei quali ne definisce un aspetto.

1.  Capacità di riconoscere e gestire le emozioni, ovvero di percepirle senza il coinvolgimento negativo legato alla presenza di altre persone (arrossire, balbettare, vergognarsi, ecc.).

2.  Capacità di comunicare emozioni e sentimenti, anche negativi, attraverso strumenti comunicativi differenziati: riguarda la libertà espressiva e il controllo delle reazioni motorie senza che queste siano alterate o inibite dall'ansia e dalla tensione (ricordando che noi non siamo responsabili delle nostre emozioni, ma delle nostre azioni, le quali poi influenzano le emozioni).

3.  Consapevolezza dei propri diritti, nel senso di avere rispetto per sé e per gli altri. La teoria dell'assertività infatti si basa sul riconoscimento dei diritti e sul principio di reciprocità.

4.  Disponibilità ad apprezzare se stessi e gli altri: implica la stima di sé e la capacità di valorizzare gli aspetti positivi dell'esperienza con una visione funzionale e costruttiva del proprio ruolo sociale.

5.  Capacità di auto-realizzarsi e di poter decidere sugli scopi della propria vita. Implica un'immagine positiva di se stessi, fiducia e sicurezza personale, e comporta una forte capacità di autocontrollo, di intervento sulle situazioni e di soluzione dei problemi, nonché uno stato interno rilassato che permette di percepire le difficoltà non come occasioni negative di frustrazione, ma come ostacoli da superare abilmente.

Gli obiettivi dei vari livelli vengono raggiunti intervenendo sia sull'aspetto concettuale, di contenuto, che sull'aspetto comportamentale, riguardante il modo di agire e di comunicare.

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34  Maria  Cris(na  Rocco    

Il training assertivo

1. Discriminare tra comportamenti assertivi, aggressivi e passivi

2. Esprimere le proprie emozioni (autorivelandosi mediante il feedback fenomenologico)

3. Rinforzare l’autostima lavorando su specifici miglioramenti delle competenze

4.  Eliminare i pensieri irrazionali 5. Visualizzare e pensare positivo

6. Sviluppare molteplici alternative di soluzione

7. Allenarsi sul non verbale (contatto visivo, espressività facciale, consapevolezza sulla postura, tono di voce, stretta di mano…)

8. Allenarsi nella comunicazione verbale (domande aperte, conversazione…)

9. Sapersi proteggere dall’insistenza o dalle critiche

10. Acquisire le abilità verbali complesse

2014  

Il feedback fenomenologico o IO_messaggio

1.  Descrivete la situazione o il comportamento della persona nei confronti della quale state reagendo (COMUNICAZIONE DESCRITTIVA dell’azione, senza giudizio)

2.  Esprimete i vostri sentimenti, o spiegate quale impatto il comportamento dell’altro ha su di voi (COMUNICAZIONE EMOTIVA di autorivelazione, da non confondere con ciò che l’altro pensa o prova)

3.  Riferite il vostro punto di vista, in termini cognitivi, in merito agli stati d’animo percepiti senza entrare nella dinamica accusatoria (COMUNICAZIONE RIFLESSIVA)

Quando tu hai FATTO la cosa X , ho provato Y ed ho pensato Z

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I pensieri irrazionali

E’ utile riflettere quali pensieri irrazionali (paure e preconcetti culturali) ci portiamo dietro senza mai mettere in discussione, e capire quale incidenza abbiano sul nostro comportamento, quali emozioni ci provochino e come spesso ci impediscano di avere un comportamento assertivo nelle diverse situazioni. Esempi di pensieri irrazionali (Ellis): •  Io devo piacere a tutti e tutti devono darmi sempre il loro consenso

•  Devo essere perfetto, completamente competente e produttivo così da considerarmi

meritevole

•  Quando le cose non vanno come vorrei, è una catastrofe

•  E’ più facile evitare certe difficoltà nella vita piuttosto che affrontarle

•  C’è sempre una soluzione corretta e perfetta ad un problema •  Quando le persone fanno male qualcosa dovrebbero essere biasimate e punite

•  La mia felicità è provocata e controllata esternamente

•  Gli eventi del passato controllano il mio comportamento presente

•  Gli altri dovrebbero comportarsi come io voglio; inoltre posso e devo controllare il

comportamento delle persone intorno a me

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Comportamenti assertivi

Il comportamento assertivo dipende da:

comunicazione non verbale

linguaggio verbale

gestione degli “errori di pensiero”

2014   Maria  Cris(na  Rocco    

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La funzione della comunicazione non verbale è sostanzialmente quella di esprimere gli stati d’animo e le emozioni associate alle relazioni sociali. Le informazioni provenienti da questo canale possono fungere da importanti segnali anche per la comprensione dello stato sociale e del ruolo del nostro interlocutore.

La comunicazione non verbale

Le emozioni non ti dicono cosa vedi, ma come guardi. Impara

ad ascoltarle 2014   Maria  Cris(na  Rocco    

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•  Contatto oculare continuo (consente di cogliere ed esprimere sentimenti ed emozioni)

•  Espressione del volto congrua con il contenuto verbale

•  Gestualità appropriata

•  Postura eretta, rilassata, aperta

•  Giusta distanza interpersonale

•  Tono e volume della voce medi, modulati

•  Gestione adeguata (tempi e modi) del contatto fisico

•  Sincronizzazione: scelta e intervento nei tempi e modi giusti

Comportamenti assertivi nella comunicazione non verbale

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Comportamenti assertivi nella comunicazione verbale: le abilità di protezione

Di fronte da una richiesta insistente, si può opporre la Tecnica della persistenza o Tecnica del “disco rotto”: ribadire con calma il proprio punto di vista o una propria richiesta/diritto.

Di fronte invece ad una critica, soprattutto se manipolativa o aggressiva, si possono mettere in atto diverse tecniche, al fine di mantenere il controllo della situazione:

1.   Annebbiamento: accettare la critica (manipolativa) con un “Può darsi che tu abbia ragione”, al fine di calmare l’altro “spiazzandolo”, per poi aprire un dialogo chiarificatore. Consiste quindi nell’ascoltare ciò che la persona dice e riconoscere il suo bisogno ma dichiarare poi il proprio punto di vista.

2.   Inchiesta Negativa: chiedere informazioni su una critica generica, magari manipolativa, per trasformarla in una critica specifica e costruttiva: “Per piacere, mi può dire esattamente in cosa ho sbagliato?”

3.   Asserzione Negativa: ammettere il proprio errore e scusarsi. L’asserzione negativa riduce l’ostilità e tende a estinguere la manipolazione.

4.   Discriminazione selettiva: cogliere, in un messaggio critico, solo quella parte su cui si è disposti a discutere, a dare delle spiegazioni o giustificazioni.

5.   Disarmo dell’aggressività: opporre ad una critica molto violenta un comportamento di estrema calma, condizionando la propria partecipazione alla comunicazione ad un decrescere dell’aggressività dell’altro (espressa in termini comportamentali).

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Comportamenti assertivi nella comunicazione verbale

1.  Dare e ricevere informazioni, attraverso domande aperte, dialogo ed autoapertura (per creare un rapporto, verificare idee, chiedere notizie, dimostrare e suscitare interesse)

2.  Soggettività della posizione, cominciando con “Io penso”, “Secondo me”, ecc

3.  Espressione positiva: esplicitazione di simpatia, complimenti, attenzione

4.  “Azzeccare” il timing: capire come e quando entrare in una conversazione, interrompere un dialogo per fare una comunicazione, cambiare l’argomento della conversazione.

5.  Fare e rifiutare richieste

6.  Fare e ricevere complimenti

7.  Interrompere la conversazione

8.  Tollerare il silenzio

9.  Parlare in pubblico

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Un modo efficace di dare feedback è quello di chiedere alla persona di CESSARE UN DATO COMPORTAMENTO, specificando quale cambiamento invece gradireste vedere nella situazione o nel suo comportamento, offrendovi di negoziare con lui tali cambiamenti.

E’ anche possibile indicare, senza assumere atteggiamenti minacciosi, le possibili conseguenze che potranno seguire se il cambiamento non si verificherà.

Occorre anche fare attenzione a non esprimere giudizi generali sulla persona. Il feedback deve essere sempre basato su fatti e comportamenti ed espresso in modo soggettivo.

Dare un feedback

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Se si vuole ricevere un feedback da qualcuno conviene chiedere: “Cosa posso fare di diverso/meglio per aiutarti/venirti incontro?”

Il feedback ci dà informazioni sui nostri comportamenti inconsapevoli.

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La gestione degli errori del pensiero

Oltre a saper padroneggiare le abilità non verbali e verbali, la persona assertiva deve imparare, a livello di consapevolezza cognitiva, a riconoscere in se stessa e negli altri gli errori cognitivi (errori del pensiero) ricorrenti che sono alla base dei comportamenti passivi ed aggressivi (o che ne conseguono!)

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La gestione degli errori del pensiero

1.  L'AUTOGIUSTIFICAZIONE – Consiste nel cercare una giustificazione per ogni nostro errore, al fine di alleviare il disagio attribuendo la colpa ad altri. Ma per superare i nostri schemi dobbiamo ammettere a noi stessi ed agli altri di aver sbagliato (asserzione negativa) e proporci di modificare il nostro comportamento.

2.  L'INTERPRETAZIONE – Consiste nell’interpretare gli eventi distorcendo la realtà in conformità alle nostre esigenze, alla nostra versione dei fatti. Interpretando i comportamenti (e le intenzioni) altrui otteniamo un incremento della nostra aggressività: troviamo una giustificazione per riversare sull'altro la responsabilità del nostro disagio, quindi proviamo rabbia nei suoi confronti.

3.  LA LETTURA DEL PENSIERO - Consiste nel presupporre di conoscere i pensieri o le emozioni altrui senza che siano stati esplicitamente espressi, il che conduce a distorsioni interpretative.  E’ altrettanto errato supporre - o pretendere - che gli altri siano in grado di leggere i nostri pensieri: ciò spesso sfocia in valutazioni del tipo causa-effetto fondate su presupposti non verificati. 

L'interpretazione si riferisce alle situazioni ed ai comportamenti, la lettura del pensiero ai processi mentali ed alle emozioni.

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4. IL PENSIERO DICOTOMICO – Consiste nella trappola del pensare in termini di "bianco/nero", "giusto/sbagliato", "vero/falso", "con me/contro di me“, senza vie di mezzo e sfumature intermedie. Il pensiero categorico è molto limitante per chi vi fa ricorso: presuppone il diritto di giudicare i valori su scala universale, di sapere sempre cosa è bene e cosa male in assoluto, e non consente di capire i punti di vista altrui.

5.  L'ANTICIPAZIONE NEGATIVA – Consiste nella “profezia che si autodetermina” (Watzlawick). Attiva uno stato emozionale negativo il quale contribuisce a inficiare la prestazione futura. Il fallimento successivo conferma la profezia, la sua veridicità ed il suo ripetersi.

6.  LA "SENSIBILITÀ" – Consiste nell’interpretare in modo univoco suscettibilità e sensibilità, al punto che le nostre risposte/reazioni emotive eccessive (quando ci sentiamo offesi o feriti) implicano la definizione dell'altro come "insensibile". Continuiamo quindi ad attribuire all’altro ed alla sua mancanza di sensibilità il nostro disagio, mentre il vero problema è quella della nostra eccessiva dipendenza dal giudizio altrui.

7.  LA "BENEVOLENZA“ – Consiste nell’errata convinzione che noi siamo in grado di sapere ciò che è bene per gli altri, al punto di interferire con la loro vita, auto-giustificandoci con la scusa che lo facciamo per il loro bene. Ciò conduce facilmente alla manipolazione degli altri, nel qual caso da errore cognitivo diventa una vera e propria strategia manipolativa.

La gestione degli errori del pensiero

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In sintesi, le componenti dell’assertività

•  La stima di sé

•  Il locus of control interno

•  Il saper autorivelarsi (dare feedback fenomenologici)

•  Il saper ascoltare

•  L’essere autonomi

•  Vivere la logica del desiderio

•  Il saper realizzare obiettivi concreti

•  Il sentimento del potere a somma variabile

•  Il saper rischiare e chiedere

•  Il saper dire di no

•  Il saper criticare

•  Il saper rispondere alle critiche e alle obiezioni

•  Il saper offrire e richiedere apprezzamenti

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I must

Per chi vuole approfondire…

•  Assertività e training assertivo, di D. Bonenti e A. Meneghelli, ed. Franco Angeli 2010

•  Come essere assertivi, di S. Hadfield e G. Hasson, ed. Franco Angeli, 2013

•  L’arte di comunicare, di Franco Nanetti, ed. Pendragon, 2010

•  Manuale di assertività, di R. Anchisi e M. Gambotto Dessy, ed. Franco Angeli, 2013

•  Essere assertivi. Come imparare a farsi rispettare senza prevaricare gli altri, di R.E. Alberti e M.L.Emmons, ed. Il Sole 24 Ore, 2011

•  L’arte del negoziato, di R. Fisher, W. Ury e B. Patton, ed. Corbaccio, 2005

•  Il no positivo, di W. Ury, Ed. TEA, 2009

•  Educazione e sviluppo della mente, di H. Gardner, Ed. Erickson, 2005

•  Intelligenza emotiva, di D. Goleman, Ed. Rizzoli, 1995

•  Lavorare con intelligenza emotiva, di D. Goleman, Ed. Rizzoli, 1998

•  Le sette regole per avere successo, di S. R. Covey, Ed. Franco Angeli, 2005

•  Psicocibernetica, di Maxell Maltz, Ed. Astrolabio, 1965

Bibliografia essenziale

47  2014   Maria  Cris(na  Rocco    

“Chi dice che è impossibile… non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo” Albert Einstein

[email protected] 48  2014